UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI VERONA Facoltà di Economia Corso di Laurea Specialistica in Economia Internazionale Dipartimento di Studi sull’Impresa TESI DI LAUREA IL DISTRETTO DEL MARMO E DELLE PIETRE DEL VENETO: L’INTERSCAMBIO MONDIALE Relatore: Chiar.mo Prof. Giovanni Tondini Laureando: Marco Domenichini ANNO ACCADEMICO 2007/2008 A mia Madre e a mio Padre, per l’impegno e passione nell’arte del commercio e per i loro insegnamenti A Dasha, perché è semplicemente lei La pietra, l’uomo, la vita fonte fotografica: http://www.seaol .com/fiorino INDICE DELLE TABELLE Tabella del paragrafo 3.7: elenco dei distretti e metadistretti riconosciuti in Veneto nel 2007………………………………………………..45 Tabella n.1: pietre grezze, movimenti valutari in euro delle esportazioni ed importazioni. Verona, dal 1991 al 2007…...…………………….80 Tabella n.2: importazioni di pietre grezze ed esportazioni di prodotti finiti in pietra a Verona, valore aggiunto, dal 1991 al 2007…...………….81 Tabella n.3: imprese per la lavorazione del marmo nel 1964 divise per comuni di appartenenza nel territorio veronese……..…………………..89 Tabella n.4: numero delle imprese registrate alla Camera di Commercio di Verona dedicate al taglio, modellatura e finitura della pietra, dal 1998 al 2008………………………………………….………...93 Tabella n.5: numero attività “DI26 Fabbricazione di prodotti dalla lavorazione di minerali non metalliferi” nella provincia di Verona, dal 1998 al 2008…………………………………………………….……...93 Tabella n.6: peso % delle imprese registrate alla Camera di Commercio di Verona dedicate al taglio, modellatura e finitura della pietra sul numero di attività DI26 nella provincia di Verona, dal 1998 al 2008…………………………………………………….….…...94 Tabella n.7: numero delle imprese attive nella fabbricazione di prodotti ottenuti dalla lavorazione di minerali non metalliferi, totale delle attività manifatturiere nella Valpolicella-Valpantena-Lessinia e nella provincia di Verona, dal 1998 al 2008………………………..…94 Tabella n.8: provincia di Verona, composizione delle imprese attive per settori manifatturieri. Anno 2008…………………………………..…101 Tabella n.9: prime 30 merci per valore delle esportazioni nella provincia di Verona. Anni 2006-2007, valori in euro……………...………...105 INDICE DELLE TABELLE Tabella n.10: prime 30 merci per valore delle importazioni nella provincia di Verona. Anni 2006-2007, valori in euro…………………..…...106 Tabella n.11: i principali prodotti esportati in Germania (valore in euro): al primo posto le pietre lavorate e trasformate, dal 2004 al 2007 ………………………………………………………………109 Tabella n.12: i principali prodotti esportati negli Stati Uniti (valore in euro); al primo posto le pietre lavorate e trasformate, dal 2004 al 2007………………………………………………………….110 Tabella n.13: i principali prodotti esportati in Russia (in valore misurato in euro); al sesto posto le pietre lavorate e trasformate, anni 2006 e 2007………………………………………………………….112 Tabella n.14: i principali prodotti esportati in Polonia (valore in euro); al quarto posto le pietre lavorate e trasformate, anni 2006 e 2007 ………………………………………………………………113 Tabella n.15: i principali prodotti esportati in Ungheria (valore in euro): al quinto posto le pietre lavorate e trasformate, anni 2006 e 2007 ………………………………………………………………114 Tabella n.16: i principali prodotti esportati in Ucraina (valore in euro); al decimo posto le pietre lavorate e trasformate, anni 2006 e 2007 ………………………………………………………………115 Tabella n.17: i principali prodotti importati dall’Ucraina (valore in euro); al sesto posto le pietre grezze, anni 2006 e 2007………………..115 Tabella n.18: i principali prodotti importati dalla Turchia (valore in euro); all’ottavo posto le pietre grezze, anni 2006 e 2007……………117 Tabella n.19: i principali prodotti esportati in Cina (valore in euro); all’ottavo posto le pietre grezze, anni 2006 e 2007……………………...118 VIII INDICE DELLE TABELLE Tabella n.20: importazioni veronesi dall’India di pietre grezze e pietre da taglio o da costruzione modellate e finite, anni 2005, 2006, 2007 (in valore, in euro)……………………………………………….119 Tabella n.21: esportazioni veronesi in India di pietre grezze e pietre da taglio o da costruzione modellate e finite, anni 2005, 2006, 2007 (in valore, in euro)……………………………………………….119 Tabella n.22: i principali prodotti esportati in India (valore in euro); al quinto posto le pietre grezze e al settimo le pietre lavorate, anni 2006 e 2007………………………………………………………….120 Tabella n.23: i principali prodotti importati dall’India (valore in euro): al primo posto le pietre grezze e al quinto le pietre lavorate, anni 2006 e 2007………………………………………………………….121 Tabella n.24: importazioni veronesi dal Brasile di pietre grezze e pietre da taglio o da costruzione modellate e finite, anni 2005, 2006, 2007 (in valore, in euro)……………………………….…………...122 Tabella n.25: i principali prodotti esportati in Brasile (valore in euro); al decimo posto le pietre lavorate, anni 2006 e 2007…………………….123 Tabella n.26: i principali prodotti importati dal Brasile (valore in euro); al secondo posto le pietre grezze e all’ottavo le pietre lavorate, anni 2006 e 2007…………………………………………………..123 Tabella n.27: esportazioni di pietre da taglio o da costruzione, modellate e finite; movimenti valutari di Verona, Vicenza, Massa Carrara, Veneto, Italia, dal 1991 al 2008………………………………137 Tabella n.28: esportazioni di pietre da taglio o da costruzione, modellate e finite; valori percentuali di Verona, Vicenza, Massa Carrara, dal 1991 al 2008………………………………………………….137 IX INDICE DELLE TABELLE Tabella n.29: importazioni di pietre da taglio o da costruzione, modellate e finite; movimenti valutari di Verona, Vicenza, Massa Carrara, Veneto, Italia, dal 1991 al 2008………………………………138 Tabella n.30: importazioni in di pietre da taglio o da costruzione, modellate e finite; valori percentuali di Verona, Vicenza, Massa Carrara, dal 1991 al 2008………………………………………………….138 Tabella n.31: esportazioni di pietre grezze; valore in euro di Verona, Vicenza, Massa Carrara, Veneto, Italia, dal 1991 al 2008………………139 Tabella n.32: esportazioni di pietre grezze; percentuali di Verona, Vicenza, Massa Carrara, dal 1991 al 2008……………………….……...139 Tabella n.33: importazioni di pietre grezze in euro di Verona, Vicenza, Massa Carrara, Veneto, Italia, dal 1991 al 2008……………………...140 Tabella n.34: importazioni di pietre grezze; valori in percentuale di Verona, Vicenza, Massa Carrara, dal 1991 al 2008…………………….140 Tabella n.35: distretti produttivi del Veneto……………………………….145 Tabella n.36: caratteristiche dei distretti produttivi per la legge n.8/2003….146 Tabella n.37: caratteristiche dei distretti produttivi e nuove figure introdotte dal rinnovamento della legge n.8/2003 con la legge n.5/2006 ………………………………………………………………146 Tabella n.38: informazioni sul Distretto del Marmo e delle Pietre del Veneto …………………………………………………………… 149 Tabella n.39: numero di imprese attive, unità locali, artigiani impegnati nell’attività di estrazione nel territorio del distretto di Verona, dal 1995 al 2008………………………………………………….156 Tabella n.40: imprese attive, unità locali, artigiani impegnati nella trasformazione delle pietre ornamentali nel territorio del distretto di Verona, dal 1995 al 2008…………………………………..157 X INDICE DELLE TABELLE Tabella n.41: numero imprese di estrazione nel territorio veronese, suddivise per natura giuridica, dal 1998 al 2008………………………...163 Tabella n.42: numero imprese di lavorazione nel territorio veronese, suddivise per natura giuridica, dal 1998 al 2008………………………...163 Tabella n.43: esportazioni di blocchi e lastre non lucidate dalla provincia di Verona, maggiori paesi, valori in euro, dal 1991 al 2008……...169 Tabella n.44: il bilancio aggregato di distretto evidenzia i seguenti dati di sintesi, in euro. Anni 2004, 2005,2006………………………..176 Tabella n.45: valore della produzione, media 2001/2003 e 2004/2006…….177 Tabella n.46: alcuni indicatori di bilancio del distretto di Verona, dal 2001 al 2006………………………………………………………….177 Tabella n.47: indicatori di liquidità finanziaria del distretto di Verona, dal 2001 al 2006……………………………………………………….178 Tabella n.48: indicatori di solidità finanziaria del distretto di Verona, dal 2001 al 2006……………………………………………………….179 Tabella n.49: modalità di calcolo degli indicatori di solidità finanziaria…….179 Tabella n.50: rapporto di indebitamento del distretto di Verona, media 2001/2003 e 2004/2006……………………………………...181 Tabella n.51: produttività economica del distretto di Verona, dal 2001 al 2006 ………………………………………………………………182 Tabella n.52: valore aggiunto del distretto di Verona, media 2001/2003 e 2004/2006…………………………………………………...182 Tabella n.53: Roi, Ros, Roe del distretto di Verona, dal 2002 al 2006……...184 Tabella n.54: Roi, Roe del distretto di Verona, media 2002/2004 e 2005/2006 ………………………………………………………………184 Tabella n.55: principali indicatori per il triennio 2004-2006 (valori medi) riferibili al distretto nel suo complesso e a ciascuna delle classi XI INDICE DELLE TABELLE dimensionali individuate sulla base del valore della produzione ………………………………………………………………185 Tabella n.56: tipologie di impiego dei lapidei, sfridi da lavoro e segagione…226 Tabella n.57: Italia, investimenti in costruzioni e PIL (var.% su anno precedente). Dal 2003 al 2007………………………………..236 Tabella n.58: Veneto, investimenti in costruzioni (valori assoluti in milioni di euro e comp.%). Anno 2007…………………………………238 Tab.59: Veneto, andamento degli investimenti in costruzioni (var. % su anno prec.). Dal 2000 al 2007……………………………………...239 Tabella n.60: Veneto, occupati nel settore delle costruzioni (migliaia e var. % su anno prec.). Dal 2003 al 2007……………………………..241 Tabella n.61: Veneto, imprese attive nel settore delle costruzioni. Anni 1998 e dal 2003 al 2007……………………………………………...243 Tabella n.62: Veneto, valore aggiunto ai prezzi base nel settore delle costruzioni (milioni di euro correnti e var. % su anno prec). Dal 2002 al 2006………………………………………………….245 Tabella n.63: Veneto, volumi concessi per fabbricati residenziali e non residenziali di nuova costruzione e per ampliamenti (migliaia di metri cubi vuoto per pieno). Dal 2003 al 2005……………….247 Tabella n.64: Veneto, fabbricati residenziali e non residenziali per provincia (migliaia di metri cubi vuoto per pieno). Anno 2005…………247 Tabella n.65: Italia e Veneto, volumi dei fabbricati non residenziali di nuova costruzione secondo la destinazione d’uso (comp.%). Dal 2003 al 2005………………………………………………………….248 Tabella n.66: pietre da taglio o da costruzione, modellate e finite. Movimenti valutari in euro delle esportazioni da Verona in Germania, U.S.A., Europa, Mondo. Dal 1991 al 2008…………………………...260 XII INDICE DELLE TABELLE Tabella n.67: quote rappresentative delle esportazioni, Germania su Europa, Germania su Mondo, U.S.A. su Mondo, Germania e U.S.A. su Mondo. Dal 1991 al 2008…………………………………….261 Tabella n.68: variazione % su anno precedente delle esportazioni da Verona in Germania, U.S.A., Europa, Mondo. Dal 1991 al 2008………..261 Tabella n.69: importazioni tedesche di marmo dal 1993 al 2007, per paese (1000 ton.)…………………………………………………...266 Tabella n.70: importazioni tedesche di granito dal 1993 al 2007, per paese (1000 ton.)…………………………………………………...267 Tabella n.71: granito, quote di mercato di Cina, India ed Italia nel mercato tedesco dal 1993 al 2007……………………………………..267 Tabella n.72: importazioni di marmo degli Stati Uniti d’America dal 1993 al 2007, per paese (1000 ton.)…………………………………..270 Tabella n.73: Marmo, quote di mercato di Cina, Egitto, Grecia, India, Israele, Italia, Messico, Perù, Spagna, Turchia nel mercato U.S.A. dal 1993 al 2007………………………………………………….270 Tabella n.74: importazioni di granito degli Stati Uniti d’America dal 1993 al 2007, per paese (1000 ton.)…………………………………..271 Tabella n.75: granito, quote di mercato di Brasile, Cina, India, Italia, nel mercato U.S.A. dal 1993 al 2007……………………………...271 Tabella n.76: importazioni del distretto veronese di pietre lavorate e finite, per singoli paesi; marmo e granito. Dal 1991 al 2008……………..279 Tabella n.77: importazioni veronesi di pietre grezze in blocchi, per paese, dal 1991 al 2008………………………………………………….282 Tabella n.78: maggiori fornitori di blocchi per Verona, tutte le tipologie di pietre. (dati in euro), anno 2008………………….…………...283 XIII INDICE DELLE TABELLE Tabella n.80: Italia, esportazioni 2005-2006 di marmi, graniti in blocchi ed in lastre, lavorate e non, di ardesia grezza e lavorata, e di pietra pomice……………………………………………………….285 Tabella n.81: Italia, confronto esportazioni 2000-2006 di marmi, graniti in blocchi ed in lastre, lavorate e non, di ardesia grezza e lavorata, e di pietra pomice……………………………………………...286 Tabella n.82: Italia, esportazioni per continente 2000-2006 – Blocchi, lastre e lavorati……………………………………………………….288 Tabella n.83: graniti lavorati; prezzi di Cina ed Italia per le importazioni della Germania, anno 2005 e 2006…………………….…………...325 Tabella n.84: graniti lavorati; prezzi di Brasile, Cina, India, Italia per le importazioni degli U.S.A., anno 2005 e 2006………………...326 Tabella n.85: esportazioni globali di materiali lapidei (tutti i materiali, grezzi e lavorati); volumi e quote singoli paesi. Anni 1994 e 2007………………………………………………………….335 Tabella n.86: importazioni globali di materiali lapidei (tutti i materiali, grezzi e lavorati); volumi e quote singoli paesi. Anni 1994 e 2007………………………………………………………….336 Tabella n.87: prezzi medi di importazioni ed esportazioni di calcarei e silicei grezzi e di lavorati (in marmo e granito valore cumulato); anno 2007, euro per tonnellata………………………………………………….343 Tabella n.88: Cina, prezzi medi dell’export lapideo nel 2007, in US Dollars, per tipologia di pietra e di lavorazione……………………………347 Tabella n.89: Cina, prezzi medi dell’import lapideo nel 2007, in US Dollars, per tipologia di pietra e di lavorazione……………………………348 Tabella n.90: Cina, importazioni di calcarei grezzi nel 2007, per paese……..348 Tabella n.91: Giappone, importazioni di lavorati speciali in quantità (000tonn.), anno 2007, per paese……………………………….………...351 XIV INDICE DELLE TABELLE Tabella n.92: Corea del Sud, importazione di lavorati speciali (cod. 68.02), anno 2007, per paese (quantità, valore, prezzo medio)……….352 Tabella n.93: India, prezzo medio delle esportazioni per categoria. Anni 2005-2007…………………………………………………353 Tabella n.94: Iran, esportazione di calcarei grezzi (cod. 25.25),per paese, in tonnellate, anno 2007………………………………………...354 Tabella n.95: Iran, esportazione di lavorati semplici e speciali (cod. 68.02 e 68.03), per paese, in tonnellate, anno 2007………………...354 Tabella n.96: Turchia, prezzi medi al metro quadrato delle esportazioni di lavorati dal 1991 al 2007; valori in dollari americani………….356 Tabella n.97: Turchia, esportazioni totali verso i due maggiori mercati U.S.A. e Cina; anni 2006 e 2007, dati in valore e quantità……………...357 Tabella n.98: quota di consumo di prodotti lapidei lavorati dei primi dieci consumatori mondiali, anno 2007……………………………365 Tabella n.99: USA, prezzi medi delle importazioni di lavorati per paese, US$ al metro quadrato, spessore 2cm, anno 2007…………………...376 Tabella n.100: USA, importazioni di lavorati (cod. 68.02). Consuntivi 2007 per paese, in quantità, valore e prezzo medio…………………….380 Tabella n.101: USA, importazioni di lavorati (cod.68.02). Paesi di origine (quote di mercato e variaz.% 07/06), dal 2001 al 2007……….380 Tabella n.102 : USA, importazioni di lavorati (cod.68.02). Paesi di origine (mill. USD), dal 2001 al 2007 e variaz.% 07/06……………………381 Tabella n.103: quota di mercato italiana nell’export di macchinari in Europa rispetto i soli produttori europei; % su quantità, anni da 1998 a 2007………………………………………………………….397 Tabella n.104: quota di mercato nell’export di macchinari in Europa dei maggiori produttori europei; % su quantità, anno 2007……... 397 XV INDICE DELLE TABELLE Tabella n.105: prezzo medio pagato nelle importazioni di macchinari, vari paesi europei, anno 2007…………………………………….398 Tabella n.106: interscambio mondiale di macchine ed impianti per l’industria lapidea; quote di mercato sulle quantità, anno 2007………………………………………………………399 Tabella n.107: Cina, importazioni di macchine per segagione e taglio. Primi 5 paesi, dati in migliaia di US$, anno 2007………...400 Tabella n.108: Cina, importazioni di macchine per lucidatura e finitura. Primi 6 paesi, dati in migliaia di US$, anno 2007………..400 Tabella n.109: USA, importazioni di macchine per segagione e taglio. Primi 9 paesi, dati in migliaia di US$, anno 2007………...401 Tabella n.110: Italia, prezzi medi delle esportazioni nel 2007 di vari utensili (abrasivi, lame da sega, lame diamantate, mole e dischi diamantati, mastici) per la lavorazione di pietre nel 2007……………………………………………………….403 Tabella n.111 e 112: Italia, export di macchine da taglio, levigatura e lavorazione, macchine utensili, anno 2006, in valori, per continente…………………………………………….……...407 XVI INDICE DEI GRAFICI Figura n.1: aree di un mercato lineare in cui le imprese producono tutte con lo stesso prezzo; aree in funzione della distanza…………………...30 Figura n.1a: aree di mercato in un mercato lineare in cui una impresa produce a prezzi inferiori rispetto alle altre, in funzione della distanza…...32 Figura paragrafo 3.4.4: schema sull’“iter dei patti” regionale per la delibera dei bandi cui i distretti aderiscono per la richiesta dei co-finanziamenti ………………………………………………………………...41 Grafico paragrafo 4.1.2: il diamante della competitività di Porter…………...55 Grafico n.2: importazioni ed esportazioni di pietre grezze nel comprensorio marmifero veronese, dal 1991 al 2007…………………………..81 Grafico n.3: importazioni di pietre grezze ed esportazioni di prodotti finiti in pietra a Verona, dal 1991 al 2007………………………………82 Grafico n.4: valore aggiunto ottenuto dall’importazione di blocchi e vendita di prodotti finiti trasformati, Verona, dal 1991 al 2007, valori in euro …………………………………………………………………82 Grafico n.5: industrie per la lavorazione della pietra nel 1964 nei comuni del territorio veronese……………………………………………...90 Grafico n.6: Valpantena-Valpolicella-Lessinia, attività manifatturiere attive nella fabbricazione di prodotti dalla lavorazione di minerali non metalliferi e totale attività manifatturiere attive, dal 1998 al 2008 …………………………………………………………………95 Grafico n.7: Valpantena-Valpolicella-Lessinia, totale attività manifatturiere attive, dal 1998 al 2008…………………………………………97 Grafico n.8: provincia di Verona, numero di imprese attive alla Camera di Commercio di Verona nel settore manifatturiero dal 1998 al 2008 INDICE DEI GRAFICI …………………………………………………………………98 Grafico n.9: peso % delle attività DI26 attive nella fabbricazione di prodotti dalla lavorazione di minerali non metalliferi sul numero delle attività manifatturiere della Valpantena-Valpolicella-Lessinia, dal 199al 2008……………………………………………………98 Grafico n.10: Valpantena-Valpolicella-Lessinia, composizione % delle imprese attive per i principali settori manifatturieri. Anno 2004……... 100 Grafico n.11: provincia di Verona, composizione % delle imprese attive per i principali settori manifatturieri. Anno 2004………………….100 Grafico n.12: provincia di Verona, composizione % delle imprese attive per settori manifatturieri. Anno 2008……………………………101 Grafico n.13: esportazioni veronesi per prodotti. Anno 2007……………...104 Grafico n.14: Germania: % sul valore primi 10 prodotti esportati da Verona, anno 2007……………………………………………………124 Grafico n.15: U.S.A., % sul valore primi 10 prodotti esportati da Verona, anno 2007…………………………………………………………124 Grafico n.16: Russia, % sul valore primi 10 prodotti esportati da Verona, anno 2007………………………………………………………….125 Grafico n.17: Polonia, % sul valore primi 10 prodotti esportati da Verona, anno 2007…………………………………………………...125 Grafico n.18: Ungheria, % sul valore primi 10 prodotti esportati da Verona, anno 2007…………………………………………………...126 Grafico n.19: Ucraina, % sul valore primi 10 prodotti esportati da Verona, anno 2007…………………………………………………...126 Grafico n.20: Ucraina, % sul valore primi 10 prodotti importati da Verona, anno 2007…………………………………………………...127 Grafico n.21: Turchia, % sul valore primi 10 prodotti importati da Verona, XVIII INDICE DEI GRAFICI anno 2007…………………………………………………...127 Grafico n.22: Cina, % sul valore primi 10 prodotti esportati da Verona, anno 2007………………………………………………………….128 Grafico n.23: India-Verona, import ed export di pietre e pietre da taglio modellate e finite. anno 2007………………………………...128 Grafico n.24: India, % sul valore primi 10 prodotti esportati da Verona, anno 2007…………………………………………………………129 Grafico n.25: India, % sul valore primi 10 prodotti importati da Verona, anno 2007…………………………………………………………129 Grafico n.26: Brasile, % sul valore primi 10 prodotti esportati da Verona, anno 2007…………………………………………………………130 Grafico n.27: Brasile, % sul valore primi 10 prodotti importati da Verona, anno 2007…………………………………………………...130 Grafico n.28: esportazioni di pietre da taglio o da costruzione modellate e finite; quota di Verona, Vicenza, Carrara. Anno 2008………...135 Grafico n.29: importazioni di pietre da taglio o da costruzione modellate e finite; quota di Verona, Vicenza, Carrara. Anno 2008………..135 Grafico n.30: esportazioni di pietre grezze in blocchi, quota di Verona, Vicenza, Carrara. Anno 2008………………………………...136 Grafico n.31: importazioni di pietre grezze in blocchi, quota di Verona, Vicenza, Carrara. Anno 2008………………………………...136 Grafico n.32: estrazione; numero di imprese attive, unità locali e artigiani nel territorio del distretto di Verona, dal 1995 al 2008…………...157 Grafico n.33: lavorazione; numero di imprese attive, unità locali e artigiani nel territorio del distretto di Verona, dal 1995 al 2008…………...157 Grafici n.34-35-36: numero di imprese estrattive, unità locali ed artigiani nella provincia di Verona, dal 1995 al 2008………………………..158 XIX INDICE DEI GRAFICI Grafici n.37-38-39: lavorazione; numero di imprese, unità locali ed artigiani nella provincia di Verona, dal 1995 al 2008………………….159 Grafico n.40: numero di imprese attive nell’estrazione e lavorazione della pietra nella provincia di Verona divise per numero di addetti, anno 2003…………………………………………………...160 Grafico n.41: numero di addetti per classe di imprese del marmo nella provincia di Verona, anno 2003……………………………...160 Grafico n.42: aziende di estrazione suddivise per forma giuridica, valori in percentuale. Provincia di Verona, anni 1998, 2000, 2004, 2008 ……………………………………………………………...162 Grafico n.43: aziende di lavorazione suddivise per forma giuridica, valori in percentuale. Provincia di Verona, anni 1998, 2000, 2004, 2008 ……………………………………………………………...162 Grafico n.44: numero imprese di estrazione nel territorio veronese, suddivise per natura giuridica, dal 1998 al 2008………………………...164 Grafico n.45: numero imprese di lavorazione nel territorio veronese, suddivise per natura giuridica, dal 1998 al 2008………………………...164 Grafico paragrafo 6.2.1: criteri di segmentazione delle imprese del distretto industriale…………………………………………………...166 Grafico n.46: composizione del portafoglio clienti delle aziende marmifere del distretto veronese…………………………………………...174 Grafico n.47: marmo, valore della produzione (Verona); anni 2004, 2005, 2006 ……………………………………………………………...177 Grafico n.48: marmo, rapporto di indebitamento (Verona), dal 2001 al 2006 ……………………………………………………………...182 Grafico n.49: marmo, valore aggiunto/totale attivo(Verona), dal 2001 al 2006 ……………………………………………………………...183 Grafico n.50: marmo, Roi e Roe (Verona), dal 2002 al 2006………………185 XX INDICE DEI GRAFICI Grafico n.51: Veneto; variazioni % negli occupati nel settore delle costruzioni ed in totale. Dal 2003 al 2007………………………………..241 Grafico n.52: Veneto; tasso di sviluppo delle imprese attive nel settore delle costruzioni. Dal 2003 al 2007………………………………..244 Grafico n.53: Veneto; variazioni % nel valore aggiunto ai prezzi base (milioni di euro correnti), settore delle costruzioni e totale economia. Dal 2003 al 2006…………………………………………………245 Grafico n.54: peso % dell’export di pietre lavorate di Verona verso Germania sul totale export verso Europa e mondo, anni 1993, 2000, 2004, 2008…………………………………………………………259 Grafico n.55: variazione annuale dell’ export di pietre lavorate da Verona verso Germania, dal 1992 al 2008………………………………….259 Grafico n.56: esportazioni di pietre da taglio, modellate e finite da Verona verso Germania, U.S.A., Europa e Mondo dal 1991 al 2008. In euro…………………………………………………………262 Grafico n.57: peso % delle esportazioni di lapidei veronesi verso Germania, Europa, U.S.A. e Mondo dal 1991 al 2008…………………...262 Grafico n.58: importazioni tedesche di lavorati finiti in marmo, migliaia di tonnellate, dal 1993 al 2007………………………………….268 Grafico n.59: importazioni tedesche di lavorati finiti in granito, migliaia di tonnellate, dal 1993 al 2007………………………………….268 Grafico n.60 e 61: granito; quote di mercato di Cina, India ed Italia nel mercato tedesco. Anni 1998, 2002, 2005, 2007………………269 Grafico n.62: importazioni U.S.A. di lavorati e finiti in marmo, singoli paesi e dato aggregato, migliaia di tonnellate, dal 1993 al 2007………272 Grafico n.63: importazioni U.S.A. di lavorati e finiti in marmo, singoli paesi, migliaia di tonnellate, dal 1993 al 2007………………………272 Grafico n.64: importazioni U.S.A. di lavorati e finiti in granito, singoli paesi e XXI INDICE DEI GRAFICI dato aggregato, migliaia di tonnellate, dal 1993 al 2007………273 Grafico n.65: importazioni U.S.A. di lavorati e finiti in granito, singoli paesi, migliaia di tonnellate, dal 1993 al 2007………………………273 Grafico n.66: marmo; quote di mercato di Cina, Egitto, Grecia, India, Israele, Italia, Messico, Perù, Spagna, Turchia nel mercato U.S.A. dal 1993 al 2007…………………………………………………275 Grafico n.67: granito; quote di mercato di Brasile, Cina, India, Italia, nel mercato U.S.A. dal 1993 al 2007……………………………..275 Grafico n.68: importazioni a Verona di pietre da taglio o da costruzione modellate e finite, per paese, dal 1991 al 2008……………….279 Grafico n.69: importazioni di pietre grezze a Verona, maggiori paesi, dal 1991 al 2008………………………………………………………282 Grafico n.70: totale (voce mondo) importazioni di pietre grezze a Verona, dal 1991 al 2008…………………………………………………283 Grafico n.71: % importazioni per paese dei maggior fornitori di blocchi per Verona nel 2008……………………………………………..283 Grafico n.72: importazioni tedesche per paese di lavorati e finiti in granito, in migliaia di tonnellate, dal 1993 al 2007………………………313 Logo del marchio Pietra Naturale…………………………………………432 Logo del marchio Pietra Autentica………………………………………...434 XXII INTRODUZIONE L’obiettivo centrale della presente tesi è lo studio del Distretto del Marmo a Verona, riconosciuto come Distretto del Marmo e delle Pietre del Veneto dalla Legge Regionale n.5 del 2006, e l’interscambio mondiale che il settore delle pietre sviluppa. Di fatto, la trattazione si rivela essere assai ampia ed articolata. La tesi è costituita da dieci capitoli, suddivisi in quattro parti. Nella prima analizzo i concetti di distretto industriale e produttivo, distretto tecnologico, di cluster, le forze che spingono le imprese alla localizzazione territoriale e la normativa nazionale e della regione Veneto in materia di distretti. Con la seconda parte si entra nel vivo dell’analisi, in cui presento la storia del distretto di Verona, il legame tra marmo ed il territorio della ValpolicellaValpantena-Lessinia, il ruolo delle pietre nell’import/export dei maggiori prodotti a Verona, l’analisi economico-finanziaria-patrimoniale delle imprese del distretto divise per dimensione; l’evoluzione del numero di imprese attive, unità locali, artigiani nel distretto e l’evolversi negl’anni della loro forma giuridica; le maggiori varietà commerciali di marmi, graniti e pietre; i valori dell’occupazione nel distretto ed una panoramica sul settore delle costruzioni in Italia ed in Veneto, poiché l’edilizia è il volano della produzione lapidea mondiale. La terza parte tratta il settore lapideo italiano e mondiale: il punto di partenza è il ruolo di Verona (intesa in senso ampio, includendo quindi separatamente anche la trasformazione nelle Valli di Chiampo e dell’Altopiano di Asiago) e Carrara nella produzione e trasformazione di marmi, graniti, ardesia e pietre in Italia, senza dimenticare i distretti minori di Brescia, Trani, Comiso e Orosei; tratterò l’importanza delle importazioni ed esportazioni di blocchi e prodotti finiti di Verona e Carrara dal 1991 ad oggi; nell’analisi dei I flussi di export la logica è stata quella di focalizzarsi sui principali mercati di sbocco di Verona, che sono Germania e Stati Uniti, per poi spostarsi sui flussi delle loro importazioni dai vari paesi del mondo per dimostrare come al calo delle spedizioni italiane, delle quali Verona e Carrara rappresentano ben il 60%, corrisponde l’ingresso di nuovi forti competitori, che hanno rivoluzionato l’assetto del commercio mondiale di marmo e granito ed hanno spodestato l’Italia dalla sua posizione di leadership. Come detto pocanzi, il mio studio vuole addentrarsi in tutte le componenti caratterizzanti il settore della pietra, quindi la sua estrazione, trasformazione e tecnologia che le accompagna: dopo la trattazione della provenienza geografica dei materiali di maggior interesse commerciale, mi concentrerò sugli equilibri e flussi che caratterizzano l’attuale assetto dell’interscambio mondiale, trattando in primis i grandi “newcomers” del settore, vale a dire Cina, Brasile, Turchia ed India. Non manca l’analisi specifica su altri paesi che, vuoi perché estrattori, vuoi perché trasformatori o solo consumatori, rivestono un ruolo importante nel settore: Indonesia, Malaysia, Tailandia, Giappone, Taiwan, Filippine, Hong Kong, Singapore, Corea del Sud, Australia, Russia, Iran, Israele, Egitto, Libano, Tunisia, Sudafrica, Zimbabwe, Emirati, Norvegia, Finlandia, Spagna, Portogallo, Italia, Germania, Francia, Belgio, Olanda, Grecia, Stati Uniti, Canada, Messico, Perù, per citarne alcuni. La sezione terza si conclude con l’analisi della produzione italiana, leader a livello mondiale, e relative esportazioni di impianti, macchinari ed utensili per il taglio e la lucidatura di materiali calcarei e silicei. Segue una breve trattazione sui materiali di consumo come abrasivi, utensili diamantati (lame e dischi), mastici e graniglia metallica per le segherie di granito. L’ultima parte tratta le criticità e prospettive future per il Distretto del Marmo e delle Pietre del Veneto, focalizzandosi su alcune problematiche comuni a tutto il settore lapideo italiano: la promozione e la pubblicità del marmo e del granito e la necessità di sviluppare maggiori servizi pre e post vendita. II Tutti i dati riportati sono di fonte ufficiale: Istat, Eurostat, Unioncamere, CCIAA di Verona, ICE, Bureau of Census USA, COMTRADE, MIA (Marble Institute of America), TUMMER, USDC, IMF, il centro di ricerca e statistica sul settore lapideo a livello internazionale IMM (Internazionale Marmi e Macchine di Carrara), studi e ricerche del dott. Carlo Montani per Il Sole 24 Ore, l’associazione territoriale di categoria ASMAVE e l’ACIMM (Associazione Costruttori Italiani Macchine per Marmo e affini), EUROROC (European and International Federation of Natural Stone Industries), Assomarmomacchine (Confindustria Marmomacchine), la Videomarmoteca di Dolcè, interviste ad imprenditori ed operatori, esperienze personali in Italia e all’estero in Spagna, Grecia, Croazia, Turchia, Finlandia, Estonia, Lettonia, Russia, Stati Uniti, Brasile. III INDICE INTRODUZIONE…………………………………………………………………I PARTE PRIMA DISTRETTO INDUSTRIALE E PRODUTTIVO, DISTRETTO TECNOLOGICO E CLUSTER; LE FORZE CHE SPINGONO ALLA LOCALIZZAZIONE TERRITORIALE; NORMATIVA NAZIONALE E REGIONALE DEL VENETO SUI DISTRETTI CAPITOLO 1 IL DISTRETTO INDUSTRIALE .............................................. 1 1.1 INTRODUZIONE ............................................................................................... 1 1.2 CONCETTI DI BASE SUL DISTRETTO INDUSTRIALE ........................................... 4 1.3 COME NASCE L’IDEA DI DISTRETTO INDUSTRIALE?......................................... 6 1.4 IL DISTRETTO INDUSTRIALE DI MARSHALL E BECATTINI ................................ 7 1.5 I VANTAGGI DEI DISTRETTI ........................................................................... 10 1.6 CONDIZIONI CHE HANNO FAVORITO LA NASCITA DEI DISTRETTI ITALIANI .... 12 1.7 TIPOLOGIA DI IMPRESE DISTRETTUALI .......................................................... 14 1.8 PROBLEMI ATTUALI DEI DISTRETTI ............................................................... 15 1.9 STRATEGIE RECENTI DEI DISTRETTI .............................................................. 17 1.10 CICLO DI VITA DEI DISTRETTI INDUSTRIALI ................................................ 18 1.11 BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA ..................................................................... 19 CAPITOLO 2 L’AGGLOMERAZIONE INDUSTRIALE: LE ECONOMIE DI SCALA, DI URBANIZZAZIONE E DI AGGLOMERAZIONE ............. 21 2.1 INTRODUZIONE ............................................................................................. 21 2.2 ECONOMIE DI SCALA INTERNE ED ESTERNE .................................................. 22 2.3 ECONOMIE DI URBANIZZAZIONE ................................................................... 23 2.4 ECONOMIE DI AGGLOMERAZIONE/LOCALIZZAZIONE .................................... 24 2.5 ECONOMIE DI SCALA: L’AREA DI MERCATO DELL’IMPRESA .......................... 29 2.6 BIBLIOGRAFIA .............................................................................................. 33 CAPITOLO 3 EVOLUZIONE NORMATIVA DEI DISTRETTI: NORMATIVA NAZIONALE E DELLA REGIONE VENETO.................... 35 3.1 LEGGE 317/1999, ART. 36............................................................................ 35 3.2 DECRETO MINISTERIALE DELL’INDUSTRIA 21 APRILE 1993......................... 36 3.3 LEGGE 140/1999 .......................................................................................... 37 3.4 LEGGE REGIONALE DEL VENETO N.8/2003 – DEFINIZIONE DEL DISTRETTO PRODUTTIVO ...................................................................................................... 38 3.4.1 Il Patto di Sviluppo del Distretto ......................................................... 40 3.4.2 Indicatori di rilevanza del sistema produttivo locale .......................... 40 3.4.3 I soggetti............................................................................................... 41 3.4.4 Iter dei Patti ......................................................................................... 41 INDICE 3.4.5 La Consulta dei Distretti ...................................................................... 42 3.5 DISTRETTI PRODUTTIVI VENETI: SINTESI 2003 – 2005.................................. 42 3.6 LEGGE REGIONALE N.5/2006 ........................................................................ 43 3.6.1 Criteri di valutazione dei progetti esecutivi ......................................... 43 3.6.2 Tipologie di interventi finanziabili ....................................................... 44 3.7 ELENCO DEI DISTRETTI E METADISTRETTI IN VENETO................................... 45 3.8 BIBLIGRAFIA E SITOGRAFIA .......................................................................... 50 CAPITOLO 4 DAL DISTRETTO AL CLUSTER E LA LOCALIZZAZIONE DI IMPRESE AD ALTA TECNOLOGIA .................. 53 4.1 IL CLUSTER INDUSTRIALE ............................................................................. 53 4.1.1 Porter: strategie d’impresa e vantaggio competitivo........................... 55 4.1.2 Il diamante della competitività di Porter ............................................. 55 4.1.3 Politiche governative secondo Porter .................................................. 58 4.1.4 Elementi caratterizzanti il cluster di Porter ......................................... 59 4.1.5 Vantaggi per le imprese a localizzarsi in un cluster ............................ 59 4.1.6 Cluster ed incrementi di produttività ................................................... 60 4.1.7 Ciclo di vita di un cluster ..................................................................... 60 4.2 LA LOCALIZZAZIONE DI IMPRESE AD ALTA TECNOLOGIA .............................. 61 4.2.1 Industria high-tech: fattori territoriali di localizzazione ..................... 62 4.2.2 Industria high-tech e produttori di conoscenza, consumatori di conoscenza, trasformazione della conoscenza .............................................. 62 4.2.3 Modelli localizzativi imprese high-tech................................................ 63 4.2.4 Distretti tecnologici: definizioni di Cooke e Huggins, Makell, Storper64 4.2.5 Tipologie di distretti tecnologici: fattori genetici ................................ 65 4.2.6 Approfondimenti: un esempio di cluster high-tech, Bangalore............ 67 4.3 BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA ........................................................................ 69 PARTE SECONDA IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA, OGGI DISTRETTO DEL MARMO E DELLE PIETRE DEL VENETO. STORIA, ANALISI DELLE IMPRESE, IMPORT ED EXPORT CAPITOLO 5 IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA ............................................................................................................................... 71 5.1 CENNI STORICI .............................................................................................. 71 5.1.1 Storia dell’uso della pietra nel territorio della Valpolicella, Lessinia e Valpantena..................................................................................................... 71 5.1.2 Introduzione storica del distretto del marmo della ValpolicellaValpantena-Lessinia e gli altri distretti del marmo in Italia: Carrara, Trani, Comiso ........................................................................................................... 77 5.2 IL DISTRETTO ED IL TERRITORIO DAL 1950 AL 2008 ..................................... 83 5.2.1 Estrazione, commercio ed industrie del marmo dal 1950 al 1964....... 83 II INDICE 5.2.2 Numero di imprese del distretto marmifero “originario” nelle attività manifatturiere della provincia di Verona e della zona ValpolicellaValpantena-Lessinia dal 1995 al 2008 ......................................................... 92 5.3 LE ESPORTAZIONI DI PRODOTTI DELLA PROVINCIA DI VERONA: MARMO E GRANITO AL TERZO POSTO ................................................................................ 102 5.4 RUOLO ED IMPORTANZA DELLE IMPORTAZIONI ED ESPORTAZIONI VERONESI DI PIETRE GREZZE E PRODOTTI FINITI IN PIETRA NELL’INSIEME DELLE MERCI E PRODOTTI IMPORTATI ED ESPORTATI NELLA PROVINCIA DI VERONA, SUDDIVISI PER NAZIONE INTERESSATA .............................................................................. 107 5.4.1 Introduzione ....................................................................................... 107 5.4.2 Germania ........................................................................................... 108 5.4.3 Stati Uniti ........................................................................................... 110 5.4.4 Federazione Russa ............................................................................. 111 5.4.5 Polonia ............................................................................................... 113 5.4.6 Ungheria ............................................................................................ 114 5.4.7 Ucraina .............................................................................................. 114 5.4.8 Turchia ............................................................................................... 116 5.4.9 Cina .................................................................................................... 117 5.4.10 India ................................................................................................. 118 5.4.11 Brasile .............................................................................................. 121 5.4.12 Grafici delle esportazioni ed importazioni veronesi della parte 5.4 124 5.5 PESO DELLE ESPORTAZIONI ED IMPORTAZIONI DI PIETRE GREZZE E PIETRE DA TAGLIO O DA COSTRUZIONE, MODELLATE E FINITE DAL 1991 AL 2008 A VERONA, VENETO, ITALIA E CARRARA ........................................................................... 131 5.6 LEGGE REGIONALE 4 APRILE 2003 N.8 E SUO IL RINNOVAMENTO AVVENUTO CON LA LEGGE REGIONALE N.5/2006: EFFETTI NELLA PROVINCIA DI VERONA ED IN PARTICOLARE SUL DISTRETTO DEL MARMO ................................................. 141 5.6.1 Legge regionale 4 aprile 2003 n.8 : “ Disciplina dei distretti produttivi ed interventi di politica industriale locale “ ............................................... 141 5.6.2 Legge Regionale n.5/2006 (Rinnovamento legge regionale n.8/2003) ..................................................................................................................... 145 5.7 BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA ..................................................................... 150 CAPITOLO 6 ANALISI DELLE IMPRESE DEL DISTRETTO DEL MARMO DI VERONA .................................................................................... 155 6.1 AZIENDE DI ESTRAZIONE E LAVORAZIONE DAL 1995 AL 2008.................... 155 6.1.1 Imprese attive, unità locali ed artigiani............................................. 155 6.1.2 Gli addetti nel distretto ...................................................................... 160 6.1.3 Forma giuridica delle imprese di estrazione e di lavorazione .......... 161 6.2 SEGMENTAZIONE DEL DISTRETTO IN PICCOLE, MEDIE E GRANDI IMPRESE: 30 IMPRESE CAMPIONE .......................................................................................... 165 6.2.1 Caratteristiche del distretto e criteri di segmentazione del mercato distrettuale .................................................................................................. 165 6.2.2 Aziende specializzate nel commercio di blocchi: analisi della gestione del magazzino e delle esportazioni dal 1991 al 2008 ................................. 167 6.2.3 Analisi patrimoniale ed economico finanziaria di piccole, medie e grandi imprese di lavorazione e produzione............................................... 169 III INDICE 6.3 INDICI DI PRODUTTIVITÀ ECONOMICA, REDDITIVITÀ, SOLIDITÀ FINANZIARIA DEL BILANCIO AGGREGATO DI 173 IMPRESE NEL DISTRETTO DEL MARMO A VERONA ........................................................................................................... 175 6.4 BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA ...................................................................... 187 CAPITOLO 7 IL COMMERCIO DI PIETRE NATURALI ........................ 189 7.1 LE VARIETÀ COMMERCIALI CLASSIFICATE PER TIPOLOGIA CON INDICAZIONE DEI LUOGHI DI ORIGINE ..................................................................................... 189 7.1.1 Introduzione........................................................................................ 189 7.1.2 I marmi ............................................................................................... 192 7.1.3 I Graniti .............................................................................................. 201 7.1.4 Le pietre.............................................................................................. 208 7.2 CAMPI D’IMPIEGO DEI MATERIALI LAPIDEI.................................................. 214 7.3 IL MERCATO DOMESTICO: IL DISTRETTO DI VERONA SORRETTO DALL’ESPANSIONE DELL’EDILIZIA VENETA ED ITALIANA FINO AL 2007 ........... 227 7.3.1 Costruzioni in sintesi .......................................................................... 227 7.3.2 Il settore delle costruzioni in Italia .................................................... 235 7.3.3 Il settore delle costruzioni nel Veneto ................................................ 238 7.3.4 Tendenze dell’occupazione del settore delle costruzioni ................... 240 7.3.5 La dinamica delle imprese edili ......................................................... 242 7.3.6 Il valore aggiunto nel settore delle costruzioni .................................. 244 7.3.7 I permessi di costruire in Veneto........................................................ 246 7.4 BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA ...................................................................... 249 PARTE TERZA IL SETTORE LAPIDEO ITALIANO E MONDIALE CAPITOLO 8 IL SETTORE LAPIDEO ITALIANO ................................... 253 8.1 IL RUOLO DI VERONA E CARRARA NEL SETTORE LAPIDEO ITALIANO .......... 253 8.2 DUE GRANDI MERCATI DI SBOCCO PER IL DISTRETTO DEL MARMO DI VERONA: GERMANIA E U.S.A .......................................................................... 257 8.3 PROBLEMI DELL’EXPORT VERONESE E ITALIANO: CALO DELLE IMPORTAZIONI DI LAVORATI IN MARMO E GRANITO DA GERMANIA E U.S.A.- TREND DAL 1993 AL 2007 ................................................................................................................. 263 8.4 IMPORTAZIONI DI PRODOTTI FINITI E BLOCCHI GREZZI A VERONA: I MAGGIORI FORNITORI ........................................................................................................ 277 8.5 I DATI DI EXPORT E SITUAZIONE DEL SETTORE ITALIANO ............................ 284 8.6 MERCATI IMPORTANTI PER L’ITALIA DEL SETTORE LAPIDEO NEL 2006-2007 ......................................................................................................................... 291 8.7 LE IMPORTAZIONI DELL’INDUSTRIA ITALIANA DI BLOCCHI ......................... 292 8.8 LE IMPORTAZIONI DELL’INDUSTRIA ITALIANA DI LAVORATI ....................... 293 8.9 QUADRO STRATEGICO................................................................................. 293 8.10 BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA .................................................................... 297 IV INDICE CAPITOLO 9 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO ...... 299 9.1 PROVENIENZA GEOGRAFICA DELLE MAGGIORI VARIETÀ COMMERCIALI DI MARMI, GRANITI E PIETRE ................................................................................ 299 9.1.1 Europa................................................................................................ 300 9.1.2 Pesi Extraeuropei............................................................................... 302 9.2 PANORAMICA INTRODUTTIVA DELLO SCENARIO LAPIDEO MONDIALE......... 307 9.2.1 Il mondo della pietra ed il suo commercio......................................... 307 9.2.2 Quadro storico mondiale: paesi esportatori solo di grezzi, di grezzi e lavorati, i consumatori ................................................................................ 311 9.3 IL SETTORE LAPIDEO NEL MONDO ............................................................... 318 9.3.1 Il contesto attuale............................................................................... 318 9.3.2 Le escavazioni .................................................................................... 320 9.3.3 Lavorazione e trasformazione di marmo e granito: strategie di mercato e prezzi ........................................................................................................ 324 9.3.4 Lo sviluppo degli scambi.................................................................... 328 9.3.5 Un mercato globale: import ed export dei paesi dell’Unione Europea, della regione Europa in senso geografico e dei paesi Extra-europei......... 332 9.3.6 Interscambio mondiale di marmi, graniti e ardesia, grezzi e lavorati: variazione degli equilibri ............................................................................ 337 9.3.7 Il mercato dell’Unione Europea ........................................................ 340 9.3.8 Il drago cinese: produttore, esportatore, consumatore ..................... 345 9.3.9 Nuove tigri asiatiche: Indonesia, Malaysia, Thailandia, Giappone, India, Taiwan, Iran, Filippine, Hong Kong, Singapore.............................. 350 9.3.10 Una grande Turchia......................................................................... 355 9.3.11 Altri protagonisti: Brasile, Norvegia, Finlandia, Sudafrica, Spagna, Portogallo, Italia......................................................................................... 358 9.3.12 L’espansione degli impieghi di materiali lapidei ............................ 363 9.3.13 Valori competitivi e crescita possibile ............................................. 367 9.3.14 Il mercato americano ....................................................................... 374 9.3.15 Produzione e trasformazione del Nord Africa ................................. 383 9.4 TREND DEI MAGGIORI PAESI ....................................................................... 384 9.4.1 Europa dei quindici............................................................................ 384 9.4.2 Economie mature: Stati Uniti, Corea del Sud, Giappone, Taiwan, Svizzera, Australia, Canada, Arabia Saudita, Norvegia, Hong Kong, Singapore, Emirati, Israele, Libano e Kuwait ............................................ 387 9.4.3 Paesi terzi: Cina, India, Turchia, Brasile, Iran, Egitto, Sudafrica.... 391 9.5 IL MERCATO DEI MACCHINARI PER IL SETTORE LAPIDEO............................. 394 9.5.1 Introduzione al mercato dei macchinari per marmo e granito.......... 394 9.5.2 Interscambio mondiale di macchine ed impianti ............................... 396 9.5.3 Interscambio mondiale di materiali di consumo: abrasivi, utensili diamantati, lame, mastici, graniglia metallica per segherie di granito ..... 401 9.5.4 Esportazioni italiane di macchine per il taglio, la levigatura e la lucidatura delle pietre ornamentali ............................................................ 405 9.5.5 Conclusioni e quadro complessivo sui macchinari............................ 409 9.6 CONSIDERAZIONI E QUADRO DI SINTESI SUL SETTORE LAPIDEO MONDIALE 410 9.7 BIBLIOGRAFIA ............................................................................................ 418 V INDICE PARTE QUARTA LE PROSPETTIVE FUTURE, I SERVIZI, LA PROMOZIONE CAPITOLO 10 CRITICITA’E PROSPETTIVE FUTURE PER IL DISTRETTO DEL MARMO E DELLE PIETRE DEL VENETO.............. 421 10.1 SPUNTI PER LA RIFLESSIONE E CARENZE STRUTTURALI DELLE IMPRESE VERONESI DEL MARMO ..................................................................................... 421 10.2 POSSIBILI STRATEGIE ................................................................................ 426 10.2.1 Aggregazioni..................................................................................... 426 10.2.2 Sviluppo di attività promozionali e rafforzamento del prodotto marmo ..................................................................................................................... 429 10.2.3 Portale internet................................................................................. 431 10.2.4 Rafforzamento delle iniziative associative / globali ......................... 431 10.3 I MARCHI: PIETRA NATURALE, PIETRA AUTENTICA, MARCATURA CE .... 432 10.4 INTERAZIONE TRA DISTRETTO E GLOBALIZZAZIONE.................................. 436 10.5 LE PROSPETTIVE PER IL DISTRETTO ........................................................... 442 10.5.1 Possibilità per le aziende: sviluppo qualitativo e quantitativo ........ 445 10.6 LA PROMOZIONE DEI SERVIZI: È NECESSARIO PIÙ IMPEGNO ...................... 448 10.7 BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA .................................................................... 451 CONCLUSIONI……………………………………………………………….457 APPENDICE 1: analisi swot di un’azienda di grande dimensione del Distretto del Marmo e delle Pietre del Veneto……………………………….477 APPENDICE 2: vocabolario, i termini del settore lapideo………………....497 APPENDICE 3: esportazioni ed importazioni di pietre da taglio o da costruzione modellate e finite (categoria Ateco DI260) e di pietre grezze (categoria Ateco CB141) di Verona da e verso tutti i paesi del mondo….…513 APPENDICE 4: mappa del Distretto del Marmo e delle Pietre del Veneto con distribuzione delle imprese secondo la loro concentrazione nei vari comuni………………………………………………………………………….543 RINGRAZIAMENTI………………………………………………………….545 BIBLIOGRAFIA………………………………………………………………547 VI Capitolo 1 IL DISTRETTO INDUSTRIALE 1.1 Introduzione Il distretto industriale è un’aggregazione1 d’imprese, soprattutto di piccole e medie dimensioni2, tutte coinvolte3 a diversi livelli nello stesso ciclo o filiera produttiva. Tale forma d’organizzazione produttiva permette di scomporre il ciclo di produzione in diverse fasi, ciascuna delle quali è affidata a determinate imprese indipendenti ma inserite in una rete locale di relazioni geografiche e produttive con le altre imprese del distretto; ciò permette contemporaneamente un’alta flessibilità organizzativa ed economie di scala4 1 Con connotati inizialmente territoriali che via via si sono ampliati territorialmente fino a comprendere più province. (Vedere Legge Regionale del Veneto n.8/2003, paragrafo 3.4). 2 Ma non è detto che ci possano essere anche alcune grandi imprese. 3 Il coinvolgimento, da diretto all’inizio, si è poi allargato inglobando nella definizione di distretto anche quelle imprese che partecipano indirettamente nella produzione del/dei bene/i della filiera, come imprese che forniscono servizi ed assistenza specializzata o forniscono macchinari e tecnologie per quella determinata filiera, ecc. 4 Economie di scala: riduzione del costo medio di produzione che è possibile ottenere in seguito all’aumento delle dimensioni aziendali. Le economie di scala si distinguono in reali e pecuniarie. Economie di scala reali: si realizzano nel caso in cui la riduzione dei costi derivi dalla maggiore divisione del lavoro, dalla specializzazione dei costi ecc. cioè si ha una diminuzione del costo medio di produzione dati i costi di macchinario, del lavoro e degli input, e ammessa l’utilizzazione di ciascun impianto alla sua capacità ottimale all’aumentare della dimensione dell’impianto. Raggiunta una certa dimensione, i costi possono smettere di diminuire e cominciare ad aumentare e allora si dice che ci sono diseconomie di scala poiché il supermento della dimensione ottimale dell’impresa può generare maggiori sprechi in termini di risorse materiali, umane ed organizzative; oppure, raggiunto il livello minimo, i costi possono rimanere costanti, come è suggerito da molte ricerche empiriche. E’ importante sottolineare che le economie di scala reali di cui si è sinora parlato sono misurate nell’ipotesi che il costo del macchinario, del lavoro e degli input non cambi con la quantità acquistata. In questa situazione, ad una diminuzione del costo medio corrisponde una diminuzione nel consumo delle risorse impiegate nel processo produttivo, fatte salve le condizioni dell’efficienza. La tendenza alla crescita delle dimensioni delle imprese è un fenomeno complesso perché influenzato da molteplici cause, le quali interferiscono tra di loro. L’economista britannica J. Robinson ne individua cinque: CAPITOLO 1 tali da rendere il prodotto finito molto competitivo, anche rispetto a quello d’imprese di grandi dimensioni. Il successo di questo modello produttivo, affermatosi in Italia soprattutto nel Nord-Est e nell’Italia centrale, ha attirato l’attenzione di numerosi studiosi e politici che ne hanno rilevato la validità anche per una politica industriale5 d’aiuto allo sviluppo locale. • • • • • Forze tecniche (macchinari, impianti, …) Forze direzionali (managerial forces) Forze finanziarie (capitali) Forze promozionali (marketing) Forze della sopravvivenza (cioè le riserve economiche che tendono a preservare l’impresa da rischi e dalle fluttuazioni della congiuntura). Ciascuna di queste forze, inoltre, non opera sempre concordemente con le altre nella definizione di una dimensione ottimale; infatti, può accadere che la dimensione ottima sotto l’aspetto tecnico non lo sia dal punto di vista della gestione, ad esempio per le difficoltà di amministrare impianti giganteschi. Le cause delle economie di scala reali sono molteplici. A. Smith (1776) suggeriva che, in una fabbrica grande, è possibile effettuare alti livelli di divisione del lavoro che consentono ai lavoratori di acquisire maggiore destrezza e di ridurre il tempo di passaggio da un lavoro all’altro. Inoltre, il lavoratore sempre ad una stessa occupazione stimola l’invenzione di macchine che aumentano la produttività del lavoro (come si vede, Smith non ragiona in ipotesi statiche, di tecnologia data, ma piuttosto riflette sulle economie di scala anche in riferimento al progresso tecnico possibile). Alle ragioni adottate da Smith se ne aggiungono altre, classificate da E.A.G. Robinson (1931). Vi è innanzi tutto il fatto che il costo di alcuni impianti, soprattutto per l’industria chimica, cresce meno che proporzionalmente alla dimensione; vi è il fatto che le riserve di pezzi di ricambio, o talvolta anche dei semilavorati, crescono, anche queste, meno che proporzionalmente alla capacità produttiva; vi è infine come è stato descritto da N. Georgescu-Roegen, il fatto che grandi dimensioni consentono una migliore utilizzazione degli impianti. Ma, in definitiva, il motivo più importante per il quale le economie di scala si verificano è che le grandi dimensioni consentono l’uso di tecniche più sofisticate e più produttive. Si badi comunque, che per confrontare i cosi di produzione tra imprese diverse occorre che le imprese non solo producano lo stesso prodotto ma abbiano anche lo stesso livello di integrazione verticale, cioè compiano, al loro interno, le stesse fasi di produzione. Economie di scala pecuniarie: si verificano qualora l’impresa, grazie alle accresciute dimensioni, è in grado di influenzare le negoziazioni riguardanti le condizioni di prezzo, di pagamento e di credito. Se le quantità di risorse consumate per produrre una unità di prodotto restano uguali all’aumento della dimensione degli impianti non corrisponde un aumento di efficienza. In regime di concorrenza, nel primo caso (con economie di scala reali) le imprese tenderanno ad assumere tutte la stessa dimensione, che è quella appunto, che corrisponde al costo minimo; nel secondo caso (con economie di scala pecuniarie) la dimensione delle imprese resterà indeterminata, perché tutte le imprese maggiori della dimensione minima efficiente, che è quella in cui le economie di scala si esauriscono, avranno gli stessi costi di produzione. (Fonte: “Economia”, Le Garzatine, Garzanti Editore, 2001, pagg.442 e “Nuovo Dizionario di Economia”, Edizioni Simone, III edizione, Ottobre 2000, pag. 245). 5 Politica industriale: aspetto della politica economica che agisce con effetti di lungo periodo sulle condizioni in cui opera il sistema industriale di un paese. Si esplica in un’insieme di attività, poste in essere da un’attività pubblica, che mirano alla ridefinizione strutturale dell’apparato produttivo. La politica industriale è cioè l’insieme di tutti gli interventi che riguardano l’industria e che mirano a mutare, in modo non temporaneo, la struttura produttiva e i rapporti fra imprese. (Fonte: “Economia”, Le Garzatine, Garzanti Editore, 2001, pagg.874-875 e “Nuovo Dizionario di Economia”, Edizioni Simone, III edizione, Ottobre 2000, pag. 552). 2 IL DISTRETTO INDUSTRIALE Marshall nell’Europa di fine 1800 aveva individuato delle concentrazioni spaziali d’imprese prevalentemente piccole cui da il nome di distretto industriale; queste concentrazioni coesistevano con un sistema industriale che stava andando verso grandi dimensioni con integrazione verticale. Becattini arriva al concetto di distretto industriale per analogia, osservando il distretto tessile di Prato che aveva proprio queste caratteristiche individuate da Marshall. Dallo studio di Prato ed altre realtà italiane si sviluppa tutto il filone di studio che fa capo ai “distrettualisti”, filone di ricerca che è trasversale a più discipline poiché i distretti sono studiati ad esempio da economisti, geografi economici, sociologi. Michael Porter ha sviluppato il concetto di cluster che ha varie analogie col concetto di distretto industriale, anche se Porter parte da una base d’analisi diversa rispetto gli industrialisti italiani. Questi ultimi, infatti, partono dall’analisi del territorio, Porter dall’analisi dell’impresa e cerca di vedere quali sono i fattori che assicurano ai distretti competitività dal punto di vista internazionale e da lì arriva al territorio. Il cluster ha sì analogie con il distretto ma raccoglie quelle realtà che hanno un grado d’innovazione più elevata. Krugman invece studia ed evidenzia il rapporto tra economie di agglomerazione e costi di trasporto. Il Cluster tecnologico, o distretto tecnologico, è un concetto che va oltre a quello di distretto o cluster in sé, siccome è presente l’elemento caratterizzante della conoscenza esplicita o codificata, che passa attraverso codici e canali del linguaggio scientifico. In questo capitolo analizzerò il concetto di distretto industriale, cluster alla Porter, distretto tecnologico.6 6 Le informazioni e i dati riguardanti il distretto industriale (capitolo 1), l’evoluzione normativa riguardante i distretti in Italia e nella regione Veneto (cap. 3), il cluster alla Porter (cap. 4, prima parte), la localizzazione delle imprese ad alta tecnologia (cap. seconda parte), l’esempio di approfondimento del capitolo 4, oltre ad essere stati reperiti dalle fonti citate di volta in volta nelle note, si riferiscono anche a: Appunti e lucidi delle lezioni del corso “Geografia dei sistemi Territoriali”, Prof.ssa Paola Savi, Università degli Studi di Verona, anno accademico 2007/2008 (lucidi disponibili sulla pagina personale del docente previa richiesta di password da richiedere scrivendo a [email protected]). I riferimenti bibliografici inerenti tali lezioni sono indicati precisamente nella bibliografia al termine di questa 3 CAPITOLO 1 1.2 Concetti di base sul distretto industriale Un distretto industriale, ovvero un’area industriale che presenta particolari caratteristiche spaziali, economiche e sociali, in termini economico-sociali7 è distinto dai seguenti principi/elementi caratteristici: a) Un ambito territoriale abbastanza ristretto (in generale meno di una provincia e più di un comune), non invariabile nel tempo, ben connesso da vie di comunicazione interne; il concetto di territorialità si è ampliato, fino a considerare più province, con le Leggi Regionali come la Legge Regionale 8/2003 e 5/2006 per il Veneto;8 b) Una popolazione di famiglie che vivono e, perlopiù, lavorano in tale ambiente; c) Una popolazione d’imprese manifatturiere piccole e/o medio-piccole, indipendenti le une dalle altre e operanti prevalentemente nel territorio: popolazione composta da gruppi d’imprese, ognuno specializzato in qualche fase del processo produttivo complessivamente caratterizzate il distretto (per es., filatura, tessitura, tintura ecc., nel processo tessile oppure resinatura, segatura in lastre, ecc. nella lavorazione di marmo e granito); d) Una rete di relazioni commerciali con l’esterno, per l’acquisto di materie prime e ausiliarie e di macchine e, soprattutto, per la vendita dei prodotti “tipici” del distretto; e) Una specifica cultura (valore del lavoro, della famiglia, del risparmio; atteggiamento verso il rischio, ecc.) ed una rete istituzionale (usi e appendice. Il capitolo 2 sulle economie di scala, di urbanizzazione e agglomerazione/localizzazione sono state prese dal testo di Roberto Camagni, “Principi di Economia Urbana e Territoriale”, Carrocci editore, Roma, 1993, capitolo 1. La lista dei distretti veneti è reperibile sul sito internet www.distrettidelveneto.it 7 L’ingresso e presenza della nozione di distretto industriale nel sistema delle idee sociali contemporanee è dimostrata sia dal fatto che è stata introdotta in manuali di economia e geografia economica, sia dall’uso che se ne è cominciato a fare per rileggere le vicende dell’industria del passato (per es., l’industria della seta a Bologna). (Fonte: “Economia”, Le Garzatine, Garzanti Editore, 2001, pag. 408.). 8 Vedere a riguardo il paragrafo 3.4 e 3.6 del presente lavoro. 4 IL DISTRETTO INDUSTRIALE costumi commerciali, associazionismo economico, sociale e politico, scuole specializzate ecc.), risultanti da un processo storico d’adattamento reciproco fra le condizioni di riproduzione sociale e quelle di competitività esterna del distretto; f) Di conseguenza, un’immagine unitaria e dei caratteri tipici, riconosciuti dai membri del distretto e dai loro interlocutori esterni; g) Infine, un forte senso d’appartenenza e d’identificazione da parte dei componenti. La nozione di questa specifica accezione è stata estesa anche ad altri fenomeni, in parte connessi con l’attività industriale. Si è così cominciato a parlare di distretto tecnologico e di distretto agroindustriale. In effetti, una volta acquisita l’idea basilare di una concomitanza tra: • Un elemento sistemico (le imprese e le famiglie non costituiscono un semplice agglomerato, ma un microsistema sociale), • Un elemento spaziale (il fatto di stare vicini ha delle conseguenze specifiche: per es., un rafforzamento di motivazioni all’azione, come l’invidia, l’emulazione, la concorrenza), • Un elemento storico-genetico (le popolazioni di persone ed imprese che costituiscono un distretto risultano da un processo d’adattamento reciproco che ha una sua individualità storica). La nozione di distretto si presta ad estensioni e generalizzazioni che vanno anche oltre a quelle menzionate. Non c’è una vera distinzione concettuale fra distretto e regione industriale, ma piuttosto una differenza in ambito di estensione: una regione industriale (la Brianza, il Lancashire, la Ruhr ecc.) si caratterizza per una pluralità di industrie maggiore e diversa da quella che qualifica un distretto in cui vi è una sola industria9 che produce una determinata tipologia di prodotto/i.10 9 Industria : 1) specifico campo o settore di attività produttiva (es: industria tessile, siderurgica, meccanica ma anche della pesca, alberghiera) legate alla disponibilità e organizzazione del lavoro e non alla disponibilità di terra (agricoltura) o al solo trasporto o intermediazione commerciale. 2) Industria o settore industriale, insieme di imprese che, in quanto impegnate nella produzione di beni sostituibili, 5 CAPITOLO 1 1.3 Come nasce l’idea di distretto industriale? Si può affermare che Becattini sia il padre del concetto di distretto ma la sua non è un’idea originale al 100%, perché la riprende da Alfred Marshall che nell’Europa di fine 1800 aveva individuato delle concentrazioni spaziali d’imprese prevalentemente piccole cui da il nome di distretto industriale; concentrazioni che coesistevano con un sistema industriale che stava andando verso grandi dimensioni ed integrazione verticale. Marshall definì questi distretti “fabbrica senza mura”,11 evidenziando come quei meccanismi di divisione del lavoro che sono all’interno della grande impresa possano anche realizzarsi in modo orizzontale, cioè sul territorio, dividendo il processo produttivo su più imprese. Becattini arriva al concetto di distretto industriale per analogia , osservando il distretto tessile di Prato che aveva proprio queste caratteristiche individuate da Marshall. Da lì, osservando la realtà italiana, Beccatini e studiosi hanno visto che Prato era uno dei tanti modelli di sviluppo che facevano tutti riferimento al concetto di distretto industriale. Da qui parte tutto il filone di studio che fa capo ai distrettualisti; filone di ricerca che è trasversale a più discipline perché il distretto è studiato ad esempio da economisti, geografi economici, sociologi. Marshall parlava di economie esterne, i distrettualisti di economie di agglomerazione che sono una categoria di economie esterne e si possono definire come tutti quei vantaggi in termini di costi e d’efficienza di produzione di cui le imprese beneficiano quando si localizzano spazialmente vicine. Si deve sottolineare la differenza tra economie di urbanizzazione12 ed economie di agglomerazione13: le prime si realizzano quando si localizzano spazialmente vicine devono essere considerate tra loro in concorrenza. (Fonte: “Economia”, Le Garzatine, Garzanti Editore, 2001, pagg 579 e 585.). 10 Fonte: “Economia”, Le Garzatine, Garzanti Editore, 2001, pag. 407. 11 In: Marshall, A. (1972), Princìpi di Economia, traduzione di A. Campolongo, UTET. 12 Le economie d’urbanizzazione sono legate ai vantaggi che offre la localizzazione in città: possibilità di trovare infrastrutture, scuole, case per i lavoratori, banche, aeroporti ecc. Quando la concentrazione è eccessiva possono avvenire delle diseconomie esterne: crescita dei costi localizzativi e aumento dei costi dei servizi. In questi casi le attività economiche vengono decentrate, ossia si localizzano in altri 6 IL DISTRETTO INDUSTRIALE attività che appartengono a settori economici diversi (es: città, contesto urbano…); le economie di agglomerazione operano nei distretti, sono economie di localizzazione che derivano non dalla varietà ma dalla specializzazione. Nelle economie di agglomerazione si localizzano spazialmente vicine attività dello stesso settore economico, stessa attività economica ed i vantaggi sono legati alla specializzazione. 1.4 Il distretto industriale di Marshall e Becattini Il nucleo della nozione di distretto industriale fu formulato in alcuni scritti di Alfred Marshall, nei quali si metteva in luce che, quando il processo manifatturiero è separabile in fasi che possono essere svolte in stabilimenti distinti, il processo stesso può essere organizzato efficacemente sia in forma verticalmente integrata sia in forma disintegrata, a condizione che le piccole imprese di fase siano territorialmente raggruppate. Si genera, in tal caso, un flusso consistente di economie esterne alla singola impresa e interne al posti, con tre principali modalità: nella cintura della città, in aree del paese meno industrializzate, in paesi con basso costo di manodopera e positiva vocazione industriale. In alcuni casi per un’impresa può essere vantaggioso insediarsi in un territorio fortemente industrializzato; la fitta presenza di infrastrutture e di servizi di vario genere e anche di altre industrie con cui stabilire scambi di reciproca utilità, determina in questo caso le cosiddette economie di agglomerazione. (Fonte: appunti del corso di Economia Urbana e Territoriale di Andrea Rossi e Pierattilio Tronconi, “Il Principio di Agglomerazione”, http://www.criticamente.com/urbanistica/economia_urbana/Rossi_Andrea-Tronconi_Pierattilio__Appunti_corso_EUT/Rossi_Andrea-Tronconi_Pierattilio_-_EUT__Principio_di_agglomerazione.htm e Roberto Camagni, “Principi di Economia Urbana e Territoriale”, Carrocci editore, Roma, 1993, pagg.52-53-54-55.). 13 Le economie di agglomerazione si basano sui parchi tecnologici, sui distretti industriali specializzati, sulla vocazione dell’area industriale. Agglomerandosi, le imprese possono quindi realizzare risparmi di costo detti anche economie esterne di scala. (Fonte: http://www.criticamente.com/urbanistica/economia_urbana/Rossi_AndreaTronconi_Pierattilio_-_Appunti_corso_EUT/Rossi_Andrea-Tronconi_Pierattilio_-_EUT__Principio_di_agglomerazione.htm e Roberto Camagni, “Principi di Economia Urbana e Territoriale”, Carrocci editore, Roma, 1993,pagg.41-42.). 7 CAPITOLO 1 distretto, tale da consentire anche a imprese relativamente piccole, ma “distrettualizzate”, di restare sul mercato. Dopo il declino della scuola marshalliana (negli anni Trenta) quest’approccio non venne del tutto abbandonato nelle ricerche di geografia economica e di economia applicata, ma vi condusse una specie di esistenza sotterranea e clandestina, a causa dell’ostracismo dato dal pensiero economico sia neoclassico sia marxista al concetto marshalliano di economie esterne. La nozione di distretto industriale è stata ripresa nel 1979 da G. Becattini e approfondita grazie ad analisi teoriche di tipo economico, sociologico e geografico, e a ricerche sul campo.14 14 L’affinamento concettuale si è rivolto in più direzioni: un’analisi sempre più dettagliata ed approfondita della struttura interna e del modus operandi del distretto; una valutazione critica delle possibilità di sopravvivenza e sviluppo del distretto in un mondo di concorrenza globale; una crescente attenzione alla replicabilità della formula imprenditoriale in realtà di sottosviluppo o di rientro nell’economia di mercato. Gli studi sul campo si sono sviluppati soprattutto in Italia (Prato, Sassuolo, Carpi, Santa Croce sull’Arno, Lumezzane ecc.) ma sono fioriti anche all’estero (Spagna, Francia, Danimarca, Germania, Canada, ecc.). Un filone di ricerca statunitense, centrato sulla crisi del fordismo e sull’affermarsi della c.d. specializzazione flessibile, ha pure rivelato fenomeni di distretto-simili assai interessanti (per es., la Silicon Valley, Orange Country, industria cinematografica di Holliwood ecc.). La distribuzione merceologica dei distretti industriali italiani rivela un sottosistema articolato e connesso al sistema manifatturiero italiano, che si esprime in beni per la persona (abbigliamento, calzature, articoli in pelle e cuoio, gioielli, ecc.), per la casa (piastrelle, marmi e graniti, sedie, mobili, rubinetteria, sanitari, ecc.) e per la produzione dei precedenti (macchine tessili, per la lavorazione del legno, del cuoio, macchine per l’estrazione, taglio e lucidatura di marmi e graniti di cui le imprese italiane sono leader mondiali, ecc.). E’ stato notato che tale sottosistema produttivo sarebbe anche quello dove l’Italia si è conquistata, dopo la seconda guerra mondiale, un proprio vantaggio competitivo.(Fonte: “Economia”, Le Garzatine, Garzanti Editore, 2001, pag. 408.). Utilizzando la “Tassonomia di Pavitt” (1984) , questi settori ad offerta specializzta (specialized suppliers) comprendono quasi tutti i comparti della meccanica strumentale, o cosiddetta meccanica non elettrica, e la componentistica specializzata per i beni di consumo e si caratterizzano per capacità di adattamento dell’offerta alle specifiche esigenze degli utilizzatori-clienti, per servire mercati di nicchia, per offrire elevata differenziazione dei prodotti. In questi settori, l’erosione delle posizioni italiane ad opera dei nuovi competitors si è rivelata almeno fino ad ora meno agevole, perché il processo produttivo richiede doti di esperienza e versatilità tecnologica che si accumulano solo con il tempo. Tuttavia in alcuni comparti di macchine e di attrezzature più semplici, inclusa molta componentistica di serie è presente concorrenza da Cina, Corea, India, Brasile, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia. Nei settori “tradizionali”, cioè legati ai beni di consumo per la persona e la casa, le imprese italiane non possono puntare su una competitività di mera efficienza di costo e sugli elevati volumi, ma su fattore di stile, design, creatività, moda, qualità, anche nelle fasce medie e non griffate, e su un’innovazione tecnologica principalmente ricevuta da altri settori (nuovi materiali, macchinari innovativi). In tutti questi settori l’Italia è diventata una style settler, ”alimentando una sinergia virtuosa tra l’artigianato di lusso e la creatività imprenditoriale mirata a penetrare fasce medie e medie-alte dei vari mercati, forti di un’immagine collettiva che man mano si è imposta all’attenzione del mondo” (Onida 2004,p. 70). In questi settori l’Italia deve far fronte ad una concorrenza agguerrita in particolare dalla Cina e altri Paesi del Sud-est Asiatico, i quali si contraddistinguono per costi del lavoro 8 IL DISTRETTO INDUSTRIALE Il concetto di distretto introdotto a fine anni ’70 ha da allora subito grosse trasformazioni rispetto l’interpretazione data originariamente da Becattini.15 Vediamo in questo paragrafo due punti ripresi dalla definizione del Beccatini più un terzo punto. Il distretto è un’area geografica spazialmente contenuta che ha all’interno le seguenti caratteristiche: “comunità di persone che incorporano un insieme di valori omogeneo e le cui esperienze di lavoro giornaliere e di vita si integrano regolarmente nello stesso luogo”. Per “sistema di valori omogeneo” Becattini intende valori di carattere essenzialmente sociale come etica del lavoro e cultura d’impresa. Le esperienze di lavoro giornaliere interagiscono regolarmente perché la comunità è integrata nel territorio. Valori e rapporti caratterizzanti la comunità si sono formati nel tempo grazie anche a questa persistenza sul territorio. Oggi i distretti non sono più omogenei come in passato perché la struttura della popolazione è variata un po’ ovunque sia nelle grandi città sia nei piccoli sistemi produttivi. Basti pensare ad esempio al fenomeno dell’immigrazione che ha variato e vivacizzato queste strutture sociali. “popolazione di piccole e medie imprese specializzate nella produzione di uno o pochi beni e tra loro integrati attraverso forme di divisione del lavoro”. Queste PMI16 formano un sistema nel senso che si dividono il lavoro ed è questo un elemento fondamentale e molto importante. Oggi parliamo di specializzazione non più di uno o pochi beni ma di intere incomparabilmente inferiori, macchinari aggiornati importati dall’estero (in primis dal nostro paese), capacità di imitazione, miglioramento progressivo della qualità dei prodotti, evoluzione in senso manageriale della gestione aziendale. L’Italia manifesta invece debolezza nei settori basati sulla tecnologia (science-based), ossia i settori ad alta intensità di ricerca e sviluppo, generatori netti di innovazione tecnologica che poi fluisce nel resto del sistema, ed è debole nei settori a forti economie di scala produttiva e commerciale (scale intensive), cioè settori della classica concorrenza oligopolistica in cui si producono in grande serie bene di consumo intermedi. (Fonte: Caldani, Bertoli “Mercati Internazionali e Marketing”, edizioni Egea, seconda edizione, marzo 2006, pagg. 37-38.). 15 Fonte: “Economia”, Le Garzatine, Garzanti Editore, 2001, pagg. 407-408. 16 PMI = PMI deriva dalla nozione inglese SME (small and medium-sized enterprises) e significa piccole e medie imprese. (Fonte: Collana Managment, “Dizionario di Business English, Inglese-Italiano”, Università Bocconi Editore, vol. 21, pag. 477.). 9 CAPITOLO 1 filiere produttive che contengono al loro interno settori merceologicamente diversi ma complementari, cioè integrati dal punto di vista produttivo. Non sempre il distretto ha imprese di sola piccola o media dimensione perché i distretti sono cresciuti e si sono modificati nel tempo; oggi nei distretti troviamo anche la presenza di imprese leader o di grandi dimensioni. Possiamo introdurre un terzo aspetto che è sorto nel corso del tempo: insieme di istituzioni locali: questo è un punto che mette in risalto l’evoluzione distrettuale. Fino agli anni ’80 il distretto era una unità produttiva territoriale che funzionava un po’ a sé, era come un’orchestra che funzionava senza direttore; oggi servono meccanismi di governance ovvero è richiesta, accanto alle imprese, la presenza di istituzioni locali, non solo pubbliche che mettono in atto e finanziano progetti di sviluppo, forniscano servizi, e più in generale che intervengano per sostenere il cambiamento distrettuale e mantenere alto il livello di competitività. Molte innovazioni in ambito normativo vanno in questa direzione, vale a dire individuare il distretto non solo come insieme di imprese specializzate ma di imprese ed istituzioni che realizzano insieme progetti di sviluppo locale. La legislazione del veneto, che approfondirò in seguito,17 individua i distretti non più secondo parametri quantitativi ma sulla base delle capacità progettuali. 1.5 I vantaggi dei distretti Vari sono i vantaggi che si possono trarre operando e producendo in un distretto industriale: 17 Per informazioni dettagliate sulla legislazione della Regione Veneto sui distretti produttivi, rimando al paragrafo 3.4 e 3.6 . 10 IL DISTRETTO INDUSTRIALE Sviluppo di attività complementari al settore principale di specializzazione: nei distretti accanto al settore merceologico principale, originario, si formano attività complementari o collaterali che vanno a formare la filiera produttiva. Esempio: settori che producono macchinari per quel tipo di produzione, attività di servizio per quel tipo di produzione. Atmosfera industriale: Becattini la riprende da Marshall ed indica i vantaggi derivanti dal clima di collaborazione, fiducia, circolazione della conoscenza, capacità innovativa. Abbiamo quindi scambio di conoscenza ed input innovativo e tecnologico come ad esempio nel rapporto committente e sub-fornitura. Sperimentazione e diffusione delle innovazioni, Sviluppo di attività di servizio specializzate, Formazione di un mercato del lavoro specializzato: permette alle imprese di diminuire i costi di formazione ed addestramento del personale e del reperimento stesso del personale. Creazione di infrastrutture di trasporto specializzate: tendono a formarsi infrastrutture e servizi di trasporto specializzati. Rapporti di fiducia tra operatori economici, In più ci sono i vantaggi di tipo immateriale. Nei distretti non c’è solo cooperazione, ma anche competizione, non tra le imprese lungo la filiera ma tra imprese che producono lo stesso bene/servizio o che si posizionano nello stesso segmento della filiera produttiva. Infatti, come sottolineato da Porter nei cluster, la competizione è il motore poiché le imprese sono spinte a modificare, ricercare, innovare e quindi a tenere alto il livello di competizione. Si parla di conoscenze tacite e radicate nei processi produttivi e nel territorio. Conoscenze che danno vita a crescita di tipo incrementale piuttosto che radicale. Conoscenza che è difficile da valutare, misurare con indicatori tradizionali per la performance innovativa del territorio.18 Tornando alla 18Indicatori tradizionali utilizzati per misurare la performance innovativa del territorio sono ad esempio in numero di brevetti; il numero di ingegneri, di tecnici, di ricercatori ed il loro aumento nel 11 CAPITOLO 1 conoscenza, introduco ciò che poi vedremo nei distretti tecnologici: con i distretti tecnologici si fa riferimento alla conoscenza esplicita o codificata perché passa attraverso codici e canali del linguaggio scientifico. Questa conoscenza innovativa risulta poi essere più difficile da misurare nei distretti industriali che nei distretti tecnologici, per questa ragione si deve procedere con analisi più di tipo qualitativo che quantitativo. 1.6 Condizioni che hanno favorito la nascita dei distretti italiani Capacità imprenditoriali diffuse, Specializzazioni, saperi, competenze diffusi, Reti urbane policentriche, Strutture sociali flessibili, Abbondanza di manodopera, Fattori congiunturali esterni. I primi cinque punti sono elementi endogeni sorti all’interno delle realtà industriali; in più ci sono condizioni ricorrenti da non considerare deterministiche poichè sono sempre da considerare elementi di casualità. I fattori congiunturali esterni sono elementi esogeni ovvero fattori esterni di carattere prevalentemente congiunturale che hanno agito in un determinato periodo storico e hanno innestato le condizioni endogene. Vediamo ora in dettaglio gli elementi endogeni; i distretti, infatti, non nascono dal nulla perché nei territori erano già presenti prima alcuni elementi endogeni già sopra menzionati e che ora vado ad analizzare in dettaglio: tempo; la spesa in ricerca e sviluppo. Esiste poi una capacità di innovazione informale, non traducibile con gli indicatori quantitativi, che consiste nei rapporti tra imprese, divisione del lavoro, ecc. (Fonte: Appunti e lucidi delle lezioni del corso “Geografia dei sistemi Territoriali”, Prof.ssa Paola Savi, vedi nota 6 questo capitolo). 12 IL DISTRETTO INDUSTRIALE Capacità imprenditoriali diffuse : che si sono manifestate, concretizzate in diversi settori di attività economiche e non necessariamente nel settore industriale. Esempio: capacità imprenditoriali in agricoltura sono importanti per lo sviluppo del modello di distretto. Non è quindi importante la forma in qui si è manifestata questa capacità imprenditoriale ma la sostanza, cioè che queste capacità fossero presenti nel territorio. Specializzazioni, saperi, competenze diffusi : ancora prima dei boom dei distretti c’erano specializzazioni, saperi, conoscenze professionali diffuse nel territorio, spesso di carattere artigianale ma anche legati alla presenza di grande impresa che ha sedimentato queste conoscenze sul territorio. In Veneto i distretti sono nati solitamente su un substrato di competenze artigianali; all’opposto il distretto tessile dell’alto vicentino è nato grazie alla presenza di grandi imprese come la ex Lane Rosse, Marzotto che, anche per meccanismi di spin-off19 industriale, ha creato una rete di PMI che poi sono diventate distretti. Reti urbane policentriche : nelle regioni con più distretti la struttura urbana ha un aspetto preciso, del tipo di piccole-medie città diffuse sul territorio piuttosto di presenza di grandi concentrazioni urbane. Organizzazione territoriale è elemento importante perché caratterizza l’evolversi delle capacità imprenditoriali e commerciali tipiche del fenomeno urbano. Tanto più le città sono diffuse sul territorio, tanto più le capacità sono diffuse sul territorio. Strutture sociali flessibili : esempio, possibilità di integrare redditi da agricoltura, piccola proprietà terriera e redditi del settore industriale; ciò è stato importante soprattutto nelle fasi iniziali del modello perché ha 19 Spin-off : fenomeno con il quale si indica il sorgere di una nuova società (impresa figlia) a fianco di una di maggiore importanza (impresa madre) o perché viene scorporato un settore di attività o perché viene affidato ad un ex dipendente, che diventa imprenditore, un servizio prima svolto internamente. Spesso l’impresa madre favorisce lo spin-off, al fine di snellire la propria struttura, esternalizzando determinate funzioni e affidandone lo svolgimento a società guidate da ex manager o da ex lavoratori, che diventano fornitori o clienti della prima e cui viene assicurato un determinato volume di lavoro. (Fonte: “Economia”, Le Garzatine, Garzanti Editore, 2001, pag. 1114-1115.). 13 CAPITOLO 1 impedito l’impoverimento eccessivo della popolazione e i contrasti sociali. Altro esempio è la famiglia intesa come unità e come cultura, che è alla base delle imprese distrettuali. Abbondanza di manodopera : alcuni autori parlano anche di abbondanza di manodopera, ma non è un elemento distintivo perché durante gli anni ’50 e ’60 , anni di boom industriale, c’era abbondanza di manodopera in tutta Italia. Non dobbiamo dimenticarci della presenza di banche locali che hanno finanziato le attività locali, come Banche Popolari, Casse di Risparmio che all’epoca erano banche locali con rapporto sul territorio. Questi fattori però non bastano, poiché questi elementi sono stati attivati da altri elementi che hanno agito soprattutto negli anni di esplosione ed espansione dei distretti (anni ’50 e ’60 del 1900). Da ricordare che in quel periodo in Italia c’era domanda di ogni tipo di bene essenziale perché l’Italia stava espandendosi economicamente dopo la guerra e quindi aveva bisogno di tutto; le grandi imprese hanno decentrato parte della produzione alle piccole imprese e quindi hanno aiutato la nascita di queste formazioni; più avanti nel tempo mentre altri paesi europei andavano specializzandosi nei settori più innovativi, l’Italia si andava specializzando in produzioni più tradizionali non occupate da altri paesi avanzati (da qui il fatto di avere distretti specializzati nella manifattura più tradizionale); nei primi anni ’90 la valutazione del Marco rispetto la Lira ha lanciato le nostre esportazioni. 1.7 Tipologia di imprese distrettuali Le imprese presenti nel distretto possono essere: Imprese rivolte al mercato finale (prodotto finito del distretto), Imprese monofase (una/più fasi intermedie del ciclo produttivo), 14 IL DISTRETTO INDUSTRIALE Imprese sussidiarie (appartengono alla filiera ma non al settore di specializzazione). Le imprese sussidiarie hanno rapporti sia con quelle monofase sia quelle rivolte al mercato finale; ci sono anche rapporti biunivoci tra imprese monofase e quelle rivolte al mercato finale. I rapporti tra questi tipi diversi di imprese sono l’essenza della distrettualità. 1.8 Problemi attuali dei distretti I distretti hanno a che fare con fattori che limitano o variano la loro attività ed evoluzione; questi fattori possono essere: Esogeni : globalizzazione e cambiamento scenario competitivo internazionale; diffusione ICT. Endogeni : limiti interni dei territori in cui sono situati i distretti e a volte interni ai distretti stessi: infrastrutture, tecnologie, capacità di fare rete, sistema bancario, rapporti con le istituzioni locali. Globalizzazione : l’abbattimento di gran parte delle barriere di carattere commerciale e finanziario ha di fatto determinato il cambiamento dello scenario competitivo e ha portato alla ribalta paesi di nuova industrializzazione, che sono ora competitori forti per le nostre imprese distrettuali. Cambiamento scenario internazionale e progresso tecnologico : il progresso tecnologico è un fattore che nel tempo ha sempre cambiato il rapporto attività economiche e territorio: prima la ferrovia, poi la rivoluzione dei trasporti nel secondo dopoguerra, hanno variato il concetto di distanza e svincolato le attività economiche rispetto lo spazio e resa più libera la localizzazione. Ciò che ora sta variando molto il rapporto tra territorio ed attività economiche non 15 CAPITOLO 1 sono tanto i fattori materiali ma l’informatica e telematica, vale a dire l’ICT20, che ha reso più libera la localizzazione rispetto lo spazio, perché permette di produrre in pratica ovunque. La globalizzazione insieme al cambiamento tecnologico e al progresso tecnologico hanno contribuito a creare la cosiddetta frammentazione spaziale della produzione, vale a dire che le diverse funzioni del ciclo produttivo sono oggi quanto mai separate spazialmente. Ad esempio, le sedi direzionali, centri di ricerca e sviluppo sono localizzati nei paesi avanzati e le unità produttive della stessa impresa sono a migliaia di chilometri di distanza, perché si possono mantenere in tempo reale i rapporti ed in più si è sviluppato ulteriormente il settore di trasporti con diminuzione dei tempi di trasporto. Tutti questi fattori esogeni hanno favorito alla destrutturalizzazione dei distretti. Tra i fattori endogeni: – Infrastrutture : intese in senso ampio, dal trasporto ai servizi; è di fatto un elemento carente che non ha accompagnato lo sviluppo industriale. Più la produzione si frammenta e più questo problema si sente. Il problema consiste non solo nella mancanza di adeguate infrastrutture ma anche nella loro non sufficiente velocità ed efficienza. Dal punto di vista prettamente tecnico si possono sviluppare innovazioni tecnologiche ed infrastrutture notevoli, ma problemi e ritardi politici non ne hanno permesso il loro adeguato e completo sviluppo. – Tecnologie : per le piccole imprese è molto difficile poter sostenere investimenti tali da rimanere al passo con il miglioramento tecnologico. – Fare rete : elemento non sviluppato abbastanza in quanto limitato alla produzione e alla divisione del lavoro; ciò che manca e che si sta costruendo oggi è di fare rete non solo per produrre ma anche e soprattutto per fare progetti di sviluppo del sistema nel suo complesso, per mettere insieme risorse 20 Per avere un’idea dell’importanza dell’ICT e come il suo sviluppo influenzi ed è determinante per l’economia di un paese, consiglio la lettura dell’importanza che l’ICT ha assunto nello sviluppo della economia finlandese, paese leader nell’informatica e nella tecnologia, su www.finnfacts.com/english/country/story/worldeconomy e la brochure “ICT Cluster Finland Review 2006” disponibile on-line su www.tieke.fi/inenglish/publications/ict_cluster_finland_review_2006 . 16 IL DISTRETTO INDUSTRIALE e strategie che le piccole imprese come soggetto singolo non sono in grado di realizzare per limiti di carattere dimensionale, gestionale e finanziario. Fare rete e progettare insieme serve anche a superare problemi strutturali del sistema come la poca diffusione tecnologica, l’internazionalizzazione e rapporti col sistema bancario.21 1.9 Strategie recenti dei distretti I distretti stanno cambiando e modificando per far fronte e risolvere i problemi. In che modo cambiano? Dalla produzione all’organizzazione della produzione, ovvero delocalizzazione : delocalizzazione produttiva dove il costo del lavoro è più basso; questa non è una novità per le multinazionali ma è un processo nuovo e recente per le PMI con la differenza che le medie imprese riescono a delocalizzare da sole, le piccole no e devono essere guidate ad esempio dalle associazioni industriali che si sono fatte promotrici della delocalizzazione come nel caso del distretto meccatronico di Samorin in Slovacchia appoggiato ed accompagnato da Confindustria Vicenza. Strategie di diversificazione produttiva e posizionamento su segmenti spesso di nicchia: esempio, distretto di Montebelluna che dalle scarpe sportive è passato alla produzione di tutto l’abbigliamento sportivo. 21 I rapporti con le banche sono ancora problematici perché la piccola impresa singola ha ancora problemi di accesso al credito. All’interno del distretto sarebbe possibile chiedere prestiti bancari unendo più imprese, in modo tale da raggiungere una massa critica tale da spuntare tassi di interesse sui finanziamenti più favorevoli per le piccole imprese. Idee di questo tipo sono state studiate e portate avanti da alcuni istituti bancari veronesi verso il distretto de marmo di Verona. (Fonte: da colloquio con il prof. e Preside della Facoltà di Economia di Verona, Francesco Rossi). La piccola impresa ha di solito una maggiore dipendenza da finanziamenti di terzi (es: banche) rispetto ad una grande impresa e questa cosa la espone ad un elevato rischio. Nel capitolo 6 “Analisi delle imprese del distretto del marmo di Verona”, si può leggere come le imprese più grandi abbiano più capacità di autofinanziamento, mentre le piccole imprese dipendono fortemente dal capitale di terzi. 17 CAPITOLO 1 Ridimensionamento del rapporto industria e servizi ovvero terziarizzazione dei distretti : meno peso alle attività industriali e più peso ai servizi. Il livello di terziarizzazioni è da noi basso ma sta aumentando. Strategie di integrazione tra attori del distretto (privati, attori istituzionali…) cioè fare rete : ci sono norme per stimolare le capacità progettuali e di mettersi insieme per sviluppare tali capacità. 1.10 Ciclo di vita dei distretti industriali Il ciclo di vita dei distretti industriali ha un andamento ciclico: Specializzazione di fase, formazione del distretto : nel periodo di formazione del distretto c’è specializzazione di fase; inizia a definirsi la divisione del lavoro, quindi una specializzazione su diversi segmenti del processo produttivo; non si parla ancora di filiera in cui il distretto ha matrice esclusivamente industriale con pochissimi servizi e non ci sono istituzioni che governano processi; la crescita degli addetti è modesta. Questa fase per i nostri distretti cade soprattutto negli anni ’50 e ’60, ricordando che spesso le basi erano già presenti. Creazione area sistema integrato, forte sviluppo : si ha forte sviluppo, divisione del lavoro e decentramento del lavoro a cascata, cioè alcune imprese decentralizzano o esternalizzano fasi della produzione ad altre imprese, attivando così una serie di piccole imprese artigiane, sub-fornitori, laboratori, ecc. Si ha una crescita di carattere estensivo poiché i parametri economici come numero addetti, numero imprese, fatturato, valore aggiunto, esportazioni, aumentano di molto. Fase che in Italia si colloca a metà anni ’70, ’80. Maturità : ci sono più percorsi e strategie che non si eludono l’un l‘altro, ma coesistono. Esempio: nel distretto ci può essere delocalizzazione 18 IL DISTRETTO INDUSTRIALE produttiva e anche fasi di specializzazione su un mercato di nicchia. Questi percorsi e strategie possono essere delocalizzazione produttiva, gerarchizzazione con crescita per linee interne ed esterne22, concentrazione direzionale23, riposizionamento competitivo. 1.11 Bibliografia e sitografia Alaimo A., “Un’altra industria? Distretti e sistemi locali nell’Italia contemporanea”, Angeli, Milano, 2002. Alberti F., “Industrial district”, Guerini e Associati, Milano, 2002. Antoldi F. , “Piccole imprese e distretti industriali”, Il Mulino, Bologna, 2006. Appunti del corso di Economia Urbana e Territoriale di Andrea Rossi e Pierattilio Tronconi, “Il Principio di Agglomerazione”, http://www.criticamente.com/urbanistica/economia_urbana/Rossi_AndreaTronconi_Pierattilio_-_Appunti_corso_EUT/Rossi_Andrea-Tronconi_Pierattilio__EUT_-_Principio_di_agglomerazione.htm Appunti e lucidi delle lezioni del corso “Geografia dei sistemi Territoriali”, prof.ssa Paola Savi, Università degli Studi di Verona, anno accademico 2007/2008 (lucidi disponibili sulla pagina personale del docente previa richiesta di password da richiedere scrivendo a [email protected]). Becattini G. (a cura di), “Mercato e forze locali: il distretto industriale”, Bologna, Il Mulino, 1987. Becattini G., “Dal distretto industriale allo sviluppo locale”, Torino, Bollati Boringhieri, 2000. Becattini G., “Il distretto industriale”, Torino, Rosenberg & Sellier, 2000. Caldani, Bertoli “Mercati Internazionali e Marketing”, edizioni Egea, seconda edizione, marzo 2006, pagg. 37-38. Cesaroni F. e Piccaluga A., “Distretti industriali e distretti tecnologici”, Angeli, Milano, 2003. 22 Linee esterne: le imprese rimangono indipendenti e tendono a formare reti (es: joint venture) con altre imprese esterne. 23 Imprese leader, imprese medie cadono sotto il controllo di altri soggetti interni o esterni al distretto. 19 CAPITOLO 1 Conti S. “L’acquisizione della conoscenza come processo localizzato”, Sviluppo Locale, IV, 4, 1997, pp. 27. Fortis M., Quadrio Curzio A., “Industria e distretti”, Il Mulino, Bologna, 2006. “Economia”, Le Garzatine, Garzanti Editore, 2001, pagg. 407-408-442-579-585-874875- 1114-1115. Marshall, A. (1972), “Princìpi di Economia”, traduzione di A. Campolongo, UTET. Mistri M., “Il distretto industriale marshalliano tra cognizione e istituzioni”, Carocci, Roma, 2006. “Nuovo Dizionario di Economia”, Edizioni Simone, III edizione, Ottobre 2000, pag. 245-552. Roberto Camagni, “Principi di Economia Urbana e Territoriale”, Carrocci editore, Roma, 1993, pagg. 41-42-52-53-54-55. Rullani E. Romano L. (a cura di), “Il postfordismo. Idee per il capitalismo prossimo venturo”, Etas Libri, Milano, 1998. Saba A., “Il modello italiano: la “specializzazione flessibile” e i distretti industriali”, Angeli. Varaldo R. e Ferrucci L. (a cura di), “Il distretto industriale tra logiche di impresa e logiche di sistema”, Angeli, Milano, 1997. Viesti G., “Come nascono i distretti industriali”, Laterza, Roma-Bari, 2000. www.distrettidelveneto.it LETTURE CONSULTATE E DI APPROFONDIMENTO: “ICT cluster Finland Review 2006” disponibile on-line su www.tieke.fi/inenglish/publications/ict_cluster_finland_review_2006 www.finnfacts.com/english/country/story/worldeconomy 20 Capitolo 2 L’AGGLOMERAZIONE INDUSTRIALE: LE ECONOMIE DI SCALA, DI URBANIZZAZIONE E DI AGGLOMERAZIONE 2.1 Introduzione Storicamente si constata che gli uomini hanno trovato più vantaggioso ed efficiente gestire i propri rapporti personali, sociali, economici e di potere, in modo spazialmente concentrato. In uno spazio concentrato si determinano infatti economie di scala che consentono di sviluppare vantaggi di varia natura e di realizzare processi produttivi più efficienti che si aggregano attorno a poli di agglomerazione. Al fine di raggiungere il massimo profitto le aziende (settore secondario) ricercano economie di scala, tramite la concentrazione di lavoro e macchinari in grandi stabilimenti, oppure seguendo un ragionamento legato al territorio e sul dove insediarsi/localizzarsi spazialmente. Tale considerazione non deriva semplicemente dal fatto che per produrre è necessario spazio, ma che non tutti i territori hanno le stesse opportunità di produzione e sviluppo. Questo impone alle imprese di scegliere la loro localizzazione1 la quale influisce nella definizione delle loro capacità di sviluppo a livello di singolo e aggregato. Le 1 Così come scelgono fattori produttivi e tecnologia. CAPITOLO 2 grandi forze economiche che determinano l’organizzazione delle attività nello spazio sono i costi di trasporto2 e le economie di agglomerazione. 2.2 Economie di scala interne ed esterne Le economie di scala si dividono in interne ed esterne. Le economie interne sono quei risparmi che si cerca di ottenere abbassando i costi all’interno dell’azienda (esempio: riduzione dei salari, robotizzazione ecc…). Non riguardano la geografia. Le economie esterne sono invece quelle che si ricercano a partire dal territorio. Si dividono in economie di urbanizzazione e di agglomerazione. • Le economie d’urbanizzazione sono legate ai vantaggi che offre la localizzazione in città: possibilità di trovare infrastrutture, scuole, case per i lavoratori, banche, aeroporti ecc.3 • Le economie di agglomerazione si basano sui parchi tecnologici, sui distretti 2 industriali specializzati, sulla vocazione dell’area I costi di trasporto vanno intesi non tanto nel senso letterale, quanto come metafora di tutti gli elementi di frizione spaziale, di quegli elementi cioè che rendono privilegiata e più appetibile una localizzazione concentrata rispetto ad una diffusa. In senso crescente di astrazione: costi di trasporto e di distribuzione, costi di marketing sui mercati lontani, il costo del tempo di spostamento per gli individui e il costo psicologico del viaggio, il costo e la difficoltà di comunicazione a distanza, la perdita di valore dell’informazione nel tempo e nel passaggio da canali informali e diretti (contatti faccia a faccia) a canali formali ma indiretti (i media, le banche dati ecc.) , il rischio della perdite di informazioni essenziali. Tutta questa serie di costi può essere aggregata nel termine più ampio di costi di trasporto, legato direttamente in senso funzionale alla distanza. (Fonte: Roberto Camagni, “Principi di Economia Urbana e Territoriale”, Carrocci editore, Roma, 1993, pagg.41). 3 Quando la concentrazione è eccessiva possono avvenire delle diseconomie esterne: crescita dei costi localizzativi e aumento dei costi dei servizi. In questi casi le attività economiche vengono decentrate, ossia si localizzano in altri posti, con tre principali modalità: nella cintura della città, in aree del paese meno industrializzate, in paesi con basso costo di manodopera e positiva vocazione industriale. In alcuni casi per un'impresa può essere vantaggioso insediarsi in un territorio fortemente industrializzato; la fitta presenza di infrastrutture e di servizi di vario genere e anche di altre industrie con cui stabilire scambi di reciproca utilità, determina le cosiddette economie di agglomerazione. (Fonte: Roberto Camagni, “Principi di Economia Urbana e Territoriale”, Carrocci editore, Roma, 1993, pagg.41). 22 L’AGGLOMERAZIONE INDUSTRIALE: LE ECONOMIE DI SCALA, DI URBANIZZAZIONE E DI AGGLOMERAZIONE industriale. Agglomerandosi, le imprese possono quindi realizzare risparmi di costo detti anche economie esterne di scala. 2.3 Economie di urbanizzazione Per economie di urbanizzazione si intendono quelle economie connesse alla presenza nell’ambiente urbano di tutte le attività economiche e non solo di singoli settori produttivi. Queste economie nascono a seguito: • della concentrazione nella città dell’intervento pubblico sia sul versante dei consumi pubblici (servizi) che degli investimenti (public goods), connessi alla infrastrutturazione del territorio (sistemi di trasporto per merci e persone, sistemi di comunicazione e informazione , ecc.); • della natura di un vasto mercato della città; • dal fatto che la città è incubatrice di fattori produttivi e di mercato degli input di produzione (lavoro molto qualificato e ampio, offerta di capacità direttive e manageriale, servizi alle imprese, servizi commerciali e finanziari, ecc. ). A queste tre categorie si possono aggiungere quei vantaggi di tipo complessivo, macro-territoriale e statico, individuabili nella maggiore stabilità e capacità di crescita di lungo periodo di strutture urbane maggiormente diversificate e di maggiori dimensioni rispetto a strutture specializzate e di piccole dimensioni.4 4 (Fonte: Roberto Camagni, “Principi di Economia Urbana e Territoriale”, Carrocci editore, Roma, 1993, pagg. 52-53.). 23 CAPITOLO 2 2.4 Economie di agglomerazione/localizzazione Per economie di agglomerazione si intendono quelle economie e vantaggi connesse alla “struttura spaziale concentrata” di attività simili e spiegano quindi la tendenza alla concentrazione spaziale. Si tratta di: economie interne alle imprese5, economie esterne alle imprese ma interne alle stesse industrie o settore produttivo6, economie esterne alle imprese ed all’industria, connesse all’urbanizzazione7. Queste economie riguardano8: • la possibilità del costituirsi di processi di specializzazione fra imprese all’interno del ciclo produttivo settoriale complessivo. La realizzazione di una divisione del lavoro fra più imprese crea rapporti di fornitura di semilavorati e di prodotto. Diventa conveniente affidare la produzione di alcune operazioni ad altre imprese, le quali, in virtù della propria specializzazione, del minor costo del lavoro o di altri fattori ancora, realizzano il prodotto a costi inferiori. Si viene quindi a parlare di “automazione flessibile” (Piore, Sabel 1964; Brusco, 1982; Becattini, 5 Le economie interne all’impresa sono rappresentate dalle economie di scala di tipo produttivo, distributivo e finanziario; possono essere considerate all’interno delle economie di agglomerazione quando esse danno luogo alla concentrazione spaziale della produzione e, in presenza di rilevanti costi di trasporto e di prodotti omogenei, alla formazione di una struttura reticolare di aree di mercato non sovrapposte per le singole unità produttive, spesso rappresentate da una struttura di aree esagonali. (Per una analisi più dettagliata su questa struttura ad aree esagonali si rinvia a Roberto Camagni, “Principi di Economia Urbana e Territoriale”, Carrocci editore, Roma, 1993, capitolo 4.) (Fonte: Roberto Camagni, “Principi di Economia Urbana e Territoriale”, Carrocci editore, Roma, 1993, pag. 42). 6 Si tratta dei vantaggi derivanti dalla localizzazione concentrata di imprese appartenenti alla stessa industria o settore produttivo. (Fonte: Roberto Camagni, “Principi di Economia Urbana e Territoriale”, Carrocci editore, Roma, 1993, pag. 42). 7 Si tratta dei vantaggi, tipici di un ambiente urbano, derivanti dalla presenza di infrastrutture generiche, utilizzabili da tutte le industrie e dalla stretta interazione fra istituzioni ed attività differenti. A questa tipologia di vantaggi agglomerativi vanno poi aggiunti quelli che vengono goduti dalla popolazione residente e dai singoli individui in quanto consumatori. (Fonte: Roberto Camagni, “Principi di Economia Urbana e Territoriale”, Carrocci editore, Roma, 1993, pag. 42). 8 (Fonte: Roberto Camagni, “Principi di Economia Urbana e Territoriale”, Carrocci editore, Roma, 1993, pagg. 50-51-52.). 24 L’AGGLOMERAZIONE INDUSTRIALE: LE ECONOMIE DI SCALA, DI URBANIZZAZIONE E DI AGGLOMERAZIONE 1979). L’aumento di efficienza complessiva così raggiunto si può manifestare in minori costi complessivi (e quindi in vantaggi di competitività e più elevati saggi di crescita) o in maggiori ricavi e profitti (e conseguente possibilità di attrazione o creazione di nuove imprese). Sono le cosiddette “economie di tipo pecuniario”; • la riduzione dei costi di transazione all’interno dell’area e fra le diverse unità produttive specializzate grazie alla possibilità e all’intensità dei rapporti personali e dei contatti faccia a faccia (economie “transnazionali”); • la formazione di un bacino di manodopera specializzata e un’accumulazione localizzata di competenze tecniche attraverso processi di “apprendimento collettivo”, capaci di elevare la produttività del processo produttivo, a parità di input (economie di apprendimento, individuale e collettivo); • la formazione di una serie di servizi. La dotazione di servizi, le opportunità culturali e di svago offerte da una grande città9 e dal 9 Il principio di gerarchia: le economie di agglomerazione ci indicano una tendenza verso la grande dimensione urbana, tuttavia non spiegano come mai in realtà, entro sistemi urbani apparentemente in equilibrio, coesistono città di diversa dimensione. La realtà mostra infatti che coesistono dimensioni urbane diverse cui corrispondono anche funzioni economiche differenti. In genere si rileva che: i centri più piccoli accolgono funzioni che trovano sbocco nella domanda locale a seguito delle limitate economie di scala e dimensioni di produzione. i centri maggiori accolgono invece anche funzioni più rare e specializzate in cui compaiono più rilevanti economie di scala. Il problema è quello di ricercare i principi sui quali vengono regolati ad un tempo: a – la gerarchia dei centri, b – la dimensione e frequenza dei centri di ciascun livello gerarchico, e, quindi, l’area di mercato di ciascuno, c – la distanza media fra centri di uguale o diverso livello gerarchico e, perciò, la distribuzione geografica di tutti i centri. Tale approccio può essere analizzato tramite vari modelli come il modello di Christaller, anni 30 che ha un approccio geografico; approccio economico col modello di Losch, anni 40. (Fonte: Roberto Camagni, “Principi di Economia Urbana e Territoriale”, Carrocci editore, Roma, 1993, cap.4). 25 CAPITOLO 2 territorio sono particolarmente importanti per attrarre dirigenti, quadri e personale qualificato, al punto da essere un fattore di localizzazione per le industrie innovative; • la creazione di una cultura industriale diffusa. Più imprese dello stesso settore produttivo sono localizzate nella stessa area e più viene stimolato un processo innovativo che diffonde nella popolazione una cultura dell’industrializzazione che facilita la formazione della forza lavoro. Si viene a creare come indica Marshall (cfr. Marshall, 1919) una “industrial atmosphere”, capace di orientare non solo la scelta delle combinazioni tecnologiche ed organizzative più efficienti, ma anche in una chiave squisitamente dinamica, di determinare un processo innovativo più rapido ed una più veloce diffusione del processo tecnico all’interno del distretto industriale (economie dinamiche). Questa funzione dell’ambiente locale è stata definita a partire dagli anni ’80 come una funzione di riduzione dell’incertezza dinamica presente nell’ambiente economico e nei processi innovativi, derivante da imperfetta informazione, incapacità di definire precisamente gli effetti delle decisioni innovative, difficoltà di controllo delle reazioni e dei comportamenti degli altri attori economici; • la possibilità di utilizzare congiuntamente, da parte di più imprese, un unico sistema infrastrutturale ( reti stradali, ferroviarie, servizi) e questa dotazione di infrastrutture e servizi collettivi è facilmente di livello superiore; • la reputazione acquisita dai prodotti provenienti da una determinata località: ciò stimola fra i consumatori la domanda per quel particolare tipo di beni10; 10 Il country of origin effect è particolarmente importante quando si esporta il proprio prodotto in uno o più paesi esteri; il giudizio dei soggetti di domanda in merito alla capacità del prodotto di soddisfare le loro esigenze può subire un’alterazione rispetto a quanto avviene nel paese di origine dell’impresa, a causa di una serie di fattori che, nei singoli mercati locali, influiscono sulla percezione della sua qualità 26 L’AGGLOMERAZIONE INDUSTRIALE: LE ECONOMIE DI SCALA, DI URBANIZZAZIONE E DI AGGLOMERAZIONE • un mercato di sbocco per i prodotti. A questi vantaggi si contrappongono due elementi che spingono in senso opposto, quindi verso localizzazioni diffuse: I) diseconomie di agglomerazione, ovvero costi crescenti sia in termini di prezzi dei fattori meno mobili e scarsi, sia in termini di costi di congestione che caratterizzano le grandi agglomerazioni; II) presenza di costi di trasporto, che aumentano con l’aumentare della distanza tra luogo della produzione e luogo della commercializzazione e possono controbilanciare i vantaggi derivanti complessiva. Questa alterazione viene denominata effetto prisma. Più precisamente, l’alterazione può determinare un effetto: • Trasparente, se il prodotto è percepito e si posiziona in modo analogo a quanto avviene nel paese di origine dell’impresa; al prodotto viene quindi riconosciuta la medesima capacità di soddisfare le esigenze della domanda. • Amplificante, nel caso in cui il prodotto è percepito come di livello superiore rispetto a quanto si verifica nel paese di origine, ed in questo caso è possibile ottenere un premium price (cioè è possibile vendere il medesimo prodotto all’estero ad un prezzo maggiore che nel mercato del luogo di origine). • Deformante, quando, nel mercato estero selezionato, il “concetto di prodotto” (con concetto di prodotto o product concept si fa riferimento alla promessa fatta dal prodotto ad un gruppo particolare di clienti) è vissuto in modo diverso da quello che caratterizza il paese di origine. Il prodotto si orienta così al soddisfacimento di bisogni diversi. • Riducente, allorché nel contesto estero selezionato, il prodotto è percepito di livello inferiore rispetto a quanto avviene nel mercato interno; al prodotto viene riconosciuta una capacità di soddisfacimento minore delle esigenze della domanda locale sia rispetto a quanto si verifica nel paese di origine dell’impresa, sia rispetto all’offerta delle altre imprese (locali o estere) che competono nel paese estero individuato. Le cause che determinano l’insorgere dell’effetto prisma sono, l’effetto alone (halo construct) e quella dell’effetto sintesi (summary construct). Il primo si riferisce all’influenza esercitata dall’informazione concernente il paese di origine del prodotto sul processo valutativo dei consumatori che non hanno maturato alcuna esperienza diretta nei confronti dello stesso né dei prodotti da esso provenienti. I consumatori in questione possono comunque essersi creata un’immagine di tale paese, per l’effetto dell’insieme di convinzioni dedotte dal complesso di informazioni possedute sul paese (la sua politica, il suo livello di sviluppo economico e sociale, le sue tradizioni). In questo caso, i consumatori usano l’immagine del paese di produzione come indicatore di qualità perché non sono in grado, prima dell’acquisto, di valutare gli effettivi attributi qualitativi del prodotto. L’immagine del paese non influenza solo le convinzioni in merito agli attributi, ma in via indiretta anche l’atteggiamento verso la marca e, quindi, la propensione all’acquisto finale. La relazione è cosi sintetizzabile: immagine del paese di produzioneconvinzioni sugli attributi del prodottoatteggiamento verso la marca. L’effetto sintesi nasce, invece, nel momento in cui l’immagine di un paese si basa sulle precedenti esperienze del consumatore e sulla percezione degli attributi che caratterizzano i beni provenienti da quel determinato paese. L’esperienza non deve essere necessariamente diretta, ma può derivare anche da altre fonti di informazioni, come quelle interpersonali o i mezzi di comunicazione. La relazione ipotizzata è la seguente: esperienze convinzioni sugli attributi del prodottoimmagine del paese di produzione atteggiamento verso la marca. I due effetti sono comunque collegati fra loro ottenendo un’azione congiunta e ciclica di due effetti. (Fonte: Caldani, Bertoli “Mercati Internazionali e Marketing”, edizioni Egea, seconda edizione, marzo 2006, pagg. 326-327-328.). 27 CAPITOLO 2 dall’agglomerazione al punto tale da favorire una diffusione delle attività sul territorio, a una divisione delle aree di mercato tra i produttori in cui ognuno risponde alle esigenze del mercato locale, cioè possono rendere più appetibile una localizzazione diffusa rispetto ad una concentrata. Secondo gli obiettivi che si pongono e di ipotesi di struttura di mercato si distinguono due gruppi di teorie della localizzazione: 1) teorie orientate alla minimizzazione dei costi; 2) teorie orientate alla massimizzazione dei profitti. Nel primo caso l’ipotesi è di un mercato di sbocco e di fornitura puntiformi e collocati in diversi punti nello spazio e le teorie hanno l’obbiettivo di ricercare la scelta di localizzazione a costi di trasporto minimi in un ottica di equilibrio parziale; è una scelta orientata all’analisi di decisioni localizzative di singole imprese. Nel secondo caso l’ipotesi è di una domanda diffusa in tutto il territorio e di un’offerta concentrata in alcuni punti del mercato e le teorie hanno l’obbiettivo di individuare la suddivisione del mercato tra più produttori in una logica di massimizzazione dei profitti e in ottica di equilibrio parziale. Un importante contributo è dato dal modello elaborato dall’economista Alfred Weber, che prevede il formarsi di una localizzazione agglomerata delle unità produttive ogni volta che i vantaggi da essa derivanti ed i risparmi sul costo del lavoro, dovuti alla maggiore professionalità dei lavoratori o alla maggiore disponibilità di mano d’opera, superano i maggiori costi di trasporto connessi alla localizzazione effettiva rispetto ad un’astratta localizzazione basata sulla minimizzazione dei costi di trasporto. Questo modello non è esente da forti critiche connesse al fatto che: • esso è un modello statico, che ignora le dinamiche connesse ai processi evolutivi; • risponde ad un approccio di equilibrio parziale, in cui non esiste interazione nei comportamenti d’impresa; 28 L’AGGLOMERAZIONE INDUSTRIALE: LE ECONOMIE DI SCALA, DI URBANIZZAZIONE E DI AGGLOMERAZIONE • rispecchia le caratteristiche essenziali di processi di industrializzazione e urbanizzazione di inizio secolo scorso e soprattutto del XIX secolo. 2.5 Economie di scala: l’area di mercato dell’impresa11 La realtà mostra che la produzione è sensibile sia ai costi di trasporto delle merci che ai costi dei fattori produttivi i quali risultano a loro volta sensibili alle economie di scala. Costo del trasporto ed economie di scala intervengono nel determinare un modello di localizzazione delle attività produttive che viene denominato di diffusione concentrata in cui sono presenti agglomerazioni di dimensione più o meno grandi poste ad una certa distanza l’una dall’altra. Supponendo un mercato lineare, il grafico seguente illustra gli spazi di mercato che diverse imprese (A, B, C, D,) che si trovano distanziate tra loro e che producono con le stesse funzioni di produzione dei beni allo stesso prezzo (p1), si troverebbero a disporre in conseguenza dei costi di trasporto (fig. 1). La somma del prezzo di produzione (p1) e di quello del trasporto (τ.δ), proporzionale alla distanza (δ), rappresenta il prezzo al consumatore. p = p1 + (τ.δ) 11 Fonte del paragrafo 2.4 e relativi grafici: Roberto Camagni, “Principi di Economia Urbana e Territoriale”, Carrocci editore, pagg.42-43-44. 29 CAPITOLO 2 Fig. 1 – aree di un mercato lineare in cui le imprese producono tutte con lo stesso prezzo; aree in funzione della distanza prezzi p1 0 A a1 B b1 C c1 D d1 E Distanza δ Fonte: Roberto Camagni,“Principi di Economia Urbana e Territoriale”,Carrocci ed., Roma, 1993, pag. 43 L’impresa A si troverebbe a poter occupare lo spazio compreso tra O e a1 L’impresa B, lo spazio tra a1 e b1 L’impresa C, lo spazio tra b1 e c1, e così via. Se una delle imprese, ad esempio la C, produce a costi minori delle altre (p2)12, rimanendo costanti i costi di trasporto (τ.δ) tra le imprese del distretto 12 P2 < P1 per vari motivi: L’impresa investe in tecnologia che gli permette di produrre a costi minori (sono infatti elevati i vantaggi di quelle imprese del distretto del marmo di Verona e Carrara che hanno saputo investire in impianti ad elevata tecnologia ed innovazione superiore alla media del settore nonostante gli investimenti richiesti siano elevati); 2. L’impresa delocalizza in luoghi dove il costo della manodopera specializzata e non e i costi dell’energia sono minori (molte imprese specializzate nella trasformazione del granito hanno delocalizzato in Brasile per fornire il mercato degli U.S.A., utilizzando l’abbondanza di materia locale a costi minori che acquistarla e portarla in Italia, e manodopera e costi energetici minori che in Europa – altro esempio riguarda le imprese italiane del nord est che hanno creato insediamenti produttivi in Romania. Sono imprese appartenenti ai settori del tessile-abbigliamento, calzatura, carpenteria metallica e del legno-arredo. In riferimento al legno arredo è stato calcolato che il 60% 1. 30 L’AGGLOMERAZIONE INDUSTRIALE: LE ECONOMIE DI SCALA, DI URBANIZZAZIONE E DI AGGLOMERAZIONE per l’allocazione presso il consumatore dei beni prodotti o importati e quindi a loro volta rivenduti in loco, le aree di mercato si modificherebbero come rappresentato nel grafico seguente (Fig. 1a). L’impresa C allargherebbe il proprio spazio di mercato da (b1 – c1 di fig.1) ad a2 - d2, estromettendo così le imprese B e D ed erodendo spazi anche alle imprese A e E. In un mercato che viene dominato da una impresa ne derivano: a – permanenza dei vantaggi per i consumatori più vicini (minori costi di trasporto), b – barriere spaziali alla concorrenza, c – possibilità di imporre prezzi di monopolio, o comunque di attuare una politica di penetrazione del mercato locale con prezzi inferiori rispetto la concorrenza, per poi alzarli una volta attenuta la quota di mercato voluta. Nel caso in cui, nel settore lapideo, si riescano ad ottenere alcune esclusive su determinati prodotti ed estrazione da alcune cave (è il caso del marmo Fior di Pesco Carnico e Fior di Pesco Fantastico estratto nel Friuli13 o di alcuni graniti e quarziti brasiliane o dell’Onice Tigrato turco) è possibile anche ottenere un vero e proprio premium price grazie l’esclusività del prodotto, che insieme ad delle imprese italiane presenti in Romania produca semilavorati in legno massello destinati a successive lavorazioni in Italia e l’altro 40% produca prodotti finiti in legno non verniciato. Le ragioni a questa divisione internazionale della produzione si riconducono al fatto che la Romania abbonda di materia prima (il legno), producendo 30 milioni di metri cubi all’anno, il cui costo di trasformazione è metà rispetto a quello italiano; disponibilità di manodopera che anche se ha una minore produttività del 50% viene pagata circa 200 euro al mese; in 36 ore via camion la merce raggiunge in Nord-Est dell’Italia (Fonte: Caldani, Bertoli “Mercati Internazionali e Marketing”, edizioni Egea, seconda edizione, marzo 2006, pag. 222.); 3. L’impresa importa da paesi terzi semilavorati o prodotti finiti che rivende in loco; è il caso ad esempio del marmo Verde Indiano che importato a Verona in blocchi che costano 27 euro al quintale, e segato e lucidato in loco viene poi rivenduto a un prezzo finale che va dai 42 ai 45 euro al metro quadrato, allo spessore di 2 cm. Il medesimo prodotto finito può essere importato direttamente dall’India o dalla Cina (che lo compra dall’India, lo lavora e lo rivende; o lavora contro terzi per distributori indiani) al costo di 16/18 euro al mq per il primo importatore, che lo rivende ad una seconda impresa italiana (grossista o altra impresa lapidea del distretto) a 22/24 euro al mq, che lo rivende al consumatore locale a 28/30 euro al mq. All’impresa edilizia cliente finale converrà fino a determinati livelli di ordinativi approvvigionarsi dagli importatori/distributori italiani piuttosto che ordinare quantitativi modesti direttamente dall’India che risulterebbero troppo aggravati da addizionali imposti dalle compagnie di trasporto causa il peso della merce (Fonte: propria intervista ad alcuni operatori locali del Distretto del Marmo di Verona: ditte La Palladiana, Riva Marmi, Stocchero, Margraf s.p.a). 13 Materiali esclusivi della ditta Margraf s.p.a di Chiampo, per vedere i materiali e caratteristiche: www.margraf.it 31 CAPITOLO 2 innovazione di processo, e quindi a costi medi minori sull’estrazione, segagione e lucidatura, costituiscono un elevato vantaggio competitivo. Fig. 1a - Aree di mercato in un mercato lineare in cui una impresa produce a prezzi inferiori rispetto alle altre, in funzione della distanza prezzi p1 p2 0 A a2 a1 B C D d1 d2 E distanza Fonte: Roberto Camagni, “Principi di Economia Urbana e Territoriale”, Carrocci editore, Roma, 1993, pag. 43 32 L’AGGLOMERAZIONE INDUSTRIALE: LE ECONOMIE DI SCALA, DI URBANIZZAZIONE E DI AGGLOMERAZIONE 2.6 Bibliografia Appunti e lucidi delle lezioni del corso “Geografia dei sistemi Territoriali”, prof.ssa Paola Savi, Università degli Studi di Verona, anno accademico 2007/2008 (lucidi disponibili sulla pagina personale del docente previa richiesta di password da richiedere scrivendo a [email protected]). Caldani, Bertoli “Mercati Internazionali e Marketing”, edizioni Egea, seconda edizione, marzo 2006, pagg. 222-326-327-328. Propria intervista ad alcuni operatori del settore lapideo veronese: ditte La Palladiana, Riva Marmi, Stocchero, Margraf s.p.a. Roberto Camagni, “Principi di Economia Urbana e Territoriale”, Carrocci editore, Roma, 1993, pagg.41-42-43-50-51-52-53- capitolo 4. 33 Capitolo 3 EVOLUZIONE NORMATIVA DEI DISTRETTI: NORMATIVA NAZIONALE E DELLA REGIONE VENETO 3.1 Legge 317/1999, art. 36 E’ la prima legge sui distretti industriali. Interviene vent’anni in ritardo dall’emergere del fenomeno ma è importante perché è la prima legge che riconosce il distretto come soggetto di politiche industriali. L’articolo 36 da la definizione di distretto industriale che richiama quello di Becattini: “Aree territoriali locali caratterizzate da elevata concentrazione di piccole imprese, con particolare riferimento al rapporto tra imprese presenti e popolazione residente, e specializzazione produttiva dell’insieme delle imprese” : rapporto tra imprese e popolazione ovvero diffusione di imprenditorialità, diffusione produttiva; manca però un elemento importante che è l’interazione tra imprese intesa come divisione del lavoro ed è proprio questo elemento che differenzia un distretto da un’area di sola specializzazione. La specializzazione e concentrazione sono più facili da misurare rispetto l’integrazione che è un parametro più qualitativo che quantitativo. Ruolo delle regioni nell’individuazione dei distretti sulla base di criteri stabiliti a livello ministeriale, CAPITOLO 3 Finanziamento, da parte delle regioni, di progetti innovativi riguardanti più imprese localizzate nei distretti : si porta in primo piano il ruolo delle regioni che però resta limitato, non c’era un’autonomia regionale come oggi. I ruoli delle regioni sono stati pubblicati con Decreto Ministeriale del 1993 ma i criteri erano troppo rigidi per trovare riscontro con la realtà. Con questa legge il distretto industriale diventa un termine di riferimento per la politica economica regionale, nazionale, e di riflesso, comunitaria.1 3.2 Decreto Ministeriale dell’Industria 21 aprile 1993 Questo decreto ha stabilito cinque criteri per definire ed identificare i distretti, ma pecca di rigidità e i cinque criteri devono essere tutti soddisfatti contemporaneamente2; la prima regione ad applicare questi criteri è stata la Lombardia e ci è più o meno riuscita anche se con alcune difficoltà. In altre regioni l’applicazione non è stata possibile in quanto non si riusciva a soddisfare tutti i cinque criteri. 