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PERIODICO GIOVANILE
DI CULTURA E SPORT
Direttore responsabile
Virginio Mattoccia
Hanno collaborato
a questo numero:
Patrizia Carrarini, Gabriele Zannoni, Petti
Donato, Luigi Satolli, Pio Rocca, Luciano
Corradini, Adelaide Porcella, Remo Guidi,
Carlotta Rodriquez, Letizia Bixio, Giorgia
Farina, Veronica Proietti, Alberto Tornatora, Francesca Romana Renzetti, Patrizio De
Iuliis, Eleonora Paesani, Chiara D’Ambrosio, Del Tosto Ludovica, Marina Pescarmona, Edoardo Pistone, Alessandro Coia,
I classico, Andrea Consiglio, Francesco
Maria Spinella, Silvio D’Amico, Matteo
Pugliese, Silvio Saverio De Sio, Augusto
Bartolini, Letizia Fallani, Elisabetta Monaco, Nicoletta Agozzino,
Fotografie
Brizi, Costa, Luxardo, Mattoccia, Morselli
SOMMARIO
Anno XXVI N. 3-4-5
settembre 2011
Primo Piano
3
XXV di Time Out
Cultura
106
La Divina Commedia
XI Concorso letterario
Il mago di OZ
Composizione, impaginazione
e prestampa
SATIZ (gruppo ILTE)
Stampa
ILTE Spa Moncalieri (TO)
Autorizzazione n.242
del 9 maggio 1986
del Tribunale di Roma
Day By Day
136
Laboratorio di scienze
Visitare
Il 150° dell’Unità di Italia
nei francobolli
Copertina di
Arch. Prof. Filena Barrea
Distributio gratuitamente presso il collegio
S. Giuseppe - Istituto De Merode
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Primo piano
XXV di Time Out
Time Out festeggia
25 anni,
anzi 38!
I prenotati erano molti di più, tanto che si contavano e ricontavano le 300 pen-drive preparate
per i “giornalisti” e le 70 targhe per gli amici, nella
speranza che il conteggio successivo raggiungesse 420; il sabato estivo, il Milan campione di Italia
all’Olimpico, le tradizionali prime Comunioni e Cresime ( giustamente un po’ più importanti!) hanno ridotto i partecipanti, specialmente tra i più piccoli,
con buona pace della Signora Elsa Giustozzi che si
preoccupava per la mancanza di posti, di gadget, di
sufficiente buffet...! Quelli “buoni”, però c’erano! In
prima fila molto per tempo ha preso posto Viola, sempre impeccabile, da tempo super laureata e prossima
a partire per gli Stati Uniti, poi è arrivata Cirene, il
panchinaro, Andrea e prole, Fabio e prole.....
Il giorno 7 maggio amici, sostenitori e “scrittori”
di Time Out si sono ritrovati nella aula magna del
S. Giuseppe De Merode per festeggiare i suoi primi
13+25 anni (per 13 si intendono gli anni in cui era
ciclostilato e per 25 gli anni da cui è stampato e registrato come periodico).
Questo numero riporta la cronaca del 7 maggio
2011 e alcuni articoli e foto degli anni passati.
Gianni ed Enea Ripoli.
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Primo piano
XXV di Time Out
Fr. Remo e la sua ex allieva Ilaria Maramgoni.
I “buoni” sono i “vecchi”, quelli che iniziarono
38 anni fa. Certamente non erano allora totalmente
“sani” e l’hanno dimostrato anche con il “ritorno”.
Dopo i primi momenti di compostezza ufficiali ha
preso la mano “Sbordo” e la serata è passata veloce tra ”Sbordo, Ulivo, Lino”. Per i non “iniziati” sono
i personaggi inventati durante i Giochi Lasalliani di
Catania, Pompei, Roma. Mancava solo Peppe e poi
si potevano ripetere anche le sfide tra classico e scientifico; tra S. Giuseppe e Villa Flaminia, a basket; tra
Villa Flaminia e Catania, a calcio; tra Filippin e De
Merode, a basket; tra La Salle e Acireale, a basket;
tra Catania, Villa, Filippin e De Merode, nell’atletica.
cisi a far uscire per le 8,00 del mattino il “comunicato
stampa”: ignari che alle 8,05, puntuali sarebbero venuti a protestare il buon fr. Guido (+), fr. Luigi Petrone,
fr. Mauro Spinelli, il genitore di turno e il professore
- allenatore.
“Il Panchinaro” ci fu” 38 anni fa e c’era il 7
maggio, Gigi, Luigi, il primo direttore-tutto fare: ci ha
fatto il bel regalo di portarci i primissimi numeri irreperibili e inseriti nella pen-drive ricordo; “ci fu” e c’era Stefano Marzani, pronto ancora a sfidare “Gigi”;
Andrea Angelieri, che ha passato la maglietta al figlio
Alessandro; Andrea Capolino refrattario alla scrittura,
ma una spugna per la lettura degli score; il “mancino”
Massimiliano Mazzarella, oggi gli conviene indossare la divisa di dottore; dottore era e lo è al pronto soccorso del policlinico Umberto I Sergio Ribaldi:
ci spiegò cosa sono le isole di Langherhans (si dice
così?), un po’ più importanti del terzo tempo e dei
primi articoli su Time Out: interessi che coltivava con
Se ci fosse stato fr. Roberto Roberti (+), da buon
samaritano, sarebbe ancora venuto a portare la cena
verso la mezzanotte alle studentesse e studenti Elena,
Francesca, Elisabetta, Giovanni, Valentino, Tommaso, alle prese con il ciclostile e ridotti dall’inchiostro
del ciclostile come il più nero spazzacamino, ma de-
4
la stessa passione; “ci fu” e c’era Cirene con le torte e
“l’acqua santa”; Ernesto Dissegna, capace di vincere
il “premio Time Out” con un solo articolo e ripetersi
con 52 articoli, alla pari con Giuseppe (Piri) Cossiga;
“ci fu” e c’era Ariel di Castro che cominciava il “praticantato” di giornalista in quarta elementare e mai
è diventato direttore-editore di Time Out; per Fabio
Satolli una sola parola: commovente vederlo spingere
la carrozzina del pargoletto! Attende di essere chiamato Alessandro Fattori (sempre impeccabile!) insieme alla bellissima Evelise (peccato che fra loro non
sieda il piccolo Edoardo, rimasto con nonna Carla):
dovremmo premiare Alessandro come scrittore, sponsor, sostenitore, ma fr. Pio risolve invitandolo a salire
sul palco come suo carissimo exallievo. La medesima
cosa si ripete per Ripoli, ma qui sorge un po’ di
confusione perché la freschezza giovanile di Gianni,
“factotum” di allora eguaglia quella di Enea, per cui
è meglio premiarli contemporaneamente; invece la famiglia Migliori occupa tutto il palco e le quinte laterali,
perché è premiato come sponsor Gianni (prenotato
???
il primo posto per la classifica finale), Patrizia come
collaboratrice e Augusto come giornalista.
In fondo al teatro non si perde una parola o una
immagine Alberto di Castro: forse ricorda i mobili che
ha trasportato, le cene che ha pagato, le giornate di
lavoro che ha saltato, i viaggi che ha organizzato, le
foto che ha scattato, il freddo che ha patito intorno ai
campi o le ore di sonno perse in attesa che Patrizia
con Elisabetta e Monica terminassero di battere l’ultima tabella, mentre lui rideva e scherzava con Virginio: che fatica vedere gli altri che lavorano!
Per Sandro Fasciotti è l’occasione per farsi ammirare ringiovanito, abbracciare Alberto, Gianni, Ribaldi...., ma soprattutto l’occasione per rivedere i frères
e dichiararsi sempre dalla parte loro.
Fr. Remo Luigi Guidi.
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Primo piano
XXV di Time Out
provinciale fr. Donato Petti gliene ha rubati tre con
un messaggio): gli è sufficiente mostrare il primo numero di Time Out a firma del Panchinaro Gigi Satolli
e l’ultimo numero con la copertina patinata a firma
di Franco Staino: chiude affermando che lui c’era e
c’è, che leggeva allora e legge ora, che augura di
migliorare e dà l’appuntamento al prossimo giubileo.
Gianfranco Jus e Remo Coccia hanno messo l’attak
sulla sedia: inutilmente Patrizia li chiama: per schiodarli dalla sedia ci vuole una gru che li prenda di peso.
Invece il dott. Andrea Buttitta, responsabile della
comunicazione delle Poste, vuole lasciare tutto il palco
alla dottoressa Marisa Giannini, responsabile della divisione filatelia delle Poste e ci vuole un bel po’ perché
condivida il nostro ringraziamento e il nostro piccolo
ricordo, per le 48 pagine di pubblicità con le quali le
Poste hanno onorato Time Out in venticinque anni.
“O Italiani, io vi esorto alle storie!”. (esagerato: meglio alle cronachette!)
Fr. Remo Guidi, ironia della sorte, è presentato
dalla sua exallieva Patrizia Carrarini come studioso
dell’Umanesimo di fama mondiale, ma anche come
grande amico di Time Out e curatore delle rubriche
“Bacche di Ginepro” e “Nello scaffale del De Merode”. Incredibile! L’inizio foscoliano spaventa. Vuole
celebrare l’unità di ”questa sciaguratissima Terra”
con una ”orazione agli Italiani per i 150 anni dall’unità di Italia? Invece esorta alle storie familiari, sco-
Una celebrazione di venticinque anni non può che
essere un amarcord, se poi si aggiunge che sono tutti
giovani e per di più sportivi non può che essere rumorosa: gli sportivi faticano ad ascoltare, a stare fermi,
per cui appena inizia il breve saluto del DirettorePreside, fr. Pio, già sembra interminabile e si domandano se sono stati chiamati per sentire i “discorsoni”.
A sorpresa fr. Pio sta nei cinque minuti assegnati (il
Gemma Fontanelli.
6
Arch. Raimondo Grassi.
Luca), la “Lectura Dantis”, le letture di poesie. Ciò che
più colpisce nell’intervento di fr. Remo è l’accenno
alla ricchezza nascosta negli archivi del S. Giuseppe, “alle storie”, del De Merode, come lui stesso ha
potuto constatare in un intervento su fr. Alessandro
Alessandrini per il “Giornale storico della letteratura
Italiana”.
lastiche, di “casa nostra”. Nei regolamentari quindici
minuti riesce a catturare menti e cuori e dire tante e
tante cose; “al suo confronto Pindaro è una gallina”,
Demostene il solito “balbuziente”, Cicerone un parassita di immagini: dati, riferimenti si “posano di fiore
in fiore”. (Fa anche un po’ di invidia constatare che
tutti i complimenti sono per “quel frère”!) Insiste particolarmente sull’aspetto culturale di Time Out e riesce
anche ad elencare le cose più apprezzate in questo
campo: il numero unico sulla chiesa del De Merode,
quello sulla poesia, il “Quaderno” di analisti del sonetto “Alla sera” di Foscolo”, con la collaborazione del
prof. Giulio Ferroni insieme al suo staff di assistenti
della Sapienza, gli incontri con i personaggi della politica (V. Foa, N. Iotti, G. Andreotti), della cultura (giornata leopardiana con L. Felici), della cronaca (Erri De
Tra i più indovinati e più colpiti dalla penna caricaturale di Emanuele Gagliardi certamente vi è fr.
Remo, che ora paragona Emanuele a Forattini: o tra
i due c’è un feeling particolare oppure fr. Remo, giocando di astuzia, spera di tenerselo amico! Fr. Remo
è stato preso in parola sulla ricchezza dell’archivio
del De Merode, perché quest’anno ricorre anche il
sessantesimo dell’annuario “Piazza di Spagna” e gli
è stato affidato il compito di fare il punto “sulle storie”
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Primo piano
XXV di Time Out
se incompleto: Luca Argentieri, fr. Serafino Barbaglia,
Ezio Cernich, Enzo Chiaria, fr. Valentino Colaluca, fr.
Manlio Bernardini, Elio D’Aurora, fr. Natalino De Rossi, Domenico Galati, Gianfranco Imperatori, fr. Adriano Mastrecchia, Riccardo Panebianco, fr. Enrico Conforti, Claudio Sorgi, Guido Spadini, fr. Piergiorgio
Trippanera, Fausto Zadra.
Tra brevi parole di commento, “storte sillabe” e pause di silenzi (fr. Virginio crede di imitare Celentano!)
scorrono le immagini delle copertine, degli sponsor,
dei manifesti e delle sfilate dei Giochi Lasalliani.
Patrizia può iniziare a chiamare i pittori che ci
hanno onorato con una copertina, gli sponsor e gli
amici che ci hanno sostenuto. Patrizia legge rapida
perché il sole è al tramonto e la lista è lunga. Sottolinea la Telecom con Antonio Concina, la Fineco AM
Il Direttore di Time Out.
ricchissime della comunicazione del S. Giuseppe-De
Merode, partendo dal primo “Bulletin”. In quella occasione gli verrà concesso tutto il tempo necessario
e il recupero del tempo negato per Time Out, nella
speranza che il tempo preparatorio sia sufficiente.
Ironia o vendetta? Ilaria Marangoni (con Titta Bruno era la cultura con la doppia C di e senza Time
Out) è incaricata di consegnare a fr. Remo la targa
riservata ai collaboratori!
Ilaria era un po’ l’anima culturale di Time Out, come
Francesca Capucci era l’anima artistico-critica di tutto
e di tutti. Ci voleva solo la pazienza di Raffaele Genovese per ascoltare le sue critiche: oggi sono su due
barricate uguali: l’uno nella regia televisiva e l’altra
nella regia teatrale e cinematografica.
A fr. Virginio è stato affidato il compito di ricordare
i defunti e di commentare un bel power point panoramico realizzato da fr. Emanuele Costa. Data la sua
altezza (!) fr. Virginio non ritiene di salire sul palco
e legge l’elenco dei defunti, già troppo lungo e for-
Dott. Vincenzino Siani con il Preside.
8
Il Preside con Maria Sole e Tommaso Imperatori.
con il prof. Gianfranco Imperatori (+), la Publitalia con
Furio Pravadelli, la RECIR con Gianni Migliori, la Lottomatica con Feliziani, la Pulifur con Gianni Ripoli, le
Pellicce Canali con Angelo Ferri, le Poste spa con la
dott. Marisa Giannini e il dott. Andrea Buttitta, la ILTE
con il dott. Farina. Tra i pittori si sofferma su Margherita Filippi, Elvio Mainardi e Filena Barrea.
Chi non conosce Marco Zadra e lo vede per la
prima volta sul palcoscenico o lo ascolta parlare con
qualche amico rimane disorientato: gli chiedi dove va
e ti risponde che porta le noci in tasca; che lavoro fa
e ti confessa che torna dall’insaccare la nebbia; dove
abita e ti anticipa che ha scritto 9 commedie con un
teschio e due tragedie con tre moschettieri; come vive
e ti invita a cena con i proventi della SIAE. Il tempo a
sua disposizione è di 20 minuti, che scorrono veloci
come un lampo e gioiosi come la vita del più gaudente
dei “frati gaudenti”. Attinge il buon umore dal buon
sangue di famiglia e dagli occhi di Francesca e dei
Il vignettista Emanuele Gagliardi.
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Primo piano
XXV di Time Out
figli Luca e Giulia. Con la tessa disinvoltura e allegria volta pagina e passa la giornata ad insegnare
ai sordomuti e ai disabili. Quando tornerai a farci
ridere, Marco? Anzi rimani qui e ci farai ridere sempre! L’intervallo di Marco è completato dalla brevissima anticipazione dello spettacolo degli exalunni “Da
consumarsi entro e non oltre”, con la regia di Matteo
Bellagamba e Cristina Giustozzi.
Sfogliando attentamente i numeri dei 38 anni di
Time Out Giulia Litvinciuk ha composto un volume di
Autori, da Cecilia Adrower a Cecilia Zavattaro. Tra
questi 420 hanno dato la partecipazione per oggi ad
Elsa Giustozzi, per cui Patrizia legge più veloce di
qualunque coda cinematografica, senza distinzione di
professione o età: tanto gli adulti di oggi sono i ragazzi
di ieri e i ragazzi di oggi sono gli adulti che festeggeranno domani. Ciò che Patrizia tace ciascuno può
trovarlo nella pen-driver, anche se non c’è inciso che il
più “decorato” è il dott. Gianni Migliori: lui figura tra
“I Fortunati” perché si è prenotato con tutta la famiglia
per i prossimi 25 anni!
