INDICE 1- INTRODUZIONE 1.1- Il glutammato nel sistema nervoso centrale……………..….….4 1.2- I trasportatori del glutammato……………………………..….…..5 1.3- Metabolismo del glutammato…………………………………….. 1.4- Trasporto del glutammato nel mitocondrio e produzione di ATP………………………….……………………………………………....10 1.5- Neuroprotezione da modulatori del metabolismo mitocondriale……………………………..……………..11 1.7- Il calcio e la sintesi di ATP nei mitocondri..……………….…..12 1.8- I mitocondri: Struttura submicroscopica e funzioni……………………….…..….13 Il mitocondrio nell’omeostasi del Ca2+ intracellulare………….....14 1.9- Lo scambiatore Na+/Ca2+: Funzione e struttura……………………………………………..……..17 Varianti di splicing……………………………………………….…......18 Localizzazione dello scambiatore Na+/Ca2+……………………….20 Direzionalità di NCX……………………………………………..……..21 Inibitori dello scambiatore Na+/Ca2+………………………………...22 1.8- NCXmito: Efflusso di calcio sodio-dipendente dal mitocondrio nel sistema nervoso…………………….……………………..……...23 Identificazione e proprietà biofisiche……………………………….23 I mitocondri scambiano ioni Ca2+ con ioni Na+……………………25 1 La stechiometria di NCXmito…………………………………….……..26 Forward/reverse mode di NCXmito…………………………….……..26 Modulazione ionica dell’ attività di NCXmito………………………..28 Espressione mitocondriale delle isoforme di NCXplm:NCX1, NCX2 e NCX3……………………………………………………………....…..29 Inibitori dell’ attività di NCXmito…………………………………..…..33 Ruolo di NCXmito nella fisiologia del sistema nervoso……..…...35 2- SCOPO DELLA TESI………….…………….37 3- RISULTATI 3.1- Il glutammato stimola la sintesi di ATP in mitocondri corticali ed ippocampali…………………………………………….……39 3.2- Coinvolgimento di EAAT nella sintesi di ATP stimolata da Glutammato..…………………………..………………………….……......42 3.3- EAAC1 sostiene l’ ingresso di glutammato nel mitocondrio..45 3.4- Il glutammato induce una depolarizzazione della membrana mitocondriale………………………………………......…...47 3.5- Ruolo svolto dal calcio e dal sodio nella sintesi di ATP stimolata da glutammato:coinvolgimento di NCX………….......…47 3.6- Interazione strutturale tra NCX1 e EAAC1….………….………53 3.7- NCX1 modula la sintesi di ATP indotta da glutammato…..…53 2 4- MATERIALI E METODI 4.1- Isolamento della membrana plasmatica e dei mitocondri da tessuto di ratto e da colture cellulari………….………....…..56 4.2- WESTERN BLOTTING e immunoprecipitazione…………...57 4.3- Immunoistochimica su mitocondri isolati da tessuto cerebrale……………………………………………………….….…..58 4.4- Microscopia pre-embedding immunoelettronica di EAAC1………………………………………………………….….…..58 4.5- Microscopia confocale in tempo reale…………...………..59 4.6- Analisi della produzione di ATP……………………….……61 4.7- Esperimenti con ODNs………………………………….……62 4.8- Analisi di PCR………………………………………….………62 4.9- Analisi statistica……………………………………………….62 5- DISCUSSIONE…………………………......63 6- BIBLIOGRAFIA………………………..……68 3 INTRODUZIONE 1.1 Il glutammato nel Sistema Nervoso Centrale L'acido L-glutammico (Glu) è il più importante amminoacido eccitatorio del sistema nervoso centrale (SNC) dei mammiferi ed è coinvolto nelle più importanti funzioni cerebrali come la conoscenza, la memoria e l'apprendimento (Headley PM & Grillner S, 1990; Danbolt NC, 2001). Il processo della trasmissione neurale eccitatoria ha inizio con il rilascio pre-sinaptico di Glu nello spazio sinaptico, dove il Glu attiva una varietà di proteine, incluso: recettori (ionotropici iGluRs e metabotropici mGluRs); sistemi di trasporto elettrogeno, come gli Excitatory Amino-Acid Transporters (EAAT), ed enzimi (Michaelis EK, 1998). Il processo di uptake del Glu è elettrogenico e prevede il cotrasporto di tre ioni sodio, di un protone e di una molecola di Glu. La riassunzione della configurazione attiva e' invece mediata dal trasporto inverso di uno ione potassio. Al funzionamento del trasportatore è poi accoppiato un flusso di ioni cloruro, che è attivato da due delle molecole trasportate, il sodio ed il Glu (Danbolt NC, 2001). La ricaptazione del Glu dallo spazio intersinaptico influenza la concentrazione di Glu nello spazio intersinaptico, modulando la risposta postsinaptica. Tale processo influenza la risposta eccitatoria, non solo attraverso il mantenimento della concentrazione di Glu al di sotto di valori eccitotossici, ma anche determinando l' interruzione del segnale attraverso la rimozione e il riciclaggio del neurotrasmettitore all' interno del pool metabolico (Takahashi M 1997). Un' alterazione della trasmissione glutammatergica è stata correlata a varie condizioni fisiopatologiche del sistema nervoso centrale. Glu è una neurotossina e concentrazioni cerebrali elevate sono coinvolte in patologie neurodegenerative progressive come il morbo di Alzheimer (Zoia C et al., 2004) e la ALS (amylotrophic lateral sclerosis) (Heath PR, 2002). Basse e persistenti concentrazioni di Glu sono invece implicate nella schizofrenia (Butini S et al., 2003). In particolari situazioni patologiche un 4 flusso inverso di Glu attraverso i sistemi di uptake è determinante nell' aumentare la concentrazione di Glu a livelli eccitotossici stimolando processi neurodegenerativi cerebrali. Questo meccanismo è stato proposto durante gli attacchi ischemici ed epilettici ( Koch HP et al., 1999; Rossi DJ et al., 2000; Choi DW et al., 1990). Di conseguenza, farmaci che interagiscono con i sistemi di trasporto (EAATs) attivandoli o inibendoli possono costituire efficaci strategie terapeutiche per le patologie sopra menzionate. 1.2 Trasportatori del glutammato Fino ad oggi sono stati identificati cDNA umani che codificano per cinque diversi sottotipi di trasportatore ( Pines G, 1992; Kanai Y & Hediger WA , 1992; Fairman WA et al., 1995; Arriza JL et al., 1997; Rossi DJ et al., 2000), denominati EAAT1-5. Il recente clonaggio e l'espressione di EAAT ricombinanti in sistemi di espressione eterologa hanno permesso l'investigazione di diversi quesiti concernenti le basi molecolari della funzione del trasportatore. In particolare, un aspetto importante di questi studi è rappresentato dall'identificazione dei domini coinvolti nel riconoscimento e trasporto del substrato. Questi carriers sfruttano il gradiente pressorio del Na+ e del K+, co-trasportando Na+ assieme al Glutammato e contro-trasportando ioni K+ e uno ione ossidrile. Studi sulla mobilità elettroforetica hanno evidenziato che i trasportatori del Glu sono in grado di formare omooligomeri a livello della membrana plasmatica (Haugeta et al., 1996). La struttura molecolare di tali trasportatori è stata oggetto di lunghi dibattiti, dai quali è emerso che i domini transmembranali (TM) sono 8: i primi 6 domini sono costituiti da α-eliche di natura idrofilica, tra TM3 e TM4 è presente una grande ansa extracellulare ed inoltre le estremità N- e C-terminali sono entrambi intracellulari. Nel pannello 1 vengono presentati i 2 modelli fino ad ora presi come riferimento , il modello A elaborato sul corrispondente 5 EAAT2 di ratto da Grunewald e Kanner ( 2000) e il modello B elaborato sul corrispondente EAAT1 di ratto da Seal et al. (2000) (Pannello 1). Pannello 1. Modello topologico dei trasportatori del glutammato (Review Danbolt NC (2001) Glutamate uptake. Prog Neurobiol 65: 1-105). 6 Nel ratto questi carriers hanno nomi differenti (Pannello 2). Quindi all’EAAT 1 corrisponde il glutamate-aspartate transporter ,GLAST (del ratto), che è il trasportatore con la diffusione più ampia a livello dell’astroglia che circonda le sinapsi delle cellule del Purkinje; la sua attività è legata a concentrazioni molto elevate di Glutammato e Na+, come in condizioni di rilascio massivo del neurotrasmettitore. Invece nelle sinapsi glutammatergiche tra i collaterali del Shaffer e le cellule piramidali, GLAST ha un’espressione più bassa e prevale il trasportatore EAAT di tipo 2, chiamato Glutammate Transporter 1 (GLT-1) nel ratto, che è localizzato sempre a livello astrocitario e risulta molto importante nel reuptake del Glutammato. Inoltre, attraverso GLT1, il glutammato captato dal fluido extracellulare può essere convertito, all’interno degli astrociti glutammina, la quale, a sua volta, in può essere ricaptata dai neuroni e convertita nuovamente in glutammato. Il trasportatore di tipo 3, corrispondente al trasportatore EAAC-1 (excitatory amino acid carrier) di ratto, è invece fondamentale sui neuroni a livello post-sinaptico sia nelle cellule del Purkinje sia a livello delle cellule piramidali dell’ ippocampo, e ha un’affinità media per il glutammato. E’ stato anche dimostrato che EAAC1 non è espresso solo a livello della membrana ma anche a livello citoplasmatico (Conti et al., 1998), sebbene la sua distribuzione subcellulare rimanga ancora sconosciuta. Inoltre è stato identificato il trasportatore di tipo 4 che è presente quasi esclusivamente a livello del cervelletto e delle cellule del Purkinje, ed ha una posizione post-sinaptica (non direttamente nell’ invaginazione sinaptica ma nelle strette vicinanze), importante quando il Glutammato è in eccesso e fuoriesce dallo spazio inter-sinaptico. Infine, EAAT5 è il trasportatore del glutammato che è stato identificato a livello dei neuroni della retina. 7 Pannello 2.Distribuzione dei trasportatori del glutammato a livello delle sinapsi (Review Danbolt NC (2001) Glutamate uptake. Prog Neurobiol 65: 1-105) 8 Sono stati effettuati quindi numerosi studi per sintetizzare composti inibenti EAATs: il primo inibitore non trasportabile che si è scoperto essere in grado di competere con l’ uptake di Glu è stato il kainato (Johnston et al., 1979) assieme ai suoi derivati, ma essendo un agonista dei recettori glutammatergici AMPA/KAINATO il suo utilizzo è stato molto limitato; in seguito sono stati sintetizzati inibitori competitivi non trasportabili come il DL-threo-β-benzyloxyaspartate (dl-TBOA)(Shimamoto et al., 1998) che però inibisce indistintamente sia l’attività di GLT1, GLAST e EAAC1 e che presenta una potenza molto bassa (range micromolare). Recentemente è stato sintetizzato un nuovo analogo competitivo non trasportabile, il (2S, 3S)-3-[3- [4(trifluoromethyl)benzoylamino]benzyloxy]aspartate (TFB-TBOA) che è caratterizzato da un’elevata affinità per EAATs (nell’ordine delle nanomoli) e da una migliore selettività (Shimamoto et al., 2004) (Pannello 3) Pannello 3. Struttura chimica degli inibitori di EAATs.(Review Beart & O’ Shea . Nature 2007 150:5-17) 9 1.3 Metabolismo del glutammato Il glutammato dopo essere captato dagli astrociti/neuroni, attraverso EAATs, può seguire 2 differenti vie metaboliche: a) Può essere trasformato in glutammina mediante una reazione di amidazione da parte dell’enzima glia-specifico glutammina-sintetasi (Martinez-Hernandez et al.,1977); la glutammina viene poi ricaptata dai terminali neuronali, dove viene riconvertita in glutammato (ciclo glutammato-glutammina). b) Può essere convertito in α-cheto-glutarato attraverso una reazione di deaminazione eseguita dall’ enzima glutammato deidrogenasi. L’α-cheto-glutarato viene poi metabolizzato attraverso il ciclo di Krebs a malato, che a sua volta potrà essere degradato nel ciclo di Krebs o decarbossilato a piruvato e successivamente ridotto a lattato (McKenna et al., 1996). L’ingresso del glutammato all’ interno del mitocondrio secondo la teoria classica prevede la mediazione dello shuttle malato/aspartato (vedi paragrafo successivo), ma alcuni studi condotti da Ralphe JC et al. (2004, 2005) mostrano un coinvolgimento di EAATs nel metabolismo mitocondriale del glutammato; infatti esperimenti di immunofluorescenza e di Western Blotting (quest’ultimi eseguiti su mitocondri isolati dal cuore di ratto) mostrano un’evidente espressione di EAAT a livello della matrice mitocondriale. 