1. Indice di industrializzazione manifatturiera3 superiore del 30% dell’analogo dato nazionale. 2. Indice di densità imprenditoriale dell’industria manifatturiera superiore alla media nazionale. 1 Si veda anche: “Economia”, Le Garzatine, Garzanti Editore, 2001, pag. 408. L’Istat utilizzava questo insieme di criteri e definiva il distretto industriale come un sistema locale del lavoro in cui: a) La quota degli occupati dell’industria manifatturiera sul totale degli occupati non agricoli è maggiore della media nazionale, b) Nel settore manifatturiero la quota di occupati in imprese con meno di 250 addetti supera la media nazionale, c) Per almeno un settore manifatturiero la quota degli addetti sul totale degli occupati dell’industria manifatturiera è maggiore di quella nazionale, d) In almeno in uno dei settori nei quali si è verificata la condizione c) la quota degli occupati in imprese sotto i 250 addetti è maggiore di quella nazionale. (Fonte: “Economia”, Le Garzatine, Garzanti Editore, 2001, pag.407). 3 Indice di industrializzazione manifatturiera = quota numero occupati in imprese manifatturiere su numero totale degli occupati in quell’area. 2 36 EVOLUZIONE NORMATIVA DEI DISTRETTI: NORMATIVA NAZIONALE E DELLA REGIONE VENETO 3. indice di specializzazione produttiva4 superiore del 30% all’analogo dato nazionale. 4. Livello di occupazione nell’attività manifatturiera di specializzazione superiore al 30% degli occupati manifatturieri dell’area. 5. una quota pari o superiore al 50% degli addetti locali nell’attività di specializzazione dell’area deve essere occupato in piccole imprese. 3.3 Legge 140/1999 La Legge 140 del 1999 distingue i sistemi produttivi locali e i distretti industriali: “si definiscono sistemi produttivi locali i contesti produttivi omogenei caratterizzati da elevata concentrazione di imprese, prevalentemente di piccole e medie dimensione, e da una particolare organizzazione interna” “si definiscono distretti industriali i sistemi produttivi locali di cui al comma 1, caratterizzati da elevata concentrazione di imprese industriali, nonché dalla specializzazione produttiva di sistemi di imprese” “ai sensi del D.Lgs n.112/1998 le regioni provvedono alla individuazione dei sistemi produttivi locali, nonché al finanziamento dei progetti innovativi e di sviluppo dei sistemi produttivi locali, predisposti da soggetti pubblici o privati” Il distretto diventa una sottotipologia di un sistema più ampio che ha tre caratteristiche: 1. omogeneità produttiva 2. concentrazione spaziale di imprese di piccola e media dimensione 3. peculiare organizzazione interna, cioè a rete, concetto che mancava nella prima definizione. 4 Indice di specializzazione produttiva = quota occupati specializzati su totale occupati nell’industria. 37 CAPITOLO 3 Il distretto industriale è quindi un sistema produttivo locale specializzato nel settore industriale. L’elemento più importante è il terzo punto perché aprirà la strada alla piena autonomia delle regioni nell’individuazione dei distretti e gestione di tutti i processi di sviluppo in finanziamenti e progetti. Nel frattempo è intervenuto il D.Lgs sul Decentramento che ha attribuito nuove competenze alle regioni tra cui di provvedere alle politiche territoriali locali. Le regioni quindi si sono trovate ad individuare i distretti industriali in base a parametri non più nazionali ma regionali, tenendo conto di quelle che sono le caratteristiche del territorio. Dopo questo D.Lgs si è verificato un problema di assestamento poiché le regioni non hanno legiferato in modo autonomo ma hanno solo preso i criteri generali del Ministero dell’Industria e cercato di adattarli, flessibilizzarli alla loro realtà. Ad esempio il Veneto nel 1999 ha individuato un primo elenco di 19 distretti industriali.5 Il panorama è poi cambiato agli inizi del 2000: da questa data le regioni hanno abbandonato i vecchi criteri e si sono mosse individuando propri autonomi criteri e definizioni di distretto industriale. Vediamo ora il caso della regione Veneto. 3.4 Legge Regionale del Veneto n.8/2003 – definizione del distretto produttivo La Legge regionale n.8/2006 e successive modifiche, disciplinando in modo innovativo l’iter di riconoscimento dei distretti produttivi presenti nel Veneto, ha fatto uscire allo scoperto le diverse realtà economiche del territorio, favorendo l’aggregazione delle imprese e la realizzazione di progetti comuni, incentivando la programmazione delle attività di ricerca e di innovazione, di internazionalizzazione e di promozione. 5 L’attuale elenco de distretti e metadistretti nella regione Veneto è nella parte 3.7 di questo capitolo. 38 EVOLUZIONE NORMATIVA DEI DISTRETTI: NORMATIVA NAZIONALE E DELLA REGIONE VENETO La filosofia che sta alla base della legge regionale sui distretti produttivi è stata senza dubbio innovativa, diventando una buona occasione per mettere in rete centinaia di aziende e creare rapporti più consolidati tra imprese, territorio ed istituzioni. In ogni provincia della regione Veneto, un numero minimo di 80 imprese con almeno 250 addetti (i limiti previsti inizialmente dalla legge n.8/2003), adeguatamente supportate da un insieme di attori istituzionali, hanno avuto la possibilità di fare richiesta alla Camera di Commercio locale per essere ammessi al vaglio regionale, teso a “consacrare” i patti proposti come nuovi distretti produttivi veneti. I patti riconosciuti hanno così avuto la possibilità di partecipare ai bandi regionali, che prevedevano il cofinanziamento ad investimenti che si riferivano ad una serie di “Misure” (osservatori e banche dati, ricerca e sviluppo tecnologico, marchi di distretto, portali, internazionalizzazione, ecc.).6 E’ la prima legge in Veneto veramente autonoma che definisce il distretto produttivo. La definizione di base è abbastanza elastica e non ci sono parametri quantitativi. Gli elementi rilevanti sono: Elevata concentrazione di imprese tra loro integrate in un sistema produttivo rilevante, Insieme di attori istituzionali aventi competenze ed operanti nell’attività di sostegno dell’economia locale, È espressione delle capacità del sistema di imprese ed istituzioni locali di sviluppare una progettualità strategica che si esprime in un patto per lo sviluppo del distretto. Si riconosce quindi che il distretto è caratterizzato dalla presenza di due attori: le imprese private e gli attori istituzionali, entrambi integrati in un sistema produttivo importante. E’ presente l’elemento della progettualità (che è l’elemento più importante) ovvero le imprese e le istituzioni devono essere in grado di sviluppare una progettualità strategica che si esprime in un 6 “Rapporto 2008 sull’economia veronese. Impresa-Verona: l’economia scaligera in 10.000 bilanci”, vol. 1, a cura del Servizio Studi e Ricerca della Camera di Commercio di Verona, pagg. 23. 39 CAPITOLO 3 documento di fatto materiale da porre in essere, da realizzare, sviluppare e rendere effettivo nella realtà che è il Patto di Sviluppo del Distretto. 3.4.1 Il Patto di Sviluppo del Distretto Il Patto di Sviluppo del Distretto è un programma triennale sullo sviluppo del distretto sottoscritto dai soggetti locali7 e deve contenere: Obiettivi generali di sviluppo e interventi ritenuti prioritari, Azioni da svolgere, complete dei relativi piani finanziari e temporali di spesa, Entità e tipo di risorse pubbliche e private necessarie per la realizzazione degli interventi. 3.4.2 Indicatori di rilevanza del sistema produttivo locale Numero di unità locali produttive operanti, anche in sistemi di specializzazione integrata, non inferiore a 80 e numero addetti non inferiore a 250; Elevato grado di integrazione produttiva e di servizio, documentabile dall’analisi organizzativa delle catene di fornitura. Per fare la distrettualità ci devono essere e devono essere documentate l’integrazione tra imprese e la divisione del lavoro; Capacità innovativa comprovata dall’originalità dei prodotti e dei processi, dalla presenza di imprese leader nei singoli settori, dal numero di brevetti registrati dalle imprese, dalla presenza di istituzioni formative specifiche o centri di documentazione sulla cultura locale del prodotto e del lavoro8. 7 I soggetti locali sono sia pubblici che privati. Per il Distretto del Marmo di Verona ci sono la Videomarmoteca di Dolcè (www.videomarmoteca.it) con laboratorio prove tecniche sulle pietre, servizi di collocamento, formazione, studi di vario genere come sul recupero fanghi ecc.; il Centro di Formazione Professionale del marmo di Sant’Ambrogio (La “Scuola del Marmo” di Sant’Ambrogio di Valpolicella ha una storia ultracentenaria. Ha avuto 8 40 EVOLUZIONE NORMATIVA DEI DISTRETTI: NORMATIVA NAZIONALE E DELLA REGIONE VENETO 3.4.3 I soggetti Imprese operanti nel territorio regionale, Enti locali come comuni e province, Autonomie funzionali come Camere di Commercio ed Università, Associazioni di categoria, Enti, associazioni pubbliche e private, attivi nell’ambito della promozione, dell’innovazione e della ricerca finalizzate allo sviluppo del sistema produttivo, Istituzioni pubbliche e private riconosciute e attive nel campo dell’istruzione e della formazione professionale. 3.4.4 Iter dei Patti origine dall’intuizione del conte Paolo Brenzoni che, nel 1863, costituì una scuola d’arte per scalpellini. La Scuola continuò e continua tuttora a organizzare corsi di scultura artistica per appassionati, ma era necessario progettare qualcosa di diverso per la formazione dei giovani futuri operatori dell’industria del marmo. Si pensò quindi di fondare un Centro di Formazione Professionale del Marmo, che nel 1986 ha dato il via al primo corso, secondo il più moderno concetto di formazione professionale. Il Centro di Formazione Professionale del Marmo, opera a Sant’Ambrogio di Valpolicella ormai da vent’anni e propone corsi triennali di qualifica per giovani interessati a profili professionali che hanno un immediato riscontro del mondo del lavoro. E’ unico in Italia ed è dotato di strutture all’avanguardia: laboratorio con macchine a tecnologia avanzata, aule di informatica, aula di disegno tecnico, aula per la programmazione di macchine a controllo numerico, laboratorio artistico, di mosaico e restauro. Gli sbocchi occupazionali sono diversi: industrie del marmo, artigianato, edilizia. – Fonte: http://www.videomarmoteca.it/indice_articoli.php?idss=82 ); l’Università degli studi di Verona ha istituito un Master di secondo livello “Master Universitario in Progettazione e gestione nei processi di lavorazione del marmo” (Fonte: http://www.economia.univr.it/fol/main?ent=cs&tcs=M). 41 CAPITOLO 3 I soggetti locali si aggregano ed elaborano una proposta di patto di sviluppo. Tale proposta viene mandata alla Camera di Commercio nel cui ambito ricade la maggior parte delle imprese che sottoscrivono il patto; la Camera di Commercio deve dare un parere sulla fattibilità economica cioè sull’adeguatezza delle risorse finanziarie per mettere in atto questi patti. Parallelamente la Proposta di Patto passa anche dalla Provincia/e interessata/e che devono dare parere sulla fattibilità territoriale, cioè verificare se gli obiettivi del patto sono coerenti con gli obiettivi della pianificazione provinciale. Il Patto poi, con i due pareri, va in Regione dove c’è un’apposita direzione, ufficio che si occupa solo dei distretti industriali; la Regione, sentito il parere della Consulta dei Distretti, che unisce i rappresentanti dei patti, verifica la compatibilità con gli obiettivi della programmazione regionale. Superato tutto questo iter, i Patti vanno alla Giunta Regionale che emette i bandi per finanziare i progetti dei Patti. Le imprese devono partecipare ai bandi per essere finanziate. Il finanziamento della regione non è un finanziamento al 100% ma è un co-finanziamento che copre al massimo il 40% della spesa/investimento che l’impresa vuole fare. 3.4.5 La Consulta dei Distretti La Consulta dei Distretti è istituita presso la Giunta Regionale; la sua funzione è di operare come organismo di partecipazione dei distretti alla fase di realizzazione e monitoraggio dei Patti. E’ composta dai rappresentanti dei diversi Patti. 3.5 Distretti produttivi veneti: sintesi 2003 – 2005 46 distretti riconosciuti, con 8136 imprese coinvolte e 203.118 addetti, 42 EVOLUZIONE NORMATIVA DEI DISTRETTI: NORMATIVA NAZIONALE E DELLA REGIONE VENETO 358 progetti con ammontare contributi regionali di oltre 54 milioni di euro ed investimento complessivo di 173 milioni di euro, per il 2006 sono stati previsti finanziamenti per oltre 20 milioni di euro. 3.6 Legge regionale n.5/2006 La legge regionale n.5/2006 ha introdotto importanti novità al fine di ridare slancio alla formula distrettuale e di aumentare le risorse a sostegno alle imprese. La legge, che ha innalzato i parametri necessari per attivare un Patto di Distretto (almeno 100 imprese e 1000 addetti), ha introdotto nuove forme di aggregazione: i metadistretti e le aggregazioni/progetti di filiera9. Metadistretti : aggregazione di specifici settori economici a valenza regionale, composti da almeno 250 imprese e almeno 5000 addetti e non direttamente collegate ad uno specifico territorio, Progetti di filiera : almeno 10 imprese che, non potendo entrare in un Patto di Distretto, possono unirsi e presentare uno o più progetti, Distretto produttivo “tradizionale” : come detto, si eleva il minimo a 100 aziende ed almeno 1000 addetti. 3.6.1 Criteri di valutazione dei progetti esecutivi Numerosità e rilevanza dei soggetti coinvolti, Coerenza rispetto alle priorità strategiche della politica economica ed occupazionale regionale e del Patto di Sviluppo distrettuale, 9 “Rapporto 2008 sull’economia veronese. Impresa-Verona: l’economia scaligera in 10.000 bilanci”, vol. 1, a cura del Servizio Studi e Ricerca della Camera di Commercio di Verona, pagg. 23. 43 CAPITOLO 3 Capacità di autofinanziamento dei promotori, di accesso a contributi nazionali o comunitari e relativa quota di finanziamento regionale : cioè quante risorse i promotori del Patto riescono a mobilizzare di altro genere, non solo regionali, Creazione di esternalità positive (occupazione) : soprattutto in termini di occupazione, quindi si guarda al miglioramento non solo delle imprese che propongono ma di tutto il sistema, Interventi in tema di innovazione e trasferimento tecnologico, Sinergie ed integrazioni con progetti di altri distretti. 3.6.2 Tipologie di interventi finanziabili Opere ed infrastrutture rivolte all’ambiente, al risparmio energetico ed energie pulite, Attività di ricerca industriale, sviluppo pre-competitivo, trasferimento tecnologico, test di prototipi, campionari, Realizzazione di banche dati ed osservatori, Introduzione di ICT, Programmi di riconversione industriale rivolti al dell’occupazione, Centri assistenza post vendita all’estero e servizi logistici, Sostegno partecipazione a progetti comunitari, Organizzazione e partecipazione a fiere e ad altre iniziative. 44 sostegno EVOLUZIONE NORMATIVA DEI DISTRETTI: NORMATIVA NAZIONALE E DELLA REGIONE VENETO 3.7 Elenco dei distretti e metadistretti in Veneto Il Distretto Industriale del Marmo di Verona è stato riconosciuto come “Distretto del marmo e delle pietre del Veneto” dal 2006. Provincia Distretto Sito web BL Distretto dell’occhiale 2006 PD Distretto termale www.albergatoritermali.it euganeo 2006 www.museodellocchiale.it Distretto Veneto dei Sistemi per l’Illuminazione 2008 Distretto veneto del condizionamento www.refricold.it e della refrigerazione industriale 2006 Metadistretto della zootecnia del Veneto 2007 RO Distretto ittico della provincia di www.distrettoittico.rovigo.it Rovigo 2006 Distretto veneto della giostra 2006 www.fundistrict.net 45 CAPITOLO 3 TV Distretto del prosecco di Conegliano Valdobbiadene 2006 www.prosecco.it Distretto dello sportsystem di Montebelluna 2006 www.montebellunadistrict.com Distretto multipolare veneto della gomma e delle materie plastiche 2007 Distretto Veneto delle attrezzature www.dvaa.it alberghiere 2006 Distretto Veneto Lattiero Caseario www.venetocheese.it 2007 Distretto Veneto Sistema Moda 2007 Metadistretto Digitalmediale Veneto 2007 Metadistretto Veneto del Legno federlegno.it/tool/home.php?s=0,1,31,59,1576 Arredo 2006 Metadistretto 46 www.distrettobioedilizia.it EVOLUZIONE NORMATIVA DEI DISTRETTI: NORMATIVA NAZIONALE E DELLA REGIONE VENETO Veneto della bioedilizia 2006 VE Distretto del vetro artistico di Murano 2006 www.promovetro.com Distretto della cantieristica www.nauticaveneziana.it nautica veneziana 2006 Distretto Veneto dell’Aerospazio e dell’Astrofisica – SkyD 2008 Metadistretto Calzaturiero veneto 2006 www.distrettocalzaturieroveneto.it Metadistretto dell’Ambiente per lo Sviluppo Sostenibile – Metas 2008 VI Metadistretto Veneto dei Beni Culturali 2008 www.distrettobbcc.it Distretto del mobile d’arte di Bassano 2006 www.renzog.com Distretto Nord- www.apindustria.vi.it 47 CAPITOLO 3 Est Packaging 2006 Distretto orafo argentiero di Vicenza 2006 www.doav.it Distretto produttivo della ceramica-artistica www.ceramicaveneta.it e terracotta 2006 Distretto vicentino della Concia 2007 Metadistretto della Meccatronica e delle tecnologie meccaniche innovative 2007 VR Distretto calzaturiero veronese 2006 www.shoesverona.com Distretto del marmo e delle www.videomarmoteca.it pietre del Veneto 2006 Distretto del mobile classico della pianura veneta 2006 48 www.exportofverona.com EVOLUZIONE NORMATIVA DEI DISTRETTI: NORMATIVA NAZIONALE E DELLA REGIONE VENETO Distretto produttivo Grafico-Cartario www.scuolagraficasanzeno.com veneto 2006 Distretto veneto del vino 2007 www.distrettovinoveneto.it Distretto veneto dell’Informatica e del Tecnologico www.distrettovita.it avanzato 2007 Metadistretto Alimentare Veneto 2007 www.alimentareveneto.it Metadistretto logistico veneto 2006 www.osservatoriologisticoveneto.it Venetoclima Distretto Veneto www.venetoclima.it della termomeccanica 2006 Verona ProntoModa Distretto veneto www.veronamoda.it dell’abbigliamento 2006 ( fonte: www.distrettidelveneto.it ) 49 CAPITOLO 3 3.8 Bibligrafia e sitografia Appunti e lucidi delle lezioni del corso “Geografia dei sistemi Territoriali”, prof.ssa Paola Savi, Università degli Studi di Verona, anno accademico 2007/2008 (lucidi disponibili sulla pagina personale del docente previa richiesta di password da richiedere scrivendo a [email protected]). CCIAA di Verona, “I distretti produttivi di Verona, legge regionale 4 aprile 2003 n.8”, Servizio Studi e Ricerca, Verona 2005. CCIAA di Verona, “Il distretto veronese del marmo”, allegato al Bollettino di Statistica della Provincia di Verona n.4/2002, Servizio Studi e Ricerca. CCIAA di Verona, “La Camera di Commercio incontra il territorio”, II edizione, Servizio Studi e Ricerca, Verona, 2005, pp. 9-10. “Economia”, Le Garzatine, Garzanti Editore, 2001, pag. 407-408. CCIAA di Verona, “Rapporto 2008 sull’economia veronese. Impresa-Verona: l’economia scaligera in 10.000 bilanci”, vol. 1, a cura del Servizio Studi e Ricerca della Camera di Commercio di Verona, pagg. 23. D.Lgs n.112/1998 Decreto Ministeriale dell’Industria 21 aprile 1993 Legge 140/1999 Legge 317/1999, art. 36 Legge regionale del Veneto n.5/2006 Legge Regionale del Veneto n.8/2003 www.distrettidelveneto.it www.videomarmoteca.it www.videomarmoteca.it/indice_articoli.php?idss=82 www.economia.univr.it/fol/main?ent=cs&tcs=M 50 EVOLUZIONE NORMATIVA DEI DISTRETTI: NORMATIVA NAZIONALE E DELLA REGIONE VENETO LETTURE DI APPROFONDIMENTO Siti dei singoli distretti: www.museodellocchiale.it www.albergatoritermali.it www.refricold.it www.distrettoittico.rovigo.it www.fundistrict.net www.prosecco.it www.montebellunadistrict.com www.dvaa.it www.venetocheese.it http://federlegno.it/tool/home.php?s=0,1,31,59,1576 www.distrettobioedilizia.it www.promovetro.com www.nauticaveneziana.it www.distrettocalzaturieroveneto.it www.distrettobbcc.it www.renzog.com www.apindustria.vi.it www.doav.it www.ceramicaveneta.it www.shoesverona.com www.videomarmoteca.it www.exportofverona.com www.scuolagraficasanzeno.com www.distrettovinoveneto.it www.distrettovita.it www.alimentareveneto.it www.osservatoriologisticoveneto.it www.venetoclima.it www.veronamoda.it 51 Capitolo 4 DAL DISTRETTO AL CLUSTER E LA LOCALIZZAZIONE DI IMPRESE AD ALTA TECNOLOGIA 4.1 Il cluster industriale Il cluster industriale e il distretto industriale hanno molte affinità e spesso sono usati come sinonimi, ma il concetto di cluster esprime qualcosa di diverso rispetto il distretto, perché coglie quelle realtà che hanno un grado d’innovazione più elevata rispetto alle agglomerazioni dell’industria tradizionale manifatturiera. Questa è oggi la differenza tra cluster e distretto. Porter quando ha esaminato vari casi studio di cluster ha inserito anche delle realtà che noi definiamo distretti industriali.1 Esiste un’ampia letteratura sui cluster ma ora vedremo il concetto di cluster alla Porter, che è il “padre del cluster” come Becattini per il distretto. I cluster industriali sono: Concentrazioni territoriali d’imprese ed istituzioni interdipendenti operanti in un particolare ambito, Il cluster include tutte le istituzioni e organizzazioni che interagiscono con le imprese locali e ne determinano il vantaggio competitivo (def. di Porter 1998). 1 Ad esempio il distretto di Montebelluna. CAPITOLO 4 Nella definizione di Porter ritorna il principio della concentrazione territoriale giacché i soggetti devono essere spazialmente concentrati. Chi sono questi soggetti? Sono imprese ed istituzioni: fin da subito ricorre questo elemento per fare un cluster, quindi non solo la presenza d’imprese che producono, ma anche istituzioni. Questa è una caratteristica che nel distretto è stata inserita solo in un secondo momento. Qui invece fin da subito l’interdipendenza e relazioni tra imprese ed istituzioni sono l’essenza del sistema. C’è anche l’elemento specializzazione, in quanto le imprese ed istituzioni sono operanti in un particolare ambito. Non c’è alcun riferimento alla dimensione delle imprese. La seconda parte della definizione rinforza il concetto. Per quanto riguarda le istituzioni ed organizzazioni, queste sono tutte le istituzioni che possono operare con e nel distretto ma quelle più importanti sono quelle che fanno ricerca perché sono proprio tali istituzioni che danno questa valenza innovativa al cluster. Si intendono Università, centri di ricerca pubblici e privati ed è da questi legami tra imprese e soggetti che si produce conoscenza e si creano quei spill-over di conoscenza e la continua propensione ad innovare tipica dei cluster. I distrettualisti iniziano la loro analisi dal territorio, Porter fa il percorso inverso e parte direttamente da un livello micro, cioè l’impresa. La domanda che si pone è capire perché certi settori industriali che hanno valenza globale, riescono nel tempo a mantenere il loro vantaggio competitivo e quali sono le condizioni che assicurano e garantiscono nel tempo il vantaggio competitivo di certi settori industriali. Cercando queste condizioni Porter arriva alla scala della nazione guardando le condizioni di tipo ambientale; quindi cerca le condizioni, caratteristiche ambientali e nazionali che assicurano all’impresa il vantaggio competitivo. Dalla scala della nazione Porter arriva al territorio, alla scala del territorio perché si accorge che molte di queste condizioni hanno anche valenza locale ed in più si accorge che questi settori industriali competitivi a livello globale tendono a non essere distribuiti sul territorio ma ad essere concentrati sul territorio e da qui arriva al concetto di cluster. 54 DAL DISTRETTO AL CLUSTER E LA LOCALIZZAZIONE DI IMPRESE AD ALTA TECNOLOGIA 4.1.1 Porter: strategie d’impresa e vantaggio competitivo Porter parte dall’impresa e di preciso da due strategie d’impresa: Il coordinamento : cioè i modi in cui le diverse attività e funzioni dell’impresa si combinano e organizzano; attraverso il coordinamento vediamo se un’impresa è integrata verticalmente, se presenta organizzazione a rete, se esternalizza determinate attività economiche. Configurazione : è la strategia che ci porta ad analizzare il territorio, riguarda il perché della localizzazione delle varie attività dell’impresa, la scelta dei luoghi in cui ogni funzione è localizzata. Per Porter il vantaggio competitivo è determinato non solo dai modi in cui si compongono le attività industriali ma anche in funzione delle scelte localizzative in cui localizzare le varie attività; scelta fatta in base alle caratteristiche di ogni attività in rapporto con l’offerta dei fattori dei singoli luoghi. 4.1.2 Il diamante della competitività di Porter2 2 Tra tutti e 4 gli elementi nelle cornici intercorrono rapporti; in più ci sono i 2 elementi esterni: eventi casuali e politiche governative. 55 CAPITOLO 4 Il diamante della competitività esprime l’insieme di quei fattori che partendo dalla scala nazionale assicurano il vantaggio competitivo delle imprese. Porter individua quattro tipologie di fattori tra loro interagenti; il vantaggio competitivo deriva dall’effetto sinergico di queste quattro tipologie di fattori: 1. Condizioni dei fattori : patrimonio di infrastrutture, risorse umane, capitale finanziario, capitale tecnologico, per certi aspetti anche le risorse naturali anche se hanno perso parte della loro importanza oggi. Cioè tutto ciò che differenzia una nazione dalle altre ed in più questi fattori hanno valenza anche su scala regionale e territoriale3. Più precisamente Porter sostiene che i fattori “chiave” della produzione (o fattori specializzati) sono creati e non ereditati. I fattori specializzati di produzione sono la forza lavoro qualificata, il capitale e le infrastrutture. I fattori “non chiave”, o i fattori di uso generale, quali il lavoro non qualificato, le materie prime, possono essere ottenuti da tutte le aziende, quindi non generano un vantaggio competitivo sostenuto. Tuttavia i fattori specializzati comportano ingenti investimenti e sono più difficili da replicare. Ciò crea un vantaggio competitivo perché se altre aziende non possono duplicare facilmente questi fattori, allora sono utili. 2. Condizioni della domanda : Porter prima di parlare della domanda esterna, fa riferimento alla domanda interna/domestica e sostiene che la domanda interna deve essere di qualità elevata perché questo agisce continuamente come input e stimolo ai processi innovativi dell’impresa. Se i clienti in una data economia sono molto esigenti, la pressione che sopporteranno le 3 Alcuni fattori presenti a scala nazionale sono anche presenti a scala locale; per il Distretto del marmo di Carrara ed ancor di più Verona, la presenza delle risorsa locale marmo ha permesso il nascere di attività di estrazione e trasformazione. Per Verona, dal 1960 in poi, l’escavazione è divenuta sempre meno, lasciando alla trasformazione di materiali esteri il core business del distretto veronese. Ora, paesi come Turchia, Iran, Brasile, Egitto, India sono diventati leader mondiali per il marmo e granito grazie la presenza di molte tipologie di pietre nel loro territorio che scavano, trasformano ed esportano. La Cina che è tra i principali estrattori e primo importatore al mondo di materiali grezzi, consuma quasi tutto il quantitativo di pietre grezze nazionali per il suo mercato domestico. 56 DAL DISTRETTO AL CLUSTER E LA LOCALIZZAZIONE DI IMPRESE AD ALTA TECNOLOGIA imprese per migliorare costantemente la loro competitività, attraverso innovazioni di prodotto ed alta qualità, sarà maggiore. 3. Presenza di settori industriali collegati e di supporto : riferimento alle filiere produttive e a tutti quei settori che fanno da motore di sviluppo per i settori industriali trasformandoli in vere filiere: ricerca e sviluppo, fornitori e servizi. La prossimità spaziale di settori a monte o a valle facilita lo scambio di informazioni e promuove uno scambio continuo di idee ed innovazioni. 4. Contesto strategico e competitivo : ovvero strategia, struttura e rivalità delle aziende. Il mondo è regolato da circostanze dinamiche. La concorrenza diretta impone alle aziende di lavorare per aumentare la produttività e l’innovazione. Ci sono altri due fattori importanti detti da Porter esterni4, ma che in determinate situazioni possono spostare il vantaggio competitivo da un settore industriale ad un altro o compromettere il vantaggio competitivo raggiunto da determinati settori: – Eventi casuali : fluttuazioni improvvise della domanda, rialzi dei prezzi delle materie prime, eventi geopolitici imprevisti come guerre; quindi eventi che avvengono nello scenario internazionale o nazionale, imprevedibili o che non si possono controllare. – Governo e politiche governative : il ruolo del governo è di fungere da catalizzatore e sfidante: è di incoraggiare e persino spingere le aziende a sollevare le loro aspirazioni e muoversi verso più elevati livelli di performance competitive. Devono incoraggiare le aziende ed innalzare le loro performance, stimolare la domanda di prodotti avanzati, focalizzarsi sulla creazione di fattori specializzati e stimolare la rivalità locale limitando la cooperazione diretta e facendo rispettare le regole antitrust. Le politiche governative sono elementi esterni e difficilmente controllabili anche se in alcuni casi le imprese possono, con certi limiti, orientare ed influenzare le politiche governative. 4 Esterni nel senso che non sono sotto il diretto controllo delle imprese. 57 CAPITOLO 4 Porter individua certe tipologie di strategie da mettere in atto affinché le politiche governative aiutino lo sviluppo dei settori industriali in generale: invece di realizzare politiche specifiche, limitate solo ad alcuni settori è meglio agire con politiche che hanno effetti su elementi macroeconomici e costi dei fattori produttivi ovvero politiche che vanno a beneficiare sull’economia nel suo complesso. 4.1.3 Politiche governative secondo Porter Le politiche governative sono azioni che: Producono effetti sui fattori macroeconomici e sui costi dei fattori produttivi, Producono effetti di lungo periodo : privilegiate politiche di carattere strategico piuttosto che tattico cioè politiche di medio/lungo periodo piuttosto che interventi per risanare situazioni d’emergenza, Condivise coi soggetti economici : evitare di calare politiche dall’alto, Creino un contesto favorevole per tutti i settori : si collega al primo punto ma è più precisa. Porter si riferisce al fatto che molte politiche si orientano a settori ad alta tecnologia, ad alto contenuto innovativo anche in contesti dove non c’è vocazione per questa attività economica, dove c’è invece più vocazione industriale tradizionale, manifatturiera. Quindi le politiche indirizzate esclusivamente a settori e attività ad alta tecnologia potrebbero comprometterne altri. Queste azioni più generali potrebbero essere ad esempio, aumentare la capacità e competenze delle risorse umane che ha effetti di medio/lungo periodo. Porter ha visto che condizioni di carattere nazionale valgono anche a carattere territoriale e ciò giustifica il fatto che molti settori si manifestano parzialmente concentrati. Quindi il ragionamento di Porter vale a più scale 58 DAL DISTRETTO AL CLUSTER E LA LOCALIZZAZIONE DI IMPRESE AD ALTA TECNOLOGIA geografiche. Infatti, Porter si concentra ed analizza il vantaggio competitivo dalla nazione5 al territorio. 4.1.4 Elementi caratterizzanti il cluster di Porter Concentrazione geografica, Specializzazione : intendendo più le filiere che i settori, Attori eterogenei : non solo imprese, non solo istituzioni pubbliche ma anche soggetti che fanno ricerca, Massa critica : numero sufficiente di imprese ed istituzioni se no i legami non si attivano; quindi non bastano poche imprese per fare un cluster, Evoluzione : queste attività si modificano nel tempo. 4.1.5 Vantaggi per le imprese a localizzarsi in un cluster Porter si chiede perché un’impresa consegue un vantaggio localizzandosi in un cluster industriale piuttosto che rimanendone fuori. Le imprese all’interno del cluster conseguono: Aumento della produttività, Innovazione tecnologica : il cluster può guidare l’innovazione nel campo in cui agisce. Le imprese sono più orientate all’innovazione tecnologica perché possono trarre vantaggi dai legami tra produttori e chi fa ricerca, sono stimolate dai clienti, possono favorire di un clima favorevole che si trova anche nei nostri distretti; anche se nei nostri distretti la conoscenza passa da canali informali piuttosto che formali, Imprenditorialità : l’ambiente del cluster stimola nuovi business. Il tasso di imprenditorialità è più elevato rispetto all’esterno perché c’è più 5 Il vantaggio competitivo della nazione: Porter ha introdotto questo modello nel suo libro “Vantaggio competitivo delle Nazioni”, dopo aver fatto ricerca in 10 Nazioni leader del commercio. Il libro era la prima teoria di competitività basata sulle cause della produttività con cui le aziende competono, anziché sui vantaggi comparativi tradizionali quali le risorse naturali ed i centri di lavoro. 59 CAPITOLO 4 dinamismo. Il cluster attira imprese dall’esterno e nuove imprese nascono più velocemente nel cluster anche se possono morire più velocemente ma il saldo è positivo. 4.1.6 Cluster ed incrementi di produttività Da dove derivano questi incrementi di produttività? Migliore accesso al mercato del lavoro e ai fornitori : riducendo i costi di ricerca e di addestramento del personale; si ha accesso a fornitori specializzati nel momento in cui si passa dal settore alla filiera, Accesso ad informazioni specializzate, Complementarietà : che si genera tra settore produttivo e servizi, Accesso alle istituzioni e ai beni pubblici : elementi di carattere immateriale, Migliore motivazione e misurazione : la misurazione delle performance è più facile, più facile ne diventa il suo confronto e quindi è più facile migliorare le politiche e migliorare rispetto i competitori. 4.1.7 Ciclo di vita di un cluster Il ciclo di vita di un cluster si può riassumere nei seguenti punti: 1. Nascita di imprese pioniere, seguite da nuovi spin-off di imprese : lasciando a parte il fatto di specializzazioni originarie, presenza di grandi imprese, ecc… è importante che fin dall’inizio si crea crescita del sistema, spin-off di imprese. 2. Creazione di fornitori, imprese di servizio e mercato del lavoro specializzato : stadio in cui si formano le economie esterne, 3. Formazione di nuove organizzazioni che servono le imprese del cluster: cominciano a comparire e si creano determinati legami con le 60 DAL DISTRETTO AL CLUSTER E LA LOCALIZZAZIONE DI IMPRESE AD ALTA TECNOLOGIA organizzazioni come le Università, centri di ricerca, che aiutano la crescita qualitativa e quantitativa del cluster, 4. Attrazione di imprese esterne, lavoratori capaci e creazione di milieu6favorevoli per nuove imprese locali : il cluster a questo punto è già molto cresciuto per fattori endogeni, comincia ad attirare imprese e lavoratori dall’esterno, 5. Creazione di risorse relazionali non di mercato che diffondono la circolazione di informazioni e conoscenza : si instaura l’importante clima di fiducia tra imprese, 6. Periodo di declino per la possibile presenza di lock-in : il look-in, cioè blocco, è una situazione causata da fenomeni come l’aumento della competitività dei competitori esterni cui il cluster non riesce a far fronte e le cui imprese non riescono a reagire causa caratteristiche del cluster e ambiente stesso in cui si sono sviluppate, economie di disagglomerazione ed altri elementi che possono rendere macchinoso il cluster, come il notevole aumento dei prezzi dei terreni al diminuire della superficie disponibile nel cluster, ecc. 4.2 La localizzazione di imprese ad alta tecnologia Il concetto di distretto e di cluster sono stati utilizzati per spiegare vari tipi di localizzazione come per il distretto turistico, ma concentriamoci ora sull’high-tech e quelle attività che producono conoscenze usate all’esterno e soprattutto all’interno del settore stesso. La localizzazione di imprese ad alta tecnologia da vita ai distretti tecnologici e cluster tecnologici. La localizzazione 6 Milieu = insieme di dotazioni e risorse di un determinato sistema; per risorse si intendono quelle fisiche, il capitale fisso sociale (infrastrutture di trasporto, di servizio, scuole, imprese…), risorse immateriali come il know how. 61 CAPITOLO 4 di queste imprese dipende sia da fattori di localizzazione sul territorio, sia da meccanismi di divisione del lavoro7. 4.2.1 Industria high-tech: fattori territoriali di localizzazione Questi cluster tecnologici e distretti tecnologici richiedono fattori specifici che devono più o meno ricorrere sinergicamente: Disponibilità di manodopera qualificata, Università e laboratori di ricerca : grandi e prestigiose università sono in grado di sviluppare e fornire ricerche ed invenzioni che ricadono nella conoscenza scientifica, molto importante per lo sviluppo delle imprese, Atrattività del luogo : tutti quei fattori che qualificano una località come offerta di servizi culturali e per il tempo libero, presenza di zone residenziali di buona qualità, ecc., Infrastrutture di trasporto di livello elevato : collegamenti stradali veloci, aeroporti internazionali, Meccanismi informali e processi di imitazione, Predisposizione di politiche territoriali, Offerta di servizi avanzati. 4.2.2 Industria high-tech e produttori di conoscenza, consumatori di conoscenza, trasformazione della conoscenza Produttori di conoscenza : grandi università, centri di ricerca, centri di R&S delle grandi imprese, cioè chi produce conoscenza di carattere generale e la immette nei canali tradizionali e la codifica con i linguaggi della conoscenza scientifica; sono soprattutto questi attori ad essere 7 Divisione del lavoro è un meccanismo che si è sviluppato soprattutto negli ultimi decenni. 62 DAL DISTRETTO AL CLUSTER E LA LOCALIZZAZIONE DI IMPRESE AD ALTA TECNOLOGIA localizzati, concentrati spazialmente perché queste condizioni non si possono creare ovunque, Utilizzatori di conoscenza : chi recepisce questa conoscenza scientifica e la adatta e trasforma secondo proprie necessità e la concretizza in nuovi prodotti e processi produttivi. Ci sono diversi modi per trasformare la conoscenza: introduco quindi le caratteristiche dell’utilizzatore creativo e di quello “banale”, ed il concetto del percorso di modellizzazione della conoscenza: Utilizzatore creativo : che usa la conoscenza in modo più complesso trasformandola notevolmente da quella che è la conoscenza di base. È chi riesce a captare le potenzialità della conoscenza di base e trasformarla in fattore competitivo, Utilizzatore “banale” : che arriva dopo, usa questa conoscenza ma senza grandi ulteriori innovazioni ed adattamenti; sono più liberi dal punto di vista spaziale mentre i creativi tendono a localizzarsi o vicini ai produttori o in contesti dove questo tipo di conoscenza può essere sfruttata (distretti produttivi, grandi aree metropolitane…). Ciò ci permette di parlare di percorso di modellizzazione della conoscenza, che si avvicina al ciclo di vita del prodotto, cioè percorso di nascita della conoscenza, trasformazione, diffusione ed in fine di atterramento e banalizzazione. Importante notare che durante questo ciclo di vita della conoscenza variano anche le scelte di localizzazione. 4.2.3 Modelli localizzativi imprese high-tech SPECIALIZZAZIONE PRODUTTIVA LOCALIZZAZIONE GESTIONE DELLA CONOSCENZA Aree centrali e Scambio informale di Produzione nuova tecnologicamente conoscenza tacita / conoscenza avanzate / nicchie codificazione e territoriali high-tech diffusione conoscenza 63 CAPITOLO 4 Aree centrali e tecnologicamente Applicazione nuova avanzate / aree conoscenza periferiche con manodopera qualificata / vicinanza dei mercati Replicazione della conoscenza Partecipazione a circuiti internazionali / adattamento / combinazioni creative di conoscenza codificata Adozione di conoscenza “ubiquità” / economie di replicazione 4.2.4 Distretti tecnologici: definizioni di Cooke e Huggins, Makell, Storper Cooke e Huggins nel 2001 definirono i distretti tecnologici come “imprese geograficamente vicine, connesse da relazioni verticali ed orizzontali, comprese le infrastrutture localizzate di supporto alle stesse, che condividono la stessa visione evolutiva della crescita economica, basata sulla competizione e la cooperazione di uno specifico segmento di mercato”. Nella definizione non si fa riferimento alla specializzazione nell’high-tech ma ad altri elementi come la concentrazione, presenza relazioni verticali e orizzontali, di competizione e cooperazione. Importante è l’aspetto che le imprese abbiano visione evolutiva comune della crescita economica. Un po’ più specifica è la definizione di Maskell: “i cluster costituiscono un modello di sviluppo al contempo spontaneo ed organizzato, che contribuisce a ridurre la distanza cognitiva tra le imprese e a favorire il trasferimento e utilizzo delle conoscenze, a produrre nuova conoscenza”. “Organizzato” sta ad indicare che a volte i cluster sono nati da politiche precise, e “spontaneo” perchè spesso i cluster tecnologici sono anche nati da idee che non erano precise e mirate all’inizio. Anche qui non è importante cosa si produce ma ha importanza il modello, cioè che ci siano scambi e relazioni e che il modello riduca la distanza cognitiva. Storper lo definisce come “non un luogo di semplici esternalità ma un ambiente costituito da rilevanti componenti relazionali, soprattutto per quanto riguarda i flussi 64 DAL DISTRETTO AL CLUSTER E LA LOCALIZZAZIONE DI IMPRESE AD ALTA TECNOLOGIA immateriali”. Per componenti relazionali si intendono scambio di conoscenze ed informazioni. 4.2.5 Tipologie di distretti tecnologici: fattori genetici8 Fattori genetici nel senso che sono determinanti nella fase di nascita ed evoluzione dei distretti tecnologici. Genetici anche nel senso di prevalenti e quindi non sono gli unici fattori che spiegano la nascita del distretto e soprattutto nella fase di evoluzione si aggiunge un più ampio mix di fattori. Possiamo differenziare i distretti tecnologici secondo quattro fattori determinanti la loro nascita e per ognuno dei quali vedremo due esempi: 1. Localizzazione di grandi imprese (Silicon Valley e Torino)9 2. Presenza di università ed investimenti pubblici e privati nella ricerca (Cambridge e Pisa)10 3. Disponibilità di manodopera qualificata (Bangalore e Catania)11 8 Fonte: studio Michela Lazzeroni, 2004 – in Appunti e lucidi delle lezioni del corso “Geografia dei sistemi Territoriali”, prof.ssa Paola Savi, Università degli Studi di Verona, anno accademico 2007/2008 (lucidi disponibili sulla pagina personale del docente previa richiesta di password da richiedere scrivendo a [email protected]). 9 I fattori determinanti la nascita della Silicon Valley sono stati: Università e centri di ricerca di eccellenza, talenti di provenienza internazionale, organizzazione del lavoro basata sul decentramento e scambi di conoscenze. Per Torino: atmosfera industriale radicata, Università e centri di ricerca pubblici e privati specializzati in campo tecnologico, coesione tra pubblico e privato. A Torino una grande impresa meccanica ha creato tutto il sistema di conoscenze e competenze che sono oggi confluite in quello che è definito distretto tecnologico. A questa grande impresa si è accompagnata la localizzazione di centri di ricerca come il Laboratorio Telecom, il Politecnico di Torino, e una certa coesione tra pubblico e privato nella progettazione. Torino è specializzata nel campo delle telecomunicazioni. 10 I fattori determinanti la nascita del polo tecnologico di Cambridge sono stati: disponibilità di manodopera qualificata formata dalle università; imprenditorialità diffusa : quindi ci sono spin-off della ricerca, ricerca finanziata dall’Università stessa nel caso di Cambridge che paga i diritti di proprietà intellettuale; rapporti consolidati tra centri di ricerca ed imprese, con la nascita di un parco scientifico. Per Pisa: disponibilità di manodopera qualificata, filoni di ricerca e traiettorie tecnologiche innovative e di nicchia(come ad esempio, biotecnologia e farmaceutica), presenza di imprese high-tech e spin-off della ricerca(Spin-off della ricerca = generazione di altre ricerche). 11 Bangalore e Catania sono due casi che possiamo definire “anomali”: Bangalore è “anomalo” perché è in un paese in via di sviluppo; Catania è “anomala” nel contesto italiano perché localizzata non all’interno delle aree forti dal punto di vista economico, ma in un contesto di debole industrializzazione. I fattori determinanti la nascita di Bangalore sono: collegamenti internazionali, soprattutto con regioni avanzate, specializzazione in attività del settore high-tech, politiche di supporto alla localizzazione di multinazionali dell’high-tech. Per Catania: presenza di una grande 65 CAPITOLO 4 4. Politiche di intervento (Dublino e Trieste)12 Altri punti di forza dei distretti tecnologici sono: divisione del lavoro e scambi di conoscenze. Non ho ancora citato il fattore militare: tra le due guerre mondiali, prima della nascita della Silicon Valley, c’erano centri di ricerca militare che a loro volta hanno attratto capitali provenienti dal settore della difesa e attratto quelle che allora erano le prime imprese specializzate nei settori high-tech, per quanto si potesse parlare di high-tech allora. Ciò è stato importante perché negli anni ’50 e ’60 le innovazioni create dal distretto che si stava creando hanno avuto utilizzo nel settore militare. Il primo committente è stato la Difesa e successivamente si è passati al civile. Altro elemento importante è il ruolo del capitale di rischio: al di là delle prime invenzioni, il distretto in crescita è potuto aumentare grazie la presenza di imprese di venture capital. Importante perché per queste innovazioni e crescita sono richiesti ingenti capitali con il rischio di non remunerazione degli stessi. Il capitale di rischio era stato fornito da società esterne che lì si sono poi stabilite, più società nate internamente alla Silicon Valley e di ex imprenditori che avevano fatto fortuna nella prima fase. Da noi, uno dei problemi principali è proprio quello di trovare il finanziamento. multinazionale, Università e centri di ricerca specializzata, localizzazione di altri laboratori di ricerca e sviluppo di grandi imprese. 12 L’Irlanda ha fatto un uso intelligente dei fondi strutturali europei per creare condizioni che hanno migliorato il contesto ambientale e quindi creato condizioni favorevoli per attrarre gli investimenti stranieri. Trieste come distretto specializzato è nato dalla creazione del parco scientifico e tecnologico; parco che è il primo in Italia ed uno dei meglio riusciti nella collaborazione tra pubblico e privato. I fattori chiave di Dublino si possono riassumere in disponibilità di capitale umano, apertura internazionale e rapporti con regioni avanzate, specializzazione nel settore ICT, con scelta di alcune nicchie; quelli di Trieste in: presenza di Università e centri di ricerca rilevanti e specializzati soprattutto nella fisica, posizione geografica che ha auto-vocazione all’apertura internazionale e allo sviluppo del terziario, supporto agli attori locali nella costituzione del parco scientifico. 66 DAL DISTRETTO AL CLUSTER E LA LOCALIZZAZIONE DI IMPRESE AD ALTA TECNOLOGIA 4.2.6 Approfondimenti: un esempio di cluster high-tech, Bangalore Il cluster di Bangalore è specializzato nella produzione ed esportazione di software. Notevole dimensione del cluster: 664 società di cui 66 nella lista delle prime 500 Global Fortune. Gli addetti sono 350.000. Le imprese del parco scientifico erano 13 nel 1991 e nel 2006 sono diventate 1721. La formazione del cluster è avvenuta tra il 194713 e 1980 grazie la localizzazione di grande imprese pubbliche del settore aerospaziale e telecomunicazione, la sedimentazione di competenze e nascita di nuove attività a monte e a valle, potenziamento dell’istruzione scientifica.14 Il decollo è avvenuto negli anni ’80 con la rilocalizzazione di imprese dell’high-tech da Bombay e la localizzazione di grandi multinazionali; segue una fase di forte sviluppo per tutti gli anni ’90. Precondizioni allo sviluppo industriale dell’high-tech a Bangalore: Concentrazione del patrimonio linguistico, normativo, educativo, cultura britannica : Bangalore già era stato scelto come centro, headquarter dai Britannici, quindi era diffuso l’inglese e cultura occidentale che ha avuto ruolo chiave nello sviluppo industriale successivo, Politica di sostegno delle discipline scientifiche ed ingegneristiche intrapresa agli inizi del ventesimo secolo dal governo locale e proseguita dopo l’indipendenza : il primo politecnico è nato qui per idea congiunta della famiglia Tata e governo locale, Posizione geografica favorevole dal punto di vista strategico : subito dopo dell’indipendenza, dal 1947 fino anni ’70, si sono localizzate grandi imprese pubbliche indiane in settori come quello aerospaziale e delle telecomunicazioni. Posizione geografica strategica perché lontana da confini interni pericolosi col Pakistan e anche dal mare. Questa localizzazione ha dato vita a sedimentazione di competenze e nascita di nuove attività a monte e a valle del processo produttivo di questi due settori. Contemporaneamente il potenziamento di istruzione scientifica è stato portato avanti proprio per sviluppare queste competenze. Tra il 1947 e 1980, periodo in cui l’India era ancora chiusa agli investimenti degli stranieri, si pongono le premesse per lo sviluppo successivo. Negli anni ’80 poi avvengono altri due fatti importanti per il decollo del cluster: Rilocalizzazione di imprese high-tech da Bombay : Bombay era altro importante polo ma soffriva di diseconomie di agglomerazione: prezzi terreni molto elevati, non più spazi per le imprese, congestione infrastrutturale, limiti imposti dalle autorità locali. Localizzazione di grandi multinazionali. Nei primi anni ’80 in India vengono applicate le prime politiche di liberalizzazione e alcune grandi multinazionali dell’elettronica, soprattutto del software, intuiscono le potenzialità dell’area e delocalizzano ed aprono filiali. Per prima è partita la Texas Instruments che è poi stata seguita da 13 1947: anno in cui l’India diventa indipendente dalla Gran Bretagna. L’India ha investito più sull’istruzione specifica e scientifica piuttosto che generalizzata; significa che si è investito per ottenere un capitale umano con un’istruzione tecnica e scientifica elevata anche se a discapito di un generale aumento del tasso di alfabetizzazione medio. 14 67 CAPITOLO 4 molte altre. Tutto ciò fa sì che negli anni ’90 ci sia il vero e proprio sviluppo del cluster di Bangalore. Vera e propria ondata straniera tra il 1992 e 1996 con le principali multinazionali dell’elettronica americana che li stabiliscono i loro principali centri di sviluppo off-shore. Ciò è stato il detonatore per lo sviluppo delle società indiane nel software, società già presenti o nuove. Ad esempio, la Texas Instruments ha creato un sistema satellitare per collegarsi a Dallas ed il sistema era così potente che poteva essere usato anche da altre imprese, indiane comprese, che potevano accedere al sistema di comunicazione satellitare a prezzi ragionevoli. In sintesi i fattori che spiegano la formazione e sviluppo del cluster, fattori che hanno avuto un effetto sinergico, sono stati: Presenza multinazionali : teoria della multinazionalizzazione ovvero quando le multinazionali si instaurano in un luogo mettono in moto un processo di specializzazione e nascita di alte imprese che gli gravitano attorno, Istituzioni statali : che hanno portato avanti politiche di istruzione specializzata per lo sviluppo dell’industria del software, Fattore lavoro : la forza lavoro è ben preparata e costa meno che in occidente; si è avuto il fenomeno del “ritorno di cervelli”: ancora prima che l’India acquisisse questa specializzazione nell’high-tech, molti ingegneri erano emigrati in Giappone e USA causa i salari molto bassi in patria; in un secondo momento parte di questa forza lavoro è rientrata portando con se le competenze acquisite, creando imprese autonome al seguito delle multinazionali. Interventi del governo locale dello Stato di Karnataka (dove c’è Bangalore): 1) Keonics: struttura che è intervenuta con proprie imprese partecipate col governo locale, stimolando la partecipazione a progetti congiunti tra imprese indiane e straniere; si occupa anche di istruzione, addestramento e marketing nel senso di far conoscere il cluster di Bangalore al di fuori dei confini nazionali. Keonics ha creato Electronic City, cioè un parco elettronico per lo sviluppo dell’industria elettronica. Il parco tecnologico soft-ware offre servizi di: o Single window: sportello cui le imprese possono fare riferimento per tutte le loro pratiche; si ha quindi una semplificazione burocratica che se no tenderebbe a scoraggiare le imprese, o Miglioramento delle infrastrutture di telecomunicazione del cluster, o Agevolazioni fiscali alle imprese ed esenzioni di vario genere, o È incubatore per le start-up, cioè di realtà imprenditoriali che sono alla loro fase di inizio, o Promozione internazionale, partecipando ad esempio a fiere, o Promozione della collaborazione e legame tra imprese a livello internazionale (NB: legami che non ci sono in un semplice distretto). 2) Altra emanazione è il Dipartimento dell’Information Tecnology per il software per fornire incentivi e concessioni alle imprese del settore e avrebbe anche il compito di provvedere all’infrastrutturazione dell’area a livello materiale, ma di fatto è un punto questo controverso poiché si ritiene che il lavoro svolto da questo dipartimento non sia sufficiente. 68 DAL DISTRETTO AL CLUSTER E LA LOCALIZZAZIONE DI IMPRESE AD ALTA TECNOLOGIA 4.3 Bibliografia e sitografia Appunti e lucidi delle lezioni del corso “Geografia dei sistemi Territoriali”, prof.ssa Paola Savi, Università degli Studi di Verona, anno accademico 2007/2008 (lucidi disponibili sulla pagina personale del docente previa richiesta di password da richiedere scrivendo a [email protected]). http://www.12manage.com/methods_porter_diamond_model_it.htlm PORTER M., “Il vantaggio competitivo delle nazioni”, Mondatori, Milano, 1990. Cantwell J. (ed), “Globalization and the Location of Firms”, E. Elgar, Cheltenham, 2005. Fujita M., Krugman P., Venables A., “Spatial Economy”, Mit Press, Cambridge, 1999 (cap. 16-18). Karlsson C., Johansson B., Stough R.R., “Industrial Clusters and Inter-Firm Networks”, E. Elgar, Cheltenham, 2005. Lazzeroni M., “Geografia della conoscenza e dell’innovazione tecnologica”, Angeli, Milano, 2004. Raines P., “Cluster Development and Policy”, Ashgate, Chippenham, 2002. 69 Capitolo 5 IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA 5.1 Cenni storici 5.1.1 Storia dell’uso della pietra nel territorio della Valpolicella, Lessinia e Valpantena1 Percorrendo le strade della città e della provincia di Verona, non può sfuggire l’importanza che le popolazioni antiche ed i cittadini moderni hanno dato e danno al marmo,2 alle pietre che si trovano nella nostra provincia e 1 GUSTAVO DE POLI, “Marmi Veronesi” , Edizioni di Vita Veronese, 1967, pagg. 5-11. Marmo: si assegna il nome di marmo in senso stretto, in Petrografia, alle rocce calcaree ed alle dolomie che, in seguito ad un lungo processo di trasformazione, hanno acquistato una struttura cristallina, spesso anche visibile ad occhio nudo, in particolare nelle zone di frattura, come nel tipico aspetto saccaroide (aspetto dello zucchero, vedi marmi di Carrara). Quanto appena descritto è l’uso geologico del termine marmo che viene attribuito ai calcari cristallini metamorfosati. (Fonte: A. HARKER, “Metamorphism”, Chapman and Hall, London 1974 ). Accanto all’accezione geologica del vocabolario marmo, a cui fino ad ora si è fatto riferimento, se ne rammentano altre due, fatte proprie dai linguaggi mercantili e della tecnica pratica. La prima pone l’accento sulla etimologia della parola (dal latino “marmor” che a sua volta deriva dal greco “marmareos”) secondo cui è marmo qualsiasi roccia risplendente, cioè lucidabile (questa definizione comprende quindi anche le rocce silicee effusive: granito, sienite, porfidi, serpentine ecc. ed inoltre tutti i tipi di rocce calcaree suscettibili di lucidatura compresi i marmi in senso geologico). La seconda, parimenti, dà rilievo al carattere della lucidabilità ma fa ulteriormente riferimento alla costituzione chimica della roccia e limita il termine marmo alle sole rocce calcaree lucidabili; essa comprende cioè nella dizione non solo il marmo in senso geologico ma anche i calcarei di origine chimica come gli alabastri, i travertini (attualmente accorpati nella categoria dei marmi sebbene abbiano un diverso processo di sedimentazione) e i tufi calcarei. (Fonte: V. VILLAVECCHIA, G. EIGENMANN, “Nuovo dizionario di merceologia e chimica applicata”, Vol. V, Hoepli, Milano 1975). 2 CAPITOLO 5 quale influenza hanno esercitato sulle opere, sui monumenti, sull’architettura e l’arte delle abitazioni nella regione. I popoli antichi, che per primi si insidiarono sui nostri monti, ci hanno lasciato testimonianze importantissime dell’uso di alcune pietre locali; la giacitura di queste in strati lastriformi e facilmente separabili orizzontalmente, in particolare la Pietra di Prun,3 ne hanno consentito l’uso allo strato greggio ed ispirato un tipo di architettura interessante e senz’altro singolare, che solo dalla metà degli anni ’60 è stata quasi del tutto abbandonata dai costruttori locali per esigenze di rapida costruzione, di maggior semplicità di sostegni, maggior facilità di trasporto di materiali complementari, costo minore e nuove tecnologie e metodi di costruzione. Nella zona occidentale dei Monti Lessini sono stati messi alla luce, durante gli anni ’50 e ’60, i cosiddetti Castellieri (il meglio conservato è il “Castel Sottosengia” presso Breonio). Sono interessanti costruzioni, opera degli antichi popoli, che erano distribuiti sui nostri monti circa un millennio prima di Cristo, all’epoca in cui l’uomo iniziava ad usare i metalli, come il bronzo e poi il ferro, per tutti gli usi di caccia, di guerra e per la costruzione di utensili domestici e per il lavoro. Tali costruzioni rivelano una tecnica progredita ed un buon uso della pietra come materiale da costruzione. Venivano eretti su alture, in posizione dominante, a scopo prevalentemente difensivo e facevano parte di un sistema che si prolungava con numerose costruzioni, in vista l’una dell’altra, a salvaguardia di intere regioni. Vari Castellieri si trovano anche in altre zone dell’Italia Settentrionale, nel Friuli e nell’Istria, ma soprattutto sui Lessini hanno carattere particolare dato l’uso della pietra locale. Come altrove, infatti, troviamo potenti mura a secco di 3 La Pietra di Prun è la tipica Pietra della Lessinia dal colore roseo più o meno intenso oppure bianca (in tal caso chiamata anche Biancone); viene anche utilizzata allo stato greggio, quindi senza essere lucidata, specialmente all’esterno per pavimentazioni, corti, tetti ecc. e nel passato per la costruzione di case e rifugi per animali da pascolo o depositi di attrezzi e utensili. La Pietra della Lessinia rosata con venature bianche definite e lineeformi prende il nome di Rosa Corallo. 72 IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA cinta che circondano un abitato, il tutto costruito in pietra, ed inoltre, fatto caratteristico locale, pavimenti lastricati, pareti rivestite da grandi lastre e anche il tetto costruito da lastre dello stesso calcare. (Lastre di Pietra di Prun) Tale tecnica di costruire pavimenti, pareti e tetti, fu certamente ispirata dalla presenza della pietra locale che si trova in strati di spessore anche molto ridotto4 e si ripete solo nei villaggi preistorici venuti alla luce nelle stesse zone (Monte Loffa). I resti delle numerose costruzioni ritrovate mostrano pareti di lastre verticali che dovevano servire anche di sostegno al tetto, sempre costituito con gli stessi lastroni. Questa tecnica è ancora oggi praticata per creare semplici costruzioni o ricoveri atti al bestiame di passaggio o a deposito di fieno e di attrezzi o per costruire le tipiche ghiacciaie dei monti Lessini.5 Percorrendo oggi queste zone non è possibile rimanere indifferenti dinnanzi all’esteso uso della pietra in tutte le costruzioni: dalle strade (come lastricati o muri di protezione) alle recinzioni e divisioni di proprietà, alle particolari architetture suggerite dalla pietra (vaste corti lastricate circondate da abitazioni o da rustici, caratterizzate da ampi volti, soglie, scale, pilastri, poggioli, cornici, tutto in pietra greggia) e poi torri, archi, cisterne, ghiacciaie, fienili, muri di cinta e di sostegno, ove la pietra è l’unico elemento architettonico e decorativo. Solo sui Lessini esiste una tale architettura e solo in queste zone il legno, sostanza prevalente nelle costruzioni di montagna, è stato utilizzato a scopi limitati di sostegno.6 4 La Pietra della Lessinia si trova già in natura disposta a strati che possono essere estratti, fin da subito, in spessori sottili senza ulteriori fasi di taglio. Viene quindi estratta dalla montagna col metodo “a spacco” come per l’ardesia ligure o brasiliana, oltre che con la consueta estrazione in blocchi. 5 Le ghiacciaie venivano e vengono costruite in Pietra di Prun in zone scelte delle montagne in cui la minor esposizione al sole e ventilazione del fronte della montagna permettono lo stoccaggio di alimenti e scorte. 6 TURRI E., PAVAN V., BALISTRERI C., “L’architettura di pietra in Lessinia”, Numero Uno Design Book Editore, Verona, 2003. 73 CAPITOLO 5 Quando i Romani conquistarono queste terre, utilizzarono largamente ogni tipo di roccia locale, dal tufo7 calcareo delle vicine colline (tufo di Avesa), ai marmi pregiati della Valpolicella, ai basalti.8 Ne fanno testimonianza i monumenti romani di Verona come il Ponte Pietra, l’Arena, il Teatro Romano, i lastricati delle strade romane non solo della nostra città, ma anche fuori, come testimoniano numerosi resti trovati in molte zone venete (Este….). Tutte queste opere sono costruite con pietre e marmi massicci, poiché i Romani disdegnavano l’uso della pietra come semplice rivestimento, sia per la robustezza della costruzione, sia per il prestigio. Nel restante periodo della storia fino ad oggi, vi è stato un crescente uso delle pietre e dei marmi, specialmente quando i progressi dell’architettura e dell’arte hanno fatto maggiormente apprezzare le varie tonalità di colore e le diverse resistenze del marmo ai vari impieghi. Si può quindi trovare, in ogni monumento, chiesa o palazzo antico, qualche parte costruita con almeno una varietà di marmo di Verona. Sono testimonianza di questo vasto uso nel passato, il portale con colonne, i pavimenti di S. Zeno, del Duomo, parti di altare, sarcofaghi, stipiti di quasi tutte le chiese di Verona, le Arche Scaligere, le colonne in Piazza Erbe, monumenti come quello di Dante, Aleardi, Sanmicheli. L’uso esteso della pietra lastriforme, o lastami, o scaglia, è testimoniato da numerosi rivestimenti di molte case e da quasi tutti i marciapiedi della città. Uscendo da Verona dovremo ricordare l’uso esteso alle altre regioni italiane, all’Europa, all’America, Russia e Finlandia9, evidenziando alcuni monumenti d’arte, palazzi, a Milano (anche la Galleria Vittorio Emanuele), Bologna, 7 Tufo: roccia vulcanica generata dalla solidificazione di materiale cineritico (ceneri) emesso durante un’attività vulcanica. Ha un’elevata porosità ed è largamente usato come materiale da costruzione. (Fonte: Pietro Primavori, “Il Primavori, Lessico del settore lapideo”, Giorgio Zusi Editore, Verona, 1’ edizione, 2004, pag.116). 8 Basalto: roccia magmatica effusiva di colore scuro e di tessitura da olocristallina fino a completamente vetrosa. (Fonte: Pietro Primavori, “Il Primavori, Lessico del settore lapideo”, Giorgio Zusi Editore, Verona, 1’ edizione, 2004, pag.26). 9 Per la pavimentazione della Banca Nordea nella città di Tampere, in via Hamenkatu è stato usato marmo Rosso Verona di seconda e terza categoria e Nembro Rosato. (Fonte: visita personale sul luogo). 74 IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA Roma, Vienna, Berlino, San Pietroburgo10 ecc. che dimostrano il pregio e la considerazione che insigni architetti prestano e prestavano, anche nel passato, a questi materiali. Anche la scultura popolare sviluppatasi dal XVI secolo sui Lessini si può considerare ispirata dalla presenza sul luogo di pietre, marmi e soprattutto di tufo facilmente lavorabile con semplici arnesi11. Tale arte ebbe inizio con rilievi in tufo; artisti locali trovarono la capacità di esternare la pietà e devozione cristiana propria e delle popolazioni verso alcuni Santi, in particolare San Rocco, patrono degli appestati e la Beata Vergine col Bambino, lavorando tavolette in tufo che furono poste lungo le strade, su colonnine a capitello o infisse sui muri delle case e nelle chiese, che stavano sorgendo nella regione. Quest’arte di rilievo si diffuse nei secoli seguenti, arricchendo i paesi della regione anche di statue, stele, obelischi, croci lavorate. Il Museo di Castelvecchio12 in Verona ed il Museo Civico di Vicenza13 ospitano alcuni di questi manufatti artistici, ma numerosi se ne possono trovare percorrendo le strade e passando per i paesi di montagna, soprattutto al confine con la provincia di Vicenza. Meritano di essere ricordati a questo scopo i paesi di Capofontana, San Bortolo, Bolca, Badia Calavena, Colognola ai Colli, Velo, Camposilvano, Azzago, Boscochiesanuova, Erbezzo, Fosse e Breonio. Attualmente l’uso delle pietre e dei marmi si va sempre più estendendo e le richieste aumentano sia nel mercato locale e nazionale sia in quello estero.14 10 In un centro commerciale a San Pietroburgo, nella via centrale Nevskij Prospect è stato utilizzato Rosso Verona, di squisita tonalità aranciata, per la pavimentazione e le colonne, tutto di primissima qualità. Del Rosso Verona è anche presente nella pavimentazione e nei mosaici della Cathedral of the Resurrection (più comunemente conosciuta come Our Saviour on the Split Blood) costruita nei pressi del Griboyedov Canal nel centro di San Pietroburgo. (Fonte: visita personale sul luogo). 11 BRUGNOLI P., “Marmi e Lapicidi di S. Ambrogio di Valpolicella”, Sant’ Ambrogio (VR), 1999. 12 http://www.comune.verona.it/Castelvecchio/cvsito/index.htm 13 http://www.museicivicivicenza.it/ 14 Il distretto del marmo di Verona si è concentrato, come verrà dettagliatamente analizzato nelle parti successive, sulla produzione ed esportazione di lavorati finiti di marmo e soprattutto di granito. Il distretto veneto ha da anni una performance migliore e superiore alla media nazionale e, se si tiene conto che il distretto di Verona e quello di Carrara coprono assieme in media il 55% dell’export nazionale, è evidente che l’andamento nazionale è stato determinato da queste due aree maggiori. Nel 2004, Verona e Vicenza hanno coperto quasi il 40,25% dell’export nazionale in valore ed hanno 75 CAPITOLO 5 Alcuni marmi si sono diffusi per doti di resistenza, altri di colore, altri per la facile lavorazione o l’ottima presentazione o la difficile alterabilità, o il costo conveniente, ed ogni costruttore tende a sostituirli ai vari altri materiali per queste qualità che sono apprezzate sempre di più. Ε’ poi in corso in questi ultimi vent’anni un approfondito studio sull’utilizzo del marmo anche nella prefabbricazione; il problema dell’uso di questo materiale naturale è stato già affrontato, risolto ed in fase di realizzazione e cosa più importante in fase di ulteriori studi e ricerche per migliorarne l’impiego. L’inserimento del marmo nei prefabbricati pesanti e leggeri, porta indubbiamente notevoli vantaggi estetici, anche per il gioco delle varie tonalità di colore e soprattutto per i vantaggi di conservazione e di non deperibilità; doti queste non presenti in tutti i materiali oggi usati, soprattutto in quelli seppur di ottima qualità, creati dall’uomo, che ben presto invecchiano, facendo apparire le costruzioni menomate e cadenti. Certamente alla diffusione del marmo in questo genere di fabbricati vi sono alcuni ostacoli, come l’alto costo rispetto altri materiali, i sistemi di applicazione all’esterno, il notevole peso delle lastre fino ad ora usate,15 la necessità della presenza di personale specializzato per la posa in opera delle beneficiato del miglioramento delle importazioni europee più del distretto toscano che ha risentito in misura maggiore delle oscillazioni negative del dollaro (area di riferimento storica per il suo export), che lo rendono meno competitivo riducendone i margini operativi. (Fonte: Azmarmi, n. 202, febbraio 2005 pagg. 62-63). Il cambio euro/dollaro del 2007/2008, sfavorevole per le esportazioni italiane, ha inciso negativamente anche sul Distretto di Verona e non solo su quello toscano. Al 2008, Verona e Vicenza hanno coperto il 33,09% (di cui a Verona il 29,82% e a Vicenza il 3,27%) dell’export di pietre in valore e Carrara il 17,84%. Rimando per la lettura di tali percentuali dal 1991 al 2008 al paragrafo 5.5 . 15 Problema in parte risolto tramite il processo di “resinatura” delle lastre, che è un trattamento di superficie, ma anche di volume, avente come scopo il rinforzo, la risanatura e la ricostruzione dei materiali fragili e/o compromessi, nonché una loro miglioria estetica. Consiste nell’applicazione, manuale o automatizzata, di resine particolari entro il volume o sulla superficie dei blocchi, prima della segagione, o sulla superficie di lastre o filagne durante la levigatura-lucidatura che vengono poi riscaldate in appositi forni, a più piani, ad aria calda o raggi ultravioletti. La lastra diventa quindi più resistente ed è possibile ridurre gli spessori delle stesse e quindi il loro peso. In ambito nautico, spessori di 0,5 cm vengono incollati su strutture resinoidi reticolari di tipo “a celle a nido d’ape” molto leggere e resistenti, per poi essere posate come se fossero un corpo unico (Fonte: propria esperienza presso la ditta Margraf s.p.a. www.margraf.it) Anche colatura. Fonte: (PIERO PRIMAVORI, “Il Primavori, Lessico del settore lapideo”, Giorgio Zusi Editore, Verona, 1’ edizione, 2004, pag.95). 76 IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA stesse, di marmette16 e filagne17 di marmo e granito a causa del necessario uso di colle ad essiccazione più rapida rispetto quelle tradizionalmente usate per la posa di ceramiche. 5.1.2 Introduzione storica del distretto del marmo della ValpolicellaValpantena-Lessinia e gli altri distretti del marmo in Italia: Carrara, Trani, Comiso Il settore del marmo è articolato a livello nazionale in un insieme di distretti industriali, ciascuno dei quali vanta tradizioni estrattive e produttive ormai consolidate. La lavorazione del marmo ha il suo epicentro storico a Carrara, dove non solo è notevole l’attività estrattiva, ma è anche praticata la lavorazione del marmo e del granito, raggiungendo in questo settore un alto livello tecnico, tecnologico e di capacità innovativa.18 Un altro distretto con una consolidata specializzazione nella lavorazione del marmo (soprattutto della varietà nominata “ Pietra di Trani”) si trova in Puglia, nei pressi della città di Trani in provincia di Bari. Le imprese del settore (circa 100 tra industriali ed artigiane, con 1800 addetti19), sono oggi impegnate 16 Marmetta : prodotto finito con misure standardizzate, spessore inferiore ai 12 mm e formato normalmente prefissato (cm 30X30, cm 60X60 ecc.). Richiede una posa a malta tradizionale o a collanti e viene confezionata indipendentemente da quello che sarà il luogo di installazione, già pronta per la posa in opera. (Fonte: PIERO PRIMAVORI, “Il Primavori, Lessico del settore lapideo”, Giorgio Zusi Editore, Verona, 1’ edizione, 2004, pag. 71). 17 Filagna : semilavorato nastriforme (a volte usato anche come prodotto finito) avente spessore molto minore delle altre due dimensioni, caratterizzato da una lunghezza molto maggiore della larghezza, e da quest’ultima minore o uguale a 61 cm. E’ normalmente ottenuta da blocchi sottomisura e informi mediante un ciclo di lavoro per prodotti seriali. Detta anche striscia, lista. Qualora la larghezza sia tra i 5 ed i 10 cm si ottiene lo “zoccolino”, da fissare in verticale nell’angolo tra il pavimento ed il muro. (Fonte: PRIMAVORI P.,opera citata nota 7, pag.48). 18 Per una approfondita immagine su quello che è il bacino di escavazione di Carrara si veda l’articolo “Le cave di Carrara”, di Aldo Innocenti, 24-06-2006, sul sito www.alpiapuane.com al link http://www.alpiapuane.com/php/index.php?option=com_content&task=view&id=146&Itemid=26 19 Censimento Istat 2001. 77 CAPITOLO 5 in importanti processi di ristrutturazione organizzativa e tecnologica che permettano un recupero di competitività.20 In Sicilia, nell’area del Comiso, in provincia di Ragusa, la tradizionale lavorazione del marmo locale (la “Pietra del Comiso”) ha favorito il sorgere di un piccolo distretto industriale, composto oggi di circa 150 unità produttive di piccola dimensioni con 500 addetti, particolarmente specializzate nel taglio di lastre di marmo per pavimenti e rivestimenti.21 20 La pietra detta appunto Pietra di Trani ha costituito nei tempi più antichi una ricchezza per la città di Trani. Famosa nel mondo, ha una realtà produttiva dinamica, di tipo artigianale-industriale, con un’imprenditoria capace di stare sul mercato con una gamma di prodotti molto vasta e innovatrice. Il bacino di sfruttamento della pietra di Trani ha un’area piuttosto vasta. Essa viene utilizzata per i rivestimenti interni e, in alcuni casi, anche per i rivestimenti esterni laddove il clima è favorevole. Opere di rilevante pregio artistico sono state costruite ed ornate con la pietra di Trani, tipico esempio ne sono le cattedrali di Trani, Barletta, Bari, Bitonto, le chiesette minori ed i Castelli (Castel del Monte) e parte degli edifici più importanti di queste località. I marmi tranesi furono impiegati anche per costruire i moli, le banchine, i bacini e le altre costruzioni del porto di Malta, di Alessandria d’Egitto e di Porto Said. Anche in diversi porti italiani è stata adoperata questa pietra, come nella trasformazione dei porti di Taranto, Brindisi e Bari. Nell’ultimo trentennio la pietra di Trani ha cominciato ad imporsi sul mercato nazionale e soprattutto centro-meridionale. A Bari la pietra di Trani riveste il palazzo dell’Acquedotto pugliese, il palazzo della Provincia, la caserma dei Carabinieri e gran parte dei recenti edifici di civile abitazione; a Napoli il palazzo delle Poste, la Stazione Marittima ed il salone della Corte di Appello. La pietra di Trani, un conglomerato calcareo, appartiene alla categoria delle rocce calcaree di origine detritica e biochimica. Trani rappresenta il maggiore giacimento di questo materiale dell'intera regione Puglia. Il materiale prodotto è caratterizzato da una notevole compattezza e resistenza. Si presenta con una tonalità di fondo color bianco avorio, con striature e venature gialle e rosse. Anche se è lontano il periodo d'oro di questo settore industriale, quando la materia prima abbondava, l’industria del marmo rappresenta sicuramente una voce in attivo nell’economia tranese. Percorrendo la strada che porta alla città di Barletta è possibile osservare come effettivamente la pietra di Trani svolga un ruolo importante nel sistema economico, grazie ai tanti opifici che lavorano questa qualità di marmo. Altra caratteristica che deriva dalle attività estrattive è la grande presenza di cave dismesse, delle vere e proprie “ferite” sul territorio rurale che circonda la cittadina pugliese. (Fonte: “La Pietra di Trani: caratteristiche di questa preziosa risorsa” in CMT Marmi – Il Marmo di Trani http://www.cmtmarmi.it/index.php?option=com_content&view=article&id=48&Itemid=63). 21 Il comprensorio della Valle dell’Ippari, come vedremo nell’analisi che segue, ospita il terzo polo italiano per la produzione e lavorazione dei materiali lapidei di pregio. I mercati internazionali recitano un ruolo fondamentale non soltanto in qualità di prosperosi mercati di sbocco, ma anche nella veste di fonte di materia prima, soprattutto per quanto riguarda i marmi e i graniti, i materiali più utilizzati dalle aziende locali. In provincia di Ragusa si riscontrano ben 36 aziende specialiste nel taglio, nella modellatura e finiture di pietre e marmo, frantumazione di pietre e minerali; 53 operano nella segagione e lavorazione non artistica delle pietre e del marmo; 21 nella lavorazione artistica delle pietre e del marmo e dei lavori in mosaico; 7 si occupano della frantumazione di pietre e minerali effettuate non in commercio con l’estrazione. Il fatturato complessivo del comparto supera, secondo stime da dati della Camera di Commercio, i trenta milioni di euro nel solo bacino Comiso – Vittoria – Chiaramonte Gulfi. Nell’ambito della piccola e media impresa artigianale, la realtà della Valle dell’Ippari costituisce un altro punto di eccellenza che gode di un certo prestigio anche all’estero. Basti pensare a tutto il settore della lavorazione del marmo e della “pietra di Comiso”, un calcare di colore avorio ottimamente lucidabile e lavorabile, che conta circa 150 aziende, le quali danno lavoro a oltre 500 addetti. Queste aziende sono passate da un‘attività prevalentemente estrattiva alla costituzione di un vero e proprio polo piccolo-industriale di lavorazione e trasformazione dei materiali lapidei di pregio. La realtà di Comiso è la più importante fornitrice del semilavorato dal Lazio in giù, con 78 IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA Per quanto concerne il comprensorio veronese, la zona marmifera della Valpolicella e della Valpantena formano un unico bacino di escavazione da cui provenivano numerose qualità di marmo.22 Queste zone sono da sempre interessate all’escavazione del marmo: è almeno ad iniziare dall’età del bronzo, che in quest’area si estrae e si lavora il materiale lapideo23 anche per realizzare villaggi fortificati, come Sottosengia (Fumane) e Monte Loffa (Sant’Anna d’Alfaedo) per poi continuare in epoca romana con imponenti costruzioni quali l’Arena di Verona. A partire dal medioevo si diffuse in Italia il sistema delle concessioni di estrazione ai privati che contribuì a consolidare la ricca e diversificata tradizione tecnico-professionale dei lavoratori ed artisti del marmo; così l’industria del marmo è stata in costante ed inarrestabile evoluzione, fino a raggiungere, nei nostri giorni, livelli tecnologici e specialistici apprezzati in ambito internazionale. Già all’inizio dell’ottocento l’attività estrattiva era diffusa in tutto il comprensorio veronese, ma la mancanza di una tecnologia adeguata non permetteva ancora lo sviluppo di un’industria di lavorazione dei prodotti proiezioni estere verso i paesi europei e il Nord America, mentre forte è l’importazione dei blocchi grezzi di marmi e graniti provenienti per il 60% da Spagna, Brasile, e Sudafrica. Secondo gli esperti il prodotto siciliano costituisce uno degli aspetti migliori del patrimonio lapideo italiano. Le realtà operanti nelle aree citate, ma l’affermazione mantiene la sua validità se estesa all’intero territorio regionale, evidenziano tra i problemi del settore l’esigua remuneratività della vendita del prodotto, e la carenza di adeguate infrastrutture al servizio delle aziende operanti nel settore ed in particolare di discariche per il conferimento ed il trattamento dei fanghi residuati dall’attività lavorativa e di frantumazione e dei materiali di scarto provenienti dall’attività di estrazione. (Fonte: articolo in http://www.marmidellippari.it/territorio.asp). 22 La classificazione dei marmi è fatta, normalmente, in base al colore, alla struttura ed alla loro natura chimica. Ad ogni tipo di marmo è dato un nome che spesso è di fantasia, altre volte invece ricorda la caratteristica della roccia stessa. Molti sono nomi di marmi che vengono cavati anche in altre regioni d’Italia o all’estero per cui spesso è necessario aggiungere il luogo di giacitura e di estrazione. Suddividendoli per le varie ere geologiche in cui si sono formati si estraggono nella zona della Lessinia, Valpolicella e Valpantena i seguenti marmi: Era secondaria (periodo giurassico): Grigio Oniciato San Vitale, Giallo Reale, Giallo S.Zeno, Avana del Garda, Bronzetto, Gialletto, Roàn, Mandorlato, Verdello, Rosso Broccato, Rosso Sanguigno, Rosso Chiaro, Giallo Verona, Nembro Rosato, Chiaro Selva, Rosa Veterana, Rosa Corallo, Bianco Verona, Rosso Impero, Rosso Magnaboschi. Era secondaria (periodo cretaceo): Lastami o calcari nastriformi o Pietra di Prun. Era terziaria (periodo eocene): Chiampo Perlato Rosa, Tufi, Brecce, Breccia di Castelvero, Breccia di Peri, Macchia Vecchia Italiana, Rosa del Garda, Pernice del Monte Pastello. (Fonte: GUSTAVO DE POLI, opera citata, pag. 36 - 46). 23 Lapideo: costituito di pietra naturale o realizzato con essa. (PIERO PRIMAVORI, opera citata, pag. 65). 79 CAPITOLO 5 lapidei. All’epoca gli addetti al settore erano circa 200 e poco più di 400 gli operai che, soprattutto nella zona di S. Ambrogio, lavoravano in qualità di scalpellini, scultori e tagliapietre. Il settore era comunque in rapida espansione.24 Già durante il primo dopoguerra il settore marmifero nella Valpolicella contava due associazioni di categoria: la cooperativa Giovanni Piatti, fondata nel 1909 e l’Unione dei marmisti.25 Insieme, queste due associazioni di categoria raggruppavano un gran numero di lavoratori, rappresentando per tutti un punto di riferimento nel distretto. L’estrazione del marmo con il tempo ha assunto sempre minor importanza a causa della scarsità dei marmi “cavati” localmente. Ciò ha comportato una notevole attività di importazione di marmo, soprattutto dalla Spagna, Portogallo, Germania, Turchia e Iran. Attualmente, la zona marmifera del veronese è al primo posto per la quantità di materiali grezzi importati in Italia ed Europa, ed è quindi possibile all’acquirente scegliere il materiale all’interno di un vastissimo campionario che molti ritengono non avere eguali nel mondo. (tab. 1) Tabella 1: PIETRE GREZZE26 Movimenti valutari in euro delle ESPORTAZIONI ed IMPORTAZIONI 24 Anni ESPORTAZIONI IMPORTAZIONI 1991 15.627.937 43.046.400 1992 14.861.710 43.033.490 1993 16.640.992 58.853.386 1994 20.469.770 72.627.270 1995 29.295.899 97.861.135 1996 33.401.448 86.136.444 1997 21.849.558 118.303.306 1998 22.467.646 115.492.578 1999 22.369.427 108.266.012 2000 26.274.389 154.732.405 Il distretto del marmo a Verona ha raggiunto oggi notevoli dimensioni, sia riguardo al resto delle attività esercitate nel territorio veronese (vedere paragrafo 5.4), sia in rapporto alla lavorazione del marmo nelle altre città italiane (vedere paragrafo 5.5) ed estere. 25 Brugnoli P., “Dolcè e il suo territorio”, Centro di documentazione per la storia di Dolcè, 1999. 26 Per pietre grezze si considera sia il marmo e travertino che il granito. 80 IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA 2001 24.996.379 130.103.543 2002 28.264.666 131.692.409 2003 28.926.513 126.676.176 2004 28.902.615 136.224.336 2005 28.698.527 131.065.040 2006 26.631.829 155.192.502 2007 26.392.772 139.392.772 Fonte: propria elaborazione su dati Istat, classificazione ATECO CB 141 http://www.coeweb.istat.it Grafico n.2: Importazioni ed esportazioni di pietre grezze nel comprensorio marmifero veronese 160.000.000 140.000.000 120.000.000 100.000.000 80.000.000 60.000.000 40.000.000 20.000.000 0 1991 1993 1995 1997 1999 2001 2003 2005 2007 ESPORTAZIONI IMPORTAZIONI Fonte: propria elaborazione su dati tabella n.1 Com’è chiaramente visibile dalla tabella n.1, nel corso degl’anni, le importazioni (le massime importazioni dal 1991 si sono registrate nel 2000 per un valore di 154.732.405 euro e nel 2005 con un valore 155.192.502 euro) di pietre grezze sono state notevolmente superiori alle esportazioni delle stesse giacché il distretto ha da sempre importato blocchi grezzi ed esportato lavorati finiti ad alto valore aggiunto. Tab. n.2: importazioni di pietre grezze ed esportazioni di prodotti finiti in pietra Anni Esportazione lavorati finiti 1991 281.467.214 Importazione pietre grezze 43.046.400 valore aggiunto creato 238.420.814 1992 298.322.086 43.033.490 255.288.596 1993 405.381.113 58.853.386 346.527.727 1994 455.337.543 72.627.270 382.710.273 1995 534.815.554 97.861.135 436.954.419 1996 516.748.187 86.136.444 430.611.743 81 CAPITOLO 5 1997 575.234.182 118.303.306 456.930.876 1998 572.714.082 115.492.578 457.221.504 1999 553.325.036 108.266.012 445.059.024 2000 556.243.850 154.732.405 401.511.445 2001 528.943.818 130.103.543 398.840.275 2002 498.545.363 131.692.409 366.852.954 2003 480.669.333 126.676.176 353.993.157 2004 505.272.507 136.224.336 369.048.171 2005 497.644.261 131.065.040 366.579.221 2006 537.268.902 155.192.502 382.076.400 2007 528.503.019 139.392.772 389.110.247 Fonte: propria elaborazione su dati Istat, classificazione ATECO CB 141 per le pietre grezze ed ATECO DI267 per le pietre da taglio o da costruzione, modellate e finite - http://www.coeweb.istat.it Grafico n.3: Importazione di pietre grezze ed esportazione di prodotti finiti in pietra 600.000.000 500.000.000 400.000.000 300.000.000 200.000.000 100.000.000 0 1991 1993 1995 1997 Esportazione lavorati finiti 1999 2001 2003 2005 2007 Importazione pietre grezze Fonte: propria elaborazione su dati tabella n.2 Il valore aggiunto ricavato ha seguito in termine di valori in euro il trend riportato dal grafico n.4: Grafico n.4: Valore aggiunto ottenuto dall’importazione di blocchi e vendita di prodotti finiti trasformati, valori in euro. Valore aggiunto ottenuto dall'importazione di blocchi e vendita di prodotti finiti 500.000.000 400.000.000 300.000.000 200.000.000 100.000.000 0 1991 1993 1995 1997 1999 2001 2003 Fonte: propria elaborazione su dati tabella n.2 82 2005 2007 IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA Infatti, una volta acquistati e giunti in loco i blocchi di marmo e granito,27 si svolgono tutte le fasi del processo produttivo, dalle più seriali ed industrializzate alle artigianali ed anche alla scultura artistica, tanto che, in un unico comprensorio, si concentra una somma di capacità professionali che consentono di trasformare il marmo (e la pietra in genere) per ogni destinazione e impiego: edilizia, arredo interno, ornamentazione, arredo urbano e per il giardino, architettura di grande prestigio. Inoltre la favorevole posizione geografica di Verona e le facilitazioni oggi permesse dal trasporto mezzo container, agevolano le spedizioni nei paesi europei e nei porti più attrezzati per l’esportazione via mare verso gli altri continenti.28 Questa somma di capacità e la serietà professionale, riconosciuti ormai in molti mercati consentono fiducia e prestigio al comprensorio veronese. 5.2 Il distretto ed il territorio dal 1950 al 2008 5.2.1 Estrazione, commercio ed industrie del marmo dal 1950 al 196429 L’estrazione ed il commercio dei marmi ha sempre costituito un’attività importante per l’economia di molti paesi del Veronese, soprattutto di quelli montani. Molti centri devono al marmo il loro sviluppo o la diminuzione di 27 Granito: roccia ignea intrusiva, acida, a struttura granulare, formata da feldspati alcalini, e da quarzo, che si presenta sia in masse enormi (batoliti), sia in corpi intrusivi minori (apofisi, dicchi ecc.), usata in edilizia. Mentre il marmo si forma per deposito e sedimentazione di materiali, il granito è una roccia ignea cioè che si forma per consolidazione di masse fuse magmatiche provenienti dalle zone profonde della crosta terrestre o del mantello. Per questo motivo le rocce ignee vengono anche chiamate rocce eruttive o magmatiche o rocce endogene. In particolare il granito è una roccia ignea intrusiva (plutonici), molto dura alla lavorazione e segagione, derivante da magmi cristallizzati lentamente in profondità che danno alla roccia una struttura granulare (o olocristallina).( Fonte: “Enciclopedia della scienza e della tecnologia”, De Agostini,1995, pag. 588 e 1218). 28 Per un’analisi dettagliata sul trasporto via container vedere Tesi di Laurea di Lucia Micheletto, “Il trasporto marittimo containerizzato e il mercato dei noli”, anno accademico 2006/2007, Università degli Studi di Verona, Dipartimento di Studi sull’Impresa, sede di Vicenza, relatore Prof. Fabio Enzo Arcangeli. 29 GUSTAVO DE POLI, “Marmi Veronesi”, Edizioni di Vita Veronese, 1967, pagg. 28-35. 83 CAPITOLO 5 emigrazione, in taluni periodi talmente grave da mettere in crisi la vita di interi comuni. Il lavoro di estrazione era un tempo difficile, lungo e faticoso per la mancanza di mezzi idonei e soprattutto di macchine e le cave erano poco numerose e localizzate in gran parte nella Valpolicella. Sembra infatti che la collina della Grola, nei pressi di S. Ambrogio, sia stata la prima ad essere sfruttata con cave in tempi lontanissimi ed il marmo veniva trasportato a Verona e via acqua in lontane regioni.30 La tecnica di escavazione e di lavorazione dei marmi, fin dal tempo dei Romani, era simile a quella usata fino a poche decine d’anni fa. Si usavano gli stessi arnesi e in pratica il trapano, lo scalpello, il mazzuolo, il tornio, il piccone, la gravina, la lima, il picchiarello ecc. Si usava anche la sega vale a dire una lama di ferro senza denti che si faceva scorrere con sabbia o smeriglio sul blocco. La medesima procedura è usata ancor oggi ma con mezzi innovativi ed altamente avanzati come tagliablocchi, telai e dischi diamantati, fili elicoidali o diamantati. Nell’epoca romana i lavori più pesanti e cioè quello dello scoprimento31 della cava, il trasporto e la segatura dei blocchi, molto spesso erano fatti da schiavi e per un certo periodo anche dai Cristiani condannati ai lavori forzati. Anche in seguito le mazze, i cunei, le leve di ferro sono rimasti gli unici principali arnesi che potevano servire solamente in mano ad esperti lavoratori, quali realmente sono sempre stati gli operai nati e cresciuti nell’ambiente, che per naturale eredità ricevevano le capacità tecniche di estrazione e lavorazione. 30 Già dal 1300 i marmi veronesi (come il ricercato Rosso Verona) ne hanno fatta di strada, legati soprattutto a grandi fatti monumentali, d’architettura e di scultura. Nel Veneto li troviamo nelle città di Venezia, Padova, Treviso. Fuori dal Veneto, ma pur sempre entro i domini della Serenissima, troviamo i nostri marmi a Brescia e a Bergamo. La relativa facilità di far giungere nel cuore della Pianura Padana marmi, pietre e materiali prodotti in luoghi che per quei tempi erano lontani, si spiega con la presenza, in allora, di una fitta rete di canali che attraversava la pianura, collegando le città fra di loro e soprattutto i grandi corsi d’acqua come il Po e il Mare Adriatico. Troviamo quindi i marmi veronesi utilizzati a Bologna, Modena, Parma, Ferrara, Cremona, Mantova e, verso la zona adriatica, a Ravenna, Forlì, Faenza, Rimini, Pesaro, Fano. (Fonte: CHIARELLI R., ALBERTINI G., LORENZETTI S., FORNALE’ C., “I marmi a Verona”, a cura di Rossigni F., Asmave (Associazione Marmisti Veronesi), Novastampa di Verona, Domegliara (VR), 1987.). 31 Scoprimento: operazione che consiste nello spostare tutto il materiale (piante, terra, pietre senza valore ecc.) che ricoprono il sito in cui si trova la roccia che si intende estrarre dalla futura cava. 84 IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA Molti di questi nostri operai, infatti, emigravano in tutta Europa richiesti per le loro doti. A mano a mano che il commercio del marmo si espandeva, le cave divennero sempre più numerose e dalla zona di S. Ambrogio si estesero a quasi tutta la Valpolicella. Il 1900 vede uno sviluppo notevole di queste industrie poiché incominciano ad introdursi le prime macchine, telai e lucidatrici, che snelliscono il lavoro, lo rendono meno pesante e facilitano l’organizzazione di aziende che meglio si introducono nel commercio, specialmente in regioni lontane. Anche all’estero i marmi veronesi trovano facile piazzamento soprattutto nella vicina Austria, Ungheria e Germania ed è per questo motivo che il commercio ha sempre risentito sfavorevolmente del variare delle vicende politiche italiane ed europee e che solamente dal termine dell’ultimo conflitto mondiale ha potuto svilupparsi permettendo un costante graduale aumento. Dalla fine della seconda guerra mondiale agli anni ’70, le cave si sono moltiplicate con un crescendo degno di considerazione, le industrie della lavorazione si sono attrezzate con macchinari perfezionati ed imponenti (tali da modificare l’aspetto dell’ambiente in alcune zone) con lo scopo soprattutto di migliorare il prodotto finito e di abbassare notevolmente i costi di cava e di lavorazione. Le cave che sono rimaste, tranne poche eccezioni, del tipo a cielo aperto ed a gradini per facilitare il distacco dei blocchi, si sono attrezzate sia di martelli pneumatici, che praticando fori nella roccia a brevi distanze facilitano la separazione del blocco o del pietrame, sia di fili elicoidali32 (del resto scarsamente usati nelle piccole cave del territorio e in caso sostituiti dai fili diamantati) che, girando tra due carrucole mosse da un motore, segano il 32 Fili elicoidali: utensile da taglio impiegato in cava, molto subordinatamente in impianti di trasformazione; oggi in disuso. E’ costituito da una sottile fune d’acciaio composta da tre fili elementari, avvolti ad elica e chiusa ad anello con impalcatura dei due capi. (PIERO PRIMAVORI, opera citata, pag.49). Si adatta particolarmente al taglio di materiali non particolarmente duri come il marmo, il travertino e il tufo. Si basa sulla separazione non violenta del blocco dal giacimento per effetto dell’azione abrasiva esercitata da granuli di sabbia o carburo di silicio con acqua, sfregati sulla roccia tramite il filo elicoidale d’acciaio tenuto in tensione. Il filo elicoidale è stato, dagl’anni ’80, sostituito dal filo diamantato: se, ad esempio, per un determinato materiale, la velocità di taglio con filo elicoidale è di 2/2,5 mq ora, utilizzando il filo diamantato sarà di 13/14 mq ora. 85 CAPITOLO 5 blocco sfruttando l’azione abrasiva della sabbia che trasportano, mista ad acqua, nelle scanalature del filo. Tali sistemi oltre ad essere più pratici, meno costosi, richiedenti minor impiego di manodopera, sono redditizi perché permettono un minor spreco di materiale. Si tratta, infatti, di ottenere in ogni cava la maggior quantità possibile di blocchi lavorabili (ed il resto, piccoli blocchi, schegge, pietrame, viene utilizzato ugualmente per ottenere ghiaie colorate, granulati e polveri). Estratto il materiale della cava, al primo trasporto si provvede con carrelli su binari, su travicelle di legno o per mezzo di semoventi o ruspe sollevatrici che caricano i blocchi su teleferiche se le cave si trovano in luoghi inaccessibili o scomodi agli automezzi.33 Questi, infatti, sono diventati i migliori mezzi di carreggio verso le industrie se si escludono le ferrovie e il trasporto via nave quando è necessario il trasporto a grandi distanze (il problema di muovere i materiali con teleferiche o binari da miniera comprometteva la dimensione dei blocchi stessi che per problemi di peso e ingombro dovevano essere di relative piccole dimensioni; si sono perciò costruite negli anni strade e passaggi che permettano ai camion di raggiungere le cave per trasportare blocchi di misura ottimale, che possono raggiungere l’altezza e larghezza di 2 metri e la lunghezza di 3 metri, in base anche al peso specifico della pietra estratta). Blocchi e materiale vario confluiscono alle industrie che per la lavorazione dei blocchi, oggi sono provviste di telai monolama o a lame multiple in immersione ad acqua e sabbia o a lame diamantate o a carburo di silicio;34 33 Nel corso degli anni nel veronese e soprattutto sulle Alpi Apuane a Carrara, si sono sostituite le teleferiche e i binari per i carrelli (a Carrara c’era un vero e proprio “treno del marmo” che collegava le cave con la zona a valle) con strade che arrivano fino alle cave, anche nelle zone più impervie. 34 Carburo di silicio o carborundum: di formula chimica Csi. Sostanza abrasiva artificiale ad elevata durezza (9,6 nella scala Mohs) e costituente primario di abrasivi ed utensili. (PIERO PRIMAVORI,op. citata, pag.31) Silicio: elemento semimetallico del gruppo IV A del sistema periodico. È il sesto elemento in ordine di abbondanza nell’universo e il secondo, dopo l’ossigeno, nella crosta terrestre (27,7%), dove è presente sotto forma di silice e quarzo (biossido di silicio SiO2) e soprattutto di silicati, minerali che entrano nella composizione di quasi tutte le rocce; come il quarzo è anche presente in notevoli quantità nelle sabbie, che sono la principale materia prima per la produzione di silicio. Il silicio, che possiede proprietà di semiconduttore, cristallizza in modo analogo al diamante e nei suoi composti può manifestare tutti gli stadi di ossidazione da +4 a –4. Dà sia composti inorganici che organici; forma composti con molti metalli (siliciuri), che possono essere preparati per sintesi diretta dagli elementi o per reazione tra un ossido metallico e il silicio. Reagendo con l’azoto, il silicio crea il nitruro 86 IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA molte usano dischi diamantati35 o dischi con miscele di carburo di silicio, ruotanti ad elevatissime velocità; i blocchi vengono ridotti in lastre di variati spessori, che poi, sottoposte a macchine rifilatrici, fresatrici, lucidatrici, o ai torni, acquistano forme e dimensioni varie secondo gli usi alle quali sono destinate. Alcune industrie, ricevono materiale più minuto, che utilizzano o per ritagli utili nei pavimenti o per produzione di pietrisco a grana diversa utilizzabile per palladiane, pavimenti alla veneziana, alla romana, pavimenti in granaglia, o per la fabbricazione, oggi molto estesa, di mattonelle, marmittoni36 e agglomerati.37 di silicio che, come il carburo di silicio, è un materiale durissimo, usato come isolante termico ed elettrico, nei refrattari e nei materiali soggetti a frizione ad alta temperatura. ( Fonte: “Enciclopedia della scienza e della tecnica”, DeAgostini,1995, pagg.952-953). 35 Disco diamantato: utensile da taglio, rotante, costituito da un’anima d’acciaio, di forma circolare con una parte diamantata circonferenziale che può essere a corona continua (disco a corona continua, ovvero senza “denti”) o segmentata (i “denti” del disco sono segmenti saldati). Un disco è definito da diametro, diametro dell’anima, spessore dell’anima numero di segmenti, tipo di asole e diametro del foro centrale. Se il diametro totale è pari o supera i 2500 mm si parla di disco diamantato gigante. Le asole sono gli spazi tra i “denti” del disco che, in base alla loro lunghezza, fanno variare le proprietà di taglio di un medesimo tipo di dente. Vi è anche un’altra tipologia di disco, il disco diamantato in resina che è semirigido, sempre con parte circonferenziale diamantata ma su un’anima centrale di resina; è idoneo per macchine portatili e manuali e si usa per sgrossatura, levigatura e lucidatura. (PRIMAVORI P., op. citata, pagg.32-42 ed il sito della ditta Dellas s.p.a. di Lugo (VR) www.dellas.it). 36 Marmittone: agglomerato artificiale in forma di mattonella ottenuto impastando cemento con scaglie di marmo, o pezzi di marmo segati. Ha dimensioni fino a 50 X 50 cm. (Fonte: PRIMAVORI P., op. citata, pag.71). 37 Agglomerato: un ulteriore ed importante distinzione che si può attuare è quelle tra lapidei naturali e lapidei ricostruiti, noti come agglomerati. I lapidei naturali, come dice il nome stesso, sono assolutamente naturali: per arrivare al prodotto finito non si aggiunge alcun elemento esterno; gli agglomerati sono, invece, composti da lapidei naturali frammentati, uniti (agglomerati appunto) da cemento o da resine. Inoltre possono essere aggiunti altri materiali, come madreperla o metalli più o meno preziosi, a seconda dell’effetto estetico che si vuole ottenere, in proporzioni tali che la percentuale di questi materiali sia, comunque, di gran lunga minore, rispetto a quella dei frammenti lapidei. Questi agglomerati provengono in maggioranza dalla lavorazione degli sfridi. I materiali lapidei ricostituiti possono vantare attributi molto vicini a quelli dei materiali naturali e il successo che hanno raggiunto deriva dal minor costo del materiale, seppur con qualche eccezione, e dalla maggior elasticità, che ne ha permesso l’impiego in spessori più ridotti. Quest’ultimo vantaggio dell’agglomerato rispetto agli altri lapidei è andato scemando, poiché anche per i marmi naturali sono stati realizzati degli spessori minimi, i cosiddetti “modul-marmo” e “modul-granito”. Bisogna tuttavia tenere in conto un fattore determinante degli agglomerati: la loro relativa novità. Non sappiamo ancora quanto dureranno nel tempo rispetto alla pietra naturale, la cui integrità non ha una data di scadenza. La resina che tiene unito l’agglomerato è un materiale artificiale che si rovina e si deteriora con l’uso e il tempo. Non può essere rilucidato come il prodotto naturale. (Fonte: Sebastiano Villanova, “Import export del settore lapideo in Italia”, Tesi di Laurea, 2003-2004, Padova). 87 CAPITOLO 5 Vi sono poi le industrie artigianali, a volte vere sedi di arte statuaria che lavorano blocchi di piccole dimensioni o lastre per la produzione di statue, di oggetti di valore artistico, decorativo e pratico. Ogni residuato di industria o cava può infine essere utilizzato per la fabbricazione di calce e cementi. A cominciare dal 1950 si è avuta l’apertura di nuove cave a Torri del Benaco38 ove si estrae il Rosa Veterana ed il Marmo Giallo, ad Affi e Cavaion, Ferrara di Monte Baldo, Rivoli Veronese, ove si trovano tra gli altri pregevoli qualità di Mandorlato, Gialletto, Rosso Chiaro, Nembro Rosato (il termine nembro indica un marmo con screziature tondeggianti ad aspetto nodulare). Spostandoci ad Est, erano sorte cave nel comune di Dolcè, a Peri, Volarne, con i marmi Bronzetto, Nembro Chiaro, Macchia Vecchia Italiana. A S. Ambrogio, ove le cave hanno raggiunto il numero di 112, sono famosi i marmi del tipo: Nembro Rosso, Nembro Chiaro, Rosso Gentile, Rosa Corallo, Bronzetto, Rosa del Garda, Pernice, Mandorlato, Rosso Broccato. A S. Anna d’Alfaedo e Negrar che ha avuto 22 cave, sono rinomate quelle di lastame o Pietra di Prun, molto usata allo stato greggio per il basso costo e il pratico uso. Spostandoci ancora ad Est troviamo cave a Grezzana e Stallavena con i Broccatelli (rossi, rosati), il Verdello ed il Gialletto. Più a Nord, in prossimità di Erbezzo, affiora nuovamente il Rosso Chiaro molto simile a quello di S. Ambrogio. Roverè è noto per il pregiato Marmo Grigio proveniente dalla frazione di S. Vitale da dove ha preso il nome di Grigio Oniciato di S. Vitale. Proseguendo ancora verso Est si notano le nuove cave aperte di Selva di Progno, Badia Callavena, Campofontana, S. Bartolo per l’estrazione del Chiaro Selva, del Giallo Reale e dell’Onice di S. Bortolo. A Vestenanuova e S. Giovanni Ilarione, sono ben noti i marmi: Chiampo Perlato e la Breccia di Castelvero. 38 A Torri del Benaco si estraeva marmo e pietre già nel 1700: “Bartolomeo, al quale era stata concessa l’investitura della pietra gialla e bianca del Comune di Torri, aveva ottenuto nel 1719 dal Seminario di Padova, proprietario della chiesa dei Santi Faustino e Giovita, di Torri, di poter aprirsi su questi terreni una strada per la quale potere dalla Preare condurre al lago le pietre cavate”. (Fonte: BRUGNOLI P., “Attività di cava a Torri del Benaco nel secolo XVIII”, in “Il Garda, l’ambiente, l’uomo”, vol. 17 2001, pp.76). 88 IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA Degne di nota sono anche le cave di tufo o pietra tenera situate nei pressi della città a Quinzano ed Avesa, che hanno dato ottimo materiale per costruzioni, decorazioni e sculture. Tutte queste cave39 sono state aperte per rifornire di materiale greggio le varie imprese che sono sorte a valle in luoghi ove la vicinanza delle cave, la presenza di personale specializzato, la presenza di vie di comunicazione principali, o strade ferrate, ed altre agevolazioni, come facile disponibilità di acqua per le macchine, e di natura di concessioni e licenze, rendevano agevole ed utile l’installazione. Tali imprese, che nel 1956 erano già salite a 44, sono via via aumentate fino a diventare un numero veramente imponente: circa 269 nel 1964 (anno di grande espansione). Ne troviamo, infatti, 7 a Badia Calavena, 2 a Brentino, 13 a Caprino Veronese, 1 a Cerro, 9 a Fumane, 20 a Negrar, 2 a Rivoli, 4 a San Pietro Incariano, 4 a S. Anna d’Alfaedo, 3 a Selva di Progno, 3 a Torri del Benaco, 1 a Velo Veronese, 3 a Vestenanuova, 92 a S. Ambrogio, 22 a Dolcè40 e 83 a Grezzana. (vedi Tab. n. 3) Tabella n.3: Imprese per la lavorazione del marmo nel 1964 divise per comuni di appartenenza Comune di Appartenenza Numero Imprese Badia Calavena 7 Brentino 2 Caprino Veronese 13 Cerro 1 Fumane 9 Negrar 20 39 Vari sono i cataloghi dei materiali e zone estrattive veronesi: MAFFEI S., “Verona illustrata”, parte III, Verona 1732, pp. 196-510-512-311. NICOLIS E., “Materiali, pietre e terre coloranti della provincia di Verona: materiali naturali, litoidi da costruzione e decorazione”, Verona 1900, pp. 10-11-14-19-23-38-48. SPADA G.G., “Catalogus marmorum agri veronensis cum numinibus locorum in quibus reperiuntur, in Spada G.G., Corporum lapidefactorum agri veronensis catalogus quae apud Joan Joacubum Spadam Gretinae Archiprebyterum osservantur. Editio altera multo avertitior cui accendunt Annotationes, et Marmorum quae in eodem agro reperiuntur Elenchus”, Verona 1744, pp. 63-73, tradotto e ripubblicato da FILIPPI E. nel 1981. 40 BRUGNOLI P., “Dolcè e il suo territorio” Centro di documentazione per la storia di Dolcè, 1999. 89 CAPITOLO 5 Rivoli 2 S. Pietro in Cariano 4 S. Anna d’Alfaedo 4 Selva di Progno 3 Torri del Benaco 3 Velo Veronese 1 Vestenanuova 3 S. Ambrogio 92 Dolcè 22 Grezzana 83 TOTALE 269 Fonte: propria elaborazione su dati di “Marmi Veronesi”, Gustavo de Poli, Edizioni di Vita Veronese, 1967, pag.34 Grafico n.5: Industrie per la lavorazione della pietra nel 1964 nei comuni del territorio veronese Caprino Veronese 5% Altri comuni 14% Negrar 7% Caprino Veronese Negrar S. Ambrogio Grezzana 31% S. Ambrogio 35% Dolcè 8% Fonte: propria elaborazione da dati tabella n.3 90 Dolcè Grezzana Altri comuni IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA Ogni impresa lavorava in prevalenza il marmo cavato nella propria zona, ma anche quello di regioni limitrofe,41 o provenienti da altre regioni d’Italia o dall’Estero secondo le ordinazioni ricevute. Il commercio del marmo veronese è costituito in prevalenza di lastre di vario spessore e superficie con una percentuale del 20% di marmo in blocchi ed è andato aumentando da un totale di 65.000 tonnellate del 1953 ad un totale di 276.000 tonnellate nel 1963 (un aumento di quantità lavorata di 4,2 volte in 10 anni). Questo incremento è notevole soprattutto se paragonato con quello avuto nello stesso periodo dalla regione più produttiva di marmi, Massa Carrara, che è passata da una produzione di 290.000 tonnellate nel 1952 a quella di 485.000 nel 1963 (con un aumento di 1,6 volte nel medesimo arco temporale). Notevole anche il commercio di tufo calcareo che, registrando nel 1952 una produzione di 4000 tonnellate, ha raggiunto nel 1963 quella di 13.000 tonnellate. Purtroppo il commercio del marmo è tra i primi a risentire delle oscillazioni dell’attività edilizia.42 La facilità delle comunicazioni ha favorito inoltre, un notevole aumento di marmi d’importazione provenienti in particolare dalla Spagna e dall’ExIugoslavia,43 paesi nei quali i costi d’esercizio sono più bassi e quindi i prezzi di vendita vantaggiosi all’acquirente. 41 Le industrie veronesi, dopo la crisi degli anni 1963-64, aumentarono la loro domanda di materiale grezzo acquistando circa l’80% del materiale estratto sull’altopiano di Asiago. (Fonte: FILIPPI E., “L’industria lapidea sull’Altopiano di Asiago”, in “Marmi, Graniti e Pietre”, 139, 1984, pag.6). 42 Le vendite di marmo e granito sono strettamente legate al settore edilizio tanto che la vendita di cemento viene utilizzato come indicatore per le future richiestre di lavorati in pietra. (Fonte: Assomarmi – Associazione dell’industria marmifera italiana e delle industrie affini, www.assomarmi.it). 43 Soprattutto il Bianco Sivec, Lipiza Unito e Lipiza Fiorito (Fonte: PRIMAVORI P., “Pianeta Pietra”, 1999, Giorgio Zusi Editore, pag. 311 e www.margarf.it). 91 CAPITOLO 5 5.2.2 Numero di imprese del distretto marmifero “originario” nelle attività manifatturiere della provincia di Verona e della zona Valpolicella-ValpantenaLessinia dal 1995 al 2008 La valenza del distretto del marmo nel contesto dell’economia veronese è nota e consolidata da tempo; conoscere analiticamente l’evoluzione e le dinamiche strutturali è di estrema importanza sia per gli operatori che costituiscono tale settore economico sia per tutti i vari attori economici e pubblici che operano in questa attività. E’ necessario fare delle precisazioni in modo da rendere i dati che mostrerò il più significativi e comprensibili possibile; la zona Valpolicella-ValpantenaLessinia comprende i comuni di Bosco Chiesanuova, Cerro Veronese, Dolcè, Erbezzo, Fumane, Grezzana, Marano di Valpolicella, Negrar, Pescantina, Rovere’ Veronese, S.Mauro di Saline, S.Pietro in Cariano, Sant’Ambrogio di Valpolicella, S.Anna d’Alfaedo, Velo Veronese e Verona, che costituiscono il distretto originario, il cui cuore pulsante è stato per anni Sant’Ambrogio di Valpolicella.44 E’ escluso Affi, luogo in cui insistono una decina di attività di lavorazione che però si sono sviluppate in un periodo successivo e come accade nelle ricerche della Camera di Commercio di Verona, Affi è inserito nel contesto locale Garda-Baldo piuttosto che in quello della ValpolicellaValpantena-Lessinia. Molto importante è definire la categoria “DI26 Fabbricazione di prodotti dalla lavorazione di minerali non metalliferi”,45 presa in 44 Sant’Ambrogio di Valpolicella è il paese in cui è nata la Fiera Marmomacc, poi trasferita a Verona, prima fiera al mondo come importanza per il settore. Nel 1961 si è avuta la prima edizione della mostra del marmo e delle macchine a S. Ambrogio. L’Ente Marmi Veronesi organizza la seconda edizione nel 1963. Fondamentale il fatto di avere l’esposizione delle pietre unite con quella dei macchinari, caratteristica unica al mondo e che decreta il successo dell’iniziativa. L’amministrazione della fiera con il confronto e collaborazione degli operatori del settore, riorganizza la terza edizione del 1965 e si decide per la cadenza annuale dell’evento fieristico. Dal 1965 al 1968 si hanno avute tre edizioni in crescendo. Grande crescita anche per l’edizione del 1971 e nel 1974 (XII ediz.), una nuova area acquistata dal comune garantisce il futuro e sviluppo della fiera. Il 1977 e 1978 sono all’insegna di un successo espolivo ed il Comune di S. Ambrogio, titolare della manifestazione, ne affida la gestione all’Ente Fiere di Verona per 9 anni. Nel 1987 la mostra viene trasferita a Verona. ( Fonte: “1961-1987, 25 anni di Marmomacchine”, a cura di Ente Marmi Veronesi.). 45 Fonte: banca dati Camera di Commercio di Verona, da richiedere all’ ufficio statistiche. 92 IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA esame: in questa categoria, oltre alle imprese che lavorano la pietra naturale, sono incluse anche quelle del vetro, mattoni e ceramica. Il peso delle attività della pietra è in ogni caso significativamente preponderante: comparando le informazioni ricavabili dalla classificazione DI26 con il numero delle imprese registrate alla Camera di Commercio di Verona dedicate al taglio, modellatura e finitura della pietra46 si può vedere come queste rappresentino il 78% delle attività “DI26 Fabbricazione di prodotti dalla lavorazione di minerali non metalliferi” nella provincia di Verona, percentuale che è di qualche punto superiore per la zona della Valpolicella-Valpantena-Lessinia. Tabella n.4: numero delle imprese registrate47 alla Camera di Commercio di Verona dedicate al taglio, modellatura e finitura della pietra 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 521 525 530 537 542 548 564 563 567 561 551 Fonte: propria elaborazione su dati CCIAA di Verona e Infocamere Tabella n.5: numero attività “DI26 Fabbricazione di prodotti dalla lavorazione di minerali non metalliferi” nella provincia di Verona 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 720 724 716 721 717 716 733 721 724 712 721 Fonte: propria elaborazione su dati CCIAA di Verona e Infocamere 46 Fonte: “Rapporto 2008 sull’economia veronese. Impresa-Verona: l’economia scaligera in 10.000 bilanci.”, a cura del Servizio Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Verona, volume 1, 9 maggio 2008, pag.19 disponibile on line al sito web della Camera di Commercio di Verona http://www.vr.camcom.it/attach/content/GENERICO/statpromo/6a%20giornata%20economia/v ol1.pdf 47 Per impresa registrata, secondo la definizione di Movimprese (analisi statistica trimestrale della natimortalità delle imprese condotta da InfoCamere) si intende l’impresa presente in archivio e non cessata, indipendentemente dallo stato di attività assunto (attiva, inattiva, sospesa, in liquidazione, fallita). (Fonte: “Rapporto 2008 sull’economia veronese. Impresa-Verona: l’economia scaligera in 10.000 bilanci.”, a cura del Servizio Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Verona, volume 1, 9 maggio 2008, pag. 7 disponibile on line al sito web della Camera di Commercio di Verona http://www.vr.camcom.it/attach/content/GENERICO/statpromo/6a%20giornata%20economia/v ol1.pdf). 93 CAPITOLO 5 Riassumendo quindi questi due dati, è possibile determinare il peso % delle attività dedicate alla pietra nella categoria DI26, Tab. n.6: peso% delle imprese registrate alla Camera di Commercio di Verona dedicate al taglio, modellatura e finitura della pietra su numero attività DI26 nella provincia di Verona, dal 1998 al 2008 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 521 525 530 537 542 548 564 563 567 561 551 720 724 716 721 717 716 733 721 724 712 721 72,36% 72,51% 74,02% 74,48% 75,60% 76,54% 76,94% 78,09% 78,31% 78,79% 76,42% Fonte: propria elaborazione su dati CCIAA di Verona e Infocamere I dati di seguito si riferiscono alle imprese ed attività attive48 ovvero non tutte quelle registrate alla CCIAA poiché sono escluse quelle attività in fallimento, in liquidazione, sospese o inattive. Tabella n.7: numero delle imprese attive49nella fabbricazione di prodotti ottenuti dalla lavorazione di minerali non metalliferi,50 totale delle attività manifatturiere nella Valpolicella-Valpantena-Lessinia e nella provincia di Verona 48 L’impresa è attiva quando esercita l’attività e non risulta avere procedure concorsuali in atto. Le imprese possono essere istituite ed operare in unico luogo, ovvero in luoghi diversi mediante varie unità locali. Le varie unità locali, create nella stessa o in diverse province, assumono rilevanza giuridica diversa a seconda delle funzioni che vengono loro attribuite dall’imprenditore. In pratica gli operatori economici adottano liberamente varie definizioni: filiale, succursale, agenzia, ufficio di rappresentanza, deposito, magazzino, negozio, ecc. (Fonte: “Rapporto 2008 sull’economia veronese. Impresa-Verona: l’economia scaligera in 10.000 bilanci.”, a cura del Servizio Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Verona, volume 1, 9 maggio 2008, pag. 7 disponibile on line al sito web della Camera di Commercio di Verona http://www.vr.camcom.it/attach/content/GENERICO/statpromo/6a%20giornata%20economia/v ol1.pdf). 49 I dati indicati nel totale delle imprese manifatturiere e in tutte le altre aziende si riferiscono alle imprese attive e non a tutte quelle registrate. La differenza consiste nell’esclusione (dal totale delle imprese registrate) delle imprese in fallimento, in liquidazione, sospese o inattive. 50 Nelle imprese occupate nella fabbricazione di prodotti ottenuti dalla lavorazione di minerali non metalliferi sono anche incluse le imprese che producono mattoni, vetro e ceramica ma è possibile affermare che nella zona della Valpolicella-Valpantena-Lessinia, le imprese attive nell’estrazione e lavorazione di pietre naturali pesano all’incirca l’ 80% delle imprese considerate in questa classificazione (DI26). 94 IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA ANNO Valpantena- Valpolicella- % attività Valpolicella- Valpantena- fabricaz. Lessinia: Valpolicella- attività Valpantena- manifatturiere Lessinia: attive in totale attività fabbriaz. manifatturiere prodotti attive lavoraz.min.non Verona: attività manifatturiere attive in Lessinia: % attività attive fabbricaz. fabbriaz. Prod. Min. prodotti lavoraz.min.non non metallif. metallif. Min. non manifatturiere metallif. di attive nella Valpan- provincia di Valpol-Les Verona su totale metallif. Prodotti. Totale attività su totale attività attività prov. manifatturiere VR 1998 336 1.288 78 26,09 11.815 2,84 1999 338 1.292 83 26,16 11.713 2,88 2000 334 1.290 82 25,89 11.786 2,83 2001 338 1.294 74 26,12 11.921 2,83 2002 336 1.304 81 25,77 11.895 2,82 2003 336 1.317 77 25,51 11.833 2,83 2004 352 1.320 76 26,67 11.669 3,01 2005 340 1.305 71 26,05 11.585 2,93 2006 416 1.308 74 31,8 11.481 3,62 2007 413 1.293 75 31,94 11.413 3,61 2008 416 1.301 77 31,97 11.626 3,57 Fonte: propria elaborazione su dati CCIAA di Verona e Infocamere Grafico n.6: 1500 1.288 1292 1290 1294 1304 1317 1320 1305 1308 1293 1301 1000 416 413 416 500 336 338 334 338 336 336 352 340 0 1998 2000 2002 2004 2006 2008 Valpantena-Valpolicella-Lessinia: attività manifatturiere attive in fabbriaz.. prodotti lavoraz.min.non metallif. Valpolicella-Valpantena-Lessinia: totale attività manifatturiere attive Fonte: propria elaborazione dati tabella n.7 95 CAPITOLO 5 Per quanto riguarda la Valpolicella-Valpantena-Lessinia51, il numero delle imprese attive nella produzione di prodotti non metalliferi (quindi aziende di estrazione e lavorazione soprattutto52) si nota che, dal 1998 al 2008, le imprese considerate hanno registrato un aumento del 23,8% passando da un numero di 336 imprese attive a 416. L’andamento nel numero delle attività si è rivelato essere altalenante: dopo un periodo di 6 anni, dal 1998 al 2003, in cui il numero si è attestato essere sulla media 336,3 attività attive, nel 2004 vi è stato un aumento del 4,76% rispetto l’anno precedente (da 336 a 352) cui è seguita una riduzione delle stesse al numero di 340 nel 2005 (pari ad una diminuzione del 3,52% dal 2004) per poi balzare a 416 nel 2006, dato che si è registrato anche nel 2008. Da una parte i decrementi sono dovuti a chiusure di attività e alla tendenza alla concentrazione53 e alla nascita di gruppi che riassumono in se tutto il processo produttivo: la cava, la segheria, l’impiantistica, la distribuzione e la vendita (vedi paragrafo 10.2.1, le aggregazioni), dall’ altra è prevalsa negli ultimi 3 anni l’aumento di specializzazione e quindi l’apertura o la scissione di unità in altre più specializzate in un determinato “step” della filiera produttiva. Dal 1998 al 2005 anche le imprese manifatturiere in genere della Valpolicella-Valpantena-Lessinia hanno avuto un aumento, passando da 1288 unità attive alle 1320 del 2004 (anno con il numero massimo). L’aumento in termini percentuali è stato dell’ 2,4%, rispetto ad un trend di crescita delle imprese “DI26 Fabbricazione di prodotti dalla lavorazione di minerali non metalliferi” che, come visto sopra, è stato del 4,76%. (vedi tab.7 e grafico n.6). Anche qui dal 2004 al 2005 si è riscontrato un decremento dovuto sia ad un diminuzione delle varie imprese manifatturiere in genere nel territorio sia, e soprattutto, per il calo delle imprese “DI26 Fabbricazione di prodotti dalla 51 Dalla definizione di distretto “storico” del marmo, ovvero la zona della Valpantena-ValpolicellaLessinia non è considerato il dato del paese Affi che per gli anni 2005, 2006, 2007 e 2008 ha registrato rispettivamente sempre 10 unità per la classe “DI26 Fabbricazione di prodotti dalla lavorazione di minerali non metalliferi” e 42, 43, 44, 46 per le attività manifatturiere attive in genere. 52 Ricordo in tale classificazione statitistica “DI26 Fabbricazione di prodotti dalla lavorazione di minerali non metalliferi” sono incluse le imprese attive produttrici di mattoni, vetro, ceramica ma per il ristretto ambito geografico della Valpantena-Valpolicella-Lessinia il loro numero ha una % relativamente poco influente sul numero delle attività rivolte alla pietra naturale. 53 FERRATA R.- PAIOLA M., “Realtà produttive e strategie di sviluppo nel comparto marmifero”, 1997. 96 IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA lavorazione di minerali non metalliferi”, che pesavano in quegl’anni per un buon 26% sul totale manifatturiero della Valpantena-Valpolicella-Lessinia. Il loro peso si attesta per il 2007 e 2008 al 31,9%. Il secondo settore, per importanza, è quello della fabbricazione e lavorazione del metallo, escluse le macchine, che pesa nel territorio il 14,8%54 quindi, quasi la metà del settore della pietra naturale55 (e produzione relativa di vetro, mattoni, ceramica inclusa nella classe statistica DI26). Grafico n.7: Valpolicella-Valpantena-Lessinia: totale attività manifatturiere attive 1.340 1.320 1317 1320 1.300 1.288 1292 1290 1294 1.280 1304 1305 1308 1293 1301 1.260 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Valpolicella-Valpantena-Lessinia: totale attività manifatturiere attive Fonte: propria elaborazione dati Camera di Commercio di Verona e Infocamere Nonostante il calo registrato tra il 2004 e 2005, non si può dare un giudizio negativo alle imprese manifatturiere della Valpolicella-Valpantena-Lessinia: da una parte, le imprese lapidee hanno adottato la politica dell’aggregazione per far fronte ai problemi nati dal mercato globalizzato e dall’entrata di nuovi concorrenti come Cina, India e Turchia (oltre ai soliti come Spagna, Portogallo, Grecia), dall’altra il settore manifatturiero in genere nella Valpolicella-Valpantena-Lessinia ha avuto un calo costante che lo ha portato dalle 1320 unità del 2004 alle 1301 unità del 2008. Per quanto riguarda le attività manifatturiere attive nella provincia di Verona, dopo una crescita dell’ 1,13% tra il 2000 e 2001, il loro numero è costantemente calato dalle 11.921 del 2000 alle 11.413 del 2007, registrando 54 CCIAA di Verona,”La Camera di Commercio incontra il territorio”, 2’ edizione, 25 giugno 2005. Pietra naturale: qualsivoglia roccia esistente in natura ed impiegabile per scopi costruttivi e/o decorativi. (PIERI PRIMAVOLI, opera citata, pag.86). 55 97 CAPITOLO 5 una diminuzione del 4,45%. Nel 2008 vi è stata una ripresa con un aumento delle attività che è salito a 11.626. Grafico n.8: Provincia di Verona: numero di imprese attive alla CCIAA di Verona nel settore manifatturiero dal 1998 al 2008 12.000 11.900 11.800 11.700 11.600 11.500 11.400 11.300 11.200 11.100 11.92111.895 11.815 11.713 11.786 11.833 11.669 11.626 11.585 11.481 11.413 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Totale attività manifatturiere attive nella provincia di Verona Fonte: propria elaborazione su dati Camera di Commercio di Verona e Infocamere56 Per quanto riguarda il 2004, andando ad analizzare nel dettaglio le attività manifatturiere (134257 imprese nella Valpolicella-Valpantena-Lessinia), si evidenzia come il numero di imprese si concentri nella fabbricazione di prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (principalmente marmo e granito). Si tratta di 352 imprese che costituiscono il 26,2% delle attività manifatturiere della zona e il 6,3% a livello provinciale. Grafico n.9: Peso % delle attività DI26, attive nella fabbricazione di prodotti da lavorazione di minerali non metalliferi, sul numero attività manifatturiere della Valpolicella-Valpantena-Lessinia 40 30 26,09 26,16 20 25,89 26,12 25,77 25,51 26,67 26,05 31,8 31,94 31,97 10 0 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Valpolicella-Valpantena-Lessinia: % attività attive fabbricaz. Prod. Min. non metallif. su totale attività manifatturiere Fonte: propria elaborazione tabella n.7 56 www.vr.camcom.it e www.ven.cancom.it Sono qui considerate anche le imprese non attive. Quelle attive sono 1305. Per definizione di imprese attive vedere nota 50 di questo capitolo. 57 98 IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA I comuni con il numero più elevato di imprese sono Grezzana con 83 imprese attive, Dolcè con 81 e S’ Ambrogio di Valpolicella con 75. In questa zona hanno la propria sede molte delle imprese marmifere veronesi, distretto “storico” dell’economia veronese, ora inserite nel “Distretto del marmo e delle pietre del Veneto”, riconosciuto come quello del mobile e del calzaturiero, dalla legge regionale n.8 del 2003. (per legge n.8/2003 vedere paragrafo 3.4 e 5.6.1). Di seguito i grafici raffigurano la composizione percentuale delle imprese attive per i principali settori manifatturieri58 della Valpolicella-Valpantena58 Secondo i raggruppamenti ISTAT le attività si dividono in: • agricoltura, caccia e silvicoltura; • pesca, piscicoltura e servizi connessi; • estrazione di minerali; • attività manifatturiere; • produzione e distribuzione energia elettrica, gas e acqua; • costruzioni; • commercio ingrosso e dettaglio, riparazioni beni personali e per la casa; • alberghi e ristoranti; • trasporti, magazzinaggio e comunicazioni; • intermediazione monetaria e finanziaria; • attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca; • istruzione; • sanità e altri servizi sociali; • altri servizi pubblici, sociali e personali; • servizi domestici presso le famiglie; • imprese non classificate. Il gruppo attività manifatturiere è a sua volta suddiviso in: • Industrie alimentari e delle bevande; • Industria del tabacco; • Industrie tessili; • Confezionamento articoli vestiario; preparazione di pellicce; • Preparazione e concia cuoio; fabbricazione articoli da viaggio; • Industria del legno, esclusi mobili e fabbricazioni in paglia; • Fabbricazione pasta-carta, carta e produzione di carta; • Editoria, stampa e riproduzione supp. registrati; • Fabbricazione coke, raffinerie, combust. nucleari; • Fabbricazione prodotti chimici e fibre sintetiche; • Fabbricazione articoli in gomma e materie plastiche; • Fabbricazione di prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi; • Produzione di metalli e loro leghe; • Fabbricazione e lavorazione prodotti in metallo, escluse le macchine; • Fabbricazione macchine ed apparecchi meccanici installabili.; • Fabbricazione macchine per uff. elaboratori; • Fabbricazione di macchine ed appar.elettr. n.c.a.; 99 CAPITOLO 5 Lessinia e della provincia di Verona nell’anno 2004 seguiti dal dato della provincia di Verona per il 2008. Grafico n.10: Valpolicella-Valpantena-Lessinia. Com posizione % delle im prese attive per i principali settori m anifatturieri. Anno 2004 Fabbric.di macchine ed appar.elett r. n.c.a. 4,10% Indust rie aliment ari e Fabbric.mobili;alt re delle bevande indust rie 12,01% Alt ro manif at turiere Indust rie t essili e 2,90% 6,31% dell'abbigliament o 4,50% Fabbric.macchine ed appar.mecc.inst al. 8,11% Produzione di met alli e loro leghe, escl. macchine Fabbric.prodott i 14,81% lavoraz.min.non met allif . 