RELAZIONE
A) QUADRO CONOSCITIVO
Ottobre 2008
COMUNE DI MANCIANO
PIANO STRUTTURALE
(ai sensi L.R. 5/95 e succ. mod.)
RELAZIONE
A) IL QUADRO CONOSCITIVO
1
A. IL QUADRO CONOSCITIVO
1 Gli strumenti della pianificazione territoriale e di settore................................................PAG. 4
1.1 Il PIT-Piano di Indirizzo Territoriale
1.2 Il PTC- Piano territoriale di Coordinamento
1.3 Patti Territoriali
2 Le analisi territoriali e i sistemi di identità locale..............................................................PAG.26
2.1 Il metodo di indagine
2.2 Territorio e risultanti paesaggistiche
2.3 Evoluzione dei rapporti di produzione e assetto del paesaggio
2.4 Evoluzione dei sistemi insediativi e identità dei luoghi
2.5 Permanenze storiche e valori culturali diffusi
2.6 Schede di territorio-catalogazione degli edifici sparsi nel territorio
2.7 Valutazione delle relazioni identitarie nel sistema insediativo e paesaggistico
2.8 Sintesi e valutazione degli ambiti territoriali
2.9 La carta del rischio archeologico: un indicatore fondamentale
3 Le componenti ambientali e le relative pressioni:........................................................PAG.7186
3.1 Acqua
3.1.1 sistema delle acque (accumuli superficiali e prelievi da pozzo)
3.1.2 qualità delle acque superficiali
3.1.3 la rete acquedottistica
3.1.4 la rete fognaria
3.2 Aria
3.2.1 l’inventario regionale delle emissioni (irse)
3.2.3. Rete del gas
3.2.2 temi affrontati e risultati ottenuti
3.2.4. Indicatori di pressione e indicatori di stato
3.3 Clima
3.4 Campi elettromagnetici
3.5 Energia
3.6 Rifiuti
3.6.1 la produzione
3.6.2 le raccolte differenziate
3.6.3 i rifiuti da attività produttive
3.6.4 lo smaltimento
3.7 Rumore
3.8 Suolo e sottosuolo
3.9 Aziende insalubri e a rischio di incidente rilevante
3.10 Conservazione della Natura
4 La struttura geologica e geomorfologia del territorio comunale......................................PAG.128
4.1 Inquadramento geologico regionale
4.2 Stratigrafia del territorio comunale
4.3 Tettonica
4.4 Aspetti geomorfologici
4.5 Aspetti litotecnici
4 Relazione sull’assetto geologico – tecnico del territorio
2
(ai sensi dell’Allegato A, punto 2 del D.P.G.R.T. 27 aprile 2007, n.
26/R):.......................................................................................................................................PAG.134
4.1 Elementi conoscitivi
4.1.1Elementi geologici e struttural (punto B.1 DPGR 26/R)
4.1.1.1 La successione dei terreni: aspetti generali
4.1.1.2 La successione dei terreni nel Comune di Manciano
4.1.1.3 La tettonica
4.1.1.4 Evoluzione paleogeografica e strutturale
4.1.1.5 Bibliografia geologica
4.1.2 Elementi litologico - tecnici (punto b.2 dpgr 26/r)
4.1.3 Elementi per la valutazione degli aspetti geomorfologici (punto b.3 dpgr 26/r
4.1.4 Elementi per la valutazione degli aspetti idraulici (punto b.4 dpgr 26/r)
4.1.5 Elementi per la valutazione degli aspetti idrogeologici (punto b.6 dpgr 26/r)
4.1.6 Elementi per la valutazione degli effetti locali e di sito per la riduzione del rischio sismico
(punto b.7 dpgr 26/r)
4.2 Valutazione di Pericolosita
4.2.1 Aree a pericolosità geomorfologica (punto c.1 dpgr 26/r)
4.2.2 Aree a pericolosità idraulica (punto c.2 dpgr 26/r)
4.2.3 Aree con problematiche idrogeologiche (punto c.4 dpgr 26/r)
4.2.4 Aree a pericolosità sismica locale (punto c.5 dpgr 26/r)
5 La strumentazione urbanistica comunale...........................................................PAG.119PAG.167
5.1 Le successive crescite degli insediamenti
5.2 Il Piano regolatore comunale Vigente
5.2 La variante al Prg per le zone agricole
5.3 La tutela dei centri storici e il piano del colore
6 Lo stato di attuazione del Prg vigente e le dinamiche in atto .........................PAG.137PAG.185
6.1 La metodologia di analisi
6.2 Lo stato di attuazione del Prg vigente e le dinamiche in atto
6.3 Dinamiche demografiche e settori produttivi in evoluzione
7 Le tendenze rilevate nella raccolta dei dati ......................................................PAG.169PAG.217
7.1 Le istanze dei privati giunte all’amministrazione
7.2 Il mercato immobiliare come spia della rendita differenziale
7.2 Gli incontri con i soggetti attuatori
7.3 Il mercato immobiliare come spia della rendita differenziale
3
A. IL QUADRO CONOSCITIVO
1.
1.1
1.2
1.3
Gli strumenti della pianificazione territoriale e di settore
Il PIT - Piano di Indirizzo Territoriale
Il PTC - Piano territoriale di Coordinamento
Patti Teritoriali
1.1 Il PIT-Piano di Indirizzo Territoriale
Questo documento è stato redatto con lo scopo di sintetizzare gli elementi prescrittivi e di indirizzo
contenuti nel Piano di Indirizzo Territoriale della Regione Toscana, con particolare attenzione a
quelli relativi all’ambito territoriale del Comune di Manciano. Lo scopo è quello di offrire un
quadro generale di riferimento dal quale desumere e verificare gli obiettivi, le azioni, gli indirizzi
programmatici rispetto allo strumento di pianificazione provinciale (PTC) oltre a contenere
elementi utili alla formazione del quadro conoscitivo del PRG.
Il Piano di Indirizzo Territoriale (P.I.T.) è l'atto di programmazione con il quale la Regione in
attuazione della L.R. 16 gennaio 1995, n. 5 "Norme per il governo del territorio" ed in conformità
con le indicazioni del programma regionale di sviluppo, stabilisce gli orientamenti per la
pianificazione degli enti locali e definisce gli obiettivi operativi della propria politica territoriale.
Il Consiglio Regionale ha approvato il PIT con Deliberazione n. 12 del 25 gennaio 2000,
apportando precisazioni, modifiche ed integrazioni alla normativa del documento proposto dalla
Giunta. Ai sensi dell’art. 17 della legge regionale 1/2005, l'avviso relativo all'approvazione del
nuovo PIT è stato pubblicato sul BURT n. 42 del 17 ottobre 2007 e quindi da questa data il piano ha
acquistato efficacia.
1.1.1 Atti di pianificazione, programmazione, di indirizzo settoriale assunti dalla regione in
attuazione di leggi o del PRS
Piani e Programmi di settore
Piano Cave P.R.A.E.
Piani generali di bonifica
Disciplina in materia di sbarramenti di ritenuta
e dei relativi bacini di accumulo
Piano regionale gestione rifiuti:
Primo stralcio (solidi urbani)
Secondo stralcio (speciali/pericolosi)
Terzo stralcio (bonifica aree inquinate)
Piano sanitario regionale
Normativa di riferimento
L.R. n. 36/80, L.R. n.78/98
L.R. n. 34/94
L.R. n. 1/94, L.R. n.17/96
Atto deliberativo
D.C.R. n. 200/95
L.R. n. 25/98
L.R. n. 49/94
L.R. n. 72/98
Piano faunistico venatorio
L.R. n. 3/94
Norme per la disciplina del commercio in sede L.R. n. 28/99
fissa
Disposizioni in materia di risorse idriche
L.R. n. 81/95
Programma degli interventi ATO
L.R. n. 26/97
Tutela delle acque dall'inquinamento
D.Lgs. n. 152/99
Piano di risanamento e tutela della qualità
L.R. n. 81/95
dell'aria
L.R. n. 26/97
Individuazione aree a rischio di inquinamento L.R. n. 263/98
atmosferico
Norme in materia di inquinamento acustico
L.R. n. 89/98
Norme sui parchi, riserve naturali aree protette L.R. n. 49/95
di interesse locale
Primo Progr. Regionale 95/97
Secondo Progr. Regionale 97/99
D.C.R. n. 88/98
D.C.R. n. 385/99
D.C.R. n. 384/99
D.C.R. n. 41/94
D.C.R. n. 527/95
D.C.R. n. 292/94
D.C.R. n. 137/99
D.G.R. n. 381/99
D.G.R. n. 553/99
D.C.R. n. 133/95
D.C.R. n. 256/97
4
Piano regionale per gli impianti di
distribuzione dei carburanti
Piano energetico regionale
Norme per la difesa del suolo
Piani di bacino regionali
Approvazione siti Bioitaly
Disposizioni in materia di linee elettriche ed
impianti
L.R. n. 61/85
D.C.R. n. 359/96
L.R. n. 45/97
L.R. n. 21/98
L.R. n. 26/99
D.C.R. n. 342/98
L.R. n. 51/99
D.C.R. n. 1/2000
D.C.R. n. 155/97
D.G.R. n. 1212/99
1.1.2 Atti di QRCT (Quadro Regionale di Coordinamento Territoriale)
- D.C.R. n. 296/88 " Sistema regionale aree protette"
- D.C.R. n. 230/94 "Provvedimenti sul rischio idraulico". Oggi sostituito dalle relative sezioni
del PIT vigente.
- D.C.R. n. 254/89 "Piano regionale integrato dei trasporti"
1.1.3 Identificazione dei sistemi territoriali e tendenze alla trasformazione
Il PIT assume, quale base per l'organizzazione delle strategie, l'impostazione sistemica del territorio
regionale articolato in :
Sistemi territoriali di programma ovvero:
- La Toscana dell' Appennino;
- La Toscana dell'Arno;
- La Toscana della Costa e dell'Arcipelago;
- La Toscana interna e meridionale (nella quale ricade il Comune di Manciano).
Gli obiettivi, le azioni strategiche sono individuate dal PIT in funzione dei diversi sistemi con
riferimento alle seguenti tipologie di risorsa:
- le città e gli insediamenti;
- il territorio rurale: risorse naturali, paesaggio insediamenti rurali;
- rete delle infrastrutture.
Sistemi territoriali locali (STL) che in sede di prima applicazione del PIT sono assunti come
coincidenti con i sistemi economici locali (SEL) di cui alla DCR n. 219/99.
Sistemi territoriali funzionali intesi come interconnessioni dei diversi SEL e composti da più nodi
che agiscono sia come componenti dei SEL stessi sia come parte della rete sovralocale col ruolo di
interscambio tra diversi livelli di servizio delle reti che compongono i sistemi.
1.1.4 Definizione degli obiettivi generali ed operativi
Il PIT per ogni tipologia di risorsa definisce obiettivi strategici generali ed operativi che ricondotti
alla realtà ed alle problematiche del comune di Manciano possono essere così sintetizzati:
TIPOLOGIA
RISORSA
A)
Città
insediamenti.
DI OBIETTIVI GENERALI
OBIETTIVI OPERATIVI
ed Garanzia di accessibilità alle
attività lavorative e ai servizi della
persona.
Pari opportunità nella corretta
utilizzazione
di
spazi
ed
infrastrutture
attraverso
la
razionalizzazione dei tempi d'uso
delle attrezzature e dei servizi.
Garanzia di adeguate risorse
energetiche e di sistemi di
smaltimento - depurazione dei
5
rifiuti e dei reflui della
lavorazione per la tutela dei
cittadini.
Tutela e miglioramento della
qualità di vita dei cittadini
contrastando l'immissione di
fattori inquinanti nell'ambiente.
A1) Centri antichi.
A2) Insediamenti
residenziali
o
misti.
A3) Insediamenti
prevalentemente
produttivi
B)
rurale
Territorio Consolidamento dei processi delle
risorse naturali, del paesaggio e
degli insediamenti rurali a
garanzia di uno sviluppo del
territorio rurale sostenibile e
capace di relazionarsi con altri
aspetti della realtà locale.
C)
Rete Ottimizzazione e integrazione
delle diverse modalità di trasporto
infrastrutturale
privilegiando quello collettivo;
per la mobilità e
Interconnessione
di
reti
l'energia
infrastrutturali
Completamento di itinerari di
trasporto.
Integrazione centri antichi con i
contesti
insediativi
circostanti
attraverso la dotazione infrastrutturale
e la razionalizzazione delle funzioni
Garanzia di livelli differenziati di
accessibilità alle funzioni pubbliche e
di interesse collettivo
Individuazione di tessuti informi
caratterizzati da degrado insediativo ed
ambientale
suscettibili
di
trasformazione
riqualificazione di ambiti misti
produttivo-residenziali
attraverso
l'allontanamento di funzioni improprie
per elevare le condizioni ambientali
della residenza.
Individuazione
di
insediamenti
dismessi o impropri all'interno dei
tessuti urbani per procedere ad azioni
di riutilizzazione e trasformazione.
Individuazione
di
"comparti
produttivi" da tutelare per il loro ruolo
economico e sociale.
Garantire il sostegno all'attività
produttive tipiche del territorio rurale
anche attraverso la promozione di
attività compatibili;
Promuovere il ruolo di presidio
ambientale delle attività agricole e di
valori;
Salvaguardia di ambiti ad alta
specializzazione produttiva (prodotti
DOC),
Incentivare l'attivazione di circuiti
turistici;
Rafforzare la difesa del suolo, la
sicurezza degli insediamenti e delle
infrastruture.
Fornire
indirizzi
per
la
programmazione e progettazione di
infrastrutture
finalizzati
all'integrazione delle stesse coi sistemi
territoriali attraversati limitando gli
effetti negativi sul paesaggio e sugli
eco-sistemi.
1.1.5 Invarianti strutturali
6
Il PIT definisce "invarianti strutturali" quelle le funzioni, associate alle diverse tipologie di risorsa,
capaci di garantire determinate prestazioni. Il PIT agli artt. 15/16/17 definisce, per le tre tipologie di
risorsa, le prestazioni irrinuciabili che le funzioni devono assicurare.
1.1.6 La disciplina del PIT
Prescrizioni generali relative alle tipologie di risorse
Per il perseguimento degli obiettivi sopra esposti, il PIT formula prescrizioni generali, quelle
relative alla città e agli insediamenti e per le infrastrutture, delle quali vengono riportate in tabella
solo quelle riconducibili all'ambito territoriale di riferimento.
Per il territorio rurale, invece, il PIT definisce una metodologia specifica attraverso cui poter
giungere alla definizione dell’esclusività e della prevalenza della funzione agricola nei diversi
ambiti del territorio rurale. Per le particolarità di questo tema si ritiene più opportuno trattare
separatamente i contenuti della Sezione II del PIT che verranno compiutamente sviluppati per
l’elaborazione del Quadro Conoscitivo.
RISORSE
PRESCRIZIONI
Le
città
e
gli
insediamenti urbani:
Centri antichi
Riequilibrio funzionale dei principali centri antichi della
Art.19
regione;
Valorizzazione dei centri minori in via di spopolamento
atrraverso la localizzazione di nuove funzioni capaci di superare il
carattere di monofunzionalità
Insediamenti
Attivare azioni di recupero e riqualificazione di parti di città o
prevalentemente
settori urbani guidate da una strategia generale la cui attuazione
residenziali
avverrà attraverso gli strumenti per il governo del territorio previsti.
Art. 20
Attivare azioni di coordinamento dei piani e programmi
settoriali, compresa la programmazione delle opere pubbliche
finalizzate alla riqualificazione ambientale ed insediativa
Insediamenti
Attivare azioni di sostegno e di consolidamento delle attività
prevalentemente
produttive attraverso:
produttivi
− La dotazione di infrastrutture e di sistemi necessari a garantire la
Art. 21
tutela della salute della sicurezza e dell’ambiente evitando la
localizzazione di attività improprie;
− Il miglioramento della funzionalità di comparti misti produttiviresidenziali ,la garanzia delle necessarie attrezzature e servizi
alla residenza, la perdisposizione di strategie di rilocalizzazione
di attività produttive incopatibili con la funzione residenziale
Sistemi
territoriali
funzionali
Art.22
Rispetto all’individuazione operata dal PIT dei capisaldi delle funzioni gli
strumenti per il governo del territorio dovranno garantire il
conseguimento di obiettivi sinergici rispetto alle seguenti funzioni:
− Espositiva-museale;
− Turistica;
− Commerciale della grande distribuzione;
− Sanitaria
− Produzione e trasporto energetico
1.1.7 Il territorio rurale
Gli strumenti urbanistici comunali sono tenuti a riconoscere gli ambiti in cui la funzione agricola ha
un carattere di esclusività da quelli che hanno una prevalenza rispetto ad altre funzioni. Il
Regolamento urbanistico, disciplinerà, ai sensi della L.R. 64/95 con normative differenziate, gli
7
interventi ammissibili nelle aree ad esclusiva o prevalente funzione agricola assunte dal PIT come
risorsa essenziale e del territorio limitata e non riproducibile.
Ai fini di tale individuazione, il PIT articola una metodologia di lettura territoriale che da un lato
tiene conto delle risorse paesistico-ambientali presenti nel territorio dall’altra delle strutture e del
ruolo dell’attività agricola.
Il comma 5 dell’art. 23 definisce gli ambiti territoriali che sono esclusi dall’ambito di applicazione
della L.R. 64/95 in quanto non costitutive del territorio rurale, ovvero:
Zone urbanizzate o da urbanizzare secondo le previsioni degli strumenti urbanistici attuativi e
dei piani strutturali approvati;
Le zone destinate ad infrastrutture ed attrezzature di interesse generale a servizio di zone
urbanizzate;
Aree protette soggette alla disciplina speciale della L.n. 394/91 ed alla L.R. n. 49/95(parchi
regionali, provinciali, ANPIL)
Zone a prevalente carattere ambientale destinata a gestione speciale definita dagli strumenti
urbanistici comunali.
Il PIT, poi, individua 5 classi economico-agrarie delle quali due “forti” e tre “deboli” che incrociate
alle unità di paesaggio, discendenti da una lettura dei caratteri paesistici del territorio comunale a
partire dall’articolazione sistemica del Paesaggio Toscano , dovrà condurrà alla articolazione del
territorio rurale in sottozone delle quali dovrà essere esplicitato il carattere della funzione agricola.
Per gli ambiti/sottozone così definiti (aree ad esclusiva o prevalente funzione agricola) ed in
coerenza con gli obiettivi del piano, dovranno essere determinate le azioni strategiche cui
indirizzare lo strumento operativo del PRG in relazione a:
1. Le funzioni specifiche atte a garantire il presidio ambientale e paesaggistico.
2. I settori produttivi da promuovere e valorizzare ad integrazione dell’attività agricola compatibili
con la tutela e la valorizzazione del territorio.
3. Le azioni necessarie al mantenimento della presenza umana a presidio dell’ambiente nelle aree
soggette a degrado o abbandono.
1.1.8. Classi economico - agrarie
AREE DEBOLI:
Aree ad economia
agricola
debole
contigue agli aggregati
urbani.
Caratteristiche
Azioni
Aree influenzate dal sistema Arresto
dei
fenomeni
di
insediativo e infrastrutturale in
marginalizzazione della attività
cui
l’attività
agricola
è
agricola attraverso la promozione
condizionata da altre attività
della stessa;
economiche e sociali
Riqualificazione e ridefinizione dei
margini insediativi
Incentivazione
di
forme
di
conduzione part-time ai fini del
recupero di situazioni di degrado.
Aree ad economia Aree di influenza urbana in cui il Sostegno dell’agricoltura anche
agricola
debole sistema aziendale è stato
nelle forme di autoconsumo in
determinata
sostituito da usi e funzioni
connessione all’obiettivo della cura
dall’influenza urbana.
prevalentemente non aziendali.
e del mantenimento degli assetti
Si tratta di aree anche di pregio
idraulico-agrari e forestali;
ambientale a servizio di funzioni Valorizzazione di funzioni di
residenziali o ricreative
servizio ambientale e paesaggistico
delle attività agricole.
Aree marginali ad Aree decentrate
rispetto ai Contrastare i fenomeni di degrado
economia debole.
sistemi
insediativi
ed
attraverso il rafforzamento dei
infrastrutturali caratterizzate da
presidi rurali anche attraverso il
una economia debole e da
sostegno economico di attività
fenomeni di abbandono e
integrative;
Individuare funzioni capaci di
spopolamento.
8
garantire reddito legate alla funzione
di “servizio ambientale” delle
attività agricole.
AREE FORTI:
Aree ad agricoltura Aree che presentano una
sviluppata estensiva
economia sviluppata basata sulla
prevalenza di colture estensive.
In tali aree la funzione agricola
rappresenta un elemento di forte
connotazione del paesaggio
rurale. Alcuni ambiti, tuttavia,
presentano rischi legati alla
banalizzazione
della
trama
poderale e della semplificazione
della
rete
scolante,
del
dilavamento
di
sostanze
inquinanti.
Aree
ad
Aree in cui è presente una
agricoltura
economia agricola sviluppata
intensiva
o
grazie alla presenza di colture
specializzata.
intensive o specializzate. Anche
in tali aree l’attività agricola
garantisce ottimi livelli di
qualità paesistica.
Tutelare e rafforzare la funzione
agricola esistente;
Sostegno verso l’adozione di
pratiche colturali compatibili con
l’ambiente e soprattutto capaci di
garantire la funzionalità del sistema
idrico.
Tutela dell’attività agricola come
funzione primaria del territorio;
Sostegno verso l’adozione di
pratiche colturali compatibili con
l’ambiente e soprattutto capaci di
garantire la funzionalità del sistema
idrico e la conservazione della
vegetazione arborea.
1.1.9 Le quattro toscane- Sezione II " La Toscana Interna e Meridionale"
(Ambito all’interno del quale ricade il comune di Manciano)
Art. 48 - Obiettivi relativi al sistema territoriale di programma della Toscana dell'Arno.
Il PIT definisce, per i diversi sistemi di programma, obiettivi specifici discendenti dagli obiettivi
generali definiti al titolo III.
a) mantenimento e potenziamento della attività agricola e di quelle connesse attraverso:
riqualificazione e promozione delle risorse locali mediante l’incentivo di
produzioni agricole di qualità, istituzione di marchi D.O.C. ed il marketing
territoriale;
integrazione dell’agriturismo con forme di turismo rurale;
individuazione ed attrezzatura di itinerari turistici favorendo l’escursionismo ed il
turismo equestre in relazione alla dotazione del patrimonio turistico esistente,
b) diversificazione delle politiche territoriali di sviluppo, da rendere complementari e sinergiche
integrando e coordinando le attrezzature di scala sovralocale;
c) sostegno e potenziamento delle attività produttive esistenti connesse alle risorse locali.
Art. 59 - Atti regionali di riferimento:
Piani Territoriali di Coordinamento (PTC) vigenti;
Individuazione aree protette ai sensi della L. n. 394/'91 e della L.R. 49/'95
Artt. 61/62/63 - Prescrizioni.
9
INSEDIAMENTI
Gli strumenti per il governo del territorio dovranno confermare il
ruolo di presidio degli insediamenti urbani esistenti attraverso:
Rivitalizzazione dei centri antichi attraverso l’incremento delle
prestazioni dei servizi ai residenti anche attraverso una accurata
strategia di riconversione funzionale del patrimonio esistente
La riconsiderazione degli standard in funzione dei caratteri degli
insediamenti e dei fabbisogno dei residenti anche nel territorio
rurale;
Limitazione di espansioni che possano contrastare col principio
della riqualificazione del tessuto esistente;
Riorganizzazione dei marginidegli insediamenti anche in
considerazione della prossimità col sistema agricolo .
Per gli insediamenti produttivi gli strumenti per il governo del
territorio sono tenuti a privilegiare le attività connesse all’agricoltura,
al turismo ed alla valorizzazione delle risorse.
Gli interventi di potenziamento e adeguamento delle infrastrutture
INFRASTRUTTURE
dovranno contenere una valutazione sulla economicità degli
PER LA MOBILITA'
interventi in termini di costi-benefici.
La progettazione dei nuovi tracciati, il potenziamento la
ristrutturazione di quelli esistenti dovrà tener conto sia della
morfologia dei luoghi che della tutela delle risorse essenziali del
territorio.
TERRITORIO RURALE Per la Toscana Interna e meridionale il PIT assume come risorsa
essenziale le aree ad esclusiva funzione agricola che, pertanto, non
può essere utilizzata per funzioni non collegate all’agricoltura.
Gli strumenti per il governo del territorio, con apposite discipline,
predisporranno misure di salvaguardia a tutela del mantenimento
delle dimensioni minime aziendali e delle superfici agrarie.
Gli strumenti per il governo del territorio dovranno predisporre
specifiche discipline per gli insediamenti rurali, assunti come risorsa
primaria, al fine di:
Assicurare la permanenza della popolazione residente;
Garantire, attraverso tecniche tese alla minimizzazione degli impatti
ambientali, la compatibilità delle trasformazioni;
Permettere l’integrazione di funzioni compatibili col carattere di
ruralità dei luoghi capaci di assicurare redditi integrativi di quelli
agricoli.
Gli strumenti per il governo del territorio predisporranno normative
specifiche attraverso cui disciplinare gli interventi nelle aree contigue
ai parchi al fine di garantire la sinergia delle azioni di e tutela dei beni
paesistico-ambientali inclusi nei parchi e quelle ammissibili nelle
aree contigue.
1.2 Il PTC- Piano territoriale di Coordinamento
Questo documento è stato redatto con lo scopo di sintetizzare gli elementi prescrittivi e di indirizzo
contenuti nel Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale della Provincia di Grosseto con
particolare attenzione a quelli relativi all’ambito territoriale del Comune di Manciano. Lo scopo è
quello di offrire un quadro generale di riferimento dal quale desumere e verificare gli obiettivi, le
azioni, gli indirizzi programmatici rispetto ai quali si colloca la formazione del quadro conoscitivo e
la stesura dello strumento urbanistico comunale
Il Piano Territoriale di Coordinamento (P.T.C.) è l'atto di programmazione con il quale la Regione
in attuazione della L.R. 16 gennaio 1995, n. 5 "Norme per il governo del territorio" ed in conformità
10
con le indicazioni del Piano di Indirizzo Territoriale (P.I.T.) stabilisce gli orientamenti per la
pianificazione degli enti locali e definisce gli obiettivi operativi della propria politica territoriale.
Il Consiglio provinciale ha approvato il PTC con Deliberazione n. 30 del 7 Aprile 1999 apportando
precisazioni, modifiche ed integrazioni alla normativa del documento adottato dal Consiglio
Provinciale con delibera n. 200 del 6 Novembre 1998.
1.2.1 Quadro Conoscitivo e Documento finale:
a) Quadro Conoscitivo
Gli elementi base per la formazione del Quadro Conoscitivo sono articolati secondo due livelli:
1. Atti di pianificazione,programmazione, di indirizzo settoriale assunti dalla provincia in
attuazione di leggi nazionali e regionali;
2. I contenuti del P.T.C. della provincia di Grosseto si riferiscono alla proposta di Piano di
Indirizzo territoriale approvata dalla Regione Toscana in data 12/01/1998
Piani e Programmi di settore
Piano Cave P.R.A.E.
Piani generali di bonifica
Disciplina in materia di sbarramenti di ritenuta
e dei relativi bacini di accumulo
Piano regionale gestione rifiuti:
Primo stralcio (solidi urbani)
Piano sanitario regionale
Normativa di riferimento
L.R. n. 36/80, L.R. n.78/98
L.R. n. 34/94
L.R. n. 1/94, L.R. n.17/96
L.R. n. 25/98
L.R. n. 49/94
L.R. n. 72/98
Piano faunistico venatorio
L.R. n. 3/94
Disposizioni in materia di risorse idriche L.R. n. 81/95
Programma degli interventi ATO
L.R. n. 26/97
Piano di risanamento e tutela della qualità L.R. n. 81/95
dell'aria
L.R. n. 26/97
Individuazione aree a rischio di inquinamento L.R. n. 263/98
atmosferico
Norme in materia di inquinamento acustico
L.R. n. 89/98
Norme sui parchi, riserve naturali aree protette
di interesse locale
Primo Progr. Regionale 95/97
Secondo Progr. Regionale 97/99
Piano regionale per gli impianti di
distribuzione dei carburanti
Piano energetico regionale
Norme per la difesa del suolo
Approvazione siti Bioitaly
Atto deliberativo
D.C.R. n. 200/95
D.C.R. n. 88/98
D.C.R. n. 41/94
D.C.R. n. 527/95
D.C.R. n. 292/94
D.G.R. n. 381/99
D.G.R. n. 553/99
L.R. n. 49/95
L.R. n. 61/85
L.R. n. 45/97
L.R. n. 21/98
D.C.R. n. 342/98
D.C.R. n. 133/95
D.C.R. n. 256/97
D.C.R. n. 359/96
D.C.R. n. 1/2000
D.C.R. n. 155/97
Atti di QRCT (Quadro Regionale di Coordinamento Territoriale)
- D.C.R. n. 296/88 " Sistema regionale aree protette"
- D.C.R. n. 230/94 "Provvedimenti sul rischio idraulico"
- D.C.R. n. 254/89 "Piano regionale integrato dei trasporti"
Composizione degli elaborati
Alla formazione del Quadro Conoscitivo concorrono gli studi e gli elaborati di cui alle Direttive di
Tutela e Valorizzazione, redatte ai sensi della DCR 296/88 e delle relative cartografie in scala
1:25.000, approvate con Deliberazione C.P.n.137 del 21/11/1994.
E' composto dagli elaborati presentati nella prima Conferenza di Programmazione svoltasi il giorno
11 aprile 1996 che risultano:
11
• Relazione Programmatica
• Analisi storica
• Analisi economica
• Dati socio economici comunali
• Criteri e parametri per le valutazioni di compatibilità
• Schemi grafici (dalla Tav.T1 alla Tav. T11)
• Tavole Sistema Ambientale in scala 1:50.000 (dalla Tav. A1 alla Tav. A8)
• Tavole Sistema Insediativo in scala 1:50.000 (dalla Tav. I1 alla Tav. I8)
Dalla prima Conferenza di Programmazione del 1996, alla quale sono seguiti contributi di Regione
Toscana e Comuni interessati, fino alla Stesura del documento finale è intervenuto come atto
saliente la dichiarazione di Area di crisi (D.M. 14/3/1995) della Provincia di Grosseto. Tale atto ha
definito la potenzialità di accedere ad alcuni meccanismi di finanziamento e snellimento delle
procedure di variante urbanistica che sono stati riuniti nel Patto Territoriale siglato il 27/10/1997
fra Regione Toscana , Provincia di Grosseto, Ente Parco della Maremma ed alcuni Comuni
interessati tra cui Manciano.
Così questa iniziativa ha arricchito quadro conoscitivo del P.T.C. che l'ha recepita come parte
integrante delle sue disposizioni programmatiche.
b) Documento Finale- elaborati costitutivi del P.T.C.
Il P.T.C. è costituito da:
• Relazione generale delle finalità e dei contenuti che riassume anche i principi elaborati nella
relazione presentata alla Conferenza di Programmazione del 1996.
• Norme che contengono la disciplina del territorio. Qui ogni articolo è suddiviso in tre parti
distinte definite Statuto (principi generali e comportamenti nei confronti del patrimonio
ambientale e insediativo-carattere grassetto nel testo-), Codice (criteri per la pianificazione
comunale nella gestione ordinaria e nella trasformazione del territorio- carattere normale nel
testo-), Programma (le azioni da sviluppare per la pianificazione strategica di rilevanza
provinciale-carattere corsivo nel testo-)
• Schede tecniche di dettaglio a supporto delle norme che consentono indirizzi e integrazioni per
la pianificazione comunale.
• Cartografia:
- Tav. n.1 Acqua e suolo (risorse naturali) in scala 1:50.000
- Tav. n.2 Territorio e Paesaggio (sistemi di Paesaggio) in scala 1:50.000
- Tav. n.3 Azioni Strategiche (politiche per la concertazione) in scala 1:100.000
1.2.3 Identificazione del ruolo istituzionale, dei sistemi territoriali e tendenze alla
trasformazione
Il ruolo istituzionale
Il P.T.C ai sensi della L.142/90 e della L.R.5/95 recepisce il compito di esercitare il governo del
territorio attraverso il ruolo programmatico e di raccordo tra le politiche territoriali della Regione e
la pianificazione urbanistica comunale. Inoltre ai sensi della L.R.5/95 assume il ruolo di piano
urbanistico-territoriale con valenza paesistica.
Il duplice compito è stato inquadrato attraverso la costruzione di un principio che ha poi guidato le
scelte:
<< il territorio è la forma principale di capitale fisso sociale e la sua qualità ambientale è un
parametro del suo valore. Più elevata è questa qualità, maggiore è la quota di ricchezza collettiva
di cui ciascun cittadino può giovarsi, sia in termini di valore aggiunto alla sua attività produttiva
12
che in termini di controvalore qualitativo incamerato nelle attività culturali e ricreative.>>
(relazione p. 15)
Da qui il ragionamento sul ruolo di piano urbanistico-territoriale con valenza paesistica:
<< il P.T.C. è in buona misura infulcrato sul seguente sillogismo: il piano deve dettare le regole
per il mantenimento dell’identità territoriale al variare degli assetti; l’identità territoriale risiede
essenzialmente nella struttura e nelle regole del paesaggio; il piano deve normare anzitutto il
mantenimento e l’evoluzione ragionata del paesaggio.
Conciliare lo sviluppo di un territorio con la valorizzazione del suo patrimonio paesistico è
compito imprescindibile per un qualsiasi piano dell'ultima generazione; tanto più lo è per un piano
come il P.T.C., previsto dalla legge toscana
Perché questo possa costituire un gioco a somma positiva per tutti gli interessati è peraltro
indispensabile:
a.
definire con chiarezza sistemi e gerarchie di valori in cui si riconosca l'intera
collettività;
b.
che in base a questi sistemi e gerarchie di valori si sappia costruire un quadro
dotato di intima coerenza e sostenuto da concezioni di durevole validità.
E’ in questo senso che il P.T.C. ha articolato il territorio provinciale in sistemi e unità di
paesaggio; ha evidenziato caratteri e qualità delle risorse; ha individuato invarianti; ha strutturato
politiche strategiche per ambiti omogenei distinguendo gli assetti ambientali (storico-insediativi e
paesaggistici) e quelli produttivi; ha messo a punto scenari da condividere collettivamente nel
lungo periodo; ha individuato azioni mirate al raggiungimento di specifiche finalità di sviluppo da
verificare nel medio periodo.>> (relazione p. 17-18)
In particolare il concetto di Invariante viene esteso alla totalità del territorio provinciale:
<<Questo approccio consente di poter modificare, all’occorrenza, quasi tutte le componenti
fisiche del territorio, purché si sia certi di garantire (oltre ovviamente alla salvaguardia dei singoli
elementi di pregio irriproducibili) l’invarianza delle relazioni qualitative che ne definiscono
l’identità e il valore complessivo. Peraltro tutte le porzioni del territorio, nessuna esclusa, sono
assoggettate a regole evolutive basate sul concetto di "invarianza".
Anche rispetto alla sua qualità di piano con valenza paesistica, il P.T.C., nel reinterpretare
distinzioni di valore provenienti da apparati normativi in via di superamento, attribuisce all’intero
territorio un interesse ambientale diffuso, pur individuandovi porzioni significative. Da questo
approccio si sviluppa un metodo con cui si istituiscono vincoli e salvaguardie solo ove
effettivamente necessario e concretamente opportuno, pur ancorandoli sistematicamente alle
componenti strutturali del piano.>> (Relazione p.31)
Anticipando quando si affronterà nel prossimo paragrafo il P.T.C con la definizione dei Sistemi e le
Unità di Paesaggio e l'individuazione dei sistemi insediativi (le Città) riconosce:
<<l’esigenza di articolare il territorio in parti omogenee di volta in volta diversamente definite
(sistemi e subsistemi, ambiti, unità etc).L’individuazione di parti distintamente connotate del
territorio diventata così passaggio fondamentale nella formazione del piano, costituendo negli atti
"direttori" (i P.T.C. come i piani strutturali comunali) il riferimento indispensabile per la
previsione di interventi non distruttivi delle qualità identificative, nonché, all’occorrenza, per la
definizione degli ambiti omogenei rispetto ai quali svolgere le valutazioni.
Il P.T.C. opera due diverse articolazioni territoriali:
La prima articolazione è incentrata sull’identificazione di sistemi di paesaggio (corrispondenti agli
aspetti oro-idrografici, geologici e morfogenetici) e di unità di paesaggio (corrispondenti agli
aspetti del soprassuolo); la seconda sul riconoscimento di Città (corrispondenti agli assetti
insediativi e funzionali).>> (relazione p.32)
I sistemi territoriali
L'intero territorio provinciale è suddiviso in:
- Ambiti, corrispondenti alle categorie orografiche e geologiche,
13
-
Sistemi corrispondenti alle caratteristiche di ordine oro-idrografico e morfogenetico,
Unità di Paesaggio corrispondenti alle caratteristiche del soprassuolo comprese quelle
antropiche
- Città, corrispondenti al sistema insediativo ("Città" della Città, Città sul Golfo del Ferro, Città
d'Acqua e Pietra, Città del Tufo, Città intorno alla Vetta, Città sotto i Boschi, Città dei Poderi)
Dal punto di vista territoriale e paesaggistico Comune di Manciano risulta inquadrato nelle
seguenti articolazioni:
- Gli Ambiti di paesaggio individuati (art.19 delle NORME) sono rispettivamente l’Ambito RRilievi dell’Antiappennino, l’Ambito CP- Colline Plioceniche, l’Ambito P-Pianure
- I Sistemi di Paesaggio risultano il sistema R 10. Alto Fiora, R.T. Ripiani tufacei; CP 4.
Pendici di Capalbio, R 11. Le colline di Capalbio, Pi 3 La Piana dell’Osa-Albegna; CP 3.
Alto Albegna.
- Le Unità di Paesaggio risultano la R 10.2. Alta Valle del Fiora, R 10.4. Agro di Manciano,
R11.2 Le colline di Tiburzi, CP 3.2. La Valle del Medio Albegna, R.T. 1 L’altopiano del
Tufo; R.T.2 Le gole del Tufo. In particolare Pi 3 La Piana dell’Osa-Albegna e CP 4. Pendici di
Capalbio sono sistemi che confinano con unità di paesaggio appartenenti a ambiti e sistemi
differenti, assolvendo un duplice compito di regolazione e di articolazione trasversale
Dal punto di vista insediativo Manciano è compreso quasi interamente (una piccola porzione
appartiene alla Città d’Acqua e di Pietra) nella Città dei Poderi insieme ad altri comuni.
(Campagnatico, Capalbio, Castel del Piano, Castell'Azzara, Castiglione della Pescaia, Cinigiano, Civitella Paganico,
Gavorrano, Magliano in Toscana, Manciano, Massa M.ma., Roccalbegna, Roccastrada, Scansano, Scarlino, Seggiano
e Semproniano)
Dobbiamo considerare che mentre Manciano appartiene quasi completamente al Telaio insediativocardo e decumanus- la cui risultante è appunto la Città dei Poderi (con una piccola porzione
appartenente alla Città d’Acqua e di Pietra e quindi al telio insediativo del rastrello) altri comuni
possono appartenere a più sistemi.
Gli obiettivi, le azioni strategiche e le tendenze di trasformazione sono individuate dal PTC in base
alla relazione tra sistema territoriale e paesaggistico (Ambiti, sistemi, unità di Paesaggio) e sistema
insediativo (le diverse Città). Questo rapporto consente di precisare <<il significato e il ruolo di
volta in volta attribuito al termine "risorsa">> (Relazione p.30).
Gli indirizzi generali per la pianificazione comunale sono quindi riferiti:
- Alle Unità di paesaggio e al ruolo di invariante per la programmazione del Territorio rurale
- Alle "Città" le cui azioni riguardano Territorio e Ambiente, Infrastrutture e insediamenti,
Attività e servizi. Una specifica sezione è dedicata alla città dei Poderi (Relazione p.99-101
e Schede p.122-123)
1.2.4 Definizione degli obiettivi generali ed operativi
Il P.T.C per ogni sistema definisce obiettivi strategici generali ed operativi. Sia l'individuazione del
Sistema Paesaggistico ambientale sia il Sistema insediativo risultano categorie trasversali e
appartenenti anche ad altre realtà comunali. Lo strumento provinciale coinvolge quindi realtà
comunali diverse per articolarle in contesti più vasti della scala locale. In sintesi gli aspetti che sono
ricondotti alla realtà ed alle problematiche del comune di Manciano possono essere così articolati:
TIPOLOGIA
SISTEMA
DI OBIETTIVI GENERALI
OPPORTUNITA'
OPERATIVI
E
OBIETTIVI
SISTEMA
PAESISTICO
AMBIENTALE
U.d.P. R..10.2
sviluppo rurale
Valorizzazione turistica come forma
Alta valle del valorizzazione
turistica
in
integrativa al reddito
Fiora
continuità con gli assetti esistenti Mantenimento
delle
scansioni
fondiarie legate al paesaggio rurale
ruolo determinante del lessico
14
insediativo
(pascoli e boschi)
U.d.P.