1.4 Trasporto di glutammato nel mitocondrio e produzione di ATP Si ritiene che il sistema deputato al trasporto del glutammato all’interno del mitocondrio sia lo shuttle malato-aspartato, fondamentale per la produzione di ATP. Il sistema shuttle del malato-aspartato (o sistema navetta del malato-aspartato) è un sistema biologico che ha il fine di trasferire gli elettroni prodotti durante la glicolisi nel citosol alla matrice mitocondriale attraverso la membrana interna. Questi elettroni, trasportati come ione idruro 10 dal NADH, verranno poi sfruttati nella fosforilazione ossidativa negli eucarioti per generare ATP. Questo sistema shuttle è indispensabile alla cellula in quanto la membrana interna, a differenza di quella esterna, è impermeabile al NADH e alla sua forma ossidata NAD+. Il sistema comprende quattro proteine: • La malato deidrogenasi nella matrice mitocondriale e nello spazio intermembrana. • L'aspartato aminotrasferasi nella matrice mitocondriale e nello spazio intermembrana. • Il trasportatore del malato-chetoglutarato nella membrana interna. • Il trasportatore del glutammato-aspartato nella membrana interna. L'enzima più importante nel sistema shuttle del malato/aspartato è la malato deidrogenasi. La malato deidrogenasi è presente in due forme nel sistema: la malato deidrogenasi mitocondriale e la malato deidrogenasi citosolica. Entrambi gli enzimi hanno la stessa funzione, si differenziano solo per la loro localizzazione. Il primo passaggio avviene nel citosol: la malato deidrogenasi reagisce con l'ossalacetato e con il NADH producendo malato e NAD+. In questa reazione l'ossalacetato lega un protone e lo ione idruro liberato dal NADH riducendosi a malato. Una volta formatasi la molecola di malato, il trasportatore del malato-chetoglutarato la importa nel mitocondrio dal citosol e contemporaneamente esporta una molecola di chetoglutarato dal mitocondrio al citosol. Una volta nella matrice mitocondriale il malato viene convertito dalla malato deidrogenasi mitocondriale ad ossalacetato, nel processo viene rilasciato un H+ e il NAD+ viene ridotto a NADH. L'ossalacetato viene quindi trasformato in aspartato dall'aspartato aminotrasferasi per essere trasportato nel citosol. Il gruppo amminico viene fornito dal glutammato che diventa alfa-chetoglutarato. L'enzima necessario alla reazione è sempre l'aspartato aminotrasferasi mitocondriale. In seguito il trasportatore del glutammato-aspartato importa 11 una molecola di glutammato dal citosol alla matrice ed esporta l'aspartato dalla matrice al citosol. Infine nel citosol l'aspartato viene convertito in ossalacetato dall'aspartato aminotrasferasi citosolica. Complessivamente il sistema shuttle ha un effetto puramente ossidoriduttivo: il NADH nel citosol viene ossidato a NAD+, e il NAD+ nella matrice viene ridotto a NADH. Il NAD+ nel citosol sarà quindi disponibile per essere ridotto in un nuovo ciclo della glicolisi, mentre il NADH nella matrice potrà cedere i suoi elettroni al complesso I nel primo passaggio della fosforilazione ossidativa. Dato che rigenera NADH nella matrice mitocondriale, il sistema shuttle del malato/aspartato massimizza il numero di molecole di ATP per numero di molecole di NADH prodotte nella glicolisi , risultando in un guadagno netto di 32 molecole di ATP per molecola di glucosio metabolizzata. Questa cifra è particolarmente significativa se confrontata con quella del sistema shuttle del glicerolo fosfato, che invece dona gli elettroni al complesso II (come fa il FADH2). Infatti il sistema shuttle del glicerolo 3 fosfato è in grado di generare solo 1,5 ATP per NADH generato nella glicolisi, risultando in un guadagno netto di 30 molecole di ATP per molecola di glucosio metabolizzata. 1.5 Neuroprotezione da modulatori del metabolismo mitocondriale Diverse condizioni fisiologiche e patologiche possono alterare la velocità basale di formazione di anione superossido all’interno dei mitocondri. Una di queste è l’accumulo di Ca2+ che determina il disaccoppiamento della fosforilazione ossidativa con conseguente produzione mitocondriale di radicali liberi. Nelle fasi precoci dell’ipossia–ischemia il normale uptake del Ca2+ nella membrana interna del mitocondrio, necessaria peraltro per la regolazione degli enzimi piruvato deidrogenasi e ossiglutarato deidrogenasi, aumenta, favorendo alterazioni della struttura e del potenziale di membrana, inibizione della sintesi di ATP, disorganizzazione della catena respiratoria e generazione di radicali liberi. I 12 mitocondri sono particolarmente sensibili al danno ipossico e svolgono un ruolo centrale nei processi di apoptosi e necrosi. Una loro disfunzione porta al rilascio intracellulare di notevoli quantità di Ca2+ e di specie reattive dell’ossigeno, responsabili a loro volta di un ulteriore danno cellulare. Con tali presupposti la ricerca di base, oggi, si propone di individuare composti in grado di interferire con il metabolismo mitocondriale, alterato in condizioni patologiche, per poi introdurli nella pratica clinica. Tra questi, grande interesse sta suscitando nei ricercatori l’impiego della Acetil-L-Carnitina (ALC). Quest’ultima rappresenta l’estere di carnitina più abbondante nel sistema nervoso (Shug et al., 1982) ed il trattamento con questa molecola su modelli animali ha evidenziato una sua azione neuroprotettiva e nuromodulatrice. ALC, infatti, riduce lo stress ossidativo e l’azione dei radicali liberi e si è dimostrata inoltre in grado di ridurre la perossidazione lipidica preservando così la cellula dai danni determinati da disfunzioni mitocondriali. 1.6 Il calcio e la sintesi di ATP nei mitocondri La maggior parte dell’ ATP intracellulare deriva dalla glicolisi citosolica e dalla fosforilazione ossidativa mitocondriale. Quest’ultima utilizza la catena respiratoria e produce ATP attraverso l’ATP sintetasi mitocondriale. La presenza dei cofattori ridotti (NADH, FADH2) è assicurata dall’ossidazione mitocondriale di substrati che derivano da glucosio, acidi grassi, aminoacidi. Tuttavia il processo di fosforilazione ossidativa è regolato anche dall’interazione tra il metabolismo mitocondriale e quello citosolico. In questo senso, l’omeostasi del calcio mitocondriale ricopre un ruolo importante come dimostra il fatto che tre deidrogenasi del ciclo di Krebs (piruvato deidrogenasi, isocitrato deidrogenasi, α-chetoglutarato deidrogenasi) sono modulate dalla concentrazione di calcio. 13 Studi su cellule HeLa e colture primarie di miotubi scheletrici hanno analizzato gli effetti del segnale costituito dal calcio mitocondriale e citosolico sulla concentrazione di ATP cellulare. I risultati dimostrano che una variazione della concentrazione di calcio mitocondriale agonista-dipendente attiva il metabolismo mitocondriale con conseguente aumento della concentrazione di ATP nei mitocondri e quindi nel citoplasma. Tale evento dipende dalla consistenza dell’aumento di calcio e dalla disponibilità di substrati mitocondriali (Jouaville et al.,1999). Allo stesso modo una diminuzione nell’accumulo di calcio all’interno dei mitocondri determina un calo della concentrazione di ATP mitocondriale. Dal medesimo studio è emerso che i transienti di calcio inducono un aumento della concentrazione di ATP cellulare anche a lungo termine. 1.7 Il mitocondrio I mitocondri sono organelli intracellulari presenti nelle cellule animali e vegetali, che svolgono la funzione di produrre l’energia necessaria per la vita della cellula in quanto rappresentano la sede della respirazione cellulare. Sono organuli generalmente a bastoncello, ma possono avere anche forma granulare o filamentosa (Pannello 4). I mitocondri sono numerosi all’interno di una cellula ma la loro quantità può variare a seconda dei tessuti. Sono particolarmente numerosi in cellule caratterizzate da un cospicuo e continuo consumo di energia come ad esempio le cellule renali, muscolari e nervose. 14 Pannello 4. Foto al microscopio elettronico di un mitocondrio I mitocondri sono soggetti a modificazioni di forma e di volume in rapporto a variazioni osmotiche e chimiche e a movimenti di spostamento nel citoplasma cellulare. Questi movimenti sono per lo più passivi, causati da correnti citoplasmatiche, ma i mitocondri sono capaci anche di movimenti attivi dovuti forse, alla presenza di proteine contrattili acto-miosino simili. Struttura submicroscopica e funzioni I mitocondri sono delimitati da due membrane a doppio strato lipidico selettivamente permeabili che li separano dall’ambiente citoplasmatico circostante. La membrana esterna è liscia, mentre quella interna forma numerose invaginazioni, dette creste mitocondriali, perpendicolari alla parete e più o meno lunghe presenti in numero variabile a seconda del tipo cellulare e delle condizioni fisiologiche in cui si trova la cellula. Le due membrane racchiudono e definiscono due spazi: quello intermembrana, che si trova tra le due 15 membrane caratterizzato dalla stessa composizione del citoplasma, e lo spazio intercrestale o matrice, dove sono presenti enzimi, coenzimi, acqua, fosfati ed altre molecole. La membrana esterna è coinvolta nei processi di permeabilità che consentono il passaggio a sostanze di peso molecolare inferiore ai 10.000 Da (come per esempio gli ioni). La membrana interna, viceversa, è meno permeabile agli ioni ed è la sede di processi di fosforilazione ossidativa. Su di essa si trovano, infatti, gli enzimi che costituiscono la catena di trasporto degli elettroni. Il mitocondrio nell’omeostasi del Ca2+ intracellulare Il mitocondrio è caratterizzato da un potenziale di membrana di circa 180 mV, negativo all’interno, che rappresenta un elevatissimo gradiente elettrochimico per l’accumulo di Ca2+. Questo potenziale porterebbe la [Ca2+], all’equilibrio, ad un valore di circa 0.1 M. Tale concentrazione, incompatibile con la vita di questo organello, è prevenuta dall’azione coordinata di sistemi separati di ingresso e di efflusso di Ca2+, a livello della membrana mitocondriale interna. Un sistema di uniporto relativamente aspecifico rappresenta la via di influsso del Ca2+. Tale sistema, che può trasportare anche altri ioni bivalenti, come Sr2+ e Mn2+, induce un rapido ingresso di Ca2+ a livello del mitocondrio solo a concentrazioni citoplasmatiche di quest’ultimo dell’ordine delle micromoli. Queste [Ca2+] sono raggiunte a livello dei siti di contatto tra mitocondri e reticolo endoplasmatico in seguito alla formazione di microdomini ad alta [Ca2+] a livello dei recettori di InsP3 (Rizzuto et al., 1993). Le vie di efflusso del Ca2+ sono invece rappresentate da: antiporto H+/Ca2+ e antiporto Na+/Ca2+. Tramite il primo sistema, stimolato da valori elevati del potenziale di membrana, vengono trasportati 2 ioni H+ contro uno ione Ca2+ (Bernardi & Azzone, 1983). Il secondo è uno scambiatore Na+/Ca2+, in grado di estrudere Ca2+ scambiandolo con Na+ secondo un 16 rapporto stechiometrico 3 Na+ : 2 Ca2+. Il Na+ che si accumula all’interno della matrice viene espulso nuovamente dall’antiporto H+/Na+ (che scambia 1 Na+ per 1 H+). Questi due sistemi (H+/Ca2+ e Na+/Ca2+) complessivamente portano all’estrusione di Ca2+ e la loro combinazione costituisce la via di efflusso del Ca2+ più importante a livello dei tessuti eccitabili. E’ noto inoltre che l’espulsione del Ca2+ può essere modulata dal potenziale di membrana con un meccanismo per ora sconosciuto. 1.8 Lo scambiatore Na+/Ca2 + Funzione e struttura In seguito alla purificazione della proteina dello scambiatore cardiaco, avvenuta nel 1988 (Philipson et al., 1988), nel 1990, per la prima volta, fu clonato il gene dello scambiatore Na+/Ca2+ (NCX1) dal muscolo cardiaco di cane (Nicoll et al., 1990). Questo lavoro ha costituito il punto di partenza per tutti gli studi successivi di biologia molecolare riguardanti tale sistema di trasporto e ha permesso di chiarire e, soprattutto, di rispondere a numerosi quesiti circa le relazioni esistenti tra la struttura e la funzione dello scambiatore Na+/Ca2+. Inizialmente la struttura fu stabilita in base ad un modello che prevedeva 12 segmenti transmembranari. Successivamente, si evidenziò che il segmento idrofobico iniziale, costituito da una sequenza di 32 aminoacidi, era solo un peptide segnale che veniva staccato dal resto della proteina nelle fasi iniziali della maturazione nel reticolo endoplasmatico (Durkin et al., 1991;Hryshko et al., 1993). La lunghezza totale della proteina matura dello scambiatore è stabilita essere di 938 aminoacidi. In seguito è stato proposto un nuovo modello topologico secondo il quale i segmenti transmembranari sarebbero 9 (Pannello 5) (Nicoll et al., 1999). L’estremità ammino-terminale della proteina matura, è glicosilata nella posizione 9 (Hryshko et al., 1993) ed è quindi situata nel versante extracellulare, mentre l’estremità carbossi-terminale è intracellulare. Lo 17 scambiatore consiste di due domini idrofobici, costituiti ciascuno da vari segmenti che attraversano la membrana plasmatica, separati da un largo loop intracellulare di circa 550 aminoacidi. Pannello 5. Struttura NCX. Shigekawa M et al. Circ Res. 2001 11;88(9):864-76. 