26,23% Prep. e concia cuoio;f abbr.art ic.viag gio 4,30% Fabbric.past acarta,carta e prod.di carta 4,60% Ind.legno,esclusi mobili;f abbr.in paglia 12,11% Fonte: propria elaborazione su dati CCIAA di Verona e Infocamere Grafico n.11: Provincia di Verona. Composizione % delle imprese attive per i principali settori manifatturieri. Anno 2004 Fabbric.mobili;altre industrie manifatturiere 18,28% Fabbric.di macchine ed appar.elettr. n.c.a. 6,39% Industrie alimentari e delle bevande Industrie tessili e Altro 10,79% dell'abbigliamento 5,79% 9,39% Prep. e concia cuoio;fabbr.artic.viaggi o 4,10% Fabbric.macchine ed appar.mecc.instal. 8,99% Produzione di metalli e loro leghe, escl. macchine 16,18% Ind.legno,esclusi mobili;fabbr.in paglia 7,99% Fabbric.pastaFabbric.prodotti carta,carta e prod.di lavoraz.min.non carta metallif. 5,79% 6,29% Fonte: propria elaborazione su dati CCIAA di Verona e Infocamere • • • • • • 100 Fabbricazione appar.radiotel.e app.per comunicazione; Fabbricazione appar. medico, precisione, strumenti ottici; Fabbricazione autoveicoli, rimorchi e semirimorchi; Fabbricazione di altri mezzi di trasporto; Fabbricazione mobili; altre industrie manifatturiere; Recupero e preparazione per il riciclaggio. IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA Grafico n.12 - Provincia di Verona: composizione % delle imprese attive per settori manifatturieri. Anno 2008 25,00% 19,10% 20,00% 15,00% 18,44% 13,13% 8,07% 7,20% 10,00% 4,07% 5,00% 5,75% 6,89% 4,38% 0,00% 2008 Industrie alimentari e delle bevande Confez.articoli vestiario-prep.pellicce Prep.e concia cuoio-fabbr.artic.viaggio Ind.legno,esclusi mobili-fabbr.in paglia Editoria,stampa e riprod.supp.registrati Fabbric.prodotti lavoraz.min.non metallif. Fabbricaz.e lav.prod.metallo,escl.macchine Fabbric.appar.medicali,precis.,strum.ottici Fabbric.mobili-altre industrie manifatturiere Fonte: propria elaborazione su dati tabella n.8 Tab. n.8 - Provincia di Verona: composizione delle imprese attive per settori manifatturieri. Anno 2008 DA15 Industrie alimentari e delle bevande 1374 13,13% DB18 Confez.articoli vestiario-prep.pellicce 753 7,20% DC19 Prep.e concia cuoio-fabbr.artic.viaggio 426 4,07% DD20 Ind.legno,esclusi mobili-fabbr.in paglia 844 8,07% DE22 Editoria,stampa e riprod.supp.registrati 601 5,75% DI26 Fabbric.prodotti lavoraz.min.non metallif. 721 6,89% DJ28 Fabbricaz.e lav.prod.metallo,escl.macchine 1998 19,10% DL33 Fabbric.appar.medicali,precis.,strum.ottici 458 4,38% DN36 Fabbric.mobili-altre industrie manifatturiere 1929 18,44% totale provincia 11626 100 % Fonte: propria elaborazione su dati CCIAA di Verona e Infocamere. Classificazione categorie, ATECO DA15, DB18, DC19, DD20, DE22, DI26, DJ28, DL33, DN36 Confrontando la situazione del 2004 e del 2008 si evidenzia che , per la categoria Ateco DI26, nella zona della Valpolicella-Valpantena-Lessinia il peso percentuale delle imprese attive si è alzato dal 26,23% al 31,97% e, per quanto riguarda la provincia di Verona nei confronti del totale delle imprese manifatturiere attive, si è passati dal 6,29% al 6,89%. A livello numerico, ciò significa che le imprese impegnate nel settore dell’ estrazione e lavorazione della pietra naturale, pur dovendo fare i conti con un difficile momento di 101 CAPITOLO 5 crisi, stanno sopravvivendo meglio delle imprese di altri settori manifatturieri della Valpolicella-Valpantena-Lessinia e provincia di Verona. 5.3 Le esportazioni di prodotti della provincia di Verona: marmo e granito al terzo posto Una delle principali caratteristiche dell’economia veronese è la sua polisettorialità. Non una, ma tante vocazioni stanno alla base del successo del “Made in Verona”. Nel manifatturiero, ci troviamo di fronte a comparti di importanza strategica (spesso si tratta di distretti), le cui produzioni sono riconosciute ed apprezzate in tutto il mondo.59 Per molti di essi, grazie soprattutto ai numeri dell’export, la provincia scaligera si trova in posizioni di leadership a livello nazionale e internazionale. La tradizionale polisettorialità che caratterizza la provincia di Verona è risultata, ancora una volta, la carta vincente per determinare il successo delle imprese scaligere sui mercati esteri. Per alcuni dei tradizionali prodotti del “Made in Verona” (macchine di impiego generale, bevande, prodotti dell’agricoltura) i risultati del 2007 sono stati estremamente positivi. Per queste produzioni, Verona si trova in posizione di leadership a livello nazionale, e funge da traino, oltre che per l’economia provinciale, anche per quella regionale e nazionale. Soffrono un po’ altre produzioni scaligere, per le quali si evidenzia un trend negativo: marmo, calzature, macchine per impieghi speciali. La provincia di Verona contribuisce al totale regionale dell’export per il 17%, mentre il peso sul totale nazionale è del 2,2%. 59 “Rapporto 2008 sull’economia veronese. Impresa-Verona: l’economia scaligera in 10.000 bilanci.”, a cura del Servizio Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Verona, volume 1, 9 maggio 2008, pag. 18. 102 IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA La voce “altre macchine di impiego generale”60 rimane al primo posto della graduatoria dell’export veronese, con 622,6 milioni di Euro nel 2007 (+4,7% rispetto al 2006). Insieme alla quinta voce, quella relativa alle “altre macchine per impieghi speciali”61, il cui valore delle esportazioni è pari a 450,7 milioni di Euro (-1,1% rispetto al 2006), si arriva ad un importo che supera 1 miliardo di Euro. Il macrosettore “macchine ed apparecchi meccanici” (che somma a queste due voci, tra le altre, le macchine per la produzione e l’impiego di energia meccanica, le macchine per l’agricoltura, le macchine utensili e gli apparecchi per uso domestico) arriva a 1,7 miliardi di Euro (con una crescita del +3,2%), più di un quinto dell’export veronese. La voce “bevande” (costituita quasi interamente dal vino) si conferma al secondo posto della graduatoria dei prodotti più esportati, con un valore dell’export pari a 569,7 milioni di Euro (+2,7% rispetto al 2006). Verona rimane anche nel 2007 la prima provincia esportatrice di vino a livello nazionale, coprendo il 12% delle esportazioni italiane. Seguono le “pietre da taglio e da costruzione, modellate e finite” (marmo), con un importo delle esportazioni pari a 528,5 milioni di Euro, per le quali si registra, dopo il risultato positivo del 2006, una flessione dell’1,6%. Il risultato è determinato dal calo dell’export verso i primi due mercati di destinazione, Stati Uniti (-8,8%) e Germania (-15,1%), risultati “mitigati” grazie alla crescita di altri mercati, in particolare Regno Unito, terzo mercato, Austria (4°), Svizzera (5°) e Francia (6°). Anche nel settore del marmo, la nostra provincia rimane comunque leader indiscussa a livello nazionale, coprendo un terzo delle esportazioni italiane. 60 Il codice ATECO DK 29.2 “Altre macchine di impiego generale” comprende fornaci e bruciatori, macchine e apparecchi di sollevamento e movimentazione, attrezzature industriali per la refrigerazione e la ventilazione e altre macchine di impiego generale. A livello provinciale l’ISTAT non mette a disposizione un dettaglio superiore al gruppo (codice ATECO a 3 cifre), disponibile invece per i dati nazionali. 61 Il codice ATECO DK 29.5 “Altre macchine per impieghi speciali” comprende macchine per la metallurgia, macchine da miniera, cava e cantiere, macchine per la lavorazione dei prodotti alimentari, delle bevande e del tabacco, macchine per le industrie tessili, dell’abbigliamento e del cuoio, macchine per l’industria della carta e del cartone, altre macchine per impieghi speciali. Anche per questa voce si precisa che non esiste, a livello provinciale, un dettaglio superiore al gruppo (codice ATECO a 3 cifre). 103 CAPITOLO 5 Grafico n.13 - Esportazioni veronesi per prodotti. Anno 2007 Fonte: “Rapporto 2008 sull’economia veronese. Impresa-Verona: l’economia scaligera in 10.000 bilanci.”, a cura del Servizio Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Verona, volume 1, 9 maggio 2008, pag. 40 e on-line sul sito web della Camera di Commercio di Verona http://www.vr.camcom.it/attach/content/GENERICO/statpromo/6a%20giornata%20economia/v ol1.pdf Al quarto posto troviamo le calzature, per le quali si torna, dopo la performance positiva del 2006, a registrare una diminuzione (–12,9%). Il valore delle esportazioni arriva a 454,2 milioni di Euro. Verona risulta essere la quinta provincia esportatrice di questa produzione, dopo importanti realtà come Ascoli Piceno, Treviso, Firenze e Macerata. Il settore primario veronese si conferma particolarmente vivace dal punto di vista della presenza sui mercati esteri. I “prodotti dell’agricoltura, dell’orticoltura e della floricoltura”, sesta voce dell’export, con 384,7 milioni di Euro, mettono a segno un +14,6%. Seguono gli “articoli di abbigliamento”, con 299,9 milioni di Euro, stabili rispetto al 2006, “cisterne, serbatoi e contenitori in metallo; radiatori e caldaie per il riscaldamento centrale”, con 279,7 milioni di Euro, in diminuzione del 5,3%, “cicli e motocicli” (276,8 milioni di Euro, +6,5%) e gli “altri prodotti alimentari”, per i quali si rileva un aumento delle esportazioni del 15,8%. Scorrendo la “classifica” dei principali prodotti esportati troviamo, al 104 IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA ventunesimo posto, i mobili, le cui vendite all’estero rimangono pressoché stabili rispetto al 2006 (-0,3%), con un importo pari a 123,4 milioni di Euro.62 Tabella n. 9: prime 30 merci per valore delle esportazioni nella provincia di Verona. Anni 2006-2007, valori in euro Prodotti 1) Altre macchine di impiego generale 2) Bevande 3) Pietre da taglio o da costruzione, modellate e finite 4) Calzature 5) Altre macchine per impieghi speciali 6) Prodotti dell'agricoltura, dell'orticoltura e della floricoltura 7) Articoli di abbigliamento in tessuto e accessori (esclusi quelli in pelle e pellicce) 8) Cisterne, serbatoi e contenitori in metallo; radiatori e caldaie per il riscaldamento centrale 2006 2007 594.623.049 554.636.140 537.268.902 521.251.959 455.923.337 335.741.490 622.629.919 569.711.557 528.503.019 454.233.617 450.713.668 384.705.077 Var % 4,7 2,7 -1,6 -12,9 -1,1 14,6 299.909.092 299.919.336 0,0 295.316.552 279.742.873 -5,3 9) Cicli e motocicli 259.802.856 276.815.700 6,5 10) Altri prodotti alimentari 208.875.508 241.919.866 15,8 11) Prodotti farmaceutici e prodotti chimici e botanici per usi medicinali 251.035.807 216.369.309 -13,8 12) Prodotti della siderurgia 147.276.893 189.999.504 29,0 13) Apparecchi per uso domestico 200.109.299 182.609.863 -8,7 14) Macchine e apparecchi per la produzione e l'impiego di energia meccanica, esclusi i motori per aeromobili, veicoli e motocicli 164.018.421 176.836.722 7,8 15) Macchine utensili 129.840.426 161.844.947 24,6 16) Autoveicoli 101.210.407 157.947.009 56,1 17) Carni e prodotti a base di carne 125.651.304 150.107.185 19,5 18) Cuoio (esclusi indumenti) 183.914.534 147.435.023 -19,8 19) Altri prodotti in metallo 107.437.119 140.318.494 30,6 20) Parti ed accessori per autoveicoli e loro motori 124.213.753 127.675.097 2,8 21) Mobili 123.877.741 123.444.609 -0,3 22) Pasta da carta, carta e cartone 95.233.260 110.256.013 15,8 23) Prodotti in calcestruzzo, cemento o gesso 98.923.763 109.181.191 10,4 24) Elementi da costruzione in metallo 63.017.464 46,8 92.492.182 62 Fonte di questi dati: “Rapporto 2008 sull’economia veronese. Impresa-Verona: l’economia scaligera in 10.000 bilanci.”, a cura del Servizio Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Verona, volume 1, 9 maggio 2008, pag. 39-40 e on-line sul sito web della Camera di Commercio di Verona http://www.vr.camcom.it/attach/content/GENERICO/statpromo/6a%20giornata%20economia/v ol1.pdf 105 CAPITOLO 5 25) Articoli di maglieria 80.007.784 92.035.236 15,0 26) Motori, generatori e trasformatori elettrici 94.785.892 90.391.747 -4,6 27) Metalli di base non ferrosi 79.899.037 89.232.239 11,7 28) Altri articoli di stampa 76.424.584 76.547.148 0,2 29) Preparati e conserve di frutta e di ortaggi 61.042.645 73.841.783 21,0 30) Pile e accumulatori elettrici 74.372.366 73.790.226 -0,8 Fonte: elaborazione propria su dati Istat, reperibili in “Rapporto 2008 sull’economia veronese. ImpresaVerona: l’economia scaligera in 10.000 bilanci.”, a cura del Servizio Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Verona, volume 1, 9 maggio 2008, nell’appendice statistica, tab. 41 e on-line sul sito web della Camera di Commercio di Verona http://www.vr.camcom.it/attach/content/GENERICO/statpromo/6a%20giornata%20economia/v ol1.pdf Tabella n.10 : prime 30 merci per valore delle importazioni nella provincia di Verona. Anni 2006-2007, valori in euro Prodotti 1)Autoveicoli 2006 2007 4.912.290.241 5.185.488.406 Var % 5,6 2) Prodotti della siderurgia 501.522.692 587.643.175 17,2 3) Articoli di abbigliamento in tessuto e accessori (esclusi quelli in pelle e pellicce) 435.023.283 495.868.847 14,0 4) Parti ed accessori per autoveicoli e loro motori 404.316.668 416.378.219 3,0 5) Calzature 408.491.983 355.929.333 -12,9 6) Prodotti lattiero-caseari e gelati 314.718.898 322.539.803 2,5 7) Prodotti dell'agricoltura, dell'orticoltura e della floricoltura 242.842.462 274.566.371 13,1 8) Altri prodotti alimentari 202.703.422 237.554.396 17,2 9) Metalli di base non ferrosi 177.245.922 227.246.999 28,2 10) Pasta da carta, carta e cartone 202.121.812 196.263.102 -2,9 11) Carni e prodotti a base di carne 167.768.714 182.125.284 8,6 12) Prodotti chimici di base 203.321.050 178.828.097 -12,0 13) Altre macchine di impiego generale 118.970.423 149.349.807 25,5 14) Animali vivi e prodotti di origine animale 187.700.475 145.400.163 -22,5 15) Pietre 155.192.502 139.392.772 -10,2 16) Macchine per ufficio, elaboratori ed apparecchiature per sistemi informatici 131.699.980 133.729.735 1,5 17) Preparati e conserve di frutta e di ortaggi 123.198.387 128.876.601 4,6 18) Macchine e apparecchi per la produzione e l'impiego di energia meccanica, esclusi i motori per aeromobili, veicoli e motocicli 108.317.890 111.948.684 3,4 19) Prodotti farmaceutici e prodotti chimici e botanici per usi medicinali 144.308.185 98.655.632 -31,6 20) Articoli in materie plastiche 86.145.844 95.970.688 11,4 21) Cuoio (esclusi indumenti) 87.305.895 91.312.541 4,6 106 IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA 22) Bevande 75.728.283 88.151.760 16,4 23) Carrozzerie per autoveicoli; rimorchi e semirimorchi 55.711.857 86.640.240 55,5 24) Prodotti petroliferi raffinati 45.769.887 85.854.002 87,6 25) Altre macchine per impieghi speciali 78.077.198 83.635.871 7,1 26) Articoli di maglieria 65.834.011 80.656.846 22,5 27) Pesci conservati e trasformati e prodotti a base di pesce 64.862.486 71.213.717 9,8 28) Saponi e detergenti, prodotti per la pulizia e la lucidatura; profumi e prodotti per toletta 82.384.304 69.814.170 -15,3 29) Cisterne, serbatoi e contenitori in metallo; radiatori e caldaie per il riscaldamento centrale 44.510.146 66.543.697 49,5 30) Altri prodotti in metallo 63.156.263 66.391.145 5,1 Fonte: elaborazione propria su dati Istat, reperibili in “Rapporto 2008 sull’economia veronese. ImpresaVerona: l’economia scaligera in 10.000 bilanci.”, a cura del Servizio Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Verona, volume 1, 9 maggio 2008, nell’appendice statistica, tab. 41 e on-line sul sito web della Camera di Commercio di Verona http://www.vr.camcom.it/attach/content/GENERICO/statpromo/6a%20giornata%20economia/v ol1.pdf 5.4 Ruolo ed importanza delle importazioni ed esportazioni veronesi di pietre grezze e prodotti finiti in pietra nell’insieme delle merci e prodotti importati ed esportati nella provincia di Verona, suddivisi per nazione interessata 5.4.1 Introduzione In questa parte analizzo l’importanza delle importazioni ed esportazioni di pietre grezze e pietre da taglio o da costruzione modellate e finite ed il loro peso in un paniere di merci e prodotti che, paese per paese, costituiscono i primi 10 beni importati ed esportati dalla provincia di Verona. I paesi in cui le pietre sia grezze che lavorate rientrano nelle prime 10 voci dell’ import e/o export sono: • Tra i paesi consolidati: Germania e Stati Uniti, 107 CAPITOLO 5 • Tra quelli dell’ Europa dell’ Est: Federazione Russa, Polonia, Ungheria, Ucraina, • Tra i “newcomers”: Turchia, Cina, India, Brasile. I dati sono stati presi dal sito dell’ Istat nella banca dati Coeweb (www.coeweb.istat.it), presenti anche nelle pubblicazioni della Camera di Commercio di Verona: “Verona nel mondo, report 2006”, sulla Congiuntura mondiale ed internazionale delle imprese veronesi, 31 marzo 2006, a cura del Servizio Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Verona, sezione 3, pagg.35-61 disponibile sul sito web: http://www.vr.camcom.it/page.jsp?id_menu=78&show=view&tipo_content=GEN ERICO&label_content=Studi+e+ricerche+2006 “Verona nel Mondo, report 2007”, Congiuntura mondiale ed internazionalizzazione delle imprese veronesi, 3 aprile 2007, a cura del Servizio Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Verona, sezione 3, pagg. 41-62 disponibile sul sito web: http://www.vr.camcom.it/page.jsp?id_menu=3964&show=view&tipo_content=GE NERICO&label_content=Studi+e+ricerche+2007 “Verona nel mondo, report 2008”, Supereuro, dollaro e petrolio: le imprese tra vecchie e nuove sfide del mercato globale, 10 aprile 2008, a cura del Servizio Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Verona, sezione 3, pagg.40-66 e appendice statistica tab. 41 disponibile sul sito web: http://www.vr.camcom.it/page.jsp?id_menu=4207&show=view&tipo_content=GE NERICO&label_content=Studi+e+ricerche+2008 “Rapporto 2008 sull’economia veronese. Impresa-Verona: l’economia scaligera in 10.000 bilanci.”, a cura del Servizio Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Verona, volume 1, 9 maggio 2008, pag. 39-40 e on-line sul sito web della Camera di Commercio di Verona http://www.vr.camcom.it/attach/content/GENERICO/statpromo/6a%20gi ornata%20economia/vol1.pdf 5.4.2 Germania La Germania è il primo paese a cui sono rivolte le esportazioni totali veronesi in valore. La Germania è per Verona il primo paese sia per importazioni che esportazioni di prodotti e tra i dieci primi prodotti esportati in Germania al primo posto si trovano le pietre da taglio o da costruzione modellate e finite, che nel 2005, 2006, 2007 hanno rappresentato 108 IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA rispettivamente il 13,3-13,1-11,3 % del totale delle esportazioni veronesi in Germania. Il valore di prodotti lapidei finiti è comunque in costante e progressivo calo con una diminuzione dal 2006 al 2007 del 15,1%. Tabella n.11 - I principali prodotti esportati in Germania (valore in euro): al primo posto le pietre lavorate e trasformate Prodotti 2004 2005 2006 2007 Var Var Var % % % 04/05 05/06 06/07 1) Pietre da taglio o da costruzione, modellate e finite 2) Bevande 3) Prodotti dell'agricoltura, dell'orticoltura e della floricoltura 4) Altre macchine di impiego generale 5) Calzature 6) Articoli di abbigliamento in tessuto e accessori (esclusi quelli in pelle e pellicce) 7) Carni e prodotti a base di carne 8) Prodotti della siderurgia 9) Altri prodotti alimentari 10) Apparecchi per uso domestico Altri prodotti Totale exp % sul % sul %sul totale totale totale exp exp exp 2005 2006 2007 159.416.776 148.701.972 157.737.084 133.925.862 -8,7 5,4 -15,1 13,3 13,1 11,3 122.969.007 132.454.546 123.602.696 120.561.890 4,2 -7,6 -2,5 11,7 10,3 10,2 91.911.284 106.302.572 111.686.794 120.016.964 13,2 3,7 7,5 9,5 9,2 10,2 58.584.603 77.759.488 110.357.041 112.922.049 31,3 39,0 2.3 7,0 9,1 9,6 90.579.346 78.003.078 73.482.386 67.102.152 -15,5 -6,6 -8.7 7,0 6,1 5,7 67.165.118 58.647.390 50.925.722 45.939.450 -13,5 -14,4 -9,8 5,3 4,2 3,9 51.868.490 49.613.108 46.473.659 54.902.557 -11,1 -6,4 18,1 4,2 3,9 4,6 35.486.246 37.412.334 56.149.883 66.634.800 5,4 50,1 18.7 3,4 4,7 5,6 18.925.996 22.427.325 32.241.267 39.043.900 23,6 42,6 21,1 2,1 2,7 3,3 21.711.257 23.061.742 29.946.332 26.053.387 4,4 27,7 -13,0 2,1 2,5 2,2 383.759.832 391.354.471 432.984.640 393.964.497 -1,2 4,3 -9,0 34,5 34,2 33,3 1.102.377.955 1.125.738.026 1.225.587.504 1.181.067.508 -0,4 6,0 -3.6 100,0 100,0 100,0 Fonte: propria elaborazione su dati Istat, pubblicati dalla Camera di Commercio di Verona in “Verona nel mondo, report 2006”, sulla Congiuntura mondiale ed internazionale delle imprese veronesi, 31 marzo 2006, a cura del Servizio Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Verona, pag. 41; “Verona nel Mondo, report 2007”, Congiuntura mondiale ed internazionalizzazione delle imprese veronesi, 3 aprile 2007, a cura del Servizio Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Verona, pag.43; “Verona nel mondo, report 109 CAPITOLO 5 2008”, Supereuro, dollaro e petrolio: le imprese tra vecchie e nuove sfide del mercato globale, 10 aprile 2008, a cura del Servizio Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Verona, pag.4163 5.4.3 Stati Uniti Gli Stati Uniti sono il quinto paese cui le esportazioni veronesi sono rivolte e ventunesimo per il valore in euro delle importazioni generali veronesi di prodotti. Anche per gli Stati Uniti il primato nelle esportazioni spetta alle pietre da taglio o da costruzione modellate e finite, che col valore esportato di 144.520.960 euro del 2007 costituiscono il 28,4 % delle esportazioni totali di prodotti verso gli Stati Uniti. Il trend esportativo sia di lapidei che in generale manifesta una continua diminuzione con un balzo in negativo nel 2007 causa la svalutazione del dollaro rispetto l’euro e il manifestarsi della crisi economica americana. Dal 2006 al 2007 il flusso di esportazioni da Verona agli Stati Uniti è infatti diminuito dell’ 8,8% per i lapidei finiti e del 10,9 per il totale delle esportazioni. Tabella n.12 - I principali prodotti esportati negli Stati Uniti(valore in euro): al primo posto le pietre lavorate e trasformate Prodotti 2004 2005 2006 2007 Var Var Var % % % 04/05 05/06 06/07 1) Pietre da taglio o da costruzione, modellate e finite 2) Bevande 3) Prodotti farmaceutici e 63 % % sul sul totale totale exp exp 2005 2006 %sul totale exp 2007 148.463.161 146.223.814 158.521.709 144.520.960 -1,5 8,7 -8,8 26,2 27,8 28,4 103.152.199 97.919.914 100.392.228 92.090.258 -5,1 2,6 -8.3 17,5 17,6 18,1 48.078.325 50.990.781 57.418.886 45.863.048 6,1 12,6 -20,1 9,1 10,0 9,0 disponibili on line a: http://www.vr.camcom.it/page.jsp?id_menu=78&show=view&tipo_content=GENERICO&label_c ontent=Studi+e+ricerche+2006 http://www.vr.camcom.it/page.jsp?id_menu=3964&show=view&tipo_content=GENERICO&label _content=Studi+e+ricerche+2007 http://www.vr.camcom.it/page.jsp?id_menu=4207&show=view&tipo_content=GENERICO&label _content=Studi+e+ricerche+2008 110 IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA prodotti chimici e botanici per usi medicinali 4) Altre macchine per impieghi speciali 5) Calzature 6) Macchine utensili 7) Mobili 8) Altre macchine di impiego generale 9) Altri prodotti della trasformazione del ferro e dell’acciaio 10) Prodotti lattiero-caseari e gelati Altri prodotti Totale exp 32.982.100 44.677.189 24.764.388 24.779.497 35,5 -44,2 0,1 8,0 4,4 4,9 41.678.607 35.307.441 32.523.298 20.887.959 -15,4 -7,9 -35,8 6,3 5,7 4,1 22.109.658 31.175.613 26.542.001 26.741.532 40,9 -14,9 0,8 5,6 4,6 5,3 22.554.277 19.020.370 17.378.420 15.493.833 -15,7 -8,3 -10,8 3,4 3,1 3,0 10.858.473 13.881.125 12.357.888 9.088.455 27,8 -11,0 -26,5 2,5 2,2 1,8 10.112.289 13.876.072 37,2 0,3 2,5 2,4 11.128.657 11.451.854 13.030.529 14.867.755 2,9 13,8 14,1 2,1 2,3 2,9 84.749.203 13.881.125 119.255.462 104.525.003 10,8 21,7 -12,4 16,8 20,0 20,5 535.866.949 558.396.589 570.900.143 508.764.659 4,2 2,4 -10,9 100,0 100,0 100,0 Fonte: come tabella n.11 5.4.4 Federazione Russa La Federazione Russa è per Verona il 9° paese per l’export e 22° per import di prodotti e materie in genere. Interessante è analizzare il mercato russo che, soprattutto nelle città di San Pietroburgo e Mosca, ha visto una crescita edilizia importante del nuovo e nelle ristrutturazioni. Le opportunità sono molto ampie ma allo stesso tempo vincolate. Le esportazioni di pietre da taglio e da costruzione modellate e finite sono solo al sesto posto ma ciò che è da notare è il loro relativamente basso valore in euro se confrontato con la crescita edilizia delle due grandi città sopra menzionate. Ovviamente il mercato potenziale è solo una nicchia del settore delle costruzioni in Russia, dove per le abitazioni sono usati soprattutto palchè e piastrelle mentre il marmo è usato per hotel, musei, chiese e case dei più abbienti ma, il vincolo più grande sta nel fatto di non riuscire a controllare e ottenere il gap tra prezzo di vendita a Verona e il prezzo che il cliente finale paga, a causa dell’intermediazione del grossista russo, che è una presenza necessaria. Il prezzo a cui il marmo 111 CAPITOLO 5 veronese è venduto, ad esempio a San Pietroburgo, può essere maggiorato anche di 7 o 8 volte. Il marmo rosso di Verona che è venduto dalla fabbrica trasformatrice ad un prezzo che varia dai 15 ai 30 euro al metro quadrato (spessore del materiale 2 cm), viene rivenduto dall’importatore russo ai clienti finali ad un prezzo variabile dai 120 ai 135 euro metro quadrato64. Spesso il 40% di questo margine viene girato dal cliente al grossista connazionale tramite “giroconto” su conti correnti off-shore in paradisi fiscali. Il potere d’acquisto della poca ma ricca clientela russa resta appannaggio dell’importatore russo. Il peso percentuale delle esportazioni di marmo lavorato sul totale delle esportazioni veronesi in Russia si attesta sul 5% e più precisamente 5% nel 2005, 5,7% nel 2007, 5,3% nel 2008, coprendo sempre il sesto posto come prodotto esportato da Verona.65 Tabella n.13 - I principali prodotti esportati in Russia (in valore misurato in euro): al sesto posto le pietre lavorate e trasformate Prodotti 2006 2007 1) Altre macchine per impieghi speciali 15.558.857 2) Altre macchine di impiego generale Var % % sul totale 06/07 exp 2007 42.586.798 173,7 16,6 16.928.716 28.154.233 66,3 11,0 17.993.747 21.886.701 21,6 8,5 16.224.424 19.307.517 19,0 7,5 5) Mobili 11.026.890 15.330.263 39,0 6,0 6) Pietre da taglio e da costruzione, modellate e finite 9.348.546 13.536.356 44,8 5,3 3) Articoli di abbigliamento in tessuto ed accessori (esclusi quelli in pelle e pellicce) 4)Cisterne, serbatoi e contenitori in metallo; radiatori e caldaie per il riscaldamento centrale 64 Propria visita a rivenditore di pietre a San Pietroburgo ed intervista ad imprenditore edile locale Andrei Fileva, autunno 2007. 65 Fonte: “Verona nel mondo, report 2006”, sulla Congiuntura mondiale ed internazionale delle imprese veronesi, 31 marzo 2006, a cura del Servizio Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Verona, pag. 41 disponibile sul sito web: http://www.vr.camcom.it/page.jsp?id_menu=78&show=view&tipo_content=GENERICO&label_c ontent=Studi+e+ricerche+2006 e “Verona nel Mondo, report 2007”, Congiuntura mondiale ed internazionalizzazione delle imprese veronesi, 3 aprile 2007, a cura del Servizio Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Verona, pag. 57 disponibile sul sito web: http://www.vr.camcom.it/page.jsp?id_menu=3964&show=view&tipo_content=GENERICO&label _content=Studi+e+ricerche+2007 112 IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA 7) Altri prodotti in metalli 6.788.278 12.228.992 80,1 4,8 8) Prodotti dell’ agricoltura, dell’ orticoltura e della floricoltura 7.308.233 12.112.245 65,7 4,7 9) Macchine utensili 4.301.704 10.721.162 149,2 4,2 10) Bevande 8.023.252 9.834.628 22,6 3,8 Altri prodotti 51.852.138 70.732.199 36,4 27,6 Totale esportazioni in Russia 165.354.785 256.431.094 55,1 100,0 Fonte: propria elaborazione dati Istat pubblicati in “Verona nel mondo, report 2008”, opera citata, pag.49 5.4.5 Polonia La Polonia è l’11° paese per l’export veronese ed il 16° per l’import. Le esportazioni di pietre da taglio o da costruzione modellate e finite risultano essere in termini di valore in euro al quarto posto con un incremento dal 2006 al 2007 del 25,7% e rappresentano il 7,3% dell’ export di Verona in Polonia. Tabella n.14 - I principali prodotti esportati in Polonia (valore in euro): al quarto posto le pietre lavorate e trasformate Prodotti 2006 2007 1) Altre macchine di impiego generale 22.271.632 2) Apparecchi per uso domestico 3) Cuoio (esclusi indumenti) Var % % sul totale 06/07 exp 2007 21.847.688 -1,9 12,0 12.507.598 14.732.538 17,8 8,1 10.605.939 13.380.198 26,2 7,3 4) Pietre da taglio e da costruzione, modellate e finite 10.588.481 13.255.236 25,2 7,3 5) Altre macchine per impieghi speciali 13.348.556 11.800.725 -11,6 6,5 6) Prodotti dell’ agricoltura, dell’ orticoltura e della floricoltura 5.309.219 9.629.973 81,4 5,3 7) Prodotti in calcestruzzo, cemento o gesso 5.844.559 8.011.815 37,1 4,4 9.273.640 7.796.900 -15,9 4,3 13.581.772 7.652.706 -43,7 4,2 758.265 5.585.027 636,6 3,1 Altri prodotti 58.408.498 69.054.155 18,2 37,8 Totale esportazioni in Polonia 162.498.159 182.746.961 12,5 100,0 8) Articoli di abbigliamento in tessuto ed accessori (esclusi quelli in pelle e pellicce) 9) Prodotti farmaceutici e prodotti chimici e botanici per usi medicinali 10) Altri prodotti alimentari Fonte: propria elaborazione dati Istat pubblicati in “Verona nel mondo, report 2008”, opera citata, pag.53 113 CAPITOLO 5 5.4.6 Ungheria L’Ungheria è il 17° paese per l’export veronese ed il 14° per il valore delle merci e prodotti importati a Verona. Le pietre da taglio o da costruzione modellate e finite sono il quinto prodotto esportato da Verona in Ungheria in termini di valore, con una quota del 4,7% sul totale delle esportazioni ed un valore che si aggira in media negli ultimi 3 anni a quota 5,2 milioni di euro. Tabella n.15 - I principali prodotti esportati in Ungheria (valore in euro): al quinto posto le pietre lavorate e trasformate Prodotti 2006 2007 Var % % sul totale 06/07 exp 2007 1) Altre macchine per impieghi speciali 2.153.009 25.229.098 1071,8 22,1 2) Prodotti dell’agricoltura, dell’orticoltura e della floricoltura 6.682.834 12.416.268 85,8 10,9 3) Prodotti della siderurgia 3.148.244 8.147.161 158,8 7,1 4) Calzature 5.551.624 5.507.980 -0,8 4,8 5) Pietre da taglio e da costruzione, modellate e finite 5.155.633 4.957.782 5.379.663 4,3 4,7 5.140.723 3,7 4,5 3.520.381 4.936.927 40,2 4,3 3.682.636 4.527.861 23,0 4,0 3.526.970 4.096.492 16,1 3,6 3.623.785 16.7 3,2 35.025.753 -2.9 30,7 47,0 100,0 6) Altre macchine di impiego generale 7) Articoli di abbigliamento in tessuto ed accessori (esclusi quelli in pelle e pellicce) 8) Pasta da carta, carta e cartone 9) Macchine ed apparecchi per la produz. ed impiego di energia meccanica, esclusi motori per aeromobili, veicoli e motocicli 10) Cuoio (esclusi indumenti) 3.104.339 Altri prodotti 36.080.282 77.563.734 114.031.711 Totale esportazioni in Ungheria Fonte: propria elaborazione dati Istat pubblicati in “Verona nel mondo, report 2008”, opera citata, pag.55 5.4.7 Ucraina L’Ucraina è per Verona il 26° paese verso cui va l’export e l’11° per merci importate. Le pietre grezze sono una voce presente nelle importazioni di Verona dall’Ucraina e le pietre da taglio o da costruzione modellate e finite vengono là esportate. Le prime sono il sesto prodotto importato dall’Ucraina con un valore di 1.228.162 euro nel 2006 (diminuito del 48% nel 2007); si 114 IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA importano marmi e travertini cavati nelle zone del sud-est vicino il confine con la Russia, il Mar Nero e il Mar di Ozov, che vengono poi imbarcate ad Odessa arrivando via Bosforo, Dardanelli, Corinto nell’Adriatico meridionale via fino al porto di Venezia. E’ ripresa l’estrazione del granito Labrador (stesso materiale del Labrador norvegese ma a prezzo più contenuto), norite e altre tipologie di granito.66 Le seconde, con un valore di 1.189.988 euro ed una quota pari al 1,7% delle esportazioni in Ucraina, sono al decimo posto tra i materiali esportati in Ucraina. Tabella n.16 - I principali prodotti esportati in Ucraina (valore in euro): al decimo posto le pietre lavorate e trasformate Prodotti 2006 2007 Var % % sul totale 06/07 exp 2007 1) Cisterne, serbatoi e contenitori in metallo; radiatori e caldaie per il riscaldamento centrale 16.418.512 23.068.435 40,5 32,4 2) Altre macchine per impieghi speciali 5.009.236 9.897.336 97,6 13,9 3) Macchine e apparecchi per la produzione e l'impiego di energia meccanica, esclusi i motori per aeromobili, veicoli e motocicli 5.138.406 5.558.746 8,2 7,8 4) Altre macchine di impiego generale 5.099.900 5.133.642 0,7 7,2 5) Mobili 2.636.080 5.013.952 90,2 7,0 6) Altri prodotti in metallo 4.970.895 4.328.484 -12,9 6,1 7) Macchine utensili 1.670.895 3.424.228 104,9 4,8 8) Articoli di abbigliamento in tessuto e accessori (esclusi quelli in pelle e pellicce) 2.232.094 2.329.326 4,4 3,3 9) Apparecchi per uso domestico 5.116.455 1.388.503 -72,9 1,9 10) Pietre da taglio o da costruzione, modellate finite 1.042.038 1.189.988 14,2 1,7 Altri prodotti 7.540.832 9.973.302 32,3 14,0 Totale 56.875.343 71.305.942 25,4 100,0 Fonte: propria elaborazione dati Istat pubblicati in “Verona nel mondo, report 2008”, opera citata, pag.57 Tabella n.17 - I principali prodotti importati dall’Ucraina (valore in euro): al sesto posto le pietre grezze Prodotti 1) Prodotti della siderurgia 2) Carbon fossile 2006 2007 176.388.255 211.545.949 1.131.509 4.464.049 Var % % sul totale 06/07 exp 2007 19,9 94,6 294,5 2,0 66 Fonte: Ney R. e Smakowski T., “Bilancio del settore delle materie minerarie della Polonia e del mondo 20022006”, editore Pan Igsmie, Krakòv, 2008, pag.27 – e “Bilans polskiego kamieniarstwa”, in Swiat Kamiena, Polish Stone Magazine, pag. 84, www.swiat-kamienia.pl 115 CAPITOLO 5 3) Cuoio (esclusi indumenti) 5.690.245 2.680.181 -52,9 1,2 850.713 1.360.592 59,9 0,6 5) Prodotti dell'agricoltura, dell'orticoltura e della floricoltura 1.268.804 908.438 -28,4 0,4 6) Pietre 1.228.162 638.609 -48,0 0,3 0 412.312 - 0,2 8) Altre macchine di impiego generale 191.094 256.185 34,1 0,1 9) Altre macchine per impieghi speciali 941 237.471 25136,0 0,1 283.520 215.162 -24,1 0,1 2.587.602 884.824 -65,8 0,4 17,9 100,0 4) Legno tagliato, piallato e/o trattato 7) Prodotti chimici di base 10) Oli e grassi vegetali e animali Altri prodotti Totale 189.620.845 223.603.772 Fonte: propria elaborazione dati Istat pubblicati in “Verona nel mondo, report 2008”, opera citata, pag.57 5.4.8 Turchia La Turchia, grande produttore ed esportatore di marmi e primo esportatore mondiale di travertini lavorati è grande concorrente dell’ Italia, superandola ormai da qualche anno nei mercati di sbocco più remunerativi del commercio lapideo mondiale come gli Stati Uniti e gli Emirati Arabi.67 La Turchia che è per l’export dei prodotti veronesi il 16° paese e il 24° per l’import, è fornitore di marmi e travertini per Verona. Completamente assente è invece il granito nel bacino geologico turco.68 Le pietre grezze importate da Verona costituiscono quella voce del nostro import che è all’8° posto con 2.453.918 euro nel 2007, aumentato ben del 66,8% rispetto il 2006. 67 I risultati più importanti sono stati raggiunti nell’esportazione, confermatasi come struttura portante dell’industria lapidea turca. Non a caso, il 2004 ha visto un ulteriore, forte incremento del fatturato estero, che è cresciuto del 40,7%, portandosi a mezzo miliardo di dollari e confermando le impressioni di chi ha ritenuto possibile il raddoppio a medio termine, e cioè, nel breve volgere di cinque anni. (…) L’aumento più consistente è quello conseguito dai prodotti finiti di travertino, che hanno costituito da soli il 42,8% dell’export turco in valore, con una crescita di oltre il 57% rispetto il 2003, mentre il marmo a messo ha segno un balzo del 37,5%. (…) L’industria turca può contare su una propensione alla crescita caratterizzata da tassi asiatici, e non certo europei, favorita dalla disponibilità di adeguati mezzi finanziari per l’import di tecnologie, segnatamente dall’Italia, nella sua qualità di fornitrice tradizionale. (…) L’espansione della Turchia lapidea dura ormai da tempo ed ha acquistato tutte le caratteristiche di trend ascendente, garantito da fattori essenziali come l’ampia disponibilità delle risorse, le tradizioni irripetibili, l’elevato livello professionale e qualitativo, la politica di servizio, e non ultima, la competitività dei prezzi sebbene lontani da quelli, cosiddetti impossibili, della Cina o dell’India. (Fonte: “Turchia: una tigre autentica”, in Giornale del marmo, n.257 settembre ottobre, 2005, Gruppo Editoriale Faenza, pp. 19-21). 68 In Turchia viene estratto un apprezzato e pregiato marmo bianco-giallastro, l’Ayfon, con struttura saccaroide e media uniformità cromatica. Da ricordare anche il Rosa Bellissimo, il Royal e il Salomè che è una breccia fortemente orientata a colorazione grigio-rosa. (Fonte: PIERO PRIMAVORI, “Pianeta Terra”, Giorgio Zusi Editore,Verona, prima edizione maggio 1999, pagg.76). 116 IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA Tabella n.18 - I principali prodotti importati dalla Turchia (valore in euro): all’ottavo posto le pietre grezze Prodotti 2006 2007 Var % % sul totale 06/07 exp 2007 1) Autoveicoli 16.445.360 11.866.835 -27,8 18,9 2) Articoli in materie plastiche 1.343.865 4.824.853 259,0 7,7 3) Articoli in gomma 2.282.535 4.649.303 103,7 7,4 4) Articoli di carta e di cartone 5) Altri prodotti in metallo 6) Articoli di abbigliamento in tessuto e accessori (esclusi quelli in pelle pellicce) 7) Prodotti della siderurgia 9.208 4.396.126 47642,5 7,0 349.080 3.245.871 829,8 5,2 2.967.171 3.135.187 5,7 5,0 91.699 2.695.789 2839,8 4,3 1.471.207 2.453.918 66,8 3,9 619.103 2.373.847 283,4 3,8 10) Preparati e conserve di frutta e di ortaggi 5.609.482 2.192.833 -60,9 3,5 Altri prodotti 26.762.904 20.991.491 -21,6 33,4 Totale 57.951.614 62.826.053 8,4 100,0 8) Pietre 9) Parti ed accessori per autoveicoli e loro motori Fonte: propria elaborazione dati Istat pubblicati in “Verona nel mondo, report 2008”, opera citata, pag.59 5.4.9 Cina In aumento le pietre grezze da Verona che sono in costante aumento in termini di valore da anni. Nel 2004 sono state esportate pietre per un valore di 1.784.075 euro, pari al 3% dell’export veronese verso la Cina;69 nel 2005 2.632.025 euro (3,5%),70 nel 2006 2.867.275 e nel 2007 3.099.485 euro che portano le pietre all’ottavo posto come prodotto veronese esportato in Cina (3,5% sul totale export). La Cina importa Biancone, Pietra di Prun rosa, Rosa Corallo ma soprattutto Rosso Verona, Rosso Asiago e Botticino Classico, Semifiorito e Fiorito che, anche se cavato a Bergamo, alcune ditte veronesi hanno la proprietà o diritti preferenziali su alcune cave e viene quindi registrato come esportazioni veronesi. Il fenomeno del Botticino è assai curioso perché la Cina 69 Fonte: “Verona nel mondo, report 2006”, sulla Congiuntura mondiale ed internazionale delle imprese veronesi, 31 marzo 2006, a cura del Servizio Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Verona, sezione 3, pag. 60. 70 Fonte: “Verona nel Mondo, report 2007”, Congiuntura mondiale ed internazionalizzazione delle imprese veronesi, 3 aprile 2007, a cura del Servizio Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Verona, sezione 3, pag. 51. 117 CAPITOLO 5 lo compra per il proprio mercato interno ma soprattutto lo rivende in lastre al Giappone,71 Corea del Sud, Taiwan, Singapore e accade spesso che rivende i “tiles”72 in Italia, facendo concorrenza agli operatori locali siccome è accaduto che, prima del rincaro dei noli, i bassi costi di produzione cinese potevano assorbire bene i costi di trasporto di andata e ritorno. Tabella n.19 - I principali prodotti esportati in Cina (valore in euro): all’ottavo posto le pietre grezze Prodotti 2006 2007 Var % % sul totale 06/07 exp 2007 1) Altre macchine di impiego generale 24.891.048 22.689.367 -8,8 25,8 2) Pasta da carta, carta e cartone 2.862.778 9.174.657 220,5 10,4 9.389.453 8.841.483 -5,8 10,0 4) Cuoio (esclusi indumenti) 3.016.789 8.218.062 172,4 9,3 5) Metalli di base non ferrosi 1.567.879 5.342.145 240,7 6,1 6) Altre macchine per impieghi speciali 8.402.203 5.065.848 -39,7 5,8 7) Motori, generatori e trasformatori elettrici 2.623.957 3.478.338 32,6 4,0 8) Pietre 2.867.275 3.099.485 8,1 3,5 3.095.793 2.438.587 -21,2 2,8 593.614 2.207.206 271,8 2,5 Altri prodotti 21.785.505 17.480.924 -19,8 19,9 Totale 81.096.294 88.036.102 8,6 100,0 3) Cisterne, serbatoi e contenitori in metallo; radiatori e caldaie per riscaldamento centrale 9) Strumenti ed apparecchi di misurazione, di controllo, di prova, di navigazione e simili (escluse le apparecchiature di controllo dei processi industriali) 10) Apparecchi per uso domestico Fonte: propria elaborazione dati Istat pubblicati in “Verona nel mondo, report 2008”, opera citata, pag.61 5.4.10 India L’interscambio tra Verona e l’India risulta essere articolato sia per i flussi nell’export che nell’import e riguarda sia le pietre grezze sia le pietre da taglio e 71 Il Giappone ha sempre apprezzato la bellezza del marmo Botticino e l’Italia era il suo principale fornitore. Oggi il Botticino italiano diretto in Giappone è quasi completamente filtrato dalla Cina. 72 Tile = element in stone material (but also other materials), square, rectangular or polygonal, used in cladding of walls or floors. It’s a finished product with standardised measurements, thickness less than 12 mm and a generally prefined format (30x30 cm, 60x60 cm,...). Requires installation with conventional mortar or glues and is manufactured regardless of the final application site, ready for installation. (Fonte: Primavori Pietro, “Lessico del settore lapideo”, Giorgio Zusi Editore, Verona, 1° edizione ottobre 2004, pag.337). 118 IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA da costruzione modellate e finite. Il dato maggiormente rilevante è l’importazione dall’India di pietre grezze, soprattutto graniti ed in misura minore anche marmi, sia perché il bacino geologico indiano è tra i più ricchi del mondo in termini di estrazione di pietre, sia perché l’India tende ancora ad esportare i blocchi grezzi piuttosto che i semilavorati in lastre ed i tiles pronti alla posa in opera, lasciando agli altri paesi trasformatori l’elevato valore aggiunto derivante dalla lavorazione dei materiali indiani; politica opposta rispetto quella intrapresa ad esempio dal Brasile e Turchia che nell’ultimo decennio hanno investito nella trasformazione in loco, ottenendo il duplice vantaggio di sfruttare le loro economie a più basso costo rispetto all’Europa e trattenere in patria il valore aggiunto. Torniamo all’India: Tabella n.20 - Importazioni veronesi dall’India di pietre grezze e pietre da taglio o da costruzione modellate e finite, anni 2005, 2006, 2007 (in valore, in euro) Importazioni Pietre Pietre da taglio o da costrustruzione, modellate e finite. 2005 2006 2007 33.614.022 37.165.238 34.045.926 1.869.769 3.572.720 5.178.824 Fonte: propria elaborazione dati Istat pubblicati in “Verona nel mondo, report 2008” e “Verona nel mondo, report 2007”, opere citate, pag.53 e 63 Tabella n.21 - Esportazioni veronesi in India di pietre grezze e pietre da taglio o da costruzione modellate e finite, anni 2005, 2006, 2007 (in valore, in euro) Esportazioni Pietre Pietre da taglio o da costrustruzione, modellate e finite. 2005 2006 2007 1.472.891 1.213.869 2.282.575 750.931 1.480.173 1.736.290 Fonte: propria elaborazione dati Istat pubblicati in “Verona nel mondo, report 2008” e “Verona nel mondo, report 2007”, opere citate, pag.53 e 63. Come gia scritto il dato più consistente è l’import di materiale grezzo ed, infatti, l’India è il primo esportatore di granito al mondo ed è il principale fornitore di blocchi di granito per Verona (paragrafo 8.4), soddisfando circa il 119 CAPITOLO 5 27% delle richieste veronesi, seguito dal Brasile, Sudafrica73 e i Paesi Scandinavi (Finlandia, Svezia, Norvegia). I materiali indiani maggiormente importati sono: Verde Marina, Kashmir White, Raimbow, Multicolor, Paradiso Bash, Cobra, Tiger Skin, Vizag, Orissa Blue. A questi devono essere aggiunti prodotti di grande pregio, come i graniti rossi classici Imperial Red e New Rubin ed il richiestissimo marmo Verde del Rajasthan. Quest’ultimo prodotto, di solito importato in blocchi a 27 euro al quntale e rivenduto in tiles a 42 euro al metro quadrato (spessore 2 cm), è da tre anni importato anche come prodotto finito direttamente dall’India al prezzo medio di 20 euro al metro quadrato. Per quanto riguarda le esportazioni ed importazioni dei primi dieci prodotti tra Verona ed India vediamo dalle tabelle di seguito come, per l’export le pietre sono al 5° posto e le pietre da taglio o da costruzione modellate e finite al 7° posto; per l’import il primato spetta alle pietre grezze, seguite dalle calzature e dai prodotti della siderurgia, mentre le pietre da taglio o da costruzione modellate e finite sono il 5° prodotto importato dall’India in valore. Tabella n.22 - I principali prodotti esportati in India (valore in euro): al quinto posto le pietre grezze e al settimo le pietre lavorate Prodotti 2006 2007 1) Prodotti in calcestruzzo, cemento o gesso 4.618.756 2) Altre macchine per impieghi speciali 12.248.864 3) Altre macchine di impiego generale 4) Altri prodotti in minerali non metalliferi Var % % sul totale 06/07 exp 2007 8.843.908 91,5 24,9 4.771.831 -61,0 13,5 5.616.263 3.832.301 -31,8 10,8 1.261.363 2.345.797 86,0 6,6 5) Pietre 1.213.869 2.282.575 88,0 6,4 6) Motori, generatori e trasformatori elettrici 2.488.928 1.899.214 -23,7 5,4 7) Pietre da taglio o da costruzione, modellate e finite 1.480.173 1.736.290 17,3 4,9 73 Il terzo posto spetta alla Repubblica Sudafricana, il cui export verso Verona è cresciuto costantemente dal 1993, arrivando nel 2002 ad un valore di 21.036.925 per poi scendere a 13 ed 11 milioni di euro rispettivamente nel 2003 e 2004. Nel continente africano, tre sono i paesi che, da sempre, garantiscono una produzione rilevante con continuità ed affidabilità, il Sud-Africa, l’Egitto e lo Zimbabwe, anche se, recentemente, una cospicua parte del continente “nero” si è fortemente interessata al mondo lapideo (Angola, Namidia, Zambia, Marocco, Tunisia, Kenia, Etiopia, Nigeria). Il Sud-Africa è il maggior produttore di granito nero al mondo (Nero Africa e Nero Assoluto) cui affianca altri ottimi graniti (African Red, Crystal Brown, Lilac, Fontane). (Fonte: Fonte: PIERO PRIMAVORI, “Pianeta Terra”, Giorgio Zusi Editore,Verona, prima edizione maggio 1999, pagg.77-84-88-89) 120 IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA 8) Macchine e apparecchi per la produzione e l'impiego di energia 1.077.756 1.267.962 17,6 3,6 1.371.772 910.694 -33,6 2,6 350.493 900.854 157,0 2,5 Altri prodotti 5.582.656 6.678.774 19,6 18,8 Totale 37.310.893 35.470.200 -4,9 100,0 meccanica, esclusi i motori per aeromobili, veicoli e motocicli 9) Parti ed accessori per autoveicoli e loro motori 10) Prodotti ceramici non refrattari, non destinati all'edilizia; prodotti ceramici refrattari Fonte: propria elaborazione dati Istat pubblicati in “Verona nel mondo, report 2008”, opera citata, pag.63 Tabella n.23 - I principali prodotti importati dall’India (valore in euro): al primo posto le pietre grezze e al quinto le pietre lavorate Prodotti 2006 2007 1) Pietre 37.165.238 34.045.926 2) Calzature 21.980.171 3) Prodotti della siderurgia 6.500.479 Var % % sul totale 06/07 exp 2007 -8,4 34,0 17.359.432 -21,0 17,3 15.246.829 134,5 15,2 6.407.705 5.188.889 -19,0 5,2 5) Pietre da taglio o da costruzione, modellate e finite 3.572.720 5.178.824 45,0 5,2 6) Cuoio (esclusi indumenti) 3.628.966 3.733.913 2,9 3,7 7) Altri prodotti della trasformazione del ferro dell'acciaio 1.308.664 2.824.516 115,8 2,8 8) Altri prodotti tessili 2.532.517 2.702.610 6,7 2,7 9) Articoli in gomma 1.820.996 2.030.962 11,5 2,0 377.304 1.948.056 416,3 1,9 Altri prodotti 1.443.692 82.906 -94,3 0,1 Totale 95.814.702 100.158.180 4,5 100,0 4) Articoli di abbigliamento in tessuto e accessori (esclusi quelli in pelle e pellicce) 10) Prodotti chimici di base Fonte: propria elaborazione dati Istat pubblicati in “Verona nel mondo, report 2008”, opera citata, pag.63 5.4.11 Brasile Il Brasile insieme a Turchia, India e Cina è uno dei 4 grandi newcomers del settore lapideo mondiale. Da solamente gran fornitore di blocchi grezzi del distretto del marmo di Verona, il Brasile è ora un pericolosissimo competitore nel mercato degli Stati Uniti per la vendita dei prodotti finiti. L’export brasiliano, da solo blocchi, è infatti ora concentrato sui prodotti finiti che coprono i 4/5 delle esportazioni lasciando ai blocchi dal 2004 solo il rimanente 121 CAPITOLO 5 1/5 di importanza nelle esportazioni globali di lapidei brasiliani.74 Per quanto riguarda l’import ed export per Verona con questo paese, la voce più considerevole è l’importazione di pietre grezze che nel 2004 ha coperto il 50% del totale in valore delle importazioni veronesi da questo paese sudamericano75. Percentuale che è scesa al 41,4% nel 2006, consentendo in ogni caso alle pietre di essere il prodotto maggiormente importato dal Brasile, per scivolare nel 2007 al secondo posto (32% dell’import veronese) cedendo il primato alle importazioni di cuoio che hanno pesato per il 42% del totale import. Tabella n.24 - Importazioni veronesi dal Brasile di pietre grezze e pietre da taglio o da costruzione modellate e finite, anni 2005, 2006, 2007 (in valore, in euro) Importazioni Pietre Pietre da taglio o da costruzione, modellate e finite 2005 2006 2007 23.748.889 35.540.625 26.758.856 671.696 952.998 1.060.033 Fonte: propria elaborazione dati Istat pubblicati in “Verona nel mondo, report 2008” e “Verona nel mondo, report 2007”,opere citate, pag.55 e 65. 74 Quello del Brasile è un esempio oltre modo significativo, perché a differenza di quanto è accaduto negli altri maggiori protagonisti del momento, che sono anche grandi importatori, la sua espansione ha avuto luogo valorizzando solo le pietre locali. In quanto a produzione, il Brasile è al terzo posto assoluto nella graduatoria estrattiva del granito ed al secondo in quella dell’ardesia. Nel 2004, il valore complessivo del fatturato estero brasiliano è pervenuto a 596,2 milioni di dollari, con una crescita del 40,3% rispetto all’anno precedente che non è una novità, ma da un’idea di quanto sia sostenuto il suo coefficiente di sviluppo. Giova aggiungere che la maggioranza assoluta di questo volume d’affari appartiene, non da ora, al prodotto lavorato, e che il valore aggiunto consolida ancora la sua priorità, avendo lasciato al grezzo poco più di un quinto del totale. Se si pensa che fino a pochi anni or sono la struttura portante dell’esportazione brasiliana era ancora costituita dai blocchi, c’è da rimanere strabiliati. Per quanto riguarda il prodotto finito, può contare su un solo grande mercato: gli Stati Uniti, raggiungendo obiettivi straordinari, con un fatturato del 2004 pari a 448,2 milioni di dollari, un aumento del 45,6% rispetto al 2003, ed una quota dell’81,6%, che lascia gli altri esportatori, guidati da Messico, Canada ed Italia, poche briciole. Esaminando i prezzi medi dell’export brasiliano di lavorati silicei nel 2004, questi sono stati pari a 32,43 dollari per metro quadrato, con un buon aumento del 13,8% rispetto all’anno precedente, con punte di 47,21 dollari per il Canada e 39,96 per gli Stati Uniti, fino a 19,06 dollari al metro quadro per le esportazioni in Libano. Si tratta di prezzi in linea con la concorrenza europea, e tutt’altro che tipici di un paese a basso costo: cosa che lascia presumere, vista la competitività del sistema produttivo brasiliano, margini piuttosto sostanziosi, e cioè, tali da supportare ulteriori investimenti nell’ambito di un sano effetto moltiplicatore. In parole povere, il Brasile è un concorrente che non punta sui prezzi stracciati, come accade soprattutto con la Cina, ma coniuga qualità e prezzo in modo corretto, tanto più che opera su un mercato molto attento ed esigente come quello nordamericano. (Fonte: “Brasile Galattico”, in Giornale del marmo, n.257, 2005, Gruppo Editoriale Faenza, pp.25-28.) 75 Fonte: “Verona nel mondo, report 2006”, opera citata, pag.58 122 IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA Tabella n.25 - I principali prodotti esportati in Brasile (valore in euro): al decimo posto le pietre lavorate Prodotti 2006 Var % % sul totale 2007 06/07 exp 2007 10.716.612 10.328.105 -3,6 16,7 9.045.005 6.839.046 -24,4 11,1 3) Prodotti chimici di base 8.641.445 6.834.610 -20,9 11,1 4) Altre macchine di impiego generale 1.464.182 6.044.495 312,8 9,8 5) Altri prodotti in minerali non metalliferi 5.753.835 5.985.535 4,0 9,7 6) Macchine utensili 1.837.615 5.236.068 184,9 8,5 7) Bevande 1.791.273 3.284.031 83,3 5,3 8) Apparecchi medicali e chirurgici e apparecchi ortopedici 1.455.156 2.859.066 96,5 4,6 9) Altri prodotti chimici 1.055.349 2.376.720 125,2 3,8 1) Altre macchine per impieghi speciali 2) Prodotti farmaceutici e prodotti chimici e botanici per usi medicinali 10) Pietre da taglio o da costruzione, modellate e finite 953.565 1.620.602 70,0 2,6 Altri prodotti 7.423.760 10.381.389 39,8 16,8 Totale 50.137.797 61.789.667 23,2 100,0 Fonte: propria elaborazione dati Istat pubblicati in “Verona nel mondo, report 2008”, opera citata, pag.65 Tabella n.26 - I principali prodotti importati dal Brasile (valore in euro): al secondo posto le pietre grezze e all’ottavo le pietre lavorate Prodotti 2006 2007 Var % % sul totale 06/07 exp 2007 1) Cuoio (esclusi indumenti) 30.104.502 35.143.971 16,7 42,0 2) Pietre 35.540.625 26.758.856 -24,7 32,0 3) Prodotti dell'agricoltura, dell'orticoltura e della floricoltura 6.995.037 7.393.961 5,7 8,8 4) Pasta da carta, carta e cartone 4.899.092 4.008.043 -18,2 4,8 5) Prodotti della siderurgia 1.842.653 2.674.436 45,1 3,2 6) Altri prodotti delle miniere e delle cave n.c.a. 1.763.670 2.447.591 38,8 2,9 2.583 1.436.517 55514,3 1,7 952.998 1.060.033 11,2 1,3 7) Prodotti farmaceutici e prodotti chimici e botanici per usi medicinali 8) Pietre da taglio o da costruzione, modellate e finite 9) Carni e prodotti a base di carne 512.361 593.479 15,8 0,7 10) Legno tagliato, piallato e/o trattato 155.951 564.654 262,1 0,7 Altri prodotti 2.836.771 1.651.324 -41,8 2,0 Totale 85.606.243 83.732.865 -2,2 100,0 Fonte: propria elaborazione dati Istat pubblicati in “Verona nel mondo, report 2008”, opera citata, pag.65 123 CAPITOLO 5 5.4.12 Grafici delle esportazioni ed importazioni veronesi della parte 5.4 Grafico n.14 – Germania: % sul valore primi 10 prodotti esportati da Verona, anno 2007 Altri prodotti 33,33% 10) Apparecchi per uso domestico 2,20% 9) Altri prodotti alimentari 3,30% 8) Prodotti della siderurgia 5,61% 1) Pietre da taglio o da costruzione,mod ellate e finite 11,31% 7) Carni e prodotti a base di carne 4,60% 2) Bevande 10,21% 3) Prodotti dell'agricoltura,de ll'orticoltura e della floricoltura 10,21% 6) Articoli di abbigliamento intessuto e accessori (esclusiquelli in pelle e pellicce) 3,90% 4) Altre macchine di impiego generale 9,61% 5) Calzature 5,71% Fonte: propria elaborazione tabella n.11 Grafico n.15 – U.S.A : % sul valore primi 10 prodotti esportati da Verona, anno 2007 9) Prodotti lattiero-caseari e gelati 2,96% Altri prodotti 20,92% 8) Altre macchine di impiego generale 1,84% 1) Pietre da taglio o da costruzione,mod ellate e finite 28,98% 7) Mobili 3,06% 6) Macchine utensili 5,41% 5) Calzature 4,18% 4) Altre macchine per impieghi speciali 5,00% Fonte: propria elaborazione tabella n.12 124 2) Bevande 18,47% 3) Prodotti farmaceutici e prodotti chimici e botanici per usi medicinali 9,18% IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA Grafico n.16 – Russia: % sul valore primi 10 prodotti esportati da Verona, anno 2007 Altri prodotti 27,60% 10) Bevande 3,80% 1) Altre macchine per impieghi speciali 2) Altre macchine 16,60% di impiego generale 11,00% 9) Macchine utensili 4,20% 8) Prodotti dell' agricoltura, dell' orticoltura e della floricoltura 7) Altri prodotti in 4,70% metalli 4,80% 6) Pietre da taglio e da costruzione, modellate e finite 5,30% 5) Mobili 6,00% 3) Articoli di abbigliamento in tessuto ed accessori (esclusi quelli in pelle e pelliccie) 8,50% 4)Cisterne, serbatoi e contenitori in metallo; radiatori e caldaie per il riscaldamento centrale 7,50% Fonte: propria elaborazione tabella n.13 Grafico n.17 – Polonia: % sul valore primi 10 prodotti esportati da Verona, anno 2007 10) Altri prodotti alimentari 3,09% Altri prodotti 37,69% 9) Prodotti farmaceutici e prodotti chimici e botaniciper usi 8) Articoli di medicinali abbigliamento in 4,19% tessuto ed accessori (esclusi quelli in pelle e pelliccie) 4,29% 1) Altre macchine di impiego generale 11,96% 2) Apparecchi per uso domestico 8,08% 3) Cuoio (esclusi indumenti) 7,28% 4) Pietre da taglio e da costruzione, modellate e finite 7,28% 7) Prodotti in calcestruzzo, cemento o gesso 4,39% 5) Altre macchine per impieghi speciali 6,48% 6) Prodotti dell' agricoltura, dell' orticoltura e della floricoltura 5,28% Fonte: propria elaborazione tabella n.14 125 CAPITOLO 5 Grafico n.18 – Ungheria: % sul valore primi 10 prodotti esportati da Verona, anno 2007 Altri prodotti 30,73% 9) Macchine ed apparecchi per la produz. ed impiego di energiameccanica , esclusi motori per aeromobili, veicoli e motocicli 3,60% 10) Cuoio (esclusi indumenti) 3,20% 1)Altre macchine per impieghi speciali 22,12% 2) Prodotti dell' agricoltura, dell' orticoltura e della floricoltura 10,91% 3) Prodotti della siderurgia 7,11% 7) Articoli di abbigliamento in tessuto ed accessori(esclusi quelli in pelle e8) Pasta da carta, pelliccie) carta e cartone 4,30% 4,00% 4) Calzature 4,80% 6) Altre macchine di impiego generale 4,50% 5) Pietre da taglio e da costruzione, modellate e finite 4,70% Fonte: propria elaborazione tabella n.15 Grafico n.19 – Ucraina: % sul valore primi 10 prodotti esportati da Verona, anno 2007 9) Apparecchi per uso domestico 1,90% 10) Pietre da taglio o da costruzione, modellate finite 1,70% Altri prodotti 13,99% 8) Articoli di abbigliamento in tessuto e accessori(esclusi quelli in pelle e pellicce) 3,30% 7) Macchine utensili 4,80% 6) Altri prodotti in metallo 6,09% 5) Mobili 6,99% 4) Altre macchine di impiego generale 7,19% 1) Cisterne, serbatoi e contenitori in metallo;radiatori e caldaie per il riscaldamento centrale 32,37% 3) Macchine e apparecchi per la produzione el'impiego di energia meccanica, 2) Altre macchineesclusi imotori per per impieghi aeromobili, veicoli speciali e motocicli 13,89% 7,79% Fonte: propria elaborazione tabella n.16 126 IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA Grafico n.20 – Ucraina: % sul valore primi 10 prodotti importati da Verona, anno 2007 4) Legno tagliato, piallato e/o trattato 0,61% 3) Cuoio (esclusi indumenti) 1,21% 5) Prodotti dell'agricoltura, dell'orticoltura e della floricoltura 0,40% 6) Pietre 0,30% 2) Carbon fossile 2,02% 1) Prodotti della siderurgia 95,46% Fonte: propria elaborazione tabella n.17 Grafico n.21 – Turchia: % sul valore primi 10 prodotti importati da Verona, anno 2007 10) Preparati e conserve di frutta e di ortaggi 3,50% 9) Parti ed accessori per autoveicoli e loro motori 3,80% 8) Pietre 3,90% Altri prodotti 33,37% 2) Articoli in materie plastiche 7,69% 1) Autoveicoli 18,88% 3) Articoli in gomma 7,39% 4) Articoli di carta e di cartone 6,99% 7) Prodotti della siderurgia 4,30% 6) Articoli di abbigliamento in tessuto e accessori(esclusi quelli in pelle pellicce) 5,00% 5) Altri prodotti in metallo 5,19% Fonte: propria elaborazione tabella n.18 127 CAPITOLO 5 Grafico n.22 – Cina: % sul valore primi 10 prodotti esportati da Verona, anno 2007 10) Apparecchi per uso domestico 9) Strumenti ed apparecchi di 2,50% misurazione, di controllo, di prova, di navigazione e simili (escluse le apparecchiature di controllo dei processi 8) Pietre 3,50% 7) Motori, generatori e trasformatori elettrici 4,00% 1)Altre macchine 2) Pasta da carta, di impiego carta e cartone generale 10,39% 25,77% Altri prodotti 19,88% 3) Cisterne, serbatoi e contenitori in metallo;radiatori e 4) Cuoio (esclusi caldaie per indumenti) riscaldamento 9,29% centrale 6) Altre macchine 5) Metalli di base 9,99% per impieghi non ferrosi speciali 6,09% 5,79% Fonte: propria elaborazione tabella n.19 Grafico n.23 – India, anno 2007 Import ed export di pietre e di pietre da taglio o da costruzione modellate e finite: Verona - India 40.000.000 30.000.000 20.000.000 10.000.000 0 2005 2006 2007 Importazione pietre Importazione pietre da taglio o da costrustruzione,modellate e finite. Esportazione pietre Esportazione pietre da taglio o da costrustruzione,modellate e finite. Fonte: propria elaborazione tabella n.20 e 21 128 IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA Grafico n.24 – India: % sul valore primi 10 prodotti esportati da Verona, anno 2007 10) Prodotti ceramici non refrattari, non destinatiall'edilizia; prodotti ceramici refrattari 9) Parti ed 2,50% accessori per Altri prodotti 18,80% 1) Prodotti in calcestruzzo, cemento o gesso 24,90% autoveicoli e loro motori 2,60% 8) Macchine e apparecchi per la produzione e l'impiego di energiameccanica , esclusi i motori per aeromobili, veicoli e motocicli 3,60% 7) Pietre da taglio o da costruzione, modellate e finite 4,90% 6) Motori, generatori e trasformatori elettrici 5,40% 5) Pietre 6,40% 2) Altre macchine per impieghi speciali 13,50% 3) Altre macchine di impiego generale 10,80% 4) Altri prodotti in minerali non metalliferi 6,60% Fonte: propria elaborazione tabella n.22 Grafico n.25 – India: % sul valore primi 10 prodotti importati da Verona, anno 2007 7) Altri prodotti della trasformazione del ferro dell'acciaio 6) Cuoio3,11% (esclusi indumenti) 4,11% 5) Pietre da taglio o da costruzione, modellate e finite 5,77% 8) Altri prodotti tessili 3,00% 9) Articoli in gomma 2,22% 10) Prodotti chimici di base 2,11% Altri prodotti 0,11% 1) Pietre 37,74% 4) Articoli di abbigliamento in tessuto e accessori(esclusi quelli in pelle e pellicce) 5,77% 3) Prodotti della siderurgia 16,87% 2) Calzature 19,20% Fonte: propria elaborazione tabella n.23 129 CAPITOLO 5 Grafico n.26 – Brasile: % sul valore primi 10 prodotti esportati da Verona, anno 2007 10) Pietre da taglio o da costruzione, modellate e finite 2,60% 9) Altri prodotti chimici 3,80% 8) Apparecchi medicali e chirurgici e apparecchi ortopedici 4,60% 7) Bevande 5,30% Altri prodotti 16,80% 1) Altre macchine per impieghi speciali 16,70% 2) Prodotti farmaceutici e prodotti chimicie botanici per usi medicinali 11,10% 3) Prodotti chimici di base 11,10% 6) Macchine utensili 8,50% 4) Altre macchine di impiego generale 9,80% 5) Altri prodotti in minerali non metalliferi 9,70% Fonte: propria elaborazione tabella n.25 Grafico n.27 – Brasile: % sul valore primi 10 prodotti importati da Verona, anno 2007 7) Prodotti farmaceutici e prodotti chimici e botanici per usi medicinali 6) Altri prodotti 1,70% delle miniere e delle cave n.c.a. 2,90% 5) Prodotti della siderurgia 3,20% 4) Pasta da carta, carta e cartone 4,80% 8) Pietre da taglio o da costruzione, modellate e finite 1,30% 9) Carni e prodotti a base di carne 0,70% 10) Legno tagliato, piallato e/o trattato 0,70% Altri prodotti 2,00% 3) Prodotti dell'agricoltura, dell'orticoltura e della floricoltura 8,79% Fonte: propria elaborazione tabella n.26 130 1) Cuoio (esclusi indumenti) 41,96% 2) Pietre 31,97% IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA 5.5 Peso delle esportazioni ed importazioni di pietre grezze e pietre da taglio o da costruzione, modellate e finite dal 1991 al 2008 a Verona, Veneto, Italia e Carrara In questo paragrafo analizzerò il ruolo ed importanza che ha il Distretto della Pietra del Veneto, considerando il singolo distretto originario di Verona e le aziende vicentine collocate soprattutto a Chiampo ed Arzignano, e il Distretto del Marmo di Massa-Carrara, zona storica per l’estrazione e lavorazione della pietra. Il periodo storico preso in considerazione spazia dal 1991 al 2008; i dati sono espressi in valore in euro (al valore dell’anno cui corrisponde) e riguardano le importazioni ed esportazioni a Verona, Vicenza, Veneto, Massa-Carrara, Italia delle due categorie merceologiche dell’Istat, DI267 “Pietre da taglio e da costruzione, modellate e finite” e CB141 “Pietre Grezze”.76 Il data warehouse di fonte Istat è il Coeweb al sito web www.coeweb.istat.it 1) Verona: Da notare immediatamente la gran divergenza in valore tra le esportazioni di prodotti finiti e le importazioni degli stessi; anche se le importazioni di prodotti finiti sono più che raddoppiate dal 2002 al 2008 e sono state costantemente in crescita sin dal 1991, il loro valore è comunque molto minore, in genere 30 volte meno rispetto quello delle esportazioni di prodotti finiti. L’aumento dell’import di prodotti finiti, o che necessitano solo delle ultime fasi si lavorazioni, è aumentato nel 2008 rispetto il 2001 del 253,78% giacché molte aziende del distretto, oltre a mantenere il loro consueto core business nella trasformazione, hanno iniziato anche ad operare come semplici 76 Per pietre si intendono marmi, graniti, ardesia, travertini, onici, alabastri, limestone, sandstone e quarziti. Non sono incluse le CB142 ghiaia, sabbia e argilla; i CB143 minerali per le industrie chimiche e concimi; il CB144 sale; i CB145 altri prodotti delle miniere e delle cave n.c.a ed ovviamente i CB13 minerali metalliferi. (Fonte: www.coeweb.istat.it). 131 CAPITOLO 5 importatori e rivenditori di alcuni materiali che sono molto più economici se lavorati nel paese in cui sono estratti. E’ il caso del Verde Indiano che, se importato in blocchi in Italia al prezzo di 27 euro al quintale, viene poi trasformato e rivenduto a 42 euro al metro quadro con spessore 2 cm. Se viene invece importato già pronto per la posa in opera dall’India, all’impresa italiana costa dai 15 ai 20 euro al mq che rivende a 30/32 euro al mq al cliente finale. Stesso gap esiste nell’import ed export delle pietre grezze: Verona non ha dei bacini di estrazione notevoli, come invece ha Carrara, quindi il suo export di pietre grezze rappresenta in media il 10/11% dell’export italiano mentre Carrara il 28/29%. Notevole è invece l’import di pietre grezze che ha toccato il suo massimo nel 2006 col valore di 155.192.502 euro, rappresentando l’87% dell’import Veneto e il 33,18% di quello italiano che è di gran lunga superiore al dato di Carrara, 17,14%.77 Il Distretto del Marmo del Veneto è concentrato nella zona veronese, specializzata più sul granito che sul marmo, lasciando a Vicenza un peso minore, ma non da trascurare assolutamente. Verona è il primo importatore di pietre grezze (importa pietre grezze in blocchi in valore 10 volte maggiore rispetto a quante ne esporta) d’Italia (nel 2008, 29% contro il 16% di Carrara) e primo esportatore di prodotti finiti (nel 2008, 29,8 % dell’export italiano contro il 17,8% di Carrara e 9,13% di Vicenza). Sempre sui prodotti finiti esportati, il massimo valore esportato si è avuto nel 2000 con 556.243.850 euro poi sceso continuamente ed irreversibilmente ai 331.005.395 euro del 2008, segnando quindi un calo del 68,04%. 2) Vicenza: Vicenza si caratterizza come Verona per importare pietre grezze (pari al 8/9% dell’import italiano) e di trasformarle in loco, trattenendo l’elevato 77 Il distretto del marmo di Verona importa notevoli quantità di materiali grezzi, come il granito dall’India, Brasile e Portogallo, il marmo e travertini dal resto del mondo e dalla Turchia. La Turchia è diventata una dei primi esportatori di Travertini grezzi e lavorati; questi ultimi hanno costituito il 42,8% dell’export turco in valore. (Fonte: “Turchia: una tigre autentica, in Giornale del marmo”, n.257, settembre – ottobre 2005, pp.19-21.) ed esporta, soprattutto in Germania e Stati Uniti, prodotti finiti di elevata qualità e ricercatezza, ricavandone un notevole valore aggiunto. 132 IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA valore aggiunto vendendo il materiale in loco e all’estero. Vicenza rappresenta nel 2008 il 3,27% dell’export di prodotti finiti e la sua quota sul dato del Veneto ha acquistato ancora più importanza, erodendo parte del valore che prima era appannaggio a Verona. La quota veneta di Verona è, infatti, diminuita da 89% del 2000 a 83% del 2008, mentre Vicenza ha rilevato una crescita rappresentando nel 2000 il 7,33% dell’export veneto, salito fino a 11,45% nel 2005, per poi scendere lievemente ed attestarsi al 9,13% del 2008. L’import di prodotti finiti è anche a Vicenza in aumento come a Verona per i medesimi motivi e logiche, e per le pietre grezze l’import di Vicenza ha rappresentato nel 2008 il 8,78% dell’import italiano. 3) Carrara: Carrara è il polo storico del marmo italiano. La storia e cultura del marmo è stata fiorente e rinomata fin dall’antichità grazie la presenza nella zona Apuana del pregiato marmo bianco appunto di Carrara.78 Innanzi tutto si deve notare che Carrara è un grande estrattore ed esportatore del grezzo, fino a vendere “distrattamente” quantitativi anche eccessivi ad Indiani, Cinesi, Turchi che rivendono il materiale da loro segato sul mercato loro locale e negli Emirati Arabi, Giappone, Taiwan, Singapore, Hong Kong, togliendo il valore aggiunto alle imprese di Carrara. Il valore del marmo esportato in blocchi (non c’è granito a Carrara) è raddoppiato dal 1991 al 2008 passando da 36.586.762 euro a 62.790.726 euro, coprendo il 32,4 % dell’export italiano di pietre nel 2008 (Verona copre il 10,79%). Carrara, oltre a grande estrattore, è anche grande trasformatore, specializzato più sul marmo che granito, importando quantitativi di blocchi grezzi maggiori di quanto ne esporta. Nel 2008 ha importato blocchi per il valore di 47.200.572 euro (16,01% su Italia; la metà rispetto Verona 88.044.575 euro = 29,87% su Italia) ed esportato prodotti finiti per il valore di 198.039.325 euro pari al 17,84% dell’export di prodotti finiti italiani, comunque molto meno di Verona che ha rappresentato il 78 MONTANI C., “Ottant’anni di produzione marmifera in Italia”, in Marmomacchine, 103, 1992, pp. 62-63. 133 CAPITOLO 5 29,82%. L’export di prodotti lavorati è diminuito negli anni (quota italiana 24,02% nel 1991 – 17,84% nel 2008 – cioè una diminuzione del 30,9% in termini di quota di mercato sull’export nazionale) poiché Carrara, rispetto a Vicenza e Verona, ha potuto beneficiare meno delle importazioni europee, soprattutto tedesche, e ha risentito in misura perfino maggiore delle oscillazioni negative del dollaro (area di riferimento storica per il suo export), che lo rendono meno competitivo riducendone i margini operativi.79 Più preoccupante è il dato assoluto sul valore dell’export di prodotti finiti, che ha registrato un andamento identico a Verona: il risultato maggiore si è ottenuto nel 2000 esportando 400.645.150 euro di prodotti finiti, sceso irreversibilmente a 198.039.325 euro nel 2008 senza voler mai dare un accenno di possibile ripresa (calo quindi del 102,3%). Anche a Carrara è presente il fenomeno di importazione di prodotti finiti anche se in misura minore di Verona; in termini di valore in euro il dato è raddoppiato dal 1991 al 2008, (restando sempre molto più basso di Verona) mentre il suo peso sull’import di finiti in Italia è sceso dal 14,09% del 2009 al 3,77% del 2008, dimostrando come Carrara, come chiunque possa godere di cave e materiali propri ed esclusivi, possa far leva ed aggrapparsi ai propri materiali d’esclusiva per fronteggiare alle crisi del mercato soprattutto sui prezzi. Ci sono molti marmi bianchi in commercio, di cui una trentina di sola provenienza greca, ma il Carrara con il 98-99% di carbonato di calcio ha una purezza, grana, omogeneità e tonalità unici. Stessa cosa vale per il Rosso Verona, con tonalità più arancio rispetto il Rosso Asiago e con le vene di terra leggermente più aperta che riesce a mantenere maggiormente la sua esclusività rispetto il Rosso Asiago molto simile ad un materiale concorrente Spagnolo. 79 Fonte: “Competitività lapidea ed effetto monetario”, in Giornale del marmo, n.256, luglio-agosto 2005, pp.12-15. 134 IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA Grafico n.28: Esportazioni di pietre da taglio o da costruzione modellate e finite: quota di Verona, Vicenza, Carrara 83,26% 100,00% 80,00% 29,82% 60,00% 9,13% 3,27% 40,00% 17,84% 20,00% 0,00% anno 2008 % Vr/Veneto % Vr/Italia % Vi/Veneto % Vi/Italia % Carrara/Ita Fonte: propria elaborazione dati tabella n.28 Grafico n.29: Importazioni di pietre da taglio o da costruzione modellate e finite: quota di Verona, Vicenza, Carrara 71,99% 80,00% 60,00% 40,00% 16,03% 12,07% 2,69% 3,77% 20,00% 0,00% anno 2008 % Vr/Veneto % Vr/Italia % Vi/Veneto % Vi/Italia % Carrara/Ita Fonte: propria elaborazione dati tabella n.30 135 CAPITOLO 5 Grafico n.30: Esportazioni di pietre grezze in blocchi: quota di Verona, Vicenza, Carrara 80,86% 100,00% 80,00% 60,00% 32,40% 10,79% 40,00% 8,92% 1,19% 20,00% 0,00% anno 2008 % Vr/Veneto % Vr/Italia % Vi/Veneto % Vi/Italia % Carrara/Ita Fonte: propria elaborazione dati tabella n.32 Grafico n.31: Importazioni di pietre grezze in blocchi: quota di Verona, Vicenza, Carrara 86,97% 100,00% 80,00% 60,00% 29,87% 40,00% 16,01% 8,78% 3,01% 20,00% 0,00% anno 2008 % Vr/Veneto % Vr/Italia % Vi/Veneto % Vi/Italia Fonte: propria elaborazione dati tabella n.34 136 % Carrara/Ita IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA Tabella n.27: esportazioni di pietre da taglio o da costruzione, modellate e finite; movimenti valutari Serie Storica VERONA VICENZA MASSA CARRARA VENETO ITALIA 1991 281.467.214 12.750.357 259.387.001 302.994.130 1.079.669.485 1992 298.322.086 14.100.895 223.337.615 324.353.587 1.090.488.509 1993 405.381.113 15.094.145 250.023.753 434.383.299 1.242.630.407 1994 455.337.543 18.501.701 301.869.441 488.340.838 1.429.637.529 1995 534.815.554 27.146.332 345.047.850 580.473.380 1.632.600.873 1996 516.748.187 26.564.539 338.779.480 560.895.440 1.617.444.299 1997 575.234.182 34.291.187 373.653.665 629.328.658 1.743.789.692 1998 572.714.082 38.769.280 347.906.478 631.419.105 1.718.572.305 1999 553.325.036 37.249.954 341.080.349 608.943.349 1.697.091.895 2000 556.243.850 45.686.407 400.645.150 623.438.905 1.883.743.379 2001 528.943.818 50.054.673 394.848.189 601.229.882 1.844.165.457 2002 498.545.363 49.864.722 355.703.026 570.022.177 1.707.878.562 2003 480.669.333 53.296.497 295.182.289 551.717.023 1.523.956.974 2004 505.272.507 57.865.097 276.046.917 583.758.850 1.396.201.732 2005 497.644.261 66.975.130 268.417.345 584.984.002 1.519.799.229 2006 537.268.902 67.250.339 298.695.892 626.637.107 1.629.697.755 2007 392.897.890 41.615.140 232.362.506 454.559.830 1.197.116.756 2008 331.005.395 36.293.329 198.039.325 397.574.378 1.110.115.995 Fonte: propria elaborazione su dati ISTAT: banca dati Coeweb, classificazione DI267 www.coeweb.istat.it Tabella n.28: esportazioni di pietre da taglio o da costruzione, modellate e finite; valori percentuali Serie Storica % Vr/Veneto % Vr/Italia % Vi/Veneto % Vi/Italia % Carrara/Ita 1991 92,90% 26,07% 4,21% 1,18% 24,02% 1992 91,97% 27,36% 4,35% 1,29% 20,48% 1993 93,32% 32,62% 3,47% 1,21% 20,12% 1994 93,24% 31,85% 3,79% 1,29% 21,12% 1995 92,13% 32,76% 4,68% 1,66% 21,13% 1996 92,13% 31,95% 4,74% 1,64% 20,95% 1997 91,40% 32,99% 5,45% 1,97% 21,43% 1998 90,70% 33,32% 6,14% 2,26% 20,24% 1999 90,87% 32,60% 6,12% 2,19% 20,10% 2000 89,22% 29,53% 7,33% 2,43% 21,27% 2001 87,98% 28,68% 8,33% 2,71% 21,41% 2002 87,46% 29,19% 8,75% 2,92% 20,83% 2003 87,12% 31,54% 9,66% 3,50% 19,37% 2004 86,56% 36,19% 9,91% 4,14% 19,77% 2005 85,07% 32,74% 11,45% 4,41% 17,66% 2006 85,74% 32,97% 10,73% 4,13% 18,33% 2007 86,43% 32,82% 9,16% 3,48% 19,41% 2008 83,26% 29,82% 9,13% 3,27% 17,84% Fonte: propria elaborazione dati tabella n.27 137 CAPITOLO 5 Tabella n.29: importazioni di pietre da taglio o da costruzione, modellate e finite; movimenti valutari Serie Storica VERONA VICENZA MASSA CARRARA VENETO ITALIA 1991 2.305.544 204.279 2.936.457 3.639.844 19.673.227 1992 2.465.887 410.961 2.652.998 4.278.975 22.039.633 1993 2.915.839 529.960 3.088.455 4.944.532 22.051.139 1994 3.816.988 246.073 3.845.476 5.536.914 27.216.774 1995 5.920.082 863.996 4.766.112 7.934.452 34.905.886 1996 5.280.332 824.228 4.358.207 7.954.169 38.561.267 1997 4.390.976 797.340 4.704.375 7.733.459 42.835.733 1998 5.134.485 763.911 4.131.709 8.553.877 47.313.369 1999 5.006.829 1.270.642 7.769.305 9.787.077 55.130.920 2000 6.838.172 1.010.299 9.133.398 12.359.289 71.281.395 2001 5.063.601 947.160 8.052.870 10.442.053 65.208.789 2002 7.429.096 1.725.859 6.711.884 14.197.737 68.844.027 2003 15.479.438 1.308.233 4.395.664 21.832.349 79.262.209 2004 17.359.393 2.226.675 3.831.411 24.776.324 92.937.059 2005 18.008.387 3.105.261 4.533.024 26.265.811 121.385.413 2006 22.321.673 4.537.976 6.171.796 33.523.471 135.667.646 2007 17.891.348 3.022.180 4.762.474 25.091.504 108.515.438 2008 17.913.823 3.003.345 4.210.110 24.884.397 111.775.143 Fonte: propria elaborazione su dati ISTAT: banca dati Coeweb, classificazione DI267 www.coeweb.istat.it Tabella n.30: importazioni in di pietre da taglio o da costruzione, modellate e finite; valori percentuali Serie Storica % Vr/Veneto % Vr/Italia % Vi/Veneto % Vi/Italia % Carrara/Ita 1991 63,34% 11,72% 5,61% 1,04% 14,93% 1992 57,63% 11,19% 9,60% 1,86% 12,04% 1993 58,97% 13,22% 10,72% 2,40% 14,01% 1994 68,94% 14,02% 4,44% 0,90% 14,13% 1995 74,61% 16,96% 10,89% 2,48% 13,65% 1996 66,38% 13,69% 10,36% 2,14% 11,30% 1997 56,78% 10,25% 10,31% 1,86% 10,98% 1998 60,03% 10,85% 8,93% 1,61% 8,73% 1999 51,16% 9,08% 12,98% 2,30% 14,09% 2000 55,33% 9,59% 8,17% 1,42% 12,81% 2001 48,49% 7,77% 9,07% 1,45% 12,35% 2002 52,33% 10,79% 12,16% 2,51% 9,75% 2003 70,90% 19,53% 5,99% 1,65% 5,55% 2004 70,06% 18,68% 8,99% 2,40% 4,12% 2005 68,56% 14,84% 11,82% 2,56% 3,73% 2006 66,59% 16,45% 13,54% 3,34% 4,55% 2007 71,30% 16,49% 12,04% 2,79% 4,39% 2008 71,99% 16,03% 12,07% 2,69% 3,77% Fonte: propria elaborazione dati tabella n.29 138 IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA Tabella n.31: esportazioni di pietre grezze; valore in euro Serie Storica VERONA VICENZA MASSA CARRARA VENETO ITALIA 1991 15.627.937 2.924.751 36.586.762 19.560.147 139.078.676 1992 14.861.710 2.223.183 31.221.992 18.272.282 134.562.517 1993 16.640.992 2.463.615 47.259.207 20.029.996 181.464.619 1994 20.469.770 2.685.606 55.019.484 24.678.570 185.131.233 1995 29.295.899 2.791.638 62.713.878 33.930.126 214.631.977 1996 33.401.448 3.278.886 60.255.455 38.312.782 222.373.473 1997 21.849.558 3.142.860 55.527.771 26.118.624 217.544.292 1998 22.467.646 3.473.256 56.996.775 27.574.433 213.544.292 1999 22.369.427 4.806.271 50.441.609 28.765.648 202.630.516 2000 26.274.389 8.211.096 66.735.975 37.295.293 248.780.042 2001 24.996.379 5.483.211 70.099.662 33.189.718 235.593.316 2002 28.264.666 5.233.405 70.331.176 35.213.705 231.621.321 2003 28.926.513 6.555.377 58.493.385 37.884.488 204.714.530 2004 28.902.615 7.245.596 64.488.490 29.311.102 222.403.893 2005 28.698.527 3.725.470 61.145.027 35.085.996 218.487.492 2006 26.631.829 5.907.205 65.313.514 40.589.482 236.221.359 2007 18.364.255 3.751.006 54.364.085 25.510.255 183.319.291 2008 20.910.539 2.307.325 62.790.726 25.859.456 193.802.536 Fonte: propria elaborazione su dati ISTAT: banca dati Coeweb, classificazione CB141 www.coeweb.istat.it Tabella n.32: esportazioni di pietre grezze; percentuali Serie Storica % Vr/Veneto % Vr/Italia % Vi/Veneto % Vi/Italia % Carrara/Ita 1991 79,90% 11,24% 14,95% 2,10% 26,31% 1992 81,33% 11,04% 12,17% 1,65% 23,20% 1993 83,08% 9,17% 12,30% 1,36% 26,04% 1994 82,95% 11,06% 10,88% 1,45% 29,72% 1995 86,34% 13,65% 8,23% 1,30% 29,22% 1996 87,18% 15,02% 8,56% 1,47% 27,10% 1997 83,66% 10,04% 12,03% 1,44% 25,52% 1998 81,48% 10,52% 12,60% 1,63% 26,69% 1999 77,76% 11,04% 16,71% 2,37% 24,89% 2000 70,45% 10,56% 22,02% 3,30% 26,83% 2001 75,31% 10,61% 16,52% 2,33% 29,75% 2002 80,27% 12,20% 14,86% 2,26% 30,36% 2003 76,35% 14,13% 17,30% 3,20% 28,57% 2004 98,61% 13,00% 24,72% 3,26% 29,00% 2005 81,79% 13,14% 10,62% 1,71% 27,99% 2006 65,61% 11,27% 14,55% 2,50% 27,65% 2007 71,99% 10,02% 14,70% 2,05% 29,66% 2008 80,86% 10,79% 8,92% 1,19% 32,40% Fonte: propria elaborazione dati tabella n.31 139 CAPITOLO 5 Tabella n.33: importazioni di pietre grezze in euro Serie Storica VERONA VICENZA MASSA CARRARA VENETO ITALIA 1991 43.046.400 8.286.124 72.520.510 54.913.869 263.625.306 1992 43.033.490 7.202.766 63.763.080 53.488.267 245.208.495 1993 58.853.386 8.359.899 74.927.796 69.702.504 287.193.772 1994 72.627.270 11.548.746 85.825.236 86.529.488 330.693.334 1995 97.861.135 10.711.574 104.200.812 111.081.158 395.126.557 1996 86.136.444 9.396.381 89.373.183 98.407.652 364.838.947 1997 118.303.306 8.067.705 103.781.323 129.571.895 413.191.769 1998 115.492.578 8.752.486 98.082.298 129.331.253 415.086.707 1999 108.266.012 8.687.208 104.486.909 120.924.814 415.812.432 2000 154.732.405 10.239.105 122.474.736 169.209.732 513.024.824 2001 130.103.543 10.750.909 124.955.936 144.809.469 484.037.446 2002 131.692.409 12.111.282 109.493.825 148.027.327 456.204.720 2003 126.676.176 12.633.553 86.075.045 143.403.914 395.518.778 2004 136.224.336 12.509.914 82.935.025 138.647.368 413.080.802 2005 131.065.040 14.713.942 73.583.866 151.791.144 410.302.739 2006 155.192.502 17.060.702 80.154.673 177.334.943 467.775.683 2007 112.792.535 10.047.806 57.642.255 126.257.173 347.613.986 2008 88.044.575 8.886.172 47.200.572 101.237.174 294.766.987 Fonte: propria elaborazione su dati ISTAT: banca dati Coeweb, classificazione CB141 www.coeweb.istat.it Tabella n.34: importazioni di pietre grezze; valori in percentuale Serie Storica % Vr/Veneto % Vr/Italia % Vi/Veneto % Vi/Italia % Carrara/Ita 1991 78,39% 16,33% 15,09% 3,14% 27,51% 1992 80,45% 17,55% 13,47% 2,94% 26,00% 1993 84,44% 20,49% 11,99% 2,91% 26,09% 1994 83,93% 21,96% 13,35% 3,49% 25,95% 1995 88,10% 24,77% 9,64% 2,71% 26,37% 1996 87,53% 23,61% 9,55% 2,58% 24,50% 1997 91,30% 28,63% 6,23% 1,95% 25,12% 1998 89,30% 27,82% 6,77% 2,11% 23,63% 1999 89,53% 26,04% 7,18% 2,09% 25,13% 2000 91,44% 30,16% 6,05% 2,00% 23,87% 2001 89,84% 26,88% 7,42% 2,22% 25,82% 2002 88,96% 28,87% 8,18% 2,65% 24,00% 2003 88,34% 32,03% 8,81% 3,19% 21,76% 2004 98,25% 32,98% 9,02% 3,03% 20,08% 2005 86,35% 31,94% 9,69% 3,59% 17,93% 2006 87,51% 33,18% 9,62% 3,65% 17,14% 2007 89,34% 32,45% 7,96% 2,89% 16,58% 2008 86,97% 29,87% 8,78% 3,01% 16,01% Fonte: propria elaborazione dati tabella n.33 140 IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA 5.6 Legge regionale 4 aprile 2003 n.8 e suo il rinnovamento avvenuto con la legge regionale n.5/2006: effetti nella provincia di Verona ed in particolare sul Distretto del marmo80 La mappa dei distretti produttivi veronesi è lo specchio della polisettorialità che contraddistingue la nostra economia provinciale. I distretti presenti sul territorio costituiscono senza alcun dubbio una ricchezza per Verona, che riesce a mantenere un delicato equilibrio tra i diversi settori economici: dall’industria al commercio, dall’artigianato ai servizi, dall’agricoltura al turismo.81 5.6.1 Legge regionale 4 aprile 2003 n.8 : “ Disciplina dei distretti produttivi ed interventi di politica industriale locale “ Una volta si parlava di distretti industriali che per Verona erano tre, espressione delle più importanti vocazioni industriali dell’area scaligera: il marmo, il mobile e la calzatura. Oggi esistono i distretti produttivi, previsti e riconosciuti con la Legge regionale n. 8 emanata il 4 aprile 2003, la quale disciplina in modo innovativo l’individuazione e le procedure di riconoscimento dei distretti, nonché le modalità di attuazione degli interventi per lo sviluppo locale. Secondo tale normativa, il distretto è caratterizzato dalla compresenza sul territorio: 80 Fonte: Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Verona, Servizio Studi e Ricerche, CCIAA Verona, “I distretti produttivi di Verona”, Legge regionale 4 aprile 2003 n.8, a cura di Servizio Studi e Ricerca - sito internet della regione: www.regione.veneto.it - Appunti delle lezioni del corso “Geografia dei sistemi Territoriali”, Prof.ssa Paola Savi, Università degli Studi di Verona, anno academico 2007/2008 – “Rapporto 2008 sull’economia veronese. Impresa-Verona: l’economia scaligera in 10.000 bilanci”, vol. 1, a cura del Servizio Studi e Ricerca della Camera di Commercio di Verona, pagg. 23-24. 81 “Rapporto 2008 sull’economia veronese. Impresa-Verona: l’economia scaligera in 10.000 bilanci”, vol. 1, a cura del Servizio Studi e Ricerca della Camera di Commercio di Verona, pagg. 23. 141 CAPITOLO 5 • di un’elevata concentrazione di imprese fra loro integrate in un sistema produttivo rilevante, • di un insieme di attori istituzionali aventi competenze ed operanti nell’attività di sostegno dell’economia locale, che siano in grado di sviluppare una progettualità strategica che si esprima in un “patto per lo sviluppo del distretto“82. Questa definizione comporta un superamento del vecchio concetto di distretto, inteso come un’entità geografica delimitata, specializzata in un particolare comparto e apre la strada alla configurazione di una realtà nuova: un settore merceologicomanifatturiero ben definito, con tutto il suo indotto a monte e a valle, comprensivo di quel tessuto di aziende fornitrici di macchinari e di tecnologie necessarie al funzionamento del comparto. Un distretto potrà così estendersi su più province e si ragionerà in questo modo per filiera e non più per entità territoriale. I distretti produttivi rappresentano quindi una buona occasione per mettere in rete centinaia di aziende e di creare rapporti più consolidati tra imprese, territorio e istituzioni. In ogni provincia della regione Veneto83, un numero minimo di 80 imprese con almeno 250 addetti, adeguatamente sopportate da un insieme di attori istituzionali, hanno avuto la possibilità di far richiesta alla locale Camera di Commercio per essere ammessi al vaglio regionale, teso a “consacrare” i patti proposti come nuovi distretti produttivi veneti. Ovvero si può riassumere che gli indicatori di rilevanza del sistema produttivo locale per la legge regionale n. 8/2003 sono: 82 Il Patto di Sviluppo del Distretto è un programma triennale sullo sviluppo del distretto sottoscritto dai soggetti locali e deve contenere: Obiettivi generali di sviluppo e interventi ritenuti prioritari, Azioni da svolgere, complete dei relativi piani finanziari e temporali di spesa, Entità e tipo di risorse pubbliche e private necessarie per la realizzazione degli interventi. I Patti per lo sviluppo del Distretto sono disponibili in formato elettronico sul sito www.distrettidelveneto.it 83 Sito di riferimento www.regione.veneto.it e www.consiglioveneto.it 142 IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA Numero di unità locali produttive operanti, anche in sistemi di specializzazione integrata, non inferiore a 80 e numero addetti non inferiore a 250, Elevato grado di integrazione produttiva e di servizio, documentabile dall’analisi organizzativa delle catene di fornitura. Per fare la distrettualità ci devono essere e devono essere documentate l’integrazione tra imprese e la divisione del lavoro, Capacità innovativa comprovata dall’originalità dei prodotti e dei processi, dalla presenza di imprese leader nei singoli settori, dal numero di brevetti registrati dalle imprese, dalla presenza di istituzioni formative specifiche o centri di documentazione sulla cultura locale del prodotto e del lavoro. La Consulta dei Distretti, istituita presso la Giunta regionale, ha messo a punto lo schema del bando di ammissione ai finanziamenti previsti dalla legge in questione (circa 17 milioni di euro). Il bando si articola nelle seguenti 8 misure: - creazione di osservatori, banche dati e centri studi di distretto; - progetti di ricerca e trasferimento tecnologico; - creazione e promozione di marchi di distretto; - creazione ed implementazione di portali di distretto; - realizzazione di prodotti di comunicazione, multimediali e non; - partecipazione a manifestazioni fieristiche in Italia e all’estero; - creazione di centri di prova e laboratori84; - creazione di software mirati. Nel 2003 i distretti veneti approvati sono stati 28, di cui 7 nella provincia scaligera, che ha fatto la parte del leone. Sono 12 invece le “ new entry “ nel panorama dei distretti produttivi veneti per il 2004, che fanno salire a 40 il numero delle realtà distrettuali della nostra regione. Verona si conferma 84 Come la Videomarmoteca per il Distretto del Marmo a Verona, situata a Volarne. www.videomarmoteca.it 143 CAPITOLO 5 nuovamente al primo posto per numero di patti ammessi, ben quattro, sintomo che appare ben radicata nella cultura imprenditoriale scaligera l’esigenza di fare sistema per poter affrontare i problemi di competitività del settore manifatturiero locale. I criteri di selezione applicati dalla Regione Veneto per ottenere lo status di distretto produttivo, sono stati molto più rigidi e selettivi nel 2004 rispetto al primo anno di applicazione della legge. Sono state premiate le reti locali che si caratterizzano per un prodotto e che danno un apporto unanimemente riconosciuto allo sviluppo dell’economia veneta. Nel 2004 sono state scartate 11 proposte distrettuali, seppure meritevoli, che potrebbero essere in futuro per così dire ripescate attraverso nuovi specifici progetti di legge85. Il secondo bando di ammissione ai finanziamenti regionali mette a disposizione 17 milioni di euro (500 mila euro in meno del 2003) per i progetti che saranno presentati dai distretti nell’ambito delle misure indicate dal bando. La novità importante di questa seconda tornata è il finanziamento delle infrastrutture intese come opere strutturali relative e funzionali al distretto (acquisto di terreni, ristrutturazione ed ampliamento dei laboratori tecnici e centri di prova, sedi espositive, centri studio ed osservatori di distretto). Sono riconfermate le altre categorie di misure finanziabili elencate come segue: • creazione di osservatori e banche dati, • ricerca e sviluppo, • creazione di marchi di distretto, • realizzazioni di portali, • produzione di materiale promozionale multimediale, • partecipazione a partecipazioni fieristiche in Italia e all’estero, • creazione di laboratori tecnici e centri di prova, • creazione di software di gestione. 85 CCIAA Verona, “I distretti produttivi di Verona”, Legge regionale 4 aprile 2003 n.8, a cura di Servizio Studi e Ricerca. 144 IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA I Distretti Produttivi del Veneto86 sono stati al 2005 una realtà composta di 46 strutture riconosciute dalla Regione, con 8136 imprese coinvolte per un totale di 203.118 lavoratori. Una realtà che, tra il 2003 e il 2005, ha prodotto ben 358 Progetti, per un ammontare di contributi regionali di oltre 54 milioni di euro ed un investimento complessivo di circa 173 milioni di euro. Tabella n.35: Distretti Produttivi del Veneto. Numero Distretti 46 Numero imprese coinvolte 8136 Totale lavoratori 203.118 Progetti “prodotti” 358 Contributi regionali 54 milioni di euro Totale investimenti 173 milioni di euro Fonte: propria elaborazione su dati “Disegno di legge sui Distretti Industriali” 5.6.2 Legge Regionale n.5/2006 (Rinnovamento legge regionale n.8/2003)87 La regione Veneto ha rilanciato il sostegno alle imprese attraverso il rinnovamento della legge regionale n.8 del 2003 “ Disciplina dei distretti produttivi ed interventi di politica industriale locale “, arrivata al termine del primo triennio di applicazione (2003-2005). 86 Fonte: CCIAA, “I distretti produttivi di Verona”, a cura di Servizio Studi e Ricerca, 2003. Fonte: Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Verona, Servizio Studi e Ricerche, CCIAA Verona, “I distretti produttivi di Verona”, Legge regionale 4 aprile 2003 n.8, a cura di Servizio Studi e Ricerca - sito internet della regione: www.regione.veneto.it - Appunti delle lezioni del corso “Geografia dei sistemi Territoriali”, Prof.ssa Paola Savi, Università degli Studi di Verona, anno academico 2007/2008 – “Rapporto 2008 sull’economia veronese. Impresa-Verona: l’economia scaligera in 10.000 bilanci”, vol. 1, a cura del Servizio Studi e Ricerca della Camera di Commercio di Verona, pagg. 23-24 (questo ultimo documento è stato chiuso il 31 dicembre 2006 ed è disponibile in formato elettronico nella sezione Dati e Statistiche del sito della Camera di Commercio di Verona www.vr.cancom.it). 87 145 CAPITOLO 5 Il Disegno di Legge, approvato dalla Giunta regionale e trasmesso al Consiglio per il proseguimento dell’iter, ha introdotto nuove forme di aggregazione: i metadistretti e i progetti di filiera. I metadistretti rappresentano grosse aggregazioni di specifici settori economici a valenza regionale, composte di almeno 250 imprese con almeno 5000 addetti e non direttamente collegate ad uno specifico territorio. I progetti di filiera riguardano almeno 10 imprese che non potendo per vari motivi entrare in un patto di distretto, potranno invece unirsi e presentare uno o più progetti. A questa tipologia sarà riservata una nuova linea di finanziamenti, alimentata dal Fondo Unico Regionale per le Imprese. Nel disegno di legge si sollecita l’aggregazione anche attraverso l’innalzamento dei parametri necessari per attivare un patto di distretto: un distretto “tradizionale” dovrà infatti essere composto di minimo 100 aziende con almeno 1000 addetti. Tabella n.36: caratteristiche dei distretti produttivi secondo la legge n.8/2003 Distretti Produttivi Minimo 80 imprese Con almeno 250 addetti Fonte: propria elaborazione dati legge n.8/2003 Tabella n.37: caratteristiche dei distretti produttivi e nuove figure introdotte dal rinnovamento della legge n.8/2003 con la legge n.5/2006 Distretti produttivi Minimo 100 imprese Con almeno 1000 addetti Metadistretti Minimo 250 imprese Con almeno 5000 addetti Progetti di “filiera” Minimo 10 imprese // Fonte: propria elaborazione dati del rinnovamento del 2006 della legge n.8/2003 Il nuovo testo è stato presentato unitamente ad un rapporto sui risultati raggiunti nel triennio 2003/2005. 146 IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA Per il 2006 i finanziamenti hanno superato i 20 milioni di euro, parte stanziati sulla specifica legge, parte prelevati dal Fondo Unico per le Imprese e, mentre la precedente normativa prevedeva solo aiuti ed incentivi finanziari, nel programma della Finanziaria 200688 si sono aggiunte anche semplificazioni amministrative e fiscali. I Criteri di valutazione dei progetti esecutivi individuati dalla legge n.5/2006 sono stati: Numerosità e rilevanza dei soggetti coinvolti, Coerenza rispetto alle priorità strategiche della politica economica ed occupazionale regionale e del Patto di Sviluppo distrettuale, Capacità di autofinanziamento dei promotori, di accesso a contributi nazionali o comunitari e relativa quota di finanziamento regionale; cioè quante risorse i promotori del Patto riescono a mobilizzare di altro genere, non solo regionali, Creazione di esternalità positive (occupazione), soprattutto in termini di occupazione, quindi si guarda al miglioramento non solo delle imprese che propongono ma di tutto il sistema, Interventi in tema di innovazione e trasferimento tecnologico, Sinergie ed integrazioni con progetti di altri distretti. Le Tipologie di interventi finanziabili riguardano: Opere ed infrastrutture rivolte all’ambiente, al risparmio energetico ed energie pulite, Attività di ricerca industriale, sviluppo pre-competitivo, trasferimento tecnologico, test di prototipi, campionari, Realizzazione di banche dati ed osservatori, Introduzione di ICT, 88 FORTIS M., “E la sfida dell’economia si gioca sul territorio”, in Il Messaggero, 21/10/2005, pag.40. 147 CAPITOLO 5 Programmi di riconversione industriale rivolti al sostegno dell’occupazione, Centri assistenza post vendita all’estero e servizi logistici, Sostegno partecipazione a progetti comunitari, Organizzazione e partecipazione a fiere e ad altre iniziative. Alla fine del 2007, la provincia di Verona contava 10 Distretti e Metadistretti, sui 40 riconosciuti dalla Regione Veneto89 (tra parentesi è indicato l’anno dell’ultimo riconoscimento)90 : 1. Distretto calzaturiero veronese (2006) 2. Distretto del marmo e delle pietre del Veneto (2006) 3. Distretto del mobile classico della pianura veneta (2006) 4. Distretto produttivo grafico-cartario veneto (2006) 5. Metadistretto logistico veneto (2006) 6. Venetoclima – Distretto veneto della termomeccanica (2006) 7. Verona Prontomoda – Distretto veneto dell’abbigliamento (2006) 8. Distretto veneto dell’informatica e del tecnologico avanzato (2007) 9. Distretto veneto del vino (2007) 10. Metadistretto alimentare veneto (2007) Il Distretto del marmo di Verona è stato rinominato nel 2006, avendo soddisfatto i criteri di legge sul riconoscimento dei distretti, Distretto del marmo e delle pietre del Veneto. 89 Fonte: “Rapporto 2008 sull’economia veronese. Impresa-Verona: l’economia scaligera in 10.000 bilanci”, vol. 1, a cura del Servizio Studi e Ricerca della Camera di Commercio di Verona, pagg. 23-24. 90 Per aggiornamenti consultare il sito www.distrettidelveneto.it 148 IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA Tabella n.38 - Informazioni sul Distretto91 Imprese92 sottoscrittrici nel 2006 Imprese sottoscrittrici nel 2006 addetti nelle imprese del distretto unità locali attive in Veneto nel 2005 unità locali attive a Verona nel 2005 Addetti CIS 200193 nelle unità locali attive Veneto Addetti CIS 2001 nelle unità locali attive Verona sede del distretto sito web e-mail 287 Veona (imprese 233), Vivenza (50), Belluno (2), Padova (2) 4129 1632 742 9199 5512 Centro Servizi Marmo Scarl - Via del Marmo 919 - 37020 Volargne di Dolcè (VR) – Tel 045/6888474, Fax 045/6884219 www.videomarmoteca.it [email protected] Fonte: propria elaborazione su dati paragrafo 5.6, www.videomarmoteca.it e Camera di Commercio di Verona 91 “Rapporto 2008 sull’economia veronese. Impresa-Verona: l’economia scaligera in 10.000 bilanci”, vol. 1, a cura del Servizio Studi e Ricerca della Camera di Commercio di Verona, pagg. 26-27 (questo ultimo documento è stato chiuso il 31 dicembre 2006 ed è disponibile in formato elettronico nella sezione Dati e Statistiche del sito della Camera di Commercio di Verona www.vr.cancom.it). 92 Per imprese si intendono le sedi e ogni sede può gestire più unità locali attive. 93 CIS: Censimento Industria e Servizi effettuato dall’Istat a cadenza decennale, l’ultimo è del 2001. 149 CAPITOLO 5 5.7 Bibliografia e sitografia Assomarmi – Associazione dell’industria marmifera italiana e delle industrie affini, www.assomarmi.it Azmarmi, n. 202, febbraio 2005 pagg. 62-63. “Bilans polskiego kamieniarstwa”, in Swiat Kamiena, Polish Stone Magazine, pag. 84 “Brasile Galattico”, in Giornale del marmo, n.257, 2005, Gruppo Editoriale Faenza, pp.25-28. BRUGNOLI P., “Attività di cava a Torri del Benaco nel secolo XVIII”, in “Il Garda, l’ambiente, l’uomo”, vol. 17 2001, pp.76. Brugnoli P., “Dolcè e il suo territorio”, Centro di documentazione per la storia di Dolcè, 1999. BRUGNOLI P., “Marmi e Lapicidi di S. Ambrogio di Valpolicella”, Sant’ Ambrogio (VR), 1999. CCIAA di Verona,”La Camera di Commercio incontra il territorio”, 2’ edizione, 25 giugno 2005. Censimento Istat 2001 CHIARELLI R., ALBERTINI G., LORENZETTI S., FORNALE’ C., “I marmi a Verona”, a cura di Rossigni F., Asmave (Associazione Marmisti Veronesi), Novastampa di Verona, Domegliara (VR), 1987. Coeweb, ovvero il data warehouse dell’Istat, sito web www.coeweb.istat.it, classificazioni: DI267 “Pietre da taglio e da costruzione, modellate e finite” e CB141 “Pietre Grezze”. “Competitività lapidea ed effetto monetario”, in Giornale del marmo, n.256, luglio-agosto 2005, pp.12-15. “Enciclopedia della scienza e della tecnica”, De Agostini, 1995, pag. 588, 952, 953 e 1218. FILIPPI E., “L’industria lapidea sull’Altopiano di Asiago”, in Marmi, Graniti e Pietre, 139, 1984, pag.6. GUSTAVO DE POLI, “Marmi Veronesi”, Edizioni di Vita Veronese, 1967, pagg. 5 – 11, 28-35, 36-46. HARKER, “Metamorphism, Chapman and Hall”, London 1974. 150 IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA “Il distretto industriale del marmo a Verona”, Francesca Simeoni, 2001, pagg. 21-22-23. “La Pietra di Trani: caratteristiche di questa preziosa risorsa” in CMT Marmi – Il Marmo di Trani http://www.cmtmarmi.it/index.php?option=com_content&view=article&id=48&It emid=63 “Le cave di Carrara”, di Aldo Innocenti, 24-06-2006, articolo su www.alpiapuane.com/php/index.php?option=com_content&task=view&id=146&It emid=26 MAFFEI S., “Verona illustrata”, parte III, Verona 1732, pp. 196-510-512-311. MONTANI C., “Ottant’anni di produzione marmifera in Italia”, in Marmomacchine, 103, 1992, pp. 62-63. Ney R. e Smakowski T., “Bilancio del settore delle materie minerarie della Polonia e del mondo 2002-2006”, editore Pan Igsmie, Krakòv, 2008, pag.27. NICOLIS E., “Materiali, pietre e terre coloranti della provincia di Verona (Materiali naturali, litoidi da costruzione e decorazione)”, Verona 1900, pp. 10-11-14-19-23-38-48. PIERO PRIMAVORI, “Pianeta Terra”, Giorgio Zusi Editore,Verona, prima edizione maggio 1999, pagg. 32-42-76-77-84-88-89. Pietro Primavori, “Il Primavori, Lessico del settore lapideo”, Giorgio Zusi Editore, Verona, 1’ edizione, 2004, pagg.31, 48, 49, 65, 71, 86, 95, 116, 311, 337. Propria visita a rivenditore di pietre a San Pietroburgo ed intervista ad imprenditore edile locale Andrei Fileva, autunno 2007. “Rapporto 2008 sull’economia veronese. Impresa-Verona: l’economia scaligera in 10.000 bilanci.”, a cura del Servizio Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Verona, volume 1, 9 maggio 2008, pag. 39-40 e on-line sul sito web della Camera di Commercio di Verona http://www.vr.camcom.it/attach/content/GENERICO/statpromo/6a%20giornata %20economia/vol1.pdf Sebastiano Villanova, “Import export del settore lapideo in Italia”, Tesi di Laurea, 20032004, Padova. “Turchia: una tigre autentica”, in Giornale del marmo, n.257 settembre ottobre, 2005, Gruppo Editoriale Faenza, pp. 19-21 TURRI E., PAVAN V., BALISTRERI C., “L’architettura di pietra in Lessinia”, Numero Uno Design Book Editore, Verona, 2003. 151 CAPITOLO 5 “Verona nel mondo, report 2006”, sulla Congiuntura mondiale ed internazionale delle imprese veronesi, 31 marzo 2006, a cura del Servizio Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Verona, sezione 3, pagg.35-61. disponibile sul sito web: http://www.vr.camcom.it/page.jsp?id_menu=78&show=view&tipo_content=GEN ERICO&label_content=Studi+e+ricerche+2006 “Verona nel Mondo, report 2007”, Congiuntura mondiale ed internazionalizzazione delle imprese veronesi, 3 aprile 2007, a cura del Servizio Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Verona, sezione 3, pagg. 41-62. Disponibile sul sito web: http://www.vr.camcom.it/page.jsp?id_menu=3964&show=view&tipo_content=GE NERICO&label_content=Studi+e+ricerche+2007 “Verona nel mondo, report 2008”, Supereuro, dollaro e petrolio: le imprese tra vecchie e nuove sfide del mercato globale, 10 aprile 2008, a cura del Servizio Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Verona, pagg. 7 ,19, 38-66, e nell’appendice statistica tab. 41 disponibile sul sito web: http://www.vr.camcom.it/page.jsp?id_menu=4207&show=view&tipo_content=GE NERICO&label_content=Studi+e+ricerche+2008 V. VILLAVECCHIA, G. EIGENMANN, “Nuovo dizionario di merceologia e chimica applicata”, vol. V, Hoepli, Milano 1975. “1961-1987, 25 anni di Marmomacchine”, a cura di Ente Marmi Veronesi. www.margraf.it www.ven.cancom.it www.vr.camcom.it www.ceramica.com www.cmtmarmi.it www.marmidellippari.it/territorio.asp www.dellas.it www.swiat-kamienia.pl 152 IL DISTRETTO INDUSTRIALE DEL MARMO A VERONA LETTURE DI APPROFONDIMENTO: Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Verona, “Catalogo import/export della provincia di Verona: marmo”, novembre 2006, Verona. Lucia Micheletto, “Il trasporto marittimo containerizzato e il mercato dei noli”, anno accademico 2006/2007, Università degli Studi di Verona, Dipartimento di Studi sull’Impresa, sede di Vicenza, relatore Prof. Fabio Enzo Arcangeli. SPADA G.G., “Catalogus marmorum agri veronensis cum numinibus locorum in quibus reperiuntur, in Spada G.G., Corporum lapidefactorum agri veronensis catalogus quae apud Joan Joacubum Spadam Gretinae Archiprebyterum osservantur. Editio altera multo avertitior cui accendunt Annotationes, et Marmorum quae in eodem agro reperiuntur Elenchus”, Verona 1744, pp. 63-73, tradotto e ripubblicato da FILIPPI E. nel 1981 www.comune.verona.it/Castelvecchio/cvsito/index.htm www.museicivicivicenza.it www.alpiapuane.com 153 Capitolo 6 ANALISI DELLE IMPRESE DEL DISTRETTO DEL MARMO DI VERONA 6.1 Aziende di estrazione e lavorazione dal 1995 al 2008 6.1.1 Imprese attive, unità locali ed artigiani Nel 2005 le imprese che operavano nel settore lapideo nelle provincia scaligera erano 557, di cui 51 impegnate nell’attività estrattiva e 506 in quella della lavorazione, modellatura e finitura delle pietre naturali1. Al terzo trimestre 2008 il numero di imprese attive2 è diminuito a 551, divise in 47 imprese attive nell’estrazione (-4 unità) e 504 nella lavorazione, modellatura e finitura delle pietre naturali (-2 unità). Nel corso degli ultimi 13 anni il numero di imprese appare comunque in aumento. Una leggera flessione è avvenuta tra il 1997 e il 2000 nel numero di aziende estrattive e dopo il 2004 in quelle di lavorazione. Il numero delle imprese di estrazione è rimasto nel lungo periodo pressoché stabile causa l’impossibilità di apertura di nuove cave per l’estrazione. Il 1 Pietra naturale: qualsivoglia roccia esistente in natura ed impiegabile per scopi costruttivi e/o decorativi, esclusivamente attraverso operazioni sul suo volume e sulle sue superfici. Il termine esclude categoricamente qualsiasi materiale che, pur contenendo elementi lapidei, derivi da processi artificiali di combinazione, mescolamento, aggregazione, agglutinazione, ricomposizione con leganti e/o cementi di vario tipo. (Fonte: PRIMAVORI P., “Il Primavori, Lessico del settore lapideo”, 2004, Giorgio Zusi Editore, pag. 86). 2 Per imprese attive si considerano il numero delle sede legali; attive significa che l’impresa non risulta avere procedure concorsuali in atto. (Fonte: “Verona nel mondo, report 2008”, Supereuro, dollaro e petrolio: le imprese tra vecchie e nuove sfide del mercato globale, 10 aprile 2008, a cura del Servizio Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Verona, pag.7). CAPITOLO 6 materiale locale è andato diminuendo abbassando anche i quantitativi di materiale estratto. Il numero delle imprese attive locali impegnate nella trasformazione è andata aumentando da 464 del 1995 a 504 nel quarto trimestre 2008, registrando un incremento dell’8,62%. Maggiore è stato lo sviluppo del numero di unità locali3 (che comprendono oltre la sede legale anche, magazzini, laboratori, sedi commerciali, ecc.) passate nello stesso periodo da 532 a 663, con un aumento del 24,62%. Gli artigiani sono un di cui del numero delle unità locali, ma può esserci sovrapposizione di dati poiché alcune unità locali, se ne hanno le caratteristiche, possono richiedere di entrare nel registro degli artigiani e sono così rilevate sia come unità locali sia come artigiani. Tabella n.39: numero di imprese attive, unità locali, artigiani impegnati nell’attività di estrazione nel territorio del distretto ESTRAZIONE Imprese Unità Artigiani attive locali 45 59 23 1995 47 64 26 1996 46 64 24 1997 45 71 24 1998 43 64 24 1999 41 69 24 2000 46 78 26 2001 53 79 27 2002 54 84 28 2003 49 84 23 2004 51 90 25 2005 48 85 23 2006 48 86 23 2007 47 85 22 2008 Fonte: proprie elaborazioni su dati Camera del Commercio di Verona; classificazione ATECO 14.10 – Anni 14.11 3 Le imprese attive possono operare in un unico luogo , o il luoghi diversi tramite unità locali. Le varie unità locali create nella stessa o in diverse province, assumono rilevanza giuridica diversa a seconda delle funzioni che vengono loro attribuite dall’imprenditore. In pratica gli operatori economici adottano liberamente varie definizioni: filiale, succursale, agenzia, ufficio di rappresentanza, deposito, magazzino, negozio, laboratorio, ecc. (Fonte: “Verona nel mondo, report 2008, Supereuro, dollaro e petrolio: le imprese tra vecchie e nuove sfide del mercato globale”, 10 aprile 2008, a cura del Servizio Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Verona, pag. 7). 156 ANALISI DELLE IMPRESE DEL DISTRETTO DEL MARMO DI VERONA Tabella n.40: imprese attive, unità locali, artigiani impegnati nella trasformazione delle pietre ornamentali nel territorio del distretto LAVORAZIONE Imprese Unità Anni Artigiani attive locali 464 532 268 1995 468 536 268 1996 477 553 278 1997 484 610 287 1998 484 616 287 1999 486 625 291 2000 493 665 299 2001 492 686 295 2002 496 634 298 2003 510 643 301 2004 506 652 290 2005 508 666 297 2006 503 659 288 2007 504 663 282 2008 Fonte: proprie elaborazioni su dati Camera di Commercio di Verona: classificazione ATECO 26.70 Grafico n.32: Estrazione: numero di imprese attive, unità locali ed artigiani 100 80 Imprese attive 60 Unità locali 40 Artigiani 20 0 1995 1997 1999 2001 2003 2005 2007 Fonte: propria elaborazione tabella n.39 Grafico n.33: Lavorazione: numero di imprese attive, unità locali ed artigiani 800 700 600 500 Imprese attive 400 Unità locali 300 Artigiani 200 100 0 1995 1997 1999 2001 2003 2005 2007 Fonte: propria elaborazione tabella n.40 157 CAPITOLO 6 Grafici n.34-35-36: numero di imprese estrattive, unità locali ed artigiani nella provincia di Verona Estrazione: imprese attive 60 50 53 45 47 46 45 54 49 46 43 51 48 48 47 41 40 30 20 10 0 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Estrazione: unità locali 100 80 59 64 64 71 78 64 79 84 84 90 85 86 85 69 60 40 20 0 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Estrazione: artigiani 30 25 26 23 24 24 24 24 26 27 28 23 25 23 23 22 20 15 10 5 0 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Fonte: propria elaborazione su dati Camera di Commercio di Verona; classificazione ATECO: 14.10-14.11 158 ANALISI DELLE IMPRESE DEL DISTRETTO DEL MARMO DI VERONA Grafici n.37-38-39: Lavorazione: numero di imprese, unità locali ed artigiani nella provincia di Verona Lavorazione: imprese attive 520 510 506 508 2004 2005 643 652 510 500 490 484 486 1998 1999 2000 493 492 2001 2002 504 2006 2007 2008 666 659 663 477 480 470 484 503 496 464 468 460 450 440 1995 1996 1997 2003 Lavorazione: unità locali 800 700 600 500 400 300 200 100 0 532 536 553 610 616 625 665 686 634 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Lavorazione: artigiani 310 299 300 287 290 268 295 298 301 297 290 288 282 278 280 270 287 291 268 260 250 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Fonte: propria elaborazione su dati Camera di Commercio di Verona; classificazione ATECO 26.70 159 CAPITOLO 6 6.1.2 Gli addetti nel distretto Lo studio effettuato nel 2003 “Il distretto industriale del marmo a Verona”, a cura del Gruppo Banco Popolare di Verona e Novara, ha rilevato la presenza di 5053 addetti nel distretto del marmo4, la maggior parte dei quali lavora in aziende con un numero di addetti tra le 10 e 49 unità. Tuttavia, quasi il 70% delle aziende occupa un numero di dipendenti5 inferiore alle dieci unità. Grafico n.40: numero di imprese attive nell’estrazione e lavorazione nella provincia di Verona divise per numero di addetti (anno 2003) AZIENDE 500 381 400 300 156 200 100 11 0 da 50 a 249 più di 250 0 da 1a 9 da 10 a 49 Fonte: proprie elaborazioni su dati “Il distretto industriale del marmo a Verona”, Gruppo Banco Popolare di Verona e Novara, 2003, pag.28 Grafico n.41: numero di addetti per classe di imprese nella provincia di Verona (anno 2003) ADDETTI 2741 3000 2500 2000 1500 1364 947 1000 500 0 0 da 1 a 9 da 10 a 49 da 50 a 249 più di 250 Fonte: proprie elaborazioni su dati “Il distretto industriale del marmo a Verona”, Gruppo Banco Popolare di Verona e Novara, 2003, pag.28 4 Fonte: “Il distretto industriale del marmo a Verona”, Gruppo Banco Popolare di Verona e Novara, 2003, pag. 28. 5 Per quanto riguarda la manodopera si deve far presente l’aumento della presenza di lavoratori extracomunitari, col problema, per le maestranze locali, di riuscire ad insegnare questo mestiere e , soprattutto, cercare di trasmettere ed infondere la spiritualità e legame col territorio degli estrattori e scalpellini veronesi, conosciuta ed apprezzata nel mondo. Vi è inoltre uno studio sul fenomeno ad opera della Camera di Commercio di Verona: CCIAA di Verona, “Il fabbisogno di alloggi per lavoratori extracomunitari nella provincia di Verona. Con particolare riferimento alle imprese marmifere e alle aziende agricole ortofrutticole”, Verona: CCIAA, 2003, a cura di ZONIN R. 160 ANALISI DELLE IMPRESE DEL DISTRETTO DEL MARMO DI VERONA Secondo il Censimento dell’Industria e dei Servizi del 2001 a cura dell’Istat (effettuato con cadenza decennale), gli addetti del settore sono circa 5.300, con un aumento rispetto alla rilevazione censuaria del 1991 pari al 15,7%. I più recenti dati dell’archivio ASIA6 messi a disposizione sempre dall’Istat, che si riferiscono al 2005 non rileva i dati relativi ai gruppi di attività economica, ma si ferma alle divisioni. Nel caso del marmo, non è possibile avere quindi un dato sul numero di addetti alle unità locali più aggiornato rispetto a quello del Censimento del 2001. Si evidenzia comunque che la divisione “DI26 – Fabbricazione di prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi” composta dal 70% da imprese del marmo, (cioè “taglio, modellatura e finitura della pietra”) conta 7.878 addetti alle unità locali nel 2005. 6.1.3 Forma giuridica delle imprese di estrazione e di lavorazione La forma giuridica più comune delle imprese scaligere occupate nell’attività di estrazione è la società di capitale (utilizzata quasi dal 43% delle aziende nel 2004 e 46,8% nel 2008), seguita da quella di persone (32,6% nel 2004 e 36,1% nel 2008) e dall’impresa individuale (24,48% nel 2004, scesa al 17,02% nel 2008).7 Come è possibile osservare dai grafici che seguono, nel corso degli ultimi dieci anni il profilo giuridico di queste imprese è profondamente cambiato. Nel 2000, infatti, la maggior parte delle aziende era costituita sotto forma di società di persone (16 società di persone contro 12 società di capitali e 13 società individuali). Le società di capitale rappresentavano solo il 29,26% del totale nel 2000, salite al 46,8% del 2008. 6 Archivio ASIA (Registro statistico delle unità locali delle imprese). Questo archivio aggiorna annualmente (ad oggi l’aggiornamento è al 2005) la fotografia del sistema produttivo italiano scattata dal Censimento Generale dell’Industria e dei Servizi del 2001. Per maggiori informazioni ed aggiornamenti si rimanda al sito dell’Istat www.istat.it. (Fonte:“Rapporto 2008 sull’economia veronese. Impresa-Verona: l’economia scaligera in 10.000 bilanci.”, a cura del Servizio Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Verona, volume 1, 9 maggio 2008, pag. 7). 7 Le attività estrattive suddivise per natura giuridica si trovano nelle sottocategorie ATECO 1410, 1411, 14111, 14112; archivio CCIAA di Verona. 161 CAPITOLO 6 Nell’attività di lavorazione del marmo si evidenzia una tendenza simile a quella del comparto dell’estrazione, anche se molto più moderata. Nel 1998 le società di capitale rappresentavano il 29,5% con 143 unità, quelle di persone il 41,94% con 203 unità e le imprese individuali il 27,89% con 135 unità. Nel 2000 il peso, mantenendo l’ordine, è stato rispettivamente del 30,9%, 40,3% e 28,2%. Nel 2004 il peso delle società di persone, sebbene in diminuzione, è risultato ancora preponderante (184 società di persone e 180 società di capitali). Le società di capitale mostrano un’incidenza costantemente crescente e nel 2008 rappresentavano il 41,26% contro il 32,7% delle società di persone ed il 25,19% delle imprese individuali. Il peso delle imprese individuali si è mantenuto costante dal 2001 al 2006 per scendere a 127 imprese nel 2008. Grafico n.42: aziende di estrazione suddivise per forma giuridica, valori in percentuale. Provincia di Verona, anni 1998, 2000, 2004, 2008 ATTIVITA' ESTRATTIVA 50 40 30 36,1 32,6 31,7 29,26 46,8 42,9 39,02 37,7737,77 24,48 22,22 17,2 20 10 0 1998 2000 2004 S.Cap. S.Pers. 2008 Imp.Ind. Fonte: propria elaborazione su tabella n.41 Grafico n.43: aziende di lavorazione suddivise per forma giuridica, valori in percentuale. Provincia di Verona, anni 1998, 2000, 2004, 2008 LAVORAZIONE 50 41,94 41,26 40,3 35,29 36,07 40 29,5 27,89 30 30,9 28,2 32,7 28,03 25,19 20 10 0 1998 2000 S.Cap. 2004 S.Pers. Imp.Ind. Fonte: propria elaborazione su tabella n.42 162 2008 ANALISI DELLE IMPRESE DEL DISTRETTO DEL MARMO DI VERONA Estendendo l’analisi storica fino al 1998 e ragionando anzichè in percentuali, in valori assoluti si sono potute costruire le seguenti tabelle: Tab. n.41: numero imprese di ESTRAZIONE suddivise per natura giuridica Anno Soc. Cap. Soc. Sempl. Imp. Indiv. Altre forme Totale 1998 10 17 17 1 45 1999 11 18 14 0 43 2000 12 16 13 0 41 2001 19 15 12 0 46 2002 22 17 14 0 53 2003 24 16 14 0 54 2004 21 16 12 0 49 2005 23 18 10 0 51 2006 23 17 8 0 48 2007 23 17 8 0 48 2008 22 17 8 0 47 Fonte : propria elaborazione su dati Camera di Commercio di Verona ; classificazione ATECO 1410, 1411, 14111, 14112. Tab. n.42: numero imprese di LAVORAZIONE suddivise per natura giuridica Anno Soc. Cap. Soc. Sempl. Imp. Indiv. Altre forme Totale 1998 143 203 135 3 484 1999 145 197 139 3 484 2000 150 196 137 3 486 2001 153 196 141 3 493 2002 159 189 141 3 492 2003 166 186 141 3 496 2004 180 184 143 3 510 2005 193 172 138 3 506 2006 196 168 141 3 508 2007 197 168 134 4 503 2008 208 165 127 4 504 Fonte : propria elaborazione su dati Camera di Commercio di Verona; classificazione categoria ATECO 267, 26701, 26702, 26703 163 CAPITOLO 6 Grafico n.44: Im prese di estrazione suddivise per natura giuridica 60 40 20 0 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Soc. Cap. Soc. Sempl. Altre forme Totale Imp. Indiv. Fonte: propria elaborazione su tabella n.41 Grafico n.45: Imprese di lavorazione suddivise per natura giuridica 600 500 Soc. Cap. 400 Soc. Sempl. Imp. Indiv. 300 Altre forme 200 Totale 100 0 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Fonte: propria elaborazione su tabella n.42 Dai due grafici sopra è chiaramente visibile come le società di capitali abbiano superato in numero quelle di persone; ciò è avvenuto nel 2001 per le imprese estrattive e nel 2005 per quelle impegnate nella lavorazione. Per quanto riguarda il numero complessivo di imprese, nonostante la linea di quelle d’estrazione manifesti delle curve più accentuate (poiché la scala usata sull’asse y ha valori minori), il numero totale delle imprese di estrazione8 è 8 Le attività estrattive sono rimaste pressoché stabili negli anni, sia in termini numerici sia come forma giuridica. Ciò è dovuto al fatto che negli ultimi vent’anni, il numero di cave non è aumentato causa l’impoverimento quantitativo dei giacimenti e i numerosi vincoli ambientali. Questa situazione stabile e costante non ha quindi causato l’esigenza di cambiamento (se non dal punto di vista della tecnologia) per gli estrattori veronesi. L’evoluzione significativa è avvenuta con il recente riconoscimento del 164 ANALISI DELLE IMPRESE DEL DISTRETTO DEL MARMO DI VERONA rimasto pressoché invariato nel lungo periodo. E’ da notare come le imprese individuali siano in calo sia nell’ attività di estrazione che di lavorazione segno che la crisi e le problematiche del mercato lapideo si fanno sentire soprattutto per le attività più piccole.9 6.2 Segmentazione del distretto in piccole, medie e grandi imprese: 30 imprese campione 6.2.1 Caratteristiche del distretto e criteri di segmentazione del mercato distrettuale Il distretto industriale veronese del settore lapideo, unitamente a quello di Carrara, rappresenta il principale polo italiano per la lavorazione di marmo e granito e il più importante a livello mondiale per la produzione di agglomerati. E’ caratterizzato dalla presenza di numerose imprese manifatturiere di modeste dimensioni, accomunate per tipologia di prodotto e con vari gradi di specializzazione nelle singole fasi del processo produttivo. Il distretto veronese, contraddistinto nel suo complesso da un grado di specializzazione molto elevato, è costituito principalmente da imprese di piccole dimensioni con un forte ricorso al decentramento di alcune fasi del processo produttivo. Il largo prevalere di imprese terziste delinea chiaramente la connotazione del distretto come una realtà in cui prevalgono attività prive di presenza sul marchio riguardante il Marmo Rosso di Verona per evitare che materiali simili, come il Rosso Asiago o il Domvrena Red greco, siano commerciati con lo stesso nome. 9 Le piccole imprese del veronese si sono infatti trovate immerse in un mercato via via più globalizzato, dove la territorialità del processo produttivo, la gestione a carattere familiare e il fatto di operare come sub-fornitrici di imprese più grandi, ha ristretto la mentalità e le capacità di aprirsi all’esterno del distretto, cercando nuovi canali e mercati su cui operare direttamente. 165 CAPITOLO 6 mercato finale. Il fenomeno del terzismo è stato peraltro un elemento importante per la crescita del distretto veronese.10 Al fine di individuare le principali tendenze in termini di risultati economici, patrimoniali e finanziari, riporto il sunto di un’analisi svolta su un campione costituito da 30 aziende del settore lapideo,11 operanti nel distretto di Verona, equamente distribuite nelle zone della Valpolicella e della Valpantena, ad opera del Gruppo Banco Popolare di Verona e Novara nella ricerca “Il Distretto del Marmo a Verona”, fatta nel 2003. IL campione in esame considera il gruppo dei “marmi e graniti” a sua volta suddiviso in due sottogruppi: “commercio blocchi” e “lavorazione e produzione”. MERCATO LAPIDEO COMMERCIO BLOCCHI MARMI e GRANITI LAVORAZIONE e PRODUZIONE Aziende di grandi dimensioni Aziende di medie dimensioni Aziende di piccole dimensioni Le aziende di “lavorazione e produzione” sono state divise in grandi, medie e piccole in base alla dimensione aziendale, fatturato e numero di dipendenti. 10 Fonte: “Il distretto industriale del marmo a Verona”, Gruppo Banco Popolare di Verona e Novara, 2003, pag. 28 11 Sono escluse le imprese che realizzano esclusivamente agglomerati. 166 ANALISI DELLE IMPRESE DEL DISTRETTO DEL MARMO DI VERONA 6.2.2 Aziende specializzate nel commercio di blocchi: analisi della gestione del magazzino e delle esportazioni dal 1991 al 2008 Le aziende appartenenti a questa categoria si occupano principalmente del commercio di blocchi di marmo e granito: esse acquistano il materiale lapideo in blocchi, lo rivendono ad altri trasformatori locali, che provvedono a tagliarlo in lastre e lucidarlo, destinandolo al mercato italiano e principalmente al mercato estero. Per la natura della loro attività sorge l’esigenza di gestire il proprio corebusiness basandosi sull’andamento del mercato e sulle esigenze della domanda. Queste imprese necessitano di un gran magazzino sia di blocchi sia di lastre e semilavorati non ancora venduti, per soddisfare rapidamente i clienti e poter fruire in ogni occasione di un paniere di pietre di qualsivoglia provenienza e colore. Il materiale in rimanenza è finanziato quasi esclusivamente con mezzi di terzi che determinano un forte impatto di oneri finanziari a livello reddittuale. Negli ultimi anni, infatti, il ROE12 e l’utile netto sono diminuiti (dal 2002). L’attenta gestione del magazzino costituisce pertanto un aspetto prioritario per la solidità delle aziende in esame.13 Poiché il fattore umano e l’esperienza nella scelta dei blocchi sono fondamentali per ottenere un prodotto finito privo di microfratture o altri difetti, che ne comprometterebbero la qualità e durata nel tempo (e quindi il prezzo finale di vendita, l’immagine e l’affidabilità dell’impresa), gli imprenditori specializzati nel commercio, nella lavorazione e trasformazione della pietra si recano da sempre, di persona o tramite un incaricato di fiducia, nelle cave di tutto il mondo per scegliere i blocchi che intendono comprare. In questo modo si ottengono due vantaggi: 12 ROE= reddito netto/capitale netto, return on equity = redditività del capitale netto. Indica quanto rende il capitale di spettanza ai soci al netto dei capitali di terzi. (Fonte: PAGANELLI O., “Analisi di Bilancio, Indici e Flussi”,Utet Libreria,2005,pag. 38). 13 I dettagli sugli indicatori di bilancio sono riportati nel paragrafo 6.3 riguardante l’analisi svolta sul distretto del marmo a cura della Professoressa Bettina Campedelli dell’ Università degli Studi di Verona, per la CCIAA di Verona. 167 CAPITOLO 6 1) si riducono i costi, in quanto si evita l’intromissione di un commerciante tra la cava e il compratore del blocco, 2) si può scegliere il prodotto più adatto alle proprie esigenze e a quelle del proprio cliente. Esistono in molte cave accordi verbali secondo cui i blocchi migliori vengono assegnati fin dal momento del loro stacco dalla bancata14 ad un imprenditore piuttosto che ad un altro. Per quanto riguarda l’import ed export è necessario precisare che sono significativi i dati delle sole esportazioni, in quanto quelli per le importazioni, come da fonte Istat (banca dati Coeweb), includono gli acquisti di blocchi sia delle imprese che commerciano solo blocchi sia di quelle che lavorano il materiale grezzo, che lo acquistano ed importano direttamente (queste rappresentano la maggior parte dell’import di blocchi). Per quanto riguarda le esportazioni, invece, i dati Istat diventano interessanti e rilevanti tenendo conto delle seguenti riflessioni: poiché la maggior parte delle imprese del distretto (circa il 91%) è specializzata in una o più fasi del processo di trasformazione ed importano materiale grezzo per esportare prodotti finiti ad alto valore aggiunto, l’esportazione di blocchi è ristretta alle aziende estrattive locali (i cui volumi sia in termini quantitativi che in valore sono trascurabili causa il progressivo esaurimento della materia prima e vincoli ambientali nell’apertura di nuove cave) e soprattutto, se non quasi esclusivamente, a quelle che operano nel commercio degli stessi, ovvero quelle aziende che oltre a far trasformare i propri blocchi contro terzi se necessario, sono specializzate nel vero e proprio trading di blocchi. 