TECNICA DA CORSA Ecco le due svedesi che ci aspettano: con il numero 400 quella di Marco Tognoli e con la mascherina di colore bianco e rosso la 570 di Rinaldi. -&47&%&4* fan girar la testa Il settore off-road si dimostra una fucina di novità tecniche e le Husaberg con cilindro orizzontale e albero motore rialzato ben rappresentano il dinamismo del settore. Dopo il 4T nel cross, questa sarà una nuova svolta epocale? 86 OTTOBRE Testo: Matteo Bacchi - Foto: Stefano Pelati, Simone Salotti HUSABERG FE 450 – 570 ENDURO TECNICA DA CORSA 87 OTTOBRE P er una volta, le svedesi di cui ci si occupa non sono gentili donzelle ma motociclette Husaberg che, nel 2009, hanno stupito il mondo dell’enduro presentando una rivoluzione tecnica che ha fatto e farà parlare ancora tanto di sé. L’entrata di Husaberg nell’orbita KTM, qualche anno fa, ha permesso a quest’ultima di usufruire di propulsori affidabili e prestazionali con cui arricchire la propria gamma di monocilindriche di grossa cilindrata. Nello stesso tempo, però, ha consentito di riflesso alla Casa svedese di potersi concentrare su progetti tanto innovativi quanto concreti. La presentazione del nuovo propulsore con il cilindro orizzontale e l’albero motore rialzato è, a tutti gli effetti, frutto di questa collaborazione “polverosa”. Delle particolarità tecniche del motore abbiamo già parlato nella monografia pubblicata sul numero di marzo 2009, ora è venuto il momento di verificare con una prova sul campo la bontà effettiva di queste scelte. Per l’occasione, abbiamo avuto a disposizione due Husaberg FE: la 450 di proprietà di Marco Tognoli, patron di Husaberg Italia, con la passione dell’enduro che comunque partecipa ancora a qualche gara regionale, e la 570 di “Mister Offroad”, quel Mario Rinaldi che non ha certo bisogno di presentazioni e che ci ha fatto da cicerone per i boschi attorno ai laghi lombardi. Il terreno della prova è stato appunto la patria dell’enduro, i monti sopra Brescia e Bergamo. Percorsi fatti di mulattiere, con un fondo di terra costellato di pietre scivolose come sapone, a causa della pioggia della sera prima. A una prima occhiata, la moto appare particolarmente curata esteticamente, almeno rispetto allo stile duro e puro a cui ci aveva abituato la Husaberg. Scrutando con maggiore attenzione, salta subito all’occhio l’architettura del propulsore, con il cilindro orizzontale disposto stranamente più in alto rispetto al cambio. La scelta dei tecnici svedesi di posizionare l’albero motore così in alto ha lo scopo di porre il baricentro del motore in prossimità del centro delle mas- TECNICA DA CORSA La vista di tre quarti posteriore mostra le linee ricercate e la parte posteriore con il telaietto in materiale plastico e il silenziatore “sparato” verso l’alto. La curva del collettore di scarico cela in parte il motore nella parte destra. Fa specie il coperchio della frizione in verticale sotto l’albero motore. La parte sinistra della moto evidenzia il layout del propulsore con la particolare disposizione del cilindro. Il telaio ha il family feeling KTM, anche se la culla inferiore lascia una notevole luce a terra, decisamente più ampia di una motocicletta tradizionale. se della moto. Il risultato è una riduzione del momento di inerzia dell’intera motocicletta, per favorire nettamente la maneggevolezza pur con una cilindrata elevata. Le sovrastrutture sono ottimamente raccordate e l’altra particolarità che non sfugge a un occhio attento è l’assenza del classico telaietto posteriore, che nelle precedenti versioni lasciava un vistoso spazio vuoto immediatamente sotto la sella, in corrispondenza dell’attacco del monoammortizzatore. In quest’ultima versione, la parte posteriore è piena e corposa. Il te- 88 OTTOBRE laietto posteriore, infatti, è realizzato in materiale plastico con la peculiarità che il serbatoio, dello stesso materiale, si estende in basso fino sotto la sella. Il resto della motocicletta è invece abbastanza “standard”, almeno a livello estetico, con una mascherina anteriore che fa da supporto per il parafango dalla forma