Bella come una favola, cosciente come una regina,
disinvolta come una veterana, sicura prossima protagonista Livia Russo, della classe quarta elementare,
sfila sul palco davanti a fr. Pio e si aggira tra i tavoli
del buffet: è la più giovane collaboratrice di Time Out,
certa di interpretare un ruolo fondamentale, affinché
la festa continui e non si fermi alla celebrazione o al
ricordo. Auguri!
Il Preside e il dott. Andrea Buttitta, responsabile della comunicazione delle Poste.
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Il Preside e il dott. Emanuele Gagliardi.
La dott. Marisa Giannini e il Preside.
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Carissimo Fratel Virginio Mattoccia,
Carissimi Fratelli,
Carissimi amici Lasalliani di Time Out,
benvenuti a questo pomeriggio di studio organizzato per la celebrazione del 25° di Time Out, rivista
fondata e diretta da Fratel Virginio Mattoccia.
Saluto con simpatia ed affetto fraterno tutti voi convenuti ed esprimo il personale ringraziamento e quello dei Fratelli della Provincia a tutti coloro che, a vario
titolo, hanno collaborato per l’ottima riuscita di questa
iniziativa, in particolare a Fratel Virginio, al Direttore
Fratel Pio ed ai Fratelli della Comunità del Collegio S.
Giuseppe.
Time Out s’identifica con la persona di Fratel Virginio: egli si è rivelato un Educatore autentico. Di fronte
alla grande “emergenza educativa” nella società contemporanea, viene spontaneo additarlo come il Fratello, capace di trasmettere da una generazione all’altra valori perenni, regole di comportamento, obiettivi
credibili intorno ai quali costruire la propria vita e il
proprio destino, perché anche i più grandi valori del
passato non possono semplicemente essere ereditati,
ma vanno fatti nostri e rinnovati attraverso una, spesso sofferta, scelta personale.
Fratel Mattoccia ha dispiegato lungo questi 25 anni
l’autorevolezza del Maestro, frutto di esperienza e
competenza, ma soprattutto di coerenza della propria
vita e di dedizione incondizionata, espressione dell’amore vero. Per questo egli è un testimone della verità
e del bene, sempre disposto a mettersi in sintonia con
la sua missione.
Il 25° di Time Out vuole essere un omaggio cordiale
al Confratello, al giornalista, al Direttore, al docente,
all’Educatore lasalliano che ha saputo servire i giovani in spirito di comunione e corresponsabilità con tutti
i suoi collaboratori;
Con uno stile che ha saputo valorizzare ogni risorsa
e ogni sensibilità, in un clima di fraternità e di dialogo.
Impossibilitato per ragioni che l’amico Fratel Virginio ben conosce, esprimo a lui i sentimenti della più
viva gratitudine e auguro pieno successo ai lavori di
questo pomeriggio celebrativo.
Fr. Donato Petti.
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Prof. Fratel Donato Petti
La Famiglia Migliori, amica e collaboratrice di Time Out.
L’avvocato Sandro Fasciotti e il Preside.
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La presentatrice dott. Patrizia Carrarini.
Lavinia Russo.
Sbordo, Oivo e Olivia.
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La redazione.
Luigi Satolli, primo Direttore di Time Out, il Panchinaro.
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La segretaria di Time Out.
Vittoria Gasbarri.
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Dalla cartella di appunti
di Patrizia Carrarini
Patrizia Corarrini
Il compito di presentare il programma della festa per
i 25 anni di Time Out è stato affidato alla dott. Patrizia Carrarini, ex allieva, ex segretaria, ex factotum di
Time Out, ex addetta stampa del contingente italiano
nel Libano, ex...!, oggi vice responsabile della comunicazione della regione Lombardia.
Le abbiamo sottratto la cartella degli appunti, abbia-
mo tolto qualche termine di immediatezza colloquiale
e qualche indicazione scritta in rosso e la pubblichiamo, anche se perde in freschezza e vivacità.
Benvenuti e grazie di essere venuti. Sono presenti
molti di quelli che in 25 anni + 13 (quando Time Out
era ciclostilato e per stamparlo indossavo il grembiulino nero con il fiocco azzurro) ci siamo interessati di
Time Out. Nulla di formale in questo incontro, ma solo
amichevole.
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5. Intrattenimento di Marco Zadra
6. Presentazione del prossimo spettacolo degli ex
alunni: “Da consumarsi entro e non oltre”
7. Consegna di una pen-driver ricordo a tutti i collaboratori presenti, di ieri e di oggi.
8. Buffet insieme
1. Saluto del Preside del S. GiuseppeDe Merode, fr. Pio Rocca.
Molti lo ricordano quando era ispettore della scuola
media e Gagliardi lo riproduceva sui primi numeri di
Time Out con il fischietto.
Fr. Gabriele Di Giovanni legge Time Out.
Il programma di questa sera è molto vario. Lo accenno brevemente:
1. Saluto del Preside fr. Pio Rocca (5 minuiti)
2. Intervento di fr. Remo Luigi Guidi (15 minuti)
3. Visione di un breve power point preparato da fr.
Emanuele Costa, con qualche parola di commento di
fr. Virginio
4. Consegna di una targa-ricordo agli amici sostenitori ed ai pittori che ci hanno onorato con una copertina o ci hanno sostenuto con la pubblicità.
A fr. Remo bastano 15 minuti per attirarsi simpatie e applausi.
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Alessandra Saponara.
Alessandro Fattori.
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(Alla fine consegna di una targa e pen-driver al Preside da parte di Francesca Staash, la più giovane collaboratrice all’epoca e da parte di Lavinia Russo, la
più giovane collaboratrice di oggi.)
2. Intervento di Fr. Remo Luigi Guidi
Fr. Remo Luigi Guidi, già insegnante del De Merode
e studioso dell’Umanesimo, mio Ex insegnante, collaboratore di Time Out con le rubriche “bacche di ginepro” e “nello scaffale del De Merode”, nonché uno dei
bersagli preferiti delle vignette di Emanuele Gagliardi,
ha promesso di farsi ascoltare perché “sarà breve e
incisivo!”
(Alla fine consegna di una targa e pen driver a fr.
Remo da parte di Ilaria Marangoni, sua allieva e ora
collega)
Caro Fr. Virginio,
la ringrazio molto per l’invito. Ricordo sempre con
molto piacere i tre anni di liceo trascorsi al San Giuseppe e anche la breve “collaborazione” con Time
Out. Come forse sa, sto studiando Filosofia all’università e dopo la laurea triennale a Milano, all’Università Cattolica, mi sono trasferito a Genova per
la laurea specialistica. Purtroppo il 7 maggio non
riuscirò ad essere presente per le celebrazioni per i
primi 25 anni di Time Out, che spero siano anche
una bella occasione di incontrare di nuovo numerosi
studenti e collaboratori della rivista.
Spero che ci siano altre occasioni per incontrarci
in futuro. Buona festa e le prometto un ricordo nella
preghiera sia per lei che per il San Giuseppe.
Un caro saluto
Gabriele Zannoni
Angelica Marziali.
3. Power Point.
Fr. Emanuele Costa, che ha collaborato per Time Out
con tre power point didattici su Galilei, Caravaggio e l’Unità di Italia, ne ha preparato uno su Time Out. E’ una carrellata veloce dal primo numero, del “Panchinaro” Gigi
Satolli ad oggi. Scorrono veloci i principali argomenti
trattati: Giochi Lasalliani, Stella Azzurra, iniziative cultu-
31
Primo piano
rali, sport in Collegio, la prima redazione, i principali
collaboratori... Questo power point è anche inserito
nella pen-drive ricordo. E’ stato preparato anche un
disco con tutti i Time Out, chi vuole può visionarlo
durante il buffet.
Pittori
(i numeri indicano le copertine eseguite per Time Out)
(Alla fine consegna di una targa e pen-drive a fr.
Emanuele da parte della sua ex allieva Francesca Pallotta.)
3 - Roberto Roberti (+): anima dei Giochi Lasalliani.
Fra poco ne vedremo molti manifesti.
2 - Raffaele Genovese: primo redattore, oggi regista
alla Rai-TV di “Sulla via di Damasco”.
2 - Luca Vaccaro : alunno del V sc. B-1987.
4 - Italo Burrascano: professionista della Rai. Ha lavorato con Piero Angela
4. Targa ai pittori e sponsor
Molti pittori ci hanno onorato con una copertina originale.
I presenti vengano sul palco per un targa ricordo e
una pen-drive in cui sono inserite le copertine, e gli
sponsor.
Va sottolineato che tutti i pittori hanno eseguito
appositamente un quadro per la copertina e hanno
lasciato alla scuola l’originale che speriamo di utilizzare per un’asta di beneficienza. Il numero a fianco
indica le copertine realizzate.
5 - Pasquale Multari: Fotografo sportivo.
2 - Emanuele Gagliardi: alunno del corso scientifico.
Autore di un album di vignette. Ora alla RAI.
4 - Cesare Picca: professionista pubblicitario. Prima
pubblicità della “Golia.”
3 - Sandro Trotti : pittore. Direttore accademia belle
arti di Roma.
2 - Carlo Bazzoni: pittore.
1 - Enrico Rosselli: pittore notissimo a Roma.
1 - Cavicchioni: professionista.
2 - Milovan: pittore.
Dott. Anna Viola Rocchi.
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Gianni Migliori.
2 - Toccaceli: pittore.
1 - Pievanini: pittore.
1 - Lillo Bartoloni: pittore.
1 - Carboniello: architetto.
1 - Cristofaro: pittore-architetto.
2 - Addamiano: pittrice
3 - Elvio Mainardi: pittore di Bormio
4 - Paolo Veneziani: pittore
1 - Filippo Caruso: pittore
5 - Antonio Usai: pittore, ex insegnante De Merode
8 - Carla Morselli: Fotografa
1 - Franco Staino: pittore-editore
3 - Leonardo De Magistris: pittore
15 - Filena Barrea: architetto-insegnante
Sponsor e Sostenitori
(Il numero a fianco indica le presenze pubblicitarie)
14 - Telecom Italia (dott. Antonio Concina)
1 - Sciubba Caffè (ex alunno)
Compito di inglese.
1 - Fondazione Europa (dott. Osvaldo Matteoni)
7 - Banca di Roma (dott. Osvaldo Matteoni)
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Dott. Nicoletta Agozzino.
2 - Teknos (rivista scientifica e alta tecnologia)
6 - Ringo (dott. Guido Barilla)
2 - Molajoni antincendi
3 - GPA (Gestione Progetti Avanzati)
3 - Acqua Rocchetta-Uliveto (dott. Patrizio Catalano)
2 - Gamma Medica
2 - Samocar (dott. Giovanni Malagò)
9 - Capitalia
3 - Nissan
8 - Regione Lazio
6 - TIM (dott. Santonastaso)
3 - Zingone Abbigliamento
7 - Mediocredito Centrale (prof. Gianfranco Imperatori (+)
1 - Associazione Foedus
11 - Acea (dott. Rossella Grottini)
1 - Diners club ( dott. Tonino Perna)
38 - Promoservice-Digitalia (dott. Furio Pravadelli,
dott. Anna di Bernardo)
4 - Chanel (dott. Angeloni)
5 - Piazza di Spagna (divise scolastiche)
5 - Colaneri Auto (dott. Andrea Colaneri)
1 - Ministero Sviluppo economico
1 - Corriere dello sport (Massimo Martellini)
2 - Accademia del lusso
11 - Salute Italia (dott. Omar)
3 - Grande distribuzione TUO (dott. Tonino Faranda)
6 - Fineco AM (dott. Pierangelo Bellini)
2 - Lirosi Autolinee (dott. Lirosi)
4 - Presidenza del Consiglio (dott. Sperandio – dott.
Ferrara)
1 - Platinum sport (Gianluca Marini)
8 - ILTE (Dott. Vittorio Farina)
28 - RECIR (dott. Giovanni Migliori)
13 - Lottomatica (Dott. Feliziani)
15 - Navigazione Tevere ( Dott. Alberto Vazio)
7 - MECSTAR (dott. Marco Carlucci)
1 - Unicredit
2 - Motor Market (dott. Fabrizio Gambini)
2 - ICE BLU Abbigliamento
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3 - Ministero infrastrutture
2 - Gambogi Costruzioni
7 - Stradeanas (dott. Giuseppe Scanni)
25 - SINTED
2 - Ministero Pubblica Istruzione
10 - La Rinascente
1 - Cassa di Risparmio di Roma
4 - MCDonalds
5 - Fiat
7 - INA Assicurazioni
23 - Pellicce Canali (dott. Angelo Ferri)
2 - Cariplo
5 - Fideuram
2 - Italphil
2 - Cassa Risparmio Parma e Piacenza (dott. Colicchia)
7 - ENEL
6 - Roland ‘s (Dott. Andrea Chiais)
55 - Poste (dott. Marisa Giannini, dott. Andrea Buttitta)
1 - Ceramiche Senesi (Dott. Ettore Quadrani)
16 - Pagine Gialle-Seat (dott. Giorgio Fanfani)
7 - Serra Argenterie
2 - Sampaolo Audiovisivi
1 - Dott. Mostovitz
33 - PULIFUR (Dott. Gianni Ripoli)
1 - Turkish Airlines (dott. Scimone)
30 - SIP (dott. Antonio Concina)
1 - Alitalia
5 - Fattori e Montani (Dott. Alessandro Fattori)
2 - Italgas
1 - Franchi, Carpenteria metallica
(dott. Franco Franchi)
3 - BNA (dott. Fabrizio Auletta)
2 - E-Assicurazioni
Un grazie particolare:
Dott. Arch. Raimondo Grassi: tra l’altro organizzò
in prima visione mondiale il film “Borges, una
vita in poesia”
Dott. Fiorella Rinaudo.
35
Primo piano
Francesca Baldrin.
dott. Remo Coccia
Forse questa è l’occasione per rivelarlo passando un
momento si ilarità unica.
dott. Jus Gianfranco
dott.Alessandro Fattori
(Alla fine consegna di una targa e pen-driver a Marco Zadra e al suo collega da parte del Preside, del
figlio Luca e della figlia Giulia.)
dott.ssa Simonetta Seragnoli
dott. Simeoni Giorgio
dott. Alberto di Castro
6. Da consumarsi entro e non oltre”
ing. Alfio Marchini
sig. Ernesto Michieli
sig.ra Elsa Giustozzi, organizzatrice della serata.
5. Intrattenimento di Marco Zadra
Marco Zadra è fratello di due exalunni, papà di
Luca e Giulia e figlio del maestro Fausto (+) che partecipò al concerto per i 50 anni della Stella Azzurra.
Per i 40 anni di attività in Collegio di Altero Fellici
(+) portò sul palcoscenico 50 bambini del minibasket
capeggiati da fr. Franco Corsi ed Emilio Tuccinardi,
con la commedia “Cestini Felici”. Non si capisce
bene se come attività primaria insegni ai ragazzi diversamente abili o scriva e reciti commedie surreali.
Gli ex alunni stanno preparando la commedia “da
consumarsi entro e non oltre”, scritta da Matteo Bellagamba e Fabio Cavalieri, in programma il 15 maggio
2011, al teatro Alibert, con la regia di Matteo Bellagambra e Cristina Giustozzi. Ora ce ne danno una
breve anticipazione.
7. Distribuzione della pen-drive ricordo ai “Collaboratori-giornalisti”
Il ricordo consiste in una pen-drive con inserite
tutte le copertine di Time, dal primo numero della
prima redazione ai numeri di oggi.
36
Per avere un elenco completo di tutti gli Autori
Primo piano
XXV di Time Out
Dott. Giuseppe Norelli.
Il dott. Sergio Ribaldi, uno dei fondatori di Time Out.
37
Primo piano
Giulia Lytvynchuk ha sfogliato tutti i Time Out, dal
1973 ad oggi. Ne è nato un volume dal 1973 al
2004 e un supplemento dal 2005 al 2011.
no dato l’adesione, ma non tutti sono presenti.
(Chiamare per primo Satolli Luigi “Il Panchinaro” il
primo D.re - una targa e una penna.)
Sotto il porticato potete trovarli tutti rilegati. Ma non
si portano via! Si vedono solo!