14 Bancata: grande porzione o fetta di roccia che viene staccata dalla cava e che necessita di essere ulteriormente divisa in blocchi dalle dimensioni trasportabili e commerciabili. Questa grossa porzione di roccia, di forma normalmente parralelepipeda, viene isolata dal giacimento con l’operazione del taglio primario. Le dimensioni sono dell’ordine delle centinaia/migliaia di metri cubi e, generalmente multiple di quelle dei blocchi commerciali. Talvolta viene considerato come volume progettuale di ordine inferiore alla bancata il pannello, derivante da una suddivisione della bancata stessa. (Fonte: Pietro Primavori, “Il Primavori, Lessico del settore lapideo”, Giorgio Zusi Editore, Verona, 1’ edizione, 2004, pag. 26). 168 ANALISI DELLE IMPRESE DEL DISTRETTO DEL MARMO DI VERONA Nella tabella seguente si considerano le esportazioni di blocchi e di lastre non lucidate dal distretto di Verona, dal 1991 al 2008, verso i paesi maggior acquirenti: Germania, Stati Uniti, Austria, Ucraina, Croazia, India, Cina, Taiwan, Hong Kong. Tabella n.43: esportazioni di blocchi e lastre non lucidate dalla provincia di Verona, maggiori paesi, valori in euro Serie Storica Germania Austria Croazia Ucraina USA India Cina Giappone Taiwan Hong Kong 1991 3.321.076 468.176 0 // 965.280 0 6.640 1.652.793 160.594 1.587.241 Europa Mondo 1992 3.194.760 673.993 169.717 // 1.029.921 15.494 0 1.060.135 136.042 1.106.231 9.529.095 14.861.709 1993 5.334.885 856.642 174.441 // 1.287.349 0 0 684.999 290.933 656.912 11.029.360 16.640.340 1994 3.820.445 681.617 647.822 1995 6.288.020 982.732 1.035.342 1996 7.684.949 1.253.622 856.243 1997 4.089.637 1998 5.443.363 1.100.512 1.012.803 1999 5.353.236 746.574 2000 3.446.909 905.049 2001 3.902.044 902.400 2002 3.454.618 694.095 9.073.900 15.627.937 // 3.734.316 188.712 15.872 838.835 242.855 1.879.749 9.141.220 20.469.771 1.242 3.210.860 233.613 454.753 701.048 569.586 6.321.401 13.646.957 29.295.899 27.162 3.291.113 1.615.427 830.098 1.522.871 6.202.360 15.808.740 33.401.447 1.194.903 182.032 1.098.119 430.290 857.337 1.717.839 13.521.385 21.849.557 15.197 1.500.593 423.545 519.101 1.284.679 14.611.283 22.467.647 748.980 13.875 2.775.464 366.411 985.852 746.416 1.312.215 12.889.864 22.362.266 511.155 22.900 5.847.966 672.849 1.270.645 807.536 1.311.373 1.107.861 11.525.517 26.271.330 989.486 51.904 3.326.682 621.829 1.814.773 795.770 1.308.726 666.318 12.573.610 24.996.015 908.206 111.783 7.653.342 453.344 1.225.018 375.076 1.525.539 392.296 12.641.640 28.264.666 2003 3.758.659 1.152.072 913.667 318.647 7.403.695 577.052 1.524.384 226.175 751.677 67.784 12.993.538 28.926.513 2004 3.678.797 1.689.578 1.301.561 1.005.682 7.252.508 708.623 1.784.075 7.546 1.457.086 828.104 13.864.395 28.902.615 2005 4.752.454 1.370.246 941.511 194.524 4.191.704 1.472.891 2.632.025 56.464 1.406.194 733.647 14.999.443 28.698.527 2006 5.189.305 854.944 1.224.580 71.412 43.597 1.358.061 233.683 14.940.673 26.631.829 2007 2.416.370 690.483 241.233 651.810 1.275.440 1.556.144 2.296.161 // 1.359.790 139.140 8.822.731 18.364.255 2008 2.544.299 1.207.813 187.859 976.721 2.300.427 1.412.327 1.815.959 // 1.131.339 131.367 9.600.157 20.910.539 995.746 931.889 0 41.280 84.880 1.577.642 765.035 2.889.327 1.213.869 2.867.275 Fonte: propria elaborazione su dati ISTAT: banca dati Coeweb, classificazione CB141 www.coeweb.istat.it 6.2.3 Analisi patrimoniale ed economico finanziaria di piccole, medie e grandi imprese di lavorazione e produzione Il settore produttivo dei “Marmi e Graniti” è da sempre stato caratterizzato da una grande segmentazione delle aziende, ognuna spesso con un forte connotato artigianale/familiare e con pochi esempi di aziende di dimensioni rilevanti. La categoria delle aziende di “lavorazione e produzione” può essere 169 CAPITOLO 6 suddivisa in tre sottocategorie in base alla dimensione15, speso legata al grado di specializzazione in una o più fasi del processo produttivo: a) aziende di grandi dimensioni, b) aziende di medie dimensioni, c) aziende di piccole dimensioni. Il 2004 ed il 2006 sono stati per le aziende veronesi un anno di ripresa dopo un 2003 estremamente difficile. Data l’incidenza sul totale del fatturato realizzato all’estero, l’incremento delle esportazioni verificatosi nel 2004 e 2006 è un buon indicatore del recupero delle aziende veronesi, dopo un periodo di ripetute contrazioni. Negli anni il distretto veronese ha avvertito in maniera pesante la crisi del mercato tedesco, che dodici anni fa assorbiva quasi il 60% delle esportazioni della provincia di Verona. Le aziende veronesi hanno saputo reagire, sfruttando l’ottima congiuntura del mercato statunitense. Nel 2004 l’incidenza delle vendite negli Stati Uniti era pari a quella della Germania, il cui flusso di importazioni dall’Italia e da Verona, secondo l’IMM16 di Carrara continuerà a calare. Le esportazioni scaligere permangono ancora troppo concentrate (Stati Uniti e Germania) e tale situazione appare molto rischiosa.17 15 Fonte del Parametro: “Il distretto industriale del marmo a Verona”, Gruppo Banco popolare di Verona e di Novara, 2003, pag.31. 16 IMM: “Internazionale Marmo Macchine di Carrara”, centro di ricerche sul settore lapideo di importanza mondiale. www.immcarrara.com 17 I problemi maggiori, presenti nel contesto economico italiano anche negli altri settori, sono: • la specializzazione settoriale, • la struttura dimensionale, che causano una forte volatilità della presenza internazionale delle aziende italiane e concentrazione in pochi o uno solo o due mercati esteri. (Fonte: Valdani, Bertoli “Mercati Internazionali e Marketing”, edizioni Egea, seconda edizione, marzo 2006, pagg. XI-3544). A livello nazionale, le criticità strutturali dell’ economia italiana riguardano in particolare: • elevato debito pubblico, il più alto in Europa (104% del PIL), • forte tasso di cambio euro/dollaro, • elevata vocazione in settori tradizionali a basso valore aggiunto e a forte esposizione alla concorrenza internazionale, • elevata dipendenza energetica dall’estero, • inadeguata dotazione infrastrutturale, • difficoltà nelle relazioni banche-imprese, 170 ANALISI DELLE IMPRESE DEL DISTRETTO DEL MARMO DI VERONA Il momentaneo recupero del 2004 e 2006 è stato smentito dal crollo dell’export del 2007 e 2008 (par. 8.2) e non sembra aver coinvolto indistintamente tutte le aziende del settore. Le aziende di maggiori e medie dimensioni sembrano aver reagito alla crisi del 2003 in maniera più rapida ed efficace rispetto a quelle di piccola dimensioni. Dotate di strutture patrimoniali solide, le imprese più grandi hanno fatto registrate una crescita dei risultati economici, dovuta al miglioramento sia della gestione caratteristica, sia della gestione finanziaria. Ancora in difficoltà invece le aziende di dimensioni minori, che come spesso accade nei momenti di crisi sono quelle su cui si scaricano in maniera più pesante le conseguenze negative. Le imprese di medie dimensioni hanno mostrato una buona ripresa dei risultati legati alla gestione caratteristica (anche superiore a quella delle aziende più grandi) grazie ad una maggiore flessibilità produttiva: produzione che si colloca nel mezzo tra quella delle piccole imprese, alle prese con i costanti problemi di liquidità e finanziamento, e delle grandi imprese, che necessitano di elevati livelli di vendita per coprire i costi medi dei numerosi telai e tagliablocchi multilama e delle linee di lucidatura. Tuttavia, le debolezze legate alla struttura • • • • • elevati costi e lentezza burocratica, elevata pressione fiscale, scarsa produttività delle imprese industriali, insufficiente propensione all’innovazione e alla ricerca scientifica, difficoltà storica ad avviare un processo di crescita da parte di numerose aree del Mezzogiorno. (Fonte: “Rapporto 2008 sull’economia veronese. Impresa-Verona: l’economia scaligera in 10.000 bilanci.”, a cura del Servizio Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Verona, volume 1, 9 maggio 2008, pag. 6 e on-line sul sito web della Camera di Commercio di Verona http://www.vr.camcom.it/attach/content/GENERICO/statpromo/6a%20giornata%20economia/v ol1.pdf). 171 CAPITOLO 6 patrimoniale, che hanno inciso negativamente sulla gestione finanziaria18, hanno ridotto tale recupero19. Concentrando l’analisi sulle singole tre tipologie di aziende raggruppate in base la loro dimensione si può notare: a) Aziende di grandi dimensioni Le cosiddette grandi aziende non presentano particolari problemi a livello economico patrimoniale: dispongono infatti di una redditività soddisfacente e di una struttura patrimoniale solida. Il loro punto di forza è di essere presenti nelle varie fasi della lavorazione e di disporre di una rete commerciale sensibile oltre i confini veronesi, garantendosi in tal modo rapidi adeguamenti a mercati sempre più difficili dominati da incertezze e dalla presenza di concorrenza sempre più qualificata. Tali società dispongono inoltre, a differenza delle medie e piccole, di una struttura organizzativa delegata. Queste imprese sono presenti sul mercato finale senza l’intermediazione di grossisti e riescono a fornire servizi di consulenza di ingegneria e architettura pre e post vendita, tali da poter soddisfare importanti e difficili commesse.20 18 Come visibile nel paragrafo 6.3, tra i vari indici che misurano la situazione finanziaria delle imprese del marmo a livello aggregato si può osservare il rapporto di indebitamento, che esprime il grado del ricorso a fonti di finanziamento a titolo di debito confrontato con il ricorso al capitale proprio. Il rapporto di indebitamento per tutto il periodo tra il 2001 e 2006 è tra 1,40 e 1,62: ciò significa che i mezzi di terzi sono pari al 40% o 60% in più dei mezzi propri e costituiscono pertanto la fonte di finanziamento prevalente (ovvero i debiti sono pari a 1,4 e 1,6 volte il capitale proprio); in caso di equilibrio tra le due fonti di capitale l’indicatore sarebbe infatti pari all’unità. 19 Le aree gestionali di un’ impresa sono: gestione caratteristica, accessoria, finanziaria, fiscale. (Fonte: Rosignoli B., “Materiali per lo studio della finanza aziendale”, 2005, economia Cusl, pag. 6). 20 Commesse per gallerie d’arte, banche, musei, teatri, copertura esterna di edifici e grattacieli ( a New York, Dubai, Miami, New Delhi, Francoforte, ecc. ), creazione di luoghi di culto come il tempio in marmo bianco a New Delhi (commissionato alla Margraf spa di Chiampo), l’Opera Hall a Helsinky (fnlandia) prima coperto esternamente di marmo di Carrara poi di granito bianco causa le rigide temperature invernali. E ancora, sono stati creati appositi sostegni della pavimentazione con i vantaggi di poter usufruire del sistema di riscaldamento a pavimento e, non incollando i tiles, è possibile levare il materiale per riparazioni o per rivenderlo qualora si volesse cambiare lo style dell’arredamento (ottimo per uffici, banche…) (Fonte: http://www.margraf.it/section_22_0.html per le realizzazioni importanti; http://www.margraf.it/section_20_0.html per il laboratorio Margraf Projet, progettazione di grandi opere in marmo; per i pavimenti sopraelevati vedere catalogo dell’ azienda milanese “Fratelli Moncini”, www.moncini.it). 172 ANALISI DELLE IMPRESE DEL DISTRETTO DEL MARMO DI VERONA b) Aziende di medie dimensioni Tale fascia di aziende deve affrontare alcune problematiche che hanno contribuito e contribuiscono a renderle potenzialmente più esposte alle difficoltà di mercato. Vi sono alcuni esempi di imprenditori che hanno intrapreso politiche di sviluppo interno, focalizzando le proprie energie principalmente al settore produttivo e raggiungendo di conseguenza buoni livelli di fatturato, trascurando però altri aspetti fondamentali come lo sviluppo di una rete commerciale internazionale orientata anche verso i mercati emergenti capaci di compensare il calo dello storico mercato tedesco21. All’interno di tali aziende si evidenzia la carenza di una suddivisione di compiti, fra produzione e vendite, quale l’importanza del fatturato richiederebbe. La maggior rischiosità di tali aziende è dovuto inoltre ai seguenti motivi: 1) esportano principalmente in Europa, mercato che, nel complesso, ha evidenziato le maggiori difficoltà22; 2) producono principalmente semilavorati e prodotti finiti standard, che è il segmento in cui la concorrenza di alcuni paesi, Cina in particolare, India, Turchia, Brasile, Messico (per il solo mercato americano), ha una rilevanza maggiore, mentre nei prodotti finiti a maggior valore aggiunto i paesi emergenti si avvicinano ma non hanno ancora raggiunto il livello di qualità dei piccoli produttori italiani. 21 MIRANDOLA R., “Managment innovativo della qualità”, in “La qualità come strumento di marketing per il settore lapideo”, Carrara, IMM, 1992, pagg. 7-26. 22 Problema di tutte le imprese veronesi nei vari settori industriali; nel 2007 le esportazioni generali veronesi per area geografica si sono concentrate per il 65,5% nei paesi dell’ UE27 e il 12,5% verso gli altri paesi europei, per un totale export verso la regione geografica Europa pari al 78% dell’ export totale veronese. (Fonte: “Verona nel mondo, report 2008”, Supereuro, dollaro e petrolio: le imprese tra vecchie e nuove sfide del mercato globale”, 10 aprile 2008, a cura del Servizio Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Verona, pagg. 16, e nell’appendice statistica tab. 41 disponibile sul sito web: http://www.vr.camcom.it/page.jsp?id_menu=4207&show=view&tipo_content=GENERICO&label _content=Studi+e+ricerche+2008 ). 173 CAPITOLO 6 C) Aziende di piccole dimensioni Le piccole aziende del distretto lapideo veronese sono prevalentemente a gestione familiare con un supporto di un numero ristretto di dipendenti23. Queste aziende, lavorando principalmente conto terzi, non hanno sviluppato alcun tipo di struttura commerciale, investendo esclusivamente nel rinnovo dei macchinari e facendo spesso ricorso all’indebitamento finanziario che talvolta ha ridotto notevolmente la redditività. La dipendenza dai grossi gruppi, l’alta specializzazione circoscritta a poche fasi delle lavorazione e fragile struttura patrimoniale connota questa categoria come particolarmente rischiosa, nonostante la concorrenza dei paesi asiatici sia meno rilevante per l’alta qualità dei prodotti finiti che tali aziende sono in grado di garantire.24 Grafico 46: Composizione del portafoglio clienti delle aziende marmifere del distretto veronese 3% 6% 4% 0% 87% Grossisti Privati Studi Tecnici Imprese edili Enti pubblici Fonte: Simeoni F., “Il Distretto Industriale del Marmo a Verona”, litografia Valprint, 2001 23 COSTA G., “La famiglia come risorsa e come problema nello sviluppo delle piccole medio imprese”, Cuoia Notizie, n.2, 1999. 24 La circolazione dei materiali e dei prodotti sia finiti che semilavorati è ampia e conosce livelli di interscambi e relazioni tra produttori che hanno sinora probabilmente interferito con la possibilità delle imprese di crearsi una propria rete di vendita diretta sui mercati extra regionali di consumo: proprio la volontà di non disturbare la già esistente griglia di rapporti con la clientela periferica si è certamente sovrapposta alle difficoltà di rendersi autonomi in fase finale di vendita, portando ad un modello di integrazione di filiera basato sulla cooperazione con operatori locali, piuttosto che sulla presenza autonoma e vicina al consumo finale. Non sempre questo modello si è manifestato efficiente, o quanto meno il migliore possibile rispetto al mercato italiano e tuttavia è ancora il modello dominante per molte aziende e gruppi di produttori e spesso si ripropone in termini analoghi anche su mercati esteri. Nel distretto veronese, infatti, la maggior parte delle piccole e medie imprese tende a non agire direttamente con il cliente; tra la fase di produzione e quella vendita, trova spazio un intermediario che può essere un’ impresa più grande del settore o un grossista che commercia prodotti finiti: se, da un lato il commerciante garantisce per l’impresa un livello minimo di produzione, più o meno costante, dall’altro, causa una mancanza di sviluppo delle politiche di marketing all’interno dell’impresa e difficoltà ad interagire direttamente in mercati extra-distrettuali. (Fonte: NAPOLI S., “Stone Sector 2004”, a cura di IMM Carrara, pag.10). 174 ANALISI DELLE IMPRESE DEL DISTRETTO DEL MARMO DI VERONA 6.3 Indici di produttività economica, redditività, solidità finanziaria del bilancio aggregato di 173 imprese nel distretto del marmo a Verona Riporto qui i dati dell’analisi effettuata dalla Prof.ssa Bettina Campedelli dell’Università degli Studi di Verona, disponibili in CCIAA di Verona al sito www.vr.cancom.it nella sezione statistiche, anno 2008 e pubblicato dalla stessa CCIAA di Verona come, “Rapporto 2008 sull’economia veronese. Impresa-Verona: l’economia scaligera in 10.000 bilanci.”, a cura del Servizio Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Verona, volume 2-3, 9 maggio 2008. “Il distretto del marmo comprende le imprese operanti nel territorio della provincia di Verona nelle sezioni di attività economica: • CB 14.10 estrazione di pietre, • CB 14.11 estrazione di pietre ornamentali e da costruzione, • e DI 26.7 taglio e modellatura e finitura di pietre ornamentali e per l’edilizia. Si tratta di un numero medio di imprese attive nel triennio 2004-2006 pari a 557, di cui 212 rette nella forma di società di capitali. L’analisi è stata realizzata aggregando i bilanci di 173 imprese attive in ciascuno dei tre anni 2004-2006. L’approfondimento dell’analisi relativa ai bilanci del distretto è stata fatta grazie alla disponibilità di dati disaggregati per classe dimensionale; pertanto, nel seguito si commenteranno dati e indicatori relativi al distretto nel complesso, ma anche alle tre classi dimensionali così individuate: 1. la prima classe comprende le imprese che, con riferimento all’anno 2004 presentavano un valore della produzione fino a 10 milioni di euro, 2. la seconda le imprese con valore della produzione superiore a 10 milioni e fino a 50 milioni di euro, 175 CAPITOLO 6 3. la terza le imprese con valore della produzione superiore a 50 milioni di euro. L’analisi complessiva del distretto può invece essere condotta con riferimento ad un arco temporale più ampio, che comprende gli anni dal 2001 al 2006; ciò è possibile grazie all’utilizzo dei dati sui bilanci aggregati dei trienni 2001-2003 e 2003-2005, che sono stati oggetto di analoga analisi negli scorsi due anni25. Tab. n.44 - Il bilancio aggregato di distretto evidenzia i seguenti dati di sintesi, in euro 2004 2005 2006 Capitale investito netto 462.561.378 491.597.767 547.398.516 Valore della produzione 656.165.306 681.667.051 732.175.974 Il capitale investito netto è stato calcolato sulla base della riclassificazione dello stato patrimoniale secondo la pertinenza gestionale; esso è costituito dalla somma degli aggregati capitale circolante netto operativo – che comprende magazzino, crediti commerciali e le altre attività del circolante (esclusa la liquidità) al netto dei debiti di natura non finanziaria e dei ratei e risconti passivi - e del capitale fisso netto, che comprende tutte le immobilizzazioni al netto dei fondi ammortamento.26 Il distretto del marmo nella provincia di Verona – così come emerge dalle risultanze del campione analizzato – assume nel triennio 2004-2006 una 25 Cfr. B. Campedelli, “I bilanci delle società di capitali della provincia di Verona” , volume 3, presentato in occasione della 4° giornata dell’economia del 12 maggio 2006, CCIAA Verona – Servizio Studi e Ricerche e B. Campedelli, “I bilanci delle società di capitali della provincia di Verona. I bilanci dei distretti”, volume 3, presentato in occasione della 5° giornata dell’economia del 15 maggio 2007, CCIAA Verona – Servizio Studi e Ricerche. Si consideri che, in ciascuno dei trienni oggetto di analisi, il campione di imprese utilizzato per l’analisi comprende le società di capitali operative in tutti e tre gli anni del triennio considerato, e che pertanto il campione potrebbe variare di triennio in triennio. 26 Fonte: “Rapporto 2008 sull’economia veronese. Impresa-Verona: l’economia scaligera in 10.000 bilanci.”, a cura del Servizio Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Verona, volume 2, 9 maggio 2008, pag.5. 176 ANALISI DELLE IMPRESE DEL DISTRETTO DEL MARMO DI VERONA dimensione in termini di capitale investito netto medio di 501 milioni di euro ed in termini di valore della produzione di 690 milioni di euro. Tab. n.45: media 2001-2003 media 2004-2006 valore della produzione 600.517.898 690.002.777 Grafico n.47: Fonte: elaborazione tab.44 Con riferimento al distretto nel suo complesso è possibile osservare la dinamica di sviluppo nel periodo 2001- 200627. Tab. n.46: sviluppo ∆ fatturato ∆ costi operativi ∆ investimenti totali ∆ investimenti in immobilizzazioni ∆ immobilizzazioni materiali e immateriali ∆ patrimonio netto 20012002 20022003 20032004 20042005 20052006 3,79% 2,49% 6,92% -2,63% -1,35% 6,54% 4,78% 7,36% 6,70% 3,96% 3,22% 3,10% 5,43% 7,32% 6,93% 7,74% 4,34% 4,43% 7,74% 5,17% 4,45% 4,65% 3,69% 6,83% 1,57% 11,91% 3,09% 3,46% 7,14% 5,04% 27 Si precisa che le variazioni 2002-2001 e 2003-2002 sono prese dall’indagine sul triennio 2001-2003, la variazione 2004-2003 è presa dall’indagine sul triennio 2003-2005, mentre le variazioni 2004-2005 e 2005-2006 sono prese dalla più recente indagine sul triennio 2004-2006. Reperibili in CCIAA Verona, Servizio Studi e Ricerche. 177 CAPITOLO 6 Nel periodo 2001-2006 l’andamento del fatturato evidenzia un trend di crescita, fatta eccezione per l’anno 2003; gli anni di maggiore crescita risultano il 2004 e il 2006. I costi operativi seguono l’andamento del fatturato, ma con tassi di sviluppo leggermente inferiori, cosa positiva per la redditività del distretto. Anche l’andamento degli investimenti è sempre positivo, anche se i tassi di crescita sono diversificati; per gli investimenti complessivi l’anno di maggiore crescita è il 2006, mentre per le immobilizzazioni, sia a livello totale che con riferimento alle sole immobilizzazioni tecniche, l’anno di maggiore sviluppo è il 2005. Il patrimonio netto, analogamente, è cresciuto ogni anno nel periodo considerato, in particolare nel 2002. Nel periodo considerato il bilancio aggregato di distretto pone in rilievo i seguenti caratteri di liquidità finanziaria28. Tab. n.47: liquidità finanziaria 2001 2002 2003 2004 2005 2006 Quoziente di liquidità (AC/PC) 1,30 1,50 1,52 1,53 1,52 1,53 Quoziente di liquidità secca (AC -R)/PC 0,81 0,97 0,96 0,96 0,95 0,91 La liquidità finanziaria evidenzia un notevole miglioramento nell’anno 2002; negli anni successivi si mantiene pressoché allo stesso livello, per quanto riguarda la liquidità generale, mentre la liquidità secca 2006 segna una leggera flessione, pur mantenendosi abbastanza prossima all’unità. 28 Si precisa che il dato degli anni 2001-2003 è preso dall’indagine sull’omonimo triennio, mentre il dato degli anni 2004-2006 è preso dall’indagine sull’ultimo triennio 2004-2006, pertanto il dato 2004 e 2005 potrebbe differire da quello analizzato lo scorso anno, che prendeva per riferimento il triennio 2003-2005. 178 ANALISI DELLE IMPRESE DEL DISTRETTO DEL MARMO DI VERONA In merito alla solidità finanziaria, il bilancio aggregato pone in evidenza i seguenti indicatori per il periodo 2001- 200629. Tab. n.48: solidità finanziaria quoziente immobilizzo attivo (AI/AC) rapporto indebitamento (CT/CN) consolidamento del passivo (PCNS/PCR) copertura generale immobilizzazioni (CN+Pcons)/AI copertura immobilizzazioni (CN/AI) 2001 2002 2003 2004 2005 2006 0,58 0,46 0,46 0,48 0,50 0,48 1,52 1,41 1,49 1,60 1,56 1,62 0,23 0,29 0,32 0,40 0,39 0,40 1,39 1,72 1,75 1,72 1,68 1,72 1,08 1,31 1,28 1,18 1,17 1,17 Tab. n.49: Indicatore Quoziente di immobilizzo attivo Rapporto di indebitamento Indice di consolidamento del passivo Indice di copertura generale delle immobilizzazioni Indice di copertura immobilizzazioni Modalità di calcolo Attivo immobilizzato/Attivo corrente Capitale di terzi/Capitale netto Passivo consolidato/Passivo corrente ( Capitale netto + Passivo consolidato ) / Attivo immobilizzato Capitale netto/Attivo immobilizzato Il quoziente di immobilizzo dell’attivo esprime il rapporto esistente tra attivo immobilizzato e attivo corrente e pertanto permette di giudicare il grado di rigidità degli investimenti delle imprese; all’aumentare degli investimenti in immobilizzazioni, infatti, la struttura patrimoniale delle imprese appare più rigida, ovvero meno facilmente convertibile in altra attività o meno rapidamente smobilizzabile in caso di cessazione della stessa. In generale, un indice attorno a 0,5 indica che l’attivo corrente è pari al doppio dell’attivo immobilizzato; una prevalenza di quest’ultimo nel complesso degli impieghi sarebbe infatti segnalata da un indicatore superiore all’unità. Il rapporto di indebitamento esprime il grado del ricorso a fonti di finanziamento a titolo di debito, confrontato con il ricorso al capitale proprio. Il rapporto di indebitamento per tutto il periodo di osservazione è tra 1,40 e 29 Si rinvia alla nota precedente per il riferimento ai valori dei diversi trienni di indagine. 179 CAPITOLO 6 1,62: ciò significa che i mezzi di terzi sono pari al 40% o 60% in più dei mezzi propri e costituiscono pertanto la fonte di finanziamento prevalente (ovvero i debiti sono pari a 1,4 e 1,6 volte il capitale proprio); in caso di equilibrio tra le due fonti di capitale l’indicatore sarebbe infatti pari all’unità. L’indice di consolidamento del passivo è un indice che descrive la composizione delle fonti di finanziamento dell’impresa, ma con riferimento specifico alle sole fonti a titolo di debito. Di queste analizza la scadenza, suddividendole in due macro-classi: i debiti consolidati ovvero scadenti oltre l’esercizio successivo, e i debiti correnti, ovvero scadenti entro l’esercizio successivo. Dalla tabella sopra emerge un trend di leggero aumento dell’indice, segno di una maggiore incidenza del passivo consolidato sul passivo corrente nel corso degli anni. Il valore dell’indice ad esempio di 0,40 (nel 2004 e 2006) sta a significare che il passivo corrente è poco meno di quattro volte superiore al passivo consolidato. Vi è un discreto equilibrio fonti-impieghi nel medio/lungo termine. L’indice di copertura generale delle immobilizzazioni esprime la capacità delle fonti di capitale a lungo termine di finanziare gli investimenti a medio/lungo termine. Trattandosi di copertura generale, essa comprende il concorso di passivo consolidato e patrimonio netto, che è la fonte a lungo termine per eccellenza in tutte le imprese. Valori superiori all’unità, così come si registrano nel comparto nel periodo osservato, denotano una copertura totale delle immobilizzazioni, ed inoltre evidenziano come una parte delle fonti a più lunga scadenza finanzi anche gli investimenti correnti; ciò è indicativo di una buona situazione finanziaria anche nel breve termine (situazione di liquidità). Si consideri infatti che all’interno del complesso degli investimenti correnti si nasconde una parte che solo formalmente è tale, ma di fatto perdura all’interno dell’azienda (si pensi ad esempio ad una scorta minima di magazzino, sempre presente per esigenze gestionali): questa parte è bene che sia coperta da fonti durevoli. 180 ANALISI DELLE IMPRESE DEL DISTRETTO DEL MARMO DI VERONA Considerando il solo capitale proprio è possibile infine calcolare l’indice di copertura delle immobilizzazioni. L’indicatore è superiore all’unità, indicando che il solo patrimonio netto è sufficiente a coprire gli investimenti immobilizzati (o impieghi immobilizzati).30 Il grado di rigidità degli impieghi, misurato dal quoziente di immobilizzo dell’attivo, appare in riduzione, mentre viceversa aumenta il consolidamento del passivo: l’effetto è un aumento della solidità della struttura finanziaria delle imprese del distretto. Anche gli indici di copertura delle immobilizzazioni evidenziano una situazione di solidità per le imprese del distretto, posto che anche l’indice di copertura con il solo capitale proprio è superiore all’unità, ed entrambi gli indicatori sono in crescita nel complesso rispetto ai valori 2001. Il grado di indebitamento del settore non appare molto elevato (debiti sono pari mediamente a circa 1,5 volte il capitale proprio), anche se è in lieve crescita. Tab. n.50: media media 2001-2003 2004-2006 rapporto indebitamento (CT/CN) 1,48 1,60 30 Fonte: “Rapporto 2008 sull’economia veronese. Impresa-Verona: l’economia scaligera in 10.000 bilanci.”, a cura del Servizio Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Verona, volume 2,9 maggio 2008, pag.2930-31-32-33-34-36-37. 181 CAPITOLO 6 Grafico n.48: Fonte: elaborazione tab.48 Nel periodo 2001-2006 il bilancio aggregato di distretto pone in evidenza i seguenti caratteri di produttività. La produttività economica può essere analizzata estrapolando dai bilanci aggregati due indicatori significativi, ovvero il rapporto tra valore aggiunto e totale attivo e il rapporto tra valore aggiunto e valore della produzione. Il rapporto tra valore aggiunto e valore della produzione esprime la ricchezza incrementale per unità di prodotto, ovvero il rendimento lordo della produzione realizzata.31 Tab. n.51: produttività economica valore aggiunto/totale attivo valore aggiunto/valore produzione 2001 2002 2003 2004 2005 2006 27,10% 25,63% 24,02% 23,35% 23,30% 22,69% 23,91% 23,67% 24,07% 22,96% 23,25% 22,71% Tab. n.52: media media 2001-2003 2004-2006 valore aggiunto/totale attivo 31 25,58% 23,11% Può essere utilizzato anche l’indicatore valore della produzione/capitale investito netto (VP/CIN) che esprime la produttività economica del capitale (Fonte: “Rapporto 2008 sull’economia veronese. ImpresaVerona: l’economia scaligera in 10.000 bilanci.”, a cura del Servizio Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Verona, volume 3, 9 maggio 2008, pag.13). 182 ANALISI DELLE IMPRESE DEL DISTRETTO DEL MARMO DI VERONA Grafico n.49: Fonte: elaborazione tab.51 L’andamento della produttività economica del distretto segna un netto calo progressivo; il valore aggiunto per unità di prodotto (VA/VP) invece si mantiene pressoché costante nel periodo, scendendo nel 2006 di poco al di sotto del valore dell’anno 2001 con una media dal 2001 al 2006 intorno al 23%; ciò significa che il valore prodotto dalle imprese e destinato al mercato di sbocco è frutto dell’attività “interna” dell’impresa, andando ad aggiungersi al costo degli imput acquisiti dai fornitori di beni e servizi. Sulla base dei dati dei bilanci aggregati relativi al campione di imprese oggetto di analisi, è possibile apprezzare la redditività del comparto nel triennio 2004 -2006 grazie al ricorso ad alcuni indicatori di sintesi. Un primo indicatore è il ROE che, essendo calcolato come rapporto tra l’utile netto di esercizio e il patrimonio netto medio, esprime la redditività netta del capitale di rischio; essa è funzione della redditività operativa, dell’incidenza delle gestioni finanziaria, straordinaria e fiscale e del livello di indebitamento dell’impresa. L’analisi della redditività può poi essere condotta con riferimento ad un altro fondamentale indicatore, ovvero il ROI, che essendo calcolato come rapporto tra il reddito operativo e il capitale investito netto medio rappresenta la redditività del capitale nel suo complesso. Tale misura della redditività fa riferimento pertanto alla sola gestione operativa, prescindendo dalle scelte e dai vincoli in 183 CAPITOLO 6 termini di struttura finanziaria dell’impresa, operazioni straordinarie e politica fiscale. Per completare l’analisi della redditività, è possibile restringere ulteriormente il campo di osservazione, ricercando in un altro indicatore le cause dell’andamento della redditività operativa. Tale indicatore è il ROS, che essendo calcolato come rapporto tra il reddito operativo e i ricavi di vendita esprime la redditività delle vendite stesse; la redditività delle vendite è uno dei componenti che spiegano l’andamento della redditività operativa; l’altro componente è la rotazione del capitale investito.32 Nella tabella seguente vengono riepilogati i principali indicatori di redditività calcolati sulla base del bilancio aggregato del campione di imprese del distretto con riferimento agli anni 2002-200633. Tab. n.53: 2002 2003 2004 ROI 11,25% 9,78% 8,73% ROS 7,07% 6,69% 6,02% ROE 9,34% 4,68% 3,56% 2005 2006 9,39% 9,85% 6,65% 7,08% 6,71% 5,62% Tab. n.54: media media 2002-2004 2005-2006 ROI ROE 32 9,92% 5,86% 9,62% 6,17% (Fonte: “Rapporto 2008 sull’economia veronese. Impresa-Verona: l’economia scaligera in 10.000 bilanci.”, a cura del Servizio Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Verona, volume 3, 9 maggio 2008, pag.1821-24). 33 Si precisa che gli indicatori degli anni 2002 e 2003 sono ripresi dall’indagine relativa al triennio 20012003, gli indicatori dell’anno 2004 sono ripresi dall’indagine relativa al triennio 2003-2005 e quelli degli anni 2005-2006 sono invece relativi all’ultimo triennio 2004-2006. 184 ANALISI DELLE IMPRESE DEL DISTRETTO DEL MARMO DI VERONA Grafico n.50: Fonte: elaborazione tab.53 La redditività delle vendite (ROS) e del capitale investito (ROI) hanno un andamento simile nel periodo, riducendosi dapprima fino al 2004 per poi aumentare nuovamente negli anni successivi; i valori 2006 sono pari a quelli di partenza per quanto riguarda il ROS, o più bassi, come nel caso del ROI: ciò sta ad indicare un lieve peggioramento della rotazione del capitale, che nel distretto è comunque piuttosto bassa. Anche la redditività netta ha un trend negativo con un punto di minimo nel 2004, per poi recuperare nel 2005 e ridursi di nuovo nel 2006. Il campione di imprese oggetto di analisi è stato suddiviso in base alla classe dimensionale. Nella tabella seguente sono riportati i principali indicatori per il triennio 20042006 (valori medi) riferibili al distretto nel suo complesso e a ciascuna delle classi dimensionali individuate sulla base del valore della produzione. Tab. n.55: Marmo ∆ fatturato ∆ costi operativi ∆ investimenti totali distretto 5,27% 5,01% 6,59% VP < 10 5,24% 4,83% 6,01% 10 > VP > VP > 50 50 4,98% 6,68% 4,94% 6,20% 5,97% 11,80% 185 CAPITOLO 6 ∆ investimenti in immobilizzazioni ∆ immobilizzazioni materiali e immateriali ∆ patrimonio netto Quoziente di liquidità (AC/PC) Quoziente di liquidità secca (AC R)/PC quoziente immobilizzo attivo (AI/AC) rapporto indebitamento (CT/CN) consolidamento del passivo (PCNS/PCR) copertura generale immobilizzazioni (CN+Pcons)/AI copertura immobilizzazioni (CN/AI) valore aggiunto/totale attivo valore aggiunto/valore produzione ROI ROS ROE 6,09% 5,12% 3,22% 37,76% 4,20% 1,96% 3,18% 37,12% 6,09% 1,53 6,12% 1,22 4,80% 1,71 9,71% 2,83 0,94 0,84 1,05 1,08 0,49 1,60 0,64 2,52 0,41 1,36 0,24 0,50 0,40 0,44 0,39 0,17 1,71 1,28 2,00 3,80 1,45 22,30% 21,17% 13,93% 8,65% 8,54% 3,57 20,73% 20,42% 11,73% 8,84% 6,99% 1,17 0,72 23,11% 24,41% 22,98% 25,47% 9,62% 5,71% 6,87% 4,57% 6,17% 2,37% In termini di sviluppo del fatturato, nel triennio 2004-2006 la situazione appare leggermente più favorevole per le grandi imprese, che godono dei maggiori tassi di crescita. Ancora più evidente è lo sviluppo notevole che caratterizza gli investimenti di tali imprese rispetto alla media del distretto; gli investimenti in immobilizzazioni nelle grandi imprese si incrementano infatti mediamente del 37%. Per quanto attiene al capitale proprio, la crescita media si avvicina al 10%, mentre per le piccole imprese è pari al 6% e per le medie è pari al 5%. Anche la situazione di liquidità è migliore per le grandi imprese, seguite dalle medie; in realtà il maggiore divario si riscontra nell’indice generale di liquidità, evidenziando come le grandi imprese si caratterizzino per un maggior valore del magazzino. Le aziende dotate della struttura patrimoniale più rigida sono le piccole imprese; al crescere delle dimensioni si riduce infatti il grado di immobilizzo dell’attivo e di consolidamento del passivo. Gli indici di copertura evidenziano come le grandi imprese abbiano una solidità finanziaria eccezionale rispetto 186 ANALISI DELLE IMPRESE DEL DISTRETTO DEL MARMO DI VERONA alla media del distretto che è comunque elevata; il rapporto di indebitamento, viceversa, ha un livello bassissimo, mentre sale parecchio per le piccole imprese. Un parziale riscatto delle piccole imprese si nota in termini di produttività economica, anche se poi la redditività di queste ultime resta ben al di sotto della media di distretto, evidenziando invece una migliore performance per le imprese di medie dimensioni.” 6.4 Bibliografia e sitografia Banca dati Coeweb, classificazione CB141 www.coeweb.istat.it Camera del Commercio di Verona; classificazione ATECO 14.10 – 14.11 - 26.70 sottocategorie ATECO 1410, 1411, 14111, 14112, ATECO 267, 26701, 26702, 26703. CCIAA di Verona, “Il fabbisogno di alloggi per lavoratori extracomunitari nella provincia di Verona. Con particolare riferimento alle imprese marmifere e alle aziende agricole ortofrutticole”, Verona: CCIAA, 2003, a cura di ZONIN R. CCIAA di Verona,“Rapporto 2008 sull’economia veronese. Impresa-Verona: l’economia scaligera in 10.000 bilanci.”, a cura del Servizio Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Verona, volume 1, 9 maggio 2008, pag. 6 -7 on-line sul sito web della Camera di Commercio di Verona http://www.vr.camcom.it/attach/content/GENERICO/statpromo/6a%20giornata %20economia/vol1.pdf CCIAA di Verona,“Verona nel mondo, report 2008”, Supereuro, dollaro e petrolio: le imprese tra vecchie e nuove sfide del mercato globale”, 10 aprile 2008, a cura del Servizio Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Verona, pag.7-16, e appendice statistica tab. 41 disponibile sul sito web: http://www.vr.camcom.it/page.jsp?id_menu=4207&show=view&tipo_content=GE NERICO&label_content=Studi+e+ricerche+2008 CCIAA di Verona,” Rapporto 2008 sull’economia veronese. Impresa-Verona: l’economia scaligera in 10.000 bilanci.”, a cura del Servizio Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Verona, volume 3, 9 maggio 2008, pag. 3337. CCIAA di Verona, “Rapporto 2008 sull’economia veronese. Impresa-Verona: l’economia scaligera in 10.000 bilanci.”, a cura del Servizio Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Verona, volume 2, 9 maggio 2008, pag.29-30-31-32-33-34-36-37. 187 CAPITOLO 6 COSTA G., “La famiglia come risorsa e come problema nello sviluppo delle piccole medio imprese”, Cuoia Notizie, n.2, 1999. “Il distretto industriale del marmo a Verona”, Gruppo Banco Popolare di Verona e Novara, 2003, pag. 28 - 31. IMM: “Internazionale Marmo Macchine di Carrara”, centro di ricerche sul settore lapideo. MIRANDOLA R., “Managment innovativo della qualità”, in “La qualità come strumento di marketing per il settore lapideo”, Carrara, IMM, 1992, pagg. 7-26. NAPOLI S., “Stone Sector 2004”, a cura di IMM Carrara, pag.10. PAGANELLI O., “Analisi di Bilancio, Indici e Flussi”,Utet Libreria, 2005, pag. 38. PRIMAVORI P., “Il Primavori, Lessico del settore lapideo”, 2004, Giorgio Zusi Editore, pag. 26 - 86. Rosignoli B., “Materiali per lo studio della finanza aziendale”, 2005, economia Cusl, pag. 6. Simeoni F., “Il Distretto Industriale del Marmo a Verona”, litografia Valprint, 2001. Valdani, Bertoli “Mercati Internazionali e Marketing”, edizioni Egea, seconda edizione, marzo 2006, pagg. XI-35-44. www.coeweb.istat.it www.immcarrara.com www.immcarrara.com www.istat.it www.margraf.it/section_20_0.html www.margraf.it/section_22_0.html www.moncini.it www.vr.camcom.it/attach/content/GENERICO/statpromo/6a%20giornata%20ec onomia/vol1.pdf www.vr.camcom.it/page.jsp?id_menu=4207&show=view&tipo_content=GENERI CO&label_content=Studi+e+ricerche+2008 www.vr.cancom.it BIBLIOGRAFIA CONSULTATA: Cfr. B. Campedelli, “I bilanci delle società di capitali della provincia di Verona” , volume 3, presentato in occasione della 4^ giornata dell’economia del 12 maggio 2006, CCIAA Verona – Servizio Studi e Ricerche e B. Campedelli, “I bilanci delle società di capitali della provincia di Verona. I bilanci dei distretti”, volume 3, presentato in occasione della 5^ giornata dell’economia del 15 maggio 2007, CCIAA Verona – Servizio Studi e Ricerche. 188 Capitolo 7 IL COMMERCIO DI PIETRE NATURALI 7.1 Le varietà commerciali classificate per tipologia con indicazione dei luoghi di origine 7.1.1 Introduzione Vediamo quali sono le principali varietà commerciali esistenti, dando enfasi ai materiali italiani, in quanto sono i primi presenti nel nostro mercato interno e a quali va il merito storico di essersi distinti tra i primi e di costituire ancor oggi uno dei più vasti insiemi di materiali esistenti all’interno della produzione di un singolo paese. Su scala internazionale, i materiali superano abbondantemente i duemila, di cui solo la Cina ne dichiara mille, la qual cosa rende sempre più necessaria una loro classificazione univoca ed esente da possibili malintesi.1 I materiali commerciali devono rispettare delle caratteristiche, classificabili in proprietà qualitative e proprietà tecniche2. Tra i fattori che concorrono a determinare la qualità di un lapideo vi sono: • La possibilità di produrre blocchi (la condizione ottimale si ha quando si riesce ad ottenere un parallelepipedo il più regolare 1 Stati o regioni e spesso anche singole imprese danno nomi diversi allo stesso materiale, creando confusioni non tanto tra compratori ma soprattutto per gli acquirenti. 2 Fonte dei dettagli sulle proprietà qualitative e tecniche: PIERO PRIMAVORI, “Pianeta Terra”, Giorgio Zusi Editore,Verona, prima edizione maggio 1999, pagg. 25-26 e 43-73. CAPITOLO 7 possibile e di cubatura oscillante intorno ai 6-8 metri cubi, preferibilmente ottenuta con dimensioni 2,70/3m x 1,40/1,60m x 1,40/1,60m. Valori inferiori sono comunque accettati e in verità molto frequenti soprattutto se i materiali sono di pregio), • La possibilità di trattamento della superficie (per quanto la possibilità di lavorare la superficie sia una prerogativa di pressoché tutte le rocce esistenti, qui si vuole sottolineare la possibilità di conferire alla superficie aspetti per mezzo di trattamenti opportuni quali lucidatura, bocciardatura, fiammatura, sabbiatura, gratinatura, ecc.)3, • Il valore estetico (insieme di quelle caratteristiche che determinano la peculiarità, il pregio ornamentale e decorativo di una pietra; in esso convergono tutti gli attributi espressivi che un materiale può offrire in funzione di vari parametri come il colore, il disegno (che si suddivide in tessitura, struttura, dimensione e forma degli elementi costituenti), la grana/granulometria, la moda che sposta l’attenzione su alcuni materiali prima ed altri poi.4). Per quanto riguarda le proprietà tecniche, di cui qui darò solo un cenno per averne la conoscenza5, i fattori considerati sono: • Massa volumetrica apparente, • Coefficiente di imbibizione, • Carico di rottura a compressione semplice (o resistenza a compressione), 3 Per una descrizione precisa dei siatemi di lavorazione delle superfici dei lapidei ornamentali si rimanda a PIERO PRIMAVORI, “Pianeta Terra”, Giorgio Zusi Editore,Verona, prima edizione maggio 1999, pagg. 256271. 4 A proposito di moda, negli ultimi tre anni è calata la moda per il granito nero sudafricano e i graniti chiari spagnoli. Il nero sudafricano è un materiale pregiato, molto in voga a fine anni ’90, con un forte espluà dal 2000 al 2006 grazie l’intenso uso in ambiente domestico dell’arredo di tipo minimalista, usato soprattutto negli U.S.A., in calo ultimamente. 5 Per la descrizione accurata di ogni proprietà tecnica si rimanda a PIERO PRIMAVORI, “Pianeta Terra”, Giorgio Zusi Editore,Verona, prima edizione maggio 1999, pagg. 4373. 190 IL COMMERCIO DI PIETRE NATURALI • Carico di rottura a compressione semplice dopo cicli di gelività (o resistenza al gelo), • Carico di rottura a trazione indiretta mediante flessione (o resistenza a flessione), • Modulo di elasticità normale, • Resistenza all’urto, • Coefficiente di dilatazione lineare termica, • Usura per attrito radente (o resistenza all’usura), • Microdurezza knoop, • Caratterizzazine minero-petrografica, • Assorbimento, • Igroscopicità, • Permeabilità all’acqua, • Permeabilità all’aria (o ai gas), • Conducibilità termica, • Lavorabilità (che si suddivide in durezza, spaccabilità, perforabilità, scolpibilità, negabilità, possibilità di trattamento della superficie), • Durevolezza. Qui andrò a menzionare non tutti i materiali esistenti ma quelli che per applicazioni storiche, diffusione, qualità, caratteristiche tecniche, pregio, impieghi particolari, ecc. risultano essere i più conosciuti o i più diffusi in ambito internazionale. 191 CAPITOLO 7 7.1.2 I marmi Si deve effettuare una distinzione tra marmi sensu strectu, ovvero i marmi cristallini ed i marmi riconducibili ad altri tipi come marmi non cristallini, calcari, brecce, serpentiniti, ecc. 1) I marmi cristallini Tra i marmi cristallini la diffusione e la fama dei marmi italiani della zona di Carrara li porta ad essere naturalmente scelti come punto di partenza. I marmi di Carrara sono costituiti da marmi cristallini, anche dolomitici, e brecce di età giurassica e sono merceologicamente rappresentati da 10 varietà principali, cui possono essere ricondotte tutte le sottovarietà esistenti nella regione Apuana. Si tratta di materiali a grana fine, dal fondo color bianco, bianco scuro, grigio chiaro che presentano, in percentuali variabili, minerali accessori che ne determinano i colori delle venature (muscovite, pirite, clorite). Tra le suddette 10 varietà sono da menzionare il Bianco Ordinato, il Bianco Venato, il Bardiglio, lo Statuario, il Calacata e l’Arabescato, che quantitativamente rappresentano il 90% dell’ intera produzione Apuana. Il Bianco Ordinato è la varietà più comune estratta nei bacini di Carrara: è costituito da un fondo biancastro-grigiastro accompagnato da venature di tonalità grigio più scuro, che, quando diventano motivo costante, danno origine alla varietà Venato. Il Bardiglio, materiale con diverse sfumature e talora di un certo pregio commerciale, rappresenta la varietà di marmo più scura estratta nella zona apuana; la tonalità principale è grigia, fino a grigio intenso. Lo Statuario, come lascia intendere il nome, è un marmo particolarmente apprezzato per la scultura ed è passato alla storia grazie a Michelangelo, il quale era solito scegliere accuratamente in prima persona i pezzi necessari alla realizzazione delle sue opere; questo marmo si caratterizza per una struttura omogeneamente cristallina dalla calda tonalità debolmente giallastra-avoriacea. Il Calacata, con distribuzione abbastanza localizzata e tipico di solo alcune 192 IL COMMERCIO DI PIETRE NATURALI cave, è costituito da una “pasta” bianco latte di base con venature argentate che nella sua varietà più pregiata assume una piacevole tonalità dorata (Calacata Oro). L’ Arabescato è uno dei materiali più caratteristici tra i marmi apuani, si tratta di brecce6 ed elementi marmorei cui l’intensa deformazione ha conferito disegni e strutture che possono essere particolarmente valorizzate con l’orientazione dei tagli in cava. Numerose le varietà commercializzate: Corchia, i Paonazzi, il Fantastico Arni, l’Uliano Venato, il Brouillè, che sebbene di produzione limitata e ristretta, contribuiscono a creare quell’incredibile ventaglio di disponibilità che il comprensorio apuano è da sempre in grado di offrire. Tra gli altri marmi cristallini italiani il Creola d’Assola è un marmo dolomitico cristallino estratto in Val d’Ossola e caratterizzato dalla presenza più o meno accentuata di una mica7 (flogopite) marrone-violacea che, unita ai motivi decorativi propri del marmo, conferisce alla roccia un aspetto variegato. In Val Venosta (provincia di Bolazano) viene estratto un marmo bianco di età Triassica, a grana medio grossa, il Bianco di Lasa, commercializzato nelle tre varietà Statuario, Venato (venature grigio-piombo) e Vena Oro. Coevi di quelli apuani sono invece alcuni marmi pregiati della Montagnola Senese (provincia di Siena), reperibili in quantità ridotte, come anche il pregiato Giallo Siena ed il Broccatello, in essi la colorazione gialla che ne determina il grande valore è dovuta alla presenza di pigmento ocraceo-limonitico e limoninico-ematitico. Particolare rinomanza spetta al Marmo di Condoglia (comune di Mergozzo in Piemonte), appartenente alla “formazione dei laghi”, noto sin da epoca romana nel XIV secolo e notato da Gian Galeazzo Visconti che lo prescelse per il Duomo di Milano. Dal 1927 questo materiale viene scavato ed impiegato 6 Breccia: roccia sedimentaria clastica costituita da elementi angolosi di grandi dimensioni immersi e “cementati naturalmente” in una matrice più fine. Una roccia sedimentaria è originata per consolidazione e litificazione di sedimenti e materiali sciolti (roccia sedimentaria clastica) o per precipitazione da soluzioni, con o senza l’intervento di organismi (rocce organogene e chimiche). (Fonte: PIERO PRIMAVORI, “Lessico del settore lapideo”, Giorgio Zusi Editore,Verona, prima edizione ottobre 2004, pagg. 28 e 98). 7 Mica o miche: famiglia di minerali, i fillosilicati, di formula complessa e comprendenti oltre ad alluminio e silicio vari altri elementi chimici che ne definiscono i diversi tipi. Sono costituenti comuni di molte rocce ignee e metamorfiche, subordinatamente di rocce sedimentarie (vedi vocabolario in appendice) – (Fonte: PIERO PRIMAVORI, “Lessico del settore lapideo”, Giorgio Zusi Editore,Verona, prima edizione ottobre 2004, pag.74). 193 CAPITOLO 7 esclusivamente per la conservazione ed il restauro di detto monumento. In Carnia, regione del Friuli, presso la località Foltri Avolti, si estrae un marmo grigio-roseo, a venatura biancastra, rosea o violacea; è il Fior di Pesco nelle due versioni Fantastico e Carnico, di età paleozoica ed esclusivo di una sola ditta di Chiampo (Vicenza). Fuori dai confini italiani, in Portogallo, nel distretto estrattivo di EstremoBorba-Vila Vicosa viene estratto un marmo paleozoico noto commercialmente come Rosa Portogallo; è un marmo che mostra sensibili variazioni cromatiche ma che costituisce nelle sue varietà più omogenee un materiale di gran pregio. In Turchia si estrae un pregiato ed apprezzato marmo-giallastro, l’Afyon, con struttura saccaroide e media uniformità cromatica. Da ricordare tra i marmi turchi il Rosa Bellissimo, il Royal e, per la tipologia più comune, il Salomè, una breccia fortemente orientata a colorazione grigio-rosa. In Grecia vengono estratte numerose varietà di marmi bianchi e biancogrigi; i più famosi sono quelli dolomitici dell’isola di Thassos, da cui si estrae il Bianco Thassos, le cui varietà, a grana medio-grossa, e di un bianco spesso puro, hanno aspetto cromatico generalmente omogeneo. Altri materiali sono il Bianco di Dyonissos, dal fondo bianco-biancoscuro estratto non lontano da Atene, il Bianco di Naxos proveniente dall’omonima isola, i bianchi grigiastri della zona di Kavala nel nord-est del Paese. Dagli U.S.A. provengono numerose varietà di marmi cristallini che coprono soprattutto la varietà cromatica bianco, grigio e verde; tra di esse il Georgia, il Vermont, l’Etowah, il Solar Grey. Produzioni significative di marmi cristallini sono da registrare anche in altri numerosi paesi, sebbene la diffusione di tali marmi non sia così ampia come quella dei materiali già illustrati. Tra i principali è da ricordare il Bianco Sivec jugoslavo; il Chocolate del Brasile; il Rosa West, Karibib, Savana della Namibia; produzioni variegate dell’India, Messico, Malesia, Filippine; le brecce marmoree bianco-rosa della Norvegia (Rosa Norvegia); il Macael della Spagna. 194 IL COMMERCIO DI PIETRE NATURALI 2) I marmi non cristallini Parlando dei marmi non cristallini il panorama si fa molto più esteso; il tipo più rappresentato è quello dei calcari-limestones,8 presenti pressoché ovunque su scala mondiale. L’Italia ancora si distingue per la sua nutrita varietà di tipologie: tra i distretti estrattivi di maggior estensione si deve menzionare la zona del Carso triestino (regione Friuli: Aurisina, Repen, Stalattite del Carso), il comprensorio del Botticino nella provincia di Brescia (Botticino Classico e Botticino Fiorito), l’area di Verona (Rosso Verona, Nembro Rosato e Nembro Chiaro), la Val di Chiampo in provincia di Vicenza (differenti varietà di Chiampo e Giallo Reale), la provincia di Frosinone (Perlato Royal Coreno), i bacini delle provincie di Foggia e Trani (Pietra di Apricena, Trani), il distretto di Custonaci in provincia di Trapani (Perlato di Sicilia), la zona di Orosei in Sardegna (Breccia Sarda). Si deve osservare come la grande maggioranza di questi materiali sia costituita da calcari di tonalità chiara, beige-nocciola, colori generalmente molto sobri con vastissimi campi di applicazione. Nella regione del Friuli, i materiali Aurisina e Repen sono calcari dolomitici con colorazione dal grigio cenere al beige-grigio. Estratta nella stessa zona anche la Stalattite del Carso che è in realtà un alabastro9 con particolari caratteristiche cromatiche ed alto pregio. Il Botticino bresciano costituisce uno dei materiali più classici nel panorama marmifero e proviene da uno dei numerosi livelli produttivi che il periodo Giurassico ha sviluppato in tutto il mondo, Italia compresa: si tratta di una 8 Limestone: roccia calcarea in senso lato. Nella nomenclatura anglosassone il termine è spesso impiegato per distinguere un marmo non cristallino (cioè un calcare = limestone) da un marmo cristallino ( metamorfico = marble). - (Fonte: PIERO PRIMAVORI, “Lessico del settore lapideo”, Giorgio Zusi Editore,Verona, prima edizione ottobre 2004, pag.67). 9 Alabastro: minerale di origine evaporitica di origine gessosa (solfato di calcio idrato) o calcitica (carbonato di calcio), che si presenta in aggregati concrezionati, zonati o fibroso-raggiati, di aspetto cereo, deposti in ambienti sotterranei da acque particolarmente dure. Quando è di origine gessosa è una vera e propria varietà compatta di gesso, spesso di colore bianco o rosa, ad aspetto traslucido. Vi è anche l’alabastro calcareo che è una roccia sedimentaria di deposito chimico costituita da calcite microcristallina, di regola zonata o laminata, talora policroma; è detto anche alabastrine. (Fonte: PIERO PRIMAVORI, “Lessico del settore lapideo”, Giorgio Zusi Editore,Verona, prima edizione ottobre 2004, pag.23). 195 CAPITOLO 7 calcarenite in parte fossilfera, di colore beige-avorio, all’interno della quale sono distinte più varietà commerciali in funzioni delle differenze tessiturali: quello con beige più omogeneo è il Botticino Classico, che quando ha alcune macchioline e fioriscenze bianche prende il nome di Botticino Semi-Fiorito che diventa Botticino Fiorito se le fioriscenze bianche sono in numero elevato. Anche i maggiori materiali veronesi sono di origine giurassica nella diffusa formazione del Rosso Ammonico10, all’interno della quale sono state operate dettagliatissime suddivisioni stratigrafiche ed ognuna delle quali corrisponde a ben precise varietà commerciali: Rosso Verona Classico, Rosso Impero, Rosso Broccato, Rosso Magnaboschi, Rosso Chiaro e Rosso Sanguinio. Nella grande formazione del Rosso Ammonico, sono compresi anche i Nembri, tipici calcari nodulari, talora ricchi di fossili (ammoniti), sfumati dal giallo al rosso, che anche in tempi antichi hanno sempre trovato vasta applicazione. I Nembri tipici di Verona sono il Nembro Chiaro e il Nembro Rosato con una varietà intermedia che è il Nembro Rosato Chiaro. Altri calcari estratti a Verona, con classificazione commerciale al di fuori del Rosso Ammonico e dei Nembri, sono il Gialletto, il Mandorlato, il Bronzetto, il Giallo Verona. ( Tra le brecce si estrae la Breccia Pernice e tra le pietre, la Pietra della Lessinia detta anche Pietra di Prun nelle tonalità bianca e rosa, e il Rosa Corallo che è la Pietra della Lessinia rosa con variegature ondulate bianche. La Pietra della Lessinia bianca è anche chiamata Biancone o Verdello se assume tonalità bianca-leggermente verdognola. Il Chiampo vicentino, in base alle sue variazione cromatiche e tessiturali, è suddiviso in varietà commerciali di cui le più estratte sono il Chiampo Perlato (il 10 La ditta Fasani Celeste s.r.l di Erbezzo (VR) è il principale estrattore di Rosso Verona, rappresentando l’80% dell’estrazione di questo marmo. La maggior parte della produzione trova collocazione nel mercato interno ma una discreta percentuale, circa il 15%, viene esportata nel mercato estero in particolare in paesi come Austria, Germania e Cina. (Fonte: “L’Imprenditore: Celeste Fasani” e “Il materiale: la formazione del rosso ammonitico veronese” , in Marmi, Graniti, Pietre ; settembreottobre 2007 world wide edition, pagg.26-29 e 30-31. www.davidtrade.com). Importante è stato il riconoscimento del marchio riguardante il Marmo Rosso di Verona per evitare che materiali simili, come il Rosso Asiago o il Domvrena Red greco ( Fonte: “Marmaro net.com”, annual edition 2007 for Marmomacc Verona, Athens (Greece), pag.70), siano commerciati con lo stesso nome. 196 IL COMMERCIO DI PIETRE NATURALI più omogeneo), il Chiampo Mandorlato (se a tessitura più disomogenea), il Chiampo Rosa (quando la colorazione è appunto rosata). Il Perlato Royal Coreno11, estratto nelle province di Latina e Frosinone, è un calcare di scogliera compatto con fondo grigio chiaro e variazioni cromatiche a tonalità più scure.12 La Pietra di Apricena ed il Trani costituiscono altri due esempi classici di materiali calcarei lucidabili, di tanalità sobrie ed impiego molto diffuso: la prima, coltivata in provincia di Foggia, è un calcare laminato, compattato in grossi strati di colore nocciola; il secondo, estratto nella provincia di Bari, è di grana di solito fine e di colore beige chiaro13. Entrambi si suddividono, in funzioni delle variazioni granulometriche e cromatiche, in varietà commerciali di differente pregio (Filetto Rosso Classico, Silvabella Classico, Silvabella Chiaro, ecc.). Il Perlato di Sicilia, scavato nella provincia di Trapani in uno dei maggiori bacini estrattivi italiani, è un calcare variamente fossilifero di tonalità beige chiara. In Sardegna, nel comprensorio di Orosei si estrae la Breccia Sarda di colore nocciola chiara o scura e struttura sabbiosa, di particolare pregio estetico, che si divide in Breccia Sarda Chiara, Breccia Sarda Venata e Daino Reale. In Toscana, nei pressi di Siena si estrae il materiale semiprezioso con struttura tra il marmo e l’onice, il Giallo Siena, caratterizzato da un giallo molto dorato con leggere sfumature che vanno al bianco o al marrone e una pasta che sembra ricordare il miele allo stato solido. Tra i materiali importanti estratti in zone produttivamente limitate, vi è il Portoro, coltivato in provincia di La Spezia; il Portoro è un calcare nero, di età 11 Il Perlato Royal Coreno si suddivide nelle tipologie commerciali: Blu Perla, Mezza Perla A, Mezza Perla C, Perlatino, Perlatino Classico Blu, Perlato Blu, Classico Brown Blu Perla, Nocciolato, Nocciolato Brown, Blu Perla a Falda, Blu a Falda, Risatino. (Fonte: http://www.marmizola.com/it/catalogo/Perlatocoreno.html). 12 Per proprietà di questo marmo, varietà cromatiche, usi si rimanda al “Perlato Royal Coreno Manual”, marzo 2005, edited by Consorzio per la valorizzazione del Perlato Coreno, 03040 Coreno Ausorio (FR), www.perlatocoreno.it 13 Il Trani è il materiale sostituibile per eccellenza alla Pietra Santa, estratta nella zona della Palestina, le cui forniture vengono spesso bloccate. 197 CAPITOLO 7 Retica, ricco di sostanze carboniose, che deve il suo pregio commerciale alla presenza di venature limonitiche color giallo-dorato più o meno larghe (bianco dorate nella varietà meno prestigiosa, ma pur sempre di pregio). Proprio in funzione della larghezza delle venature sono distinte le due varietà Portoro Macchia Fine e Portoro Macchia Larga. Il Portoro è comunque limitatissimo a La Spezia ed il maggior estrattore ed esportatore di Portoro è il Portogallo. In ambito internazionale la produzione è imponente; a puro titolo esemplificativo si possono ricordare il Crema Marfil spagnolo, un calcare fossilifero molto compatto di colorazione beige chiara, estratto nella provincia di Alicante. Sempre in Spagna vengono prodotti il Nero Marquinia, un calcare bituminoso con fossili (molluschi), a fondo nero, intersecato da frequenti vene bianche di spessore variabile ed il Rojo Alicante, un calcare pelagico variamente fossilifero di una gradevole ed intensa tonalità rossa, rosso-nocciola. La gamma dei marmi Spagnoli è peraltro estesissima e copre pressoché tutte le componenti cromatiche di maggior impiego.14 Dalla Francia, paese che vanta una consistente produzione di rocce calcaree,15 si possono ricordare i calcari pelagici Languedoc e Incarnat, la Breche Nouvelle, il Noir Saint Laurent, il Rosso Antico di Francia. In Belgio viene da tempo estratto il Nero Belgio, un calcare nero, bituminoso che, grazie alla sua buona omogeneità, rappresenta un po’ il termine di riferimento dei materiali neri nel comparto dei marmi. Da ricordare inoltre il calcare pelagico Rogue Royal. Senza proporne i nomi commerciali, in qualche caso disponibili con l’idioma locale, è poi opportuno ricordare la infinita gamma cromatica dai materiali provenienti da Portogallo, Turchia, Iran, 14 La Spagna, con una produzione di cava intorno ai 6 milioni di tonnellate annue (nel 2004 6.250.000 ton, nel 2005 6.300.000 ton, nel 2006 6.000.000 ton) è il secondo paese europeo per estrazione dopo l’Italia (7.650.000 ton estratte nel 2006 con il valore max di 8.500.000 ton nel 1997 e 2000) (Fonte: Carlo Montani, “Stone 2007, Repertorio Economico Mondiale”, Faenza Editrice, pagg. 220-223.). 15 La Francia, con una estrazione di 1.150.000 ton, è al 2007 il quinto paese europeo per estrazione di materiale lapideo grezzo. (Fonte: Carlo Montani, “Stone 2007, Repertorio Economico Mondiale”, Faenza Editrice, pagg. 216.). 198 IL COMMERCIO DI PIETRE NATURALI Filippine, Malesia, Cina ed altri paesi del Sud-Est asiatico, dove la produzione di marmi non cristallini e limestones ha raggiunto livelli di rilevanza assoluta. 3) I marmi non calcarei: brecce, marmi verdi, travertini, onici, alabastri Prendo ora in considerazione i marmi non calcarei (o di altra origine), di cui si devono citare alcune brecce, i marmi verdi, i travertini,16 gli onici e gli alabastri.17 Le brecce18 commercialmente assimilabili ai marmi sono quelle molto compatte e tenaci che, come tali, risultano generalmente lucidabili; esse si contrappongono a quelle che, contenendo una matrice fine (argillosa o pulverulenta), tendono a sfarinarsi, non permettendo quindi il trattamento di lucidatura. Dall’Italia, si possono ricordare la Breccia Aurora (provincia di Brescia), una breccia calcarea caratterizzata da un fondo crema chiaro con elementi bruni e verdastri e la Breccia Pernice (provincia di Verona) dal fondo rosaceo con macchie di rosa più intenso e verde, frammiste a vene irregolari bianche. Della Francia 16 Travertino: il travertino è una roccia sedimentaria calcarea di tipo chimico, molto utilizzata in edilizia, in particolare a Roma fin dal I millennio AC. La differenza tra il deposito calcareo di tipo spugnoso e il banco di travertino è data sostanzialmente dalla conformazione geologica del terreno di formazione: il calcare è uno dei depositi più frequenti in natura essendo prodotto dalla precipitazione di carbonato di calcio disciolto nell’acqua. Un ambiente in cui la soluzione calcarea abbia avuto il tempo di ristagnare e sedimentarsi in un territorio pianeggiante, abbastanza vicina alla superficie da poter attraversare cicli di evaporazione e ri-sommersione, poco disturbata da acque sorgive o correnti, è l’ambiente giusto per la formazione del travertino. Il colore del travertino dipende dagli ossidi che ha incorporato (cosa che accade abbastanza facilmente, essendo di sua natura una pietra abbastanza porosa). La colorazione naturale varia dal bianco latte al noce, attraverso varie sfumature dal giallo al rosso. È frequente incontrarvi impronte fossili di animali e piante. La qualità industriale del banco sedimentario dipende sostanzialmente dalla sua compattezza. In generale, comunque, il travertino è una pietra robusta e docile, utilizzabile dai pavimenti ai rivestimenti sia esterni che interni, e anche, in alcuni casi, per scultura. La qualità estetica è ormai definita dagli architetti, essendosi molto raffinati, negli ultimi cinquant’anni, i metodi di lavorazione industriale, e moltiplicati i trattamenti possibili. In Italia, i travertini migliori provengono dalle zone ai margini del vulcano laziale, in particolare da Guidonia e Tivoli (che ha dato il nome al cosiddetto “travertino romano”, detto dai latini “lapis tiburtinus”), ma ne esistono giacimenti anche in Toscana, in Umbria e nelle Marche. Nelle Marche il centro storico di Ascoli Piceno è intermente costruito con questa “calda” pietra che ne testimonia il suo utilizzo nella costruzione di chiese, palazzi e piazze fin dalle epoche più remote. Altri giacimenti cominciano ad essere sfruttati in Nord Africa (Tunisia) e nel Sud America (Cile). (Fonte: PIERO PRIMAVORI, “Pianeta Terra”, Giorgio Zusi Editore,Verona, prima edizione maggio 1999, pag.116-117). 17 Per definizione di alabastro si veda nota 9 di questo capitolo. 18 Per definizione di breccia si veda nota 6 di questo capitolo. 199 CAPITOLO 7 si può ricordare la Breche Nouvelle, a colorazione marrone con elementi spesso fortemente spigolosi tendenti al nero e molte vene dall’abito irregolare. Dalla Spagna proviene il Marron Emperador, una breccia monogenica di color marrone. Alle formazioni giurassiche dell’Appennino e delle Alpi italiane appartiene la maggior parte dei marmi “verdi” presenti sul mercato: nella regione Liguria si estraggono il Rosso Levanto ed il Rosso Antico d’Italia due brecce che a seconda del contenuto in ematite, compaiono sia nelle varietà verdi che, in quelle rosse; da sempre, il loro nome commerciale è stato riferito alle varietà più rare e più pregiate che sono, appunto, quelle rosse. In Piemonte ed in Val d’Aosta si estrae invece una cospicua quantità di brecce con tonalità e tessiture diverse tra loro; appartengono a questo nutrito gruppo il Verde Alpi (Val di Susa), il Verde Aver (Gressoney), il Verde Issoire (Chatillon), il Verde Patrizia (Aosta); tutte oficalci e brecce che si differenziano per aspetto globale, strutture e tessiture. Vale la pena di ricordare anche il Serpentino Classico della Val Malenco, una roccia che, pur ricadendo nella categoria marmi, è pressoché priva di carbonato di calcio, di colore uniformemente verde cupo tendente al nero, più spesso utilizzata però come pietra “a spacco” naturale19 e raramente lucidata. Oltre a quelli italiani esistono altri marmi verdi; tra di essi quelli di una certa rinomanza mondiale provengono dalla Grecia (Verde Timos), dal Rajasthan (India), dove al prodotto viene dato il nome Verde Guatemala, e da Taiwan. Per quanto concerne i travertini e gli alabastri occorre ricordare i travertini italiani estratti nel bacino di Tivoli e Guidonia, nel Lazio, di età pleistocenica, suddivisi in numerose varietà a seconda delle colorazioni: le più comuni sono il Bianco, il Michelangelo, il Classico Export, lo Striatine, il Bronzetto, il Paglierino, 19 Superficie a spacco: è ottenuta suddividendo il materiale o lungo piani preesistenti come la stratificazione naturale o lungo superfici prodotte da uno spacco vero e proprio, con particolari macchine spaccatrici. Sebbene indotta da un’azione meccanica, la superficie lungo la quale il materiale viene spaccato è ancora una superficie naturale. In alcuni casi ciò rappresenta una peculiarità poiché il materiale è sufficiente compatto da poter essere estratto in blocchi ma sufficientemente debole da poterne utilmente sfruttare la lastrificazione naturale, anca alla scala di millimetri come è il caso dell’ardesia ligure. (Fonte: PIERO PRIMAVORI, “Pianeta Terra”, Giorgio Zusi Editore,Verona, prima edizione maggio 1999, pag.254). 200 IL COMMERCIO DI PIETRE NATURALI l’Imperiale, il Navona. Pure pleistocenici sono i travertini coltivati presso Rapolano Terme in Toscana e nella provincia di Ascoli Piceno; in quelli toscani sono state operate dettagliate suddivisioni (varietà “R” Nocciola Chiaro, Oliviera Venato, Scuro Etrusco). Il travertino ascolano (Striato, Chiaro Venato) si presenta anche in “versione oniciata” quando è accompagnato nelle cavità primarie da deposizione di carbonato di calcio in bande concentriche che ricordano quelle tipiche degli onici.20 In ambito internazionale, tra i travertini prodotti, sono da menzionare il Giallo ed il Rosso dell’Iran, accattivanti nelle loro intense tonalità per arricchimento in idrossidi, alcuni travertini messicani, turchi, spagnoli e peruviani, gli onici verdi e bianchi del Pakistan, quelli gialli egiziani. Da ultimi, non certo per importanza, gli alabastri toscani (centro Italia) e l’alabastro spagnolo, costituiti da gessi saccaroidi a grana finissima e traslucida. 7.1.3 I Graniti Ricadono nell’accezione commerciale di questo termine tutti i materiali a composizione prevalentemente silicatica, indipendentemente dalla loro genesi geologica. Tra i graniti si annoverano soprattutto rocce magmatiche intrusive, con composizione chimica molto variabile, alcune rocce metamorfiche soprattutto gli gneiss - e le rocce migmatitiche. Per quanto concerne le rocce intrusive, per comodità di esposizione, prenderò a prestito la classificazione scientifica (Streckeisen) che, dai materiali contenenti quarzo, in quantità progressivamente decrescenti fino a zero, procede verso quelli che non ne contengono. Tra i graniti sensu stricto possiamo ricordare, in Italia, i Graniti Sardi, una nutrita serie di prodotti appartenenti a vari livelli del Batolite Sardo-Corso molti dei quali classificati solo a livello commerciale dai venditori ma non in 20 È importante segnalare come il termine onice, tra i lapidei ornamentali, non identifichi assolutamente la varietà di calcedonio zonato per cui questo nome è stato originariamente coniato, bensì le rocce di origine chimica note come alabastri calcarei, che ricordano, nell’aspetto, l’onice propriamente detto. 201 CAPITOLO 7 ambito scientifico e geologico. Il cromatismo dominante di questi materiali è funzione soprattutto del colore del feldspato che, come è noto, può assumere moltissime tonalità, e dei minerali scuri che sono presenti, in queste rocce, in percentuali abbastanza basse. Si va da un grigio molto chiaro (Bianco Sardo) ad un grigio medio (Grigio Sardo), ad un grigio scuro (Grigio Malaga), al tipo ghiandonato (Ghiandone Limbara), ai vari tipi di rosa (Cinzia, Nule, Beta, Gamma). Si tratta di materiali che esibiscono una rimarchevole costanza di caratteristiche, ciò che li rende particolarmente apprezzati ed idonei per applicazioni su vasta scala; materiali come questi hanno nella grande omogeneità cromatica e d’insieme il loro fattore di maggior successo e soffrono non poco le variazioni tessituriali e di grana che spesso si manifestano in molti giacimenti. Tra i graniti più noti è da citare il Rosa Porrino, di grana media, estratto nella provincia di Pontevedra in Spagna e particolarmente apprezzato per la sua grande disponibilità ed omogeneità cromatica. Ancora in Spagna vengono estratti, nella provincia di Madrid, il Bianco Castilla, una granodiorite di color bianco-grigiastro a grana media, e, nella provincia di Pontevedra, il Gris Mondariz, una granodiorite con leggera tonalità rosacea. In Italia, nella zona cosiddetta “dei laghi”, tra i laghi d’Orca, Maggiore e Mergozzo, si estraggono alcune importanti varietà commerciali: il Rosa Baveno, un granito biotitico rosa (con muscovite) e il Bianco Montorfano, un granito bianco-grigio a grana medio-grossa. Da ricordare poi, sempre in Italia – non foss’altro per il fatto che costituisce il materiale di riferimento nel test sull’usura “per attrito radente” – il Granito di San Fedelino, un granito s.s. proveniente dalla zona del lago di Mezzola. Di significativa importanza commerciale sono, da sempre, i graniti rossi, di maggior pregio rispetto ai più ordinari grigi e rosa, ma meno pregiati dei graniti neri. La colorazione rossa è impartita alla roccia da un feldspato particolarmente arricchito in ossidi di ferro ed elementi vicarianti. I materiali rossi appartengono per la quasi totalità ai gruppi petrografici dei graniti sub– 202 IL COMMERCIO DI PIETRE NATURALI alcalini ed alcalini; esempi del primo tipo sono il Sierra Chica, materiale argentino a tessitura abbastanza uniforme e coltivato nella provincia di Buenos Aires e noto agli operatori per la sua proverbiale durezza nel taglio al telaio, il Balmoral, estratto nella Finlandia meridionale e presente sul mercato con grane differenti, il Rosso Vanga, proveniente dal Sud-Est della Svezia, che mostra un certo grado di orientazione. Come esempi dei graniti del secondo tipo – più rari – si possono menzionare il New Rubin e il New Imperia (graniti indiani), ed il Rouge Cyrnos della Corsica, un granito ad elevato grado di alcalinità ma penalizzato dalla grande diffusione di microcavità. Sempre nella famiglia dei materiali rossi occorre poi menzionare il granito finlandese Carmen Red, bell’esempio di struttura orbicolare dei feldspati cui spesso si associa un quarzo particolarmente in risalto e di aspetto profondo quando il materiale viene lucidato. L’aspetto di queste rocce – quasi unico nel suo genere – è molto peculiare poiché l’elemento di spicco è costituito proprio dai motivi subcircolari che esso mostra, adiacenti l’un l’altro, il cui diametro può spaziare da meno di 1 cm a 4/5 cm. Un materiale analogo al Carmen Red, anch’esso tra i più consolidati sul mercato internazionale, ma non di colore rosso, bensì marrone o verde in funzione del tipo di impurezze presenti, è il Baltic Brown (Baltic Green), coltivato nel Sud della Finlandia. Procedendo verso rocce con minor contenuto in quarzo (gruppo petrografico delle dioriti) si hanno commercialmente colori più tendenti al grigio scuro-nerastro per incremento dei minerali scuri, senza arrivare al nero vero e proprio, mentre meno frequenti sono le colorazioni ed i motivi propri (venature, aspetto “mosso”) un pò particolari che accrescono l’interesse estetico. Proprio queste caratteristiche intermedie, che quasi definiremmo di normale ordinarietà, sono quelle che, salvo pochissime eccezioni, limitano un pò la diffusione su scala internazionale di questi materiali rispetto ad altri un pò più accattivanti. In Italia sono note le dioriti del Piemonte: la Diorite di Ivrea, di età pre–Carbonifera e la Diorite di Vico, nel Canavese. Appartenenti alla famiglia delle dioriti si possono ricordare, in Spagna, a 203 CAPITOLO 7 titolo di esempio, il Gris Quintana e il Negro Badajoz, materiali entrambi provenienti dalla provincia di Badajoz, il Cinzento, di varie zone portoghesi. A rappresentare il gruppo delle sieniti vi sono pochi materiali; in Italia quello di maggior prestigio è senza dubbio la Sienite della Balma, una sienite a grana medio-fine con una caratteristica tonalità cromatica grigio-violacea estratta in Val Cervo, in provincia di Vercelli. In Brasile è coltivato il Marron Imperial, un materiale a grana media, che, con il suo colore realmente marrone, può vantare caratteristiche cromatiche non comuni fra i graniti. Nel Sud del Portogallo si estrae una sienite grigio rossastra (Saint Luis) con una struttura che ricorda quelle un pò più tipiche di alcune pietre vulcaniche. Da ricordare, infine, per le sue rare caratteristiche, il Marina Pearl, una sienite per cui è stato coniato un nome scientifico – Larvikite – dalla città norvegese presso cui si estrae (Larvik) e che è contraddistinta dalla presenza di irridescenze blu chiaro dovute al concrescimento di due feldspati, di grande effetto estetico quando la roccia è lucidata. Al gruppo dei gabbri fanno capo alcuni tra i materiali di maggior richiesta sui mercati internazionali, come i graniti neri. Il Nero Africa, un granito nero coltivato in Sud–Africa e di amplissima diffusione mondiale è una norite con caratteristiche cromatiche piuttosto variabili: in questi materiali, dai giacimenti quasi sempre molto difficili (corpi limitati, giacitura, fratture), variazioni anche molto piccole di composizione e di tessitura si riflettono in maniera quasi impietosa sull’aspetto finale del materiale lucidato, determinando sensibili differenze alla vista; di fatto, l’omogeneità cromatica è per questi materiali, un fattore di altissima selezione. Ciò, unito alla generale minor diffusione dei graniti neri su scala mondiale, contribuisce a farne un prodotto di alto pregio costantemente ricercato. Nero Assoluto Belfast è il nome dato alla varietà che, più di altre, sintetizza il concetto di “nero” tra i graniti; è anch’esso estratto nel Sud–Africa, nella regione del Transvaal. Numerosi sono gli altri graniti neri presenti sul mercato, ognuno dei quali caratterizzato da un qualche fattore di difficoltà produttiva. In Uruguay si estrae il Nero Uruguay (Edelfin, Top, Macara, 204 IL COMMERCIO DI PIETRE NATURALI Cufre), un microgabbro penalizzato dal grado di fratturazione e dalla disuniformità. In Angola meridionale si coltiva un gabbro anortositico di età preCambriana a grana grossa (Nero Angola); è questo un materiale che ben si presta per apprezzare le sensibili diversità di aspetto tra un granito nero a grana grossa (sensazione di nero poco profondo e di “irregolarità”) ed un granito nero a grana molto fine, (sensazione di nero molto profondo), quando entrambi sono lucidati. In Zimbabwe si coltiva l’omonimo granito nero, Nero Zimbabwe, in blocchi di buona cubatura ma di qualità inferiore ai materiali equivalenti sudafricani. Dall’India, Brasile, Svezia, Cina, Australia provengono infine altri graniti neri con caratteristiche e qualità variabili. Da ricordare, tra l’altro, come molti graniti neri siano geneticamente delle doleriti e non propriamente delle rocce intrusive di consolidamento profondo (ovvero graniti veri e propri che sono un tipo particolare di roccia intrusiva). Da sottolineare poi un gruppo particolare di rocce, le anortositi, categoria in cui ricade uno tra i materiali più noti e più ricercati del mercato, il Labrador, di provenienza norvegese. II Labrador è quasi esclusivamente costituito da un minerale la cui caratteristica principale è data dalla forte iridescenza di tonalità blue, descritta scientificamente come labradorescenza, e responsabile dell’aspetto cangiante che questo materiale assume quando viene lucidato. Un’altro materiale valorizzato dalla labradorescenza è il Reflect Blue, estratto nel Canada orientale, con un effetto estetico però di gran lunga inferiore a quello del Labrador originario21. Tutti i graniti esaminati sinora, nel quadro delle classificazioni scientifiche, possono avere dei contenuti in quarzo, ancorché molto scarsi. La classificazione scientifica propone poi, come già accennato, un vasto gruppo di rocce nelle quali non è possibile la presenza di quarzo. Si tratta di materiali di gran lunga più scarsi nel contesto mondiale, generalmente meno appetibili da un punto di vista commerciale e di tonalità scura. In essi tuttavia, possono 21 Da poco si sono trovati bacini di Labrador anche in Ucraina. 205 CAPITOLO 7 concentrarsi minerali rari dando origine a materiali molto interessanti, e, spesso, “impegnativi” e peculiari dal punto di vista della collocazione ed impiego. Tra i pochi esempi che si possono menzionare il granito brasiliano Azul Bahia, una sienite arricchita in sodalite, minerale che conferisce a questa roccia il suo caratteristico colore blue. Un cenno anche alla scarsità di materiali con origine vulcanica. Le particolari condizioni dei depositi, la presenza di vetro, di bollosità, le disuniformità, lo spessore degli strati e, spesso, i colori e le tessiture non molto interessanti, hanno confinato le rocce vulcaniche ad un ruolo marginale; molte alimentano circuiti commerciali locali ed hanno impieghi vincolati alla dimensione dei blocchi che da esse si possono ottenere. Il Porfido, descritto nel successivo paragrafo dedicato alle “pietre”, è forse il rappresentante più conosciuto e più diffuso tra le vulcaniti. Passiamo ora a considerare quei graniti che si originano dalle rocce metamorfiche. In Italia sono estesamente coltivati gli gneiss pre-Triassici del Piemonte e della Lombardia nelle Valli Antigorio, Formazza, Divedro e Masino; si tratta di ortogneiss con grana da media a grossa, molto “orientati” cui viene dato il nome commerciale di Serizzi e Beole. Numerose sono le varietà esistenti (Serizzo Sempione, Serizzo Antigorio, Beola Bianca, Beola Grigia, etc.), tra cui spiccano quelle “ghiandonate” (Serizzo Ghiandone, Beola Ghiandonata) termine usato commercialmente (anche nelle rocce intrusive) per indicare la presenza di grossi cristalli di qualche specie minerale. I grossi cristalli sono, in questo caso, feldspati che conferiscono alla roccia una tipica tessitura “ad occhi”. Un materiale di recente apparizione sui mercati è il Sukuru, un granito estratto in Brasile; l’interesse di questa roccia è dato sia dai grossi cristalli feldspato di tonalità rosata sia dalla presenza di riflessi bluastri a creare un aspetto d’insieme che non ha eguali. Ma dove il mercato dei graniti si è vivacemente differenziato è nei graniti 206 IL COMMERCIO DI PIETRE NATURALI venati;22 con le loro improvvise variazioni d’aspetto e di disegno questi graniti sono venuti costituendo una categoria di materiali sempre più richiesti che associano alle eccellenti caratteristiche fisico-meccaniche dei graniti sensu stricto, motivi estetici e decorativi che sono più tipici dei marmi venati. È questo il classico prodotto per il quale parlare di omogeneità ed uniformità diventa più arbitrario ed al quale si perdonano, proprio in virtù delle caratteristiche genetiche e del modo in cui si estrinsecano variazioni ed oscillazioni anche notevoli rispetto al prodotto standard. La parte dei leoni quanto a disponibilità di questi materiali spetta al Brasile ed India, il potenziale in questo tipo di rocce è elevato per numerosi paesi al mondo. Del Brasile si possono ricordare, a titolo esemplificativo, il Verde Maritaca, il Verde Eucalipto, il Juparanà, il Kinawa Rosa; dall’India il Verde Marina, il Kashmir White, il Multicolor, il Paradiso, il Tiger Skin, l’Orissa, il Rainbow, etc. Per esaurire questa veloce rassegna dei graniti è infine opportuno ricordare alcuni materiali che non ricadono in nessuno dei gruppi finora citati ma, in virtù della loro composizione o delle modalità di lavorazione, appartengono alla categoria dei graniti. Tra i materiali più pregiati è l’Azul Macaubas, una quarzite estratta in Brasile ed inconfondibile con le sue nette ed intense venature bleu su fondo bianco; peculiarità di questa roccia sono il suo aspetto che la fa sembrare un marmo e le caratteristiche meccaniche da granito, cui si associa una estrema durezza, per la abbondante presenza di quarzo. Di aspetto più simile ai graniti s.s. è l’Azul Aran, (una pegmatite) prodotta nella provincia di Lerida, in Spagna. L’Azul Aran, una delle rarissime pegmatite tra i lapidei ornamentali, presenta una dominante grigio–azzurrastra che costituisce la sua attrattiva cromatica. In Brasile si estrae infine un conglomerato poligenico e policromatico, denominato Vesuvio; l’assimilazione ai graniti è in questo caso dovuta alla sua composizione, tutta di elementi 22 Disegno venato: disegno di un materiale che presenta delle venature ben evidenziabili rispetto al fondo, sia per aspetto, sia per colore. (Fonte: PIERO PRIMAVORI, “Lessico del settore lapideo”, Giorgio Zusi Editore,Verona, prima edizione ottobre 2004, pag. 43). 207 CAPITOLO 7 silicei. 7.1.4 Le pietre La parola pietre è uno dei numerosi termini che la nomenclatura del settore lapideo ha lasciato ambiguo e, quando si tratta di definire univocamente cosa sono le pietre, il compito non è semplice. Prima di passare in rassegna le pietre più diffuse sui mercati, vale la pena spendere qualche parola sull’argomento poiché, all’atto pratico, anche chi ha estrema familiarità con le rocce, potrebbe non capire in cosa le pietre si differenzino dai marmi e dai graniti. Secondo la norma italiana UNI 8458 si intende, commercialmente, per pietra una roccia da costruzione non lucidabile; in effetti, una pietra raramente è lucidabile (anche se sarebbe più corretto dire che non è ben lucidabile e che, spesso, non è in grado di conservare la sua lucidatura) e questo, in passato, ha consentito di sviluppare ed affinare, per le pietre, molti impieghi dove i pregi decorativi ed ornamentali passavano in secondo piano e si preferiva – come si preferisce tutt’oggi – la versatilità, l’economicità, l’idoneità ad essere inserite in contesti molto diversi tra loro (urbano, rurale, rustico). Tuttavia, non è raro vedere marmi e graniti non lucidati, con aspetto e finitura tipici delle pietre, con trattamenti rustici della superficie (rigati, scolpiti, bocciardati, etc.), così come non è raro vederli in arredi urbani, con la stessa versatilità che contraddistingue le pietre; in altre parole non è infrequente vedere i marmi e i graniti che “fanno” da pietra. Quindi, apparentemente, le caratteristiche, gli impieghi e gli aspetti delle tre categorie possono tranquillamente sovrapporsi. Capire le differenze tra pietre e marmi–graniti solo sulla base delle definizioni, è, nella pratica, difficoltoso; se, invece, si esaminano più punti di vista, le differenze risultano più comprensibili. Allo scopo è utile fare riferimento al 208 IL COMMERCIO DI PIETRE NATURALI ciclo del lapideo. Esaminando congiuntamente, all’interno di questo ciclo, alcune fasi (precisamente: caratterizzazione giacimenti; attività estrattiva; trasformazione; impieghi ed applicazioni) stabilire un confine tra marmi–graniti e pietre diventa più semplice poiché ognuna di queste fasi ha, mediamente, qualcosa di caratteristico, per le tre categorie. Prendiamo, ad esempio, in considerazione la caratterizzazione di giacimenti: se andiamo ad osservare i depositi vedremo che le rocce che danno origine alle pietre sono una varietà pressoché infinita, comprendendo famiglie che non sono generalmente incluse tra quelle che danno origine ai marmi ed ai graniti. A titolo di esempio, si possono menzionare: • le arenarie, le siltiti (es. Giallo Dorato, Pietra Serena, Pietra di Bedonia, Pietra di Vicenza, Red Sandstone, Pietra del Cardoso, le arenarie di produzione inglese, australiana, francese, spagnola, etc.), • gli scisti sensu lato (es.: Ardesia Valdaostana, Ardesie brasiliane, Ardesia Verde tedesca), • i calcari friabili e pulverulenti, (es.: la Pietra di Finale, Porolitos di Creta) – calcari vari (es.: Pietra della Lessinia, Jura limestone, Petit Granit), • gli gneiss (es.: Serizzo, Dorato Valmalenco, Beola d’Ossola, Beola Verde Spluga), • le quarziti (es.: Quarzite di Barge, Quarzite di Sanfront, Quarzite Alta, Quarzite Flamingo), • varie rocce vulcaniche (es.: Basaltina, Trachite dei Colli Euganei, Porfido ucraino, peruviano, messicano; Peperino), • i serpentini (es.: Serpentino Val Malenco). Esaminiamo ora l’attività estrattiva: nei depositi, e quindi in cava, molte pietre vengono estratte impiegando tecniche e metodi differenti da quelli usati su marmo e granito. Per esempio, molte pietre mostrano spesso un verso molto netto che conferisce loro la capacità di fendersi o suddividersi in lastre anche molto sottili; in queste condizioni si fa frequente uso della superficie naturale 209 CAPITOLO 7 “a spacco”23, la quale viene poi riproposta tale e quale nell’applicazione della pietra. Le operazioni di suddivisione si svolgono generalmente già in cava dove vengono confezionate le lastre ed i lastroni a seconda del grado di suddivisibilità di ogni materiale. Ciò fa sì che molti depositi di rocce in strati sottili, generalmente non coltivati come cave di marmo, siano in realtà idonei. Per gli stessi motivi è rara la produzione in blocchi di grandi dimensioni e conci di pietra a dimensione decimetrica, pressoché poco e mal utilizzati nei marmi e nei graniti, costituiscono un prodotto commercialmente utile. L’architettura della cava e le macchine prescelte per condurre l’escavazione possono essere differenti rispetto a cave di marmi e graniti, così come differenti saranno le rese, gli investimenti, i vincoli produttivi, l’organizzazione dei cicli di lavoro nella cava stessa. Indagando in materia di trasformazione, si osserverà che le lavorazioni di superficie sono spesso molto differenti da quelle preferite per marmi e graniti. Le pietre si lucidano con difficoltà oppure non si lasciano affatto lucidare (le eccezioni non sono comunque poche) mentre sono i materiali più adatti per i trattamenti “rustici”. Vengono pertanto meno l’importanza del loro pregio estetico e la valorizzazione dei motivi cromatici. Transazioni commerciali, prezzi, trasporti, tipologia di prodotto ottenibile e macchine per la lavorazione sono radicalmente differenti rispetto a marmi e graniti. A titolo di esempio si può ricordare che esistono macchine che sono state create appositamente per meglio valorizzare alcune caratteristiche di varie pietre: le tranciatrici per la produzione di cubetti di Porfido, le piallatrici a secco (piani da biliardo con l’Ardesia), le spaccatrici per fare il bugnato (materiali vari), etc. Infine, considerando gli impieghi ed applicazioni del materiale, le pietre rendono notevoli servigi quando si tratti di: – contesti architettonici, per tutti quegli elementi di grossa dimensione, di un certo spessore, in forma tozza e non in lastrame (balconate, cornicioni, 23 Per definizione di superficie a spacco, veder nota 18 di questo capitolo. 210 IL COMMERCIO DI PIETRE NATURALI balaustre, fasce di marciapiede, etc.), – elementi strutturali (colonne, architravi, etc.), – arredo urbano e ricostruzione di aree pubbliche (porticati, atri, zone ricreative, zone pedonali, cordonature per marciapiedi, etc.). La funzione di rivestimento è più limitata rispetto a marmi e graniti anche perché, come abbiamo gia detto, il valore decorativo e la valorizzazione dei disegni cromatici assumono minor significato. A questo punto dovrebbe risultare chiaro che, se si limitassero le osservazioni ad una solamente delle voci esaminate, non sarebbe immediato distinguere le pietre dai marmi–graniti; solamente abbracciando più fasi di tutto il ciclo si comprendono le numerose differenze esistenti tra le prime ed i secondi. Una loro definizione univoca non è ancora possibile, ma è generalmente chiaro a cosa si va incontro quando si vuole scegliere una pietra per una determinata realizzazione. L’Italia è da sempre un buon produttore di pietre, potendo vantare, da Nord a Sud, una ampia gamma sia in senso tipologico che cromatico. In Piemonte viene estratta la Pietra di Luserna, uno gneiss fortemente laminato di colorazione grigio-verdognola. La Pietra di Luserna offre un buon esempio di pietra con lavorazione grezza “a spacco”, mediante la quale l’escavazione viene condotta sfruttando soprattutto la naturale divisibilità in lastre del materiale dovuta alla forte laminazione. L’appartenenza alla categoria delle pietre si deve in questo caso sia alla lavorazione sia alla finitura grezza, non lucidata, che, fino a poco tempo fa, è stata la privilegiata per questo materiale. Vengono fatti rientrare talora nelle pietre anche i già menzionati Serizzi e Beole per i quali esistono vasti campi di applicazione anche come elementi allo stato grezzo, senza finitura alcuna. In provincia di Cuneo viene sfruttata la Quarzite di Barge o Bargiolina, un materiale dalle eccezionali proprietà meccaniche e durevolezza di cui è particolarmente apprezzato il colore della varietà giallastra. Si fa notare, per inciso, che un materiale come questo riceverebbe nel mondo anglosassone una 211 CAPITOLO 7 collocazione autonoma nella categoria delle sandstone.24 Dal Pleistocene delle valli dell’Adda, del Brembo e del Lago d’Iseo si estrae il Ceppo di Poltragno e di Grè, un conglomerato poligenico con elementi grossolani e minuti e di una tonalità dominante grigia. Commercialmente, in funzione della dimensione dei ciottoli, viene proposto nelle tre varietà “rustico”, “mezzano” e “gentile”. Da inserire nella categoria delle pietre è poi il Porfido, materiale proveniente da più di una regione Italiana (Trentino Alto Adige e Lombardia), ma che ha il suo centro produttivo mondiale nelle province di Trento e Bolzano e che rappresenta, per molti aspetti, quasi un unicum nel panorama mondiale. II porfido atesino, in uso da tempo immemorabile, insieme a quello egiziano, per alcune insuperate caratteristiche meccaniche, e la cui colorazione varia dal rosso fegato al giallastro-marrone-bruno, dovrebbe essere inserito nella categoria dei graniti per le modalità di lavorazione; esso è tuttavia incluso merceologicamente tra le pietre sia per le modalità di escavazione sia per le prevalenti applicazioni con elementi grezzi e rustici. Centri di produzione così elevata come quello atesino sono assenti in altre parti del mondo; sono tuttavia da citare il porfido della Val Camonica, sempre in Italia, caratterizzato dalla disponibilità di grossi blocchi e, in ambito internazionale, i porfidi in Argentina. Perù, Iran, Messico, Ucraina. Altro esponente vulcanico tra le pietre è la Trachite Euganea, materiale commercializzato nelle varietà gialla, grigia e giallo-venata proveniente dei Colli Euganei, in Veneto, Italia. Sempre in Italia, provengono dalla Liguria la Pietra di Finale e l’Ardesia (o Lavagna); la prima è un calcare riccamente fossilifero e pulverulento, estratto nella provincia di Savona, e commercializzato nelle tre varietà Bianco Doria, Rosso di Verezzi e Mascia. La seconda è un argilloscisto a pasta finissima, particolarmente ricercato ed apprezzato per un connubio di 24 Sandstone: roccia sedimenataria clastica (non calcarea come il limestone) con componenti, essenzialmente frammenti granulari di minerali e detriti, con dimensione compresa tra 1/16 mm a 2 mm. In base alla loro genesi, struttura e composizione si possono distinguere molte diverse varietà. (Fonte: PIERO PRIMAVORI, “Lessico del settore lapideo”, Giorgio Zusi Editore,Verona, prima edizione ottobre 2004, pag. 324). 212 IL COMMERCIO DI PIETRE NATURALI proprietà estetico-meccaniche che ne hanno fatto un materiale di largo impiego in tutto il mondo. Estratta nelle valli Fontanabuona (Genova) ed Argentina (Imperia), l’ardesia ligure vanta infatti una divisibilità naturale anche in spessori sottilissimi, colorazioni particolarmente gradite, come il grigioplumbeo ed il nero ed una compattezza insolita per questo tipo di rocce. Le ardesie ed i materiali ad esse assimilabili costituiscono una sub-categoria di lapidei un po’ particolare che, pur facendo sostanzialmente capo al grande gruppo delle pietre, alimenta circuiti commerciali abbastanza autonomi, come quelli degli elementi per coperture (per es. i tetti), e talora poco noti (es.: i piani di biliardo, lavagne), impieghi per i quali le rocce più idonee sono appunto quelle a marcata suddivisibilità naturale. In Toscana, in provincia di Lucca, viene prodotta la Pietra del Cardoso un materiale di quelli decisamente rinomati, sia per le sue caratteristiche d’insieme molto buone, sia per la sua unicità tipologica. Sempre dalla Toscana, e non solo, provengono numerose sandstones; tra le più diffuse sono da ricordare la Pietraforte, estratta nelle province di Firenze e, subordinatamente, Perugia, la Pietra Serena estratta nelle province di Firenze ed Arezzo e la Pietra Dorata (Grosseto), caratteristica per le sue venature irregolari a tinte color ruggine. Da citare infine, tra i materiali di origine vulcanica, i Peperini laziali commercializzati nelle due principali varietà rosa e grigia, ed il Basalto dell’Etna. 213 CAPITOLO 7 7.2 Campi d’impiego dei materiali lapidei Un tempo il marmo e, in misura minore a causa della durezza, il granito, non venivano utilizzati in modo esteso, in quanto gli elevati costi legati sia all’attività estrattiva che alla trasformazione e posa in opera, li destinava ad opere eccelse, rendendo tali materiali pregiati e di lusso.25 Oggigiorno i materiali lapidei continuano a mantenere queste caratteristiche di pregio, ma grazie ai costi più contenuti hanno un impiego molto diffuso. In questa parte andrò ad illustrare sinteticamente i campi d’impiego del lapideo e la rilevanza che ognuno di essi ha nel contesto generale. I principali campi d’impiego della pietra naturale possono essere ricondotti ai seguenti: • edilizia, • arte sacra e funeraria, • arredo urbano, • restauro, • artigianato e design, • opere d’arte, • altre applicazioni, • sottoprodotti (granulati, polveri). – Edilizia: rappresenta di gran lunga il campo di applicazione più consistente dei lapidei ornamentali, di cui assorbe circa il 70%-75% 25 Spesso questa etichettatura “di lusso” ha fatto sì che si siano usati nelle costruzioni materiali alternativi al marmo senza considerare il fatto che la pietra naturale, in quanto tale, ha una durata nettamente superiore a qualsiasi materiale da posa creato dall’ uomo; “a diecimila anni di distanza dall’impiego della pietra nelle mura di Gerico, o dalla costruzione del prestigioso altare in onice di cui si parla nel Libro dell’ Esodo, sarebbe il caso che in campo lapideo si guardasse alla realtà dell’oggi ed alla prospettiva del domani”, prendendo spunto “dalla tecnica ed economia, ma prima ancora, dalla cultura, tradizione e dall’ ethos.” (Fonte: INTERNATIONAL STONE MAGAZINE, Il Giornale del Marmo, “Mondializzazione del marmo”, n.256 luglio-agosto 2005, pag.41). 214 IL COMMERCIO DI PIETRE NATURALI dell’intera produzione mondiale. Per le molteplici opere di edilizia industriale, commerciale, residenziale (civile), religiosa, etc., la pietra naturale si propone per soddisfare le esigenze di utilità, di bellezza, di funzionalità e di distinzione formale che da sempre contraddistinguono molte realizzazioni edili. La gamma di impieghi è vastissima: pavimenti, rivestimenti, coperture, gradini, unitamente ad elementi costruttivi più strettamente architettonici come mensole, cornici, listelli, balaustre; tutti questi costituiscono componenti ordinari di hotel, scuole, aeroporti, centri commerciali, chiese, stazioni, complessi turistici, ospedali, banche, etc. Altrettanto vasto è il ventaglio dei materiali che possono essere impiegati, che coprono tutto l’insieme di marmi, graniti e pietre disponibili sul mercato. Il comparto edile, fatti salvi alcuni momenti di congiuntura sfavorevole, è stato sostanzialmente in crescita fino il 2006 o 2007 in certe zone; ai paesi tradizionalmente consumatori,26 nei quali è possibile osservare quanto sia planetaria la scala di diffusione della pietra, si affiancano, infatti, altri paesi che, per recente sviluppo o ricostruzioni post belliche, hanno incrementato consistentemente il consumo di marmo e granito nella loro attività edilizia. Le applicazioni maggiori vanno ascritte ai pavimenti ed ai rivestimenti esterni ed interni; qui il limite è costituito solo dalla fantasia del progettista, il quale può adottare infinite soluzioni, con utilizzo di materiali diversi, proponendo ora l’uso di lastre grandi, ora di marmette, ora di piccoli formati, fino alla creazione di 26 Stati Uniti in primis, “ il movimento d’ importazione costituisce lo specchio più significativo di una domanda in rapida crescita in cui la produzione interna, per quanto significativa, è insufficiente a coprire il fabbisogno del mercato statunitense; (…) l’attività edilizia continua ad essere sorretta da un coefficiente di sviluppo sostanzialmente quintuplo di quello europeo, ed il prodotto lapideo è oggetto di una vera e propria scoperta nell’ambito della progettazione più qualificata”. (Fonte: INTERNATIONAL STONE MAGAZINE, Il Giornale del Marmo, “La forza della domanda negli U.S.A.”, n.257 settembre-ottobre 2005, pp.32-35). Nell’ultimo anno però si è assistito ad un forte calo dell’ edilizia americana, soprattutto per le nuove costruzioni mentre tengono le ristrutturazioni e soprattutto l’arredo abitativo in pietra (piani cucina in primis, scale,….). Al calo del settore edile si è accompagnato il calo delle importazioni americane di marmo e granito dall’Italia svantaggiate ulteriormente da prezzi più elevati rispetto i diretti concorrenti ed un tasso di cambio Euro/US dollar a sfavore dell’ export italiano. 215 CAPITOLO 7 sofisticati e raffinati disegni, combinazioni di grandissimo valore espressivo e decorativo, o scelte particolari come i pavimenti alla palladiana o seminati alla veneziana. 27 Le tipologie di manufatti di cui l’edilizia fa grande uso sono sia quelle seriali e ripetitive (marmette, marmettoni, soglie, davanzali), sia quelle un pò più specifiche (mensole, cornici, elementi architettonici) ma sempre nell’ambito delle lavorazioni ordinarie, con predominanza dei formati quadrati/rettangolari sulle superfici curve e con limitati interventi sulle coste. In materia di pavimentazioni, il granito si distingue in tutte quelle applicazioni industriali e commerciali ove esigenze di durevolezza, di traffico e di uniformità d’aspetto ne rendono necessaria la scelta; il marmo svolge ancora un ruolo prioritario nelle applicazioni interne, laddove il pregio decorativo assume la massima rilevanza. Le finiture sono perlopiù rustiche o solo levigate per esterni, lucide per interni, mentre infiniti sono i formati, le tipologie dei giunti e le combinazioni dei diversi materiali. In materia di rivestimenti si assiste ad una maggior selezione dei materiali disponibili e ad una minor varietà di composizioni: mentre le applicazioni esterne devono affrontare il fattore climatico, l’importanza del tipo di ancoraggio ed il fattore durevolezza del materiale, tutti elementi questi che avvantaggiano il granito, quelle interne possono giovarsi maggiormente delle peculiarità dei marmi (cromatismi, venature, disegno delle brecce, bizzarrie nell’aspetto di insieme, etc.), ai quali va spesso la preferenza. Prevalgono in esterni le finiture lucide ma sono in ogni caso molto frequenti il fiammato ed il sabbiato per il granito, il bocciardato per il marmo, perlopiù applicato sulle tonalità classiche (bianchi, grigi). Nelle applicazioni interne domina il lucido, a valorizzare colori e motivi ornamentali. 27 “Contemporary Stone & Tile Design”, BNP Publication, volume 13 2007, www.cstdmag.com - “Interni”, il magazine del design, n.40 e 41 2007, edizioni Panorama. – “Mobili e arredamento per interni”, software professionale per l’arredamento e progettazione di interni, www.palettecad.it. 216 IL COMMERCIO DI PIETRE NATURALI - Arte sacra e funeraria: in funzione di quelle che sono le caratteristiche socio-culturali, le tradizioni religiose ed il culto che le diverse popolazioni hanno per i defunti, questo comparto costituisce da sempre un sicuro campo di applicazione per i lapidei. 28 Per tradizione storica universale la pietra naturale rappresenta, infatti, l’unico mezzo espressivo in grado di coniugare soddisfacentemente eternità, simbolismo e dignità. L’arte funeraria è un campo di applicazione caratterizzato da una rimarchevole continuità, dettata da ovvi motivi, e che rende conto di circa il 15% del mercato internazionale; le richieste sono orientate verso semi– lavorati specifici come gli spessori e i masselli, da cui estrarre una tipologia molto vasta di realizzazioni, talora molto scarne e semplici, talora veramente complesse. Si tratta di tombe complete, lapidi, cappelle, cippi funerari, stele, edicole, fino all’erezione di grandi sepolcri ed importanti momenti di commemorazione. I manufatti per l’arte funeraria richiedono spesso un allestimento particolare delle segherie-laboratori e fruiscono grandemente delle nuove tecnologie di taglio e sagomatura, grazie alle quali vengono confezionati prodotti su richiesta, unici, elaborati, ai quali, ordinariamente, si accompagnano scritte, targhe, incisioni, etc. Preferiti sono i materiali di pregio, come i graniti venati, i graniti uniformi di tonalità scure, cui si affiancano i materiali classici come i marmi bianchi, i travertini. La lucidatura è il trattamento preferito anche se il campo si presta magnificamente ad ogni tipo di combinazioni; particolarmente usata è la sabbiatura con successiva verniciatura nelle scritte che accompagnano le lapidi. 28 La Cina, ad esempio, è entrata ed ha invaso il mercato tedesco a scapito dei due principali fornitori Italia e Spagna, entrando inizialmente nel segmento della funeraria. 217 CAPITOLO 7 - Arredo urbano:29 con questo termine si intende l’insieme degli elementi e delle strutture che fanno uso della pietra naturale per la gestione di aree urbane funzionali, dei luoghi di interscambio e di fruizione collettiva. Nell’arredo urbano, nato storicamente come esigenza di delimitare gli spazi, (sagrati di chiese, piazze, lastricature di strade) si annoverano realizzazioni facenti capo alle diverse concezioni urbanistiche dei vari paesi e volte localmente ad esaltare le differenze sia di natura storica sia culturale. Particolare valenza ha assunto, soprattutto per le possibilità creative che offre, l’arredo urbano di centri commerciali, quartieri residenziali e centri culturali ove la pietra naturale può essere inserita per molteplici usi e con grande varietà di soluzioni: complessi architettonici decorativi, gallerie, gradinate, fioriere, marciapiedi, fontane, colonne, monumenti, elementi di base per la segnaletica stradale, panchine fino alla riproposizione di antichi ciottolati e lastricature stradali. Sono queste solo alcune delle soluzioni dove si cerca di fondere il senso del decoro cittadino con le possibilità espressive del lapideo che qui trova veramente una grande gamma di destinazioni, per le quali, tutte le categorie – marmi, graniti e pietre – si prestano egregiamente. I prodotti sono i più svariati: ciottoli, cordoni e cubetti sono di vasto impiego per le pavimentazioni esterne, per i marciapiedi, per le piazze, per le strette vie di centri storici; gallerie e centri commerciali si avvalgono spesso di graniti, marmi e limestones, applicati in molteplici combinazioni di formati e finiture. Molto frequenti i trattamenti bocciardati, fiammati e sabbiati negli usi esterni per evitare di scivolare. È questo il campo di applicazione che valorizza moltissimo le pietre locali, la cui distribuzione spesso si limita ad un contesto regionale, se non provinciale, e non conoscono concorrenti (specie tra quelli di provenienza industriale) grazie le loro capacità da fungere da collegamento tra l’ambiente naturale e il mondo costruttivo. 29 Fonte e per ulteriori dettagli: “Urban Design-Arredo Urbano: Waterfront”, n.18 febbraio 2008, Editrice Habitat s.r.l., Milano e “Urban Design-Arredo Urbano: Verso la post architettura”, n.20 settembre 2008, Editrice Habitat s.r.l., Milano. 218 IL COMMERCIO DI PIETRE NATURALI - Restauro:30 indica tutte le forme di recupero di patrimoni edilizi esistenti, deteriorati, degradati dal tempo e dalle aggressioni atmosferiche. Il degrado di opere in pietra naturale è un fenomeno molto diffuso (solubilizzazioni, “cottura”, formazione di croste e patine, distacchi, esfoliazione, etc.) che ha raggiunto livelli diversi di importanza e che annovera tra le sue cause non solamente la senescenza cui i materiali naturali vanno soggetti, ma anche le conseguenze di scelte tecniche inappropriate, progettazioni errate, sistemi di fissaggio e posa in opera inadeguati.31 È importante rilevare la differenza esistente tra il restauro di pietre antiche e quello di piene moderne. Nel primo caso il restauro interessa solitamente il consolidamento, il ripristino ovvero la sostituzione di manufatti di opere edilizie costruite con pietre antiche (secoli) e, non di rado, impiegate con funzione strutturale. Assumono qui grande importanza la reperibilità di dette pietre antiche e, quindi, l’esistenza di cave ancora in esercizio, così come, quando i materiali originari sono del tutto irreperibili, la loro eventuale sostituibilità con materiali analoghi. Nel secondo caso trattasi di degrado impostato su lapidei ornamentali di recente applicazione (negli ultimi 30 anni) ed impiegati per lo più con funzione di rivestimento (lastre, coperture); differenti sono allora le problematiche e le tipologie di intervento. Per quanto concerne l’entità degli interventi si va dal modesto ripristino di piccole opere o aree, al recupero di intere porzioni urbane, nuclei medioevali e zone storiche. Le diverse casistiche pongono problemi di diagnostica (analisi fisiche, chimiche, petrografiche) sulle cause del degrado, di scelta dei sistemi di pulitura, protezione, consolidamento e conservazione, di reperimento dei materiali di sostituzione, e di controllo delle operazioni. 30 Fonte e per maggiori dettagli: Rivista “Come Ristrutturare la Casa”, Faenza Editrice, Faenza, www.faenza.com, n. 2-6 2005, n. 1-4-5-6 2006, n. 4 2007. 31 Fonte e per maggiori dettagli: “Materiali e manufatti, sistemi di protezione, coperture”, in Casabella n. 770, rivista internazionale di architettura, numero 10/2008 – “In costruzione”, in Casabella n. 765, rivista internazionale di architettura, numero 4/2008 – “Materiali e manufatti, sistemi di protezione, coperture involucri”, in Casabella n. 759, rivista internazionale di architettura, numero 10/2007. 219 CAPITOLO 7 Si intuisce come, laddove esiste un patrimonio edilizio costituito da lapidei di ogni sorta e genere (ad esempio in Italia), ci si trovi spesso di fronte a problematiche ogni volta diverse, così come appare chiaro quanto sia importante poter contare ancora sulla reperibilità e disponibilità di un materiale lapideo impiegato 700 anni fa ovvero di un analogo per caratteristiche e cromatismo. Per quanto concerne i materiali, quanto detto fa capire come la gamma sia, in questo caso, non solo estesa, ma anche allargata alla possibilità di riutilizzare materiali non più in produzione da tempo e insistentemente richiesti per il ripristino di antiche strutture. I già citati cordoli, cubetti, sanpietrini, etc., per molti centri storici, piazze e pavimentazioni esterne, vedono l’uso di graniti e porfidi al primo posto; nei climi meno ostili molte pavimentazioni a cubetti sono realizzate usando anche marmi teneri. Ristrutturazioni, anche di vasta portata, implicano sempre, per quanto possibile, l’uso dei materiali originari, in molti casi, tra l’altro, ancora disponibili. Esempi italiani di materiali largamente impiegati in passato ed ancora disponibili, e di grande domanda per operazioni di restauro, sono la Pietra Serena in Toscana, la Trachite Euganea nel Veneto, la Pietra di Luserna nel Piemonte, il Porfido nel Trentino-Alto Adige, e numerosissime pietre con le quali sono stati realizzati interi paesi e città (es.: Pietra di Lecce; Pietra di Trani, Pietra di Cogne, Pietra di Funil, Pietra Dorata, Peperino, granito dell'Isola d'Elba, basalto dell’Etna, Pietra della Lessinia di Verona etc.) Il restauro rappresenta in alcuni paesi un comparto in forte espansione che, non di rado, consente al settore lapideo di approdare a consistenti risultati economici, quando, addirittura, non ne costituisce il trainante principale. Con il termine “artigianato e design” si intende il mercato dei cosiddetti complementi di arredo, dell’oggettistica di lusso e delle produzioni personalizzate. Sotto la voce “complementi di arredo”, un termine relativamente recente, viene designata una produzione di prevalente collocazione in ambienti interni a scopo sia funzionale sia di arredo sensu 220 IL COMMERCIO DI PIETRE NATURALI strictu; ne fanno parte i piani per cucina, i tavoli, le greche, i caminetti,32 i bagni e/o parti di essi, etc. È questo un campo di applicazione che, localmente, ha contribuito a diffondere la conoscenza e l’uso della pietra naturale, oltre ad avere ridimensionato il concetto che vedeva il materiale lapideo come un elemento di arredo esclusivamente di pregio e/o di lusso. Ed è proprio nell’artigianato che talvolta è possibile osservare delle realizzazioni assolutamente uniche e di pregio elevatissimo, come alcuni tavoli intarsiati. La tipologia degli arredi proposti ricade su lavorazioni speciali e, proprio grazie alle moderne tecnologie, è oggi possibile riprodurre qualsiasi forma, realizzare oggetti in pietra naturale, prima assolutamente inesistenti, e soddisfare ogni tipo di richiesta: è il regno delle superfici curve, dei profili particolari, delle sagome a richiesta del cliente, delle combinazioni inusuali. Il particolare tipo di produzione e, talora, di clientela, induce ad usare materiali insoliti ma molto richiesti, vuoi perché fortemente colorati o con disegni particolarmente “impegnativi”, vuoi per gli accostamenti tra loro proposti. La cosiddetta oggettistica comprende invece tutte quelle realizzazioni, non sempre a carattere artigianale, che includono sia oggetti per uso quotidiano (posacenere, orologi) sia oggetti unici con design di classe (tavolini, lampade, vassoi, piatti, etc.), sia oggetti normalmente decorativi come vasi, calici, targhe, piatti, soprammobili, scacchiere, etc. A queste tipologie di oggetti si riferisce la terminologia inglese ornamental stones, che risulta quindi di accezione assai ristretta nell’intero comparto lapideo. – Opere d’arte, oggettistica, arredo abitativo: l’uomo ci ha tramandato con le opere d’arte gli splendori e le vestigia di tutte le civiltà passate, immortalate in fregi, sculture, monumenti e quant’altro la storia ci ha consegnato. La scultura e l’architettura sono i campi che più hanno 32 “Fireplaces, Hardscape Awards”, nella rivista AS&LD, Architectural Stone Landscape Design, pag. 11-1218-20-22-25-26, n.2 summer 2008, A Western Business Media Publication, Orinda, Canada. 221 CAPITOLO 7 resistito al tempo; la prima ha contribuito allo sviluppo di tutti quei laboratori che ancora oggi, non senza difficoltà, operano per proporre, anche in chiave moderna, una produzione scultorea d’élite, molto qualificata ed in grado di soddisfare la clientela più esigente. Sono richiesti busti, mezzibusti, statue commemorative di famiglia, riproduzioni di opere d’arte famose, motivi personalizzati. La seconda fa bella mostra di sé pressoché ovunque, con opere talora immense, sia come dimensioni che come impiego di materiali diversi, spesso riproponendo la pietra naturale nella sua originaria funzione strutturale.33 I prodotti che ad essa fanno capo ricadono in ognuno dei campi di applicazione menzionati, dall’edilizia all’arredo urbano, al restauro, con manufatti che sono già stati descritti. Si vuole ricordare ancora, in caso di impieghi strutturali, l’esigenza di forniture di qualità particolarmente elevata per le quali è spesso necessario fare richieste s p e c i f i c h e n e l l e c a v e (colonne, pilastri, grandi architravi...). Da ricordare, nel campo delle opere d’arte, anche l’arte musiva che, impiegando frammenti di roccia, in dimensioni molto piccole, per le tessere dei mosaici, si approvvigiona integralmente dalle risorse lapidee per continuare a proporre una delle forme più peculiari di comunicazione visiva nell’arte. Il mosaico oggi è quasi obsoleto nelle pavimentazioni o comunque poco proposto, mentre si trovano esempi più numerosi nelle decorazioni delle pareti. L’uso dei lapidei nell’oggettistica e nell’arredo abitativo si riferisce perlopiù a statue, vasi, fioriere, soprammobili, caminetti, lampade, tavoli, piani di cottura, elementi per l’arredo dei bagni, ecc.. La gamma di materiali di cui si fa uso nelle opere d’arte è in stretta relazione al tipo di opere ed alla loro collocazione, soprattutto se pubbliche: quando si tratta di scultura, sono preferiti marmi finemente cristallini, travertini, subordinatamente graniti, limestones e sandstones. Le colorazioni sono quelle classiche: bianco, grigio, marrone–beige. 33 Articolo “Marmomacc, La pietra sposa l’architettura”, in Azmarmi n.208, settembre 2005, pp.12. 222 IL COMMERCIO DI PIETRE NATURALI Nell’architettura strutturale la gamma di materiali, in ambiti internazionali, è analoga, ma con requisiti meno rigidi; le grane dei marmi possono anche essere un pò più grossolane, i limestones sono molto presenti, le sandstones sono notevolmente più rappresentate, ed entrano in gioco anche le slates.34 Quando allarghiamo il termine architettura principale alla funzione odierna del lapideo, quella decorativa, incontriamo nei rivestimenti degli edifici la vasta gamma di cui si è già parlato nella parte dell’edilizia. – Altre applicazioni: ricadono sotto questa voce prodotti e manufatti talora analoghi per forma e dimensioni a quelli di prevalente uso edilizio, ma con destinazioni d’uso specifiche; alcuni di essi costituiscono, tra l’altro, i nuovi orizzonti per la pietra naturale, alla ricerca di sempre nuove applicazioni. Tra gli usi delle pietre naturali che la consuetudine definisce come “meno nobili” si possono ricordare le ordinarie murature, come i muri di contenimento o di recinzione, i paramenti, le opere idrauliche come le scogliere, gli argini ed i letti di fiumi e le briglie, dove il lapideo talvolta sostiene (funzione strutturale), talvolta riveste (copertura) le strutture. Sono impiegati, in questo caso, blocchi e blocchetti grezzi di tutti i tipi, bugnati, tranciati a faccia-vista, pietrame. Tra le applicazioni recenti invece, si possono ricordare gli “anticati”, elementi lapidei artificialmente “usurati” allo scopo di assumere un aspetto antico che simuli un già lungo esercizio. L’anticato è proposto soprattutto nella forma di piccoli tasselli rettangolari, quadrati, triangolari che, variamente combinati tra loro, trovano largo impiego in realizzazioni quasi sempre di una certa eleganza: pavimenti, rivestimenti, greche, cornici decorative, listelli, etc. Inutile ricordare che queste tipologie, soprattutto nei piccoli 34 Slate: very low level metamorphic rock (clayschist), schist-like, with fine or ultrafine grain, often combining excellent compactness and splittability, cleavability into thin and very regular slabs, especially immediately after quarrying. Also clay-schist. (Fonte: PRIMAVORI P., “Il Primavori: lessico del settore lapideo”, Giorgio Zusi Editore, 2004, pag. 329). 223 CAPITOLO 7 formati, fanno uso degli scarti di altre lavorazioni, incontrando così meno limiti alla disponibilità di prodotto. Un’altra applicazione sfrutta tramite alcuni marmi a tenue cromatismo (marmi bianchi, giallini, rosati) la traslucenza ottenibile con elementi a spessore sottile (da 1,5 cm fino a 0,7 cm); il fenomeno, assicura, sia per trasmissione di luce naturale che artificiale, risultati in opera di indubbio interesse e valore estetico. Data la tipologia del prodotto, i materiali che possono soddisfare questa categoria sono relativamente pochi e devono possedere ottime qualità meccaniche, dato che la traslucenza decade rapidamente all’aumentare dello spessore degli elementi. Sono preferibili i marmi cristallini bianchi, biancastri o a colorazione tenue (giallini, rosa), gli onici molto compatti, e, nel caso di piccole realizzazioni, gli alabastri. Infine, grazie proprio all’ottenimento di spessori sottili, si schiudono nuovi campi di applicazione che hanno come priorità il contenimento del peso e che, contemporaneamente, possono sfruttare il valore estetico di cui la pietra naturale è capace. Ne sono tipici esempi i rivestimenti interni di ascensori, le coperture sottili per tavoli e contorni di specchi, i rivestimenti e gli arredi interni di navi e yacht.35 Anche in questo caso la gamma di materiali adatta a questo tipo d’impiego non è molto grande, poiché sono richieste caratteristiche tecniche di assoluta eccellenza; privilegiati i graniti, seguiti dai marmi cristallini a grana molto fine. – Sottoprodotti (granulati, polveri): per completezza è utile poi accennare a tutti quei sottoprodotti la cui industria è alimentata dagli scarti dell’estrazione e della lavorazione delle pietre naturali. Con una sempre maggiore sensibilizzazione sui problemi ambientali, il riciclo ed il riutilizzo degli scarti di produzione è diventato un problema di primaria importanza. Cave ed 35 Si rammenta che nelle navi ogni chilogrammo in più sopra la linea di galleggiamento deve essere compensato da 3 kg al di sotto di detta linea. (Fonte: Primavori Pietro, “Pianeta Pietra”, Giorgio Zusi Editore, 1° ediz. Maggio 1999,pag.305). 224 IL COMMERCIO DI PIETRE NATURALI impianti producono ingenti quantità di scarti (pezzi di blocchi, pezzi di lastre, sfridi e fanghi di lavorazione) la cui rielaborazione ed impiego sono stati resi possibili, soprattutto negli ultimi anni, grazie ad una migliorata economicità dei processi per una loro conversione. IL sottoprodotto lapideo trova numerose applicazioni: sotto forma di polvere, anche micronizzata, o come granulato, il marmo è impiegato nelle industrie della carta, plastica, gomma, vernici, intonaci, vetro, ceramica, calcestruzzo, mangimi, concimi, cemento. – i fanghi di lavorazione mediante trattamento con specifici prodotti di sintesi, si convertono in aggregati cementizi artificiali che possono essere impiegati nel recupero di aree dismesse, riempimenti di cave abbandonate, mattoni ed altri prodotti edilizi. Gli aspetti economici però non sono per il momento incoraggianti. Sotto forma di granulato, di pezzature varie, marmo e granito trovano applicazione per la confezione di mattonelle (terrazzo), e per la realizzazione di agglomerati in marmo-resina e marmo-cemento, con i quali si possono ricostruire tanto lastre che blocchi di dimensione analoga a quelli delle rocce naturali. Da non dimenticare la realizzazione di pavimenti di grande valore artistico (es: seminati alla veneziana) che fanno uso di frammenti di marmo di varie dimensioni. Da sempre i materiali inerti ed informi, soprattutto di cava, sono riutilizzati per la costruzione di dighe foranee e moli dei porti e dighe di fronte le spiagge per proteggerle. 225 CAPITOLO 7 Qui di seguito riporto una tabella statistica con alcuni dati relativi all’impiego dei materiali lapidei: Tabella n.56: tipologie di impiego dei lapidei, sfridi36 da lavoro e segagione IMPIEGHI NETTI TIPOLOGIE % SFRIDI SFRIDI LAVORO SEGAGIONE Tonn. Tonn. X X 000 RESA % Mq. Eq. Tonn. % X 000 X 000 Pavimenti 111 5,940 34,4 2,380 1,670 59 Rivestimenti 65 3,510 20,3 1,400 0,980 59 Scale e altri 20 1,080 6,3 0,430 0,300 59 Lavori 30 1,620 9,4 0,320 0,200 75 15 0,810 4,7 0,330 0,230 59 15 0,810 4,7 0,490 0,260 52 10 0,540 3,1 0,330 0,180 52 Funeraria 50 2,7 15,6 1,350 0,810 55 Altri 5 0,27 1,6 0,190 0,140 45 320 17,280 100,0 4,770 59% esterni strutturali Rivestimenti interni Manufatti vari Lavori speciali impieghi Totale Fonte: www.immcarrara.it Si deve osservare come i materiali lapidei siano soprattutto usati per la pavimentazione interna in primis e nei rivestimenti esterni; seguono le scale. Importanti sono i dati sugli “sfridi di lavoro” e “sfridi di segagione” che incidono sulla resa finale in metri quadrati o cubi ottenibili dai blocchi. Per le tre tipologie di consumo appena menzionate la resa è del 59%, ciò significa che si perde ben il 41% del materiale che si ha dal blocco tagliato in cava. La 36 Sfrido: il materiale di scarto delle lavorazioni nelle varie operazioni di trasformazione. (Fonte: PRIMAVORI P., “Il Primavori: lessico del settore lapideo”, Giorgio Zusi Editore, 2004, pag.104). 226 IL COMMERCIO DI PIETRE NATURALI resa sale al 75% per i lavori strutturali poiché vengono tagliati spessori maggiori che vanno dai 10 cm ai 50 cm in media. Se si considera, infatti, un blocco tagliato per fare pavimenti con una tagliablocchi con una sessantina di lame si deve considerare che lo spessore della lama è di almeno 1 cm e che quindi si perde il relativo materiale durante il taglio. Anche le due lastre laterali vengono spesso perse poiché non rispettano lo spessore desiderato. Il blocco inoltre prima del taglio (così come le lastre dopo) necessita di essere sagomato tagliando protuberanze in eccesso o irregolarità varie. 7.3 Il mercato domestico: il distretto di Verona sorretto dall’espansione dell’edilizia Veneta ed italiana fino al 2007 7.3.1 Costruzioni37 in sintesi Il mercato italiano è uno dei massimi consumatori di prodotto lapideo. E’ opportuno analizzare l’andamento del settore immobiliare italiano in quanto naturale mercato di sbocco dei materiali lapidei il cui sviluppo congiunturale è naturalmente collegato all’industria delle costruzioni.38 Il consumo di marmi dipende fortemente dalla domanda proveniente dal settore dell’edilizia che, nell’arco degli ultimi cinquant’anni, si è evoluta seguendo modalità diverse: dall’obiettivo nel dopoguerra di ricostruire per 37 L’appendice statistica di tutta la parte sul settore delle costruzioni in Italia e Veneto è consultabile nel sito internet Unioncamere del Veneto, www.unioncameredelveneto.it 38 Già negli anni ’70 si è affrontato il problema del legame esistente tra settore edilizio e quello lapideo. Negl’ Atti del Convegno Nazionale del 1977, svoltosi a Roma è riportato quanto segue: “La crisi edilizia e le difficoltà di ripresa dell’ edilizia pubblica sovvenzionata e convenzionata, nonostante lo stanziamento di 6.300 miliardi di lire predisposto nel 1975 e nei primi mesi del 1976, hanno comportato riflessi negativi anche sull’attività di settori collaterali tra i quali il nostro dove si è assistito, (…), ad una persistenza delle lievitazioni dei costi, cui non sempre hanno corrisposto adeguati aumenti nei prezzi, delle difficoltà creditizie e delle carenze legislative (…); è necessario più che mai ridare vitalità al comparto dell’ edilizia residenziale e pubblica.(…) La ripresa dell’ attività edilizia e privata si pone quindi come volano per il settore marmifero, che si rivolge a questi due mercati di sbocco con la propria produzione pienamente competitiva e qualitativamente valida.” (di BORELLO G., Presidente del Convegno, “Atti del Convegno Nazionale”, Roma, 1977). 227 CAPITOLO 7 soddisfare i bisogni essenziali, nell’ultimo trentennio il mercato edilizio si è modificato e la domanda di abitazioni è diventata più elastica e sensibile alla qualità e ricercatezza dei materiali usati e finiture costruttive. In primo luogo, a fronte di una crescita edilizia registrata nelle piccole città, i centri urbani più grandi hanno subito un generale ristagno.39 Il mercato quindi presenta una domanda aggregata disomogenea e spiegabile in parte con il fatto che, a prescindere dai ceti sociali considerati, il concetto stesso di abitazione si è nel tempo evoluto; ovvero la casa non è più solamente percepita come necessaria per soddisfare un bisogno soltanto essenziale perché, accanto all’esigenza di abitare, coesistono altri fattori considerati fondamentali in termini di qualità del vivere. La situazione attuale è diversa rispetto a quella del secondo dopoguerra e a quella degli anni ’70: da un lato si è assistito ad un progressivo aumento della produzione e dei consumi, mentre dall’altro i cosiddetti “grandi lavori” hanno registrato una perdita di peso nell’ambito dell’espansione della domanda, ma sarà importante tenere sotto controllo i nuovi interventi riguardanti le “grandi opere” che il governo ed i singoli comuni hanno deciso di intraprendere; grandi opere in cui la pietra naturale ha grandissime possibilità di utilizzo. La domanda appare sempre più “personalizzata” e rivolta alla ricerca di specifici prodotti in senso qualitativo: in questo senso la costruzione di grandi opere realizzate con uso di marmi e graniti ha svolto una funzione promozionale per il prodotto. Vale a dire che il mercato ha subito un processo di maturazione che si è tradotto in un aumento delle possibili applicazioni progettuali della pietra cui si aggiunge, soprattutto nei mercati maturi, la ricerca della qualità, richiesta soprattutto nell’edilizia privata che è il segmento trainante della domanda di pietra naturale nel settore delle costruzioni. Nonostante il sensibile calo registrato negli investimenti edilizi nei primi anni ’90, l’Italia ed in generale i paesi europei costituiscono aree tradizionali di 39 La I legge urbanistica del 1942, la legge urbanistica n. 10 del 1977 e i piani regolatori sono stati applicati in maniera disorganica e non sempre aderente al testo di legge limitando in molti casi e si può dire oltremodo le costruzioni e ristrutturazioni nelle grandi città. 