R..10.4 Integrità del contesto agricolo Valorizzazione
della
produzione
Agro di Manciano
legato alle colture legnose;
olivicola
anche
con
funzioni
Mantenimento del presidio rurale
paesaggistiche e dell'agriturismo
Rafforzamento della maglia insediativa
U.d.P. R..11.2
Le
Colline
Tiburzi
di
Caratterizzazione del contesto valorizzazione dell’attività venatoria
paesistico legato alle macchie e ai Riqualificazione
delle
macchie
resti di strutture fortificate
degradate
Ruolo degli insediamenti minuti e azioni per la prevenzione degli incendi
dei percorsi di collegamento radi
e dell’inquinamento dell’acquifero
valorizzazione del rapporto tra castello
di Marsiliana e viale alberato
valorizzazione patrimonio storico- Recupero delle emergenze secondo
del
culturale e insediativo
criteri insediativi esistenti
rapporto con le emergenze valorizzare le vocazione turistiche in
archeologiche
relazione al lessico insediativo
risolvere le situazioni di disagio
idrogeologico
U.d.P. R..T.2.
valorizzare la presenza delle gole mantenimento delle preesistenze in
Le Gole del Tufo
in relazione agli indirizzi assunti
sinergia con il vicino Parco del Tufo
per l’ARPA SP30 Sovana
recupero del dissesto idrogeologico in
recupero ambientale
corrispondenza della valorizzazione
turistica
U.d.P. C.P.3.2.
valorizzazione delle produzioni Recupero del patrimonio storico
La Valle del medio
olivicola e viticole nella parte alta
archeologico
Albegna
e della riproduzione cerealicola di Valorizzazione dell'attività agricola
qualità nella parte centrale
Pianetti come Polo Ricettivo
Integrazione delle risorse legate al Studio della potenzialità di un invaso
turismo rurale
sul Fiume Albegna
Ruolo del polo termale di Saturnia
come riferimento dell’area più
vasta delle unità di paesaggio
limitrofe
U.d.P. C.P.4
Ruolo della bassa collina e della Riqualificazione e valorizzazione
Le pendici di
pianura non insediata nel contesto
turistica nel rispetto degli assetti
Capalbio
comunale
mantenimento del rapporto tra colture
rapporto tra pianura e masse
legnose, masse boscate e piana non
boscate adiacenti
insediata
importanza degli assetti attuali
come valore paesistico
U.d.P. P.i.3.
assetto della pianura bonificata a tutela attiva delle opere di bonifica
La Piana dell’Osageometria complessa
assetto e sedimentazione dll’asse
Albegna
insediamento diffuso ricco di
stradale interno (SS 74)
intersezioni lineari a varia scala valorizzazione delle strutture per
pur sempre locale
l’ortoflorovivaismo
peso
e
ruolo
del
polo recupero del patrimonio esistente a fini
agroalimentare di Albinia
produttivi anche a vocazione turistica
A.R.P.A. S.P.26
Caratterizzazione della natura Definizione del perimetro
Saturnia
Storico-archeologica
e Definizione delle norme di tutela e
Paesaggistico ambientale (SP) con
degli interventi
accentuazione del primo aspetto
A.R.P.A. S.P.30
Caratterizzazione della natura Definizione del perimetro
Sovana
Storico-archeologica
e Definizione delle norme di tutela e
Paesaggistico ambientale (SP) con
degli interventi
U.d.P. R..T.1.
L’Altopiano
Tufo
15
accentuazione del primo aspetto
A.R.P.A. S.N.32 Caratterizzazione della natura
Poggiobuco
e
Storico-archeologica
e
Morranaccio
Naturalistica
(SN)
con
accentuazione del primo aspetto
A.R.P.A.
S.40 Caratterizzazione della natura
Marsiliana
Storico-archeologica
A.R.P.A. P.N. 45 Caratterizzazione della natura
Torre di Montauto
Paesaggistico-Ambientale
e
Naturalistica
(SN)
con
accentuazione del primo aspetto
A.R.P.A. P.46
Caratterizzazione della natura
La Capita
Paesaggistico-Ambientale
Definizione del perimetro
Definizione delle norme di tutela e
degli interventi
Definizione del perimetro
Definizione delle norme di tutela e
degli interventi
Definizione del perimetro
Definizione delle norme di tutela e
degli interventi
Definizione del perimetro
Definizione delle norme di tutela e
degli interventi
A.R.P.A. N.44
Caratterizzazione
dell’aspetto Definizione del perimetro
Vulci
Naturalistico
Definizione delle norme di tutela e
degli interventi
SISTEMA
OBIETTIVI GENERALI
OPPORTUNITA'
E
OBIETTIVI
INSEDIATIVO della
OPERATIVI
Città dei Poderi
Territorio
ambiente
e 1) Recupero e riqualificazione 1) Sostegni per politiche di
degli assetti territoriali
manutenzione e ottimizzazione degli
2) Valorizzazione degli acquiferi
assetti territoriali tipici
2) La provincia d'intesa con l'A.T.O
concorre a definire un programma
integrato di intervento per lo
sfruttamento delle risorse idriche
e 1) Apertura ai grandi interventi 1) Favorire la realizzazione di strutture
integrati per la ricettività e il
turistiche e sportive da localizzare sul
turismo stanziale
territorio anche con recupero del
2) Indirizzo degli insediamenti
patrimonio esistente nei centri storici
produttivi
2) Valorizzare il sistema tra Manciano
e Scansano per le attività legate
all'agroalimentare
Attività e servizi
1) Gestione e valorizzazione 1) Concertazione per lo sviluppo
ambientale
dell'Alta
Valle
unitario delle riserve naturali (Confine
dell'Albegna
con il Comune di Scansano)
2) Valorizzazione delle risorse 2) Favorire lo sfruttamento a partire
termali
dal comprensorio di Saturnia
3) Valorizzazione delle aree 3) Valorizzazione di Ghiaccioforte
archeologiche
inquadrato nel Parco della Civiltà degli
4) Incentivazione del turismo
Etruschi
rurale
4) Sviluppo e integrazione a rete delle
5) Incentivazione dell'attività
componenti del turismo rurale con
agricola
offerta
sulle
strutture
storiche
sparse(Poli Ricettivi)
5) Meccanismi per favorire l'attività
agricola
dove
svolge
presidio
territoriale, individuando i sostegni.
SISTEMA
OBIETTIVI GENERALI
OPPORTUNITA'
E
OBIETTIVI
INSEDIATIVO della
OPERATIVI
Infrastrutture
insediamenti
Città di acqua e di
pietra
Territorio
e 1)Tutela e valorizzazione delle 1) La provincia e il Consorzio Osa
16
ambiente
risorse idriche
Albegna definiranno un programma
integrato per lo sfruttamento e la
valorizzazione
dell’Acquifero
di
Capalbio (Lago acquato, Lago scuro
ecc.)
Infrastrutture
e 1)
Riqualificazione
degli 1) grande ambito industriale di Albinia
insediamenti
insediamenti produttivi e dei
come elemento di connessione alla
collegamenti
portualità del corridoio tirrenico e del
2) Riqualificazione dell’itticoltura
sistema lagunare
2) politiche regionali di concertazione
per lo sviluppo delle attività produttive
itticole
Attività e servizi
1) Valorizzazione delle aree 1) Valorizzazione di Caletra inserita
archeologiche di Heba, Kolosium,
nel Parco della Civiltà degli Etruschi
Caletra
1.2.5. Invarianti strutturali
Il P.T.C. attraverso il riconoscimento di Qualità diffusa all'intero territorio provinciale definisce
invariante il carattere identificativo riferito alle singole unità di paesaggio (descritte nella scheda 7),
alle emergenze paesistiche e alle Aree di Rilevante Pregio Ambientale (elencate nella scheda 8) per
le quali i Comuni dettano specifiche norme di valorizzazione e tutela.
Per il territorio comunale di Manciano si considerano invarianti le caratteristiche delle seguenti
Unità di Paesaggio le cui caratteristiche sono esplicitate nella sezione riguardante la Varainate ai
sensi della LR.64/95 e di cui adesso si riportano i titoli.
Pi3 La Piana dell’Osa-e Albegna - Pianura agricola, paesaggio di bonifica
CP3.2 La Valle del Medio Albegna - Collina coltivata, con boschi
CP4 Le Pendici di Capalbio - Campagna in declivio con oliveti e boschi
R10.2 L’Alta Valle del Fiora - Vallata montuosa e collinare con coltivazioni e boschi
R10.4 L’Agro di Manciano - Collina con colture estensive e insediamenti
R11.2 Le Colline del Tiburii - Collina boscata
RT.1 L’Altopiano del Tufo - Altopiano prevalentemente coltivato
RT.2 Le Gole del Tufo
1.2.6 La disciplina del P.T.C.
Prescrizioni generali relative alle tipologie di sistemi
Per il perseguimento degli obiettivi esposti per ciò che riguarda il Sistema Paesistico Ambientale
(Unità di Paesaggio) e il Sistema Insediativo (La città dei Poderi e la Città di Acqua e di Pietra), il
P.T.C detta prescrizioni puntuali soprattutto relativamente alle componenti urbanizzate o in fase di
urbanizzazione degli insediamenti o del Sistema generale al quale le aree urbanizzate fanno
riferimento. Queste vengono riportate in tabella in quanto riconducibili all'ambito territoriale
oggetto di studio.
Per il territorio rurale, invece, il P.T.C. elabora un percorso secondo il quale il Comune individua le
aree dell’esclusività e della prevalenza della funzione agricola. Si rimanda alla sezione II la
17
trattazione della metodologia da utilizzare per definire interventi e classificazioni. Si rimanda al
CapoII la trattazione del rapporto tra la disciplina del territorio rurale e le aree di rilevante pregio
ambientale (ARPA) in esso contenute
PRESCRIZIONI
Evoluzione
degli
insediamenti:
Struttura insediativa
Definire e accrescere l'identità urbana di ciascun centro
Art.27 delle Norme
Definire in relazione a tale identità il sistema delle funzioni
qualificanti in relazione complementare con gli altri centri del
comune che della "città" di appartenenza
Sviluppare la forma urbana sia come immagine d'insieme che
come qualità dei singoli episodi spaziali in relazione all'identità
complessiva e al principio insediativo.
Promuovere il recupero e il riuso del patrimonio edilizio
esistente concessionato con particolare riferimento a quello non
occupato permanentemente
Privilegiare le azioni di "ricucitura" e completamento di
insediamenti esistenti. In caso di ampliamento:
- Crescita solo ai margini dell'esistente
- Contenimento del suolo non urbanizzato
- Contenimento dei siti di ampliamento
- Favorire la crescita compatta e conchiusa
- Mantenere i varchi tra gli insediamenti
- Evitare in ambito extraurbano l'edificazione in aderenza ad assi
urbani principali
- Preservare le adiacenze ai centri storici
- Configurare gli ampliamenti secondo funzionalità policentriche
tramite adeguata dotazione di servizi e attrezzature generali
In relazione alla struttura di ciascun insediamento il P.T.C. individua una serie di metodi da
utilizzare nella pianificazione comunale. Innanzi tutto, nel caso di aggregati o centri storici e a fini
paesistico-ambientali, si deve procedere alla perimetrazione di ciascuna porzione di essi
individuando 5 ambiti di interesse storico-insediativo:
A1. Aree che presentino caratteri di identità storica fortemente connotati (le aree insediate prima
del catasto Leopoldino)
A2. Aree di contenuto rilievo storico
A3. Aree che, pur di formazione recente, presentino caratteri significativi (Quartieri omogenei,
insediamenti della Bonifica ecc.)
A4. Fasce di rispetto in adiacenza agli insediamenti storici
A5. Edifici e spazi inedificati che pur ricadendo in aree di interesse storico, ne siano avulsi
Struttura
Centri storici e tessuti
di pregio. Art.30 delle
Norme
Caratteristiche
TIPO DI INSEDIAMENTO
1) Con cinta muraria
2) Senza cinta muraria
Azioni
1) Non sono consentite alterazioni
anche precarie del perimetro
murario
2) Non sono consentite edificazioni che
SITUAZIONE INSEDIATIVA
non contribuiscano a rafforzare
3) Sommità, crinale, sprone
l'immagine del perimetro urbano di
4) Mezza costa, insellatura o
interesse storico
terrazzamento
3) Non consentita l'edificazione che
5) Fondovalle e pedecolle
comprometta la percezione della
linea
di
attacco
al
cielo
dell'insediamento
18
Criteri generali di Il territorio urbanizzato è l'ambito
evoluzione insediativa. complementare al territorio rurale
Art. 29 Norme.
in ordine alle attività insediative
a carattere concentrato
Evoluzione dell'assetto Preliminare verifica di :
industriale
e 1) stato di attuazione, problemi
artigianale.
Art.31
di riqualificazione
Norme.
2) riqualificazione e saturazione
3) necessità
di
nuovi
ampliamenti
4) Non consentita l'introduzione di
tracciati e allineamenti con giaciture
diverse rispetto al contesto urbano.
Edificazione
in
aderenza
al
costruito;
5) Vietata l'edificazione sulle pendici
Nel recupero non sarà vincolata la
distribuzione interna in ragione della
tipologia
né
in
ragione
della
destinazione d'uso, soprattutto nei centri
storici, purchè siano rispettate le
rispettive compatibilità.
Superamento dello zoning nel
disegno urbano; attuazione di uno
sviluppo
multifunzionale
e
policentrico anche in relazione alle
forme di relazione dei vari centri
dislocati nel territorio.
Delimitare il territorio urbanizzato
attraverso segni tangibili. Creare una
cinta muraria virtuale. Il territorio
dentro la cinta è destinato ad usi
urbani permanenti anche nel caso
risulti inedificato
Edifici produttivi grandi (2.000 mq.
di superficie coperta) da localizzare
all'interno dei Grandi ambiti
industriali-artigianali. Non rilevati
nel sistema di Manciano
Edifici produttivi Intermedi (da 400
a 2.000 mq. di superficie coperta) da
localizzare a completamento di aree
produttive esistenti con effetti di
riqualificazione del contesto
Edifici produttivi di Base (fino a
400 mq. di superficie coperta) da
localizzare entro il tessuto urbano
preesistente o all'interno di nuove
localizzazioni
Evoluzione dell'offerta 1) Riqualificazioni del centro
turistica.Art.32 Norme
storico
2) Servizi a contorno del
sistema ricettivo urbano
3) Ricettività e servizi nel
territorio rurale
1.2.7 Il territorio rurale
Il territorio rurale è regolato dalla L.R. 64/95 (modificata dalla L.R.25/97) che rappresenta una
specifica disciplina degli interventi di trasformazione ed edilizia nelle zone con prevalente funzione
agricola. Il raccordo tra la disciplina strettamente legata al territorio rurale e quella che afferisce al
governo del territorio (L.R.5/95) avviene, per ciò che attiene ai compiti della Provincia, attraverso
gli Art.1,quarto comma, Art. 3 quarto comma, Art. 4, comma cinque e cinque bis, Art. 5 bis. In altri
articoli vengono individuate alcune competenze specifiche dei Comuni.
Con l'Art.7, comma 1, si definisce la funzione di coordinamento che la Provincia assume in
relazione al Piano di indirizzo territoriale (P.I.T.) e ai Piani regolatori comunali. Il P.T.C. in
19
particolare, ai sensi dell'Art.16 della L.R.5/95, nel territorio rurale definisce indirizzi, criteri e
parametri per:
a) La individuazione nei P.R.G. comunali delle zone con esclusiva o prevalente funzione agricola
b) La valutazione dei Programmi di Miglioramento Agricolo Ambientale (PMAA) proposti dalle
aziende
c) L'individuazione degli interventi di miglioramento fondiario per la tutela e la valorizzazione
ambinetale
d) L'individuazione degli interventi di sistemazione ambientale da collegare al recupero degli
edifici che comporta il mutamento della destinazione agricola, delle pertinenze minime di questi
e degli oneri a carico dei proprietari in mancanza di tali pertinenze
e) L'omogeneità dei contenuti delle convenzioni e degli attid'obbligo
f) L'individuazione delle dimensioni delle pertinenze in caso di mutamento di destinazione d'uso
g) L'individuazione delle superfici minime fondiarie delle aziende ai fini dell'edificabilità degli
edifici rurali
h) L'individuazione dei rapporti tra edifici e superfici fondiarie ai fini della sostenibilità aziendale.
Il PTC, in assenza dei piani strutturali redatti dai comuni, definisce come, in prima applicazione,
siano da considerare zone ad esclusiva funzione agricola le Unità di Paesaggio di Pianura.
Concordando con il PIT il PTC definisce l'ambito di applicazione della L.R.25/97 escludendo:
Zone urbanizzate o da urbanizzare secondo le previsioni degli strumenti urbanistici attuativi e
dei piani strutturali approvati;
Le zone destinate ad infrastrutture ed attrezzature di interesse generale a servizio di zone
urbanizzate;
Aree protette soggette alla disciplina speciale della L.n. 394/91 ed alla L.R. n. 49/95(parchi
regionali, provinciali, ANPIL)
Zone a prevalente carattere ambientale destinata a gestione speciale definita dagli strumenti
urbanistici comunali.
Rimanda, sempre al PIT, la definizione delle Classi economico-agrarie indirizzando i Comuni alla
loro individuazione nel territorio di competenza.
Ai sensi della lettera g dell'art.7, il PTC, riconosce e conferma le superfici minime della L.R. 25/97
ai fini dell'edificabilità dei nuovi edifici rurali e cioè:
0,8 ettari per aziende ortoflorovivaistiche ridotte a 0,6 se le colture sono protette in serra
3 ettari per vigneti e frutteti in coltura specializzata
4 ettari per oliveto in coltura specializzata e seminativo irriguo
6 ettari per seminativi, seminativi arborati, prati , prati irrigui
30 ettari per bosco d'alto fusto, bosco misto, pascolo, pascolo arborato e castagneto
50 ettari per bosco ceduo e pascolo cespugliato
I criteri affinchè i Comuni possano individuare le zone di esclusiva funzione agricola risultano i
seguenti:
Vocazione specificamente agricola intesa come bilancio tra capacità produttiva e limitazioni di
ordine idrogeologico, pedologico, clinometrico
Assetto dei terreni e dotazione degli impianti aziendali
Disponibilità di impianti generali per la trasformazione e la commercializzazione
Struttura aziendale esistente e trend economici locali
Ruolo assunto dall'agricoltura nella caratterizzazione sociale e economica
Ruolo assunto dalle attività agricole ai fini della qualità agricolo ambientale
Presenza di zone altamente vocate e riconosciute come sedi di colture specializzate e tipiche
nonché il peso di queste nella filiera agroalimentare.
Quando non si verificano specificamente queste condizioni è preferibile che i comuni individuino
zone a prevalente funzione agricola.
Con l'Art. 26 delle Norme e la Scheda 11 il P.T.C individuano i criteri e gli indirizzi ai quali i
Comuni si attengono per la pianificazione locale in rapporto al grado della nuova edificazione, del
20
recupero del patrimonio edilizio e alla possibilità di ospitare, all'interno di aziende agricole, attività
diverse ad integrazione dell'attività agricola come definite dall'Art.1, quarto comma della stessa
L.R.25/97
Gli schemi successivi individuano le indicazioni per la pianificazione locale e evidenziano il
rapporto tra riuso, nuova edificabilità, e caratteristiche delle aziende.
QUADRO SINOTTICO DEGLI INTERVENTI (TAB.D)
(Scheda 11 del PTC pag.114)
DALL'ART.26 DEL P.T.C.
Imprenditore agricolo professionale
Altri soggetti
Zone a esclusiva
Zone a
Zone a esclusiva
Zone a
funzione
prevalente
funzione
prevalente
agricola
funzione
agricola
funzione agricola
agricola
NUOVA EDIFICAZIONE
- Residenza *
SI
SI
NO
NO
-
Strutture per la conduzione
del fondo e attività connesse
all'agricoltura
SI
SI
SI
SI
-
Strutture pertinenziali per le
pratiche sportive (piscine,
campi da tennis,ecc) **
SI
SI
NO
SI
NO
SI
NO
SI
SI
SI
NO
SI****
SI
SI
SI
SI
SI
SI
SI
SI
SI
SI
SI
SI
-
Attività integrative di cui
Art.1 comma 4 L.R.64/95
RIUSO PATRIMONIO
EDILIZIO (Mutamento
utilizzazione)
- Nuova residenza***
-
-
-
Strutture per la conduzione
del fondo e attività connesse
all'agricoltura
Strutture pertinenziali per le
pratiche sportive (piscine,
campi da tennis,ecc) **
Attività integrative di cui
Art.1 comma 4 L.R.64/95
*
Comunque consentite le residenze per i salariati fissi
**
Comunque consentite strutture per le attività di agriturismo
*** Fatti salvi gli ampliamenti all'interno dei volumi esistenti, quelli per l'agriturismo, modesti incrementi
volumetrici e il mutamento di utilizzazione di edifici non utilizzati a fini agricoli
**** Anche con cambio di destinazione d'uso.
Gli edifici che mutano la destinazione d'uso agricola hanno pertinenze minime di:
200 volte la superficie coperta nelle zone a esclusiva funzione agricola;
21
100 volte la superficie coperta nelle zone a prevalente funzione agricola;
In difetto di tali pertinenze il proprietario opererà sulle superfici esterne mentre il Comune
individuerà gli oneri da porre a carico in relazione alla differenze tra la pertinenza effettiva e quella
teorica: Tali oneri sono equiparati a quelli previsti dalla L.R.25/97 all'Art.5 ter, terzo comma.
Nelle zona a prevalente funzione agricola è consentita l'edificazione di volumi supplementari fino al
100% dei valori stabiliti, dai rapporti tra colture esistenti e potenzialità edificatorie, purchè destinati
ad attività turistiche commerciali e artigianali ad integrazione dell'attività agricola.
I rapporti tra volumi complessivi (esistenti e realizzabili) e superfici fondiarie (potenzialità
edificatoria aziendale) sono così stabiliti:
Recepimento delle indicazioni di cui Art.7 comma 1, lettera h, L.R.25/97
Zone a Esclusiva funzione agricola
Zone a prevalente funzione agricola
Colture
400mc./ha
Colture
800mc./ha
ortoflorovivaistiche
ortoflorovivaistiche
specializzate
specializzate
200mc./ha
Vigneti e frutteti in
coltura specializzata
300mc./ha
Vigneti e frutteti in
coltura specializzata
250mc./ha
125mc./ha
Oliveti in coltura
specializzata e seminativi
irrigui
175mc./ha
Seminativi, seminativi
arborati, prati e prati
irrigui
15mc./ha
Bosco ad alto fusto e
misto, pascolo e pascolo
arborato
8mc./ha
Bosco ad alto fusto e
misto, pascolo e pascolo
arborato
10mc./ha
Bosco ceduo e pascolo
cespugliato
5mc./ha
Bosco ceduo e pascolo
cespugliato
100mc./ha
Oliveti in coltura
specializzata e seminativi
irrigui
Seminativi, seminativi
arborati, prati e prati
irrigui
Ai sensi dell'Art. 7 comma 1 lettera b, della L.R. 25/97 gli indirizzi, i criteri e i parametri definiti
dal PTC per la valutazione dei Programmi di Miglioramento Agricolo Ambientale si articolano in:
STRUTTURA DELL'AZIENDA
ATTIVITA' E IMPIEGO DELLA
MANODOPERA
Caratteristiche
Elementi da valutare
Caratteristiche
Elementi da valutare
A) Le ore/ettaro sono
A) paesistico ambientali A) Giacitura, pendenza, A) Fino 2 Unità
e idrogeologiche.
rete scolante, boschi,
lavorative Uomo;
aumentate del 20%;
formazioni arboree di
B) Le ore/ettaro sono
argine, lineari di
B) Oltre 4 Unità
diminuite del 30%;
confine o arredo,
lavorative Uomo;
C) Le ore/ettaro sono
sistemazioni agrarie,
aumentate del 15%;
emergenze
C) Terreni acclivi (5D) Le ore/ettaro sono
archeologiche,
15%);
aumentate del 20%;
vincoli paesaggistico
ambientali;
D) Terreni ad elevata
E) Le ore/ettaro sono
B) Denominazione e
pendenza (oltre
aumentate del 15%;
destinazioni d'uso dei
15%);
locali, superficie
F) Il monte-ore* è
B) Delle costruzioni
totale e superficie
E) Aziende Biologiche
incrementato del
rurali e degli impianti
utile, superficie del
10%;
terreno riconducibile
fissi;
22
C) Degli aspetti
agronomici e del
contesto territoriale
ai volumi
F) Attività di impresa e G) Valutazione
ponderale da
C) Caratteri pedologici,
manutenzioni
lavorazioni e
generali;
concordare in fase di
tecniche, sistemazioni
sopralluoghi;
esistenti e problemi
G) Attività connesse
di ripristino e
(faunistico venatorie
H) Il monte-ore* è
recupero in relazione
e da regolamenti
al ruolo paesaggistico
comunitari);
incrementato del 20%
ambientale
nelle aree
svantaggiate e il 15%
H) Tutela ambientale di
nelle aree
cui al Regolamento
regionale 4/97
collinari(D.CIPAA
(Adeguare le
del 6/4/1983) e
infrastrutture,
L.614/66)
recuperare il degrado,
difesa idrogeologica e
dagli incendi,
mantenimento aree
riparie ecc.)**
* Per monte-ore si intende il complesso di attività svolte dall'azienda (agricoltura, allevamento,
trasformazione dei prodotti, agriturismo) ed è quindi un parametro più completo di quello legato
esclusivamente al rapporto tra superficie e colture (ore/ettaro per seminativi o per vigneti, o per
oliveti ecc.)
**La lettera h individua alcune tra le attività legate a interventi di miglioramento fondiario per la
tutela e la valorizzazione ambientale ai sensi Art. 7, comma 1 lettera c all'interno dei quali (in
quanto Miglioramento fondiario in senso lato o propriamente dominicale) si individuano anche gli
interventi sul patrimonio edilizio storico, quelli per consentire la stabilità di versanti con
sistemazioni storiche e il ripristino di queste (lunettamenti, ciglionamenti, bonifiche di pianura),
quelli per garantire la mobilità nel rispetto della morfologia esistente. Tutte attività che oltre
all'incremento previsto possono consentire ulteriore considerazione all'interno della valutazione dei
Piani di Miglioramento agricolo ambientale.
1.2.8 Territorio rurale e disciplina delle ARPA
Nel territorio rurale sono contenute le Aree di Rilevante Pregio Ambientale (Arpa)
che i comuni sono tenuti a specificare e perimetrare in sede di Piano Strutturale. Tali aree
recepiscono i perimetri delle aree b,c,d, della DCR 296/88 e vengono ridefinite come sistemi
omogenei in base alla loro caratterizzazione. Nel Comune di Manciano sono presenti sette ARPA
(SP.26-Saturnia-,SP.30-Sovana-,SN.32-Poggiobuco e Morranaccio-, S.40-Marsiliana-, PN.45-Torre
di Montauto-, P46- La Capita-, N 44-Vulci-) alcune a prevalente struttura Storico-Paesaggistica,
altre Naturalistica, Storico-Naturalistica e Paesaggistica. Dall’apposizione
I criteri per la definizione degli interventi vanno rintracciate in alcune linee guida con le quali si
individuano azioni da precludere e altre da consentire.
Azioni da Precludere:
Nuove espansioni urbane
Nuove infrastrutture a rete, villaggi turistici, serre fisse, manufatti che alterino la morfologia dei
luoghi.
Vegetazione in contrasto con le caratteristiche intrinseche
Varianti Urbanistiche ai sensi art.1, quarto comma L.R.25/97 contrastanti con il carattere delle
ARPA
Alterazione di elementi tipici della morfologia (sterri, riporti) e della sistemazione fondiaria
Riduzione degli acquiferi
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Interventi di scarico e riporto di materiali estranei
Azioni da consentire:
Applicazione dei contenuti della L.R. 25/97 solo per imprenditori agricoli
Applicazione della L.R.76/94(Agriturismo) con esclusione di agricampeggio
Valorizzazione delle ARPA con attività compatibili da definire in sede di Piano Strutturale anche
con riuso del patrimonio edilizio esistente
Ammodernamento della viabilità locale con messa in sicurezza della viabilità vicinale con
adeguamento della segnaletica
Costruzione di residenze rurali e annessi per imprenditori agricoli a completamento di nuclei
esistenti
Opere di sicurezza stradale e infrastrutturale a protezioen delle ARPA anche per protezione
civile.
I Comuni individuando il carattere della singola ARPA dettano specifiche norme che integrano le
precedenti insieme alle disposizioni della L.R.25/97.
1.3 PATTI TERRITORIALI
Lo stato di crisi economico occupazionale esistente nella maremma grossetana fin dalla fine degli
anni 80 e la contemporanea crescita di sensibilità verso gli aspetti paesistico ambientali
relativamente ai quali si sentiva l’esigenza di dare risposta con operazioni di velocizzazione di
procedure al fine di creare nuove imprese, condusse gli enti locali e sostanzialmente la Regione
Toscana e la Provincia di Grosseto ad avviare delle consultazioni per verificare quanta potenzialità
fosse esistente nell’apparato produttivo locale al fine di creareo potenziare nuove imprese in nuovi
settori collegati alla trasformazione di risorse primarie o inerenti la valorizzazione di fruizioni
complessive del territorio. Il contemporaneo riconoscimento di porzioni della Provincia di Grosseto
all’interno dell’Obiettivo 5b di cui al Reg. CEE 2081/93 e i relativi bandi usciti a scadenze
successive durante il decennio 93/02 hanno indotto le amministrazioni locali a prendere coscienza
di potenzialità inespresse attraverso la strumentazione urbanistica tradizionale. In tal senso nel 1996
veniva avviato un protocollo d’intese tra la Regione Toscana e la Provincia di Grosseto con il quale
si decideva di procedere alla definizione di patti territoriali quali strumenti di concretizzazione dei
progetti di sviluppo locale attraverso l’impegno comune di Provincia, Comuni, Regione e delle
categorie economiche e sociali. In un protocollo d’intesa del 1996, successivo a quello richiamato,
veniva deciso in modo concertato che attraverso lo strumento dell’accordo di programma si potesse
procedere anche alla variazione degli strumenti urbanistici.
Nell’anno 1997 tra la Provincia di Grosseto, la Regione Toscana e i Comuni interessati veniva
sottoscritto l’Accordo per la realizzazione di progetti pubblici di particolare rilievo intendendo
come di sostanziale interesse pubblico anche progetti avviati da porivati che avesero come fine la
capitalizzaione locale el’incremento dei settori occupazionali con immissione di nuova forza lavoro.
Quest’ultimo ruolo risultava particolarmente innovativo in quanto associava ad una strumentazione
riguardante esclusivamente soggetti pubblici (accordo di programma ai sensi della L.142/90) il
contemporaneo riconoscimento di iniziative private il cui interesse pubblico veniva riconosciuto
come incremento della forza lavoro.
A questo complesso di procedure venne dato il nome di Patto Territoriale per lo Sviluppo della
Maremma Grossetana risultando di fatto l’atto finale di una serie di accordi e protocolli d’intesa
stipulati tra le amministrazioni provinciali e regionali.
Il Comune di Manciano interveniva sia nel settore dei progetti pubblici sia come soggetto
proponente di progetti privati; in ques’ultimo caso agevolando la fase istruttoria di variantio il cui
incarico erastato assegnato direttamente dall’Amministrazione provinciale. Nel 1997 risultavano
chiari sia le potenzialità di attivare progetti pubblici sia quali di quelli privati raggiungesse
sufficiente grado di cantierabilità per rispondere alla filosofia dell’intero Patto. L’amministrazione
Comunale attivava le procedure per l’inserimento dei musei civici di Saturnia e Montemerano ( mai
24
realizzati per mancanza di fondi) nella rete del Parco Tematico della Civiltà Etrusca con un
investimento complessivo di L.500.000.000 comprendente la totale ristrutturazione dei fabbricati,
l’allestimento, le necessarie consulenze specifiche.
I soggetti privati risultavano presenti con le seguenti potenzialità:
• Soc. Terme di Saturnia- interventi di riqualificazione e ampliameto delle strutture termali e
alberghiere, campo da golf da 18 buche-L.34.000.000.000/36 addetti fissi+20 stagionali
• Tanturli Mirro- realizzazione di una RTA di mc. 2.000 collocata nel territorio rurale in loc.
Molino di bagno. L.1.000.000.000/3 addetti
• Detti M. Teresa- ampliamento agriturismo- L.300.000.000/1addetto
• Agricola marsiliana srl.- attività agrituristica con 26 posti letto-L-1.800.000.000/1 addetto
fisso+1addetto stagionale• Bernacchi Giuseppe- ampliamento di rustico per attività alberghiera-L 4.000.000.000/ 9 addetti
(non realizzato)
• Cont. Maurizio- 6 camere per agriturismo.-L.700.000.000/ 1 addetto fisso + 2 stagionali
• Italservizi srl.- realizzazione di albergo per 15.000 mc in recupero-L.22.000.000.000-40 addetti
fissi (non realizzato)
• Di Virginio Valentina- ristrutturazione di volumi esistenti a fini turistico-alberghieriL.580.000.000-1 addetto fisso
• Albergo Acquaviva ristrutturazione albergo e recupero volume-L.500.000.000/1 addetto fisso
• Miani Pier Paolo- realizzazione di impianto di torrefazione orzo di 3000 mc. nel territorio rurale
in loc le murella (non realizzato)
• Nuti Umberto- recupero di volumetria agricola e nuova
destinazione turisico
alberghiera(realizzato)-richiesta di realizzazione di centro ippico(non realizzato)L.1.200.000.000- 2 addetti fissi
• Montemerano snc- Recupero di volumi esistenti per struttura agrituristica con pertinenzesentierista per azienda faunistico venatoria e recupero volumi per attività agricola
L.6.500.000.000- 12 addetti fissi
• Azienda agraria agro-silvo pastorale in Montauto- Ampliamento e trasformaione di annessi in
struttura turistico ricettiva-L.2.300.000-4 addetti fissi e 4 stagionali
Contemporaneamente a queste richieste che formavano l’oggetto sostanziale del Patto, con relativo
intervento di sostegno pubblico nella misura di finanziamento aggiuntivo, sono state avanzate
ulteriori richieste le quali, pur non beneficiando di sostegno pubblico, hanno comunque usufruito di
contestuale variante urbanistica. La differenza sostanziale è rintracciabile nella obbligatorietà di dar
luogo a incremento di posti di lavoro per le aziende che percepivano il sostegno pubblico. Viceversa
i privati che hanno esclusivamente beneficiato di variante urbanistica risultano i seguenti:
• Marcelli Milena- recupero e trasformazione dei volumi agricoli esistenti per destinarli ad
attività ricettive in loca Poggio Rocco di Manciano (non realizzato)
• Bordo Angelo- Ampliamneto e trasformazione della preesistente struttura agrituristica in
struttura alberghiera loc Poggio alle calle-realizzato con costituzione di oltre 20 posti letto
• Piccini Eugenio- trasformazione di uhj alloggio residenziale in ristorante in loc Saturnia
• Conti Roberto-recupero e trasformazione dei volumi esistenti con ampliamento per la
realizzazione di una struttura turistico ricettiva in zona agricola per circa 40 posti letto in loc
Ciavatta -Montemerano
• Corpo bandistico di Poggio Murella – Costruzione sede in Poggio Murella (non realizzato)
• Lembetti Fosca- adeguamento della struttura turistico-ricettiva esistente in Manciano (non
realizzato);
• Perna Gianfranco- ampliamento e trasformazione della struttura agrituristica esistente da
destinare a struttura ricettiva in loc. Le Fontanelle
• Ricci Nardina-recupero e trasformazione in albergo-ristorante del Casale il Poderino in
Manciano
25
•
•
•
•
Albergo l’Oliveto-cambio di destinazione di locali esitenti da destianre ad ampliamento
dell’attività in Montemerano
Masi Lauro- Ampliamento dell’attività commerciale artigianale per restauro di mobili esistente
in Saturnia
Santinami Lucio e Roberto ampliamento attività Artigianale esistente in Manciano
Vichi Italo- deposito e stoccaggio e rivendita prodotti ortofrutticoli e alimentari in loc. Pianetti
di Montemerano
2 Le analisi territoriali e i sistemi di identità locale
2.1 Il metodo di indagine
2.2 Territorio e risultanti paesaggistiche
2.3 Evoluzione dei rapporti di produzione e assetto del paesaggio
2.4 Evoluzione dei sistemi insediativi e identità dei luoghi
2.5 Permanenze storiche e valori culturali diffusi
2.6 schede di territorio-catalogazione degli edifici sparsi nel territorio del comune di manciano
2.7 Valutazione delle relazioni identitarie nel sistema insediativo e paesaggistico
2.8 Sintesi e valutazione degli ambiti territoriali
2.9 La carta del rischio archeologico: un indicatore fondamentale
2.1 Il metodo di indagine
La posizione geografica, insieme alle qualità geologica, idrologica, orografica e climatica di un
territorio sono i fattori naturali e fondamentali nella nascita e lo sviluppo di una tipologia di
paesaggio, quello che l’ulteriore fattore non naturale è la crescita tecnologica che l’uomo conquista
durante la sua evoluzione storica.
La storia consolida le tracce imposte con l’antropizzazione fino a farne assumere le caratteristiche
di elementi invarianti.
Gli insediamenti urbani, al loro impianto, si adattano alla conformazione naturale e così anche i
collegamenti tra essi; la crescita delle Comunità, porta invece l’adattamento dell’intorno ai bisogni
dei fruitori, si allargano i confini di pertinenza e nasce la gerarchia della rete stradale.
La cultura e densità di una popolazione determina un diversa tipologia di sfruttamento delle risorse
ambientali, la distribuzione della proprietà, l’ampiezza dei fondi e tipo di agricoltura attuato
determinano il livello di impatto più o meno pesante sul paesaggio.
Proprio questo aspetto si ritiene fondamentale per la configurazione degli elementi omogenei nelle
diverse parti del comune in questione, la proprietà fondiaria nella sua evoluzione storica è
determinante nella trasformazione che l’uomo impone alla parte di paesaggio che possiede.
Le vicende legate alla proprietà fondiaria nel territorio mancianese sono rese graficamente tramite
sei tavole, esplicative dei due momenti più importanti quali il ridisegno amministrativo e lo
smantellamento della proprietà pubblica di fine del XVIII secolo e la riduzione dei latifondi nel
1950, questi vengono documentati nel subito prima, nel subito dopo.
Le tavole risultano come la restituzione grafica di documenti storici, quali gli Statuti del XV secolo,
le allivellazioni di fine ‘700, il Catasto Leopoldino del 1825 e le carte degli espropri e assegnazioni
della Riforma fondiaria dell’Ente Maremma del 1950, come pure l’accorpamento e rilettura delle
mappe antiche.
La prima tavola è descrittiva della configurazione medievale del comprensorio come pressoché
inalterata arriva fino alle riforme del ventennio 1766-87, la seconda tavola che illustra il Catasto
Leopoldino del 1825, nella divisione della grande e media proprietà dà appunto la situazione alla
applicazione di tali riforme, la terza enumera i latifondi creatisi al XX secolo e come furono
espropriati e colonizzati lo si ricava dalla quarta tavola.
26
Le tavole numerate come quinta e quinta bis sono la verifica di ciò che perdura come patrimonio
storico, sia nella identificazione di ogni singolo manufatto architettonico non urbano (per ognuno vi
è, un numero idenificativo, al quale corrisponde una sintetica scheda storiografica riportata più
avanti in questo testo), che nella verifica della rete infrastrutturale negli antichi percorsi con la
attuale rete stradale.
2.2 Territorio e risultanti paesaggistiche
La natura geografica (Natura orografica, idrografia ed altimetrica)
Seppure in piccola parte è costituito da pianura, il territorio del comune di Manciano inizia dove la
Maremma (intesa nel suo significato originale e cioè di pianura costiera) diventa rilievo collinare.
Il confine amministrativo del Comune di Manciano si appoggia a segni ben definiti, genericamente
possiamo dire che questi segni siano i medi tratti dei corsi dei fiumi Albegna e Fiora, ma in
particolare, sul lato dell’Albegna, il confine è spostato in avanti sul greto del Torrente Fiascone,
mentre sul lato del Fiora, in due punti, è arretrato, prima rispetto al territorio di Pitigliano e va a
cadere sui letti di due affluenti minori del fosso di Montenero e di quello di Catarciano, e più in
basso la separazione con il Comune di Farnese è data dalla linea che passa sul Fosso Gamberaio,
sale il crinale che unisce le vette del Monte Bellino e del Monte della Passione e scende sul fosso
dell’Argentiera.
La natura geologica delle rispettive rive è talmente differente che ciò si riflette sulla morfologia
orografica e quindi sul portamento degli affluenti: quelli di destra del fiume Fiora hanno un tratto
breve e quindi poco influente nella configurazione territoriale, gli affluenti dell’Albegna invece
hanno percorsi importanti; lunghi e con numerosi piccoli affluenti, chiamati fossi o botri.
Le linee di confine che uniscono i tratti segnati dai due fiumi si appoggiano in parte a questi
affluenti minori, così nella parte verso il Monte Amiata, il confine ha un andamento tortuoso, cioè si
stacca dal torrente Fiascone, si allaccia ad una strada vicinale, arriva al torrente Butria, lo percorre
fino alla sorgente, passa su un piccolo tratto dell’Albegna, risale il Follonata, e passa da una
sorgente all’altra di due rigagnoli del Fuliggine ed ancora dalla sorgente del Tegone fino
all’incrocio con un’altra strada vicinale che arriva finalmente al Fiora; questo confine ha una natura
così varia, fatta di piccoli torrenti e strade secondarie allacciate da linee non riconducibili a segni
geografici inconfutabili, che durante le varie ristrutturazioni amministrative quali il distacco della
Bandita di Murci nel 1787, l’assorbimento di San Martino nel 1928 e lo scorporo di Catabbio per la
creazione del nuovo Comune di Semproniano del 1963, è stato rivisto e variato.
Il confine verso la costa, invece si appoggia a linee codificate in epoca medievale, i territori di
Marsiliana, Santa Barbera e Montauto erano di proprietà pubblica, questo ha portato alla
determinazione di un segno ben marcato: il collegamento dall’Albegna al Fiora passa sulla strada
del Cutignolo, attraverso una viabilità minore si allaccia al torrente Ripiglio e dal suo sbocco
nell’Elsa lo segue a ritroso fino alla sorgente, da qui passa sul greto della Scaroncia e finisce su una
strada, che nel XVIII secolo era segnata dai termini di confine con lo Stato pontificio.
Rilevante importanza hanno i corsi degli affluenti dell’Albegna in quanto essi sono significativi
elementi geografici del Comune mancianese, come segnali di separazione di pertinenze territoriali;
di maggior rilievo storico sono i Torrenti Elsa e Stellata, i loro letti configurano le tre fasce
altimetriche ma ancora di più i loro bacini comprensivi dei botri affluenti hanno sostenuto gran
parte delle attività produttive delle diverse corti, sia per l’irrigazione dei campi come per la
macinazione delle granaglie.