Sotto il porticato ci sono anche dei dischi con tutti
i Time Out; dei numeri di Time Out che si possono
prendere e delle foto che si possono prendere come
ricordo.
Potevamo distinguere i più anziani dai più giovani,
ma i più anziani di oggi sono i più giovani di ieri.
La prima redazione era composta da Ariel Di Castro
(4 elementare) Francesca Staasch (2 media), Satolli
Luigi (5 ginnasio..), Eva Pellegrini (4 ginnasio)... Oggi
sono tutti Professionisti anche nel campo del giornalismo e oggi il più piccolo collaboratore frequenta la
quarta elementare, per cui viene dato a tutti lo stesso
ricordo: ai più giovani per incoraggiare a continuare
e ai meno giovani per continuare.
Sono chiamati in ordine alfabeto. I presenti ritirano
il ricordo dal Preside.
Siamo riusciti a rintracciarne moltissimi. 420 ci han-
Collaboratori dal 1973 al 2011 (elenco preparato da Giulia Litvinchuk)
A) FRÈRES E PROFESSORI
Giuseppe Barbaglia
Michele Barile
Augusto Bartolini
Tarquinio Battisti
+ Lorenzo Bernardini
Valerio Bianchini
Lucio Brizi
Sante Brizi
Alessandro Cacciotti
Alberto Catellani
Giovanni Castellani
Michele Cataluddi
Roberto Cavalieri
Franco Corsi
Emanuele Costa
Dott. Filena Barrera.
38
Primo piano
XXV di Time Out
Livia Lirosi.
Vito Cosentino
Giuliano Elmisi
Giuseppe Eusepi
Mario Eusepi
Francesco Eusepi
Letizia Fallani
Elisabetta del Monaco
Lucio Felici
Lorenzo Filippi
Antonio Formisano
Giulio Ferroni
Paola Ingletti
Annalisa Malatesta
Rodolfo Meoli
Alessandro Martini
Guido Orsi
Tommaso Paoloni
Antonio Paparozzi
Marina Pescarmona
Riccardo Petroni
Donato Petti
Antonio Popolizio
Elio Prosperini,
Giorgio Pasqualini
Luigi Petroni
Chiara Ramponi
Rocca Pio
Anna Maria Santone
Stefano Scudo
Andrea Sicignano
Martino Stierle
Dora Taddei
Osvaldo Tafaro
Maria Pia Tomassini
Alberto Tornatora
Emilio Tuccinardi
Ciro Vitiello
Domenico Volpini
Monica Fusco
Elisabetta Foglietti
Antonio Barban.
B) GIOVANI
Cecilia Adrower
Nicoletta Agozzino
Isabella Alessi
Maco Alocci
Giulia Aloisio
Aldo Amato
Lucia Ambrosio
Costanza Andriola
Benedetta Anelli
Andrea Angelieri
39
Primo piano
Patrizia consegna a fr. Pio la targa ricordo.
Tommaso Angelini
Alessandra Anzalone
Flaminia Casini
Walter Cavalieri
Carlo Alberto Auci
Roberta Baccini
Giacomo Ceccarelli
Simone Ceccarelli
Francesca Baldassi
Alberto Balzani
Dario Cecchetti
Duilio Cerini
Francesca Balzani
Alessandra Barraco
Federico Cerini
Francesca Cerini
M.R. Barraco
Augusto Bartolini
Agnese Cesari
Matteo Cesari
Giulia Bartolini
Carlo Benedizione
Anna M. Chiariello
Giovanni Chiariello
Ludovica Benedizione
Domiziana Bertgodi
Giulia Cinti
Veronica Ciolli
Gregorio Bergodi
Benedetta Berloco
Vittoria Citerni
Altea Compostella
Serna Bernabei
Federica Bernasconi
Giovanni Contestabile
Marcello Contestabile
Giovanni Bertoli
Guendalina Bianchi
Carlo Curti
Renato Cultrera
Ginevra Biedanerlli
Alessandro Biotti
Alice D’Ambrosio
Nilde D’Andrea
Claudia Bisignani
Paolo Boccanelli
Sara D’Itri
Clarissa De Angelis
Filippo Borner
Federica Boldrini
Matteo De Fonseca
Paolo De Luca
Francesca Boldrini
Luca Boldrini
Victoria De Sanctis
Valentino De Vecchis
Stefano Bomba
Carola Bonamico
Ariel Di Castro
Alessia Di Girolamo
Margherita Bonazzi
Eugenia Bonini
Ernesto Dissegna
Eva Dotti
Eleonora Bozzoni
Nicolò Briganti
Chiara Elek
Alessia Epifani
Cristina Brizzolari
Titta Bruno
Marta Evangelista
Filippo Fabbi
Michele Barile
Tommaso Calò
Veronica Fabbi
Luciana Fabbri
Leonardo Caltagirone
M.L.Calzetta
Livia Facciolo
Letizia Fallani
Ascanio Capparoni
Chiara Capponi
M.E. Faraggiana
Viginia Farfaglia
Angelo Cardillo
Flavia Carieri
Giorgia Farina
Francesco Fasano
Francesco Carli
Carlo Casas
Sandro Fasciotti
Sara Favella
40
Primo piano
XXV di Time Out
Riccardo Febbraretti
Lucio Felici
Francesca Fenoaltea
Michele Fenoaltea
Manfredi Ferrari
Giulio Ferroni
Massimiliano Fiocchetto
Francesca Florio
Gemma Fontanelli
Nicole Franceschini
Elisabetta Frascella
Costanza Fino
Emanuele Gagliardi
Emilio Galdieri
Lucrezia Gallo-
Andrea Galoni
Giulio Galotti
Benedetto Gàndola
Vittora Gasbarri
Flavia Gatti
Gianfranco Gatti
M.C.Gentile
F.Saverio Gentili
Chiara Germani
Lucrezia Germani
M.M. Germani
Guglielmo Giacalone
Guido Giacalone
Virginia Giacardi
Francesca Giacomini
Federica Gialloreti
Vittoria Gilardoni
Marcello Giordano
Augusta Gilardi
Cristina Giustozzi
Lucia Goretti
Vittoria Grilli
Federico Guerzoni
Andrea Gumina
Olimpia Grassi
Guendalina Guidi
Emanuele Guidotti
Giovanni Izzo
Giustina Lauro
Elena Lirosi
Giulia Lofoco
Giovanni Loy
Valentina Macaluso
Sbordo.
Lucrezia Macedonio
Marianna Macedonio
Gianluca Manni
Maurizio Manni
Ilaria Marangoni
Edoardo Marchetti
Caterina Mariani
A.Maria Marini
Stefano Marzani
Alessandro Marzano
Angelica Marziali
Francesca Mascagna
Maurizio Mastantuono
Anna Mazzoncini
Luigi Mazzoncini
Andrea Mazzoni
M.A.Merendino
Valerio Merendino
Elisabetta Michelangeli
Francesca Michelangeli
Rose per Elsa Giustozzi e Patrizia Carrarini
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Primo piano
Cristina Michielin
Augusto Migliori
Eva Pellegrini
Alessio Pendibene
Parizia Migliori
Luisa Mirtella
Mattia Peroni
Elena Petracca
Marco M.Mizzau
Ascanio Modena
Veronica Petrucci
Marco Pinci
Benedetta Molaioli
Marco Molaioli
Elena Piombin
Betarice Pirri
T.Raffaele Molinari
Aless. Monastra
Nicole Pistilli
Carmelo Pizzino
Giacomo Moretti
Giulia Moretti
Carolina Poccioni
Alfredo Polizzi
Flaminia Moscato
Marco Moschetti
Filippo Pompili
Ruggero De Leon
Tiziana Moschetti
Davide Msellati
Claudia Pugliese
Giuseppe Pugliese
Eleonora Munaretto
Federico Marchi
Fabio Pulcinelli
Pasquale Petti
Mass Mazzarella
Federica Marchini
Filiph Perotti
Filippo M. Rea
Federico Perconti
Marta Napoleoni
Benedetto Rebecchini
Matteo Rebecchini
Riccardo Napoli
Francesca Napolitano
F.R. Renzetti
Sergio Ribaldi
Andrtea Negro
Francesco Nenci
M.T. Ricci
Manuel Riggio
Margherita Nicolini
Nikos Sigloukou
Fiorella Rinaudo
Enea Ripoli
Alessandro Nisi
Giuseppe Norelli
Anna Viola Rocchi
Raffaele Rocchi
Andrea Nuzzo
Guido Orsi
Carlo Rodriguez
Ludovica Rodriguez
Danile Ottavi
Cristina Orzi
Gianluigi Pacini
Fedra Paganelli
Leone Romani
Edoardo Rosati
Carlotta Paladini
P. F. Palamara
Edoardo Rosi
Emiliano Rossi
G. L. Palmerini
Lucia Palmerini
Leonardo Rossi
Ludovico Rossi
Elena Palombelli
Francesca Pallotta
Asia Ruffo di Calabria
Lavinia Russo
Melissa Palumbo
Benedetta Paravia
Davide Rubini
P.L. Roesler Franz
Marco Pedacchia
Elena Pellegrini
Elena Lirosi
Susanna Salvaggi
Silvia Rognone
Marco Zadra.
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Lorenzo Roma
Primo piano
XXV di Time Out
Sono tutti Zadra sputati!
Maurizio Salvaderi
Elisabetta Salvatori
Gloria Violi
Adriano Zampolini
M. Iole Sanasi
Alessandra Saponara
Cecilia Zavattaro
Monica Fusco
Arianna Saponara
Roberto Saracino
Elisabetta Foglietti
Emiliano Sarmi
Fabio Satolli
Eugenio Scipione
Stella Scipione
Sveva Scipione
Giovanni Scoccini
Donatella Scuderi
Carolina Selloni
Andrea Serafini
Giulia Servidei
Armando Sestili
Pietro Sforza
Vincenzino Siani
G.L. Simonazzi
Ludovico Simoncelli
Flavia Sordi
Simone Sozio
G.M. Spagnoli
Lorenzo Spinelli
M.T. Squillaci
Caterina Staino
Giulia Stramaccioni
M. Flavia Staniscia
M.T. Spirpe
Giorgia Taballi
Giulia Taballi
Testa Francesco
Franco Tiano
Federico Tola
Diletta Tomassini
Simone Trabucco
Lorenzo Trani
Ludovico Trani
Ilaria Transi
Mariella Trucchi
Arianna Tordi
Luca Ulissi
Beatrice Vesci
8. Buffet
Nel quadriportico sono disponibili due tipi di dischi: con una selezione dei Time Out o con il power
point preparato da fr. Emanuele.
Ci sono poi tutti i Time Out rilegati, ma si prega di
guardare solo e non toccare.
Nei cestini sono a disposizione delle foto e dei
Time Out che si possono prendere
Arrivederci e grazie a tutti.
Andiamo a prenderci un caffè nel
quadriportico e partiamo per il
prossimo appuntamento!
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Primo piano
XXV di Time Out
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Primo piano
XXV di Time Out
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XXV di Time Out
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XXV di Time Out
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XXV di Time Out
FESTA IN TEATRO
DEDICATA AI PROTAGONISTI
DI UNA MERAVIGLIOSA AVVENTURA
SABATO 7 MAGGIO 2011 - ORE 17.30
PROGRAMMA:
Saluto del Direttore Fr. Pio Rocca
Relazione di Fr. Remo L. Guidi
Videonarrazione di Fr. Virginio Mattoccia
Animazione dell’Ex Alunno Marco Zadra
Intermezzo leggero a cura di Ex Alunni
Consegna targhe e medaglie
Segue buffet in sala da pranzo
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Primo piano
XXV di Time Out
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XXV di Time Out
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XXV di Time Out
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XXV di Time Out
Time Out
direttore irresponsabile
“Il panchinaro“
Luigi Satolli
Che cos’è? Cosa significa?
È il nome che il grande mondo del basket americano dà al minuto di sospensione, l’attimo magico in cui
l’allenatore cerca di consigliare i giocatori.
Ora voi potreste dire: a NOI cosa importa?
Adesso ve lo diciamo.
Questo appuntamento settimanale vuol essere un minuto di sospensione dalla vita scolastica, per farci interessare dei fatti che accadono nella nostra palestra.
L’idea di un notiziario settimanale sulla (molta) attività del BASKET del S. Giuseppe-De Merode è venuta a un gruppo di amici, composto da Frères, alunni
ed ex alunni che hanno creato e mandano avanti la
squadra del De Merode, militante nel campionato di
Promozione; gli stessi che con sacrificio insegnano ai
minicestisti i primi rudimenti dei fondamentali, gli stessi che con pazienza organizzano il torneo interno del
Triennio e del Biennio.
Ogni mercoledì cercheremo di darvi notizie sulla
squadra di Promozione, sui corsi e sui tornei interni
segnalando le classi e gli alunni che si metteranno in
evidenza.
Ciò che vi chiediamo è un po’ di pazienza all’inizio, e, in seguito un INTERESSE sempre maggiore
verso questo foglio (sul quale tutti possono scrivere) e
soprattutto verso la pallacanestro, specie quella praticata in Collegio.
78
da Time Out 1974
Gigi Satolli ricorda la nascita del nostro giornale
“Così partimmo con Time Out“
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Primo piano
XXV di Time Out
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da Time Out 1974
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Primo piano
Costituzione, Italia, Europa,
scuola: “hic Rhodus, hic salta”
Luciano Corradini
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da Time Out 1996
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Primo piano
XXV di Time Out
84
da Time Out 1996
Costituzione, Italia, Europa, scuola: “hic Rhodus, hic salta”
85
da Time Out 1996
Costituzione, Italia, Europa, scuola: “hic Rhodus, hic salta”
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da Time Out 2003
Punto di partenza: l’amore
Teresa di Calcutta
87
da Time Out 2003
Punto di partenza: l’amore
88
da Time Out 2003
Il teatro nella scuola
Adelaide Porcelli
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Primo piano
XXV di Time Out
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da Time Out marzo 2003
Il teatro nella scuola
91
Primo piano
XXV di Time Out
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da Time Out marzo 2003
Il teatro nella scuola
93
Primo piano
Ricordo di un gentiluomo
Frère Remo Guidi
94
da Time Out 1995
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Primo piano
XXV di Time Out
96
da Time Out 1995
Ricordo di un gentiluomo
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Primo piano
Il teatro è lavorare nell’oscurità
Dietro le quinte
Carlotta Rodriquez
98
da Time Out 2003
99
Primo piano
Il teatro è moltiplicazione della personalità
Ma io, chi sono?
Letizia Bixio
100
da Time Out 2003
101
Primo piano
Il teatro è mettersi alla prova?
Giorgia Farina
102
da Time Out marzo 2003
103
da Time Out marzo 2003
Il teatro è mettersi alla prova
104
Primo piano
I francobolli
più belli del 2010
Ogni anno un’importante rivista filatelica chiede ai propri lettori di votare il francobollo più bello dell’anno precedente, emessi dall’Italia , dalla Repubblica di San Marino
e Città del Vaticano.
Quest’anno sono stati votati quelli del 2010, e tra 107
francobolli candidati, i primi tre classificati sono dell’Italia.
Precisamente i bozzetti sono stati realizzati da Angelo Merenda, un grafico della “Filatelia” di Poste Italiane.
Il primo classificato si aggiudica il 56° francobollo d’oro, riguarda un foglietto emesso per ricordare il 150° anniversario della spedizione dei Mille, con cui Poste Italiane ha dato inizio alle celebrazioni dell’Unità d’Italia.
Il foglietto comprende quattro francobolli e riproducono le tappe più importanti delle imprese dei Garibaldini;
l’imbarco di Garibaldi a Quarto, lo sbarco a Marsala, la
battaglia di Calatafimi e l’incontro a Teano tra Garibaldi
e Vittorio Emanuele II.
Il secondo classificato riguarda, invece, un francobollo della serie tematica “Made in Italy”, è un trittico che celebra il
100° anniversario della fondazione della casa automobilistica
Alfa Romeo. Sono rappresentate la prima autovettura realizzata
dall’azienda la 24 HP del 1910 e l’ultima la nuova Giulietta.
Si aggiudica la terza posizione, un altro foglietto che celebra
il completamento della linea ferroviaria ad alta velocità TorinoSalerno.
La vignetta raffigura il treno Frecciarossa in evidenza su uno
sfondo con i colori verde e rosso rappresentati nelle loro sfumature.