228 IL COMMERCIO DI PIETRE NATURALI consumo dei prodotti lapidei (consumo contraddistinto da una ricerca, in ambito applicativo, sempre più approfondita).40 Secondo le analisi effettuate dai principali organismi che si occupano di statistica in generale o società ed associazioni di settore, quali ISTAT, NOMISMA, ANCE, dal 1998 il settore immobiliare è risultato costantemente in crescita e condizionato solo in misura marginale dal rallentamento generale dell’economia, tranne il brusco calo del valore nel “real estate e building” registrato nel 2008. I principali indicatori dell’andamento del mercato immobiliare hanno segnalato una crescita dei volumi come la riduzione dei tempi medi di vendita e la riduzione della forbice tra prezzo medio di domanda e quello d’offerta, ovvero lo sconto sul prezzo iniziale degli immobili si è attestato su valori minimi nell’ultimo decennio, mentre si verifica ora in molte aree, causa anche i vincoli di pagamento ed esposizioni finanziaria verso i terzi che attanagliano le imprese edili, il prezzo di vendita si è abbassato in media del 10-15% fino a accettare o vedersi costretti di coprire almeno i costi e scendere anche a valori del 30% in meno.41 Anni 2003, 2004, 2005: In base ai dati presenti dalla società Gambetti apparsi sul quotidiano “Il Sole 24 ore” nel mese di gennaio 2003, relativi al 2002, si è assistito ad un aumento medio annuo dei prezzi del settore residenziale del 6,3% per il 2001 e del 7,5% nel 2002, ad un’accelerazione del mercato delle seconde case come alternativa d’investimento e, sul fronte degli immobili d’impresa, ad un anno di rimonta rispetto alle performance del passato. 40 Fonte: Bradley F., “L’evoluzione del gusto nel mercato dei lapidei”, in Marmomacchine Directory, 1988-99, pagg. 168-189. 41 Fare edilizia abitativa non di lusso (quella di lusso costa in media all’ impresa 1400 euro al mq) costa dagli 800 ai 900 euro al mq, e nel mantovano ci sono imprenditori disposti a vendere a 1050 euro al mq oggi quando a febbraio 2008 riuscivano ancora a piazzare vendite a 1300-1400 euro al mq. (Fonte: propria esperienza sul settore). 229 CAPITOLO 7 La casa rappresenta infatti l’investimento migliore per il 60% delle famiglie e il più sicuro per l’80%.42 Nel 2002 la percentuale di acquirenti di una prima casa è salita del 7,2%, incremento precedentemente mai registrato e ha continuato anche la crescita della “seconda casa”, la più alta nell’ultimo quindicennio, a testimonianza del rilancio del segmento turistico. Lo sviluppo degli investimenti nel settore immobiliare ha tratto certamente vigore da alcune condizioni di fondo che si possono ricondurre principalmente • alla flessione dei rendimenti del mercato monetario e finanziario conseguente al perdurare della crisi della Borsa (ancora oggi l’investimento in case è più sicuro di quello in Borsa ma la pesante crisi finanziaria ha bruciato molta liquidità e disponibilità senza le quali è impossibile operare ed investire), • all’incertezza del quadro politico-economico internazionale che ha elevato la rischiosità degli investimenti alternativi, • alla riduzione dei tassi d’interesse che ha reso più facilmente accessibile il credito fondiario a medio e lungo termine (più difficile da ottenere nel 2007 a causa un elevato tasso Euribor e la richiesta di molte garanzie da parte delle banche), • ad alcune agevolazioni fiscali43 che hanno favorito la ripresa dei lavori di ristrutturazione di edifici preesistenti. Durante il 2004 e il 2005, il mercato nazionale italiano dei materiali lapidei ha ancora manifestato una buona vitalità, confermando il livello fondamentale che esso riveste nel nostro paese come nella gran parte dei paesi europei, che hanno un ruolo importante da produttori di settore: per Spagna, Francia, 42 Fonte: elaborazioni società Gambetti, per “Il Sole 24 ore”, gennaio 2003. Come l’Iva agevolata al 10%; questa agevolazione, voluta dall’ Unione Europea ha aiutato il settore delle costruzioni. “Diventa permanente il regime agevolatoche fissa al 10% l’aliquota Iva per le ristrutturazioni edilizie. Doveva scadere nel 2010. Lo prevede l’accordo raggiunto a Bruxelles dall’Ecofin. La Giunta Regionale del Veneto ha approvato un Ddl sull’edilizia che anticipa il piano del Governo: possibile ampliare le abitazioni di residenza del 20% rispetto alla cubatura esistente e del 35% se si abbatte il vecchio e si ricostruisce in maniera confore ai principi di ecoedilizia ed utilizzando fonti energetiche rinnovabili”. (Fonte: “Edilizia, Iva sempre al 10%. In Veneto via al piano casa”, Il Sole 24 Ore, mercoledì 11 marzo 2009, pagg. 1 e 15.). 43 230 IL COMMERCIO DI PIETRE NATURALI Grecia, per la stessa Germania, quello che è prodotto internamente conosce come prima collocazione il suo stesso mercato domestico. Per l’Italia in particolare, il 2004 è stato ancora nel segno di un ciclo espansivo dell’edilizia, trend di costante crescita e che è durato ormai da dodici anni, e ha cominciato a dare solo nel 2005 segni di stabilizzazione, e di chiusura della fase espansiva,44 per calare nel corso del 2007 e 2008. Restringendo il campo d’analisi, il Veneto ha dimostrato una fase espansiva sopra la media nazionale. La stabilizzazione del settore edilizio ed immobiliare italiano ha retto nel 2005 e ha continuato a reggere piuttosto bene anche nel primo semestre del 2006, ma certo il ciclo espansivo di lungo periodo del dopoguerra si è avviato alla sua fase di non crescita ulteriore. Il settore lapideo si è collocato bene all’interno di tale ciclo, e dalle indagini dell’IMM Carrara svolte direttamente presso le imprese lapidee di tutta Italia, esso è a più riprese emerso come area di primaria importanza e cura da parte delle aziende sia del nord come del centro e del sud. La circolazione dei materiali e dei prodotti sia finiti che semilavorati è ampia e conosce livelli di interscambi e relazioni tra produttori che hanno sinora probabilmente interferito con la possibilità delle imprese di crearsi una propria rete di vendita diretta sui mercati extra regionali di consumo: proprio la volontà di non disturbare la già esistente griglia di rapporti con la clientela periferica si è certamente sovrapposta alle difficoltà di rendersi autonomi in fase finale di vendita, portando ad un modello di integrazione di filiera basato sulla cooperazione con operatori locali, piuttosto che sulla presenza autonoma e vicina al consumo finale. Non sempre questo modello si è manifestato efficiente, o quanto meno il migliore possibile rispetto al mercato italiano e tuttavia è ancora il modello dominante per molte aziende e gruppi di produttori e spesso si ripropone in termini analoghi anche su mercati esteri.45 44 NAPOLI S., “Stone Sector 2004”, a cura di IMM Carrara, pag.15. Nel distretto veronese, infatti, la maggior parte delle piccole e medie imprese tende a non agire direttamente con il cliente; tra la fase di produzione e quella vendita, trova spazio un intermediario che può essere un’ impresa più grande del settore o un grossista che commercia prodotti finiti: se, da un 45 231 CAPITOLO 7 L’andamento del mercato interno, in ogni modo, è stato un vero punto fermo anche per il 2005 e inizio 2006, ed ha positivamente sostenuto l’andamento delle imprese nazionali, anche quando queste hanno operato da sub-fornitrici di materiale grezzo e semigrezzo, e la destinazione finale del prodotto era poi l’estero, in modalità più rifinita. Sono soprattutto le imprese del comprensorio veneto di Verona e Vicenza e di quello toscano di Carrara e Lucca ad operare direttamente con l’estero, coprendo assieme quasi i tre quarti in pratica delle esportazioni nazionali, ma i comprensori di produzione e trasformazione del resto d’Italia, oltre a coprire il rimanente 25% dell’export, producono e trasformano per il consumo nazionale andando a soddisfare sia la domanda locale sia quella di tutta la penisola. Mediamente, il mercato italiano dei materiali lapidei ha una disponibilità di base che supera i 12 milioni di tonnellate di grezzi, tra materiali importati e grezzi scavati in proprio, ai quali va sottratto il materiale esportato. Rimane quindi una quantità attorno ai 7 milioni di materiale grezzo a disposizione dei consumi interni46, mediamente, un volume che fa dell’Italia uno dei primi consumatori di materiale lapideo al mondo,47 solo recentemente superato da paesi di ben altre dimensioni, e di ben altri tassi di sviluppo economico complessivo, ed edilizio in particolare. Per quanto riguarda il Veneto si è assistito ad un sorpasso storico: le aziende che posano mattoni e intonaco hanno superato per numero e forza chi crea prodotti e macchinari e con questo ritmo l’edilizia è diventata la vera forza trainante dell’economia veneta a scapito dell’industria; una tendenza questa accentuatasi nel 2006. lato il commerciante garantisce per l’impresa un livello minimo di produzione, più o meno costante, dall’altro, causa una mancanza di sviluppo delle politiche di marketing all’interno dell’impresa e difficoltà ad interagire direttamente in mercati extra-distrettuali. 46 Fonte: MONTANI C., “Stone 2004”, schede paesi, Faenza Editrice s.p.a.). 47 con un consumo pro-capite, mq.X100 ab. = 101,1. (Fonte: MONTANI C., “Stone 2003”, Faenza Editrice s.p.a., 1998, pag.139). 232 IL COMMERCIO DI PIETRE NATURALI La stessa Unioncamere48 sottolinea che negli anni scorsi si è invertito il rapporto tra un manifatturiero tradizionale con problemi di debolezza e le costruzioni, la cui crescita è stata costante fino il 2005.49 Lo stesso scenario si ripropone tra le imprese di piccole dimensioni: nell’artigianato del Nordest lo sviluppo è in larga parte determinato dall’ottimo stato di salute dell’edilizia: le aziende del settore sono in costante aumento (in Veneto sono al 2004 poco meno di 150 mila), con il picco di Verona, la provincia dove il numero d’imprese artigiane è cresciuto di più. Anche l’edilizia industriale sta conquistando un posto al sole: nel settore in Veneto operano circa 180mila persone, 90mila dei quali dipendenti (sono circa 1,2 milioni a livello nazionale al 2004). I problemi economici si sono sentiti relativamente meno nella nostra regione e soprattutto nella provincia di Verona e ciò è stato confermato dallo stesso sindacato, impegnato nelle passate trattative per rinnovare i contratti. Nella nostra regione, e più in generale nel Triveneto, il comparto ha inanellato risultati in continua crescita da almeno una decina d’anni. Una buona notizia è venuta dall’Unione Europea, quando ha deciso di ridurre l’Iva sui lavori di ristrutturazione e manutenzione, consentendo all’Italia di ripristinare le facilitazioni e rilanciare gli investimenti. L’Iva agevolata al 10% ha lanciato la corsa all’apertura dei cantieri (30% di domanda in più sul 2004). Il settore ha chiesto ai politici di impegnarsi per ridurre l’Iva, favorendo così l’evolversi del trend positivo. Il mercato delle costruzioni in Veneto50 nel corso del fortunato triennio 2000-2002 è cresciuto in media del 6,6% ben oltre la media italiana. Nel 2004 il valore della produzione del settore ha superato i 18,5 miliardi di euro, pari ad investimenti di 15,7 miliardi al netto delle manutenzioni. Cosa si costruisce in Veneto? Il fatturato era diviso in modo omogeneo tra nuove costruzioni e 48 www.ven.cancom.it Fonte: MAURI L., “L’edilizia ha costruito un solido successo”, L’Arena, 26 marzo 2006. 50 Per ulteriori informazioni sul settore delle costruzioni e dei vari settori della provincia di Verona e del territorio della Valpolicella-valpantena-Lessinia, si veda “La Camera di Commercio incontra il territorio”, a cura del Servizio Studi e Ricerca della CCIAA di Verona, 25 giugno 2005. 49 233 CAPITOLO 7 interventi di recupero straordinario e manutenzione ordinaria sul patrimonio esistente. Il trend del comparto ha ricalcato la trasformazione territoriale del Veneto: se tiene il nuovo residenziale (un segmento forte, cresciuto in media del 7% nel 1999-2005), segnano il passo le grandi opere infrastrutturali. Il comparto privato non abitativo soffre di più per le nuove costruzioni che per i lavori di ristrutturazione. L’edilizia in Veneto, sul piano economico ed imprenditoriale, è cresciuta bene, un piano dopo l’altro, anche se uno sviluppo a volte disordinato ha fatto apparire qui e là sulla facciata qualche crepa di assestamento. Negli ultimi due anni il rallentamento si è fatto sentire ed ora i cantieri si trovano nella situazione di non avere acquirenti per le costruzioni già realizzate da una pare, e di essere esposti finanziariamente verso fornitori e banche dall’altra. Ma al settore non manca la capacità di fare manutenzione e quindi di intervenire con il filo a piombo per rimanere a galla. Anni 2006, 2007, 2008 Il 2007 a livello nazionale ha segnato la fine del ciclo espansivo del settore edile, mentre per il Veneto è stato un altro anno di discreta crescita. Il settore delle costruzioni sembra infatti essersi preso una pausa, aggravata nel 2007 e 2008 dalla sfavorevole congiuntura internazionale, che ha irrimediabilmente condizionato il sistema che ruota attorno alle attività edili, da anni settore centrale dell’economia italiana e veneta. Secondo le stime elaborate dal Cresme infatti nel 2007, pur con un leggero recupero rispetto i dati del 2006, il settore ha evidenziato in Veneto un debole incremento degli investimenti (+0,8% a valori costanti), sintesi di andamenti decisamente opposti, in flessione per le nuove costruzioni (-2,6%), in aumento per le riqualificazioni (+5,5%). Ad accompagnare questa tendenza vi è stata anche la contrazione della base occupazionale, che nel 2007 si è ridotta del 2,4%. Al contrario invece, la voglia di fare impresa non manca e, nonostante il clima avverso, la struttura 234 IL COMMERCIO DI PIETRE NATURALI produttiva si è manifestata vitale e in continuo sviluppo: lo stock di imprese edili è infatti cresciuto del 3,7% rispetto al 2006, nonostante le profonde trasformazioni e strutturazioni che ha attraversato il sistema per affrontare al meglio il mercato. 7.3.2 Il settore delle costruzioni in Italia A livello nazionale il 2007 può considerarsi l’ultimo anno positivo per il settore delle costruzioni. I tassi sviluppo sono risultati, infatti, via via inferiori sino a porre in evidenza la fine del ciclo espansivo di cui il settore è stato protagonista negli anni scorsi. Il 2007 è risultato essere, quindi, il nono anno consecutivo di crescita del comparto edile, a conferma di come le costruzioni abbiano fornito un contributo determinante all’economia del paese, divenendone il settore trainante. Secondo gli ultimi dati Istat nel 2007 gli investimenti in costruzioni sono stati stimati in aumento del 1,5 per cento, un segno positivo che si presenta migliore rispetto a quanto riportato nel 2006. Il fondamentale apporto fornito dal settore in esame emerge con chiarezza dal raffronto tra gli investimenti in questo comparto ed il Prodotto Interno Lordo: dal 2003 ad oggi la crescita delle costruzioni è risultata superiore a quella del PIL e complessivamente, in questi cinque anni, gli investimenti sono aumentati del 6,6 per cento a fronte di un incremento del PIL ai prezzi di mercato del 5,5 per cento. L’incidenza degli investimenti in costruzioni nel 2007, poi, raggiunge una percentuale pari al 10,5 per cento sul Prodotto Interno Lordo e al 49,7 per cento se posta a paragone con il totale degli investimenti fissi realizzati in Italia. 235 CAPITOLO 7 Tab. n.57 - Italia: investimenti in costruzioni e PIL (var.% su anno precedente). Anni 2003-2007 Anni Investimenti in costruzioni Investimenti fissi totali 2003 5,9 -1,2 2004 2,4 2,3 2005 2,2 0,7 2006 0,5 2,5 2007 1,5 1,2 2007/2003 6,6 6,8 PIL 0,0 1,5 0,6 1,8 1,5 5,5 Fonte: elab. Unioncamere del Veneto su conti economici nazionali SEC 95; dati reperibili in “Relazione sulla situazione economica del Veneto nel 2007”, a cura di Unioncamere Veneto, Centro studi e ricerche economiche e sociali, pag.140 Il ruolo di traino svolto dal settore edile emerge anche dall’andamento dell’occupazione: tra il 2003 e il 2007 l’incremento degli occupati nel settore è stato notevolmente superiore rispetto a quanto verificato per l’intero sistema economico. Gli occupati nelle costruzioni sono cresciuti del 7,4 per cento, mentre a livello complessivo l’incremento è stato pari al 2,1 per cento. Un risultato significativo che non trova risconto in nessun altro comparto dell’attività economica; nello stesso periodo, infatti, l’industria in senso stretto pur aumentando in misura considerevole (+4.8%) non raggiunge mai gli sviluppi del settore edile; i servizi presentano, invece, una crescita dell’1,6%, contro una considerevole flessione (pari al -18,3%) nell’agricoltura. Il dato è confermato anche dall’Osservatorio Congiunturale sull’Industria delle Costruzioni dell’Ance,51 le cui indicazioni – tratte dalle imprese associate – delineano uno scenario complessivamente ancora positivo per il 2007, ma che prospetta un futuro piuttosto incerto e con segnali di importanti cambiamenti a seguito delle mutate condizioni del mercato creditizio e degli effetti della crisi del sistema immobiliare e bancario statunitense. Secondo l’Osservatorio Ance il 2007 è stato caratterizzato da una nuova ma più contenuta espansione dell’edilizia residenziale (+0,9%), da attribuirsi esclusivamente gli interventi di riqualificazione del patrimonio abitativo esistente spinti anche dagli incentivi statali previsti dalla Legge Finanziaria 51 Associazione Nazionale Costruttori Edili www.ance.it 236 IL COMMERCIO DI PIETRE NATURALI 2007. Per questo segmento, infatti, gli investimenti sono aumentati dell’1,8 per cento rispetto al 2006, a fronte di una stazionarietà nella realizzazione di nuove abitazioni. In flessione il segmento dell’edilizia non residenziale (-0,3%), per effetto della dinamica diversificata degli investimenti privati, in ripresa dell’1,9%, e di quelli in opere pubbliche, che hanno accusato una decisa contrazione (-3%). Nel 2007 mutui degli ultimi mesi e i prezzi delle case sempre alle stelle hanno messo a dura prova anche il mercato immobiliare italiano. Lontano dalla pesante crisi immobiliare statunitense, per le compravendite del comparto residenziale nel nostro paese non si può parlare ancora di crollo, ma certamente di un ridimensionamento. Secondo l’Agenzia del Territorio, nel 2007, infatti, le compravendite sono dimostrate in calo del 7,1 per cento rispetto al 2006. Alla dinamica del mercato immobiliare si associa l’andamento dei mutui destinati a finanziare l’acquisto di abitazioni. Secondo dati diffusi dalla Banca d’Italia, il mercato dei mutui nel 2007 ha retto bene, nonostante il clima di incertezza e di innalzamento dei tassi d’interesse interbancari. Nel 2007, infatti, i mutui erogati per l’acquisto di abitazioni hanno continuato a registrare un aumento pari a +8,7 per cento rispetto al 2006, anche se l’espansione risulta decisamente meno importante (l’anno precedente si registrava un +16,8%).52 52 Nel 2008 la situazione è notevolmente cambiata come dalle parole dell’articolo“Il mercato dei mutui nel 2008” – “Il credito ipotecario destinato alle famiglie per l’acquisto di abitazioni, nel secondo trimestre del 2008, presenta un volume di erogazioni pari a 15,03 miliardi di Euro, in flessione rispetto allo stesso trimestre del 2007 (in base al bollettino della Banca d’Italia del 21-10-2008). Una differenza negativa, pari a -1,68 miliardi di Euro, che tradotto in termini percentuali (-10,18%) conferma il momento non positivo del mercato (da ricordare che i volumi erogati includono anche i mutui di sostituzione). Considerando però il volume delle erogazioni del I° semestre 2008, la variazione percentuale rispetto al I° semestre 2007 ammonta invece -5,4%. Questo dato evidenzia che nell’ultimo trimestre del 2008 ci sono state meno erogazioni di mutui alle famiglie, poiché i primi 3 mesi del 2008 erano in linea con le erogazioni degli stessi mesi del 2007 (0,2%)”. - Milano, 23 ottobre 2008. (Fonte: http://www.marketpress.info/notiziario_det.php?art=79103) 237 CAPITOLO 7 7.3.3 Il settore delle costruzioni nel Veneto Anche nel 2007 il mercato delle costruzioni regionale ha evidenziato segnali di rallentamento, come già nel 2006. Secondo le ultime stime calcolate dal Cresme per la Cassa Edile Artigiana del Veneto e la Cassa Edile Veneta Artigiana53 per il settore edile regionale è proseguita la fase di bassa crescita, iniziata nel 2003, registrando nel 2007 un aumento degli investimenti piuttosto lieve, pari a +0,8 per cento (in quantità). Si tratta di un risultato che nasconde tuttavia andamenti differenziati relativi alle nuove costruzioni e alle riqualificazioni. Per le prime gli investimenti si sono ridotti del 2,6 per cento mentre per le seconde la crescita è stata del 5,5 per cento. Tab. n.58 - Veneto: investimenti in costruzioni (val. ass. in milioni di euro e comp.%). Anno 2007 Val.ass. (mln euro) comp. % Investimenti in nuove costruzioni di cui: 7.457 46,1 5.219 32,3 - non residenziali Investimenti in rinnovo di cui: 2.238 13,8 6.421 39,7 - residenziali - non residenziali Totale investimenti (incluso Genio Civile) 3.725 2.696 23,0 16,7 16.176 100,0 - residenziali Fonte: elaborazione e stime Cresme per Ceav-Ceva, in “Relazione sulla situazione economica del Veneto nel 2007”, Unioncamere Veneto, Centro studi e ricerche economiche e sociali, pag.142 e www.unioncameredelveneto.it Non si tratta tuttavia di un risultato particolarmente negativo, soprattutto se si pensa che in Veneto si è ormai raggiunta la soglia massima di investimento. La percezione, infatti, è che il settore abbia raggiunto il suo 53 Cfr.Ceav-Ceva-Cresme (2008), “Ottavo Rapporto Congiunturale 2008 sulle Costruzioni nel Veneto”, Venezia. 238 IL COMMERCIO DI PIETRE NATURALI limite massimo di capacità di spesa ed investimento e si stia riassestando e riequilibrando internamente. Nel 2007 il settore ha raggiunto i 16,2 miliardi di euro in investimenti in costruzioni e circa 3 miliardi di euro in manutenzioni ordinarie, per un giro d’affari di oltre 19 miliardi di euro. Gli investimenti in nuove costruzioni e le nuove opere del genio civile rappresentano il 55 per cento del mercato, due punti in meno del 2006, un dato che evidenzia una ripresa delle quote di mercato del recupero, che negli anni passati era sceso ai minimi storici. Il quadro consuntivo che si profila per il 2007 appare inoltre più favorevole rispetto a quello basato sulle stime elaborate dal Cresme per Ance Veneto54 nel dicembre 2007. Tab. n.59 - Veneto: andamento degli investimenti in costruzioni (var% su anno prec.). Anni 2000-2007 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Investimenti in nuove costruzioni di cui: 6,3 14,8 7,6 -3,7 -1,7 -3,7 -3,9 -2,6 - Residenziali 8,4 11,3 9,9 6,4 3,0 4,6 4,0 -5,1 - Non residenziali private 3,6 22,8 7,7 -23,1 -10,8 -14,4 -19,8 -11,2 - Non residenziali pubbliche 8,9 8,6 2,9 14,9 4,7 -13,1 -6,2 3,4 - Genio civile 5,1 8,5 1,2 10,9 -1,3 -11,4 -9,3 20,9 4,9 2,8 -2,4 -0,4 -1,0 -3,6 -0,1 5,5 4,1 5,0 1,8 2,2 -3,0 -2,6 -0,6 -4,0 0,3 -2,0 -1,4 -1,8 2,5 1,3 2,2 1,4 - Non residenziali pubbliche 6,3 3,9 -1,7 6,0 -4,2 -12,1 -10,2 22,8 - Genio civile 6,9 7,6 -0,2 6,2 -1,8 -11,4 -8,7 22,7 Totale investimenti 5,6 9,3 3,3 -2,3 -1,4 -3,7 -2,3 0,8 Investimenti in rinnovo di cui: - Residenziali - Non residenziali private Fonte: elab. CRESME per CEAV-CEVA, dati reperibili in “Relazione sulla situazione economica del Veneto nel 2007”, a cura di Unioncamere Veneto, Centro studi e ricerche economiche e sociali, pag.143 54 Cfr. Veneto-Cresme (2007), “Rapporto congiunturale sull’ industria delle costruzioni in Veneto”, Venezia. 239 CAPITOLO 7 Tali stime, infatti, indicavano una flessione degli investimenti pari all’1,1 per cento, da attribuirsi sia all’andamento delle opere pubbliche che da quello dell’edilizia non residenziale. Per gli investimenti in abitazioni il Cresme valutava una crescita dello 0,7 per cento, grazie al contributo degli interventi di manutenzione straordinaria (+1%) e una sostanziale stabilità per le nuove costruzioni residenziali (+0,3%). Per l’edilizia non residenziale destinata alle attività economiche era stato stimato nel 2007 un calo dell’1,5%. Tale flessione si dimostrava comunque contenuta paragonata a quella degli investimenti in opere pubbliche; la forte contrazione nel valore delle aggiudicazioni per gli appalti sembrava aver determinato una diminuzione pari a -7,2 per cento. Il quadro che emerge è comunque quello di un settore in movimento, se guardiamo alle dinamiche che avvengono all’interno dei vari segmenti. Basta osservare ad esempio la performance registrata negli ultimi anni dall’edilizia non residenziale o alle opere del genio civile, sia di nuova costruzione sia di rinnovo. Ma anche nel segmento dell’edilizia residenziale si può osservare che quando il nuovo cresce il recupero rallenta ma nel momento in cui il nuovo inverte la tendenza il recupero va a bilanciare il monte investimenti. In questa dinamica di “calma apparente”, il dato che va analizzato con maggiore attenzione è, da un lato quello relativo all’occupazione, dall’altro quello che riguarda l’iniziativa imprenditoriale, come vedremo nei paragrafi che seguono. 7.3.4 Tendenze dell’occupazione del settore delle costruzioni Secondo la rilevazione continua sulle forze lavoro dell’Istat, nel 2007 il settore veneto delle costruzioni ha presentato quasi 176 mila occupati, in diminuzione rispetto l’anno precedente di oltre 4 mila unità (-2,4%), contro una crescita nel 2006 pari all’1,6 per cento e una nel 2005 del 6,3 per cento. Nel complesso l’occupazione regionale ha, invece, registrato un esiguo 240 IL COMMERCIO DI PIETRE NATURALI incremento pari a +0,8 per cento. A paragone con le altre regioni italiane, il Veneto presenta un andamento contrario rispetto al resto del nord est – che si dimostra in crescita - ma simile alla Lombardia (-2,9%). Quest’ultima detiene il maggior numero di occupati sul totale del settore a livello italiano, assorbendo il 16,4 per cento dell’aggregato nazionale; segue, piuttosto distanziato, il Veneto con una percentuale pari al 9 per cento. Tra le province del Veneto, delle variazioni positive sono annotate dagli occupati del comparto a Treviso (+6,5%), Padova (+4,2%) e Belluno (+2,3%), mentre per tutte le altre province si riscontrano delle diminuzioni; le contrazioni più significative sono quelle di Venezia (6,8%), Vicenza (-5,2%) e Rovigo (-23%). Tabella n.60 - Veneto: occupati nel settore delle costruzioni (migliaia e var. % su anno prec). Anni 2003-2007 Anni Occupati Var.% Dipendenti Var.% Indipendenti Var.% 2003 162 15,1 78 5,4 84 25,9 2004 167 3,2 87 11,8 80 -4,8 2005 177 6,3 95 9,3 82 3,0 2006 180 1,6 104 8,8 76 -6,8 2007 176 -2,4 103 -0,6 73 -4,8 Fonte: elaborazione Unioncamere del Veneto su dati ISTAT-RCLF, dati reperibili in “Relazione sulla situazione economica del Veneto nel 2007”, a cura di Unioncamere Veneto, Centro studi e ricerche economiche e sociali, pag.145 Grafico n.51 – Veneto: variazioni % negli occupati nel settore delle costruzioni ed in totale. Anni 2003-2007 16,0 14,0 12,0 10,0 8,0 6,0 4,0 2,0 0,0 -2,0 -4,0 15,1 6,3 costruzioni 3,8 3,2 0,7 1,0 1,6 totale 1,9 0,8 -2,4 03/'02 04/'03 05/'04' 06/'05 07/'06 Fonte: propria elababorazione su dati tab.60 e Unioncamere del Veneto55 55 Dati a sua volta presi dall’ Istat. 241 CAPITOLO 7 Dei quasi 176 mila occupati nelle costruzioni regionali, che hanno rappresentato l’8,3 per cento dei 2,1 milioni di occupati totali, oltre 103 mila sono dipendenti, con circa mille unità in meno rispetto al 2006 (-0,6%), e quasi 73 mila indipendenti, con 3,7 mila unità in meno rispetto al precedente anno (4,8%). A una lieve contrazione, quindi, della componente dipendente, nel 2007 si contrappone una significativa diminuzione della parte indipendente, che si accompagna alla crescita delle imprese individuali del settore. È interessante notare, come la crescita degli occupati nel settore edile nelle province di Padova e Belluno sia ascrivibile all’andamento positivo degli indipendenti, mentre per quanto riguarda Treviso a crescere sono, al contrario, gli occupati alle dipendenze. In definitiva il 58,7% degli occupati del settore edile in Veneto è risultato essere alle dipendenze ed il 41,3 per cento indipendenti. A livello provinciale, Padova e Verona hanno presentato il maggior numero di addetti impiegati nel settore delle costruzioni con, rispettivamente, 34.404 (il 19,6% del totale regionale) e quasi 33.815 lavoratori (il 19,2% del totale regionale). Seguono Treviso, Venezia e Vicenza con il 18 per cento, il 16,8 per cento e il 16,4 per cento del totale regionale. 7.3.5 La dinamica delle imprese edili Nonostante il rallentamento generale del settore edile e la contrazione degli investimenti, il sistema delle imprese continua a sorprendere dimostrandosi in crescita e in profonda trasformazione. I dati del Registro Imprese, tenuto dalle Camere di Commercio, infatti, hanno evidenziato per il comparto delle costruzioni veneto un trend positivo che si riconferma, anno dopo anno, con un tasso di sviluppo56 nel 2007 del 1,1 per cento, a fronte di un tasso pari a -0,2 per cento per l’intero panorama produttivo regionale. 56 Il tasso di sviluppo è il rapporto tra la differenza tra iscrizioni e cessazioni e il numero di imprese registrate al 31/12 dell’ anno precedente. 242 IL COMMERCIO DI PIETRE NATURALI Tab. n.61: Veneto, imprese attive nel settore delle costruzioni. Anni 1998 e 20032007 Anni Costruzioni Var.% Totale Var.% 1998 51.518 -504.815 -2003 66.742 5,0 527.345 0,8 2004 69.937 4,8 534.515 1,4 2005 72.905 4,2 539.140 0,9 2006 75.588 3,7 544.263 1,0 2007 77.579 2,6 548.159 0,7 Fonte: elaborazione Unioncamere del Veneto su dati Infocamere, dati reperibili in “Relazione sulla situazione economica del Veneto nel 2007”, a cura di Unioncamere Veneto, Centro studi e ricerche economiche e sociali, pag.147 Al 31 dicembre 2007 le imprese edili (sedi d’impresa e unità locali) attive nel territorio regionale, hanno raggiunto le 77.579 unità, pari al 9,3 per cento di quelle italiane e il 13,6 per cento di quelle totali venete, in aumento del 2,6 per cento rispetto al 2006, quando erano pari a 75.588 unità. Tale percentuale di incremento è risultata superiore rispetto allo sviluppo registrato dal totale delle imprese (+0,7%) ed ha assunto un valore ancora più elevato per le sole società di capitali (+9,1%), a prova di un certo rafforzamento strutturale del settore. Le società di capitali, pur essendo in forte crescita, rappresentano ancora una quota ridotta di imprese edili (11,6%); queste, infatti, sono, per il 72,6 per cento, ditte individuali e, per il 15 per cento, società di persone. Rispetto al 2006, ancora, le ditte individuali presentano una bassa ma costante crescita (+2%), mentre le società di persone si dimostrano stabili. Da considerare, inoltre, che le imprese delle costruzioni regionali sono in gran parte artigiane: queste costituiscono, infatti, l’82,8 per cento del totale delle imprese edili. Dal 2003 al 2007, le imprese delle costruzioni venete hanno mostrato un aumento del 16,2 per cento, contro un incremento complessivo delle aziende regionali del 3,9 per cento, in linea – anche se con un andamento più contenuto - con le risultanze nazionali che hanno visto il comparto crescere del 18,3 per cento nel quinquennio di riferimento (+3,6% nell’ultimo anno). A fronte di un tale andamento, il Veneto ha occupato nel 2007 il terzo posto nella graduatoria italiana in termini di stock di imprese attive nell’edilizia, dietro la Lombardia e l’Emilia Romagna, precedendo il Piemonte e la Toscana. 243 CAPITOLO 7 A livello provinciale, Verona ha assorbito la più alta percentuale di imprese delle costruzioni venete (il 21,1%); seguono Padova con il 18,9 per cento, Treviso con il 18,5 per cento, Venezia con il 16,6 per cento e Vicenza con il 16 per cento. Per ultime, Rovigo (5,1%) e Belluno (3,8%). Rispetto al 2006, nel 2007 tutte le province del Veneto, ad eccezione di Belluno e Rovigo, hanno riportato delle variazioni in positivo nel numero di imprese del comparto: l’incremento più basso è stato quello registrato da Vicenza (+1,6%), mentre il più elevato è stato annotato da Verona (+4,3%). Grafico n.52 – Veneto: tasso di sviluppo57 delle imprese attive nel settore delle costruzioni. Anni 2003-2007 3,5 3,5 2,8 3 2,2 2,5 2,1 2 1,5 1 1,1 1,1 0,8 0,6 costruzioni totale 0,5 0,5 0 -0,2 -0,5 2003 2004 2005 2006 2007 Fonte: propria elaborazione su dati Unioncamere58 7.3.6 Il valore aggiunto nel settore delle costruzioni Nel 2006, anno per il quale si dispone dell’ultimo aggiornamento diffuso dall’Istituto Tagliacarne, il comparto delle costruzioni ha riportato in Veneto un valore aggiunto ai prezzi base di oltre 8,6 miliardi di Euro (il 6,9% sul totale dei comparti), in crescita rispetto al precedente anno del 4,8 per cento. Questa variazione, via via meno importate negli ultimi anni, è la sintesi di andamenti 57 Il tasso di sviluppo è calcolato come il rapporto tra il saldo iscrizioni-cessazioni e lo stock di impresa ad inizio periodo (Fonte: “Relazione sulla situazione economica del Veneto nel 2007”, a cura di Unioncamere Veneto, Centro studi e ricerche economiche e sociali, pag.148.). 58 Unioncamere ha preso a sua volta i dati da Infocamere. 244 IL COMMERCIO DI PIETRE NATURALI provinciali quasi tutti positivi: tra gli incrementi più significativi, si segnalano quelli di Treviso (+8,5%), Vicenza (+5,9%) e Verona (+5,1%). Per le altre province si registrano delle variazioni nell’ordine del 3-3,5 per cento. Fa eccezione solo Belluno che annota una diminuzione dell’1,5 per cento. Tab. n.62 - Veneto: valore aggiunto ai prezzi base nel settore delle costruzioni (milioni di euro correnti e var. % su anno prec). Anni 2002-2006 Anni Costruzioni Var.% Totale Var.% 2002 6.311 107.776 2003 7.001 +10,9 113.242 +5,1 2004 7.292 +4,2 119.027 +5,1 2005 8.212 +12,6 121.274 +1,9 2006 8.608 +4,8 125.467 +3,5 Fonte: elab. Unioncamere del Veneto su dati Istituto G. Tagliacarte, dati reperibili in “Relazione sulla situazione economica del Veneto nel 2007”, a cura di Unioncamere Veneto, Centro studi e ricerche economiche e sociali, pag.149 Grafico n.53 – Veneto: variazioni % nel valore aggiunto ai prezzi base (milioni di euro correnti). Anni 2003-2006 12,6 14 12 10,9 10 8 6 costruzioni 5,1 4,2 5,1 4 4,8 totale 3,5 1,9 2 0 03/'02 04/'03 05/'04' 06/'05 Fonte: propria elaborazione dati tabella n.62 A livello nazionale, per valore aggiunto delle costruzioni il Veneto si colloca in termini assoluti al secondo posto, alle spalle della Lombardia, sebbene l’incidenza del comparto sul totale sia più rilevante in altre realtà territoriali. Il valore aggiunto generato dal settore edile regionale ha costituito nel 2006 il 10,8 per cento del dato italiano. Ponendo, ora, a confronto l’andamento delle costruzioni con quello dell’intera economia veneta, la variazione riscontrata nel comparto è stata 245 CAPITOLO 7 superiore (1,3 punti percentuali in più in termini di crescita), come del resto è avvenuto a livello nazionale dove la differenza è di circa un punto percentuale. Anche nelle province del Veneto, in genere, la crescita del settore edile è risultata più accentuata rispetto al totale, ad eccezione di Padova e di Belluno; nella prima l’aumento dell’economia nel suo complesso risulta sullo stesso livello di quello delle costruzioni, mentre nella seconda l’intera economia cresce nonostante sia mancato l’apporto del comparto edile. Rispetto agli anni passati, comunque, è evidente ancora una volta un certo rallentamento del settore: la differenza tra le due tipologie di variabili in crescita si fa sempre più esigua, a dimostrazione della frenata dello sviluppo del settore in esame. 7.3.7 I permessi di costruire in Veneto Con riferimento alle rilevazioni mensili sui permessi di costruire condotte dall’Istat, il cui ultimo aggiornamento risale al 2005, la tendenza alla crescita (registrata negli ultimi anni) delle volumetrie, relativamente alle concessioni rilasciate dalle Amministrazioni Comunali per la realizzazione di nuovi fabbricati residenziali e per l’ampliamento di quelli preesistenti, si è arrestata, a conferma di come il rallentamento del settore edile in Veneto sia in atto già da alcuni anni. Nel 2005 si è registrato, infatti, una contrazione significativa pari all’8,1% rispetto ai dati del 2004,59 dovuta alle diminuzioni annotate sia nel settore residenziale sia non residenziale. Nel 2005 il volume dei fabbricati residenziali ha presentato un decremento (-5,1%), a causa in particolare della minor realizzazione di nuove costruzioni (6%), cui non riesce a compensare l’andamento positivo degli ampliamenti di fabbricati preesistenti che hanno segnato una crescita del 2,2 per cento. 59 Una buona notizia è venuta dall’ Unione Europea, quando ha deciso di ridurre l’Iva sui lavori di ristrutturazione e manutenzione, consentendo all’Italia di ripristinare le facilitazioni e rilanciare gli investimenti. L’Iva agevolata al 10% ha lanciato la corsa all’apertura dei cantieri (30% di domanda in più sul 2004). E il nuovo “Piano Casa” dovrebbe dare una nuova spinta non all’edilizia pubblica, ma specialmente ed in modo mirato a quella privata, coinvolgento le PMI e gli artigiani che operano nel settore delle costruzioni. (Fonte: “Il Veneto dice sì al piano casa”, in L’Arena, mercoledì 11 marzo 2009, pagg. 1 e 3.). 246 IL COMMERCIO DI PIETRE NATURALI Ugualmente in diminuzione risulta il numero di nuove abitazioni progettate, che segna un -6,2 per cento a livello veneto nel 2005 rispetto al 2004 (era +16,6% l’anno prima), presentando, in termini assoluti, un quantitativo di 35.432 unità. Proseguendo con l’analisi dei dati dell’edilizia non residenziale, anche questa si è resa protagonista, nel 2005, come già accennato, di una contrazione pari al 10,4 per cento, a sintesi di un decremento sia delle nuove costruzioni (6,2%) che degli ampliamenti di fabbricati preesistenti (-21,7%). Tab. n.63 - Veneto: volumi concessi per fabbricati residenziali e non residenziali di nuova costruzione e per ampliamenti (migliaia di metri cubi vuoto per pieno). Anni 2003-2005 Volume Volume Volume Var.% Var.% 2003 2004 2005 2004/2003 2005/2004 Fabbricati 15.707 17.751 16.845 13,0 -5,1 residenziali Fabbricati non 24.382 22.211 19.890 -8,9 -10,4 residenziali Totale 40.088 39.961 36.735 -0,3 -8,1 Fonte: elab. Unioncamere del Veneto su dati Istat, dati reperibili in “Relazione sulla situazione economica del Veneto nel 2007”, a cura di Unioncamere Veneto, Centro studi e ricerche economiche e sociali, pag.151 Tab. n.64 - Veneto: fabbricati residenziali e non residenziali per provincia (migliaia di metri cubi vuoto per pieno). Anno 2005 Fabbricati progettati (volumi), anno 2005 Residenziali Abitazioni Non Residenziali Provincia: Verona Vicenza Belluno Treviso Venezia Padova Rovigo VENETO 16.845 Verona Vicenza -3 -11,9 2.904 2.666 629 3.569 2.913 6.267 5.184 1.202 6.929 7.262 4.269 2.504 367 4.636 2.839 3.434 730 6.883 1.705 4.391 884 35.432 19.890 Variazione % sul 2004 2,3 0,3 -12,1 -27,5 247 CAPITOLO 7 Belluno Treviso Venezia Padova Rovigo VENETO 15,6 20,3 -34,6 -12,4 2,8 -17,5 0,8 -7,2 -8,8 -3,8 2,6 -7,7 2 -4,6 -27,9 -5,1 -6,2 -10,4 Fonte: elab. Unioncamere del Veneto su dati Istat, dati reperibili in “Relazione sulla situazione economica del Veneto nel 2007”, a cura di Unioncamere Veneto, Centro studi e ricerche economiche e sociali, pag.152 Tab. n.65 - Italia e Veneto: volumi dei fabbricati non residenziali di nuova costruzione secondo la destinazione d’uso (comp.%). Anni 2003-2005 Veneto Italia 2003 2004 2005 2003 2004 2005 Agricoltura 14,2 15,3 13,5 13,2 11,8 12,3 Industria e artigianato 68,9 62,1 61,3 61,6 62,4 60,1 Commercio e attività turistiche 12,2 16,3 16,5 15,5 16,2 17,2 Altre destinazioni 4,7 6,3 8,6 9,7 9,6 10,4 Totale 100 100 100 100 100 100 Destinazione d’uso Fonte: elab. Unioncamere del Veneto su dati Istat, dati reperibili in “Relazione sulla situazione economica del Veneto nel 2007”, a cura di Unioncamere Veneto, Centro studi e ricerche economiche e sociali, pag.152 L’andamento dei volumi relativi ai nuovi fabbricati non residenziali, e la loro distribuzione non omogenea tra i comparti produttivi, pone in evidenza come, dopo la preponderanza riscontrata nel 2003 di nuovi fabbricati industriali e destinati alle attività artigiane, nei due anni seguenti tale percentuale è andata calando a favore delle attività sia commerciali e turistiche sia di altro tipo. 248 IL COMMERCIO DI PIETRE NATURALI Dei poco più di 15 milioni di metri cubi di nuove costruzioni non residenziali rilevati nel 2005, infatti, il 13,5 per cento è stato destinato ad uso agricolo, il 61,3 per cento alle necessità dell’industria e dell’artigianato, il 16,5 per cento a quelle del commercio e delle attività turistiche e l’8,6 per cento, infine per altre destinazioni. È interessante notare, inoltre, come, nel confronto con le altre regioni, il Veneto si sia collocato al secondo posto nella graduatoria nazionale per cubatura delle progettazioni non residenziali, dopo la Lombardia (22,2 milioni di metri cubi), precedendo l’Emilia Romagna (14,4 milioni di metri cubi), la Campania (8,4 milioni di metri cubi) e il Piemonte (7,5 milioni di metri cubi). 7.4 Bibliografia e sitografia Ance (2007), “Osservatorio Congiunturale sull’Industria delle Costruzioni”, Roma. Ance Veneto-Cresme (2007), “Rapporto congiunturale sull’industria delle costruzioni in Veneto”, Venezia. Associazione Nazionale Costruttori Edili – www.ance.it Carlo Montani, “Stone 2007, Repertorio Economico Mondiale”, Faenza Editrice, pagg. 216, 220-223. BORELLO G., Presidente del Convegno, “Atti del Convegno Nazionale”, Roma, 1977. Bradley F., “L’evoluzione del gusto nel mercato dei lapidei”, in Marmomacchine Directory, 1988-99, pagg. 168-189. 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Fiera dei gioielli in pietra a Milano “Chibmart Inverno” (bigiotteria in pietre dure, preziose, argento, artigianato) che si tiene a novembre – www.fieramilano.it “Il mercato dei mutui nel 2008” - www.marketpress.info/notiziario_det.php?art=79103 “In costruzione”, in Casabella n. 765, rivista internazionale di architettura, numero 4/2008. “Il Veneto dice sì al piano casa”, in L’Arena, mercoledì 11 marzo 2009, pagg. 1 e 3. INTERNATIONAL STONE MAGAZINE, Il Giornale del Marmo, “La forza della domanda negli U.S.A.”, n.257 settembre-ottobre 2005, pp.32-35. INTERNATIONAL STONE MAGAZINE, Il Giornale “Mondializzazione del marmo”, n.256 luglio-agosto 2005, pag.41. del Marmo, “Interni”, il magazine del design, n.40 e 41 2007, edizioni Panorama. Istat (2007), “Statistiche sui permessi di costruire”, anno 2005, Roma. Istat (2008), “Conti Economici Nazionali”, serie storiche 1970-2007, Roma. Istat (2008), “Rilevazione sulle forze di lavoro”, anno 2007, Roma. 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Legge urbanistica n. 10 del 1977. 250 IL COMMERCIO DI PIETRE NATURALI “Marmaronet.com”, annual edition 2007 for Marmomacc Verona, Athens (Greece), pag.70. “Marmomacc, La pietra sposa l’architettura”, in Azmarmi n.208, settembre 2005, pp.12. “Materiali e manufatti, sistemi di protezione, coperture”, in Casabella n. 770, rivista internazionale di architettura, numero 10/2008. “Materiali e manufatti, sistemi di protezione, coperture involucri”, in Casabella n. 759, rivista internazionale di architettura, numero 10/2007. MAURI L., “L’edilizia ha costruito un solido successo”, L’Arena, 26 marzo 2006. “Mobili e arredamento per interni”, software professionale per l’arredamento e progettazione di interni, www.palettecad.it MONTANI C., “Stone 2004”, schede paesi, Faenza Editrice s.p.a. MONTANI C., “Stone 2003”, Faenza Editrice s.p.a., 1998, pag.139. 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Negli ultimi anni, abbiamo assistito al completarsi di alcune azioni che già erano entrate in scrittura a partire dalla seconda metà degli anni ottanta, da quando cioè è entrato in crisi il grande modello dell’export veronese e apuo versiliese, con il declino dei mercati medio orientali prima (1984), e nordamericano dopo (1987). La crisi dell’Estremo Oriente, che li aveva sostituiti all’inizio degli anni novanta, ha completato il processo, e la successiva riapertura del mercato nordamericano, pur consentendo una ripresa significativa di alcuni poli produttivi italiani, primo fra tutti quello di Verona, si è configurata su un modello nettamente diverso di consumo e di distribuzione, con un completo rifacimento della geografia decisionale interna al comparto e al mercato, e con una presenza nella frontiera dei consumi del tutto innovativa rispetto al decennio precedente. Questo ha contribuito a riscrivere la mappa degli interlocutori commerciali delle varie aree, mentre i cambiamenti in Europa, dovuti al terremoto politico del dopo 1989, intervenivano in maniera più lenta e meno rivoluzionaria. Il Veneto e il distretto di Verona erano e sono rimasti gli interlocutori principali della Germania, ancora il maggior mercato europeo per la pietra (si veda par. 5.4.2), e nel corso di questi anni se ne sono abbondantemente avvantaggiati finché dal 2000 si sono affacciati problemi CAPITOLO 8 apprezzabili.1 Il risultato di questa differente dinamica dei maggiori paesi di riferimento per l’export nazionale del comparto è stato quello di una relazione tra i due maggiori comprensori di produzione molto cambiata rispetto agli anni precedenti, con un Veneto in decisa rimonta rispetto al polo toscano, che ha visto invece la sua leadership di settore profondamente insidiata e superata. Sono cresciuti in genere tutti i distretti produttivi lapidei che operano con l’Europa, e quindi i distretti del Nord Italia, come Bergamo, Sondrio, Brescia e sono cresciute alcune aree produttive che non sempre hanno uno sbocco diretto verso l’estero, ma producono indirettamente per l’esportazione, attraverso l’intervento complementare di altri distretti trasformatori principalmente Verona e Carrara oppure per il mercato interno, come alcune aree del Sud Italia, prima fra tutte quelle di Comiso in provincia di Siracusa, di Trani in provincia di Bari e di Napoli e Campania in genere, dove la produzione di materia prima è presente ma decisamente meno importante di quanto poi la struttura trasformativa giustifichi, e l’export è visibilmente marginale tranne che per Comiso. Si parla comunque di un settore che occupa a livello nazionale attorno ai 60 mila addetti, con quasi 13 mila unità produttive, oltre 2 mila delle quali cave, di marmo, granito, travertino o ardesia, secondo i dati forniti dall’Istat. Il quadro produttivo nazionale ci dice che il nostro è un paese trasformatore, prima ancora che produttore, rappresentando la quota addetti in cava non più del 18% del totale, ed è un paese consumatore ed esportatore, e importatore. Anche le importazioni hanno dato, in questi anni, il segno dei cambiamenti avvenuti nel quadro dei rapporti tra poli diversi, con Verona divenuta nel 1999 la prima provincia italiana importatrice di graniti in blocchi: un altro tassello di un quadro, che vede il distretto veneto notevolmente più specializzato su un fronte produttivo 1 Ciò a causa dell’ingresso aggressivo della Cina nel mercato europeo e soprattutto tedesco con prezzi pari ad un terzo di quelli italiani, giustificati da una minore qualità (ora solo parzialmente minore). Ad esempio le forniture cinesi per gli aeroporti di Copenaghen e di Dusseldorf, acquisite a prezzi particolarmente competitivi rispetto all’offerta europea, hanno comportato, a breve distanza di tempo dalla posa in opera, cospicui problemi di tenuta e forti difficoltà di manutenzione. (Fonte: MONTANI C., “Stone 2003”, Gruppo Editoriale Faenza, 2004, Faenza, pag.80). 254 IL SETTORE LAPIDEO ITALIANO orientato ai suoi mercati maggiori (Germania e Stati Uniti),2 e meno dedicato alla frontiera complessiva del settore, come invece maggiormente accade per il comprensorio toscano. L’area apuo versiliese, infatti, con la sua integrazione ligure, riflette più da vicino il modello nazionale del settore nel suo insieme, comprendendo tutta la filiera produttiva (nel Veneto la fase di estrazione è molto esigua,3 mentre le cave di Marmo Bianco di Carrara sono così numerose da far apparire sui monti un effetto di “innevamento” durante tutto l’anno)4, e operando molto anche sul mercato interno, sia pure in maniera non del tutto palese e difficilmente quantificabile. Una parte delle sue produzioni di materia prima è diretta ad altri comprensori di trasformazione e di consumo come Verona. Un’altra parte, preponderante, è poi diretta all’estero, soprattutto come semi-trasformati e finiti, sia in materia prima locale, che proveniente dall’estero e dagli altri produttori nazionali; inoltre, il comprensorio carrarese importa e distribuisce al resto del paese, e lo rifornisce anche di prodotti finiti e semi-lavorati, comprendendo così tutti i momenti della filiera nel quadro nazionale. Ne consegue che quando si verifica qualcosa di nuovo o di significativo per il comprensorio toscano, è facile che questo si rifletta presto su tutto il settore nazionale, come fosse un’anticipazione di quanto più estesamente riguarderà poi tutto l’insieme degli altri produttori. Il distretto apuo-versiliese è un barometro dell’intero settore, e sensibile anche, e questo pur in presenza di una vocazione all’export che è decisamente superiore alla media italiana del comparto: basti ricordare che le due prime province esportatrici, Massa Carrara e Verona, da sole, con il 16% dell’occupazione nazionale del settore, coprono oltre il 60% delle esportazioni complessive lapidee. Si tratta di un indice di specializzazione molto elevato, che completa il quadro del comparto, attribuendo un ruolo preciso ai protagonisti maggiori, e alle nuove realtà, 2 Le esportazioni verso questi due paesi hanno costituito in media il 60% di quelle totali del distretto con il livello massimo registrato nel 1993 (65,72%); si veda il paragrafo 5.5 3 Fonte: ASMAVE, “I marmi a Verona”, 1987, pp.123-126. 4 Bianco Carrara c e cd, Calacatta Vagli, Calacatta Oro, Calacatta Luna Fabricotti, Bianco Carrara Venato, Statuario Venato, Statuario, Statuarietto, Arabescato nelle sue molte varianti. 255 CAPITOLO 8 talvolta di recente emersione. Il riferimento a Massa Carrara come modello unico cui guardare si è notevolmente indebolito a partire dall’inizio degli anni ’90. Storicamente a Marina di Carrara era sbarcata la quasi totalità dei marmi e graniti di provenienza estera e solo con l’inizio degli anni ’90, tre importatori di Verona, coadiuvati da un charter navale che iniziò a sbarcare blocchi a Venezia anziché Carrara, e da un unico autotrasportatore, hanno rotto il monopolio Massa di Carrara-Armatore5. Ciò è stato possibile grazie alla creazione di una apposita dogana nel distretto di Verona che permette di sdoganare i blocchi direttamente in loco. Il comprensorio lapideo toscano ha di conseguenza visto ridimensionare il suo ruolo di leadership nazionale nei confronti dei distretti più dedicati a mercati europei, dimostratisi fino a quasi tutto il periodo considerato (negli ultimi vent’anni) decisamente più stabili. E ci si riferisce in particolare a quei distretti come Verona e Brescia, che hanno preferibilmente trattato con i mercati centro europei, a cominciare dalla Germania, e che hanno potuto quindi beneficiare per lungo tempo di una situazione prospera, a cambi più stabili, ben strutturata e tale da consentire una pianificazione della produzione e degli investimenti che è stata decisamente migliore fino a tutto il 1999. Quanto sta accadendo al quadro soprattutto internazionale del settore lapideo, oltre che sull’assetto produttivo locale e sugli equilibri dei vari poli settoriali, ha conseguenze anche interne ai singoli distretti, in termini più estesi e generali. Sta, in altre parole, variando il modello stesso di alcuni distretti industriali lapidei e non solo in termini organizzativi e di filiera, ma soprattutto in prospettiva di sviluppo prossimo, secondo alcune linee che potrebbero portare ad un profondo cambiamento di assetto complessivo e di ruolo stesso dei distretti maggiori.6 Ci si avvicina, in questi termini, ad una discussione sull’evoluzione stessa dei distretti industriali in quanto tali, e sull’impatto che 5 Massa di Carrara-Armatore è il socio influente del porto di Marina di Carrara. (www.portodicarrara.it). 6 CONTI G., “Il commercio internazionale”, in C.G. e AAVV, a cura di Il marmo nel mondo: industria e commercio dei materiali lapidei, Carrara, S.E.A., 1990. 256 IL SETTORE LAPIDEO ITALIANO su di essi stanno avendo la globalizzazione, le nuove tecnologie e le nuove figure professionali, che emergono in tutti i settori e che stanno delineando nuovi rischi e sfide nuove per un tipo di organizzazione territoriale produttiva e commerciale che è molto diffusa in Italia. 8.2 Due grandi mercati di sbocco per il Distretto del Marmo di Verona: Germania e U.S.A Il principale mercato di sbocco in cui esportare, è stato per il distretto di Verona, la Germania; ciò grazie ad un Marco forte rispetto alla Lira, che quindi favoriva l’esportazione dall’Italia verso il mercato tedesco, e la presenza del casello autostradale di Affi che permetteva un rapido ed efficace collegamento tramite il trasporto con autotreni. Dai dati di seguito si può notare, come la situazione verso la Germania sia costantemente peggiorata, causa la progressiva crisi del mercato interno tedesco che non poteva sostenere gli alti prezzi dei materiali italiani e ha fatto diminuire notevolmente le sue importazioni di pietre7 (tab.66, grafico 56) proprio dal distretto veronese, lasciando alla Cina, che si avvantaggia di prezzi molto più bassi, di entrare (tab.70, grafico 59). Il mercato statunitense, invece, a parte un rallentamento nel 2002 causato dalle conseguenti incertezze dell’11 settembre, si è dimostrato in continua crescita, aumentando le importazioni di lapidei finiti sia da tutto il mondo (tab.72 e 74 e relativi grafici), che da Verona (tab.66, grafico 56), non badando a spese a fronte della notevole qualità del prodotto veronese. L’aumento delle importazioni statunitensi è scaturito da investimenti edilizi in crescita8, grazie ai quali l’aumento delle esportazioni veronesi verso gli U.S.A. 7 Devo ricordare comunque che nel complesso dei prodotti veronesi la Germania resta il primo interlocutore sia per le esportazioni sia per i prodotti che la provincia di Verona esporta. 8 L’attività edilizia statunitense è stata sorretta da un coefficiente di sviluppo sostanzialmente quintuplo di quello europeo ed il prodotto lapideo è oggetto di una vera e propria “scoperta” nell’ambito della 257 CAPITOLO 8 ha colmato il calo di quelle verso la Germania. Ora il settore delle costruzioni in U.S.A. è in fase di rallentamento, penalizzando di conseguenza anche il settore delle ceramiche e della pietra naturale. Le importazioni degli U.S.A. di marmi e graniti si rilevano ancora elevate, non in crescita ma stazionarie (tab.72 e 74 e relativi grafici), mentre dal 2006 sono crollate le importazioni americane dal Distretto del Marmo di Verona (tab.66, grafico 56). Concentrandosi sulle esportazioni del Distretto di Verona verso i suoi due principali clienti, Germania e U.S.A.,si può dire quanto segue: GERMANIA Dal 1991 ad oggi, il 1995 è stato l’anno di massima esportazione in termini di valore con un dato pari a 296.046.452 di euro. Dal medesimo anno, però, è iniziato il progressivo ed inarrestabile calo delle forniture arrivando ad un 2004 che ha registrato un export pari a 159.416.776 di euro, sceso a 80.580.439 euro nel 2008. Dal 1995 al 2004 si è quindi registrata una diminuzione del 46,15% con un calo medio annuo del’6% e, all’epoca, il centro di ricerche carrarese IMM stimava che non sia era ancora al punto di minimo9; ed è quello infatti che si è verificato dal 2004 al 2008. Il 1995 è stato l’anno cruciale anche per l’export verso l’Europa in genere, ma la Germania ha fatto registrare una diminuzione più accentuata e questo è ben visibile nella tabella n.65 e nel grafico n.51: il peso dell’export verso la Germania sul totale europeo era nel 1993, 1994 e 1995 del 75% che è sceso nel 2004 al 52,06% e nel 2008 al 36,88%. Nella medesima tabella e grafico si può vedere come l’export in U.S.A abbia mantenuto costante la percentuale delle esportazioni cumulate di Germania e U.S.A. stessi, rapportate a quelle della voce Mondo fino al 2007. Al 2008 la Germania: progettazione più qualificata. (Fonte: “La forza della domanda negli Stati Uniti”, in Giornale del Marmo, n.256, 2005, pag.33). 9 NAPOLI S., “Stone Sector 2004”, a cura di IMM Carrara, Carrara, 2005, pag.17. 258 IL SETTORE LAPIDEO ITALIANO • Rappresenta il 36,88% dell’export lapideo veronese in valore (inteso come tutte le tipologie di pietre) in Europa, contro il 52,06% del 2004 ed il 75,5% del 1993; • Rappresenta il 24,34% dell’export lapideo veronese nel mondo contro una quota che era del 31,55% del 2004 e 58,35% del 1993; Grafico n.54: 75,50% 80,00% 63,17% 70,00% 58,35% 52,06% 60,00% 50,00% 40,61% 31,55% 40,00% 36,88% Ger/Europa Ger/mondo 24,34% 30,00% 20,00% 10,00% 0,00% 1993 2000 2004 2008 Fonte: propria elaborazione tab. n.67 (% su valori in euro) • La Germania, oltre ad un trend in continua diminuzione nel lungo periodo, ha diminuito ancora di più le importazioni di marmi e graniti da Verona negli ultimi due anni, facendo registrare un calo rispetto l’anno precedente del 32,03% nel 2007 e del 31,93% nel 2008. Grafico n.55: 50,00 41,38 40,00 30,00 20,22 15,78 20,00 8,17 10,00 6,08 0,53 0,46 0,00 -1,42 -2,38 -10,00 -12,51-10,89-13,88 -11,53 -6,71 -6,72 -20,00 -20,37 -30,00 -35,85 -40,00 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 Fonte: propria elaborazione tab. n.68 (su valori in euro) 259 CAPITOLO 8 U.S.A. Prendendo in esame gli Stati Uniti il quadro è completamente differente: grazie ad un forte ed espansivo settore edilizio le esportazioni del distretto sono progressivamente salite. Se nel 1991 importavano da Verona materiali finiti per un valore di 27.516.947 di euro, nel 1997 le importazioni erano triplicate assumendo un valore pari a 65.539.674 euro. Nel 1999 avevano raggiunto i 98.296.533 euro, per poi quasi raddoppiare di nuovo nel 2004 (148.463.161 euro). Il massimo valore si è registrato nel 2006 con 158.521.709 euro. Il crescere delle esportazioni verso gli Stati Uniti e il calo di quelle verso la Germania ha fatto sì che i primi siano riusciti a raggiungere il valore dell’export in Germania nel 2005 (grafico n.56), anno in cui le esportazioni verso la Germania rappresentavano il 29,88% dell’export lapideo totale veronese e quelle verso gli U.S.A. il 29,38%. Dal 2006 però le esportazioni verso gli U.S.A. sono diminuite del 25,44% nel 2007 rispetto l’anno precedente e di un altro 11,47% nel 2008 rispetto il 2007; questo dopo un periodo di costante crescita del livello di importazioni da Verona in valore dal 1992 al 2006. Tab. n.66: pietre da taglio o da costruzione, modellate e finite. Movimenti valutari in euro delle esportazioni da Verona in Germania, U.S.A., Europa, Mondo Anni 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 260 Germania 139.089.388 167.207.935 236.392.230 255.705.766 296.046.452 261.917.273 255.674.058 257.021.005 258.191.569 225.894.229 201.293.223 173.352.496 170.889.360 159.416.776 148.701.972 Denominazione paese U.S.A Europa 27.516.947 205.643.232 21.477.029 230.941.664 29.853.394 313.111.705 33.535.424 340.060.692 36.788.293 393.871.843 44.900.444 360.970.158 65.539.674 359.183.782 90.138.717 373.958.736 98.296.533 377.200.876 130.320.534 357.618.025 126.708.862 336.130.302 127.883.372 305.192.767 122.893.988 302.303.174 148.463.161 306.243.723 146.223.814 305.682.520 Mondo 281.467.213 298.322.085 405.148.993 455.337.544 534.808.347 516.748.187 575.234.182 572.714.081 553.325.037 556.243.207 528.943.170 498.545.363 480.669.333 505.272.507 497.644.261 IL SETTORE LAPIDEO ITALIANO 2006 157.737.084 158.521.709 331.003.355 537.268.902 2007 101.192.993 107.750.914 246.807.251 392.897.890 2008 80.580.439 73.345.557 218.505.227 331.005.395 Fonte: propria elaborazione su dati Istat, banca dati Coeweb, www.coeweb.it - categoria DI267 Tab. n.67: quote rappresentative delle esportazioni: Germania su Europa, Germania su Mondo, U.S.A. su Mondo, Germania e U.S.A. su Mondo Anni 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 %Ger-Eur 67,64% 72,40% 75,50% 75,19% 75,16% 72,56% 71,18% 68,73% 68,45% 63,17% 59,89% 56,80% 56,53% 52,06% 48,65% 47,65% 41,00% 36,88% %Ger/mondo U.S.A./mondo %Ger,U.S.A/Mondo 49,42% 9,78% 59,19% 56,05% 7,20% 63,25% 58,35% 7,37% 65,72% 56,16% 7,36% 63,52% 55,36% 6,88% 62,23% 50,69% 8,69% 59,37% 44,45% 11,39% 55,84% 44,88% 15,74% 60,62% 46,66% 17,76% 64,43% 40,61% 23,43% 64,04% 38,06% 23,96% 62,01% 34,77% 25,65% 60,42% 35,55% 25,57% 61,12% 31,55% 29,38% 60,93% 29,88% 29,38% 59,26% 29,36% 29,51% 58,86% 25,76% 27,42% 53,18% 24,34% 22,16% 46,50% Fonte: propria elaborazione su dati tabella n.66 Tab. n.68: variazione % su anno precedente delle esportazioni da Verona in Germania, U.S.A., Europa, Mondo Anni Var % annuale Ger Var % annuale U.S.A Var % annuale EU Var % annuale mondo 1991 // // // // 1992 20,22% -21,95% 12,30% 5,99% 1993 41,38% 39,00% 35,58% 35,81% 1994 8,17% 12,33% 8,61% 12,39% 1995 15,78% 9,70% 15,82% 17,45% 1996 -11,53% 22,05% -8,35% -3,38% 1997 -2,38% 45,97% -0,49% 11,32% 1998 0,53% 37,53% 4,11% -0,44% 1999 0,46% 9,05% 0,87% -3,39% 2000 -12,51% 32,58% -5,19% 0,53% 2001 -10,89% -2,77% -6,01% -4,91% 2002 -13,88% 0,93% -9,20% -5,75% 2003 -1,42% -3,90% -0,95% -3,59% 2004 -6,71% 20,81% 1,30% 5,12% 2005 -6,72% -1,51% -0,18% -1,51% 261 CAPITOLO 8 2006 2007 2008 6,08% -35,85% -20,37% 8,41% 8,28% -32,03% -25,44% -31,93% -11,47% Fonte: propria elaborazione su dati tabella n.66 7,96% -26,87% -15,75% Grafico n.56: esportazioni di pietre da taglio, modellate e finite da Verona verso Germania, U.S.A., Europa e Mondo dal 1991 al 2008. In euro Esportazioni di pietre da taglio o da costruzione, modellate e finite 700.000.000 600.000.000 500.000.000 400.000.000 300.000.000 200.000.000 100.000.000 0 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Germania U.S.A Europa Mondo Fonte: propria elaborazione su dati tabella n.66 Grafico n.57: peso % delle esportazioni di lapidei veronesi verso Germania, Europa, U.S.A. e Mondo Peso % delle esportazioni verso Germania, Europa, U.S.A., mondo 80,00% 70,00% 60,00% 50,00% 40,00% 30,00% 20,00% 10,00% 0,00% 1991 %Ger-Eur 1993 1995 1997 %Ger/mondo 1999 2001 U.S.A./mondo 2003 2005 %Ger,U.S.A/Mondo Fonte: propria elaborazione su dati tabella n.67 262 2007 IL SETTORE LAPIDEO ITALIANO 8.3 Problemi dell’export veronese e italiano: calo delle importazioni di lavorati in marmo e granito da Germania e U.S.A.- trend dal 1993 al 2007 Per comprendere appieno le dinamiche del mercato tedesco e statunitense, è necessario approfondire l’analisi passando, dall’esaminare le esportazioni del distretto verso i due maggiori mercati di sbocco alle importazioni di Germania e U.S.A. dall’Italia e dal resto del mondo, per vedere il legame esistente tra il mercato di questi due paesi, la nostra penisola e altri competitors e cosa abbia causato nel nostro mercato l’evolversi e il modificarsi degli equilibri10 negli anni. I dati, presi dalla banca dati dell’IMM Carrara sono in quantità, anziché in valore come nel paragrafo precedente, e suddivisi tra lapidei finiti in marmo e granito11. La domanda che sorge spontanea è sul perché sono diminuite le esportazioni verso la Germania: il problema sta in una diminuzione di efficienza e qualità del distretto veronese o da variabili esterne, del mercato lapideo mondiale, che hanno spostato i punti strategici e di forza? Dalla tabella n.69 e grafico n.58, si vede che la Germania ha diminuito in generale le importazioni di lavorati di marmo, passando da un import di 247,98 migliaia di tonnellate nel 1993 alle 58,74 nel 2004, praticamente 4,2 volte in meno in un arco temporale di undici anni. Nel 2005 le importazioni sono ulteriormente scese a 54,09 migliaia di tonnellate, per riprendersi leggermente nel corso del 2006 e ritornare nel 2007 ad un livello di poco superiore al 2003 con 61,34 migliaia di tonnellate. La diminuzione italiana e del distretto veronese, che rappresenta il 35% dell’export nazionale, ha seguito di pari passo quella totale e mi è quindi dato pensare che tale effetto non derivi direttamente da errori di posizionamento del distretto (che si posiziona nella fascia più alta del mercato con prodotti di qualità e prezzi molto al di sopra 10 11 Fonte: NAPOLI S., “Stone Statistic 1993-1997”, IMM Carrara, 1998, pp.103 e 245. www.immcarrara.it/stat -->schede per paesi, import di lavorati finiti Germania e Stati Uniti. 263 CAPITOLO 8 della media), bensì dalla politica tedesca di sostituire il marmo con prodotti di granito12 (grafico 59), anche se, sono diminuite anche le importazioni di granito stesso dall’Italia. Ed è proprio sul granito che ci si deve preoccupare per vari motivi: – innanzitutto la trasformazione di pietre di natura silicea è il punto di forza del distretto veronese e dal 2000 le importazioni tedesche globali di questa tipologia merceologica di lavorati sono continuamente cresciute, mentre le stesse importazioni dall’Italia sono diminuite (grafico 59). – il comparto del granito è nelle mani dei grandi estrattori ovvero Brasile, Cina, India, Spagna, Paesi Scandinavi che da solo estrattori sono nel tempo diventati forti esportatori non solo di blocchi ma anche di lavorati finiti, diventando concorrenti diretti del Distretto del Marmo di Verona, con il vantaggio di fornire i prodotti a prezzi nettamente più bassi e con una qualità (del prodotto e dei servizi pre e post vendita) che via via è aumentata. Non a caso, proprio nel 2000, è entrata con aggressività nel mercato tedesco la Cina, che ha visto crescere le richieste dalla Germania in maniera più che proporzionale. La Cina, (che è del tutto trascurabile per il marmo), ha incrementato di dieci volte le esportazioni verso la Germania passando dalle 24,31 migliaia di tonnellate del 1998, alle 247,62 del 2004 fino raggiungere le 413,77 tonnellate del 2007, raddoppiando di anno in anno la propria presenza nel mercato tedesco (tab.70 e grafico 59). Al 2007, la Cina è presente nel mercato tedesco con una quota di mercato del 57,43%, lasciando all’Italia il 12 Il marmo e granito rendono conto del 95% dei valori totali del settore; hanno giocato e giocano tuttora due ruoli molto diversi: ad una considerevole crescita del granito, che ha raggiunto il mercato molto tempo dopo il marmo, ha fatto riscontro una pari flessione di quest’ultimo. (Fonte: PRIMAVORI PIERO, “Pianeta Pietra”, Giorgio Zusi Editore, I ediz. 1999, pag. 307.) 264 IL SETTORE LAPIDEO ITALIANO 18% e all’India il 9,53% (tab.71). L’Italia, che fino al 1999 occupava una quota di mercato intorno al 60% ha dovuto cedere il primo posto alla nuova forte ed inarrestabile concorrente. La perdita di competitività del distretto veronese, in questo frangente non deriva da proprie mancanze o errori funzionali ed operativi, o dall’abbassamento della qualità del prodotto offerto, bensì dall’ingresso della Cina in un mercato da sempre sensibile al prezzo come quello tedesco, che si trovava da tempo, in un periodo di crisi che lo obbligava e, lo obbliga tuttora, a fare i conti sui prezzi delle forniture. “L’analisi dei prezzi medi europei è assai significativa, anche per approfondire il differenziale tra i vari paesi dell’Unione: nel 2002, la quotazione dell’export di lavorati dall’Italia si è attestata sui 39,20 euro per metro quadrato, contro i 36 della Spagna od i 24,8 del Portogallo; è la riprova che, anche nel mondo sviluppato, esistono discrasie da ricondurre, tra l’altro, a costi di produzione molto differenziati. Nell’import di manufatti, invece, il prezzo medio pagato dal maggior paese acquirente, che è tuttora la Germania, è stato pari a 31,6 euro per metro quadrato, più basso di quello praticato dall’export dei fornitori tradizionali, come gli italiani e gli spagnoli, perché gli acquisti tedeschi di prodotto finito si giovano, per quote sempre più importanti, anche di materiali provenienti dalla Cina ed India”, che hanno un prezzo medio al metro quadro pari a 13 euro.13 13 Fonte: MONTANI C., “Stone 2003”, Gruppo Editoriale Faenza, Faenza, 2004, pag. 81. 265 CAPITOLO 8 Tabella n.69: importazioni tedesche di marmo. (1000 ton.) MARMO 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 Austria 1,69 2,12 0,63 0,48 0,42 0,75 0,5 0,56 0,8 Belg-Lux 1,31 0,84 1,51 1,25 1,45 0,86 0,97 1,05 1,02 1,31 1,41 1,05 0,99 1,15 1,31 0,35 0,17 0,2 0,13 0,13 0,15 0,06 0,03 1,78 0,09 0,14 0,99 0,69 0,99 0,64 0,41 1,35 0,34 Cina Danimarca 0,43 1,66 Finlandia 0,77 0,59 0,38 0,01 0,02 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 0,74 0,73 2,12 1,09 1,03 1,1 1,2 0,87 0,52 0,56 0,7 2,18 3,7 0,68 0,52 0,8 0,95 0,62 0,43 0,64 0,35 0,5 Grecia 10,24 8,89 9,82 8 6,96 9,05 7,39 5,94 5,04 4,47 3,16 3,22 2,45 0,4 0,37 0,32 0,19 0,36 0,19 0,31 0,91 0,19 0,31 0,59 0,44 0,55 205,21 187,77 172,72 132,93 114,32 94,59 87,34 81,58 65,44 47,02 Italia Paesi Bassi 0,85 0,87 Polonia 0,1 41 0,2 2,86 6,25 Francia India 0,15 0,6 0,26 0,34 0,35 2,3 2,34 36,7 30,26 30,08 29,17 1,32 0,7 0,96 1,04 0,97 1,41 1,22 0,51 0,59 1,23 1,06 1,31 1,25 0,17 0,42 0,13 0,15 0,19 0,28 0,37 0,12 0,08 0,12 0,27 0,04 0,07 Portogallo 9,74 7,53 7,49 5,09 3,44 4,2 3,17 1,76 2,32 1,95 Spagna 1,66 2,49 1,91 2,13 3,5 3,04 3,45 4,49 4,34 3,56 2,43 1,59 1,36 2,16 1,83 Svizzera 0,61 0,32 0,22 0,35 0,22 0,1 0,1 0,07 0,14 0,07 0,07 0,05 0,09 0,11 0,09 Turchia 10,02 8,09 9,08 6,79 8,07 7,24 5,74 4,81 4,17 3,89 3,63 4,89 5,53 7,57 Altri 8,86 4,85 4,53 4,01 4,1 2,87 3,74 3,16 2,51 2,57 2,92 4,53 4,03 4,04 6,22 Totale 1 1,26 1,09 0,87 1,32 247,98 225,95 211,38 164,06 144,89 126,29 115,76 106,96 90,42 69,38 58,83 58,74 54,09 56,85 61,34 Fonte: propria elaborazione su database IMM Carrara, www,immcarrara.it/stat 266 9,9 IL SETTORE LAPIDEO ITALIANO Tab. n.70: importazioni tedesche di granito. (1000 ton.) GRANITO 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2006 2007 Austria 3,9 2,62 2,08 1,4 1,29 1,51 1,65 1,81 1,87 2,37 1,63 1,42 1,74 1,18 1,29 Belg-Lux 4,68 4,02 5,2 5,6 7 7,9 7,45 5,95 5,35 4,14 3,68 6,89 6,66 5,51 3,15 Cina 2004 2005 24,31 42,46 72,47 107,52 137,25 167,66 247,62 338,59 370,58 413,77 Danimarca 4,59 5,37 6,07 6,18 4,74 5,36 4,08 3,91 3,85 3,22 3,43 2,83 3,01 2,80 1,96 Finlandia 2,01 3,44 1,74 0,72 2,69 1,74 2,13 1,88 0,89 0,25 0,39 0,52 1,92 3,69 2,58 Francia 4,39 4,99 5,28 6,63 7,24 6,5 5,56 6,05 4,82 4,86 3,44 3,33 3,10 2,33 3,38 Grecia 0,94 0,35 0,83 1,13 0,65 0,94 0,91 0,66 0,54 1,28 1,39 0,71 1,15 1,19 1,61 India 9,93 14,9 20,49 18,46 22,81 24,05 29,14 30,1 35,23 38,85 40,95 50,76 55,08 57,66 69,11 Italia 130,74 167,95 226,75 215,84 236,07 238,6 249,95 205,46 197,83 161,05 137,68 136,48 129,45 132,68 129,67 Paesi Bassi 2,51 Polonia 3,65 9,16 10,36 17,11 25,12 21,22 25,07 11,06 14,81 18,03 20,37 23,99 27,87 30,51 3,45 16,74 14,08 10,39 27,9 25,91 29,4 12,96 13,47 6,96 7,80 8,33 4,39 1,5 2,42 2,59 1,91 9,17 7,35 7,08 5,77 Spagna 5,49 6,47 9,27 10,34 15,71 18,09 20,37 18,52 19,19 11,11 11,48 11,53 12,22 10,76 11,27 Svizzera 6,85 7,51 8,05 7,37 6,68 6,9 6,8 7,61 5,55 5,32 4,9 5,12 4,64 5,16 4,26 Turchia 1,07 0,07 0,34 1,32 1,64 0,67 1,17 3,53 2,1 1,99 2,63 2,75 2,88 1,88 3,70 9,12 8,61 15,03 18,21 35,91 10,19 13,44 16,45 21,96 19,42 19,21 18,82 // // // Altri 10,64 10,56 11,48 12,09 Portogallo Totale 6,27 8,97 6,41 5,44 199,04 248,16 340,39 331,08 379,46 390,35 429,94 421,81 455 1,94 430,56 439,72 521,24 623,45 649,59 720,44 Fonte: propria elaborazione su database IMM Carrara, www,immcarrara.it/stat Tab. n.71: granito - quote di mercato di Cina, India ed Italia nel mercato tedesco 1993 Cina 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 6,23% 9,88% 17,18%23,63% 31,88%38,13% 47,51%54,31%57,05% 57,43% Italia 65,69%67,68% 66,61%65,19% 62,21%61,12% 58,14%48,71%43,48% 37,40%31,31% 26,18%20,76%20,43% 18,00% India 4,99% 6,00% 6,02% 5,58% 6,01% 6,16% 6,78% 7,14% 7,74% 9,02% 9,31% 9,74% 8,83% 8,88% 9,59% Fonte: propria elaborazione dati tab. n.70 267 CAPITOLO 8 Grafico n.58: Importazioni tedesche di lavorati e finiti in marmo, migliaia di tonn. 300 250 200 150 100 50 0 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Cina Grecia India Italia Portogallo Spagna Turchia Totale Fonte: propria elaborazione dati tab. n.69 Grafico n.59: Importazioni tedesche di lavorati e finiti in granito, migliaia di tonn. 800 600 400 200 0 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Cina Finlandia India Italia Polonia Portogallo Spagna Totale Fonte: propria elaborazione tab. n.70 268 Paesi Bassi IL SETTORE LAPIDEO ITALIANO Grafico n.60 e 61- Granito: quote di mercato di Cina, India ed Italia nel mercato tedesco 90,00% 80,00% 70,00% 60,00% 50,00% 40,00% 30,00% 20,00% 10,00% 0,00% 9,02% 6,16% 8,83% 9,59% 20,76% 18,00% India 37,40% Italia 61,12% 54,31% Cina 57,43% 31,88% 6,23% 1998 2002 2005 2007 Granito: quote di mercato di Cina, India ed Italia nel mercato tedesco 80,00% 60,00% 40,00% 20,00% 0,00% 1993 1995 1997 1999 Cina 2001 Italia 2003 2005 2007 India Fonte: propria elaborazione tab. n.71 Il mercato statunitense appare molto più solido e dinamico14 nel lungo periodo: le importazioni di marmo dal Mondo sono aumentate di 10,18 volte dal 1993 (146,06 tonn.) al 2006 (1517,87 tonn.) e quelle di granito sono passate da 142,74 migliaia di tonnellate nel 1993 alle 2784,26 del 2006, facendo registrare un aumento considerevole di 19,51 volte in termini di quantità. 14 A parte la crisi dell’11 settembre l’economia americana si è mantenuta su elevati livelli di crescita, soprattutto per quanto riguarda gli investimenti fondiari di medio - lungo termine, agevolati anche da tassi per il ricorso al finanziamento favorevoli. 269 CAPITOLO 8 Tabella n.72: importazioni di marmo degli Stati Uniti d’America. (1000 ton.) MARMO 1993 1994 1995 1996 0,21 0,11 0,34 0,41 0,24 0,18 0,32 Arabia Saudita Brasile 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 0 0,81 0,05 2,06 1,73 2,41 4,41 3,55 5,09 0,78 1,3 1,16 0,09 0,07 0,07 2005 2006 2007 8,75 6,75 5,22 0,44 6,64 0,02 Canada 0,44 0,74 0,72 0,65 1,81 0,77 1,69 1,2 0,08 Cina 1,89 3,88 4,39 4,83 5,73 7,25 12,12 19,02 33,23 33,45 40,21 64,91 82,66 123,79 150,93 Egitto 0,14 0,35 0,23 1,74 0,88 2,45 5,32 8,17 12,26 15,68 18,00 Filippine 1,49 2,09 2,79 2,29 1,62 0,42 1,24 2,31 2,7 2,08 4,40 4,43 0,11 0,77 0,76 0,37 0,71 0,98 0,74 0,85 0,83 1,65 1,97 1,06 0,22 0,64 2,16 1,45 0,7 Francia 0,4 0,4 0,24 Germania 0,46 1,19 0,5 0,29 0,51 0,65 Grecia 16,61 9,13 8,08 9,05 9,7 10,25 11,15 13,61 12,57 15,42 18,71 India 0,86 1,74 3,45 1,9 1,78 1,96 2,4 Indonesia Israele 0,41 Italia 3,55 2,91 3,44 0,89 // 1,13 0,80 12,38 13,25 15,07 16,40 2,68 4,08 4,91 6,91 9,33 11,90 17,20 15,54 2,47 2,1 6,1 3,94 5,92 11,10 15,45 9,63 4,61 5,97 4,99 7,42 10,59 11,26 16,09 16,89 90,98 102,57 109,33 119,11 148,37 177,16 189,9 201,68 217,85 198,21 204,4 184,17 195,08 207,21 173,04 Messico 9,21 5,42 10,68 43,46 30,71 46,59 62,21 88,53 84,44 86,04 93,45 Pakistan 0,62 1,09 Perù 97,85 118,41 130,50 136,74 1,37 1,63 2,23 4,63 4,26 6,21 6,76 7,77 5,8 7,59 9,64 14,13 28,77 27,17 34,00 30,70 3,34 3,83 3,6 Portogallo 2,37 2,3 3,41 2,86 4,35 5,44 8,04 7,07 4,48 Spagna 7,35 0,45 4,28 12,76 19,97 29,86 35,02 41,07 44,86 45,46 49,7 62,88 78,48 93,66 84,40 Taiwan 5,74 5,7 5,02 5,83 2,6 3,04 3,03 4,51 3,26 Turchia 8,61 9,66 11,02 13,74 20,8 39,68 61,46 89,92 141,34 236,82 341,24 471,96 693,18 776,06 733,32 3,9 6,06 12,75 3,11 4,64 13,38 14,62 Altri Totale 4,36 6 3,69 5,46 2,96 6,07 5,32 8,83 3,5 15,3 3,14 11,9 14,72 21,33 35,01 40,16 39,19 149,06 158,68 174,11 220,13 261,57 344,09 410,86 494,6 585,53 673,38 820,01 1001,74 1319,59 1517,87 1458,44 Fonte: propria elaborazione su database IMM Carrara, www,immcarrara.it/stat Tab. n.73: Marmo – quote di mercato di Cina, Egitto, Grecia, India, Israele, Italia, Messico, Perù, Spagna, Turchia nel mercato U.S.A. 1993 Cina 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 1,27% 2,45% 2,52% 2,19% 2,19% 2,11% 2,95% 3,85% 5,68% 4,97% 4,90% 6,48% 6,26% 8,16% 10,35% Egitto 0,06% 0,13% 0,07% 0,42% 0,18% 0,00% 0,36% 0,65% 0,82% 0,93% 1,03% 1,23% Grecia 11,14% 5,75% 4,64% 4,11% 3,71% 2,98% 2,71% 2,75% 2,15% 2,29% 2,28% 1,24% 1,00% 0,99% 1,12% India 0,58% 1,10% 1,98% 0,86% 0,68% 0,57% 0,58% 0,54% 0,70% 0,73% 0,84% 0,93% 0,90% 1,13% 1,07% Israele Italia 0,19% 1,36% 0,85% 0,84% 0,93% 1,02% 0,74% 0,90% 1,06% 0,85% 1,06% 1,16% 61,04% 64,64%62,79%54,11% 56,72%51,49% 46,22%40,78% 37,21%29,44%24,93% 18,39%14,78% 13,65%11,86% Messico 6,18% 3,42% 6,13% 19,74% 11,74%13,54% 15,14%17,90% 14,42%12,78%11,40% 9,77% 8,97% 8,60% 9,38% Perù 1,17% 1,30% 1,43% 1,72% 2,87% 2,06% 2,24% 2,10% Spagna 4,93% 0,28% 2,46% 5,80% 7,63% 8,68% 8,52% 8,30% 7,66% 6,75% 6,06% 6,28% 5,95% 6,17% 5,79% Turchia 5,78% 6,09% 6,33% 6,24% 7,95% 11,53% 14,96%18,18% 24,14%35,17%41,61% 47,11%52,53% 51,13%50,28% Fonte: propria elaborazione tab. n.72 270 IL SETTORE LAPIDEO ITALIANO Tabella n.74: importazioni di granito degli Stati Uniti d’America. (1000 ton.) GRANITO 1993 1994 1995 Arabia Saudita 1996 1,83 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 1,99 0,9 0,14 3,1 1,91 1,72 1,76 2004 2005 2006 2007 2,33 4,00 3,68 2,01 Brasile 11,39 18,21 34,65 Canada 13,38 14,3 23,56 45,85 40,46 60,49 58,63 58,92 Cina 3,67 3,77 6,69 11,25 15,43 33,65 38,26 78,08 113,25 136,1 176,44 285,57 367,53 582,67 543,95 Egitto 4,47 0,27 0,02 0,06 0,17 0,06 0,17 0,14 1,64 1,12 2,33 1,77 Filippine 0,25 1,67 0,3 0,65 1,45 0,09 0,54 0,37 8,41 1,10 4,10 2,08 2,16 26 55,05 76,63 149,49 157,67 135,37 231,62 377,5 78,95 67,81 66,9 622,16 701,92 1087,21 928,83 76 70,14 72,35 132,77 Francia 0,11 0,04 0,09 0,52 0,92 1,46 0,76 1,3 0,88 1,24 0,65 2,47 1,05 19,29 Germania 0,06 0,02 0,23 0,52 0,54 0,22 0,58 0,45 1,69 0,94 3,11 1,87 // 4,01 1,49 0,02 0,06 0,31 0,76 0,09 0,04 0,85 0,46 3,72 5,57 0,76 0,87 0,52 0,59 49,12 46,1 52,6 104 110,97 114,23 249,06 218,75 125,11 281,67 308,71 458,15 460,88 420,95 Grecia India 50,4 Indonesia Israele 0,29 0,16 4,49 0,93 3,7 1,67 14,92 6,38 2,96 2,76 2,58 3,70 4,05 2,66 4,31 2,23 4,31 Italia 39,09 70,89 90,37 87,33 130,77 208,7 187,8 402,33 285,17 382,48 368,21 357,98 455,19 370,25 367,34 Messico 0,25 1,14 0,65 16,68 11,42 14,03 20,62 Pakistan 20,68 17,87 12,93 16,59 22,77 22,04 21,74 25,03 6,56 0,48 36,56 11,72 0,5 7,59 2,99 1,17 3,14 1,30 0,38 // 1,41 1,03 8,62 0,92 1,38 0,81 1,02 1,41 Perù Portogallo 11,07 0,25 0,17 0,61 0,71 0,71 0,82 0,92 0,78 // // // // // Spagna 4,88 16,45 5,47 10,75 19,53 29,5 19,39 29,59 41,66 48,05 42,53 45,97 55,77 30,38 22,40 Taiwan 0,1 Russia 17,07 Turchia Altri Totale 8,34 0,74 0,11 9,08 7,05 6,68 13,22 33,56 17,55 24,68 30,12 46,65 57,53 55,66 49,24 0,16 0,3 1,01 0,38 0,48 0,64 1,35 0,46 25,06 20,04 7,16 3,69 5,76 6,96 12,99 6,42 7,41 10,21 22,31 20,53 21,97 24,09 28,32 31 42,78 55,14 54,15 2,7 142,74 182,07 221,44 275,77 398,52 566,09 629,53 1100,26 950,22 1105 1443,85 1844,67 2255,36 2784,26 2572,25 Fonte: propria elaborazione su database IMM Carrara, www.immcarrara.it/stat Tab. n.75: granito – quote di mercato di Brasile, Cina, India, Italia, nel mercato U.S.A. 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Brasile 7,98% 10,00% 15,65% 9,43% 13,81% 13,54% 23,75% 14,33% 14,25% 20,96% 26,15% 33,73% 31,12% 39,05% 36,11% Cina 2,57% 2,07% 3,02% 4,08% 3,87% 5,94% 6,08% 7,10% 11,92% 12,32% 12,22% 15,48% 16,30% 20,93% 21,15% India 35,31% 26,98% 20,82% 19,07% 26,10% 19,60% 18,15% 22,64% 23,02% 11,32% 19,51% 16,74% 20,31% 16,55% 16,37% Italia 27,39% 38,94% 40,81% 31,67% 32,81% 36,87% 29,83% 36,57% 30,01% 34,61% 25,50% 19,41% 20,18% 13,30% 14,28% Fonte: propria elaborazione tab. n.74 271 CAPITOLO 8 Grafico n.62: Importazioni U.S.A. di lavorati e finiti in marmo, migliaia di tonn. 1600 1400 1200 1000 800 600 400 200 0 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Cina Egitto Grecia India Israele Israele Italia Messico Perù Spagna Turchia Totale Fonte: propria elaborazione dati tab. n.72 Grafico n.63: Importazioni U.S.A. di lavorati e finiti in marmo, migliaia di tonn. 900 800 700 600 500 400 300 200 100 0 Cina Egitto Grecia India Israele Italia Messico Spagna Turchia 1993 1995 1997 1999 2001 2003 2005 Fonte: propria elaborazione dati tab. n.72 272 2007 IL SETTORE LAPIDEO ITALIANO Grafico n.64: Importazioni U.S.A. di lavorati e finiti di granito, migliaia di tonn. 19 93 19 94 19 95 19 96 19 97 19 98 19 99 20 00 20 01 20 02 20 03 20 04 20 05 20 06 20 07 3000 2500 2000 1500 1000 500 0 Brasile Canada Cina India Messico Spagna Taiw an Totale Italia Fonte: propria elaborazione dati tab. n.74 Grafico n.65: Importazioni U.S.A. di lavorati e finiti di granito, migliaia di tonn. 1200 1000 800 600 400 200 0 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Brasile Canada Cina India Italia Spagna Taiwan Fonte: propria elaborazione dati tab. n.72 La competitività italiana e del distretto veronese è stata certamente attaccata (si ricorda che nel 1988 l’Italia era il trasformatore incontrastato di lapidei), ma non superata come nel mercato tedesco. Per quanto riguarda il marmo, le importazioni statunitensi dall’Italia, nel periodo 1993-2001, sono aumentate di 2,3 volte. (1993=90,98 migliaia tonn.; 2001=217,85 migliaia tonn.). Il 2001 è stato l’anno di massimo import dall’Italia con 217,85 migliaia di tonnellate che sono diminuite a 198,21 nel 2002, per aumentare nel 2003 di 273 CAPITOLO 8 6,19 migl. tonn.; il 2004 ha registrato però un’ulteriore diminuzione fino il 2006, per scendere a 173,04 migliaia di tonnellate nel 2007. Al progressivo calo italiano dal 2001 in poi corrisponde l’ingresso in modo incisivo, dal 1998, della Turchia,15 che da paese di sola esportazione di marmi e travertini grezzi ha iniziato, e con successo, a trasformare i blocchi estratti in loco e ad esportarli. La Turchia è cresciuta nel mercato americano di marmo di ben 12 volte in soli sei anni, esportando dalle 39,68 migliaia di tonnellate di lavorati di marmo nel 1998, alle 471,96 del 2004 raggiungendo le 776,66 tonnellate del 2006 con una quota di mercato del 51,13% (Tab.73). La Turchia è il dominatore del mercato statunitense nel marmo con una quota di mercato che da anni è molto sopra gli altri stati followers; nel 1993 possedeva una quota di mercato del solo 5,78% mentre l’Italia copriva il 61,04% delle richieste di marmo lavorato. Negli anni la Turchia è cresciuta progressivamente, scavalcando nel 2002 l’Italia e distanziandola. La nostra penisola è nel frattempo calata occupando oggi una quota di mercato del 11,86%, poco rispetto gli anni passati e poco rispetto la Turchia (Tab.73); percentuale che in ogni modo gli consente di mantenere il secondo posto come paese fornitore di marmo negli Stati Uniti. La Turchia è presente solo nel commercio di marmo, mentre la sua quota di export di pietre silicee è del tutto trascurabile.16 15 Turchia, India e Brasile sono diventati, negli ultimi anni, non solo esportatori di blocchi di marmo (Turchia) e granito (Brasile, India), ma anche forti trasformatori ed esportatori delle proprie pietre. 16 I risultati più importanti sono stati raggiunti nell’esportazione, confermatasi come struttura portante dell’ industria lapidea turca. Non a caso, il 2004 ha visto un ulteriore, forte incremento del fatturato estero, che è cresciuto del 40,7%, portandosi a mezzo miliardo di dollari e confermando le impressioni di chi ha ritenuto possibile il raddoppio a medio termine, e cioè, nel breve volgere di cinque anni. (…) L’aumento più consistente è quello conseguito dai prodotti finiti di travertino, che hanno costituito da soli il 42,8% dell’export turco in valore, con una crescita di oltre il 57% rispetto il 2003, mentre il marmo a messo ha segno un balzo del 37,5%. (…) L’industria turca può contare su una propensione alla crescita caratterizzata da tassi asiatici, e non certo europei, favorita dalla disponibilità di adeguati mezzi finanziari per l’import di tecnologie, segnatamente dall’ Italia, nella sua qualità di fornitrice tradizionale. (…) L’espansione della Turchia lapidea dura ormai da tempo ed ha acquistato tutte le caratteristiche di trend ascendente, garantito da fattori essenziali come l’ampia disponibilità delle risorse, le tradizioni irripetibili, l’elevato livello professionale e qualitativo, la politica di servizio, e non ultima, la competitività dei prezzi sebbene lontani da quelli, cosiddetti impossibili, della Cina o dell’India. (Fonte: “Turchia: una tigre autentica”, in Giornale del marmo, n.257 settembre ottobre, 2005, Gruppo Editoriale Faenza, pp. 19-21). 274 IL SETTORE LAPIDEO ITALIANO Questa posizione italiana è comunque insidiata da una crescente Cina e Messico, rispettivamente terza e quarto paese fornitore, che occupano una quota di mercato, al 2007, del 10,35% e 9,38%. Il fatto più importante sta nel loro trend di lungo periodo che, in calo per l’Italia, risulta invece essere in costante ascesa per il Messico dal 1997 e per la Cina dal 2000. Grafico n.66: Marmo – quote di mercato di Cina, Egitto, Grecia, India, Israele, Italia, Messico, Perù, Spagna, Turchia nel mercato U.S.A. 70,00% 60,00% 50,00% 40,00% 30,00% 20,00% 10,00% 0,00% 1993 1995 Cina 1997 Italia 1999 2001 Mesico 2003 Spagna 2005 2007 Turchia Fonte: propria elaborazione dati tab. n.73 Vediamo ora il granito. Impressionante è la richiesta di granito statunitense pari quasi al doppio rispetto a quella di marmo: in totale le importazioni di lavorati silicei sono incrementate di 19,51 volte dal 1993 (142,74 migliaia tonn.) al 2006 (2784,26 migliaia tonn.). L’Italia ha dimostrato un trend crescente di esportazioni nel lungo periodo, che però è diventato variabile dal 2001 (anno di massime esportazioni, 402,33 migl. tonn.), stabilizzandosi su un volume medio pari a 369 migl. tonn. nell’ultimo triennio, leggermente in calo nel 2006 e 2007. Grafico n.67: granito - quote di mercato di Brasile, Cina, India, Italia, nel mercato U.S.A. 45,00% 40,00% 35,00% 30,00% 25,00% 20,00% 15,00% 10,00% 5,00% 0,00% 1993 1995 1997 Brasile 1999 Cina 2001 2003 India 2005 2007 Italia Fonte: propria elaborazione dati tab. n.73 275 CAPITOLO 8 Anche qui la concorrenza si fa sentire, soprattutto quella dei paesi asiatici, India e Cina, e del Brasile; questi sono paesi che da solo esportatori di silicei grezzi sono diventati anche forti esportatori di silicei lavorati, invadendo il mercato globale. La domanda statunitense si è dimostrata estremamente attenta alla qualità del prodotto ed è per questo motivo che l’Italia e Verona sono ancora molto presenti, ma l’aumento di tecnologia e qualità asiatica hanno fatto sì che nel 2005 Cina ed India siano riuscite a sorpassare l’Italia. (anno 2005: Italia 455,19 migliaia ton. – Cina 367,53 migliaia ton. – India 458,15 migliaia ton.). Il sorpasso si è consolidato e rafforzato nel 2007, anno in cui la quota di mercato italiana risulta del 14,28% (in costante discesa dal 40,81% del 1995), quella cinese del 21,15% e quella indiana pari al 16,37%. Si può affermare che l’Italia in termini di valore di lavorati esportati abbia mantenuto un livello piuttosto costante nel tempo, incrementando di volta in volta la qualità offerta, ma i competitors, ricchi del fatto di avere il materiale e lavorarlo a costi più competitivi, sono cresciuti a tassi molto più elevati e rapidi, erodendo importanti quote di mercato alla nostra penisola. Il leader, come è la Turchia con il marmo, qui è il Brasile17 che, grazie la bellezza dei 17 Quello del Brasile è un esempio oltre modo significativo, perché a differenza di quanto è accaduto negli altri maggiori protagonisti del momento, che sono anche grandi importatori, la sua espansione ha avuto luogo valorizzando le pietre locali. In quanto a produzione, il Brasile è al terzo posto assoluto nella graduatoria estrattiva del granito ed al secondo in quella dell’ardesia. Nel 2004, il valore complessivo del fatturato estero brasiliano è pervenuto a 596,2 milioni di dollari, con una crescita del 40,3% rispetto all’anno precedente che non è una novità, ma da un’idea di quanto sia sostenuto il suo coefficiente di sviluppo. Giova aggiungere che la maggioranza assoluta di questo volume d’affari appartiene, non da ora, al prodotto lavorato, e che il valore aggiunto consolida ancora la sua priorità, avendo lasciato al grezzo poco più di un quinto del totale. Se si pensa che fino a pochi anni or sono la struttura portante dell’esportazione brasiliana era ancora costituita dai blocchi, c’è da rimanere strabiliati. Per quanto riguarda il prodotto finito, può contare su un solo grande mercato: gli Stati Uniti, raggiungendo obiettivi straordinari, con un fatturato del 2004 pari a 448,2 milioni di dollari, un aumento del 45,6% rispetto al 2003, ed una quota dell’ 81,6%, che lascia gli altri esportatori, guidati da Messico, Canada ed Italia, poche briciole. Esaminando i prezzi medi dell’export brasiliano di lavorati silicei nel 2004, questi sono stati pari a 32,43 dollari per metro quadrato, con un buon aumento del 13,8% rispetto all’anno precedente, con punte di 47,21 dollari per il Canada e 39,96 per gli Stati Uniti, fino a 19,06 dollari al metro quadro per le esportazioni in Libano. Si tratta di prezzi in linea con la concorrenza europea, e tutt’altro che tipici di un paese a basso costo: cosa che lascia presumere, vista la competitività del sistema produttivo brasiliano, margini piuttosto sostanziosi, e cioè, tali da supportare ulteriori investimenti nell’ambito di un sano effetto moltiplicatore. In parole povere, il Brasile è un concorrente che non punta sui prezzi stracciati, come accade soprattutto con la Cina, ma coniuga qualità e prezzo in modo corretto, tanto più che opera su un mercato molto attento ed esigente come quello nordamericano. (Fonte: “Brasile Galattico”, in Giornale del marmo, n.257, 2005, Gruppo Editoriale Faenza, pp.25-28). 276 IL SETTORE LAPIDEO ITALIANO suoi graniti e la minor distanza del tragitto Brasile-U.S.A. piuttosto che BrasileItalia-U.S.A.,18 ha superato l’Italia nel 2003, diventando il primo esportatore di graniti lavorati negli Stati Uniti nel 2003 (377,5 migl. tonn.), seguito dall’Italia con 368,21 migliaia di tonnellate. Il divario è poi aumentato a dismisura in tre anni e nel 2006 il Brasile ha introdotto negli U.S.A. ben 1087,21 migliaia di tonnellate di granito lavorato mentre l’Italia solo 370,25. Nel 2007 le quote di mercato dei quattro maggiori fornitori di silicei risultano così divise: al leader Brasile spetta una quota del 36,11%, alla Cina del 21,15%, all’India del 16,37% e all’Italia del 14,28%. Cina, India e Brasile sono in costante e progressiva crescita dal 2001/2002. Non sono poi da trascurare le importazioni dall’emergente paese trasformatore Taiwan che nel 2005 ha introdotto in U.S.A. 57,53 migl. tonn. di granito lavorato, scese a 49,24 nel 2007 e il vicino Canada con 132,77 migl. tonn. nel medesimo anno, occupando così il ruolo di quinto fornitore. La crisi del mercato immobiliare americano si è fatta sentire sia per il marmo sia per il granito; le loro importazioni hanno subito nel 2006 lo “stop” del clima di crescita che durava da anni, e una loro diminuzione per l’anno 2007 del 3,92% per il marmo e dell’8% per il granito. Tale trend discendente si è verificato in ulteriore discesa per il 2008. 8.4 Importazioni di prodotti finiti e blocchi grezzi a Verona: i maggiori fornitori Vediamo ora le importazioni del distretto del marmo di Verona: considero i “prodotti da taglio o da costruzione modellati e finiti” della categoria Ateco DI267 e le “pietre grezze” ovvero i blocchi, categoria Ateco CB141. Mentre le importazioni di pietre grezze è un fattore 18 I rincari nel 2003 sono stati del 30-35% per tonnellata trasportata via mare. (Fonte: Sebastiano Villanova, Tesi di Laurea, “Import-export nel settore lapideo in Italia”, Padova, anno 2003/2004.) 277 CAPITOLO 8 caratteristico e fisiologico del distretto che è da sempre importatore di materiali grezzi che trasforma in loco ed esportatore di prodotti finiti, le importazioni di lavorati calcarei e silicei è un fenomeno relativamente nuovo è che sta diventando sempre più consistente. Questo per avvantaggiarsi dei costi minori cui i paesi esteri riescono a fornire la merce, invece di tagliarla e lucidarla a costi maggiori nel distretto. Dal 2002 il distretto di Verona ha iniziato ad importare prodotti lavorati e finiti (sono incluse le lastre squadrate e lucidate) in quantità crescenti. I paesi interessanti sono come sempre Cina ed India e in primis la Gran Bretagna dalla quale si importavano determinate tipologie di sandstone e limestone suoi tipici. La Cina è per il distretto veronese non solo un concorrente, ma anche un fornitore di lavorati e soprattutto di lastre semilavorate, le cui fasi di trasformazione vengono ultimate in loco. Oltre l’ingresso preponderante della Gran Bretagna a partire dal 2002 e che fino il 2007 è stato il primo fornitore di lavorati, la Cina ha iniziato a rifornire il distretto veronese con prodotti silicei lavorati e semilavorati, incrementando di quasi 10 volte le forniture, passate da un valore pari a 382.210 euro nel 2001 a 3.232.540 euro nel 2006. Dal 2004 si è vista una crescita repentina dell’India che al 2008 è il secondo fornitore di lavorati con un valore pari a 5.223.469 euro. Si presume che in futuro tale quota tenderà ad aumentare sia per approvvigionarsi di lastre semilavorate a costi competitivi, sia per comprare direttamente da India e Cina19 prodotti finiti per rivenderli in loco o esportarli col proprio marchio. 19 Da notare l’aumento delle importazioni di lavorati provenienti dalla Cina. A partire dal 2001 il distretto ha iniziato ad acquistare i prodotti finiti cinesi, per rivenderli, o più probabilmente semilavorati e lastre a prezzo competitivo, per poi terminare la lavorazione in loco. Il risparmio però è “bilanciato”, da maggiori tempi di fornitura e bassa qualità. La Cina, esportando materiali di minore qualità, sta crescendo notevolmente, e, aricchendosi, da mercato chiuso e protetto per molte merceologie, è divenuto e diviene ogni giorno sempre più all’attenzione delle imprese, prime fra tutte quelle europee, quale opportunità di vendita piuttosto che essere semplicemente considerato come un enorme supermercato per ogni genere di acquisto. L’apertura del sistema cinese è già ampiamente dimostrata dalla crescita dei volumi dell’import (+36% rispetto al 2003), che fanno ormai della Cina uno dei più importanti mercati su scala mondiale. Le molteplici opportunità si presentano un po’ in ogni settore, ma primariamente nella realizzazione di opere infrastrutturali ed immobili di cui questa nazione necessita. Parecchio è stato fatto nel corso degli ultimi anni per la costruzione di strade, ponti, 278 IL SETTORE LAPIDEO ITALIANO Tabella n.76: importazioni del distretto veronese di pietre lavorate e finite: marmo e granito Denominazione paese Anni Spagna Turchia Gran Bretagna 1991 699.505 80.952 7.193 Brasile Cina India Mondo // 1.293 9.764 2.305.544 1992 609.906 24.975 12.527 6.531 22.499 98.639 2.465.887 1993 1.030.399 17.015 30.827 72.945 // 322.401 2.915.839 1994 1.083.631 200.593 47.789 // // 506.715 3.816.987 1995 1.555.947 109.904 85.720 182.031 17.344 604.200 5.918.179 1996 1.300.529 158.987 8.439 192.078 30.557 1.042.163 5.280.332 1997 1.048.809 145.116 0 131.842 36.825 632.346 4.390.975 1998 839.080 98.811 22.300 222.550 80.906 798.111 5.134.486 1999 526.242 106.149 5.081 194.442 381.028 1.187.106 4.988.761 2000 876.717 580.538 0 424.812 828.690 1.190.023 6.838.173 2001 1.068.436 296.816 10.041 495.165 382.210 764.746 5.063.601 2002 1.043.397 548.522 10.082 1.597.123 1.468.945 1.018.904 7.429.096 2003 1.300.526 788.430 7.208.308 922.081 2.610.149 761.435 15.479.438 2004 1.139.830 740.624 7.646.673 1.103.721 2.982.405 852.612 17.359.393 2005 1.204.627 474.769 8.080.610 671.696 2.600.126 1.869.769 18.008.387 2006 1.150.441 607.081 8.585.263 952.998 3.232.540 3.572.720 22.321.673 2007 1.024.055 592.620 6.216.110 1.005.076 2.746.793 3.652.093 17.891.348 2008 1.475.708 307.448 3.257.557 1.153.704 1.911.342 5.223.469 17.913.823 Fonte: propria elaborazione banca dati Coeweb20, classificazione ATECO DI267 Grafico n.68: Importazioni a Verona di pietre da taglio o da costruzione, modellate e finite 25.000.000 20.000.000 15.000.000 10.000.000 5.000.000 0 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Spagna Turchia Gran Bretagna Brasile Cina India Mondo Fonte: propria elaborazione dati tab. n.76 autostrade, aeroporti, ferrovie, ma ancora molto è da realizzarsi nei prossimi anni, anche all’interno del quadro di espansione previsto nell’ambito degli importantissimi appuntamenti delle Olimpiadi del 2008 di Pechino e della World Expo 2010 di Shanghai, in occasione dei quali la Cina è e vorrà certamente apparire in tutta la propria potenza di espansione. 20 www.coeweb.istat.it 279 CAPITOLO 8 Il distretto veronese, come già detto, si caratterizza per la specializzazione nel processo d’importazione di blocchi grezzi, trasformazione ed esportazione di prodotti finiti di elevata qualità. Il maggior fornitore è l’India, che è anche il primo esportatore di granito nel mondo, e ha coperto nel 2004 il 27,7% delle esigenze del distretto con un valore di 40.092.730 euro, doppio rispetto l’intero import dall’Europa. Le massime importazioni dall’India si sono verificate nel 2000 con un valore di 56.162.695 euro, per poi stabilizzarsi intorno i 40 milioni di euro. L’India ora copre il 21,44 % delle richieste in blocchi di Verona. Il secondo fornitore è il Brasile che ha registrato il suo picco intermini di valore nel 2006 con 35.540.625 euro (quota di mercato 22,9%), registrando in seguito una progressiva diminuzione che però non l’ha spodestato dalla sua seconda posizione. Al 2008, il Brasile detiene una quota 16,6% con un valore esportato a Verona pari a 14.618.472 euro. India e Brasile sono produttori di graniti che hanno in quantità e varietà impressionanti; ciò che contraddistingue questi due paesi è l’estrema varietà di graniti “orientati21” e “venati22” , che sono pressoché offerti in tutte le tonalità e che, date le loro ottime caratteristiche, hanno una ampia diffusione mondiale. Alcuni nomi, a puro titolo di esempio; Verde Marina, Kashmir White, Raimbow, Multicolor, Paradiso Bash, Cobra, Tiger Skin, Vizag, Orissa Blue, provenienti dall’India; Verde Eucalipto, Giallo Veneziano, Marron Cafè, Tropical, Samba, Maritaca, Candeias, Juparanà, provenienti dal Brasile. A questi devono essere aggiunti prodotti di grande pregio, come i graniti rossi classici Imperial Red e New Rubin (indiani), il Capao Bonito (Brasile), i graniti gialli in cui il Brasile primeggia (Giallo Antico, Amarelo Real), i graniti e le quarziti blu (Azul Bahia, 21 Disegno orientato: disegno di un materiale i cui costituenti mostrano una disposizione preferenziale che può rendersi evidente a diverse scale di osservazione (blocco, lastra, marmetta, ecc.). Risulta vivamente disuniforme ed è influenzato fortemente nel suo aspetto finale, dalla direzione di taglio. (Fonte: Pietro Primavori, “Il Primavori, lessico del settore lapideo”, Giorgio Zusi Editore, prima edizione ottobre 2004). 22 Disegno venato: disegno di un materiale che presenta delle venature ben evidenziabili rispetto al fondo, sia per aspetto, sia per colore. (Fonte: Pietro Primavori, opera citata). 280 IL SETTORE LAPIDEO ITALIANO Azul Macaubas, Brasile), graniti marrone (Caffè Bahia, Brasile) ed il richiestissimo marmo Verde del Rajasthan Indiano. Il terzo posto spetta alla Repubblica Sudafricana, il cui export verso Verona è cresciuto costantemente, a parte alcuni saltuari momenti di costanza, dal 1993, arrivando nel 2002 ad un valore di 21.036.925 euro per poi scendere a 13 ed 11 milioni di euro rispettivamente nel 2003 e 2004. Al 2008 la quota Sudafricana è molto vicina a quella del Brasile. Nel continente africano, tre sono i paesi che, da sempre, garantiscono una produzione rilevante con continuità ed affidabilità, il Sud-Africa, l’Egitto e lo Zimbawe (per i relativi dati vedere tabelle riportate in appendice), anche se, recentemente, una cospicua parte del continente “nero” si è fortemente interessata al mondo lapideo23. Il Sud-Africa è il maggior produttore di granito nero al mondo (Nero Africa e Nero Assoluto) cui affianca altri ottimi graniti (African Red, Crystal Brown, Lilac, Fontane). Le importazioni dalla Norvegia sono state pari a quelle del Sud-Africa fino al 1994, anno in cui l’import africano è aumentando, mentre quello del paese scandinavo è rimasto costante coprendo valori in media di 9 o 10 milioni di euro, ottenendo così la quarta piazza fino al 2006 anno in cui è stata superata dallo Zimbabwe. Dalla penisola scandinava è possibile importare produzioni silicee quali il Carmen Red, Balmoral e Baltic Brown dalla Finlandia; i rossi Tranas eVanga, il Royal Mahogany, il Nero (AFK) della Svezia; il prestigioso Labrador della Norvegia. Altri fornitori importanti sono Spagna, Namibia, Iran, Egitto e Finlandia. Per quanto riguarda la voce mondo è da notare un calo delle importazioni nel 2007 e 2008 (-27,32% nel 2007 rispetto il 2006 e –21,94% nel 2008 rispetto al 2007, pari ad una diminuzione nel 2008 del 43,27% rispetto il 2006), dato che conferma il momentaneo calo della produttività veronese. 23 Angola, Namidia, Zambia, Marocco, Tunisia, Kenia, Etiopia, Nigeria (vedere appendice). (Fonte: PIERO PRIMAVORI, “Pianeta Terra”, Giorgio Zusi Editore, 1999.). 281 CAPITOLO 8 Tabella n.77: importazioni veronesi di pietre grezze (in blocchi) Denominazione Paese Anni 1991 India Brasile Sudafrica Zimbabwe Norvegia 7.195.661 11.635.929 6.547.488 Namibia Iran Egitto Finlandia " 3.925.684 5.315.150 Spagna 0 5.750 42.677 4.013.610 16.770.330 43.046.401 Europa Mondo 1992 8.774.927 " 4.240.644 5.675.103 21.006 17.197 0 3.782.429 18.482.484 43.033.490 1993 15.824.320 16.315.733 5.618.687 11.148 5.229.536 4.326.654 0 538.523 " 4.407.140 18.758.262 58.853.386 1994 23.570.631 13.766.373 7.079.851 52.482 7.239.183 3.978.144 20.761 456.182 " 6.331.106 23.710.241 72.627.269 1995 32.601.734 19.815.421 10.094.788 282.620 9.819.907 7.253.046 0 1.132.078 123.046 4.728.750 29.970.435 97.861.135 1996 24.859.931 21.191.628 6.799.853 168.729 9.115.695 5.632.500 34.792 1.769.247 651.349 3.291.444 25.460.768 86.136.444 1997 35.176.652 29.869.929 9.565.539 499.768 9.509.448 5.855.458 130.243 1.474.021 4.911.452 2.819.872 28.623.622 118.303.305 1998 34.556.188 27.660.475 11.615.865 387.023 10.152.587 5.541.423 1999 35.500.276 27.057.713 11.871.278 460.901 9.380.685 5.635.712 346.903 1.370.145 1.943.487 2.318.831 24.147.365 108.266.015 2000 56.162.695 32.680.450 17.100.524 1.479.478 12.519.208 5.673.729 20.971 2.943.021 2.594.726 2.387.422 29.040.545 154.732.406 2001 40.521.004 25.097.330 18.912.511 1.217.654 11.128.470 4.132.149 " 3.397.935 2.465.762 3.031.859 26.344.802 130.082.229 2002 39.938.105 23.814.598 21.036.925 " 3.431.515 2.468.376 3.179.127 30.201.746 131.692.409 2003 39.706.320 17.711.020 13.888.539 3.097.904 14.879.217 4.505.180 205.928 5.104.173 2.617.222 4.726.793 33.824.811 126.676.176 2004 40.092.730 24.188.905 11.905.310 8.356.726 9.413.427 4.586.854 3.066.157 4.549.680 2.710.193 3.478.043 28.501.992 136.224.336 2005 33.614.022 23.748.889 16.996.935 8.031.103 9.408.128 3.901.251 3.782.513 3.306.716 3.551.546 3.541.317 27.696.538 131.065.040 2006 37.165.238 35.540.625 19.261.082 14.972.112 6.307.798 4.443.895 2.979.853 3.845.430 3.532.700 3.718.639 25.816.644 155.192.502 2007 30.357.378 20.794.325 15.579.404 7.925.221 5.586.833 3.589.620 3.866.530 1.689.819 3.155.243 2.397.908 21.044.765 112.792.535 2008 18.873.945 14.618.472 14.369.689 5.838.341 2.986.938 2.962.019 2.700.487 2.687.122 1.906.370 1.652.790 16.116.475 88.044.575 9.301.520 5.416.027 959.801 13.939.684 3.507.802 14.884 1.066.030 3.833.693 2.367.452 27.588.878 115.492.577 Fonte: propria elaborazione dati www.coeweb.istat.it; classificazione ATECO CB 141 Grafico n.69: Importazioni di pietre grezze in blocchi a Verona 60.000.000 50.000.000 40.000.000 30.000.000 20.000.000 10.000.000 19 91 19 92 19 93 19 94 19 95 19 96 19 97 19 98 19 99 20 00 20 01 20 02 20 03 20 04 20 05 20 06 20 07 20 08 0 India Brasile Sudafrica Zimbaw e Norvegia Namibia Iran Egitto Finlandia Europa Fonte: propria elaborazione dati tab. n.77 282 Spagna IL SETTORE LAPIDEO ITALIANO Grafico n.70: Importazioni totali di pietre grezze in blocchi a Verona 160.000.000 140.000.000 120.000.000 100.000.000 80.000.000 Mondo 60.000.000 40.000.000 20.000.000 0 1991 1993 1995 1997 1999 2001 2003 2005 2007 Fonte: propria elaborazione dati tab. n.77 Tab. n.78: maggiori fornitori di blocchi per Verona, tutte le tipologie di pietre. (dati in euro) Anno 2008 India Brasile Sudafrica Zimbabwe Norvegia Spagna Namibia Iran Egitto Finlandia Europa Mondo 18.873.94514.618.47214.369.689 5.838.341 2.986.9382.962.0192.700.4872.687.1221.906.3701.652.79016.116.47588.044.575 21,44% 16,60% 16,32% 6,63% 3,39% 3,36% 3,07% 3,05% 2,17% 1,88% 18,30% Fonte: propria elaborazione dati tab. n.77 Grafico n.71: % dei maggior fornitori di blocchi nel 2008 25,00% 20,00% India 21,44% 18,30% 16,60% 16,32% Brasile Sudafrica Zimbawe 15,00% Norvegia Spagna 10,00% 6,63% Namibia 3,39%3,36% 5,00% 3,07% 3,05%2,17% 1,88% Iran Egitto Finlandia 0,00% Europa 2008 Fonte: propria elaborazione dati tab. n.77 283 1 CAPITOLO 8 8.5 I dati di export e situazione del settore italiano Come si è comportato il settore lapideo italiano, in un quadro internazionale così dinamico e veloce nei riposizionamenti competitivi? Il risultato complessivo dell’industria lapidea nazionale è stato di cambiamento apprezzabile e favorevole rispetto agli anni precedenti, anche rispetto un 2005 che pure aveva già dato segni di leggero miglioramento sul 2004. Da un’indagine annualmente svolta dal centro di ricerca sul settore IMM Carrara, su un campione molto esteso di aziende italiane, è possibile ottenere dati ed informazioni affidabili per poter dire che l’insieme del settore italiano ha avuto dei momenti e delle aree di sofferenza, ma ha complessivamente reagito alle difficoltà esterne di competizione e di concorrenza, ricavandosi una serie di specificità produttive e commerciali alle quali si è affidato per riposizionarsi e ripartire dopo alcuni anni di crisi e di arretramenti. I dati di export hanno sostenuto fortemente il miglioramento che il settore lapideo nazionale ha vissuto nel corso del 2006, soprattutto in un momento in cui il mercato del consumo interno comincia invece a calare parallelamente al rallentamento dell’attività di edilizia soprattutto privata. Le esportazioni italiane di materiali lapidei hanno complessivamente raggiunto e superato i 4 milioni e le 800 mila tonnellate di prodotto in varia forma, dai blocchi grezzi alle lastre, ai lavorati e finiti, alle polveri e i granulati, per complessivi 1.910 milioni di euro, con una netta prevalenza di tipologie ad alto valore proprio ed aggiunto. La decisa dominanza dei lavorati, come appare chiaro dalla tavola che segue, ha dato un contributo forte sia alla qualificazione delle esportazioni nazionali che al loro miglioramento complessivo, soprattutto sono state attive e produttive le esportazioni relative al marmo e al travertino.24 24 Ricordo che marmo e travertino non si distinguono nella classificazione statistica del Sistema Armonizzato adottato internazionalmente. 284 IL SETTORE LAPIDEO ITALIANO Tab. n.80: Italia, esportazioni 2005-2006 Italia - tutti paesi 2005 gen-dic 2005/2006 MARMO BLOCCHI E LASTRE 2006 diff.% 2006/2005 tonn. euro tonn. euro %Q.tà % Val. 787.143 151.621.426 885.009 172.191.883 12,43% 13,57% GRANITO BLOCCHI E LASTRE 205.010 55.333.872 189.097 49.180.291 -7,76% -11,12% MARMO LAVORATI 973.639 674.029.726 1.020.994 754.819.298 4,86% 11,99% GRANITO LAVORATI 938.326 777.981.895 943.754 811.032.391 0,58% 4,25% ALTRE PIETRE LAVORATI 197.844 37.572.612 200.625 37.898.572 1,41% 0,87% 3.101.962 1.696.539.531 3.239.479 1.825.122.435 4,43% 7,58% GRANULATI E POLVERI 1.321.171 -0,99% 7,99% SubTOT con granulati e polveri 4.423.133 1.756.583.895 4.547.586 1.889.963.901 2,81% 7,59% SubTOT blocchi, lastre, lavorati 60.044.364 1.308.107 64.841.466 ARDESIA GREZZA 1.278 906.294 1.535 1.133.844 20,11% 25,11% ARDESIA LAVORATA 20.605 13.046.789 20.972 13.069.151 1,78% 0,17% 329.135 6.412.879 251.991 6.490.335 -23,44% 1,21% 1,00% 7,52% PIETRA POMICE TOTALE 4.774.151 1.776.949.857 4.822.084 1.910.657.231 Fonte: propria elaborazione su dati di IMM Carrara, database su dati Istat Rispetto al 2006, è da rilevare che il quadro è molto più omogeneo sul territorio nazionale, di quanto non lo fosse nel 2005: il segno “più” rispetto al 2005 non sta solo a indicare una crescita avvenuta, a livello regionale e di distretti, ma è pure più diffuso anche se non proprio uguale dappertutto. Il miglioramento su base annua ha coinvolto molte realtà locali, ed anche i dati regionali di produzione indicano che la cosa è stata abbastanza seguita in maniera positiva nelle varie aree importanti di produzione e trasformazione lapidea. Va detto con chiarezza comunque che l’Italia non ha ancora recuperato i “numeri” del 2000 e neanche del 2001, ma è importante il trend che si è avviato ormai da almeno tre anni consecutivi, perché il miglioramento del quadro complessivo è iniziato già nella seconda parte del 2005, seguendo una prassi stagionale che ritroviamo da tempo nel settore, nel bene e nel male. Si incomincia a riprendere e consolidare un cambiamento di tendenza negativa che durava ormai da alcuni anni, a cominciare proprio da quel 2000, che era proseguito bene sino alla prima metà dell’anno seguente, e che poi aveva rallentato già prima del settembre 2001, fino a passare alla decrescita, e poi apertamente alla crisi di alcuni mercati, negli anni a seguire. La tavola che segue quantifica la distanza che tuttora separa l’Italia di oggi dai risultati di 285 CAPITOLO 8 inizio secolo, e indica già un primo autore, anche se non proprio primario, della ripresa: sta nelle esportazioni dei suoi materiali migliori e più consolidati presso i consumatori, esportati sia in blocchi sia in lastre. Non entro nel dettaglio delle specifiche, perché la classificazione statistica, di nuovo, non consente di identificare singolarmente, separandole, le due tipologie, ma dalle rilevazioni dirette sappiamo che l’andamento positivo, soprattutto nel caso dei marmi e travertini, è dovuto sia ai grezzi sia ai semigrezzi. Le dimensioni dei numeri non consentono di attribuire ai blocchi il ruolo di protagonisti della ripresa in termini di grandezza del risultato finale, la quota che essi ricoprono nel totale delle esportazioni settoriali italiane è contenuta, ma indicano il senso e anche un fattore forte di competitività del settore lapideo nazionale, offrendo una chiave di lettura che può aiutare anche per gli sviluppi futuri dell’industria lapidea non solo del nostro paese. L’Italia svolge un ruolo storico e di leadership non più volumetrico, ma sicuramente ancora qualitativo, e tipizzante all’interno del panorama internazionale. In questo senso segna ancora il percorso di sviluppo che anche altri protagonisti possono seguire, ciascuno secondo le proprie inclinazioni e possibilità: si è visto nei paragrafi e capitoli precedenti come queste linee di tendenza e di evoluzione hanno influito e potranno svolgere ancora di più in futuro una parte importante nella ridistribuzione dei ruoli anche internazionali all’interno del settore. Tab. n.81: Italia, esportazioni 2000-2006 Italia - tutti paesi gen-dic 2005/2006 MARMO BLOCCHI E LASTRE GRANITO BLOCCHI E LASTRE 2000 2006 diff.% 2006/2000 tonn. euro tonn. euro %Q.tà % Val. 779.802 169.865.520 885.009 172.191.883 13,49% 1,37% -19,03% 207.579 60.739.716 189.097 49.180.291 -8,90% MARMO LAVORATI 1.455.216 953.485.188 1.020.994 754.819.298 -29,84% -20,84% GRANITO LAVORATI 1.048.100 851.301.648 943.754 811.032.391 -9,96% 234.626 48.468.135 200.625 37.898.572 -14,49% -21,81% ALTRE PIETRE LAVORATI SubTOT blocchi, lastre, lavorati 3.725.323 2.083.860.207 3.239.479 1.825.122.435 GRANULATI E POLVERI 1.257.020 SubTOT con granulati e polveri 4.982.343 2.127.663.301 4.547.586 1.889.963.901 43.803.094 1.308.107 64.841.466 -4,73% -13,04% -12,42% 4,06% 48,03% -8,73% -11,17% ARDESIA GREZZA 9.215 7.289.961 1.535 1.133.844 -83,34% -84,45% ARDESIA LAVORATA 32.972 22.946.817 20.972 13.069.151 -36,39% -43,05% 286 IL SETTORE LAPIDEO ITALIANO PIETRA POMICE TOTALE 67.690 4.897.294 251.991 6.490.335 5.092.220 2.162.797.373 4.822.084 1.910.657.231 272,27% 32,53% -5,30% -11,66% Fonte: propria elaborazione su dati di IMM Carrara, database su dati Istat Merita sottolineare come per l’Italia il business dei granulati sia in ascesa continua e importante, anche dal punto di vista dei valori coinvolti. Certo, sono dati, quelli dei valori, da leggersi tutti con molta cautela, in quanto il riporto ad euro è “tecnico”, vale a dire che è solo aritmetico, e non tiene conto dei variati rapporti di scambio tra monete, mentre sappiamo bene che le oscillazioni del dollaro hanno avuto un ruolo non da poco nell’orientare quanto meno alcune modalità di traffico delle merci, e degli scambi complessivi. Tuttavia rimane pur sempre un criterio di lettura abbastanza “freddo”, e aiuta comunque a interpretare dei dati che altrimenti rimarrebbero ancora più oscuri, o affidati solo ai volumi: a livello internazionale, invece, tenere d’occhio anche i valori corrispondenti è importante per capire alcuni fenomeni in atto, e dar loro il giusto peso e la giusta interpretazione. Se ci si limita alle voci aggregate più importanti, dal punto di vista della comprensione settoriale, sono possibili diversi criteri di lettura dei dati, perché sono diversi i percorsi seguiti, a seconda delle tipologie produttive e dei mercati di collocazione. Affiancando la tavola precedente con i dati relativi solo alle tipologie maggiori, quelle a maggior valore aggiunto e a maggior diffusione nazionale, e riclassificando per aree geografiche di sbocco, si ottiene una lettura ancora diversa di quanto accaduto nel corso di questi ultimi sette anni ovvero si può dare una risposta ai seguenti quesiti: che cosa ha sostenuto l’export del settore lapideo italiano, negli ultimi anni? E che cosa gli ha consentito di conquistare e mantenere un ruolo diverso nello scenario internazionale e nella suddivisione internazionale del lavoro e dei mercati, con cui oggi il settore si confronta e opera? 287 CAPITOLO 8 Tab. n.82: Italia, esportazioni 2000-2006 – Blocchi, lastre e lavorati Italia - tutti paesi gen-dic 2005/2006 UNIONE EUROPEA RESTO D'EUROPA 2000 tonn. 2006 euro tonn. diff.% 2006/2000 euro %Q.tà % Val. 1.420.406 795.063.323 1.005.594 620.565.053 -29,20% -21,95% 239.151 136.462.137 305.389 195.547.068 27,70% 43,30% AFRICA 314.371 59.616.013 393.231 68.338.562 25,09% 14,63% NORD AMERICA 520.976 590.315.338 518.215 583.097.523 -0,53% CENTRO E SUD AMERICA 82.959 43.622.613 60.659 30.481.739 -26,88% -30,12% MEDIO ORIENTE 680.350 190.228.638 430.930 151.291.273 -36,66% -20,47% ESTREMO ORIENTE 433.473 233.000.399 502.596 149.545.787 15,95% -35,82% OCEANIA 33.635 35.424.491 22.863 26.152.452 -32,03% -26,17% TUTTI I PAESI -1,22% 3.725.321 2.083.732.952 3.239.477 1.825.019.457 -13,04% -12,42% Fonte: propria elaborazione su dati di IMM Carrara, database su dati Istat L’Unione Europea nel frattempo si è allargata a 27 Paesi, le tavole sono retrospettive ed omogenee per offrire un raffronto corretto in questo senso, anche se rischiano di essere “antistoriche”. I numeri sono riferiti alla configurazione attuale dell’UE, e il risultato è ampiamente negativo, anche se i valori medi compensano non poco e motivano quindi largamente l’attenzione che tuttora l’area richiede e conquista. È il mercato interno allargato delle nostre imprese, dove la competizione è più diretta con gli altri produttori, perchè è in grado di coinvolgere non solo produttori ed esportatori in grado di operare su mercati lontani, ma anche aziende di capacità potenziale a più corto raggio. E invece, è proprio lì che si confrontano i termini aspri della competizione, e che si sono scontati anche i cali di mercati importanti come quello tedesco, e nello stesso tempo è proprio lì che si sono verificate, assieme ai mercati nordamericano e in parte di altre aree, le condizioni e gli input per uscire dalla crisi, per trovare la risposta alle sfide competitive che i nuovi assetti internazionali del mercato impongono. Dalla tavola precedente emergono anche altre osservazioni: la relativa tenuta del mercato statunitense, che oscilla ma rimane fondamentale per il nostro export, e dove, nonostante le forti tensioni portate da produttori esterni, il settore lapideo italiano cede alcune quote di mercato in termini di 288 IL SETTORE LAPIDEO ITALIANO volumi e valori ma resta presente. Pesa, in questo caso, quel fenomeno di integrazione produttiva che abbiamo visto profilarsi in maniera apprezzabile e significativa già dal 2005, di ingresso nel mercato un po’ più indiretto, mediato attraverso produttori di altri paesi, sempre ordinatamente affiancati da soggetti nazionali. Non è una strategia nuova, qualche anno fa alcuni operatori, particolarmente attenti alle cose e ai mercati esterni, si esprimevano dicendo che bisogna essere “dentro” i mercati, che bisogna portare la competizione all’interno del mercato finale, cercando tutte le strategie e le forme possibili per svolgere la cosa in maniera governata e, finché possibile, da protagonisti.25 Si separano, in questo processo, le finalità d’interesse tra soggetti individuali, aziendali o di gruppo che siano, e territoriali, di distretto o di altro. Ma il processo appare sempre più essere proprio questo, con tutte le innovazioni che nel frattempo l’evoluzione del quadro e dei nuovi protagonismi hanno imposto. E non si tratta di un banale decentramento produttivo, è qualche cosa di più, è un’integrazione delle proprie capacità produttive, competitive e industriali in senso largo, che si sviluppa attraverso un mix di quadro produttivo e commerciale. Dai numeri emerge quindi una prospettiva, ancora fragile certo, ma aperta, che va ad affiancare e consolidare le vocazioni di prossimità di mercato come primo elemento di collocazione per le produzioni proprie: per i mercati più lontani, si sfruttano le prossimità degli altri, laddove si può. A questo primo criterio di lettura si aggiunge quello altrettanto importante delle fasce qualitative di mercato, delle specializzazioni produttive, che consentono di ricavare qualcosa di più di semplici nicchie, da presidiare e difendere, e che non vengono perse dalla nostra industria nazionale, ma anzi si mantengono e si consolidano ancora adesso. Il presidio e la difesa, o l’espansione del proprio mercato si svolgono con tutti i mezzi a disposizione, e la globalizzazione ne offre di nuovi, da interpretare e leggere in maniera, 25 E’ da questo concetto che molte aziende hanno aperto attività in Brasile per rifornire di granito lavorato il mercato nord americano. 289 CAPITOLO 8 appunto, innovativa. I dati delle esportazioni italiane in fondo dicono proprio questo: pur nel permanere di forti difficoltà da parte anche di classi d’imprese consolidate e competitive, la selezione intervenuta nel corso di questi anni ha lasciato che i soggetti più adeguati al nuovo rimanessero attivi, e sapessero cogliere le occasioni offerte, anche, dalla globalizzazione. Non è solo una sfida, ma anche un’opportunità, quella che viene offerta dalle nuove geografie economiche, e dalla possibilità di operare anche in remoto con produttori e mercati diversi. Cresce la complessità del sistema, e capire di volta in volta su che cosa continuare a contare, e che cosa invece va abbandonato per strada, se necessario, è sempre più difficile, e anche costoso, e non solo in termini di bilancio aziendale: ha costi anche sociali immediati, che spesso si ripagano solo su tempi più lunghi e con modalità pesanti socialmente. Svolgono un ruolo importante, allora, i cosiddetti big players, che sono big più in senso figurato che fisico, ma che svolgono sicuramente la parte di apripista, di leader “culturali” oltre che tecnici e operativi, una parte che può offrire grandi occasioni, ovviamente, ma che può anche risultare molto ingrata, perché offre un esempio di cosa fare e di cosa non fare. Il settore lapideo italiano è un settore, come molti altri del Made in Italy, di distretti produttivi e di piccole imprese, dove quindi l’innovazione, non solo tecnologica ma anche gestionale commerciale e strategica, si svolge spesso per imitazione, per tentativi individuali e per apprendimento collettivo, piuttosto che ricerca attiva e diretta, e ha tempi rapidi e rischi elevati. Copiare quello che fanno gli altri, allora, soprattutto quando si tratta di modelli di successo, diviene un modo immediato di riposizionarsi, se è possibile: possiamo chiamarlo “scouting” gestionale, o tecnologico se tocca invece i processi produttivi, ma alla fin fine si tratta pur sempre di cercare le novità tra quanto ci circonda, e di adattarle a se stessi. I risultati, però, possono essere anche molto positivi, e gratificanti per chi per primo intuisce un processo nuovo o apre un mercato nuovo con successo, così come per chi comprende la validità di un modello innovativo e lo segue tra i primi. 290 IL SETTORE LAPIDEO ITALIANO 8.6 Mercati importanti per l’Italia del settore lapideo nel 2006-2007 Il settore lapideo italiano ha seguito in buona parte le sue naturali inclinazioni e relazioni commerciali costruite nel corso di anni, o comunque facilitate da fattori oggettivi di connessione. L’area europea ha risentito su base pluriennale delle difficoltà dell’economia e dell’edilizia tedesca. Questo, però, ha anche comportato che, non appena la situazione in Germania è andata migliorando, immediatamente ci sono stati riflessi positivi per i distretti lapidei nazionali che vi sono maggiormente collegati e presenti. Nonostante la recente propensione tedesca ad acquisire soprattutto lavorati in granito da Cina e India, tuttavia il ruolo dell’Italia abbiamo visto che si consolida addirittura, anche se soltanto nelle fasce più qualificate di prodotto. Non è un consolidamento generale ma fortemente mirato e selettivo: marmi lavorati, in valore, graniti lavorati anche qui in valore, e in entrambi i casi con un apprezzamento sensibile del valore medio per tonnellata di esportato. Lo stesso modello vale anche per altri paesi europei, sia dell’Unione che non, influenzato certamente anche dal valore forte dell’euro su dollaro, che rende più accessibili le merci di valore espresso in euro. Va detto, però, che i lavorati di marmi e travertini si giovano particolarmente di questo meccanismo, associando così al valore di qualità anche quello di tipologia specifica: ne vediamo una replica, sia pure in scala ridotta rispetto alla Germania, in Svizzera, in Russia, e poi, uscendo dai confini continentali, negli Stati Uniti, negli Emirati Arabi, in Kuwait, in India. Diversi, invece, i casi dell’Africa settentrionale e Cina, dove conta molto anche la materia prima grezza, e di nuovo si tratta di marmi e travertini in prevalenza. D’altra parte, l’Italia ha produzioni caratteristiche prevalentemente di calcarei, non sono le sue sole produzioni, ma ne sono la parte più conosciuta e valorizzata per importanti distretti produttivi, a cominciare da Carrara con i suoi marmi bianchi, Brescia con il Botticino, Tivoli con il Travertino, Comiso con il Perlato di Sicilia, Orosei con la Breccia Sarda, Trani con la Pietra di Trani. Sono produzioni distintive, 291 CAPITOLO 8 caratterizzazioni ormai rinomate, che in qualche caso diventano addirittura simboliche di un’intera area al di là del settore, e ne costituiscono insieme forza e identità produttiva e culturale. Si tratta di temi che coinvolgono anche altri aspetti, oltre a quelli puramente commerciali o industriali, a cui però sono in ogni caso strettamente connessi e quasi in simbiosi argomenti che non valgono solo per il lapideo o per l’Italia, ma si estendono a tutti i comparti e le specializzazioni produttive e spesso anche a molti distretti, regioni o addirittura Paesi di produzione. È il tema delle identità simboliche, che esula da questo nostro piccolo ambito di considerazione, ma che tuttavia lo coinvolge, e in qualche caso ne diventa asse portante: basti pensare appunto al marmo di Carrara, o ai travertini romani, o a tutte quelle produzioni di antica tradizione e storia che s’identificano con un’area e ne diventano il simbolo. Il mercato di maggiore importanza, quello assolutamente da presidiare e difendere in maniera qualificata e strategica è e rimane, anche se colpito da grande crisi, quello nordamericano, e per il ruolo di traino rilevante che comunque svolge anche nei confronti degli altri mercati, più o meno avanzati che siano. 8.7 Le importazioni dell’industria italiana di blocchi Le importazioni dell’industria italiana del lapideo rimangono nell’ambito di un quadro classico, ormai, da qualche anno: sono in ripresa, anche significativa, sia per i marmi che per i graniti, e nei marmi, leggendo i paesi, sono importanti i nuovi come i vecchi produttori. Crescono sia in volume che in valore la Spagna, anche la Francia e accanto alla riconferma fortissima della Turchia, si affacciano altri soggetti, ancora di ruolo contenuto, ma già in buona evidenza, come la Croazia, la Macedonia e il Montenegro. Continua a crescere nella partnership con l’Italia l’Egitto, che diviene il nostro primo fornitore di marmi in blocchi, e crescono, sia pure su tutt’altra scala di grandezza, anche 292 IL SETTORE LAPIDEO ITALIANO Marocco e Tunisia, e poi la Namibia. Per i graniti c’è da registrare la crescente presenza della Finlandia, rispetto a un quadro già forte in precedenza, affiancata in Europa dalla più tradizionale Spagna, e dalla nuova anche se piccola Albania, e poi dal Mozambico e dallo Zimbabwe in Africa, mentre cala leggermente il Sudafrica e scende un po’ anche l’Angola. Ma in tema di graniti grezzi e semigrezzi la novità maggiore viene dalla dialettica di ruolo tra Brasile e India: l’India continua ancora ad essere il nostro primo fornitore, ma sui valori medi per tonnellata di importato il Brasile è chiaramente più importante ed è il più mediamente qualificato dei due, per l’industria lapidea nazionale. 8.8 Le importazioni dell’industria italiana di lavorati Sui lavorati, invece, i numeri delle importazioni, ancorché in crescita, sono ancora contenutissimi, pure se per alcuni paesi sono relativamente importanti. La Cina, per esempio, nei confronti dell’Italia aumenta in volume, ed anche in valore, come del resto anche l’India, ma non in valore medio, diversamente dall’India, che invece migliora la qualificazione dei suoi graniti lavorati collocati in Italia. 