L’antropizzazione
Le pianure irrigue generate dai due torrenti sopra nominati sono appunto, le prime aree ad essere
colonizzate, e così dove il fiume Albegna riceve, rispettivamente, gli affluenti Elsa e Stellata, in
epoca etrusca, nascono due Comunità agricole; Caletra-Marsiliana e Aurina-Saturnia, tali città
nascono nei punti rilevati a dominio dei campi.
27
Con il fenomeno dell’incastellamento, che parte dall’VIII secolo, sono popolati i siti collinari più
interni, ciò nasce dal fatto che nel medioevo, gli agricoltori in fuga dalla campagna insicura si
ritirano sulle colline e alzano le loro abitazioni attorno alla casa del signore che offre protezione in
cambio di forza lavoro.
Nei secoli l’agglomerato cresce e viene fortificato ed ha come pertinenza un piccolo territorio
chiamato Corte.
La limitazione territoriale di queste corti ha significato, dal momento che ogni agricoltore per aver
salva la vita è costretto a passare la notte entro le mura del proprio paese, i confini sono appoggiati
prevalentemente ad elementi geografici, e si può affermare che in sé la Corte per la sua piccola
estensione è da considerare un’omogenea Unità di Paesaggio.
I primi documenti storici che attestano l’avvenuta costruzione dei castelli e borghi del mancianese
parte dai primi decenni dell’XI secolo e tali realtà insediative si consolidano fino al XIII quando si
arriva al massimo di frazionamento circoscrizionale dell’attuale territorio comunale:
1 Palmule: il castello è nominato in pochi documenti del XII secolo, al suo abbandono, il
comprensorio è assorbito dalla vicina Saturnia.
2 Saturnia: l’antica città etrusca, distrutta e ricostruita dai romani, nel basso medioevo è anche sede
vescovile, la sua Corte si allarga, a sud, fino alla riva destra dello Stellata.
3 Poggio Murella: nel sito dove i romani hanno costruito delle strutture idrauliche di supporto alla
colonia della vicina Saturnia, sopravvive una piccola Comunità di agricoltori, l’abitato è tanto
piccolo che non ha nè chiesa tantomeno recinzione muraria difensiva.
4 San Martino: attorno alla chiesa, forse fondata dai vescovi lucchesi, sono costruite poche case, ed
anche qui non viene alzata nessuna cerchia muraria, a poca distanza, oltre il Fiora vi è la città
vescovile di Sovana, San Martino è parte della Corte.
5 Montemerano: la pertinenza della piccola Corte di Montemerano si estende tra il bacino del fiume
l’Albegna ed il torrente Stellata.
6 Manciano:la vista che si ha dal colle di Manciano ha la prerogativa di spaziare su gran parte della
costa, questo ruolo di sentinella della maremma è alla base della nascita e dello sviluppo del piccolo
castello militare che domina una Corte fatta di colline con poche zone pianeggianti.
7 Scarceta: la posizione vicino all’attraversamento del fiume Fiora ne fa, anche di esso, un castello
dall’importanza strategica militare, la riva destra del fiume è la sua pertinenza.
8 Scerpena: si ritiene che il toponimo abbia origini etrusche, i torrenti Elsa e Ripiglio sono i confini
naturali.
9 Marsiliana: Il castello sorge poco distante dalle rovine della Caletra Etrusca, le sue terre sono
quelle della piana dell’Albegna.
10 Stachilagi: nasce a dominio delle colline dell’Elsa, il toponimo è la corruzione di Castello
dell’Aquila, vicino vi è costruito il monastero della Selva.
11 Santa Barbera: non è accertata la localizzazione del sito dell’antico castello di Santa Barbera,
seppure il toponimo resti legato ad un gruppo di casolari sulla strada che dall’antico Vulci risale
verso Manciano.
12 Montauto: la posizione di dominio ne fa un perfetto avamposto d’osservazione della costa.
Le piccole corti vengono assorbite nelle Comunità
A distanza di un secolo, complice il calo demografico dato dalla peste del1328 e la cruenta lotta di
conquista della Maremma vinta da Siena, sopravvivono pochissime delle Comunità medievali;
Manciano e Montemerano conoscono un incremento di popolazione dato dall’arrivo dei profughi
dei castelli smantellati, mentre Saturnia, San Martino e Poggio Murella conservano ognuna un
numero esiguo ma costante di abitanti.
Questa nuova situazione sociale porta ad una ridefinizione delle pertinenze territoriali delle corti:
Saturnia, assorbendo la Corte di Palmule, allarga i suoi confini oltre il fiume Albegna, ma queste
terre entrano nella proprietà statale, la piana fertile del torrente Stellata diventa oggetto di contesa
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con i montemeranesi che dal 1410 al 1460 ne entrano in possesso, nella stessa Corte convivono due
Comunità Poggio Murella e Saturnia.
San Martino è un Comunello della contea Ursinea, il suo confine con la Corte di Saturnia, solo per
un tratto si affida all’elemento naturale del torrente Fuliggine, poi sale fino a Poggio Murella
attraverso una linea di alberi segnati o cippi lapidei, chiamati termini, e proprio a Poggio Murella
“il Termine” diventa il toponimo di un gruppo di case.
Montemerano è all’interno della Diocesi di Sovana, Manciano è parte di quella di Castro, la
riscossione di tributi ecclesiastici è il motivo principale che mantiene invariata la linea di confine
delle due corti, seppure non sia legata a ben definiti elementi geografici, di contro nel XV secolo la
Corte montemeranese conosce la massima riduzione: con la restituzione dei terreni della piana dello
Stellata e l’avanzata di Pereta oltre il Fiume Albegna.
La Corte cresce ed è necessario nel 1569 creare la bandita di Petrella con parte della Dogana e
parte della Corte di Manciano
Manciano espande la sua Corte vi vengono annesse quelle dei distrutti castelli di Scerpena,
Scarceta, Stachilagi, Marsiliana e Montauto diventando così il capoluogo amministrativo di un
vasto territorio, ma di fatto, le terre oltre il bacino del Torrente Elsa, entrano nella proprietà
pubblica, seppure a diverso regime di conduzione.
Scerpena e Scarceta diventano le bandite di Santa Barbera, aree di pascolo, prima le rendite sono
affidate alla Corte di Manciano, poi sono sottoposte alla Dogana dei Paschi di Siena che controlla la
transumanza che dal Casentino e dall’Appennino pistoiese, ed ha nella Maremma il punto di arrivo
per lo svernamento delle mandrie di bovini.
Marsiliana (che ha inglobato la Corte, prevalentemente collinare, di Stachilagi), insieme a Montauto
hanno una parte pianeggiante con una maggiore resa nella cultura cerealicola diventano così una
immensa proprietà statale a natura agricola.
Il confine naturale sul letto del fiume Fiora da tempo è stato arretrato a favore dei pitiglianesi e poco
sotto anche parte delle terre di Scarceta, nel versante sud del Monte Bellino vengono assorbite dalla
città di Castro nello Stato Pontificio, questa porzione ha una continuità di appartenenza alla stessa
Diocesi ma il fatto di essere accorpata in un altro Stato renderà impossibile il recupero della
sovranità.
Al passaggio della Maremma sotto il governo fiorentino dei Medici 1555, la gestione del territorio
viene impostata, prima su una fase conoscitiva attuata con l’invio di visitatori ufficiali, poi in base
ai loro rapporti è tentata la ripresa economica agricola incentivando l’impianto di poderi portando i
contadini sulle terre da coltivare, nel mancianese viene perimetrata a cavallo delle corti di San
Martino, Saturnia, Montemerano e Manciano una nuova Comunità a statuto speciale, la Commenda
di San Pietro (1588), in questi anni sono costruiti i primi casolari extra moenia, (e l’abitato dei
Poderi) ma la piaga endemica della malaria è una delle cause che porta al fallimento dell’iniziativa.
La presa d’atto dell’inattuabile recupero delle aree depresse economicamente porta in seconda
battuta al distacco di questi territori dal controllo statale delegandolo ad alcuni nobili fiorentini che
possano garantire la stessa quota che le Comunità curtensi avrebbero versato come entrata
tributaria, il beneficio che ne ricavano i nobili suddetti è la possibilità di incamerare ogni possibile
guadagno suppletivo che i comunisti erano obbligati a versargli.
Così per il fatto che, nel 1592 Saturnia diventa Marchesato ed è affidata agli Ximenes d’Aragona e
nel 1650 San Martino diventa feudo dei Bourbon del Monte, il territorio mancianese viene diviso
nella giurisdizione con la linea di separazione che passa sul torrente Stellata; lo stesso si verifica
anche con la riva sud del Torrente Elsa dato che anche la Tenuta agricola di Marsiliana diventa una
proprietà privata della famiglia Medici (1593) che verrà poi alienata ai Corsini(1761).
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TAV. 8a - Un Comune di Piu' Corti (Superficie Amministrativa, Dogane e Bandite, Strade
Doganali, Insediamenti Storici, Elementi di Continuita' Storica e Territoriale) (1:35.000)
Di fatto non cambia la condizione generale e la Maremma cade in un immobilismo, scosso alla fine
del settecento quando l’azione riformista del Granduca Pietro Leopoldo interviene con cambiamenti
radicali.
Anch’esso usa il metodo della indagine conoscitiva inviando osservatori, la tavola 8a è la
restituzione grafica della suddivisione delle corti al momento della visita di Giovanni Muller, la sua
descrizione fotografa le corti e le ripartizioni interne come consolidamento di pertinenze statali,
comunitarie e private, avvenuto fin dal medioevo, un attimo prima che venga riveduto (le esatte
perimetrazioni sono state realizzate con notizie tratte anche dagli statuti cinquecenteschi).
La diversificazione del paesaggio si palesa in base a tali antiche suddivisioni ancora legate alle corti
medievali, ma non minore è l’influenza delle infrastrutture che collegano tali organismi territoriali
alle realtà confinanti: e su questo argomento è doveroso dire che la Maremma già dal basso
medioevo è sganciata dalle rotte internazionali delle merci, e la causa prima è l’impaludamento
della costa e l’abbandono dei transiti sulla Via Aurelia in favore della Via Cassia-Francigena oltre il
Monte Amiata.
Le Comunità maggiori di Manciano e Montemerano condividono il destino di terre di frontiera a
ridosso dello stato pontificio ma sono anche circondate dagli stati cuscinetto delle contee Ursinea e
Sforza, e dallo Stato dei Presidi, ciò inibisce qualsiasi contatto e la libera circolazione delle merci e
della popolazione.
Il fenomeno che ne nasce è quello di una economia di autoconsumo, ossia qui non si incrementa la
produzione agricola perché il mercato (Paganico) dove smerciarla è troppo distante, in questa ottica
le uniche arterie extra territoriali diventano le strade della Dogana per la transumanza, il mancianese
è la stazione finale di tre distinte Dogane che corrono parallele ai corsi dei fiumi Albegna e Fiora.
Tali strade Dogane per la loro natura di infrastrutture destinate prevalentemente agli animali hanno
percorsi distanti dai centri abitati e lungo i greti di fiumi, il fatto di essere percorse da mandrie le
rende larghe e battute quindi agevoli, e quindi effettivamente sono il reale collegamento delle
piccole Comunità con l’esterno ed il riferimento di tutti i percorsi locali.
Un unico comune, la campagna abitata
L’Editto del 1783 riunisce le piccole corti in una grande nuova Comunità (dapprima Manciano e
Montemerano vengono unite con Capalbio, poi quattro anni più tardi è aggiunta anche la Corte di
Saturnia) , la eccezionale monumentalità del pretorio è uno dei motivi della scelta di Manciano
come capoluogo.
Nell’occasione vengono ridefiniti anche i confini comunitari, scambi di territori tra le Comunità
portano la linea amministrativa a passare su corsi fluviali, Scanzano acquista la pertinenza (oltre che
del Comunello di Murci) di parte della ex Dogana di Saturnia sulla riva destra del Fiascone, ma
perde la parte oltre l’Albegna della Corte di Pereta, così come anche la parte di Marsiliana sulla riva
destra dell’Albegna entra nella giurisdizione di Magliano.
La misura della cura che pone il Granduca austriaco nell’attuazione del progetto di ristrutturazione
del proprio stato è data dalla ridefinizione delle circoscrizioni diocesane attuando addirittura uno
scambio con lo stato pontificio di cessione di Onano e Proceno in cambio dello slacciamento di
Manciano e Capalbio dal vescovato di Acquapendente.
Lo smantellamento della proprietà pubblica è un’iniziativa che il Granduca attua dietro
suggerimento dei suoi consiglieri, ciò inizia come distribuzione dei terreni bonificati delle paludi
grossetane, e viene estesa anche nelle terre salubri dove l’agricoltura non è sviluppata.
La vera innovazione è l’introduzione di un nuovo concetto di proprietà dove in un’unica figura
vengono riuniti tutti i diritti gravitanti sul bene immobile, che nel medioevo erano separati e
permettevano il godimento del terreno in proporzione al lavoro su di essi compiuto, ma senza
competenza su tutto ciò che costituiva frutto spontaneo, quale il pascolo ed il taglio del bosco.
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Riguardo alla riunione del diritto di pascolo alla proprietà si ha il caso del Marchese Ximenes che
per ottenerla nella sua bandita di pian di Palma, nel 1680, sborsa 200 scudi all’Uffizio dei Paschi, e
qualora, un secolo dopo, nel 1780 ciò è regolamentato come diritto e non più come eccezione il
discendente ne richiede il rimborso.
Le aste pubbliche non investono solamente le terre statali ma vengono vendute anche le proprietà
comunitarie all’interno delle bandite, tra il 1780 ed il 1786 sono documentate le assegnazioni delle
porzioni di Pian dei Casali, Pietrella, Banditella, le Secchete, Banditaccia, Usi, Perla e Campo
Lombardo, come la Dogana di Manciano e Santa Barbera.
La vendita delle terre pubbliche non ha l’unico scopo di far entrare moneta nelle casse granducali,
ma parte dal reale interesse allo sviluppo della Maremma, come si evince dal fatto che le terre non
vengono vendute in blocco a grandi proprietari, ma parcellizzate ed assegnate soltanto ai residenti
delle corti in questione, la vendita delle Bandite di Santa Barbera risulta un’eccezione in quanto gli
assegnatari sono tutti provenienti dalla Comunità di Sorano, in effetti sono vecchi frequentatori
dell’area in quanto percorrendo la strada Dogana del Fiora, alle Pergolacce uscivano dalla propria
ed entravano nella Comunità di Manciano, ed agli uffici dei Paschi delle Secchete, pagavano la fida
per le loro bestie che qui lasciavano brade dal 30 novembre ai primi di maggio.
Una porzione non indifferente di terreni non viene venduta all’asta questo perché nell’uso del suolo
era già in mano a privati o enti religiosi, come per la parte della dogana (tutta quella di
Montemerano e parte di quella di Pereta e Manciano) che nel 1825 è in mano al Monastero di
Vallombrosa.
Anche della Corte di Saturnia non si conosce l’affidamento a privati ma questo è rintracciabile nel
fatto che fino al 1783 restano in piedi i feudi con la delega della gestione.
La popolazione si riappropria del proprio territorio ed ogni titolare è maggiormente motivato alla
conduzione del proprio bene, dato che nella conduzione agricola questo è libero da ogni
interferenza dovuta ai vari diritti di pascolo, etc.
TAV. 8b -La Proprieta' Fondiaria: Infrastrutture ed Insediamenti al Catasto Leopoldino
(1:35.000)
L’osservazione della distribuzione fondiaria censita dal Catasto Leopoldino conferma che la
proprietà delle maggiori famiglie si allarga nelle ex aree pubbliche demaniali e comunitarie; ogni
insediamento (seppur piccolo, quali Poderi e Poggio Murella) mantiene ancora la propria pertinenza
con i residenti titolari delle terre più vicine.
Tra le medie proprietà rientrano anche le bandite di Santa Barbera, ma è da notare il fatto che, fose
per ragioni fiscali, per le grandi porzioni vi sono consorzi di titolari ed in parte hanno affittato al
Principe Corsini.
I grandi feudi di Marsiliana, Montauto e Saturnia vengono liberati dai vincoli medievali ma di fatto
restano dei latifondi sotto gli stessi proprietari nobili fiorentini.
Il popolamento della campagna, è incoraggiato tramite l’incentivo a costruire case coloniche con la
detrazione fiscale del quarto della spesa di costruzione, questo è recepito con successo.
TAV. 8c-La Proprieta' Fondiaria tra le Due Guerre (Latifondi, Fattorie e Media Proprieta')
(1:35.000)
Ai primi del novecento è emersa una classe borghese di origine agraria, i rappresentanti delle
maggiori famiglie risiedono in paese, quali gli Aldi a Manciano.
La conduzione delle grandi proprietà a quest’epoca si differenzia a secondo dell’organizzazione
stabilita dal proprietario: la fattoria è coltivata da una classe bracciantile che vive nei casolari sulle
terre che lavora ed è partecipe dei frutti del proprio lavoro, questo tipo di conduzione è attuata in
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special modo, dalle famiglie residenti a Pitigliano quali i Ciacci che ottengono il titolo di marchesi
comprando le terre dei Panciatichi Ximenes (questo titolo ha la prerogativa che non si cede per linea
ereditaria ma è legato al titolo di proprietà di un marchesato), ed oltre a Pian di Palma hanno la
Fattoria di Acquaviva, Pianetti, Cavallini e Poggiofoco.
Anche i Pinelli sono di Pitigliano, loro è la Fattoria delle Pergolacce.
La tenuta è invece lavorata da salariati, non residenti sulle terre, che vengono ingaggiati di volta in
volta a seconda delle necessità stagionali, è il caso di Marsiliana ancora in mano ai Corsini di
Firenze e Montauto che è passata nella enorme proprietà dei Marchesi Gugliemi.
TAV. 8d - Gli Effetti della Bonifica Fondiaria dell'ente Maremma (Legge 841 del 21 Ottobre
1950) (1:35.000)
Contemporaneamente alla nascita del latifondo, si genera un movimento contadino insurrezionale
per l’esproprio delle terre con i primi moti del 1903-1904, nel secondo dopoguerra tale movimento
trova una sua organizzazione nella creazione delle Cooperative che ottiene dei buoni risultati
ottenendo terre al Santarello e vicino Sgrillozzo.
Il movimento rivoluzionario nascente viene pacificato con l’intervento governativo che vara la
legge sulla riforma fondiaria, l’impatto nel territorio del Comune di Manciano ha grande rilevanza
ogni latifondo viene ridimensionato, la parcellizzazione delle terre determina il passaggio da colture
estensive ad intensive.
L’innovazione rispetto alle bonifiche ottocentesche è l’intervento statale dell’avvio delle aziende e
l’obbligo che viene imposto agli intestatari dei fondi di risiedere sulla proprietà, a garanzia del reale
godimento e sfruttamento delle potenzialità agricole.
Per la porzione più lontana dai centri abitati vengono fondati dei Borghi di Servizio come punti di
approvvigionamento e di aggregazione della Comunità dei nuovi coloni, sulla Strada Statale 74
nascono Marsiliana, Sgrillozzo e Sgrilla.
Le altre porzioni della riforma invece trova riferimento nei già esistenti centri abitati così la
Comunità del Santarello ai Poderi, quella della Parrina a Montemerano, quella di Pian di Palma a
Saturnia.
Il paesaggio cambia notevolmente, l’unica eccezione risulta la tenuta di Montauto dato che i nuovi
proprietari, i conti Guglielmi sono sottoposti all’esprorio di altri immobili della loro immensa
proprietà che dalla foce del Fiume Fiora scende a macchia di leopardo fino a Tarquinia e attraversa
l’Appennino fino al litorale Adriatico.
2.3 Evoluzione dei rapporti di produzione e assetto del Paesaggio
Le Bandite, dai Romani al Medioevo
La nascita delle Comunità medievali del mancianese ha origine in epoca romana: i cittadini, con i
loro schiavi, in fuga dalle invasioni Barbariche si rifugiano nelle loro fattorie lontane dalla città.
La società medievale che si evolve è quella dove il Signore (Cavaliere) si pone a capo di piccole
Comunità di contadini (pedoni) che ripagano la protezione tramite tributi in natura o in giornate
lavorative.
Il territorio sul quale vivono è diviso in due parti, la parte dei “pedoni” più prossima all’abitato e
quella Dominica del Cavaliere più esterna; l’esiguo numero di abitanti fa sì che non tutte le terre
messe a disposizione, dal Signore, possono essere coltivate, così la quota non distribuita diventa
“bene comune”, il suo utilizzo è regolato annualmente tramite il pagamento di tributi alla Comunità,
vengono chiamate “bandite” proprio per la consuetudine dell’assegnazione stagionale tramite gare
d’asta.
Il passaggio dalle signorie feudali (Aldobrandeschi, Orsini, Baschi) ai comuni cittadini (Siena) al
Granducato ( Medici di Firenze) non muta tale assetto, la proprietà Dominica, diventa statale, si
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chiama Dogana ed è gestita da un organo (Offizio dei Paschi) deputato alla riscossione dei tributi
(Fide), le rendite delle Bandite invece sono incamerate dalle Comunità.
Il mancianese è la landa terminale di un percorso di transumanza che parte dall’appennino pistoiese
ed in esso si trova quindi il distaccamento degli uffici tributari addetti al censimento (Calla) delle
mandrie in arrivo.
Tale fenomeno produce un tipo di paesaggio che gradatamente dal centro abitato al limite di confine
vede diminuire l’apporto umano di coltivazione, secondo tre ben distinte zone: la prima detta dei
domesticheti a contatto con le mura urbane è intensamente coltivato ad orti, vigne, e frutteti, il fatto
che in questi appezzamenti sia i lavori che le raccolte si alternano tutto l’anno vengono recintati per
difendersi dalle intrusioni delle mandrie che pascolano nelle terre con colture cerealicole che hanno
alcuni mesi di pausa lavorativa specialmente d’estate.
Le aree dei seminativi, dove a raccolto ultimato il contadino deve lasciare il campo ai proprietari dei
diritti sui frutti spontanei (diritto di spiga, pascolo e legnatico) costituisce generalmente la fascia
intermedia tra le zone degli orti e quelle più esterne dei pascoli e dei boschi.
Nel medioevo la proprietà è disgiunta dalla produzione spontanea o coltivata: vari soggetti sono
titolari dei diversi diritti sullo stesso bene e quindi possono affittarli separatamente come ad
esempio il diritto di caccia, di pascolo, di tagliar legna, di semina o di raccogliere le spighe lasciate
dopo la mietitura, lo studio di tali circoscrizioni e diritti sono regolamentate dagli statuti, come le
perimetrazione delle Bandite, la possibilità di recintare gli appezzamenti etc.
TAV . 8e - Evoluzione della Rete Infrastrutturale Viaria (1:35.000)
Una diversificazione delle colture predominanti è la conseguenza naturale della popolazione
animale al pascolo: la strada Dogana del Fiume Fiora è in un certo qual modo la progenitrice
dell’attuale asse stradale (Strada Regionale 74) che unisce Orvieto al mare, da qui arrivano le
mandrie dalla contea ursinea e dello stato pontificio dirette ai più economici pascoli toscani.
Le mandrie provenienti da oltre la Fiora sono costituite prevalentemente da bestie porcine e la loro
presenza è la ragione dell’evoluzione del paesaggio intorno alla collina di Manciano dove il
patrimonio boschivo è stato conservato in special modo nelle querce produttrici di ghiande con un a
forte selezione delle piante arbustive del sottobosco elemento di disturbo nel libero vagare degli
animali.
La strada Dogana del Fiume Albegna assorbe le mandrie transumanti dallo stato senese e dalla
contea montana di Santa Fiora, dai quali arrivano sia ovini che bovini (l’etimologia del torrente
Mazzabu è proprio legata alla difficoltà di attraversamento di tali animali).
La presenza dei mulini nel torrente Stellata rende economicamente compatibile la coltivazione
cerealicola nelle corti a nord del Torrente Stellata, ciò ha anche il pregio, con il fenomeno della
rotazione delle colture, di convertirlo in pascolo per le greggi ovine, un tipo di transumanza in
movimento, di bestie leggere che non pressano il terreno; la presenza di pecore, alternata a campi
seminativi è la ragione del progressivo disboscamento dell’area come avviene anche nelle parti
pianeggianti delle tenute di Marsiliana e Montauto.
La fida al pascolo è economicamente vantaggiosa ma come contrappunto ha la impossibilità di
coltivazione di specie di pregio, così nella piccola Corte di Montemerano, i proprietari scelgono la
chiusura al pascolo delle loro terre privilegiando la coltivazione intensiva dell’olivo e della vite
come attestato dalla relazione Gherardini del 1640.
Il Comune di Capalbio è la meta finale delle due strade Dogane ma queste hanno un collegamento
già nella fascia delle Bandite di Santa Barbera dove le mandrie bovine pascolano brade per lunghi
tempi di allivellazione all’interno della macchia mediterranea
Il Catasto Leopoldino
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Nel XVIII secolo l’impegno del granduca Pietro Leopoldo per la ripresa economica della Maremma
si esprime con atti governativi che puntano essenzialmente all’incentivazione della proprietà privata
smantellando il grande demanio che soffocava l’economia di tutta la regione.
L’iter procede per tappe, il primo passo è la vendita all’asta delle terre per piccole porzioni, poi si
riuniscono i vari jus alla proprietà, in ultimo si incentiva l’insediamento sui fondi tramite sgravi
fiscali per la costruzione di fabbricati rurali
In ogni podere viene a riproporsi lo schema a bersaglio con l’orto a stretto contatto con il casolare,
poi i campi seminati ed oltre, nella parte più lontana il pascolo o il bosco .
L’azione granducale è una svolta epocale per la Maremma ma si ferma quando riguarda i grandi
feudi assegnati ai nobili della Corte fiorentina: i latifondi rimangono, seppure liberati dai vincoli
feudali; addirittura il principe Corsini allarga la sua tenuta di Montauto prendendo in affitto
(Livello) parte delle bandite di Santa Barbera.
Nel Comunello di San Martino i feudatari Del Monte lasciano ogni diritto, mentre gli Ximenes
restano titolari solo della Bandita di Pian di Palma.
La compilazione del Catasto è lo strumento che documenta la situazione fondaria, il limite di tale
strumento fiscale è dato dal fatto che viene censito solo del reale fruitore del bene, cioè quando
l’immobile è in affitto non si nomina il reale proprietario.
Tale documento è compilato a meno di mezzo secolo dalla unificazione delle corti in unico comune,
l’analisi delle origini dei proprietari rivela che i confini sedimentati nei secoli ancora si
mantengono.
LE FATTORIE ed il lavoro bracciantile-mezzadrile
Ad un secolo di distanza della redazione del Catasto Leopoldino si è evoluta una classe di
proprietari terrieri con medie e grandi proprietà, ogni fattoria è sede di una Comunità di braccianti
mezzadri, residenti sulle terre che lavorano sotto il controllo del fattore.
La distinzione tra Tenuta e Fattoria sta nel diverso tipo di appoderamento cioè come
parcellizzazione interna: la tenuta ha un minimo indice di densità abitativa mentre la fattoria con
tutti i suoi poderi mezzadrili costituisce un tipo di insediamento sparso, una Comunità di braccianti
con famiglie ospiti di case coloniche.
L’ENTE MAREMMA, le Aziende Agricole
Con l’attuazione della riforma fondiaria, controllata dall’organismo dell’Ente Maremma, si
conclude un processo che per gradi ha portato il bracciante a diventare proprietario delle terre sulle
quali lavora fino all’evoluzione in imprenditore.
Nuove tecnologie vengono impiegate nella produzione agricola, il trattore ed altre macchine
agricole, che diventano fondamentali nel lavoro giornaliero.
2.4 Evoluzione dei sistemi insediativi e identità dei luoghi
I terreni pianeggianti vicino al fiume Albegna in prossimità dell’imbocco dei torrenti Elsa e Stellata
sono colonizzati prima dagli etruschi e poi dai romani, Marsiliana e Saturnia sono gli organismi
urbani che nascono e da qui si espande l’attività agricola.
I Castelli
Nel primo medioevo, le sparute Comunità di pastori si ritirano sulle alture, gli abitati che fondano
conoscono una lenta evoluzione di fortificazione che porta dalle palizzate lignee alle costruzioni di
torri e strutture in pietra in difesa dei piccoli insediamenti, è questo il fenomeno
dell’incastellamento che dura dall’VIII al XII secolo; una selezione naturale, legata a mutamenti di
condizioni umane e potere politico porta all’abbandono di alcuni castelli in favore di altri.
Le Terre Murate
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Manciano e Montemerano sono gli unici castelli che, nel XIV secolo, conoscono una continuità di
frequentazione e si espandono in due distinti momenti.
Manciano, in alto la rocca d’avvistamento ed il primo cerchio murario, Il borgo nasce a Sud, più in
basso ed ha come fulcro la piazzetta Matteotti, punto di arrivo delle direttici territoriali da
Marsiliana (Via Aurelio Saffi), da Capalbio e verso la rocca (via Roma), da Pitigliano Castro e
Montemerano (Via Borgo lungo nel primo tratto dalla piazzetta Matteotti fino all’imbocco della
salita della Rampa).
Nella lotta tra le fazioni Orvieto-Siena, Capalbio è in potere dei nemici, la strada che vi conduce ha
un calo di transito e per questo viene inibita la espansione del borgo su questa direttrice cioè verso
Sud.
Nel 1489 l’abitato raddoppia e si alza una nuova cerchia difensiva.
Montemerano, la contrada ancora chiamata castello è il primo nucleo, la sua prima espansione è in
basso ed è difesa dalla seconda cerchia di mura nel 1407, la terza espansione recintata è collegata
alla costruzione del 1430 della chiesa di San Giorgio.
Il circuito murario di Saturnia, che percorre la linea del pianoro, ha origine nell’epoca romana, e nel
mediovevo risulta molto sovradimensionato rispetto all’esiguo numero di abitanti, mai in crescita,
dato che la pozza delle acque calde è un ambiente adatto alla proliferazione della zanzara anofele,
anche nel periodo invernale, la colonizzazione operata da Siena nel 1460 attraverso una Comunità
di famiglie lombarde, fallisce nell’arco di mezzo secolo.
I villaggi degli agricoltori XV – XVIII secolo
Per la coltivazione delle terre più distanti dai centri abitati si sviluppano piccoli agglomerati di case
coloniche ravvicinate.
San Martino e Poggio Murella condividono la natura di agglomerati casuali di case costruite attorno
ad antiche preesistenze, rispettivamente la chiesa e le strutture idrauliche romane di servizio a
Saturnia.
Il piccolo borgo delle Capanne nasce, nel XV secolo, da un proprio, seppur piccolo, progetto urbano
che prevede chiesa e carceri.
L’abitato sparso dei Poderi di Montemerano, nasce nel 1588 con la fondazione della Commenda di
San Pietro.
Tali insediamenti non risultano però secondari, nel XIX secolo ai Poderi ed al Poggio e vi risiedono
famiglie quali Ciani, Detti e Zammarchi titolari di grandi proprietà terriere.
I Casolari XIX secolo
La campagna viene popolata da casolari la cui localizzazione è prevalentemente sui rilievi collinari
maggiormente ventilati.
La designazione di capoluogo comunitario porta l’abitato di Manciano ad espandersi e vengono
costruite le prime case fuori dalle mura, sulla strada che porta alla chiesetta della Santissima
Annunziata e diventerà l’attuale Via Marsala.
Primo Dopoguerra
Manciano si espande verso ovest, la sistemazione della Piazza Garibaldi, la scuola, la villa
l’Ospedale, il parco, il quartiere residenziale dove alcune case emergono per il gusto Liberty (Area
delle famiglie Borghesi)
Montemerano, l’espansione urbana procede verso il luogo detto la Croce dove passa la strada delle
Collacchie
Saturnia, fondamentalmente invece rimane ancora un paese di case coloniche seppure strutturato sul
disegno urbano Romano e poi rinascimentale del 1460 di Mastro Luca da Bagnacavallo.
Poggio Murella e Poderi i piccoli gruppi di case si saldano creando agglomerati più o meno
compatti
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Nelle campagne nascono le fattorie con la casa massaricia di rilievo architettonico con edifici di
servizio quali le stalle, ricovero degli attrezzi e abitazioni dei dipendenti, quasi dei piccoli borghi,
più distante le più misere case dei braccianti sulle terre dei padroni da coltivare.
Secondo Dopoguerra
La Comunità mancianese si divide in due: una agricola che vive e lavora nelle aziende dell’Ente
Maremma e l’altra inurbata che lavora nell’estrazione mineraria e nelle attivita amministrativa e del
terziario.
La linea di confine dei lotti diventa la strada sulla quale vengono costruite le case dei nuovi coloni,
più vicino possibile per meglio allacciarle alle reti di Acqua e elettricità, elementi puntali sono i
Consorzi e Cooperative
Marsiliana prevale su Sgrillozzo e Sgrilla
Manciano si sviluppa su Via Marsala fino all’arrivo della piazza della chiesetta della Santissima
Annunziata, l’antico abitato è perimetrato dalle strade di circonvallazione, a San Carlo e San
Giovanni nascono le zone residenziali perlopiù costituite da ville.
2.5 Permanenze storiche e valori culturali diffusi
La campagna nel medioevo risulta un luogo ad alto fattore di rischio per le abitazioni isolate, chi
lavora nei campi preferisce pernottare al sicuro all’interno delle mura cittadine.
Dall’VIII al XIII secolo le uniche emergenze architettoniche che popolano il paesaggio sono i
fortilizi con le torri di avvistamento, un particolare esempio sono quelle di Stachilagi e Scarceta che
per la specificità di essere costruite a fasce alterne di mattoni rossi e pietra chiara vengono
denominate “semaforiche”, mentre la torre romanica di Scerpena è l’unica a portamento cilindrico.
Nel XIV i piccoli fortilizi sono distrutti e abbandonati, gli unici edifici isolati restano le chiesette
rurali (tredici nei pressi di Montemerano documentate nel XVII sec.), i mulini, i fontanili e le
fornaci, dell’esistenza di tali manufatti si conosce dalla consultazione dei pochi documenti
pervenutici quali gli Statuti e le “Visite” degli osservatori inviati dai Medici.
La necessità di risiedere più vicino possibile alle terre da coltivare porta, nella zona alto collinare, la
popolazione a risiedere nei “Villaggi Aperti”: gruppi di case coloniche raggruppate.
Gli organismi abitativi di Poggio Murella e San Martino sono documentati fin dal XII secolo, non
conoscono ampliamenti, ma il solo fatto di mantenere una piccola Comunità è comunque un
successo per l’epoca.
Nel XV nasce da un piccolo progetto urbano Poggio Capanne il disegno d’impianto è simile ai
quartieri quattrocenteschi di Manciano (a ridosso di Piazza Garibaldi) e Montemerano,
rispettivamente quello su piazza Garibaldi tra la casa della Misericordia la chiesa di san Leonardo e
quello a ridosso di porta del Rosario.
L’insediamento a villaggio aperto è quello che risulta più efficace nel XVI secolo, difatti nel 1588 il
governo mediceo tenta l’impianto di una nuova Comunità agricola nel Mancianese, i casolari sparsi
costruiti nella Corte di Manciano vengono abbandonati, il piccolo agglomerato di case coloniche
nella Corte di Montemerano invece si evolve fino a diventare l’attuale abitato dei Poderi
L’impianto di casolari sparsi nel mancianese conosce quattro momenti distinti.
Nel XVII secolo all’interno della fascia dei domesticheti montemeranese sono numerati 31 poderi,
invece vicino a Manciano i poderi costruiti alla fondazione della Commenda di San Pietro del 1588,
sono diventati ruderi abbandonati.
Il primo e reale censimento di tutti gli edifici disseminati nell’ampio territorio mancianese è il
Catasto Leopoldino che dimostra l’efficacia degli incentivi, dati nel 1783, a costruire nuovi casolari
nelle terre ex demaniali.
Ai primi del Novecento nelle grandi fattorie, i casolari dei fattori quali Cavallini (con la scuola e la
chiesa) Pergolacce Pianetti ed Acquaviva vengono ampliati con numerosi annessi intorno all’aia
centrale, nelle terre le abitazioni dei mezzadri risultano meno accessoriate.
36
Con la riforma fondiaria del 1950, in tutto il territorio comunale vengono costruite 292 nuove case
coloniche e ristrutturate 218.
Il podere riproduce la struttura della vecchia casa colonica con una scala esterna che conduce al
piano di abitazione, vengono studiate varie tipologie di casa colonica per essere adatte ai differenti
climi e terreni.
Sulle arterie di maggior scorrimento sono localizzati gli edifici di supporto alle attività agricole
quali consorzi e cooperative.
Il fenomeno che ha investito negli ultimi anni il territorio mancianese è quello dell’agriturismo dove
la tradizionale attività agricola viene accompagnata a quella ricettivo turistica, questo è dovuto al
forte richiamo del polo termale di Saturnia.
Il fenomeno dell’agriturismo avrebbe un buon sviluppo anche nella piana di Marsiliana che è poco
distante dal mare, ma il maggior problema è la quantità di acqua disponibile abbassata dal
fenomeno dal cuneo salino che rende inutilizzabili, ai fini turistici, le acque estrattive.
2.6 Schede di territorio-Catalogazione degli edifici sparsi sul territorio del Comune di
Manciano
TAV. 8f- Carta dei Valori delle Aree Rurali, le Emergenze Storico Culturali del Territorio
(1:35.000)
Gli edifici, presenti nel territorio del Comune di Manciano, sono qui sotto catalogati; il metodo di
indagine si è avvalso della verifica dei vari siti documentati nelle testimonianze storiche quali gli
Statuti del XV secolo, le visite del XVI-XVII secolo e le mappe antiche, oltre al Catasto Leopoldino
del 1825.
1l primo elenco riguarda le emergenze dei centri abitati, le quali sono state catalogate in base al
concetto stesso di presenza e verificabilità senza riferimenti catastali anche perché alle tav.5 queste
sono dotate già di specifica individuazione. Si è aggiunto come presenza anche gli elementi più
recenti che testimoniano il grado di raggiunta complessità del centro abitato stesso.
Simbologia e descrizioni:
*Con l’asterisco sono individuate le emergenze monumentali individuate dall’architetto Marta Fioravanti
**Con il doppio asterisco sono indicati i beni soggetti a a vincolo architettonico
*** Con il triplo asterisco sono indicati I beni soggetti a vincolo archeologico
PS non sono stati compresi nell’elenco I monumenti che sono esterni alle realtà urbane del comune di Manciano quali:
(***) Necropoli del Puntone - (Provedimento di tutela diretta ai sensi della L 1089/1939 o del DLgs 490/1999, Titolo I;
Identificativo univoco regionale 90530140232, Saturnia , NCT, F. 40, part. 31,33,43,46,47,77)
(***) Castellum Acquarum - (Provedimento di tutela diretta ai sensi della L 1089/1939 o del DLgs 490/1999;
Identificativo univoco regionale 90530140231, Poggio Murella , NCT, F. 62, part. 231 )
(***) Villa e terme di Poggio Murella - (Provedimento di tutela diretta ai sensi della L 1089/1939 o del DLgs 490/1999;
Identificativo univoco regionale 90530140082, Poggio Murella, NCT F. 61, part. 7; F. 62, part. 227(in Parte), 229, 230)
uliveto di banditella,
(***) Resti Archeologici del Bagno Santo - (Provvedimento di tutela diretta ai sensi della L 1089/1939, art.21 o del
DLgs 490/1999, art. 49; Identificativo univoco regionale 90530140289, Bagno Santo Prato grande , NCT, F. 23,
part.23; F.25, part.1, 4, 5, 6; F. 26, part. 24, 27; F. 41, part.1; F. 42, part. 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 10, 11, 12, 14, 16, 17, 18,
19, 20, 21, 23)
(**) Podere Pelagone - (Provedimento di tutela diretta ai sensi della L 1089/1939 o del DLgs 490/1999; Identificativo
univoco regionale 90530140086, Marmosine , F. 235, part. 38 in parte )
(**) Podere la Marmosina - (Provvedimento di tutela diretta ai sensi della L 1089/1939 o del DLgs 490/1999;
Identificativo univoco regionale 90530140087, Marmosine, F. 235, part. 21 )
(**) Mulino del bagno - (Provvedimento di tutela diretta ai sensi della L 1089/1939 o del DLgs 490/1999;
Identificativo univoco regionale 90530140084, Saturnia , F. 75, part. 207, 150 )
37
MANCIANO
1) Cassero Senese
2) Cinta Muraria
a) Torre
b) Porta Fiorella
c) Torre
d) Torre
e) Porta di Sotto
f) Torrione.
3*) Chiesa di S. Leonardo(Prepositura)
4) Chiesa di S. Lucia
5) Chiesa di S. Giovanni
6) Chiesa di S. Sebastiano
7) Casa della Misericordia (ex chiesa di S. Andrea)
8*) Chiesa dell’Annunziata (Oratorio)
9) Piazza Madonna della Pace
10) Torre dell’orologio
11) Casa di Costante Battiloro
12) Casa di Bartolomeo Piazai.
13) Frantoi
14) Edificio Scolastico «Pietro Aldi»
15) Monumento a Pietro Aldi
16) Fontana monumentale
17) Casa Aldi
18) Biblioteca
19*) Casa Meus -Museo di preistoria e protostoria della Valle del fiume Fiora.
