Marano di Napoli* Dati identificativi del Comune: Latitudine: Longitudine: Zona climatica: Altezza su livello del mare alla Casa comunale: Estensione kmq: Popolazione totale: Densità abitativa: Frazioni: Ambito territoriale: 40° 53’ 54’’ 96 14° 11’ 29’’ 04 C 151 15.450 58.529 3.815 5** Ambito 2 giuglianese Autorità sovraordinate e vincoli sul territorio*** : Autorità di bacino idrografico Comunità montana Asl Sismicità Vincolo paesaggistico (L. 1497/39) Vincolo paesaggistico (L. 1089/39) Parco Danno sismico Riserva naturale Vincolo idrogeologico Vincolo storico – artisti (L. 431/85) * fonte www.comuni-italiani.it, vedi anche cartina “a”. ** a norma dell’art. 3 statuto comunale: Torre Caracciolo, Castello Scilla, San Marco, San Rocco, Castello Monteleone . o Belvedere , vedi anche cartina “d”. *** Fonte: Provincia di Napoli. In contrada San Marco di codesto Comune è sito un bosco di castagni della specie Castanea sativa, denominato “di Foragnano” . Tale sito è raggiungibile dal territorio del comune di Marano di Napoli, con accesso immediato da via Panoramica e/o da via Recca, ( vedi cartina cartina “c”) . Il sito consiste della parte inferiore della Collina dei Camaldoli, che degrada verso Marano e verso la sottostante Quarto, alternando zone scoscese ad ampi terrazzamenti pianeggianti. L’intera zona è da considerarsi ad alto rischio idrogeologico. La naturale conformazione del territorio del bosco, e la mancanza di piani di messa in sicurezza, 1 danno vita a seri pericoli di smottamento e di valanga. La macchia presenta una fisionomia uniforme. Ricco di fauna e di flora, il Bosco di Foragnano, rimane uno degli ultimi “polmoni verdi” della popolosa città di Marano di Napoli e di molti comuni con essa confinanti. Dai sopralluoghi, fin ora effettuati, si è potuto catalogare le seguenti specie appartenenti al regno vegetale ed animale: Tra le Erbacee sono numerosissimi gli esemplari di: Pratolina (Bellis sp. pl.), Camomilla (Camomilla Matricaria), Bocca di leone (Antirrhinum), Rucola (Eruca vesicaria ssp. Sativa), Ciclamino napoletano (Cyclamen Hederifolium neapolitanum), Violacciocca (Matthiola sp.pl.). Tra le Felci sono presenti esemplari di: Asplenio maggiore (Asplenium onopteris), di felce aquilina (Pteridium aquilinum), di polipodio meridionale (Polypodium cambricum) Tra le Legnose vi sono esemplari di: Rovo (Rubus ulmifolius), di Ruta caprina ( Hypericum hircinum), di Pungitopo (Ruscus aculeatus), Ginestra comune (Spartium junceum L.) Vi sono, inoltre numerose specie animali: Riccio (Erinaceus europaeus), Volpe rossa (Vulpes vulpes), Lucertola campestre (Podarcis sicula) Tarantola muraiola (Tarentola mauritanica). Vi si trovano, parimenti, in enorme quantità, lepidotteri e farfalle. Usando l’accesso di via Recca (vedi cartina “c”), e prendendo il sentiero sulla sinistra, si giunge ad una collinetta dove il Gruppo Archeologico Napoletano ha individuato una cisterna a pianta rettangolare e volta a botte. Poco lontano dal foro d' ingresso vi è una pietra rettangolare con due incassi tipica di un torchio a vite per la spremitura di olive o uva. Tale pietra poggia su un pavimento a mosaico. Presumibilmente ci troviamo nella parte rustica di una villa romana frequentata dal I al IV secolo d.C. Cotinuando a scendere sul sentiero, si giunge ad un’altra collinetta sulla quale affiorano strutture edilizie. Si tratta presumibilmente di quanto resta di una 2 grossa villa romana frequentata tra il I ed il IV secolo d.C. Il principale di tali ruderi è una struttura a doppio livello in opera reticolata. A sud-ovest è una cisterna seminterrata in opera vittata. Tutt’intorno è stato raccolto abbondante materiale ceramico che ha permesso la datazione del complesso. Ritornati sul sentiero si scende a destra in un canalone e si risale sulla collina opposta. Sulla parte più alta di tale collina, non