105
Cultura
La Divina Commedia
Un libro su cui tanto si è detto
e tanto resta da scrivere
1. Necessità e rischi di un commento
alla ‘Commedia’
di Remo Luigi Guidi
È fresco d’inchiostri Il poema sacro al quale ha posto mano e cielo e terra (a cura di E. Mattioda, M. Colonna, L. Costa. DANTE ALIGHIERI, La Divina Commedia,
edizione integrale, Torino, Loescher 2010, pp. 848 €
24), e Time out, che segue sempre con interesse queste iniziative, ha chiesto a Remo L. Guidi di presentare
il testo ai suoi lettori.
Mettere in cantiere un commento alla Divina Commedia è proposito arduo, farlo per la scuola del
giorno d’oggi rischia di esserlo da irresponsabili,
perché Dante, da sempre, è stato uno scoglio tra
i meno facili ad aggirarsi: lo fu per gli studiosi, e
bisognò attendere Francesco De Sanctis perché se
ne incominciasse a capire qualcosa, anzi a parlarne con maggior rispetto, e le sue parole caddero
come un maglio sull’ Italia del Risorgimento («il suo
primo e maggior poeta è Dante»), alla quale il grande critico ricordò pure la perenne attualità del Fiorentino: «a quattro secoli di distanza il problema
si ripresenta, ma i termini sono mutati. Il punto di
Inferno IX – Ramon de Mur – Giudizio universale.
106
Cultura
Il primo e maggiore
poeta di Italia
partenza non è più l’ignoranza, la selva oscura, ma
la sazietà e la vacuità della scienza, l’insufficienza
della contemplazione, il bisogno della vita attiva».
Ecco, qui sta il presupposto dell’assiduo ritorno dei
posteri sulla Commedia nell’ultimo secolo: i problemi
su cui Dante rifletteva sono anche i nostri, le sfide
alle quali volle rispondere sono tali da precorrere i
tempi e farsi del presente, oggi come domani. E per
spiegare questo enigma si è mossa una centuria di
Maestri che, con pazienza e perizia, hanno cercato
di metabolizzare l’enorme cumulo di elementi teologici, polemici, lirici, storici, linguistici e scientifici
racchiuso in unità invidiabile nei cento canti del poema, per renderlo tollerabile agli sdegnosi ed elitarî
palati dei ragazzi.
Scendere in un’ arena, però, nella quale già hanno
giostrato da pari loro (ne ricordo solo alcuni) Scartazzini-Vandelli, Casini, Momigliano, Pietrobono,
Sapegno e Bosco comporta il rischio di figuracce,
o l’altro, non meno commendevole, di operare continui plagi, occultati a fatica con i patetici accorgimenti dei liceali il giorno della versione in classe.
Così, preso il toro per le corna, Mariacristina Colonna, Laura Costa ed Enrico Mattioda (il vero motore di spinta della triade) hanno riaperto il testo del
padre Dante, con l’ eroico intento di ammannirlo alle
scuole: impresa disperata più di qualsiasi altra, ma
non perché il poema sacro abbia perso le malie,
ma perché i giovani vivono da protagonisti nella
civiltà (?) dei suoni, delle immagini e degli internauti. Supporre (o illudersi) di poterli coinvolgere in un
testo che necessita di una traduzione letterale quasi
fosse sanscrito, per poi infliggere loro la condanna a
scervellarsi dentro un commento sesquipedale, dove
lo scoliaste di turno gli spiega chi erano quello che
fece per viltade il gran rifiuto, l’altro che tenne ambo
le chiavi del cor di Federico, la femmina balba e
l’altro ancora di cui non surse il secondo, è impresa
disperata, con meno fortuna di quanti andassero a
cercare la canna da pesca sulla cima del K2.
E dato e non concesso che gli alunni superino questi scogli perigliosi, come introdurli nel significato re-
Luca Signorelli – Orvieto – Incoronazione degli Eletti.
107
Cultura
La Divina Commedia
condito delle allegorie, nella complicatezza dell’impianto strutturale della Commedia, o nei riscontri
astronomici, per poi associarli a una più facile ricezione delle impennate liriche di Dante, agli scatti
irosi del polemista, alle estasi mistiche, all’ impeto
dell’ uomo politico? Perché, insomma, la Commedia insegna a trasumanare, per accedere dal tempo all’eterno, dai regni della materia a quelli dello
spirito, dalle gioie dei sensi alle ebbrezze celestiali.
Tamen…
Tamen c’è sempre un rimedio, per cui soloni d’oggigiorno, come quelli del Cinquecento eliminarono
le vergogne del Giudizio michelangiolesco con i perizomi e il martello, qui risolveranno il problema rimuovendo dalla Commedia i passi difficili per quanti,
tra i banchi, hanno lo stomaco abituato allo snack o,
tutt’al più, alla tavola calda. Così facendo, però, si
altera tutto, e un alimento per lottatori di sumo diventa un budino per neonati, ritardandone la crescita;
ma si nega anche l’evidenza a un principio logico
indiscutibile: il prestigio di un libro è il riflesso della
grandezza umana di chi lo compose. Dunque è la
vicenda stessa di Dante a imporre un continuo ritorno
alla Commedia, perché nell’esilio politico del suo autore c’è l’immagine di quanti oggi son perseguitati ed
esuli; nel suo sogno di un’ Europa forte e compatta,
pacifica e salda c’è la profezia che ha precorso i secoli, e l’inadeguatezza attuale a non saperla tradurre
in realtà; inoltre sulle rive dell’Acheronte, come sulla
spiaggia del Purgatorio e nelle sfere del Paradiso, seguitano ad affluire, ininterrottamente e in massa, gli
epigoni di quella campionatura umana che egli un
giorno gettò nelle fauci dell’averno, o fece ascendere
nei gorghi luminosi dei cieli. A dirla tutta, allora, il
Fiorentino, è un contemporaneo di ottocento anni fa,
è un inviato speciale alle cui interviste si son piegati
antichi e moderni, vivi e morti, angeli e demoni; i suoi
verdetti inappellabili hanno bollato a fuoco per sempre traditori e ipocriti, autorità religiose e civili; nelle
bolge del suo Inferno, come nelle ebbrezze del suo
Paradiso, si sono dati convegno uomini di tutte le età,
per ascoltare le sentenze dell’unico tra i mortali che
osò mettersi dalla parte di Dio e pronunciarne, in sua
vece, il giudizio.
Paradiso XXIV – Giotto – Allegoria della Fede.
108
Paradiso XXXI – Maestro della Cappella Rinuccini – Aparizione della Vergine a S. Bernardo
109
Cultura
La Divina Commedia
2. Il merito di quanti commentano
Dante
Qualsiasi progetto, pertanto, dal più piccolo al più
grande, volto a far comprendere ai giovani la ricchezza di Dante, merita un plauso incondizionato, perché
di lui non se ne può fare a meno. Gli orizzonti di un testo scolastico, tuttavia, son limitati, e non consentono
voli pindarici a quanti li compilano, e Mattioda che,
come studioso, si muove su feudi amplissimi del sapere, qui si è messo umilmente al servizio dei ragazzi,
insieme a una squadra con la quale ha saputo bene
interfacciarsi (articolata, tra l’altro, in coordinamento
editoriale, redazione, ricerca iconografica, progetto
grafico e impaginazione), per togliere di dosso al poema sacro la polvere dei secoli, e quella subordinazione sussiegosa con la quale i libri in cartella intimidiscono i malcapitati studenti. Il proposito è rilevabile
nel volume a prima vista, quando, ad esempio, se ne
esamina lo specchio della pagina, che è ampio, per
concedere respiro agli occhi (formato 195 x 263), e
poter disporre la materia grafica senza ingolfarla,
con un certo margine di autonomia per i passi più
oscuri dei canti: i versi, così risultano allogati nei riquadri alti, il commento sta in calce e la parafrasi al
fianco; la pagina è vivacizzata dal divario dei caratteri tipografici, dall’ampiezza degli spazi frapposta
tra un comparto e l’altro, dalle sottolineature, dai corsivi, dalle inchiostrazioni diversificate, per produrre
tanti piccoli stratagemmi atti a combattere l’assuefazione, e mantenere desto l’interesse dei ragazzi. C’è,
poi un esuberante accumulo iconografico, posto nei
punti strategici delle facciate, dove si alterna il bianco
e nero al colore, il classico al moderno, l’acquaforte
alla miniatura, la tempera al guazzo. Il cosmopolitismo degli artisti che in modo autonomo hanno inteso,
in tutti i tempi, l’urgenza di ricorrere al marmo, al
legno, o ai colori per esprimere il proprio coinvolgimento alla Commedia, ne consacra l’universalità e ne
fa la voce durevole per ogni categoria di persone, superando i condizionamenti religiosi, politici, culturali
ed economici.
I curatori sono intervenuti sui canti di pertinenza
con una certa autonomia, perciò il testo riserva qua
e là sorprese didattiche, valide a combattere l’uggia
della prevedibilità; in genere il canto si apre con una
introduzione nella quale la materia è parcellizzata in
Torre di Babele.
paragrafi sintetici con titoletto (prendo a caso il XXIV
dell’Inferno: situazione, luogo, tipologia dei dannati,
pena, contrappasso, personaggi); la trama espositiva
così intercisa è disposta su tre colonne, inoltre ogni
volta che Dante si muove, c’è lo schema grafico della cantica con l’indicazione esatta dove il poeta sta
indugiando; il canto si chiude con l’analisi del testo,
cui possono far seguito esercizi con gli spunti operativi (il canto IV dell’Inferno ne registra uno articolato
in comprensione complessiva, analisi formale, per un
approfondimento, con ben 16 inneschi di percorsi
didattici: 1-8; 9-13; 14-16) e affinità testuali per confrontare la visita di Dante nel Limbo con l’analoga
situazione di Enea nell’ Eneide; la stessa rubrica nel
XXIII del Purgatorio, dove Dante incontra Foresi, non
110
si limita a riportare i sonetti 5 e 6 della Tenzone, ma
vi aggiunge (e ne spiega le ragioni) il dialogo tra Federico e Deslauriers dalla Educazione sentimentale di
Flaubert; la stessa arditezza di accostamento anima
il VI del Purgatorio, la cui apostrofe contro la serva
Italia, di dolore ostello, ha concesso il richiamo all’ultimo capitolo del Principe machiavelliano, e al ghibellin
fuggiasco da Firenze, la cui struggente bellezza viene
riproposta con la rievocazione del Foscolo nei Sepolcri (versi 165-198); noterò, da ultimo, che la limpida
similitudine Quali per vetri trasparenti e tersi (Paradiso, III, versi 10-15) offre il destro per recuperare il
mito di Narciso dalle Metamorfosi.
3. L’innovazione nello spiegare
Dante non è un optional
Si ha di fronte, dunque, un impegno teso, pur con
qualche rischio, a svecchiare la didattica per attualizzarne i contenuti; i dati, cioè, son qui trasmessi nell’
essenzialità: le filigrane dalle iridescenze dell’opale
care al Momigliano, per cui l’insigne maestro, smarrendosi negli obliosi percorsi del sogno, produceva
variazioni sulle terzine dantesche iridescenti come il
cristallo di rocca, non hanno esercitato nessun fascino
sui curatori di questa Commedia, e non perché non
ne apprezzassero il pregio, ma perché mancano di
aggancio con un gli alunni, i quali si parlano con i
messaggini e facebook. Lo stesso dicasi per le esaustive ricostruzioni storiche del Casini, così dettagliate
e così appaganti, ma anche così démodées; una analoga sobrietà dorica domina le introduzioni ai canti,
assai più essenziali dei moduli cari al Sapegno, o al
Reggio affiancatosi al Bosco.
Questi rilievi, comunque, non vogliono essere biasimi (ohibò), per opere sulle quali innumerevoli ragazzi
hanno trovato il cicerone per le visite guidate nell’oltretomba dell’Alighieri; ribadisco, invece, che se i
maestri non possono sconvolgere i programmi, hanno l’obbligo di inventarsi nuove strategie per renderli
piacevoli, come si fa in altri settori. Forse i cuochi
hanno spento i fornelli, perché in farmacia vendono
le pillole con le sostanze degli spaghetti e delle faraone? Forse i couturiers hanno cessato di escogitare
inediti modelli, perché il fisico è rimasto immutato da
secoli? O forse i musici minacciano scioperi perché le
note sono sempre e solo sette?
Luca Signorelli – Orvieto – Incoronazione degli Eletti.
111
Cultura
La Divina Commedia
E allora non si capisce perché debbano negarsi ai
maestri capacità innovative e di metodo, da sempre
alla radice di qualsiasi altra professione; se dovunque la fantasia, la creatività, la sollecitudine e la cura
mordace per farsi accogliere, o segnalarsi, equivalgono a requisiti indispensabili, a fortiori essi debbono
essere pregiudiziali per chiunque ha il privilegio di
rivolgersi ai giovani.
E’ ovvio che il commento richiesto dalla Loescher a
Mattioda, e alle due collaboratrici, non poteva risultare perfetto, ed essi, d’altronde, erano (e sono tutt’ora)
troppo ricchi di senso umoristico per contraddirmi:
chiunque pianifica un libro del genere è chiamato a
scegliere, cioè a fare delle rinunce, a volte imbarazzanti; di conseguenza essi hanno dovuto negarsi altre
possibili alternative oltre quelle accolte. Le soluzioni,
comunque, che qui si prospettano risultano rigorosamente sostenibili con il supporto di un significativo
repertorio bibliografico, ben dissimulato per non mettere a disagio gli studenti, ma gli addetti ai lavori non
esiteranno a individuarlo.
Cionondimeno, ad esser pedanti, si potrebbe muovere da due o tre scelte qui operate per discuterne
con i curatori, ed estendere lo scambio di idee ad altri
aspetti del libro; ma si tratterebbe, in fondo, di un colloquio su questioni di gusto, non di sostanza. Il commento, infatti, obbedisce a filtri con alta selettività, per
escludere l’ingresso a ipotesi non compatibili con gli
orizzonti giovanili. Tuttavia siccome aliquando bonus
dormitat Homerus, qui potrebbero essersi aperti varchi per infiltrazioni di germi, non certo patogeni, ma
comunque in grado di riacutizzare sopiti disturbi negli
alunni più cagionevoli. Penserei al credito concesso
a qualche interpretazione piuttosto insolita (vedi, ad
esempio, il modo come Erich Auerbach intende Paradiso, XI, 60 e p. 670); anche le letture critiche a fine
canto, sempre molto ben calibrate, a volte potrebbero
risultare fruibili solo da elementi molto bravi: penserei a quelle di E. Bigi (per Purgatorio, I) e M. Marti
(per Paradiso, XI). Si rileverebbe, inoltre, una certa
asimmetria nei canti gemelli del Paradiso (XI-XII), dove
la figura di s. Domenico risulterebbe piuttosto in ombra, rispetto all’altra di s. Francesco. Ma i cultori del
francescanesimo potrebbero scuotere il capo notando
l’accentuazione sulle esperienze disinibite del santo
prima di convertirsi («condusse una vita agiata e dissoluta […], abbandonò la vita lussuosa e gaudente»),
il che va oltre la Legenda maior di Bonaventura, e
scavalca lo stesso Celano; probabilmente farebbero
delle riserve pure sul modo come viene presentato
il rapporto del santo con Madonna Povertà (pagina
670), un po’ troppo fuori quadro se lo si riporta al
mirabile Sacrum Commercium beati Francisci cum domina Paupertate.
Ma questi sono rilievi da spulciasillabe e di chi, armato di lente ad espansione, vuol pregiarsi (?) di trovare il pelo sull’uovo; la realtà è un’altra: il commento
è impastato di entusiasmo per la scuola e amore per
i giovani, in modo diverso resterebbe difficile capacitarsi delle energie erogate per produrlo, e del senso di
umiltà che lo accompagna. Non si trova di frequente
nei manuali scolastici una dichiarazione come quella
qui esibita «nonostante la passione e la competenza
delle persone coinvolte nella realizzazione di quest’opera, è possibile che in essa siano riscontrabili errori
o imprecisioni. Ce ne scusiamo fin d’ora con i lettori e
ringraziano coloro che, contribuendo al miglioramento dell’opera stessa, vorranno segnalarceli al seguente indirizzo […]» (p. 2).
