La politica economica in Italia - L’analisi della Relazione annuale della Banca d’Italia Sandro Momigliano (Divisione finanza pubblica – Servizio Studi di struttura economica e finanziaria) Scuola superiore dell’economia e delle finanze – “Ezio Vanoni” Dipartimento delle Scienze Economiche Roma 3 luglio 2013 1 La Finanza pubblica 1. La risposta alla crisi in sintesi 2. Le manovre del 2011 (e del 2012) • Composizione • Effetti macroeconomici 3. I debiti commerciali 4. Il disavanzo e il debito nel 2012 5. Obiettivi per il 2013 e il medio periodo 6. CF 2 1. La risposta alla crisi: una visione d’insieme 2008-2010: la stance della politica di bilancio dell’area è stata espansiva (Italia sostanzialmente neutrale – pochi margini di manovra – stimolo via composizione del bilancio nel 2009). 2011-2013: stance dell’area è restrittiva (Italia: forte aggiustamento nel 2012 – minore nel 2013). 2014: l’orientamento previsto per la politica di bilancio è sostanzialmente neutrale ORIENTAMENTO DELLE POLITICHE DI BILANCIO (variazione del saldo primario strutturale; % del PIL) 3,0 2,0 1,0 0,0 -1,0 -2,0 -3,0 -4,0 2008 2009 2010 Italia 2011 Germania 2012 Area euro Fonte: Commissione europea - Spring forecasts (Maggio 2013) 2013 2014 3 1. Debito pubblico in Europa, Stati Uniti e Giappone In 6 anni il debito pubblico sale in Italia dal 103 al 131% del PIL. L’incremento è di poco inferiore a quello dell’area dell’euro (dal 66 al 95). Rispetto alla situazione pre-crisi, essere un paese ad alto debito è divenuto più costoso e rischioso. GROSS PUBLIC DEBT IN 2013 FORECASTS (as a percentage of GDP) 81 250.0 2007 200.0 150.0 28 29 51 44 100.0 50.0 Japan United States Sweden UE Euro area Estonia Luxembourg Slovakia Finland Slovenia Austria United Kingdom Fonte: Commissione europea - Spring forecasts (Maggio 2013) Malta Netherlands Germany Spain France Belgium Cyprus Portugal Ireland Italy Greece 0.0 4 Le manovre del 2011 (e del 2012) • Composizione • Effetti macroeconomici 5 Le manovre… Il consolidamento di bilancio ha evitato una crisi di fiducia e liquidità potenzialmente devastante nella seconda metà del 2011 Rendimento lordo dei BTP decennali, tasso medio lordo sui BOT e onere medio del debito (valori percentuali) 8 8 7 7 6 6 5 5 4 4 3 3 2 2 1 1 0 2007 onere medio (1) 2008 2009 2010 2011 rendimento lordo dei BTP benchmark decennali 2012 2013 0 tasso medio lordo sui BOT 6 Le manovre… Nel 2011 (in tre fasi) è stato approvato un consistente aggiustamento del bilancio pubblico. Le misure approvate nel 2012 hanno aumentato l’incidenza degli interventi di contenimento delle spese. Manovre approvate nel 2011 e nel 2012 Effetti sull'indebitamento netto (miliardi) 2012 2013 2014 Maggiori entrate Minori spese 36,9 -12,7 43,5 -30,0 42,5 -38,9 Riduzione dell'indebitamento netto % del PIL -49,5 -3,2 -73,4 -4,6 -81,5 -5,0 Fonte: Elaborazioni su valutazioni ufficiali riportate nel DEF (2012) e in RGS (2013), 'Le manovre di finanza pubblica del 2012'. Include gli effetti dei seguenti provvedimenti: DL 98/2011; DL 138/2011; Legge di stabilità 2012; DL 201/2011; DL 95/2012; Legge di stabilità 2013. Per tutti i provvedimenti gli effetti sono quelli relativi alle versioni finali approvate dal Parlamento. Per il PIL Aggiornamento del DEF (Settembre 2012). Gli interventi includono importanti misure di natura stutturale (come il completamento del processo di riforma del sistema pensionistico) La correzione