lontano da un traliccio dell’alta tensione, è un altro complesso di strutture pertinenti probabilmente ad una grossa villa anch’essa frequentata fra il I e l’inizio del V secolo d.C. Si giunge sul luogo di una cisterna a pianta rettangolare in opera quasi reticolata. Lo strato in signino è parzialmente visibile, mentre la volta a botte è crollata. Sul fianco della collina sono i resti d' altri ambienti in opera reticolata, messi in luce da scavi clandestini. In tale area sono stati rinvenuti dal Gruppo Archeologico Napoletano interessanti frammenti d' intonaco colorato e figurato, nonché frammenti di mosaici a tessere bianche e nere, tubuli e tegole "mammate" che fanno ipotizzare l’esistenza di un ambiente termale. Dal lato opposto del sentiero sempre il Gruppo Archeologico Napoletano ha individuato ciò che resta di una necropoli con tombe a cappuccina. Di notevole rilevanza il ritrovamento di una tegola col bollo “ Q.LEPIDI ” che permettono di datare tale rinvenimento all’ultimo trentennio del I secolo a.C. All’interno del bosco, parimenti, si trovano tre opere umane di rilievo storico ed artistico, consistenti in due Masserie, denominate Foragnano di Sotto e Foragnano di Sopra ove è ancora collocata una torre d' avvistamento di epoca angioina. Si tratta di un tipico esempio di masseria a corte seicentesca ed è molto simile all’altra masseria posta a poca distanza: Faragnano di Sopra. Ruderi di mura in opera reticolata testimoniano che entrambe le masserie sono state costruite su preesistenti edifici d' epoca romana. La masseria di sotto si presenta di grosse dimensioni e costruita su tre livelli. La masseria di sopra è, invece, di dimensioni più modeste, ma presenta una torre difensiva. L’ Eremitaggio denominato Eremo di Pietra spaccata è costituito da due parti. La prima è un complesso di grotte scavate nella roccia, forse dagli Osci (presenti nella zona già nell'ottavo secolo a C.). In epoca romana divenne con ogni probabilità un ninfeo. La grotta più grande fu successivamente adibita ad oratorio, poi divenne una cappella paleocristiana ed infine fu trasformata in una chiesetta rupestre. Attualmente presenta una facciata in muratura su cui risaltano le lesene in stucco, sormontate da un timpano con finestrino ovale. L'interno, a navata unica e due cappellette, è caratterizzato da un'abside affrescata con retrostante deambulatorio. La seconda parte del monumento è costituita invece da un romitorio. Costruito dopo il 1500 per ospitare i Romiti dediti al culto della Madonna, (la cui statua secondo una leggenda fu rinvenuta in un masso distaccatosi dalla rupe), divenne col tempo luogo d' accoglienza per i pellegrini che numerosi giungevano lungo l'antico romitorio osco che collegava la pianura flegrea con l'interno. Il tratturo costituiva un' importante via di comunicazione e di approvvigionamento d'acqua e offriva la vista sulla pianura di Quarto fino al mare di Licola, con possibilità 3 difensive. Attualmente nel romitorio, che versa in uno stato di penoso abbandono, sono visibili frammenti di mosaici d'epoca romana e un'edicola con l'affresco di una Madonna. Al piano superiore, una singolare cucina ed altri suggestivi ambienti scavati nel tufo d' incerta destinazione d'uso. Alla sinistra del complesso si nota un'antica cisterna, originariamente alimentata da un impluvium scavato nella roccia. Ma, la frequentazione del luogo, tuttavia, è, da ritenersi, ancora più antica. Infatti, di notevole rilevanza sono stati i ritrovamenti operati dal Gruppo Archeologico Napoletano nelle vicinanze della chiesetta: si tratta di frammenti ceramici di ciotole risalenti all’Età del Bronzo Medio avanzato (XV-XIV secolo a.C.) e che attestano la probabile esistenza di uno stanziamento umano in questo luogo già a quell’epoca. Altri frammenti ceramici dello stesso periodo sono stati rinvenuti