20) Palazzo Sadun
21) Le Muretta
22) Villa Teresa
23) Monumento ai Caduti e Parco della Rimembranza
24) Ospedale Aldi Mai
25**) Villa Aldi-Maj (Provedimento di tutela diretta ai sensi del DLgs 42/2004; Identificativo univoco regionale
90530140080, Via Trieste n°18, NCEU F. 156, part. 110, sub 1,2)
26) Mattatoio e lavatoi
27) Fonte di Rispollo
28) Parco Mazzini
29) Cimitero comunale
30) Complesso scolastico Paride Pascucci
31) Piazza della rampa
32) Conventino
33) Monumento ai Caduti
34) Casa di riposo per anziani
35) Consorzio agrario36) Caseificio
37) Stadio di calcio Niccolai
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38) Palazzetto dello sport
39) Madonna della neve
40) Fonte Mancianese
MONTEMERANO
1**) Castello (Casa dell’Alfiere Fausto Grassi) (Provedimento di tutela diretta ai sensi del DLgs 42/2004;
Identificativo univoco regionale 90530140319, Piazza Castello, NCEU F. 114, part.300)
2) Chiesa dell’Assunta
3*) Chiesa di S. Lorenzo e Campanile(Pieve)
4) Casa Carli
5) Fonte
6) Porta
7**) Cinta Muraria (F. 114 part. E F G D)
a) Porta del Rosario
b) Porta
8*) Chiesa di S. Giorgio
9) Porta San Giorgio
10) Frantoi
11) Chiesa del Rosario
12) Ospedale della Madonna delle Nevi
13) Chiesa di S. Margherita (chiesa del Melograno)
14) Lavatoi pubblici «I Pozzini», magazzini comunali.
15) Fontana
16) Monumento ai caduti
17) La Croce
18) Fonte Leopoldina
19) Cimitero
20**) Chiesa della Madonna del Cavalluzzo (Provvedimento di tutela diretta ai sensi della L 1089/1939 o del DLgs
490/1999; Identificativo univoco regionale 90530140082, , NCEU F. 114, part. A)
21) Stadio
**) Casa
**) Casa
**) Avanzo di torre medievale
**) Casa
**) Casa
**) Torre cinta muraria (Provedimento di tutela diretta ai sensi della L 1089/1939 o del DLgs 490/1999; Identificativo
univoco regionale 90530140085, Saturnia , F. 114, part. 163 )
SATURNIA
1) Cinta Muraria
2) Porta Romana
3) Porta di Fonte Buia
4) Porta Senese o Porta Fiorentina
5) Porta dell’Inferno o Porta Orbetellana
6) Porta di Fonte Cenciola.
7) Porta di Fonte Nuova o Porta Grossetana.
8) Resti di un edificio pubblico
9) Bagno secco
10) Scavi
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11) Resti di fognature
12) Rocca
13*) Chiesa di S. Maria Maddalena
14) Chiesa di S. Biagio
15**) Palazzo del Podestà-Casa Ximenes (Provedimento di tutela diretta ai sensi della L 1089/1939 o del DLgs
490/1999; Identificativo univoco regionale 90530140083, Saturnia , F. 58, part. 161 )
16) Magazzini
17) Fontana
18) Lavatoi
19) Monumento ai Caduti
20*) Museo archeologico di Saturnia
21) Fonte Buia
22) Fonte Nuova
23) La Croce
24) Cimitero
25***) Antica città di Saturnia - (Provedimento di tutela diretta ai sensi della L 1089/1939 o del DLgs 490/1999;
Identificativo univoco regionale 90530140290, Saturnia , NCEU F. 58, part. 1, 2, 4, 15, 19, 20, 23, 24, 25, 26, 27 in
parte, 28, 31, 32, 42, 61, 67, 69, 70, 91, 92, 93, 94, 95, 96, 100, 131, 133, 139, 156, 244, 246, 247, 248, 249, 250, 252,
317, 366, 367, 378, 382, 385, 386 )
POGGIO CAPANNE
1)* Chiesa di S. Elisabetta (della Visitazione)
2) Fonte
3) Casa del 1577
4) Forno.
5) Cimitero
POGGIO MURELLA
TERMINE
POGGETTO
POGGIO
1) Chiesa di S. Giuseppe
2) Fontanella
3)Lavatoi pubblici - Museo Storico della Filarmonica
4) IL BASSO Case Zammarchi
IL GREPPO.
LA TORRE
5) Torre Capraia
6) Cimitero
S. MARTINO SUL FIORA
1) Chiesa di S. Martino
2) Fonte.
3) Fontana
4) Il poderone
5) Scuole
6) Cimitero
PODERI DI MONTEMERANO
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Poderi di sotto
Castelletto Santarelli
Case detti
1) Chiesa di S. Maria degli Angeli
2) Scuola
3) Lavatoi
Case Ciani
Podere Monti
fonte.
MARSILIANA
1) Castello di Marsiliana
2) Dispensa
3) Belvedere
4) Banditella
(***) Strutture databili al VI-VII secolo a. C. riferibili al centro di Kaletra (Provedimento di tutela diretta ai sensi della
L 1089/1939 o del DLgs 490/1999; Identificativo univoco regionale 90530140230, Uliveto di Banditella , NCT F. 206,
part. 101 in parte, 102, 103 in parte, 104 in parte, 108 in parte, 109 in parte, 302 in parte, 305, 307, 309 in parte, )
5) Magazzini del Camerone
6) Edicola Sacra
7) Chiesa S. Maria Regina del Mondo
8) Scuole
9) Cimitero
10 ) Stadio
MANCIANO
Per Manciano si ipotizza che sia stato un praedium romano (fattoria), come la desinenza ano fa supporre.
La prima testimonianza documentale è del 1188 quando tra le proprietà dei Vescovi di Sovana vi sono le chiese di S.
Andrea e di S. Angelo rispettivamente dentro e fuori le mura del Castrum Manzian.
All'interno della Contea Aldobrandesca poi dei Orisinea, nel 1416 si sottopone a Siena, la quale rinforza la rocca e alza
le mura.
Nel 1783 divenne il capoluogo di una comunità che comprende quelle di Montemerano, Capalbio e poi Saturnia. Da
allora è seguita una continua crescita urbana.
1) Cassero Senese- Situato nel punto più elevato del colle del paese (444 m s.l.m.).
Nel 1188 quando Manciano viene nominata per la prima volta doveva essere costituito da una torre d’avvistamento
inglobata poi nella ristrutturazione senese nei primi decenni del XV secolo. Una planimetria delle fortificazioni del XVI
sec. ne rappresenta la pianta.
Dal XVI al XVII sec. rimase abbandonata come la cisterna ed i magazzini all’interno.
Nel 1773 iniziò il restauro che cambiò l’orientamento, spostando l’entrata del lato ovest al lato sud sull’attuale piazza
Magenta.
Nel 1901 un incendio distrusse l’archivio all’interno della torre, che nel 1935 fu sopraelevata rispetto all’edificio.
Attualmente è la sede del Municipio e recenti restauri hanno restituito le decorazioni settecentesche.
2) Cinta Muraria - La costruzione delle mura fu decisa nel 1489 alzando un circuito lungo 1784 canne (circa 5200
metri) nel percorso erano disposte sei torri cilindriche. La planimetria delle mura nella sua forma originaria è
rappresentata in una pianta del XVI sec. (B.N.C.F., Piante ed Armi...., Palatino E.B. 15.6)
a) Torre - censita nel Catasto Leopoldino a metà del XIX sec. fu inglobata nel tessuto edilizio.
b) Porta Fiorella - ad essa è affiancato un torrione, è l’unica porta rimasta delle due originarie; l’arco è sormontato
dallo stemma del comune di Manciano disegnato nel 1929 dall’arch. Lorenzo Porciatti.
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c) Torre - censita nel Catasto Leopoldino e nel XIX secolo inglobata in abitazioni private.
d) Torre - ai suoi lati, nelle mura del XV sec. sono state aperte le finestre delle case ad essa addossate.
e) Porta di Sotto - ad essa era collegato un torrione inglobato nel tessuto edilizio già all’epoca del Catasto Lepoldino.
Vicino alla porta vi era una cisterna ristrutturata nel 1780.
f) Torrione - censito nel Catasto Leopoldino il suo abbattimento fu previsto già dal P.R.G. del 1886 e compiuto nel
secondo dopoguerra.
3) Chiesa di S. Leonardo - Nominata nello Statuto di Manciano del 1522, ad essa era annesso un cimitero. Nelle visite
del XVII sec. si descrive che all’interno vi era un fonte battesimale medievale, un organo ed otto benefizi ai quali
dovevano corrispondere altrettanti altari.
Nel Catasto Leopoldino non compare né il campanile né l’abside in forma circolare entrambi presenti in una foto del
1911.
Una lapide all’interno ricorda i restauri del 1929, mentre la ristrutturazione del campanile e l’apposizione della facciata
in pietra sono del 1932. Nella piazza a fianco della chiesa agli inizi del XIX sec. al posto del cimitero fu sistemata una
cisterna d’acqua piovana e nel 1913 su di essa una fontanella poi divelta.
4) Chiesa di S. Lucia- Nominata nello statuto del 1522, di proprietà della Comunità; è situata nella piazza della terra
ma già nel XVII sec. versa in abbandono, tanto che nel 1778 viene definita casula nigram. Nel 1955 l’edificio religioso
di proprietà municipale è ristrutturato completamente secondo forme civili e vi viene posto, prima l’ufficio postale e poi
la biblioteca comunale.
5) Chiesa di S. Giovanni - Nel 1572 Monsignor Rasi descrive l’esistenza della Chiesa di S. Giovanni ricordata più volte
nelle visite del XVII sec. e sede della compagnia laicale del SS. Sacramento. Un portale con arco a ogivale ricorda
l’entrata dell’antica chiesa, la struttura dell’entrata è puramente decorative e non strutturale, questo la fa datare verso la
metà del XV secolo proprio come il portale di San Giorgio a Montemerano.
6) Chiesa di S. Sebastiano - Nominata anch’essa nel 1572 ed in visite successive; anche di essa resta il nome legato ad
una via, per i mancianesi la struttura sconsacrata è più conosciuta come stanza della musica. Un’altra chiesa della quale
non si conosce l’ubicazione è quella di S. Angelo nominata nel 1188 fuori dal castello.
7) Casa della Misericordia - Nel 1188 viene nominata l’esistenza della chiesa di S. Andrea. Dal 1572 in poi la chiesa di
S. Andrea è collegata all’ospedale costituito da «tre palchi e tre fondi». Nel 1930 l’edificio fu sostituito da quello della
Misericordia che si affaccia su Piazza Garibaldi.
8) Chiesa dell’Annunziata - La sua esistenza è testimoniata fin dal 1615 dal Visitatore Corbinelli. La struttura della
chiesa originariamente doveva avere un’aula di tre arcate ed un pronao esterno; un intervento successivo al 1824
(Catasto Leopoldino) ha unito i due corpi raddoppiando la lunghezza dell’aula e costruito il campanile, forse nel 1875
quando vi fu ripristinato il culto ed il pittore Pietro Aldi dipinge un’annunciazione in aggiunta a quella sull’altare. Negli
antichi documenti la chiesa è chiamata anche dell’Incarcerata e nell’archivio parrocchiale si conserva un progetto di
completa ricostruzione in forme moderne.
Un recente restauro ha portato alla luce l’antico piano di calpestio, mettendo in luce la sopraelevazione nei secoli
dell’antico piano della piazza.
9) Madonna della Pace – La Piazza della Madonna della Pace ricorda, nel toponimo, la cappella del cimitero del 1770
posizionato vicino all’attuale complesso scolastico e smantellato nel 1907 all’apertura del nuovo cimitero comunale.
La chiesa è ricordata nel 1789 nel «Campione delle strade della comunità di Manciano» ed il cimitero è censito nel
Catasto Leopoldino. Lo spiazzo è stato usato per fiere di bestiame e anche come campo di calcio, prima della
sistemazione definitive del tratto urbano della Strada statale n°74.
Nella rotunda di smistamento del traffico, nel 1983 viene eseguito e donato al Comune di Manciano, dallo scultore Sorri
un cavallo in cemento armato.
Nel 2008 la piazza è ripensata dall’architetto Milanese Rolando Gantes.
10) Torre dell’orologio - La prima testimonianza dell’orologio è del 1615, ma il palazzetto al quale era annessa è citato
già nel 1572, in esso risiedeva il vicario, e vi erano annessi il granaio, la salaia, la stalla e la scuola.
Del palazzetto della comunità fu prevista la vendita alla fine del XVIII sec. per finanziare la ristrutturazione della Rocca
ma nel 1824 ciò non era ancora stato eseguito.
Dalla torre partiva un rettifilo che si collegava alla Porta di sotto segnando il percorso dell’attuale via Roma, sulla porta
di una casa di tale rettifilo è indicata la data del 1472 la cui costruzione è legata a quella della torre suddetta.
Una lapide ricorda il plebiscito per l’unione del Granducato al nascente stato italiano.
11) Casa di Costante Battiloro- A metà percorso della ripida via Roma sul portale di fattura rinascimentale è inciso il
nome del notaio di Manciano e la data del 1569, di fronte un altro portale con lo stesso stemma gentilizio è del 1650; il
gradino ha incise delle lettere cancellate dal tempo.
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12) Casa di Bartolomeo Piazai - Di fattura manieristica sono le due finestre ad edicola poste sulla facciata della casa
sulla piazzetta S. Lucia. Quella che ha inciso il nome del proprietario ha un aggetto in pietra che serviva per estrarre il
secchio dell’acqua dal pozzo sottostante.
13) Frantoi - Nominati fin dal 1572 e censiti nel Catasto Leopoldino attivi fino agli inizi del ’900.
14) Edificio Scolastico «Pietro Aldi» - Progettato nel 1893 dall’ing. Aldo Aldi.
Nel 1866 lo stesso Ingegnere ha progettato lo sviluppo urbano del paese oltre il confine nord delle mura e la costruzione
delle scuole è un primo passo che vedrà aggiungersi altri spazi ed edifici pubblici.
L’anno precedente e cioè il 1 maggio 1892, il nuovo regolamento dell’arma dei carabinieri disciplina la presenza del
corpo militare a livello locale, attraverso la localizzazione di Caserme in ogni comune italiano.
La cultura fisica è uno dei cavalli di battaglia del ventennio fascista, a poca distanza dalle scuole viene alzata la GIL con
la palestra comunale e classi per l’istruzione superiore detta Avviamento; dai primi del 1980 vi vengono ospitate le
medie superiori.
15) Monumento - Eseguito dallo scultore Vincenzo Rosignoli nel 1911 in commemorazione del Pittore Pietro Aldi. La
piazza era stata sistemata nel 1908.
16) Fontana monumentale - Mostra dell’acquedotto del Fiora fu eseguita nel 1913 dallo scultore Vincenzo Rosignoli.
Nella decorazione compare una mano sinistra aperta, stemma di Manciano.
17) Casa Aldi - Casa natale del pittore Pietro dalla sua morte nel 1888 ospita una galleria con numerose sue opere.
18) Biblioteca - Censita nel Catasto Leopoldino dalla donazione della famiglia Morvidi la loro casa è stata adibita a
biblioteca, al pianterreno vi era un frantoio.
19) Casa Meus - Censita nel Catasto Leopoldino ma all’epoca ancora in costruzione, l’imponente fabbricato vicino alla
rocca aldobrandesca, nell’arco d’entrata è incisa la data del 1842. All’interno, nel 1985 è stato allestito il «Museo di
preistoria e protostoria della Valle del fiume Fiora».
20) Palazzo Sadun - Costruito nel XIX sec.
21) Le Muretta - Nel 1911 fu deciso l’abbattimento delle mura quattrocentesche e sotto il piano di calpestio di via
Nicotera (già Valle Piatta) furono aperte una serie di botteghe.
22) Villa Teresa - Costruita nel 1922 su progetto dell’architetto Corradini.
23) Monumento ai Caduti e Parco della Rimembranza - Una provvisione governativa emanata nel novembre del 1922
invita i comuni italiani a dedicare un parco o un viale alla memoria ai propri caduti nella prima guerra mondiale ed ogni
albero viene dedicato ai soldati che hanno offerto la loro vita per l’Italia, spesso ciò è in abbinata ad asili per l’infanzia
dove deve accrescersi il senso della patria e così nel 1924 viene eretto il monumento dello scultore Turillo Sidoni.
E fa parte di un progetto urbanistico più ampio respiro che è legato alla costruzione di tutto un nuovo quartiere che
prevede anche la sistemazione della Pineta e la Cedreta divise da una strada che conduceva assialmente al costruendo
ospedale.
Un’ulteriore ripensamento ed ampliamento del Parco della Rimembranza è realizzato nel 1956 su progetto dell’ufficio
tecnico comunale prendendo ad esempio Piazza Borio di Piombino.
24) Ospedale Aldi Mai - Inaugurato il 7 novembre 1926 dalla donazione della famiglia Aldi e ristrutturato ed ampliato
nel 1968 su progetto dell’architetto Giuliano Seri.
25) Villa Aldi-Gino Aldi Mai commissiona nel 1933, all’ingegnere romano V.Passeri, la moglie maddalena Ciacci, alla
morte nel 1951 lascia l’edificio alla chiesa di San Leonardo, quindi nel 1954 vi viene istituita la casa del Fanciullo fino
al 1963, quando vi è sistemato l’istituto tecnico per chimici.
Ospita adesso un asilo religioso e convento femminile.
(Provedimento di tutela diretta ai sensi del DLgs 42/2004; Identificativo univoco regionale 90530140080, Via Trieste
n°18, NCEU F. 156, part. 110, sub 1,2)
26) Mattatoio e lavatoi - Costruiti nel 1913 come opere pubbliche nell’ambito del progetto dell’acquedotto del Fiora.
Nel 1923 poi fu costruita la via Circonvallazione Sud, l’edificio del mattatoio ospita il commando dei vigili urbani, I
lavatoi sono stati recuperate .
27) Fonte di Rispollo - Nominata già nello statuto di Manciano del 1522. In uso fino ai primi del ’900, oggi i ruderi
della cisterna sono coperti della vegetazione.Poco distante vi è un’altra piccola fonte e cisterna; e sulla piccola
costruzione che la sovrasta vi è un’immagine votiva di S.Antonio, patrono degli animali che venivano portati ad
abbeverarsi.
28) Parco Mazzini - La creazione della via Circonvallazione Nord, nei primi anni ’70, come tratto urbano della strada
statale n.74 fu l’occasione dell’ampliamento del parco pubblico e impianto di numerose conifere.
29) Cimitero comunale - Aperto nel 1907.
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30) Complesso scolastico Paride Pascucci – Nel 1962 è varata, il 31 dicembre, la riforma della scuola media con
l’obbligo di frequenza fino a 14 anni si decide a manciano di dotarsi di un nuovo edificio che abbia due distinti blocchi
per ospitare il ciclo delle elementary e quello delle medie, il progetto è affidato all’architetto fiorentino M. Gori e viene
inaugurato nel 1965.
31) Piazza della rampa – Il largo che si apre su via Marsala alla base della rampa viene ripensato come uno spazio per
manifestazioni cittadine, il progetto è affidato all’architetto Alessandra Cappelletti e inaugurato nel 2003.
32) Conventino - Nominato nel 1789 nel «Campione delle strade della Comunità di Manciano» posto nell’attuale via del
Mattatoio è l’unica testimonianza di quello che doveva essere un edificio religioso.
33) Monumento ai Caduti - Opera dello scultore Marcello Legaluppi eretto nel 1953.
34) Casa di riposo per anziani - Un grande complesso donato da Leto Morvidi costruito nel 1982 su progetto
dell’architetto G. Seri.
35) Consorzio agrario36) Caseificio 37) Stadio di calcio Niccolai
38) Palazzetto dello sport
39) Madonna della neve - E’ nominate fin dal 1676, oggi residenza, la struttura è visibile all’inizio della vecchia strada
che conduce a Poderi di Montemerano.
40) Fonte mancianese: Nominata fina dal1522come Fonte de la canella mancianese, un suo rilievo legato ad un
progetto del 1913 per il recupero dei panni dei malati infetti è legato all’acquedotto di Iacini, recentemente è stata
recuperate e restaurata.
MONTEMERANO
Per Montemerano si ipotizza dalla desinenza - (ano) che la sua origine possa essere legata all'epoca romana quando nel
territorio vi erano numerose ville.
La prima testimonianza documentale è dell’896 quando era dominio dell'Abbadia di S. Salvatore. Il primo nucleo era
recinto da una cerchia di mura al quale si accedeva tramite l'arco che si affaccia sulla piazza del Castello.
Nel 1188 era già costruita la chiesa di S. Lorenzo esterna alla prima cerchia.
Dal XIII sec. al 1384 la famiglia dei Baschi di origine umbra furono i Signori di Montemerano.
Nel XV sec. fu costruita una nuova cerchia di mura e la nuova pieve di S. Giorgio che nei secoli si è arricchita di opere
d'arte.
1) Castello - È denominato Castello l’edificio che domina l’omonima piazza. Questa dovette essere la residenza della
Famiglia Baschi. La torre che sovrasta l’abitato è stata costruita nel 1407 quando la città di Siena finanziò la
fortificazione della rocca.
Sul fregio di una delle due finestre ad edicola rinascimentali si legge «Questa è la casa dell’Alfiere Fausto Grassi et
amici suoi».
All’interno vi è una grande sala che tra il XV ed il XVIII, come si legge nello Statuto, doveva servire per le riunioni del
consiglio dei cittadini.
Una lapide ricorda la visita del Granduca Leopoldo a Montemerano nel 1844. Le stalle e la rivendita del sale erano ai
piani inferiori, quest’ultima nel 1789 fu convertita a scuola.
(Provedimento di tutela diretta ai sensi del DLgs 42/2004; Identificativo univoco regionale 90530140319, Piazza
Castello, NCEU F. 114, part.300)
2) Chiesa dell’Assunta - Nel 1572 il Rasi descrive l’esistenza della Compagnia di S. Maria destinata al festeggiamento
della Madonna d’agosto proprietaria di alcuni beni tra cui «un celliere sotto la chiesa», ciò è il primo riferimento della
sua esistenza.
Il Gherardini nel 1675 afferma l’esistenza di una chiesa dedicata al Nome di Gesù e solo nel 1710 è descritta la chiesa
dell’Assunta vicino a quella di S. Lorenzo, in essa vi erano due altari ed in uno di essi vi era posta una tavola del
quattrocento che veniva portata in processione (oggi in S. Giorgio). Già in abbandono nel 1834 il tetto fu distrutto dal
crollo del campanile e nel 1842 venne interdetta. Al suo posto vi è oggi un edificio di abitazioni nel quale sporge quello
che poteva essere l’abside della chiesetta.
3) Chiesa di S. Lorenzo e Campanile - La prima sua notizia è del 1188, il suo titolo di pieve di Montemerano le era già
stato tolto nel 1382 dalla nuova Chiesa di S. Giorgio.
Ristrutturazioni ed erezione di un nuovo altare nel XVI sec. sono supposte dalle descrizioni del XVIII sec. di alcune
lapidi oggi scomparse.
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Nel XVI sec. Divenne la sede di una compagnia laicale che manteneva la chiesa tramite le entrate di piccole proprietà.
Nel 1714 si parla di murare meglio le sepolture all’interno. Nell’ambito del progetto di soppressione di numerosi enti
religiosi nel 1780 la chiesa fu sconsacrata (nel 1824 il Catasto Leopoldino la censisce come chiesa). Oggi l’edificio
ospita il Teatro di Montemerano. Notizie del Campanile con l’orologio si hanno dal 1615 e nel 1834 si sa dello
smantellamento dello stesso per opera di un fulmine.
4) Casa Carli - Nel 1572 Monsignor Rasi descrive tra le proprietà della Comunità due forni che si affittano a 126 lire
l’anno.
Nel 1786 per 71 scudi Carlo Carli acquista «una stanza che fa parte del soppresso palazzo pretorio contenente 2 forni(A.S.F. Segreteria di Finanze, b.1049).
Attiguo a piazza Castello, tale casa che si affaccia su una piazza detta del Forno. Nell’arco d’entrata vi è uno stemma
gentilizio della famiglia Carli.
5) Fonte - Nel Catasto Leopoldino nel centro della piazza del Castello è censita una fonte. Nominata nelle «visite» del
XVIII sec. fu ristrutturata nel 1913 e poi divelta.
6) Porta - L’accesso a piazza del Castello e quindi al primo nucleo di Montemerano era garantito da un grande arco a
tutto sesto che a causa di lavori di rinforzo fu ribassato.
7) Cinta Muraria - Nel 1407 la repubblica di Siena finanziò la costruzione di una nuova cinta muraria inviando tre
cittadini in veste di commissari.
In essa si aprono due porte ed è difesa da tre torri cilindriche .
Nella pianta di Montemerano del XVI sec. Sono evidenti le tre diverse cerchia di mura; la prima con tre torri scudate,
delle quali ne restava una all’epoca del Catasto Leopoldino.
La seconda cerchia è quella del 1407 con tre torri cilindriche e due porte
a) la prima porta detta del Rosario tuttora ben visibile perché rifatta nel 1588
b) la seconda porta inglobata nel tessuto urbano rinascimentale
La terza cinta muraria anch’essa con due porte senza fortificazioni cingeva gli orti e le stalle.
8) Chiesa di S. Giorgio - All’atto di vendita della corte di Montemerano a Siena nel 1382, Ranieri dei Baschi cedette
anche «Il padronato della pieve di S. Giorgio e della Canonica di S. Lorenzo»; nella facciata della chiesa però una
lapide commemora l’inaugurazione del 1430.
All’interno le opere d’arte segnano la storia del monumento: l’aula fu interamente decorata d’affreschi, come quello del
transetto sinistro che reca la firma del pittore Francesco e la data del 1491, e arricchita da opere come quelle attribuite al
Vecchietta del S. Pietro ligneo e dell’Ancona del 1465 sul primo altare destro rappresentante l’Assunzione della
Vergine.
Nel seicento l’immagine interna della chiesa iniziò a mutare con l’apposizione degli altari in stile barocco; il primo a
sinistra ha una pala del 1620 ed il Gherardini di tali altari nel 1675 ne conta dieci. Anche gli affreschi furono
interamente coperti come si descrive nel 1717, quando si potevano intravedere solo dalla caduta di parti d’intonaco,
anno stesso nel quale fu posto il drappeggio in stucco sull’arco trionfale.
Nel 1734 fu ricostruito l’altare maggiore ponedovi una statua di S. Giorgio in luogo del polittico di Sano di Pietro.
Pietro Speroni restaurò l’altare di S. Francesco nel 1756 e trentotto anni dopo fu costruito il palco per l’orchestra sopra
la porta d’ingresso.
L’immagine attuale è la somma dell’immagine rinascimentale con gli affreschi nuovamente scoperti e le opere disposte
nell’aula più l’immagine barocca delle sovrastrutture in legno e stucco. Questa è il risultato dei restauri, svolti dal 1963
al 1970, quando fu rifatto interamente il tetto, posta una nuova pavimentazione in cotto al posto delle sepolture che
dentro la chiesa si facevano, e posto un nuovo altare.
Anche la facciata è stata restaurata ripristinando la finestra centrale originaria in luogo delle due aperte nel secolo
scorso.
9) Porta San Giorgio - Successiva all’inaugurazione della omonima chiesa del 1430 e contemporanea all’incompiuto
campanile ed al corridoio sopra la stessa porta che collegava la chiesa Pievana alla canonica di S. Lorenzo. Sopra
all’arco esterno sono visibili due blasoni consunti dal tempo.
10) Frantoi - Nel 1488 una norma dello Statuto obbliga gli ufficiali a provvedere alla messa a punto ad ottobre degli
edifizi dell’olio ed un’altra proibisce agli abitanti di macinare le olive se non ai verrocchi del comune.
Nel Catasto Leopoldino vengono censiti ben due, uno in prossimità delle mura e l’altro in corrispondenza della Porta
del Rosario.
11) Chiesa del Rosario - Nominata nella visita vescovile Spennazzi del 1640, il Gherardini nel 1676 afferma che in essa
esistevano oltre all’altare del Rosario anche quello di S. Orsola istituito nel 1614.
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Come molti altri luoghi religiosi fu soppresso nel 1780. Nel 1763 si conosce la sua ubicazione fuori dalle mura ma
vicino alla città. Il Catasto Leopoldino la censisce come abitazione ed attualmente iglobato in edifici del 1920.
12) Ospedale della Madonna delle Nevi - Nel 1566 l’ospedale risulta proprietà dell’opera di S. Giorgio. Nel 1572
l’ospedale, posto vicino alle mura castellane, consisteva in una stanza contenente due pagliericci e le rendite di piccoli
appezzamenti di terreni servivano al suo mantenimento, ad esso vi era annessa una piccola chiesa con un altare, fu
soppressa nel 1780.
Nel 1805 è descritta come aperta e ridotta ad uso di stalla, è censita nel Catasto Leopoldino (Sez. E, 848). Da Porta S.
Giorgio esce la via dell’ospedale che ricorda la sua esistenza.
13) Chiesa di S. Margherita - Così viene nominata nella visita pastorale del 1596 ricordata dal Gherardini e nel 1714
col nome di chiesa del Melograno fino al 1778 anno in cui viene descritta «da ogni parte minaccia rovina»- È soppressa
nel 1780 e censita come chiesa del Melograno dal Catasto Leopoldino ( Sez. E, 846).
14) Lavatoi pubblici «I Pozzini» - Costruiti nel 1913, oggi magazzini comunali.
15) Fontana - Con l’inaugurazione dell’Acquedotto del Fiora nel 1913 vicino alla Porta del Rosario fu posta una
fontana simile alla fontana di Piazza Vittorio Veneto a Saturnia.
16) Monumento ai caduti - Una provvisione governativa emanata nel novembre del 1922 invita i comuni italiani a
dedicare un parco o un viale alla memoria ai propri caduti nella prima guerra mondiale ed ogni albero viene dedicato ai
soldati che hanno offerto la loro vita per l’Italia, spesso ciò è in abbinata ad asili per l’infanzia dove deve accrescersi il
senso della patria, e di tutto il comune mancianese, proprio a Montemerano viene propsota questo abbinamento,
compiuto nel 1928, sulla fronte dell’entrata è simboleggiato l’antico stemma della Famiglia Baschi che divenne il
blasone del paese con il motto «EX SILICE FORTIOR, EX ADIPE UBERIOR»
17) La croce – La tradizione impone l’apposizione di una croce all’entrata di ogni paese, qui a Montemerano tale Croce
in ferro ha avuto la dignità di toponimo di un quartiere, e durante le feste patronali del 23 aprile gli abitanti hanno
ritrovato il modo di scontrarsi ritualmente secondo i tre raggruppamenti dati dall’apparteneza del Castello, del Borgo e
della Croce che ben sottolineano lo sviluppo urbano del piccolo centro.
18) Fonte Leopoldina - Nominata nelle visite del XVIII sec. restaurata nel 1588. È «censita nel Catasto Leopoldino
(Sez. E, 825) di proprietà della comunità di Manciano. Il nome della fonte è legato al granduca che visitò Montemerano
nel 1844 e forse in quella occasione fu restaurata. Nel progetto dell’Acquedotto del Fiora si era prevista una
ristrutturazione per lavarvi gli indumenti degli abitanti con malattie infettive.
19) Cimitero - Aperto ai primi del ’900.
20**) Chiesa del Cavalluzzo- La struttura della chiesa comprende un pronao, l’aula della chiesa, una sagrestia ed un
campanile a vela, all’interno è decorate con stucchi barocchi, come laltare sul quale vi è una pala rappresentante la
Madonna con il bambino, San Rocco e due angeli.
E’ ricordata dal 1640, e rimane aperta fino al 1834. Lasciata in abbandono, nel 1994 è recuperata e restaurata.
(Provedimento di tutela diretta ai sensi della L 1089/1939 o del DLgs 490/1999; Identificativo univoco regionale
90530140082, , NCEU F. 114, part. A)
21) Stadio
**) Casa – Si notano tracce di architettura medievale e stemmi del XIV secolo, Piazza del Castello al N° 3
**) Casa- Si notano tracce di architettura medievale del secolo XIV, Piazzetta del campanile N°2
**) Avanzo di torre medievale
**) Casa- Si notano tracce di architettura medievale Vicolo della Libertà
**) Casa- Si notano tracce di architettura medievale.
**) Torre cinta muraria (Provedimento di tutela diretta ai sensi della L 1089/1939 o del DLgs 490/1999; Identificativo
univoco regionale 90530140085, Saturnia , F. 114, part. 163 )
SATURNIA
L'origine di Saturnia è antichissima: Aurinia era il nome dell'abitato etrusco. Con la conquista romana nel 183 a.C. fu
fondata la Colonia e cambiato il nome con quello in onore del dio Saturno.
La città conobbe un grande sviluppo testimoniato dai numerosi reperti archeologici.
La città venne poi abbandonata e saccheggiata dalle invasioni barbare, pochi abitanti continuarono ad abitare nelle case
costruite sulle rovine delle case romane.
La prima testimonianza nell'evo moderno è del 1070 quando fu sottoposta ai Conti di Tintinnano. Negli ultimi anni del
XIII sec. vi stabilì la sua residenza la contessa Margherita Aldobrandeschi per la sua vicinanza ai bagni sulfurei.
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Nel XV sec. Siena riuscì a convogliare a Saturnia numerose famiglie lombarde e romagnole. Furono recuperate le mura
romane, la rocca, chiese e abitazioni e coltivate le terre ma per pochi anni, nel XVI sec. la città apparve di nuovo
abbandonata. Anche il tentativo di erigerla in feudo affidandola nel 1593 ai Marchesi Ximenes non risolse la situazione
di degrado.
La rinascita del paese è dovuta ai Marchesi Ciacci che nel XX sec. promossero la ricostruzione della rocca, della chiesa
e delle strutture termali.
1) Cinta Muraria - Costruita in opera poligonale, in blocchi di travertino impostati direttamente sul banco tufaceo
seguendo il perimetro del pianoro per la lunghezza di circa 3 km, il suo innalzamento è databile intorno al 183 a.C. anno
della fondazione della Colonia Romana di Saturnia.
Nel 1462 al momento della colonizzazione vennero stanziati 1000 fiorini per la costruzione della cinta muraria, il
recupero delle mura romane fu deciso da Mastro Luca da Bagnocavallo che seguì i lavori fino al 1471 quando furono
posizionati i merli. Nel 1480 furono pagati i lavori a 5 lire per canna.
Nel XVI sec. per mano d’anonimo ne fu data la planimetria totale nella quale vennero segnate le sei porte ed il torrione
a pianta circolare posta vicino a Porta fiorentina oggi scomparso. Lo studio delle mura romane fu iniziato nel 1882 dal
Pasqui che ne rilevò alcuni tratti.
L’ultimo restauro è del 1994.
2) Porta Romana - Della porta di età romana si conservano gli stipiti in travertino, su uno dei quali sono state
individuate tracce di un’iscrizione latina (C.I.L. XI 2674). Partendo da Roma passando per il Bagno a tale porta vi
arrivava la scomparsa via Clodia della quale rimane un tratto di basolato.
Nel 1954 furono consolidate le mura poligonali presso la porta.
3) Porta di Fonte Buia - Anche di essa si sono conservati parte degli stipiti della porta Romana.
4) Porta Senese o Porta Fiorentina - Anche di essa si conserva parte degli stipiti originali inglobati in consistenti resti
di mura rinascimentali alte circa m 10.
5) Porta dell’Inferno o Porta Orbetellana - A sud delle mura sono stati individuati resti di una fognatura romana.
6) Porta di Fonte Cenciola.
7) Porta di Fonte Nuova o Porta Grossetana.
8) Resti di un edificio pubblico - Un pilastro con una semicolonna addossata pertinente forse ad un edificio pubblico
romano di notevoli dimensioni. Secondo la tradizione orale a 5 m di distanza sembra siano stati ritrovati altri pilastri,
rocchi di colonne e basi di travertino con lo stesso andamento.
9) Bagno secco - Resti di una grande vasca rettangolare in mura a secco di età romana. Il Catasto Leopoldino lo
censisce come “Antico Bagno”.
10) Scavi - Nell’area urbana in prossimità di Piazza Vittorio Veneto a partire dal 1979 sono state condotte delle
campagne di scavo che hanno portato alla luce i successivi stadi dell’urbanizzazione a Saturnia. Il più profondo è legato
agli etruschi, con blocchi rettangolari in tufo e due basi circolari destinate a sostenere colonne lignee sul quale vi è uno
strato omogeneo di distruzione del primo quarto del III sec. A.C. legato alla conquista romana. Pavimenti in opus
signium del II sec. a.C. testimoniano l’età dell’impianto della colonia romana, e sulle fondamenta romane le strutture
murarie rinascimentali.
11) Resti di fognature - Nel corso dello scavo di fondamenta di una casa in via B. Ciacci è venuta alla luce una
fognatura romana tagliata nel travertino.
Pozzi e cisterne sotterranee con copertura a botte sono stati individuati in molti punti della città come già il Pasqui nel
1882 vicino a Porta di Fonte Buia.
12) Rocca - In prossimità di Porta Romana sul punto che domina il piano compreso tra il torrente Stellata ed il fiume
Albegna si erge l’abitazione della famiglia Ciacci costruita nel 1929 su progetto dell’architetto Passeri.
Il progetto si è sovrapposto alla rocca rinascimentale del 1464 quando Roberto di Iacopo e Alberto di Michele de Arilli
furono incaricati di restaurare la residenza che ospitò nel 1280 la contessa Margherita Aldobrandeschi e che per tre
volte, nel 1299, nel 1398 e nel 1418 era stata saccheggiata come l’intera città. La sua pianta originale c’è data dalla
mappa delle mura del XV sec. e dal Catasto Leopoldino.
Le strutture difensive del 1464 sono i rivellini, due torri cilindriche con balestriere poste agli angoli di mura che
difendevano l’area interna della rocca.
Vicino, in parte interrata, vi è ancora una cisterna di età romana e si sono trovate nella zona fistule in bronzo.
13) Chiesa di S. Maria Maddalena - Nel 1188 tra i beni dei Vescovi di Sovana compare la pieve di Saturnia, forse la
stessa ricostruita nel 1462 da Mastro Luca da Bagno Cavallo.
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Siena per la ricostruzione donò una campana ed una tavola quattrocentesca di Benvenuto di Giovanni rappresentante la
vergine ed il bambino tra i santi Sebastiano e Maria Maddalena prelevata dai Magazzini dell’Opera del duomo di Siena.
Una lapide all’interno recava scritto «Per la Eccelsa S. di Siena fu restaurata Saturnia Anno d. 1461, at opera, et
industrua di Mastro Lucha di Bartolo, Maestro di pietra sepolto qui A.d. 1485.» come ricorda il Pecci nelle sue
«Memorie» del 1758.
Alla chiesa era annesso il cimitero come si vede nel Catasto Leopoldino.
L’attuale struttura è opera di ricostruzione del 1933 su progetto dell’Arch. V. Passeri come lo stesso campanile che è
stato ricostruito nel 1955.
14) Chiesa di S. Biagio - Attualmente in rovina e ben visibile ad est dell’abitato oltre piazza Vittorio Veneto doveva
essere stato costruito anch’esso nel 1460 ed ad esso era destinata una delle due campane richieste da Siena nel 1471.
Nell’estimo del 1546 alcune terre erano affidate al titolo di tale chiesa e dovevano servire alla sua manutenzione.
Nelle visite del XVII secolo è già descritto in rovina come nel Catasto Leopoldino.
All’interno dell’abitato di Saturnia dovevano esistere altri due edifici religiosi che nel 1546 furono nominati
nell’Estimo, la compagnia del Corpus Domini che aveva la sua sede in un edificio che comprendeva la chiesa di S.
Croce e l’ospedale di S. Antonio, nella descrizione di quest’ultimo data dal Pecci nel 1758 l’accesso era dato tramite un
loggiato al primo piano ove vi era una lapide latina. Entrambi gli enti dovettero essere soppressi nel 1780 e venduti dato
che nel Catasto Leopoldino non vi è traccia.
15**) Palazzo del Podestà, Casa Ximenes - Nei capitoli di colonizzazione del 1462 Siena si impegnò a costruire anche
la casa del Vicario.
Nel 1471 il vicario fu sostituito dal Podestà, carica di maggior attinenza alla consistenza della popolazione.
Nel 1475 Mastro Luca da Bagnacavallo in una lettera a Siena lamentava il mancato pagamento per l’edificio da lui
costruito e in mancanza di ciò si accontentava del rimborso di tredici anni di affitto. Nel 1611 il palazzo come tutti i
beni della comunità di Saturnia divenne proprietà dei Marchesi Ximenes.
Esso si affaccia su piazza Vittorio Veneto all’angolo con via B. Ciacci, quello che all’epoca doveva essere il cardo
romano della colonia.
Ai lati dell’entrata esistono ancora due cippi romani con iscrizioni latine posizionati da Mastro Luca e descritti dal Pecci
nel 1758.
(Provedimento di tutela diretta ai sensi della L 1089/1939 o del DLgs 490/1999; Identificativo univoco regionale
90530140083, Saturnia , F. 58, part. 161 )
16) Magazzini - Alle spalle del palazzo del podestà vi è un edificio che nel Catasto Leopoldino è descritto come
magazzino ed annessi.
17) Fontana - Inaugurata con l’arrivo dell’Acquedotto del Fiora.
18) Lavatoi - Anch’essi facenti parte delle «Opere d’Arte» posizionate con l’attuazione del progetto dell’acquedotto nel
1913, simili agli stessi lavatoi di Poggio Murella e poderi di Montemerano.
19) Monumento ai Caduti-Una provvisione governativa emanata nel novembre del 1922 invita i comuni italiani a
dedicare un parco o un viale alla memoria ai propri caduti nella prima guerra mondiale ed ogni albero viene dedicato ai
soldati che hanno offerto la loro vita per l’Italia, innalzato nel 1924.
20) Museo archeologico
21)Fonte Buia - Ricordata in molti documenti fin dall’Estimo del 1546 e nel Catasto Leopoldino del 1824.
21) Fonte Nuova - Nel 1676 il Gherardini afferma che la popolazione di Saturnia usufruisce dell’acqua non buona di tre
fonti tra le quali erano sicuramente Fonte Buia e Fonte Nuova sulla strada per Murci.
23) La croce – Nell’ottocento l’entrata ad un abitato è sempre segnata da una croce, in ferro.
24) Cimitero – La chiesa della Madonna della neve è già nominate nel 1546, ricordata nel 1640 e censita dal catsto
lorenese. Dal 1926 vi è stato localizzato il cimitero di Saturnia.