prevede inizialmente un maggior peso degli aumenti di entrate rispetto ai risparmi di spesa, ma: 1) le misure si aggiungono a tagli già introdotti in anni precedenti; 2) la composizione dell’aggiustamento 7 diviene più equilibrata già a partire dal 2013. La composizione dell’aggiustamento: le entrate Aumento della pressione fiscale nel 2012 di 1,4 punti (dal 42,6% al 44,0%) Effetto delle manovre: valutazioni ufficiali (34 miliardi: 2,2% del PIL); +2 (IMU) – 2,5 (imposta di bollo); -2,5 (conversione in crediti d’imposta imposte anticipate banche) => 31 miliardi (2,0% del PIL). Perché Δ PF < Manovre ? Escludendo il gettito attribuibile alle manovre le entrate sarebbero diminuite di circa il 2 per cento, a fronte di una caduta del PIL nominale dello 0,8. IMU: +13,9 miliardi (23,7 contro 9,8 ICI 2011) L’introduzione dell’Imu ha riportato il nostro ordinamento in linea con la prassi internazionale e con le indicazioni della letteratura economica, che assegnano alle imposte sugli immobili di residenza un ruolo centrale nella fiscalità locale: la tassazione sull’abitazione può infatti essere facilmente collegata dal contribuente ad alcuni servizi locali (principio del beneficio), incentivando la responsabilità finanziaria degli enti che applicano il tributo. Appare urgente la revisione del catasto, per eliminare ingiustificate differenze nei valori attribuiti alle proprietà immobiliari. (Relazione, pag. 157) Audizione BI al Senato (13 giugno 2013):…il gettito dell’Imu sull’abitazione principale è stato pari a 4 miliardi, a fronte dei 3,3 del corrispondente regime ICI nel 2007. ….. l’incremento di gettito rispetto al 2007 sarebbe connesso con la crescita del numero degli immobili sottoposti al prelievo; l’incremento dei moltiplicatori applicati nel calcolo della base imponibile dell’Imu sarebbe stato sostanzialmente compensato dall’effetto congiunto dell’aliquota media leggermente più bassa e 8 delle maggiori detrazioni (circa un quarto delle unità immobiliari è risultato esente) (pp. 9-10) La composizione dell’aggiustamento: le entrate Incremento nel periodo 2008-2013 poco superiore a quello registrato nell’area. Aumento molto più forte in Francia (che è relativamente indietro nel consolidamento). Pressione fiscale 49,0 48,0 47,0 46,0 45,0 44,0 43,0 42,0 41,0 40,0 39,0 38,0 37,0 36,0 35,0 34,0 33,0 32,0 2007 2008 Area dell'euro Francia 2009 2010 Spagna Germania 2011 2012 Italia 2013 9 La composizione dell’aggiustamento: le spese La spesa primaria è scesa in termini nominali nel 2012 (-0,5%) per il terzo anno consecutivo, raggiungendo un livello inferiore dell’1,8 per cento a quello del 2009. La spesa corrente primaria è scesa per il secondo anno consecutivo (-0,5% nel 2012). La spesa per i redditi da lavoro è scesa del 2,3 per cento, riflettendo l’ulteriore calo dell’occupazione nelle Amministrazioni pubbliche. Dopo aver raggiunto un picco nel 2006, l’occupazione si è ridotta senza interruzioni, con una flessione complessiva di quasi l’8 per cento (circa 280.000 unità) derivante da limiti al turnover sempre più vincolanti. La contrazione è stata particolarmente pronunciata nel caso delle Amministrazioni centrali (-9,4 per cento; circa 190.000 unità). (Relazione, pag. 151) I consumi intermedi e le prestazioni sociali in natura sono scesi rispettivamente del 2,4 e del 3,2 per cento. Al netto delle dismissioni immobiliari (1,1 miliardi nel 2011 e 1,2 nel 2012), la spesa