18 Varianti di splicing Il metabolismo del Ca2+ presenta delle grandi differenze nei vari tipi di tessuti. Nei tessuti eccitabili, quali ad esempio il muscolo cardiaco, durante le fasi di contrazionerilassamento (Santana et al., 1996) ed il tessuto nervoso, durante il potenziale d’azione, la [Ca2+]i va incontro a notevoli e transitori aumenti per poi tornare ai valori basali in tempi brevissimi, mentre nel tessuto renale tutto questo non avviene e la [Ca2+]i risulta essere costante nel tempo. Nonostante questa differenza nella regolazione del Ca2+, i tre tessuti risultano tuttavia simili poiché esprimono in grande misura la proteina dello scambiatore Na+/Ca2+ (Frank et al., 1992; Juhaszova et al., 1996; Kieval et al., 1992; Lytton et al., 1996) e l’RNA del gene codificante per NCX1 (Kofuji et al., 1992; Kofuji et al., 1993). Dal momento che lo scambiatore Na+/Ca2+ è così bene espresso in questi tessuti e poiché il metabolismo del Ca2+ è molto diverso, è facile supporre che lo stesso scambiatore presenti delle variazioni nella sequenza primaria del cDNA tali da riflettere le differenze funzionali e tali da giustificare l’esistenza di varie isoforme tessuto–specifiche. Per quanto riguarda l’isoforma dello scambiatore NCX1, si conoscono almeno 32 ulteriori differenti isoforme (Schulze et al., 1996); esse sono state ritrovate in diversi tessuti (He et al., 1998; Reilly and Lattanzi, 1996), ma resta ancora poco chiaro il significato fisiologico e funzionale di tali varianti di splicing. Negli ultimi anni sono stati identificati altri quattro geni codificanti la proteina dello scambiatore Na+/Ca2+ , identificati come NCX2 (Li et al., 1994; Linck et al.,1998; Quednau et al., 1997) ed NCX3 (Linck et al., 1998; Nicoll et al., 1996) . I prodotti del gene per NCX1 sono ampiamente diffusi nelle cellule del tessuto muscolare cardiaco, scheletrico e della muscolatura liscia, nelle cellule neuronali e astrocitarie, nel rene, nel polmone e nella milza (Quednau et al.,1997). I prodotti genici NCX3 ed NCX2, invece, fino ad ora sono stati rinvenuti solo nel tessuto cerebrale e nella muscolatura scheletrica (Yu and Colvin, 1997). 19 Localizzazione dello scambiatore Na+/Ca2+ Una delle caratteristiche peculiari dello scambiatore Na+/Ca2+ è la sua specifica localizzazione nei vari tipi cellulari. Nelle cellule della muscolatura liscia e nelle colture cellulari neuronali ed astrocitarie, lo scambiatore appare sempre confinato in quelle regioni della membrana plasmatica che sono in stretta vicinanza a determinate strutture intracellulari, quali il reticolo sarcoplasmatico (SR), endoplasmatico (ER) e il mitocondrio (Blaustein et al., 1992; Juhaszova et al., 1996). Questa distribuzione focalizzata della proteina dello scambiatore, contrasta con la distribuzione uniforme sulla membrana plasmatica della pompa del Ca2+-ATPasi riscontrata in vari tipi di cellule (Juhaszova et al.,1996). Tale distribuzione differenziale dei due sistemi di trasporto nell’ambito della stessa membrana plasmatica, suggerisce che la localizzazione è basata su considerazioni di tipo funzionale. La pompa del Ca2+-ATPasi, per esempio, potrebbe avere come compito fondamentale quello di controllare che i livelli di Ca2+ intracellulari restino sempre bassi, mentre lo scambiatore potrebbe svolgere un ruolo indiretto nel modulare le riserve di Ca2+ all’interno degli organelli citoplasmatici (SR, ER e mitocondrio). Nelle cellule neuronali lo scambiatore Na+/Ca2+ è espresso in alte concentrazioni soprattutto a livello delle terminazioni presinaptiche. Ciò fa supporre che potrebbe giocare un ruolo fondamentale, oltre che nella regolazione dell’omeostasi del Ca2+, anche nella modulazione dei rilascio Ca2+-dipendente dei neurotrasmettitori (Juhaszova et al., 1996; Reuter and Porzig,1995). Lo scambiatore è presente inoltre nei processi neuronali (spine) e nei coni di crescita (Luther et al., 1992), quindi in quelle zone dove transitano e debbano essere trasportati grandi quantitativi di Ca2+. A livello delle terminazioni nervose, lo scambiatore e la pompa del Ca2+-ATPasi sono distribuiti in maniera differente a dimostrazione del fatto che svolgono ruoli diversi (Juhaszova et al., 1996): rispetto allo scambiatore Na+/Ca2+, la pompa del Ca2+ risulta localizzata più vicina ai siti di rilascio delle vescicole sinaptiche. 20 Direzionalità di NCX Studi preliminari effettuati su numerose preparazioni istologiche, indicano che lo scambiatore Na+/Ca2+ può trasportare il Ca2+ sia all’esterno che all’interno delle cellule e che tale modo di operare dipende dalla forza elettrochimica trainante, ossia dal gradiente di concentrazione del Na+ e del Ca2+ e dal potenziale di membrana, ma in maniera prevalente da particolari condizioni fisiologiche legate ad alcune patologie. Un fattore cruciale nel determinare la direzione del flusso di calcio, sia in termini di influsso che di efflusso, è rappresentato dalla stessa concentrazione di calcio intracellulare [Ca2+]i (Hilgemann, 1990). La [Ca2+]i richiesta per l’attivazione al 50% dello scambio ionico nel senso di un influsso di calcio, misurata nell’assone gigante di calamaro e nel muscolo cardiaco (Hilgemann et al., 1992), è dell’ordine di 1 µM in condizioni fisiologiche. Di conseguenza, solo una piccola frazione degli scambiatori è attiva nelle condizioni della cellula a riposo in cui la [Ca2+]i è circa 100 nM, mentre è pienamente attivata quando la concentrazione di calcio intracellulare è nel range micromolare, ossia durante la fase massimale di attivazione delle cellule eccitabili e secretorie. L’influsso di Ca2+ è dipendente anche da basse concentrazioni extracellulari di ioni metallici alcalini incluso il Na+ (Fontana et al., 1995), mentre alte concentrazioni di quest’ultimo inibiscono l’influsso di Ca2+. L’attivazione dello scambiatore operante nel reverse mode, è indotta anche da elevate concentrazioni di [Na+]i, che si raggiungono nel caso di un'inibizione della pompa Na+/K+ATPasi, mediata ad esempio dalla ouabaina (Repke et al., 1984; Taglialatela et al., 1990), cui consegue una riduzione del gradiente elettrochimico del Na+ attraverso la membrana plasmatica (Baker and Manil, 1968). In questo caso si verifica un influsso netto di Ca2+ mediato dallo scambiatore. L’efflusso di Ca2+ è attivato da basse concentrazioni di ioni metallici alcalini presenti a livello extracellulare ed è inibito da alte concentrazioni di sodio intracellulare (Blaustein, 21 1977). Anche l’efflusso di Ca2+, così come l’influsso, sembra essere attivato dal calcio intracellulare non trasportato e non necessita della presenza del Ca2+ a livello extracellulare (Blaustein, 1977). Da quest’ultima osservazione funzionale si evince che lo scambiatore è una struttura asimmetrica. L’idrolisi dell’ATP non è richiesta per promuovere l’estrusione del Ca2+ mediata dallo scambiatore, come dimostrano numerosi studi effettuati su cellule depletate dall’ATP (DiPolo and Beauge, 1987). Tuttavia, l’ATP citosolico sostanzialmente è capace di alterare la cinetica dello scambiatore presumibilmente mediante una fosforilazione dei siti attivi presenti sulla molecola dell’antiporter (DiPolo, 1974; DiPolo, 1976 ) Questa è un’ulteriore dimostrazione che la struttura dello scambiatore Na+/Ca2+ sia asimmetrica. Tale asimmetria apparentemente rende lo scambiatore incapace di svolgere la sua funzione in maniera ottimale poiché mostra delle differenze sia nell’affinità per lo ione Ca2+ su entrambi i lati della membrana, che nella modulazione della cinetica del trasporto da parte di vari ligandi. Inoltre in un recente lavoro di Kim B e Matsuoka si è stato dimostrato che lo scambiatore sodio-calcio localizzato a livello mitocondriale è influenzato dalla concentrazione di sodio citoplasmatico che è in grado di modulare i livelli di calcio intramitocondriale in quanto il suo meccanismo è voltaggio dipendente ed elettrogenico (Kim e Matsuoka, 2008). Inibitori dello scambiatore Na+/Ca2+ Un importante metodo per analizzare il ruolo fisiologico di un sistema di trasporto, quale può essere un canale, una pompa o uno scambiatore ionico, è senz’altro rappresentato dal blocco del sistema mediante l’utilizzo di un inibitore altamente selettivo. Tuttavia, frequente è anche l’utilizzo di inibitori poco selettivi per identificare e caratterizzare qualche sistema di trasporto quando il tipo di cellule in questione possiede, in maniera esclusiva, anche solo una delle proteine implicate nell’attività di trasporto che viene 22 riconosciuta dall’inibitore. E’ il caso dell’amiloride che è stata utilizzata per identificare e caratterizzare i canali del Na+ presenti nell’epitelio dei tubuli collettori renali di mammifero (Benos et al., 1992). Nel caso dello scambiatore Na+/Ca2+, la situazione è alquanto complicata, in quanto non esistono inibitori con un grado di selettività tale da poter essere utilizzati periodicamente per caratterizzare lo scambiatore nelle cellule e nei tessuti intatti, a meno che la struttura non sia più o meno isolata dagli altri sistemi di trasporto del Na+ e del Ca2+. Da circa un decennio gli inibitori per lo scambiatore Na+/Ca2+ (Kaczorowski et al., 1989) sono oggetto di studio e notevoli passi in avanti sono stati fatti allo scopo di delineare inibitori ottimali di tale attività di trasporto. Lo XIP è stato introdotto nel 1991 (Li et al., 1991), mentre più recentemente è stato descritto un nuovo inibitore non peptidico, un derivato dell’ isotiourea (Iwamoto et al., 1996; Watano et al., 1996). Conseguentemente al clonaggio della proteina dello scambiatore (Nicoll et al., 1990), numerosi laboratori hanno sviluppato degli oligodeossinucleotidi antisenso (AS-ODN) che esplicano la loro azione inibitoria altamente selettiva mediante l’inibizione dell’espressione della proteina dello scambiatore (Bland et al., 1996; Lipp et al., 1995). 1.9 NCXmito Efflusso di calcio sodio-dipendente dal mitocondrio nel sistema nervoso Il mitocondrio oltre a fornire energia alla cellula è coinvolto anche nei meccanismi di proliferazione cellulare, eccitabilità cellulare, neuropatie quali atrofie e malattia di Parkinson (Zeviani & Di Donato, 2004; Finsterer, 2004) A livello fisiologico il mitocondrio interagisce con altri organelli e compartimenti cellulari attraverso secondi messaggeri e cascate trasduzionali. Gli ioni calcio sono i fattori meglio caratterizzati in grado di ricoprire questo ruolo, infatti i mitocondri rilevano i cambiamenti dei livelli di calcio citosolico e li traducono in un cambiamento dell’attività respiratoria; 23 inoltre i mitocondri modulano le concentrazioni di calcio citosolico sequestrando o rilasciando il calcio e quindi influenzano i pathway calcio-sensibili (Carafoli et al., 2003). Di conseguenza il sistema molecolare deputato al controllo dell’influsso/efflusso di calcio nel/dal mitocondrio può essere considerato un importante sito di regolazione dell’omeostasi di calcio intracellulare e dell’attività mitocondriale. Per questo lo scambiatore mitocondriale sodio-calcio (NCXmito) assume un ruolo fondamentale; NCXmito esclude ioni calcio dalla matrice mitocondriale in cambio di ioni sodio citosolici, i quali in definitiva vengono riespulsi nel citosol attraverso lo scambiatore Na+/H+ in cambio di uno ione H+. Mentre in cellule non eccitabili l’efflusso di Ca2+ è mediato dallo scambiatore H+/Ca2+, NCXmito è il principale sistema che esclude ioni Ca2+ dalla matrice mitocondriale di neuroni e altre cellule eccitabili. In condizioni di riposo le concentrazioni di calcio intramitocondriali sono significativamente più basse di quanto atteso, infatti c’è una forza trainante, derivante dall’ elevato gradiente elettrico negativo (circa -180 mV) che sostiene l’ingresso di calcio all’interno del mitocondrio attraverso il canale ionico chiamato Ca2+ uniporter. Considerato il notevole gradiente negativo, le concentrazioni di calcio intramitocondriali sono state stimate