ricercata, i convogliatori che si raccordano alla sella e i fianchetti integrati al parafango posteriore che punta verso l’alto. La ciclistica è di alto livello e segue il filone austriaco con il telaio perimetrale in acciaio, Il cilindro, praticamente orizzontale, è posto decisamente in alto: l’albero motore, infatti, è in corrispondenza del baricentro della motocicletta. un forcellone in alluminio vincolato direttamente al monoammortizzatore decisamente inclinato, una forcella a steli rovesciati montata su piastre in alluminio ricavate dal pieno, dischi freno a margherita e frizione a comando idraulico. Togliendo le sovrastrutture, si possono ap- HUSABERG FE 450 – 570 ENDURO I terreni preferiti della svedese sono le mulattiere sconnesse, dove la leggerezza di guida è simile a una moto di cilindrata inferiore. TECNICA DA CORSA Nel veloce è facile correggere la traiettoria, ma non è immediato fidarsi, anche se la stabilità è comunque garantita. profondire gli aspetti tecnici del propulsore e della ciclistica. Per non farsi mancare nulla, il motore è dotato di avviamento elettrico ed è alimentato con un sofisticato sistema di iniezione elettronica con il corpo farfallato da 42 mm posto sopra il cilindro, in modo da avere il filtro dell’aria posizionato in alto subito dietro il tappo del serbatoio. Questa disposizione del sistema di alimentazione, e in particolare della cassa filtro, è particolarmente indicata nella pratica dell’enduro, dove non è infrequente affrontare guadi a volte profondi. Anche la disposizione del propulsore viene in aiuto nelle situazioni critiche in fuoristrada. Lascia, infatti, davvero tanta luce a terra e molto spazio libero dietro la ruota anteriore, con una pratica protezione che agevola i passaggi trialistici: toccare la culla sui gradini più accentuati è quantomeno improbabile. È facile intuire che, con il cambio posto sotto il vano manovella, le pompe dell’olio devono obbligatoriamente essere due, una di mandata e una ritorno. Questo layout particolare costringe anche a rivedere l’andamento del collettore dello scarico che, infatti, prima di raggiungere il silenziatore, avvolge il motore nella parte destra passando poi molto vicino al monoammortizzatore. Quest’ultimo è un WP vincolato direttamente al forcellone tramite il sistema PDS. Visti gli ingombri del complesso telaietto-serbatoio, non è sicuramente agevole accedere alle ghiere di taratura del precarico, infatti la motocicletta di Mario Rinaldi presenta una modifica per spostare la regolazione infe- 89 OTTOBRE Il filtro dell’aria è alloggiato in alto tra le travi del telaio in acciaio, in posizione ideale per affrontare i guadi. TECNICA DA CORSA Il corpo farfallato è disposto immediatamente sotto la scatola filtro e, grazie all’inclinazione del cilindro, consente di ottenere condotti di aspirazione praticamente rettilinei. La pastosità dell’erogazione e la notevole trazione permettono di uscire velocemente dalle curve controllando con facilità l’eventuale perdita di aderenza. Va detto che il serbatoio leggermente largo permette un buon appoggio alle ginocchia. Anche in situazioni ostiche è facile trovarsi a giocare sfruttando ogni sasso come fosse un trampolino. L’estrema maneggevolezza consente di evitare gli ostacoli o di andare a cercare ogni minimo appoggio. 90 OTTOBRE Freno anteriore con profilo a margherita e pinza Brembo. Il disco è marchiato KTM. riormente. I comandi sono ottimamente realizzati, al manubrio biconico senza traversino sono vincolate le leve con pompe idrauliche Magura, mentre i comandi a pedale sono in lega leggera con snodi antirottura e pedane larghe dall’ottimo grip. IL TEST È venuto il momento di salire in sella: subito si apprezzano il piccolo display della strumentazione e il bottoncino che fa avviare il motore senza dover scalciare. La La moto di Rinaldi presenta la pratica regolazione del precarico molla nella parte inferiore del monoammortizzatore, grazie a un componente aftermarket. posizione in sella è ottima, almeno per chi supera il metro e ottanta, visto che la moto è alta da