per investimenti è scesa del 5,9 per cento rispetto al 2011; -23,3 per cento nell’ultimo triennio). Peso delle spese nella correzione: 718 mldi => benchmark 2,5 punti => 18 mldi 10 La composizione dell’aggiustamento: le spese Nel decennio precedente la crisi, la spesa primaria era cresciuta in media all’anno del 4,5 per cento, circa mezzo punto percentuale oltre il PIL. Spesa delle Amministrazioni pubbliche (tassi di crescita) 12,0 10,0 8,0 6,0 4,0 2,0 0,0 Spesa corrente primaria Fonte: Istat (Marzo 2013) Spesa primaria 2012 2011 2010 2009 2008 2007 2006 2005 2004 2003 2002 2001 2000 1999 1998 1997 1996 -2,0 11 La composizione dell’aggiustamento: le spese Nel periodo della crisi la dinamica della spesa primaria è in media inferiore a quella dell’area dell’euro Spesa primaria variazioni percentuali 10,0 8,0 6,0 4,0 2,0 0,0 -2,0 -4,0 -6,0 -8,0 -10,0 2008 Euro area 2009 Spagna 2010 2011 Italia 2012 Francia 2013 Germania 12 La composizione dell’aggiustamento: le spese Il divario è più ampio per i redditi da lavoro Redditi da lavoro variazioni percentuali 12,0 10,0 8,0 6,0 4,0 2,0 0,0 -2,0 -4,0 -6,0 -8,0 2008 2009 Area dell'euro Francia 2010 2011 Spagna Germania 2012 Italy 2013 13 La composizione dell’aggiustamento: le spese Il calo degli investimenti è solo di poco superiore a quello dell’area dell’euro. Le riduzioni in Grecia, Spagna e Irlanda sono molto più ampie. 20,0 INVESTIMENTI variazioni percentuali INVESTIMENTI variazioni percentuali 40,0 30,0 20,0 10,0 10,0 0,0 0,0 -10,0 -10,0 -20,0 -20,0 -30,0 -30,0 -40,0 -40,0 -50,0 -50,0 2008 2009 2010 2011 2012 Euro area Spain Italy France 2013 Germany 2008 2009 Area euro Spagna 2010 2011 Irlanda Italia 2012 2013 Grecia 14 Portogallo Il dibattito sull’austerità e gli effetti macroeconomici delle manovre di bilancio (capitolo 6 e 13 della Relazione) 15 Il dibattito sulla strategia di consolidamento (cap.6 della Relazione) Sarebbe stato opportuno (sarebbe opportuno) differire o avere una maggiore gradualità del consolidamento di bilancio ? Evidenza che effetti recessivi del consolidamento tendono a essere superiori in fasi cicliche negative e, come quella attuale, caratterizzate da tassi di policy prossimi allo zero, restrizioni del credito, vincoli di liquidità stringenti per famiglie e imprese. È stato argomentato che il rigore di bilancio perseguito in Europa potrebbe addirittura rivelarsi controproducente, in quanto determinerebbe una contrazione del prodotto tale da aumentare, invece che ridurre, il rapporto tra il debito e il PIL rispetto a uno scenario senza aggiustamento. Un recente lavoro della Commissione europea ha individuato per i paesi europei i livelli soglia dei moltiplicatori di bilancio tali per cui nel primo anno si verifica tale fenomeno. Essi variano da un minimo di 0,5 per la Grecia a un massimo di 2,8 per l’Estonia; per l’Italia esso è pari a 0,6. Queste soglie sono in genere superiori ai valori di consenso dei moltiplicatori stimati con riferimento a situazioni normali. European Commission - Directorate-General for Economic and Financial Affairs (2012), Public finances in EMU 2012, European Economy, no. 4. 