attorno ad un valore di 100 µM, un livello molto più elevato rispetto a quello osservato sperimentalmente (David et al., 2003; Miyata et al., 1991; Sheu & Sharma, 1999). Questa discrepanza tra concentrazione attesa e misurata implica che gli ioni Ca2+ intramitocondriali vengano continuamente rimossi da tale compartimento, innescando quindi un ciclo futile di influsso/efflusso di calcio. Questo apparente inutile riciclo può essere un fenomeno fisiologico rilevante che può essere attivato o represso in differenti subdomini cellulari in accordo con variazioni locali di [Na+] e [Ca2+] citosolici. Questo riciclo consente ai mitocondri di modulare finemente e continuamente la propria attività in base alle variazioni di concentrazioni di sodio e calcio così da modulare le concentrazioni di Ca2+ citosoliche in regioni delimitate. Inoltre l’energia dissipata per il riciclo del Ca2+ attraverso la matrice mitocondriale, che fisiologicamente 24 risulta irrilevante, diventa sostanziale in condizioni di sovraccarico massivo di Ca2+, come durante eventi ischemici, per la sopravvivenza cellulare. Proprietà biofisiche di NCXmito Uno dei maggiori problemi che limita il nostro studio sul ruolo di NCXmito nel sistema fisiologico cellulare è la mancanza di informazioni sulla sua struttura molecolare. Poiché non è stato ritrovato nessun gene codificante per NCXmito nel genoma mitocondriale (Anderson et al., 1981) si suppone che NCXmito sia codificato da un gene nucleare, tradotto nel citoplasma e trasferito nel mitocondrio. E’ ancora aperta la questione sul fatto che il gene codificante per NCXplm ( scambiatore Na+/Ca2+ espresso a livello della membrana plasmatica) sia lo stesso di quello codificante per NCXmito. Carafoli et al., (1974) hanno mostrato evidenze che suggeriscono che il mitocondrio esclude il Ca2+ in cambio di Na+ e che questo effetto è molto specifico perché non si osserva utilizzando invece ioni K+, Rb+, Cs+ o Mg2+. Ulteriori studi hanno svelato che lo svuotamento totale di calcio dal mitocondrio si ottiene solo ad elevate concentrazioni di Na+ in presenza di Rutenio, un bloccante del Ca2+ uniporter (il principale meccanismo di influsso di calcio mitocondriale). E’ stato anche dimostrato che il Li+ può sostituire il Na+ nel promuovere l’efflusso di Ca2+ (Crompton et al., 1976); questo rappresenta un’ importante differenza da NCXplm, la cui attività di influsso di Ca2+ è stimolata dal Li+ (Annunziato et al., 2004). Studi effettuati su mitocondri isolati da cuore di ratto hanno dimostrato che questo meccanismo trasporta circa 40 nmoli di Ca2+ per mg di proteine mitocondriali con una Na+-dipendenza ad andamento sigmoidale (EC50=8 mM) (Crompton et al., 1976). Esperimenti condotti su mitocondri isolati da vari tessuti hanno dimostrato che l’efflusso di Ca2+ Na+-dipendente è un fenomeno molto diffuso ed è stato osservato nel cervello, nel muscolo scheletrico ,nelle ghiandole parotidee (Crompton et al., 1976). Studi più recenti non hanno confermato la presenza di tale meccanismo in altri tessuti e 25 organi quali fegato, reni e tessuto muscolare liscio, dove l’efflusso di Ca2+ ha luogo attraverso un meccanismo Na+-indipendente prevalentemente attraverso uno scambio Ca2+/H+ (Fiskum & Lehninger, 1979; Puskin et al., 1976). La stechiometria di NCXmito La stechiometria di NCXmito è da tempo oggetto di dibattito ma a tal proposito la teoria più condivisa è quella che prevede lo scambio di uno ione Ca2+ con 3 ioni Na+ , allo stesso modo di NCXplm; inoltre gli ultimi lavori riportano evidenze che il trasporto è asimmetrico: 1) misurando le variazioni di [Ca2+]m e della differenza di potenziale mitocondriale (∆Ψ), in condizioni in cui viene bloccata la catena respiratoria, Kim & Matsuoka (2008) hanno dimostrato che il trasporto è elettrogenico; 2) mitocondri in cui è attiva la respirazione cellulare sono in grado di mantenere il gradiente di Ca2+ anche in condizioni incompatibili con un trasporto di tipo elettroneutro, come attraverso la dissipazione di ∆pH con nigericina (Jung et al., 1995; Brand et al., 1985); 3) l’influsso di Ca2+ mitocondriale, in condizioni in cui è inattiva la respirazione cellulare, è aumentato quando la ∆Ψ è abolita; ciò dimostra che tale processo non è elettroneutro ma genera corrente opposta al potenziale negativo intramitocondriale. Forward/reverse mode di NCXmito Come avviene anche in NCXplm, NCX mito ha diverse modi di operare oltre all’ efflusso di Ca2+ Na+-dipendente. Innanzitutto NCX mito è in grado di revertire il suo modo di operare (Pannello 6) consentendo un influsso di calcio all’interno della matrice mitocondriale. Kim e Matsuoka (2008) hanno dimostrato che la differenza del potenziale di membrana mitocondriale è un fattore cruciale per stabilire la direzione dello scambio Na+/Ca2+. A conferma di tale ipotesi, 26 gli autori hanno misurato le variazioni della concentrazione di Ca2+ mitocondriale ([Ca2+]m) che avvengono in cardiomiociti, isolati da ratti adulti, permeabilizzati con saponina in seguito all’aumento delle concentrazioni citoplasmatiche di Na+ ([Na+]c) e di Ca2+ ([Ca2+]c) incrementati attraverso la soluzione extracellulare. Questo approccio ha consentito di osservare un aumento delle [Ca2+]m a seguito dell’aggiunta di [Ca2+]c e, al contrario, una riduzione progressiva delle [Ca2+]m in funzione dell’aumento di [Na+]c; questo risultato rappresenta l’effetto dell’attivazione Na+-dipendente di NCXmito, che operando nella modalità forward, provoca un efflusso di Ca2+ dalla matrice mitocondriale. Diversamente, se gli esperimenti vengono condotti su cardiomiociti trattati con FCCP e oligomicina, così da depolarizzare la ∆Ψ, l’aumento di [Na+]c provoca un aumento significativo di [Ca2+]m; questo risultato rappresenta la conseguenza dell’ attivazione di NCX mito nella modalità reverse in grado di mediare l’influsso di Ca2+ mitocondriale in maniera Na+-dipendente. Tale ipotesi è supportata anche dal fatto che l’ aumento di [Ca2+]m è bloccato dal CGP37157, un inibitore selettivo di NCXmito. Inoltre ogni aumento massivo di Na+ nel citoplasma è in grado di provocare parallelamente un aumento di Na+ nel mitocondrio a causa dell’ alterazione dell’ efflusso di Na+ attraverso il trasportatore Na+/H+, provocata dal blocco della catena respiratoria, e dall’ aumento dell’ influsso di Na+ attraverso PTP,canali del Na+ mitocondriali e trasportatotori degli acidi monocarbossilici. La capacità di NCXmito di revertire il suo modo di operare potrebbe avere un ruolo rilevante nei processi di morte post-ischemica dove la mancanza di ossigeno blocca la catena respiratoria e si riproduce una situazione simile a quella verificatasi negli esperimenti di Kim e Matsuoka (2008) 27 Pannello 6. Forward (A)/ Reverse (B) mode di NCXmito Modulazione ionica dell’attività di NCXmito Studi di biofisica condotti su mitocondri isolati hanno dimostrato che l’ attività di NCXmito è modulata da ioni monovalenti, bivalenti e trivalenti. Ioni K+ interferiscono con l’attività di NCXmito promuovendo lo scambio Na+/Ca2+ e Ca2+/Ca2+ (Crompton et al 1980; Hayat & Crompton, 1982). Questo effetto è dovuto alla capacità di K+ di aumentare l’affinità per il Ca2+ nella modalità di trasporto Ca2+/Ca2+ e per il Na+ nella modalità di trasporto Na+/Ca2+; in mitocondri isolati da cuore di ratto è stato osservato che il K+ riduce di 9 volte la Km per Sr2+ (utilizzato come surrogato del Ca2+) e di 3 volte la Km per il Na+ (Hayat & Crompton, 1982). Lo ione H+ localizzato a livello della matrice mitocondriale influenza significativamente l’ attività di NCXmito. Baysal et al. (1991), utilizzando la nigericina per equilibrare il pH intra ed extra-mitocondriale, hanno scoperto che la massima attività di NCXmito viene espletata ad un pH di 7.5-7.6, che è molto più acido del pH alcalino misurato nei mitocondri di cellule 28 viventi in condizioni di riposo. L’attività di NCXmito diminuisce notevolmente con l’acidificazione della matrice inferiore a 7.4 e una riduzione dell’attività si osserva anche a pH più alcalini. La sensibilità di NCXmito al pH rappresenta probabilmente un ulteriore meccanismo di regolazione fine dell’omeostasi del Ca2+ mitocondriale in funzione dello stato metabolico cellulare. Hayat & Crompton (1982), effettuando esperimenti su mitocondri isolati, hanno ottenuto risultati che suggeriscono il ruolo fondamentale del Ca2+ extramitocondriale nella regolazione dell’ attività di NCXmito, un fenomeno rilevante nell’ omeostasi di [Ca2+]m in risposta a variazioni di [Ca2+]m. In particolare, hanno osservato che concentrazioni micromolari di Ca2+ extramitocondriale inibiscono il rilascio di Ca2+ indotto dal Na+. La modulazione del Ca2+ sull’ attività di NCXmito non dipende da un’ azione di massa né da dal gradiente di Ca2+ di per sé, ma implica la presenza di specifici siti di regolazione presenti nel versante intramitocondriale dello scambiatore. Altri cationi divalenti come il Ni2+ (Ligeti et al., 1987), il Ba2+ (Lukàcs & Fonyò, 1986), e Mg2+ (Hayat & Crompton, 1982) inibiscono NCXmito, presumibilmente agendo a livello del sito regolatorio del Ca2+. Inoltre La3+ è un potente bloccante dello scambiatore (Crompton et al., 1977), peculiarità distintiva rispetto a NCXplm. Espressione mitocondriale delle isoforme di NCXplm:NCX1, NCX2 e NCX3 Il nostro gruppo ha pubblicato recentemente risultati che dimostrano la capacità di NCXplm di contribuire, almeno in parte, all’ attività di NCXmito. Attraverso esperimenti di immunoistochimica e di microscopia elettronica, utilizzando anticorpi isoforma-specifici abbiamo esplorato la distribuzione subcellulare delle varie isoforme nel sistema nervoso centrale (Pannello 7 e 7bis). Abbiamo osservato una marcata espressione delle 3 isoforme sia a livello neuronale che gliale di tutte le aree cerebrali ma in particolare nella corteccia e nell’ ippocampo. La marcatura non era confinata solo a livello della membrana plasmatica 29 ma un segnale molto evidente si trovava anche a livello della membrana interna mitocondriale (Minelli et al., 2007). L’isoforma di NCXplm con la più elevata espressione a livello mitocondriale è NCX2, che viene espresso ugualmente nei neuroni e negli astrociti; NCX3 è espresso preferenzialmente nei neuroni mentre NCX1 ha una localizzazione mitocondriale principalmente nell’ ippocampo e non nella neocorteccia, dove è espresso sia nei neuroni che nella glia. Studi di microscopia elettronica della localizzazione subcellulare dei mitocondri NCX-positivi hanno evidenziato che negli astrociti i mitocondri NCX-positivi sono espressi principalmente nei tubuli prossimali mentre nei neuroni sono localizzati nei dendriti ed, invece, nel soma neuronale sono presenti in entrambe le popolazioni cellulari. Inoltre i mitocondri NCX-positivi sono spesso localizzati in prossimità di specializzazioni post-sinaptiche suggerendo, quindi, un loro coinvolgimento nella regolazione dell’ingresso di Ca2+ in seguito dell’ attivazione dei recettori post-sinaptici. I mitocondri localizzati in differenti compartimenti neuronali esprimono diverse isoforme di NCX: nei dendriti distali il 50% dei mitocondri esprime NCX1, mentre l’immunoreattività per NCX1 non è stata osservata a livello dei dendriti prossimali e del soma; al contrario mitocondri NCX2 e NCX3-positivi sono distribuiti in modo omogeneo in tutti i compartimenti neuronali. Esperimenti di Western Blotting eseguiti su preparati mitocondriali di differenti aree cerebrali hanno confermato l’ espressione di NCXplm a livello mitocondriale (Gobbi et al., 2007). Un’interpretazione di questo dato è che l’attività di NCXmito è dovuta, almeno in parte, alla localizzazione mitocondriale di NCX; l’ipotesi che una forma non identificata dello scambiatore mitocondriale crossreagisca con i 3 anticorpi isoforma-specifici non sembra plausibile. Ulteriori studi condotti silenziando selettivamente le varie isoforme di NCXplm potrebbero chiarire il contributo di tale scambiatore nel trasporto mitocondriale Na+/Ca2+. Rimangono ancora questioni irrisolte: 1) Come avviene il trasporto delle isoforme di NCX alla membrana mitocondriale interna. Tali proteine sono codificate da geni nucleari e probabilmente necessitano 30 di proteine e sistemi specializzati in grado di interagire con una sequenza target dello scambiatore e di trasportarlo nel mitocondrio (Neupert & Herrmann, 2007); 2) Rimane altresì da chiarire l’ eterogeneità della 3 isoforme, in particolare in base alla loro specifica funzione e regolazione. Assumendo che NCXplm contribuisce sostanzialmente allo scambio Na+/Ca2+ nel mitocondrio, l’ esistenza di tre differenti isoforme suggerisce che può esistere una micro-eterogeneità fra i differenti mitocondri basata sull’espressione specifica delle 3 isoforme di NCX. Questa sembra una possibilità molto interessante, considerando numerose evidenze che sottolineano l’ eterogeneità dei mitocondri, un loro comportamento plastico, in grado di adattare le loro funzioni e la loro morfologia in base alle differenti condizioni funzionali (Colllins et al.,2002; Yi et al., 2004; Brough et al., 2005). Se viene confermata l’ipotesi della localizzazione mitocondriale di NCXplm si aprirà la strada ad una serie di studi volti all’ individuazione dei sistemi di regolazione (es. chinasi e messaggeri) di NCX mito (Annunziato et al., 2004) 31 Pannello 7. Distribuzione di NCXs in mitocondri di astrociti.