8.9 Quadro strategico In generale, lo scenario complessivo del settore sta cambiando, come è naturale che accada in un momento in cui si trasformano in maniera sostanziale una serie di meccanismi che sono determinanti nel definire gli assetti di un settore e le sue modalità di comunicazione interna. In generale i nuovi produttori rendono più facilmente accessibile la materia prima; ma 293 CAPITOLO 8 sempre più spesso anche i prodotti trasformati o semi-trasformati si associano al paniere delle forniture correnti dei new comers, con standard produttivi che, se anche non sono al massimo dell’efficienza possibile, tuttavia vi si avvicinano ogni giorno di più, in forza di una evoluzione tecnologica che sposta continuamente in avanti la soglia di procedurizzazione del ciclo di trasformazione. La partita si gioca sempre più su un insieme di fattori che si confrontano e si equilibrano in un risultato, dove conta il rapporto tra prezzo finale, tempi di consegna e fascia di mercato in cui il prodotto si colloca.26 Interviene così anche il fattore distanza, e conseguenti costi di trasporto, e tempi di consegna27, a determinare il mix di fattori su cui si gioca la competizione e a definire in ultima analisi i bacini di attività e di competenza commerciale di un distretto produttivo o di un’industria a struttura produttiva localizzata. Le catene distributive si modificano, aiutate in questo anche dall’evoluzione tecnologica dei mezzi di comunicazione e dalle conseguenze di lungo respiro che questi inducono sul mondo esterno. La possibilità di scambiare in tempo reale informazioni, dossier operativi, immagini fedeli, documenti di lavoro, informazioni riservate, indipendentemente dalle distanze e dai fusi orari lascia al solo trasporto fisico delle merci il ruolo di freno all’attività distribuita geograficamente, determinando, con i fattori costo di trasporto e tempi di trasporto28, una variabile influente nella costruzione del quadro competitivo. Tutto questo mentre viene sempre più affidata a figure professionali nuove la capacità e il ruolo di coordinare le forniture e la loro qualità29, e soprattutto 26 IMM Carrara, “8’ Censimento dell’ industria lapidea”, 2000, a cura di NAPOLI S. Significativo è il titolo dell’articolo del Sole 24 Ore di mercoledì 11 maggio 2005, pag.7: “Boom di forniture low-cost. Risparmio medio del 22% per le aziende, rischi ancora alti per tempi e qualità”. 28 I tempi di trasporto e la distanza che le navi devono percorrere per trasportare le merci si ripercuotono notevolmente sul costo del prodotto finito, soprattutto durante un 2007 e 2008 in cui il prezzo del petrolio ha raggiunto i 147,27 dollari nella quotazione dell’ 11 luglio 2008 mentre al 26/02/2009 quota a 40,48 dollari. (Fonte: http://www.opec.org/home/basket.aspx). 29 PRIMAVORI P:, “La pietra e la pubblicità culturale”, in MARMO MACCHINE CLASSIC, n.184 ,2005, pp.122-130. 27 294 IL SETTORE LAPIDEO ITALIANO la gestione della logistica di fornitura30, di dove approvvigionarsi di che cosa, in materiali e capacità di lavoro in tempo utile, a costi di concorrenza e a qualità controllata e corrispondente alle aspettative. Si tratta di quegli “infomediators” qualificati, che in questo comparto assumono connotati particolari e aggiungono, a quelle generali, caratteristiche specifiche di competenza settoriale. Solo sulla scelta dei materiali i vincoli sono maggiori, e ancora lasciati alla decisione esterna a questo circuito, al ruolo che tuttora gli architetti svolgono nel decidere alcune fasi fondamentali della progettazione. Rimane però un ruolo sempre più condizionato da fattori esterni, sui quali il settore lapideo può poco intervenire, mentre si modificano i meccanismi di cattura dell’attenzione e del favore delle altre figure professionali. Sono meccanismi complessi e fondamentali, ma estremamente difficili da gestire, in qualche caso addirittura impalpabili; e il quesito diventa: “come intercettare il favore e l’attenzione di queste figure?”. Il quadro delle tecnologie e il ruolo stesso del prodotto edile, delle costruzioni in tutti i loro usi e accezioni, conosce prospettive inedite, con soggetti decisionali nuovi e impostazione diversa, rispetto al passato, nei momenti di costruzione e realizzazione delle scelte. In una prospettiva che vede crescere la presenza tecnologica anche nelle abitazioni private oltre che negli uffici, insieme con i problemi di sicurezza fisica e virtuale connessi e conseguenti, è comunque difficile pensare che le quote di mercato dei materiali possono rimanere invariate e che le tecniche di organizzazione dei cantieri rimangano le stesse, o che non cambino i ruoli decisionali dei vari soggetti. Per un settore come quello lapideo, che tutto sommato è secondario nella fase di progettazione edilizia vera e propria, anche se esteticamente rilevante nell’aspetto finale di un edificio, è molto probabile che questi processi siano vissuti per lo più passivamente, con legami non stretti con le nuove figure 30 Per come gestire, migliorare, sviluppare la logistica si veda “Il Giornale della Logistica”, Kostler Publishing, Milano ed i libri: SIGNORI P.“La misurazione dell'integrazione logistica nella Supply Chain Integrated Management”, CEDAM, 2004. BORGHESI A. “Marketing-Logistica”, Giuffrè, 2006. BORGHESI A. “Supporti didattici per gli studenti del Corso di Marketing (Logistica), QuiEdit 2005. 295 CAPITOLO 8 professionali che si attivano. E non è semplice inserirsi nella nuova geografia del mercato, a meno che non si avviino da subito alcune politiche di visibilità settoriale, e locale dei vari distretti produttivi, che ne garantiscano comunque la presenza nel ventaglio delle scelte utili possibili: cosa che significa essere ben presenti in tutta la scala delle opzioni di marketing.31 Si tratta di un lavoro non facile, nemmeno se si considera che il mercato di elezione per i prodotti nazionali, sempre di più, sarà il mercato vicino, interno e di areale europeo e mediterraneo: si esaspera la competizione, si attivano nuovi modelli di economie di scala, variano insomma i comportamenti strategici del fare impresa e del fare mercato, e variano velocemente. Certamente, sembra verosimile pensare che per un’industria avanzata e collocata in un contesto di paese industrializzato e avanzato sia più semplice inserirsi in tale processo evolutivo, ma uno dei più forti insegnamenti che viene proprio dal nuovo mondo della TLC e dei comportamenti innovativi indotti, è quello di non dare mai niente per scontato. E’ previsione comune a tutti i centri di ricerca che nel settore delle costruzioni il mercato dei materiali stia già andando incontro ad un processo di internazionalizzazione crescente, in tutti i suoi aspetti e in tutte le accezioni del termine, favorendo la destrutturazione delle imprese, che diventano sempre più piccole, e piccolissime. In altre parole, aumenta la complessità del fare, la competizione si fa orizzontale e verticale (anche di filiera32, cioè) e si modifica il peso dei vari attori, con gli info-mediators che rappresentano il nuovo assoluto, e che ricavano la loro quota di importanza sottraendola interamente 31 “Il perseguimento della cosiddetta qualità totale costituisce, ormai da tempo, un obiettivo dell’ intero comparto lapideo, alle varie latitudini e longitudini, essendo stato compreso, in modo sempre più diffuso, che un prodotto tecnicamente ed esteticamente irreprensibile è in grado di autopromuoversi, per il principio di iterazione comportamentale ben noto agli psicologi, con un costo specifico tendente a zero.” (Fonte: MONTANI C., “Stone 2003”, Gruppo Editoriale Faenza, pag.68.) 32 Con la legge regionale 4 aprile 2003 n.8, la definizione di distretto è divenuta da “industriale”, a “produttivo”, perdendo l’originaria caratteristica della sola territorialità, aprendo il concetto ad un’ottica più ampia, basato su un numero minimo di imprese e addetti operanti in una determinata filiera produttiva (a proposito si veda paragrafo 3.4). 296 IL SETTORE LAPIDEO ITALIANO ai soggetti tradizionali e che contribuiscono alla crescita di ruolo dei “registi” nascosti del mercato delle costruzioni, e della progettazione.33 8.10 Bibliografia e sitografia ASMAVE, “I marmi a Verona”, 1987, pp.123-126. “Brasile Galattico”, in Giornale del marmo, n.257, 2005, Gruppo Editoriale Faenza, pp.25-28. CONTI G., “Il commercio internazionale”, in C.G. e AAVV, a cura di Il marmo nel mondo: industria e commercio dei materiali lapidei, Carrara, S.E.A., 1990. “La forza della domanda negli Stati Uniti”, in Giornale del Marmo, n.256, 2005, pag.33. Il Sole 24 Ore di mercoledì 11 maggio 2005, pag.7: “Boom di forniture low-cost. Risparmio medio del 22% per le aziende, rischi ancora alti per tempi e qualità”. IMM Carrara, “8’ Censimento dell’industria lapidea”, 2000, a cura di NAPOLI S. Istat, banca dati Coeweb, www.coeweb.it - categoria DI267 e CB141 MONTANI C., “Stone 2003”, Gruppo Editoriale Faenza, 2004, Faenza, pag.68-80-81. NAPOLI S., “Stone Sector 2004”, a cura di IMM Carrara, Carrara, 2005, pag.17. NAPOLI S., “Stone Statistic 1993-1997”, IMM Carrara, 1998, pp.103 e 245. NAPOLI S., “Stone Sector 2008”, a cura di IMM Carrara, Carrara, 2005, pag. 1-22. Porto di Marina di Carrara – www.portodicarrara.it PRIMAVORI PIERO , “Pianeta Pietra”, Giorgio Zusi Editore, I ediz. 1999, pag. 307. PRIMAVORI P:, “La pietra e la pubblicità culturale”, in MARMO MACCHINE CLASSIC, n.184 ,2005, pp.122-130. Sebastiano Villanova, Tesi di Laurea, “Import-export nel settore lapideo in Italia”, Padova, anno 2003/2004. 33 IMM Carrara, Censimento 2000: Industria lapidea e collaterale del comprensorio apuo-versiliese, Carrara, 2000, pag.10. (disponibile in www.immcarrara.it). 297 CAPITOLO 8 “Turchia: una tigre autentica”, in Giornale del marmo, n.257 settembre ottobre, 2005, Gruppo Editoriale Faenza, pp. 19-21. www.opec.org/home/basket.aspx www.immcarrara.it/stat -->schede per paesi, import di lavorati finiti Germania e Stati Uniti. www.portodicarrara.it LETTURE DI APPROFONDIMENTO: “Il Giornale della Logistica”, Kostler Publishing, Milano BORGHESI A. “Marketing-Logistica”, Giuffrè, 2006. BORGHESI A. “Supporti didattici per gli studenti del Corso di Marketing (Logistica), QuiEdit 2005. SIGNORI P.“La misurazione dell’integrazione logistica nella Supply Chain Integrated Management”, CEDAM, 2004. 298 Capitolo 9 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO 9.1 Provenienza geografica delle maggiori varietà commerciali di marmi, graniti e pietre I materiali attualmente in commercio su scala mondiale superano di gran lunga il numero di 2000; tenendo conto della realtà cinese, i cui prodotti hanno però una diffusione in ambito soprattutto asiatico, questo valore dovrebbe probabilmente essere aumentato. Operare delle suddivisioni per materiali su scala planetaria è una cosa estremamente ardua, tanta e vasta è la produzione lapidea. Proprio a causa delle difficoltà di sapere i tipi e le denominazioni di tutti i materiali ai quali si devono i valori di produzione che ogni paese denuncia è logico illustrare quei materiali che più si sono affermati nel grande circuito commerciale internazionale e dei quali si ha maggior conoscenza. Quei materiali, cioè, che si finisce per trovare menzionati o presenti praticamente in ogni luogo del globo. Questo non deve far dimenticare un concetto importante e cioè che esistono delle realtà che, localmente, si distinguono per cultura, storia ed impiego della pietra naturale, oltre che per l’importanza della stessa nell’economia locale, ma che sono ancora lontane dall’affacciarsi sulla scena internazionale con i propri prodotti quali Siria, Iraq, Etiopia, CAPITOLO 9 Giordania, Marocco, Israele e molti altri. Di seguito elencherò le principali produzioni dei maggiori paesi, suddivisi in paesi Europei – il continente cui compete, anche storicamente, la maggior aliquota − ed extraeuropei. 9.1.1 Europa La leadership produttiva, solo recentissimamente scalzata dalla Cina, porta l’Italia ad essere naturalmente il primo paese cui riferirsi. La produzione italiana è già stata illustrata nel corso del paragrafo 7.1. Essa è comunque talmente varia ed articolata che qualunque tentativo di sintesi farebbe comunque un torto a centinaia di materiali. Rimandando al paragrafo 7.1 per i materiali italiani, vediamo gli altri paesi importanti per l’estrazione di materiali lapidei. – Spagna La Spagna ricalca l’ampiezza dell’offerta italiana per quanto concerne il comparto marmifero, con prodotti che hanno costituito un riferimento mondiale di categoria, come i marmi colorati Crema Marfil, il Nero Marquina, il Rosso Alicante. Di una certa importanza anche i marmi cristallini bianchi e gialli di Macael. In tema di graniti, il paese è nel ristretto novero di produttori-top, con una gamma di colori soprattutto classici (rosa, grigi: Rosa Porrino, Gris Mondariz, Berrocal, Gris Quintana, Galizia, Real, Blanco Cristall, tutti ricadenti nella famiglia degli “uniformi”. Pressoché assenti i graniti venati. – Grecia La Grecia copre esclusivamente il comparto marmi 1, dei quali è 1 Per una descrizione esaustiva sulla storia dei vari marmi greci si veda “Brief historical data about some greek marbles”, in Marmaro net.com, annual edition 2007 for Marmomacc Verona, Athens (Greece), pagg. 50-74. 300 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO estremamente ricca; da alcuni anni è ai vertici nella produzione di marmi bianchi, storicamente molto importanti per il loro impiego in numerose opere monumentali del passato (Naxos, Thassos, Pentelicon, Dyonissos, Kavala, Paros), cui affianca altri materiali di grande interesse (Verde Tinos, Rosa Egeo, Verde Larissa)2. – Francia e Belgio Francia e Belgio sono produttori storici, il primo sia di marmi sia di graniti (da ricordare il granito grigio Tarn, i marmi Rosso Languedoc ed Incarnai, i vari Napoleon, i graniti della Bretagna, i graniti rosa e grigi dei Vosgi, e le numerose pietre), il secondo soprattutto di marmi e limestones (ben noti i famosi Rouge Royal e il Nero Belgio, alias Petit Granit). – Portogallo Il Portogallo è il paese che ha registrato sensibili incrementi negli ultimi anni e che deve la sua fama, in ambito internazionale, soprattutto al marmo rosa delle zone di Vila Vicosa-Vigaria. Nutrita la gamma dei materiali calcarei (beige, rosati, biancastri: Alpinina; Verde Viana); un pò più ridotta la gamma dei graniti (Cinzento, Aveiro) tra cui, per anni, ha spiccato il Saint Louis. – Germania e Regno Unito La Germania, al pari del Regno Unito, consuma una buona aliquota dei materiali che produce, con il risultato che questi non hanno così vasta diffusione su scala mondiale. Spiccano, in Germania, molte pietre, alcuni graniti ordinari (grigi) ed alcuni limestones di colori comuni (beige, marroni; Solnhofen); nel Regno Unito numerose sandstones e qualche granito di colore classico. 2 I marmi greci apprezzati in ambito internazionale sono 108 ed oltre i famosi bianchi vi sono molte tonalità grigio cenere, rosa, rosso, verde e travertini ed onici chiari. Per citarne alcuni: Bianco di Pendeli, Greco livido, Grechetto Duro, Naxos, Imeto Antico, Marmo di Agrilesia, Giallo Tigrato Antico, Greco Duro Antico, Greco Giallognolo, Marmo Nero Antico, Marmo Giallo Antico, Rosa Empire, Rosso di Eretria, Brecciato Rosso Antico, Skyros Marble, Marmo Cipolino Antico. (Fonte: “Brief historical data about some greek marbles”, in Marmaronet.com, annual edition 2007 for Marmomacc Verona, Athens (Greece), pagg. 50.). 301 CAPITOLO 9 – Scandinavia Storicamente, sono molto importanti, nonché da tempo consolidate, le produzioni silicee dei paesi dello scudo Scandinavo: Carmen Red, Balmoral e Baltic Brown dalla Finlandia; i rossi (Tranas, Vanga), il Royal Mahogany, il nero (AKF) della Svezia, il prestigioso Labrador della Norvegia. – Ex-Jugoslavia Ex-Jugoslavia in cui si estrae il marmo bianco Sivec, materiale di importante conoscenza e diffusione. – Turchia La Turchia è leader nell’Europa orientale e sud–orientale, di cui spicca la consistente produzione marmifera (Afyon, Rosalia, Salomé, Striati di Marmara, Rosso Lepanto, Dove, Cremo Bello, Cremo Supremo, travertini della zona di Denizli, etc.). – Russia, Ucraina, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Romania, Albania Nell’Est Europa spicca tutta una nuova schiera di materiali, sia calcarei sia silicei, dell’Est non comunitario. In testa Russia e Ucraina (Rosso Santiago, Rosso Toledo, Artic Blu); a ruota Repubblica Ceca e Slovacchia (calcari vari, graniti grigi), Ungheria (marmo rosso, marrone), Romania (marmo cristallino rosa, marmi bianchi), Albania (marmo rosso, brecce). 9.1.2 Pesi Extraeuropei Non si può non iniziare se non citando i tre paesi a maggior produzione di cava cui si è affiancata anche la maggior trasformazione negli ultimi anni, ovvero Cina, India, Brasile. 302 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO – Cina La Cina è pervenuta in pochissimi anni, ad un numero sbalorditivo di materiali prodotti, sia calcarei che silicei, di cui spesso è anche molto difficile controllare la continuità, la reale esistenza e disponibilità sulle piazze ed i circuiti di distribuzione. Tra le categorie rappresentate, scarsa quella dei graniti venati. Pressoché nessun materiale cinese ha una posizione internazionalmente consolidata, tuttavia la produzione complessiva è troppo elevata per non farne menzione in sede di sintesi mondiale. – India e Brasile India e Brasile3 sono, per antonomasia, produttori di graniti che hanno in quantità e varietà impressionanti; ciò che contraddistingue i due paesi è l’estrema varietà di graniti “orientati” e “venati”, che sono pressoché offerti in tutte le tonalità e che, date le loro ottime caratteristiche, hanno una ampia diffusione mondiale. Alcuni nomi, a puro titolo di esempio: Verde Marina, Kashmir White, Rambow, Multicolor, Paradiso Bash, Cobra, Tiger Skin, Vizag, Orissa Blue, provenienti dall’India; Verde Eucalipto, Giallo Veneziano, Marron Cafe, Tropical, Samba, Maritata, Candeias, Juparanà, provenienti dal Brasile. A questi devono essere aggiunti prodotti di grande pregio, come i graniti rossi classici Imperial Red e New Rubin indiani, il Capao Bonito brasiliano , i graniti gialli, in cui il Brasile primeggia (Giallo Antico, Amarelo Real), i graniti e le quarziti blu (Azul Bahia, Azul Macaubas, Brasile), graniti marroni (Caffé Bahia, Brasile) ed il richiestissimo marino Verde del Rajasthan indiano.4 – U.S.A. e Canada Sul fronte del Nord America, dal Canada e dagli U.S.A. provengono soprattutto graniti (Caesar White, Solai White, Silver Cloud, Dakota Mahogany, 3 Per l’elenco completo delle pietre disponibili brasiliane si veda “Brazilian exporters catalogne of natural dimension stone”, anni vari ma si consiglia il 2007 e 2008, con elenco anche di tutti gli operatori brasiliani e stranieri in Brasile, reperibile al sito www.stonesquality.com.br 4 Per una descrizione delle sandstones indiane si veda l’articolo “Indian Sandstone: the stone with universal appeal” in Stone Panorama-The Global Magazine of Dimension Stone Industry, n.3 July 2008, pagg. 55-62. www.stonepanorama.com 303 CAPITOLO 9 Rosso Texas –U.S.A.; Polichrome, Autumn Brown, New Caledonia – Canada), cui si associano i famosi marmi cristallini del Vermont (bianchi, grigi, verdi). Messico – Dal Messico giungono marmi bianchi, neri e travertini esportati massicciamente negli Stati Uniti. – Cuba, Guatemala, Repubblica Dominicana Vivace è la produzione dei paesi del centro America, che tuttavia, hanno una diffusione circoscritta ad ambiti locali (marmi cristallini e colorati di Cuba; marmi verdi e bianchi del Guatemala; alcuni marmi beige e pietre dalla Repubblica Dominicana). – Argentina, Uruguay e Perù Tra i paesi del Sud-America, Brasile a parte, di cui si è già riferito, per la rilevanza della varietà e della produzione, il ruolo più storico spetta all’Argentina, con il granito rosso Sierra Chica ed altri materiali subordinati (granito Rosa del Salto, il marmo azzurro Azul Cielo, il porfido grigiastro dei Neuquen), seguita dall’Uruguay con i suoi graniti neri e dal Perù (porfido Verde Speranza). – Iran In area medio-orientale è da menzionare, in primis, la produzione iraniana, un esempio di sottovalutazione produttiva (dati ufficiali errati), essendo in realtà il paese uno dei più grossi produttori al mondo di marmi; di vasta diffusione sono i travertini colorati (rossi, gialli), i marmi non cristallini rosa (Spring Rose, Lotus, Rosa Tea), ed una infinità di limestones beige. – Siria, Arabia Saudita e Pakistan Grosse sottostime produttive sono da attribuire anche alla Siria, neanche figurante nelle liste ufficiali, in cui è attestata una buona produzione di marmi e limestones, mentre una certa diffusione si registra per alcuni graniti sauditi (marrone di Najaran, Violetta) e per gli onici verdi pakistani. 304 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO – Turkmenistan, Kazakistan, Armenia, Uzbekistan Ancora mai quantificabili ufficialmente, ma di grande portata, le attività del Turkmenistan, Kazakistan, Armenia, Uzbekistan e paesi limitrofi, nei quali si è registrato un vero e proprio boom del lapideo. – Vietnam, Filippine, Malesia, Tailandia, Taiwan, Indonesia, Giappone, Corea del Sud, Sri Lanka I paesi dell’Estremo Oriente costituiscono uno dei poli mondiali dove il settore lapideo ha registrato impulsi elevatissimi; Vietnam, Filippine, Malesia, Tailandia, Taiwan, Indonesia, unitamente ai consolidati Giappone e Corea del Sud, propongono una sconfinata gamma di marmi, limestones e graniti a coprire pressoché tutte le tonalità di colore (marmi verdi della Tailandia, marmi bianchi e verdi di Taiwan; marmi colorati della Malesia, marmi colorati e molti limestones lucidabili delle Filippine, etc.). Molti di questi materiali alimentano un circuito esclusivamente asiatico, che, sebbene non esteso a scala mondiale, non si può certo definire ristretto, e stanno estendendo la loro influenza ad aree sempre più vaste. La Corea del Sud, in cui si estraggono quantità pressoché equivalenti di marmo e di granito, opera perlopiù su un circuito commerciale ristretto ai paesi limitrofi (Hong–Kong, Giappone, Singapore) e la sua produzione raggiunge limitatamente i grandi mercati consumatori. Da non dimenticare anche lo Sri Lanka, i cui graniti venati (Shanaka White) hanno avuto però maggior diffusione qualche anno fa. – Sudafrica, Egitto e Zimbabwe Nel continente africano, tre sono i paesi che, da sempre, garantiscono una produzione rilevante con continuità ed affidabilità, il Sudafrica, l’Egitto e lo Zimbabwe, anche se, recentemente, una cospicua parte del continente “nero” si è fortemente interessata al mondo lapideo. Il Sudafrica è il maggior produttore di granito nero al mondo (Nero Africa e Nero Assoluto) cui affianca altri ottimi graniti (African Red, Crystal Brown, 305 CAPITOLO 9 Lilac Fontaine). L’Egitto vanta una estesa gamma di graniti (grigi, rossi, rosati), cui si affiancano il noto porfido, marmi beige (il Galala), brecce (Fawakir) ed altri prodotti di cromatismi vari. Lo Zimbabwe ha raggiunto anch’esso cospicui livelli di produzione con un granito nero (Nero Zimbabwe). – Angola, Namibia, Zambia, Marocco, Tunisia, Kenya, Etiopia, Nigeria Quote produttive non trascurabili, e con materiali spesso di buon livello qualitativo, provengono anche dall’Angola (granito nero), dalla Namibia (Karibib, Duna), dallo Zambia (granito Blue King), dal Marocco (Violet Moresque, Agadir, travertini, Saint Florient), dalla Tunisia (marmi beige). Subordinate, ma conosciute, le produzioni malgasce (Ambatomanga), keniote (marmo azzurro Blue Star), etiopi (limestone di Mossobo, cristallini Boca). Molto vivace, ma ancora in embrione su scala mondiale, la Nigeria. – Australia L’Australia, infine, è relativamente poco nota per i propri materiali sui mercati internazionali, anche a causa della sua lontana posizione geografica. Si hanno produzioni consistenti di sandstones, disponibili in numerose varietà, di graniti neri, di basalto e di slates. Pressoché assenti i marmi. I numerosi paesi non menzionati non sono necessariamente produttori di secondo piano; più semplicemente, non hanno ancora introdotto con forza e stabilità un qualche materiale, in forma continua, né in circuiti regionali né nel grande circuito del commercio internazionale, mentre sono stati citati anche quei paesi che anche con un solo materiale sono riusciti a penetrare mercati esteri, sviluppando così il complesso meccanismo dell’export e di tutto ciò che all’export è legato. 306 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO 9.2 Panoramica introduttiva dello scenario lapideo mondiale 9.2.1 Il mondo della pietra ed il suo commercio5 La congiuntura economica, nel corso del 2007e 2008, non è stata immune da fattori critici che hanno investito alcuni mercati di rilievo, ma ciò non ha impedito al settore lapideo di progredire ulteriormente, e di assumere un ruolo sempre più importante nello sviluppo produttivo e distributivo mondiale, ascrivendo nuove crescite di estrazione, trasformazione, interscambio e consumo, e confermando una tendenza ormai consolidata, in atto da almeno un ventennio. Le motivazioni di questo successo, che presiede ad un’espansione costante, sono note: • il carattere naturale della materia prima, • la sua riconosciuta competitività tecnologica ed estetica, • il continuo adeguamento di macchine e beni strumentali alle esigenze di marmisti ed utilizzatori, • e la crescente preferenza di progettisti ed imprese edili Questi appena citati sono fattori fondamentali, ma la pietra, per fare la differenza, può contare su qualcosa di più: • una professionalità creativa come poche, • una tradizione millenaria, • ed il carattere originale se non anche irripetibile, di un ventaglio dell’offerta molto ampio ed in crescita. I consuntivi del 2007 e 2008, in genere, attestano l’esistenza di espansioni diffuse, che possono essere sintetizzate in due cifre fondamentali: 5 Le statistiche per tutto il capitolo, di cui oltre ad avere di volta in volta la fonte relativa, sono reperibili nel database di “Stone Sector” e di “Il Giornale del Marmo”, in collaborazione con Il Sole 24 Ore, a cura di C. Montani e nel database di IMM Carrara – Internazionale Marmo e Macchine Carrara, in www.immcarrara.it/stat 307 CAPITOLO 9 – un giro d’affari nell’interscambio mondiale che ha superato i 15 miliardi di dollari, – ed un consumo complessivo nell’ordine dei 1.100 milioni di metri quadrati, riferiti allo spessore convenzionale di centimetri 2. Sono risultati che, qualora ve ne fosse stato bisogno, mettono in evidenza l’idoneità della pietra a farsi strumento di sviluppo, tanto più che la sua crescita è stata notevolmente superiore a quella del sistema economico mondiale, sottolineando anche in tal senso che il settore lapideo è in grado di confrontarsi a tutto campo con i problemi della mondializzazione. Quello di marmi e pietre è un contesto speciale, decisamente di nicchia, dove l’avanzamento conseguito grazie alla ricerca sperimentale ed alle politiche di “know-how” e di servizio ha contribuito in misura significativa al contenimento dei costi, all’ampliamento dei consumi ed all’ottimizzazione dei rendimenti e della sicurezza; ne consegue una logica opportunità di rivolgere adeguate attenzioni oggettive ai maggiori problemi tuttora insoluti, ad iniziare da quelli della dotazione di infrastrutture funzionali, della disponibilità di servizi congrui e della stessa promozione e soprattutto, sulla necessità di soluzioni tempestive ed esaurienti, in funzione delle diverse attese nazionali e locali. Lo sviluppo lapideo, anche nel corso degli ultimi due anni, è stato contraddistinto da progressioni di ampia disomogeneità geografica e dall’ampliamento delle escursioni che dividono i paesi leader da tutti gli altri. Oggi, i produttori di rilievo determinante, che partecipano all’escavazione mondiale di marmi e pietre con un volume superiore al milione di tonnellate nette in ragione annua, sono una decina e cioè quelli di sempre, e la loro incidenza ponderale appare consolidata, sfiorando i tre quarti di un volume complessivo pari ad oltre 38 milioni di metri cubi: ciò, in quanto i paesi trainanti, guidati dalla Cina e dall’India, cui si aggiungono con forza non meno accentuata la Turchia, il Brasile e l’Iran, hanno manifestato una spiccata disponibilità ad investire, nettamente superiore a quella dell’Europa, e quindi 308 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO una vivace propensione a conquistare spazi sempre maggiori di mercato. Contestualmente, sia per livelli di prezzo sia per ottimizzazione progressiva della qualità, è cresciuto il gradimento dei materiali prodotti da questi paesi da parte dei maggiori acquirenti e consumatori di manufatti: in primo luogo, nonostante i nuovi fattori critici di cui si è detto, i mercati tradizionali di Stati Uniti, Corea del Sud, Giappone, Unione Europea, e più generalmente, tutto il mondo sviluppato. Creatività e fantasia hanno fornito a marmi e pietre uno strumento importante per affermarsi sul mercato mondiale, nonostante la concorrenza, quantitativamente molto più forte, dei materiali alternativi, ed in primo luogo della ceramica e del grès porcellanato, il cui sviluppo, tuttavia, procede da diversi anni con tassi non superiori a quello lapideo. Questo fattore, per taluni aspetti, ha trovato applicazione anche nelle tecnologie, dove la produttività delle macchine è in espansione fisiologica alla luce di progettazioni più mirate e di una collaborazione più sistematica col mondo dell’utensileria, nel quadro di valutazioni, per quanto possibile capillari, di problemi ed esigenze della clientela. In questo ambito, l’apporto che i costruttori italiani di macchine ed impianti hanno dato e stanno dando allo sviluppo del mondo lapideo è insostituibile, sebbene la loro quota di mercato, a somiglianza di quanto è accaduto per i materiali, abbia fatto registrare nel 2007 un’ulteriore elisione, attestandosi attorno ad un terzo ma correggendo tale decremento col nuovo massimo storico del prezzo medio per unità di prodotto, prossimo ai 900 euro a quintale, e sostanzialmente in linea con quelli della concorrenza. Un mercato globale come quelli della pietra e delle sue tecnologie è molto selettivo, ma nel 2007 hanno trovato rinnovata conferma parecchi spunti di maggiore attenzione nei confronti della qualità e del suo rapporto col prezzo, alla stregua di esigenze di gestione produttiva non meno importanti di quelle distributive. L’affermazione, 309 CAPITOLO 9 certamente valida per le macchine ed i beni strumentali, è valida anche per i materiali, sia grezzi sia lavorati, dove la tendenza ribassista perseguita per un decennio dall’export cinese ha lasciato definitivamente il passo, ormai da quattro anni, a progressive rivalutazioni, sebbene la competitività dei suoi manufatti lapidei rimanga inattaccabile anche da parte dei maggiori paesi in via di sviluppo, ed in primo luogo India, Turchia e Brasile. Gli altri produttori hanno trovato maggiori occasioni distributive nei rispettivi mercati domestici ed in quelli contigui, ma prima ancora, nella ricerca della qualità totale, con particolare riguardo a quella dei lavori speciali ad alto valore aggiunto. E’ sempre più chiaro come in tempi relativamente brevi il comparto lapideo abbia conosciuto una profonda modificazione strategica, in cui le crescite quasi esponenziali dei nuovi paesi leader hanno trovato risposte simmetriche in una domanda molto disponibile, senza dire che il consumo unitario del mondo resta molto basso, soprattutto fuori d’Europa, sottolineando anche per questo aspetto l’ampiezza delle ulteriori potenzialità di espansione. Oggi non ha molto senso, se non dal punto di vista formale e da quello della pur significativa valenza statistica, discutere sui frequenti sorpassi a danno dei vecchi protagonisti, da parte dei nuovi astri del mondo lapideo e di quello tecnologico; è importante, invece, che nelle strategie settoriali dell’Unione Europea e di altre realtà in fase statica venga accolta la difesa dei livelli produttivi e distributivi già conseguiti, in primo luogo attraverso adeguati investimenti nell’aggiornamento impiantistico e nella promozione. Del resto, i mercati hanno già dimostrato di evolversi verso una logica di produzione, e soprattutto di impieghi, basata non tanto sulla mondializzazione quanto sulle affinità di aggregati statuali contigui, come nei casi tipici concentrazione 310 dell’Europa o dell’interscambio dell’Estremo lapideo ha Oriente, dove raggiunto la livelli SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO straordinari, tanto più che la struttura portante degli ordinativi è costituita, soprattutto nella prima fattispecie, da commesse medie e piccole, inadatte ad approvvigionamenti di ampie dimensioni. Ciò vuol dire che nel mondo lapideo, al pari di quanto accade in altri settori, c’è sempre posto per tutti e che le soluzioni dei problemi aziendali non sono necessariamente ravvisabili nelle strategie di localizzazione alternativa. La pietra viene dai millenni più lontani, e può contare su referenze difficilmente iterabili anche per quanto riguarda la prova più ardua, quella del tempo. In tale ottica, il suo sviluppo sistematico, che coinvolge in misura sostanzialmente analoga tutte le componenti merceologiche maggiori, dal granito al marmo, o dall’ardesia al travertino, non è frutto del caso, né tanto meno di occorrenze obbligate per mancanza di alternative, ma corrisponde a bisogni universali e certamente crescenti della progettazione e soprattutto, della committenza. 9.2.2 Quadro storico mondiale: paesi esportatori solo di grezzi, di grezzi e lavorati, i consumatori Diversi cambiamenti hanno segnato il settore nel corso di questi ultimi anni. A partire dal 1997, l’evento più importante soprattutto per il distretto lapideo veronese e, ancor più, per quello apuo versiliese, è stato senza dubbio il crollo nell’estate di quell’anno delle borse estremo orientali, con la conseguente chiusura progressiva, rapida e senza immediate speranze di ripresa, dei mercati collegati con il settore edile, uno dei settori a maggior peso nella bolla speculativa di alcuni paesi coinvolti dalla crisi. Nella maggior parte dei casi, si trattava di paesi verso i quali il più rilevante peso dell’export nazionale era dovuto ad aziende del distretto veronese e tosco ligure, e verso i quali si indirizzava soprattutto l’export di graniti semigrezzi e lavorati prodotti 311 CAPITOLO 9 in Italia. La crisi ha quindi picchiato, specialmente in termini di valore, sulle spalle delle aziende locali ed in buona parte si trattava di aziende che operavano di preferenza con i materiali silicei. Una crisi che si è aggiunta, relativamente all’area dell’Estremo Oriente, alla chiusura del mercato giapponese6 progressivamente operata a partire dal 1992, e alla quale si è sommata l’aggressività crescente del nuovo produttore, quel nuovo gigante del settore che è la Cina. La Cina nel corso di pochissimi anni si è proposto come il produttore maggiore di materia prima lapidea nello scenario internazionale. Forse non tutto il materiale che verosimilmente vi si scava viene destinato ad un uso finale competitivo con i materiali prodotti dagli altri paesi tradizionali e nuovi che operano nel settore a livello internazionale; e una parte di questo materiale viene consumato probabilmente in modalità più modeste di quelle alle quali pensiamo abitualmente, quando pensiamo ai blocchi di marmo, di granito o di altre pietre simili. Ma si tratta comunque di una produzione e di un consumo che transitano nel mercato e che contano nel panorama di areale, al punto che la Cina nel corso degli ultimi due o tre anni è diventata il primo fornitore di materiale finito, granito per la stragrande maggioranza, per paesi vicini come il Giappone, per mercati come il suo proprio interno, ed è sbarcata negli Stati Uniti, in Europa e in quella Germania che nel 2000 ha comprato dalla Cina l’esatto ammontare di granito che non ha comprato più da Italia e Spagna, segnando una data molto singolare e pericolosa per le industrie lapidee europee.7 Nel grafico che segue, spicca il trend di crescita aggressiva della Cina8 nel mercato tedesco a scapito delle importazioni dall’Italia e soprattutto dal Distretto del Marmo di Verona. 6 Il mercato nipponico è cruciale nella modifica dell’interscambio, poiché la sua espansione degli anni ’80 ha comportato alcune conseguenze sulla modificazione dei flussi internazionali: la crescita della domanda interna di grezzo e lavorato, ha, infatti, comportato come conseguenza il decollo di alcuni paesi dell’Estremo Oriente. Per esempio la Corea del Sud e la Cina, paesi già dotati di attrezzature e materie prime, hanno trovato nel Giappone un’occasione per il decollo delle loro esportazioni, mentre per l’India e Taiwan, il Giappone ha rappresentato un mercato di ulteriore espansione. (Fonte: Montani Carlo, “Stone 2003”, Faenza Editrice, pagg. 143-144.). 7 Fonte: Napoli Silvana, “Stone Sector 2004”, a cura di IMM Carrara, Carrara, pagg. 13-14-15. 8 L’Italia, che nel 1988 era l’unico paese che destinava una parte molto consistente dei materiali importati al ciclo “importazione materia prima – trasformazione - esportazione del prodotto finito”, 312 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO Grafico n.72: Importazioni tedesche di lavorati e finiti in granito, migliaia di tonn. 800 600 400 200 0 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Cina Finlandia India Italia Polonia Portogallo Spagna Totale Paesi Bassi Fonte: propria elaborazione su dati IMM - www.immcarrara.it/stat La Cina9 ha ottenuto durante gli ultimi 15 anni uno straordinario incremento sia nei consumi interni sia nelle esportazioni; è un paese che possiede immense riserve lapidee, per varietà e per quantità e che sta dimostrando di finalizzare l’utilizzo delle proprie risorse al perseguimento di obiettivi commerciali di lungo periodo per quello che riguarda lo sviluppo di tecnologie ed infrastrutture produttive (che sono in netto miglioramento tecnologico), ma anche di breve periodo, inondando il mercato internazionale con prodotti a bassissimo costo. Questa politica ha creato un progressivo cambiamento degli equilibri internazionali dei prezzi dei lapidei poiché, ad un aumento seppur minimo nelle quantità importate in un determinato paese, fa da bilancia una diminuzione del valore delle importazioni stesse, indicative di poi si sono aggiunti altri due paesi, Spagna e Taiwan ed ora è emblematica la posizione della Cina, che da paese esportatore di materiale grezzo per poche migliaia di tonnellate, nel giro di venticinque anni è diventato il primo estrattore (di materiale grezzo), il primo esportatore di prodotti finiti in pietra e, da qualche anno, il primo trasformatore. (Fonte: “L’Informatore del Marmista”, mensile di tecnologia e applicazioni lapidee, Giorgio Zusi Editore, Verona, n. 123, pag. 68.) 9 Cina tra il 1992 e 1998: “ Non solo la produzione di materia prima è quintuplicata rispetto il 1992, con un’economia che cresce in generale ad un tasso medio annuo del 10%, ma anche le esportazioni di prodotti finiti, in prevalenza granito, sono aumentate negli ultimi 5 anni di circa il 70% e la quasi totalità è diretta verso il mercato nipponico. Tuttavia nell’ambito del mercato suddetto, la Cina presenta un ventaglio di offerte qualitativamente inferiore a quella dei produttori e trasformatori tradizionali, Italia al primo posto”. (Fonte: NAPOLI S., “Settore lapideo 1997. Industria italiana e congiuntura internazionale”, 1998, pag.53.) Ora la Cina è riuscita a ridurre notevolmente questo gap e l’ Italia è completamente uscita dal mercato giapponese come fornitore. 313 CAPITOLO 9 un crollo dei prezzi a livello mondiale causato dalla competitività appunto della Cina. Non è la sola novità: altre realtà nuove si sono affacciate, introducendo momenti nuovi di dialettica interna al settore, e movimentando il quadro complessivo. Produttori che si sono affacciati solo di recente come l’Iran10 hanno già indotto livelli nuovi di competizione, che hanno toccato, da vicino sia alcuni paesi di recente ingresso nel panorama internazionale, come la Turchia, sia produttori più storici e tradizionali come l’Italia e la Spagna. Si è trattata di una competizione basata sui prezzi e sui fattori di costo inizialmente, cui si sono aggiunti elementi di marketing, di politica di mercato avanzati, sistemi di lavorazione sempre più tecnici/tecnologici e qualità produttiva. Ma non è detto che le cose si fermino a questo. E’ interessante anche rilevare come si affaccino allo scenario internazionale con maggior protagonismo alcuni altri paesi che da sempre hanno utilizzato la pietra al loro interno, ma che soltanto da poco la stanno riscoprendo in termini economici avanzati e a sfruttamento più intensivo. Ci si riferisce a paesi come l’Egitto, nell’area mediterranea, e al Vietnam nel Sudest Asiatico. L’Egitto in particolare si inserisce in un quadro che vede tutto il Nord Africa assumere un ruolo nuovo lentamente ma progressivamente, un ruolo più complesso e completo, che vede i paesi che si affacciano sul Mediterraneo sia in veste di produttori ed esportatori di marmi e altre pietre, sia di consumatori e importatori degli stessi materiali. Non ci sono ancora cifre elevate, o numeri strabilianti, ma il trend è apprezzabile e non ha conosciuto recentemente oscillazioni e incertezze, nonostante le preoccupanti vicinanze con un bacino di instabilità permanente come l’area israeliano palestinese. L’Egitto è diventato dal 2005 il primo fornitore di calcari grezzi per la Cina che li trasforma e vende nel proprio ampio mercato interno ed in tutti i mercati del continente asiatico. 10 L’Iran è attualmente il quarto paese produttore in ordine di importanza. La sua presenza significativa tra i paesi produttori di materiali lapidei è comunque piuttosto recente. In Iran vi sono molti giacimenti di travertini colorati che hanno conquistato tutti i mercati: i più apprezzati sono il travertino rosa, rosso, giallo e gli onici. 314 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO Il mercato internazionale è abbastanza dominato dalla turbolenta crescita della regione asiatica, la quale, vuoi per l’elevato numero di paesi, vuoi per ciò che il settore lapideo sta subendo in ognuno di essi, finisce per essere uno dei maggiori interlocutori, se non il principale, per ognuno dei paesi produttori, sia esso di grezzo, di semilavorati o prodotti finiti. La continua proposizione di sempre nuovi materiali (la Cina11 vanta ben più di 1000 tipologie di pietre ornamentali) e l’affacciarsi di nuovi produttori ed esportatori, implica la costante e progressiva erosione, da parte dei nuovi soggetti, di quote di mercato che, fino a pochi anni fa, erano totale appannaggio dei paesi “storici” del settore. Inoltre, i paesi che erano solo produttori di materia prima, grazie al facile trasferimento del know how attraverso i macchinari per la lavorazione dei blocchi, si stanno trasformando, come è il caso della Cina, India, Brasile, Messico e Turchia, in paesi trasformatori a discapito dell’Italia che fino ad una decina di anni fa deteneva il primato nella trasformazione lapidea. Questo fenomeno è denominato “regionalizzazione” della produzione e dell’interscambio: si assiste ad un accorciamento della catena distributiva, alla creazione di “poli” e ad una “circuitazione” sempre più locale dei materiali, soprattutto per il granito, sia esso grezzo che semilavorato. In altre parole, grazie a numerosi fattori geografici, politici, economici, ecc., si ha, numericamente, una maggior circolazione di materiali, alla quale corrisponde però una minor circolazione nel senso delle distanze. Questo genera una erosione del complesso di attività import-trasformazione-export, con un lento, ma oggettivo ridimensionamento del ruolo di quei paesi che hanno fortemente sviluppato detto ciclo. Molto più che in passato, alcuni paesi stanno diventando dei gestori del consumo altrui, non limitandosi così ad essere essi stessi consumatori. In questo quadro, peraltro mutevole, è comunque possibile istituire dei supergruppi, che, per 11 I dati della Cina, stimati per difetto, nel lontano 1997, dichiarano oltre 1.000 varietà diverse di marmi e graniti. Le cave erano stimate in 8.000, in 13.000 gli impianti di trasformazione e in 2 milioni gli addetti nel settore. (Fonte: NAPOLI S., “Settore lapideo 1997. Industria italiana e congiuntura internazionale”, IMM Carrara, 1998.). 315 CAPITOLO 9 sommi capi, attribuiscono ai principali paesi un ruolo all’interno del settore lapideo. 1) Esportatori di grezzo Un primo grande gruppo è costituito da paesi fortemente esportatori di grezzo e vede in primo piano, non in ordine di importanza, Brasile, Cina, India, Sud Africa, i Paesi Scandinavi, Spagna, Portogallo; in subordine, U.S.A., Canada ed altri. Questi paesi producono quantitativi di materiali grezzi da medi a molto elevati, che vengono destinati in quote significative all’esportazione; la domanda del mercato interno viene soddisfatta con l’impiego di materiali locali e ricorrendo ad importazioni di prodotti finiti. Molti di questi paesi tendono a mantenere sia le posizioni che hanno raggiunto sia il ruolo di esportatori di grezzi che sempre hanno svolto; alcuni, pur esportando molto, hanno caratteristiche (Portogallo, Cina, Spagna, Brasile da pochi anni, tra quelli sopra citati) che ne consentono l’inclusione in un secondo gruppo un po’ più eterogeneo, costituito da esportatori di grezzi e lavorati e sempre maggiori consumatori del prodotto lapideo. 2) Esportatori di grezzi e lavorati I paesi appartenenti a questo secondo gruppo registrano buone produzioni di grezzo finalizzate, anche in questo caso, all’export, però l’esportazione non si limita al blocco grezzo; un continuo incremento della capacità di trasformazione (acquisto di macchinari, creazione di impianti e laboratori) permette loro di aumentare progressivamente la quota di esportazione di lastrame grezzo e lucidato, nonché dei prodotti finiti nelle tipologie di più corrente uso. Essi possono generalmente contare su un buon consumo interno che spesso soddisfano coi propri materiali, ma anche importando significative quote dall’estero che lavorano in loco. In questo secondo gruppo 316 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO ricadono realtà geografiche da tempo consolidate in campo mondiale come Spagna, Portogallo, Turchia, Grecia, Corea del Sud, Taiwan, unitamente ad altri paesi ad evoluzione molto veloce, per quanto concerne trasformazione e mercato interno, come Cina, India, l’intero Est asiatico e Brasile. 3) I mercati di sbocco Un terzo gruppo comprende tutti quei paesi che costituiscono i mercati di sbocco, ovvero i paesi fortemente consumatori di marmo e granito. Ne sono importanti rappresentanti gli U.S.A.12, Hong Kong, gli Emirati Arabi, la Germania, il Giappone, l’Inghilterra, l’Arabia Saudita, Singapore, la Francia e il Belgio. E’ questo un gruppo dal panorama mutevole e fluido, nel quale sono presenti realtà e situazioni dagli sviluppi spesso imprevedibili e di ampia portata. All’interno di esso è necessario distinguere tra consumo di prodotto finito, che qualifica un paese solo come consumatore, e consumo di prodotto grezzo o semilavorato, nel qual caso il paese, sia che produca grezzo, sia che lo importi, è anche trasformatore e, eventualmente, un consumatore. E’ utile segnalare che quasi il 60% delle importazioni di lavorati è concentrato in cinque paesi, Giappone, Germania, U.S.A.13, Cina ed Arabia Saudita, il settore edilizio dei quali assume quindi un’importanza fondamentale su scala mondiale. Il Giappone, in particolare, si segnala anche per il suo elevato livello di importazione di materiali silicei grezzi e semilavorati. Il Giappone è stato il trampolino di lancio della Cina poiché il paese del Sol Levante ha diminuito sempre più le importazioni di finiti dall’Italia e Spagna, prediligendo quelli a minor costo della Cina. Significativamente diversificate le dinamiche commerciali: numerosi 12 Gli Stati Uniti e la Svizzera hanno un reddito pro-capite a livelli superiori di oltre sei volte nei confronti della media complessiva: ciò significa un potere d’acquisto estremamente elevato che giustifica la richiesta di qualità di questi paesi. (Fonte: MONTANI C., “Stone 2003”, Gruppo Editoriale Faenza, 2004, Faenza, pag.79). 13 Per i dettagli sul mercato degli U.S.A si veda paragrafo 9.3.14 317 CAPITOLO 9 paesi del Medio Oriente importano quasi esclusivamente marmi, sotto forma di manufatti finali (Libano escluso che importa solo grezzo); l’Arabia Saudita concentra nel prodotto finito la quasi totalità del suo import, mentre gli U.S.A. ed Austria arrivano, in questo senso all’80%; Taiwan dedica ai materiali calcarei meno del 10% delle sue attenzioni in favore dei silicei. Gli U.S.A acquistano i loro prodotti un po’ da tutti gli altri paesi mentre il Giappone concentra, a discapito dell’Italia, la grande maggioranza (oltre il 90%) delle sue importazioni di lavorati da Cina, India e Corea del Sud. 9.3 Il settore lapideo nel mondo 9.3.1 Il contesto attuale Il settore lapideo ha beneficiato delle positive performance internazionali, continuando nel segno di un’espansione che ormai è attiva da molti anni. Nella dialettica tra paesi produttori e paesi consumatori si svolge l’espansione di una attività che contribuisce alla complessiva crescita economica di regioni sempre più diffuse e importanti, che contano sul settore per ampliare le loro opportunità di progresso e per irrobustire i loro indici di crescita. Uno sguardo all’elenco dei paesi che superano la soglia di importanza nella produzione e nella trasformazione delle pietre, infatti, consente di apprezzare l’ampliamento dell’offerta di pietre che al mercato dei consumatori si offre con una grande facilità, ormai, e con condizioni di continuità e di accostamenti di utilizzo, che potenziano a loro volta l’intero mercato dei prodotti lapidei. La produzione di pietre per uso ornamentale, in cava, nel mondo, anche per il 2006, 2007 e 2008 si è confermata come una attività significativa per i volumi che impegna, e per il business che attiva. Sono ormai ben oltre la cinquantina i 318 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO paesi con una attività rilevante, e tecnicamente apprezzabile, e anche se i “grandi” produttori rimangono sempre un novero ristretto in termini di valore intrinseco dei materiali e di offerta significativa in volume, pure ogni anno dobbiamo fare i conti con nuovi ingressi, con nuovi colori e texture, con nuove qualità che si aggiungono alle precedenti. Accade anche che alcune produzioni si esauriscano, o escano di mercato, o diventino fuori moda per un qualche motivo, ma il saldo rimane attivo, sia per la scoperta di nuove offerte, sia per la scelta da parte di nuovi soggetti di valorizzare le proprie risorse geologiche. Così, vediamo affacciarsi con decisione una realtà recente come quella cilena, che si presenta alla ribalta internazionale con materiali propri e una industria estrattiva e di prima trasformazione giovane ma propositiva e con belle prospettive. Il Cile affianca un’altra realtà di esperienza più lontana ma di protagonismo ancora giovane come quella turca, che proprio negli ultimi tre anni ha vissuto un momento di espansione rilevante su alcuni mercati importanti per il consumo come quello nordamericano, e quello tedesco (par. 8.3). La specializzazione di questi due paesi – Cile e Turchia – è soprattutto sul marmo, e su pietre calcaree, ed è anche grazie a paesi come la Turchia14 che l’espansione quantitativa del mercato lapideo nel 2006 ha riguardato anche i marmi, e non solo i graniti. Hanno svolto, infatti, un ruolo come sempre significativo Italia, Spagna e Grecia, assieme a molti altri produttori, sia storici che nuovi, in misura minore. Ma i graniti hanno vissuto un altro anno da 14 Turchia: i risultati più importanti sono stati raggiunti nell’esportazione, confermatasi come struttura portante dell’ industria lapidea turca. Non a caso, il 2004 ha visto un ulteriore, forte incremento del fatturato estero, che è cresciuto del 40,7%, portandosi a mezzo miliardo di dollari e confermando le impressioni di chi ha ritenuto possibile il raddoppio a medio termine, e cioè, nel breve volgere di cinque anni. (…) L’aumento più consistente è quello conseguito dai prodotti finiti di travertino, che hanno costituito da soli il 42,8% dell’export turco in valore, con una crescita di oltre il 57% rispetto il 2003, mentre il marmo a messo ha segno un balzo del 37,5%. (…) L’industria turca può contare su una propensione alla crescita caratterizzata da tassi asiatici, e non certo europei, favorita dalla disponibilità di adeguati mezzi finanziari per l’import di tecnologie, segnatamente dall’Italia, nella sua qualità di fornitrice tradizionale. (…) L’espansione della Turchia lapidea dura ormai da tempo ed ha acquistato tutte le caratteristiche di trend ascendente, garantito da fattori essenziali come l’ampia disponibilità delle risorse, le tradizioni irripetibili, l’elevato livello professionale e qualitativo, la politica di servizio, e non ultima, la competitività dei prezzi sebbene lontani da quelli, cosiddetti impossibili, della Cina o dell’India. (Fonte: “Turchia: una tigre autentica”, in Giornale del marmo, n.257 settembre ottobre, 2005, Gruppo Editoriale Faenza, pp. 19-21.). 319 CAPITOLO 9 grandi protagonisti dello scenario internazionale, con soggetti come Brasile, India e Cina a fare decisamente da grandi macchine di produzione, trasformazione e consumo e da grandi sostenitori dell’espansione mondiale del mercato. Per un paese come la Cina, infatti, non vale solo il ruolo del grande produttore, ma pesa molto anche il ruolo svolto come consumatore e utilizzatore di tutto ciò che fa edilizia e costruzioni, e quindi anche di marmi, graniti e altre pietre, da finitura e da arredo urbano e ornamento in genere: nei paragrafi riportati in seguito darò lettura ed interpretazione del fenomeno marmo, granito e relativi macchinari nel mondo. 9.3.2 Le escavazioni15 A livello generale, cominciando dalle escavazioni, un ulteriore aumento del numero dei produttori si è accompagnato, anche in paesi già evoluti nel settore, ad una ulteriore anche se non forte crescita generalmente diffusa delle quantità estratte. Seguendo un criterio di mercato che appare ovvio, ma che in realtà risulta essere estremamente selettivo, in funzione della domanda esterna sono cresciute soprattutto le qualità più affermate e quelle più nuove, destinate ai mercati che accolgono produzioni di pregio, o che cercano novità e rinnovamento di offerta, mentre le produzioni più correnti sono rimaste più stabili, e più facilmente destinate a mercati interni e di prossimità. Si rafforza così quella dualità di mercato che vede produzioni sia di materia prima che di lavorati molto qualificati e ricercati, da un lato, e materiali e prodotti più correnti dall’altro. Crescono entrambi, ma su due binari paralleli, che alcuni mercati e alcuni produttori ben rappresentano e quasi riassumono nel loro andamento, mentre altri si presentano in maniera più mescolata, su entrambe le facce della medaglia. A livello di areale, si vede riproporsi a livello elevato come negli anni precedenti i consumi e gli interscambi regionali, per esempio 15 Sinonimi del termine “escavazione” sono “estrazione” e/o “produzione”; il termine “produzione” da solo indica l’estrazione dei blocchi dalle cave mentre quando si ottengono lavorati o prodotti finiti viene specificamente indicato “produzione di semilavorati o finiti”. 320 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO tra tutti i paesi del Mediterraneo, con Italia Spagna ed Egitto tra i maggiori protagonisti, affiancati un po’ da tutta l’area della costa nord dell’Africa. Nella zona nordamericana, assistiamo all’ulteriore intensificarsi degli scambi tra Stati Uniti, Messico e Canada, affiancati poi da Brasile e altri produttori latini di dimensioni minori, tutti molto concentrati sul grande consumatore USA. Nell’area mediterranea, a differenza di quella americana, hanno un ruolo importante gli scambi di materia prima, che soprattutto per l’Italia svolgono un ruolo forte di integrazione delle esportazioni complessive, e risultano di volume elevato soprattutto per alcune tipologie di materiale, come il bianco di Carrara, che emigra in direzione dei paesi del nord Africa, principalmente come materiale a valore medio contenuto. Tali prodotti, però, sono spesso soggetti anche a scambi di più lungo percorso, soprattutto quando si tratta di acquirenti che possono contare su un mercato interno di buone dimensioni, e capacità di trasformazione ampia e a costi contenuti. Pensiamo, ancora, alla Cina, che è tra i maggiori acquirenti di calcarei grezzi e semigrezzi proprio di provenienza mediterranea o mediorientale: Italia, Egitto, Spagna, Turchia e Iran sono i suoi maggiori fornitori attuali, e certamente la crescita è repentina soprattutto da Egitto e Turchia, che divengono i primi fornitori in merito. Solo l’import di graniti grezzi dall’India rimane superiore in termini di quantità, ma la crescita su base annua è decisamente superiore nel caso dei due paesi mediterranei. Non sorprende, d’altra parte, che la Cina importi con un costante crescendo marmi dall’estero, visto che rimane il più forte produttore e trasformatore di graniti a livello mondiale. Per le escavazioni è possibile confermare la leadership cinese, che in questo campo rimane sempre forte e non insidiata ancora, se non da lontano, da India e Brasile. Rimane la realtà di un paese che importa materia prima ed esporta e consuma lavorati da e verso tutto il mondo, conquistando ogni anno quote maggiori e traguardi nuovi, e sostenendo una buona parte di quella crescita internazionale del settore, che si rileva costantemente da molti anni. La Cina è primo produttore e trasformatore di graniti ma non primo esportatore perché concentra il suo 321 CAPITOLO 9 export soprattutto sui lavorati finiti; inoltre la trasformazione per il suo mercato interno e quello estero è tale da dover ricorrere a massicce importazioni di blocchi grezzi. La produzione mondiale delle cave di marmi e pietre ha fatto registrare un ulteriore incremento anche nel 2007 e 2008, raggiungendo, al netto della quota maggioritaria di sfridi avviati a discarica, un volume pari a 38,3 milioni di metri cubi, con una crescita di oltre dieci punti rispetto l’anno precedente, mentre il ragguaglio pro-capite è pervenuto a 0,17 quintali, con un aumento del 37 per cento nei confronti del 2003. Detratti gli scarti di lavorazione, il citato quantitativo grezzo si riduce a 22,5 milioni di metri cubi, in altre parole a 61 milioni di tonnellate, cui corrispondono 1,13 miliardi di metri quadrati, riferiti allo spessore convenzionale di cm. 2. E’ il caso di sottolineare che lo sfrido totale di estrazione e lavorazione, pari a circa 56 milioni di metri cubi, riguarda oltre due terzi del prodotto lapideo lordo, e il suo razionale stoccaggio e conseguente utilizzo, 16 costituiscono uno dei massimi problemi attuali con cui il comparto è chiamato a confrontarsi, sia nell’ottica di contenimento dei costi, sia in quella di programmazione dello sviluppo. Dal punto di vista merceologico, la tradizionale tripartizione nelle tipologie fondatali di calcarei, silicei e ardesie ha visto un’ulteriore ripresa della quota estrattiva di marmo e travertino, mentre il granito è tornato sui livelli del 2000, esprimendo tuttora un terzo della produzione mondiale di lapidei destinati ad uso ornamentale. In effetti, dopo la grande progressione silicea degli anni settanta e della prima 16 Allo stato delle cose, l’utilizzo più importante ma comunque minoritario degli sfridi è quello nelle attività di frantoio per la produzione di polveri, granulati ed informi destinati ad opere strutturali (banchine, dighe, massicciate) ed a conglomerati. In particolare, si stima che tale ultimo settore, caratterizzato da presenze marginali di legante in aggiunta alla materia prima lapidea, esprima un volume produttivo di alcune decine di milioni di metri quadrati, e quindi largamente inferiore a quello del materiale lapideo in senso stretto, con presenze più significative in Italia, Spagna e Cina. (Fonte: Montani Carlo, “Stone 2008”, Faenza Editrice, 2008, pagg. 87-90.). 322 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO metà degli anni ottanta, dovuta all’avvento delle nuove tecnologie (filo diamantato in primis), il ventaglio produttivo ha fatto registrare variazioni relativamente contenute, in cui il fattore estetico ha prevalso sui caratteri fisico-meccanici e fisico-chimici. Nella distribuzione produttiva per grandi aree geografiche, il primato dell’Asia, che già nel 2006 si era espresso in termini di maggioranza assoluta, si è consolidato significativamente, raggiungendo il 56,8 per cento della produzione mondiale, mentre la quota dell’Europa, pur crescendo in volume, si è ridotta di oltre un punto, scendendo al 27,3 per cento. Per quanto riguarda i singoli paesi, è da rilevare che l’apporto di Cina e India alla leadership asiatica risulta maggioritario, con un volume pari a due terzi della produzione complessiva del continente, ed a due quinti di quella mondiale. Per quanto riguarda gli altri paesi protagonisti, si deve porre in evidenza la forte ascesa della Turchia, pervenuta al terzo posto della graduatoria produttiva mondiale, seguita da Italia, Iran, Spagna e Brasile, le sole realtà estrattive con un volume annuo superiore ai cinque milioni di tonnellate in ragione annua. In effetti, la concentrazione dell’attività escavatrice in un numero relativamente ridotto di paesi resta una caratteristica di base del settore: i sette “top” di cui si è detto esprimono il 71 per cento della produzione planetaria, che sale al 78 per cento laddove si tenga conto degli altri paesi sopra il milione di tonnellate annue (Portogallo, Stati Uniti, Grecia, Francia). Tra i pochi consuntivi in controtendenza si possono ricordare quelli della Corea, dove l’import del manufatto cinese ha largamente soppiantato le attività locali di estrazione e lavorazione, e del Sudafrica, dove la politica di qualità perseguita dall’oligopolio siliceo locale si è tradotta in pur contenute contrazioni dell’export grezzo, e quindi dell’estrazione. 323 CAPITOLO 9 Con quasi 300 milioni di metri quadrati equivalenti,17 cui vanno aggiunti quelli che r i v e n g o n o d a l l a f o r t e i m p o r t a z i o n e grezza, la Cina è certamente leader anche nell’ambito della trasformazione, dove ha conseguito un progresso davvero straordinario, se si pensa che all’inizio degli anni novanta occupava il diciottesimo posto della graduatoria mondiale. Oggi, questo paese è accreditato di una disponibilità estrattiva forte di almeno cinquemila cave, e di strutture a valle capaci di segare e lavorare l’intero volume del grezzo domestico e di quello approvvigionato dall’estero. In tutta sintesi, si può dire che l’industrializzazione lapidea cinese ha dato un contributo fondamentale allo sviluppo del settore nel mondo, ed alla rapidità con cui si è manifestato nell’ultimo ventennio. 9.3.3 Lavorazione e trasformazione di marmo e granito: strategie di mercato e prezzi Collegandosi a quanto detto nel paragrafo precedente, c’è da sottolineare un dato, però, nel raffronto con paesi di collocazione storicamente diversa, come per esempio l’Italia: il valore medio per unità di prodotto importato da paesi terzi va valutato con attenzione, perché inquadra il segmento di mercato in cui le produzioni e le esportazioni si collocano, e dà una corretta posizione di benchmark18 rispetto agli altri paesi concorrenti. Prendiamo come esempio, per chiarire la dinamica del confronto, la voce relativa alla Germania, che ha visto aumentare le importazioni dalla Cina in maniera significativa nel 2006, e leggiamo quanto segue, riguardo alle importazioni tedesche di lavorati di granito. Guardando il prezzo per tonnellata, infatti, è visibile come il prezzo medio cinese dei lavorati silicei sia passato da 263 euro/tonn a 228 euro/tonn, 17 Equivalenti indica lo spessore convenzionale di 2 centimetri. Benchmark = segno o punto di riferimento (Fonte: “Dizionario di Business English: inglese-italiano”, collana Managment, a cura di Il Sole 24 ore-Università Bocconi-La Repubblica, vol.21, Università Bocconi Editore, pag.49). 18 324 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO registrando in pratica un calo del 13,19% a fronte di un aumento di export verso la Germania del 9,45% rispetto il 2005 in quantità, con un calo del 4,99% in termine di valore ottenuto. La Cina quindi esporta di più, facendo leva sul prezzo che giustifica ed ampliamente compensa la minor qualità dei suoi prodotti. L’Italia invece, la cui unica leva competitiva è quella della qualità, anche in mercati generalmente attenti al prezzo come appunto la Germania, ha aumentato il suo export nel 2006 (rispetto il 2005) del 2,49%, ottenendo un valore totale maggiore, aumentato del 5,18%. Tabella n.83 - Graniti lavorati: prezzi di Cina ed Italia per le importazioni della Germania tonn. X 1000 2005 euro x 1000 euro x tonn diff.% 06/05 2005 2006 338,59 370,58 9,45 89.016 84.573 -4,99 263 228 ITALIA 129,45 132,68 2,49 89.651 94.294 5,18 693 711 2,62 TOTALE 623,45 649,59 4,19 258.384 267.410 3,49 414 412 -0,67 CINA 2006 diff.% 06/05 2005 2006 diff.% 06/05 -13,19 Fonte: propria elaborazione su dati IMM Carrara; fonte primaria Eurostat Una situazione analoga si verifica per gli Stati Uniti,19 dove già dal 2005 si è verificato che le esportazioni da Brasile per il granito, e da Turchia per il marmo erano cresciute in maniera veloce, e con la stessa caratteristica evidenziata dalla situazione tedesca. Brasile e Cina hanno incrementato notevolmente il loro export negli U.S.A. abbassando i prezzi rispettivamente dell’11,45% e del 16,50%, mentre l’India li aumenta pur rimanendo ben al di sotto dei prezzi italiani (nel 2006, 631 US$ x tonn. contro 989US$ x tonn.). L’Italia, tra i maggiori fornitori, ha perso il 22,28% di export in quantità ma ha registrato in termini di valore un aumento del 4,48%, con un aumento dei 19 Negli Stati Uniti “ il movimento d’ importazione costituisce lo specchio più significativo di una domanda in rapida crescita in cui la produzione interna, per quanto significativa, è insufficiente a coprire il fabbisogno del mercato statunitense; (…) l’attività edilizia continua ad essere sorretta da un coefficiente di sviluppo sostanzialmente quintuplo di quello europeo, ed il prodotto lapideo è oggetto di una vera e propria scoperta nell’ambito della progettazione più qualificata”. (Fonte: INTERNATIONAL STONE MAGAZINE, Il Giornale del Marmo, “La forza della domanda negli U.S.A.”, n.257 settembre-ottobre 2005, pp.32-35). 325 CAPITOLO 9 prezzi del 34,43%, passando dai 736US$ x tonn. del 2005 ai 989US$ x tonn. nel 2006. Questi dati dimostrano come l’Italia si sia concentrata maggiormente sul segmento del mercato americano più esigente, offrendo prodotti qualitativamente sempre più elevati e ricercati. Tabella n.84 - Graniti lavorati: prezzi di Brasile, Cina, India, Italia per le importazioni degli U.S.A. tonn. X 1000 2005 2006 diff.% 06/05 BRASILE 701,92 1087,2 CINA 367,53 582,67 INDIA 458,15 460,88 USA $ x 1000 USA $ x tonn. 2005 2006 54,89 444.000 609.000 diff.% 06/05 2005 2006 diff.% 06/05 37,16 633 560 -11,45 58,54 244.000 323.000 32,38 664 554 -16,5 0,6 243.000 291.000 19,75 530 631 19,04 ITALIA 455,19 353,78 -22,28 335.000 350.000 4,48 736 989 34,43 TOTALE 2255,4 2767,5 22,71 21,95 654 650 -0,61 1.476.000 1.800.000 Fonte: propria elaborazione su dati IMM Carrara; fonte primaria Bureau of Census USA Inoltre, particolarmente nel caso degli Stati Uniti, e sia per il marmo che in misura maggiore per il granito, per i “prodotti lavorati”, risultava evidente un fenomeno diverso, ma altrettanto significativo e valido non solo per questo paese, e comprensibile solo attraverso la lettura attenta di quanto risultava dalla dialettica delle quantità dichiarate dai vari paesi. Prendiamo per chiarire il caso particolare dell’Italia. Alcune aziende, particolarmente attive fuori dal territorio nazionale e in grado di governare le proprie scelte in modo attento, hanno effettuato investimenti all’estero, soprattutto nei paesi dove certe produzioni sono più vantaggiose, al fine di integrare la propria offerta sui mercati finali con prodotti sempre controllati e garantiti dal fornitore italiano,20 ma materialmente trasformati fuori dai confini dell’Italia. È una prassi seguita anche da altri paesi, non solo dall’Italia, e in molti settori diversi dal lapideo, per motivi di vario tipo: 20 Per quando riguarda l’apertura di attività di estrazione o produzione in paesi esteri si possono citare come esempi (ma ve ne sono molti altri- basti guardare la storia delle varie ditte del marmo e granito veronesi sui loro siti web) la ditta “Marmi Bruno Zanet” presente da anni a Victoria in Brasile (lavorazione del granito) ed in India (granito); e la ditta “Antolini Luigi & C.” che nel 1999 ha aperto la “Eurobrasil Ltda” a Victoria, nello stato di Spirito Santo (Brasile) e nel 2004 la “Eurotrading Madagascar” nell’omonima isola. La “Antolini Luigi & C.” ha negli anni acquistato la bellezza di 62 cave di materiali pregiati nel mondo. (Fonte: www.brunozanet.com e www.antolini.it). 326 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO – nel settore lapideo si va dalla più facile disponibilità della materia prima, ai costi di produzione più agevolmente gestibili e contenuti, – alla vicinanza con i mercati di sbocco, – alla presenza di partner affidabili e altro ancora. Sempre comunque rimane rispettato un elemento costante di fondo: laddove si svolge l’investimento, e si trasforma il materiale deve esserci una capacità di produzione adeguata ad una qualità complessiva controllabile, cosicché il produttore italiano possa mantenere lo standard cui i suoi clienti sono abituati, basso medio o alto che sia, senza modificare la sua collocazione di mercato, ma semmai ampliandola con una capacità di concorrenza più efficace. Spesso, le produzioni all’estero sono poi integrate con forniture provenienti dall’Italia, attraverso le quali si mantiene quindi ancor più valida e stretta una presenza diretta sul mercato e presso il cliente. Spesso queste integrazioni riguardano specializzazioni produttive dell’azienda in questione, che vede così migliorare il proprio posizionamento competitivo. Si tratta in altre parole di ampliamento del mix di offerta che una singola azienda o gruppo persegue, e raggiunge attraverso l’integrazione esterna di produzione; ed è una scelta strategica che viene optata non solo nel settore lapideo, ovviamente, ma anche in altri settori produttivi, dove anzi il percorso è già più avanzato, ed è stato sperimentato in maniera poi riprodotta e riadattata al lapideo. Spesso, è stata praticata e già sperimentata anche all’interno dei propri confini nazionali, semplicemente aprendo i distretti produttivi più o meno specializzati ad altre forniture e specializzazioni aggiuntive, per realizzare delle economie produttive allargate. Ma il processo non è privo di rischi, poiché analogamente a quanto accade ai distretti nazionali, i paesi presso i quali si svolge sono paesi che crescono molto rapidamente, e generalmente dispongono in proprio di una ottima base produttiva e di ottime capacità commerciali, costituendo così il passo successivo per un allargamento del settore a livello internazionale, per una sua più spinta globalizzazione, ma il 327 CAPITOLO 9 processo avviato in questo modo molto verosimilmente seguirà poi evoluzioni proprie, che sarà difficile gestire, anche se molto interessante seguire. Le specializzazioni produttive delle imprese leader del settore italiano – per rimanere nell’esempio – si collocano in genere ad un livello non facilmente raggiungibile dai concorrenti, ma non tutto il settore condivide parimenti lo stesso profilo di alta eccellenza, per cui si renderà ogni giorno più forte il bisogno di presidiare le proprie nicchie di mercato, le specializzazioni qualificanti, le presenze altamente competitive, a cui attribuire anche il ruolo di difesa complessiva dell’intero settore nazionale. È la strada lungo la quale evolve non solo il settore lapideo italiano, appunto, ma anche altri settori, e altri paesi, che stanno seguendo lo stesso modello di complessità produttiva crescente, per portare la competizione verso profili più avanzati e complessi, e per utilizzare la globalizzazione, senza doverla solo subire. Non è l’unico percorso possibile, ce ne sono anche altri; per ora, è da sottolineare il fatto che gli investimenti italiani all’estero nel 2006 e 2007 sono cresciuti anche nel settore lapideo, e che il settore si configura in maniera sempre più articolata e dinamica. 9.3.4 Lo sviluppo degli scambi Nella tendenza positiva che caratterizza da parecchi anni il settore lapideo, un ruolo fondamentale è stato assunto dal rapido incremento dell’interscambio, ribadito con forza anche nel 2007 e 2008, quasi a sottolineare l’importanza trainante assunta da marmi e pietre nell’ambito del mercato globale. I paesi che partecipano con un ruolo apprezzabile a questa espansione sono ugualmente in crescita, perché il potenziamento delle risorse domestiche tramite processi aggiornati di estrazione, trasformazione e distribuzione costituisce un’opzione convinta della loro politica economica. In parecchi casi, si tratta di un progetto organico di valorizzazione che trova supporti importanti nelle 328 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO preferenze progettuali per il prodotto lapideo e nel gradimento ormai convinto della clientela finale, reso più sicuro dal progresso professionale, dagli avanzamenti tecnici e dalla celere funzionalità dei trasporti. I calcarei grezzi21 sono giunti nel 2007 ad una movimentazione complessiva di 8,3 milioni di tonnellate, con un aumento del 10,7 per cento rispetto al 2006, derivante da una domanda di marmo e travertino che continua a crescere in misura accentuata; i silicei grezzi, con 11,5 milioni di tonnellate, hanno limitato la crescita a circa otto punti, ma hanno triplicato il tasso dell’anno precedente e sono rimasti maggioritari nello scambio di materia prima; i lavorati semplici, con 3,8 milioni di tonnellate, sono rimasti quasi stazionari, ascrivendo una crescita frizionale ma consolidando i forti incrementi pregressi; i lavorati speciali ad alto valore aggiunto, aggregato fondamentale dell’interscambio lapideo, hanno dato luogo a flussi per 21,2 milioni di tonnellate, con un aumento del 17 per cento dal 2006, e di tre milioni in cifra assoluta, che dimostra la maggiore capacità di sviluppo presente nella movimentazione di prodotti finiti, anche perché quella del grezzo impone il trasporto di volumi destinati necessariamente a sfrido; l’ardesia ha visto trasporti internazionali per 1,6 milioni di tonnellate, facendo registrare una crescita del 14,5 per cento, anch’essa superiore alla media. Ne emerge in modo incontestabile che l’apporto propulsivo proviene da tutte le tipologie di materiali, a prescindere dalla loro natura merceologica e dal loro grado di finitura, e che l’idoneità del comparto lapideo ad avviare e potenziare processi di sviluppo ha assunto, al giorno d’oggi, caratteri universali. 21 Ovvero i marmi, i travertini e le pietre calcaree; sono quindi esclusi i graniti e tutti i tipi di rocce silicee intrusive o estrusive che siano. 329 CAPITOLO 9 Complessivamente, i grezzi hanno dato luogo a scambi per 19,7 milioni di tonnellate, pari al 42,6 per cento del totale, con un aumento del 9,1 per cento, pressoché identico a quello dell’anno precedente, mentre i lavorati hanno indotto movimenti per 26,5 milioni di tonnellate, pari al 57,4 per cento, con un’espansione del 13,8 per cento, che sale al 17,3 nel ragguaglio medio decennale (nel 2007 la quota di prodotto finito, sempre più ampia, ha raggiunto un nuovo massimo storico). Il volume totale che è stato oggetto di interscambio, con esclusione dei soli sottoprodotti, ed in particolare di granulati, polveri e scarti, è pervenuto a 46,2 milioni di tonnellate, con un aumento dell’11,8 per cento (inferiore di circa tre punti alla crescita del 2006, ma superiore di oltre due a quella del 2005). Lo scambio in questione ha avuto riguardo a 706 milioni di metri quadrati equivalenti, allo spessore convenzionale di cm. 2, previa detrazione dello sfrido medio dalla componente grezza. A fronte dei lavorati prodotti, che hanno raggiunto, come si è visto in precedenza, 1,13 miliardi di metri, la quota di scambio internazionale è ulteriormente salita al 62,3 per cento, con una crescita marginale relativamente contenuta, ma superiore di circa cinque punti a quella del 2005, e di otto a quella del 2004. Sono cifre più che sufficienti a porre in risalto l’importanza assunta dalla mondializzazione nello sviluppo del settore. Da dodici anni or sono, l’espansione dell’interscambio è proseguita con la sola eccezione del 1998 e si è tradotta in un progressivo del 206 per cento, con una media del 15,8 per cento che è andata crescendo col passare del tempo, e si è incrementata di oltre un punto anche nel 2007. Il maggior volume assomma, attualmente, a circa 31 milioni di tonnellate ed a 485 milioni di metri quadrati equivalenti, con un differenziale che nel 1994 sarebbe stato difficile ipotizzare, ma che dimostra quanto fossero diffuse le opportunità di crescita, e quanto siano tuttora rilevanti le prospettive di ulteriore espansione, sia sui mercati internazionali, sia su quelli domestici. 330 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO Il trend dell’interscambio sottolinea l’esistenza di chiare correlazioni con le politiche di investimento che sono praticate in tutti i maggiori paesi lapidei, sia nel campo specificamente produttivo sia in quello della promozione e della comunicazione. Marmi e pietre hanno potuto avvalersi, non da oggi, della “tradizionale connotazione di materiali di pace presente nell’immaginario collettivo, e di referenze prestigiose antiche e recenti, ma tutto ciò non sarebbe stato sufficiente senza nuove macchine, e senza i processi che esse consentono in un’ottica di ottimizzazione delle rese, della produttività e della stessa sicurezza”.22 La convergenza dei fattori di successo tecnologici, economici, professionali e civili che ne è derivata, ha consentito di interpretare al meglio le attese della clientela e di soddisfare pienamente le esigenze del mercato mondiale, a cominciare da quelle di paesi come Stati Uniti, Corea del Sud, Giappone e Germania, che sono i maggiori importatori di manufatti lapidei. Lo sviluppo degli scambi e dei consumi non vuol dire che i maggiori problemi siano stati risolti. In primis ci sono quelli legati: • alla promozione : questi sono problemi sempre vischiosi ma meno impegnativi sul piano politico rispetto il passato, ravvisabili nella necessità di accrescere un impiego unitario mondiale tuttora contenuto, sia in cifra assoluta sia nelle valutazioni comparative; • alla produzione : a livello produttivo sussistono condizionamenti tuttora forti, come la carenza di adeguate infrastrutture. Tra gli esempi più ricorrenti si possono citare, se non altro per una diffusione presente a tutte le latitudini e longitudini; 22 Il riferimento al marmo ed alla pietra quali prodotti di pace con elevata valenza civile e religiosa è costante, non soltanto nell’epoca contemporanea, e trova momenti di chiaro significato simbolico sin dalle Sacre Scritture. Per un primo esempio probante, si veda: Sacra Bibbia, Edizione Ufficiale della CEI, Roma 1974, Esodo, 34.4-39.6, pagg. 77-82. In questo testo, il richiamo alle colonne di “pietra onice” dell’altare installato nella Dimora costituisce una testimonianza del ruolo assunto dalla pietra, sin dalla più lontana antichità. (Fonte: C. Montani, “Stone 2007 - Repertorio Economico Mondiale”, World Marketing Handbook, Il Sole 24 Ore Business Media, Faenza 2007, pag. 29.). 331 CAPITOLO 9 – lo stoccaggio e la valorizzazione degli sfridi di cava e di laboratorio; – la durata non ottimale delle concessioni che comporta limiti forzosi agli investimenti; – la difficoltà di tanti collegamenti stradali con le cave (non soltanto nel terzo mondo); – le carenze dei trasporti marittimi ed i costi impropri che ne derivano; – e la tendenza a prolungare gli ammortamenti, compresi quelli ordinari, oltre limiti ragionevoli. Resta il fatto, peraltro, che l’interscambio lapideo ha assunto una forza capace di sollecitare la soluzione di questi problemi, o quanto meno, di porli all’ordine del giorno con una matura consapevolezza critica della loro priorità. In questo senso, si può dire che la logica dello sviluppo abbia trovato nella diffusione degli scambi un volano moltiplicatore efficace e funzionale. 9.3.5 Un mercato globale: import ed export dei paesi dell’Unione Europea, della regione Europa in senso geografico e dei paesi Extra-europei L’ampliamento del commercio lapideo internazionale prosegue senza soste e coinvolge un numero crescente di paesi, nel cui ambito una quota significativa continua ad essere espressa dall’Unione Europea, sia nell’esportazione, dove si è registrato un traffico in uscita per oltre 11 milioni e mezzo di tonnellate, sia negli acquisti, dove il flusso in entrata è pervenuto a circa 15,4 milioni di tonnellate. I massimi esportatori del Vecchio continente si sono confermati, nell’ordine, Italia, Spagna e Portogallo, mentre i maggiori acquirenti, dopo la stessa Italia che ha recuperato il primo posto nella graduatoria 332 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO degli approvvigionamenti 23, sono stati Germania, Spagna, Belgio, Francia e Olanda: in tutti questi paesi, il volume ha superato il milione di tonnellate. L’apporto delle varie tipologie di materiale è stato logicamente diverso da un caso all’altro. Nell’export di calcarei grezzi ha prevalso l’Italia, mentre in quello di silicei si sono distinti Portogallo e Spagna; nelle spedizioni di prodotti con valore aggiunto, la posizione preminente è rimasta con largo vantaggio quella dei manufatti italiani, ma in alcuni disaggregati hanno prevalso, ancora una volta, il Portogallo (lavorati semplici) e la Spagna (ardesia). Nel import grezzo, dove quello di graniti e pietre affini esprime la maggioranza di tutto l’acquisto, gli arrivi più consistenti hanno interessato l’Italia e la Spagna, con notevoli progressioni anche in Belgio ed in Grecia (dove il volume delle entrate è diventato superiore a quello delle uscite, iterando con un differenziale più ampio il consuntivo del 2006); al contrario, nell’import di lavorati la Germania ha conservato un ruolo di preminenza consolidata, seguita dalla Francia e dal Belgio. Al di fuori dell’Unione, gli altri paesi europei hanno un’importanza complementare nell’interscambio lapideo, ma pur sempre significativa, sia nell’export, dove il maggior volume di vendita, in larga maggioranza grezza, è appannaggio della Norvegia, con qualche progressione interessante nel comprensorio sud-orientale, e più specificamente in Albania ed in Croazia; sia nell’import, dove il flusso di gran lunga più importante è quello che ha interessato la Svizzera, seguita a g r a n d e d i s t a n z a d a l l a R u s s i a e d a l l a stessa Croazia. I traffici settoriali prevalenti hanno riguardato il mondo extra-europeo, confermando una tendenza ormai irreversibile, da un lato, per l’impatto delle politiche di valorizzazione delle risorse locali ed il conseguente potenziamento dell’export, e dall’altro, per la forte 23 L’approvvigionamento si riferisce ai materiali non trasformati, quindi ai blocchi. 333 CAPITOLO 9 propensione agli acquisti di materiale estero a costi competitivi, da parte dei paesi consumatori. Le spedizioni più importanti del grezzo, superiori al milione di tonnellate, sono partite dalla Turchia e dall’Egitto nel campo calcareo (marmi e travertini), e dall’India e dal Brasile in quello siliceo (granito), con un flusso in uscita vicino ai quattro milioni di tonnellate per la sola Turchia. Nei lavorati, lo sviluppo della Cina ha raggiunto livelli straordinari, superando i dieci milioni di tonnellate, pari a circa 200 milioni di metri quadrati equivalenti, ma anche quelli della Turchia (4.736 migliaia di tonn. esportate 24 nell EU-27), ed ancora una volta, dell’India (5.571 migliaia di tonn.) e del Brasile (2.475 migliaia di tonn.), sono stati molto importanti sul piano ponderale. L’importazione grezza extra-europea è stata espressa in larghissima maggioranza dalla Cina (seguita con grande distacco da Taiwan), a conferma della sua vocazione trasformatrice, progressivamente estesa ai materiali d’acquisto, mentre quella dei lavorati è stata caratterizzata dalla forza di pochi mercati trainanti, quali Stati Uniti, Corea del Sud e Giappone, che hanno espresso, da soli, oltre metà del totale. Di fronte alle loro cifre, che si traducono in 165 milioni di metri quadrati equivalenti, 90 dei quali assorbiti dalla sola domanda statunitense, quelle degli altri importatori finiscono per impallidire, pur potendosi riferire a volumi di tutto rispetto, come quelli fatti registrare dall’Arabia Saudita e dal Canada. L’analisi dell’interscambio riferita al lungo periodo mette in luce quanto siano state profonde le mutazioni strategiche da cui il settore è stato contraddistinto negli ultimi 14 anni. L’esportazione quantitativa globale, in cui l’Italia aveva primeggiato fino al 1999, ha visto la crescita impetuosa di Cina, India e Turchia, che oggi la precedono di molte lunghezze, sebbene l’Italia, al pari di altri 24 Sono le esportazioni totali, sia di grezzi che di lavorati. 334 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO produttori europei, sia riuscita a conservare le cifre assolute di partenza pur essendo scesa da uno “share” del 21,8 per cento come quello del 1995, alla quota attuale del 7,2 per cento, non diversamente da quanto è accaduto a molti paesi di ottima tradizione lapidea come Francia, Grecia, Finlandia e Norvegia (è interessante costatare come nel 2007 i paesi con una quota del mercato quantitativo superiore ad un punto percentuale si siano ridotti a nove, comprendendo, oltre ai quattro leader di cui si è detto, Spagna, Brasile, Portogallo, Germania e Sudafrica). Tab. n.85 - Esportazioni globali di materiali lapidei (tutti i materiali, grezzi e lavorati); volumi e quote dei singoli paesi. Anni 1994 e 2007 Anno 1994 Paese Vol. 000 tons. Quota % Italia Spagna Portogallo Turchia 3.121 20,7 1.409 9,3 1.002 6,6 214 1,4 Cina India 2.218 14,7 1.197 7,9 Sudafrica Totale 520 3,4 15.083 100 Anno 2007 Paese Italia Spagna Portogallo Turchia Cina India Sudafrica Totale Vol. 000 tons. 3.342 2.635 1.532 4.736 11.533 5.571 551 46.232 Quota % 7,2 5,7 3,3 10,2 25 12,1 1,2 100 Fonte: propria elaborazione su database di “Stone Sector” e “Il Giornale del Marmo”, in collaborazione con Il Sole 24 Ore, a cura di C. Montani. Considerazioni analoghe valgono per l’import dove si sono manifestati fenomeni non meno impetuosi, come il grande balzo della Cina, che è salita dallo 0,8 per cento degli acquisti mondiali registrato nel 1994 al 15,7 per cento del 2007, grazie ad approvvigionamenti per 7,2 milioni di tonnellate. La nuova distribuzione del traffico in entrata ha dato luogo, invece, a forti regressi delle quote storiche di Giappone, Germania e Italia, oggi largamente superate anche da quella degli Stati Uniti, grazie alla loro costante progressione nell’import di prodotti lapidei finiti. 335 CAPITOLO 9 Tab. n.86 - Importazioni globali di materiali lapidei (tutti i materiali, grezzi e lavorati); volumi e quote dei singoli paesi. Anni 1994 e 2007 Anno 1994 Paese Italia Germania Vol. 000 tons. 1.683 1.864 Quota % 11,2 12,4 Francia Spagna Uk Giappone Taiwan Cina Sud Corea USA Totale 782 377 251 2.241 837 118 205 731 15.083 5,2 2,5 1,7 14,9 5,5 0,8 1,4 4,8 100 Anno 2007 Paese Italia Germania Francia Spagna Uk Giappone Taiwan Cina Sud Corea USA Totale Vol. 000 tons. 2.655 2.596 1.331 1.653 1.387 1.459 1.608 7.245 2.526 5.277 46.232 Quota % 5,07 5,06 2,09 3,06 3 3,02 3,05 15,07 5,05 11,04 100 Fonte: propria elaborazione su database di “Stone Sector” e “Il Giornale del Marmo”, in collaborazione con Il Sole 24 Ore, a cura di C. Montani La rivoluzione indotta dal mercato globale è posta in chiara evidenza da queste cifre, e nello stesso tempo, dalla crescita molto accentuata dell’interscambio, salito dai 9,7 milioni di tonnellate del 1989 ai 46,2 milioni dei 2007, con sviluppi non dissimili nelle principali tipologie merceologiche. Del resto, il trend dell’espansione nel corso degli ultimi 18 anni è stato sostanzialmente ininterrotto, con una forte accelerazione nell’ultimo quinquennio, ben dimostrata dal fatto che dal 2003 in poi il tasso d’incremento è stato quasi sempre a due cifre (con una media annua del +12%) 25, senza dire che nel lungo periodo ha potuto esprimere un consuntivo medio davvero straordinario, nell’ordine del 20 per cento, grazie all’apporto prevalente dei lavorati, che sono saliti dal 47,2 per cento del 1989 al 57,4 del 2007, sottolineando l’importanza del ruolo propulsivo assunto dalle politiche del valore aggiunto anche nel potenziamento dell’interscambio. 25 E’ inteso l’interscambio globale aggregato di calcarei e silicei, sia lavorati che grezzi. 336 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO 9.3.6 Interscambio mondiale di marmi, graniti e ardesia, grezzi e lavorati: variazione degli equilibri L’espansione mondiale del settore lapideo è diffusa ampiamente sia sul piano merceologico, coinvolgendo tutte le tipologie di materiali, sia su quello geografico, estendendosi ad un ventaglio molto articolato di paesi, pur nella salvaguardia di primati ormai acquisiti, primo fra tutti quello della Cina. Questa diffusione costituisce una prova inconfutabile del sicuro gradimento di marmi e pietre da parte dei mercati, e nello stesso tempo, delle ulteriori possibilità di sviluppo, tipiche di questi materiali. Nel giro di dodici anni, l’interscambio dei calcarei grezzi è cresciuto di circa cinque volte, con un’esportazione che è passata da 1,4 milioni di tonnellate spedite nel 1995 agli 8,3 milioni del 2007, ma nel paese leader, che oggi è la Turchia, è salita di ben 28 volte, e nell’Iran di 27 volte dal 1995, senza che nessun produttore sia andato in controtendenza, con la sola eccezione delle Filippine. Lo stesso può dirsi a proposito dell’importazione, dove gli acquisti della Cina sono aumentati di 68 volte da 1995, portandosi a 4,5 milioni di tonnellate al 54,1 per cento del totale, ma dove si sono registrati incrementi ugualmente generalizzati, come è accaduto in Grecia, dove si è avuta una crescita di 55 volte, e nella stessa Italia, dove gli approvvigionamenti dall’estero sono saliti da 261 mila a 678 mila tonnellate, sempre dal 1995. Il regresso del Libano e la permanenza degli Stati Uniti su livelli minimi si spiegano, rispettivamente, con le condizioni politiche e con la propensione ad acquistare, per la quasi totalità, prodotti finiti. A loro volta, gli scambi di silicei grezzi sono quasi raddoppiati, portandosi dai sei milioni di tonnellate agli attuali 11,4 e facendo registrare incrementi particolarmente significativi in India, dove il vecchio primato risulta consolidato con una quota di mercato salita dal 17,9 al 33 per cento, ed in Brasile, dove lo “share”, peraltro, è 337 CAPITOLO 9 rimasto quasi invariato. Le vendite cinesi sono ugualmente aumentate, ma nell’ultimo biennio sono state penalizzate dalle maggiori opportunità di commercializzazione del lavorato, mentre progressioni superiori alla media si sono avute anche in paesi produttori di seconda fascia ma di alta qualità, come la Norvegia ed il Portogallo. Qualche flessione non marginale si è registrata in Spagna e Sudafrica: nel primo caso, per la prevalenza di un’offerta cromatica dai toni poco accesi, meno gradita dal mercato contemporaneo, e nel secondo, come si è già detto, per la presenza di una strategia commerciale che ha preferito la politica qualitativa a quella dei volumi. Nell’importazione, i fenomeni più evidenti, a parte il grande balzo della Cina, analogo a quello verificatosi nei calcarei, hanno avuto riguardo al crollo degli acquisti di Giappone e Corea del Sud, indotti dal contestuale approvvigionamento massiccio di lavorati cinesi, alle frequenti oscillazioni di Taiwan, ed ai notevoli progressi degli arrivi in paesi tradizionalmente trasformatori, quali Italia e Spagna. I lavorati semplici hanno una rilevanza c o m p l e m e n t a r e , m a a n c h e i n q u e s t o campo i flussi commerciali sono raddoppiati, portandosi da 1,9 milioni di tonnellate scambiati nel 1995, ai 3,8 milioni del 2007. Nell’export, sono mediamente prevalenti le nuove potenze asiatiche, mentre in Europa trova conferma il tradizionale primato portoghese. Al contrario, nelle importazioni continua ad eccellere la Germania, seguita da altri paesi europei come Francia, Olanda, Belgio ed Austria, tutti in crescita significativa. La struttura portante dell’interscambio lapideo, com’è noto, si riferisce ai manufatti con valore aggiunto di cui al codice doganale 68.02. Ebbene, in questo settore l’interscambio di lungo periodo ha conosciuto risultati estremamente positivi, portandosi dai 5,6 milioni di tonnellate del 1995 ai 21,2 milioni del 2007, con un aumento 338 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO complessivo di circa quattro volte. E’ naturale, quindi, che i progressi di alcuni paesi esportatori siano stati quasi esponenziali, com’è accaduto per la Cina, le cui spedizioni sono balzate da 1,2 milioni di tonnellate a 9,8 milioni con una crescita di sette volte; ma anche per la Turchia ed il Brasile, che essendo partiti da posizioni marginali sono riusciti ad ascrivere aumenti notevolmente superiori, pari, rispettivamente, a venti ed a sedici volte. Tra i pochi paesi con bilancio di segno negativo vanno citati la Grecia, e soprattutto l’Italia, che ha perduto circa 400 mila tonnellate in cifra assoluta (pari a 7,5 milioni di metri quadrati equivalenti), con una quota di mercato che è scesa dal 42 per cento del 1995 al 9,2 per cento del 2007. A loro volta, le importazioni di questi manufatti hanno dato luogo a flussi in ascesa straordinaria, con particolare riguardo a quelli statunitensi, saliti da 0,8 milioni di tonnellate a 4,8 con un balzo di circa sei volte, largamente superato, peraltro, da quello della Corea, che è stato di 36 volte. Si deve comunque aggiungere che nel lungo periodo tutti i mercati del finito hanno ascritto aumenti dell’acquisto più o meno rilevanti, con la sola eccezione della Cina e di Hong Kong, dove la differenza è stata fatta dal rapido incremento delle produzioni locali. Ciò non significa che a livello intermedio alcuni paesi non abbiano evidenziato oscillazioni congiunturali di qualche rilevanza, come è accaduto in Arabia Saudita, in Germania ed in Giappone. Resta da dire dell’ardesia lavorata, dove l’interscambio è passato da 0,6 milioni di tonnellate a 1,6 milioni, con un aumento del 143 per cento, più accentuato nell’ultimo biennio. Nell’esportazione, la tradizionale preminenza della Spagna non ha potuto impedire un forte ridimensionamento della sua quota di mercato che è scesa dal 72 al 41,9 per cento dal 1995 al 2007 a vantaggio principale del Brasile, le cui spedizioni sono aumentate di diciotto volte, e della Cina, ma 339 CAPITOLO 9 in misura minore, anche di altri produttori in ascesa come il Canada e l’India. La controtendenza più apprezzabile, ancora una volta, è quella dell’Italia, le cui vendite in cifra assoluta si sono dimezzate, mentre lo “share” si è ridotto all’uno per cento. Per converso, le importazioni sono concentrate prevalentemente in Europa, con destinazioni prevalenti in Francia, Regno Unito e Germania, ed una crescita accentuata negli Stati Uniti, sbocco privilegiato della nuova produzione brasiliana del Minas Gerais. In sintesi, le grandi cifre dell’interscambio dimostrano che nel mondo lapideo di oggi c’è spazio per tutti. L’assunto è confermato dalle rapide progressioni produttive e distributive di alcuni paesi minori: è il caso di Messico e Perù, che si sono giovati di una domanda in ascesa particolarmente rapida come quella degli Stati Uniti; dell’Egitto, che è diventato il primo produttore settoriale dell’Africa grazie al forte sviluppo del suo export grezzo verso la Cina; e di parecchie realtà emergenti dell’Asia, come Oman, Siria, Vietnam, e la stessa Palestina, 26 dove la valorizzazione delle risorse locali è stata supportata da un rilevante sviluppo degli investimenti. 9.3.7 Il mercato dell’Unione Europea L’Unione Europea, che al 2007 si è ulteriormente allargata a 27 paesi membri, intensifica gli scambi al suo interno, e con Cina e Turchia protagonisti esterni per i lavorati, rispettivamente di graniti e marmi. Per l’UE rimane la grande confusione statistica sugli scambi di grezzi di granito, che sono spesso classificati in maniera discordante a seconda dei vari stati, soprattutto se si 26 L’apporto di marmi e pietre allo sviluppo del prodotto interno lordo in Palestina è stato particolarmente significativo, fino ad avere raggiunto, negli ultimi anni, una quota massima nell’ordine dei cinque punti percentuali. E’ l’ulteriore conferma di quanto fosse stata congrua la raccomandazione dell’ONU rivolta ai Governi nazionali e regionali circa l’opportunità di incentivare il lapideo, quale settore idoneo a promuovere l’espansione economica dei paesi interessati, in specie laddove siano carenti di alternative rilevanti (ONU, “The development potential of dimension stone”, New York 1976). 340 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO tratta di paesi nordici: gli scambi dichiarati tra paesi esportatori e partner importatori in molti casi sono fortemente discordi, e costringono a ridurre l’informazione disponibile, perché chiaramente le modalità di classificazione dei movimenti non sono omogenee. Rimane il dato di un traffico vivace, che però chiaramente coinvolge anche materiali vili, di grande volume e scarso valore, e di destinazione non ornamentale, a oscurare i movimenti di pietre a destinazione più nobile. Lo sviluppo lapideo del mondo è notevolmente differenziato, ed evidenzia condizioni meno vivaci in Europa, dove la congiuntura del 2007, peraltro, è andata evolvendosi in modo positivo, superando le difficoltà che l’avevano caratterizzata tra la fine degli anni novanta e l’inizio del nuovo decennio. Importanti e consistenti preoccupazioni invece sono sorte per l’economia nel 2008 che si sono rafforzate in questo 2009. L’esportazione dei quindici,27 che è pervenuta a 11,3 milioni di tonnellate, ha fatto registrare un aumento dell’8,5 per cento, tra i più alti in assoluto, mentre l’importazione, che aveva chiuso un 2006 oltremodo positivo, ha ascritto un’ulteriore crescita del 3,4 per cento, portandosi a 14,2 milioni di tonnellate. Nel vecchio continente, i rapporti di forza presentano un’evoluzione più regolare di quella mondiale, con l’Italia che conserva il consueto primato, seguita da Spagna, Portogallo e Belgio; il suo vantaggio, peraltro, si è ridotto, al pari della quota di mercato che è scesa progressivamente dal 43 per cento del 1994 al 29,6 per cento del 2007. Trai paesi minori è da segnalare il buon comportamento dell’Olanda, che pur essendo priva di attività estrattive riesce ad esportare oltre 400 mila tonnellate di lapidei, grazie all’intermediazione nel campo dei grezzi, ad una discreta trasformazione ed alla contiguità con alcuni grandi mercati come quello tedesco: ecco un ulteriore esempio, assieme al britannico, di quali spazi si vadano aprendo per chiunque abbia propensione ad investire. 27 I 15 paesi considerati sono: Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Olanda, Portogallo, Spagna, Svezia, Regno Unito. 341 CAPITOLO 9 Nelle importazioni, sono ben sette i paesi europei che hanno superato il milione di tonnellate acquistate: nell’ordine, si tratta di Italia, Germania, Spagna, Belgio, Regno Unito, Francia e Olanda, con incrementi nel lungo periodo particolarmente notevoli sul mercato inglese, dove gli approvvigionamenti sono quasi sestuplicati rispetto al 1995, e su quello ellenico, dove la progressione è stata pressoché esponenziale, innanzi tutto per la grande forza di penetrazione manifestata dalla Turchia. In pratica, non c’è un solo paese in controtendenza, a conferma del fatto che le economie mature possono dare ottime soddisfazioni. L’andamento dell’interscambio europeo in valore è altrettanto positivo, con aumenti complessivi dei quindici che ammontano al 6,9 per cento nell’export ed al 12,2 per cento nell’import di calcarei grezzi, all’11,5 per cento nelle spedizioni di silicei grezzi ed al 2,7 per cento nei rispettivi approvvigionamenti. Quanto ai lavorati, gli aumenti sono stati del 5,7 per cento nelle vendite e del 23,5 per cento nei manufatti semplici dell’1,2 per cento nei carichi di prodotti finiti ad alto valore aggiunto, che costituiscono l’asse portante dell’export, e del 10,6 per cento negli scarichi; infine, del 3,2 per cento nelle vendite estere di ardesia, e del nove per cento negli acquisti. I ruoli di vertice sono stati sostanzialmente confermati, con escursioni tra i due flussi, particolarmente favorevoli nell’export di lavorati speciali dall’Italia ed in quello di ardesia dalla Spagna. Al di là delle singole cifre, ciò che preme sottolineare è la reattività manifestata dall’Europa nei confronti di una congiuntura non certo proporzionale a quella, spesso euforica, di altri paesi: quando sembrava che il ciclo stesse evolvendo verso condizioni di ristagno, c’è stata un’inversione della tendenza precedente, che deve essere attribuita alla riscoperta del materiale da parte di progettisti e costruttori, alla competitività tecnologica ed al discreto impatto di una promozione intelligente. Un contributo non marginale, poi, riviene dal comportamento dei 342 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO prezzi, che nella maggioranza dei casi risultano in flessione, anche nella dinamica del lungo periodo. Le quotazioni dei calcarei grezzi esportati hanno indici negativi, nell’ambito del campione preso in esame, in Italia ed in Portogallo, mentre quelle delle spedizioni di silicei grezzi sono in flessione largamente maggioritaria con le sole eccezioni di Spagna e Regno Unito; quanto ai lavorati, in decremento diffuso anche nel breve periodo, i prezzi medi delle vendite estere riescono a mantenere un lieve vantaggio su quelli del 1991 soltanto in Italia ed in Gran Bretagna, che peraltro non è esportatrice di grande rilievo. Nell’importazione, il prezzo europeo si difende meglio a livello di grezzi: in campo calcareo si hanno un forte aumento della Francia e crescite più contenute in Portogallo e Regno Unito, mentre in quello siliceo le sole diminuzioni riguardano Francia e Spagna. Al contrario, gli acquisti di prodotti finiti sono in forte decremento a lungo termine sostanzialmente dovunque con la Germania che ha dimezzato il livello iniziale e prezzi medi che sono diventati sempre più competitivi grazie all’offensiva dei paesi produttori di lavorato, primi fra tutti Cina, India, Brasile e Turchia. Tab. n.87 - Prezzi medi di importazioni ed esportazioni di calcarei e silicei grezzi e di lavorati (in marmo e granito valore cumulato); anno 2007, euro per tonnellata exp calcari grezzi exp silicei grezzi exp lavorati28 imp calcari grezzi imp silicei grezzi imp lavorati29 Italia Francia Germania Spagna Uk Portogallo 194 236 803 151 216 387 332 179 595 536 158 552 75 34 760 112 139 326 254 126 560 218 154 288 303 185 1.657 758 267 785 140 78 439 314 184 578 Fonte: propria elaborazione su dati Eurostat A conti fatti, nel 2007 il prezzo medio della merce più richiesta, ovvero del lavorato con valore aggiunto, è stato di 43,40 euro per metro quadrato 28 29 Per lavorati si intendono sia quelli di natura silicea (graniti) sia calcarea (marmi e travertini). Per lavorati si intendono sia quelli di natura silicea (graniti) sia calcarea (marmi e travertini). 343 CAPITOLO 9 equivalente, in Italia; di poco più di 30 euro in Spagna; e di 23,70 euro in Portogallo; per converso, i mercati europei più disponibili a pagare valori unitari elevati sono stati, come in passato, il Regno Unito e la Francia. Le vischiosità nell’adeguamento dei prezzi, se non anche i fattori critici che hanno dato luogo alla loro flessione, confermano che senza l’incremento della produttività ed il progresso tecnologico che lo ha sorretto, il settore avrebbe conosciuto tempi assai difficili, e che sarebbe stato condizionato dalla concorrenza in misura ben maggiore dell’attuale. D’altro canto, l’esistenza di un’offerta alternativa a condizioni più appetibili ha promosso anche in Europa un’informazione consapevole, matrice non ultima delle decisioni di investimento che hanno consentito di mantenere quote importanti dei mercati di nicchia, come quelli del lavorato italiano, iberico ed ellenico, ma anche francese e tedesco. Nell’Unione, la qualità è sempre decisiva, sebbene molti ordini di tipo corrente finiscano per essere appannaggio asiatico, viste le quotazioni straordinariamente competitive. Se non altro per questo, e per i risultati perfettibili conseguiti da alcune grandi commesse affidate a produttori dei paesi in via di sviluppo,30 la “ripresa europea” ha l’aria di poter durare e di consolidare almeno la ben intesa e funzionale posizione della qualità e selettività. 30 Le cronache del comparto lapideo abbondano di notizie relative ad esecuzioni non ottimali di grandi lavori affidati a soggetti operanti in paesi terzi ed in qualche caso, alla necessità di adeguate opere già effettuate o in corso d’opera. Tra le commesse in parola, basti ricordare quelle relative ad alcuni grandi aeroporti europei, quali quelli di Barcellona, Copenaghen e Dusseldorf: in effetti, ferma restando la capacità teorica di produrre a regola d’arte, la contrazione dei costi oltre ogni limite fisiologico per ragioni di capitolato, comporta deroghe alla logica qualitativa a cui ricorrono alcuni paesi, a danni d’immagine tali da suffragare l’ipotesi di un’autorità internazionale capace di sanzionare opportunamente i fornitori non corretti. (Fonte: Montani Carlo, “Stone 2008”, Faenza Editrice, 2008, pagg. 87-90.). 344 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO 9.3.8 Il drago cinese: produttore, esportatore, consumatore Le analisi evidenziano le grandi direttrici che anche nell’ultimo triennio il settore ha seguito: ampliamento dei consumi nell’areale estremo orientale, con una crescita forte delle esportazioni cinesi verso la Corea del Sud, mentre il Giappone31 rimane stabile e molto alto sui soli graniti lavorati. Partner importanti del paese orientale rimangono sempre la Germania, che continua ad importare quantità crescenti di graniti e abbiamo visto di quale fascia di valore, e gli Stati Uniti, che però preferiscono il Brasile, i cui dati sembrano proprio comprensivi nelle dichiarazioni americane anche delle esportazioni italiane integrate attraverso il Brasile.32 Ma, per il produttore più importante del mondo continua ad essere la sua zona di prossimità geografica il mercato maggiore, accanto al proprio stesso mercato interno, dove l’espansione immobiliare è stata così rapida e intensa da aver generato da tempo apprensioni sulla sua tenuta che ora sembra essere dubbia. A leggere le statistiche cinesi delle importazioni, si apprezza anche un’altra tendenza: l’integrazione crescente delle proprie produzioni interne con produzioni esterne, destinate in larghissima parte per i marmi al consumo interno, e per i graniti anche a riesportazione, ma in maniera diversa. I fornitori di marmi, in blocchi e lastre, sono principalmente Turchia, Egitto, Iran,33 Spagna, Italia, e 31 Il mercato nipponico è cruciale nella modifica dell’interscambio, poiché la sua espansione degli anni ’80 ha comportato alcune conseguenze sulla modificazione dei flussi internazionali: la crescita della domanda interna di grezzo e lavorato, ha infatti comportato come conseguenza il decollo di alcuni paesi dell’Estremo Oriente. Per esempio la Corea del Sud e la Cina, paesi già dotati di attrezzature e materie prime, hanno trovato nel Giappone un’occasione per il decollo delle loro esportazioni, mentre per l’India e Taiwan, il Giappone ha rappresentato un mercato di ulteriore espansione. (Fonte: Montani Carlo, “Stone 2008”, Faenza Editrice, 2008, pagg. 87-90.). 32 Esaminando i prezzi medi dell’export brasiliano di lavorati silicei nel 2004, questi sono stati pari a 32,43 dollari per metro quadrato, con un buon aumento del 13,8% rispetto l’anno precedente, con punte di 47,21 dollari per il Canada e 39,96 per gli Stati Uniti, fino a 19,06 dollari al metro quadro per le esportazioni in Libano. (Fonte: “Brasile Galattico”, in Giornale del marmo, n.257, 2005, Gruppo Editoriale Faenza, pp.25-28). 33 L’Iran è attualmente il quarto paese produttore in ordine di importanza. La sua presenza significativa tra i paesi produttori di materiali lapidei è comunque piuttosto recente. In Iran vi sono molti giacimenti di travertini colorati che hanno conquistato tutti i mercati: i più apprezzati sono il travertino rosa, rosso, giallo e gli onici. 345 CAPITOLO 9 Grecia, tutti in ampia crescita. Le esportazioni di lavorati di marmi riguardano in maniera significativa il solo mercato sud-coreano. La crescita della Cina continua a manifestarsi con impeto incessante anche in campo lapideo, con qualche problema nel metterne a fuoco un’espansione che per molti aspetti non finisce di sorprendere. Oggi, questo paese ha superato il 25 per cento della produzione mondiale, con una trasformazione anche maggiore, perché il grezzo estratto viene trasformato quasi integralmente nei laboratori domestici assieme a blocchi in arrivo dall’estero per oltre sette milioni di tonnellate. Incidenze analoghe sono rilevabili nel consumo interno e nell’esportazione del prodotto finito, che nel 2007 ha superato il traguardo emblematico dei dieci milioni di tonnellate, cui corrispondono quasi 200 milioni di metri quadrati. Nel lungo periodo, l’export grezzo è rimasto stazionario in cifra assoluta, ed è sceso dal 42,5 per cento del totale conseguito nel 1994 al nove per cento del 2007, ma quello dei lavorati è cresciuto di quasi otto volte, senza soluzioni di continuità. Il valore delle spedizioni estere, a sua volta, è passato da 435 milioni di dollari a 3,3 miliardi, con un’incidenza del grezzo pari all’1,4 per cento: cioè, decisamente marginale. Il tasso di sviluppo ha fatto registrare qualche rallentamento, perché la crescita del 2007 è stata dell’11,6 per cento in quantità e del 19,7 per cento in valore, mentre quella dell’anno precedente aveva raggiunto il 16,2 per cento nel volume ed il 28,3 nel corrispettivo valutario, ma a siffatti livelli bisogna dire che il fenomeno appartiene alla fisiologia della congiuntura. L’importazione, costituita pressoché esclusivamente da materiali grezzi, mentre i lavorati incidono per poco più di un punto, ha ascritto una crescita a lungo termine ancora più sensazionale, balzando dalle 118 mila tonnellate del 1994 ai sette milioni di cui si è detto, con una notevole prevalenza dei calcarei, che nel 2007 hanno espresso il 62,7 346 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO per cento degli approvvigionamenti da altri paesi. La ripartizione merceologica, sostanzialmente paritetica fino a pochi anni or sono, sta evidenziando maggiori preferenze per marmi e travertini, sebbene il granito abbia continuato a crescere bene in cifra assoluta, ma resta il fatto che nell’ultimo biennio gli aumenti sono stati dell’85 per cento nei calcarei, e del 28,9 per cento nei silicei: anche in Cina, come nel resto del mondo, la tendenza è cambiata, ma con ben maggiore accentuazione, e se si vuole, con una forte capacità di influenzare il mercato globale. I prezzi medi dell’export continuano ad essere molto inferiori a quelli degli anni novanta, e soprattutto, a quelli della maggiore concorrenza, ma nel campo dei lavorati, struttura fondamentale della distribuzione cinese, si rileva già dal 2004 l’inversione della tendenza riduttiva inaugurata nel 1996: nel quadriennio, il recupero è stato pari al 33,7 per cento, con una quotazione che si è portata da 13,1 dollari per metro quadrato equivalente ai 17,5 del 2007. In parte, si tratta di un fenomeno da ridimensionare alla luce delle vicende monetarie culminate nel regresso del dollaro, che peraltro nel periodo in esame ha inciso per poco più di dieci punti, sia nel ragguaglio all’euro che in quello allo yen. In altri termini, per circa due terzi il recupero del prezzo cinese dei lavorati deve considerarsi reale. Tab. n.88 - Cina: prezzi medi dell’export lapideo34 nel 2007, in US Dollars calcarei grezzi silicei grezzi lavorati semplici lavorati speciali ardesia totale USD/cub.mt USD/cub.mt USD/m.quad. USD/m.quad. USD/m.quad. tonn. 354,5 98,3 1,55 17,48 37,32 289,2 Fonte: propria elaborazione su database di “Stone Sector” e “Il Giornale del Marmo”, in collaborazione con Il Sole 24 Ore, a cura di C. Montani Nell’importazione, il movimento riflessivo dei prezzi è generalizzato, e notevolmente più forte di quello ascritto nell’export. Va notato, peraltro, che 34 I codici internazionali usati per la classificazione dei materiali lapidei sono: 25.15 (calcarei grezzi), 25.16 (silicei grezzi), 68.01 (lavorati semplici), 68.02 (lavorati speciali), 68.03 (ardesia). 347 CAPITOLO 9 da qualche anno le quotazioni dei grezzi d’importazione, sia calcarei che silicei, oscillano in misura marginale, con un regresso di circa due quinti rispetto ai massimi del 1994. Tab. n.89 - Cina: prezzi medi dell’import lapideo nel 2007, in US Dollars calcarei grezzi silicei grezzi lavorati semplici lavorati speciali ardesia totale USD/cub.mt USD/cub.mt USD/m.quad. USD/m.quad. USD/m.quad. tonn. 433,2 517,6 6,78 12,72 8,87 172,9 Fonte: propria elaborazione su database di “Stone Sector” e “Il Giornale del Marmo”, in collaborazione con Il Sole 24 Ore, a cura di C. Montani Non è senza significato che ciò accada nonostante il forte aumento delle quantità importate: gli acquirenti cinesi cercano di conciliare qualità e prezzo, e nella media ottengono risultati probanti, tanto più che possono disporre di una domanda in tensione. In effetti, è grazie alla Cina che alcuni paesi produttori hanno conseguito risultati commerciali che non è azzardato definire straordinari: è il caso dell’export di marmo e di travertino dalla Turchia e dall’Egitto, da cui è partita, nel 2007, la maggioranza assoluta degli approvvigionamenti calcarei, cosa che non ha impedito crescite altrui non meno significative, come quelle di Spagna ed Iran, mentre l’India risulta il solo paese in controtendenza. Tab. n.90 - Cina: importazioni di calcarei grezzi nel 2007 Paesi 000 tons milioni USD USD/ton Turchia 1.359,00 224,64 165,3 Egitto 1.047,80 120,6 115,09 Spagna 556,8 100,27 180,08 Iran 448,5 86,76 193,44 Italia 274,9 61,93 225,28 Grecia 181,8 32,36 178 Portogallo 151,4 25,7 169,75 Indonesia 90,5 14,51 160,33 India 37 12,82 346,4 Pakistan 36,1 6,04 167,31 Filippine 18,1 2,01 111,05 Altri 274,1 30,46 111,13 Totale 4.476,00 718,1 160,43 Fonte: propria elaborazione dati ICE 348 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO Le provenienze cinesi assommano addirittura a centinaia, con presenze non marginali di paesi come Indonesia, Namibia ed Angola, per non dire del Vietnam e della stessa Mongolia, quasi a sottolineare come in questo mercato del grezzo esistano potenzialità di buon interesse per tutti. Nondimeno, la maggiore grandezza della Cina, non più tigre ma autentico drago, si ravvisa nella sua esportazione di lavorati, in specie sui mercati contigui di Corea del Sud e Giappone, che sono diventati una sua sostanziale esclusiva, mentre gli altri esportatori tradizionali, non soltanto dell’Occidente, sono quasi scomparsi. Basti dire che le spedizioni del manufatto cinese in Corea hanno raggiunto 2,3 milioni di tonnellate, pari al 23,5 per cento del totale, e che quelle verso il Giappone, nonostante le difficoltà di questo paese, hanno visto la partenza di ulteriori 1,1 milioni di tonnellate: in pratica, due soli mercati hanno permesso all’industria lapidea cinese di esportare oltre 60 milioni di metri quadrati equivalenti. E’ utile aggiungere che le difficoltà nei trasporti marittimi, non tanto per il costo dei noli quanto per le strozzature nel reperimento dei mezzi, hanno condizionato l’ulteriore crescita dell’interscambio cinese, sia in entrata che in uscita: non a caso, alcuni approvvigionamenti, anche a largo raggio, come quelli provenienti dalla Finlandia, hanno preferito servirsi della ferrovia, nonostante il lungo percorso attraverso la Siberia. Ciò significa che, una volta elise quelle strozzature, i grandi numeri della Cina potranno crescere con tassi di sviluppo ancora più alti. Infine, non è da trascurare il fatto che la tecnologia abbia potuto progredire celermente, riducendo in modo cospicuo l’import di macchine ed attrezzature a favore delle produzioni domestiche, avvantaggiate, in qualche caso, dalle operazioni di “joint-venture” con l’Occidente e dalla conseguente possibilità di migliorare livelli qualitativi non sempre ineccepibili. 349 CAPITOLO 9 9.3.9 Nuove tigri asiatiche: Indonesia, Malaysia, Thailandia, Giappone, India, Taiwan, Iran, Filippine, Hong Kong, Singapore Il mondo lapideo ha conosciuto modificazioni profonde nel corso degli ultimi anni, che hanno privilegiato la continua ascesa dell’Asia, sia sul piano produttivo sia su quello dell’interscambio, e naturalmente, su quello dei consumi. La Cina, come si è detto, ha raggiunto un primato sostanzialmente inattaccabile, mentre le vecchie tigri stentano a recuperare volumi di investimenti e tassi di sviluppo affini a quelli già conseguiti: nel 2007, l’export dell’Indonesia non è andato oltre le 400 mila tonnellate, mentre quelli della Malaysia e della Thailandia si sono fermati, rispettivamente, a 270 mila ed a 75 mila, con importazioni che a loro volta sono state mediamente più basse. Si tratta pur sempre di volumi discreti, ma certamente non comparabili con quelli dei nuovi protagonisti (ovvero Cina, India, Brasile, Iran, Turchia), mentre si vanno affermando alcune realtà emergenti come Oman o Vietnam. Il mercato più tradizionale resta quello del Giappone, dove l’import grezzo, al pari della produzione nazionale, è stato pesantemente abbattuto, ormai da tempo, dal consumo dei prodotti finiti cinesi, riducendosi a meno di 50 mila tonnellate, pari ad un ventesimo del volume registrato negli anni migliori: in questo caso, tutti i fornitori sono stati penalizzati, nonostante qualche tentativo di recupero come quello del Brasile. Al contrario, gli acquisti giapponesi di lavorati risultano superiori di ben 24 volte a quelli del grezzo, pur continuando ad avvertire gli effetti di una congiuntura domestica non facile, che si è tradotta, sempre nel 2007, in una flessione di oltre 400 mila tonnellate rispetto al massimo di due anni prima. Con la Cina, che controlla oltre il 94 per cento di questo mercato, il confronto è 350 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO assolutamente impari da parte di una concorrenza ormai marginale, guidata da Italia, India e Spagna. Tab. n.91 - Giappone: importazioni di lavorati speciali in quantità (000 tonn.), anno 2007 Cina 1.132,00 Italia 15,6 India 8,9 Spagna 7,2 Portogallo 4,4 Corea Sud 2,3 Taiwan 1,1 Altri 32 Totale 1.203,50 Fonte: propria elaborazione dati ICE Il prezzo medio dell’import giapponese di manufatti rimane naturalmente basso, essendo costituito quasi del tutto da materiali cinesi, ma nel 2007 si è consolidata la ripresa già avviata nell’anno precedente, con un recupero del 7,4 per cento rispetto al 2006, e di oltre un quarto nei confronti del 2005, che ha portato la quotazione media oltre 69 mila yen/ton, paria 23,15 euro per metro quadrato equivalente35. La democratizzazione degli impieghi lapidei, che ha coinvolto quasi tutto il mondo, si è affermata con vigore anche nel Sol Levante, dove la quotazione media del manufatto si è ridotta di circa tre quinti rispetto a quella di venti anni or sono. Condizioni analoghe si ritrovano in Corea del Sud, dove gli acquisti del prodotto cinese hanno progredito in misura largamente superiore portandosi a 2,3 milioni di tonnellate ed a 670 milioni di dollari, con un valore medio di poco inferiore a 16 dollari per metro quadrato, e dove il 94,6 per cento della domanda è appannaggio del “made in China”: anche in questo caso, la concorrenza si è ridotta su posizioni minime, con quattro soli paesi (Italia, Spagna, India, 35 Fonte: ICE 351 CAPITOLO 9 Indonesia) che sono riusciti ad esprimere un consuntivo di spedizioni per il 2007 superiore alle 10 mila tonnellate. Tab. n.92 - Corea del Sud: importazione di lavorati speciali (cod. 68.02), anno 2007 Paesi 000 tons milioni USD USD/ton Cina 2.302,50 669,375 15,71 Italia 24,1 23,991 53,81 Spagna 17,6 15,838 48,64 India 16,7 5,957 19,28 Indonesia 12,9 7,618 31,92 Turchia 8,1 5,137 34,28 Totale 2434,2 759,218 16,86 36 Fonte: propia elaborazione dati ICE La nuova tigre asiatica, sia pure a distanza dalla Cina, è l’India che è il secondo produttore lapideo mondiale, ed oggi primo esportatore di granito. Questo paese ha praticato una politica di progressiva liberalizzazione dell’import anche in campo calcareo, con approvvigionamenti che hanno superato le 170 mila tonnellate in ragione annua, ma con provenienza maggioritaria dalla stessa Cina anche attraverso l’intermediazione di Hong Kong e che hanno consentito di incrementare apprezzabilmente il ventaglio delle disponibilità ed il carico delle linee di segheria. La struttura portante dell’industria lapidea indiana, comunque, è la vendita dei grezzi silicei, pervenuti a quasi 3,8 milioni di tonnellate, con un incremento del 28,6 per cento rispetto l’anno precedente che in valore sale addirittura al 44,5 p e r c e n to , c o n u n a r i v a l u ta z i o n e d e l prezzo medio pari ad oltre dodici punti. Non meno importanti sono stati i progressi conseguiti dall’India nella distribuzione del prodotto finito, che per la prima volta ha oltrepassato il milione di tonnellate, con una crescita del 15,6 per cento in quantità e del 21,9 in valore, ed un prezzo medio pervenuto a 37 dollari per metro quadrato equivalente. Il mercato prioritario risulta quello statunitense, con il 31,7 per cento del volume spedito ed il 36 E’ il prezzo medio totale a cui la Corea del Sud ha importato i lavorati speciali (cod. 68.02) nel 2007. 352 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO 40,7 per cento del valore, seguito da Emirati, Regno Unito, Germania e Spagna, mentre le vendite del grezzo si sono dirette soprattutto in Cina, in Italia, ed ancora in Gran Bretagna (tre paesi che hanno assorbito da soli i tre quinti delle spedizioni indiane). Tab. n.93 - India: prezzo medio delle esportazioni per categoria. Anni 20052007 calcari grezzi USD/Tonn 2005/2006 120,12 2006/2007 119,33 silicei grezzi USD/Tonn 2005/2006 134,88 2006/2007 151,37 lavorati speciali USD/mq 2005/2006 35,13 2006/2007 37 Fonte: propria elaborazione su dati COMTRADE Tra i paesi asiatici in forte sviluppo, bisogna citare anche Taiwan, se non altro per il fatto di esprimere la più alta capacità segante procapite dopo quella europea, e p e r u n ’ i mp o r ta z i o n e , i n l a r ga mi su r a grezza, nell’ordine di 1,6 milioni di tonnellate, provenienti prioritariamente dalla Cina e dall’India; senza dire dell’Iran, che conta su consolidate posizioni interne e si giova, per quanto riguarda l’export, di una domanda cinese in grado di assorbire circa 450 mila tonnellate di calcarei grezzi, pari al 78,8 per cento del totale, mentre le spedizioni in Italia, Malaysia e India seguono a forte distanza. Le vendite iraniane del prodotto finito, invece, sono più equilibrate dal punto di vista delle destinazioni, dove si distinguono quelle in Kuwait, Emirati, Azerbaijan ed Arabia Saudita, confermando l’esistenza di un apprezzabile fenomeno di macro-regionalizzazione distributiva certamente non unico; e dove il tasso di crescita è relativamente più contenuto, nonostante la vigenza di quotazioni molto competitive, fatta eccezione per il materiale destinato al Kuwait.37 37 II prezzo assai competitivo dell’esportazione iraniana di lavorati, spesso inferiore ai dieci dollari per metro quadrato equivalente, con minimi assoluti al di sotto di cinque dollari per le vendite in Qatar ed Arabia Saudita, fa presumere che possano esistere problemi di classificazione doganale e di commistione fra i codici 68.01 (manufatti semplici) e 68.02 (manufatti con valore aggiunto). Resta il fatto che si tratta di quotazioni riflessive, ed in 353 CAPITOLO 9 Tab. n.94 - Iran: esportazione di calcarei grezzi (cod. 25.25), in tonnellate, anno 2007 Calcarei grezzi (25.15) Cina 447.569 Italia 42.587 Malaysia 22.092 India 9.468 Hong Kong 7.297 Taiwan 4.365 Totale 567.786 Fonte: propia elaborazione dati ICE Tab. n.95 - Iran: esportazione di lavorati38 semplici e speciali (cod. 68.02 e 68.03), in tonnellate, anno 2007 lavorati prezzo USD/mq Kuwait 34.294 23,5 Emirati 33.513 7,68 Azerbaijan 23.041 8,21 Arabia Saudita 21.212 4,64 Italia 5.165 5,37 Turchia 4.068 // Qatar 3.472 4,12 Cina 1.960 // Totale 179.996 10,25 Fonte: propia elaborazione dati ICE Il primato cinese, insomma, è fuori discussione, ma in Asia esistono diversi paesi che possono competere positivamente sul mercato internazionale della pietra e crescere in proporzione ad una domanda globale sempre più vivace. Del resto, quelli in controtendenza, come le Filippine, costituiscono le eccezioni, mentre un ruolo di grande rilievo, non solo per quanto attiene all’intermediazione, continua ad essere espresso anche da realtà puntiformi come Hong Kong e Singapore. In definitiva, se il mondo lapideo cammina velocemente, quello asiatico corre, e non sembra per nulla propenso a rallentare il suo sviluppo. controtendenza rispetto alla media; e che l’export dall’Iran, segnatamente di prodotti finiti, è inferiore alle rilevanti potenzialità settoriali di questo paese. (Fonte: Montani Carlo, “Stone 2008”, Faenza Editrice, 2008, pagg. 87-90.). 38 Per lavorati si intendono sia quelli di natura silicea (graniti) sia calcarea (marmi e travertini). 