Ma l’alloro con il quale i posteri incoronarono Dante è immarcescibile, e non saranno le distrazioni dei
pur volenterosi commentatori a strappargliene neanche una foglia; la triade, invece, la quale ha elaborato il libro in questione, ha fatto l’impossibile (e forse
qualcosa in più) per convincere gli alunni che Dante
resta uno dei grandi maestri dell’umanità, contro il
quale nemmeno la forza del tempo, in grado di frantumare «l’estreme sembianze e le reliquie \ della terra e
del ciel», stando al Foscolo, è riuscita a imporre le sue
leggi. E questo perché il Fiorentino è un insostituibile
difensore degli uomini liberi, di quanti si battono in
difesa della propria dignità, e di chiunque, fiducioso
nella giustizia dei posteri, non esita a contrastare i
poteri forti dell’ingiustizia e della violenza mentre è in
vita. In tal senso la lettura della introduzione Il poema
di Dante e la cultura occidentale (pp. 6-18), firmata
da Mattioda, resta una delle pagine più seducenti premesse al poema negli ultimi decenni.
112
Cultura
XI Concorso letterario
“L’accoglienza”
2010-2011
XI Concorso letterario, anno scolastico 2010-11
L’accoglienza
Triennio Liceo Classico e Scientifico
1 Classificato
De Juliis Patrizio
4 Scientifico A
2 Classificato
D’Ambrosio Chiara
II Classico A
3 Classificato
Paesani Eleonora
II Classico A
Biennio Liceo Classico e Scientifico
1 Classificato
Proietti Veronica
V Ginnasio B
2 Classificato
Renzetti Francesca Romana
IV Ginnasio A
3 Classificato
Del Tosto Ludovica
IV Ginnasio A
I ragazzi premiati, da sinistra: L. Del Tosto, F. R. Renzetti, V. Proietti, C. D’Ambrosio, E. Paesani, P. De Iuliis
113
Cultura
XI Concorso letterario
Nominati “con onore”
In ordine alfabetico:
Caruso Costanza 4gb
Diana Giovanni 1scb
Di bagno Dalia 2scb
Ecari Giulia 1sca
Era Veronica 5ga
Fenoaltea Enrico 2scb
Gambarini Elisa1sca
Italiano Teresa 4gb
Liberatori Jacopo 1scb
Lupi Clara 5ga
Mancuso Giulia 5gb
Pugliese Matteo 2sca
Theodoli Margherita 2sca
BIENNIO LICEO CLASSICO E SCIENTIFICO
Veronica Proietti
Sapersi mettere in discussione
I classificata - V ginnasio B.
“L’eleganza del riccio”, libro di Muriel Burbery
studia la tematica dell’incontro con il prossimo, denuncia la mancanza di apertura all’incontro e attraverso
questo pensiero profondo di Paloma ci mette di fronte
una realtà molto attuale.
Il racconto ci presenta un personaggio molto ingannevole, Renée, la portinaia di un palazzo di famiglie
benestanti. Questa donna rinuncia all’incontro con
gli altri e incarna il perfetto stereotipo della portinaia trascurata, ma dietro il suo muro di indifferenza si
nasconde la vera Renée; una colta, raffinata ed intelligente portinaia, appassionata d’arte, alla ricerca
della bellezza.
Veronica Proietti I classificata – Biennio
114
2010-11 “L’accoglienza”
L’autrice la rende vittima della superficialità della
società in cui vive, ma io ho provato a vederla sotto
un’altra prospettiva; Renée non è interessata all’incontro perché negli inquilini del suo palazzo non vede
nulla, non vede nulla di sé. Siamo tanto attratti dai
pregiudizi e dagli stereotipi perché ci risparmiano la
fatica di cercare le vere persone; il nostro sguardo non
vuole abbattere il muro che ci separa dall’altro per
noncuranza e disinteresse.
Credo che, come Renée, abbiamo paura di mettere
in discussione le nostre certezze, temiamo che il nostro
mondo ci crolli addosso, questi dubbi hanno creato uno
specchio intorno a noi; cerchiamo il nostro riflesso negli
altri e ormai abbiamo rinunciato ad aprirsi con il prossimo. A cosa porterà questa chiusura mentale? Cosa
raggiungeremo grazie al nostro comportamento? Paloma lo sa bene, conosce il nostro destino: finiremo soli,
lontano dagli altri e soprattutto lontani da noi stessi.
Un altro aspetto importante dell’apertura all’incontro, infatti, è quella di una maggiore consapevolezza
del nostro essere. Da tempo ci siamo accontentati di
riconoscerci solo in contrapposizione all’altro, si chiama “Cultura del Nemico”; non dobbiamo essere soddisfatti di sapere solo chi “non siamo”, l’incontro con
lo straniero deve essere uno stimolo per conoscere meglio la nostra identità. L’incontro fra i tre personaggi
principali ne dà la prova; Kakura Ozu, affascinante
e fine giapponese, lontano dai pregiudizi e dagli ste-
Francesca Romana Renzetti
La paura di noi stessi
diventa la paura degli altri
II classificata - IV ginnasio A
“Non vediamo mai al di là delle nostre certezze e
cosa ancora più grave, abbiamo rinunciato all’incontro, non facciamo che incontrare noi stessi in questi
specchi perenni senza nemmeno riconoscerci.” Scrive
così M. Barbery nel suo romanzo “L’eleganza del
riccio”; a confessarci questo pensiero è Paloma, ma
bambina di dodici anni che con occhio critico osserva
e giudica il mondo ipocrita di cui fa parte. La narrazione del romanzo viene sconvolta dall’arrivo di Kakuro
Ozu, uomo di origini giapponesi il quale si trasferisce
reotipi della cultura Occidentale scorge la – camelia
sul muschio- ovvero trova la bellezza interiore di una
donna apparentemente buia e vuota.
Lui svela le vere Paloma e Renèe e permette loro di
incontrarsi. Raggiunta l’alchimia, ammette la scoperta
di lati di sé repressi e frenati; Renèe si libera dall’oppressione di un ricordo che la imprigionava alla sua
mediocrità e Paloma apprezzerà il valore della vita
e rinuncerà al suicidio. Le maschere che avevano intrappolato il loro “essere” nel loro “apparire” si vanificano grazie al semplice coraggio di un uomo che non
si accontenta di vedere, vuole guardare, osservare e
soprattutto cercare.
Da sempre ci si è interrogati sull’importanza della
condivisione sull’apertura alla scoperta dell’altro e
alla scoperta di se stessi. Pirandello sosteneva che
ogni uomo indossasse una maschera e che ciascuno
di noi la interpretasse in do differente; chi se ne liberava, chi la vestiva per comodità e chi la rendeva
parte di se fino a renderla propria della sua identità.
Lo trovo scandaloso che una persona sia privata della
sua unicità e resa schiava degli stereotipi e pregiudizi.
Spero che io possa avere la forza di mettermi in
discussione e vedere oltre me stessa, aprirmi a colui
che mi è straniero e infine spero di trovare le “camelie
sul muschio”.
nello stabile dove abita Paloma dopo la morte di un
critico culinario. Entra quindi in scena la figura dello
“straniero”: un uomo con tradizioni, abitudini, costumi diversi da quelli che ogni giorno venivano proposti
alla bambina, era qualcosa di nuovo, diverso, che
poteva suscitare curiosità agli occhi delle altre persone.
In seguito, nel corso del racconto, Kakuro permetterà alle due protagoniste, in particolare alla portiera Reneè, di svelarsi, di scoprirsi e di togliersi quella
maschera che fin da giovane aveva indossato ogni
giorno senza mai provare a essere davvero se stessa
per paura di non venire accettata dalla società che la
circondava. Chi è lo straniero, ma più che altro, chi
può essere considerato tale? Nelle vite svolge un ruo-
115
Cultura
XI Concorso letterario
Francesca Romana Renzetti II classificata – Biennio
lo da antagonista o aiutante, che influenza ha? Partiamo da questo presupposto: secondo me la categoria
dello straniero non esiste, siamo tutti un po’ stranieri,a
volte, nel nostro paese stesso. Seguitiamo ogni giorno
a convincerci che il diverso non ci può aiutare a creare la persona che desideriamo essere, ci chiudiamo in
noi stessi inventando sempre più categorie di uomini
che in realtà non esistono, ma che ci rendono solamente sempre più soli e noiosi. Se proseguiamo a costruire muri credo che probabilmente alla fine anche
il nostro compagno di banco ci risulterà essere uno
“straniero” e questo solo perché è differente da noi.
in realtà. In alcuni racconti, pagine di giornale, gli
stranieri sono visti e descritti come problemi, pericoli.
Non posso negare, in effetti, che molti di loro cercano
di arricchirsi entrando in contatto con la delinquenza
e con la violenza. E’ un problema nostro come loro e
dobbiamo cercare di aiutarli ad uscire da questa “dipendenza”. Noi rappresentiamo un piccolo tassello
del meraviglioso mosaico che è il mondo e dobbiamo
cercare di far combaciare tutti i componenti per costruire e creare un qualcosa di armonico.
Il confronto con gli altri, per noi adolescenti, penso sia fondamentale per formarci, per renderci meno
ignoranti e perciò per allargare le nostre conoscenze e renderci più aperti nei confronti del mondo. Ci
dobbiamo chiedere chi siamo noi e non chi sono loro
perché forse questo timore di aprirsi con gente diversa
è dato a sua volta dalla paura di scoprire chi siamo
116
2010-11 “L’accoglienza”
Ludovica Del Tosto
Si può vivere diversi
senza paura del giudizio degli altri
III classificata - IV ginnasio A
Nella nostra società odierna lo straniero è visto e
percepito da molte persone come un individuo pericoloso, da evitare perché “diverso”, con le sue origini e
le sue tradizioni; non è come noi perché ha un colore
di pelle differente, ha un accento particolare oppure
crede in un altro Dio. Spesso, però, coloro che noi
chiamiamo “diversi” possono insegnarci a ritrovare
noi stessi, a disvelare ciò che in realtà siamo e non
ciò che vogliamo apparire agli altri per stereotiparci.
Ne “L’eleganza del riccio” di M. Barbery, l’incontro con lo straniero è una delle tematiche principali trattate dall’autrice; nel romanzo, con l’arrivo di
Kakuro Ozu in rue de Grenelle, a Parigi, la visione
del mondo da parte delle protagoniste muta totalmente. Infatti Renée e Paloma, durante i loro incontri con
Kakuro, vivono dei momenti nei quali si sentono loro
stesse, Renée Michelle e Paloma Josse, la portinaia
acculturata e la ragazza bizzarra, ma al contempo
riflessiva e brillante; non si sentono facenti parte della
società perché anch’esse, nel loro animo, si sentono
stereotipi nella massa. Con Ozu, però, riescono ad
aprire il loro cuore e ad essere ciò che sono, poiché riconoscono di avere molti interessi comuni con
Kakuro, anche se è uno straniero. Capiscono, infatti,
seguendo l’esempio di Ozu, che si può essere diversi
senza aver paura del giudizio degli altri.
La stessa mentalità si può apportare alla nostra vita
quotidiana: quasi ogni giorno ci capita di stare a
contatto con stranieri, chi a scuola, chi a casa, chi
Ludovica Del Tosto III classificata – Biennio.
117
Cultura
XI Concorso letterario
alla fermata dell’autobus; il nostro istinto ci spinge ad
avere paura, ad essere diffidenti, ma in realtà sono
sensazioni infondate, non conosciamo abbastanza
l’altro per giudicarlo. Infatti lo straniero non è sempre da evitare; anzi spesso porta nuove innovazioni,
nuove idee che possono aprire la nostra mente e farci
vivere in un’altra ottica, diversa da quella che avevamo adottato fino a quel momento. Da coloro che non
sono come noi, possiamo prendere i lati positivi per
migliorare noi stessi, per confrontarci, e quindi per
eliminare i nostri difetti e accrescere le nostre qualità.
Senza confronto, dunque, viviamo isolati dentro noi
stessi e tiriamo fuori gli aculei comportandoci da ricci,
come dice Paloma.
La nostra conoscenza con lo straniero può essere
espressa con i tipi di colori: ci sono i tre colori primari che unendosi in varie combinazioni formano i
colori secondari e così via; ogni informazione che
conosciamo in più sul “diverso” arricchisce la nostra
anima ancora e ancora migliorando la nostra vita e
permettendoci di non avere pregiudizi inutili e non
veritieri. Essere diversi, inoltre, gli uni dagli altri è la
caratteristica che ci rende unici, particolari, simili a
chi ci circonda ed altrettanto differenti da sembrare
opposti. Facendo riferimento ai colori, infatti, possiamo trovare tante sfumature, ognuna diversa dall’altra.
In “Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio” gli stranieri del palazzo non si sopportano vicendevolmente perché hanno pregiudizi gli uni verso
gli altri che abbattono ogni possibilità di stringere veri
rapporti di amicizia; ampliando le nostre conoscenze
e i nostri pensieri contribuiamo a rendere il mondo un
mosaico variopinto dalle differenze e caratteristiche
dei popoli e delle culture.
TRIENNIO LICEO CLASSICO E SCIENTIFICO
Patizio de Iuliis
La paura spinge al rifiuto dell’altro
I classificato - IV scientifico A
Il passo in questione descrive con una dose incredibile di realismo la situazione molto complessa
nella quale la famiglia Joad si viene a trovare, dopo
l’uccisione da parte di Tom, il figlio maggiore, di un
uomo. Costui aveva ucciso il predicatore Casy, che
si batteva strenuamente per i diritti dei più deboli.
E’un momento altamente drammatico: Tom infatti, in
passato, aveva già ucciso un uomo e non avrebbe
neanche potuto recarsi in California, perché in stato
di libertà vigilata. Ma c’è la presenza della mamma
che, progressivamente, in tutto lo svolgimento del romanzo assume un ruolo dominante, scavalcando anche il marito (“Il babbo ha perduto il suo posto, non
è più il capo della famiglia”), battendosi in maniera
decisa per mantenere l’unità familiare. E’lei che
prende in mano la situazione e con pragmatismo ed
intelligenza riesce a compiere le scelte più adeguate.
In un momento estremamente delicato, quando ormai
la disgregazione della famiglia Joad è già una realtà, è importante mantenere saldi i propri valori e che
Tom non se ne vada. Questo passo è evocativo inoltre
del grande disagio che i Joad, come tante famiglie
nella loro stessa condizione, si trovano ad affrontare.
Infatti, trattati come stranieri in patria, sono costretti a subire umiliazioni e soprusi di ogni genere. Da
quando lasciano la loro terra, fiduciosi in un futuro
ed una vita migliori, progressivamente acquisiscono
coscienza della mancanza della possibilità di trovare
un lavoro ben retribuito in California e dell’ostilità di
chi li avrebbe dovuti accogliere.
Vengono trattati come bestie anche dai poliziotti,
che cercano capziosamente pretesti per maltrattarli. I
proprietari terrieri, consci dell’abbondanza di manodopera e della disperazione dei lavoranti, li sfruttano
retribuendoli in maniera non equa e disonesta.
Possiamo ricordare in questi casi quanto avviene nel
ranch di Hooper, oppure nel campo nel quale Casy
verrà arrestato al posto di Tom.
Il tema che si pone prepotentemente in evidenza è
quello dell’accoglienza dell’altro, in questo caso dei
Joad e di tanti nuclei familiari che si mettono in viaggio,
sperando di raggiungere condizioni di vita migliori.
118
2010-11 “L’accoglienza”
Patrizio De Iuliis - I classificato – Triennio
Il problema è che dall’altro ci si sente minacciati, si
teme che possa portare scompiglio, si teme che sia un
parassita e uno sfruttatore, che possa turbare delicati
equilibri precostituiti. Si ha paura della concorrenza
nel mondo del lavoro e della richiesta di attenzioni
materiali e immateriali.
Nel romanzo “Furore” la presenza dei migranti
pone problemi come l’esistenza di campi dove costoro
possano vivere con un livello minimo di assistenza e
soprattutto la necessità di offrire loro un lavoro dignitoso con il quale potersi mantenere decentemente.
I californiani invece temono che concedere diritti ai
migranti sia pericoloso, perché potrebbe portare alla
rivendicazione di diritti ancora maggiori. Per questo
i poliziotti mostrano tutta la loro ostilità nei confronti
del campo governativo, dove c’era la possibilità di
avere a disposizione bagni, docce, lavanderia, assistenza e possibilità di svago. Sempre per questo
reprimono lo sciopero dei braccianti, che chiedono
un salario più giusto, a causa del quale il predicatore verrà ucciso.