25***) Antica città di Saturnia - (Provedimento di tutela diretta ai sensi della L 1089/1939 o del DLgs 490/1999;
Identificativo univoco regionale 90530140290, Saturnia , NCEU F. 58, part. 1, 2, 4, 15, 19, 20, 23, 24, 25, 26, 27 in
parte, 28, 31, 32, 42, 61, 67, 69, 70, 91, 92, 93, 94, 95, 96, 100, 131, 133, 139, 156, 244, 246, 247, 248, 249, 250, 252,
317, 366, 367, 378, 382, 385, 386 )
POGGIO CAPANNE
Il piccolo borgo costituito da poche case intorno ad una piazza dovette essere fondato durante la colonizzazione senese
di Saturnia del 1462, quando alcuni nuovi coloni decisero di stabilirsi più vicini alle terre a loro assegnate.
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La prima testimonianza dell’esistenza dell’abitato è del 1477 quando venne incendiato. Nel 1664, la consistenza della
popolazione, permette la autonomia parrocchiale della propria chiesa. Nel 1761 è descritto «Villaggio di fuochi dieci,
sono le case fatte ad uso di Paese, e ben coperte.» censito nel Catasto Leopoldino (Sez. C, foglio I, Sviluppo A).
– Chiesa di S. Elisabetta - È nominata nel 1592 durante la perimetrazione della Commenda di S. Pietro e ricordata nelle
visite vescovili del 1596 e 1640. Ad essa era annessa la camera mortuaria come si vede nel Catasto Leopoldino. Il
portale in pietra della facciata è del 1570, all’interno vi sono opere pittoriche del XVII sec. L’altare è stato consacrato
nel 1948.
A sinistra della chiesa vi era una prigione per i saturnini colpiti dalla giustizia.
– Fonte - Al centro della piazza la fonte è segnata anche nel Catasto Leopoldino ma l’attuale è stata posizionata nel
1913.
– Casa - Una pietra triangolare sulla porta segna al 1577 la data di costruzione ed all’interno vi è un affresco della
stessa epoca.
– Forno.
– Cimitero - Nella visita pastorale del 1640 si parla di rifare il muro del cimitero. Esso è censito nel Catasto Leopoldino
(Sez. C, 198 cimitero, 199-200 stanza mortuaria).
- Scuola elementare: Inaugurata il 30 dicembre 1953.
Vicino vi è un fabbricato anch’esso censito nel Catasto del 1824 (Sez. C. 204), che fino a pochi anni fa, aveva un
campanile.
Nel ’900 è stato costruito il nuovo cimitero.
POGGIO MURELLA
Nel Documento del 1188 dove si elencavano i beni della Diocesi di Sovana uno dei due mulini nelle acque del Bagno di
Saturnia era stato donato da Bosnina de Monti Morilli, questo doveva essere il nome del luogo dove i romani avevano
costruito strutture idrauliche per la Colonia di Saturnia e dove si rifugiavano gli abitanti durante gli assalti alla città.
Motedrelle è poi nominata nella spartizione ereditaria della Contea Aldobrandesca nel 1216.
Nel 1430 tra le proprietà della città di Siena nella Corte di Saturnia sono descritte Cierte tombe le quali sono muraglie
antichissime et chiamansi, le murella.
Il Gherardini nel 1676 afferma che la popolazione dei borghi delle Capanne e del Poggio insieme raggiunge 243 anime.
Nel 1761 il borgo del Poggio è descritto Villaggio di fuochi venti sono fatte le case ad uso di Podere. Il Catasto
Lorenese ne dà l’immagine di abitato costituito da vari nuclei di case rurali disposti su una strada principale che dalle
Capanne, passando per il Poggio si divideva verso Saturnia e verso il Bagno.
TERMINE - Il singolare nome di questo nucleo di Case è dovuto al fatto che sono alzate proprio all’interno della corte
di Saturnia ma aridosso del confine con quella di Sovana, (Sez. D, foglio I, Sviluppo A), ed una pietra numerata, detta
termine, oggi scomparsa ma ancora in situ all’epoca del catasto lorenese, distingue i due territori.
POGGETTO - Nucleo di case presente nel Catasto Leopoldino (Sez. D., foglio I, Sviluppo B).
POGGIO - All’epoca del Catasto Leopoldino esiste un solo fabbricato, (Sez. D, foglio I, Sviluppo C) ma nel XIX sec.
con la costruzione della chiesa, diventa il centro di aggregazione sociale.
1) Chiesa di S. Giuseppe - Eretta intorno alla metà del XIX sec. da Giuseppe Zammarchi.
2) Fontanella - Posta nel 1913.
3) Lavatoi pubblici - Costruiti nel 1913 con l’apertura dell’acquedotto del Fiora attualmente ospitano la sede del Museo
Storico della Filarmonica inaugurato nel 1993.
IL BASSO - Nel Catasto Leopoldino è denominato Casa Zammarchi il luogo dove poche case si affacciano sulla
piazzetta con un forno (Sez. D, foglio I, 202-203-206-207-208).
IL GREPPO.
LA TORRE - È chiamata La Torre una nuova contrada sorta dopo il 1824 nei pressi di un edificio romano.
4) Torre Capraia - Databile intorno al I sec. D.C. I ruderi della struttura cilindrica sono costruiti in pietra (opus
reticulatum) e mattoni, faceva parte del complesso legato al rifornimento idrico della colonia romana di Saturnia.
Nell’Estimo di Saturnia del 1546 è nominata come torre capraia, forse per l’uso di ovile che se ne faceva. È censita nel
catasto Leopoldino (Sez. D foglio II, 279, forte di Capraia).
5) Cimitero
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S. MARTINO SUL FIORA
Nel 1061 tra i beni della Diocesi di Sovana comparve la chiesa di S. Martino in Coronzano: non esiste la certezza che si
tratti dell’attuale paese.
Le terre di S. Martino sono comprese nella corte di Sovana fino al 1651 quando diviene il feudo dei Marchesi del Monte
S. Maria. Negli stessi anni come descrive il Gherardini nel paese vivono circa 70 abitanti.
Nel 1761 esistono 21 case delle quail 3 sono disabitate e solo otto a due piani.
1) Chiesa di S. Martino - L’attuale chiesa è del 1953 costruita sul fianco della precedente, demolita; forse la stessa
nominata nel 1061 ma sicuramente quella ricordata nelle visite pastorali dal 1640.
2) Fonte.
3) Fontana - Inaugurata nel 1993 su progetto dell’arch. M.T. Dini.
4) Il poderone - Fabbricato rurale censito nel Catasto Leopoldino.
5) Scuole
6) Cimitero
PODERI DI MONTEMERANO
L’abitato dei Poderi di Montemerano si compone di vari nuclei di case sorti nel XVI sec.
La prima testimonianza dell’avvenuta costituzione della frazione si trova nella «Visita» di Bartolomeo Gherardini del
1676; in essa, descrivendo la corte di Montemerano, affermava vi fossero ben 31 poderi, alcuni di essi costituirono
piccoli nuclei di casolari rurali tanto che, Dalla parte verso la Terra di Manciano vi è un borgo con poche case, non
abitate però da alcuno servendosene i terrazzani per fienili e stalle.
Nel 1844 il Catasto Leopoldino ne dà la prima immagine planimetrica.
PODERI DI SOTTO - È censito nel Catasto Leopoldino (Sez. E, foglio V, Sviluppo A), vicino vi è il secondo nucleo di
case anch’esso detto Poderi di Sotto (Sez. E, foglio V, 475-91).
CASTELLETTO SANTARELLI - Anche per esso nel Catasto Leopoldino è usata la scala di rappresentazione di 1:1250
rispetto al territorio rappresentato in scala 1:5000, (Sez. E, foglio V, Sviluppo B, Poderi) ben tre forni da pane erano
usati dalle famiglie proprietarie.
CASE DETTI - Censite nel Catasto del 1824 (Sez. E, 633-634, Poderi; Sez. H, foglio II) intorno a tale abitato nel
secondo dopoguerra sono state costruite la scuola e la chiesa.
1) Chiesa di S. Maria degli Angeli - Inaugurata nel 1956, su progetto del geom. G.B. Scarafia.
2) Scuola - Costruita negli anni ’50.
3) Lavatoi - Costruiti nel 1913 con la costruzione dell’acquedotto del Fiora.
CASE CIANI - Al tempo del Catasto Leopoldino esisteva un unico fabbricato rurale (Sez. H, foglio II, 42). Il tracciato
della nuova strada Manciano-Montemerano, gli passò proprio vicino, furono così aggiunte altre case che ospitavano
l’ufficio postale e la locanda.
PODERE MONTI - Censito nel Catasto leopoldino (Sez. H, foglio I, Podere del Monte).
Vicino vi era una fonte anch’essa nel catasto del 1824.
MARSILIANA
Quella che oggi si intende per Marsiliana si divide in due distinti organismi edilizi: il castello dalle origini medievali
con il sistema di fabbricati rurali del XVIII, ed il borgo di servizio dell’Ente Maremma della seconda metà del XX sec.
Le origini di Marsiliana sono antichissime, alla confluenza del torrente Elsa nell’Albegna sorgeva Kaletra etrusca
distrutta da Vulci nel VII sec. A.C.
In epoca romana nel luogo del castello doveva esservi una villa come la desinenza -ana del nome fa supporre.
Il Castello nominato fin dal 1161 fu distrutto nel 1384, la popolazione fuggì e la corte divenne una tenuta agricola, il
fortilizio una fattoria fortificata.
Nel territorio vi erano fabbricati destinati all’alloggio dei lavoratori o ricoveri di bestiame e attrezzi.
Dal 1761 è dei Principi Corsini.
Con la Riforma Fondiaria del 1953 si è insediata una nuova comunità grazie alle assegnazioni di terre espropriate.
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1) Castello di Marsiliana - «Castrum Marciliani» è il nome con il quale, nel 1161, viene donato ai Monaci delle tre
fontane ed entra a far perte della proprietà dell’Abbazia di S. Anastasio.
L’atto di donazione è anche rappresentato in un affresco del Monastero romano e ripreso in un Codice Vaticano del
’600 dove il castello è simboleggiato da una torre con merli guelfi.
I conti Aldobrandeschi lo cedono a Siena che a sua volta lo affida ai Baschi di Montemerano, fino al 1384, quando è
distrutto nell’azione di espugnare i predoni bretoni che l’avevano conquistato.
Nell’elenco delle proprietà di Siena nel 1430 è scritto Il castellare di Marsigliano el quale ghuasto e non sabita.
Le terre della corte diventano una tenuta agricola e sono comprate nel 1509 da Pandolfo Petrucci, il castello è quindi
convertito in una fattoria fortificata che ha il destino di essere nuovamente saccheggiata nel 1515 da Siena per
ritornarne in possesso.
Nuovi lavori di ristrutturazione edile sono fatti nel 1592 quando la tenuta entra nei beni privati del Granduca di Firenze
che hanno l’appellativo Scrittoio delle regie possessioni.
Immagini del castello si hanno nelle piante della tenuta del XVIII sec.
Nella Descrizione della Tenuta della Marsiliana del 1747 sono elencati i vari fabbricati all’interno del perimetro
murario: la Casa d’Abitazione per l’affittuario, la chiesa di S. Antonio (nominata fin dal 1640 nelle visite dei vescovi di
Sovana), la casetta per il capellano, due cantine e una caciaia.
Allo stesso modo è censito nel Catasto Leopoldino (Sez. Q, 7-8-10-11).
La famiglia dei principi Corsini è proprietaria del castello e delle terre fin dal 1761, uno di essi Don Tommaso nel 1893
promosse dei lavori di ristrutturazione culminati nell’erezione della torre del 1901.
2) Dispensa - Rappresentata già nel 1536 nella Mappa della Toscana Chorographia Tusciae del Bellarmato, è una
stazione di sosta, come fa supporre l’antico nome di Osteria. Nel 1747 comprende la casa per il capo guardia della
tenuta, più vari edifici adibiti a stalle e magazzini. Censita nel Catasto Leopoldino (Sez. Q, 20, 74).
3) Belvedere - Vicino al castello esiste un edificio rurale che nel 1747 è destinato all’abitazione del Capoccia dei
Somari che comprendeva delle stalle a pian terreno. Dietro alla casa vi è anche un recinto di muraglie che prima era
una chiesa oggi è un camposanto e sull’altare, ancora un affresco con l’ascensione di Nostro Signore. Ciò si può
identificare con la chiesa di S. Salvatore di Marsiliana nominata nel 1188 tra i beni della diocesi di Sovana. Catasto
Leopoldino (Sez. Q, 24).
4) Banditella - Nominata anch’essa nella Descrizione del 1747 è composta da tre stanze, e censita nel Catasto
Leopoldino (Sez. Q, 60).
(***) Strutture databili al VI-VII secolo a. C. riferibili al centro di Kaletra (Provedimento di tutela diretta ai sensi della
L 1089/1939 o del DLgs 490/1999; Identificativo univoco regionale 90530140230, Uliveto di Banditella , NCT F. 206,
part. 101 in parte, 102, 103 in parte, 104 in parte, 108 in parte, 109 in parte, 302 in parte, 305, 307, 309 in parte, )
5) Magazzini del Camerone - Costruito nel 1908 per il riparo delle macchine agricole e dei raccolti, nella facciata è
posto lo stemma in terracotta della famiglia Corsini.
Durante gli scavi per le fondamenta, nel 1898 è stata individuate una necropoli che è indagata tra il 1908 ed il 1919,
prima di essere ricoperta.
L’archeologo Antonio Minto incaricato dal principe Corsini catalogò 109 tombe ad incinerazione ed ad inumazione: le
tombe ad incinerazione sono del tipo a pozzetto di età villanoviana (VIII secolo a.C.) mentre le tombe ad inumazione
sono a fossa semplice (fine VIII, inizi VII secolo a.C.) o a circolo cioè un circolo di lastre calcaree delimita la fossa
rettangolare interna scavata nella roccia (VII sec. A.C.).
a) Circolo della Fibula - Il diametro del circolo è pari a 18,50 metri, e racchiudeva un’arca lastricata oltre alla fossa
sepolcrale ove il defunto era circondato da molti oggetti del corredo personale tra cui la famosa fibula d’oro, dalla quale
la tomba prende il nome, capolavoro di arte orafa etrusca, con decorazioni ad appliques sbalzate raffiguranti anatre e
leoni esposta al Museo di arte etrusca di Villa Giulia a Roma.
b) Circolo degli Avori - Costituito da una fossa rettangolare circondata da un circolo di pietre infisse nel terreno del
diametro di 17,50 metri con all’interno tre sepolture.
Tra gli oggetti di corredo è importante il «servizio scrittoio» in avorio di cui fa parte la tavoletta con incise le 26 lettere
dell’alfabeto etrusco anch’esso esposto al Museo di Villa Giulia di Roma.
Circolo della Perazzetta - Ultimo dei tre più famosi circoli della necropoli, era costituito da una fossa a pianta
rettangolare e da un circolo di grossi blocchi di calcare del diametro di 26 metri. Oltre il ricco corredo funebre sono stati
rinvenuti due carri in lamina bronzea.
Attualmente l’area della Necropoli è coperta da silos e magazzini agricoli.
Recentemente per la sistemazione di una rotonda per lo smistamento del traffico in entrata e uscita da Marsiliana, è
affiorato un quartiere etrusco che viene considerato la periferia dell’antica Kaletra.
6) Edicola Sacra - Dedicata a S. Andrea innalzata nel 1929.
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7) Chiesa S. Maria Regina del Mondo – E’ costruita nel 1960 su progetto dell’architetto Luzzetti nell’ambito del
progetto dell’Ente Maremma di dotare il borgo di servizio di Marsiliana dei servizi necessari alla nuova comunità dei
coloni insediati nelle terre espropriate nel 1953. La costruzione è in pietra locale arenaria rossa, come il porticato che
delimita la piazza della chiesa sotto il quale hanno preso posto pochi ambienti per negozi e servizi pubblici.
8) Cimitero.
Nel secondo sono presenti Di questo elenco fanno parte i castelli, e tutti quei casolari che
inizialmente avevano specifiche destinazioni d’uso quali, mulini, fornaci o edifici religiosi, oltre ai
casolari veri e propri ed i fontanili, tutti costruiti ante il 1825.
A tale elenco di edifici, dei quali è sancita la importanza, nel territorio comunale, per la valenza
storica documentata, vengono aggiunti i manufatti che l’Architetto Luisa Garassino ha schedato
nell’indagine del Piano Regolatore Generale, firmato dalla stessa il 9 luglio 1995, in questa lista
sono presenti in massiccia parte quei casolari costruiti tra il XIX ed i primi del XX secolo nei quali
è stata riscontrata una validità intrinseca legata alla struttura tipologica del casolare maremmano.
Nella totale compilazione delle emergenze puntali sono stati inseriti anche quegli edifici senza
valenza storica o architettonica ma altresì importanti per l’attuale valore di riferimenti territoriali,
come i cimiteri moderni, le aree estrattive e gli edifici industriali quali il caseificio e le centrali
elettriche ed i consorzi e le cooperative.
Riferimenti Catastali
Nelle schede compare, il riferimento al Catasto Leopoldino del 1825 conservato all’Archivio di
Stato di Grosseto, ciò è evidenziato dalle parentesi e viene riportata la sezione, la particella e la
descrizione della destinazione d’uso; è riportato anche il riferimento al Catasto attualmente in
vigore, ed è evidenziato dai caratteri in grassetto con il numero di foglio e di particella.
Per alcuni edifici storici, riportati negli antichi documenti, ma dei quali è impossibile rintracciare la
esatta localizzazione, in quanto è stato demolito e se ne è persa la memoria o è stato assorbito in
edifici successivi, viene usata l’aggiunta di un trattino prima del numero identificativo, poi nella
tavola il riferimento è vagamente legato all’area nella quale si ipotizza la costruzione.
ABBREVIAZIONI e SIMBOLOGIA
F. 133, p.lla 79, 178 =Identificazione tramite il Catasto Attuale
(Sez. D, 306, 307, Antichi Sotterranei) =Identificazione tramite il catasto Leopoldino custodito all’Archivio di Stato di
Grosseto
8 =Antecedente al 1825
-5 = dal Sito non rintracciabile
Castellum Aquarum (Sez. D, 306, 307, Antichi Sotterranei) F. 62, p.lla 1, 230, 231.
Castello di Marsiliana F. 206, p.lla A 17, 52, 53, 54, 55, 56.
1) Castello di Palmule (Poggio Bagno Santo) - In località Castello sulla riva destra del fiume Albegna vicino Saturnia
esistono le rovine di un edificio medievale impostato su una costruzione cilindrica romana. Si ipotizza che siano i resti
del fortilizio della «Corte di Palmule» nominata nel 1061 tra le proprietà della diocesi di Sovana, passata nel 1170 ai
conti di Tintinnano e nel 1274, nella divisione della contea Aldobrandesca, data al Conte di Sovana.
Con l’abbandono del castello, e l’accorpamento della Corte in quella di Saturnia, alla zona è rimasto il toponimo di Pian
dei Palmoli poi Pian di Palma.
2) Castello di Stachilagi e Monastero di S. Benedetto della Selva - Castrum Aquilaci è il nome con il quale nel 1161
viene citato per la prima volta tra le proprietà dell’Abbadia di S. Anastasio.
Nel 1286 il castello ed il Monastero erano i territori dove la contessa Margherita Aldobrandeschi escludeva il dominio
dei monaci delle Tre Fontane.
La Corte di pertinenza del castello passa nel 1339 dai conti di Santa Fiora a Siena che nel 1375 la vende a Raniero de
Baschi di Montemerano.
Nel 1394, anno della distruzione di Scerpena, diventa proprietà di Pollonio Saracini che nel 1409 la vende a Siena.
Nella descrizione dei possessi di Siena nel 1430 si sa che del Castrum era rimasto in piedi solo il Cassero; l’avvenuto
disarmo dello stesso è chiarito nel 1448 in una lettera del governo senese nella quale si dà la possibilità ai maglianesi di
porre nella chiesa di S. Bruzio una campana presa «al tempo che si guastò di volontà del nostro reggimento la terra
nostra di Stachilagi».
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Oggi nella macchia della Marsiliana restano i ruderi dell’abitato tra i quali la torre di avvistamento costruita a fasce
alterne in pietra e mattoni, non ha riferimento catastale, come già non lo aveva al 1825 F. 209.
3) Castello di Scerpena - Castrum Serpene è il nome con il quale è descritto nel 1161 tra le proprietà dell’Abbadia di S.
Anastasio, tre anni dopo Ildebrandino Aldobrandeschi era investito della Corte e castello.
Ricordato nella contea Aldobrandesca fino al 1356 quando Siena la cedette ai Baschi. Nel 1394, il Castrum fu distrutto
da truppe senesi per controversie con il vassallo ritornandone in possesso.
Nella descrizione dell’azione militare si conosce lo smantellamento di 30 o 40 case ed una chiesa con propria campana,
del Cassero ne sopravvisse una parte ed una torre cilindrica.
Ultima mensione nel 1430 tra i possessi di Siena «il castellare di Scierpena el quale ghuasto e non sabita».
Censito nel Catasto Leopoldino (Sez. I, 41-42, Castello diroccato di Scierpena) è salvato dall’abbandono per la
destinazione attuale a residenza privata.
Per la desinenza - ena si è ipotizzata l’origine etrusca del sito F. 231, p.lla 40.
4) Castello di Scarceta-Pelagone - Ricordato nella Contea Aldobrandesca all’atto della divisione ereditaria del 1216 e
ancora nel 1274; la Corte del castello, cioè il Castrum, passò dai Conti Orsini a Siena che nel 1416 concesse agli
abitanti di Manciano.
Nel 1430 è descritto él castellare di Scharceta el quale guasto e non sabita.
I ruderi del fortilizio sono ben visibili su un poggio vicino alla strada che da Manciano portava a Castro, nei pressi del
Ponte di S. Pietro del 1419; ancora in piedi la torre di avvistamento, costruita a fasce alterne di pietra e mattoni (questo
tipo di torre viene chiamata semaforica per la sua qualità di essere visibile da lontano e con qualunque condizione
climatica, anche la torre di Stachilagi ha la stessa fattura), vi si accedeva tramite un ponte levatoio ed all’interno la
cisterna.
Il toponimo Pelagone, che compare successivamente è da supporre sia la corruzione della parola Palazzone riferita ai
ruderi del castello F. 222, p.lla 51.
5) Castello di Montauto - Nominato nel 1216 nella spartizione ereditaria della Contea Aldobrandesca, nel 1303 il
Castrum fu fortificato dalla Città di Orvieto che aveva occupato militarmente la zona.
Nel 1417 fu distrutto il borgo nell’azione di conquista della Repubblica senese, rimase in piedi solo il Cassero come
descritto nel 1430 nelle proprietà di Siena.
Nel 1462 Lorenzo Di Pietro detto il Vecchietta viene incaricato di redigere due disegni e due modelli per Cassari
Orbetelli et Cassari Montis Agutoli, la fattura del modello Arcis Montis Acuti fu pagata nel 1470. (G. Milanesi;
Documenti per l’arte Senese, Siena 1854, p. 370).
Nel 1471 al cassero poi doveva aggiungersi la costruzione del borgo che avrebbe ospitato il seguito della vedova
dell’ultimo imperatore di Costantinopoli, progetto mai attuato.
Nel 1499 la rocca subì l’attacco di predoni corsi che uccisero il castelliere del proprietario Pandolfo Petrucci.
L’abbandono del fortilizio è chiaro nel documento senese del 1549 che, mettendo in vendita la Corte, pone come
obbligo il riattamento della rocca.
Censito nel Catasto Leopoldino del 1824 (Sez. V, 187, Forte diroccato di Montautaccio).
Nel 1943 a causa della sua posizione strategica, dominante l’intera maremma e allo stesso tempo difficilmente
praticabile, fu scelta come base per le bande partigiane.
Restano oggi gli imponenti ruderi del fabbricato costruito a pianta rettangolare in pietra locale usata sia per il nucleo
medievale che per il successivo ampliamento; sono ancora visibili le strutture del fossato, del ponte levatoio oltre le
feritoie delle balestriere, le mensole sulle quali si impostavano le caditoie e le grandi aperture ad arco ribassato poi in
parte tamponate F. 262, p.lla 5.
6) La Campigliola - Complesso fortificato posto sulla strada che da Manciano conduce a Vulci, di esso non si hanno
notizie letterarie o archivistiche.
Il nucleo più antico era un edificio di modeste dimensioni all’interno del quale si trova un camino decorato con il
blasone di Montemerano e dei Baschi, proprietari dal 1356 al 1394 del vicino castello di Scerpena.
Tale edificio fu poi compreso nella costruzione di una struttura fortificata; di essa è visibile l’ampliamento del primo
nucleo in stile rinascimentale. Due torri cilindriche (rivellini) difendevano la cinta muraria a pianta rettangolare.
Ancora in piedi una delle due torri è addossata ad un edificio; della seconda torre resta il tracciato della base.
I due fabbricati sono censiti nel Catasto Leopoldino (Sez. T, 56-59, Campigliola).
Nel XIX secolo il proprietario Oreste Ilari apportò dei restauri e nella prima metà del XX secolo alcuni locali ospitarono
le scuole comunali F. 248, p.lla 3, 4, 5, 8, 49.
EDIFICI di CULTO
7) Chiesa di S. Giacomo - Nel 1462 oltre alle chiese urbane di S. Maria Maddalena e S. Biagio a Saturnia fu costruita la
terza chiesa curata di S. Giacomo dotata di un piccolo patrimonio fondiario per il proprio sostentamento come descritto
nell’Estimo di Saturnia del 1546. Nel 1676 il Gherardini la descrive diroccata e distante da Saturnia un tiro di
moschetto. Oggi non se ne conosce la sua ubicazione.
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8) Chiesa della Madonna delle Nevi (Cimitero di Saturnia) - La chiesa della Madonna delle Nevi è già nominata nel
1546 nell’Estimo di Saturnia come proprietaria di alcuni terreni la cui rendita serviva al mantenimento della chiesa.
Ricordata nel 1640 dal Gherardini e censita nel Catasto Leopoldino (Sez. C 381, Chiesa diruta).
Dal 1926, nel luogo della chiesa rinascimentale, è stato costruito il cimitero di Saturnia F. 43/A.
9) Romitorio (Podere Romitorio) - Nominato già nel 1566 tra le proprietà dell’Opera di S. Giorgio (A.S.S., Quattro
Conservatori, b. 1572).
L’edificio religioso ospitava la chiesa di S. Maria Assunta come ricorda il Gherardini nel 1676.
Posizionato sulla strada che da Montemerano portava a Scansano compare nella «Pianta della Dogana di Montemerano»
del 1745.
Poco distante vi sono le case coloniche allo stesso toponimo:Carlo Carli chiede nel Marzo 1783 di costruire quattro
poderi, uno in località Romitorio. Nel Catasto Leopoldino (Sez. E, 63) F. 98, p.lla 33.
10) Chiesa della Madonna del Cavalluzzo - La struttura della chiesa comprende un pronao, l’aula della chiesa, una
sagrestia ed un campanile a vela, all’interno è decorata con stucchi barocchi come l’altare sul quale vi è una pala
rappresentante la Madonna, il Bambino, San Rocco e due Angeli.
La chiesa è ricordata fin dal 1640 e rimase aperta fino al 1834. Caduta in abbandono è stata recuperata e restaurata nel
1994, F. 114, p.lla A.
11) Chiesa di S. Biagio - Menzionata fin dal 1188 tra le proprietà dei canonici di Sovana è ricordata dal Gherardini nel
1676, fu poi sconsacrata nel 1763.
Nel Catasto Leopoldino (Sez. E, 813, Antica cappella di S. Biagio).
12) Chiesa di S. Croce - Ricordata per la prima volta nella visita pastorale di Monsignor Spennazzi è censita nel Catasto
Leopoldino (Sez. E, 405, Antica Cappella).
Attualmente un casolare ad essa vicino porta il nome Santa Croce del Baroni F. 101, p.lla18.
Nella visita Spennazzi del 1640 oltre alla chiesetta sono elencate le chiese di S. Sebastiano, di S. Barbera e della
Madonna del Parto tutte nei dintorni di Montemerano ma non più riconoscibili.
13) Chiesa di S. Silvestro - Ricordata dalla visita pastorale del 1596 fu interdetta nel 1710. Nel «Campione delle strade
della Comunità di Manciano» del 1789 è descritta sulla strada da Manciano a Montemerano, censita nel Catasto
Leopoldino (Sez. E, 781).
14) Chiesa di S. Pietro (Poderi di S. Pietro) - Legata al nome di tale Santo troviamo nel 1566, tra i beni dell’Opera di S.
Giorgio, «Un luogo chiamato S. Pietro con sua casa vigna e terreni» (ASS Quattro conservatori, b. 1752). L’esistenza
della chiesa è data dalla visita Spennazzi del 1640 per la prima volta. Tre casolari sono censiti nel Catasto Leopoldino
(Sez. E, Cappella).
L’ubicazione della chiesa si pensa sia stata vicino alla Fonte ed in essa doveva conservarsi la statua lignea del Santo,
attribuita al Vecchietta, che dal 1714 è nella chiesa di S. Giorgio a Montemerano.
15) Podere le Secchete - Con la costituzione della Commenda di S. Pietro nel 1581, per la nuova Comunità fu costruita
una nuova chiesa come nella sua «Visita» afferma il Corbinelli nel 1615.
Nella visita pastorale della diocesi di Acquapendente del 1625 è descritto «La commenda chiamata le Secchete che ha
una chiesa parrocchiale eretta nel 1590 e la sua cura è vacante da sei anni».
L’attuale podere delle Secchete è censito nel Catasto Leopoldino (Sez. K, 133); sul tetto oggi ristrutturato vi era una
croce con la data del 1750, ciò ha fatto pensare che fosse un edificio pubblico forse la sede degli Uffici della dogana
dato che vicino vi è l’antica strada usata dalla transumanza ed a Manciano risiedeva il Commissario de’ Paschi F. 161,
p.lla 116.
16) Romitorio di S. Giovanni - Nel 1572 nella «Visita Rasi» sono descritti due romitori nella Corte di Manciano «chiesa
di S. Giovanni Interpilia anzi Romitorio padronato della Comunità la tiene Ser Giovanni Battista eremita e Romitorio di
S. Antonio similmente padronato della Comunità tenuta da Frate Andrea Eremita». Nel 1615 il Corbinelli poi afferma
l’esistenza del «Romitorio di S. Giovanni e S. Antonio che è della Comunità».
Oggi ne rimane un casolare che nel 1824 è stato censito nel Catasto Leopoldino (Sez. H, 302).
17) Chiesa di S. Francesco (Podere di Gazia) - Nel 1676 il Gherardini descrive l’avvenuta soppressione (per la bolla di
Innocenzo X) del conventino di S. Francesco e la sostituzione alla gestione del patrimonio del Vescovo di
Acquapendente. Nella «Pianta della Diocesi di Sovana» del XVIII sec. compare con la denominazione «Francescani»; il
casale e la chiesetta dallo stile seicentesco sono censiti nel Catasto Leopoldino di proprietà di Don Livio di Filippo
Meus (Sez. L, 918-919, Podere Montioli) F. 188, p.lla 51.
18) Chiesa della Madonna della Neve - Nominata nel 1676 nella Visita del Gherardini è tuttora visibile all’inizio della
vecchia strada che da Manciano portava a Montemerano, oggi resta la struttura esterna adibita a residenza F. 159, p.lla
14.
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19) Chiesa di S. Trinità - unica testimonianza della sua esistenza è del 1789 nel «Campione delle strade della Comunità
di Manciano» che già la descrive «diruta» sulla strada che da Manciano conduceva a Capalbio.
20) Chiesa di S. Lorenzo - Anch’essa sulla strada che conduceva a Capalbio ed anch’essa «diruta» in località Sasso
Grosso è nominata unicamente nel «Campione delle strade della Comunità di Manciano» del 1789.
21) Chiesa di S. Sisto (Podere di S. Sisto) – La chiesa viene elencata nel 1188 tra le proprietà della diocesi di Sovana;
allo stesso santo è legato un casolare, a due piani, citato nella «Descrizione della tenuta di Marsiliana» del 1747, che è
poi censito nel Catasto Leopoldino (Sez. Q, 132) F. 236, p.lla 40, 47, 48, 119, 121.
22) Convento dei Cavallini (Fattoria dei Cavallini) - L’area della Dogana di Pereta, nel Catasto Leopoldino di proprietà
dei Monaci di Vallombrosa, il casale censito (Sez. G, 46, Cavallini di Carota) divenne la sede del convento.
Nel XIX secolo la proprietà passa alla famiglia Ciacci che costruì la scuola e una chiesa dedicata a S. Maria Ausiliatrice
inaugurata il 7 dicembre 1936 F. 149, p.lla 30, 31, 34, 50, 51, 52, 121.
23) Chiesa di S. Gregorio VII - Inaugurata nel 1978, su progetto dell’arch. Boccianti in località la Sgrilla vicino al luogo
dove ai primi del ‘900 vi era l’imposto del carbone F. 156, p.lla 46.
24) Pieve di Montauto (Fattoria di Montauto) - Con la dizione Montauto Nuovo il casale è già presente nella «Parte
Seconda Marittima del Patrimonio di San Pietro», mappa dell’Ameti del 1696.
Nella «Descrizione della Tenuta di Marsiliana e Montauto» del 1747 è descritta la Casa per abitazione dell’affittuario
con sue pertinenze di magazzini, cantine e stalle.
La dizione Pieve di Montauto è rintracciabile nella «Pianta della Diocesi di Sovana» del XVIII secolo, poi nel Catasto
Leopoldino del 1825 il complesso è censito come, (Sez. U, 270 chiesa, 271 casa), F. 270, p.lla 38, 39, 40.
MULINI
25) Mulino del Bagno - Posto alla confluenza del «Gorello del Bagno» nella Stellata si conosce la sua esistenza già nel
1188 quando nelle acque del Bagno esistevano due molini di proprietà dei canonici di Sovana. Dal XV al XVIII sec. i
mancianesi vi si recavano per macinare i loro cereali. Nel 1611 divenne propietà dei marchesi Ximenes. È censito nel
Catasto Leopoldino (Sez. C, 561); dopo anni di abbandono l’edificio è restaurato nel 2003 F. 75, p.lla 150, 152.
26) Mulino - Prima della confluenza nella Stellata sulle acque del Gorello del Bagno vi è una costruzione che nella
«Pianta del Marchesato di Saturnia» del 1772 (A.S.F., Miscellanea di Piante, 115) è descritto «Polveriera nell’acqua del
Bagno», e nel Catasto Leopoldino è descritto come mulino rovinato (Sez. C, 343, Polveriera), oggi Podere Polveriera F.
75, p.lla 54.
27) Mulino dei Laschi - (Ex Mulino Fracassini)- Nel 1430 alla Comunità di Montemerano viene dato un mulino del
Conte Orsini che nel XVI secolo veniva gestito dalla famiglia Fracassini come ancora ai tempi del Catasto Leopoldino
(Sez. E , 230, Molino Fracassini) F.87, p.lla 9.
28) Mulino del Polveraio - A poca distanza sulla Stellata si trova un secondo mulino censito dal Catasto Leopoldino
come proprietà Carli (Sez. E, 221 Molino Carli) F.86, p.lla 6.
29) Mulino – E’ censito nel Catasto Leopoldino come proprietà Pollini (Sez. E, 142, Molino Pollini).
30) Mulinaccio - nel 1588 tra le proprietà di Lorenzo Bacci vi è un Molino nell’Albegna in contrada Terzuolo (A.S.S.
Quattro Conservatori, 1701) lo stesso chiamato mulinaccio nella «Pianta della dogana di Montemerano del 1745».
31) Mulino dei Frati, Pian di Macchina - La località in cui si trova, Pian di Macchina, prende il nome proprio da esso,
macchina per macinare il grano. Nel 1676 il Gherardini nella sua relazione a proposito della Corte di Pereta parla di un
mulino nell’Albegna «che ha assai scalzato il terreno e corre il rischio di esser portato via».
Invece il nome di Mulino dei Frati deriva dai Frati Vallombrosani padroni della ex Dogana di Pereta già al 1825.
All’interno del mulino prima vi erano due immagini votive ai lati del focolare che furono trasferite alla fattoria dei
Cavallini e la ruota per macinare il grano a Grosseto F. 129, p.lla 22.
32) Mulino dell’Onteo – Nelle cronache della distruzione di Scerpena del 1392 si sa dell’esistenza di un mulino.Nel
1782 dal sacerdote Giacomo Pascucci viene domandato «un casalone anticamente a uso di mulino di cui adesso non vi
rimangono se non le vestige e posto in contrada l’Onteo» A.S.F., Segreteria di Finanze b. 1049). È censito nel Catasto
Leopoldino (Sez. M, 144, Molino Aldi) F.183, p.lla 22.
33) Mulino di Poggio Foco - Nel 1786 lo stesso sacerdote chiede «Un moggio di terra per costruire un mulino alla
confluenza nell’Elsa del Fosso delle Stiacciole dato che alla costruzione del primo non vi era abbastanza acqua». È
censito nel Catasto Leopoldino (Sez. M, 154, Molino Allegrotti-Valeri) F. 196, p.lla 3.
34) Mulino di S. Maria . È censito nel Catasto Leopoldino (Sez. M, 44, Molino Nardelli).
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35) Mulino del Fosso di Colle Lucci (Casolare della Gora) - Sulla antica strada che da Manciano conduceva a Pitigliano
nel 1789 è descritto un mulino diroccato ed una fornace da mattoni anch’essa diruta (A.S.G., Uffizio de Fossi, Sez. V,
Campione di Strade, b. 543). Nel Catasto Leopoldino (Sez. L, 863).
36) Mulino delle Capanne – Nelle vicinanze della frazione, è censito nel 1825 un molino da grano diroccato (Sez. C,
139), attuale Casale Acqua Calda, nel 1913, all’impianto dell’acquedotto, viene prevista una ristrutturazione del
fontanile dell’Acqua Calda F. 30, p.lla 52, 155, 156.
37) Stabilimento termale - Frequentato già all’epoca della colonia romana come testimoniano frammenti di edifici
rinvenuti nelle vicinanze, nel 1188 si parla per la prima volta dell’«Hospitale de Balneo» come alloggio temporaneo di
pellegrini e stranieri di proprietà dei canonici di Sovana.
Nei trattati delle spartizioni ereditarie del dominio Aldobrandesco nel 1216 e nel 1274, il Bagno di Saturnia risulta di
comune godimento tra i vari rami ereditari.
L’antico e libero uso delle acque divenne oggetto di contesa tra la città di Orvieto e la Contessa Margherita
Aldobrandeschi, che aveva fatto di Saturnia la sua residenza ed intendeva imporre nel 1294 un gabello a chi usufruisse
delle cure termali, la città umbra ricorse all’intervento militare.
Nei capitoli di colonizzazione del 1462 ai nuovi abitanti di Saturnia fu dato di godere delle gabelle dei Bagni in cambio
del restauro dei locali, tale contratto fu rinnovato nel 1471 e nel 1481.
Il bagno dell’acqua fredda e gli alberghi delle donne, vengono restaurati, nel 1491, tramite l’imposizione giunta da
Siena.
L’acqua termale formava delle paludi, nel 1588 la si prosciugò e nel 1611 tra i privilegi feudali i Marchesi Ximenes
ottennero anche la proprietà del Bagno.
Nel 1640 si sa dell’esistenza della chiesa della Madonna delle Grazie o del Bagno all’interno del complesso.
Bartolomeo Gherardini nel 1676 descrive nella sua visita «Un bagno dove nasce l’acqua minerale per gli uomini, uno
appartato e coperto per le donne, ed un’osteria per i bagniroli». È censito nel Catasto Leopoldino (Sez. C, 330 Osteria,
331 Bagno, 332 Bagnoli, 333 Bagno delle pecore, 334 acqua stagnante).
Il primo stabilimento termale con albergo nasce nel 1918 e dal 1958 è gestito dalla «Societa Terme di Saturnia» che nel
1975 ne promuove l’ampliamento e la ristrutturazione generale dei locali rinnovati nel 1989.
FORNACI
38) Fornacina (Saturnia) F.19, p.lla 16, 17, 57, 58.
39) Fornace delle Capanne - Censita nel Catasto Leopoldino (Sez. C, 298), si trova a poca distanza del mulino delle
capanne attuale Casale dell’Acqua Calda.
40) Fornace di S. Martino - Censita nel Catasto Leopoldino (Comunità di Sorano Sez. N, 150).
41) Fornace di S. Anselmo (Casolare la Fornacina) - Nello Statuto di Manciano del 1522, nella norma riguardante la
perimetrazione della bandita del Piano della Fossa è nominata tale Fornace, F161, p.lla 25.
42) Fornace di Mastrofatutto - Descritta sulla via che da Manciano conduceva a Marsiliana nel 1789 nell’attuale
località Le Croste II F.167, p.lla 71.
43) Fornace di Marsiliana – La “fornace di lavoro” è compresa nella «Descrizione della tenuta della Marsiliana» del
1747 (A.S.F., Beni dello Scrittoio delle Regie Possessioni, b. 3555) e censita nel Catasto Leopoldino (Sez. P, 5) F.207,
p.lla 11.
CASOLARI
44) Podere Monte Crespini – F. 18, p.lla 26.
45) Podere Boscherini – Nel Catasto Leopoldino (Sez. A, 24 -25, Capanna di Indino, Prop. Michelangelo Merli) F. 38,
p.lla 1.
46) Casa Tortino, Pian d’Artino Superiore – Costruito già nel 1825 (Sez. A, 15, Perucci) F. 38, p.lla 16, 17, 18, 19.
47) Podere Pian d’Artino inferiore - Nel Catasto Leopoldino (Sez A, 53 Pian d’Artino) F. 53, p.lla 29
48)Podere Poggio alle Calle del Ciacci - F. 84, p.lla 27, 28.
49) Podere Casalino - Nel Catasto Leopoldino (Sez. B, 44 «Casetta dei Pecorai») F. 24, p.lla 27 .
50) Podere il Casale - Nel Catasto Leopoldino (Sez. B, 17 Casale del Piano) F. , p.lla .