354 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO 9.3.10 Una grande Turchia Nell’ultimo ventennio il mondo lapideo ha progredito con accelerazioni impensabili, ma in alcuni paesi la crescita è stata veramente esponenziale. Un caso tipico, anche per l’importanza delle cifre assolute, è quello della Turchia, che è stata favorita dalla disponibilità di riserve accertate di gran lunga superiori alla media,39 da un’alta propensione ad investire e dalla qualità delle sue produzioni di grezzi e di lavorati, conformi alle esigenze di una domanda internazionale sempre più selettiva. Ne è conseguito uno sviluppo di lungo periodo, soprattutto nell’export, che ha assunto tutte le caratteristiche del trend, in progressiva ed inarrestabile crescita. Sono parecchi i materiali turchi esclusivi, che hanno dato un contributo importante al successo dell’industria lapidea locale, dai marmi cristallini ai colorati ed alle diverse varietà di travertino, ma un apporto non trascurabile è venuto dalla professionalità trasformatrice, anche in settori di nicchia come quelli dell’oggettistica, e soprattutto del mosaico, dove la Turchia può vantare una condizione d’indubbio primato. Va aggiunto che un’ampia maggioranza delle produzioni è concentrata nei comprensori occidentali, dove sono fruibili infrastrutture adeguate sia dal punto di vista viario che da quello portuale; ma che l’estensione delle riserve anche agli altri assicura ulteriori ampie potenzialità, ben oltre gli eccezionali livelli già acquisiti (in base ai volumi produttivi odierni è stato stimato che le disponibilità accertate permettano la prosecuzione dell’attività estrattiva e trasformatrice per settemila anni). Nel 2007, il valore dell’esportazione turca è stato pari a 1,24 miliardi di 39 In Turchia, estrazione e lavorazione del marmo sono attività molto antiche, tanto è vero che il primo telaio per la segagione manuale della pietra fu avviato ad Efeso circa duemila anni or sono. Ne consegue che i giacimenti più noti, a cominciare da quello classico di Marmara, da cui avrebbe tratto origine la denominazione del materiale, sono stati oggetto di ricerche esaustive e di conoscenze sistematiche, anche se il contributo più rilevante è sopraggiunto negli ultimi decenni a supporto dell’industrializzazione intensiva, grazie ai rapporti molto collaborativi del mondo operativo con quello scientifico, ed in particolare con l’Università di Afyon. Stime recenti fanno ascendere il cubaggio delle riserve di lapidei accertate in Turchia a circa due quinti di quelle mondiali. (Fonte: Montani Carlo, “Stone 2008”, Faenza Editrice, 2008, pagg. 87-90.). 355 CAPITOLO 9 dollari, con un incremento di ben 37 volte nei confronti del 1991, quando le spedizioni all’estero si erano fermate a poco più di 33 milioni. Dal canto suo, il valore medio per unità di prodotto, sia pure attraverso oscillazioni diffuse, si è mantenuto sostanzialmente stazionario: è un risultato apprezzabile, visto lo straordinario sviluppo delle quantità vendute, conforme all’espansione delle disponibilità, soprattutto di travertino e di marmo, ed alla dinamica della domanda mondiale. Dal punto di vista del valore aggiunto e delle iniziative di verticalizzazione che l’hanno sorretta, la crescita più interessante è stata quella del prodotto finito, passato dai 24 milioni di dollari del 1991 ai 925 del 2007, con un balzo di circa 39 volte, mentre le quantità corrispondenti sono salite da meno di un milione e mezzo di metri quadrati equivalenti, allo spessore convenzionale di cm. 2, ad oltre 37 milioni, con un balzo di 26 volte. Il prezzo è lievitato da 16,70 a circa 24,90 dollari per metro quadrato, facendo registrare un arretramento significativo proprio nel 2007, indotto dalle modificazioni dei “mix” a favore di materiali più correnti, e naturalmente, dalla minore ricettività del mercato americano, di gran lunga il primo per l’export turco di lavorati. Tab. n.96 - Turchia: prezzi medi al metro quadrato delle esportazioni di lavorati dal 1991 al 2007; valori in dollari americani Anno ‘91 ‘92 ‘93 ‘94 ‘95 ‘96 ‘97 ‘98 ‘99 ‘00 ‘01 ‘02 ‘03 ‘04 ‘05 ‘06 ‘07 Prezzo 16,70 17,18 19,38 16,96 17,36 16,69 14,68 14,28 16,85 18,24 20,40 20,42 26,32 23,90 26,46 29,08 24.86 Fonte: propria elaborazione dati ICE/TUMMER La destinazione quantitativamente più importante è quella cinese, per effetto delle spedizioni di blocchi: sempre nel 2007, il volume delle vendite turche in Cina è pervenuto a 1,4 milioni di tonnellate, con un aumento del 41,2 per cento rispetto il 2006 che risulta tra i più alti, ed è stato superato nei soli casi di Italia e Francia, relativi a consistenze assai meno importanti. In effetti, la Cina ha assorbito il 28,8 per cento dell’esportazione turca in quantità 356 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO nel 2007, ma il 17,4 per cento di quella in valore, dove è largamente superata dagli Stati Uniti, che nonostante una piccola flessione nei confronti del 2006 hanno acquistato merci per oltre 386 milioni di dollari, pari a circa un terzo del totale. Tab. n.97 - Turchia: esportazioni totali40 verso i due maggiori mercati U.S.A. e Cina; anni 2006 e 2007, dati in valore e quantità tonn. 2006 000 USD U.S.A. 646.409 Cina 965.358 Totale 3.758.700 387.318 146.801 1.027.400 tonn. 2007 000 USD 638.767 1.362.631 4.736.800 386.305 216.668 1.242.460 variaz. 07/06 quantità valore -1,2 41,2 +26.0 -0,2 47,6 +20.9 Fonte: propria elaborazione dati IMMIB41 A parte il Nord America, le spedizioni turche sono in aumento dovunque, a dimostrazione di un diffuso gradimento da parte dei mercati. Il successo percentualmente maggiore è stato registrato in Italia, i cui acquirenti di travertino grezzo hanno trovato motivi di convenienza nel rapporto con una produzione locale capace di garantire continuità ed omogeneità nelle forniture e prezzi ragionevolmente competitivi, ma ottimi risultati sono stati conseguiti anche in Gran Bretagna, terzo paese importatore, grazie soprattutto ai manufatti; in Spagna ed in Grecia, dove il ventaglio delle disponibilità domestiche ha trovato modo di espandersi in modo notevole con l’apporto dei materiali turchi; in Israele con cui esiste un rapporto commerciale ormai consolidato; e naturalmente, con gli altri paesi dell’area mediterranea, del Medio Oriente e dell’ex Unione Sovietica, a cominciare dalla Russia e dall’Ucraina. E’ congruo aggiungere che il comparto lapideo turco ha trovato 40 Dal 2006 compreso il governo turco ha deciso di limitare la diffusione dei dati sul suo settore lapideo, ritenendolo un settore sensibile e strategico per l’economia nazionale. Non è quindi possibile suddividere le esportazioni tra i blocchi grezzi ed i lavorati. Dal trend degli anni passati ed analizzando il valore dell’export si può affermare che la maggior parte delle esportazioni verso gli U.S.A. sono di lavorati e quelle verso la Cina sono quasi esclusivamente di blocchi grezzi. 41 IMMIB = The union of the associations of mineral, metal, chemical, electrical, electroincs and machinery exporters. www.immib.org.tr 357 CAPITOLO 9 importanti supporti al suo sviluppo nella presenza di produzioni tecnologiche affermatesi rapidamente, in specie sul mercato domestico, e nel consueto rapporto preferenziale con i costruttori italiani di macchine, e tutti quelli dei mezzi di cava. Considerazioni analoghe valgono per le attenzioni promozionali, che si traducono in diffusi interventi dei marmisti locali alle maggiori fiere estere, ma anche nella proliferazione delle iniziative domestiche: oggi, in Turchia si tengono tre manifestazioni annuali, da quella di Izmir, affermatasi da tempo come una delle maggiori a livello mondiale, alle più recenti di Istanbul ed Antalya. La Turchia sta dimostrando che la propensione ad investire ed a valorizzare una risorsa genuina e naturale come quella del marmo e della pietra induce risultati di notevole soddisfazione, soprattutto quando sia integrata da alti livelli di professionalità e da adeguate attenzioni istituzionali. 9.3.11 Altri protagonisti: Brasile, Norvegia, Finlandia, Sudafrica, Spagna, Portogallo, Italia L’espansione del comparto lapideo è un fenomeno sostanzialmente universale, che coinvolge una larga maggioranza di paesi: ora con apporti rilevanti di estrazione e trasformazione, ora con alte quote di consumo. Ciascuno, per quanto possibile, partecipa in misura conforme alle proprie dimensioni, ma tutti sono consapevoli delle grandi opportunità offerte da marmi e pietre e del ruolo strategico che il lapideo va assumendo nell’economia contemporanea. Proprio per questo, al di là delle priorità produttive e distributive documentate dai grandi numeri dei nuovi paesi leader, non sono pochi gli altri protagonisti a cui è congruo accennare rapidamente. 358 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO Il primo riferimento compete al Brasile, che del resto è quasi un continente, e le cui produzioni si sono andate ampliando con forti accelerazioni, sia nel grezzo che nel lavorato, con riguardo prioritario al granito, e più recentemente anche all’ardesia.42 Ciò si deve ad un mercato interno in forte tensione ma prima ancora, alla pressione di una domanda estera già elevata per i blocchi, e da qualche anno in grande sviluppo anche nell’ambito del valore aggiunto, in specie negli Stati Uniti. Nel 2007, l’export di grezzi ha visto spedizioni per 1,18 milioni di tonnellate e per 194 milioni di dollari, con flessioni rispettive del 5,7 e del 2,9 per cento nei confronti dell’anno precedente, che sono state recuperate, almeno quanto a valore, nei prodotti finiti, dove si sono esportate merci per 917 mila tonnellate e per 754 milioni di dollari, con una riduzione di un punto nelle quantità e una crescita di sei nei flussi valutari corrispondenti. Il prezzo medio di vendita di silicei grezzi è stato nel 2006 di 160,49 US$/ton e nel 2007 di 165,29 US$/ton. Quanto alle destinazioni, Italia e Cina hanno assorbito la maggioranza delle spedizioni grezze, con incidenze rispettive in valore del 41 e del 26,1 per cento, ma con importanti aumenti dei carichi per Taiwan e per la Turchia, mentre i prezzi medi risultano abbastanza stazionari, fatta eccezione per quelli spuntati in Italia, dove i produttori brasiliani hanno messo a segno un aumento del 9,2 per cento (da 185,89 US$/ton del 2006 a 203,04 US$/ton nel 2007). Nei lavorati, la preminenza degli acquisti statunitensi è rimasta assoluta, con il 79,7 per cento delle quantità vendute e l’82,5 per cento del valore corrispondente, mentre il prezzo medio, in crescita da 42,70 a 46 dollari per 42 L’espansione lapidea del Brasile, pur avendo privilegiato gli stati tradizionali (Espirito Santo, San Paolo, Bahia), si è progressivamente estesa a gran parte degli altri, con espressioni talvolta accentuate nel Minas Gerais, secondo produttore mondiale di ardesia, nel Cearà, e persino nei contesti più lontani dell’Amazzonia, dove non sono mancati notevoli interventi di verticalizzazione, come in Rondonia. Ne sono scaturiti incrementi altrettanto significativi dell’occupazione diretta, che oggi viene stimata in 120 mila addetti altamente professionalizzati, cui vanno aggiunti tutti quelli dell’indotto. (Fonte: Montani Carlo, “Stone 2008”, Faenza Editrice, 2008, pagg. 87-90.). 359 CAPITOLO 9 metro quadrato equivalente, ha ascritto una rivalutazione del 7,7 per cento, tanto più apprezzabile alla luce delle condizioni non ottimali del mercato nordamericano. E’ da notare che dopo gli Stati Uniti, i maggiori acquirenti del manufatto brasiliano sono Venezuela, Canada e Messico, cui si aggiungono discreti volumi diretti anche in Argentina (a 28,64 US$ per metro quadrato), Colombia e Cile, mentre le spedizioni in Europa sono minime. L’ardesia, come si è detto, è diventata una voce non trascurabile nell’economia lapidea del Brasile, con esportazioni che nel 2007 hanno sfiorato le 230 mila tonnellate ed i 95 milioni di dollari, in crescita rispettivamente del 6,2 e del 16,4 per cento e destinazioni prioritarie, nell’ordine, in Gran Bretagna, Spagna e Stati Uniti; anche in questo caso, con un buon aumento della quotazione media, che si è ragguagliato ai 9,5 per cento, da 20,35 US$ per metro quadrato (spessore 3cm) a 22,28 US$. Tra gli altri produttori di livello, basta rammentare che quelli scandinavi, guidati da Finlandia e Norvegia, hanno confermato anche nel 2007 posizioni ormai consolidate all’insegna di tradizionali attenzioni per la politica di qualità e per una distribuzione calibrata, mentre il Sudafrica, forte di una struttura estrattiva notevolmente concentrata, ha accentuato il carattere oligopolistico della sua strategia tecnico-commerciale, e di conseguente difesa del prodotto 43. In Europa, la Spagna ha ribadito la 43 I numeri settoriali nazionali del Sudafrica non sono esaltanti, con una produzione estrattiva che, dopo diverse oscillazioni relativamente contenute, ha finito per riportarsi nel 2007, sui livelli di 12 anni prima, al di sotto del milione di tonnellate. Il punto forte del Sudafrica è che estrae quasi completamente granito nero a grana molto fine, di elevatissima qualità, che lo rende il primo produttore al mondo per questa pregiata e ricercata pietra. L’export di grezzo è il vero punto di forza (la verticalizzazione è limitata a non più di trenta telai, alcuni dei quali hanno già compiuto il normale ciclo di ammortamento) ha raggiunto un nuovo minimo, di poco superiore alle 500 mila tonnellate, contro le 900 mila di pochi anni or sono. I lavorati, infatti, interessano solo il mercato domestico, perché le loro esportazioni pressoché stazionarie, non raggiungono il 10% di quelle grezze. Il Sudafrica a prescindere dalle note vicende politiche, soffre di alcune strozzature specifiche, da attribuire a motivazioni ormai cristallizzate, come i problemi di trasporto viario e ferroviario (le maggiori cave distano parecchie centinaia di chilometri dal porto di Durban) aggravati da una conflittualità sindacale endemica e dall’allungamento dei tempi di percorrenza; ma soprattutto ad un sistema di concessioni che non promuove la necessaria certezza del diritto e scoraggia gli investimenti nelle cave, con effetti altrettanto negativi a valle. La struttura produttiva sudafricana, diversamente da quanto accade nella maggior parte degli altri paesi produttori, è governata da un gruppo ristretto di soggetti, che hanno potuto operare più facilmente alla luce di questa situazione, in una strategia di attenta difesa della qualità, ma nello stesso 360 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO sua vocazione bipolare di grande paese esportatore ed importatore, ed ha iterato condizioni già note di leadership nel campo dell’ardesia, mentre il Portogallo ha sottolineato la sua propensione a fare dei lavorati semplici, ma non solo di quelli, un punto di forza del proprio export. Nell’ambito dei paesi consumatori, a parte le conferme scontate della Germania e della Francia, o prima ancora, di quelle già descritte di Stati Uniti, Corea del Sud e Giappone, una forte disponibilità all’incremento degli acquisti, e conseguentemente dei consumi, si è registrata già da qualche anno nel Regno Unito, dove la valorizzazione del lapideo nell’attività edilizia e nella stessa funeraria ha manifestato significative accelerazioni, ben dimostrate dal consuntivo dell’import di silicei grezzi per il 2007, pari ad oltre mezzo milione di tonnellate provenienti in larga maggioranza dalla Cina e soprattutto dall’India, le cui propensioni alla produzione ed all’export di masselli sono già state oggetto di valutazioni critiche.44 tempo hanno dovuto confrontarsi con le difficoltà pocanzi accennate e con la tipologia cromatica delle loro riserve (la maggioranza è costituita dal Rustenburg e dalle sue varietà, che incide per circa 2/3 sulla produzione lapidea nazionale) e con un mercato sempre più alla ricerca di colori accesi. In particolare, le difficoltà del rinnovo delle concessioni, che non possono basarsi neppure su ragioni ambientali, perché gli operatori sono molto attenti al ripristino, dove hanno già investito mezzi ingenti, rischiano di diventare un fattore negativo destinato ad incidere in misura significativa sui livelli produttivi, qualora non sopravvenga una disponibilità conforme alle esigenze normali delle imprese escavatrici. Il granito del Sudafrica è un prodotto esclusivo, molto apprezzato sia nell’edilizia che nell’arte funeraria e richiesto molto in Giappone, Cina, Hong Kong, Singapore, Londra, Los Angeles. Si spera quindi che il Sudafrica possa far fronte a questi vincoli in maniera diplomatica e logica, per risolvere non tanto i problemi di natura geografica e lontananza delle cave, quanto, per lo meno, quelli di natura istituzionale e normativa che possano dare certezze e sviluppare il pragmatismo imprenditoriale. (Fonte: “Resources on hold: South Africa – Risorse in Attesa: il Sudafrica”, in International Stone Magazine Il Giornale del Marmo, n.275 sett/ott 2008, Faenza Editrice, pagg. 16-18). 44 L’iniziativa di avviare presso i competenti Organi dell’Unione Europea un’istruttoria finalizzata all’applicazione di misure antidumping nei confronti delle importazioni di lavorati speciali dall’India e dalla Cina, e segnatamente di masselli funerari, promossa in modo particolare dall’industria lapidea francese, è stata un indicatore non marginale delle preoccupazioni che sussistono nei paesi sviluppati a fronte degli acquisti di prodotti con valore aggiunto, a prezzi molto competitivi. E’ appena il caso di ricordare che tale iniziativa non ebbe seguito concreto perché non fu possibile dimostrare che dette produzioni venivano effettuate sotto costo. (Fonte: Montani Carlo, “Stone 2008”, Faenza Editrice, 2008, pagg. 87-90.). 361 CAPITOLO 9 L’informazione sui paesi settorialmente leader non può prescindere, infine, da quella riguardante l’Italia, che nel panorama lapideo mondiale evidenzia le condizioni meno brillanti. Infatti, la sua esportazione quantitativa del 2007, al netto dei sottoprodotti, è sostanzialmente identica a quella di dodici anni prima, con 3,3 milioni di tonnellate, ma con una quota di mercato che è regredita dal 20,7 al 7,2 per cento, e con regressi ancora più forti nei calcarei grezzi e nei lavorati speciali, dove i rispettivi “shares” si sono ridotti all’11,7 ed al 9,2 per cento, ascrivendo perdite che in entrambi i casi superano i 30 punti. Decrementi meno accentuati ma significativi si sono avuti anche nelle quote dell’import. Il saldo dell’interscambio italiano è sempre positivo nelle maggiori tipologie, fatta eccezione per i silicei grezzi, ma nel totale l’eccedenza attiva a favore dell’export rimane contenuta, anche se il 2007 ha visto un recupero di circa 160 mila tonnellate, con un differenziale complessivo pari a poco meno di 700 mila. Va notato, peraltro, che il mantenimento di tale eccedenza si deve soprattutto al buon comportamento dell’export di calcarei grezzi, che nel 2007 ha raggiunto il nuovo massimo storico, con un aumento dei 9,7 per cento rispetto l’anno precedente e dei 62,9 per cento nei confronti del 1997, mentre i lavorati con valore aggiunto evidenziano una tendenza critica che è comune agli altri manufatti e si è tradotta, sempre nel 2007, in flessioni di circa un punto nel ragguaglio al 2006, ma di oltre 28 punti in quello al 1997. Queste cifre attestano che l’Italia, nonostante la buona difesa delle cifre assolute, è un paese in sostanziale controtendenza e che in quanto tale ha bisogno d’attenzioni specifiche in campo finanziario, organizzativo e promozionale. Del resto, il suo patrimonio di professionalità e di tradizioni rimane insuperato: un buon motivo in più per assicurarne la tutela e lo sviluppo. 362 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO 9.3.12 L’espansione degli impieghi di materiali lapidei Le applicazioni prevalenti del prodotto finito sono sempre destinate all’edilizia (ed innanzi tutto, ai pavimenti ed ai rivestimenti), con una quota pari a tre quarti del totale, che nel lungo periodo ha visto un forte incremento nei lavori speciali, come quelli per i bagni e le cucine, dove il progresso tecnologico ha ampliato gli orizzonti dell’impiego in misura un tempo impensabile. Fra gli utilizzi alternativi, restano importanti, in primo luogo, quelli nella funeraria e nell’arredo urbano, ed in misura minore, nel decoro degli interni, nell’arte plastica e nell’oggettistica. Preme evidenziare, al di là delle singole destinazioni, che negli ultimi dodici anni l’incremento medio di uso di materiale lapideo è stato del 12 per cento, e che in cifra assoluta si è tradotto in una crescita superiore ai 650 milioni di metri quadrati equivalenti. Un’espansione tanto importante sta a dimostrare che le opportunità di sviluppo del settore lapideo sono ampie e diffuse, in specie quando siano supportate dal progresso tecnico, dal contenimento dei costi produttivi e dalla propensione ad investire che sono fattori indispensabili alla promozione della domanda ed alla maturazione di scelte consapevoli da parte del momento progettuale, delle imprese edili e di tutta la clientela. In un settore come il lapideo, che a livello di lavorati produce generalmente su commessa (fatta eccezione per volumi ridotti di pezzi modulari, ed in particolare di pavimenti a misure unificate), a differenza di quanti seguono una politica di magazzino, l’andamento degli utilizzi non si differenzia in modo significativo da quello delle produzioni, con volumi globali d’impiego che tendono a coincidere con quelli dei manufatti usciti dalle unità di trasformazione. Peraltro, ai vertici delle graduatorie d’impiego non si trovano i soli paesi leader nell’ambito estrattivo ed in quello della trasformazione, ma 363 CAPITOLO 9 anche i massimi consumatori: fra i cinque leader, tre appartengono al primo gruppo (Cina, India, Italia), e due al secondo (Stati Uniti e Corea del Sud). Sia pure con un impatto necessariamente differenziato alla luce di potenzialità demografiche, attività edilizia e reddito procapite, nella quasi totalità dei casi i consumi sono in aumento, in specie nel confronto di lungo termine. Negli ultimi sette anni, l’impiego lapideo mondiale si è portato dai 710 milioni di metri quadrati equivalenti del 2001 ai 1.130 milioni del 2007, con una crescita complessiva nell’ordine del 60 per cento, mentre quella nei confronti del 2006 è stata pari all’11,6 per cento. I progressi più consistenti in cifra assoluta si sono avuti in Cina e negli Stati Uniti, che non a caso figurano ai primi due posti, ma sul piano ponderale l’espansione più forte di lungo periodo si è avuta in Gran Bretagna, con ottimi risultati anche in Brasile, Corea del Sud e India, dove l’impiego è sostanzialmente raddoppiato, mentre i paesi in controtendenza si limitano alla Germania, quasi stazionaria, ed al Giappone, dove il regresso è stato più accentuato. Nel breve periodo, a parte gli aumenti superiori alla media registrati in Cina, ma anche in Turchia ed in Corea, non sono pochi i paesi che nel 2007 non sono riusciti a confermare le quote dell’esercizio precedente: diminuzioni di rilievo sono state rilevate in Arabia Saudita ed a Taiwan, ed in misura minore, in diversi paesi europei, quali Italia, Spagna, Francia e Portogallo, dove la flessione è comunque circoscritta, dal minimo di un punto ad un massimo di quattro. Al pari di quanto accade nella produzione e nell’interscambio, anche nel consumo esistono tassi rilevanti di concentrazione. Infatti, i primi dieci paesi, tra cui quattro asiatici, quattro europei e due americani, esprimono il 56 per cento del totale, con un’incidenza di poco inferiore a quella del 2001, quando la loro quota complessiva aveva raggiunto il 57,2 per cento. L’evoluzione delle quote d’impiego, 364 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO in ogni caso, è piuttosto vischiosa: negli ultimi sette anni, sono soltanto tre i paesi che hanno ascritto una variazione positiva superiore al punto percentuale (Cina, Stati Uniti, India), e cinque quelli che hanno evidenziato analoga variazione negativa (Ita l i a , S p a gn a , Ge r ma n i a , F r a n c i a e Giappone). Tab. n.98 - quota di consumo di prodotti lapidei lavorati dei primi dieci consumatori mondiali, anno 2007 Paesi China United States India Italy Spain South Korea Germany France Japan Brazil Quota di 14.5% 9.9% 6.2% 5.7% 4.4% 4.3% 3.7% 2.7% 2.5% 2.3% consumo Fonte: propria elaborazione su database di “Stone Sector” e “Il Giornale del Marmo”, in collaborazione con Il Sole 24 Ore, a cura di C. Montani Un parametro importante di valutazione è costituito dall’impiego pro-capite, che nel periodo in esame è salito in modo regolare da un anno all’altro, portandosi dagli 11,7 metri quadrati ogni cento abitanti contabilizzati nel 2001 ai 18,4 del 2007, con una crescita media di oltre un punto in ragione annua. In questa graduatoria molte posizioni si rovesciano, con Cina, India e Brasile che si trovano nella retroguardia, mentre ai vertici figurano diversi paesi europei: nell’ordine, Belgio, Svizzera, Grecia, Portogallo, Spagna, Italia, che possono vantare un consumo superiore al metro quadrato per abitante (rapporto che in ambito extra-europeo sussiste nei soli casi di Corea del Sud e Taiwan). Livelli notevolmente più bassi di impieghi unitari si trovano, invece, in Germania, Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti e Giappone, quasi a sottolineare la permanente utilità di adeguate azioni promozionali, ben dimostrata dal successo specifico di paesi come il Belgio, che cinque anni or sono era sesto, ed ora è primo, avendo raddoppiato il proprio consumo pro-capite; o come il Regno Unito, che pur partendo da volumi decisamente più bassi lo ha quasi triplicato. Se il 2006 deve essere ricordato perché coincise col 365 CAPITOLO 9 raggiungimento di un traguardo storico come quello dei miliardo di metri quadrati equivalenti impiegati e posti in opera, il 2007 ha fatto registrare un ottimo consolidamento di tale risultato, e posto le basi di ulteriori espansioni, in specie nelle economie mature caratterizzate da livelli non elevati di consumi unitari. Si diceva che il settore lapideo non produce per magazzino, ma l’assunto, valido per i lavorati, non lo è sempre a livello di grezzi, dove può essere conveniente praticare politiche di stoccaggio, quando siano prevedibili incrementi considerevoli dei costi a breve termine ed escursioni atipiche dei cambi, o siano ipotizzabili difficoltà di altra natura, come quelle nei rapporti con le organizzazioni sindacali o con la gestione delle infrastrutture. A questo riguardo, peraltro, non sembra che recentemente i depositi dei blocchi e dei semilavorati siano stati oggetto di apprezzabili incrementi; al contrario, ha prevalso la tendenza a prevenire gli immobilizzi e gli oneri finanziari che vanno a determinare. Del resto, in una congiuntura come quella odierna, caratterizzata da un notevole ampliamento della domanda mondiale fino il 2007 e una possibile forte recessione dopo la stasi del 2008, la creazione di riserve da destinare a magazzino non è facile, specialmente per i materiali più richiesti dai grandi mercati consumatori, ed in particolare, per quelli a pigmentazione accesa. Gli impieghi, come si è detto, sono molto diversi da un paese all’altro, non solo per il volume di marmi e pietre posti in opera, ma per il tasso di gradimento da parte degli utilizzatori e per gli stessi valori motivazionali attribuiti al materiale di natura da parte del progettista, dell’impresa di costruzione e del cliente finale. Tuttavia, il trend di espansione in atto quasi dovunque consente di affermare che, al di là delle differenze, esiste una convergenza di fondo per quanto riguarda la valorizzazione dei caratteri tecnologici ed estetici del prodotto lapideo, ed il riconoscimento della 366 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO sua idoneità, da un lato, ad avviare o potenziare strategie di sviluppo economico, e dall’altro, ad ottimizzare gli ambienti, e con essi la qualità della vita. 9.3.13 Valori competitivi e crescita possibile Il mondo lapideo, a fronte di un interscambio che nel 2007 è pervenuto ad oltre 46 milioni di tonnellate, e prima ancora, di una produzione capace di raggiungere nuovi massimi da un anno all’altro, ha dato luogo a movimenti valutari che a loro volta sono cresciuti più rapidamente delle quantità, alla luce di un comportamento sostanzialmente fisiologico dei prezzi. In conseguenza, è stato raggiunto un altro risultato particolarmente significativo, che ha consentito di superare un traguardo di rilievo: quindici miliardi di dollari. A livello di export, sono stati sei i paesi che, grazie a spedizioni per valori di oltre un miliardo, hanno dato un contributo decisivo allo sviluppo degli scambi, e quindi, degli impieghi e della stessa produzione: nell’ordine, Cina, Italia, India, Spagna, Turchia e Brasile, per un totale nell’ordine del 72 per cento, che evidenzia in modo molto chiaro l’importanza assunta dalla concentrazione delle vendite all’estero. E’ il caso di rilevare che l’aumento globale del 2007 è stato del 19,7 per cento, superiore di circa otto punti a quello dei volumi, mentre nel lungo periodo il valore risulta quasi triplicato rispetto a quello del 2001, con un aumento medio del 31,2 per cento in ragione annua. L’aumento dell’interscambio in valore, nel ragguaglio allo stesso 2001, è stato quasi doppio rispetto a quello delle quantità. Ciò dimostra che il prodotto, nonostante la normale difficoltà di adeguare i prezzi ai costi crescenti, specialmente nei contesti sviluppati, è stato in grado di governare l’offerta nella necessaria salvaguardia dell’equilibrio gestionale, e quindi, di un ragionevole effetto moltiplicatore, senza pregiudizi per la domanda e per la normale dinamica del mercato. Per quanto concerne i singoli paesi, l’aumento marginale più 367 CAPITOLO 9 rilevante del valore esportato è stato ascritto dall’India, con il 37,4 per cento, mentre a lungo termine hanno prevalso Turchia e Brasile, con un saggio d’incremento superiore persino a quello della Cina: ciò si deve al fatto che le spedizioni da questi paesi si sono andate evolvendo da una struttura composta in prevalenza da materiali grezzi ad un “mix” in cui il valore aggiunto è diventato sempre più determinante, ed anzi, maggioritario. Le crescite più contenute, invece, si sono avute in Italia ed in Grecia; nel primo caso, a fronte di un export in cui i lavorati erano sempre stati molto prevalenti, e quindi, di una composizione più omogenea delle spedizioni; e nel secondo, di un flusso valutario assai meno importante in cifra assoluta. Nell’importazione, invece, apporti determinanti sono venuti dai due paesi che hanno effettuato acquisti per oltre un miliardo, vale a dire Stati Uniti e Cina, i cui approvvigionamenti hanno espresso, da soli, il 31 per cento dei totale. Le crescite più significative di lungo periodo, peraltro, sono state espresse dalla Corea del Sud, e soprattutto dagli “others”, quasi a sottolineare, diversamente da quanto è accaduto nell’export, una distribuzione più articolata ed una diffusione tendenzialmente capillare dei consumi. Unico paese in controtendenza risulta il Giappone, che nel 2007 ha espresso un valore degli acquisti uguale a quello del 2001; ma un aumento inferiore alla media, tanto a breve quanto a lungo termine, è stato ascritto anche dall’Italia, dove le difficoltà produttive e distributive hanno coinvolto la trasformazione dei materiali importati. Quindici miliardi di dollari sottintendono che il flusso valutario dell’interscambio lapideo è stato pari a 60 milioni di dollari per ogni giorno lavorativo: cifra non meno idonea a porre in evidenza il rilievo assunto da marmi e pietre nell’economia mondiale, tanto più che deve essere integrato dal volume d’affari dei mercati domestici. Del resto, la forbice tra sviluppo 368 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO economico complessivo, attestato dalle variazioni del prodotto lordo, ed espansione specifica del settore, ha confermato anche nel 2007 il trend di lungo periodo, omogeneo a quello che esprime il differenziale tra interscambio globale ed eximport lapideo. Non è certamente un caso che dal 1990 in poi la produzione mondiale sia cresciuta del 7,5 per cento in ragione annua mentre il PIL ha progredito del 3,2 per cento; e nemmeno che l’interscambio del comparto si sia incrementato di oltre nove punti per anno, mentre quello del sistema economico globale ha progredito di un pur notevole 4,6 per cento.45 Lo sviluppo della produzione lapidea non ha mai avuto soluzioni di continuità, al di là delle oscillazioni fisiologiche nei tassi di crescita, mentre quello dell’interscambio ha conosciuto un regresso, peraltro contenuto, nel solo 1998, quando la congiuntura mondiale fu condizionata da un rallentamento notevolmente più accentuato. Tutto ciò non è accaduto senza buoni ed apprezzabili motivi. Quelli della pietra sono numeri e valori competitivi, nel senso che affermano la capacità trainante del comparto e la sua propensione ad una crescita superiore alla media, che trae origine non casuale dal carattere naturale del prodotto, dalle sue prerogative tecnologiche e cromatiche obiettivamente singolari, e da forti tradizioni d’impiego altrettanto straordinarie, capaci di indurre preferenze motivazionali durevoli e consolidate. La capacità di sviluppo del comparto lapideo e del suo indotto, in misura notevolmente superiore a quella del sistema economico mondiale, si è manifestata con rinnovata forza propulsiva anche nel 2007, ed ha consentito a marmi e pietre di conseguire ulteriori massimi in produzione, scambi e consumi, con risultati obiettivamente straordinari. Negli impieghi, dove già dall’anno precedente era stato raggiunto il traguardo non soltanto simbolico del miliardo di metri quadrati prodotti e posti in opera, si è registrato un aumento di circa 45 Si veda inoltre “World Economic Outlook-World Economic and Finacial Surveys”, april 2008, a cura di International Monetary Fund in www.imf.org 369 CAPITOLO 9 12 punti, mentre la movimentazione internazionale è pervenuta a 46 milioni di tonnellate, con una maggioranza sempre più ampia del prodotto finito e quindi, del trasferimento di valore aggiunto. A volte, si è detto e ripetuto che il settore sarebbe entrato in una fase involutiva, dove i fattori critici sono destinati a prevalere, ma l’assunto non poteva essere smentito in modo più netto, grazie all’andamento favorevole della congiuntura lapidea mondiale, che ormai da tanti anni ha assunto i caratteri essenziali del trend. Questa crescita non è un fatto casuale, ma un fenomeno che dura, e coinvolge quasi tutti i paesi, perché le sue motivazioni sono determinate da elementi oggettivi, ed in primo luogo dalla legge della domanda e dell’offerta. In effetti, lo sviluppo lapideo non avrebbe potuto manifestarsi in modo tanto rilevante senza l’aumento fisiologico della popolazione, il progresso tecnico talvolta eccezionale, la conseguente espansione della produttività, ed il contributo della mondializzazione all’aumento degli scambi e degli utilizzi, ma un apporto non meno decisivo è venuto dalle maggiori attenzioni per marmi e pietre da parte di progettazione, imprese edili e clientela; e prima ancora, da una moderna consapevolezza imprenditoriale del bisogno di ottimizzare la competitività delle aziende, e quindi, di investire. E’ logico ritenere che le correlazioni di causa ed effetto fra tutti questi fattori debbano tradursi nella prosecuzione della tendenza positiva a medio e lungo termine, in specie se gli interventi istituzionali nel campo delle infrastrutture e dell’incentivazione agli investimenti saranno conformi alle ampie potenzialità del mercato ed alla rilevanza socio-economica del comparto. Alcuni paesi possono contare su livelli di espansione settoriale conseguiti senza bisogno di supporti esterni, fatta eccezione per l’inquadramento dell’attività estrattiva e trasformatrice in una legislazione molto disponibile, e nell’assenza dei vincoli normativi presenti altrove. Basti pensare alla Cina, che nel 2007 ha superato gli 11,5 milioni di tonnellate esportate, esprimendo 370 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO oltre un quarto delle spedizioni mondiali con destinazione estera, ma anche alla Turchia, il cui tasso di sviluppo quantitativo è leader mondiale nell’ambito di marmo e travertino; all’India, dove la tradizionale preferenza per la politica del grezzo e del semi-lavorato si evolve verso scelte alternative di verticalizzazione, tra cui quelle rivolte a produzioni di nicchia, quali i masselli funerari; ed al Brasile, dove l’analoga propensione all’export dei blocchi di granito ha lasciato spazio maggioritario ai manufatti, grazie alla forte progressione del mercato statunitense. Al contrario, in altri paesi, dove l’esigenza di interventi istituzionali è più avvertita, le quote di mercato sono statiche, se non anche in diminuzione: è il caso di taluni stati europei, a cominciare dall’Italia, le cui esportazioni, pur essendosi incrementate in valore, ed avendo conservato i precedenti livelli quantitativi in cifra assoluta, sono scese al 7,2 per cento del volume totale nei materiali, rispetto al 21 per cento del 1995, con un distacco sempre più accentuato nei confronti di Cina, India e Turchia, che la precedono nell’ordine. Lo stesso dicasi per le tecnologie, ed in particolare per l’export di macchine, dove la quota italiana, che un tempo costituiva la maggioranza assoluta, si è ridotta al 35 per cento. Ciò vuol dire che l’intervento assume carattere di maggiore urgenza nelle economie mature, dove sono necessarie adeguate misure di contenimento dei costi, con riguardo prioritario a quelli dove le divergenze rispetto ai paesi in via di sviluppo sono più condizionanti. E’ sufficiente pensare al differenziale, talvolta di grande ampiezza, nelle tariffe di fornitura dell’energia ed alle incidenze degli oneri indiretti sulla manodopera, dove esistono escursioni ancora più rilevanti. Del resto, gli adeguamenti dei prezzi medi, che nel 2007 hanno interessato parecchi paesi produttori sia nel campo lapideo sia in quello dell’indotto, sono stati molto più contenuti nel mondo sviluppato, e talvolta in regresso, mentre le basi di partenza estremamente competitive presenti altrove hanno permesso revisioni meno marginali, e risultati di gestione conformi alle politiche di espansione perseguite in Asia, in Africa e nell’America Latina. 371 CAPITOLO 9 L’esigenza più comune che si coglie in tutti i contesti produttivi e distributivi, riguarda, oltre alla comunicazione ed alla documentazione promozionale, il finanziamento degli investimenti in conformità alle prospettive di crescita degli impieghi. Sul piano concreto, gli interventi pubblici sono stati generalmente episodici, mentre il momento privato ha assunto iniziative di buon livello in tema di tutela della qualità, di valorizzazione progettuale tramite gli “Awards” di settore, e della stessa offerta fieristica, notevolmente potenziata da parte delle manifestazioni di riferimento. Molto resta da fare nello sviluppo di nuove iniziative e nell’ampliamento di quelle esistenti, sia per quanto riguarda le produzioni di grezzi e lavorati, sia nell’ambito dei materiali di risulta. Con l’aumento accelerato di estrazione e trasformazione, il problema di collocare e valorizzare gli scarti è diventato uno dei maggiori, e richiede specifiche attenzioni,46 se non altro distinguendo più oculatamente tra conglomerati e sintetici, perchè gli uni, diversamente dagli altri, sono composti in larghissima maggioranza dall’elemento lapideo, e perché le sorti future sono 46 I fanghi di segagione sono considerati rifiuti industriali a tutti gli effetti e devono quindi essere adeguatamente smaltiti o riutilizzati. Quantità notevoli corrispondenti al 15-20% del volume del blocco lavorato finiscono in fango, pari a decine di migliaia di tonnellate l’anno. Per un possibile recupero del fango come materia prima per altri usi è importante tenere separati i fanghi delle diverse lavorazioni o da diversi materiali cartonatici (marmi e affini) dai silicatici (graniti). Le segherie con telai a torba abrasiva producono un fango ad elevata concentrazione metallica come ferro associato a metalli pesanti quali manganese, cromo, nichel e rame. Quelle con lame a dischi diamantati sono esenti dall’apporto di granaglia metallica, ma hanno un certo contenuto di cobalto. (Fonte: “Il riutilizzo dei fanghi di segagione – The re-use of sawing slurry”, in ACIMM News, n.42, aprile-giugno 2005, a cura di ACIMM (Associazione Costruttori Italiani Macchine Marmo e Affini), pagg. 5-14.). I possibili usi del limo di segagione e della farina di roccia sono: – Filler, impermeabilizzanti, coibentanti (nelle discariche); – Intonaci, vernici, smalti; – Mattoni, laterizi, industria della ceramica (vasi); – Produzione di auto-bloccanti; – Additivo alimentare per mangimi (allevamenti); – Riduzione di odore nelle stalle e nell’impiego di concimi; – Maneggi ed infrastrutture ippiche; – Ammendante per terreni in agricoltura, viticoltura, orticoltura; – Per apporto di nutrimenti (potassio, fosforo) e numerosi microelementi; – Miglioramento della capacità di ritenzione; – Piantagioni forestali e recupero ambientale; – Controllo biologico di funghi, pidocchi e parassiti delle piante. (Fonte: “Da limo a farina di roccia”, in ACIMM News, n.42, aprile-giugno 2005, a cura di ACIMM (Associazione Costruttori Italiani Macchine Marmo e Affini), pagg. 15-17.). 372 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO strettamente legate all’incremento delle rese anche tramite il recupero, come hanno dimostrato importanti iniziative innovatrici per la produzione industriale di manufatti standardizzati da impiegare nell’edilizia e nell’arredamento. Non pochi paesi che fino ad alcuni anni or sono avevano una rilevanza lapidea sostanzialmente marginale, dal Medio Oriente alla stessa America Latina, partecipano in misura più apprezzabile allo sviluppo lapideo del mondo, sia nelle attività produttive sia nell’interscambio, confermando che il settore è in grado di avviare processi di crescita anche in contesti non tradizionali, grazie alla domanda globale. Non bisogna peraltro dimenticare che i mercati domestici, nonostante il progressivo ridimensionamento fisiologico, continuano ad esprimere circa due quinti del consumo ed a svolgere un ruolo insostituibile, perché in campo lapideo non tutto il materiale, sia grezzo che lavorato, presenta aspetti qualitativi idonei all’esportazione. Ne consegue che la politica di accrescimento delle rese non può prescindere da quella di supporto ai mercati nazionali, in primo luogo sul piano della comunicazione e della documentazione. E’ stato già detto che marmi e pietre possono contare su caratteri fisico-meccanici, fisico-chimici e cromatici altamente competitivi, suffragati da referenze e tradizioni millenarie che nessun materiale concorrente è in grado di proporre. La conferma di questa prerogativa alla luce del ruolo assunto dai lapidei nell’architettura e nell’arredamento del mondo contemporaneo può sembrare iterativa, ma costituisce un passaggio importante, perché supera le vecchie riserve in materia di prestazioni: dopo l’avvento su scala industriale di spessori sottili e lavorazioni speciali a controllo numerico computerizzato, e dopo la maturazione di una professionalità d’avanguardia, non esistono limiti all’utilizzo della pietra in tutti gli impieghi possibili, dall’edilizia alla funeraria, e dalle opere strutturali all’arte plastica ed all’oggettistica. Ebbene, una 373 CAPITOLO 9 promozione ed una comunicazione in grado di fare la differenza non possono ignorare le opportunità ed i valori autentici che il materiale di natura mette a disposizione di chiunque. Per concludere, è fondato affermare che l’ipotesi di un ulteriore sviluppo del settore anche a medio e lungo termine è oggettivamente fondata. Essa presume che il mondo imprenditoriale assuma comportamenti coerenti con la strategia di investimenti finora perseguita, e che la volontà politica sia capace di operare in modo conforme al ruolo strategico assunto dai lapidei. Occorrono, in definitiva, accanto al consolidamento di sinergie sperimentate, la condivisione degli obiettivi, e la capacità di mettere a disposizione del sistema produttivo i mezzi necessari a conseguirli in tempi funzionali. 9.3.14 Il mercato americano Il mercato americano ha conosciuto qualche incertezza sulle prospettive future, soprattutto per le note vicende legate al mercato immobiliare e all’insolvenza di alcune categorie di acquirenti meno forti. Complessivamente, però, nelle acquisizioni di lavorati lapidei, il nord America preferisce il sud continentale come fonte di maggior approvvigionamento per i graniti, mentre rimangono i produttori mediterranei i preferiti per i marmi, dall’Italia per i prodotti più costosi, alla Turchia e alla Spagna, in generale (si veda il paragrafo 8.3 e 8.4, tab.72-73-74-75 e grafici 66-67-68-69). La crisi dei mutui immobiliari non assistiti da garanzie primarie, che ha provocato vistose conseguenze nel mondo economico, ed in primo luogo negli Stati Uniti, non ha coinvolto in misura determinante il settore lapideo, almeno per quanto concerne i consuntivi del 2007: sia pure con un tasso ridotto, la crescita nord-americana è continuata, tanto nell’importazione che nei consumi (gli acquisti dall’estero coprono la maggioranza assoluta degli impieghi mentre il 374 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO prodotto nazionale, proveniente da 135 cave attive, dislocate prevalentemente in Indiana, Wisconsin, Vermont e Georgia, vi partecipa per 350 milioni di dollari). Ciò, a differenza di quanto è accaduto in altri comparti di finiture per l’edilizia.47 Gli approvvigionamenti di lavorati, che costituiscono quasi la totalità dell’import, hanno superato 3,2 miliardi di dollari, incrementando di 80 milioni il consuntivo del 2006, ma quel che più conta, accrescendo di circa nove volte quello del 1993, ed allungando ulteriormente la serie di variazioni annuali positive. A conti fatti, gli utilizzi nazionali di marmi e pietre, comprensivi di una quota marginale di sottoprodotti, sono pervenuti a 115 milioni di metri quadrati. E’ indubbio che il consuntivo del 2007 sia stato uno dei meno brillanti, risultando inferiore soltanto a quelli del 1993 e del 2000, ma va pur detto che il tasso di sviluppo annuo è stato del 30,8 per cento in quantità e del 50,2 per cento in valore: in entrambi i casi, si tratta di un risultato oggettivamente straordinario. Nella graduatoria delle provenienze, si è registrato un fatto nuovo importante sul piano strategico, ben prima che su quello statistico: il sorpasso del Brasile ai danni dell’Italia, che dopo decenni di primato, un tempo apparentemente inattaccabile, si trova ora al secondo posto, con un vantaggio ancora apprezzabile sulla Cina, ma già ridotto di tre quarti rispetto a quello del 2001. In effetti, la maggioranza degli esportatori ha continuato a progredire, con una punta massima tra le posizioni di vertice proprio per la Cina, cresciuta del 17,5 per cento, mentre l’Italia ha perso oltre quattro punti, al pari dell’India (la sola Taiwan evidenzia un consuntivo peggiore). Va aggiunto che sono soltanto otto i 47 Durante la Coverings di Orlando (aprile 2008) è stato comunicato che l’importazione lapidea statunitense del 2007 si è incrementata di due punti e mezzo, mentre quella di ceramica per edilizia, secondo dati del Tile Council of North America, ha visto interrompere bruscamente un lungo periodo di sviluppo, scendendo da 3,3 a 2,7 milioni di piedi quadrati, con una flessione di circa un quinto. II differenziale tra i due settori è talmente ampio che si commenta da solo. (Fonte: Montani Carlo, “Stone 2008”, Faenza Editrice, 2008, pagg. 87-90.). 375 CAPITOLO 9 paesi che abbiano potuto spedire negli Stati Uniti marmi e pietre per oltre cento milioni di dollari, ma che il loro “share” assomma all’89,1 per cento: tra di essi, appartengono all’Europa soltanto Italia e Spagna, mentre Canada e Messico si sono giovati della naturale contiguità geografica. Quanto alla Turchia, quarta fornitrice assoluta, è da sottolineare come il suo tasso d’incremento nel lungo periodo sia inferiore solo a quello cinese, e come abbia conseguito una leadership ormai indiscussa nelle vendite di travertino. Un utile corollario è costituito dall’analisi delle quote di mercato, dove il dato più evidente riguarda il trend negativo di quella italiana, scesa dal 37,9 per cento del 2001 al 19 per cento del 2007, mentre quelle di Brasile, Cina e Turchia hanno acquisito in larga maggioranza le perdite del “made in Italy”. Anche i paesi minori sono riusciti a progredire sia pure marginalmente in questo parametro, se non altro nel raffronto marginale tra il 2007 e l’anno precedente: è il caso di Canada, Israele, Perù, Grecia, Francia e Portogallo. Quanto ai valori medi per unità di prodotto, è da rilevare come siano scesi a circa 37 dollari per metro quadrato grazie all’accentuata competitività di alcune provenienze, e verosimilmente, all’evoluzione del “mix” globale verso materiali più correnti: si tratta di un fenomeno che penalizza gli esportatori più qualificati ma contribuisce al potenziamento dei consumi, tanto più arduo in un periodo di bassa congiuntura come quello attuale. Tab. n.99 - USA: prezzi medi delle importazioni di lavorati per paese, US$ al metro quadrato, spessore 2cm, anno 2007 376 Paese US$/metro quadrato, spessore 2cm Brasile 36,46 Italia 57,38 Cina 37,64 Turchia 31,03 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO India 36,18 Messico 40,44 Spagna 45,6 Canada 28,63 Taiwan 53,47 Israele 34,5 Perù 48,33 Grecia 75,9 Francia 94,7 Portogallo 47,08 Germania 15,25 Media totale 36,87 Fonte: propria elaborazione dati COMTRADE Il mercato statunitense può contare su una domanda potenziale di grande ampiezza. Basti dire che, ogni anno, si producono o si ristrutturano 16 milioni e mezzo di bagni e cucine, e che in ciascuno di essi è piuttosto difficile che non trovi collocazione almeno un piano in pietra, senza contare i pavimenti ed i rivestimenti. Sono pochi coloro che pensano di poter rinunciare al marmo od al granito, anche in altri decori dell’abitazione come i caminetti, o nelle componenti strutturali, tanto è vero che negli stessi annunci di compravendita immobiliare si tende a porre in evidenza la disponibilità dell’eventuale finitura lapidea, concepita come motivo di eleganza e di prestigio, ma anche di funzionalità. In queste condizioni non può sorprendere che la reattività del settore, a fronte delle avvisaglie critiche di cui si è detto, sia stata pronta e funzionale, e che la fiducia di base non sia venuta meno, in specie negli stati meridionali che sono i consumatori più importanti. La permanenza di queste potenzialità favorevoli ha incentivato gli esportatori a sviluppare la ricerca delle migliori opportunità di 377 CAPITOLO 9 trasporto, 48 e le azioni promozionali sul mercato americano, che del resto è molto sensibile ai problemi della comunicazione e delle modificazioni del gusto, compreso quello di natura cromatica (oggi il colore preferito è il verde, seguito dal bianco, dal rosso e dal blu). Questa disponibilità è più accentuata nei paesi in cui il lapideo ha maggiori incidenze sul valore globale del rispettivo export negli Stati Uniti, con un massimo del 9,6 per cento in Turchia, seguito dal 2,5 del Brasile e dall’1,8 dell’Italia, mentre la quota della Cina non va oltre lo 0,2 per cento. I mezzi promozionali più utilizzati sono: – i simposi (cioè congressi di studiosi ed esperti allo scopo di discutere un argomento di comune interesse specifico), – la stampa, – la televisione (è passato alla storia il famoso spot dei Brazilian Brown lanciato durante la finale del Superbowl, e quindi in un contesto di massimo ascolto), – le istituzioni settoriali, – le fiere. Tutto ciò, spesso, con una chiara consapevolezza dei rispettivi ruoli, e naturalmente dei loro limiti. Da questo punto di vista si può affermare che quello degli Stati Uniti è un mercato maturo, e che il forte sviluppo della domanda lapidea avutosi durante l’ultimo ventennio è stato indotto dalla valorizzazione del prodotto di natura, dalla competitività della sua tecnologia, da un’eleganza irripetibile, ma ad un tempo, da una comunicazione moderna e funzionale. 48 L’importazione lapidea statunitense in volume utilizza quattro porti principali, per circa due terzi del flusso complessivo: nell’ordine, Los Angeles (24%), New York (20%), Houston (9,2%), Miami (9,2%). Naturalmente, la scelta degli scali di sbarco riviene dalla valutazione dei noli, dalla disponibilità di infrastrutture funzionali, e dalle esigenze distributive su un mercato molto vasto. E’ appena il caso di rilevare che alla nuova leadership di Los Angeles hanno contribuito in misura significativa le provenienze dalla Cina e dagli altri esportatori asiatici. (Fonte: Montani Carlo, “Stone 2008”, Faenza Editrice, 2008, pagg. 87-90.). 378 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO Vediamo ora di analizzare le importazioni di pietre naturali degli Stati Uniti; considero la categoria merceologica 68.02 ovvero il “lavorati” (nel linguaggio internazionale processed stones). In questa categoria sono inclusi sia i marmi, sia i graniti. Vedremo i dati in valori (in migliaia di US Dollars), in quantità e i prezzi medi praticate dai vari paesi fornitori di lavorati. La vicenda dei mutui immobiliari e le ripercussioni negative che hanno avuto sull’edilizia americana, non hanno tolto agli Stati Uniti il tradizionale primato nell’importazione lapidea mondiale, che ha continuato a crescere anche nel 2007 e si è mantenuta forte nel 2008, sia pure in maniera ridotta rispetto al passato. La reazione complessiva del settore lapideo è stata matura e consapevole visto che il 2007 si è concluso con un aumento degli acquisti statunitensi nella misura del 2,5%, mentre quelli di ceramica sono crollati di quasi un quinto. Questo dimostra: – un fattore positivo di reattività dei marmi, graniti e pietre anche in momenti oggettivamente difficili, – la perdita, almeno in parte, del vecchio attributo di una domanda elastica, confermando l’evoluzione del settore lapideo verso un ruolo strategico. Va aggiunto che la produzione nazionale, nonostante l’importanza considerevole di alcuni Stati (Indiana, Vermount, Georgia), è in grado di soddisfare una quota largamente minoritaria della domanda, che giova, tra l’altro, di un volume assai elevato di ristrutturazioni. Secondo le ultime stime si hanno in ragione annua, sette milioni di bagni e cinque milioni di cucine, che si aggiungono ai quattro milioni e mezzo di nuove realizzazioni, con utilizzo maggioritario del lapideo. Di qui, la necessità di ricorrere in misura determinante agli approvvigionamenti dall’estero, che nel 2007 sono pervenuti a 4,7 milioni di tonnellate, pari quasi a 90 milioni di metri quadrati allo spessore di 2 cm, per un valore nell’ordine di 3,2 miliardi di dollari ed un prezzo medio di circa 37 dollari. 379 CAPITOLO 9 Tab. n.100 - USA, importazioni di lavorati (cod. 68.02). Consuntivi 2007 Paesi Valore 000 USD % Quantità Prezzo medio tonn % USD/sq.mt variaz. % Brasile 631.846 19,7 936.682 19,8 36,46 Italia 617.089 19,0 581.290 12,3 57,38 Cina 507.442 0,6 728.804 15,4 37,64 Turchia 441.793 13,7 769.539 16,3 31,03 India 297.062 9,2 443.785 9,4 36,18 Messico 145.136 4,5 194.089 4,1 40,44 Spagna 133.136 4,1 157.807 3,3 45,6 Canada 102.604 3,2 193.740 4,1 28,63 Taiwan 52.289 1,6 52.863 1,1 53,47 Israele 42.160 1,3 66.045 1,4 94,5 Perù 30.175 1,0 33.750 0,7 48,33 Grecia 25.567 0,8 18.205 0,4 75,9 Francia 23.214 0,7 13.253 0,3 94,7 Portogallo 22.231 0,7 25.523 0,5 47,08 Germania 10.822 0,3 8.003 0,2 73,09 Altri 142.279 4,3 504.369 10,7 15,25 Totale 3.224.915 100,0 4.727.747 100 36,87 Fonte: propria elaborazione su dati COMTRADE -1,1 55,6 2,1 -15,8 -1,9 9,7 23,7 -22,3 45,0 -6,4 31,1 105,8 156,8 27,7 98,2 -58,6 // L’apporto dei vari fornitori è stato differenziato, col Brasile che figura in testa alla graduatoria sia in volume sia in valore, ma con una concentrazione molto forte: i primi cinque esportatori si sono assicurati il 73,2 % delle spedizioni ed il 77,3% del corrispondente flusso valutario, dove le posizioni d’onore spettano a Italia e Cina, davanti a Turchia49 ed India. Nel lungo periodo, le quote di mercato hanno ascritto variazioni importanti, soprattutto a danno dell’Italia che è scesa dal 37,9% del 2001 al 19% del 2007. Tab. n.101 - USA, importazioni di lavorati (cod.68.02). Paesi di origine (quote di mercato) Paesi Brasile Italia Cina Turchia 49 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Var. 06/07 7,9 10,3 12,2 37,9 34,2 31 5,7 6,9 8,1 6,3 8,5 10,6 14,1 26,8 10,5 11,8 16,9 22,9 12,4 13,7 19,6 19,7 20,5 19 13,7 15,7 13,5 13,7 0,1 -1,5 2 0,2 E’ da ricordare però che la Turchia è la dominatrice incontrastata nel segmento del marmo e travertino, si veda paragrafo 9.3 380 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO India 7,1 7,7 8,8 9,7 9,8 9,9 9,2 Messico 7,3 6,9 6,2 5,2 4,9 4,8 4,5 Spagna 8,1 7,3 6,9 6,7 5,6 4,8 4,1 Canada 7,3 6,2 4,8 4,2 3,4 3,1 3,2 Taiwan 1,7 1,7 1,8 2,2 1,7 1,9 1,6 Israele 1,5 1,6 1,4 1,2 1,3 1,2 1,3 Perù 0,5 0,6 0,7 0,8 0,8 0,9 1 Grecia 1,3 1,3 1 0,9 0,8 0,7 0,8 Francia 1,9 1,4 1,3 1 0,8 0,6 0,7 Portogallo 0,9 0,8 0,6 0,7 0,7 0,6 0,7 Germania 0,8 0,6 0,7 0,6 0,3 0,3 0,3 Altri 3,8 3,9 3,7 3,7 4 4,1 4,3 Totale 100 100 100 100 100 100 100 Fonte: propria elaborazione su dati USDC -0,7 -0,3 -0,7 0,1 -0,3 0,1 0,1 0,1 0,1 0,1 0 0,2 // Lo stesso vale per il breve termine: rispetto al 2006, la maggioranza delle provenienze risulta in aumento, con una punta particolarmente significativa per la Cina ma con ottimi risultati anche per alcuni esportatori europei come Francia, Grecia, Portogallo, mentre l’Italia, peggio della quale ha fatto solo la Spagna, accusa un regresso di oltre quattro punti. Tab. n.102 - USA, importazioni di lavorati (cod.68.02). Paesi di origine (mill. USD) Paesi Brasile Italia Cina Turchia India Messico Spagna Canada Taiwan Israele Perù Grecia Francia Portogallo Germania Altri Totale 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Var. 06/07 104,4 150,6 209,7 310,2 451,1 617,0 631,8 499,2 498,5 535,3 589,8 611,5 644,3 617,1 75,6 100,5 139,7 229,3 330,4 432,0 507,4 83,2 123,8 182,8 258,7 364,3 424,3 441,8 93,3 112,8 151,8 214,2 261,2 310,6 297,1 96,0 101,0 106,0 115,2 130,1 149,4 145,2 106,5 106,3 119,6 147,1 149,4 149,9 133,1 95,9 90,9 83,3 92,8 90,0 96,9 102,6 22,1 25,2 30,6 47,9 46,4 58,3 52,3 19,3 23,2 23,9 26,8 33,3 36,2 42,2 6,4 8,2 12,7 17,6 22,5 28,2 30,1 16,8 18,8 17,3 19,5 21,1 21,6 25,6 24,7 20,6 22,4 22,1 22,4 18,3 23,2 12,5 11,0 11,4 15,4 18,7 19,5 22,2 9,9 8,6 12,2 14,0 8,3 10,7 10,8 50,5 56,4 64,6 80,6 106,7 127,4 142,4 1316,1 1456,7 1723,3 2201,3 2667,2 3344,8 3224,9 2,4 -4,2 17,5 4,1 -4,3 -2,8 -11,2 5,9 -10,3 16,5 6,7 18,5 26,8 13,8 0,9 11,8 2,5 Fonte: propria elaborazione su dati USDC 381 CAPITOLO 9 In altri termini, se in Italia c’è da preoccuparsi, non è solo per la questione dei mutui americani, ma per le cause strutturali soprattutto che hanno dato luogo ad una involuzione del suo export, differenziandolo in peggio dalla congiuntura altrui, ed in netto contrasto con trend di sicura ascesa degli acquisti statunitensi aumentati dal 1992 al 2007 di 6 volte considerando i metri quadrati (nel 1992=20,5 milioni di metri quadrati; nel 2007=115,14 milioni di metri quadrati) e di 8,5 volte in valore (dai 376,6 milioni di US Dollars del 1992 ai 3224,9 milioni di US Dollars del 2007). Unico lieve decremento si è avuto nel 1993, che è stato del tutto marginale e pari all’1,1%; da li è continuata una forte e continua ascesa. Il regresso italiano è parzialmente fisiologico, perché i quattro maggiori concorrenti sono tutti produttori a basso costo, che possono praticare una politica di prezzi competitivi, mentre quello dell’Italia, pari ad oltre 57 dollari al metro quadrato, super il valore medio (36,8 dollari) di oltre il 55%. A parte il fatto che non mancano casi, sia pure limitati, di vendite a quotazioni ancora più alte, va detto che il mercato è stato affrontato con un approccio non ottimale ai grandi problemi distributivi degli Stati Uniti, e per quanto riguarda gli aspetti promozionali, in modo sostanzialmente episodico (qualcosa di nuovo si è cominciato a vedere soltanto all’ultima fiera di Orlando con la presenza di una marmoteca italiana).50 D’altro canto, il mercato americano, pur non essendo insensibile all’offerta di materiali correnti, richiede uno standard qualitativo piuttosto alto. La pietra naturale è sempre vista come prodotto selettivo, se non anche di grande prestigio ed eleganza, soprattutto nell’architettura per interni: non a caso di è parlato di “Nuovo Rinascimento” nell’uso del marmo e del granito. Si moltiplicano gli studi professionali con specifica vocazione al lapideo ed il valore aggiunto costituito dalla presenza del prodotto naturale diventa motivo di conclamate preferenze negli stessi annunci di compravendita immobiliare, dove si tende ad evidenziare in 50 Fonte: “Show Report: Orlando – Coverings 2008: aspettando la ripresa USA”, in Marmomacchine Classic, n.202, 4° bim. 2008, Edizioni Promorama, Milano, 2008, pagg.206-214. 382 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO maniera specifica che il bagno, la cucina, il salone, il caminetto e via dicendo, sono in pietra. Le perduranti attenzioni del mercato americano per il fattore qualitativo costituiscono, almeno sul piano potenziale, una stabile opportunità per il prodotto italiano che continua a difendersi bene su alcuni consumi di nicchia, ma perde posizioni, come si è visto, nella copertura di una domanda globale sempre più importante. E’ una situazione da valutare con attenzioni consapevoli, in un quadro strategico capace di coinvolgere sia la parte imprenditoriale sia quella organizzativa, pubblicitaria, di promozione e quella istituzionale.51 9.3.15 Produzione e trasformazione del Nord Africa E’ interessante rilevare come si affaccino allo scenario internazionale con maggior protagonismo alcuni paesi che da sempre hanno utilizzato la pietra al loro interno, ma che soltanto da poco la stanno riscoprendo in termini economici avanzati e a sfruttamento più intensivo. Ci si riferisce a paesi come l’Egitto, nell’area mediterranea.52 Questo paese si inserisce in un quadro che vede tutto il Nord Africa assumere un ruolo nuovo lentamente ma progressivamente, un ruolo più complesso e completo, che vede i paesi che si affacciano sul Mediterraneo sia in veste di produttori ed esportatori di marmi e altre pietre, sia di consumatori e importatori degli stessi materiali. Non ci sono ancora cifre elevate, o numeri strabilianti, ma il trend è apprezzabile e non ha conosciuto recentemente oscillazioni e incertezze, nonostante le preoccupanti vicinanze con un bacino di instabilità permanente come l’area israeliano palestinese. L’Egitto è diventato dal 2005 il primo fornitore di calcari grezzi per la Cina che li trasforma e vende nel proprio ampio mercato interno ed in tutti i mercati del continente asiatico. 51 Fonte: “A Leading Market: the United States - Un mercato leader: gli Stati Uniti”, in International Stone Magazine – Il Giornale del Marmo, n. 275, sett/ott 2008, Faenza Editrice, pagg. 12-15. 52 Nel Sudest Asiatico vale lo stesso ragionamento per il Vietnam. 383 CAPITOLO 9 la capacità sia di consumo che di produzione e trasformazione del nord Africa cresce di continuo e vede nell’Egitto la sua punta più avanzata53. Per questo paese, il partenariato con la Cina è sempre più importante, e anche se i dati sono ancora parziali, tuttavia è chiaro il trend che vede i due paesi in stretta connessione produttiva, visto che il maggior compratore di grezzi è per l’Egitto la Cina. Anche l’Italia è partner importante della sponda sud del Mediterraneo, e così pure altri produttori, come la Spagna e la Turchia.54 Interessanti, anche se con volumi relativamente modesti, la produzione di Tunisia, Marocco e Libano, dei quali quest’ultimo è diventato importatore di marmo bianco di Carrara di media qualità e la Tunisia ha iniziato ad importare macchinari italiani per la lavorazione delle pietre che trasforma e pone in opera negli edifici e hotel nazionali. 9.4 Trend dei maggiori paesi 9.4.1 Europa dei quindici Nello sviluppo lapideo mondiale esistono situazioni di crescita assai rapida, ed altre di tendenziale saturazione, come è logico in un settore che nel corso degli ultimi decenni ha messo a segno espansioni significative anche nei contesti maturi, caratterizzati da livelli d’impiego notevoli. L’Unione Europea, con particolare riguardo all’area dei Quindici, ha confermato le cifre assolute precedenti, che l’avevano già posta all’avanguardia, in specie nei consumi pro-capite di marmi e pietre, ma non ha progredito in misura apprezzabile: la produzione ha fatto registrare un aumento nell’ordine di un 53 Per dati precisi sullo sviluppo degli scambi si veda paragrafo 9.3.4 Per la Turchia, va detto che dal 2006 sono venute meno le statistiche dettagliate e precise che solitamente erano prodotte: gli uffici nazionali hanno deciso di considerarle come un dato “sensibile” e quindi da non diffondere nel modo che anche altri paesi seguono: sarà un importante tassello in meno nel quadro internazionale, soprattutto con il ruolo crescente che è svolto nelle dinamiche del settore. 54 384 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO punto percentuale, mentre gli impieghi sono rimasti quasi invariati, intorno ai 16 milioni di metri quadrati equivalenti. Nell’interscambio, qualche maggiore propensione alla crescita si è avuta soltanto nei grezzi, le cui importazioni sono salite del 6,5 per cento, mentre le esportazioni sono aumentate addirittura del 17 per cento. Al contrario, nei lavorati, che peraltro continuano ad esprimere la maggioranza delle movimentazioni, gli acquisti sono saliti dell’1,1 per cento, a fronte di una lievitazione delle spedizioni nella misura dell’1,6 per cento. Ben diverse sono le considerazioni da fare spostando l’esame al lungo periodo: il consuntivo europeo del 2007 evidenzia, nei riguardi del 1994, un aumento del 19,8 per cento nella produzione ed un balzo del 68 per cento negli impieghi, cui corrispondono maggiori installazioni per sei milioni e mezzo di tonnellate, ovvero per 120 milioni di metri quadrati equivalenti. Tra i singoli paesi, Italia e Spagna hanno coperto, da sole, il 60 per cento della produzione estrattiva del 2007 e guidano anche la graduatoria dei consumi con il 35,7 per cento del volume complessivo impiegato dai Quindici, seguite da Germania, Francia, Regno Unito e Belgio: tutti utilizzatori che si mantengono sopra il milione di tonnellate dei materiali posti in opera. Il saldo, invece, è negativo per alcuni importanti paesi produttori come Finlandia, Grecia e Svezia, mentre un’attenzione speciale merita l’Olanda, che pur non disponendo di escavazioni proprie, ha espresso discreti volumi di esportazioni rivenienti dai propri acquisti di grezzi e dalle attività domestiche di trasformazione, e soprattutto, un consumo pari a circa 13 milioni di metri quadrati. E’ da segnalare, poi, la tendenza di alcuni paesi trasformatori ad acquistare sui mercati esteri notevoli volumi di prodotto finito, a fronte di costi competitivi con quelli locali. Questa tendenza è più accentuata in Spagna ed in Italia, dove ha dato luogo, sempre nel 2007, 385 CAPITOLO 9 ad importazioni rispettive per 590 mila e 440 mila tonnellate, peraltro in flessione marginale rispetto al 2006 dopo una serie di sensibili aumenti. Va aggiunto che i primi cinque consumatori hanno accentrato circa tre quarti degli impieghi lapidei dei Quindici, lasciando agli altri una quota sostanzialmente integrativa. L’Europa rimane il continente con la più alta propensione ad impiegare marmi e pietre nelle sue costruzioni, ma la quota di mercato mondiale che riesce a coprire è riflessiva, ai pari di quanto accade, ormai da decenni, nella componente demografica. Questo fenomeno ha indotto una maggior pressione dell’offerta anche nell’export dell’Unione a livello extra-europeo, che peraltro non ha preferito il valore aggiunto come sarebbe stato logico, ma il grezzo, con un differenziale che nel 2007, come si è detto, ha raggiunto i 15 punti a favore dei blocchi. Anche questa è una ragione non trascurabile del ristagno, a sua volta causa ed effetto di una maggiore vischiosità negli investimenti, elisa solo parzialmente da una maggiore specializzazione nelle produzioni di nicchia e nella valorizzazione di materiali pregiati. Sta di fatto che le possibilità di fronteggiare positivamente la concorrenza altrui, ed in primo luogo quella asiatica, sono legate ad una politica di potenziamento promozionale, a cominciare dai mercati domestici, dove la pressione delle offerte proposte dai paesi terzi è relativamente e naturalmente più “soft” rispetto a quella cui sono sottoposti gli empori asiatici od americani. Questa politica non ha potuto fruire di strumenti istituzionali come gli antidumping, né tanto meno di iniziative a carattere protezionista ormai anacronistiche nella logica del mercato globale, e comunque ben lungi dall’essere condivise nell’ambito di una strategia unitaria dell’Europa. Occorre acquisire, invece, una coscienza più convinta del carattere unitario assunto dal mercato europeo in una nuova dimensione domestica, sulla falsariga di quella che ha fatto degli Stati 386 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO Uniti, ormai da tempo, un solo grande paese governato da valori condivisi e da principi univoci anche nell’ottica commerciale. Occorre, nello stesso tempo, prevenire ulteriori diffusioni della parcellizzazione aziendale che in taluni paesi europei caratterizza il comparto lapideo ed ha finito per estendersi allo stesso momento organizzativo. Occorre, soprattutto, un dialogo meno effimero ai livelli istituzionali di competenza, in modo da avviare a soluzione i problemi prioritari di finanziamento degli investimenti, ottimizzazione delle infrastrutture, qualificazioni professionali e supporto promozionale. L’Unione Europea, in specie dopo l’acquisizione di nuovi paesi membri di rilevante importanza settoriale come Polonia, Bulgaria e Romania, dove le iniziative industriali nel campo lapideo stanno trovando rinnovati impulsi, è in grado di conservare, o meglio di potenziare il suo tradizionale ruolo di protagonista, ma perché ciò accada in misura realmente conforme alla dinamica del mercato e della domanda mondiale, è bene che quella maturazione avvenga in termini più compiuti, nel comune convincimento di non doversi impegnare in una battaglia di retroguardia, ma in un piano di sviluppo efficace e razionale. 9.4.2 Economie mature: Stati Uniti, Corea del Sud, Giappone, Taiwan, Svizzera, Australia, Canada, Arabia Saudita, Norvegia, Hong Kong, Singapore, Emirati, Israele, Libano e Kuwait Nei paesi extra-comunitari maggiormente sviluppati, e quindi, con una spiccata maturità settoriale da intendersi anzitutto come propensione al consumo, sebbene espressa in misura non ancora completa, il consuntivo del 2007 e 2008 è stato positivo, con impieghi mediamente in aumento, ma nello stesso tempo, con alcune situazioni di stasi o di regresso. Globalmente, il campione delle dieci realtà rappresentative selezionato per 387 CAPITOLO 9 mettere a fuoco la dinamica settoriale dell’area in parola, ha fatto registrare un regresso produttivo nell’ordine di sette punti, mentre i consumi si sono incrementati del 2,3 per cento nel 2007 rispetto il 2006, raggiungendo 14,3 milioni di metri quadrati equivalenti, e quindi, un volume non difforme da quello dell’Europa dei quindici. Il saldo attivo deve essere attribuito alla prevalenza dell’import di lavorati, cresciuto del 6,2 per cento. Il mercato trainante rimane quello statunitense, che ha quintuplicato i consumi lapidei nei confronti del 1994, e manifesta una tendenza alla crescita che, sia pure in misura ridotta, è proseguita anche nel 2007, nonostante le avvisaglie critiche indotte dalle vicende dei mutui immobiliari senza garanzia primaria. In particolare, l’importazione di manufatti si è incrementata di oltre undici punti, mentre l’uso del prodotto ha progredito nella misura del 4,2 per cento, scontando gli effetti negativi di quanto è accaduto nel momento produttivo e nell’acquisto di grezzi, del resto marginale rispetto a quello dei lavorati. Il fenomeno è dovuto al permanente vigore della domanda di qualità ma anche al costante apprezzamento del materiale di natura e ad un’opera di promozione intelligente, che ha permesso al consumo pro-capite di evolvere verso livelli più compatibili con le grandi potenzialità economicofinanziarie degli Stati Uniti. Nel 2008 si sono registrati tassi di crescita che toccano la staticità evolutiva del settore che regge grazie la richiesta di lapidei nelle ristrutturazioni e bagni. Del resto, nonostante la nota tendenza riflessiva cui si è fatto cenno, la produzione nazionale nordamericana è sempre consistente, pur essendo idonea a soddisfare una quota minoritaria della sua domanda, senza dire che il mercato può contare su livelli costruttivi tuttora leader nel mondo, e su volumi altrettanto competitivi di ristrutturazioni, che coinvolgono, fra l’altro, parecchi milioni annui di bagni e cucine, dove l’impiego di marmi e pietre è di prammatica. Altrove, prosegue l’espansione degli impieghi in Corea del Sud, dove la crisi delle produzioni domestiche e dell’importazione grezza si è 388 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO tradotta in un ulteriore incentivo all’acquisto dei manufatti, segnatamente cinesi: nel 2007, nove decimi dei consumi lapidei di questo paese sono stati coperti dagli approvvigionamenti esteri, dando luogo ad una modificazione strategica ben sottolineata dal fatto che l’import coreano di lavorati è cresciuto di tre volte e mezza nei confronti del 1994. In Giappone, al contrario, la congiuntura negativa ha continuato a far sentire i propri effetti, non solo sulla produzione locale e sull’import di blocchi, ridotti a livelli quasi minimi, ma sugli stessi acquisti di prodotti finiti, dove il 2007 ha evidenziato flessioni del 7,7 per cento rispetto all’anno precedente, e di circa un quarto nei confronti del 1994. Anche Taiwan ha ascritto una diminuzione degli impieghi nell’ordine del 15 per cento: in questo caso, è da attribuire soprattutto a minori arrivi dei blocchi destinati alle segherie locali. Un accenno specifico compete alla Svizzera, che figura ai vertici mondiali dell’impiego pro-capite ed ha consolidato le posizioni già acquisite nell’import di grezzi e nei consumi, grazie ai tradizionali approvvigionamenti da Italia e Germania facilitati dalla contiguità geografica, ma anche a nuovi flussi di materiali extra-europei, ed in primo luogo, cinesi. Resta da dire che Australia e Canada evidenziano una propensione alla crescita non dissimile da quella degli Stati Uniti, mentre Arabia Saudita e Norvegia hanno ascritto una flessione sia pure contenuta dei consumi, da un lato per la sostanziale stasi produttiva, e dall’altro per qualche tendenza alla saturazione, riveniente, nel primo caso, dagli elevati livelli precedenti d’impiego, e nel secondo, dai limiti fisiologici del mercato domestico. Il campione in esame ha valore indicativo, dovendosi tenere conto di altre realtà importanti, ancorché di piccola estensione, come Hong Kong e Singapore, che non possono contare su produzioni proprie, ma assorbono 389 CAPITOLO 9 un flusso di importazioni certamente notevole, sia per il consumo locale, sia a livello di intermediazione. Considerazioni analoghe valgono per altri mercati settorialmente maturi ed in buona ascesa, soprattutto per l’acquisto dei lavorati, come Emirati, Israele, Libano e Kuwait, che possono vantare approvvigionamenti di manufatti notevolmente superiori alle medie unitarie mondiali. Il contributo degli Stati Uniti allo sviluppo dell’interscambio lapideo nel mondo resta assolutamente fondamentale, sia perché si tratta del primo importatore di prodotti finiti in quantità e valore, sia perché i massimi produttori europei ed asiatici vi hanno trovato la ragione prioritaria della loro espansione o del consolidamento dei livelli pregressi. Va aggiunto che gli acquirenti locali, con riguardo specifico a quelli del Sud e dell’Ovest, dove la domanda è più vivace, hanno permesso a diversi paesi emergenti dell’area americana di affacciarsi al proscenio internazionale del settore con incidenze crescenti: è il caso di quanto occorso nelle importazioni di travertino dal Messico e dal Perù, rispettivamente al terzo e quarto posto della graduatoria mondiale dopo Turchia ed Italia, od in quelle di marmo e granito - ferma restando la leadership brasiliana - da paesi latino-americani in possesso di buone potenzialità, come Argentina, Colombia, Santo Domingo e Venezuela. Analogamente, a supporto dell’assunto per cui l’economia globale ha aperto spazi interessanti per chiunque, le grandi economie mature dell’Asia costituiscono un mercato di sbocco naturale ed ormai pressoché esclusivo per le produzioni sempre più cospicue della Cina e dell’India, lasciando volumi comunque non trascurabili ad altre realtà di buona tradizione più o meno recente come Filippine o Vietnam, senza dire di Indonesia, Malaysia e Thailandia, orientate alla valorizzazione dei rispettivi mercati domestici, ma nello stesso tempo, al perseguimento di utili ampliamenti distributivi. 390 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO 9.4.3 Paesi terzi: Cina, India, Turchia, Brasile, Iran, Egitto, Sudafrica Le economie mature, comprese quelle dell’Unione Europea, hanno dato un contributo secondario allo sviluppo più recente del comparto lapideo, mentre un apporto determinante è venuto dai paesi terzi: il relativo campione evidenzia crescite molto importanti, che vanno dal 15,2 per cento della produzione al 16,1 per cento dei consumi, passando attraverso incrementi altrettanto generalizzati dell’interscambio di grezzi e prodotti finiti. Assai significativa appare l’espansione degli impieghi, che in cifra assoluta è stata di 3,3 milioni di tonnellate, permettendo di triplicare il quantitativo posto in opera nel 1994. Questo gruppo comprende quattro paesi determinanti, vale a dire Cina, India, Turchia e Brasile, ovvero i maggiori protagonisti della crescita mondiale, caratterizzati da produzioni leader, che esprimono, con 53 milioni di tonnellate, oltre metà dell’escavazione complessiva ed assumono un’importanza ovviamente fondamentale. E’ scontato affermare che senza queste produzioni la disponibilità complessiva del lapideo sarebbe quanto meno dimezzata, ma potenzialità di è congruo sviluppo aggiungere sarebbero che ridotte le in sue stesse misura più accentuata, perché condizionate dalla mancanza di una forte competizione. In effetti, se risponde al vero che un paese come la Cina, giunta ad esprimere oltre un quarto della distribuzione mondiale, pratica una concorrenza talvolta spregiudicata, è altrettanto vero che promuove un volume di impieghi idoneo a stimolare il confronto ed a migliorare la produttività. Cina ed India controllano il 38 per cento della produzione planetaria, ma scendono al 21 per cento dei consumi, per effetto di un export largamente superiore agli acquisti, mentre la Turchia ha fatto 391 CAPITOLO 9 registrare il massimo incremento produttivo di lungo termine, al pari di quanto è accaduto per il Brasile nelle spedizioni di lavorati all’estero. Questi paesi, a cui si potrebbero aggiungere l’Iran, grande produttore con scarsa vocazione all’export e preferenza per il mercato nazionale, e l’Egitto, nuovo leader dell’estrazione africana, hanno avuto uno sviluppo straordinario, avviando processi di verticalizzazione avanzata, democratizzando l’utilizzo della pietra, e procurando solidi effetti moltiplicatori, anche attraverso il potenziamento delle rispettive produzioni di tecnologia. In queste condizioni di crescita costante, e spesso a due cifre, le opportunità offerte dai materiali, ed in primo luogo, da quelli ad alto valore aggiunto, trovano utili integrazioni con quelle rivenienti dall’impiantistica. Anzi, si potrebbe sostenere che questi quattro paesi, al di là di talune differenze significative, sembrano catalogabili nelle economie mature anziché nelle realtà in via di sviluppo, se non fosse per la presenza di costi particolarmente competitivi e per il livello molto basso dei consumi unitari, che nel caso della Cina e dell’India evidenziano rapporti minimi. In effetti, nell’economia globale la classificazione di taluni paesi non è agevole, in quanto partecipi di caratteri non sempre convergenti. In Cina, per il quarto anno consecutivo si è a v u to u n a u me n to n o n tr a sc u r a b i l e d e l prezzo medio dei manufatti, indotto per circa un terzo dalle vicende di cambio, ma tale da rendere verosimilmente definitiva l’inversione di tendenza, dopo un lungo trend negativo. Va da sé che le quotazioni cinesi sono ancora lontane da quelle degli altri paesi trasformatori, ma il punto di svolta è stato superato, e la progressione verso una redditività meno labile, e quindi, verso una concorrenza più accettabile, appare ragionevolmente sicura. L’export cinese di lavorati, cui hanno contribuito, fra l’altro, importazioni di grezzi 392 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO per sette milioni di tonnellate, non accenna a rallentare, e prosegue nella sua crescita impetuosa, ma le spedizioni in alcuni paesi contigui come Giappone e Taiwan sono in fase statica, se non anche riflessiva, sollecitando maggiori attenzioni per altri mercati, quali la Corea del Sud, gli Stati Uniti e la stessa Europa. Nell’ambito dei paesi terzi, la concorrenza più agguerrita nei confronti dell’export di Cina e India resta quella di Turchia e Brasile, che nel 2007 hanno conseguito ulteriori successi, rispettivamente in campo calcareo e siliceo, ma in entrambi i casi con attenzioni prioritarie alo mercato nordamericano, dove hanno consolidato il primato nella vendita dei rispettivi manufatti in travertino ed in granito, evidenziando capacità organizzative e promozionali quasi d’avanguardia. Opportunità meno significative, almeno nel breve e medio termine, sembrano caratterizzare il settore lapideo di Argentina, Messico ed in parte, della Russia, dove il limite prevalente è quello finanziario, con effetti riduttivi sugli investimenti e con dilazioni forzate nella politica di valorizzazione delle risorse, elise solo in parte da alcune “joint-ventures”. In Sudafrica permane una controtendenza negativa piuttosto rilevante, con l’export di granito grezzo, tradizionale punto di forza dei produttori locali, che continua ad evidenziare flessioni di qualche consistenza. Nel 2007 il decremento è stato pari all’11,7 per cento rispetto all’anno precedente, mentre il volume è rimasto quasi invariato nei confronti del 1994. Tra le cause del fenomeno si debbono annoverare le difficoltà distributive dovute alla prevalente tipologia cromatica della produzione, ed alle consolidate politiche di qualità e difesa del prezzo praticate dall’oligopolio estrattivo, cui si sono aggiunte talune strozzature nella fruizione delle infrastrutture, ed in particolare dei trasporti. Le carenze di verticalizzazione e la preferenza per le vendite grezze sono rilevabili, sia pure in misura più circoscritta, anche in altri paesi: ad esempio, nelle Filippine, il cui export di blocchi calcarei è in fase 393 CAPITOLO 9 calante, perché vincolato alle esigenze degli acquirenti contigui, in specie di Taiwan; od in Bulgaria (che fa parte del campione per omogeneità con le precedenti rilevazioni pur essendo entrata nell’Unione Europea), dove diverse esclusive di marmi cristallini e di altre pietre da taglio attendono una valorizzazione più esauriente. Analogamente a quanto si è detto per le economie mature, il campione in parola corrisponde ad una semplice esigenza esemplificativa. In effetti, non sono pochi gli altri paesi in fase di sviluppo che forniscono apporti di buon livello all’espansione del comparto. E’ il caso di parecchie realtà dell’Africa, dell’America Latina e dell’Europa Orientale, dove non mancano prospettive di notevole interesse legate alla volontà di investire, e quindi, alle scelte della cooperazione internazionale pubblica e privata. 9.5 Il mercato dei macchinari per il settore lapideo 9.5.1 Introduzione al mercato dei macchinari per marmo e granito Più difficile risulta interpretare quanto accade a livello nazionale e internazionale nel settore delle tecnologie, che per sua stessa formazione risulta essere sfuggente alla classificazione e alle radiografie statistiche. I suoi prodotti si spostano da un paese all’altro, sotto forma di trasferimenti di merce prodotta in un’area, e poi venduta collocata e utilizzata in un’altra, seguono percorsi di tracciatura difficile, perché spesso vengono spediti i componenti e le parti che vengono poi assemblati nel paese di destinazione, e quindi si confondono quindi con altre parti meccaniche e automatiche, destinate ad altri usi e settori. Infatti la meccanica soprattutto, condivide la sua tecnologia con molte destinazioni e ambiti che non hanno specializzazioni così specifiche e non possono essere ricondotte oltre ad una base comune, e anzi si avvale di 394 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO crescite innovative e di contenuti spesso elaborati in altri circuiti produttivi e di ricerca, e li converte al settore. La tecnologia che nasce internamente al settore lapideo è tanta, e molto spesso è anche sofisticata, e a sua volta si ibrida con altri settori paralleli; gli sta accanto poi quella di derivazione esterna, importata e modificata opportunamente per rispondere alle esigenze del settore. Rimane così la difficoltà di separare quanto si importa ed esporta di specifico per il lapideo, da tutto il resto, difficoltà che permane anche ora che la ceramica ha ottenuto una classificazione separata per la sua parte di destinazione d’uso. Restano, inoltre, escluse da un possibile monitoraggio specifico ”l’impiantistica per l’escavazione”55, e la “movimentazione di cava”56, che pure coinvolgono delle cifre interessanti sia per i valori che per i volumi: solo alcune associazioni di categoria si fanno carico di raccogliere l’informativa specifica e di divulgare quanto direttamente rilevato, sia in Italia che in altri paesi. I dati ufficiali relativi all’industria italiana della tecnologia per il taglio e la lavorazione, di primo e di secondo livello57, dei materiali lapidei danno un quadro del 2006 e 2007 complessivamente positivo, anche se non del tutto omogeneo nei confronti delle varie aree commerciali. I dati di seguito tengono conto solo di voci esclusivamente e sicuramente riconducibili alla specializzazione lapidea delle tecnologie, escludendo quanto invece può avere destinazioni più ampie, o quelle voci di classificazione dei movimenti doganali che le mescolano con altri settori. I volumi di affari che ne emergono sono, 55 Impiantistica per l’escavazione: costituita dall’insieme di collegamenti elettrici, tubazioni, cavi in acciaio, rinforzi e strutture in cemento armato o metallo, reti metalliche, cuscinetti pneumatici per lo stacco delle bancate, sostanze espolive, ecc. 56 Strumenti per la movimentazione di cava: ruspe, carrelli, rotaie, ribaltatori, sistemi vari di sollevamento come gru speciali per le cave, ecc. 57 Taglio di primo livello o primario: insieme di operazioni con le quali una bancata viene isolata dal resto del giacimento. Taglio di secondo livello o secondario: riduzione di una bancata in porzioni di volumi minori come le fette o direttamente in volumi trasportabili e segabili come i blocchi. Una fetta è una porzione parallelepipeda più piccola di una bancata ma più grossa di un blocco; da una fetta si ricavano in media dai 2 ai 5 blocchi. Una bancata può corrispondere anche a 20 e più blocchi. Lavorazione primaria di un blocco: si intende la squadratura qualora ci fossero delle sporgenze o informità. Lavorazione secondaria di un blocco: consiste nel suo taglio in spessori o in lastre. (PIERO PRIMAVORI, “Il Primavori, Lessico del settore lapideo”, Giorgio Zusi Editore, Verona, 1’ edizione, 2004, pagg.48 e 112). 395 CAPITOLO 9 così, inferiori al totale che esso realmente muove, ma hanno il pregio di essere “sicuri”, e quindi di poter essere letti con certezza soprattutto nelle oscillazioni e nelle variazioni che emergono dai raffronti per anni per le varie aree geografiche. 9.5.2 Interscambio mondiale di macchine ed impianti L’espansione mondiale dell’industria lapidea ha dato luogo ad effetti non meno positivi nel campo della tecnologia settoriale, ed in primo luogo nella produzione impiantistica richiesta dagli investimenti innovativi, ma anche da quelli sostitutivi. Oggi, il ciclo di ammortamento di talune macchine, per non dire delle attrezzature, è diventato più celere, anche a prescindere dalle ragioni di politica fiscale che consentano le anticipazioni dell’ammortamento stesso a termini di legge: in effetti, il progresso indotto dalla ricerca e da una progettazione meccanica in grado di adeguarsi quasi capillarmente alle esigenze dei marmisti ha promosso scambi vivaci, in cui anche l’usato ha finito per acquisire un ruolo importante. La produzione impiantistica di base è concentrata in un numero relativamente limitato di paesi, ma quella di supporto, con particolare riguardo alle macchine piccole, ai mezzi di movimentazione ed alle attrezzature di laboratorio, si è diffusa a macchia d’olio, coinvolgendo diverse realtà in cui manca tuttora una vera vocazione lapidea. Ne è testimonianza l’interscambio specifico dell’Unione Europea, che coinvolge tutti i maggiori Stati: nell’esportazione, a parte il tradizionale primato italiano, si può rilevare il notevole sviluppo della Germania, senza dire delle buone posizioni conseguite da Francia, Spagna e Portogallo, e quel che più conta, con aumenti generalizzati, sia nel breve che nel lungo periodo. Non 396 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO a caso, le quantità esportate dai Quindici 58 nel 2007 hanno superato, per la prima volta, un traguardo emblematico come quello del milione di quintali. Per quanto concerne l’Italia, sì deve aggiungere che le sue cifre assolute rimangono attestate intorno ai massimi, a conferma di un diffuso apprezzamento per la qualità del prodotto in termini di produttività e di sicurezza, anche se la quota di mercato è scesa al minimo del periodo. Tab. n.103 - Quota di mercato italiana nell’export di macchinari in Europa rispetto i soli produttori europei; % su quantità, anni da 1998 a 2007 Anno 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Quota % 77,1 70,5 75,2 75,2 73,1 78,3 75,1 72,8 73,2 60 Fonte: propria elaborazione dati Eurostat Tab. n.104 - Quota di mercato nell’export di macchinari in Europa dei maggiori produttori europei; % su quantità, anno 2007 Italia Germania Francia Portogallo Spagna Austria UK 60% 2,3% 14% 6,9% 4,6% 4,3% 2,6% Fonte: propria elaborazione dati Eurostat L’importazione è più articolata, nel senso che non esiste un paese leader, sebbene Spagna, Regno Unito e Germania si distinguano per una domanda mediamente più elevata, a conferma del fatto che gli investimenti nel lapideo sono patrimonio di tutti. Del resto, anche in questo caso le variazioni di breve periodo sono positive dovunque, con la sola eccezione marginale della Danimarca, al pari di quelle a lungo termine, dove i soli paesi in controtendenza sono quelli iberici, già caratterizzati, peraltro, da avanzati tassi di crescita. In questo senso, le pur significative escursioni rilevabili nelle quote di mercato appartengono alla fisiologia del settore, anche se in alcuni 58 I 15 paesi considerati sono: Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Olanda, Portogallo, Spagna, Svezia, Regno Unito. 397 CAPITOLO 9 paesi, come il Regno Unito, pongono in luce la comparsa di opzioni innovative degne di nota, in specie per quanto concerne un implicito, crescente apprezzamento per il prodotto lapideo domestico. In valore, massima esportatrice europea resta l’Italia, che nel 2007 è pervenuta ad un nuovo massimo, pari a 550 milioni di euro, con una crescita del 9,8 per cento rispetto all’anno precedente, ed un ulteriore progresso anche nel valore medio p e r u n i t à d i p r o d o t t o , g i u n t o a 8 , 7 3 euro/kg, pressoché in linea con la media dell’Unione. Negli acquisti, invece, ha prevalso la Germania, con oltre 87 milioni di euro (6490 tonnellate), e con un valore medio (13,47euro/kg) notevolmente superiore a quello degli altri importatori (8,25 euro/kg in media), tra cui seguono, nell’ordine, Francia, Spagna e Belgio. Tab. n.105 - Prezzo medio pagato nelle importazioni di macchinari, vari paesi europei, anno 2007 Paese Euro/kg Italia Germania Francia Francia Portogallo Belgio Olanda Media Totale 6,26 13,47 10,33 5,41 5,97 8,79 4,14 8,25 Fonte: propria elaborazione dati Eurostat Va sottolineata la notevole flessione del prezzo degli approvvigionamenti complessivi europei, determinata, almeno in parte, dall’arrivo di tecnologie prodotte in paesi terzi. L’export dall’Italia, nella qualità di paese leader, deve essere oggetto di esame analitico in via disaggregata, con estensione alle maggiori tipologie di macchine. A questo riguardo, si deve rilevare che nel 2007 è proseguita la tendenza riflessiva nelle tecnologie di segheria e taglio (il cui volume è quasi dimezzato rispetto a quello del 2005), nonostante un buon incremento del rispettivo prezzo unitario, mentre è rimasto sostanzialmente stazionario l’export delle macchine di levigatura e lucidatura; quindi, l’aumento complessivo deve essere attribuito agli altri impianti da finitura, nel cui ambito trovano collocazione anche le macchine per il trattamento del grès 398 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO porcellanato, pervenute ad un nuovo massimo storico quantitativo, a fronte di un sacrificio in valore che non ha coinvolto le altre. A livello mondiale, l’interscambio complessivo è stimabile in oltre 180 mila tonnellate, con un’esportazione dall’Italia che copre un terzo del totale e con Cina e Germania in posizioni di rincalzo molto distanziate, mentre Stati Uniti e Giappone hanno perduto diversi punti. L’Italia che nel 1994 vantava una quota mondiale del 58%, pur mantenendo abbondantemente il primato, copre ora una quota del 34,8% causa il relativo rafforzamento delle posizioni di Cina, Germania, Francia, Portogallo e Spagna. Tab. n.106 - Interscambio mondiale di macchine ed impianti per l’industria lapidea: quote di mercato sulle quantità, anno 2007 Paese Migliaia di tonn Quota % Italia Cina Ger USA Fra Jpn Port 63.004 16.105 14.719 8270 7.311 6.015 4.841 8,9 8,9 8,1 4,6 4 3,3 2,7 Spagna Sviz Taiwan 4.479 4.410 3.275 2,5 2,4 1,8 Ned Belgio Altri Totale 1.649 1.206 45.846 181.130 0,9 0,7 25,3 Fonte: propria elaborazione dati Eurostat Nella graduatoria delle importazioni si è andato consolidando il primato della Cina (12,4% nel 2007 del totale importazioni a livello mondiale), nonostante l’espansione delle sue produzioni interne, mentre sono diminuiti in misura accentuata gli acquisti statunitensi (dell’ 11,2% del 2006 al 5,3% del 2007), a differenza di quelli compiuti da Taiwan (da 2,9% del 2006 al 4,3% del 2007), che ha fatto registrare l’aumento percentualmente maggiore. A conti fatti, l’aumento dell’interscambio quantitativo mondiale del 2007 è stato di poco inferiore ai dodici punti: risultato non dissimile da quello della produzione lapidea e tanto più apprezzabile, perché in precedenza si era rilevato un differenziale talvolta significativo a vantaggio di marmi e pietre. In Cina sono diminuite di un terzo, nel corso del 2007, le importazioni delle macchine di segheria e taglio, pur essendo 399 100 CAPITOLO 9 raddoppiate nel lungo periodo, e pur vedendo una notevole conferma degli acquisti di qualità, come quelli dalla Svizzera, mentre si è ripresa la domanda delle tecnologie di lucidatura e finitura, con un aumento del 35,3 per cento, che sale al 170 nel ragguaglio al 2002 e coinvolge soprattutto le provenienze da Giappone e Corea del Sud. Tab. n.107 - Cina: importazioni di macchine per segagione e taglio. Primi 5 paesi, dati in migliaia di US$, anno 2007 Paese Migliaia US$ Svizzera 13.555 Taiwan 2.978 Giappone 2.333 Italia 2.210 USA 1.507 Totale 23.548 Fonte: propria elaborazione dati ICE Tab. n.108 - Cina: importazioni di macchine per lucidatura e finitura. Primi 6 paesi, dati in migliaia di US$, anno 2007 Paese Migliaia US$ Giappone 30.332 Corea del Sud 22.462 Italia 7.089 Taiwan 6.016 Germania 5.079 Svizzera 2.144 Totale 87.203 Fonte: propria elaborazione dati ICE Negli Stati Uniti, invece, la flessione degli acquisti ha penalizzato le forniture dell’Italia, ma prima ancora quelle nipponiche, a vantaggio principale della Cina, ed in misura minore di Taiwan, quasi a sottolineare le crescenti attenzioni degli importatori per il fattore prezzo. 400 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO Tab. n.109 - USA: importazioni di macchine per segagione e taglio. Primi 9 paesi, dati in migliaia di US$, anno 2007 Paese Migliaia US$ Cina 60.405 Italia 34.529 Taiwan 14.242 Svizzera 6.966 Giappone 6.799 Germania 4.327 Israele 2.113 Finlandia 1.130 Svezia 1.069 Totale 137.786 Fonte: propria elaborazione dati ICE Dal canto suo, la stessa Taiwan non prescinde da approvvigionamenti di qualità che prevalgono sui volumi e sui valori dell’export, mentre il Giappone ascrive decrementi diffusi delle proprie vendite, anche in valore, in tutti i maggiori mercati asiatici ed americani. La diversificazione produttiva si è diffusa rapidamente nel mondo delle tecnologie, e corrisponde all’esigenza di scomporre la domanda in funzione dei problemi produttivi del marmista, che cambiano notevolmente a seconda dei paesi, della collocazione in opera e dei livelli di finitura. Da questo punto di vista, il mercato globale delle macchine non si limita ad assicurare un interscambio pari a due terzi del prodotto, ma garantisce la disponibilità di un ventaglio tecnologico capace di fornire risposte adeguate ad ogni tipo di domanda. 9.5.3 Interscambio mondiale di materiali di consumo: abrasivi, utensili diamantati, lame, mastici, graniglia metallica per segherie di granito La crescita del settore lapideo induce, accanto allo sviluppo di macchine ed impianti, quello delle altre tecnologie, ed a più forte 401 CAPITOLO 9 ragione, dei prodotti consumabili, che sono oggetto di uso quotidiano da parte di ogni marmista. In questo caso, l’interscambio non coinvolge la maggioranza della produzione, come avviene per la materia prima, il prodotto finito e la meccanica del comparto, ma non fa eccezione alla regola di uno sviluppo ampio e diffuso: ancora una volta, una prima testimonianza probante viene fornita dai movimenti commerciali nell’ambito dell’Unione Europea. Negli abrasivi, le quantità acquistate all’estero da parte dei Quindici nel corso del 2007 hanno superato le 14.400 tonnellate, mentre le spedizioni sono giunte a 9.200 tonnellate, con aumenti rispettivi del 4,5 e dello 0,8 per cento, cui corrispondono quelli del 3,9 e del 7,4 per cento in valore. Nell’importazione ha prevalso largamente la Germania, con un incremento del venti per cento, ma anche l’Italia e la Francia hanno fatto ricorso a materiali esteri in misura notevolmente superiore a quella del 2006. Nell’esportazione, invece, l’Italia ha confermato il primato precedente, e peraltro ha subito una diminuzione quantitativa di oltre sette punti, mentre la Germania, che è il maggiore concorrente europeo, ha progredito sia nei volumi che nei valori. Per quanto riguarda gli utensili diamantati, il progresso del 2007 è stato più accentuato. In volume, l’import è cresciuto del 23,6 per cento e l’export del 29,6 per cento, con acquisti massimi in Spagna e Francia, e spedizioni leader in Italia, seguite da quelle tedesche. In valore, invece, gli incrementi sono stati più contenuti, fermandosi al 16,4 per cento nell’import ed al 7,6 nell’export, evidenziando un contenimento del prezzo medio che sottintende una concorrenza molto vivace: anche in questo caso, ha sofferto maggiormente l’export italiano, il cui valore è rimasto invariato, dando luogo ad un regresso di circa dieci punti nella quotazione. L’analisi 402 di medio termine conferma che la strategia di SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO contenimento del prezzo non è stata limitata all’ultimo esercizio. Non a caso, la flessione di quello degli utensili diamantati in uscita dall’Italia è salita al venti per cento nel ragguaglio biennale, diversamente da quanto è accaduto negli abrasivi, a fronte del decremento quantitativo di cui si è detto. Nello stesso tempo, figurano in diminuzione, sia pure più ridotta, anche i prezzi d’acquisto, quasi a sottolineare la ricerca di prodotti alternativi a condizioni competitive, che del resto appartiene alla fisiologia del settore ed ha coinvolto, con gli acquisti tedeschi di utensili diamantati, la stessa media europea. In sostanza, i consumi aumentano in proporzione alla domanda, ma in maniera naturalmente e funzionalmente selettiva. L’Italia, oltre all’export di abrasivi e di utensili diamantati, è notevole esportatrice di altri utensili destinati alla lavorazione dei lapidei, come le lame da sega, dove nel 2007 si sono registrate flessioni ragguardevoli sia in quantità che in valore; le lame diamantate, anch’esse in fase riflessiva; ed i mastici, dove si è avuto un aumento soddisfacente, soprattutto in valore. I prezzi medi sono diminuiti nelle lame tradizionali, mentre sono aumentati in quelle diamantate e nei mastici. Tab. n.110 - Italia: prezzi medi delle esportazioni nel 2007 di vari utensili per la lavorazione di pietre, anno 2007 Tipologia di utensile Euro/Kg Abrasivi 37 Lame da sega 0,73 Lame diamantate 11,25 Mole diamantate 37 Dischi diamantati 43,4 mastici 2,11 Fonte: propria elaborazione dati Istat 403 CAPITOLO 9 Un ultimo accenno, sempre per quanto concerne l’Italia, compete all’import di graniglia metallica per le segherie di granito, dove l’aumento quantitativo del 26,8 per cento, quasi uguale a quello in valore, ha confermato una tendenza alla crescita superiore al reale fabbisogno, e quindi, preferenze non marginali per l’approvvigionamento estero: nella fattispecie, con larga maggioranza dell’import dalla Francia, ma con aumenti significativi anche per quelli dalla Cina e dalla Slovenia. L’interscambio dei beni strumentali destinati al consumo quotidiano riguarda in prevalenza movimenti a breve e medio raggio, sebbene non manchino tentativi di penetrazione commerciale in mercati nuovi, con riferimento prioritario a quelli dei paesi produttori in via di sviluppo, naturalmente interessati alla domanda settoriale delle economie mature. Ne sono un esempio, nella produzione e nella distribuzione di graniglie, i flussi commerciali in partenza da paesi come la Romania e la Macedonia, indotti dall’opportunità di valorizzare in sede di export una produzione che è stata avviata, in primo luogo, per soddisfare le esigenze locali. I consumabili fruiscono di attenzioni generalmente inferiori, sebbene il loro contributo allo sviluppo mondiale del lapideo abbia, con ogni evidenza, dignità pari a quella dell’impiantistica. Del resto, al giorno d’oggi l’incremento della produttività, e talvolta della stessa sicurezza, come avviene prioritariamente nelle cave, è legato alla: – funzionalità dell’utensile, – alla cura dell’assemblaggio, – alla capacità di ridurre i tempi morti, – e naturalmente, alle sue caratteristiche tecnologiche – ed alle connesse economie di durata. Un aspetto non meno importante, in specie nei paesi in via di sviluppo, è legato alla disponibilità di adeguati magazzini, non tanto presso il marmista, che tende a ridurre la giacenza al volume strettamente necessario, quanto 404 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO nell’organizzazione distributiva di abrasivisti ed altri produttori di beni strumentali. Attualmente, si valuta che l’interscambio incida per una quota minoritaria, comunque superiore a due quinti, sul consumo complessivo, ma l’espansione del mercato globale non manca di far sentire i propri effetti anche in questo campo, pur essendo legata a fattori fondamentali di costo e di rendimento. 9.5.4 Esportazioni italiane di macchine per il taglio, la levigatura e la lucidatura delle pietre ornamentali L’anno 2006 e 2007 per le esportazioni italiane di macchine per il taglio, la levigatura e la lucidatura delle pietre ornamentali, e delle macchine utensili per lo stesso settore è stato un anno complessivamente positivo, e ha registrato una crescita di alcuni punti percentuali rispetto all’anno precedente: un risultato non esaltante, ma solido e comunque attestato su quelle specializzazioni più sofisticate, rappresentate dalle macchine per seconda lavorazione59 e dalle macchine utensili per le quali l’industria italiana è particolarmente qualificata. Queste ultime due categorie hanno anche visto un apprezzamento dei valori medi, a segnalare il mantenimento, appunto, della qualificazione che ha posto la tecnologia italiana al massimo livello di competenza e qualità nel mondo. La stretta contiguità di lavoro con il settore di trasformazione nazionale ovviamente gli ha consentito e tuttora gli consente di sperimentare ed evolvere al meglio la sua produzione avanzata per la sua prima clientela, quella dell’industria lapidea italiana, che notoriamente richiede standard qualitativi adeguati alle sue esigenze. Le condizioni di crescita, però, del settore lapideo in tutto il mondo nei termini veloci che abbiamo visto nell’ultimo decennio hanno provocato dei cambiamenti oggettivi nel corso del tempo, ad esempio accorciando i tempi di trasferimento delle novità verso i 59 Per relativa definizione si veda nota 35 di questo capitolo. 405 CAPITOLO 9 competitori lapidei esteri, i tempi di appropriabilità delle innovazioni interne al processo produttivo del settore lapideo da parte di utenti lontani, e hanno accorciato lo stesso lead time nella produzione di tecnologia60. Vediamo così che le novità tecnologiche, anche in questo settore, vengono spesso vendute non solo o addirittura non prima agli utilizzatori italiani, ma a clienti trasformatori e utilizzatori esteri, con tutte le conseguenze che nel tempo si accavallano per l’intero comparto. Accanto a questo accorciamento dei tempi di diffusione dell’innovazione nella fornitura, inoltre, cresce la tendenza dei paesi terzi alla produzione autonoma dei macchinari e dei prodotti sussidiari, e anche nello stesso comparto delle macchine i concorrenti di nuova estrazione si affacciano al mercato internazionale in piena autonomia ormai, e senza complessi di inferiorità di alcun genere. Vediamo così che a portare la concorrenza al settore italiano delle tecnologie sono industrie nazionali come quelle di Cina e India, che operando molto con i comparti locali possono creare quella parte di circuito commerciale che consente nel tempo di alimentare poi anche segmenti di sperimentazione autonoma. Al momento parliamo di consumatori che utilizzano anche tecnologia non automatizzata, ma si tratta comunque di una fascia di utenza che va per lo meno ad affiancare il mercato delle tecnologie più evolute, e per la quale l’industria meccanica e sussidiaria italiana non è più il primo fornitore. Le quote di mercato, così, ne risentono, e solo l’espansione complessiva dei macchinari del lapideo fornisce il necessario a spostare sul positivo il raffronto delle nostre esportazioni nazionali di macchine verso il resto del mondo. Vediamo più nel dettaglio i numeri che descrivono l’andamento generale delle esportazioni italiane di macchine da taglio, primario e secondario, e da finitura, e di macchine utensili. Leggiamo i dati in valore, espressi in euro, in quanto più significativi. 60 L’aumento di velocità che si è instaurato nella creazione ed assimilazione della tecnologia e delle innovazioni rende i macchinari più velocemente obsoleti; ciò crea un periodo più breve degli ammortamenti e livelli più elevati di vendite per giustificare i costi più elevati delle nuove tecnologie. 406 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO Tab. n.111 e 112 - Italia, export di macchine nel 2006, in valori Macchine da taglio Euro diff.% 06/05 quota% Macchine per lavorazione e levigatura Euro diff.% 06/05 quota% Unione Europea 43.082.627 23,0 30,8 32.557.693 37,2 36,9 Resto del Mondo 25.254.252 25,2 18,1 9.062.314 -10,7 10,3 Africa 9.550.805 -10,2 6,8 5.587.956 134,2 6,3 Nord America 24.329.053 23,4 6,3 17,4 20.630.570 44,4 Centro e Sud America 6.407.637 -34,1 4,6 5.474.701 -11,0 6,2 Medio Oriente 16.314.216 -48,4 11,7 8.768.633 -41,8 10,0 Estremo Oriente 13.001.283 -4,5 9,3 3.742.894 -26,8 4,2 1.772.158 34,7 1,3 2.294.554 2,4 2,6 139.712.031 -3,7 100,0 88.119.315 11,4 100,0 Oceania Totale Macchine utensili Euro Totale diff.% 06/05 quota% Euro diff.% 06/05 quota% Unione Europea 55.663.903 5,2 25,9 131.304.223 17,6 29,7 Resto del Mondo 26.660.308 6,2 12,4 60.976.874 10,0 13,8 Africa 18.063.369 -22,9 8,4 33.202.130 -8,9 7,5 Nord America 17,2 31.158.158 34,6 14,5 76.117.781 26,2 Centro e Sud America 15.780.361 24,8 7,4 27.662.699 -3,0 6,3 Medio Oriente 25.864.895 -34,0 12,1 50.947.744 -40,7 11,5 Estremo Oriente 39.080.752 81,2 18,2 55.824.929 38,5 12,6 2.233.785 -35,7 1,0 6.300.497 -10,4 1,4 214.505.531 6,5 3,9 100,0 Oceania Totale 100,0 442.336.877 Fonte: propria elaborazione su database IMM Carrara, a sua volta da dati Istat Ancora una leggera crescita, quindi, in un contesto che copre tutto il panorama internazionale, e mostra la capacità di presenza dell’industria italiana di macchine ovunque operi un settore lapideo nazionale di trasformazione. Alcune rilevanze vanno sottolineate: – Macchine utensili: In primo luogo, la netta importanza delle macchine utensili, che coprono la quota più grande delle esportazioni, e che soprattutto sono in aumento in quasi tutte le aree geografiche importanti. Sono in aumento, a conferma di quanto detto sull’accorciamento progressivo dei tempi di diffusione delle tecnologie avanzate, anche in Estremo Oriente, dove quindi si collocano a integrazione qualificata del prodotto locale tecnologico, e a sostegno dell’industria lapidea locale. È l’India il maggior acquirente per questa 407 CAPITOLO 9 voce, in senso totale, seguita nell’area estremo orientale, ma a grande distanza, dalla Cina e dall’Indonesia, e tutte e tre sono in crescita sensibile. Il Medio Oriente sembra invece saturo, al momento, e subisce una battuta d’arresto che gli lascia un ruolo contenuto nel panorama di questa voce. Per le macchine utensili italiane rimane sempre l’Unione Europea il maggior mercato, anch’esso in crescita sullo scorso anno, anche se non abbastanza da riguadagnare il dato del 2004. La Spagna è il cliente più importante, seguito dal RegnoUnito, e poi da Portogallo, Francia, Belgio. Anche l’area del Nord America è importante e positiva, e lo è da tempo, mentre nell’Europa extra comunitaria i mercati maggiori sono la Russia e la Turchia, entrambi in calo rispetto al 200561. – Macchine da taglio primario e secondario: La dialettica tra le varie voci della tabella precedente suggerisce la chiave di lettura per capire lo spostamento dell’attenzione dei vari paesi sulle fasi del ciclo, per vedere nelle intenzioni locali quali siano da rafforzare e da sostenere, perché in evoluzione o proprio in costruzione, e quali invece siano già sufficientemente attrezzate. Le macchine da taglio, soprattutto taglio primario, costituiscono la prima fase del ciclo e dell’industrializzazione, ma anche quella che per prima riprende a crescere in fase di espansione dell’attività lapidea e dei consumi. Nei dati del 2006, rispetto al 2005, hanno un segno di aumento su base annua praticamente solo in Europa, comunitaria e non, che rappresenta nel suo insieme quasi la metà del mercato di sbocco. Tocca di nuovo alla Spagna il ruolo di primo mercato, seguita dalla Francia, dalla Grecia e da una nuova e crescente Polonia62, da una Turchia anch’essa, tuttora, in 61 Per i dati ed informazioni sugl’anni passati consultare il sito www.immcarrara.it/stat -->Schede Paesi --> macchinari 62 Il settore nazionale di pietra per l’edilizia e per la pavimentazione stradale nel 2005 ha avuto uno sviluppo del 32% dalla parte dell’offerta nazionale e del 30% da quello della domanda. Il 2006 è stato un anno ancora di crescita, anche se più moderata, pari al 15% per l’offerta e 18% per la domanda; i volumi dell’offerta e della domanda hanno raggiunto rispettivamente i 3,7 e 3,9 milioni di tonnellate e sono finora volumi record per la Polonia che sta assistendo ad una forte espansione edilizia, grazie anche a cospicui investimenti stranieri, avvantaggiati da una tassazione relativamente contenuta. 408 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO grande sviluppo, rispetto ai quali solo gli Stati Uniti risultano più importanti e dinamici. Scendono invece Brasile e Iran, mentre l’India eguaglia la Turchia. Resta quindi forte sul mercato produttivo e della trasformazione di lapidei i paesi che possiedono la materia prima, mentre soffrono molto di più le aree che sono solo trasformatrici (come il Distretto del Marmo di Verona). – Macchine da finitura: Per le macchine da finitura, il quadro è un po’ più articolato: per l’Unione Europea, maggiore area di sbocco, la Germania si propone accanto alla costante Spagna, anche se è un ruolo positivo ma fortemente più basso. Il maggiore acquirente, in questo caso, sono gli Stati Uniti, e sono anch’essi in crescita, a recuperare quanto tralasciato nel 2005, mentre questa voce è praticamente l’unica per la quale tutta l’area nordafricana si presenti con un segno di crescita nei confronti dell’anno 2005. Riguardo al nord Africa, e relativamente alle altre voci, si alternano i segni a seconda dei paesi, e la Tunisia soltanto rimane praticamente sempre in aumento sul 2005, però su cifre molto contenute63. 9.5.5 Conclusioni e quadro complessivo sui macchinari Il quadro complessivo, quindi, è un quadro semplice, sostanzialmente positivo e abbastanza chiaro: la tecnologia delle macchine utensili copre le quote più alte, e le aree più importanti rimangono quelle più vicine, e quelle più tradizionalmente “curate” dai produttori italiani, con alcuni mercati particolarmente fedeli, e alcuni timidi nuovi ingressi (es. Tunisia). Non risulta invece, al momento, che ci siano in elaborazione novità produttive (Fonte: GUS, Central Statistic Office of Poland http://www.stat.gov.pl/english/ e “Settore di pietra per l’edilizia e pavimentazione stradale è florido in Polonia”, Swiat Kamienia, Polish Stone Magazine, publisher Abra Sp. Z.o.o., Wspòlna, Poland, n. 5 2008, pag.18. – www.swiat-kamienia.pl ). 63 Dal 2006 la Tunisia, anche se con valori assoluti molto minori rispetto i grandi trasformatori, ha risollevato le maggiori imprese italiane produttrici di macchinari per il taglio e la lucidatura da un periodo di relativa difficoltà. 409 CAPITOLO 9 particolarmente “rivoluzionarie”, sia sul piano operativo che sul piano gestionale, anche se la ricerca è sempre attiva, e le idee innovative trovano sempre un terreno fertile nelle imprese produttrici di macchine e impianti, che devono confrontarsi con i nuovi mercati e con i nuovi produttori. I tentativi “nuovi” per ora più interessanti riguardano soprattutto i monitoraggi finalizzati alla sicurezza dei fronti di cava, e sono più istituzionali che industriali privati, anche se da questi ultimi sono fortemente appoggiati e l’attenzione è ovviamente molto alta. Per il resto, l’ingresso di certe forme di automazione sostenute da elettronica e informatica è ormai una cosa acquisita e metabolizzata anche nel settore lapideo, e l’innovazione segue piuttosto il percorso dei miglioramenti incrementali e delle ottimizzazioni, anziché quello dei cambiamenti radicali. Per adesso non sembrano esserci le premesse per novità paragonabili a quanto avvenuto, ad esempio, con l’ingresso dei controlli automatici per la miscela e la cala nella fase di segagione dei graniti, o del diamante, ormai qualche decennio fa, nel taglio dei calcarei. Questo non significa affatto, naturalmente, che il settore stia fermo e che non ci siano evoluzioni anche molto efficaci in campo tecnologico, significa soltanto che il percorso è lineare e continuo, e che non sono in vista salti qualitativi bruschi64. 9.6 Considerazioni e quadro di sintesi sul settore lapideo mondiale Vediamo alcune considerazioni di sintesi sul settore lapideo, che non è strategico a livello internazionale, ma che comunque lo è per lo sviluppo 64 L’ ultimo “salto” si è avuto con l’introduzione della tagliablocchi multi-filodiamantato invece che multilama, ma i fili tendono ancora a vibrare (abbassando il livello qualitativo del taglio) e la loro tensione non resta costante causa possibili variazioni di durezza e compattezza del materiale nelle varie sezioni e parti del blocco. (Fonte: proprio dialogo con un ingegnere della ditta “Keda” (Cina) e della “Dellas” di Verona, specializzata nella produzione di dischi diamantati, lame per il taglio e fili diamantati, durante la fiera internazionale del marmo di Verona Marmomacc 2008). 410 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO economico di alcuni Paesi, e muove comunque volumi, denaro e lavoro in ogni parte del mondo: 1) La produzione65 ha continuato, sia pure in maniera più lenta, a crescere a livello globale, e qui si rilevano le prime novità e cose diverse dal flusso a cui ormai eravamo abituati negli ultimi anni. Il grande produttore asiatico, la Cina, protagonista dei cambiamenti maggiori nel quadro internazionale del settore, ha rallentato la sua produzione domestica di cava, preferendo integrare il proprio prodotto interno con la materia prima procurata in altri paesi, dove la sua “campagna acquisti” di fonti di produzione continua e si affianca a tutti gli strumenti di approvvigionamento a cui si può ricorrere abitualmente. Il primo paese fornitore di marmi grezzi e semilavorati per la Cina è così la Turchia, seguita dall’Egitto, mentre per i graniti il primato tocca all’India, seguita ma molto lontanamente dal Brasile. Si tratta di cifre consistenti, giustificate dal veloce sviluppo interno del comparto delle costruzioni, così veloce che in qualche momento ha generato anche motivate apprensioni nel mondo degli investitori internazionali. Lo sviluppo economico del paese sta alimentando in maniera evidente una serie di meccanismi in successione logica e operativa, dai quali anche il settore lapideo è interessato, e dei quali risente evidenti conseguenze. La prima è che l’approvvigionamento all’estero è diventato ancora più importante nel quadro locale del settore, costituendo un canale aggiuntivo qualificato, essenziale e voluminoso, oltre che chiaramente funzionale all’attuale momento di sviluppo interno. La seconda è che l’India, che ha continuato invece nel suo cammino evolutivo e di crescita del settore, a questo punto diviene il primo produttore complessivo di pietre, essendo un forte estrattore anche di marmi, di arenarie e altre pietre, oltre che di granito. Se consideriamo quindi, oltre 65 Produzione in senso ampio, ovvero di blocchi, lastre e prodotti finiti. 411 CAPITOLO 9 al granito, anche marmi, arenarie, ardesia e pietre locali, non c’è alcun dubbio che l’India diviene il nuovo dominatore del settore, sia dal lato della produzione di materia prima per i mercati esterni, che dal lato della produzione tout court, essendo anche un paese di grande vivacità economica a sua volta, e in grande espansione settoriale. Ricordo che anche nel caso della produzione di tecnologie per il settore, l’industria indiana è ampiamente presente e attiva come dimostrano anche i dati relativi all’interscambio delle macchine per la trasformazione, primaria e secondaria66. Le esportazioni italiane nella zona risentono poco della concorrenza indiana su alcune tipologie di prodotto per noi importanti, ma certo c’è una fascia di acquirenti locali che viene ampiamente coperta dalla produzione indiana, e risulta quindi fuori dal circuito dei prodotti italiani, anche di secondo livello. 2) Gli investimenti all’estero, finalizzati alla produzione decentrata, secondo un modello evolutivo che riproduce il percorso di crescita sin qui seguito da paesi come l’Italia, si sono intensificati e stanno portando il settore lapideo nel suo insieme più vicino ad altri settori. Si tratta di una risposta alle sfide esterne, sulla scala dei costi soprattutto e del reperimento dei materiali, che pure il nostro settore sta sperimentando, rendendo il mix di offerta e la sua costruzione operativa più complessa, più internazionale e, almeno per ora, più efficiente. I rischi insiti nel processo stesso di costruzione di un profilo internazionalizzato di impresa sono quelli di un ulteriore accorciamento dei tempi di apprendimento di altri soggetti esterni ai settori nazionali che per primi esternalizzano. Ma si tratta di un rischio che è comunque inevitabile per tutti i produttori che corrono in testa ai processi, e che la velocità nella circolazione delle informazioni, delle esperienze, delle tecnologie in sé 66 Per l’appendice statistica storica ed aggiornata di ano in anno si veda il sito dell’ IMM Carrara, www.immcarrara.it/stat --> schede paesi --> India --> macchinari . 412 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO stessa comporta. In altri settori produttivi è in corso una profonda e complessa ricostruzione della suddivisione internazionale dei lavori, delle competenze e dei ruoli svolti nello scenario internazionale: viviamo in un momento storico di grandi elaborazioni e cambiamenti, innestati da fenomeni sia politici che tecnologici enormi. Si può soltanto proseguire un passo dopo l’altro ciascuno nel proprio cammino, cercando di capire e di apprendere dagli altri il più possibile, e di gestire nel proprio ambito tutto il nuovo che si riesce ad acquisire in maniera funzionale e ad inventare. La coniugazione di globale con locale costruisce difficoltà, ma insieme anche risposte, ed offre spunti e soluzioni che possono divenire anche molto stimolanti e positive. Lo abbiamo visto nella lettura dei dati di un paese “vecchio” al settore, come l’Italia: la sua competenza e il suo rimanere ben solido nella fascia alta e qualificata dell’offerta si sono coniugati bene con l’ampliamento di input e di profili produttivi messo a disposizione dalla globalizzazione; inoltre, la possibilità di internazionalizzare almeno una piccola quota di offerta gli ha permesso di rimanere leader qualitativo in mercati di consumo non semplicemente prestigiosi, ma – meglio – remunerativi, come Germania e Stati Uniti, dove il valore medio unitario delle esportazioni italiane messe a raffronto tra vari fornitori è più elevato. Il processo comporta la necessità di mantenersi su un livello comunque di efficienza produttiva molto alto, che non sempre restituisce adeguati margini di redditività di impresa, senza però, anche senza escludere innovazioni di offerta anche meno impegnativa (pensiamo a formati di offerta su prodotti “correnti”, ma comunque sempre qualificati per qualche aspetto e non interferenti con le altre destinazioni di clientela). E’ questo il ruolo e la collocazione che nel quadro internazionale del settore sempre più si viene assegnando al nostro paese, e a paesi simili al nostro. 413 CAPITOLO 9 3) Una quota crescente di soggetti settoriali si è posizionata, quindi, in maniera abbastanza complessa e anche creativa di esperienze relativamente nuove per il settore lapideo, su fasce di mercato sempre meno sensibili al prezzo. Il prezzo, infatti, è ormai in maniera conclamata un fattore sul quale con molti produttori internazionali non c’è scala di raffronto e di competizione67. L’innovazione, così, ha seguito nel lapideo dei paesi più storici – come Italia e Spagna – un percorso alternativo e complementare a quello puramente gestionale e tecnologico della riduzione dei costi, della ottimizzazione della produzione e quanto altro, temi ai quali comunque è stata e viene continuamente dedicata una grande ovvia attenzione. Va sottolineata qui una ambivalenza esplicita nei confronti dell’ottimizzazione gestionale: si sa che non è il fattore di competizione vincente per molte classi di produttori, e però costituisce comunque un obiettivo doveroso oltre che utile sempre, che va perseguito e continuamente aggiornato. Lo si fa, quindi, con la consapevolezza che questi aspetti, come il contenimento dei costi, l’innovazione produttiva, l’ottimizzazione complessiva della gestione d’impresa sono un valore in sé, perché forniscono innovazione anche di prodotto, e perché sono strumenti di miglioramento del posizionamento e dell’efficienza complessiva del funzionamento aziendale e settoriale, ma non sono questi i fattori 67 “L’analisi dei prezzi medi europei è assai significativa, anche per approfondire il differenziale tra i vari paesi dell’Unione: già nel 2002, la quaotazione dell’export di lavorati dall’Italia si è attestata sui 39,20 euro per metro quadrato, contro i 36 della Spagna od i 24,8 del Portogallo; è la riprova che, anche nel mondo sviluppato, esistono discrasie da ricondurre, tra l’altro, a costi di produzione molto differenziati. Nell’import di manufatti, invece, il prezzo medio pagato dal maggior paese acquirente, la Germania, è stato pari a 31,6 euro per metro quadrato, più basso di quello praticato dall’export dei fornitori tradizionali, come gli italiani e gli spagnoli, perché gli acquisti tedeschi di prodotto finito si giovano, per quote sempre più importanti, anche di materiali provenienti dalla Cina ed India”, che hanno un prezzo medio al metro quadro pari a 13 euro. (Fonte: MONTANI C., “Stone 2003”, Gruppo Editoriale Faenza, Faenza, 2004, pag. 81). Esaminando i prezzi medi dell’export brasiliano di lavorati silicei nel 2004, questi sono stati pari a 32,43 dollari per metro quadrato, con un buon aumento del 13,8% rispetto all’anno precedente, con punte di 47,21 dollari per il Canada e 39,96 per gli Stati Uniti, fino a 19,06 dollari al metro quadro per le esportazioni in Libano. (Fonte: “Brasile Galattico”, in Giornale del marmo, n.257, 2005, Gruppo Editoriale Faenza, pp.25-28). 414 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO vincenti di competizione, per paesi i cui costi di base hanno il livello di quelli, per esempio, europei. E allora, bisognerà che questi ultimi e quelli nelle loro condizioni integrino la loro capacità di presenza con altri fattori, meno materiali, meno immediati e forse più rischiosi, ma si spera efficaci, per rimanere ancora presenti e autorevoli nello scenario internazionale del settore. Il rischio rimane alto, perché la differenziazione verticale delle fasce di mercato ha tempi sempre più brevi di durata, come i dati sulla mobilità delle tecnologie suggeriscono: la crescita complessiva e veloce dell’India su tutti campi del settore lapideo e dei settori sussidiari indica chiaramente chi sarà presto il principale concorrente anche della Cina nel segmento fondamentale dei lavorati. 4) I mercati migliori, e le fasce di domanda più qualificata in genere hanno bisogno quindi di cure particolari per essere adeguatamente curati e difesi anche da concorrenti esterni al settore lapideo. Da un’attività mirata su tale obiettivo, però, sempre che sia svolta con successo e consapevolezza, deriva una stabilizzazione della domanda, nel tempo e nella qualità, che si traduce poi, per risposta, in offerta meglio costruita e meglio gestita, in quanto consente all’impresa una più vantaggiosa e più adeguata programmazione della produzione e in ultima analisi una più elevata redditività di gestione. Ne risente tutto il settore, e particolarmente i distretti dove operano le imprese in grado di muoversi in questa direzione, poiché le ricadute, non rimanendo soltanto dentro i confini della singola azienda, si estendono all’intera filiera, locale e talvolta anche non locale. È il ruolo che possono giocare i big players già menzionati, che svolgono così una attività di trascinamento che giova a tutto l’ambiente a cui appartengono, sia geografico sia settoriale. In genere, si riconosce a un soggetto questo ruolo da protagonista soprattutto quando si tratta di innovazione 415 CAPITOLO 9 tecnologica o gestionale, ma in realtà vale anche per il marketing e per la valorizzazione in generale del prodotto e della materia. In questo settore è già accaduto in precedenza che imprenditori particolarmente acuti, o distretti particolarmente specializzati in qualcosa di unico, aprissero di fatto delle aree nuove di mercato, che poi anche altri hanno praticato con successo. Basti pensare, per esempio, al mercato dei rivestimenti esterni in granito, per edifici a sviluppo verticale, un mercato aperto dagli Italiani, o meglio da alcune, poche ditte italiane68, e poi successivamente battuto anche da altri. Negli ultimi tre anni, pur senza raggiungere il livello di novità degli esempi prima citati, alcuni soggetti si sono proprio dedicati a questo, al consolidamento e alla stabilizzazione di rapporti commerciali e di fasce di offerta, per rendere meno oscillante il grafico della domanda. Lo hanno fatto seguendo percorsi spesso diversi, ma sempre mantenendo fermo il punto di forza nelle specificità distintive di offerta, nella convinzione che perdere la propria individualità significhi confondersi nel mare dei produttori, e rinunciare quindi alla propria visibilità. 