(A) Espressione di NCX3 in astrociti neocorticali.(B) Espressione di NCX2 in cellule gliali di ippocampo. (C) Mitocondri NCX3 positivi a livello della struttura sinaptica di cellule gliali. (D)Espressione di NCX1 in mitocondri di astrociti nella neocorteccia. (Gobbi P et al. (2007). Mitochondrial localization of Na+/Ca2+ exchangers NCX1-3 in neurons and astrocytes of adult rat brain in situ. Pharmacol Res 56: 556-565). 32 Pannello 7bis. Distribuzione di NCXs in mitocondri di neuroni di ippocampo e corteccia.(A e D) Espressione di NCX1 in mitocondri a livello dei dendriti distali dello strato radiatum.(B e E) Espressione di NCX2 in mitocondri localizzati nei dendriti di ippocampo e corteccia. (C) Mitocondri NCX3 positivi a livello dei dendriti in corteccia. (F)Mitocondri NCX2-positivi nei terminali massonici della CA1.(G e H) Mitocondri NCX2 e NCX3 positivi localizzati nel corpo cellulare. (Gobbi P et al. (2007). Mitochondrial localization of Na+/Ca2+ exchangers NCX1-3 in neurons and astrocytes of adult rat brain in situ. Pharmacol Res 56: 556-565). 33 Inibitori dell’ attività di NCXmito Lo studio del ruolo fisiologico di NCXmito richiede l’utilizzo di cellule intatte viventi poiché esperimenti condotti su mitocondri isolati richiedono l’utilizzo di condizioni sperimentali che non consentono di estrapolare informazioni sulla reale fisiologia della cellula. La mancanza di informazioni sulla struttura molecolare di NCXmito preclude l’utilizzo di strumenti di biologia molecolare come topi knock-out, nucleotidi anti-senso o siRNA e prevede un approccio di tipo farmacologico. I primi composti che si sono dimostrati in grado di bloccare l’ attività di NCXmito sono stati i bloccanti del canale del Ca2+; in particolare Vàghy et al., (1982) hanno evidenziato che in mitocondri isolati il rilascio di Ca2+ indotto dal Na+ viene inibito da diltiazem, prenylamine, feniledine, nifedipine e verapamil con rispettivamente un IC50 di 7, 12, 13, 66 e 150 µM. E’ interessante il fatto che diltiazem ha mostrato un’enantioselettività, infatti solo la forma D-cis era in grado di bloccare l’attività di NCXmito. Però questi composti esercitavano un’ elevata attività inibitoria sui canali del Ca2+ di tipo L che impediva il loro utilizzo su cellule intatte. Matlib e collaboratori successivamente hanno dimostrato che alcune benzodiazepine bloccano l’ efflusso di Ca2+ indotto dal Na+ nei mitocondri. Il più potente di questa famiglia è il clonazepam (IC50= 7 µM). Questo inibitore non risulta avere effetti sui canali del Ca2+ ma l’ interferenza esercitata dall’ attivazione dei recettori GABAergici sulla plasmamembrana e la presenza di specifici recettori GABAergici a livello della membrana mitocondriale esterna (O’Rourke, 2007) mettono in discussione il suo effetto su NCXmito . Successivamente Chiesi et al., (1988) hanno identificato un composto molto più selettivo per NCXmito , il 7-cloro-3,5-diidro-5-fenil-1H-4,1-benzotiazepina-2-on (CGP-37157). Questo composto è stato sviluppato mediante un disegno razionale, attraverso uno screening degli analoghi di diltiazem e clonazepam (Pannello 8) per identificare la struttura fondamentale responsabile dell’ inibizione dell’ attività di NCXmito. Cox et al. (1993) hanno mostrato, mediante l’ utilizzo di sonde fluorescenti e tecniche di elettrofisiologia, che nei 34 cardiomiociti isolati da ratto CGP-37157 (Pannello 8) inibisce l’ efflusso di Ca2+ indotto dal Na+ con una IC50 di 0.36 µM senza interferire con le correnti di Ca2+ attraverso i canali di tipo L; inoltre fino a concentrazioni di 10 µM non è stato osservato nessun effetto su NCXplm e sulla pompa Na+/K+ ATPasi (Cox et al., 1993). Pannello 8. Struttura chimica degli inibitori di NCXmito Ruolo di NCXmito nella fisiologia del sistema nervoso Essendo responsabile dell’efflusso di Ca2+ dalla matrice mitocondriale, NCXmito interferisce sia con l’omeostasi del [Ca2+]c che del [Ca2+]m e, di conseguenza, influenza i processi Ca2+-dipendenti nel citosol e nel mitocondrio. Le conoscenze sul ruolo svolto da NCXmito sono limitate, ma in alcuni lavori si è visto che esso è coinvolto nel controllo: 1) della durata e nell’ entità della risposta di [Ca2+]c evocata dal rilascio di neurotrasmettitori e potenziali d’azione (Brinley et al., 1978; Rizzuto & Pozzan, 2006; Montero et al., 2000; Frieel & Tsien, 1994) 2) del rilascio di neurotrasmettitori (Raiteri et al., 2002, 2007) 35 3) della plasticità sinaptica (Tang & Zucker, 1997; Garcia-Chacòn et al., 2006; Lee et al., 2007;Yang et al., 2007) 4) del metabolismo bioenergetico (Denton et al., 1978; Duchen et al., 1990; Cox & Matlib, 1993; Carafoli et al., 2003) 5) di NO mitocondriale e radicali liberi (Tatoyan & Giulivi, 1998; Marks et al., 2005) 36 SCOPO DELLA TESI A livello neuronale l’aumento del metabolismo energetico legato ad una stimolazione sensoriale dipende dal rilascio di glutammato (Sibson NR et al., 1998) ma rimane ancora da chiarire il meccanismo attraverso il quale il glutammato esplica la sua azione. Secondo una interpretazione il metabolismo neuronale è sostenuto dal lattato generato dagli astrociti circostanti a seguito dell’esposizione del glutammato (shuttle del lattato neuroniastrociti). Questa teoria è stata messa in discussione ed è stata formulata un’ipotesi alternativa secondo la quale è lo stesso glutammato che attiva il metabolismo energetico neuronale (Panov A et al., 2009). Prendendo questa ultima ipotesi come riferimento abbiamo studiato il meccanismo attraverso il quale il glutammato è in grado di stimolare la produzione di ATP. Innanzitutto, considerato che i mitocondri neuronali e gliali possono utilizzare il glutammato come substrato alternativo per la respirazione cellulare (dopo una reazione di transamminazione a α-cheto glutarato), abbaiamo analizzato la modalità di ingresso del glutammato all’interno del mitocondrio . Infatti è noto che il glutammato entra nella matrice mitocondriale principalmente attraverso i trasportatori aspartato/malato (AGCs), una componente dello shuttle malato/aspartato (MAS), ma, recentemente, è stato proposto che nel tessuto cardiaco il glutammato può entrare nel mitocondrio attraverso EAATs (Ralphe JC et al., 2004, 2005). Partendo da questa evidenza sperimentale abbiamo verificato l’ espressione mitocondriale di EAATs a livello del tessuto corticale e ippocampale mediante esperimenti di Western Blotting e di microscopia elettronica. Successivamente abbiamo eseguiti esperimenti di videoimaging meccanismo attraverso il quale il gradiente di Na+, necessario per per chiarire il il trasporto del glutammato attraverso la membrana, viene mantenuto. Nel nostro laboratorio, in precedenza, è già stata descritta l’espressione mitocondriale dello scambiatore sodio calcio (NCX) ed è stata evidenziata la capacità di trasportare Na + 37 scambiandolo con il Ca2+ secondo il gradiente elettrochimico. La presenza di EAATs e NCX all’interno del mitocondrio ci ha suggerito quindi un’ipotesi alternativa del meccanismo attraverso il quale il glutammato entra a livello della matrice mitocondriale. A sostegno di tale idea abbiamo eseguito esperimenti di coimmunoprecipitazione per verificare la presenza di un’interazione fisica tra EAAT e NCX in mitocondri isolati da ippocampo e corteccia. Infine abbiamo studiato le proprietà farmacologiche e l’interazione funzionale tra EAAT e NCX al fine di evidenziare l’effetto della loro interazione e quindi la capacità di modulare la produzione mitocondriale di ATP stimolata da glutammato. 38 RISULTATI 3.1 Il glutammato stimola la sintesi di ATP in mitocondri corticali ed ippocampali Per stabilire se il glutammato era in grado di aumentare il metabolismo ossidativo attraverso un’azione diretta a livello mitocondriale abbiamo isolato i mitocondri (fig. 1A) dalla corteccia e dall’ippocampo di ratto, in quanto rappresentano le due aree più sensibili a tale neurotrasmettitore. Si è osservato un aumento significativo della sintesi di ATP nei mitocondri appartenenti a tali regioni (fig. 1B) dimostrando quindi un coinvolgimento diretto del glutammato nel metabolismo ossidativo. A sostegno di quest’affermazione è anche il fatto che l’oligomicina, un inibitore della F1-F0 sintasi ha inibito la sintesi di ATP stimolata da glutammato (fig. 1B). Per escludere la dipendenza dell’aumento di ATP da possibili contaminazioni citoplasmatiche abbiamo incubato l’estratto mitocondriale con il glucosio che per essere metabolizzato richiede enzimi glicolitici citosolici (Hirrlinger, J. & Dringen, R, 2010); come atteso, il glucosio non ha incrementato i livelli di ATP nel nostro sistema (fig. 1C). 39 A B Cervello Mitocondri Corteccia Ippocampo Ippocampo Corteccia Ippocampo Corteccia 1 ora esposizione 1 ora esposizione β 1 Integrina Porine ATP (nmoli/mg proteine) ATP (nmoli/mg proteine) Calnexina Glutammato 1 mM 50 40 30 20 10 0 Controllo Glutammato 1 mM 18 15 12 9 6 3 0 Controllo Oligomicina 1 mg/ml Oligomicina 1 mg/ml ANT C 18 ATP (nmoli/mg proteine) 12 6 ATP (nmol/mg proteins) D Ippocampo 11 mM 5 mM ora esposizione Glutammato Glucosio Ctl 30 Glutammato 1 mM ## ## 0 Ctl 10 30 100 9 Corteccia 10 mM Glucosio * 10 18 0 * * 20 *** 27 *** 0 Corteccia *** p<0.001 vs Ctl 300 DL-TBOA (µ µM) Ctl ATP (nmol/mg proteins) ATP (nmoli/mg proteine) Ippocampo 300 30 1 mM 5 mM 1 ora esposizione Glutammato Glucosio Glutammato 1 mM 10 mM Glucosio * * * * * * * * 20 ## 10 0 Ctl 10 30 100 300 300 DL-TBOA (µ µM) Fig.1 Western Blotting (A) e analisi sulla produzione di ATP (B e C) di estratti mitocondriali di ippocampo e corteccia che evidenziano la purezza del preparato e analisi dei livelli di ATP in seguito alla stimolazione di glutammato e alla pre-incubazione con DL-TBOA (D) 40 m: membrane mit: mitocondri E GLAST GLT1 Ippocampo corteccia m mit m mit Ippocampo corteccia 210 m mit m mit 210 131 131 86 86 41 41 EAAC1 Cervello Ippocampo corteccia m mit m mit Stomaco Testicoli Fegato 204 210 131 130 92 EAAC1 86 F 38 41 β-tubulina Ippocampo Corteccia F Glutammato 1 mM ATP (nmoli/mg proteine) *** FFff14 ATP (nmoli/mg proteine) *** 21 Glutammato 1 mM 18 *** *** 12 3.2 Coinvolgimento di EAAT nella sintesi di ATP stimolata da glutammato 7 0 Ctl TFB-TBOA 50 nM 6 0 Ctl TFB-TBOA 50 nM Fig 1bis Analisi dell’ espressione delle varie isoforme di EAATs in lisati totali e mitocondri purificati da ippocampo e corteccia e effetto inibitorio di TF-TBOA sulla produzione di ATP indotta da glutammato (D) 41 Considerato che il glutammato necessita di essere convertito in α-chetoglutarato per aumentare il metabolismo ossidativo, abbiamo indagato il meccanismo che consente il suo ingresso all’interno della matrice mitocondriale. Nella membrana plasmatica dei neuroni e della glia sono stati identificati proteine specializzate, appartenenti alla famiglia degli EAATs (Excitatory Amino Acid Transporters), in grado di trasportare il glutammato in maniera Na+ dipendente (Kanai, Y et al., 1993). Abbiamo quindi considerato la possibilità che gli EAATs fossero coinvolti nel trasporto di glutammato all’interno dei mitocondri corticali e ippocampali, un processo che generalmente viene attribuito ai trasportatori aspartato/glutammato Aralar/AGC1 e Citrin/AGC2 (del Arco A et al., 1998). In linea con questa ipotesi, abbiamo osservato che la sintesi di ATP stimolata dal glutammato veniva inibita da inibitori selettivi degli EAATs, cioè DL-TBOA e TF-TBOA (fig. 1D). Inoltre negli estratti proteici mitocondriali di corteccia e ippocampo abbiamo rilevato la presenza di tre differenti EAAT: Glutamate Aspartate Transporter (GLAST), Glutamate Transporter 1 (GLT1) e EAAC1(fig. 1E). Per confermare il coinvolgimento di EAAT nel metabolismo ossidativo in condizioni fisiologiche abbiamo saggiato la capacità del glutammato di stimolare la sintesi di ATP anche in presenza di altri intermedi metabolici come malato e piruvato (Desagher, S et al., 1997). Nella fig. 2A si è osservato che nei preparati mitocondriali di ippocampo e corteccia l’aumento dei livelli di ATP derivante dall’ incubazione con concentrazioni non saturanti di malato e piruvato (0.1 mM) erano significativamente più bassi di quelli raggiunti in presenza di glutammato; inoltre se al glutammato venivano aggiunte concentrazioni saturanti di malato e piruvato (fino a 3 mM), il glutammato era ancora in grado di incrementare la sintesi di ATP, fenomeno che veniva bloccato dal TFB-TBOA (fig.2B). Nella Fig. 3A viene evidenziato che la produzione di ATP indotta da glutammato è un meccanismo che appartiene sia alla popolazione neuronale (SH-SY5Y) che a quella gliale (C6). 