terra e la sella dritta e dura. Il manubrio, in prima battuta, sembra leggermente basso (almeno per l’altezza di chi scrive), ma poi, grazie ai consigli di Mario Rinaldi, si apprezza la possibilità, in questo modo, di caricare maggiormente l’avantreno pur guidando arretrati. Fin dai primi metri, si nota una leggerezza di sterzo che lascia spiazzati: a ogni svolta ci si trova sempre in anticipo, con l’an- HUSABERG FE 450 – 570 ENDURO TECNICA DA CORSA teriore che sembra troppo leggero, sensazione enfatizzata in discesa, dove sembra che la ruota anteriore tenda a scappare. Facendo tesoro delle parole di Rinaldi, il segreto è quello di fidarsi e non cedere alla voglia di dare la pedata a terra o di spostarsi in avanti per dare direzionalità. La guida migliore è con il corpo indietro, in modo da caricare la ruota posteriore per aumentare la trazione, sicuri che l’anteriore rimanga ben saldo. Si riesce così a sfruttare la massima reattività dell’avantreno coniugando la coppia del motore di grossa cilindrata con una maneggevolezza da 2 tempi. Nella guida in piedi poi, si possono apprezzare ancora di più queste caratteristiche: basta un leggero spostamento del corpo per evitare gli ostacoli improvvisi anche in velocità. A onor del vero, servirebbe un periodo di prova più lungo per sfruttare al meglio le doti ciclistiche di queste Husaberg, perché rappresentano un nuovo modo di intendere la guida nell’enduro estremo. Per quel che riguarda i motori, il 450 è perfetto per il neofita perché è molto progressivo e con un’erogazione pastosa che non mette in difficoltà; la potenza è presente, ma bisogna volutamente andarla a cercare. Il 570, invece, ha un tiro in basso notevole e, 91 OTTOBRE Il serbatoio in materiale plastico ha una forma decisamente ricercata, volta a sfruttare al massimo gli ingombri e soprattutto a spostare il peso verso la zona mediana della moto. TECNICA DA CORSA KTM ci ha abituato a un catalogo Powerparts molto ricco di particolari. Per le moto svedesi, come si può vedere in queste immagini, cambia solo il colore dell’anodizzazione. complice l’assoluta assenza di picchi di coppia, basta davvero poco per trovarsi a viaggiare ben al di sopra dei propri limiti, sempre che non ci si chiami Mario Rinaldi. L’erogazione corposa fin da subito fa fare tanta strada, troppa nel nostro caso e, per non soccombere, è meglio cercare subito le marce lunghe; molto meglio mettere la terza prima possibile che rimanere in seconda e fare solchi aggrappati al manubrio. L’iniezione elettronica è davvero molto a punto e si avverte quello che in gergo è chiamato il collegamento della ruota dietro con la manopola dell’acceleratore, quasi come se la manopola destra fosse un potenziometro che permette di regolare in 92 OTTOBRE modo diretto e istantaneo la velocità della motocicletta. Sia con la 450 che con la 570, la trazione è ottima grazie anche al PDS e il terreno infido ha reso ancora più evidente questa caratteristica. Come abbiamo già accennato, però, è necessario non farsi ingannare dalla leggerezza dell’avantreno che suggerisce di avanzare con il corpo. Le sospensioni delle due moto provate sono risultate particolarmente a punto, con il posteriore che non si muove in frenata e in discesa e una forcella scorrevole ma al tempo stesso abbastanza sostenuta, soprattutto quella sulla 570 personale di Mario Rinaldi che ha molle ad hoc. Una piacevole sorpresa è venuta dal- la frizione idraulica, che richiede il minimo sforzo nell’azionamento e davvero molto modulabile, oltre che resistente agli sforzi prolungati. Per quel che riguarda i freni, l’anteriore risulta potente e ben modulabile, mentre il posteriore ha una corsa leggermente lunga con poco mordente nella prima fase, pur riuscendo a bloccare la ruota in caso di bisogno. Alla fine della giornata non possiamo che ringraziare Mario “Mr Offroad” Rinaldi che, dall’alto dei suoi titoli mondiali, oltre a sopportarci, ci ha anche cucinato un piatto di pasta, ma soprattutto ci ha permesso di conoscere queste due sinuose svedesi che ci hanno letteralmente conquistato. Q