16 Il dibattito sulla strategia di consolidamento (cap.6 della Relazione) Area euro – diverse situazioni: Paesi con sostegno (aspetti rilevanti sono fiducia e solidarietà tra paesi) Paesi con debito alto e scarsa reputazione (non sono (state) rilevanti le regole europee ma i mercati, non c’erano/ci sono alternative) I paesi caratterizzati da alti livelli di debito pubblico o privato, fragilità del sistema bancario e finanziario o rilevanti squilibri nei conti con l’estero sono particolarmente esposti al rischio di crisi di fiducia. Tempestive misure correttive sono quindi necessarie per segnalare la determinazione a perseguire nel medio periodo livelli di disavanzo e di debito sostenibili (pag. 68 della Relazione) Paesi solidi (scelte nazionali a volte più rigorose delle regole europee) 17 Il dibattito sulla strategia di consolidamento (cap.6 della Relazione) .. l’impatto delle politiche di consolidamento dipende… anche dalla composizione. Nel breve periodo una riduzione degli acquisti di beni e servizi e delle spese per investimenti tende ad avere effetti più recessivi (a meno che non si intervenga sui prezzi e non sulle quantità) dei tagli ai trasferimenti e degli inasprimenti di imposta. ……. Nel medio e lungo termine, tuttavia, gli inasprimenti di imposta generano distorsioni nell’allocazione delle risorse che riducono il potenziale di crescita dell’economia. (pag. 68 della Relazione) 18 Le manovre italiane 19 I moltiplicatori nel modello BI Nel modello econometrico della BI, in linea con la letteratura, gli effetti sul PIL delle poste di bilancio non sono uguali. Principale distinzione: 1. Spese dirette (acquisti beni e servizi e investimenti; ≈ il 10% del totale entrate+spese) => moltiplicatore pari a circa 1.1 nel primo anno e 1,3 nel secondo 2. Altre poste di bilancio (trasferimenti monetari, imposte e contributi) => moltiplicatore pari a circa 0,2 nel primo anno e 0,3 nel secondo Queste poste incidono principalmente sui consumi via reddito disponibile . Le famiglie italiane tendono a spalmare uno shock al reddito disponibile sui consumi su un ampio arco temporale: la crisi potrebbe avere reso più difficile questo comportamento, a causa di più stringenti vincoli di liquidità. Le manovre attuate nel 2011 per il 2012-13 hanno riguardato per poco più del 10% le spese dirette e per quasi il 90% le altre componenti (nel 2013 la quota delle spese dirette sale al 20%) => moltiplicatore complessivo dell’ordine di 0,3-0,4 nel primo anno, 0,5 nel secondo Tra le altre poste, ruolo rilevante dell’IMU (circa un quinto della correzione). 20 Minori effetti distorsivi sull’attività economica perché incide su ricchezza.20 Quali effetti di retroazione? In che misura gli effetti su disavanzo e debito delle manovre di bilancio sarebbero stati vanificati dall’impatto recessivo delle stesse manovre? Nelle nostre valutazioni, la manovra (pari al 3,2% del PIL nel 2012 e al 4,6% nel 2013), riduce il livello del prodotto nel 2013 di 2,3 punti. Date le usuali elasticità, questa flessione del prodotto peggiora il bilancio pubblico di circa 1,1 pp del PIL. La retroazione dall’economia al bilancio riduce quindi di circa un quarto gli effetti sul disavanzo (calcolati a parità di quadro macro) della manovra. Sul debito pubblico, il miglioramento determinato dalla manovra viene invece ridotto di due terzi (da -4,6 a -1,2). Un esercizio pubblicato nel Bollettino economico BI del gennaio 2013 (aggiornato qui – si veda oltre) fornisce sostegno a queste valutazioni. Nel BE 65 del luglio 2011 – che presenta previsioni per il 2011-2012 – è incorporata solo la manovra correttiva definita a fine giugno, che non modificava il disavanzo del 2012 (la manovra viene rafforzata in seguito). 