Il tema dell’accoglienza dell’altro si può intravedere
anche nel romanzo “Cristo si è fermato a Eboli” di
Carlo Levi. In questo caso ci troviamo però in una
situazione molto diversa, infatti è un confinato per
motivi politici dal regime fascista a doversi trasferire
in un paese povero e sperduto della Lucania. Si tratta
dell’autore, un intellettuale eclettico, che viene accolto
con deferenza e cortesia per le sue qualità e anche
perché medico. Egli si mostra disponibile ad assistere
i paesani, cosa che poi gli verrà vietata, ma anche a
comprendere la mentalità e la vita degli ospitanti. Sia
il podestà, legato quindi al regime, che i contadini
apprezzano moltissimo la sua presenza.
Operando quindi un confronto tra i due romanzi
si può notare la diversa condizione socio-economica
dei protagonisti, la diversità dei motivi che spingono
all’emigrazione, il diverso numero degli emigranti, il
119
Cultura
XI Concorso letterario
diverso trattamento che viene riservato loro, ma anche la stessa costrizione del dover lasciare la loro vita
precedente.
In “Furore” c’è una famiglia, i Joad, che è costretta
a migrare a causa della sua condizione di estrema
povertà e quindi deve affrontare l’avversione degli indigeni nella sua ricerca di lavoro e condizioni di vita
migliori. In “Cristo si è fermato a Eboli” invece c’è un
singolo, un intellettuale che, per motivi ideologici, è
costretto al confino e viene accolto in maniera eccezionale.
Il tema quindi dell’accoglienza dell’altro si riduce
ad una sostanziale questione legata alla condizione
dell’altro, quindi il suo status, i suoi bisogni, il suo
modo di porsi e la sua incidenza sulla vita di chi lo
deve ospitare: i Joad chiedono, mentre C.Levi mette a
disposizione se stesso.
Ci dovrebbe essere un incontro, un franco confronto, un’apertura al diverso e alla sua ricchezza spirituale e visione del mondo.
maniera esemplare; ma allo stesso tempo impegna
l’ospitante, con il rispetto dei suoi doveri, ad offrirgli
le migliori condizioni di vita e la possibilità di esprimersi al meglio delle sue potenzialità.
Sorge spontaneo l’accostamento al tema di grande
attualità dell’immigrazione internazionale e ancor di
più la somiglianza con i flussi migratori italiani da
Sud verso Nord di tante famiglie dei decenni scorsi
e purtroppo, in maniera molto ridotta, ancora in atto.
A favore dei Joad, rispetto a Levi, gioca il fattore
della condivisione con tante altre famiglie delle stesse
difficoltà e quindi la fraterna solidarietà che si crea,
come con i Wilson.
Per aprirsi all’altro bisogna essere sicuri della propria identità e maltrattarlo è sintomatico di una grande paura e soprattutto insicurezza.
La California ha bisogno dei Joad, come i Joad hanno bisogno della California, l’incontro non è avvenuto
perché la California non ha saputo accoglierli.
L’altro ha il dovere di presentarsi al meglio, offrendo
tutto ciò che di positivo possiede e di comportarsi in
Chiara D’Ambrosio
“Furore” è il numero 29
Furore è letteratura, è economia, è storia, è denuncia sociale. Furore è un numero: il ’29.
famiglie, come quella con cui proprio Steinbeck si avventurò nel viaggio infinito lungo la Road 66 o come
quella degli stessi Joad raccontati dall’autore, rimaneva la California: il paese dell’abbondanza dove i
tanti frutti avrebbero saziato tutti gli uomini affamati
e il lavoro avrebbe ripagato le fatiche di una vita.
Ma quindici giorni di viaggio bastano per abbattere
il sogno di una bianca casetta per una mamma, di un
impiego in un garage per un giovane adolescente,
di un’abbuffata di uva per un vecchio lavoratore con
la pelle segnata dal sole. Presto si diventa stranieri in
patria, Okies o ancor peggio bolscevichi: il 1929 è
anche l’anno dell’ascesa al potere in Russia di Stalin
e con lui la nascita dell’idea del socialismo in una nazione. In America il liberalismo di Roosvelt diffuse la
così detta “Paura Rossa” ma la Grande Depressione
divenne per molti la prova finale del crollo del sistema
capitalista insieme alla bancarotta dell’Economia.
La Grande Depressione dilagava in America mettendo in ginocchio il paese: l’unica speranza di tante
La crescita spirituale di Tom nel romanzo del 1929
The grapes of wrath, che si completa al momento del
II classificato - II classico A
L’arteria 66 è il calvario dei popoli in fuga che scappano dalla miseria, si lasciano alle spalle la polvere che a lungo li ha sotterrati, che li ha resi poveri
seppellendo i raccolti, pulviscolo che hanno respirato
affannosamente. La tartaruga sul ciglio della strada
sembra sapere dove sia diretta, si muove lentamente
tra la terra rossa dell’Oklahoma, con fatica porta con
sé la sua casa ove, in caso di pericolo, frettolosamente si rifugia. Uomini come animali, ammassati tra i
materassi e le stoviglie su un carro in corsa a trenta
all’ora sull’Highway 66.
120
2010-11 “L’accoglienza”
Chiara D’Ambrosio II Classificata – Triennio.
distacco dalla madre, cuore del nucleo familiare, e
della morte del predicatore Casy, punto di riferimento del protagonista, riflette la sete di giustizia e la
coscienza umana desiderosa di legittimi diritti che in
quegli anni si concretizzò in America. Gli immigrati
delle regioni della Terra Rossa erano infatti “per necessità” trattati come bestie perché, qualora si fossero sentiti umani, avrebbero rivendicato i propri diritti,
si sarebbero organizzati ed avrebbero scioperato.
Tom perciò alla fine del romanzo metabolizza ciò
che, tra le mille parole e i discorsi confusi ma ricchi
di verità teologiche, aveva già idealizzato e concretizzato Casy, stanco dei maltrattamenti e sfruttamenti
subiti. Le prepotenze scatenano l’odio, l’odio la cattiveria, la cattiveria la violenza. Un tema non lontano
dalla nostra quotidianità che ricorda molto da vicino
gli immigrati in rivolta, circa un anno fa, a Rosarno,
contro i soprusi della comunità locale e lo spietato
sfruttamento della ‘ndrangheta, che risposero con
violenza alla violenza.
L’America degli anni trenta, ricca di contraddizioni, divisa tra grandi opportunità e triste miseria, un
paese sotto la guida di un presidente come Franklin
Roosvelt, unico nella storia capace di rinnovare per
quattro volte il suo mandato, che con la sua politica
del New Deal ridiede un volto al paese: un popolo
con salde radici, legato al profumo della sua terra
che serviva a tenere la famiglia unita.
La famiglia Joad, nel suo pellegrinaggio, sebbene i
vecchi muoiano e i bambini nascano, rimane sempre
quella, intatta nel suo spirito. La mamma ne è il vero
animo: diversamente dalla tradizione e dai costumi
degli anni trenta, è lei che porta i pantaloni in casa,
lei che non lascia fare ai propri figli nemmeno un
passo se non sotto la sua attenta osservazione, che
minaccia i signori Joad con la manovella perché non
si separino lungo la via. Una donna capace di buttare nelle fiamme i suoi ricordi più cari e guardare al
futuro, preoccupandosi di quello che diventeranno i
121
Cultura
XI Concorso letterario
suoi bambini perché non siano due bestie, come tutti
si sentivano nel corso della loro lunga Odissea.
Questa triste storia è per Steinbeck l’occasione di
dipingere a tinte fosche una splendida metafora sulla condizione umana: la vita come un viaggio lungo
una “strada” interminabile ed impervia. Una “strada”
cara anche ad altri scrittore del novecento come Jack
Kerouac “On the road”; nel capolavoro di Steinbeck
si alternano la ricchezza, raffigurata dalle grandi automobili che sfrecciano vicino ai “rottami con le ruote”
dei poveri come i Joad e ancora miseria, illusioni, disillusioni. L’uomo esprime spesso la sua più intrinseca
natura, sempre divisa tra Bene e Male e solo specchio
dell’anima universale (Holy Soul): Tom simbolo di una
moltitudine che, come l’uomo non si accorge di respirare, non si capacita alle volte delle proprie reazioni,
non sa con esattezza dove sia diretto, è vittima della
casualità del fato; sa però da dove viene.
Come Clitemnestra, nel V secolo, mostrava il seno
al figlio Oreste, che stava per compiere il matricidio,
per ricordargli da dove provenisse, così il forte senso
di appartenenza, di dovere e di fratellanza concludono il romanzo con la toccante scena di Rosa Tea
la quale coraggiosamente allatta un uomo che stava
morendo di fame dopo che, come direbbe Eschilo, “le
era stato negato il frutto delle sue doglie”.
Anche io mi sento di concludere così.
Eleonora Paesani
La carità del debole verso il debole
III classificato - II classico A
Una tartaruga cammina nella polvere, lentamente,
portandosi dietro la sua casa. Forse sa dove andare o
forse no, ma sa di doversi muovere.
Come la tartaruga, così la famiglia Joad è costretta
a intraprendere un viaggio alla ricerca disperata di
una nuova vita, abbandonando le sterili e polverose
terre dell’Oklahoma con un autocarro, più simile a un
carro bestiame che a un’automobile, che trasporta i
loro miseri averi e i loro umili sogni.
La scena in particolare, posta all’incirca verso la
fine del romanzo, vede la famiglia costretta a dover
fare i conti con l’atto scellerato di Tom, che minaccia
il fragile equilibrio trovato lavorando nel campo di
pesche. Di fronte all’aggressività dei poliziotti davanti
agli scioperanti, il giovane era scattato uccidendone
uno e proponeva quindi di andarsene per il bene familiare. La madre, che dall’inizio del tragitto ha preso
in mano le redini della famiglia e impedisce in questo
episodio a Tom di lasciarli, è uno dei simboli più evidenti di un tema chiave del romanzo: l’unità e il senso
di comunità.
Una volta lasciata per sempre la casa e la terra
natia tutto ciò che possiedono sono loro stessi, la
consapevolezza di non dover affrontare tutto da soli
ma di poter contare sui propri cari. In inglese parenti
si dice relatives, dal verbo to be related: essere collegati. Come se i familiari fossero uniti tra loro da un
filo indivisibile che può essere spezzato solo dalla
morte.
Un senso di comunità che con il procedere della
narrazione si estende anche agli altri profughi, agli
altri figli della Depressione che con valigie piene di
speranze e di sogni arrancano verso la California.
Ne sono l’esempio i Wilson, moglie e marito che per
un breve lasso di tempo accompagnano i Joad e con i
quali si crea un legame più stretto di quanto si potesse
immaginare nel momento in cui partecipano alla morte e alla sepoltura di nonno Joad. Non ci sono più i
Joad, i Floyd ma solo gli Arkies, gli Okies, i contadini
del Texas e dell’Ohio coesi per la transumanza che li
rende così simili tra loro e così diversi dai Californiani, i ricchi Californiani che li disprezzano e li temono
al punto di armarsi di fucili e lacrimogeni. Il sogno
americano è crollato e “The grapes of wrath” ne è
la prova: le migrazioni non avvengono più dall’Europa o dall’Asia, bensì le masse si muovono dagli stati
americani che la Grande Depressione ha messo in
ginocchio.
122
2010-11 “L’accoglienza”
Eleonora Paesani III classificata – Triennio.
Il sogno nel libro s’infrange con l’arrivo in California, idealizzata come un luogo mitico, una sorta di
Arcadia del ventesimo secolo, la cui immagine perfetta costruita nella mente degli emigranti si sgretola
alla vista della frutta che marcisce sugli alberi e delle
baraccopoli di periferia dove sono costretti a soggiornare. Le loro aspettative di trovare lavoro, costruirsi
una casa e quindi di ricominciare a vivere vengono
deluse dall’astio che serpeggia fra gli abitanti della
Salinas Valley nei confronti dei disoccupati degli stati
centrali. Si ritrovano quindi emarginati dai loro stessi
compatrioti e nel subire costanti angherie e soprusi
pian piano la loro umanità lascia spazio a tratti più
bestiali.
La carità infondo di cui parla Steinbeck è la carità
del debole nei confronti del più debole, mai un atto
di clemenza fatta da un ricco verso il povero. E di
questi piccoli gesti è intriso il romanzo che si chiude
proprio con la scena di RosaTea che allatta un povero
vecchio. Che sia la capacità di dare anche quando
non si ha niente che ci rende veramente ricchi?
Verso la fine del libro, durante la pioggia torrenziale che porta via il lavoro, vi è un paragone tra gli
Okies e i cavalli, visti entrambi come forza lavoro ma
ai cui ultimi viene dato un valore maggiore e con la
pioggia sono portati al riparo nelle stalle, a nessuno
invece preme della sorte degli Okies.
123
Cultura
L’esperienza a New York
Ambasciatori plenipotenziari
all’ONU
di Eddy Bozzoni
Cultura, relazioni internazionali e un pizzico di
divertimento, tutto riassunto in un unico progetto:
Model United Nations. I liceali di tutto il mondo,
tra cui una gruppo in rappresentanza del Collegio
San Giuseppe Istituto De Merode, si sono riuniti a
New York dal 10 al 17 maggio per mettere in atto
un intenso lavoro di simulazione, obiettivo finale di
un anno di studio e preparazione. Il nostro ruolo
nell’ambito del MUN era di rappresentare una nazione, nel nostro caso la Zambia, divisi nelle varie
commissioni e quindi ognuno si è trovato ad affron-
tare differenti “topics” che toccavano tutti gli argomenti più attuali. Probabilmente è difficile riassumere cosa sia stata quest’esperienza e quanto grande
sia stata l’emozione per ognuno di noi. Spesso si
sottovaluta la difficoltà nell’affrontare coerentemente tematiche attuali in una lingua straniera e per di
più di fronte a un vasto pubblico, ma ,mettendo da
parte un po’ di timidezza, e soprattuto seguendo
gli indispensabili consigli dello staff, che ci ha seguito per sei mesi, siamo riusciti a dare il meglio
di noi stessi e possiamo dire di avercela fatta. Al
124
k
Cultura
con il progetto
Model United Nations
Cultura
Ambasciatori plenipotenziari a New York
di là del lavoro di commissione e delle tante amicizie strette, l’emozione più grande è stata senz’altro
quella di entrare nel Palazzo di vetro, celebre sede
delle Nazioni Unite, sedersi in seconda fila nella
regolare postazione dell’Italia e poter assistere al
discorso di alcuni ambasciatori permanenti all’Onu
e soprattutto del segretario generale Ban Ki Moon.
Ha acceso in noi l’interesse verso una futura carriera diplomatica e ci ha dato la speranza di poter
essere il cambiamento nel mondo, anche grazie alla
cooperazione di diversi stati. Possono sembrare parole ma per noi si stanno trasformando in fatti. Se
non dovessimo cambiare il mondo di certo siamo
riusciti ad affrontare le nostre paure e insicurezze
e abbiamo imparato tutto riguardo le relazioni internazionali. Abbiamo lasciato da parte i pensieri
quotidiani, la macchinetta, la festa del sabato sera
o il vestito da indossare, per immergerci in un mondo più maturo e affronatare i problemi reali che
affliggono la nostra società, così da renderci conto
di quanto sia importante la consapevolezza di ciò
che ci circonda.
Questo è il classico esempio di un’attività che
serve a crescere e ad aprire la mente, alternando
momenti più formali a quelli di puro divertimento
e di visita culturale di una delle città più grandi e
affascinanti del mondo: la grande mela.
Speriamo che l’anno prossimo molte più persone aderiranno a questo progetto con serietà e costanza, e che tornino realizzati ed entusiasti tanto
quanto noi!
127
Elena Palombelli
Cultura
Il Mago di OZ
Il teatro nella scuola primaria
Mi sono perso lungo
la “strada dei mattoni gialli…”
di Fr. Pio Rocca
Elena Palombelli
“Il Mago di Oz” lo avevo già visto in diverse edizioni cinematografiche (compresa naturalmente quella storica di Victor Fleming, con Judy Garland nel
ruolo di Doroty) e la sua storia fantastica l’avevo letta
nel romanzo di L. Frank Baum; trattandosi però del
Teatro dei miei bambini della Primaria l’attesa era un
misto di curiosità e di apprensione perché la storia è
sì bella e famosa, ma l’allestimento scenico è anche
molto complesso, soprattutto per bambini piccoli e
con tante classi.