42 Ippocampo A TFB - TBOA 3µ µM ### 45 ### ### 30 §§§ *** *** 15 # 0 TFB - TBOA 3µ µM §§§ *** 45 §§§ *** ATP (nmoli/mg proteine) ATP (nmoli/mg proteine) Corteccia ### §§§ *** 30 *** 15 # 0 Piruvato 0.1 mMGlut 1 mM + + + - Malato 0.1 mM B + + + + + + - Glut 1 mM + + + Malato 0.1 mM Piruvato 0.1 mM - Ippocampo + - 40 20 + + + *** 60 40 20 0 0 - + - + + Glut 1 mM - + - + + + + Malato 2.5 mM - - + + + Malato 2.5 mM - - + Piruvato 2.5 mM - - + + + Piruvato 2.5 mM - - + + + TFB-TBOA 3 µM - - - - + TFB-TBOA 3 µM + + 80 *** 60 Glut 1 mM + + + Corteccia ATP (nmoil/mg proteine) ATP (nmoli/mg proteine) 80 + + + - - - - - + Fig.2 Effetto di concentrazioni sub-saturanti (A) e saturanti (B) di malato e piruvato sulla produzione di ATP indotta da glutammato in mitocondri isolati da ippocampo e corteccia. 43 3.3 EAAC1 sostiene l’ ingresso di glutammato nel mitocondrio DL-TBOA è un inibitore non in grado di discriminare GLT1, GLAST e EAAC1 quindi non è stato possibile avere informazioni sull’isoforma effettivamente responsabile del metabolismo ossidativo del glutammato. Comunque, come si può osservare nella fig. 3B, GLAST e GLT1 presentano un’espressione irrilevante nei preparati mitocondriali, mentre EAAC1 risulta espresso in maniera abbondante. Per confermare che EAAC1 fosse effettivamente coinvolto nella stimolazione di ATP indotta da glutammato abbiamo silenziato la sua espressione in cellule C6 e SH-SY5Y attraverso un oligonucletide antisenso (AsODN). Nelle cellule trattate con AsODN il glutammato non ha indotto la sintesi di ATP (Fig. 3bisC), suggerendo ancora un esclusivo coinvolgimento di EAAC1 rispetto agli altri sotto tipi di EAATs. Inoltre nella fig 1F si osserva che incubando gli estratti mitocondriali di ippocampo e corteccia con TFB-TBOA 50 nM, concentrazione che blocca solo GLAST e GLT1 (Shimamoto K. et al., 2004), la produzione di ATP stimolata da glutammato non viene inibita, mentre, a concentrazioni più alte in grado di inibire l’attività di EAAC1, la sintesi di ATP viene bloccata (fig. 2A). Infine è stato escluso il coinvolgimento di AGC, in quanto silenziando Citrin/AGC2 (unica isoforma espressa nelle linee cellulari C6 e SH-SY5Y) con specifici ODNs (tabella 1, Materiali e Metodi) non si è osservata nessuna alterazione significativa nella produzione di ATP stimolata da glutammato (fig. 3bisD). Le fig. 4A-E mostrano la localizzazione mitocondriale di EAAC1 all’interno di tessuti corticali e ippocampali e la specificità dell’anticorpo è dimostrata dalla mancata reattività in tessuti testicolari dove EAAC1 non è espresso (Lee A et al., 2011). 44 A 40 16 Glutammato 1 mM ATP (nmoli/mg proteine) ATP (nmoli/mg proteine) C6 (mitocondri) SH-SY5Y (mitocondri) *** Glutammato 1 mM 12 20 ### ** 8 # # 4 0 0 Ctrl Ctrl DL-TBOA 500 mM DL-TBOA 500 mM B SH-SY5Y 1 2 3 4 5 C6 1 6 2 3 4 5 6 EAAC1 1: lisato tessuto cerebrale 2: BHK-NCX1 3: lisato cellulare 4: Ip-EAAC1 (lisato tessuto cerebrale) 5: mitocondri 6: Ip-EAAC1 (mitocondri) Fig. 3 Effetto del DL-TBOA sulla produzione di ATP stimolata da glutammato (A) ed espressione di EAAC1 (B) in estratti mitocondriali di cellule SH-SY5Y e C6. 45 C SH-SY5Y Standard buffer Glutammato C6 D SH-SY5Y Standard buffer Glutammato + C6 Fig. 3bis Effetto di ODN anti-EAAC1 (C) e anti-AGC2 (D) sulla produzione di ATP indotta da glutammato in cellule SH-SY5Y e C6. 46 3.4 Il glutammato induce una depolarizzazione della membrana mitocondriale Come è noto l’uptake di glutammato mediato da EAAT è un meccanismo elettrogenico (Hirrlinger J & Dringen R, 2010), quindi l’ingresso del glutammato nel mitocondrio dovrebbe provocare una depolarizzazione della membrana mitocondriale a seguito dell’acccumulo di Na+ . Tale fenomeno è stato dimostrato con esperimenti di microscopia confocale, dove il TMRE (Dedkova EN & Blatter, 2005; Perez-Orti, JM et al., 2004; Nicholls DG & Ward MW, 2000), un indicatore selettivo del potenziale di membrana mitocondriale, ha mostrato che, in cellule SH-SY5Y e C6, l’esposizione di glutammato ha provocato una significativa depolarizzazione (fig. 5A-B). Il DL-TBOA non ha modificato il potenziale di membrana mitocondriale in condizioni di riposo (fig. 5bisC-D) ma ha inibito significativamente la depolarizzazione mitocondriale indotta da glutammato, confermando il ruolo chiave del cotrasporto Na+ /glutammato in questa risposta. Per escludere un coinvolgimento del potenziale di membrana plasmatico sono stati condotti esperimenti in cellule SH-SY5Y permeabilizzate con digitonina. Come si osserva nelle fig. 6A-D, nelle cellule permeabilizzate l’esposizione al glutammato ha indotto una riduzione rapida e reversibile della fluorescenza del TMRE, che nelle nostre condizioni indica una depolarizzazione mitocondriale. L’esposizione con FCCP (5 µM) al termine dell’esperimento ha indotto, come atteso, una eliminazione della fluorescenza del TMRE. Nelle cellule incubate con DL-TBOA (300 µM) non era invece presente alcuna depolarizzazione mitocondriale a seguito dell’esposizione con glutammato (fig. 6A-D), in accordo con i risultati ottenuti dalle cellule non permeabilizzate. 47 Fig 4 Immagini di microscopia immunoelettronica che evidenziano la distribuzione subcellulare di EAAC1, in particolare a livello della membrana mitocondriale, come indicato dalle frecce; (F: filamenti; G: apparato del Golgi; RER: reticolo endoplasmatico rugoso; Den: dendriti; Cap: capillari) 48 A 6 ctl GLUTAMMATO 0.5 mM 4 n.s. CGP 37157 * ** 2 * ** TMRE (F/F0) Basal Glutam. SH-SY5Y 0 DL-TBOA 250 s CTL B TBOA CGP Ru360 Ru360 Basal Glutam Basal C6 ctl 10 5 * ** n.s. * ** TMRE (F/F0) GLUTAMMATO 1 mM CGP 37157 0 DL-TBOA 200 s CTL TBOA CGP Ru360 Ru360 Fig. 5 Analisi delle variazioni in tempo reale del potenziale di membrana in cellule SH-SY5Y e in cellule C6 intatte (pre-incubate con diversi inibitori) in seguito alla stimolazione con glutammato 49 SH-SY5Y C STANDARD BUFFER +/- INIIBITORI FCCP 5 µM 4 TMRE (F/F0) n.s. 3 n.s. 2 1 300 s 0 CTL TBOA CGP37157 Ru360 C6 D STANDARD BUFFER +/- INIBITORI FCCP 5 µM TMRE (F/F0) 9 n.s. n.s. 6 3 300 s 0 CTL TBOA CGP37157 Ru360 Fig. 5bis Analisi delle variazioni in tempo reale del potenziale di membrana in cellule SH-SY5Y e in cellule C6 intatte, pre-incubate con diversi inibitori, in condizioni di riposo 50 3.5 Ruolo svolto dal calcio e dal sodio nella sintesi di ATP stimolata da glutammato:coinvolgimento di NCX Poiché EAAT cotrasporta Na+ /glutammato, utilizzando il gradiente di Na+ favorevole, abbiamo ipotizzato l’intervento di un altro fattore in grado di mantenere il gradiente di Na+ attraverso l’efflusso di sodio dal mitocondrio. Il meccanismo attraverso il quale la cellula in condizioni fisiologiche espelle Na+ dal mitocondrio prevede l’attivazione dello scambiatore Na+ /H+ (NHE). Abbiamo quindi incubato il preparato mitocondriale di ippocampo e corteccia con 5 –(N-Ethyl-N-Isopropyl)amiloride 10 µM (EIPA), un inibitore selettivo di NHE, ma non abbiamo osservato nessuna alterazione nella produzione di ATP stimolata da glutammato (fig. 7A). Un’altra proteina in grado di sostenere l’ingresso di glutammato attraverso EAAC1 nel mitocondrio potrebbe essere lo scambiatore sodio calcio (NCX). In condizioni di riposo NCX estrude il Ca2+ dalla matrice scambiandolo con il Na+ citosolico ma è in grado di revertire tale scambio in presenza di un’aumentata concentrazione di ioni Na+ (Castaldo, P. et al.,2009; Santo-Domingo J. & Demaurex N, 2010; Smets I. et al., 2004). Monitorando i livelli di Na+mit con una sonda fluorescente (CoraNa Red) abbiamo rilevato che l’esposizione al glutammato provoca un aumento di Na+mit sia in cellule SH-SY5Y che C6 (fig.7B). Inoltre bloccando la conduttanza di NCX con un inibitore selettivo GCP-37157 la concentrazione di Na+mit è rimasta invariata a seguito dell’esposizione al glutammato (fig. 7B). In linea con questi risultati il CGP-37157 non è stato in grado di modulare il potenziale di membrana mitocondriale in condizioni di riposo ma ha inibito la depolarizzazione mitocondriale indotta da glutammato (fig. 5A-D, 6A-D). Abbiamo quindi testato l’effetto del CGP-37157 sulla stimolazione di ATP indotta da glutammato in mitocondri corticali e ippocampali da dove è emersa una riduzione della sintesi di ATP dose-dipendente (fig. 7C) con una IC50 (~0.3 µM) vicina alla costante di inibizione dell’attività di NCX (Cox D.A. et al., 1993). Considerato che gli ioni calcio 51 aumentano l’attività delle deidrogenasi mitocondriali (Smets I. et al., 2004; McCormack, J.G et al., 1990) abbiamo considerato anche il coinvolgimento dell’ uniporter del calcio mitocondriale (Smets I. et al., 2004; Pellerin L. & Magistretti P.J., 1997) nella sintesi di ATP indotta da glutammato. A questo scopo abbiamo incubato l’estratto mitocondriale di corteccia e ippocampo con un inibitore selettivo dell’uniporter, Ru360 (10 µM), ma, come si può osservare nella fig. 7E, questo composto non modifica i livelli di ATP; inoltre Ru360 è stato incapace di alterare la depolarizzazione mitocondriale indotta da glutammato in cellule SH-SY5Y e C6(fig. 5A-B) e non ha interferito con il potenziale di membrana mitocondriale in condizioni di riposo (fig. 5C-D). Questi risultati ci portano ad escludere il coinvolgimento dell’ uniporter del Ca2+ nel nostro modello. SH-SY5Y (cellule permeabilzzate) 2 A B 1,5 1.5 Glutammato Glutammato 0.5 mM FCCP TMRE (F/F0) TMRE (F/F0) malato, piruvato, glucosio, ADP, succinato 1 0.5 0 50 s CTL DL-TBOA 1 *** *** 0,5 CGP 0 Basale CTL DL-TBOA CGP C6 (cellule permeabilizzate) 2 C D 1.5 1 0.5 0 50 s CTL DL-TBOA 1,5 Glutammato 1 mM FCCP Glutammato TMRE (F/F0) TMRE (F/F0) malato, piruvato, glucosio, ADP, succinato 1 *** *** 0,5 CGP 0 Basale CTL DL-TBOA CGP Fig.6 Analisi delle variazioni in tempo reale del potenziale di membrana in cellule SH-SY5Y (A e B) e in cellule C6 (C e D) permeabilzzate (pre-incubate con diversi inibitori) in seguito alla stimolazione con glutammato. 52 Standard buffer Ippocampo SH-SY5Y Ippocampo SH-SY5Y (mitocondri) Ippocampo Glutammato Corteccia C6 Corteccia C6 (mitocondri) Corteccia Fig.7 Produzione di ATP modulata selettivamente da NCX in mitocondri isolati da tessuto e da cellule(B, C e D) ed esclusione del coinvolgimento di NHE (A) e dell’uniporter (E). 