21 21 Caveat: le determinanti degli errori di previsione non sono strettamente indipendenti. La descrizione dell’esercizio in Relazione La caduta dell’attività economica in Italia nel 2012 riflette quasi per intero gli effetti della crisi del debito sovrano, che si sono trasmessi per il tramite di diversi canali. L’aumento dei differenziali di rendimento tra titoli pubblici italiani e tedeschi, che ha raggiunto un massimo a novembre del 2011 ed è poi rientrato parzialmente e solo gradualmente, si è propagato al costo del credito al settore privato; le difficoltà di raccolta delle banche italiane sui mercati internazionali hanno limitato l’accesso al credito delle imprese; le manovre di correzione dei conti pubblici si sono riflesse sulla domanda interna, pur avendo verosimilmente evitato peggiori scenari di collasso finanziario; il rallentamento dell’economia globale, ed europea in particolare, ha contenuto la crescita delle esportazioni; la perdita di fiducia di imprese e famiglie ha ulteriormente influenzato i comportamenti di spesa. Una quantificazione dell’effetto di questi fattori sulle principali variabili macroeconomiche può essere ottenuta confrontando gli andamenti effettivamente osservati nel corso del 2012 con quelli che, sulla base del modello econometrico trimestrale della Banca d’Italia, si sarebbero registrati in uno scenario di assenza di crisi (cfr. Bollettino economico, n. 71, 2013). Tale scenario è stato elaborato assumendo ipotesi coerenti con le previsioni formulate dalle principali organizzazioni internazionali nella primavera del 2011, prima dell’inasprirsi della crisi del debito sovrano. Sulla base di questo scenario, si valuta che, in assenza dei fattori menzionati, lo scorso anno il PIL dell’Italia sarebbe potuto crescere di circa l’1 per cento, 3,4 punti al di sopra di quanto effettivamente realizzato. (Relazione p.86) 22 22 Una ricostruzione aggiornata delle determinanti degli errori di previsione Confronto tra le previsioni sul PIL del luglio 2011 e valutazioni correnti Previsioni effettuate a luglio 2011(*) 2012 2013 1,1 1,3 Effetto sulla crescita del PIL 1. Il rallentamento dell’economia globale -0,7 -1,2 2. L’incremento di tassi di interesse e spread sovrani -0,4 0,0 3. Le difficoltà di accesso al credito delle imprese -0,6 -0,4 4. L’incertezza e la fiducia tra famiglie e imprese -0,6 -0,3 -1,1 -1,2 -2,4 -1,8 5. Le manovre di finanza pubblica Consuntivo e più recenti previsioni dell’OCSE (*) A luglio 2011, Consensus Economics prevedeva una crescita dell’1% per il 2012 23 I debiti commerciali delle A.P. 24 I debiti commerciali Debiti commerciali AP nel 2012 ≈ 90 miliardi (come nel 2011) Stima sulla base di indagini campionarie sulle imprese e segnalazioni di vigilanza. Essa rappresenta una valutazione di massima delle dimensioni del fenomeno e costituisce una soluzione di ripiego, in termini di universalità dell’indagine, precisione e omogeneità dei dati, rispetto alla raccolta diretta delle informazioni sulle passività commerciali di ciascun ente pubblico. Nella valutazione sono inclusi sia i debiti commerciali rilevati nei bilanci delle imprese sia quelli ceduti con clausola pro soluto agli intermediari finanziari. Questi ultimi (10,5 e 10,9 miliardi, rispettivamente, a dicembre 2012 e 2011) sono compresi nel debito pubblico. I debiti commerciali nei bilanci delle imprese fornitrici sono stimati applicando il rapporto tra crediti