51) Podere Fonte Buia- Appena fuori della omonima porta di Saturnia F. 56, p.lla 6
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52) Podere Cinatto II, Porcareccia – Presente nel Catasto Leopoldino F. 25, p.lla3
53) Podere Peschiera - F. 75, p.lla 171, 190, 192.
54) Podere del Bagno- F. 58, p.lla 291.
55) Podere la Parrina - Nel Catasto Lopoldino (Sez. B, 626 casa diruta, 630 la Parrina stalle) F. 72, p.lla 6.
56) Podere le Pianacce - F. 27, p.lla 14, 15, 16.
57) Capannone di Poggio Saturnino - F. 27, p.lla 18, 19, 20.
58) Podere Poggio Saturnino - F. 28, p.lla 153
59) Podere la Casetta - F.45 , p.lla 227, 228
60) Podere Capannone -Nel Catasto Leopoldino, F. 45, p.lla 197, 199, 235
61) Strada Provinciale della Follonata - F. 30, p.lla 88, 193.
62) Podere Capannelle - F. 46, p.lla 69, 70.
63) Casa Pianetta - F. 46, p.lla 197, 369.
64) Strada Comunale Poggio Murella-Catabbio - F. 47, p.lla 29, 89.
65) Podere le Murella - Nell’Estimo di Saturnia del 1546 è nominato come il «Podere», nella «Pianta del Marchesato di
Saturnia del 1772» è descritta «Fabbrica antica del Salnitro detta le Murelle» censita nel Catasto Leopoldino (Sez. D,
312). L’edificio è costruito sui ruderi di un’antica cisterna romana. F. 62, p.lla 227, 229.
66) Podere S. Vincenzo- Nel Catasto Leopoldino (Sez. D, 527) F. 104, p.lla 25, 87, 88. Poco a Sud il Casale di San
Bernardo, anchesso nel Catasto del 1825 (Sez. D, 522).
67) Podere Caesi - F. 91, p.lla 57, 58.
68) Podere Località Monte Rapallo - F. 104, p.lla 50.
69) Podere Rapallo - F. 105, p.lla 7.
70) Case Zammarchi – La proprietà Zammarchi a Sud di Poggio Murella è già consistente agli inizi del XIX secolo, F.
92, p.lla 22, 23, 24.
71) Podere della Fonte - Nel Catasto Leopoldino (Sez. D, 507) F. 92, p.lla 7.
72) Strada vicinale degli Scopeti - F. 81, p.lla 20.
73) Podere Scopeti - F. 81, p.lla 41, 43.
74) Podere del Goraccio - F. 65, p.lla 61.
75) Podere dei Campi - F. 65, p.lla 6.
76) Podere il Casone - F. 50, p.lla 486, 487, 526, 527.
77) Casa Fabretto - F. 95, p.lla 106, 107, 108, 109, 110, 111, 112.
78) Casa Pellegrini - F. 66, p.lla 36.
79) Podere S. Romana - Nel Catasto Leopoldino (Comunità di Sorano, Sez. N, 560, Capanna dei Pratacci) F. 93, p.lla
2.
80) Podere Righetto - Nel Catasto Leopoldino (Comunità di Sorano, Sez. N, 626) F.106, p.lla 17.
81) Podere Fontelunga - Nel Catasto Leopoldino (Comunità di Sorano, Sez. N, 461, Capanna) F.110, p.lla 76.
82) Podere Vignaccia - Nel Catasto Leopoldino (Comunità di Sorano, Sez. N, 608 Diaccialone) F. 67, p.lla 461.Poco
distante vi era il fabbricato del podere Cerchiai censito nel 1825 (Sez. N, 626)
83) Podere Montenero II e Podere Nuovo - F. 93, p.lla 54.
84) Podere Montenero - F. 119, p.lla 8.
85) Podere Montenerino - Nel Catasto Leopoldino il casale diroccato serve da termine di confine tra le Comunità di
Manciano e Sorano (Comunità di Sorano, Sez. N, Podere diroccato di Montenerino) F. 119, p.lla 23.
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86) Podere Pianaccia - Presente già nella «Pianta della Dogana di Montemerano del 1745» e nel Catasto Leopoldino
(Sez. E, 36) F.85, p.lla 8
87) Podere Polveraio (onticelli) - Nel Catasto Leopoldino (Sez. E, 210) F. 86, p.lla 29.
88) Villa- Fattoria Aquaviva - Vicino al casolare già censito nel Catasto Leopoldino (Sez. E, 28), su progetto dell’arch.
Ugo Tadolini fu costruita nel 1928 la residenza dei Ciacci, F. 99, p.lla 11.
89) Fattoria Pian di Giomo –Il tre marzo 1783 Carlo Carli chiede di edificare quattro poderi, tra questi uno posto in
contrada Pian di Giomo. Nel Catasto Leopoldino (Sez. E, 194) F. 99, p.la 116, 117.
90) Podere Pian di Giomo- F. 99, p.lla 2
91) Podere Ponticello – Antecedente al 825, (Sez. E, 120) F.100, p.lla 27.
92) Podere Paracleto – La particolar posizione sul colle vicino a Montemerano Si ipotizza che il Toponimo abbia
origine greca. Nel Catasto Leopoldino (Sez. E, 114) F. 100, p.lla 38.
93) Podere Bertino – Il casale già costruito agli inizi dell’ottocento (Sez. E, 279), viene incluso nelle terre espropriate
durante la riforma Fondiaria del 1953 e riadattato secondo i canoni ell’Ente Maremma F.101, p.lla 7.
94) Podere Pian dei Casali – Il casale che prende il nome dalla andita nominata fin dal XVIII secolo è già costruito nel
1825 (Sez. E ,271), nel 1953 viene ristrutturato nell’ambito della rifoma fondiaria dell’Ente Maremma F.88, p.lla 26.
95) Fattoria dei Pianetti - Nel Catasto Leopoldino (Sez., E ,298 Crostoli). All’originale fabbricato secentesco si sono
sovrapposte strutture del 1872 e del 1910 F. 116, p.lla 18.
96) Casale Albereta (S. Croce) - Nel Catasto Leopoldino (Sez. E, 403 Albereto) F. 100, p.lla 34.
97) Podere Saragiolo –Il 16 ottobre 1786 Carlo Carli chiede di risarcire ed accrescere il podere che lui possedeva in
contrada il Salaiolo Nel Catasto Leopoldino (Sez. E, 438 Ceragiolo) F.124, p.lla 43.
98) Podere Ballerina - Nel Catasto Leopoldino (Sez. E, 525), F. 124, p.lla 193.
99) Podere della Piffera - Nel Catasto Leopoldino (Sez. H, 459, 462).
100)Podere dei Monti (Poderi di Montemerano) – Paolo Repenti chiede il 6 febbraio 1787 di costruire ex novo una casa
rurale nel podere dei Monti. Presente all’impianto del 1825 del Catasto Leopoldino (Sez. H, 342 Poderi).
101) Strada Vicinale di San Pietro – Vicino alla cappella di San Pietro dei Poderi, nel Catasto Leopoldino sono censiti
due Casolari con riferimento allo stesso toponimo (Sez. E, 680) F. 133, p.lla 79, 178
102)Podere di San Pietro- Censito nel Catasto del 1825 (Sez. E, 669, Poderi di S. Pietro) F. 132, p.lla 36, 37
103) Podere Belvedere - F. 133, p.lla 292
104) Podere San Giovanni IV - F. 134, p.lla 8
105) Podere le Fabbre - Nel Catasto Leopoldino (Sez. E, 375 Le Fabbriche) F. 117, p.lla 21.
106) Podere della Banditella - F. 135, p.lla 27
107) La Commenda- Nonostante l’edificio sia posteriore al 1825, conserva il toponimo della Commenda istituita nel
XVI secolo, nel catasto attuale ha il toponimo Pastorello F. 128, p.lla 9
108) Podere Salceto - Nel Catasto Leopoldino (Sez. E, 700) F.124, p.lla 319.
109) Podere Noriano I - Nel Catasto Leopoldino (Sez. E, 1004, casetta) F. 123, p.lla 83
110) Podere delle Volte del Baroni - Del primitivo podere restano i ruderi, il nuovo è più vicino al Fiume Albegna F.
122, p.lla 3
111) Capnna del Santarello - Nel Catasto Leopoldino (Sez. E, 1098).
112) Capanna la Campiglia –Nel Catasto Leopoldino (Sez. E, 7) F. 97, p.lla 40, 41, 42, 43.
113) Casale le Murella - Nel Catasto Leopoldino (Sez. E 1115) F. 130, p.lla 31.
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114) Casale Vittorio Veneto – Presente nel Catasto Leopoldino (Sez. E, 1110, Capanne) ?124) Podere dell’Aldi - F.
165, p.lla 3.
115) Podere Marinella - F. 98, p.lla 50.
116) Località le Piagge - F. 122, p.lla 134, 136.
117) Podere Le Piagge – Costruito prima del 1825,(Sez. , 959) F. 123, p.lla 47.
118) Le Piagge II - F. 122, p.lla 21.
119) Casale Montarlese - Nel Catasto Leopoldino (Sez. E 1098) F.122, p.lla 115.
120) Poggio Moretto - Nel Catasto Leopoldino (Sez. E, 1133, Casa dei Cavallini) F.130, p.lla 19.
121) Casale Spoletino – E’ presente nella «Pianta della Dogana di Montemerano del 1745» come Capanna dello
Spuritino, poi è censito nel Catasto Leopoldino (Sez. E, Spulitino) ?124) Podere dell’Aldi - F. 165, p.lla 3.
122) Podere dell’Aldi - F. 165, p.lla 3.
123) Podere di Poggio Finocchietto - F. 151, p.lla 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12.
124) Podere di Poggio Pepi - F. 166, p.lla 44.
125) Casetta di Poggio Pepi - Nel Catasto Leopoldino (Sez. H, 579) F. 166, p.lla 55.
126) Casale Sorbello - Nella «Pianta della Dogana di Manciano del 1745» come Casetta di Simone, F. 171, p.lla 19.
127) Fattoria delle Pergolacce - F. 128, p.lla 41, 42, 43
128) Podere Piana Bella - F. 128, p.lla 20
129) Podere Valle Focosa - F. 108, p.lla 15
130) Podere Belvedere (Manciano) –Sulla Strada Statale 74 che da Manciano porta a Pitigliano F. 159, p.lla 109
131) Casale della Stellata - Nel Catasto Leopoldino (Sez.K, 7 Casalone diroccato- L, 91, 92) F. 143, p.lla 49 .
132) Podere Mondo Nuovo - F. 144, p.lla 40, 41.
133) Podere Le Pisanelle - Nel Catasto Leopoldino (Sez. K, 149). La struttura sul tetto era inizialmente destinata a
colombaia, un locale al pianterreno ai primi del ‘900 fu adibito a scuola F. 189, p.lla 37.
134) Casale Cavallino - Nel Catasto Leopoldino (Sez. K, 116, Capanna di Mennano).
135) Podere Poggio Filippone - Nel Catasto Leopoldino (Sez. K, 28 Casalone dirocato detto Podere di Filippone)
F.145, p.lla 36.
136) Podere Scarceta - Nel Catasto Leopoldino (Sez. K, 241, 242) F. 204, p.lla 16,
137) Podere Marmosina - Nel Catasto Leopoldino (Sez. K, 289 Pelagone) F. 235, p.lla 21.
138) Pelagone dell’Aldi - F. 234, p.lla 35.
139) Podere Montioli – La struttura massiccia delle mura fa pensare ad una struttura fortificata.
Il 29 maggio 1786 Pietro Ponzuoli chiede di fabbricare un nuovo podere nelle sue terre in luogo detto Montioli, l’anno
successivo, Angelo Meus Cesi chiede di riattare a casa di contadino un podere diroccato in luogo detto Montioli.
Nel Catasto Leopoldino come Casa colonica (Sez. K, 910 Montioli) F. 188, p.lla 25, 26, poco più in alto una Casa
diruta viene usata nel 1825 come punto di triangolazione (Sez. K, 875, Biffa dei Montioli).
140) Podere Montecchio I – E’ antecedente al 1825 (Sez. H 360) F. 141, p.lla 15.
141) Podere il Poderino – Leonardo Ricci chiede il 22 Maggio 1787 di riedificare una casa rurale in località Passinano
F. 155, p.lla 111.
142) Podere il Monte I - Nella «Pianta della Dogana di Manciano del 1745» come Casetta di Andrea, nel Catasto
Leopoldino (Sez. L, 131, Biffa del Monte) F. 185, p.lla 14.
Il termine Biffa indica un posto rilevato che all’impianto del Catasto serviva per le triangolazioni geometriche.
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143) Podere il Monte II – Pietro Ponzuoli chiede il 24 Luglio 1787, di costruire una casa rurale in contrada i Monti,
presente al 1825, (Sez. L, 146),F. 185, p.lla 58.
144) Podere Cagnano III - F. 142, p.lla 17.
145) Podere Castellacce - F. 158, p.lla 55.
146) Podere del Lago - F. 199, p.lla 12.
147) Casali di Pian di Menta – F.198, p.lla 101, 102, 103.
148) Podere di Quercialta - F. 180, p.lla 25
149) Podere il Ghiaccio - F. 154, p.lla 15, 119.
150) Magazzino di Poggio Fuoco - Nel Catasto Leopoldino (Sez. M, 215, 216, 217) F.213, p.lla 64.
151) Fattoria di Poggio Fuoco –Agata Vedova Valeri chiede, il 24 Luglio 1787, di costrure una casa per il comodo dei
suoi lavoranti nella Bandita di Poggio Foco. Nel Catasto Leopoldino (Sez. M, 175, 179, 180) F. 216, p.lla 10, 11, 12,
13.
152) Podere Volpaia-Pian di Brodo - F. 217, p.lla 22.
153) Cavallin del Bufalo – F.218, p.lla 31.
154) Podere il Paglieto, ex Porchereccia- F. 232, p.lla 24.
155) Podere Malriguardo - F. 254, p.lla 30, 31, 32, 33.
156) Podere la Capriola – Il signor Cappelletti di San Valentino chiede, il24 Luglio 1787, di costruire una casa per
comodo dei lavoratori nella Tenuta della Capriola, lo stesso giorno anche Angiolo Santi di Sorano inoltra la stessa
richiesta sempre nella Tenuta della Capriola. Nel Catasto Leopoldino (Sez. S, 33, 39) F. 227, p.lla 31.
157) La Capriola (le Casette) - F. 244, p.lla 11, 42
158) Le Casette (la Capriola) - F. 244, p.lla 13
159) La Capriola - F. 244, p.lla 2,
160) Podere 4° dell’Ebreo – Censita nel 1825 come Case del Bianchi (Sez. U, 16 Casa, 19 Rimessa, 21 Rimessa) F.
250, p.lla 14, 15, 16, 17.
161) Podere S. Barbera - Nel Catasto Leopoldino (Sez. U, 39 Rimessa, 40 Forno, 41 Casa, 42 Rimessa) F. 256, p.lla 5,
6, 7, 8.
162) Podere S. Barbera - F. 256, p.lla 20
163) Podere del Crociani - Nel Catasto Leopoldino, come Capanna di Macchia Sugherana (Sez. U, 92) F. 257, p.lla 46,
47, 48..
164) Casale Marianaccia - Compare nella «Descrizione della tenuta di Marsiliana del 1747» ed anche nel Catasto
Leopoldino (Sez. P, 12) F. 207, p.lla 46.
165) Banditella - Nominata anch’essa nella «Descrizione della tenuta della Marsiliana del 1747» era composta da tre
stanze, e censita nel Catasto Leopoldino (Sez. Q, 60) F. 206, p.lla 44.
166) Belvedere (Marsiliana) - Vicino al castello esiste un edificio rurale che nel 1747 era destinato all’abitazione del
«Capoccia dei Somari» che comprendeva delle stalle a pian terreno. Dietro alla casa era descritto anche «un recinto di
muraglie che prima era una chiesa oggi è un camposanto» e sull’altare vi era ancora un affresco raffigurante
l’ascensione di Nostro Signore. Ciò si può identificare con la chiesa di S. Salvatore di Marsiliana nominata nel 1188 tra
i beni della diocesi di Sovana. Catasto Leopoldino (Sez. Q, 24) F. 206, p.lla 35
167) Dispensa - Rappresentata già nel 1536 nella Mappa della Toscana «Chorographia Tusciae» del Bellarmato, doveva
essere una stazione di sosta, come fa supporre l’antico nome di Osteria. Nel 1747 comprendeva la casa per il capo
60
guardia della tenuta, più vari edifici adibiti a stalle e magazzini. Censita nel Catasto Leopoldino (Sez. Q, 20, 74) F. 206,
p.lla 58, 60, 61, 140, 172, 175.
168) Casetta del Piano – Nel 1747, il Capannone di Piano è l’abitazione del capo Buttero e dei bufalari, il casolare è poi
censito nel Catasto Leopoldino (Sez. Q, 113), con la riforma dell’Ente Maremma l’edificio viene ristrutturato, oggi
Vergheria Sant’Andrea F.236, p.lla 4.
169) Casetta di Poggio Pennino - Compare nella «Descrizione della tenuta di Marsiliana del 1747» come «Casale della
Macchia» e nel Catasto Leopoldino (Sez. Q, 88, Casetta di Poggio Pozzino).
170) Fattoria Casa Colonica di Spinicci - Costruita nel 1937 come si vede nello stemma del Principe Corsini apposto
sulla facciata F. 175, p.lla 44, 45, 46, 47.
171) Casa Colonica dell’Ente Maremma - Durante la riforma fondiaria del 1953 nel territorio Mancianese sono istituiti
circa 400 nuovi poderi; la costruzione delle residenze dei nuovi proprietari delle terre espropriate è finanziata dall’Ente
Maremma. Viene studiato e progettato un tipo di abitazione consono alle esigenze dei coloni e simile nella struttura alle
antiche case coloniche maremmane.
Di queste esistono diverse tipologie:MARSILIANA con la versione con scala esterna, SANT’AGOSTINO,
BELLOSGUARDO, Usata in località, Pian di Palma: la caratteristica di questo tipo di casa colonica è che nel quadrato,
che disegna la pianta, manca volutamente un quarto, che viene adibito a Carraia.
SPERANZA adottata nei piccoli appezzamenti detti “quote”
FONTANILI
172) Fonte delle Murella - Nominata nell’Estimo di Saturnia del 1546 come «Fonte di Bertone» e censita nel Catasto
Leopoldino (Sez. D, 289).
173) Fonte di S. Martino - Nel Catasto Leopoldino (Comunità di Sorano, Sez. N, 131).
174) Fonte di Pian di Palma - Nominata nell’Estimo di Saturnia del 1546
175) Fonte delle Piane - Nominata nell’Estimo di Saturnia del 1546, cme fonte di Nicholaio che confina la via delle
Capanne, nel 1791 la fonte al poggio delle capanne è protagonista di un ifacimento.
176) Fonte della Strega - Nominata già nel XV secolo Statuto di Saturnia e nell’Estimo come Fonte d’Agnolino.
177) Fonte della Ciabatta.
178) Fonte Leopoldina - Nominata nelle visite del XVIII sec. restaurata nel 1588. È censita nel Catasto Leopoldino
(Sez. E, 825) di proprietàdella Comunità di Manciano. Il nome della fonte è legato al granduca che visitò Montemerano
nel 1844 e forse in quella occasione fu restaurata. Nel progetto dell’Acquedotto del Fiora si era prevista una
ristrutturazione per lavarvi gli indumenti degli abitanti con malattie infettive F.124, p.lla 146.
179) Fonte di S. Pietro - Nominata nella norma di perimetrazione della Bandita delle vigne nello Statuto di
Montemerano del 1488.
180) Fonte Mancianese - Nello Statuto di Manciano del 1522 vengono nominate ben nove fonti nella Corte tra cui la
«Fonte de la Canella Mancianese», censita nel Catasto Leopoldino (Sez. K), fu ristrutturata nel 1863 come la si vede
oggi. Un progetto di ampliamento e sopraelevazione per usarla come lavatoio dei panni dei malati infetti, previsto con
l’arrivo dell’acquedotto, non fu eseguito e da allora è caduta lentamente in degrado, fino all’ultimo restauro del 2000, F.
174, p.lla B.
181) Fonte del Cerro.
182) Fonte di Betta.
183) Fonte Rubbiano - Censita nel Catasto Leopoldino (Sez. K, Fonte d’Ignaccia).
61
184) Fonte delle Prgolacce.
185) Fonte del Monte – Attualmente coperta dal sedime.
186) Fonte di Gazia - Censita nel Catasto Leopoldino (Sez. L, 923) è costituita da due Mascheroni la cui costruzione è
legata al convento che ospitava il monastero francescano oggi podere di Gazia poco distante.
187) Fonte delle Croste.
188) Fonte di Marsiliaa - Compresa nella «Descrizione della tenuta della Marsiliana del 1747».
189) Fonte della Castta del Piano.
190) Fontanina di Fanfani.
COOPERATIVE
Associazione di Lavoratori, il fenomeno delle cooperative è antecedente alla riforma fondiaria.
191) San Martino – F.50, p.lla 123.
192) Poggio Murella – F.47, p.lla 17.
193) Sgrillozzo – F.210, p.lla 76.
194) Marsiliana – F.206, p.lla 47.
CONSORZI
Associazione di proprietari
---) Saturnia
195) Pianetti – F.116.
---) Manciano
196) La Sgrilla – F.156, p.lla 26.
197) Cooperativa Rossa – F.177, p.lla 110.
198) Spinicci
199) Borgo di Servizio di Sgrillozzo - Nel luogo dell’imposto del carbone dei primi del ‘900 è stato costruito un borgo di
servizio, comprensivo della scuola e della chiesa di Santa Maria Regina del Mondo, da parte dell’Ente Maremma ad uso della
nuova Comunità insediatasi nelle terre espropriate con la Riforma Fondiaria del 1953.
200) Centrale elettrica di Scarceta - Costruita nel 1898 su progetto dell’ingegnere mancianese Temistocle Sadun su
finanziamenti del Marchese Ciacci, è rimasta operativa fino al 1960 F. 204/A.
201) Centrale Elettrica della Stellata.
202) Caseificio Sociale di Manciano – Il caseificio attuale è quello impiantato intorno al 1980, quando lo sviluppo del
centro di Manciano, ingloba il precedente opificio e si rende necessario lo spostamento in area non urbana.
AREE ESTRATTIVE
203) Miniera d’Antimonio del Tafone – Sull’area di estrazione, aperta nel 1941, è anche costruito lo stabilimento di estrazione
del metallo dal minerale F. 261, p.lla 91 .
204) Miniera d’Antimonio San Girolamo – Tale vena estrattiva è esaurita.
205) Miniera di Onice.
206) Miniera di Travertino dei Pianetti.
207) Miniera di Travertino di Pian di Palma.
208) Cava del Teti Miniera di Travertino di Marsiliana.
62
209) Cava di Arenaria detta” Pietra Dorata”.
210) Cava di Arenaria detta “Santa Fiora”.
211) Cava di Sabbia sul Fiume Albegna a Marsiliana – F. 206, p.lla 8.
CIMITERI (MODERNI)
212) Cimitero di Marsiliana – F.206, p.lla 505.
213) Cimitero di Poggio Murella - F. 62, A.
214) Cimitero di San Martino – F.50/A.
215) Cimitero delle Capanne 216) Termine - Nella macchia di Montauto un muro a secco divide la Toscana dal Lazio, a distanze regolari pochi cippi in
pietra distinguono le due regioni (a base circolare nel Lazio, a base quadrata nella Toscana). In essi è scolpita la data 1796 ed un
numero progressivo, nel Catasto Leopoldino sul confine della Comunità di Manciano sono segnati quelli dal n.64 al n.125. Tale
terminazione tra il Granducato ed il Regno Pontificio dovette seguire la stessa perimetrazione effettuata nel 1475 dallo Stato di
Siena e dal Patrimonio di San Pietro (R. Cardarelli Confini tra Magliano e Marsiliana, in B.S.S.M., I, 1924, p. 195). Nel
Catasto Leopoldino è inoltre segnata l’esistenza di altri termini anch’essi oggi divelti ma posizionati fin dal XIV sec. per
distinguere le corti ed i possedimenti. )
2. 7 Valutazione delle relazioni identitarie nel sistema insediativo e paesaggistico
L’analisi storica del territorio del Comune di Manciano porta alla considerazione che l’evoluzione
della proprietà privata (nelle diverse forme assunte nei secoli), è il vero motore delle trasformazioni
paesaggistiche, la superficie che ha investito nei secoli è stata subordinata alle primordiali divisioni
delle corti con le rispettive contrazioni ed espansioni affidandosi o meno a confini naturali come
quelli geografici più o meno definibili come i corsi dei fiumi, i crinali dei rilievi o le pianure; a ciò
va però aggiunto l’indicatore storico dato dai percorsi che nascono sulle linee di confine.
2. 8 Sintesi e valutazione degli ambiti territoriali
La descritta rettificazione dei confini amministrativi del 1787 ha riportato le competenze comunali
sulla linea geografica del corso del fiume Albegna, l’addizione del Comunello di San Martino del
1928 ha applicato una certa simmetria anche sul versante del fiume Fiora, disturbata dalle due
porzioni dei comuni di Pitigliano e Farnese che oltrepassano la riva.
La definizione dei confini che uniscono i due fiumi come abbiamo visto, anch’essi dove è possibile
hanno una natura prevalentemente fluviale, ma più volte ai piccoli torrenti sono alternati strade
secondarie e crinali.
Indicatori geografici
AIl’interno di cotale perimetro il paesaggio si differenzia al crescere delle fasce altimetriche così
abbiamo i tre ambiti pedocollinare, collinare ed alto collinare i corsi dei Torreni Stellata ed Elsa ne
sono i demarcatori.
1 Il Torrente Elsa è un confine naturale la sua riva a Sud segna il territorio pedocollinare delle
antiche corti di Marsiliana, Scerpena, Montauto, terre che per secoli hanno condiviso la natura di
proprietà pubblica lasciata a bosco e pascolo a bassissima densità insediativa se non del tutto
disabitata.
2 La zona collinare mancianese è tra le rive dell’Elsa e dello Stellata che comprende anche la Corte
di Montemerano, a maggiore densità insediativa coltivata prevalentemente a domesticheti.
3 La riva nord dello Stellata comprende le terre di Saturnia, Poggio Murella e San Martino con
l’unico destino di terre infeudate a bassa densità insediativa, terre diboscate a colture estensive di
seminativi.
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Il torrente Stellata è stato il confine storico di due circoscrizioni di Saturnia e Montemerano, a
fortune alterne si impossessavano della piana che dai Pianetti arriva fino alla Parrina, l’elemento
architettonico baricentrico è sempre stato il mulino del Gorello nominato fin dal 1088.
Entrambi i torrenti, nel tratto iniziale condividono la natura di confine di paesaggi distinti, invece
sono un unico paesaggio le piane che attraversano nel percorso finale.
Ad entrambi si sono rivolte le popolazioni delle due rive per l’impianto di mulini, sul greto del
torrente Elsa il mulino della Corte di Scerpena, viene abbandonato nel XIV secolo quando questa
landa si spopola, l’occasione per la ricostruzione si ha alla fine del XVIII secolo quando vengono
impiantati nuovi poderi nelle dimesse Bandite di Santa Barbera e la strada torna ad essere transitata
per i capalbiesi che vanno a Manciano, loro capoluogo amministrativo.
La strada come demarcatore Storico
L’elemento temporale della storia si inserisce in questo contesto geografico determinando alcune
invarianti paesaggistiche: fondamentali sono la suddivisione curtense medievale e con essa la rete
infrastrutturale maggiore.
La caratteristica della rete stradale di questa parte di Maremma è che i collegamenti tra gli abitati
risultano di basso transito, invece le strade della transumanza diventano le grandi arterie di contatto
con le culture esterne e fautrici di cambiamenti paesaggistici.
La natura della strada di transumanza è quella di essere percorsa da numerosi animali quindi non
troppo ripida, battuta, larga e pulita sui cigli, lontana dai centri abitati, ma vicina ai letti dei fiumi, e
per questo non rimane solo strada di animali ma anche di cristiani, ciò è palese dagli allacciamenti
di tutti i percorsi che partono da un paese all’altro e per tratti vi si sovrappone.
Il territorio mancianese è attraversato da due di codeste strade che costeggiano i fiumi Albegna e
Fiora; la prima in effetti nei dintorni di Saturnia riunisce le Carrarecce (termine usato nel Catasto
Leopoldino) che giungono dal Monte Amiata e dallo Stato senese, queste si incontrano dove
l’Albegna riceve le acque del Mazzabu, oltre, le docili greggi ovine in percorrimento vengono fatte
avvicinare ai centri di Montemerano e Saturnia e lasciate pascolare nei campi seminativi in
rotazione, invece alle mandrie bovine è interdetta l’entrata nella tenuta di Marsiliana e sono
convogliate percorrendo il confine delle Corti di Pereta e Montemerano, verso la macchia
mediterranea delle bandite di Santa Barbera, oltre il greto dell’Elsa.
Le bandite di Santa Barbera sono anch’esse l’arrivo della strada Dogana del fiume Fiora su questa
alle Secchete pagano la fida (più economica-si veda la questione temporale trattata all fine
dell’ottocento da Francesco Nobili Vitelleschi nell’Inchiesta sopra le Provincie di Roma e
Grosseto) le vergherie dallo Stato pontificio e della Contea ursinea, tale passaggio lascia tracce
culturali tanto che l’idioma mancianese ha a volte cadenze alto laziali, rispetto al parlato
montemeranese più simile al senese.
La trasformazione paesaggistica che porta tale strada è legata agli allevamenti di suini che qui
venivano a svernare e sono gli artefici del mantenimento di grandi aree a bosco con la selezione
delle specie arbustive del sottobosco ed incentivando la crescita delle querce ghiandifere, tale
fenomeno si ferma sull’antico confine della Diocesi di Castro nella quale era contenuta la Corte di
Manciano.
Al contrario nella limitrofa Corte di Montemerano della Diocesi di Sovana rimane altresì un
paesaggio di domesticheti, ma con la prevalenza di uliveti, come cultura introdotta dalla
dominazione senese.
La nascita e diversificazione del paesaggio nel Comune mancianese, quindi discende sia dagli
indicatori geografici coincidenti con i letti dei Torrenti Elsa e Stellata, che dai demarcatori storici
quali i percorsi delle strade della transumanza.
Oggi la strada che divide due ambiti territoriali è la strada che dall’Albegna arriva al Fiora
all’altezza di Montemerano, ciò è dovuto all’influenza del polo termale che dal Mulino del Gorello
ha influenzato la conduzione delle aziende agricole portando il modello dell’agriturismo che dalla
Parrina arriva fino ai Pianetti.
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Ciò che è stato finora dimostrato con la verifica degli accadimenti storici ha un sostanziale riscontro
con quanto già pianificato nella programmazione territoriale provinciale. Infatti i frequenti contatti
fra le amministrazioni Comunali e Provinciali, durante le fasi di stesura del PTC provinciale (19961999) hanno consentito di attribuire alle frazioni il rispettivo territorio di appartenenza, recuperando
alcune suddivisioni storiche e verificandole con le unità di paesaggio proposte dal gruppo di lavoro
chge ha steso il PTC provinciale.
La conclusione delle operazioni ha dato luogo ad unità di paesaggio che interpretano le suddivisioni
del territorio comunale nel seguente ordine.
SATURNIA
CP 3.2.1 (Colline Pleistoceniche della Valle dell’Albegna)
Confine Sud
Il torrente Stellata è il confine della Corte di Saturnia, e seppure nel 1410 la Repubblica di Siena
premia la fedeltà dei montemeranesi offrendogli la possibilità di espandersi nelle terre della Parrina,
la lettura dell’Estimo del 1546 e del Catasto Leopoldino conferma che, per cinque secoli, le
pertinenze delle due corti si fermano alla linea delle due rive, fino al 1950, quando le particelle della
Riforma Fondiaria della Parrina, vengono assegnate in prevalenza a contadini montemeranesi.
Lo sviluppo del polo termale ha cambiato in cinquanta anni l’economia delle aziende agricole
intorno alla sorgente, la conversione ad agriturismi è andata così ad interessare anche quella parte
dell’antica Corte di Montemerano oltre il torrente Stellata, compresa tra le due strade delle
Collacchie e Follonata.
Confine Est
La Corte di Saturnia nel XIV secolo si allarga a comprendere anche quella di Palmule, diventando
così un territorio sovradimensionato con gli insediamenti satelliti di Poggio Murella e di Murci,
anche se quest’ultimo viene staccato nel 1787.
La fondazione dell’abitato di Capanne (XV sec.) nasce dalla necessità della coltivazione delle terre
più distanti da Saturnia.
La separazione interna della Corte è sancita, nel XVII secolo, con l’elevazione della chiesa di
Capanne, a Parrocchia autonoma, il confine passa sul torrente Follonata, sulla strada vecchia per
Samprugnano e si immette nel fosso della Gattaia fino al Gorello.
ARPA SP 26 (Aree di Rilevante Pregio Ambientale, Storico-archeologico e Paesaggistico,
Saturnia)
Nell’area di Pian di Palma sono affiorate tombe etrusche.
CAPANNE E POGGIO MURELLA
R 10.4.1 (Rilievi dell’Antiappennino dell’Agro di Manciano)
RT 1 (Ripiani Tufacei delle Gole del Fiora)
RT 2 (Ripiani Tufacei delle Gole del Fiora)
Confine Ovest
L’antropizzazione del piccolo insediamento di Poggio Murella è legata alla costruzione
dell’acquedotto che serviva la città romana di Saturnia, la frequentazione di questo sito è pressoché
continua fin da tale epoca.
Nel 1188 un’abitante di poggio Murella, Bosnina di Motedrelle è titolare di un mulino nel Gorello e
nell’Estimo del 1546 si trova la conferma che i poggiaioli hanno proprietà fino alla contrada della
Gattaia.
Nel XV secolo nasce anche il piccolo borgo di Capanne, la crescita di popolazione è tale porta nel
1664 alla creazione di una nuova parrocchia autonoma.
Il confine passa sul torrente Follonata, sulla strada vecchia per Samprugnano e si immette nel
fosso della Gattaia fino alla cascata del Gorello.
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Confine Est
Le bandite di Perla e Campo Lombardo, insieme, sono la porzione meridionale del Comunello di
San Martino che rientrano nella creazione della Commenda di San Pietro come colonizzazione
agraria durante il dominio Mediceo.
Il progetto fallisce e gli abitanti di San Martino abbandonano queste terre oltre il fosso della
Fuliggine, che, nel 1786, acquista la famiglia dei Zammarchi di Catabbio ( trasferitasi poi a Poggio
Murella) e vi costruiscono la chiesa di San Giuseppe.
Confine Sud
Il torrente Stellata, è il limite della Corte di Saturnia, fino al 1825, quando vi hanno il confine le
proprietà delle tre famiglie del Poggio: Zammarchi, Scalabrelli e Mancini, che sconfinano anche
nella porzione di San Martino.
Ai primi del novecento la fattoria dei Pianetti si espande nei terreni dell’antica bandita di Monte
Cavallo, con il risultato che l’area diventa interessata dal fenomeno della ricezione turistica legata al
polo termale fino al confine dato dalla strada che collega con la Statale 74.
SAN MARTINO
R 10.2 (Rilievi dell’Antiappennino dell’Alta Valle del Fiora)
RT 1 (Ripiani Tufacei delle Gole del Fiora)
RT 2 (Ripiani Tufacei delle Gole del Fiora)
Nell’VIII secolo il fiume Fiora è il confine meridionale del ducato della Tuscia con capitale a
Lucca, che ha eletto San Martino a proprio patrono cittadino, della chiesetta di San Martino sul
Fiora si hanno documenti fin dall’ XI secolo.
Poche case intorno alla chiesa sono da sempre pertinenza di Sovana, nel XVII secolo diventa
Marchesato della famiglia Bourbon del Monte, fino al 1783 quando Pietro Leopoldo abolisce il
feudo e permette ai contadini di comprare i terreni sui quali hanno lavorato.
Il Comunello di San Martino entra a far parte del Comune di Manciano solo nel 1928.
Confine
Il confine storico tra le Comunità di Manciano e Sorano è segnato da pietre scolpite, dette termini,
(una di queste dà il nome ad un borgo di Poggio Murella), la natura artificiale di questo confine ha
permesso alla Comunità più avvantaggiata economicamente di espandersi fino al limite geografico
del fosso della Fuliggine.
MONTEMERANO
R 10.4.2 (Rilievi dell’Antiappennino dell’Agro di Manciano)
Confine Nord
La riva sinistra del Torrente Stellata ha da sempre segnato le proprietà dei montemeranesi, ma oggi
queste proprietà più a ridosso del polo termale hanno subito un’ evoluzione economica di ricezione
turistica che ha il baricentro nella Corte Saturnia e si è espanso fino alla linea stradale che collega i
due ponti sul Fiume Albegna e sul Fiume Fiora.
sconfinamento fino alla riva dell’Albegna inizia nel 1784 quando il limite del Comune di Manciano
viene spostato fino al Fiume, inglobando l’antica Dogana di Pereta,
Nel 1825 la Dogana è diventata proprietà dei Monaci di Vallombrosa, ma già vi si incunea una parte
dei beni del Repenti.
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Ai primi del Novecento la proprietà dei Monaci passa alla Famiglia Ciacci, i quali vi organizzano la
fattoria dei Cavallini.
Con la riforma fondiaria i lotti espropriati vengono affidati a montemeranesi.
Confine con Manciano
Nel 1785 la riforma amministrativa del Granduca Lorenese ha compimento con la ristrutturazione
dei distretti religiosi: fin dal medioevo, il confine tra le corti di Montemerano e Manciano è per
secoli anche quello tra la Diocesi di Sovana e quella laziale di Castro, poi Acquapendente.
MANCIANO
R 10.4.2 (Rilievi dell’Antiappennino dell’Agro di Manciano)
Confine con Montemerano
Il confine tra le diocesi di Castro e Sovana divide Manciano da Montemerano fino al 1785, non
esiste un ben definito confine geografico o stradale tra le due corti, la linea di demarcazione tra le
due corti è appoggiata a piccole porzioni di strada e segue il crinale (come l’acqua pende) fino alla
strada Dogana.
Confine Sud
Il torrente Elsa ed il botro del Pelagone sono i confini storici della Corte di Manciano.
Dal XV secolo una linea spezzata che dal botro del Sorbello, passa al botro dell’Inferno al botro
delle Stiacciole fino al fosso Bianco, è il limite della proprietà comunitaria dei mancianesi, oltre vi è
il terreno Demaniale della Dogana.
Le vendite all’asta della fine del XVIII secolo( della Dogana e di Santa Barbera) permettono a
famiglie della Comunità di appropriarsi di quei terreni e fondare medie aziende agricole.
MARSILIANA (3 sottosistemi)
Le corti di Marsiliana e Stachilagi, diventano, con la conquista senese del XIV secolo, un unico
organismo territoriale di proprietà statale poi una enorme tenuta privata del Principe Corsini che
possiede anche la Corte di Montauto.
CP 3.2.2 (Colline Pleistoceniche della Valle dell’Albegna)
La riforma fondiaria nel 1950 va ad interessare l’area della riva dell’Albegna unificando un’area
che interessa tre porzioni distinte: l’antica Dogana di Pereta ( poi Fattoria dei Cavallini), la Dogana
di Manciano, e parte della Tenuta di Marsiliana, i confini sono il greto dell’Elsa e l’antica strada
Dogana.
R 11.2.1 (Rilievi dell’Antiappennino delle Colline di Tiburzi)
I confini storici della Tenuta vengono ridisegnati con la Riforma Fondiaria: resta alla famiglia
Corsini la parte boscosa e collinare compresa tra il torrente Elsa e la Strada che porta Capalbio.
ARPA S 40 (Aree di Rilevante Pregio Ambientale, Storico-archeologico, Colline di Marsiliana)
L’area delle colline, interessante a livello naturalistico è anche l’antico sito della città di Kaletra e
delle sue necropoli ancora non pienamente indagate.
Pi 3 (Pianure della Piana dell’Osa-Albegna)
La parte pianeggiante è parcellizzata e affidata ai nuovi coloni che costruiscono casali, le forme
architettoniche delle quali, sono mutuate dalla tradizione dei casolari ottocenteschi.
Confine
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La strada che dal Camerone porta a Capalbio è l’elemento che divide la parte pianeggiante e
coltivata ele colline a macchia mediterranea.
MONTAUTO (3 sottosistemi)
R 10.4.3 (Rilievi dell’Antiappennino dell’Agro di Manciano)
I castelli di Santa Barbera, Scerpena e Scarceta, nel XIV secolo sono distrutti ed abbandonati, i loro
terreni diventano di proprietà pubblica con il nome delle Bandite di Santa Barbera, gli introiti dalla
vendita del pascolo sono riscossi dall’uffizio dei paschi di Siena ma rientrano nella giurisdizione
della Corte di Manciano, tanto che una tantum per la costruzione delle mura del 1489 vengono
messi a disposizione i ricavi degli affitti del pascolo.
Nel 1785 l’area è parcellizzata e affidata a famiglie provenienti dalla Comunità di Sorano.
Il censimento catastale del 1825 riporta, eccezionalmente, il gruppo dei capifamiglia delle sei
famiglie intestatarie senza una distinzione delle terre occupate da ognuna ed una parte occupata dal
Principe Corsini affittuario.
Confine Nord
Il torrente dell’Elsa e il botro del Pelagone sono gli antichi confini delle corti abbandonate nel XV
secolo.
Confine Sud
La strada di crinale che sale al Castello di Montauto è il confine della antica corte diventa poi
Tenuta agricola.
R 11.2.2 (Rilievi dell’Antiappennino delle Colline di Tiburzi)
La Corte di Montauto segue le vicende della tenuta di Marsiliana.
All’epoca della riforma fondiaria la tenuta non è più dei Corsini e non viene espropriata in nessuna
porzione.
L’orografia distingue due diversi paesaggi con colline boscose.
Confine Nord
La strada di crinale che sale al Castello di Montauto è la stessa linea che confina con la precedente
area a paesaggio omogeneo.
Confine Sud
La macchia che si è riappropriata dell’antico castello-vedetta si ferma in una linea netta sulla piana
dei campi dove spiccano solitarie querce camporili.