Mi chiedevo, nei mesi di febbraio e marzo: riusciranno i nostri eroi delle elementari a fare centro anche
questa volta, come negli gli anni scorsi e, soprattutto,
dopo il successo strepitoso di Pinocchio?
Non vedevo grandi manovre, non sentivo cori che
mi facessero pensare a prove generali. Sapevo che
tutti gli insegnanti erano sotto pressione per conciliare
la “recita” con gli altri mille impegni che una scuola
come si deve richiede. Gli alunni delle Quinte mi sem-
129
Cultura
Il Mago di OZ
bravano più presi e compresi degli altri, forse perché
avevano parti assai impegnative e in lingua originale
(The Wonderful Wisard of Oz). Insomma molta tensione ma poco risultato in apparenza.
Avevo in agenda la data di giovedì 14 aprile per la
prima rappresentazione e ad una settimana dall’evento di prove in teatro nemmeno a parlarne…
Conoscendo bene l’Ispettore Augusto Bartolini (che
mi rassicurava), le insegnanti tutte, il maestro Aleardo
(lui sì Mago davvero di luci, suoni ed effetti speciali) e
Larissa Staino (per i balletti) sapevo che anche questa
volta il miracolo ci sarebbe stato. All’ unica prova generale con tutte le cinque classi (cioè oltre 100 bambini!), sul palco insieme per la prima volta, non ho
voluto partecipare per non perdermi “l’effetto che fa”.
130
Eleonora Paesani III classificata – Triennio.
131
Francesca Florio
Cultura
Il Mago di OZ
Francesca Florio
E finalmente arriva il gran giorno. Il Teatro della
scuola è gremito in ogni ordine di posti e in molti hanno trovato posto in galleria. Doroty e il suo cagnolino
Toto, l’Uragano, il Paese dei Ghiottoni, lo Spaventapasseri e i Corvi, i Papaveri velenosi, il Boscaiolo di
Latta, il Leone Codardo, le quattro Streghe buone e
cattive, le Scarpette d’Argento di Doroty, finalmente la
Città di Smeraldo, il Mago di Oz e il finale classico
“tutti vissero felici e contenti”. Il miracolo si è ripetuto.
E giù applausi a scroscio, come un vero uragano,
per la passerella finale. Occhi lucidi di commozione
nei genitori (specialmente i nonni),respiro di sollievo
per i maestri (“e pure stavolta è andata!”), orgoglio
del Direttore per avere alunni e insegnanti così straordinari, e gli alunni (un po’ stanchi) della sezione
A che si meravigliano di tanto “rumoroso” successo.
Domani si replica: tocca alla B. (E lo scrivente, a posteriori, registra altrettanto successo e gloria).
133
Cultura
Spettacoli
Gli spettacoli
del corso
primario!
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135
Day By Day
Laboratorio di scienze
Giovani scienziati
in laboratorio
di Marina Pescarmona
Nelle usuali esercitazioni di laboratorio è l’insegnante a mostrare ai ragazzi gli esperimenti. E’ l’insegnante a sceglierli, a eseguirli e ad avere la soddisfazione di suscitare sempre interesse e curiosità.
Ora, ho voluto scrivere per raccontare invece un’
esperienza che si distacca dalla norma. Sei ragazzi
del primo anno del liceo classico, infatti, hanno gestito autonomamente, naturalmente con la presenza
dell’Insegnante, le esercitazioni di chimica del mese
di febbraio. Sono loro che hanno cercato gli esperimenti e, una volta supervisionati da me, si sono
procurati il materiale non presente in laboratorio, li
hanno provati , messi a punto a casa per poi fare
Giocando con acidi e basi.
136
Day By Day
Pescarmona-Brizi
e i giovani “scienziati“
Cuocere l’uovo con l’alcool
la prova generale con l’Insegnante. I quattro turni
del laboratorio di febbraio si sono svolti con questo
programma autogestito.
Stiamo parlando di Marco Moretti, Camilla Colonna e Ludovica Rocchi del primo classico B e Emanuela Birocchi, Manfredi De Simone, e Annamaria
Palermo della sezione A. Con tanto di camice, a
turno, hanno svolto davanti a dozzine di alunni le
loro esperienze.
Marco ha costruito un circuito elettrico con il quale ha verificato la conducibilità elettrica di una soluzione di acqua e soda caustica, e con lo stesso
circuito ha prodotto elettrolisi dell’acqua. Camilla
137
Day By Day
Laboratorio di scienze
L’esperimento di Ludovica
138
invece ha dato un saggio di alcune tecniche della
moderna gastronomia molecolare ed è riuscita a
cuocere un uovo senza fuoco, semplicemente sbattendolo con alcool a 90°. Ha poi prodotto palline
di Aperol divertenti per un aperitivo.
Ludovica ci ha mostrato come il cavolo rosso sia un
indicatore di ph naturale; una soluzione di acqua ed
estratto di cavolo infatti cambia di colore al contatto
con acidi come quello citrico (limone) , quello acetico
(aceto) e acidi forti come quello cloridrico.
Emanuela ha prodotto grandi quantità di schiuma sotto gli occhi di tutti; Manfredi ha ha fatto
apparire una scritta avvicinando un foglio al fuoco
ed Annamaria ha intrugliato anche lei con acidi e
basi, facendo cambiare “magicamente” il colore
di certe soluzioni.
Il successo è stato grande, come anche la soddisfazione dell’Insegnante, e l’esperienza ha contagiato chi ha solamente guardato spingendolo ad
essere protagonista anche lui nel prossimo futuro.
139
Lunga vita
al laboratorio di scienze!
Day By Day
Papa Giovanni Paolo II
L´omaggio di Poste
italiane
Karol Wojtyla è beato. Ad appena sei anni dalla
sua morte per volontà del suo successore Benedetto
XVI che lo ha conosciuto da vicino ed ha collaborato
con lui.
Nelle prime settimane del suo pontificato Benedetto XVI prese seriamente in considerazione la richiesta
di proclamare Papa Wojtyla «santo subito», cioè di
aprire direttamente un processo per la canonizzazione saltando il gradino intermedio della beatificazione.
Lo stato Italiano ha voluto celebrare questo grande
evento con un francobollo, che è stato emesso venerdì 29 Aprile 2011, a Roma.
Con un’iniziativa senza precedenti, aderendo alle
celebrazioni promosse dal Vicariato di Roma, Poste
Italiane ha esteso, a tutte le Diocesi italiane, la possibilità di dotarsi anch’esse di uno speciale annullo
filatelico del tutto analogo a quello utilizzato nella
Ca- pitale offrendo quindi anche alle Diocesi, sul
territorio l’opportunità di unirsi idealmente e
contemporaneamente all’analoga iniziativa
che si è svolta a Roma.
In particolare l’immagine del francobollo
raffigura un suo ritratto realizzato dal fotografo Grzegorz Galazka l’8 dicembre
1998, in occasione della Benedizione
della statua della Vergine Immacolata in
Roma.
Il francobollo, dal valore facciale di
€0,60, è un autoadesivo su carta patinata raccolto in fogli da 15 esemplari
ciascuno. I francobolli posti lungo i lati
destro e sinistro sono arricchiti da una
appendice raffigurante il logo della
Diocesi di Roma.
140
per la beatificazione di
Papa Giovanni Paolo II
Vista l’alta richiesta del francobollo tra i fedeli e
i collezionisti nonché la sua composizione in minifoglio, il dentellato dedicato alla Beatificazione avrà
una tiratura complessiva di 12 milioni di esemplari.
Sono stati realizzati vari prodotti filatelici dedicati
alla Beatificazione di Giovanni Paolo II, tra cui un “folder” che comprende oltre al francobollo, una tessera,
una cartolina e una lamina d’oro con l’immagine del
Papa. Questo prodotto ha riscosso un enorme successo tra il pubblico proprio in occasione dei grandi festeggiamenti realizzati per l’occasione; una busta personalizzata e una serie di quattro cartoline dedicate
alle quattro basiliche di Roma.
Poste Italiane in passato aveva già reso omaggio
a Papa Giovanni Paolo II insieme a Benedetto XVI
con due francobolli emessi il 26 novembre 2005, per
commemorare Karol Wojtyla e celebrare il papato di
Joseph Ratzinger.
141
Day By Day
Visitare
Imparare con i piedi
Jacopo Liberatori
Le fontane di Palazzo Farnese
riattivate per noi
I scientifico B
Mentre venivano effettuati gli ultimi controlli, l’attesa cresceva. Poi, la partenza e l’arrivo a Caprarola
intorno alle 9.30. La visita al Palazzo Farnese è stata meravigliosa: una fantastica avventura tra enormi
stanze coperte interamente da affreschi e bassorilievi. Successivamente, all’esterno della struttura, abbiamo passeggiato per lunghi viali fiancheggiati da
imponenti fontane che, per l’occasione, erano state
riattivate. Dopo un breve tragitto in pullman, siamo
arrivati al centro “Tuscia Doc” dove ci sono stati offerti
i migliori prodotti locali. Il pranzo è stato tenuto pres-
so un albergo-ristorante proprio sulla riva del lago di
Vico. Dopo una parte del pomeriggio dedicata allo
svago, è arrivato, purtroppo, il momento di ritornare
a Roma. Graziati anche questa volta dal traffico, del
tutto assente nell’ arco della giornata, abbiamo raggiunto Piazza Augusto Imperatore alle ore 18. Così,
con un pizzico d’amaro in bocca e con l’augurio di
poter rivivere ancora una giornata del genere, siamo
arrivati al termine di una giornata meravigliosa che,
sicuramente, non scorderemo.
Caprarola – I e II scientifico B.
142
Day By Day
Visitare
Imparare con i piedi
Ludovica Del Tosto, Francesca Romana Renzetti
Tra le tombe “panettone”
Con Barbara, Patrizia Valerio D’Achille nella necropoli etrusca
a Cerveteri
IV e V ginnasio A
In tempi rapidissimi siamo giunti a destinazione e
ad attenderci, al nostro arrivo, vi erano due guide,
una per classe, (IV e V ginnasio A) che poco dopo ci
hanno invitato ad iniziare la nostra visita.
Entrati nella zona archeologica, immediatamente
la nostra attenzione è caduta su monumenti a forma
di panettone, oramai ricoperti dalla flora: nel settimo
secolo a.C. esse erano tombe e vengono chiamate
“Tumuli”. In seguito la giovane guida ci ha indicato
un tumulo e ci ha invitato a seguirla e a entrare all’interno insieme a lei.
Nella sala interna la guida ci ha lasciato sedere e
ha illustrato le tre camere in cui venivano posti i defunti, raccontandoci le abitudini della civiltà etrusca.
Usciti dal tumulo, ci siamo diretti verso un’altra tomba, meno antica di un secolo. Il corridoio era meno
lungo, ma la disposizione delle stanze e dei defunti
Cerveteri – Una tomba “panettone“.
143
Visitare. Imparare con i piedi
Cerveteri – IV e V ginnasio A.
era sempre la stessa: le persone decedute venivano
sdraiate su letti di pietra e i tumuli venivano chiusi
attraverso dei massi pesanti e riaperti solo in caso di
necessità; proprio a causa del cattivo odore e della
spiacevole visione che i parenti dovevano sopportare, una volta riaperto il tumulo, più avanti decisero di
costruire sarcofagi.
utensili e altri oggetti caratteristici della civiltà etrusca.
Successivamente siamo partiti alla volta di Ceri, un
paesino a poca distanza da Cerveteri. Lì abbiamo
consumato il nostro pranzo e, appena terminato, i
professori ci hanno lasciato del tempo libero per divertirci e distrarci.
Dopo aver fatto visita anche a questo tumulo, ci siamo fermati di fronte a una scala. Quest’ultima portava
a una tomba sotterranea: la guida ci ha spiegato che
gli etruschi non avevano più tanto territorio a disposizione e perciò furono costretti a scavare tumuli sotto
terra. All’interno di questa tomba, che abbiamo potuto osservare solo da dietro un vetro, vi erano rilievi
che rappresentavano oggetti, utili ai defunti nel corso
della loro vita, e animali domestici.
Una volta terminato il nostro percorso, siamo saliti
di nuovo sul pullman e abbiamo fatto una tappa nel
centro di Cerveteri per visitare un museo che conserva
144
Firenze – III scientifico A.
Edoardo Pistone, Alessandro Coia
Nella città del Giglio il cuore e gli occhi
sono travolti dalla bellezza
III scientifico A
Quale miglior occasione per dimenticare le ansie
e le fatiche di questo nuovo anno se non la “famigerata” gita? E quale luogo migliore se non Firenze?
Eterna e sempre viva città.
Così con la speranza di un’esperienza memorabile
da cui tornare arricchiti, noi, del terzo scientifico A
partiamo alla volta di Firenze.
E dopo un viaggio in treno durato “nemmeno il tempo di prender posto”, fra allegri comizi e discutibili
giochi di carte, ci ritroviamo nella città del “giglio”,
tra opere d’arte e storia antica.
Un cuore pulsante di vita e cultura che ci travolge
e ci riempie negli occhi e nell’animo con la sua grandezza.
Spinti perciò da questo sapore rinascimentale, sotto
la sicura guida dei nostri “condottieri” Tornatora e Costa, ci improvvisiamo guide turistiche e uno per volta
spieghiamo a tutti la “nostra” opera.
Santa Croce, Santa Maria Novella, Ponte Vecchio…
A ogni cosa il suo spazio ed il suo oratore; occasione permette anche episodi memorabili come una
tentata fortuna dalle fattezze suine.
145
Day By Day
Visitare. Imparare con i piedi
Giusto il tempo per una pausa nella quale rifocillarsi
e prendere contatto con gli indigeni del luogo (variando anche per cibarie,da pietanze fuori luogo a banali
cibi industriali), e poi di nuovo a capofitto tra Cappelle Medicee e Palazzo Pitti; tra dotte esposizioni e
spettatori improvvisanti e cori da mondiale.
Quando tutto ha fine ci ritroviamo stanchi, ma ricchi
di cose nuove, certi di aver avuto un’ottima esperienza, che si conclude con un ritorno pendolare da casinò, con improvvisati croupier nostrani e ammalianti
giochi di prestigio da parte del nostro letterario mentore, capace di renderci incantarci con i suoi trucchi.
Lorenzo Spinelli
Firenze illustrata da noi è più bella
IV scientifico A
Oggi, 23 marzo, è un grande giorno nella storia
del IV Scientifico A. Per la prima volta in quattro anni
faremo una gita di due giorni , ma questo non è tutto;
a rendere così speciale questo viaggio a Firenze è
un altro motivo: saremo noi le guide alle opere che
visiteremo
Con questi presupposti inizia la nostra spedizione
a Firenze, con i professori Testa e Ierovante che ci
accompagnano: un viaggio in treno di poco più di
un’ora e mezza su un velocissimo Freccia Rossa e arriviamo alla stazione di S. Maria Novella, situata nel
vivo della città toscana, dove subito ci dirigiamo al
nostro albergo, l’Hotel Leonardo da Vinci. Una volta
depositati i bagagli, andiamo subito verso il primo dei
monumenti importanti da visitare: la Basilica di Santa
Maria Novella, progettata da Leon Battista Alberti,
e illustrataci da Cristina (abbiamo, tra le altre cose,
scoperto come la facciata sia stata costruita circa
Firenze, IV scientifico A. Foto di Elisa D’Ascoli.
146
Foto di Elisa D’Ascoli.
sessant’anni prima della nascita del suo creatore!).
Bisogna ammettere che vedere gli altri turisti perdersi
dietro guide estranee, talvolta straniere, costose e magari poco preparate mostrava appieno la bontà della
nostra idea.
Dopo essere entrati ed aver ammirato, fra le altre
opere, la celebre Trinità del Masaccio, ci spostiamo
verso Palazzo Rucellai, illustre opera architettonica
dello stesso Alberti, la cui vita, oltre che lo stesso edificio, ci sono presentate da Cristina e Andrea.
Di strada per l’albergo, oltre all’Incredulità di San
Tommaso, troviamo il ristorante Ciro & Sons, dove abbiamo la possibilità di mangiare la famosa bistecca
alla fiorentina, insieme ad un antipasto misto ed un
primo di pasta. Alle 15,00 siamo già in marcia verso
nuovi luoghi d’interesse.