commerciali e fatturato verso le AP (valutato sul campione delle indagini) al fatturato complessivo delle imprese verso le AP, approssimato dalla somma di consumi intermedi, prestazioni sociali in natura e investimenti. Nel 2012 i tempi medi di pagamento delle Amministrazioni pubbliche sono stati superiori ai 190 giorni, in aumento di una settimana rispetto al 2011; di questi, circa 90 giorni sarebbero attribuibili ad accordi contrattuali 25 25 Il disavanzo e il debito nel 2012 26 I risultati nel 2012: il disavanzo e l’uscita dalla PDE INDEBITAMENTO (+) O ACCREDITAMENTO (-) NETTO NEL 2012 (% del PIL) 12,0 10,0 8,0 6,0 4,0 2,0 0,0 Giappone Stati Uniti Regno Unito UE Area euro Germania Estonia Finlandia Lussemburgo Fonte: Commissione europea - Spring forecasts (Maggio 2013) Austria Italia Malta Belgio Slovenia Paesi Bassi Slovacchia Francia Cipro Portogallo Irlanda Grecia Spagna -2,0 27 I risultati nel 2012: il debito Incidenza debito/PIL = 127,0 % contro 120,8 nel 2011. Principali cause dell’incremento: effetti dell’ampio divario tra onere medio del debito e crescita nominale del PIL (6,5 punti); sostegno finanziario ai paesi della UEM (1,9 punti). In senso opposto: avanzo primario (2,5 punti). Quota detenuta da soggetti non residenti è scesa ancora, dal 38,3% nel 2011 al 35,0 nel 2012 (25%, escludendo i titoli acquistati nell’ambito del SMP e quelli detenuti da gestioni e fondi comuni con sede all’estero ma riconducibili a investitori italiani). 250,0 DEBITO PUBBLICO LORDO NEL 2012 2011 (in percentuale del PIL) 200,0 2007 150,0 100,0 50,0 Fonte: Commissione europea - Spring forecasts (Maggio 2013) Giappone Stati Uniti Regno Unito Svezia UE Area Euro Estonia Lussemburgo Slovacchia Finlandia Slovenia Paesi Bassi Malta Austria Germania Spagna Cipro Francia Belgio Irlanda Portogallo Italia Grecia 0,0 28 Obiettivi per il 2013 e il medio termine 29 Obiettivi Gli obiettivi della politica di bilancio per il 2013 e il medio termine: - tenere l’indebitamento netto entro i limiti della procedura per i disavanzi eccessivi - mantenere il bilancio in pareggio in termini strutturali (obiettivo di medio termine e ora anche principio costituzionale) - … ma utilizzare i margini disponibili per agevolare il ritorno alla crescita 30 Il primo obiettivo, rimanere entro il 3% del PIL Si può valutare che nei primi quattro mesi dell’anno il fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche al netto delle dismissioni sia stato pari a circa 48 miliardi, segnando un aumento dell’ordine di due miliardi rispetto al corrispondente periodo del 2012, interamente attribuibili a operazioni straordinarie di natura finanziaria. Nella parte rimanente dell’anno le finanze pubbliche potranno beneficiare di un miglioramento della congiuntura, ma opereranno in senso opposto gli effetti delle misure relative al pagamento dei debiti commerciali (solo in parte compensati dall’inasprimento dell’IVA); il conseguimento degli obiettivi per il 2013 richiederà pertanto un attento monitoraggio dei conti. (Relazione) I risultati del successivo lievemente più favorevoli. bimestre forniscono indicazioni 31 L’indebitamento netto primario Nel 2013 l’avanzo primario rimarrà sostanzialmente costante (anche nelle stime della CE). Solo in Germania sarà di entità analoga. AVANZO (+) O DISAVANZO (-) PRIMARIO NEL 2013 (in percentuale del PIL) 2,0 0,0 -2,0 -4,0 Fonte: Commissione europea - Spring forecasts (Maggio 