5) Ma come riuscire a distinguersi, in un quadro di offerta così variegato, competitivo e anche affollato? Come riuscire a mantenere un profilo di specificità riconoscibile e vantaggiosa nei confronti di un mercato gremito ormai di produttori oltre che di consumatori? Una delle risposte possibili viene offerta proprio dalle elaborazioni sulle tipicità distintive di un luogo, o di un soggetto: si chiede di caratterizzare la propria presenza specifica, se possibile, con quella parte di offerta che non può essere così facilmente replicata, o diventare patrimonio alienato da parte di concorrenti. In un mondo in cui i tempi di appropriazione del nuovo si accorciano costantemente, per opera di reti 68 Come la Margraf s.p.a. di Chiampo che lavora molto a Miami e New York. Per foto delle realizazioni si rimanda al sito www.margarf.it --> realizzazioni. 416 SCENARIO MONDIALE DEL SETTORE LAPIDEO di comunicazione e di trasferimento delle informazioni sempre più efficienti e veloci, esiste anche un lato opposto della medaglia, che consente di sfruttare la globalizzazione come un ambiente all’interno del quale tutto ciò che non è globalizzabile diviene un formidabile fattore di unicità e di concorrenza. La non replicabilità di un bene diviene un fattore distintivo di competizione, del quale ci si può servire in maniera utile, se non addirittura vincente. Pensiamo allora all’unicità di una pietra o di un nome, capaci di evocare tutto un patrimonio di valori, di memorie, di aspetti che ne fanno emergere la connotazione positiva e immediatamente riconoscibile: il travertino romano del Colosseo69, il rosso di Assuan, il bianco di Carrara,70 il bianco del Taj Mahal,71 il nero Africa72 e via così. Hanno, anche attraverso il nome, una capacità di presenza e di richiamo presso il consumatore qualificato, che finisce per trascinare anche altri materiali e prodotti meno affascinanti, forse più banali ma magari tecnicamente più adatti ad usi più difficili o speciali73. È una risposta possibile, per esempio, nei confronti di 69 Il travertino romano, di tonalità beige, che sente però forte la concorrenza dei travertini turchi. I bianchi di Carrara per valore commerciale dal meno al più costoso sono: Carrara cd, Carrara c, Statuarietto, Statuario, Calacatta, Calacatta Oro, vari tipi di Arabescato come Arabescato Cervaiole e Arabescato Luna Fabricotti. I prezzi al mq per un semilavorato in lastre lucidate va dai 35 euro del Carrara cd ai 160 euro mq dello Statuario, ai 250 euro del Calacatta Oro ed Arabescato. 71 Il Taj Mahal, situato ad Agra, nell’India Settentrionale (stato di Uttar Pradesh), è un mausoleo fatto costruire nel 1632 dall’imperatore Moghul Shah Jahan in memoria della moglie Arjumand Banu Begum. Nonostante vi siano molti dubbi riguardo al nome dell’ architetto che lo progettò, generalmente si tende a considerare Ustad Ahmad Lahauri il padre dell’opera. Il Taj Mahal venne costruito utilizzando materiali provenienti da ogni parte dell’India e dell’Asia. Oltre 1.000 elefanti vennero impiegati durante le costruzioni per il trasporto delle materie prime. Il marmo bianco venne portato dal Rajasthan, il diaspro dal Punjab e la giada e il cristallo dalla Cina. I turchesi erano originari del Tibet e i lapislazzuli dell’Afganistan, gli zaffiri venivano da Sri Lanka e la corniola dall’Arabia. In tutto 28 diversi tipi di pietre preziose e semi-preziose, vennero incastonati nel marmo bianco per un costo totale di circa 32 milioni di rupie. L’unico materiale locale utilizzato fu l’arenaria rossa che decora le diverse strutture del complesso. (Fonte: Montani Carlo, “Stone 2008”, Faenza Editrice, 2008, pagg. 87-90.). 72 I neri sud-africani si dividono in Nero Africa, Nero Assoluto e Nero Zimbabwe. I primi 2 sono estratti in Sudafrica che è il primo fornitore mondiale e praticamente il monopolista per i graniti neri. 73 E’ il caso dell’ “Opera Hall” di Helsinky in Finlandia, i cui esterni sono stati ricoperti di marmo bianco di Carrara, per espressa volontà ed amore per questo nobile materiale dall’architetto Alvaro Alto. E’ risaputo come un clima rigido, come è quello finlandese, crei danni e rotture al marmo; è stato infatti necessario sostituire il bianco di Carrara con del granito di uguale colore. (Fonte: propria esperienza in quella che a me piace ricordare come “kaunis luminem Suomi” ovvero nella “bella ed innevata Finlandia”.). 70 417 CAPITOLO 9 competitori esterni al mondo delle pietre ornamentali, una concorrenza sempre molto forte anch’essa e che contribuisce alla complessità del quadro, spesso appropriandosi proprio del nome delle pietre, per impadronirsi della suggestione che al nome è legata. Ma anche internamente al settore si può far leva sulla disponibilità di un bene unico, che serve a contraddistinguere un distretto, un’area, un’impresa, per replicarne l’uso, con una gestione sapiente e attenta a non intaccare il patrimonio simbolico che la sorregge. Gli strumenti per fare marketing attento, equilibrato di un bene prezioso ci sono, e in molti casi anche le esperienze in proposito sono ormai consolidate, anche se relativamente giovani. L’importante è essere consapevoli che quando si parla di un valore condiviso, esso va gestito di conseguenza, attraverso una rete di governance che tuteli il bene stesso con cui si lavora e la sua fruizione, anche per il futuro di chi verrà dopo di noi. 9.7 Bibliografia “A Leading Market: the United States - Un mercato leader: gli Stati Uniti”, in International Stone Magazine – Il Giornale del Marmo, n. 275, sett/ott 2008, Faenza Editrice, pagg. 12-15. “Brasile Galattico”, in Giornale del marmo, n.257, 2005, Gruppo Editoriale Faenza, pp.25-28. “Brazilian exporters catalogne of natural dimension stone” in www.stonesquality.com.br “Brief historical data about some greek marbles”, in Marmaro net.com, annual edition 2007 for Marmomacc Verona, Athens (Greece), pagg. 50-74. 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ISTAT KRUGMAN P.R. e Obstfeld M., “Iternational Economics, theory and Policy”, sixth edition, pp.267-272 (Export-oriented industrialization: the Asian Miracle and China’s Boom). “World Economic Outlook-World Economic and Finacial Surveys”, april 2008, in www.imf.org “L’Informatore del Marmista”, mensile di tecnologia e applicazioni lapidee, Giorgio Zusi Editore, Verona, n. 123, pag. 68. MIA, Marble Institute of America, Annual Report 2002, 2003, 2004, 2005, 2006, 2007. Disponibili on-line www.marble-institute.com Montani Carlo, “Stone 2003”, Faenza Editrice, pagg. 79, 81, 143, 144. Montani Carlo, “Stone 2008”, Faenza Editrice, tutti i capitoli. NAPOLI S., “Settore lapideo 1997. Industria italiana e congiuntura internazionale”, 1998, pag.53. Napoli Silvana, “Stone Sector 2004”, a cura di IMM Carrara, Carrara, pagg. 13-14-15. Napoli Silvana, “Stone Sector 2007”, a cura di IMM Carrara, Carrara, pagg. 1-22. Napoli Silvana, “Stone Sector 2008”, a cura di IMM Carrara, Carrara, pagg. 1-20. 419 CAPITOLO 9 Primavori Pietro, “ Pianeta Pietra”, 1° ediz. maggio 1999, Giorgio Zusi Editore, Verona, pagg. 309-312. “Resources on hold: South Africa – Risorse in Attesa: il Sudafrica”, in International Stone Magazine - Il Giornale del Marmo, n.275 sett/ott 2008, Faenza Editrice, pagg. 1618. “Show Report: Orlando – Coverings 2008: aspettando la ripresa USA”, in Marmomacchine Classic, n.202, 4° bim. 2008, Edizioni Promorama, Milano, 2008, pagg.206-214. “Turchia: una tigre autentica”, in Giornale del marmo, n.257 settembre ottobre, 2005, Gruppo Editoriale Faenza, pp. 19-21. TUMMER USDC ARTICOLI DI RIVISTE SPECIALIZZATE: rimando all’ampio elenco nella bibliografia generale alla fine della tesi. www.immcarrara.it/stat www.immcarrara.it/stat -->Schede Paesi --> macchinari www.margarf.it --> realizzazioni www.stonesquality.com.br www.stonepanorama.com www.marmaronet.com www.imf.org www.marble-institute.com 420 Capitolo 10 CRITICITA’E PROSPETTIVE FUTURE PER IL DISTRETTO DEL MARMO E DELLE PIETRE DEL VENETO 10.1 Spunti per la riflessione e carenze strutturali delle imprese veronesi del marmo Se in presenza di scenari di mercato come quelli verificatesi negli anni ’80 e ’90 caratterizzati da una forte domanda, in cui la sola Germania assorbiva più del 60% del mercato europeo per Verona e di contesti concorrenziali sostanzialmente chiusi, l’intuito imprenditoriale e la volontà erano sufficienti a garantire la crescita dell’intero settore lapideo nazionale, in un momento di congiuntura non favorevole come l’attuale si evidenzia la necessità di affrontare le problematiche del mercato anche attraverso canali non tradizionali. L’individualismo, punto d’orgoglio nel periodo di grande crescita, è ora un freno allo sviluppo delle imprese, nelle quali gli imprenditori, pur se capaci, dinamici e attenti, sono stati sino ad oggi poco disposti alla delega, accentrando ogni potere decisionale. Il frazionamento delle aziende del settore lapideo è un’arma a doppio taglio: all’alta specializzazione si contrappone il fatto che la grande maggioranza è costituita da imprese familiari con il capitale sociale CAPITOLO 10 principalmente detenuto nelle mani della stessa1; imprese spesso terziste di altre imprese e che quindi non agiscono direttamente sul mercato e , quando vi operano, essendo di piccole dimensioni hanno poco potere contrattuale subendo la forza negoziale dei grossisti o rivenditori/intermediari2. Il fatto che il capitale sociale è detenuto nelle mani dell’impresa “famiglia”, la cui figura centrale è l’imprenditore-proprietario, può essere un vincolo alla crescita per la presenza contemporanea di due forze contrapposte: • da una parte quella centrifuga dell’impresa che, per essere competitiva, ha bisogno di crescere, • dall’altra quella centripeta della famiglia orientata a non perdere il controllo. Le imprese dovrebbero cercare di trasformare il proprio patrimonio di competenze integrando il sapere industriale con conoscenze distributive e di comunicazione-marketing e puntando direttamente al consumatore sviluppando quindi la propria capacità di vendita. Occorre spostare l’attenzione dall’abilità produttiva alla produzione immateriale, cioè alla capacità di investire in asset come formazione, immagine, marchio, comunicazione, promozione, strategia di vendita. Alla riconosciuta qualità si contrappone un punto di debolezza dei distretti: la poca attenzione nel valorizzare il prodotto attraverso una adeguata politica commerciale, fondamentale in un mercato globalizzato.3 1 Fattori quali l’aumento del costo del lavoro (in seguito alle rivendicazioni salariali degli anni ’60), l’aumento dell’instabilità monetaria (col conseguente deprezzamento della lira) e gli effetti dello shock petrolifero, contribuirono, durante gli anni 70, al processo di “ristrutturazione delle grandi imprese, le quali, come scelta di recupero di un certo margine di flessibilità, ridussero il grado di integrazione verticale a tutto vantaggio delle PMI. Quest’ultime poterono beneficiare della flessibilità connessa alla piccola dimensione d’impresa e della relativa semplicità ed economicità dei processi produttivi rispetto a quelli della grande impresa; inoltre a partire e dagli anni ’70, aumentò, anche come conseguenza dell’aumento del reddito pro-capite la richiesta di prodotti cosiddetti di nicchia (Fonte: NOMISMA, “Mutamenti del contesto internazionale e ruolo delle città snodo. Le sfide per Verona fra esperienze maturate ed esigenze di cambiamento”, Verona, 1993, vol.2, pp.35-36). 2 Si veda grafico n.42 al paragrafo 6.2.3 3 Supportata anche da marchi e certificazioni di qualità. Esiste già il marchio Pietra Naturale e il più conosciuto Pietra Autentica, che necessitano di ulteriore forte promozione. Si veda paragrafo 10.3 (Fonte: www.pietra-autentica.it). 422 CRITICITA’ E PROSPETTIVE FUTURE PER IL DISTRETTO DEL MARMO E DELLE PIETRE DEL VENETO La produzione del distretto lapideo veronese è arrivata ormai ad un punto di svolta: la competizione sul mercato internazionale non può essere sostenuta a livello di prezzo ed è necessario uno spostamento del baricentro strategico delle imprese verso un legame più diretto con le imprese di costruzione al fine di sviluppare una comunicazione anche indiretta con il consumatore finale cercando di essere più presenti sul mercato finale e non lasciare in mano ad operatori fuori dall’impresa la promozione del prodotto, in modo da poter valorizzarne al massimo il valore e l’alta qualità.4 Può essere utile esaminare con attenzione l’esempio di altri distretti produttivi italiani, come quello della calzatura nel marchigiano e quello friulano della sedia, dove negli ultimi anni si è assistito ad un fenomeno nuovo: la creazione di gruppi di imprese. I mutamenti del contesto competitivo hanno portato molti imprenditori a diventare produttori per aziende più grandi, che disponendo di notevoli capacità manageriali, sono state maggiormente abili nel saper vendere, nel commercializzare e distribuire nel nuovo contesto competitivo. In altre parole le qualità imprenditoriali per competere con successo si sono modificate, iniziando a spostare l’asse delle attività chiave dalla fabbricazione alla logistica, dallo stilismo intuitivo alla progettazione sistematica, dalla vendita al marketing, dal fare al dirigere5. L’analisi si concentra ora sulle carenze strutturali delle imprese veronesi, che manifestano avere problemi simili, se non i medesimi, delle altre imprese del settore lapideo italiano e dei vari contesti distrettuali nazionali. I principali elementi di criticità sono: • Crescente concorrenza internazionale: la concorrenza dei paesi extraeuropei è in continuo aumento. Accanto allo sviluppo straordinario della Cina, sono emersi e crescono costantemente l’India e il Brasile nel settore dei graniti e la Turchia in quello del 4 Uno dei punti di forza delle imprese turche negli Stati Uniti e Dubai è stato quello di offrire l’affiancamento di architetti ed ingegneri turchi (che si trasferivano in America e negli Emirati Arabi) durante la posa dei materiali, come servizio post vendita. 5 FERRARA R., PAIOLA M., “Realtà produttive e strategie di sviluppo nel comparto marmifero”, in PORTERI A., SIMONI C., a cura di “Il marmo bresciano: territorio, vicende, economia”, Brescia, ed. Grafo, 1997. 423 CAPITOLO 10 marmo e dei travertini. Questi paesi, oltre all’attività estrattiva, stanno sviluppando anche la fase della lavorazione della pietra e si stanno trasformando da fornitori di materia prima a concorrenti delle aziende del distretto veronese. • Concentrazione dei mercati di sbocco: le esportazioni scaligere risultano estremamente concentrate. Dal 1991 al 2004 il 60-61% delle esportazioni veronesi in valore sono state destinate al mercato tedesco e statunitense6; nel corso degl’anni la Germania ha perso terreno compensato ampiamente dal crescere dell’export verso gli Stati Uniti. Le esportazioni, anche se in diminuzione per entrambi i paesi nell’ultimo triennio, restano concentrate: al 2006 le esportazioni verso Germania e U.S.A. rappresentavano il 58,86% dell’export totale del distretto di prodotti finiti, nel 2007 il 53,18%, nel 2008 il 46,50% (tab.65 nel paragrafo 8.2). Tale situazione rende le imprese veronesi esposte agli andamenti ciclici di questi mercati. Il trend negativo delle esportazioni iniziato nel 1995 e sfociato nella crisi dell’ultimo quinquennio trae in buona parte origine nelle difficoltà economiche della Germania e dalle conseguente diminuzione di acquisti tedeschi di materiale lapideo. La crisi economica statunitense ha compromesso le esportazioni veronesi ed italiane verso gli U.S.A., svantaggiate ulteriormente dall’elevata svalutazione del dollaro nei confronti dell’euro soprattutto nel 2007 e 2008.7 6 La diminuzione dell’export in Germania e Stati Uniti è stato in parte compensato dall’aumento di esportazioni di semilavorati e prodotti finiti in Russia, Polonia, Ungheria, Ucraina, India e Brasile. Per India e Brasile, le importazioni del distretto di Verona ed italiane sono comunque maggiori delle esportazioni di prodotti lavorati. (si veda paragrafo 5.4, 8.2 e 8.4). 7 Trovandoci in un sistema di cambi flessibili e fluttuanti, mancando quindi parità prefissate tra monete, è più corretto parlare di deprezzamento del dollaro che di svalutazione. La svalutazione genera allarme nei creditori che rischiano di non incassare il loro “credito commerciale” in dollari (gli interessi sui titoli di debito statunitensi). Ciò non avviene necessariamente; avviene in un sistema che emette moneta credito, ossia contro titoli di debito pubblico. La svalutazione del dollaro avrebbe l’effetto di rendere meno convenienti le importazioni di beni (russi e cinesi) e rallentare queste economie, come quelle europee che si reggono molto sulle esportazioni e sul tenore di vita statunitense. La svalutazione in sé porta ad un nuovo equilibrio del saldo delle partite correnti e di una bilancia commerciale 424 CRITICITA’ E PROSPETTIVE FUTURE PER IL DISTRETTO DEL MARMO E DELLE PIETRE DEL VENETO • Fattore dimensionale delle imprese: a seguito delle crisi congiunturali e strutturali dell’economia e del settore lapideo, le aziende di maggiori dimensioni e quelle che producono agglomerati hanno mostrato una ripresa della redditività superiore a quella fatta registrare dalle imprese di medie e piccole dimensioni. Per le imprese di medie dimensioni la causa del mancato recupero è principalmente imputabile al loro ricorso all’indebitamento che implica oneri finanziari elevati8. Per le aziende di minori dimensioni si assommano ai problemi legati alla gestione finanziaria e alla mancanza di liquidità quelli legati alla gestione operativa e soprattutto del core-business (ovvero la gestione caratteristica vera e propria). Questo poiché lo sviluppo del core-business è stato uno sviluppo di carattere soprattutto interno, nel senso di miglioramento tecnologico e produttivo degli impianti, spesso specializzandosi in una sola fase del processo di filiera, riservando poche risorse ed impegni nella parte commerciale verso il mercato domestico e soprattutto estero. • Incidenza del magazzino: dall’analisi economico-finanziaria delle imprese, emerge il problema del magazzino. Tale fenomeno è pesantemente in deficit. Inoltre, ed assai importante, Gli USA sono il maggior importatore di petrolio della Russia e acquirente di beni cinesi. Cina e Russia negli ultimi venti anni hanno accumulato una enorme riserva di dollari presso la banca centrale, che rischiano di perdere dal 25 al 40% del loro valore, se il dollaro venisse svalutato. La Russia sta già creando un’alternativa al dollaro come moneta di riserva: grazie lo sviluppo di rapporti con la Germania, la Russia sta diversificando da circa un lustro le proprie riserve accumulando euro e cedendo dollari ma ha dovuto intervenire svalutando pesantemente a fine 2008 e inizio 2009 il rublo nei confronti di euro e dollaro. La Cina, viceversa, detiene enormi riserve di dollari (così come le detengono i Paesi arabi), per cui la diversificazione monetaria è pur sempre possibile, sebbene scoraggiata dal rischio di perdere ingenti capitali qualora la diversificazione dovesse esser spinta oltre un certo limite. Pur tuttavia, la Cina ha espresso nel 2006 l’intenzione di diversificare maggiormente il proprio deposito di valuta straniera, in sèguito a contrasti molto accentuati col governo statunitense che ha bloccato l’acquisto di un’impresa statunitense di perforazioni petrolifere off shore. La Cina si troverà inevitabilmente di fronte al dilemma se continuare ad accumulare Dollari sempre meno appetibili come valuta di riserva o se diversificare in modo assai maggiore col rischio implicito di perdere parte del valore del capitale accumulato a causa della conseguente inflazione che si verificherebbe. (Fonte: “Economia”, Le Garzatine, Garzanti Editore, 2001, pag1142 e www.wikipedia.org-->crisi dollaro) 8 Banco Popolare di Verona e Novara, Laboratorio delle Imprese, “Il settore lapideo nella provincia di Verona”, Verona, settembre 2005. 425 CAPITOLO 10 dovuto alla necessità delle imprese di mantenere magazzini molto ampi per soddisfare in maniera più rapida le richieste dei clienti ed offrire un portafoglio di materiali elevato. Materiali brasiliani, sudafricani, indiani impiegano tre settimane per giungere al Porto di Carrara o al Porto di Venezia via nave, a cui si devono sommare i tempi di sdoganamento. Altri materiali provenienti dai Paesi Scandinavi o Egitto necessitano dai 5 ai 10 giorni per arrivare a Verona. E’ quindi chiaro la necessità di avere già in magazzino tali prodotti per soddisfare rapidamente gli ordini dei clienti. Un magazzino ampio necessità di essere finanziato o con mezzi propri (che quindi non possono essere impiegati per altre attività aziendali) o con mezzi di terzi che pesano sulla gestione finanziaria dell’impresa. 10.2 Possibili strategie 10.2.1 Aggregazioni Il comparto del marmo scaligero ed italiano sta prendendo atto della crisi che ha colpito molte aziende e la soluzione più spontanea è quella che mira all’aggregazione aziendale. La ristrutturazione in atto nel settore è già iniziata: le società attive solo nel settore commerciale tendono a diminuire e si riscontra una tendenza alla concentrazione e alla nascita di gruppi che riassumono in se tutto il processo produttivo: la cava, la segheria, l’impiantistica, la distribuzione e la vendita. Vi sono già alcuni gruppi che hanno seguito tale strategia dotandosi di una forte struttura commerciale e di marketing in grado di far fronte a congiunture di mercato sfavorevoli individuando mercati alternativi. 426 CRITICITA’ E PROSPETTIVE FUTURE PER IL DISTRETTO DEL MARMO E DELLE PIETRE DEL VENETO Il processo di aggregazione dovrebbe essere guidato, almeno in principio, dalle imprese di dimensioni medio-grandi, le uniche in grado di estendere il proprio know-how9 e di conseguire significative economie di scala e di scopo. Pare infatti improbabile una concentrazione di tipo “botton up” che prenda cioè avvio a partire dai soggetti caratterizzati da minori dimensioni. Con riguardo alle forme tecniche mediante le quali realizzare tale processo di concentrazione, anche sulla base di esperienze analoghe, un approccio di prima istanza potrebbe essere costituito dalla creazione di joint-ventures10 fra società esistenti o appositamente create ai fini di interventi comuni in uno o 9 Know-how = invenzioni non brevettate. (Fonte: DI SABATO F., “Istituzioni di diritto commerciale”, II edizione, 2004, Giuffrè Editore, pp.40-41.) Espressione inglese designante il patrimonio di conoscenze tecnologiche di tipo sia teorico sia pratico connesse a specifiche aree innovative e di ricerca o a singoli prodotti, processi o settori industriali. L’espressione è usata nell’ambito scientifico-tecnologico e nella pratica industriale, così come nelle trattazioni economiche che si occupano in particolare delle teorie del progresso tecnico, del ciclo di vita del prodotto e dell’economia dell’innovazione. Diversamente dal concetto di progresso tecnico, più generale e dinamico, il know-how viene inteso solitamente in senso specifico e statico, cioè come “fotografia” di un determinato patrimonio di conoscenze tecnologiche relative ad un momento definito e ad un settore o azienda altrettanto definiti. Va anche sottolineato che l’acquisizione di conoscenze tecnologiche è fenomeno essenzialmente dinamico, costituito dalla successione continua di stati di conoscenza sempre più evoluti. Progresso tecnico e know-how appaiono strettamente connessi, in particolare se ci si riferisce alle teorie che privilegiano la “spinta della tecnologia” (technology push) in alternativa alla “dinamica di mercato” (demand pull) nella creazione delle innovazioni e di mutamenti nelle funzioni di produzione. (Fonte: “Economia”, Le Garzatine, Garzanti Editore, 2001, pagg. 648-649). 10 Joint venture = espressione inglese che designa un contratto con il quale due o più imprese si impegnano a collaborare, con obblighi e responsabilità non solidali ma pro quota, alla realizzazione di un investimento o di un’opera allo scopo di suddividere il rischio, congiungere know how complementari, indispensabili al buon fine dell’ attività di impresa, e conseguire un utile da ripartire proporzionalmente. Sorta nella pratica commerciale statunitense, si è affermata come uno degli strumenti principali dell’ attività economica internazionale, particolarmente nella collaborazione tra imprese occidentali ed imprese nei paesi in via di sviluppo. Le iniziative oggetto di una joint venture possono essere di varia natura: industriale (realizzazione di opere civili o impianti di produzione di grande impegno tecnico ed economico, sfruttamento di giacimenti minerari, ecc.), commerciale (per es. reti di distribuzione), finanziaria (collocazione di emissioni obbligazionarie o azionarie). Può avere forma societaria o contrattuale. La forma societaria si è scomposta, nella prassi nordamericana, in due sottotipi: l’incorporated joint venture, affine allo schema della nostra società di capitali, e l’unincorporated joint venture, riconducibile allo schema della società di persone. Le forme contrattuali si distinguono in operative, che hanno per oggetto l’esecuzione di più prestazioni, frazionate tra i partecipanti, funzionali ad un investimento cui i co-venturers partecipano direttamente (per es. per lo sfruttamento di giacimenti petroliferi) e strumentali, che hanno per oggetto il coordinamento di attività di più imprese per la stipulazione di un contratto relativo ad un’opera complessa e richiedente l’intervento di imprese specializzate in diversi settori. L’impresa capogruppo (c.d leader o operator) assume il ruolo di mandatario comune dei co-venturers, in virtù del mandato con rappresentanza che le è conferito, ma non ha alcun potere di supremazia nei confronti delle altre imprese: ha quindi il compito di agire verso l’esterno in nome e per conto delle altre imprese, non di organizzare gerarchicamente i rapporti interni. (Fonte: “Economia”, Le Garzatine, Garzanti Editore, 2001, pagg. 637-638). Per maggiori e dettagliate informazioni sulle joint venture commerciali si rimanda a Valdani, Bertoli “Mercati Internazionali e Marketing”, edizioni Egea, seconda edizione, marzo 2006, pagg. 264-269. 427 CAPITOLO 10 più segmenti della filiera produttiva, tra operatori italiani ed esteri in modo da usufruire di maggiori sinergie e vantaggi. Questo tipo di operazione potrebbe essere il primo passo verso un’integrazione in senso orizzontale o verticale fra soggetti di dimensioni differenti. Opportunità per realizzare operazioni di concentrazione potrebbero derivare dai casi in cui, causa un problema di passaggio generazionale, imprese di dimensioni medio-grandi acquisiscono partecipazioni di minoranza in realtà più piccole, sia attraverso la sottoscrizione di aumenti di capitale o obbligazioni convertibili, sia attraverso l’acquisto di quote da parte degli attuali azionisti. Le suddette operazioni dovrebbero comunque prevedere per l’azionista entrante un sistema di “corporate governance”11 che gli garantisca adeguate tutele e, soprattutto, la possibilità di influire nelle scelte strategiche ed operative, oltre ad un sistema di opzioni che consenta allo stesso azionista di acquisirne il controllo entro un termine predeterminato (3/5 anni). Sembra necessario attenedere il “passaggio generazionale” in quanto l’imprenditori fondatori non tendono a fondersi ed entrare a far parte di gruppi aziendali nei quali sono un di cui minoritario. L’intervento di partners finanziari, i quali, in qualità di soci di minoranza, garantirebbero una parte dei mezzi finanziari necessari potrebbe agevolare le operazioni di acquisizione appena citate. Va a tal proposito sottolineato che gli investitori finanziari: • non si sostituiscono all’investitore industriale, ma vi si affiancano, • richiedono specifiche tutele in termini di “corporate governance”, • sono caratterizzati da un orizzonte temporale di investimento limitato, • attuano le proprie decisioni di investimento avendo a riguardo la consistenza delle strategie perseguite dalla società ed alla affidabilità del management, 11 Ecinclopedia di economia “MANAGMENT”, testo n. 10,” Corporate Governance”, a cura di Zattoni A., Airoldi G., 2006, Il Sole 24 Ore e Università Bocconi Editore, pp.144-155. 428 CRITICITA’ E PROSPETTIVE FUTURE PER IL DISTRETTO DEL MARMO E DELLE PIETRE DEL VENETO • e si attendono un congruo ritorno dall’investimento effettuato garantendosi nel contempo una “way-out”. Il finanziamento di operazioni di acquisizione prevede, oltre ad un’eventuale quota di “equity”12, un contestuale ricorso al debito strutturato, anche in forma di obbligazioni. 10.2.2 Sviluppo di attività promozionali e rafforzamento del prodotto marmo Una delle principali lacune del comparto lapideo distrettuale e nazionale è la pressoché totale assenza di attività promozionali e pubblicità volte al rafforzamento del marchio “Marmo”. Le aziende del settore non hanno fino ad oggi investito particolari risorse in spese promozionali e pubblicitarie rivolte al consumatore finale, individuando come unico mezzo promozionale la partecipazione a fiere di categoria e la distribuzione di cataloghi ad aziende già clienti. Politica che invece è stata già intrapresa dal settore delle piastrelle o delle calzature13, il quale, nel corso degli ultimi anni, ha effettuato una vasta campagna pubblicitaria volta a rafforzare l’immagine del prodotto finito e diretta al consumatore finale14. Per quanto riguarda la fiera di Verona, infatti, si ritiene che il motivo principale per cui si partecipa è mantenere e valorizzare l’immagine dell’azienda stessa, mentre non si ritiene utile come occasione di vendita. Per raggiungere finalità di vendita ci si reca alle fiere estere come quella di Norimberga, Las Vegas, Mosca e Florida. In generale, comunque, il fine delle fiere è sempre meno quello di vendere15. E’ opinione comune che 12 Inteso come quota di capitale azionario, cui le azioni si riferiscono. (Fonte: “Economia”, Le Garzatine, Garzanti Editore, 2001, pag. 465). 13 TESTA F., “Le dinamiche competitive nel settore della calzetteria femminile”, Padova, Cedam. 1993. 14 Giuliani L., “La ricerca di un canale distributivo nei mercati esteri”, in Cerarte, n.20, 2005, pag. 59. 15 Nel corso del tempo, le manifestazioni fieristiche hanno conosciuto importanti evoluzioni, a seguito delle quali hanno progressivamente perso il ruolo di occasioni di vendita per acquisire quello di strumenti di comunicazione, finalizzati al raggiungimento di ben precisi obiettivi. E’ sorta una nuova concezione di manifestazione fieristica, che si concentra sull’obiettivo di offrire al visitatore non più la consueta informazione sulle alternative di acquisto ma sperimentazione, conoscenza, socializzazione 429 CAPITOLO 10 più approfondite forme di collaborazione tra la rappresentanza degli imprenditori del distretto e il comitato di gestione della fiera veronese potrebbe aiutare nell’individuare alcuni accorgimenti utili al fine di rendere la fiera l’occasione per offrire la migliore immagine sui servizi, organizzazione, efficienza dell’impresa16. Il distretto lapideo veronese ha vissuto su una rendita di posizione costituita dal mercato tedesco. La restrizione di quest’ultimo e l’emersione di paesi concorrenti come la Cina, impongono un diverso atteggiamento da parte dell’imprenditoria locale. La fiera di Verona non può essere considerata come unico appuntamento e mezzo di produzione del marchio “Marmo” e occorre individuare nuovi canali iniziando forme pubblicitarie più dirette tramite canali internazionali. Rimane comunque di importanza vitale per il raggiungimento di nuovi clienti il classico, ma sempre funzionante, passaparola; quindi la qualità, la serietà e il servizio con i quali si serve il cliente è ritenuta tuttora la migliore pubblicità. Gli investimenti in pubblicità e promozione, oltre alle spese per la partecipazione alle fiere, sono piuttosto esigui. Pochissime aziende hanno dei responsabili di marketing o sentono il bisogno di averne. Probabilmente la mancata analisi puntuale dei mercati di sbocco, delle nuove opportunità di lavoro e l’assenza di una pianificazione sul fronte delle vendite, rappresentano una delle minacce significative per la sopravvivenza delle imprese. Pensando alle associazioni di categorie come l’Apindustria17, il Consorzio marmisti per la Valpantena18, il Consorzio per l’Energia Elettrica, l’AS.MA.VE.19, la Videomarmoteca di Dolcè, l’Assomarmi20 ed altri, si ritiene utile la loro presenza, anzi sarebbe necessaria una partecipazione ancora più con gli operatori, ecc. (Valdani, Bertoli “Mercati Internazionali e Marketing”, edizioni Egea, seconda edizione, marzo 2006, pagg. 383-387). 16 Marmomacc (Verona), la più grande e conosciuta manifestazione a livello mondiale nel settore della pietra naturale, e StonExpo (Las Vegas), uno dei principali eventi fieristici della pietra di tutto il Nord America, hanno sottoscritto nel 2005 un accordo strategico di collaborazione per promuovere il comparto lapideo. (Fonte: “Marmomacc e Stonexpo, accordo internazionale per rilanciare il comparto lapideo”, in Azmarmi n.207, luglio 2005, pp.62-63.). 17 www.apiverona.it 18 in www.videomarmoteca.it 19 www.asmave.eu Consorzio Marmisti Veronesi 20 www.assomarmi.it Confindustria Marmo 430 CRITICITA’ E PROSPETTIVE FUTURE PER IL DISTRETTO DEL MARMO E DELLE PIETRE DEL VENETO significativa e costante per portare avanti problematiche di diverso ordine come quelle sindacali, politiche, amministrative, ambientali, prove di laboratorio, di consulenza e di informazione generale. 10.2.3 Portale internet All’interno di tale contesto la creazione di un “Portale del Marmo”21 potrebbe rivestire un’importanza basilare: • sia come strumento di promozione ed informazione sui prodotti lapidei e della loro lavorazione, • che come mezzo conoscitivo fra le varie aziende del distretto, • nonché come strumento di comunicazione fra le stesse, al fine di condividere problematiche ed esperienze fino ad arrivare alla conclusione di eventuali accordi commerciali. Una ulteriore evoluzione di questo strumento potrebbe portare pertanto alla creazione di un vero e proprio “market place” per gli addetti del settore. 10.2.4 Rafforzamento delle iniziative associative / globali Dall’analisi della situazione strutturale del distretto veronese del marmo ed alla luce delle difficoltà che lo stesso sta attraversando, risulterebbe necessaria un’apertura delle aziende che ne fanno parte verso l’esterno e contemporaneamente un rafforzamento qualitativo dei rapporti tra le imprese all’interno del distretto. Il raggiungimento di tale obiettivo deve passare attraverso la configurazione di una rete locale integrata in network globali di 21 Sarebbe necessario creare un interattivo portale internet in cui possono entrare ed operare tutti i diretti ed indiretti interessati alla filiera lapidea veronese, sia che facciano parte del distretto, sia che operino in mercati esterni e lontani, come ha gia fatto il distretto di Carrara col portale http://www.lecittadelmarmo.it/ o come quello nazionale greco www.marbleguide.com o brasiliano www.stonesquality.com.br 431 CAPITOLO 10 produzione, circolazione e utilizzazione delle conoscenze (si veda capitolo 4 sui cluster). Tali relazioni non dovrebbero essere finalizzate esclusivamente allo scambio delle materie prime, semilavorati o prodotti finiti, ma anche allo scambio di conoscenze, competenze e capacità individuali finalizzate alla crescita di tutti i partecipanti alla rete. Il distretto dovrebbe inoltre creare relazioni propositive con gli altri sistemi organizzati di imprese esistenti nel reso del mondo. Lo scopo di una simile organizzazione dovrebbe essere l’individuazione di un percorso attraverso il quale il distretto sia in grado di assorbire l’impatto della globalizzazione, attraverso una pluralità di punti di contatto lungo l’intera catena del valore e l’insieme dei mercati delle risorse22. Anche il panorama degli eventi promozionali dell’ultimo triennio si è trovato ad affrontare una sostanziale assenza di strategie comuni e di comunicazione tra i principali organizzatori internazionali, soprattutto a livello di calendari; un gap che gli operatori pagano con una dispersione di risorse e di energie causate da sovrapposizioni temporali e dalla concomitanza di eventi chiave. 10.3 I marchi: Pietra Naturale, Pietra Autentica, Marcatura CE Fonte: www.pietranaturale.it 22 “Mondializzazione del marmo”, in Giornale del Marmo, n.256, luglio-agosto 2005, Gruppo Editoriale Faenza, pp.40-41. 432 CRITICITA’ E PROSPETTIVE FUTURE PER IL DISTRETTO DEL MARMO E DELLE PIETRE DEL VENETO Nel 2000 è stato ideato il Marchio Pietra Naturale, iniziativa promozionale e di comunicazione verso la quale convergono non solo le aziende facenti parte di Assomarmi, ma anche importanti consorzi di promozione che sono al di fuori dell’ambito confindustriale, in uno sforzo di unitarietà che non ha precedenti nel mondo del marmo. Pietra Naturale è un simbolo distintivo che identifica la natura autentica delle pietre e delle sue lavorazioni. E’ un marchio di qualità pensato e realizzato per garantire e difendere esclusivamente la tradizione di un prodotto italiano, unico al mondo. ”E’ quindi necessario “, spiega Francesco Accardi, direttore Assomarmi , “ottimizzare le risorse e creare sinergie per promuovere nel mondo il prestigio del Made in Italy dei prodotti lapidei. Per questo motivo è importante che anche le Istituzioni preposte continuino il sostegno al settore, attraverso il potenziamento del Marchio Pietra Naturale, un’iniziativa a favore di tutto il comparto lapideo italiano.” Presto è nata l’idea, di introdurlo anche in altri paesi europei, ma gli interessi sono evidentemente divergenti. La necessità di un logo europeo, uniforme per la pietra naturale la conoscono perfettamente tutti nel settore. Il vantaggio sarebbe quello di avere un elemento distintivo che possa essere subito riconosciuto in tutta Europa. Questa sembra anche la strada più logica, piuttosto che scegliere delle singole soluzioni nazionali per ogni singolo paese in quanto la pietra è già da tanto tempo un prodotto commercializzato a livello internazionale. Un altro fatto è che occorrono notevoli investimenti pubblicitari per consolidare adeguatamente un nuovo marchio. Ora se il budget comune sarà ripartito, e poi investito in relativi marchi nazionali, questo comportamento in fin dei conti potrà permettere forse un successo solo parziale, mettendo in dubbio che in quel modo si possa raggiungere la necessaria e consolidata diffusione del marchio. E’ vero che il marchio italiano si orienta fortemente alla parola italiana “Pietra”, ma con questo si potrebbe creare una connessione alla pietra anche nei paesi del Nord-Europa che sono grossi estrattori d granito 433 CAPITOLO 10 e limestone. Si può dare per scontato che l’Italia, dopo i notevoli investimenti di marketing finalizzati alla diffusione del proprio marchio, sarà poco favorevole ad aderire ad una nuovo e comune marchio europeo. Se l’Italia invece mettesse a disposizione il suo marchio alla Euroroc23 per il territorio estero, allora i licenziatari dovrebbero impegnarsi ad assumere i relativi oneri di marketing in merito. Per gli italiani questo avrebbe il vantaggio, che – senza spese aggiuntive – in tutta Europa ci sarebbero i requisiti per la nascita di un comune marchio uniforme, contro il quale dovrebbe vedersela ad esempio l’industria della ceramica. Il guadagno in termini di prestigio per l’Italia sarebbe enorme.24 L’esito si è avuto nel 2004: Pietra Naturale è rimasto un marchio italiano cui si affianca il marchio europeo proposto e creato da Euroroc, Natural Stone (da non confondere con Pietra Naturale) che in Italia è rappresentato dal marchio Pietra Autentica. Il sigillo dell'Europa riservato ai prodotti nati dalla fatica della cava e non dalla comodità della fabbrica, già scelto da oltre 450 aziende in tutta Europa Fonte: www.pietra-autentica.it Pietra Autentica è la versione italiana del logo europeo Natural Stone, creato da Euroroc, la Federazione delle industrie marmifere europee, una versione depositata con marchio collettivo e diffusa in Italia da Confindustria Marmomacchine-Assomarmomacchine, rappresentate dall’industria marmifera nazionale in Euroroc. Questo marchio nasce con tre obiettivi principali: 23 24 EUROROC - European & International Federation of Natural Stone Industries www.euroroc.net Fonte: www.stonereport..com 434 CRITICITA’ E PROSPETTIVE FUTURE PER IL DISTRETTO DEL MARMO E DELLE PIETRE DEL VENETO • Accomunare tutta l’industria europea della pietra sotto un’effige comune e chiaramente riconoscibile, concependo un unico logo valido per ogni paese dell’Unione Europea. Un’immagine identica per identificare i veri produttori di pietre autentiche di Italia, Spagna, Germania e di tutti gli altri 25 stati membri dell’Unione; • Non speculare sulle aziende che potranno ottenere l’uso del logo europeo coprendo unicamente le spese vive di registrazione pari a 100 euro annui , senza perciò essere chiamate a impegni finanziari gravosi per poter esibire il logo europeo “Pietra Autentica” sui propri prodotti. • Distinguere i prodotti in pietra autentica da quelli ceramici o agglomerati. La scelta di utilizzare il termine “autentico” è proprio dovuta al suo immediato richiamare la contrapposizione al falso, così come un’opera d’arte “autentica” viene distinta da un’opera falsa, da una copia o da un’imitazione.25 Veniamo ora alla marcatura CE: in un periodo caratterizzato da un mercato sempre più esigente e concorrenziale, in cui lo sviluppo, la ricerca e la certificazione dei prodotti risultano fondamentali, le pochissime aziende leader in Italia fanno apportare sui loro marmi la marcatura CE. Tale marcatura, poco conosciuta nel settore edilizio, è diventata obbligatoria a norma di legge (Decreto del 7 aprile 2004 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.95 del 23 Aprile 2004 in applicazione della Direttiva n.89/106/CE) per i prodotti lapidei ad uso esterno. Conformemente alla norma UNI EN 1341:2003, applicata sulle lastre ad uso pedonale e veicolare, i marmi marchiati CE devono essere sottoposti alle seguenti analisi di laboratorio: • Resistenza a flessione (EN 12372) 25 Fonte: “Directory 2008” pubblicazione annuale a cura di Confindustria Marmomacchine – Assomarmomacchine, pagg. 38-41 e www.pietra-autentica.it 435 CAPITOLO 10 • Assorbimento d’acqua a pressione atmosferica (EN 13755) • Massa volumica apparente (EN 1936) • Porosità aperta (EN 1936) • Resistenza al gelo e flessione dopo 48 cicli (EN 12371) • Resistenza allo scivolamento (EN 14231) • Resistenza all’abrasione (EN1341) • Descrizione macroscopica della roccia (EN 1341)26 • Analisi petrografia (EN 12407) 10.4 Interazione tra distretto e globalizzazione Un distretto industriale si caratterizza per la presenza in un’area territoriale ristretta di numerose imprese manifatturiere di modeste dimensioni, assieme con le loro industrie complementari, accomunate per la realizzazione di una medesima tipologia di prodotti e differenziabili secondo il livello di specializzazione delle singole fasi del processo produttivo. Nel caso del distretto del marmo, la tipologia di prodotti comprende tutti quelli destinati ad un impiego edilizio pubblico e privato, sia per le ambientazioni esterne che interne, che utilizzino marmo, granito, onice o altre pietre di pregio ed in aggiunta è compreso l’agglomerato. Ogni azienda che fa parte del distretto del 26 Fonte di questi dati http://www.margraf.it/pages_54.html e “Qualità e certificazione nel settore dei marmi, graniti e ardesie” , pubblicato da IMM Carrara in collaborazione con Provincia di Genova, Provincia di La Spezia, Provincia di Massa-Carrara, Consorzio Ardesiaco Ligure; consultabile presso la biblioteca di IMM (tel: 0585 787963) e “Guida alla marcatura CE nel settore lapideo”,pubblicazione a cura di Internazionale Marmi e Macchine Carrara. Per più informazione sui testi consultare il sito www.immcarrara.com alla voce bookstorepubblicazioni. 436 CRITICITA’ E PROSPETTIVE FUTURE PER IL DISTRETTO DEL MARMO E DELLE PIETRE DEL VENETO marmo si differenzia dalle altre in quanto è più o meno specializzata in una o più fasi della lavorazione dalla segagione con telaio o con tagliablocchi fino l’azienda specializzata nella bocciardatura, sabbiatura o fiammatura. In Italia i distretti hanno avuto negli anni uno sviluppo notevole a tal punto che il modello di sviluppo distrettuale, basato su imprese di piccole dimensioni, è stato da più parti indicato come alternativa al modello della grande impresa, poiché in grado di valorizzare le risorse di imprenditorialità e di autonomia tipiche del territorio italiano. Anche la politica economica a livello nazionale ha preso atto dell’esistenza dei distretti e della loro validità quali vettori di sviluppo27. Seguendo questa traccia, una parte della letteratura economica28 enfatizza soprattutto i vantaggi del modello distrettuale che risiederebbero: • nella flessibilità di adattamento alle richieste di varietà, cioè assortimento o gamme di prodotti e variabilità nel tempo provenienti dal mercato; • nella generazione di un patrimonio di conoscenze comuni per le imprese facenti parte del distretto; • nella valorizzazione degli aspetti sociali delle relazioni dei soggetti che agiscono nel distretto; • nella facilità di divisione del lavoro e crescita delle specializzazioni delle singole imprese; • nella possibilità di ottenere economie di scala e di scopo, creando, ad esempio, tra più imprese laboratori di ricerca e prova comuni o introducendo avanzati macchinari a controllo numerico. Un’altra variabile da considerare, che può essere sia un vantaggio che uno svantaggio, è la globalizzazione. Per globalizzazione si intende quel fenomeno consistente nella realizzazione di un mercato di dimensioni mondiali: ciò è reso 27 Legge 5/10/91 n. 317, art. 36 “ Interventi per l’innovazione e lo sviluppo delle piccole imprese”. Legge regionale 4/04/2003 n. 8 “Disciplina dei distretti produttivi ed interventi di politica industriale locale”. 28 PYKE F., BECATTINI G., SENGENBERGER W., “Distretti industriali e cooperazione tra imprese in Italia”, Banca Toscana, Studi e Informazioni, Quaderno n.34, 1991. 437 CAPITOLO 10 possibile dal livellamento dei bisogni dei consumatori e dalla parziale standardizzazione dei prodotti, nonché dal notevole sviluppo delle comunicazioni e dei mass media. La globalizzazione29 può mettere in crisi i sistemi locali e anche i distretti e può quindi compromettere la competitività delle loro imprese attraverso fenomeni di: • divisione internazionale del lavoro, • globalizzazione delle aree di produzione di nuove conoscenze e innovazioni. Il Distretto del marmo di Verona è un complesso organizzativo “a rete”, caratterizzato da un’elevata densità di connessioni tra gli elementi che lo compongono. All’interno del distretto le relazioni sociali e quelle economiche convivono, si intrecciano e si sostengono a vicenda. L’interazione delle imprese all’interno del distretto, che risente anche di aspetti culturali e di storia del territorio, consente la condivisione delle esperienze, che si traduce in risorse comunicative e cooperative. Tale condivisione delle esperienze pone però un limite all’allargamento del sistema delle conoscenze, in quanto nel distretto industriale si preferisce organizzare il sapere per circuiti interni, isolandosi dal contatto con l’economia globale30. Con la globalizzazione dell’economia diventa necessaria un’apertura internazionale del sistema produttivo locale, che vada oltre ai pochi e deboli canali di collegamento tra alcune aziende del distretto (quelle di maggiori dimensioni) e il “resto del mondo”. Solo le aziende più grandi hanno relazioni anche con entità esterne al distretto. La situazione da raggiungere è quella nella 29 Globalizzazione = vari sono i significati dati a questo termine; qui è inteso come tendenza dell’economia ad assumere una dimensione sopranazionale, nel senso che una quota crescente della attività economica mondiale ha luogo fra soggetti che vivono i paesi differenti. In senso economico, il termine globalizzazione indica dunque il processo di integrazione crescente delle economie delle diverse aree del mondo, ossia il processo che riduce, ed eventualmente elimina, gli ostacoli che si frappongono alla libera circolazione dei beni, dei servizi, dei capitali, delle persone e delle conoscenze. Tale processo, al quale si connettono implicazioni politiche, culturali, giuridiche ed ambientali di enorme portata, tende a creare mercati che trascendono i confini nazionali, fino a divenire mondiali, o come si è soliti dire, globali. (Valdani, Bertoli “Mercati Internazionali e Marketing”, edizioni Egea, seconda edizione, marzo 2006, pagg. 3). 30 GRANDINETTI R., “Evoluzione del distretto industriale e delle sue formule imprenditoriali: il caso del distretto friulano della sedia”, Economia e Management, n.4, 1998. 438 CRITICITA’ E PROSPETTIVE FUTURE PER IL DISTRETTO DEL MARMO E DELLE PIETRE DEL VENETO quale più imprese, anche quelle di più modeste dimensioni, riescono ad avere delle relazioni con l’esterno. E’ importante che questi legami siano a doppio senso, per indicare così dei rapporti di collaborazione tra imprese e non solo, come ad esempio, rapporti di fornitura. Quindi, se in passato il distretto ha potuto ottenere un vantaggio competitivo a livello di sistema operando come “reti chiuse” e con limitati canali di interazione proiettati all’esterno, tra l’altro spesso solo nelle fasi terminali del processo di produzione e di commercializzazione, oggi la globalizzazione implica la creazione di circuiti molto vasti di produzione, circolazione e utilizzazione della conoscenza. Quel che in maniera più semplice può essere chiamata “collaborazione”; lo si inizia a vedere nelle importazioni di semilavorati e finiti dall’India soprattutto (si veda paragrafo 8.4). L’atteggiamento di relativa apertura non riguarda solo i prodotti e altri beni e servizi collegati al processo produttivo, ma si estende alle risorse umane e imprenditoriali, ai capitali e alle conoscenze necessarie per il proprio sviluppo e per la propria immagine professionale e competitiva. Si può dimostrare questa tesi anche guardando i tassi di natalità e mortalità delle imprese distrettuali31 che sono generalmente più elevati rispetto le iscrizioni e cancellazioni delle imprese extradistrettuali; il saldo tra imprese uscenti ed entranti è comunque di 31 A proposito dei tassi di natalità e mortalità delle imprese nel distretto di Verona (Classe DI26, fabbricazione prodotti dalla lavorazione di minerali non metalliferi) e della provincia di Verona divise per attività economica si vedano in “Rapporto 2008 sull’economia veronese. Impresa-Verona: l’economia scaligera in 10.000 bilanci.”,: tab.1 Riepilogo delle imprese registrate per sezioni e divisioni di attività economica nel periodo 1998-2007. Iscrizioni e cessazioni annuali; tab.2 Tassi di natalità e mortalità nel periodo 1999-2007. Distribuzione per settore di attività economica (valori percentuali); tab.3 Riepilogo delle imprese registrate per forma giuridica nel periodo 1998-2007. Iscrizioni e cessazioni annuali; tab.4 Tassi di natalità e mortalità nel periodo 1999-2007. Distribuzione per forma giuridica (valori percentuali); tab.5 Riepilogo delle imprese registrate per sezioni e divisioni di attività economica al 31/12/2007. Iscrizioni e cessazioni nel 2007; tab.6 Riepilogo delle imprese registrate per forma giuridica al 31/12/2007. Iscrizioni e cessazioni nel 2007. Disponibili in: “Rapporto 2008 sull’economia veronese. Impresa-Verona: l’economia scaligera in 10.000 bilanci.”, a cura del Servizio Studi e Ricerche della Camera di Commercio di Verona, volume 1, 9 maggio 2008, e on-line sul sito web della Camera di Commercio di Verona http://www.vr.camcom.it/attach/content/GENERICO/statpromo/6a%20giornata%20economia/v ol1.pdf 439 CAPITOLO 10 solito positivo, a meno che non ci si trovi nella fase di declino irreversibile della realtà distrettuale.32 L’impresa che vuole entrare e partecipare ad un circuito internazionale della conoscenza e quindi della collaborazione finalizzata allo scambio di esperienze e informazioni, ha la necessità soprattutto di modificare la propria visione strategica e la propria mentalità; sono proprio queste due che dovrebbero diventare globali. La globalizzazione rende possibile una modalità di divisione del lavoro e di coordinamento più ampia e con maggiore distribuzione dei rischi a fronte degli investimenti che si rendono necessari soprattutto per l’incremento delle competenze tecniche, di prodotto e di vendita. Inoltre la gestione e il coordinamento diventano meno costosi e soprattutto più efficaci rispetto alle realtà chiuse all’esterno. La conoscenza prodotta dall’impresa si somma così alla conoscenza prodotta dalla rete, o dalle reti cui l’impresa ha accesso. Si instaurano quindi due principi diversi: da un lato le imprese sono tenute a divenire sempre più globali, dall’altro e contemporaneamente hanno bisogno di radicarsi saldamente negli ambienti specifici e quindi essere più nazionali33 (e distrettuali). Risulta quindi naturale che il distretto non mantenga all’infinito la sua caratteristica di sistema di piccole imprese ma in una certa fase della storia una o più imprese distrettuali crescano rispetto alle altre, in virtù della capacità di introdurre per prime un’innovazione tecnologica, di creare una linea di prodotto innovativa, di penetrare un nuovo mercato geografico o anche solo di resistere meglio di altre alla selezione competitiva in una fase congiunturale negativa e ripartire rapidamente nella fase successiva. Se il sistema distrettuale funziona, l’impresa innovatrice non è però isolata ma trascina nel suo avanzamento evolutivo la propria rete relazionale realizzando l’apertura del distretto cui appartiene e innescandone l’evoluzione. 32 Fonte: Dispensa del corso “Economia Industriale Internazionale”, a cura del Prof. Fabio Enzo Arcangeli, anno accademico 2006/2007, Università degli Studi di Verona, sede di Vicenza. 33 VACCA’ S., “L’economia delle relazioni tre imprese: dall’espansione dimensionale allo sviluppo per reti esterne”, Economia e politica industriale, n.51, 1986. 440 CRITICITA’ E PROSPETTIVE FUTURE PER IL DISTRETTO DEL MARMO E DELLE PIETRE DEL VENETO Tali imprese possono qualificarsi come imprese capofila o imprese guida34, ossia come imprese costruttrici di reti, centri di ordinamento e di stimolo nell’evoluzione delle molte altre imprese con cui hanno rapporti. Nel lungo termine però, non conta tanto disporre di molti punti isolati di eccellenza, ma conta piuttosto la capacità di integrare le diverse specializzazioni, le diverse originalità, mettendole a sistema. E’ questa la frontiera che demarca una prospettiva evolutiva organizzata, vale a dire uno sviluppo in maniera concertata del sistema intero grazie ad uno sviluppo organico del contesto istituzionale e strutturale tramite: • presenza di identità distrettuali che promuovono e governano l’innovazione e l’evoluzione del sistema come l’associazione Asmave (associazione marmisti veronesi); • organizzazione del mercato locale del lavoro che assicuri il pieno impiego a livello di sistema locale e garantisca la mobilità tra imprese;35 • presenza di infrastrutture intellettuali e materiali necessarie per il funzionamento delle reti (ad esempio l’istruzione e la formazione specialistica con riferimento alla scuola di S. Ambrogio e laboratori di ricerca come la Videomarmoteca di Dolcè e il Laboratorio Prove). L’Università degli Studi di Verona propone un master di secondo livello sul marmo “Master universitario in progettazione e gestione nei processi di lavorazione del marmo”.36 • esistenza di un sistema finanziario che si assume quote più o meno consistenti di rischio imprenditoriale; 34 RULLANI E., “Piccole Imprese e politica industriale. I nodi prossimi venturi”, Oltre il Ponte, n.47, 1994. Per analisi sull’occupazione veronese si rimanda a “Sistema informativo Excelsior. Le previsioni occupazionali e i fabbisogni professionali nel 2008 per la provincia di Verona”, anche per gli anni 2007-20062005 disponibile sul sito della CCIAA di Verona, nella sezione Studi e Statistiche. 36 Per dettagli sul master “Master universitario in progettazione e gestione nei processi di lavorazione del marmo” si veda il sito dell’ Università di Verona, Facoltà di Economia, http://www.economia.univr.it/fol/main?ent=cs&tcs=M 35 441 CAPITOLO 10 • presenza di una chiara normativa in merito ai vincoli di tipo ambientale37, di tutela della salute e della sicurezza, di standard qualitativi di produzione e di prodotto38, ecc. 10.5 Le prospettive per il distretto Di fronte all’avanzare della competizione globale il distretto industriale del marmo sembra essere arrivato ad un bivio. La prima soluzione è la lenta dissoluzione del distretto, che non riesce a superare i limiti insiti nella rete locale chiusa, cioè nell’insieme delle fitte relazioni interne che però non lasciano spazio agli esterni di penetrare e nemmeno considerano la possibilità per le imprese facenti parte il distretto di mettersi in contatto con le imprese extradistrettuali39. La qualità competitiva del distretto potrebbe subire una progressiva erosione, o perché esso verrebbe complessivamente sostituito/emarginato nello schema di divisione internazionale del lavoro, oppure perché le strategie delle singole imprese, esterne ed interne al contesto locale, avrebbero l’effetto di dissolvere la densità relazionale e la coesione sistemica. Può essere il caso di una consistente delocalizzazione delle imprese medie e grandi, o di una multinazionale che acquisisce una o più imprese locali, spostandone il sistema delle relazioni 37 SGS (a cura di), “Guida alla verifica ambientale”, Nuovo Studio Tecna, 1997. M. BARTOLOMEO (a cura di), “La contabilità ambientale dell’ impresa”, Il Mulino, Bologna, 1997. MALAGOLI M., ANDRETTA A., “Fare i conti con l’ambiente”, Ipsoa Editore, 2001. BELTRAMO R.,. MARITANO E., VESCE E., “Sistemi di gestione e marchi ambientali per imprese e coefficienti”, Celid. Torino, 2002. LEPORE P., CAPRARO M., “I sistemi di gestione ambientale. Dalla norma ISO 14001 al regolamento Emas II”, FrancoAngeli, Milano, 2003. - CARNIMEO G., FREY M., IRALDO F., “Gestione del prodotto e sostenibilità”, FrancoAngeli, Milano, 2002. UNI EN ISO 14001:2004, “Sistemi di gestione ambientale; Requisiti e guida per l’uso”, Uni, 2004. SANNA M., “La normativa essenziale di tutela ambientale”, Epc Libri, Roma, 2005. 38 BAU C., MERICO A., “Quanto costa la qualità”. Il Sole 24 Ore Pirola, Milano, 1996. AA.VV., “Normazione, certificazione, qualità. Le regole, le strutture”. DINTEC, Roma, 1997. PERI C., “Qualità: concetti e metodi”. F.Angeli, Milano. 2000. NEGRO G., “Organizzare la qualità nei servizi”. Il Sole 24 Ore, Milano, 2001. 39 VACCA’ S., “L’economia delle relazioni tra imprese: dall’espansione dimensionale allo sviluppo per reti esterne, Economia e politica industriale”, n.51, 1986. 442 CRITICITA’ E PROSPETTIVE FUTURE PER IL DISTRETTO DEL MARMO E DELLE PIETRE DEL VENETO rilevanti o anche le funzioni strategicamente più pregiate dal distretto alla propria rete organizzativa. I risultati dei due casi sopra, in termini d’impatto sul sistema-distretto, potrebbero essere analoghi; per ora si stanno evolvendo le spinte endogene (il primo caso): le eventuali imprese distrettuali vincenti escono sempre più dal contesto locale, rilocalizzando le attività della propria catena del valore in sistemi globali di divisione del lavoro e quindi non più nella rete del distretto di Verona, bensì nella rete di qualche altro sistema esterno40, creando però problemi alle molte e piccole imprese che lavorano contro terzi. La seconda e più auspicabile soluzione è l’evoluzione del distretto verso una configurazione di rete locale integrata in network globali di produzione, circolazione e utilizzazione delle conoscenze.41 Ciò vuol dire che il distretto del marmo di Verona, quale sistema organizzato di relazioni tra imprese diverse, dovrebbe creare delle relazioni intense, attive, propositive e diffuse con altri sistemi organizzati di imprese esistenti nel resto del mondo. Tali relazioni non dovrebbero essere finalizzate esclusivamente allo scambio delle merci, materie prime, semilavorati o prodotti finiti, bensì sarebbero finalizzate allo scambio delle conoscenze, delle competenze, delle capacità individuali al fine di una crescita di tutti i facenti parte della rete. In questo modo chi fa parte della rete mette a disposizione le proprie conoscenze per la crescita degli altri, ma ha anche lui stesso la possibilità di crescere qualitativamente ad un livello che forse, rimanendo da solo, non raggiungerebbe. Per raggiungere questo obiettivo varie sono le problematiche da considerare: • il fatto che la collaborazione è sempre rimasta debole; • nelle fasi di congiuntura negativa si registra l’interruzione delle relazioni basate sul decentramento di capacità, che riguarda il ricorso a terzi nei soli momenti di aumento della domanda da parte 40 Alcune imprese hanno creato aziende di taglio e lucidatura in Brasile dove prima avevano comprato le cave; lo stesso è accaduto in Slovenia, Croazia e Grecia dove si è soprattutto acquistato parte del capitale sociale delle aziende locali. 41 SIMEONI F., “Il distretto industriale del marmo a Verona”, 2001, pag.104. 443 CAPITOLO 10 del cliente finale senza attuare una politica strategica di decentramento produttivo di alcune fasi; • elevata concorrenza orizzontale nei vari stadi della filiera, ovvero tra imprese che producono lo stesso tipo di semilavorato, col rischio di lasciare troppo potere contrattuale nelle mani dei grossisti committenti; • pochissime imprese si sono sforzate nella ricerca di qualche innovazione o nell’investimento al fine di ottenere, appunto, una nuova combinazione mercato-prodotto-tecnologia; • anche una volta acquisita una conoscenza, quando si tratta di produrre in loco si ha a che fare con il grande problema dei costi elevati che si ripercuotono sul prezzo finale di vendita. Risulta per di più necessaria la presenza di strutture di servizi che svolgano anche la funzione di interfaccia tra il contesto locale e l’economia globale42. Le strutture di interfaccia sono collegate, da un lato, ad una rete globale, cioè un sistema organizzato di imprese su base mondiale, e da questo collegamento ritraggono la capacità di generare potenziali utili sul piano competitivo in modo autonomo rispetto a una diretta esperienza d’uso. Dall’altro, esse sono immerse nella rete distrettuale, e trasferiscono ai soggetti che la compongono la capacità di utilizzare potenziali che non si sarebbero evoluti in un contesto chiuso. Oltre a ciò, a tali strutture spetta di fornire alle imprese distrettuali dei servizi strategici di terziario avanzato. Ci si riferisce a servizi logistici e di trasporto, supporti informativi e formativi, nonché forme avanzate di intermediazione finanziaria, tecnologica e commerciale. 42 Come è il caso del CATAS (Centro ricerca/sviluppo e laboratorio prove nel settore legno arredo) nel distretto friulano della sedie. www.catas.it 444 CRITICITA’ E PROSPETTIVE FUTURE PER IL DISTRETTO DEL MARMO E DELLE PIETRE DEL VENETO 10.5.1 Possibilità per le aziende: sviluppo qualitativo e quantitativo La tenuta del distretto e la sua evoluzione possono essere garantite da una configurazione di rete locale integrata in network globali di produzione, circolazione e utilizzazione delle conoscenze. Non tutte le piccole o medie imprese hanno la forza di immettersi in circuiti relazionali di tale portata. La capacità di immettersi in un network o reti dipende soprattutto: • dalla qualità delle risorse e delle competenze interne; • dall’abilità di padroneggiare il linguaggio codificato delle reti. Le piccole imprese che vogliono entrare in un network devono affrontare e realizzare una crescita qualitativa interna per dotarsi delle conoscenze e competenze tecnologiche, imprenditoriali, organizzative, di mercato, ecc., necessarie per essere appetibili agli altri membri della rete (si veda paragrafo 4.2.2)43. Le opzioni strategiche per conseguire una crescita qualitativa interna sono: 1) lo sviluppo qualitativo in senso stretto; 2) lo sviluppo quantitativo. Lo sviluppo qualitativo in senso stretto esprime la tendenza delle imprese a migliorarsi e a muoversi verso percorsi d’eccellenza. Un fattore di sviluppo qualitativo è connesso alla diffusione in azienda della cultura della qualità, adottando nell’impresa un approccio al miglioramento continuo non solo nella produzione ma anche in tutte le altre attività aziendali per raggiungere una qualità di prodotto44 e qualità aziendale (certificazione ISO 9000), attraverso 43 PENCARELLI T., “Piccola impresa, alleanze strategiche ed integrazione europea”, Urbino, Aspi/Ins-Edit, 1995. 44 Ad esempio nel 2000, 12 imprese veronesi ( La Cronaca 11/03/2000 e L’Arena, stessa data), hanno creato un consorzio di produttori di marmo rosso ottenendo un marchio unico per l’identificazione e tutela. 445 CAPITOLO 10 l’informatizzazione e l’applicazione di tecnologie innovative ai processi di produzione.45 Uno sviluppo qualitativo si può inoltre ottenere da una serie di fattori: • migliorando la gestione della rete dei subfornitori46 (e scegliendo quelli, che a parità di qualità di prodotto, offrono servizi migliori e un valore aggiuntivo); • crescita e affinamento delle competenze delle risorse umane, visto che il know how ed esperienze delle maestranze veronesi sono uniche e conosciute in tutto il mondo; • adozione di maggiori livelli di strutturazione organizzativa. Su questo ultimo punto sorgono alcune problematiche attuative di ordine: -) psicologico: l’imprenditore ha la sensazione di perdita di controllo e presenta una forte resistenza a delegare; -)professionale: non sempre esistono competenze adeguate all’interno dell’impresa; -)economico/dimensionale: la maggior parte sono imprese con una dimensione troppo piccola per poter inserire specializzazioni manageriali. Il costo del manager non sarebbe coperto dalla più economica utilizzazione delle risorse e dal minor appesantimento della struttura dei costi di gestione. Lo sviluppo quantitativo è la seconda opzione strategica identificata al fine della crescita qualitativa interna delle aziende del distretto. 45 Per approfondimenti si veda: - FILIPPINI R. et al., “ISO 9000 e Qualità Totale”. Etas Libri, 1998. UNI EN ISO 9000:2000, “Sistemi di gestione per la qualità”. Uni, , 2000. - AA.VV., “Conoscere le ISO 9000:2000 8211; Cambiamento, cliente, processi, miglioramento continuo”. UNI, 2001 - CONTI T., DE RISI P., “Manuale della qualità”. Il Sole 24 Ore, Milano, 2001. - MATTANA G., “Qualità. Affidabilità. Certificazione”. Franco Angeli, Milano, 2002. - BARBARINO F.C., “Capire i processi. Come organizzarli, gestirli e migliorarli”. UNI, Milano, 2002. - BALDO G.L., “Analisi del ciclo di vita LCA. Materiali, prodotti, processi”, Edizioni Ambiente, Milano, 2005. 46 I subfornitori possono sviluppare diverse strategie: maggiore flessibilità di lavoro, occupazione di nicchie a maggior valore aggiunto, cooperazione tra i diversi operatori economici della catena del valore, miglioramento del servizio offerto e riduzione delle sacche di inefficienza (=maggiore produttività), fornitura di un prodotto finito attraverso il coordinamento a loro volta di altri subfornitori. 446 CRITICITA’ E PROSPETTIVE FUTURE PER IL DISTRETTO DEL MARMO E DELLE PIETRE DEL VENETO Con lo sviluppo quantitativo si identificano forme di espansione della dimensione produttiva aziendale ricorrendo o ad una forma di espansione in senso orizzontale (volume di fatturato) e quindi con un conseguente aumento di fatturato, oppure una forma di espansione in senso verticale , cioè integrando più fasi lavorative nel processo produttivo interno all’azienda. Nelle imprese del distretto di Verona e Carrara si è assistito a fenomeni soprattutto di espansione verticale. Lo sviluppo quantitativo non deve però essere inteso esclusivamente con l’aumento della dimensione aziendale così come è tradizionalmente inteso: processo che interiorizza segmenti del ciclo produttivo o attività in precedenza svolte all’esterno da altre imprese. Nel ricercare, in tal senso, la dimensione ottimale per l’impresa, coincidente nel definire una frontiera stabile fra la sua attività interna e quelle lasciate al mercato, si deve considerare che il sapere scientifico e tecnologico da applicare alla produzione è sempre meno circoscrivibile ai canali interni all’azienda e che la sua modernizzazione e competitività dipendono da fonti del sapere tecnologico che devono essere cercate, “inseguite” e sviluppate su un orizzonte dilatato ormai a tutta l’economia mondiale. Le imprese di un distretto possono rimanere piccole e specializzarsi in una competenza specifica. La scala che conta è quella del sistema complessivo, ossia della rete di clienti e fornitori che fanno capo alla singola impresa. Attraverso il distretto, insomma, la piccola impresa diventa grande nel suo specifico segmento e dovrebbe riuscire così a competere con quelle del mercato internazionalizzato. 447 CAPITOLO 10 10.6 La promozione dei servizi: è necessario più impegno Il settore lapideo, nel corso degli ultimi decenni, ha conseguito uno sviluppo imprevedibile, grazie alla convergenza di molti fattori positivi, tra cui si possono ricordare: – il forte progresso della ricerca e della tecnologia, – il miglioramento delle infrastrutture e della professionalità, – il fabbisogno finanziario per nuove iniziative relativamente limitato, – e taluni impieghi non ottimali dei prodotti concorrenti. Probabilmente, i risultati sarebbero stati ancora più favorevoli, se si fosse potuto contare su strumenti adeguati di documentazione ed informazione promozionale: può sembrare un paradosso, ma in questo campo, nonostante i fabbisogni oggettivamente contenuti, si registrano ancor oggi carenze piuttosto significative. In diversi paesi, compresi alcuni di quelli più sviluppati, il consumo pro-capite di marmi e pietre è ben lontano da livelli soddisfacenti, ma la promozione, nonostante alcune recenti iniziative di buon impatto internazionale47, continua ad essere episodica. In effetti, manca tuttora nel mondo lapideo una consapevolezza sistematica delle opportunità collegate alla comunicazione, e prima ancora, di quelle connesse alla promozione degli investimenti, dove molte proposte di “joint-venture” formulate in appositi incontri fra operatori dell’occidente e soggetti di paesi in via di sviluppo, in specie dell’Africa sub-sahariana, non hanno avuto seguito concreto. 47 Un tentativo apprezzabile di promozione coordinata a livello internazionale è quello di “Pietra Autentica”, coordinato dalla federazione europea del settore Euroroc, d’intesa con le varie organizzazioni nazionali; altre iniziative simili, basate sul riconoscimento della qualità attraverso appositi marchi, sono state avviate in Italia (marchio Pietra Naturale). Negli altri paesi, una visibilità di qualche rilievo, soprattutto sui rispettivi mercati domestici, è stata acquisita dalle manifestazioni formative ed informative del Marble Institute of America, da quelle dei sindacati imprenditoriali del Brasile, dai vari “Awards” e simposi di scultura, e dal “Mese della Pietra” organizzato annualmente in Francia. E’ tuttora atteso, peraltro, un disegno unitario di più ampio impatto, munito di adeguata copertura finanziaria. Per la descrizione più approfondita dei marchi Pietra Autentica, Pietra Naturale e Marcatura CE si veda il paragrafo 10.3 . 448 CRITICITA’ E PROSPETTIVE FUTURE PER IL DISTRETTO DEL MARMO E DELLE PIETRE DEL VENETO D’altro canto, il settore continua ad esprimere un rapporto competitivo con la concorrenza, ed in primo luogo con quella ceramica, che sul piano quantitativo è certamente la più agguerrita: già da qualche anno, il rapporto produttivo si è stabilizzato nella proporzione di uno a sette (in favore della ceramica), con un tasso di sviluppo che, nonostante le carenze promozionali, ha superato il coefficiente delle piastrelle già dal 2003, con un recupero non marginale rispetto agli anni di maggiore divario48. Le prospettive di sviluppo rivenienti dall’estrapolazione delle serie storiche, ma nello stesso tempo, dalla crescita demografica mondiale e dal gradiente di espansione dell’edilizia, non disgiunto da quello dei redditi, sono sempre ampie, e confortate dal realismo delle previsioni precedenti. Nel ragguaglio al 2025, anno in cui la popolazione mondiale, viste le previsioni dell’ONU, potrebbe raggiungere i nove miliardi di unità, la produzione lapidea netta è in grado di pervenire a 300 milioni di tonnellate, ed oltre cinque miliardi di metri quadrati equivalenti: un volume suggestivo, ma ancora inferiore a quello attuale della ceramica. Dal canto suo, l’interscambio è idoneo a salire fino a 3,3 miliardi di metri, con una crescita quasi certamente superiore a quella della produzione. Non sono traguardi assurdi, ma presumono adeguate soluzioni per i problemi di fondo che si chiamano: – finanziamento degli investimenti, – disponibilità di infrastrutture, – valorizzazione degli scarti di cava e di laboratorio, – e naturalmente, promozione. Un contributo importante allo sviluppo già conseguito ed a quello potenziale viene dai servizi, tra i quali assumono rilevanza decisiva il settore 48 Il raffronto con la ceramica è indicativo, ma sostanzialmente disomogeneo, non solo per la forte escursione del prezzo medio, che riduce di parecchio il differenziale quantitativo, ma prima ancora, perché gli impieghi potenziali sono davvero alternativi in un numero minoritario di casi, con particolare riguardo a pavimenti e rivestimenti interni. E’ congruo rammentare che, diversamente dalla pietra, la ceramica non trova applicazione significativa nei grandi rivestimenti esterni, nelle scale, nell’arredo urbano, nella funeraria, ed in un ampio ventaglio di lavori speciali. Per una accurata descrizione sui campi di impiego della pietra naturali si veda il paragrafo 7.2 . 449 CAPITOLO 10 dei trasporti viari, navali e ferroviari49, e quindi, il mondo degli spedizionieri, agevolato dalla diffusione ormai universale dei collegamenti telematici. Lo stesso può dirsi per la formazione professionale, il cui ruolo è decisivo per il naturale ricambio della manodopera alla luce delle esigenze indotte dal progresso tecnico e dalla disponibilità di impianti che richiedono attenzione e competenza: oggi, esiste un numero ragguardevole di scuole, con l’intento di assicurare una qualificazione adeguata alle esigenze produttive e distributive di un mercato mondiale dove la concorrenza è sempre più selettiva. Anche per questo, molti paesi si sono attrezzati opportunamente, dando vita ad esperienze che col passare del tempo sono diventate sempre più diffuse50. Nell’ambito dei servizi si possono collocare anche le fiere, che hanno assunto un ruolo di punta nelle attività di promozione, sebbene in diversi casi si riducano ad occasioni di incontro e di confronto, ed a presentazioni di materiali e di tecnologie, utili non tanto alla distribuzione ed al potenziamento delle vendite, quanto alla presunzione di doverci essere. Del resto, l’avvento del mercato globale ha finito per ridimensionarne la funzione originaria, ma non certo la proliferazione quantitativa, che ha dato luogo, tra l’altro, a sovrapposizioni di calendario e conseguenti dispersioni. In realtà, il fatto che parecchi operatori siano disponibili ad investire in frequenti partecipazioni fieristiche con una prassi sostanzialmente indifferenziata, sta a 49 Nel 2004 sono stati trasportati via camion 34 milioni di tonnellate di pietra con problemi di reperimento di vettori adeguati. Lo stesso dicasi per i carichi marittimi con problemi di costo e di reperibilità dei vettori, e sugli scali di riferimento (per citare solo alcuni dei maggiori: Alicante, Anversa, Carrara, Durban, Istanbul, Izmir, Larvik, Lisbona, Kavala, Marghera, Suez, Turku, Valencia, Vigo, Vitoria, Yokohama, e naturalmente, tutti quelli cinesi, coreani, americani e via dicendo). Quanto ai trasporti ferroviari, la cui funzione è chiaramente integrativa, si possono ricordare il “treno del marmo” che collega Marghera al terminale di Domegliara, o quelli che scaricano i blocchi grezzi di granito prodotti nelle cave del Sudafrica o della Mauritania sulle banchine di Durban e di Nouadhibou, per non dire del nuovo collegamento transiberiano fra Scandinavia e Cina. 50 E’ il caso delle scuole professionali italiane, tra cui si possono ricordare quelle di vecchia tradizione in essere a Carrara, Verona e Pietrasanta, finalizzate a diverse tipologie di qualificazione, compresa l’artistica, o quella di Spilimbergo, specializzata nel campo del mosaico; ma anche le iniziative che si sono sviluppate in diversi paesi come Brasile (Cachoeiro), Croazia (Pucisca), Francia (Montalieu), Germania (Chemnitz e Wunsiedel), Portogallo (Sorba), e Spagna (Macael), per non dire di quelle sorte a livello universitario in Turchia, in Egitto, e naturalmente, in Cina (in tale ultimo caso, non senza qualche supporto occidentale). 450 CRITICITA’ E PROSPETTIVE FUTURE PER IL DISTRETTO DEL MARMO E DELLE PIETRE DEL VENETO significare che, a parte la stampa, esistono pochi riferimenti promozionali di carattere alternativo. Ciò ha favorito il successo delle manifestazioni maggiormente consolidate, ed in primo luogo di quelle operanti in paesi leader, talvolta a cadenze biennali, ma orientate, in ogni caso, a coniugare l’offerta meramente espositiva con quella di un ampio ventaglio di servizi, e talvolta, di interventi a favore di marmi e pietre nei confronti di progettisti e costruttori, in un quadro di supporto generale che sembra voler correggere dall’esterno talune ricorrenti carenze istituzionali. La promozione del prodotto di natura, assieme a quella dell’impiantistica e dei beni strumentali, sta entrando in una fase più consapevole dei propri limiti storici e della necessità di un impegno più adeguato alla dinamica del mercato globale, ed il fatto che stia collocandosi in un’ottica di servizio ne costituisce la riprova. Questo adeguamento strategico è tuttora lungi dall’essere compiuto, anche nei paesi di maggiore vocazione settoriale, ma la cosa importante è che si prenda coscienza del ruolo esercitato da tale opportunità nella costruzione di un settore economico di rilevanza strategica, come deve essere il lapideo. 10.7 Bibliografia e sitografia Ecinclopedia di economia “MANAGMENT”, testo n. 10,” Corporate Governance”, a cura di Zattoni A., Airoldi G., 2006, Il Sole 24 Ore e Università Bocconi Editore, pp.144-155. “Directory 2008” pubblicazione annuale a cura di Confindustria Marmomacchine – Assomarmomacchine, pagg. 38-41. “Dizionario di Business English: inglese-italiano”, collana Managment, a cura di Il Sole 24 ore-Università Bocconi-La Repubblica, vol.21, Università Bocconi Editore, pag.49. “Economia”, Le Garzatine, Garzanti Editore, 2001, pagg. 465-648-649-637-638-1142. 451 CAPITOLO 10 “Guida alla marcatura CE nel settore lapideo”, pubblicazione a cura di Internazionale Marmi e Macchine Carrara. “Master universitario in progettazione e gestione nei processi di lavorazione del marmo” si veda il sito dell’Università di Verona, Facoltà di Economia, http://www.economia.univr.it/fol/main?ent=cs&tcs=M “Sistema informativo Excelsior. 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VELO D., MAJOCCHI A., “L’inyernazionalizzazione delle piccole e medie imprese nell’Europa Centro Orientale”, Giuffrè Editore, Milano. 455 CONCLUSIONI La congiuntura economica, nel corso del 2007 e 2008, non è stata immune da fattori critici che hanno investito alcuni mercati di rilievo, ma ciò non ha impedito al settore lapideo di progredire ulteriormente, e di assumere un ruolo sempre più importante nello sviluppo produttivo e distributivo mondiale, ascrivendo nuove crescite di estrazione, trasformazione, interscambio e consumo, e confermando una tendenza ormai consolidata, in atto da almeno un ventennio. Le motivazioni di questo successo, che presiede ad un’espansione costante, sono note: il carattere naturale della materia prima, la sua riconosciuta competitività tecnologica ed estetica, il continuo adeguamento di macchine e beni strumentali alle esigenze di marmisti ed utilizzatori e la crescente preferenza di progettisti ed imprese edili. Questi appena citati sono fattori fondamentali, ma la pietra, per fare la differenza, può contare su qualcosa di più: una professionalità creativa come poche, una tradizione millenaria ed il carattere originale, se non anche singolare, di un ventaglio dell’offerta molto ampio ed in crescita. I consuntivi del 2007 e 2008, in genere, attestano l’esistenza di espansioni diffuse, che possono essere sintetizzate in due cifre fondamentali: un giro d’affari nell’interscambio mondiale che ha superato i 15 miliardi di dollari ed un consumo complessivo nell’ordine dei 1.100 milioni di metri quadrati, riferiti allo spessore convenzionale di centimetri 2. Sono risultati che mettono in evidenza l’idoneità della pietra a farsi strumento di sviluppo, tanto più che la sua crescita è stata notevolmente superiore a quella del sistema economico mondiale, sottolineando anche in tal senso che il settore lapideo è in grado di confrontarsi a tutto campo con i problemi della mondializzazione. Quello di marmi e pietre è un contesto speciale, decisamente di nicchia, dove l’avanzamento conseguito grazie alla ricerca sperimentale ed alle politiche di “know-how” e di servizio ha contribuito in misura significativa al contenimento dei costi, all’ampliamento dei consumi ed CONCLUSIONI all’ottimizzazione dei rendimenti e della sicurezza; ne consegue una logica opportunità di rivolgere adeguate attenzioni oggettive ai maggiori problemi tuttora insoluti, ad iniziare da quelli della dotazione di infrastrutture funzionali, della disponibilità di servizi congrui e della stessa promozione e soprattutto, sulla necessità di soluzioni tempestive ed esaurienti, in funzione delle diverse attese nazionali e locali. Lo sviluppo lapideo, anche nel corso degli ultimi due anni, è stato contraddistinto da progressioni di ampia disomogeneità geografica e dall’ampliamento delle escursioni che dividono i paesi leader da tutti gli altri. Oggi, i produttori di rilievo determinante, che partecipano all’escavazione mondiale di marmi e pietre con un volume superiore al milione di tonnellate nette in ragione annua, sono una decina e cioè quelli di sempre, e la loro incidenza ponderale appare consolidata, sfiorando i tre quarti di un volume complessivo pari ad oltre 38 milioni di metri cubi: ciò, in quanto i paesi trainanti, guidati dalla Cina e dall’India, cui si aggiungono con forza non meno accentuata la Turchia, il Brasile e l’Iran, hanno manifestato una spiccata disponibilità ad investire, nettamente superiore a quella dell’Europa, e quindi una vivace propensione a conquistare spazi sempre maggiori di mercato. Contestualmente, sia per livelli di prezzo sia per ottimizzazione progressiva della qualità, è cresciuto il gradimento dei materiali prodotti da questi paesi da parte dei maggiori acquirenti e consumatori di manufatti: in primo luogo, nonostante i nuovi fattori critici di cui si è detto, i mercati tradizionali di Stati Uniti, Corea del Sud, Giappone, Unione Europea, e più genera lmente, tutto il mondo sviluppato. Creatività e fantasia hanno fornito a marmi e pietre uno strumento importante per affermarsi sul mercato mondiale, nonostante la concorrenza, quantitativamente molto più forte, dei materiali alternativi, ed in primo luogo della ceramica e del grès porcellanato, il cui sviluppo, tuttavia, procede da diversi anni con tassi non superiori a quello lapideo. Questo fattore, per taluni aspetti, ha trovato 458 CONCLUSIONI applicazione anche nelle tecnologie, dove la produttività delle macchine è in espansione fisiologica alla luce di progettazioni più mirate e di una collaborazione più sistematica col mondo dell’utensileria, nel quadro di valutazioni, per quanto possibile capillari, di problemi ed esigenze della clientela. In questo ambito, l’apporto che i costruttori italiani di macchine ed impianti hanno dato e stanno dando allo sviluppo del mondo lapideo è insostituibile, sebbene la loro quota di mercato, a somiglianza di quanto è accaduto per i materiali, abbia fatto registrare nel 2007 e 2008 un’ulteriore elisione, attestandosi attorno ad un terzo, ma correggendo tale decremento col nuovo massimo storico del prezzo medio per unità di prodotto, prossimo ai 900 euro a quintale, e sostanzialmente in linea con quelli della concorrenza. Un mercato globale come quello della pietra e delle sue tecnologie è molto selettivo, ma dal 2007 hanno trovato rinnovata conferma parecchi spunti di maggiore attenzione nei confronti della qualità e del suo rapporto col prezzo, alla stregua di esigenze di gestione produttiva non meno importanti di quelle distributive. L’affermazione, certamente valida per le macchine ed i beni strumentali, è valida anche per i materiali, sia grezzi sia lavorati, dove la tendenza ribassista perseguita per un decennio dall’export cinese ha lasciato definitivamente il passo, ormai da quattro anni, a progressive rivalutazioni, sebbene la competitività dei suoi manufatti lapidei rimanga inattaccabile anche da parte dei maggiori paesi in via di sviluppo, ed in primo luogo India, Turchia e Brasile. Gli altri produttori hanno trovato maggiori occasioni distributive nei rispettivi mercati domestici ed in quelli contigui, ma prima ancora, nella ricerca della qualità totale, con particolare riguardo a quella dei lavori speciali ad alto valore aggiunto. E’ sempre più chiaro come in tempi relativamente brevi il comparto lapideo abbia conosciuto una profonda modificazione strategica, in cui le crescite quasi esponenziali dei nuovi paesi leader hanno trovato 459 CONCLUSIONI risposte simmetriche in una domanda molto disponibile, senza dire che il consumo unitario del mondo resta molto basso, soprattutto fuori d’Europa, sottolineando anche per questo aspetto l’ampiezza delle ulteriori potenzialità di espansione. Oggi non ha molto senso, se non dal punto di vista formale e da quello della pur significativa valenza statistica, discutere sui frequenti sorpassi a danno dei vecchi protagonisti, da parte dei nuovi astri del mondo lapideo e di quello tecnologico; è importante, invece, che nelle strategie settoriali dell’Unione Europea e di altre realtà in fase statica venga accolta la difesa dei livelli produttivi e distributivi già conseguiti, in primo luogo attraverso adeguati investimenti nell’aggiornamento impiantistico e nella promozione dei prodotti. Del resto, i mercati hanno già dimostrato di evolversi verso una logica di produzione, e soprattutto di impieghi, basata non tanto sulla mondializzazione quanto sulle affinità di aggregati statuali contigui, come nei casi tipici concentrazione dell’Europa o dell’interscambio dell’Estremo lapideo ha Oriente, dove raggiunto la livelli straordinari, tanto più che la struttura portante degli ordinativi è costituita, soprattutto nella prima fattispecie, da commesse medie e piccole, inadatte ad approvvigionamenti di ampie dimensioni. Questo fenomeno è denominato “regionalizzazione” della produzione e dell’interscambio: si assiste ad un accorciamento della catena distributiva, alla creazione di “poli” e ad una “circuitazione” sempre più locale dei materiali, soprattutto per il granito, sia esso grezzo che semilavorato. In altre parole, grazie a numerosi fattori geografici, politici, economici, tecnologici ecc., si ha, numericamente, una maggior circolazione di materiali, alla quale corrisponde però una minor circolazione nel senso delle distanze. Questo genera una erosione del complesso di attività importazione-trasformazione-esportazione, con un lento, ma oggettivo ridimensionamento del ruolo di quei paesi che hanno fortemente sviluppato detto ciclo, in primis l’Italia. Molto più che in passato, alcuni paesi 460 CONCLUSIONI stanno diventando dei gestori del consumo altrui, non limitandosi così ad essere essi stessi consumatori. Ciò vuol dire che nel mondo lapideo, al pari di quanto accade in altri settori, c’è sempre posto per tutti e che le soluzioni dei problemi aziendali non sono necessariamente ravvisabili nelle strategie di localizzazione alternativa. La pietra viene dai millenni più lontani, e può contare su referenze difficilmente iterabili anche per quanto riguarda la prova più ardua, quella del tempo. In tale ottica, il suo sviluppo sistematico, che coinvolge in misura sostanzialmente analoga tutte le componenti merceologiche maggiori, dal granito al marmo, o dall’ardesia al travertino, non è frutto del caso, né tanto meno di occorrenze obbligate per mancanza di alternative, ma corrisponde a bisogni universali e certamente crescenti della progettazione e soprattutto, della committenza. Veniamo ora ad alcune cifre per riassumere e quantificare i volumi e valori della realtà lapidea mondiale e degli assetti di mercato che la caratterizzano. Il settore del marmo e della pietra si distingue per uno sviluppo nettamente superiore a quello dell’economia mondiale. Lo hanno ulteriormente confermato i consultivi del 2007 e, pur registrando un calo, anche del 2008, ragguagliati sia al lungo, sia al breve periodo: dal 1990 in poi, la produzione è aumentata del 7,5% in ragione annua e l’interscambio in volume è cresciuto del 9,3%, mentre nel 2007 sono state registrate, nei confronti dell’anno precedente, variazioni rispettive dell’11,7 e dell’11,5%. Questo incremento produttivo è il massimo degli ultimi 18 anni, mentre quello degli scambi internazionali risulta inferiore ai soli aumenti del 1994 e del 2003. In altri termini, il settore si è dimostrato essere nel positivo per il 2007 e 2008, nonostante la presenza di alcuni fattori critici. In cifre assolute, la produzione mondiale del 2007 è stimabile in oltre 210 milioni di tonnellate al lordo degli sfridi di cava e dei cascami di trasformazione; detratti gli scarti di lavorazione, il citato quantitativo grezzo si riduce a 22,5 milioni di metri cubi, in altre parole a 61 milioni 461 CONCLUSIONI di tonnellate, cui corrispondono 1,13 miliardi di metri quadrati, riferiti allo spessore convenzionale di cm.2. L’impiego unitario è pervenuto a 18,4 metri quadrati per 100 abitanti, contro 16,5 del 2006, per non dire dei 15,3 del 2005, dei 14,6 del 2004 e dei 13,5 del 2003. Nella distribuzione produttiva (dove per produzione si intende l’escavazione dei blocchi dalle cave) per grandi aree geografiche, il primato dell’Asia, che già nel 2006 si era espresso in termini di maggioranza assoluta, si è consolidato significativamente, raggiungendo il 56,8 per cento della produzione mondiale, mentre la quota dell’Europa, pur crescendo in volume, si è ridotta di oltre un punto, scendendo al 27,3 per cento. Per quanto riguarda i singoli paesi, è da rilevare che l’apporto di Cina e India alla leadership asiatica risulta maggioritario, con un volume pari a due terzi della produzione complessiva del continente, ed a due quinti di quella mondiale. Il ruolo decisivo per lo sviluppo del comparto lapideo nel quadro della mondializzazione è stato svolto dall’interscambio, che ha superato i 46,2 milioni di tonnellate: tenuto conto degli apporti di grezzo e lavorato, che sono stati pari rispettivamente, al 42,6 ed al 57,4% del totale; vi corrispondono circa 705 milioni di metri quadrati allo spessore di 2 centimetri. Ne risulta che la maggioranza assoluta dei consumi mondiali, ovvero poco meno di due terzi, si riferisce a materiali estratti e spesso trasformati in paesi diversi da quello di installazione. L’analisi dell’interscambio riferita al lungo periodo mette in luce quanto siano state profonde le mutazioni strategiche da cui il settore è stato contraddistinto negli ultimi 14 anni. L’esportazione quantitativa globale, in cui l’Italia aveva primeggiato fino al 1999, ha visto la crescita impetuosa di Cina, India e Turchia, che oggi la precedono di molte lunghezze. L’Italia, al pari di altri produttori europei, è riuscita a conservare le cifre assolute di partenza ma è scesa da uno “share” del 21,8 per cento a livello mondiale del 1995, alla quota attuale del 7,2 per cento, non diversamente da quanto è 462 CONCLUSIONI accaduto a molti paesi di ottima tradizione lapidea come Francia, Grecia, Finlandia e Norvegia (è interessante costatare come nel 2007 i paesi con una quota del mercato quantitativo superiore ad un punto percentuale si siano ridotti a nove, comprendendo, oltre ai quattro leader di cui si è detto, Spagna, Brasile, Portogallo, Germania e Sudafrica). Considerazioni analoghe valgono per l’import dove si sono manifestati fenomeni non meno impetuosi, come il grande balzo della Cina, che è salita dallo 0,8 per cento degli acquisti mondiali registrato nel 1994 al 15,7 per cento del 2007, grazie ad approvvigionamenti per 7,2 milioni di tonnellate. I sette maggiori produttori (nell’ordine: Cina, India, Turchia, Italia, Iran, Spagna, Brasile) hanno espresso da soli il 71,3% dell’estrazione mondiale, superando di mezzo punto la quota del 2006 e di tre punti quella del 2005, confermando la presenza di forti concentrazioni, che generalmente sono estese alle fasi trasformatrici, e quindi alla distribuzione. Le spedizioni più importanti del grezzo, superiore al milione di tonnellate, sono partite dalla Turchia e dall’Egitto nel campo calcareo, e dall’India e dal Brasile in quello del siliceo (nel primo caso con un flusso in uscita vicino ai quattro milioni di tonnellate). In particolare, la Cina ha consolidato i suoi primati, esprimendo il 25,6 per cento della produzione mondiale ed un quarto dell’export quantitativo. Con quasi 300 milioni di metri quadrati equivalenti, cui vanno aggiunti quelli che r i v e n g o n o d a l l a f o r t e i m p o r t a z i o n e grezza, la Cina è certamente leader anche nell’ambito della trasformazione, dove ha conseguito un progresso davvero straordinario, se si pensa che all’inizio degli anni novanta occupava il diciottesimo posto della graduatoria mondiale. Nel lungo periodo, l’export cinese di materiale grezzo è rimasto stazionario in cifra assoluta, ed è sceso dal 42,5 per cento del totale conseguito nel 1994 al nove per cento del 2007, ma quello dei lavorati è cresciuto di quasi otto volte, in modo continuo. Il valore delle spedizioni estere, a sua volta, è passato da 435 milioni di 463 CONCLUSIONI dollari a 3,3 miliardi, con un’incidenza del grezzo pari all’1,4 per cento: cioè, decisamente marginale. Il tasso di sviluppo ha fatto registrare qualche rallentamento, perché la crescita del 2007 è stata dell’11,6 per cento in quantità e del 19,7 per cento in valore, mentre quella dell’anno precedente aveva raggiunto il 16,2 per cento nel volume ed il 28,3 nel corrispettivo valutario, ma a siffatti livelli bisogna dire che il fenomeno appartiene alla fisiologia della congiuntura. L’importazione, costituita pressoché esclusivamente da materiali grezzi, mentre i lavorati incidono per poco più di un punto, ha ascritto una crescita a lungo termine ancora più sensazionale, balzando dalle 118 mila tonnellate del 1994 ai sette milioni di cui si è detto, con una notevole prevalenza dei calcarei, che nel 2007 hanno espresso il 62,7 per cento degli approvvigionamenti da altri paesi. In effetti, è grazie alla Cina che alcuni paesi produttori hanno conseguito risultati commerciali che non è azzardato definire straordinari: è il caso dell’export di marmo e di travertino dalla Turchia e dall’Egitto, da cui è partita, nel 2007, la maggioranza assoluta degli approvvigionamenti calcarei. L’Egitto è oggi il primo produttore settoriale dell’Africa grazie al forte sviluppo del suo export grezzo verso la Cina. Nondimeno, la maggiore grandezza della Cina, non più tigre ma autentico drago, si ravvisa nella sua esportazione di lavorati, in specie sui mercati contigui di Corea del Sud e Giappone, che sono diventati una sua sostanziale esclusiva, mentre gli altri esportatori tradizionali, non soltanto dell’Occidente, sono quasi scomparsi. Basti dire che le spedizioni del manufatto cinese in Corea hanno raggiunto 2,3 milioni di tonnellate, pari al 23,5 per cento del totale cinese coprendo il 94,6% dell’import sudcoreano, e che quelle verso il Giappone (le cui importazioni generali di lavorati sono 24 volte maggiori di quelle di grezzi) rappresentano il 94% delle sue intere richieste. Il confronto con la Cina in questi mercati è del tutto impari e la concorrenza, ormai del tutto marginale è costituita da Italia (una volta leader in questi mercati), India e Spagna. In pratica, due soli mercati hanno 464 CONCLUSIONI permesso all’industria lapidea cinese di esportare l’equivalente di oltre 60 milioni di metri quadrati allo spessore di 2 centimetri. Il prezzo medio dell’import giapponese di manufatti rimane naturalmente basso, essendo costituito quasi del tutto da materiali cinesi, ma nel 2007 si è consolidata la ripresa già avviata nell’anno precedente, con un recupero del 7,4 per cento rispetto al 2006, e di oltre un quarto nei confronti del 2005, che ha portato la quotazione media oltre 69 mila yen/ton, pari a 23,15 euro per metro quadrato equivalente. Condizioni analoghe si ritrovano in Corea del Sud, dove gli acquisti del prodotto cinese hanno progredito in misura largamente superiore portandosi a 2,3 milioni di tonnellate ed a 670 milioni di dollari, con un valore medio di poco inferiore a 16 dollari per metro quadrato, e dove il 94,6 % della domanda è appannaggio del “made in China”; anche in questo caso, la concorrenza si è ridotta su posizioni minime, con quattro soli paesi (Italia, Spagna, India, Indonesia) che sono riusciti ad esprimere un consuntivo di spedizioni per il 2007 superiore alle 10 mila tonnellate. I prezzi, nei maggiori mercati, sono caratterizzati da consuntivi contrastanti, ma spesso in recupero, a cominciare dalla stessa Cina, dove la quotazione del lavorato ha fatto registrare, dopo parecchi anni di flessioni proseguite fino il 2003, un’ulteriore ripresa, che ha iterato quelle dell’ultimo triennio, attestandosi intorno ai 17,5 dollari per metro quadrato (il prezzo italiano è circa il triplo), contro i 13 del 2003 ed i 16,5 del 2006. Ciò sembra confermare l’avvento di una nuova strategia di redditività, dopo un periodo di stasi delle quotazioni diffusa dovunque e determinata dal rapido sviluppo tecnico ma anche dalle modificazioni del “mix” a favore di materiali mediamente più correnti. Sul piano merceologico, il 2007 e 2008 hanno coinciso con un nuovo recupero dei prodotti calcarei (marmi e travertini) rispetto i silicei (graniti), valutabile in cinque punti nei confronti del 2004, ed in circa un punto dal 2006. 465 CONCLUSIONI La tradizionale tripartizione nelle tipologie fondamentali di calcari, silicei ed ardesie ha visto il granito tornare sui livelli del 2000, esprimendo tuttora un terzo della produzione mondiale di lapidei destinati ad uso ornamentale. Ancora a proposito della Cina, va aggiunto che la sua esportazione in volume, costituita in larga prevalenza da prodotti finiti, lasciando ai grezzi non più del nove per cento, ha superato gli 11,5 milioni di tonnellate, con posizioni prioritarie, sostanzialmente monopolistiche nei già citati mercati di Corea del Sud e Giappone, ma con forti presenze anche negli Stati Uniti e nell’Unione Europea, soprattutto in Germania, dove l’export cinese di manufatti non è lontano dal milione di tonnellate e quindi da 18 milioni di metri quadrati equivalenti. Le maggiori importazioni tedesche riguardano i prodotti finiti in granito, delle quali nel 2007 il 57,43% è stato fornito dalla Cina, il 18% dall’Italia (che nel 1998 rappresentava il 61,12%) ed il 9,59% dall’India. A livello generale, quindi non solo dalla Cina ma da tutti i paesi fornitori, i quattro importatori maggiori di manufatti lapidei sono in ordine Stati Uniti, Corea del Sud, Giappone e Germania dei quali i primi tre rappresentano il 50% delle importazioni globali di prodotti finiti. L’esame differenziato per paesi dimostra che lo sviluppo del mondo lapideo è governato da processi assai variabili: in questo senso, se gli aumenti maggiori sono stati conseguiti dalla Cina, Brasile, India e Turchia in produzione ed export, e dal Nord America nei consumi, la congiuntura dell’Europa è stata improntata a caratteri stazionari, con rinnovate tendenze al ristagno in Italia, dove la quota di mercato del prodotto finito è scesa al 9,2%, contro il 46,2% della Cina ed il 12,5% della Turchia, mentre in Grecia ha trovato conferma il forte sorpasso dell’importazione sulle spedizioni all’estero. Altrove, un caso di rinnovata controtendenza è quello del Sudafrica, dove i caratteri cromatici del prodotto siliceo domestico (completamente nero), e quindi, della domanda internazionale propensa all’acquisizione di colori accesi ed a ritrovate attenzioni per i prodotti calcarei, hanno prevalso sulla tradizionale politica della qualità. Nel vecchio continente, i rapporti di forza 466 CONCLUSIONI presentano un’evoluzione più regolare di quella mondiale, con l’Italia che conserva il consueto primato, seguita da Spagna, Portogallo e Belgio; il suo vantaggio, peraltro, si è ridotto, al pari della quota di mercato che è scesa progressivamente dal 43 per cento del 1994 al 29,6 per cento del 2007. I prezzi del manufatto sono sempre assai diversi da un paese all’altro, con quotazioni medie dell’export che vanno dai 43,40 euro dell’Italia (per mq/spessore 2cm) ai 30,25 della Spagna ed ai 23,75 del Portogallo, od ai 24,85 dollari della Turchia, e come detto, al minimo di 17,5 dollari della Cina. Al riguardo si deve aggiungere che la quotazione italiana è riuscita a mettere a segno un aumento di circa un punto, contro un regresso di alcuni punti fatto registrare dalla Spagna, e quello della Turchia, determinato dalla forte politica di quantità. Sul fronte dell’import, invece, i valori più alti per unità di prodotto nell’ambito dei maggiori acquirenti sono stati spuntati sul mercato americano, con una media di circa 37 dollari per metro quadrato, inferiore a quella precedente di circa dieci punti. Sempre rimanendo in tema di prezzi, è da segnalare il nuovo massimo conseguito dall’impiantistica italiana, con un valore medio delle macchine esportate che è salito dai 773 euro al quintale del 2005, agli 830 del 2006 ed agli 873 del 2007, ed una nuova crescita del 5,2% che conferma il generale apprezzamento dei mercati per la qualità del prodotto e per la politica di servizio che lo supporta. Tra i grandi competitori dell’Italia e protagonisti, oltre alla già citata Cina, sono da menzionare India, Iran, Turchia e Brasile. La nuova tigre asiatica, sia pure a distanza dalla Cina, è l’India che è il secondo produttore lapideo mondiale, ed oggi primo esportatore di granito. La struttura portante dell’industria lapidea indiana è la vendita dei grezzi silicei, pervenuti a quasi 3,8 milioni di tonnellate, con un incremento del 28,6 per cento rispetto il 2006 che in valore sale addirittura al 44,5 p e r c e n t o , c o n u n a r i v a lu t a z i o n e d e l prezzo medio pari ad oltre dodici punti (da 134,88 del 2006 a 151,37 nel 2007). Non meno importanti sono stati i progressi conseguiti dall’India nella 467 CONCLUSIONI distribuzione del prodotto finito, che per la prima volta ha oltrepassato il milione di tonnellate, con una crescita del 15,6 per cento in quantità e del 21,9 in valore, ed un prezzo medio pervenuto a 37 dollari per metro quadrato equivalente. Il mercato prioritario risulta quello statunitense, con il 31,7 per cento del volume spedito ed il 40,7 per cento del valore, seguito da Emirati, Regno Unito, Germania e Spagna, mentre le vendite del grezzo si sono dirette soprattutto in Cina, in Italia, ed ancora in Gran Bretagna (tre paesi che hanno assorbito da soli i tre quinti delle spedizioni indiane). L’Iran conta su consolidate posizioni interne e si giova, per quanto riguarda l’export, di una domanda cinese in grado di assorbire circa 450 mila tonnellate di calcarei grezzi, pari al 78,8 per cento del totale, mentre le spedizioni in Italia, Malaysia e India seguono a forte distanza. Le vendite iraniane del prodotto finito, invece, sono più equilibrate dal punto di vista delle destinazioni, dove si distinguono quelle in Kuwait, Emirati, Azerbaijan ed Arabia Saudita, confermando l’esistenza di un apprezzabile fenomeno di macroregionalizzazione distributiva certamente non unico; e dove il tasso di crescita è relativamente più contenuto, nonostante la vigenza di quotazioni molto competitive, fatta eccezione per il materiale destinato al Kuwait. Sono parecchi i materiali turchi esclusivi, che hanno dato un contributo importante al successo dell’industria lapidea locale, dai marmi cristallini ai colorati ed alle diverse varietà di travertino, ma un apporto non trascurabile è venuto dalla professionalità trasformatrice, anche in settori di nicchia come quelli dell’oggettistica, e soprattutto del mosaico, dove la Turchia può vantare una condizione d’indubbio primato. Nel 2007, il valore dell’esportazione turca è stato pari a 1,24 miliardi di dollari, con un incremento di ben 37 volte nei confronti del 1991, quando le spedizioni all’estero si erano fermate a poco più di 33 milioni. Dal canto suo, il valore medio per unità di prodotto, sia 468 CONCLUSIONI pure attraverso oscillazioni diffuse, si è mantenuto sostanzialmente stazionario: è un risultato apprezzabile, visto lo straordinario sviluppo delle quantità vendute. Dal punto di vista del valore aggiunto, la crescita più interessante è stata quella del prodotto finito, passato dai 24 milioni di dollari del 1991 ai 925 del 2007, con un balzo di circa 39 volte, mentre le quantità corrispondenti sono salite da meno di un milione e mezzo di metri quadrati equivalenti, allo spessore convenzionale di cm.2, ad oltre 37 milioni, con un balzo di 26 volte. Il prezzo è lievitato da 16,70 a circa 24,90 dollari per metro quadrato, facendo registrare un arretramento significativo proprio nel 2007, indotto dalle modificazioni dei “mix” a favore di materiali più correnti, e naturalmente, dalla minore ricettività del mercato americano, di gran lunga il primo per l’export turco di lavorati. La destinazione quantitativamente più importante è quella cinese, per effetto delle spedizioni di blocchi: la Cina ha assorbito il 28,8 per cento dell’esportazione turca in quantità nel 2007, ma il 17,4 per cento di quella in valore, dove è largamente superata dagli Stati Uniti, che nonostante una piccola flessione nei confronti del 2006 hanno acquistato merci per oltre 386 milioni di dollari, pari a circa un terzo del totale. Le produzioni del Brasile, che è quasi un continente, si sono andate ampliando con forti accelerazioni, sia nel grezzo sia nel lavorato, con riguardo prioritario al granito (è notevole la sua disponibilità di graniti sia venati che orientati), e più recentemente anche all’ardesia. Ciò si deve ad un mercato interno in forte tensione ma prima ancora, alla pressione di una domanda estera già elevata per i blocchi, e da qualche anno in grande sviluppo anche nell’ambito del valore aggiunto, in specie negli Stati Uniti. Il prezzo medio di vendita di silicei grezzi è stato nel 2006 di 160,49 US$/ton e nel 2007 di 165,29 US$/ton. Italia e Cina hanno assorbito la maggioranza delle spedizioni grezze, con incidenze rispettive in valore del 41 e del 26,1 per cento, ma con importanti aumenti dei carichi per Taiwan e per la Turchia, mentre i prezzi medi risultano abbastanza stazionari, fatta 469 CONCLUSIONI eccezione per quelli spuntati in Italia, dove i produttori brasiliani hanno messo a segno un aumento del 9,2 per cento (da 185,89 US$/ton del 2006 a 203,04 US$/ton nel 2007). Nei lavorati, la preminenza degli acquisti statunitensi è rimasta assoluta, con il 79,7 per cento delle quantità vendute e l’82,5 per cento del valore corrispondente, mentre il prezzo medio, in crescita da 42,70 a 46 dollari per metro quadrato equivalente, ha ascritto una rivalutazione del 7,7 per cento, tanto più apprezzabile alla luce delle condizioni non ottimali del mercato nordamericano. E’ da notare che dopo gli Stati Uniti, i maggiori acquirenti del manufatto brasiliano sono Venezuela, Canada e Messico, cui si aggiungono discreti volumi diretti anche in Argentina (a 28,64 US$ per metro quadrato), Colombia e Cile, mentre le spedizioni in Europa sono minime. L’ardesia, come si è detto, è diventata una voce non trascurabile nell’economia lapidea del Brasile, con esportazioni che nel 2007 hanno sfiorato le 230 mila tonnellate ed i 95 milioni di dollari, in crescita rispettivamente del 6,2 e del 16,4 per cento e destinazioni prioritarie, nell’ordine, in Gran Bretagna, Spagna e Stati Uniti; anche in questo caso, con un buon aumento della quotazione media, che si è ragguagliato ai 9,5 per cento, da 20,35 US$ per metro quadrato (spessore 3cm) a 22,28 US$. Un’attenzione specifica deve essere rivolta alle tecnologie di lavorazione (macchine e beni strumentali). Per quanto riguarda l’impiantistica, il 2008 si è chiuso con una produzione che è stimabile nell’ordine delle 275 mila tonnellate, oggetto di esportazione nella misura dei due terzi; si conferma ancora il primato italiano nonostante una nuova perdita di due punti e mezzo nella quota di mercato, che è scesa intorno al 35%, a fronte di spedizioni per oltre 630 mila quintali e di un volume d’affari per 550 milioni di euro, in crescita del 9,8%, cui si sono aggiunti i 254 milioni di prodotti consumabili (abrasivi, lame, utensili diamantati, mastici ed affini), a loro volta in aumento medio del 3,7%. La movimentazione internazionale è stata caratterizzata, come in passato, da una larga e logica prevalenza dei mezzi navali, con qualche problema 470 CONCLUSIONI connesso ai limiti delle disponibilità ed alla crescita dei noli, ed ha visto un nuovo recupero di quello ferroviario sia a breve che a lungo raggio (ad esempio, negli approvvigionamenti cinesi di silicei grezzi scandinavi che transitano attraverso la Siberia), mentre il numero dei trasporti su strada, spesso complementari ai primi due, si è incrementato in misura sostanzialmente proporzionale alla produzione, ed è stimabile in circa 34 milioni di carichi e scarichi. Quanto ai prodotti concorrenti, guidati dalla ceramica e dal gres porcellanato, la loro disponibilità complessiva in termini quantitativi (pari a circa 7,8 miliardi di metri quadrati) ha superato di 6,9 volte quella dei lapidei, senza apprezzabili variazioni ponderali nei confronti del triennio precedente, sottolineando, anche alla luce di tale confronto, le ampie prospettive di ulteriore crescita per mari e pietre, in specie se supportate da un’adeguata politica promozionale, capace di ottimizzare l’impatto attuale, per taluni aspetti tuttora limitato nonostante lo sviluppo di alcune iniziative di rilievo come quelle del marchio di qualità, dei premi di architettura e dei simposi di tecnologia. Le prospettive e previsioni di sviluppo della produzione e dell’interscambio sembrano essere ancora favorevoli, tanto che entro il 2025 il volume dei lapidei di pregio estratti nel mondo dovrebbe salire a circa 490 milioni di tonnellate lorde, con un impiego pari a 5,3 milioni di metri quadrati equivalenti, mentre il quantitativo oggetto di scambio internazionale raggiungerebbe a sua volta i 3,3 miliardi di metri quadrati. Possono sembrare cifre improponibili e velleitarie, eppure largamente inferiori, come si è detto, a quelle raggiunte dalla ceramica nel consuntivo del 2007; è necessario aggiungere che l’industria delle piastrelle era pervenuta al citato obiettivo lapideo di lungo termine già nel 1994. E’ fondato presumere che il “trend” di crescita del comparto, in fase stazionaria per il 2008, potrà superare l’attuale crisi a livello mondiale per la sua acclamata dinamicità ed alla luce anche delle esperienze storiche. Si porranno, 471 CONCLUSIONI tuttavia, maggiori problemi di creazione delle infrastrutture, di adeguamento impiantistico e di collocazione degli sfridi, a tutti i livelli nazionali e regionali, ma prima di tutto in un’ottica mondiale. Lo sviluppo degli scambi e dei consumi non vuol dire che i maggiori problemi siano stati risolti. In primis ci sono quelli legati alla promozione (questi sono problemi sempre vischiosi ma meno impegnativi sul piano politico rispetto il passato, ravvisabili nella necessità di accrescere un impiego unitario mondiale tuttora contenuto, sia in cifra assoluta sia nelle valutazioni comparative) e alla produzione (a livello produttivo sussistono condizionamenti tuttora forti, come la carenza di adeguate infrastrutture). Tra gli esempi più ricorrenti si possono citare, se non altro per una diffusione presente a tutte le latitudini e longitudini: lo stoccaggio e la valorizzazione degli sfridi di cava e di laboratorio, la durata non ottimale delle concessioni che comporta limiti forzosi agli investimenti, la difficoltà di tanti collegamenti stradali con le cave (non soltanto nel terzo mondo), le carenze dei trasporti marittimi ed i costi impropri che ne derivano, e la tendenza a prolungare gli ammortamenti, compresi quelli ordinari, oltre limiti ragionevoli. Si tratta di problemi da affrontare tenendo conto del ruolo fondamentale degli investimenti e della necessità di potenziarli sul piano aziendale, attraverso adeguati incentivi. Ciò, sia per il momento produttivo, sia per quello della comunicazione e della promozione, e con attenzioni particolari per la questione degli sfridi, le cui difficoltà di stoccaggio e di compatibilità ambientale vanno creando, in alcuni comprensori, strozzature divergenti dalla logica di sviluppo settoriale espressa dai grandi numeri. Vediamo ora come si è comportato ed evoluto il Distretto del Marmo e delle pietre del Veneto, in particolare a Verona, in un contesto internazionale così variabile e competitivo. La presenza della pietra in loco ha permesso la nascita di cave, laboratori artistici e di trasformazione e l’evolversi di un’architettura particolare ed unica nella zona della Lessinia, utilizzando la tipica Pietra di Prun rosa e bianca 472 CONCLUSIONI (quest’ultima detta anche Biancone). I marmi veronesi, quali il Rosso Verona e Giallo Reale, il Verdello, la Breccia Pernice ed il Nembro Rosato e Chiaro, sono presenti in maniera evidente nell’architettura della città scaligera ed in città e regioni vicine. A partire dagl’anni ‘60 i marmi veronesi hanno trovato facile piazzamento anche all’estero, soprattutto nella vicina Austria, Ungheria e Germania ed è per questo motivo che il commercio ha sempre risentito sfavorevolmente del variare delle vicende politiche italiane ed europee e che solamente dal termine dell’ultimo conflitto mondiale ha potuto svilupparsi permettendo un costante graduale aumento. Le industrie della lavorazione si sono presto attrezzate con macchinari perfezionati ed imponenti (tali da modificare l’aspetto dell’ambiente in alcune zone) con lo scopo soprattutto di migliorare il prodotto finito e di abbassare notevolmente i costi di cava e di lavorazione, iniziando anche ad importare sempre più blocchi grezzi dall’estero per soddisfare una domanda in continua crescita. Il Distretto di Verona è il secondo importatore di blocchi con una quota rappresentativa a livello italiano del 10,79% nel 2008, dopo Carrara che importa in valore il 32,40% dell’import nazionale. Attualmente il maggior fornitore di blocchi è l’India, che è anche il primo esportatore di granito al mondo, e copre il 21,44% delle esigenze del distretto di Verona. Segue il Brasile con il 16,6% e la Repubblica Sudafricana con l’16,32%; le quote di mercato a Verona di questi tre paesi erano nel 2004 rispettivamente del 28%, 17,7% e 8,7%. Questi paesi forniscono quasi esclusivamente granito; la restante quota di importazioni riguarda sia marmo, travertini ed ardesia sia ancora silicei dai restanti paesi del mondo, che hanno quote di mercato di gran lunga minori rispetto i primi tre paesi estrattori ed esportatori di materiale grezzo (segue nel 2008 lo Zimbabwe con quota del 6,63%, Norvegia 3,39%, Spagna 3,36%, Namibia 3,07%, Iran 3,05%, Egitto 2,17%, Finlandia 1,88%). E’ da notare come la Turchia non sia presente tra i paesi con quota di export di blocchi sopra l’1,5%, causa la sua politica 473 CONCLUSIONI commerciale che ha spostato il ruolo strategico sull’export di prodotti finiti e meno sui grezzi. Il distretto, forte di esperienze tramandate di generazione in generazione, si è distinto per un elevato grado di specializzazione e di qualità del prodotto finito, ed è andato arricchendosi di aziende soprattutto di piccola dimensione specializzate in alcune o più fasi della lavorazione della pietra ornamentale. I consumi interni, sia italiani che veneti e veronesi, si sono mantenuti costanti grazie ad un mercato edilizio in costante crescita fino agli inizi del 2007. Ma è all’estero che sono venute le note più importanti per l’industria lapidea veronese. Le aree di maggior interesse per le esportazioni veronesi, che in totale rappresentano il 30% di quelle italiane, sono state quelle dei mercati tradizionali per i distretti del Nord Italia: per quanto riguarda l’Europa, il maggior importatore è da sempre la Germania e, per il mercato oltre oceano, gli Stati Uniti sono il maggior cliente. Il rapporto con la Germania è andato indebolendosi; il mercato tedesco ha iniziato a sostituire sempre più il marmo lavorato con il granito, permettendo così l’ingresso dei prodotti silicei cinesi che, con un prezzo medio pari ad un terzo della concorrenza (13 euro mq/spessore 2cm), si sono fatti strada in un mercato molto sensibile al prezzo delle forniture. La Cina nel corso degli ultimi anni è diventata il primo fornitore di materiale finito, granito per la stragrande maggioranza, per paesi vicini come il Giappone, per mercati come il suo proprio interno, ed è sbarcata negli Stati Uniti, in Europa e in quella Germania che dal 2000 ha comprato dalla Cina l’esatto ammontare di granito che non ha comprato più da Italia e Spagna, segnando una data molto pericolosa per le industrie lapidee europee. Al 2008, la Germania rappresenta: il 36,88% dell’export lapideo veronese in valore (inteso come tutte le tipologie di pietre) in Europa, contro il 52,06% del 2004 ed il 75,5% del 1993; ed il 24,34% dell’export lapideo veronese nel mondo contro una quota che era del 31,55% del 2004 e 58,35% del 1993. Oltre ad un trend in continua 474 CONCLUSIONI diminuzione nel lungo periodo, la Germania ha diminuito ancora di più le importazioni di marmi e graniti da Verona negli ultimi due anni, facendo registrare un calo rispetto l’anno precedente del 35,85% nel 2007 e del 20,37% nel 2008. Il declino dell’export in Germania, iniziato nel 1995, e che è diminuito continuamente negl’anni è stato bilanciato dall’aumento consistente delle richieste di prodotti finiti di alta qualità statunitensi. Negli Stati Uniti, il persistere di un mercato immobiliare su livelli elevati di attività ha garantito una base ancora forte di mercato per l’Italia e per il nostro distretto. L’eccellenza delle forniture veronesi è confermata dal valore medio in dollari, dichiarato dalle dogane statunitensi, che è più elevato rispetto gli altri esportatori, sia per i lavorati di marmo che per quelli di granito: il prezzo medio totale è infatti di 57,38 dollari al mq/spessore 2cm contro i 36,46 del Brasile, 37,64 della Cina, 30,03 della Turchia, 36,18 dell’India e ben al di sopra del prezzo medio di mercato pari a 36,87 dollari al mq/spessore 2cm. Questa situazione ha permesso, da una parte il mantenimento di buone quote di vendita nella fascia più alta dell’esigente mercato americano, dall’altra l’ingresso della Turchia per quanto riguarda il marmo ed i travertini e del Brasile nell’export di granito lavorato. L’export verso gli U.S.A. ha avuto nel lungo periodo un trend di continua crescita dal 1991 al 2006, anno in cui rappresentava il 29,51% del totale export veronese (in valore) di pietre lavorate. La crisi del mercato americano che ha coinvolto il sistema bancario, e quindi della concessione del credito, che si è ripercossa pesantemente sulla sua economia in generale come sul settore delle costruzioni, ha causato una flessione dell’export del distretto di Verona, in termini di valore rispetto l’anno precedente, del 32,03% nel 2007 e del 31,93 nel 2008. In un contesto così ampio ed internazionale, il distretto veronese ha dovuto e deve affrontare e superare varie difficoltà. La circolazione dei materiali e dei prodotti finiti è ampia ma si è evoluta in una matrice di interscambi e di relazioni tra produttori che hanno sinora interferito con la possibilità delle imprese di crearsi una propria rete di vendita diretta sui 475 CONCLUSIONI mercati mondiali di consumo; proprio la volontà di non disturbare la già esistente griglia di rapporti con la clientela utilizzatrice del prodotto, si è certamente sovrapposta alle difficoltà di rendersi autonomi in fase finale di vendita, portando ad un modello di integrazione di filiera basato sulla cooperazione tra operatori locali, piuttosto che ad una apertura verso un mercato globalizzato, percependone indubbiamente i rischi ma soprattutto i guadagni e le prospettive di crescita. Diventa ora importante e necessario superare i limiti del distretto consistenti soprattutto nella concentrazione dei mercati di sbocco (le esportazioni scaligere permangono ancora troppo concentrate verso gli Stati Uniti e Germania) e nel fattore dimensionale delle imprese, slegandosi dal concetto di gestione familiare dell’impresa, per intervenire in maniera efficiente sulla struttura produttiva tramite il miglioramento della logistica, sviluppo di attività promozionali, rafforzamento del prodotto marmo ed organizzandosi in una rete locale di network globali di produzione, circolazione ed utilizzazione delle conoscenze, per accrescere esperienze e qualità del lavoro, nelle quali risiede ancora un vantaggio competitivo dell’industria lapidea veronese. A tale scopo è necessario incentivare, pianificare e perseguire adeguati e mirati programmi volti al miglioramento della promozione della trasformazione veronese che risulta essere ai vertici mondiali per il livello di qualità offerta. In conclusione, posso terminare questa mia analisi ricordando che il settore lapideo è contraddistinto da contenuti sociali molto elevati e dalla possibilità di creare posti di lavoro con mezzi contenuti (soprattutto nelle economie in via di sviluppo), tanto da essere riconosciuto ufficialmente, ormai da decenni, capace di avviare processi di espansione laddove altri comparti non potrebbero esprimere analoga idoneità strutturale. Se non altro per questo, ha diritto ad essere oggetto di consapevoli attenzioni, sia nei paesi terzi (dove costituisce un’occasione importante di incremento del valore aggiunto), sia in quelli maturi, dove si traduce in contenuti sempre più importanti dal punto di vista economico, ma nello stesso tempo, sul piano dei valori umani e civili. 476 RINGRAZIAMENTI Sono molti i ringraziamenti che sento di dover fare; essendo questa tesi un lavoro ricco di fonti sia accademiche (teorie economiche, statistiche, ecc.) sia di pratica, di vita e di esperienze nel settore del marmo, sono molte le persone da cui ho potuto attingere informazioni, aiuti e consigli, ampliando così le mie esperienze e conoscenze sul settore della lavorazione delle pietre. Intendo ringraziare la casa editrice Giorgio Zusi Editore ed in particolar modo la dott.sa Carla Zusi, la dott.sa Silvana Napoli del centro di ricerca Internazionale Marmi e Macchine di Carrara ed il dott. Carlo Montani, autore dell’annuale pubblicazione statistica “Stone-repertorio economico mondiale”, per la loro disponibilità e pronto aiuto. Ringrazio particolarmente e di cuore il prof. Giovanni Tondini, relatore di questa tesi, come professore e soprattutto come persona. Lo ringrazio per la sua costante disponibilità, comprensione, aiuto, fiducia nel mio studio e consigli in questi anni in Università, durante un Master svolto nel Dipartimento degli Studi sull’Impresa nella sede di Vicenza e durante il mio periodo di studi all’estero in Finlandia. Lo ringrazio per le sue parole, conforto e sincero appoggio in alcuni momenti difficili della vita. Un ringraziamento alla CCIAA di Verona e alla Videomarmoteca da cui sono iniziate le mie ricerche e a tutti gli operatori del settore da cui ho potuto trarre consigli, informazioni, idee, spunti ed esperienze di vita in un settore in cui la presenza umana e la tradizione sono di fondamentale importanza. Tra gli imprenditori del settore ringrazio cordialmente Davide Stocchero per la sua disponibilità ogni qualvolta ho avuto bisogno di informazioni, ed in particolar modo Silvio Xompero, grande maestro di vita e di imprenditorialità, per avermi accolto come un figlio alla Margraf s.p.a. di Chiampo, in cui ho potuto imparare direttamente sul campo nozioni che sono state fondamentali per la mia conoscenza, esperienza e per incrementare il valore informativo di 545 questa tesi. Lo ringrazio per il carattere schietto e sincero nel darmi tutti i consigli necessari nel marmo e nella vita. Ultimo in questa rassegna, ma primo per importanza e valore affettivo, va il più profondo e sincero ringraziamento per un grande maestro di vita e di imprenditorialità, per quel “self made man” che è mio padre. Lo ringrazio per avermi trasmesso le sue esperienze accumulate negl’anni e lo stimo poiché, partito da niente, è riuscito ad ottenere una posizione ed immagine di grande rispetto e di spicco in quella grande giungla che è il mercato. Lo ringrazio per i molti insegnamenti e soprattutto per una sua frase, che ogni giorno mi da la forza ed il desiderio di fare, di creare e di crescere: “ogni giorno, se ti alzi presto e sei sveglio, il mondo è metà da vendere e metà da comprare”. 546 BIBLIOGRAFIA “Il mercato dei mutui nel 2008” - www.marketpress.info/notiziario_det.php?art=79103 AA. VV., Il Monte Baldo nei suoi aspetti naturalistici e antropici, 1981, vol. 32, serie II, n.27, pp.37-42. AA. VV., Settore lapideo: mercato del lavoro e fattori di competitività, 1996, IMM Carrara s.p.a., Marina di Carrara. AA.VV., 25 anni di Marmomacchine, 1987, Ente Marmi Veronese, stampa LI.TE s.n.c. ,Verona. 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