allo sbocco del vallone di Pietraspaccata in località Paratino (Quarto). Tutte le costruzioni sono d' epoca risalente e costituiscono un patrimonio storico rilevante per il Comune di Marano di Napoli Inoltre, l’antica via denominata “Discesa Pendine” è da considerarsi come l’antica arteria di collegamento tra Marano e la zona flegrea. (fonte S.M. Darmon / www.archemail.it). Il luogo, come da fonti storiche attendibili, era abitato gia dall’epoca neolitica, sono presenti, parimenti, siti risalenti all’epoca osca, a quella romana e paleocristiana, come risulta dai reperti ritrovati: “ In località San Marco e nel Fondo Ritiro sono venute alla luce alcune epigrafi e due statue, raffiguranti "Dama" e la moglie "Tertia". Due statue di Fauni e una di Ercole, conservate nel Museo Archeologico di Napoli, provengono dalla frazione Pèndine, dove è stato rinvenuto anche un Cellaio di epoca imperiale, appartenente al Ninfeo, una Villa probabilmente destinata ad altro uso in epoca paleocristiana” (fonte Comune di Marano di Napoli) . Nel corso della seconda metà del diciannovesimo secolo, il bosco fu il luogo principale di molte lotte tra i Briganti e le Forze dell’ Ordine dell’ Italia post unitaria (vedi allegato “a”). All’interno del bosco è presente una grotta tufacea, di origine naturale e in seguito manipolata dall’uomo, che gli abitanti del posto chiamano “Grotta del Brigante”, racconti del posto la volevano adibita a rifugio notturno per svariate bande di briganti. 4 Allegato: “a”: documento prefettizio 2 maggio 1863 SOTTO – PREFETTURA Pozzuoli 2 maggio 1863 DI POZZUOLI Al sig. Prefetto della Provincia di Napoli* Mi viene ora arrecata la notizia, che una banda di venti malandrini armati percorrevano il territoritorio di Marano, e che nella sera del 29 dello spirato aprile ha invaso la masseria di Angelo Pezzella in Contrada S. Marco, derubando di quanto vi si trovava di qualunque valore, ascendente a circa ducati 80. Le persone della masseria vennero sequestrate pendente il saccheggio, ma non ricevettero altra offesa. […] Ho dato ordine al sig. Delegato Arpaia di recarsi sul luogo per raccogliere le maggiori notizie possibili, quali cose ottenute saranno prontamente riferite al sig. Prefetto per ulteriori provvedimenti. In pari tempo ho fatto richieste all’ Autorità militare per l’arrivo in Marano di un distaccamento di linea senza denunciare la forza di questo Capoluogo indispensabile per il servizio di sorveglianza al lettorale ed altri interni di ordine e di sicurezza. Debbo infine aggiungere che su questo grave fatto fin’ora non mi pervenne alcun rapporto dell’ arma dei Reali Carabinieri. Il sotto – Prefetto Edorbeni * fonte: Il Brigantaggio post – unitario a nord di Napoli, Barberi, Assessorato alla Cultura Comune di Marano di Napoli , Marano , 2005. 5 Cartina :“a” Cartina :“b” 6 Cartina: “c” Cartina: “d” 7 Situazione ambientale: Il sito è caratterizzato dal totale abbandono. Viene usato come discarica abusiva di materiali di provenienza domestica ed industriale. Sono presenti, inoltre, numerosi telai e parti di automobili, probabilmente frutto di atti illeciti, che denotano, dunque, la presenza costante di persone dedite al malaffare. Durante tutto l’anno viene praticata la caccia e il prelevamento di animali selvatici per fini commerciali. Parte del sito è stata adibita, abusivamente, a pista per moto da fuoristrada. Le numerosissime discariche, il sottobosco non messo in sicurezza, la presenza di cartucce, cause primarie di incendio, a causa del contenuto di polveri infiammabili, sono elementi di particolare pericolosità . All’ interno del bosco, nei pressi dell’eremitaggio e’ presente un ruscello di acque scure, presumibilmente provenienti dagli scarichi domestici ed industriali della soprastante collina dei Camaldoli. L’ abusivismo edilizio è prassi, ormai, consolidata. 8