2013) Giappone Stati Uniti Regno Unito UE Area Euro Italia Germania Austria Belgio Lussemburgo Grecia Estonia Malta Finlandia Portogallo Slovacchia Francia Paesi Bassi Cipro Irlanda Slovenia Spagna -8,0 Svezia -6,0 32 Il secondo obiettivo: il pareggio strutturale Nelle stime del Governo e della Commissione il bilancio sarà prossimo al pareggio in termini strutturali nel 2013. Negli anni successivi le stime divergono. INDEBITAMENTO NETTO STRUTTURALE (in percentuale del PIL) Italia - Previsioni ufficiali 2011 2012 2013 2014 2015 9,0 Indeb. netto strutturale 3,5 1,2 0,0 - 0,4 ,2 0,0 crescita reale del PIL 0,4 -2,4 -1,3 1,3 1,5 7,0 5,0 Fonte: DEF (Apr. 2013) 3,0 1,0 Italia - previsioni della CE 2011 2012 2013 2014 Italia Germania Area Euro Regno Unito 2014 2013 2012 2011 2010 2009 -1,0 Indeb. netto strutturale 3,6 1,4 0,5 0,7 crescita reale del PIL 0,4 -2,4 -1,3 0,7 Francia Fonte: Commissione europea - Spring forecasts (Maggio 2013) Fonte: Commissione europea - Spring forecasts (Maggio 2013) 33 Il terzo obiettivo: il sostegno alla crescita • Decreto per accelerare il pagamento dei debiti commerciali (pagamenti aggiuntivi dell’ordine di 20 miliardi nel 2013 e nel 2014): impatto sui conti pubblici: l’indebitamento sarà più elevato di 0.5 punti percentuali del PIL (per maggiori spese in conto capitale); nessun impatto nel 2014 effetti positivi sulla crescita: • nelle stime del Governo: 2013 PIL -1.5 -1.3 2014 PIL 0.6 1.3 • nelle stime della BI: ...il provvedimento potrebbe contribuire alla crescita del PIL nei due anni per un ammontare complessivo compreso tra cinque e sette decimi di punto percentuale (Bollettino Economico, aprile 2013, pag. 21) 34 Previsioni ufficiali: il disavanzo Previsioni del Governo (inclusi gli effetti del decreto sul pagamento dei debiti commerciali): prosegue la riduzione dell’indebitamento netto. L’avanzo primario supererà il 5% del PIL alla fine dell’orizzonte previsivo. Italia - Previsioni di finanza pubblica 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 Indebitamento netto - a legislazione vigente obiettivo 3,8 3,0 2,9 2,9 1,8 1,8 1,7 1,5 1,3 0,9 1,0 0,4 Avanzo primario obiettivo 1,2 2,5 2,4 2,4 3,8 3,8 4,1 4,3 4,7 5,1 5,1 5,7 crescita del PIL reale 0,4 -2,4 -1,3 1,3 1,5 1,3 1,4 Fonte: DEF (Apr. 2013) Il più recente documento di programmazione è stato presentato dal precedente Governo. Il nuovo Governo aggiornerà le stime a settembre. 35 Previsioni ufficiali: il debito Il debito pubblico aumenterà anche nell’anno in corso. Il calo si avvierà nel 2014 (quando ripartirà la crescita economica e si ridurrà fortemente il flusso di sostegno finanziario agli altri paesi europei) Determinanti della variazione del debito delle Ammnistrazioni pubbliche Debito delle Amministrazioni pubbliche (% del PIL) (% del PIL) 130 12,00 8,00 120 4,00 110 0,00 -4,00 100 Fonte: Banca d’Italia; DEF (Apr. 2013) per le previsioni. 2016 2014 2012 2010 2008 2006 2004 2002 2000 1998 1996 1994 1992 1990 avanzo primario/PIL (var.debito-ind.netto)/PIL 2016 2014 2012 2010 2008 2006 2004 2002 2000 1998 1996 1994 90 1992 Debito al netto del sostegno finanziario agli altri paesi europei 1990 -8,00 Debito ((i-g)/(1+g))*dt-1 variazione debito/PIL Fonte: per le previsioni elaborazioni su DEF (Apr. 2013) Nel 2013 la caduta del prodotto rimane (con gli aiuti agli altri paesi 36 europei) la principale determinante dell’aumento del debito. CF (1) Un bilancio pubblico in