ARPA PN 45 (Aree di Rilevante Pregio Ambientale, Paesaggistico, Torre di Montauto)
Il Castello nominato dal 1216 e frequentato fino al 1549 (scheda n°5) è una importante eredità
architettonica.
CP 4 (Colline Pleistoceniche delle Pendici di Capalbio)
La strada che attraversa la piana di Montauto e che collega Manciano a Montalto è una strada a
basso transito ed attraversa una landa di campi seminativi che ha un netto confine con la macchia
che copre la collina del castello diroccato.
ARPA P 44 (Aree di Rilevante Pregio Ambientale, Paesaggistico, Vulci)
Il fiume Fiora lascia il Comune di Manciano regalandogli un’area umida di rilevante pregio
naturalistico e faunistico.
La precedente trattazione da luogo ad una costruzione di indicatori di stato (ancora approssimativi
non essendo determinati sistemi, subsistemi e UTOE) che consentono di valutare il rapporto tra
le varie parti di territorio e il conseguente assetto insediativo e paesaggistico:
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Indicatore di stato
Territorio interessato
Torrente
Stellata-confine
sezione
altocollinare
(Fiume Albegna, Torrente
Fiascone, Fiume Fiora)
Torrente
Stellata-confine
sezione collinare
(Fiume Albegna, Fiume
Fiora)
A, B, C, Saturnia, Capanne risultante di villaggi aperti Ampie sezioni di seminativi
e Poggio Murella, S. a matrice prevalentemente e pascoli con colture
Martino
pastorale
legnose confinate così come
le superfici boscate
C,D,
Montemerano, risultante di borghi murati ampie sezioni di seminativi
Manciano
con
insediamento alternati da colture legnose
accentrato a matrice feudale ad assetto specializzato
boschi confinati anche nelle
linee di antico confine tra le
unità amministrative
C,D,
Montemerano, risultante di borghi murati ampie sezioni di seminativi
Manciano
con
insediamento alternati da colture legnose
accentrato a matrice feudale ad assetto specializzato
boschi confinati anche nelle
linee di antico confine tra le
unità amministrative
C,D,
Montemerano, risultante di borghi murati ampie sezioni di seminativi
Manciano
con
insediamento alternati da colture legnose
accentrato a matrice feudale ad assetto specializzato
boschi confinati anche nelle
linee di antico confine tra le
unità amministrative
E Marsiliana
risultante di tenute allodiali, ampie sezioni di seminativi
poi fattorie, poi nucleo e piccoli brani di colture
centrale della
Riforma legnose
ad
assetto
Fondiaria
specializzato nei pressi dei
fabbicati di bonifica. Boschi
confinati nei residui di
proprietà signorile
E Marsiliana
risultante di tenute allodiali, ampie sezioni di seminativi
poi fattorie, poi nucleo e piccoli brani di colture
ad
assetto
centrale della
Riforma legnose
Fondiaria
specializzato nei pressi dei
fabbicati di bonifica. Boschi
confinati nei residui di
proprietà signorile
G Montauto
risultante di tenute allodiali, Ampie sezioni di seminativi
poi fattorie di latifondo, intervallate da altrettante
frazionate in unità ad masse boscate continue
insediamento
sporadico.
Residui
di
castellari
medievali
e
fattotrie
fortificate
insieme
a
elementi recenti come la
Discarica comunale su un
impianto
minerario
dismesso
risultante di tenute allodiali, Ampie masse boscate di
poi fattorie di latifondo natura cedua con continuità
frazionate
in
unità significativa attraversate da
coloniche ad insediamento strade vicinali non utilizzate
sporadico
Strada Dogana Capalbio –
Collemassari-confine
sezione collinare
Torrente
Elsa-confine
sezione collinare (Fiume
Albegna, Fiume Fiora)
Strada Dogana Capalbio –
Collemassari-confine
sezione pedecollinare
Torrente
Elsa-confine
sezione pedecollinare NordOvest
(Fiume Albegna, Fiume
Fiora)
Torrente
Elsa-confine
sezione pedecollinare NordOvest
(Fiume Albegna, Fiume
Fiora)
Muro di Montauto- confine
storico giuridico con l’alto
lazio
Valenze insediative
Valenze paesaggistiche
Indicatori geografici a scala locale: Torrente Stellata- Torrente Elsa
Indicatori strutture materiali: Strada Dogana Capalbio Collemassari- Muro di Montauto
Indicatori generali geografici: Torrente Fiascone, Fiume Albegna, Fiume Fiora
2.9 La carta del rischio archeologico: un indicatore fondamentale
Tav.8h - Carta del Rischio Archeologico (1:35.000)
69
L’idea di una banca-dati archeologica che si prefigga la raccolta e la gestione dei dati sulle
emergenze archeologiche di un territorio predeterminato nasce per rispondere all’esigenza di coloro
che operano nel settore della pianificazione territoriale e, in secondo luogo, per tutti gli istituti di
ricerca interessati, senza trascurare un’ampia collaborazione ed una proficua interazione con quanto
si sta facendo in questo settore sul piano sia regionale, sia nazionale.
La localizzazione dei rinvenimenti, integrata dall’esame della cartografia storica e dei dati
d’archivio, nonché dalle indispensabili prospezioni sul terreno, permette infatti una migliore
progettazione urbanistica, o comunque, in generale, un’attività di pianificazione territoriale più
attenta al complesso problema delle emergenze e della tutela archeologica, consentendo, soprattutto
in area urbana ed extraurbana, una più corretta valutazione dei “rischi archeologici” connessi con
le opere edilizie, la costruzione di infrastrutture, l’ampliamento dei centri urbani e industriali.
D’altro canto, dal punto di vista più strettamente scientifico, una Carta del Rischio Archeologico,
può fornire molte e nuove indicazioni sull’organizzazione territoriale, sulle dinamiche del
popolamento antico, sullo sfruttamento economico delle aree, giungendo anche a suggerire
interessanti elementi di valutazione per una effettiva organizzazione programmata della ricerca
archeologica e per la risoluzione di precise problematiche storiche.
Inoltre la maggiore conoscenza del territorio può far meglio indirizzare, alle amministrazioni
competenti, gli sforzi, sia economici che di progettazione, inerenti alla migliore fruizione e alla
valorizzazione dei beni culturali insistenti sull’area comunale.
2.9.1 La carta del rischio archeologico: da inventario a strumento di previsione e gestione
territoriale
Nella tradizione archeologica mediterranea la realizzazione di mappe archeologiche consiste
essenzialmente sulla trasposizione cartografica del report archeologico esistente, funzionalizzando il
tutto alla fondamentale lettura dei paesaggi storici che si sono alternati su di un territorio.
Metodologicamente questo sistema è riconducibile ad un taglio di tipo inventariale, strumento
fondamentale della base conoscitiva comune e necessario punto di partenza per gli sviluppi inerenti
alla pianificazione territoriale.
Di recente però si è sviluppato in campo europeo un sempre maggiore interesse verso gli aspetti di
previsionalità del rischio archeologico, a partire dallo studio di Biddle e Hudson su Londra nel
1973 nel quale già emergono concetti fondamentali quale quello della carta archeologica non più
solo censimento, ma strumento guida per le politiche territoriali.
Per la redazione delle carte di rischio archeologico vengono utilizzate diverse tipologie di indicatori
(ritrovamenti precedenti, fonti scritte, foto aeree, toponimi, ricognizioni sul campo, ecc.) che
forniscono elementi indiziari della presenza di evidenze archeologiche. Il loro studio permette di
sviluppare una tendenza previsionale, definendo così il rischio archeologico.
E’ quindi oltremodo necessario incentivare gli sforzi su quest’ambito di ricerca in modo da
evidenziare sempre meglio il rischio che la pianificazione urbanistica potrà correre scegliendo
un’area piuttosto che un’altra per lo sviluppo edilizio di un centro abitato o autorizzando quei
normali interventi di piccole trasformazioni territoriali, tanto diffusi nelle campagne (la
realizzazione di bacini idrici, la costruzione di strade, il recupero e ampliamento edilizio di vecchi
manufatti, ecc. ) e che ben contribuiscono, se non controllati, alla sistematica e costante erosione del
patrimonio archeologico.
2.9.2 scala del rischio archeologico
Del rischio archeologico si è studiata una scala di valutazione, partendo dagli aspetti monumentali
rilevabili o presumibili, dalla rarità del ritrovamento, dal contesto, ecc. La carta quindi è stata
costruita secondo i seguenti parametri indicativi del valore intrinseco del sito archeologico di
seguito esposti.
Valore intrinseco
70
Alto = corrisponde al NO assoluto per la realizzazione di opere.
Siti che conservano strutture in elevato (chiese, castelli, ville, cisterne, ponti, acquedotti, necropoli
monumentali, ecc.) o che in seguito a uno scavo stratigrafico possono restituire strutture conservate
e non smontabili (ville, castelli, cisterne, acquedotti, villaggi preistorici, ecc.)
Colore Rosso.
Medio = corrisponde alla necessità di indagini diagnostiche (relazione archeologica, indagini di
superficie) e/o saggi stratigrafici prima di permettere qualsiasi opera.
Siti per cui il rischio elevato è presunto e fortemente indiziato, ma che presentano caratteristiche
strutturali tali che in seguito a uno scavo stratigrafico possono essere smontate (necropoli alla
cappuccina, tombe a fossa, ripostigli, ecc.).
Colore Giallo.
Basso = corrisponde alla necessità di una relazione archeologica prima di permettere la
realizzazione di opere.
Siti per cui il rischio è debolmente provato da evidenze di superficie modeste (casa/tomba,
frequentazioni o sporadici).
Colore Verde.
Si consiglia di richiedere sempre e comunque, vista la difficoltà insormontabile inerente al calcolo
della esatta estensione dei siti archeologici, per lavori in prossimità (zona contigua = raggio di
almeno 100 metri dal cerchio segnaletico) di ognuno dei siti censiti la relazione archeologica
corrispondente.
2.9.3 catalogo dei siti archeologici
Numero
Sito
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
Valore
Intrinseco
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
Tipologia
casa
casa/tomba
casa
villaggio
casa
casa
necropoli
casa
casa
casa/fornace
necropoli
necropoli
necropoli
necropoli
necropoli
necropoli
necropoli
necropoli
necropoli
necropoli
necropoli
necropoli
necropoli
Blocco Cronologico
Bibliografia
romano
romano
romano
preistorico
romano
romano
eneolitico
medievale
romano
romano
etrusco
etrusco
etrusco
etrusco
etrusco
etrusco
etrusco
etrusco
etrusco
etrusco
etrusco
etrusco
etrusco
inedito
inedito
inedito
Setti 1995
inedito
Carandini et alii 2002
Catalogo Manciano 1988
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
inedito
Donati 1989
Donati 1989
Donati 1989
Donati 1989
Donati 1989
Donati 1989
Donati 1989
Donati 1989
Donati 1989
Donati 1989
Donati 1989
Donati 1989
Donati 1989
71
24
25
26
27
28
29
30
31
32
33
34
35
36
37
38
39
40
41
42
43
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
necropoli
necropoli
sporadico
necropoli
necropoli
necropoli
necropoli
casa
necropoli
necropoli
villaggio-castello
casa-tombe
terma
necropoli
necropoli
casa
casa
necropoli
necropoli
sporadico-casa-necropoli
44
45
46
47
48
49
50
51
52
53
54
55
56
57
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
alto
basso
basso
basso
basso
basso
alto
58
59
60
61
62
63
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basso
basso
basso
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basso
etrusco
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etrusco
etrusco
etrusco
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preistorico-medievale
romano
medievale
etrusco
etrusco
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romano
etrusco
etrusco
neolitico-eneolitico-romanomedievale
casa
romano
necropoli
etrusco
necropoli
etrusco
casa/tomba
romano
casa
romano
casa
romano
casa-necropoli
etrusco-romano
torre
romano
villaggio
etrusco/romano
convento
medievale
casa
romano
casa
medievale
casa/tomba
romano
cisterna
(castellum romano
aquarum)
casa
romano
casa
etrusco
casa-necropoli
romano
casa
romano
casa/tomba-fornace
etrusco-romano
sporadico–casa
neolitico–etrusco-romano
64
65
66
67
68
69
70
71
72
73
74
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
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basso
casa
casa
casa
casa
casa/tomba-casa
casa/tomba-casa
casa
casa
casa
fornace
casa
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romano
romano-medievale
etrusco-romano
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romano
romano
Donati 1989
Donati 1989
Casi 1991
Donati 1989
Donati 1989
Donati 1989
Donati 1989
inedito
Donati 1989
Donati 1989
Setti 1995
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Donati 1989
Donati 1989
inedito
inedito
Donati 1989
Donati 1989
Casi 1991; Carandini et alii
2002
inedito
Donati 1989
Donati 1989
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
inedito
inedito
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Casi 1990; Carandini et alii
2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
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72
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110
111
112
113
114
115
116
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119
120
121
122
123
124
125
126
127
128
basso
basso
basso
basso
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basso
basso
basso
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basso
basso
basso
basso
basso
alto
basso
basso
basso
medio
basso
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basso
basso
basso
basso
medio
medio
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
medio
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
medio
basso
necropoli
necropoli
casa
necropoli
casa/tomba-casa
casa
casa/tomba-casa
casa
casa-tomba
necropoli
necropoli
necropoli
necropoli
necropoli
necropoli
necropoli
necropoli
necropoli
villaggio
casa
casa
casa
casa
casa
casa/tomba-tomba
casa/tomba-fornace
casa
casa
mausoleo?
tomba
casa
casa
casa
casa
casa/tomba-necropoli
casa
necropoli
casa-fornace
casa
casa
casa
casa
necropoli
casa
casa
casa
casa
necropoli
casa/tomba
casa
casa
casa/tomba-casa
casa/villaggio
casa
etrusco
etrusco
romano
etrusco
etrusco-romano
romano
etrusco-romano
romano
romano
etrusco
etrusco
etrusco
etrusco
etrusco
etrusco
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etrusco
etrusco
romano-medievale
romano
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romano
romano
romano
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romano
etrusco
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etrusco-romano
romano
etrusco-romano
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medievale
etrusco-romano
romano
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romano
etrusco
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romano
romano
etrusco
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etrusco
etrusco
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romano
etrusco-romano
romano
romano
Minto 1925
Minto 1925
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Michelucci 1988
Michelucci 1988
Michelucci 1988
Michelucci 1988
Michelucci 1988
Michelucci 1988
Michelucci 1988
Michelucci 1988
Michelucci 1988
Carandini et alii 2002
inedito
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inedito
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Levi 1927
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
73
129
130
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132
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170
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173
174
175
176
177
178
179
basso
basso
medio
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
medio
medio
basso
basso
basso
basso
medio
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
medio
basso
medio
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
medio
180
181
basso
basso
casa
fornace
villaggio-necropoli-chiesa
casa
casa
casa
casa
casa
casa
casa
casa
tomba
tomba
casa
necropoli-tomba-torre
necropoli
casa
casa
casa
casa-villaggio-casa/torre
villaggio
casa
frequentazione
mausoleo?
frequentazione
casa
necropoli
casa
frequentazione
casa/tomba-casa-necropoli
frequentazione
necropoli
tomba-villaggio
casa/tomba
torre
casa
casa
casa
casa
casa/tomba
casa/tomba
casa
villaggio
necropoli
casa
casa
casa
casa
casa
casa
casa-fornace-mausoleovillaggio
necropoli
casa
romano
romano
romano-medievale
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romano
etrusco
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romano
romano
etrusco
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romano
etrusco-romano-medievale
etrusco
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romano
etrusco-romano-medievale
bronzo finale
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preistorico
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eneolitico
etrusco
preistorico
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preistorico
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romano
medievale
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romano
romano
romano
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preistorico-etrusco/romano
eneolitico
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romano
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romano
romano
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Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
inedito
inedito
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
inedito
Carandini et alii 2002
inedito
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
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inedito
Carandini et alii 2002
Casi-Mandolesi 1993
inedito
inedito
Carandini et alii 2002
inedito
Carandini et alii 2002
inedito
Carandini et alii 2002
inedito
Carandini et alii 2002
inedito
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
inedito
inedito
inedito
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
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Casi 1985-86
inedito
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Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
inedito
Carandini et alii 2002
romano
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188
189
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191
192
193
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195
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197
198
199
200
201
202
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204
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206
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208
209
210
211
212
213
214
215
216
217
218
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221
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231
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basso
basso
basso
basso
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basso
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basso
basso
capanna?
casa
casa/tomba
casa/tomba
casa
villaggio
casa/tomba
casa-necropoli
ripostiglio
casa/tomba
casa
casa
tomba
casa/tomba-villaggio
casa
casa
casa
casa/tomba-casa/fornace
casa-fornace
casa/tomba
casa/tomba
frequentazione
casa
casa
casa
necropoli
casa
casa/tomba
casa
casa/tomba-casa
villaggio
casa-necropoli
casa/tomba
casa/tomba
casa
villaggio-fornace
casa
casa
casa
casa
villaggio-necropoli?
casa
casa
casa
frequentazione
casa
casa
casa
necropoli
casa
frequentazione
casa
casa
casa
preistorica?
romano
romano
romano
romano
romano
romano
etrusco-romano
bronzo antico II
romano
romano
romano
romano
etrusco-romano
etrusco-romano
romano-medievale
romano
etrusco-romano
etrusco
romano
romano
neolitico
romano
romano
romano
bronzo finale
medievale
romano
medievale
etrusco-romano
romano
romano
romano
romano
romano
romano
romano
romano
medievale
romano
neolitico-bronzo finale?
romano
romano
romano
neolitico
romano
romano
romano
romano
romano
eneolitico
romano
romano
romano
inedito
Carandini et alii 2002
inedito
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
inedito
Carandini et alii 2002
Minto 1938
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
inedito
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Cardosa 1994
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Casi c.s.
inedito
inedito
inedito
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
inedito
inedito
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
inedito
inedito
inedito
inedito
inedito
inedito
inedito
inedito
inedito
inedito
inedito
inedito
inedito
inedito
Casi 1991
inedito
inedito
inedito
75
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medio
basso
basso
basso
basso
basso
basso
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basso
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285
286
287
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
medio
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
medio
medio
basso
basso
basso
basso
casa
casa
necropoli
necropoli
casa
casa
casa
necropoli
casa
casa
casa
villaggio
romano
romano
etrusco
etrusco
romano
etrusco
etrusco
etrusco
romano
romano
romano
paleolitico
superioreneolitico-eneolitico-bronzo
medio
casa
romano
casa
romano
casa/fornace
romano
casa
romano
casa
romano
casa
romano
casa
etrusco-romano
casa
romano
casa/fornace
romano
casa-fornace
romano
casa/tomba
romano
casa
romano
casa/tomba
romano
casa
romano
casa/tomba
romano
casa
romano
casa/tomba
romano
casa
romano
necropoli
romano
tomba
etrusco
casa
romano
necropoli
etrusco
casa/tomba
etrusco
casa
romano
necropoli
etrusco
casa/tomba
etrusco
casa
romano
casa
romano
frequentazione
eneolitico
casa/tomba-casa/necropoli etrusco-romano
necropoli
romano
necropoli
romano
casa
etrusco/romano
casa
romano
casa/tomba
etrusco/romano
casa
romano
necropoli
etrusco
casa/tomba
etrusco
necropoli
etrusco
casa/tomba
romano
Carandini et alii 2002
inedito
inedito
inedito
inedito
inedito
inedito
inedito
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
inedito
Casi 1991
Carandini et alii 2002
inedito
Carandini et alii 2002
inedito
inedito
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
inedito
inedito
inedito
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
inedito
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
inedito
Carandini et alii 2002
inedito
inedito
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
76
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338
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340
341
basso
basso
basso
basso
basso
basso
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basso
basso
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basso
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basso
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basso
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medio
basso
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basso
basso
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casa
casa/tomba
casa
casa
casa
casa
frequentazione
casa
casa
casa
casa
necropoli
casa
casa
necropoli
villaggio
casa
frequentazione
necropoli
casa
frequentazione
casa
frequentazione
casa
casa
sporadico
necropoli
necropoli
luogo di culto
casa
casa/fornace
casa/tomba
casa
casa
casa/tomba
casa
frequentazione
frequentazione
frequentazione
tomba
frequentazione
frequentazione
casa
casa
casa
casa
necropoli
casa
sporadico
necropoli
casa
frequentazione
frequentazione
frequentazione
romano
romano
romano
romano
romano
romano
preistorico
romano
romano
romano
romano
eneolitico
romano
romano
romano
preistorico
romano
preistorico
romano
romano
neolitico
romano
neolitico
romano
romano
protostorico?
romano
eneolitico
romano
romano
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etrusco
etrusco/romano
?
etrusco
romano
?
?
?
etrusca
?
neolitico
romano
romano
etrusco
protostorico?
etrusco
romano
protostorico?
etrusco
romano
?
?
?
inedito
inedito
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
inedito
inedito
inedito
inedito
inedito
inedito
inedito
Falchetti 1977
inedito
inedito
inedito
Poggiani 1999
inedito
inedito
inedito
inedito
inedito
inedito
inedito
inedito
inedito
inedito
inedito
Negroni-Casi 1988
Donati-Michelucci 1981
inedito
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Ferretti 2002 (UT 66)
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Uccelletti 2002 (UT 42)
Santoro 2002 (UT 27)
Sanchirico 2002 (UT 41)
Capannoli 2002 (UT 28)
Uccelletti 2002 (UT 40)
Cardosa 1994
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
inedito
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
inedito
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Stanisci 2002 (UT 39)
Contorni 2002 (UT 38)
Landi 2002 (UT 31)
77
342
343
344
345
346
347
348
349
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351
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358
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366
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395
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
medio
medio
medio
medio
basso
basso
basso
medio
medio
medio
medio
basso
basso
basso
basso
basso
alto
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
medio
basso
casa
casa
casa
frequentazione
casa
tomba
casa
necropoli
frequentazione
frequentazione
casa
frequentazione
casa/tomba
casa
casa
villaggio
tomba
tomba
tomba
tomba
casa
casa
casa/tomba
tomba
tomba
tomba
tomba
casa
frequentazione
casa
frequentazione
casa
villaggio
casa
casa
luogo di culto
villaggio
necropoli
necropoli
necropoli
necropoli
villaggio
necropoli
necropoli
necropoli
necropoli
luogo di culto
necropoli
casa
necropoli
casa
ripostiglio
casa
casa
?
tardomedievale
?
romano?
etrusco-romano
etrusco
romano
romano
?
?
romana
protostorico?-romano
romano
?
?
neolitico
etrusco
etrusco
etrusco
etrusco
etrusco
?
etrusco
etrusco
etrusco
etrusco
etrusco
?
protostorico?
?
?
etrusco
bronzo medio-bronzo finale
romano
romano
romano
etrusco
etrusco
etrusco
etrusco
etrusco
etrusco
etrusco
etrusco
etrusco
etrusco
romano
romano
romano
romano
romano
bronzo finale
romano
romano
Belli 2002 (UT 49)
Ferretti 2002 (UT 48)
Buti 2002 (UT 47)
Santoro 2002 (UT 62)
Buti 2002 (UT 16)
Fusi 2002 (UT 15)
Fusi 2002 (UT 18)
Bruttini 2002 (UT 26)
Rossi 2002 (UT 43)
Restivo 2002 (UT 22)
Bruttini 2002 (UT 20)
Marchiori 2002 (UT 59)
Marchiori 2002 (UT 55)
Uccelletti 2002 (UT 4)
Ferretti 2002 (UT 3)
inedito
inedito
inedito
Contorni 2002 (UT 8b)
Sanchirico 2002 (UT 8a)
Carandini et alii 2002
Santoro 2002 (UT 11)
Santarelli 2002 (UT 17)
inedito
inedito
Sanchirico 2002 (UT 7b)
Sanchirico 2002 (UT 7a)
Bruttini 2002 (UT 45)
Bruttini 2002 (UT 56)
Bardi 2002 (UT 67)
Bardi 2002 (UT 68)
Carandini et alii 2002
Casi 1987-88
inedito
inedito
inedito
Michelucci 1991
Provincia Grosseto 1990
Provincia Grosseto 1990
Minto 1921
Provincia Grosseto 1990
Cristofani 1977
Michelucci 1991
Provincia Grosseto 1990
Michelucci 1991
Minto 1921
inedito
inedito
inedito
inedito
inedito
Casi 1993a
inedito
inedito
78
396
397
398
399
400
401
basso
basso
basso
basso
basso
medio
402
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405
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411
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436
medio
medio
basso
basso
basso
basso
basso
basso
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basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
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basso
basso
basso
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basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
medio
437
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439
440
441
442
basso
basso
basso
basso
basso
basso
443
444
445
446
basso
basso
basso
basso
casa
frequentazione
casa
sporadico
casa
villaggio-necropoli
romano
inedito
eneolitico
inedito
romano
inedito
paleolitico superiore
Bertolani-Tulli 1993
romana
inedito
neolitico-bronzo
medio- Casi 1995
bronzo finale
necropoli
bronzo finale
inedito
Castello del Pelagone
medievale
Casi 1993b
necropoli
romano
inedito
casa
romano
inedito
necropoli
medievale
inedito
frequentazione
eneolitico
inedito
necropoli
bronzo finale
Poggiani 1988
villaggio
bronzo finale
Casi-Mandolesi 1993
casa/tomba
etrusco/romano
Carandini et alii 2002
casa/tomba
romano
Carandini et alii 2002
casa
etrusco/romano
Carandini et alii 2002
casa
etrusco/romano
Carandini et alii 2002
tomba
romano
Carandini et alii 2002
casa
romano
Carandini et alii 2002
casa
romano
inedito
casa
romano
inedito
casa
romano
inedito
casa
etrusco
Carandini et alii 2002
casa
romano
Carandini et alii 2002
casa
etrusco
Carandini et alii 2002
tomba
protostorico?
Buti 2002 (UT 63)
frequentazione
?
Ramerini 2002 (UT 64)
sporadico
protostorico?
Carandini et alii 2002
necropoli
romano
Carandini et alii 2002
casa
romano
Carandini et alii 2002
casa
romano
Carandini et alii 2002
casa
romano-medievale
Carandini et alii 2002
necropoli
etrusco
Carandini et alii 2002
casa/tomba
romano
Carandini et alii 2002
necropoli
etrusco
Carandini et alii 2002
necropoli
etrusco
Carandini et alii 2002
tomba
etrusco
Carandini et alii 2002
sporadico
protostorico?
inedito
casa
etrusco/romano
Carandini et alii 2002
Monastero S. Benedetto a medievale
Carandini et alii 2002
Silva
sporadico
protostorico?
inedito
casa/tomba
etrusco
Carandini et alii 2002
sporadico
protostorico?
Carandini et alii 2002
casa
romano
Carandini et alii 2002
necropoli
etrusco
inedito
villaggio
eneolitico-bronzo
medio- Casi-Mandolesi 1993
bronzo finale
Castello di Marsiliana
medievale
Carandini et alii 2002
necropoli
etrusco
Carandini et alii 2002
casa
romano
Carandini et alii 2002
casa
romano
Carandini et alii 2002
79
447
448
449
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451
452
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474
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476
477
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479
480
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482
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485
486
487
488
489
490
491
492
493
494
495
496
497
498
499
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
alto
basso
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basso
basso
basso
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basso
medio
basso
necropoli
necropoli
casa
tomba
necropoli
necropoli
casa/tomba
casa
necropoli
necropoli
casa
necropoli
necropoli
necropoli
necropoli
necropoli
monastero
necropoli
casa
casa
necropoli
casa/tomba
casa
casa
casa
casa
casa
casa/tomba-casa-luogo
culto-chiesa
casa
villaggio
necropoli
necropoli
necropoli
villaggio-castello
casa/tomba
casa
necropoli
necropoli
necropoli
necropoli
casa-necropoli
necropoli
casa/tomba-casa
casa/tomba
necropoli-casa
tomba
casa/necropoli
casa/necropoli
casa/tomba-casa
casa/fornace
necropoli
Castello di Stachilagi
tomba
etrusco
etrusco
romano
etrusco
etrusco
etrusco
romano
romano
etrusco
etrusco
romano
etrusco
etrusco
etrusco
etrusco
etrusco
medievale
etrusco
romano
romano
etrusco
etrusco
romano
romano
romano
romano
romano
di etrusco-romano-medievale
Minto 1921
inedito
Carandini et alii 2002
Renzi 1991
inedito
inedito
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
inedito
inedito
Minto 1921
Minto 1921
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
inedito
inedito
inedito
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
inedito
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
romano
preistorico
etrusco
etrusco
etrusco
etrusco-medievale
etrusco
romano
etrusco
etrusco
etrusco
etrusco
romano
etrusco
etrusco-romano
romano
etrusco/romano-romano
etrusco
etrusco
etrusco
etrusco-romano
romano
etrusco-romano
medievale
etrusco
Carandini et alii 2002
inedito
Cristofani 1977
inedito
inedito
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Michelucci 1991
Michelucci 1991
Michelucci 1991
Michelucci 1991
Carandini et alii 2002
inedito
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
80
500
501
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503
504
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basso
basso
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basso
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medio
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
casa
casa
necropoli
casa
necropoli
frequentazione
frequentazione
necropoli
casa
casa
frequentazione
casa
tomba?
casa
casa/tomba
tomba
casa/fornace
casa
casa/fornace
casa/tomba
casa
casa/tomba
casa
casa/tomba
casa
tomba
casa
casa
tomba
frequentazione
casa
casa
tomba
villaggio
necropoli
casa/tomba-casa
tomba
tomba
necropoli
tomba
tomba
casa
casa/tomba
necropoli
casa
Castello di Scerpena
necropoli
casa
casa/tomba
casa
tomba
casa/tomba
frequentazione
casa
etrusco
romano
etrusco
etrusco
etrusco
preistorico?
?
romano
romano
etrusco
?
romano
protostorico
etrusco-romano
etrusco
etrusco
romano
etrusco-romano
romano
etrusco
romano
romano
romano
etrusco
etrusco
romano
romano
etrusco
romano
preistorico?
romano
romano
romano
romano
romano
etrusco-romano
romano
etrusco/romano
romano
romano
romano
medievale
romano
romano
romano
medievale
medievale
romano
romano
romano
romano
romano
neolitico
etrusco-romano
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Amato 2002 (UT 54)
Terzani 2002 (UT 52)
inedito
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Amato 2002 (UT 58)
Carandini et alii 2002
Buti 2002 (UT 63)
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
inedito
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Casi 1993b
inedito
Carandini et alii 2002
inedito
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
inedito
Carandini et alii 2002
81
554
555
556
557
558
559
560
561
562
563
564
565
566
567
568
569
570
571
572
573
574
575
576
577
578
579
580
581
582
583
584
585
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
medio
basso
medio
basso
basso
basso
medio
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
basso
casa/tomba-casa
frequentazione
villaggio
villaggio
casa/tomba
villaggio
casa
necropoli
casa
casa
casa
casa
casa
casa/tomba
villaggio
casa/tomba-necropoli
Castello di Montauto
fornace
tomba-villaggio
necropoli
casa
tomba-casa
necropoli
necropoli
frequentazione?
frequentazione
frequentazione
villaggio
casa
tomba
tomba
tomba
etrusco-romano
preistorico
etrusco
preistorico
romano
neolitico
etrusco-romano
romano
romano
romano
romano
etrusco
romano
etrusco-romano
bronzo recente
romano
medievale
medievale
bronzo finale-medievale
romano
romano
etrusco-romano
etrusco
etrusco
paleolitico inferiore
neolitico
neolitico
neolitico
romana
etrusco
romano
romano
Carandini et alii 2002
inedito
Carandini et alii 2002
Grifoni 1970
inedito
Casi 1991
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Catalogo Manciano 1988
Carandini et alii 2002
Casi 1993b
Carandini et alii 2002
Casi-Mandolesi 1993
inedito
Carandini et alii 2002
inedito
inedito
inedito
Cocchi 1988
Asor Rosa et alii 1995
Asor Rosa et alii 1995
Asor Rosa et alii 1995
inedito
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
Carandini et alii 2002
2.9.4 Bibliografia
Amato 2002 = Amato F. “UT 54, 58”, in Progetto Marsiliana d’Albegna, Relazione.
Asor Rosa et alii 1995 = Asor Rosa L. – Passi D. – Pocobelli G.F. – Zaccagnini R. “Ricerche
topografiche nei comuni di Canino, Montalto di Castro (VT), Capalbio e Manciano (GR): un
contributo alla conoscenza territoriale”, in Preistoria e Protostoria in Etruria, Atti II, vol. 2, pp.
179-188.
Bardi 2002 = Bardi I “UT 67, 68”, in Progetto Marsiliana d’Albegna, Relazione.
Belli 2002 = Belli I “UT 49”, in Progetto Marsiliana d’Albegna, Relazione.
Bertolani-Tulli 1993 = Bertolani G.B. – Tulli R. “Rinvenimenti paleolitici nelle valli del Fiora e
dell’Albegna”, in Preistoria e Protostoria in Etruria, Atti I, pp. 375-377.
Bruttini 2002 = Bruttini J. “UT 20, 26, 45, 56”, in Progetto Marsiliana d’Albegna, Relazione.
Buti 2002 = Buti F. “UT 16, 47, 63”, in Progetto Marsiliana d’Albegna, Relazione.
82
Capannoli 2002 = Capannoli M. “UT 28”, in Progetto Marsiliana d’Albegna, Relazione.
Carandini et alii 2002 = (a cura di) Carandini A. – Cambi F. – Celuzza M. – Fentress E. “Paesaggi
d’Etruria. Valle dell’Albegna, Valle d’Oro, Valle del Chiarone, Valle del Tafone”, Roma.
Cardosa 1994 = Cardosa M. “Siti e materiali”, in Museo di Preistoria e Protostoria Manciano, pp.
90-93
Casi 1985-86 = Casi C. “Le Calle, Pianetti di Montemerano, Poggio Barbone, Fosso Voltamarcia,
Poggio Volpaino”, in Rivista Scienze Preistoriche XL, pp. 404-407.
Casi 1987-88 = Casi C. “Buca delle Nottole, Roggiaio del Pelagone, Magazzini di Poggio Fuoco, in
Rivista Scienze Preistoriche XLI, p. 401.
Casi 1990 = Casi C. “Attività di ricognizione”, in Preistoria e Protostoria in Etruria, Notiziario,
pp. 27-28.
Casi 1991 = Casi C. “Ulteriori rinvenimenti”, in Preistoria e Protostoria in Etruria, Notiziario,
pp. 35-37.
Casi 1993a = Casi C. “Alcune precisazioni sui ripostigli del Bronzo Finale del grossetano”, in
Preistoria e Protostoria in Etruria, Atti I, pp. 384-386.
Casi 1993b = Casi C. “Da Marsiliana a Manciano, Montemerano e Saturnia”, in Guida alla
Maremma Antica (a cura di Celuzza M.), pp. 177-184.
Casi 1995 = Casi C. “La necropoli del Bagnatoio nel quadro dei complessi funerari
protovillanoviani della media valle del Fiora”, in Preistoria e Protostoria in Etruria, Atti II, Vol. 1,
pp. 163-170.
Casi c.s. = Casi C. “La necropoli del Bronzo Finale di Poggio Pastorello (Manciano, GR)”.
Casi-Mandolesi 1993 = Casi C. – Mandolesi A. “Paesaggi d’Etruria tra Fiora e Albegna nel Bronzo
Finale”, in Informazioni 8, pp. 35-44.
Catalogo Manciano 1988 = (a cura di) Negroni Catacchio N. “Museo di Preistoria e Protostoria
della valle del fiume Fiora”, Roccastrada.
Cocchi 1988 = Cocchi Genick D. ”Manufatti di tipo pre-acheuleano da Montauto (MancianoGrosseto), in Catalogo Manciano, pp. 87-93.
Contorni 2002 = Contorni I “UT 8b, 38”, in Progetto Marsiliana d’Albegna, Relazione.
Cristofani 1977 = Cristofani M. “Problemi poleografici dell’agro cosano e caletrano in età arcaica”,
in Studi Etruschi, Atti X Convegno, pp. 235-257.
Donati 1989 = Donati L. “Le tombe di Saturnia”, Firenze.
Falchetti 1977 = Falchetti F. “Il periodo eneolitico”, in Studi Etruschi, Atti X Convegno, pp. 114130.
83
Ferretti 2002 = Ferretti E. “UT 3, 66”, in Progetto Marsiliana d’Albegna, Relazione.
Fusi 2002 = Fusi M. “UT 15, 18”, in Progetto Marsiliana d’Albegna, Relazione.
Grifoni 1970 = Grifoni Cremonesi R. “I materiali preistorici della Toscana esistenti al Museo
Civico di Grosseto”, in Atti Società Toscana Scienze Naturali – Memorie Sez. A, 77, pp. 78-91.
Landi 2002 = Landi E. “UT 31”, in Progetto Marsiliana d’Albegna, Relazione.
Levi 1927 = Levi D. “Escursione archeologica nell’agro Cosano”, in Studi Etruschi 1, pp. 477-485.
Marchiori 2002 = Marchiori C. “UT 55, 59”, in Progetto Marsiliana d’Albegna, Relazione.
Michelucci 1988 = Michelucci M. “Saturnia. Ricerche nell’area urbana e nella necropoli del
Puntone”, Pitigliano.
Michelucci 1991 = Michelucci M. “Manciano – Marsiliana d’Albegna“, in Studi e Materiali VI, pp.
345-346.
Minto 1921 = Minto A. “Marsiliana d’Albegna”, Firenze.
Minto 1925 = Minto A. “Saturnia etrusca e romana”, in Monumenti Antichi dei Lincei 30, pp. 585702.
Minto 1938 = Minto A. “Trovamenti preistorici nel territorio a sud dell’Amiata” in Bollettino di
Paletnologia Italiana 2, pp. 30-48.
Poggiani 1988 = Poggiani Keller R. “ Una tomba del Bronzo Finale da Cavallini del Bufalo
(Manciano – GR), in Catalogo Manciano, pp. 195-196.
Provincia Grosseto 1990 = Pettini P. – Gracili L. – Cipriani F. – Gentili S. – Migliorini P. –
Pasquali M. – Biagi E. – Tei G. – Lorenzoni V. “Metodologia di individuazione dei beni sottoposti
a vincolo paesaggistico ai sensi della legge n° 431/85”, Relazione.
Ramerini 2002 = Ramerini E. “UT 64”, in Progetto Marsiliana d’Albegna, Relazione.
Renzi 1991 = Renzi A “Manciano – Marsiliana d’Albegna, loc. Banditella”, in Studi e Materiali VI,
pp. 346-348.
Restivo 2002 = Restivo R. “UT 22”, in Progetto Marsiliana d’Albegna, Relazione.
Rossi 2002 = Rossi E. “UT 43” in Progetto Marsiliana d’Albegna, Relazione.
Santoro 2002 = Santoro E. “UT 11, 27, 62”, in Progetto Marsiliana d’Albegna, Relazione.
Sanchirico 2002 = Sanchirico C. “UT 7a, 7b, 8a, 41”, in Progetto Marsiliana d’Albegna, Relazione.
Santarelli 2002 = Santarelli E. “UT 17”, in Progetto Marsiliana d’Albegna, Relazione.
Setti 1995 = Setti B. “Nuovi dati sul popolamento dell’alta valle dell’Albegna (GR)”, in Preistoria
e Protostoria in Etruria, Atti II, Vol. 2, pp. 253-255.
84
Stanisci 2002 = Stanisci S. “UT 39”, in Progetto Marsiliana d’Albegna, Relazione.
Terzani 2002 = Terzani M. “UT 52”, in Progetto Marsiliana d’Albegna, Relazione.
Uccelletti 2002 = Uccelletti S. “UT 4, 40, 42”, in Progetto Marsiliana d’Albegna, Relazione.
Indicatore di stato
Territorio interessato
Valenze insediative
Valenze paesaggistiche
Torrente Stellata-confine
sezione altocollinare
(Fiume Albegna, Torrente
Fiascone, Fiume Fiora)
Torrente Stellata-confine
sezione collinare
(Fiume Albegna, Fiume
Fiora)
A, B, C, Saturnia, Capanne
e Poggio Murella, S.
Martino
risultante di villaggi aperti
a matrice prevalentemente
pastorale
C,D, Montemerano,
Manciano
risultante di borghi murati
con insediamento
accentrato a matrice feudale
Strada Dogana Capalbio –
Collemassari-confine
sezione collinare
C,D, Montemerano,
Manciano
risultante di borghi murati
con insediamento
accentrato a matrice feudale
Torrente Elsa-confine
sezione collinare (Fiume
Albegna, Fiume Fiora)
C,D, Montemerano,
Manciano
risultante di borghi murati
con insediamento
accentrato a matrice feudale
Strada Dogana Capalbio –
Collemassari-confine
sezione pedecollinare
E Marsiliana
risultante di tenute allodiali,
poi fattorie, poi nucleo
centrale della Riforma
Fondiaria
Torrente Elsa-confine
E Marsiliana
sezione pedecollinare NordOvest
(Fiume Albegna, Fiume
Fiora)
risultante di tenute allodiali,
poi fattorie, poi nucleo
centrale della Riforma
Fondiaria
Torrente Elsa-confine
G Montauto
sezione pedecollinare NordOvest
(Fiume Albegna, Fiume
Fiora)
risultante di tenute allodiali,
poi fattorie di latifondo,
frazionate in unità ad
insediamento sporadico.