53 3.6 Interazione strutturale tra NCX1 e EAAC1 In un precedente lavoro abbiamo dimostrato che i 3 prodotti genici NCX1, NCX2 e NCX3 sono localizzati anche a livello della matrice mitocondriale interna (Castaldo P. et al.,2009; Gobbi P. et al.,2007; Minelli A. et al., 2007), pertanto abbiamo ipotizzato una possibile interazione tra tali proteine e gli EAATs. A sostegno di tale ipotesi abbiamo immunoprecipitato gli estratti mitocondriali di ippocampo e corteccia con anticorpi diretti verso GLAST, GLT1 e EAAC1 e abbiamo valutato la loro immunoreattività per NCX. Si è osservata una forte immunoreattività di NCX1 negli immunoprecipitati di EAAC1 e viceversa ( fig.8A-B). Questo dato avvalora l’ ipotesi che nei mitocondri di ippocampo e corteccia sono presenti dei complessi multimolecolari costituiti da NCX1 e EAAC1 e la loro interazione risulta essere selettiva e specifica infatti:1) immunoprecipitati per EAAC1 non sono risultati immunoreattivi per NCX2 e NCX3 (fig. 8A); 2) immunoprecipitati per NCX1 non sono risultati immunoreattivi per GLAST e GLT1 (fig.8B); 3) immunoprecipitati per il siero di topo (ottenuto da animali non immunizzati) erano incapaci di rilevare NCX1, EAAC1, GLAST e GLT1 ( fig.8A-B).; 4) immunoprecipitati per NCX1 e EAAC1 non hanno mostrato la presenza della traslocasi del nucloeotide adenina (ANT), proteina della membrana interna mitocondriale. L’interazione specifica tra NCX1 e EAAC1 è evidente anche in esperimenti di microscopia confocale in cui si è osservata una colocalizzazione delle due proteine in preparati mitocondriali estratti da ippocampo e corteccia (fig. 8D). 54 Ippocampo Corteccia Ippocampo Corteccia Ippocampo Corteccia 3 4 5 6 1: lisato tessuto cerebrale 2: BHK-NCX1 SH-SY5Y 1 2 3 7 5 8 3: lisato cellulare 4: IP-NCX1 (lisato cellulare) Corteccia Ippocampo Corteccia Ippocampo Corteccia SH-SY5Y 1 2 Ippocampo C6 1 2 3 4 5 C6 6 5: mitocondri 6: IP-NCX1 (lisato cellulare) 1 2 3 7 5 8 7: IP-EAAC1 (lisato cellulare) 8: EAAC1 (mitocondri) Fig.8 Immunoprecipitazione delle differenti isoforme di NCX e EAATs in lisati totali e in estratti mitocondriali di corteccia e ippocampo (A e B) e di cellule SH-SY5Y/ C6 (C). 55 Ippocampo Corteccia Fig.8bis Analisi di microscopia confocale su mitocondri isolati da ippocampo e corteccia 56 3.7 NCX1 modula la sintesi di ATP indotta da glutammato Le cellule SH-SY5Y esprimono NCX1 e NCX3 mentre le cellule C6 espimono tutte e tre le isoforme. Per stabilire se l’interazione strutturale tra NCX1 e EAAC1 avesse una corrispondenza anche a livello funzionale, abbiamo silenziato separatamente le 3 isoforme utilizzando i rispettivi AsODN (Magi S. et al., 2005). Il silenziamento di NCX1 ha provocato un’inibizione della sintesi di ATP stimolata da glutammato sia in cellule SHSY5Y sia in cellule C6, mentre il silenziamento di NCX2 e NCX3 non ha prodotto alcun effetto (fig.9A-B). 57 SH-SY5Y C6 Standard buffer Glutammato Fig.9.Effetto degli ODN anti-NCX sulla produzione di ATP stimolata da glutammato in cellule SHSY5Y (A) e in cellule C6 (B) 58 MATERIALI E METODI 4.1 Isolamento della membrana plasmatica e dei mitocondri da tessuto di ratto da colture cellulari Gli esperimenti sono stati condotti su lisati totali, membrane plasmatiche e preparazioni mitocondriali isolate da tessuto corticale e ippocampale di ratto o da colture cellulari quali SH-SY5Y (linee cellulari di neuroblastoma) e C6 (linee cellulari di glioma). I ratti Wistar (200-300 g) sono stati anestetizzati con etere e successivamente sacrificati attraverso decapitazione; ippocampo e corteccia sono stati prelevati e processati separatamente. Le frazioni di membrana sono state ottenute dai tessuti isolati (Castaldo P. et al., 2007) e utilizzate per l’immunoprecipitazione e l’ immunoblotting. I mitocondri utilizzati negli esperimenti di Western Blotting sono stati purificati attraverso un gradiente continuo di Percoll (Gobbi P. et al., 2007). La purezza dei preparati mitocondriali è stata verificata attraverso l’utilizzo di marker mitocondriali e marker della membrana plasmatica (Yu WH et al.,1995). I mitocondri utilizzati per gli studi funzionali sono stati ottenuti da tessuti ippocampali e corticali omogeneizzati in un buffer (8 ml/g di tessuto) contenente (in mM):sucrosio 320, K-EDTA 1, BSA 0.1% e TRIS-HCl 10; pH 7.2 con KOH. I nuclei e le altre frazioni cellulari vengono fatte sedimentare a 500g per 8 minuti a 4 °C. Il supernatante viene centrifugato a 8,000g per 15 minuti a 4 °C . Il pellet contenente i mitocondri viene risospeso e ricentrifugato a 8,000g per 15 a 4 °C in un secondo buffer contenente (in mM): sucrosio 320, K-EDTA 1, Tris-HCl 10 a pH 7.4. I mitocondri funzionali delle cellule in coltura sono stati ottenuti come precedentemente riportato da Almeida e Medina (Almeida A. & Medina J.M., 1998).La vitalità dei mitocondri è stata controllata con un’ analisi MTT e gli esperimenti su tali preparati non sono stati eseguiti oltre le 3 ore dall’ isolamento. Il test dell’ MTT, in breve, prevede un ‘incubazione dell’ estratto mitocondriale 59 per 30 minuti con una soluzione 0.5 mg/ml di MTT (Sigma) a 37 °C.Successivamente vengono aggiunti 100 µl di DMSO per solubilizzare i precipitatati di formazano prodotti dai mitocondri vitali. Quindi la quantità di formazano prodotto risulta proporzionale al numero di mitocondri vitali. L’ assorbenza del composto viene letta ad una lunghezza d’ onda di 540 nm mediante un lettore di piastre (Victor Multilabel Counter, Perkin Elmer). 4.2 Western Blotting e immunoprecipitazione Gli estratti proteici sono stati analizzati mediante elettroforesi su gel di poliacrilammide con Sodio Dodecil Solfato (SDS-PAGE). I lisati cellulari e tissutali sono stati omogeneizzati in una soluzione di lisi contenente (in mM): NaCl 150, Tris-HCl (pH 7.4) 10, EDTA (pH 8) 1, SDS 1% e un cocktail di inibitori della protesi (Roche Diagnostics). Per verificare la purezza delle preparazioni mitocondriali sono state eseguite le seguenti operazioni: suddivisione degli estratti proteici di mitocondri isolati e di lisati tissutali in 4 aliquote (contenente ognuna 50 µg di proteine) che sono stati separati attraverso un gel di poliacrilammide all’ 8% e successivamente analizzati per western blotting con gli anticorpi primari: goat anti- calnexin (1:350), mouse anti-β1-integrin (1:500), rabbi tanti-porin (1:1000), goat anti-ANT (1:500). Per normalizzare il valore delle proteine caricate qualche filtro è stato incubato con l’ anticorpo primario mouse anti-β-tubulina. Le proteine di membrana e mitocondriali di tessuti cerebrali o di cellule sono state immunoprecipitate utilizzando l’anticorpo monoclonale murino IgG diretto contro EAAC1 (1:50) o NCX1 (R3F1, 1:50). Per recuperare l’ immunocomplesso i campioni sono stati incubati con una resina A-Sepharose. Dopo la corsa elettroforetica di tali campioni su gel di poliacrilammide e trasferimento su filtro, le membrane sono state incubate con i seguenti anticorpi primari: mouse anti-EAAC1 (1:1000), rabbit anti-GLAST e rabbit antiGLT1 (1:1000), mouse anti-NCX1 (1:500), IgM monoclonale anti-NCX2 (1:1000) e goat 60 anti-ANT (1:500). La rilevazione del segnale e l’ analisi dei risultati sono state eseguite mediante il sistema ChemiDoc e il software di analisi Quantity One (Bio-Rad). 4.3 Immunoistochimica su mitocondri isolati da tessuto cerebrale I mitocondri derivanti da ippocampo e corteccia di ratto dopo essere stati purificati su gradiente di Percoll vengono posizionati su vetrini rivestiti di poli-lisina e sottoposti a citocentrifugazione. Metà della preparazione viene quindi incubata con MitoTracker 2 µM per 15 minuti, fissata in PFA al 4% (15 minuti a 37°C), permeabilizzata con PBS al 10% di normal rabbit serum e allo 0.1% di Triton (1 ora a t° ambiente), lavat a in PBS e incubata overnight a 4 °C con l’anticorpo primario rabbit anti-EAAC1 (1:1000) e/o mouse anti- NCX1 (1:500) in una soluzione di PBS all’ 1% di normal rabbit serum. Dopo il lavaggio, i mitocondri sono stati incubati con l’ anticorpo primario anti-mouse fluorescente Alexa Fluor 488 (1:500) o con l’ anticorpo primario anti-goat fluorescente Alexa Fluor 555(1:500) a temperatura ambiente per 1 h. Il segnale fluorescente è stato visualizzato attraverso un microscopio confocale a scansione laser LSM 510 fornito di laser ad Argon (per il colorante Alexa Fluor 488) a HeNe (per il MitoTracker e il colorante Alexa Fluor 555). 4.4 Microscopia pre-embedding immunoelettronica di EAAC1 Ratti maschi Wistar sono stati anestetizzati e per fusi transcardialmente con PFA al 4% e 0.5% glutaraldeide in un buffer fosfato (PB) 0.1 M ad un pH 7.4. I cervelli sono stati rimossi attentamente dal cranio, post-fissati nella stessa soluzione di fissaggio per 12 h a 4 °C e tagliati con un vibratomo. L’ immunoistochimica di EAAC1 è stata eseguita su fettine sagittali di uno spessore di 50 µm utilizzando l’ anticorpo primario mouse anti-EAAC1 (1:200) o un siero non immune come controllo negativo. Successivamente le fettine vengono incubate con un appropriato goat anticorpo secondario biotinilato e con la diaminobenzidina come substrato cromogeno (Frontini A et al., 2008). Completata la 61 marcatura, le fettine sono state lavate in PB e post-fissate in OsO4 (1 h a 4 °C). Dopo la deidratazione in etanolo e infiltrazione sulla resina Epon-Spurr le fettine vengono posizionate tra 2 fogli di acetato e polimerizzate a 60 °C per 48 h. Le fettine così processate vengono esaminate al microscopio per dissezionare le strisce di corteccia e ippocampo attraverso un ultramicrotomo MTX. Infine le fettine sono state marcate con piombo citrato e visualizzate ad un microscopio elettronico a scansione Philips CM10. 4.5 Microscopia confocale in tempo reale Le cellule C6 e SH-SY5Y sono state messe in coltura per 18 h su vetrini precedentemente ricoperte con poli-lisina e successivamente sono state incubate con tetramethylrhodamine ester (TMRE) 150 nM a 37 °C (Dedkova E.N. & Blatter L.A, 2005.). In queste condizioni, in seguito alla depolarizzazione mitocondriale, il TMRE viene rilasciato dalla matrice al citoplasma provocando, di conseguenza, un aumento di fluorescenza nel citoplasma; infatti nella matrice mitocondriale la fluorescenza veniva mascherata dal fenomeno di quenching dovuto all’elevata concentrazione mitocondriale della sonda (Nicholls D.G. & Ward M.W, 2000). Dopo 20 minuti si esegue un lavaggio in PBS e si posiziona il vetrino sulla cameretta del microscopio immergendolo in una soluzione standard in presenza di TMRE 150 nM. Le immagini sono state ottenute utilizzando un microscopio confocale LSM 510 equipaggiato di un sistema di rilevazione META e di un obiettivo ad immersione 40X. L’ intensità di illuminazione è stata mantenuta al minimo (0.1-0.2% della potenza del laser) per evitare la fototossicità; il pinhole è stato impostato in modo da ottenere un piano ottico con uno spessore di 1 µm. Il TMRE viene eccitato ad una lunghezza d’onda di 543 nm e la fluorescenza emessa viene misurata nell’intervallo di 580-700 nm nella regione citoplasmatica di interesse (ROIs). Nell’ analisi dei dati la fluorescenza è stata espressa come rapporto (F/F0 ) tra la fluorescenza emessa (F) e il background di fluorescenza prima della stimolazione (F0 ). In un set separato di esperimenti le cellule sono state caricate con 62 TMRE 10 nM nel mezzo di coltura a 37 °C. Prima dell a misurazione le cellule sono state permeabilzzate per 10 minuti con digitonina 5 µM in un buffer “intracellulare” composto da (in mM): 5 NaCl, 100 KCl, 70 mannitolo, 25 sucrosio, 10 KH2PO4, 0.0001 CaCl2 , 10TrisHCl, 1 MgCl2, 5.5 glucosio, 2 piruvato 2 malato, 3 succinato, 0.1 ADP, 0.005 digitonina, 0.00001 TMRE, pH 7.3. La digitonina è stata già utilizzata per permeabilizzare la membrana plasmatici senza danneggiare gli altri orfanelli cellulari come il mitocondrio (Fiskum G., 1985). Successivamente le cellule piastrate sui vetrini sono state per fuse con la soluzione “intracellulare” contenente il TMRE (10 nM) e la digitonina (5 µM) e da qui le immagini fluorescenti sono state raccolte. Al contrario dell’aumento di fluorescenza corrispondente ad una depolarizzazione mitocondriale nelle modalità quenching, in questo set di esperimenti la fluorescenza del TMRE decresce proporzionalmente alla depolarizzazione. Quando il DL-TBOA o il CGP-37157 sono stati utilizzati, essi sono stati aggiunti sin dallo step di permeabilizzazione fino alla fine dell’ esperimento. Inoltre la soluzione “intracellulare” contenente magnesio ha garantito il mancato apporto dell’ attività dell’ uniporter mitocondriale (Kirichok Y et al., 2004). Il glutammato e/o i farmaci aggiunti sono stati diluiti nel mezzo di perfusione e applicati attraverso lo switch dei