equilibrio, al di là delle contingenze cicliche e con una composizione favorevole al lavoro e allo sviluppo, è il presupposto di ogni politica efficace ed equa. L’uscita dalla procedura di deficit eccessivo ne è un primo frutto. I progressi conseguiti vanno preservati. Disperderli avrebbe conseguenze gravi. È illusorio per noi pensare di uscire dalla crisi con la leva del disavanzo di bilancio: il margine di fiducia che risparmiatori e operatori di mercato attualmente ci concedono è stretto. I titoli pubblici da collocare ogni anno per il finanziamento dei disavanzi e, soprattutto, per la sostituzione del debito in scadenza sono nell’ordine dei 400 miliardi. Per quest’anno non vi sono margini di aumento del disavanzo; sono stati assorbiti dalla decisione di pagare i debiti commerciali in conto capitale delle amministrazioni pubbliche. Si possono però accelerare questi pagamenti, accrescere quelli relativi a spese correnti che incidono sul debito ma non sul disavanzo; soprattutto, non devono formarsi nuovi debiti della specie. Vanno poste le condizioni per sfruttare appieno strumenti e agevolazioni, già previsti dal nostro ordinamento, all’ingresso 37 e alla permanenza, da occupati, dei giovani nel mercato del lavoro. CF (2) Riduzioni di imposte, necessarie nel medio termine, pianificabili fin d’ora, non possono che essere selettive, privilegiando il lavoro e la produzione: il cuneo fiscale che grava sul lavoro frena l’occupazione e l’attività d’impresa. L’evasione distorce l’allocazione dei fattori produttivi, causa concorrenza sleale, è di ostacolo alla crescita della dimensione delle imprese, aumenta il carico tributario per i contribuenti in regola. Va contrastata ... La certezza delle misure fiscali e il loro attento ed equilibrato disegno possono incidere sulle aspettative, quindi sulla domanda, più e meglio di sgravi immediati ma dall’incerta sostenibilità. Una ricomposizione della spesa a favore di quella più produttiva è possibile perseguendo recuperi capillari di efficienza e di risorse. … Non si otterranno risultati significativi senza coinvolgere gli enti decentrati. Commisurare le risorse trasferite a costi standardizzati, ponendo a carico degli enti l’eventuale eccedenza di spesa, incoraggia la diffusione delle migliori pratiche. L’uso efficiente delle risorse pubbliche richiede un ripensamento dei livelli di governo, eliminando ridondanze e sovrapposizioni. 38 Grazie per l’attenzione 39 Italia v. Belgio Rapporto tra il debito pubblico e il prodotto 130 Belgium Italy 125 120 115 110 103,3% 105 100 95 90 85 84,0% 80 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Il Belgio nel decennio precedente la crisi aveva fortemente ridotto il debito pubblico, che nel 1997 era superiore di circa 5 punti a quello dell’Italia, e 40 avuto una performance macroeconomica in linea con la media della UE. Italia v. Belgio Differenziale di rendimento sulle obbligazioni pubbliche decennali rispetto al BUND 600 600 550 550 500 500 450 450 400 400 Italia 350 350 300 300 250 250 200 200 150 150 Belgio 100 100 50 50 0 mar giu 2008 set dic mar giu set 2009 Italia dic mar giu set dic mar giu set 2011 2010 dic mar giu set 2012 dic mar apr 0 2013 Belgio Limitato coinvolgimento nella crisi dei debiti sovrani del Belgio e, di conseguenza, i costi macroeconomici per la sua economia derivanti dall’inaridimento del credito e dalla necessità di una drastica correzione 41 fiscale.