A pochi passi dalla stazione troviamo il Duomo di
Firenze, la Cattedrale di Santa Maria del Fiore e l’antistante Battistero. Una volta entrati, la prima cosa che
attira la nostra attenzione è l’immensità della cupola (prima al mondo per grandezza), progettata dal
Brunelleschi. Ammirate le opere contenute all’interno
della chiesa, una su tutte l’affresco del Monumento
equestre a Giovanni Acuto, la nostra curiosità ci spinge subito (o quasi, viste le rimostranze dei vertiginosi)
a salire in cima alla volta. Dopo più di 460 (faticosi)
scalini e qualche testata al basso soffitto, siamo sulla
lanterna, la struttura in cima alla cupola che fa da
chiave di volta, luogo molto panoramico dal quale si
vede quasi tutta Firenze, e dal quale abbiamo scattato
centinaia di foto, sia di gruppo, sia della veduta con il
campanile in primo piano.
Ci dirigiamo alla più famosa zona di Firenze, quella
di Piazza della Signoria, nella quale possiamo dare
un’occhiata al Palazzo Vecchio, alla Loggia dei Lanzi
e alle tante statue che si trovano nelle zone limitrofe a
questi ultimi, senza però dare troppo rilievo ad ognuna di esse poiché da un lato il tempo a disposizione
non permette di trattarne adeguatamente, e dall’altro
poiché le vedremo il giorno seguente.
Cena in albergo e via, si riparte alla volta del Piazzale Michelangelo (Forte Belvedere), un suggestivo luo-
147
Day By Day
Visitare. Imparare con i piedi
go panoramico che svetta sulla città, panorama che si
sarebbe potuto meglio apprezzare alla luce del sole,
ma del resto alle 10 di sera sarebbe chiedere troppo...
Ale 7 del mattino, tutti nella hall dell’albergo, fra
camminate arrancanti e facce comatose si va verso la
sala ristorante e si fa colazione con cornetti, marmellate e dosi di caffeina da cavalli.
Alle 8 siamo già in fila alle Gallerie degli Uffizi,
dove straordinariamente entriamo dopo pochissimi
minuti, e dopo un passaggio o due sotto il metal detector, siamo finalmente dentro. Il museo è il più visitato d’Italia, e non a caso: le opere d’arte sono tante,
famose e tutte eccelse, ma purtroppo noi abbiamo
poco tempo e siamo costretti a ignorarne molte. Le
opere sulle quali, però, più ci soffermiamo sono quelle
di Botticelli e Leonardo. Del primo sono presenti, su
tutte, la Primavera e la Nascita di Venere, sulle quali
improvvisiamo una spiegazione (non ci erano state
assegnate come opere da preparare) con ciò che
avevamo imparato in Storia dell’Arte. Del secondo
artista, invece, Daniele, Giacomo e Luca ci illustrano
l’Annunciazione e l’Adorazione dei Magi.
La visita agli Uffizi, però, è sfiancante (soprattutto
per la sveglia) e perciò ci riposiamo seduti ad un
tavolino del bar, che si trova all’interno delle stesse
Gallerie.
Scaduto il tempo libero a noi concesso, assistiamo
alla spiegazione del Perseo di Benvenuto Cellini da
parte di Lorenzo e Marco e del David di Michelangelo (che proviamo anche a rincorrere fino al Museo
dell’Accademia salvo trovare chilometri di fila) da Filippo Testa e Patrizio .
Pranzo in una trattoria vicina al Ponte Vecchio, sempre fiorentina, come da tradizione, stavolta con le patate al forno (tutti tranne il “tavolo dei mangioni”, che
hanno scroccato anche un primo) e una abbondante
mezz’ ora di tempo libero. Per concludere la gita,
visitiamo un interessante museo sulle invenzioni di Leonardo da Vinci, dove il professor Ierovante ci illustra
il funzionamento degli oggetti esposti e le leggi fisiche
che ne regolano il funzionamento.
Ore 17:25, parte il treno per Roma, arrivederci Firenze.
Foto di Elisa D’Ascoli.
148
Tanta civiltà e cultura classica,
a due passi da Roma!
I ginnasio A
Accompagnati da Dora e Laura abbiamo con
interesse seguito le spiegazione offerte dalla guida, il
Prof. Cardone. E “pregato” nel tempio della Fortuna
Primigenia di Preneste
Dopo un breve viaggio in pullman siamo arrivati
all’ingresso del Santuario, che sovrasta la cittadina.
Per prima cosa abbiamo visitato il Museo nazionale archeologico Prenestino, situato all’interno del
Palazzo Barberini, proprio sopra il santuario. All’interno del museo sono custodite, tra gli altri reperti,
due opere dal rilevante valore artistico, che hanno
suscitato l’interesse e l’ammirazione degli studenti. La
prima è la Triade Capitolina, uno degli esemplari meglio conservati (nella quasi totale interezza) tra quelli
che raffigurano insieme Giove, Giunone e Minerva.
La seconda è il Mosaico Nilotico, che occupa la parte
più alta del museo. Esso proviene da un’aula del Foro
repubblicano della città e raffigura in modo più che
dettagliato il paesaggio esotico del Nilo dalle sorgenti del fiume in Etiopia fino al delta.
Al termine della visita abbiamo raggiunto il centro
della città effettuando a ritroso il percorso che i cittadini romani seguivano per recarsi nella cosiddetta
‘terrazza degli emicicli’, che ospitava e tuttora ospita
un famoso pozzo oracolare, citato anche da Cicerone. Gli auspici per il futuro richiesti dai Romani erano redatti probabilmente da una donna che viveva
all’interno del pozzo e venivano recapitati facendo
scendere un fanciullo all’interno di esso. Alla fine del
Palestrina – I ginnaio A.
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Day By Day
Visitare. Imparare con i piedi
percorso sul pendio roccioso che si diparte dal Santuario abbiamo visitato il Foro civile di Preneste, che
è stato a lungo ritenuto un santuario minore, ma che
ha in realtà una preminente rilevanza. Questo è diviso
in due parti: la basilica con un’unica aula di quattro
navate sulla destra e, dalla parte opposta, una grotta
naturale, meglio conosciuta come l’Antro delle sorti.
Terminata la visita al foro, passando per il centro-città abbiamo visto dall’esterno la cattedrale di Sant’Agapito martire, protettore di Palestrina, e siamo tornati
al pullman per andare pranzo in un ristorante vicino,
la Muracciola. Dopo esserci rifocillati con un ottimo
pranzo ed esserci concessi qualche momento di svago, siamo stati pronti a riprendere il nostro percorso
culturale.
del Palazzo vescovile, contiene più di 600 opere. I
reperti che hanno suscitato maggiore attenzione negli
studenti sono stati l’”Eolo” attribuito a Michelangelo,
e la “Decapitazione di Sant’Agapito” di Caravaggio.
Terminata la visita al museo ci siamo recati nella casa
natale di un famoso compositore rinascimentale, Giovanni Pierluigi da Palestrina. Le opere di quest’artista
costituirono nel Cinquecento il culmine della polifonia
sacra e la visita al Museo, che contiene un’importante
biblioteca specializzata, ci ha permesso di conoscere
la straordinaria vita del compositore, la cui fama venne
universalmente riconosciuta dai colleghi del tempo.
Alle ore 17, terminate le visite culturali, abbiamo
fatto ritorno a Roma, un po’ stanchi, ma entusiasti di
aver visitato Palestrina a 360°.
Nel primo pomeriggio abbiamo visitato il Museo
Diocesano di arte sacra che, situato nell’ala sud-ovest
Andrea Consiglio, Francesco Maria Spinella, Silvio D’Amico,
Matteo Pugliese, Silvio Saverio De Sio
Cultura scritta dalla Puglia e visiva
da Villa Adriana
II scientifico A e B, IV scientifico B
La gita in Puglia aveva come obiettivo la scoperta
e l’approfondimento di un mondo estraneo a quello
del classico cittadino: un mondo che ci riporta alle
origini e che ci avvicina alla natura. Alla gita hanno preso parte i due secondi scientifici (anche se le
classi erano dimezzate per via della concomitanza
dell’evento con la normale gita prevista dall’istituto)
ed una classe del quarto anno. Le nostre accompagnatrici erano alcune professoresse di scienze e matematica, la nostra era la professoressa Alessandra
Cornelli. Gli oggetti che abbiamo portato con noi (e
che sarebbero poi risultati utili durante le escursioni)
erano un binocolo da birdwatching e degli scarponi
da escursionismo. E già da qui la gita si apprestava
ad essere del tutto inusuale …Dopo un estenuante
viaggio in pullman durato all’incirca 6 ore siamo
giunti al nostro primo obiettivo: il Lago Salso, nella
provincia di Foggia e nei pressi di Manfredonia. Le
guide che ci sono state assegnate (ci siamo divisi
in due gruppi) ci hanno parlato del Lago nel suo
complesso nonché ci hanno raccontato varie curiosità annesse. E così ora sappiamo che il Lago Salso
(la cui superficie si estende per oltre mille campi da
calcio) fu bonificato alla fine del 1800 e poi soprattutto negli anni ’30 per contrastare il diffondersi di
malattie e per promuovere un’oasi naturale utile ed
essenziale per gli uccelli e le loro migrazioni. Se
la fauna è estremamente presente e varia in tutto
l’arco dell’anno è al contempo interessante la flora
del Lago. Essa è composta prevalentemente da Tifa
(il cui “frutto” assume una forma allungata a sigaro
che, se rotto, sparge nell’ambiente migliaia o milioni
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Villa Adriana.
di semi a forma di “pelucchi”) e dalla cannuccia di
palude, cannuccia che sta minacciando la sopravvivenza del Lago stesso. Infatti col passare degli anni
la cannuccia, morendo e rinascendo, sta piano piano soffocando l’intero Lago e ha costretto l’Unione
Europea a stanziare milioni di euro per la costruzione di una speciale imbarcazione il cui scopo è la
limitazione della presenza di tale cannuccia. Ormai
a notte tarda, per problemi relativi agli spostamenti
del pullman, siamo giunti all’ Azienda Agricola De
Simio. Dopo esserci sistemati nelle nostre stanze abbiamo consumato la cena nel locale dell’agriturismo
adibito a ristorante. Esso si trovava a due chilometri
da Vieste sopra una collinetta; la vista panoramica
che si aveva spaziava dalla cittadella al lungomare
della spiaggia.
Il secondo giorno la nostra destinazione è stata la
Foresta Umbra di Vieste (detta Umbra per via dell’ombra in essa onnipresente). Ad accompagnarci e guidarci nel Parco Nazionale del Gargano è stata la
nostra guida, talmente naturalista da essere perfino
vegetariana. Dopo aver abbandonato il pullman siamo andati a “caccia di foglie”, un gioco organizzato
dalla professoressa Pescarmona che consisteva nel
raccogliere ed identificare foglie varie. Dopo abbiamo mangiato il nostro pranzo al sacco e seguito la
guida nel suo tour di apprendimento. E così abbiamo scoperto che:
– Il legno più duro in Italia proviene dal Tasso, un
albero assai velenoso anche per l’uomo (può provocarne la morte se ingerito in quantità rilevanti);
– Il Pino di Aleppo si riproduce soltanto dopo un
incendio, per questo è presente in zone degradate
come la macchia mediterranea;
– La Daphne Laureola è anch’essa una pianta velenosa, le cui foglie sono in realtà rami;
– Il Pungitopo è minacciato dall’uomo, che nei periodi invernali lo falcia per creare il Vischio natali-
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Day By Day
Visitare. Imparare con i piedi
zio. Lasciata la foresta ci siamo diretti verso Monte
Sant’Angelo, in provincia di Foggia. Arrivati lì ci sono
state concesse alcune ore di libertà per visitarlo. Famoso per il santuario di San Michele Arcangelo e per le
caratteristiche case bianche addossate l’una all’altra.
La sera siamo andati a Vieste per cenare e appena
giunti ci è stata concessa un’ora di libertà, che alcuni
hanno usato per fare una partita a calcio arrivando
tardi all’appuntamento al ristorante. La mattina del terzo giorno, prima del viaggio di rientro a Roma, siamo
andati su un colle in prossimità del mare per ricercare
le orchidee. Anche qui è stata essenziale l’esperienza
della guida che ci ha parlato molto di questo fiore
usato anche per fare la Vaniglia. Durante la camminata è stato però evidente lo stato di degrado della
zona, dovuto alle scorie dell’attività umana.
Villa Adriana.
Villa Adriana.
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Day By Day
I francobolli
che celebrano il
150º anniversario
dell’Unità d’Italia
di Rosanna Miligi
I francobolli hanno sempre accompagnato la storia del nostro Paese, il cammino dello
Stato unitario e le tappe fondamentali
di sviluppo della popolazione italiana.
Di pari passo con il Paese, Poste Italiane ha compiuto in questi anni un cammino di continuo progresso, offrendo prodotti e servizi sempre più innovativi per
soddisfare le esigenze dei cittadini, ed ha
contribuito alla crescita della nazione.
L’anno 2011 segna la ricorrenza del
150 ° anniversario dell’Unità d’Italia, un avvenimento che vede coinvolti tutti gli italiani.
Poste Italiane - Filatelia, ha voluto celebrare
questo importante appuntamento con una
serie di francobolli che ricordano le tappe,
i luoghi e le persone che hanno fatto l’Italia.
Il programma per le Celebrazioni prevede una parte
dedicata ai Luoghi della Memoria, distribuiti in tutto il
Paese. Ed è proprio seguendo una linea ideale che
collega la varie fasi storiche ai luoghi in cui gli avvenimenti sono accaduti, che Quarto, è stato scelto
come luogo di partenza per le Celebrazioni nazionali - mantenendo la promessa fatta a Garibaldi che un giorno i nomi dei 1089 garibaldini
sarebbero stati incisi sullo scoglio.
Per il 2011, invece, il primo fra tutti è dedicato al
tricolore come simbolo dell’identità nazionale.e’ stato
emesso il 7 gennaio 2001 e si tratta di un francobollo autoadesivo e un foglietto entrambi dal valore di
0,60€.
Il 5 maggio dello scorso anno per ricordare il
150° anniversario dello sbarco dei Mille, è stato
emesso un foglietto composto da quattro francobolli che riproducono in altrettante opere pittoriche
le tappe dell’impresa dei Garibaldini: l’imbarco di
Garibaldi a Quarto, lo sbarco di Marsala, la battaglia di Calatafimi e l’incontro a Teano da Garibaldi e
Vittorio Emanuele II.
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Day By Day
I francobolli
che celebrano il
150º anniversario
dell’Unità d’Italia
Anche, la data storica del 17 marzo quando è stato
proclamato il Regno d’Italia, è stata celebrata con
un francobollo- foglietto. La vignetta raffigura, rispettivamente a sinistra e a destra, le facciate di Palazzo
Montecitorio di Roma, realizzato nel XVII secolo da
Gian Lorenzo Bernini, attuale sede del Parlamento
italiano e di Palazzo Carignano di Torino, opera del
XVII secolo di Guarino Guarini e sede del primo Parlamento italiano.
Il 21 marzo è stato emesso un foglietto dal valore di
1,50€, congiunto con la Città del Vaticano.
La versione congiunta definita sulle due sponde del
Tevere propone uno scorcio di Roma ripreso da una
foto d’epoca. Si tratta, per la precisione, di piazza del
Popolo, con l’obelisco Flaminio in primo piano e, sullo
sfondo, le due chiese gemelle dedicate a santa Maria
dei Miracoli e a santa Maria in Montesanto.
Il 2 giugno sono stati emessi otto francobolli, dedicati ai Protagonisti che hanno fatto la storia del nostro
Paese: Camillo Benso Conte di Cavour, Carlo Cattaneo, Giuseppe Garibaldi, Giuseppe Mazzini, Vicenzo
Gioberti, Carlo Pisacane, Vittorio Emanuele II, Clara
Maffei e Cristina Trivulzio Belgiojoso.
Il 4 giugno una emissione congiunta con la
Repubblica di San Marino, e il 10 giugno sarà emesso
un francobollo dedicato alla Marina Militare del 150°
anniversario dell’istituzione,.
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settembre 2011 - Collegio San Giuseppe De Merode