reservoir del sistema di per fusione. Le variazioni di concentrazione del sodio mitocondriale nelle cellule intatte sono state monitorate attraverso l’utilizzo di un’ altra sonda fluorescente, il CoroNa Red (Bernardinelli Y. et al., 2006). Le cellule C6 e SH-SY5Y sono state incubate con il CoroNa Red 1 µM nel mezzo di coltura in assenza di siero per 15 minuti a 37 °C. Il CoroNa Red viene eccitato ad una lunghezza d’onda di 543 nm e presenta una fluorescenza di emissione che oscilla tra i 560 e 615 nm. 63 4.6 Analisi della produzione di ATP La produzione di ATP è stata rilevata attraverso un sistema disponibile commercialmente luciferasi-luciferina. In mitocondri isolati: i mitocondri sono stati incubati in una soluzione contenente (in mM): KCl 100, CaCl2 0.0001, mannitolo 75, sucrosio 25, KH2PO4 (pH 7.4 con Tris) 10, Tris-HCl 10, e ADP 0.1 con o senza glutammato 0.5-1 mM. Negli esperimenti preliminari queste concentrazioni di glutammato hanno dato la massima risposta in termini di stimolazione di ATP senza effetti tossici al nostro sistema. I farmaci saggiati o i rispettivi veicoli sono stati aggiunti alla sospensione mitocondriale 15 minuti prima della stimolazione con glutammato fino alla fine dell’esperimento. La luminescenza è stata misurata con un luminometro Victor Multilabel Counter. Tutti gli esperimenti sono stati condotti utilizzando 60 µg di preparato mitocondriale, una quantità che nei test preliminari ha prodotto segnali di ATP misurabili e riproducibili; inoltre negli stessi test preliminari abbiamo verificato che 1 h di incubazione fosse un buon compromesso tra la vitalità mitocondriale e l’ accumulo di ATP. In colture cellulari: le cellule sono state piastrate in multiwell da 96 pozzetti (30.000 cellule/pozzetto) e 24 h dopo sono state trasfettate con ODNs (per 24 h con ODN anti-NCX1 e EAAC1 e per 48 h con ODN anti-Citrin/AGC2). Di seguito si è eseguito un lavaggio nella soluzione standard contenente (in mM): NaCl 140, KCl 5, CaCl2 1, MgCl2 0.5, HEPES 10 e glucosio 5.5 ad un pH 7.4. L’incubazione di 1 h con il glutammato 0.5-1 mM è stata eseguita nella medesima soluzione a 37 °C. I livelli di ATP sono stati misurati dopo l’incubazione e normalizzati in base al contenuto proteico di ogni preparazione. 4.7 Esperimenti con ODNs Sono stati disegnati oligonucleotidi chimerici fosforotioati senso e anti-senso per diminuire l’espressione genica di NCX1, EAAC1 e Citrin/AGC2 (Tabella 1). Le cellule C6 e SH-SY5Y sono state trasfettate con Attractene o Lipofectamina 2000 utilizzando protocolli 64 tradizionali. L’efficienza di trasfezione è stat quantificata utilizzando un plasmide codificante per la proteina fluorescente verde (eGFP) cotrasfettato con gli ODNs. l’efficienza del silenziamento del gene è stata determinata attraverso esperimenti di realtime PCR ed è stata stimata attorno al 60% sia per EAAC1 che per Citrin/AGC2. Gli ODN senso e antisenso diretti verso i sottotipi di NCX sono stati utilizzati seguendo protocolli già standardizzati . Tabella 1. Sequenze dei primers utilizzate per la reazione di real-time PCR e per il silenziamento con ODNs. r NCX1 (NM_019268) F: TCGCCTCCTCCAGCTCCTGC R: GCTCCAGCCCATCATCGCGAC 390 Reverse transcription PCR EAAC1 (D63772) F: TGAGCATCAAGCCTGGTGTC R: TCCCCAGTCTTCAACTTCTA 491 Reverse transcription PCR GAPDH (BC087743) F: CCATGGAGAAGGCTGGGG R:CAAAGTTGTCATGGATGACC 195 Reverse transcription PCR EAAC1 (D63772) F: GGTTCAAGCCCTAAAGCAGAAA R: GGAGCTTGACCTTAGATGTTGT 72 78 Real Time PCR Citrin/AGC2 (NM_014251; XM_342640) F:GAAGCCTGCTCTTAGCTGGT R:CTGTAAGTGGTTTGGCCAGC 117 82 Real Time PCR F: CCCCCAATGTATCCGTTGTG R:TAGCCCAGGATGCCCTTTAGT 118 82.2 Real Time PCR GAPDH (BC087743) h EAAC1 (NM_004170) S: CCACCGTGGCCGCGGTGG AS:CCACCGCGGCCACGGTGG Transfection r EAAC1 (NM_013032 XM_346583) S: GCTCGGGATGCGACTGGC AS: GCCAGTCGCATCCCGAGC Transfection 1h Citrin/AGC2 (NM_014251) S:GTCAGTGGGTCCCGCAGTCG AS: CGAGTGCGGGACCCACTGAC Transfection 3h/R Citrin/AGC2 (NM_014251) S: GTGGTGGATCAGACCAAAGA AS: TCTTTGGTCTGATCCACCAC Transfection 65 r Citrin/AGC2 ( XM_342640) S: GGCCGCGTGGGTGGCTTTAAC AS: GTTAAAGCCACCCACGCGGCC Transfection r/h Citrin/AGC2 (NM_014251; XM_342640) S: GATTTATATGAGCCAAGGG AS: CCCTTGGCACATATAAATC Transfection 4.8 Analisi di PCR I primers per l’ amplificazione di cDNA di EAAC1, Citrin/AGC2 e del gene housekeeping gliceraldeide 3-fosfato deidrogenasi (GADPH) sono stati selezionati in accordo con la sequenza di ratto disponibile su GeneBank, in una regione ad elevata omologia con il gene umano (tabella 1). L’ ottimizzazione dei primers, la dimerizzazione, il self-priming e la temperatura di melting sono stati calcolati attraverso il programma Primer Express. I primers gene-specifici sono stati confrontati con la Genbank in modo da confermarne la specie e la specificità; la curva di melting è stata utilizzata per determinare la specificità di ogni primer. Tutti i campioni dei differenti esperimenti sono stati analizzati in triplicato per verificare la riproducibilità dell’analisi e la media di ogni punto è stata utilizzata per quantificare l’espressione genica. Se necessario (Magi S. et al., 2005), è stata effettuata anche una reazione di retrotrascrizione della PCR utilizzando i primers mostrati nella tabella 1. 4.9 Analisi statistica I valori vengono presentati come media dei valori ottenuti negli n esperimenti ± SEM (errore standard della media) e la significatività è rappresentata da p<0.05(*). Per confrontare le differenze tra le medie è stato utilizzato il test one-way Anova seguito dal 66 test di Dunnet. Negli esperimenti che richiedono il confronto di soli 2 gruppi è stato invece utilizzato il Test della t di Student. 67 DISCUSSIONE I risultati di questo lavoro rivelano per la prima volta una relazione strutturale e funzionale tra i trasportatori EAAC1 e NCX1 espressi a livello mitocondriale nella produzione di energia indotta da glutammato. L’affidabilità del nostro modello è dimostrata da numerosi esperimenti volti ad escludere possibili contaminazioni della membrana plasmatica e del citoplasma. Innanzitutto le frazioni mitocondriali sono state sottoposte a studi di immunoblotting per verificare l’assenza o la presenza di calnexin (un marcatore del reticolo endoplasmatico (Kleizen B et al., 2004)), β1-integrin (un marcatore della membrana plasmatica (Hynes Ro, 2002)), porin (un marcatore della membrana mitocondriale esterna (Zambonin JL et al., 2011)) e ANT (un altro marcatore mitocondriale (Zhivotovsky B et al., 2009)). Come mostrato nella fig.1A, i nostri dati suggeriscono che gli estratti mitocondriali non sono contaminati da altri organelli o da frammenti di membrana. Inoltre le frazioni mitocondriali non contengono contaminanti dal citosol poiché non sono in grado di utilizzare il glucosio per produrre ATP (fig. 1C). La caratterizzazione di questo complesso multimolecolare mitocondriale rappresenta una componente fondamentale del nostro studio, infatti è noto che un sistema controllato di trasporto ionico attraverso la membrana richiede un’interazione spaziale tra i trasportatori e i suoi modulatori, formando il cosiddetto “microdominio di trasporto”. Poiché è stato dimostrato che nei mitocondri la concentrazione di Na+ della matrice è più bassa di quella extra-mitocondriale (Jung DW et al., 1992), è possibile sostenere l’idea che questo gradiente sia la forza trainante per l’ingresso del glutammato attraverso EAAC1 e che l’interazione con NCX1 sia cruciale per ristabilire il gradiente che potrebbe venire dissipato dall’ingresso del glutammato attraverso la membrana mitocondriale. La sintesi di ATP mitocondriale non sembra essere influenzata dalla disponibilità di altri substrati metabolici come il malato e il piruvato; infatti la componente della risposta energetica derivante da malato e piruvato (sia a 68 concentrazioni non saturanti che saturanti) è irrisoria rispetto a quella prodotta dal glutammato (fig. 2A-B). Un simile effetto stimolatorio del glutammato è stato recentemente riportato da Panov et coll. (J Biol Chem, 2009) che mostrano la risposta metabolica in mitocondri isolati dal cervello già saturati con intermedi del ciclo di Krebs. E’ interessante il fatto che l’effetto del glutammato è bloccato in maniera selettiva dalla presenza di specifici inibitori di EAATs, TFB-TBOA (fig. 2A-B), mentre la sintesi di ATP indotta da malato e piruvato non risulta modificata (fig. 2A-B). Abbiamo effettuato lo stesso saggio sul metabolismo mitocondriale in altri due modelli cellulari sia in mitocondri isolati da cellule neuronali (SH-SY5Y) che da cellule gliali (C6) confermando che l’effetto del glutammato sia conseguente alla stimolazione di mitocondri di origine sia neuronale sia gliale (fig.1D ). Inoltre abbiamo sottolineato che in colture cellulari di SH-SY5Y e C6, dove i substrati metabolici sono presenti a concentrazioni fisiologiche, il glutammato induce la sintesi di ATP che viene selettivamente bloccata da As-ODN di EAAC1 (fig. 3C). Inoltre questa risposta non è bloccata da AGC2-As-ODN (fig. 3D), trasportatori ai quali generalmente viene attribuito il ruolo di trasportare il glutammato all’interno del mitocondrio. Il ruolo dello scambiatore sodio-calcio nel metabolismo energetico cellulare è stato studiato in numerosi lavori (Castaldo P et al., 2009) ma il suo meccanismo d’azione non è ancora stato chiarito. Il laboratorio in cui ho svolto la mia tesi ha in precedenza documentato la presenza dei trasportatori NCX1, NCX2 e NCX3 nei mitocondri (Castaldo P et al., 2009; Gobbi P et al., 2007; Minelli A et al., 2007) che originariamente si credeva fossero localizzati esclusivamente sulla membrana plasmatica. Nel presente lavoro viene dimostrato che soltanto l’ isoforma NCX1 è cruciale per sostenere la sintesi di ATP indotta dall’ ingresso del glutammato attraverso EAAC1, infatti sia l’approccio farmacologico con CGP-37157, inibitore selettivo di NCX1, che il silenziamento selettivo con AsODN inibiscono il metabolismo energetico indotto dal glutammato. I nostri dati propongono un modello alternativo attraverso il quale il glutammato è in grado di produrre ATP, cioè 69 attraverso un’interazione dei trasportatori NCX1 e EAAC1 a livello mitocondriale. L’interazione fisica tra questi due trasportatori è evidente negli esperimenti di coimmunoprecipitazione e colocalizzazione effettuata mediante tecniche di microscopia confocale. La sintesi di ATP mitocondriale mediata da EAAC1/NCX1 potrebbe essere considerata un nuovo meccanismo complementare in grado di attivare il metabolismo neuronale in condizioni di elevata attivazione del sistema glutammatergico. Tale meccanismo potrebbe quindi avere importanti implicazioni in caso di sovrasaturazione di glutammato, come durante un’ ischemia cerebrale, in cui le concentrazioni extracellulari di glutammato sono significativamente aumentate (Benveniste H et al., 1984). Un altro aspetto interessante è che il glutammato nell’infarto e in traumi cerebrali, quale neurotrasmettittore, da un lato contribuisce alla morte immediatamente dopo l’insulto ischemico o traumatico, ma potrebbe essere essenziale per il recupero delle funzionalità metaboliche in stadi successivi (Ikonomidou d & Turski L, 2002). Si suppone quindi che la capacità del glutammato di aumentare la sintesi mitocondriale di ATP sia fondamentale per il ripristino della produzione di energia, soprattutto quando la tensione di ossigeno non è così bassa da abolire il metabolismo ossidativo, come si osserva nella penombra ischemica e nelle fasi di recupero post-infarto. 70 BIBLIOGRAFIA Annunziato L, Pignataro G, Di Renzo GF (2004). Pharmacolgy of brain sodium calcium exchanger : from molecular biology to therapeutic perspectives. Pharmacol Rev 56: 633-54 Arriza, J. L., Eliasof, S., Kavanaugh, M. P., and Amara, S. G. Proc. Natl. Acad. Sci. U. S. A. ( 1997), 94, 4155–4160; Almeida A, Medina JM (1998) A rapid method for the isolation of metabolically active mitochondria from rat neurons and astrocytes in primary culture. Brain Res Brain Res Protoc 2: 209-214. Amoroso S, Schmid-Antomarchi H, Fosset M, Lazdunski M (1990) Glucose, sulfonylureas, and neurotransmitter release: role of ATP-sensitive K+ channels. 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