Residui di castellari
medievali e fattotrie
fortificate insieme a
elementi recenti come la
Discarica comunale su un
impianto minerario
dismesso
risultante di tenute allodiali,
poi fattorie di latifondo
frazionate in unità
coloniche ad insediamento
sporadico
Ampie sezioni di seminativi
e pascoli con colture
legnose confinate così come
le superfici boscate
ampie sezioni di seminativi
alternati da colture legnose
ad assetto specializzato
boschi confinati anche nelle
linee di antico confine tra le
unità amministrative
ampie sezioni di seminativi
alternati da colture legnose
ad assetto specializzato
boschi confinati anche nelle
linee di antico confine tra le
unità amministrative
ampie sezioni di seminativi
alternati da colture legnose
ad assetto specializzato
boschi confinati anche nelle
linee di antico confine tra le
unità amministrative
ampie sezioni di seminativi
e piccoli brani di colture
legnose ad assetto
specializzato nei pressi dei
fabbicati di bonifica. Boschi
confinati nei residui di
proprietà signorile
ampie sezioni di seminativi
e piccoli brani di colture
legnose ad assetto
specializzato nei pressi dei
fabbicati di bonifica. Boschi
confinati nei residui di
proprietà signorile
Ampie sezioni di seminativi
intervallate da altrettante
masse boscate continue
Muro di Montauto- confine
storico giuridico con l’alto
lazio
Ampie masse boscate di
natura cedua con continuità
significativa attraversate da
strade vicinali non utilizzate
85
Indicatori geografici a scala locale: Torrente Stellata- Torrente Elsa
Indicatori strutture materiali: Strada Dogana Capalbio Collemassari- Muro di Montauto
Indicatori generali geografici: Torrente Fiascone, Fiume Albegna, Fiume Fiora
3
3.1
3.2
3.3
3.4
3.5
3.6
3.7
3.8
3.9
Le componenti ambientali e le relative pressioni
Acqua
Aria
Clima
Campi elettromagnetici
Energia
Rifiuti
Rumore
Suolo e sottosuolo
Conservazione della natura
3.1 Acqua
3.1.1 sistema delle acque (accumuli superficiali e prelievi da pozzo)
La qualità delle acque superficiali risulta essere costantemente monitorata nel Comune di
Manciano. Le stazioni di monitoraggio presenti all’interno del territorio comunale sono collocate
presso i maggiori corsi d’acqua che attraversano il territorio comunale e risultano essere due: una a
Marsiliana per il fiume Albegna e una a Manciano per il fiume Fiora. Nelle tabelle seguenti si
analizzano gli andamenti annuali delle concentrazioni delle sostanza presenti in ognuno dei suddetti
fiumi:
COMUNE
Manciano
Mese
Gen
Feb
Mal
Apr
Mag
Giu
Lug
Ago
Set
Ott
Nov
Dic
BOD5
COD
mg/L
mg/L
1,30
1,60
1,00
1,50
0,70
1,04
2,10
2,50
2,50
2,50
16,00
2,50
13,00
2,50
5,50
6,50
2,50
2,50
7,60
5,51
3,70
0,9
1,4
1
1,48
COMUNE
Manciano
Mese
Gen
Feb
Mar
Apr
Mag
LOCALITA’
Loc. ex Franceschelli – SP 32 Farnese
Azoto ammoniacale
(N-NH4)
mg/L
0,01
0,01
0,01
0,06
0,04
0,05
0,07
0,05
0,08
0,07
0,03
0,11
0,05
BACINO
Fiora
Azoto nitrico
(N-NO3) mg/L
L40
L40
L20
L40
L30
L40
L50
L60
L60
L6
L3
L3
L42
LOCALITA’
Collacchie – Ponte SS 322 per Montemerano
BOD5
COD
mg/L
mg/L
0,25
2,00
0,70
0,25
0,70
2,50
2,50
2,50
2,50
2,50
Azoto ammoniacale
(N-NH4)
mg/L
0,01
0,01
0,01
0,01
11,00
Azoto nitrico
(N-NO3) mg/L
1,70
1,70
1,80
1,30
1,60
FIUME
Fiora
Fosforo totale
P tot
(mg/L)
0,03
0,09
0,11
0,10
0,03
0,03
0,11
0,13
0,20
0,15
0,14
0,09
0,10
BACINO
Albegna
Fosforo totale
P tot
(mg/L)
0,03
0,03
0,03
0,03
0,03
CODICE
MAS 093
Escherichia coli
IBE
UFC/100 mL
(1-12)
60,00
87,00
7,00
40,00
93,00
177,00
11,00
70,00
270,00
320
700
380
184,58
FIUME
Albegna
8,0
8,0
7,0
8,0
7,8
CODICE
MAS 055
Escherichia coli
IBE
UFC/100 mL
(1-12)
60,00
130,00
285,00
165,00
240,00
7,0
7,0
86
Giu
Lug
Ago
Set
Ott
Nov
Dic
0,80
1,10
1,50
1,00
0,25
0,25
1,80
1,20
2,50
2,50
2,50
2,50
2,50
2,50
2,50
2,50
13,30
5,40
15,90
7,60
14,20
12,80
4,40
12,93
1,50
1,60
1,40
1,90
1,40
1,50
2,80
1,73
0,07
0,03
0,06
0,07
0,05
0,03
0,03
0,05
70,00
85,00
242,00
110,00
74,00
180,00
140,00
195,00
8,0
9,0
7,8
All’interno del territorio sono presenti alcuni laghetti collinari, come evidenziato nella seguente
tabella:
COMUNE LOCALITA’
Manciano
Manciano
Manciano
Poggio Fuoco
Fonte
Cannella
Sgrillozzo
CORSO
D’ACQUA
Torrente Elsa
QUOTA
(s.l.m.)
100 mt
DEFLUSSO POTENZIALE
(m3)
4.200.000
Torrente Stellata
180 mt
3.200.000
Torrente Elsa
45 mt
4.050.000
BACINO DI UTENZA
Marsiliana, Albinia
Marsiliana, Albinia, Orbetello,
Capalbio
Marsiliana, Albinia
Importanza particolare rivestono anche una serie di laghetti artificiali per l’accumulo delle acque
nelle aree rurali, soprattutto in ragione della potenzialità della aziende agricole di utilizzare tale tipo
di risorsa. A riguardo, si realizza la seguente tabella:
UNITA’ DI
PAESAGGIO
DENOMINAZIONE
NUMERO DI
LAGHETTI
SUPERFICIE
(m2)
VOLUME
(m3)
CP.3.2.1
Alta valle del medio
Albegna
21
29.262
11.712
R10.4.1
Agro altocollinare di
Manciano
22
24.897
91.131
R.0.2
Alta valle del
Fiora
7
4.478
13.939
RT.1
l’Altopiano del
Tufo
2
1.102
2.687
RT.2
Le gole del
Tufo
0
0
0
R10.4.2
Agro collinare di
Manciano
68
125.393
530.332
CP.3.2.2
Bassa valle del medio
Albegna
98
235.913
1.004.313
R11.2.1
Le colline d’Albegna
del Tiburzi
26
13.301
36.582
Pi3
La Piana dell’OsaAlbegna
0
0
0
R10.4.3
Agro pedecollinare di
Manciano
7
8.459
30.998
87
R11.2.2
Le Colline del Fiora del
Tiburzi
13*
78.106*
505.886*
CP4
Le colline di Capalbio
11
52.580
341.822
TOTALE
Risorse Idriche
complessive
275
573.941
2.569.463
* Il lago della miniera del Tafone ha una superficie di 49.161mq e un volume di 368.710 mc
L’accento che si pone su questo aspetto riguarda un “sistema acque” ampiamente sottovalutato sia
per importanza che per quantità effettiva. Un dato che emerge e che serve da raffronto speditivo è il
seguente: nell’anno 2001 il consumo di acqua potabile ha raggiunto circa i 600.000 m3 e la capacità
di accumulo dei laghetti artificiali è di circa 2.570.000 m3.
Niente possiamo dire sull’effettivo utilizzo di queste acque nei cicli produttivi delle aziende ma,
vista la sostanziale dismissione delle colture industriali e dell’allevamento in stabulazione fissa che
avevano giustificato la realizzazione di bacini di accumulo, rimane fondamentale la quantificazione
della risorsa che è stata suddivisa in relazione alla localizzazione nelle singole Unità di Paesaggio
individuate con la Variante Generale al PRG ai sensi della L.R. 64/95.
Un aspetto di rilievo, anche in relazione all’effettiva dismissione delle colture industriali di pianura,
si ottiene integrando la tabella precedente con quella relativa al numero di pozzi esistenti nel
territorio comunale, ottenendo i seguenti risultati:
UNITA’ DI
PAESAGGIO
CP. 3.2.1
R10.4.1
R10.2
RT.1
RT.2
R10.4.2
CP.3.2.2
R11.2.1
Pi3
R10.4.3
R11.2.2
CP4
TOTALE
DENOMINAZIONE
Alta valle del medio
Albegna
Agro altocollinare di
Manciano
Alta valle del
Fiora
l’Altopiano del
Tufo
Le gole del
Tufo
Agro collinare di
Manciano
Bassa valle del medio
Albegna
Le colline d’Albegna
del Tiburzi
La Piana dell’OsaAlbegna
Agro pedecollinare di
Manciano
Le Colline del Fiora
del Tiburzi
Le pendici di Capalbio
Risorse Idriche
complessive
PORTATA
STIMATA
(portata di
esercizio x
numero di pozzi
- l/sec)
NUMERO
DI POZZI
USO
PREVALENTE
PROFONDITA’
MEDIA
(m)
PORTATA
DI
ESERCIZIO
(l/sec)
69
domestico irriguo
40
1
1x69
69
34
domestico
70
0,3
0,3x34
10,2
8
domestico
70
0,3
0,3x8
2,4
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
192
domestico
70
0,3
0,3x192
58
53
irriguo
30
2
2x53
106
4
domestico
40
0,3
0,3x4
1,2
115
irriguo
40
3
3x115
345
1
irriguo
70
0,3
0,3x1
0,3
9
irriguo
70
0,3
0,3x 9
2,7
17
irriguo
70
0,3
0,3x17
5,1
503
/
/
/
/
599,9
In relazione alle risorse idriche sotterranee si può dunque affermare che la disponibilità di un litro al
secondo risulta garanzia di sostenibilità in tutto il territorio comunale, con livelli di attenzione per i
88
115 pozzi della Unità di Paesaggio Pi3 e per i 53 dell’unità di paesaggio CP 3.2.2, a causa dei ben
noti problemi di ingressione del cuneo salino evidenziati nella Tavola 1 (acqua e suolo) del PTC.
Da considerare rimane la vasta presenza dei pozzi ad uso domestico nelle Unità di Paesaggio
R.10.4.1 (Agro altocollinare di Manciano), R10.4.2 (Agro Collinare di Manciano) e CP 3.2.1 (Alta
valle del medio Albegna) in relazione alla notevole presenza di attività agrituristiche e ricettive in
genere, nelle quali l’uso corrente domestico è associato alla presenza di piscine, giardini e utilizzi in
genere legati all’ospitalità turistica.
Pur distinguendo tra gli aspetti qualitativi dei bacini di raccolta e dei pozzi si può tentare una
comparazione tra la presenza contemporanea dei due modelli di approvvigionamento idrico per
tentare una sorta di sintesi di disponibilità complessiva nelle diverse zone del territorio comunale.
Da una prima analisi si può subito notare che le aree interessate in modo massiccio dalla “Riforma
Fondiaria” sono quelle in cui risultano prevalenti le opere di captazione dell’acqua sia in forma di
laghetti che di pozzi in ragione della giacitura e potenzialità dei terreni. Le Unità di Paesaggio Pi3 e
CP.3.2.2 risultano anche quelle con maggiore potenzialità, anche se inficiata dalla presenza del
cuneo salino. Buoni risultati si ottengono anche nell’Agro Collinare di Manciano (R.10.4.2) nel
quale la contemporanea presenza di pozzi e laghetti, uniti ad un tasso di insediamento urbano
accentrato, garantisce una quantità e qualità di risorsa idrica da non trascurare. Sicuramente da
monitorare e da riqualificare risulta il lago dalla miniera del Tafone che con la sua vastità e il suo
grado di inquinamento, peraltro non percepibile superficialmente, potrebbe rappresentare una sicura
attrattiva dal punto di vista naturalistico-ambientale.
UNITA’ DI
PAESAGGIO
CP.3.2.1 - Alta valle del
medio Albegna
R10.4.1 - Agro
altocollinare di
Manciano
R10.2 - Alta valle del
Fiora
RT.1 - l’Altopiano del
Tufo
RT.2 - Le gole del
Tufo
R10.4.2 - Agro
collinare di Manciano
CP.3.2.2 - Bassa valle
del medio Albegna
R11.2.1 - Le colline
d’Albegna del Tiburzi
Pi3 - La Piana
dell’Osa-Albegna
R10.4.3 - Agro
pedecollinare di
Manciano
R11.2.2 - Le Colline del
Fiora del Tiburzi
CP4 - Le pendici di
Capalbio
TOTALE
NUMERO DI POZZI
69
PORTATA STIMATA
(l/sec.)
1x 69
69
NUMERO DI
LAGHETTI
21
VOLUME
(m3)
11.712
34
0,3 x 34
10,2
22
91.131
8
0,3 x 8
2,4
7
13.939
0
0
0
2
2.687
0
0
0
0
0
192
0,3 x 192
58
68
530.332
53
2 x 53
106
98
1.004.313
4
0,3 x 4
1,2
26
36.582
115
3 x 115
345
0
0
1
0,3 x 1
0,3
7
30.998
9
0,3 x 9
2,7
13*
505.886*
17
0,3 x 17
5,1
11
341.822
503
599,9
275
2.569.463
* Il lago della miniera del Tafone ha una superficie di 49.161mq e un volume di 368.710 mc
3.1.2 la qualità delle acque superficiali.
I dati riportati sono stai raccolti dall’ARPAT, che li ha effettuati nell’anno 2000 nella sua veste
istituzionale di struttura deputata ai controlli ambientali. Si riferiscono ai principali corsi d’acqua
89
superficiali di Manciano, ovvero ai più rilevanti corpi idrici significativi (così come definiti nel
D.Lgs 152/99 sottoposti ai controlli ed alle analisi messe in atto dall’Agenzia nella sua attività di
monitoraggio).
Il quadro che emerge dall’analisi dei dati è che per le acque dei nostri fiumi si conferma e si
consolida la tendenza ad un progressivo miglioramento.
FIUME ALBEGNA - STAZIONE DI MARSILIANA
Il fiume Albegna scorre per il 71% della sua lunghezza nel territorio di Manciano.
Alla stazione di Marsiliana è stato recentemente verificato un indice biotico esteso (IBE)1 pari a 9,
corrispondente alla classe2 II di buona qualità.
FIUME FIORA – STAZIONE DI MANCIANO
Il fiume Fiora scorre per il 16% del suo percorso nel Comune di Manciano.
Alla stazione di Manciano è stato recentemente verificato un indice biotico esteso (IBE) pari a 9,
corrispondente alla classe II di buona qualità (ambiente con moderati sintomi di inquinamento).
3.1.3 La rete acquedottistica
Per avere un’idea del trend dei consumi di acqua bisogna relazionarlo alla popolazione e alle utenze
del territorio comunale servito dalla rete acquedottistica.
Nell’anno anno 1998 la popolazione era di 7152 abitanti, nell’anno 1999 questo numero era sceso
a 7103. Questo andamento si è mantenuto anche nell’anno 2000, con la popolazione passata a 7093
abitanti; in questo periodo il consumo rilevato ammontava a 478.839 m3 di acqua, per un numero
complessivo di utenze pari a 4098; nell’anno 2001 il consumo passava a 584.365 m3 e le utenze
aumentavano fino a 4220;
Attraverso questi dati sintetici, seppure non sia possibile fornire un quadro esauriente, si possono
avanzare alcune argomentazioni prima di passare a descrivere l’intera struttura della rete nel
territorio comunale.
Infatti, se si assume un consumo medio per abitante pari a duecento litri giornalieri la comunità di
Manciano, con una popolazione di circa 7000 abitanti, necessita di un consumo medio annuo di
circa 495.000 m3 (dato ricavato grazie alla seguente operazione: 200 litri x 365 gg x 7.000 ab),
sostanzialmente in linea con il consumo rilevato per l’anno 2000. Nell’anno 2001, accanto ad un
sostanziale aumento delle utenze e ad una presenza turistica che ha raggiunto le 160.000 unità,
l’aumento di consumo (attraverso l’utilizzo degli stessi sistemi di calcolo visti in precedenza)
corrisponderebbe all’incremento di circa 1400 abitanti stabilmente insediati; ciò significa che la
presenza turistica di 160.000 unità determina sostanzialmente un incremento di consumo idrico pari
a meno dell’uno per cento rispetto alla popolazione stabile.
Il sunto che se ne trae evidenzia immediatamente le caratteristiche di un sistema nel quale il settore
turistico fa innalzare la quota di consumo procapite fino a 292,18 litri giornalieri.
Inoltre, si sottolinea che al 2003 sono stati complessivamente denunciati 508 pozzi, tra quelli ad uso
irriguo e quelli ad uso domestico.
La rete comunale è formata sostanzialmente da 2 condotte principali direttamente servite
dall’acquedotto del Fiora, che entrano nel territorio comunale rispettivamente in loc. Poggio
Sandrella presso la frazione di S. Martino (ove si interrompe) e l’altra, più importante, che entra nei
pressi del casale Diaccialetto, presso la frazione di Poggio Murella. Da Poggio Murella una
diramazione serve la frazione di Saturnia mentre l’altra costituisce la dorsale principale che
1
IBE (indice biotico esteso): questo indice si basa sull’analisi della struttura della comunità di macroinvertebrati che colonizzano le
differenti tipologie fluviali. La presenza o assenza di determinati taxa permette di qualificare il corso d’acqua.Lo scopo dell’indice è
quello di formulare diagnosi di qualità di ambienti di acque correnti sulla base delle modificazioni nella comunità di
macroinvertebrati, indotte da fattori di inquinamento delle acque e dei sedimenti o da significative alterazioni fisco-morfologiche
dell’alveo bagnato.
2
Rappresenta un’unità di misura che da vita a 5 classi di qualità ecologica, comprese in ordine decrescente dalla 1 (elevata) alla 5
(pessima).
90
attraversa il territorio, subendo uno sdoppiamento in loc. S. Giovanni di Manciano, dalla quale
serve la frazione di Montemerano, punto in cui si interrompe. Sempre da S. Giovanni viene
realizzato un anello intorno all’abitato di Manciano; tale anello si apre a due diverse diramazioni:
una in direzione dalla zona di riforma di Marsiliana e l’altra in direzione di Campigliola, per
raggiungere l’abitato di Capalbio. La conduttura che serve la zona di riforma di Marsiliana viene
articolata in due anelli contigui, uno dei quali raggiunge una zona collinare appoderata e l’altro il
nucleo di riforma di Sgrillozzo per ricongiungersi poi alla diramazione principale.
Un recente studio dell’ARPAT sulla qualità delle acque destinate alla alimentazione umana ha
evidenziato alcuni aspetti che meritano di essere riportati per valutare la caratteristica della rete di
adduzione del territorio comunale. I campionamenti per il territorio di Manciano sono stati effettuati
lungo il corso del Fiume Albegna e nei Pozzi Comunali di Poderi di Montemerano e Marsiliana. La
distribuzione dei campioni tende a seguire la normale evoluzione geochimica delle acque,
intendendo che i prelievi concernenti i pozzi riportano valori di potabilizzazione che consentono di
stabilire basse concentrazioni di arsenico (As), boro (B) e mercurio (Hg), mentre i campioni
prelevati in superficie, nel letto del fiume Albegna, mostrano un chimismo prevalente a solfati di
calcio (Ca) e magnesio (Mg).
Per quanto riguarda la presenza di arsenico, rispetto ai punti di campionamento citati in precedenza,
solo lungo il corso del Fiume Albegna sono state trovate tracce significative che superano i valori
medi di As (ovvero: As ≥ 10 µg/L).
La distribuzione del mercurio è al di sotto dei parametri di legge (Hg ≥ 0,05 µg/L).
La distribuzione del boro è molto elevata esclusivamente nel punto di campionamento lungo il
corso del Fiume Albegna, dovuta sicuramente alla circolazione idrotermale e geotermica.
La valutazione della qualità delle acque campionate, ad eccezione di quelle dei pozzi, presenta
caratteristiche non molto favorevoli.
In generale, per la Provincia di Grosseto, le risorse idropotabili presentano caratteristiche non molto
favorevoli; inoltre, i tenori di salinità troppo elevati e le alte concentrazioni di rilevanza
tossicologica riducono la qualità di queste risorse. Lo sfruttamento eccessivo dei pozzi della zona
costiera favorisce il processo di ingressione marina, che tende ad accentuarsi in particolar modo
nella stagione estiva, quando si intensificano gli emungimenti, per soddisfare il cresciuto
fabbisogno. Questi pozzi potrebbero non essere più utilizzabili persino per usi irrigui a causa
dell’aumento troppo elevato della salinità.
3.1.4 La rete fognaria
Tutto il territorio del comune di Manciano, data la struttura insediativa policentrica, è dotato di
impianti di depurazione diversificati frazione per frazione, non omogenei fra loro, con
caratteristiche più o meno innovative e adeguate a seconda dei casi.
La rete fognaria di tutto il Comune di Manciano, sia del capoluogo che delle frazioni, ad eccezione
della frazione di Montemerano e Saturnia, è di tipo misto; pertanto, non esiste separazione delle
acque nere da quelle bianche né da quelle di precipitazione.
Lo stato attuale di molte fognature, risalenti ai primi anni del dopoguerra e realizzate con tubazioni
in cemento, si presenta in molte parti in uno stato di degrado e fatiscenza, per cui necessita un
radicale intervento. In particolare, nei centri storici del capoluogo e delle frazioni esistono ancora
delle fognature a canaletta di pietra a lastre interrate, sebbene non siano casi frequenti. La
maggioranza dei collettori principali e secondari, nei centri storici, sono stati realizzati in cemento,
mentre per interventi realizzati circa quarant’anni fa erano state utilizzate tubature in grés. Negli
interventi successivi fino ai giorni nostri sono state utilizzate tubature in PVC, anche in sostituzione
parziale di tubature descritte precedentemente.
a) Manciano (capoluogo)
Ha una rete fognaria assai diversificata; la rete del centro storico realizzata in parte con tubazioni di
cemento e durante gli ultimi interventi di sostituzione della pavimentazione con tubazioni in PVC,
confluisce le portate del tipo misto in cinque versanti in cui sei collettori terminali in direzione del
91
Fosso del Fognone, cinque nel Fosso del Mulinello, uno nel Fosso Stravecchio, quattro nei versanti
opposti alla Strada delle Collacchie. Nelle aree di nuova espansione la maggioranza degli interventi
è dotata di fosse Imhoff.
b) Poderi di Montemerano:
- I Poderi di Montemerano di Sotto hanno una rete composta da tre collettori del tipo “misto” di cui
il principale realizzato con tubi di grés; tale collettore scarica a cielo aperto in direzione del Podere
dei Monti. Gli altri due collettori sono nel versante opposto al primo e scaricano a cielo aperto in
direzione del Podere Ballerina.
- Il Castello del Poderi di Montemerano è servito da una rete composta di due collettori secondari,
interni all’abitato e realizzati con tubi in grés, che confluiscono in un collettore terminale, realizzato
in cemento con fondello in grés, che sversa a cielo aperto nelle vicinanze della Strada delle
Collacchie.
- I Poderi di Montemerano di Sopra sono serviti da una rete fognaria mista realizzata con tubi in
grés nei vari nuclei; i tre collettori terminali realizzati con tubi semicircolari in cemento e fondelli in
grés e in PVC si dirigono a cielo aperto in direzione del Fosso dei Poderi senza raggiungerlo.
Tutti gli interventi di nuova edificazione sono dotati di fosse Imhoff.
c) Capanne
L’attuale stato della rete fognaria è del tipo misto: le acque nere, bianche e meteoriche sono
convogliate da una rete di tubi, realizzati in cemento per il centro storico e in PVC per gli
insediamenti recenti, in tre collettori terminali di cui uno sversa verso il Fosso della Gattaia,
un’altro termina con una Fossa Imhoff a valle della strada della Niccolaia e l’ultimo scende a valle
dal centro abitato in prossimità della Strada Comunale del Cimitero.
d) Poggio Murella
-Il Basso è servito da una rete interna in parte in cemento e grés che termina con due distinti
collettori: il primo che si dirige verso la loc. “Il Campanello” e il secondo che termina con una
Fossa Imhoff in prossimità del Fosso del Basso.
-Il Greppo e Il Termine sono serviti da una rete mista che confluisce a valle in un unico collettore
terminale.
Tutti i collettori scaricano a cielo aperto. La tipologia di tutta la rete fognaria è comune: tubi in
cemento e grés per i secondari, semicircolari in cemento e PVC per i terminali.
e) San Martino sul Fiora
E’ servito da una rete fognaria del tipo misto che termina in quattro collettori, di cui due sversano
nel Fosso della Fonte ed uno termina con una Fossa Imhoff in prossimità della Strada Vicinale delle
Cube.
f) Marsiliana
E’ servita da una rete fognaria mista che termina con tre collettori, di cui due raggiungono il fosso
del Camerone e uno termina con una fossa settica, che raccoglie le acque in Loc. Dispensa, a valle
della S.R. 74.
Tutti gli interventi di nuova edificazione sono dotati di fosse Imhoff.
g) Montemerano
La rete fognaria è costituita da una serie di collettori che attraversano il centro abitato e convogliano
i liquami raccolti in quattro punti diametralmente opposti rispetto al centro stesso. In particolare,
una parte di liquami viene sversata a cielo aperto in un fosso nella valle della Madonna del
Cavalluzzo, una parte in direzione della Cortinella, una parte verso la Piana della Fonte e la
restante, dopo aver percorso la Strada Vicinale del Saragiolo, raggiunge il Fosso Fonte Rosa ed ivi
sversa a cielo aperto. Ad oggi è stato realizzato un depuratore a fanghi attivi che raccoglie i reflui
della zona nei pressi della strada vicinale della Dogana, dopo il campo sportivo.
Anche nelle aree di nuova espansione è stato realizzato un impianto di depurazione.
92
Saturnia è servita da un depuratore in Loc. Sterpeti e da una Fossa Imhoff in loc. Fonte Buia, che
potrà essere convogliata in vasche per la fitodepurazione.
Nel 1994 é stato predisposto ed approvato un progetto complessivo per la realizzazione degli
impianti di depurazione riguardanti tutti i centri abitati. Il progetto è previsto per:
- Manciano (capoluogo): tenendo conto del sistema fognante esistente e delle caratteristiche
altimetriche del territorio, la progettazione prevede il recupero del maggior numero di opere
fognarie esistenti e di convogliare verso un unico recapito, ove verrà realizzato l’impianto di
depurazione a fanghi attivi, la totalità dei liquami prodotta dal paese. L’impianto suddetto verrà
realizzato nei pressi del Fosso del Mulinello, nella zona nord del paese, adeguatamente defilato
dall’abitato, ma nello stesso tempo vicino alla viabilità ordinaria, per cui risulterà di facile accesso.
La rete fognante esistente nel nucleo abitato del centro storico, che come è detto è di tipo misto,
potrà essere completamente recuperata, previa accurata verifica delle reali condizioni dei collettori,
realizzando a valle della stessa un pozzetto di sfioro allo scopo di convogliare all’impianto di
depurazione solo acque nere.
- Poderi di Montemerano: il progetto di depurazione prevede di risolvere il problema delle acque di
scarico mediante più interventi puntuali (fosse Imhoff) a servizio dei numerosi agglomerati di case
presenti nella frazione in questione. Si prevede di recuperare i collettori fognari esistenti e di
realizzare a valle di ognuno di essi una fossa Imhoff, con successivo impianto di fitodepurazione.
- Capanne: il progetto, che prevedeva un impianto di depurazione a fanghi attivi, è stato modificato
prevedendo di risolvere il problema delle acque di scarico mediante più interventi puntuali (fosse
Imhoff), di cui uno già realizzato, ed impianti di fitodepurazione.
- Poggio Murella: il progetto, che prevedeva un impianto di depurazione a fanghi attivi, è stato
modificato prevedendo di risolvere il problema delle acque di scarico mediante più interventi
puntuali (Fosse Imhoff), di cui uno già realizzato, ed impianti di fitodepurazione
- San Martino sul Fiora: il progetto, che prevedeva un impianto di depurazione a fanghi attivi, è
stato modificato prevedendo di risolvere il problema delle acque di scarico mediante più interventi
puntuali (fosse Imhoff), di cui uno già realizzato, ed impianti di fitodepurazione.
- Marsiliana: il progetto è stato modificato prevedendo un sistema di depurazione attraverso la
fitodepurazione, più appropriato ed in linea con le esigenze di risparmio energetico, riduzione dei
costi di gestione, adeguata efficienza depurativa ed eventuale riuso delle acque depurate per la
frazione. Tale impianto verrà collocato in prossimità del campo sportivo. Rimane la fossa Imhoff in
loc. Dispensa, che potrà essere convogliata in vasche per la fitodepurazione.
Si sottolinea che tutti gli impianti esistenti sono stati presi in carico dall’ATO n.6.
Infine, tutti gli interventi insediativi nelle zone agricole sono dotati di fossa Imhoff e, in alcuni casi,
di impianti di fitodepurazione.
3.1.5 Impianti di depurazione
All’interno del territorio comunale è presente un impianto di depurazione, ubicato in loc. Piano di
Cerignano - Pod. Fedeletto, come illustrato nella seguente tabella:
Nome impianto
PIANO DI CERIGNANO - POD. FEDELETTO
Località
Piano di Cerignano
Comune
Manciano
Sistema Economico Locale
33.2 Albegna Fiora - Quadrante Colline Interne
3.2 Aria
3.2.1 l’Inventario Regionale delle Sorgenti di Emissioni (I.R.S.E.)
Con la Deliberazione n° 1193 del 14 Novembre 2000 la Giunta Regionale ha adottato l’Inventario
Regionale delle Sorgenti di Emissione (I.R.S.E.) che permette di fornire risposte alle domande: chi
inquina, dove si inquina, quanto si inquina e dove si inquina.
93
L’inventario è un punto di riferimento e presupposto per le Province e i Comuni, che utilizzano i
dati relativi per la predisposizione e la gestione dei PTC e dei PS; il suo sviluppo fornisce le stime
delle emissioni fino a livello comunale relative alle cinque principali categorie di inquinanti
(SOx,NOX, PM10, CO, NH3 e COV), ai gas serra (CO2, CH4 e N2O), ed ai metalli, quali Pb, Cd, Ni,
As, Hg ecc.
Il territorio del comune di Manciano, ai fini della classificazione regionale per la protezione della
salute umana, basata sui valori limite delle Direttive 1999/30/CE, 2000/69/CE - proposta per ozono
1999/0068(COD)- e della Direttiva 2002/3/CE (recepita con d.lgs n. 183 del 21/5/2004) relative alla
concentrazione di ozono (O3) e della Direttiva 2001/81/CE (recepita con d.lgs. n. 171 del
21/5/2004) relativa ai limiti nazionali di emissione di alcuni inquinanti atmosferici, risulta in classe
A rispetto al CO, NO2, SO2 e Pb, in quanto i livelli di inquinamento sono al di sotto dei valori limite
ed anche della soglia di valutazione superiore e non comportano il rischio di superamento degli
stessi, e in classe B per i PM10 (particelle derivate da emissioni trasporto stradale, combustione
domestica ed industriale), per il quale i livelli di inquinamento rischiano di superare i valori limite
e/o le soglie di allarme a causa di episodi acuti di inquinamento, in quanto essi si collocano tra le
soglie di valutazione superiore ed il valore limite.
Per quanto riguarda la classificazione del territorio regionale ai fini della protezione degli
ecosistemi, della vegetazione e della prevenzione del degrado di materiali i valori limite delle
Direttive UE 1999/30/CE e 2000/69/Ce – proposta per ozono 1999/0068(COD) – il territorio di
Manciano ricade nella classificazione in zona A sia per il NOx che per il SO2.
Per le zone e agglomerati di tipo A si devono mantenere i livelli delle sostanze inquinanti al di sotto
dei valori limite e si deve predisporre un piano di mantenimento della qualità dell’aria, al fine di
preservare la migliore qualità dell’aria ambiente compatibile con lo sviluppo sostenibile. Per le zone
B si deve procedere analogamente, predisponendo anche azioni di miglioramento progressivo della
qualità dell’aria ambiente per ridurre ancora di più o eliminare il rischio di superamento dei valori
di riferimento. Riassumendo, gli elementi chimici fondamentali sono:
Simbolo chimico
Elemento
CO
Monossido di carbonio
NO2
Biossido di Azoto
Materiale Particellare Fine (diametro della particella pari o inferiore a 10
micron)
Biossido di zolfo
PM10
SO2
O3
Ozono
Pb
Piombo
C6H6
Benzene
NOX
Ossidi di Azoto
SOX
Ossidi di Zolfo
NH3
Ammoniaca
Infine, è stato individuato all’interno del territorio comunale la sorgente di emissione puntuale
indicata nella tabella seguente:
AZIENDA
COMUNE
Se.co.to. srl
Manciano
ATTIVITA’
Produzione di triossido di antimonio
Produzione di pirite macinata
EMISSIONI INQUINANTI
Materiale particolato fine (PM10)
3.2.2 Indicatori di pressione e indicatori di stato
Gli indicatori di pressione sono tratti dall’Inventario Regionale delle Sorgenti di Emissione in aria
ambiente (IRSE) relativo all’anno 1995 e 2000 secondo il “Progetto CORIN-AIR”, che individua
275 attività che generano emissioni raggruppate nei seguenti 11 macrosettori di provenienza:
- Centrali elettriche pubbliche, cogenerazione, teleriscaldamento
94
- Combustione – civile, terziario e agricoltura
- Combustione – industria
- Processi produttivi
- Estrazione, distribuzione di combustibili fossili
- Uso di solventi
- Trasporti stradali
- Altre sorgenti mobili
- Trattamento e smaltimento rifiuti
- Agricoltura - allevamenti
- Natura
Utilizzando le stime delle emissioni in aria ambiente di sostanze inquinanti fornite dall’IRSE, è
possibile ricavare tre indicatori di pressione, che provvedono ad una rappresentazione sintetica del
"carico inquinante" presente in un territorio (distribuzione spaziale delle emissioni) riferito al
periodo temporale di un anno (distribuzione temporale delle emissioni) e della "quota di carico
inquinante per persona" (distribuzione per abitante delle emissioni) riferita ad un dato territorio e
periodo temporale.
Il primo indicatore, quindi, è espresso in tonnellate di sostanze inquinanti emesse nell’arco di un
anno nel territorio regionale, provinciale e comunale ed è espresso in t/anno.
Il secondo indicatore è espresso in tonnellate di sostanza inquinante emessa su di un km2 di
superficie e viene ricavato dividendo il valore precedente (ovvero la massa della sostanza
inquinante emessa nell’arco di un anno) riferendola alle specifiche estensioni dei territori regionale,
provinciale e comunale; pertanto si esprime in t/km2.
Il terzo indicatore è definito in kg di sostanza inquinante emessa attribuibili ad un abitante di un
determinato territorio; viene ricavato dividendo la massa in emissione della sostanza inquinante,
riferita al territorio regionale, provinciale o comunale, per il numero di abitanti presenti in quel
territorio e quindi si esprime in kg/ab.
Il confronto dei valori di questi indicatori di pressione con quelli nazionali permette di fare
valutazioni significative sulla dimensione e sulla significatività relativa delle emissioni inquinanti.
Gli indicatori di stato, invece, sono costruiti in base alla classificazione del territorio regionale ai
sensi della Direttiva 96/62/CE e del D.Lgs. 351/99, di recepimento della medesima, con la
fissazione di valori limite delle sostanze inquinanti espressi in base alle Direttive 1999/20/CE e
2000/69/CE. Sono espressi come numero di comuni classificati nelle zone previste dalla direttiva
96/62/CE e dal D.Lgs. 351/99, zone per le quali si esprime sia il valore delle concentrazioni sia
quelle previste in relazione alle norme vigenti e a quelle da avviare per raggiungere risultati di
qualità superiore. Nel complesso, gli indicatori di pressione e di stato vengono utilizzati nello studio
delle problematiche ambientali maggiormente rappresentative in ambito comunitario suddivise per
argomenti principali. Circoscritti i temi di indagine si individuano indicatori particolari e quindi, in
sintesi, si può evidenziare che, per una sostanza, la voce “emissioni” appartiene agli indicatori di
pressione mentre la voce “livelli” appartiene agli indicatori di stato.
In base a quanto stabilito, tenendo conto delle principali emissioni che interessano il territorio
regionale, provinciale e comunale, e delle tipologie di indicatori di pressione prese in
considerazione, si può realizzare la seguente tabella:
Superficie
Popolazione
Densità
CO
COV
(km2)
(ab)
(ab/km2)
t/anno
t/km2
kg/ab
t/anno
t/km2
kg/ab
COMUNE MANCIANO
372,03
7145
19
945,7
2,5
132
748,7
2,0
105
PROVINCIA GROSSETO
4504,2
216015
48
21202
4,7
98
10790
2,4
50
REGIONE TOSCANA
22992,49
3529946
154
367682
16
104
161611
7
46
95
NOX
PM10
SOX
CH4
CO2
N2O
t/anno
t/km2
kg/ab
t/anno
t/km2
kg/ab
t/anno
t/km2
kg/ab
t/anno
t/km2
kg/ab
t/anno
t/km2
kg/ab
t/anno
t/km2
kg/ab
228,1
0,6
32
160,8
0,4
23
59,9
0,2
8
2159,1
5,8
302
25652,2
68,9
3590,2
95
0,2
13,3
4615
1
21
1433
0,3
7
1177
0,3
5
29191
6,5
135
717725
159,3
3323
1932
0,4
9
117050
5,1
33
23951
1
7
93188
4,1
26
236256
10,3
67
33887346
1473,8
9600
14373
0,6
4
Già nel paragrafo precedente si sono dati alcuni cenni della posizione che il comune di Manciano
occupa nel contesto regionale; a riguardo, vengono ivi ripetute, per sviluppare la fase successiva, le
zone di territorio valide ai fini della classificazione:
• Zone A, dove i livelli di inquinamento esistenti sono al di sotto dei valori limite e non
comportano il rischio di superamento degli stessi;
• Zone B, dove i livelli di inquinamento rischiano di superare i valori limite e/o le soglie di
allarme a causa di episodi acuti di inquinamento;
• Zone C e D, dove i livelli di inquinamento superano i valori limite.
Tutto questo permette di affrontare le maggiori tematiche e problematiche ambientali,
analizzandone le principali emissioni responsabili e i relativi risultati ottenuti, relative al territorio
regionale, provinciale e comunale, ovvero:
1) acidificazione e eutrofizzazione, che chiamano in causa le emissioni di ossidi di zolfo (SOx), di
ossidi di azoto (NOX) e di ammoniaca (NH3), nonché i livelli di biossido di zolfo (SO2) e di
biossido di azoto (NO2);
2) ozono troposferico e inquinanti fotochimici, che si riferiscono alle emissioni di ossidi di azoto
(NOx), di composti organici volatili (COV) e ai livelli di ozono (O3) raggiunti;
3) qualità dell’area nelle aree urbane, basata sulla disamina delle emissioni e dei livelli di
monossido di carbonio (CO), di polveri fini (PM10), di benzene (C6H6) e di piombo (Pb).
In tutti i temi analizzati si nota come il Comune di Manciano emerge negativamente per quanto
concerne i macrosettori “Trasporti Stradali” e “Agricoltura - Allevamenti”, in quanto interessato da
un notevole transito di mezzi e caratterizzato da un’economia principalmente improntata sulle
pratiche agricole e zootecniche e sul turismo; quando la pressione si trasforma in stato, e cioè in
livello di concentrazione, la situazione tende a sfumare o assume la caratteristica standard comune
al contesto provinciale, pur con qualche eccezione.
3.2.3 I temi affrontati e i risultati ottenuti
a) acidificazione e eutrofizzazione
Tra le principali sostanze, che risultano essere gli indicatori di stato di questa tematica, si segnalano
gli Ossidi di Zolfo (SOx), gli ossidi di azoto (NOx) responsabili dei processi di formazione delle
piogge acide mentre le emissioni di Ammoniaca (NH3) contribuiscono al fenomeno della
eutrofizzazione.
Per la realizzazione della tabella seguente, l’indicatore di pressione scelto per l’analisi delle
suddette sostanze è: t/anno:
96
COMUNE MANCIANO
MACROSETTORE
SOx
Centrali elettriche pubbliche, cogenerazione,
teleriscaldamento
Combustione- civile, terziario e agricoltura
Combustione - industria
Processi produttivi
Estrazione, distribuzione combustibili fossili
Uso di solventi
Trasporti stradali
Altre sorgenti mobili
Trattamento e smaltimento rifiuti
Agricoltura - allevamenti
Natura
TOTALE
tonn/anno
NOx
NH3
0
0-500
0
0-100
0-100
0-100
0
0
0-100
0-100
0
0
0
0-100
0-500
0-500
0-500
0
0
0-500
0-500
0
0
0
0-500
0
0
0
0
0
300-620
0
300-620
300-620
0
300-620
PROVINCIA
GROSSETO
tonn/anno
SOx NOx NH3
0
38
25
215
46
192
879
10
0
0
0
0
47
1906
98
910
0
18
0
28
0
0
1096 3318
REGIONE TOSCANA
SOx
tonn/anno
NOx
NH3
0
65645
15253
0
0
0
0
0
0
50
0
189
1525
0
1764
825
6539
1573
0
0
1019
2208
44
0
0
77853
4333
16503
160
0
0
45021
13491
297
122
2
95182
0
11
72
0
2
1000
1
1319
9146
0
11551
Pur non possedendo dati disaggregati per macrosettore3 si può intuire come il Comune di Manciano
emetta bassissime quantità di ossidi di zolfo (SOX) e ossidi di azoto (NOX), nella media regionale
dei comuni non interessati da processi industriali e di produzione di energia, mentre essendo un
comune agricolo (e quindi in riferimento al macrosettore “agricoltura – allevamenti”) presenta
valori molto alti di emissioni di ammoniaca (fascia più alta: NH3, 300-620) insieme ai Comuni di
Grosseto e Cortona che toccano valori limite pur possedendo strutture agricolo produttive ben
superiori a quelle riscontrate nel territorio comunale di Manciano. E’ interessante notare che
Manciano ha valori di emissione di ammoniaca più alti dei comuni della fascia altimetrica
immediatamente sottostante (Capalbio, Orbetello, Magliano).
Per quanto riguarda indicatori di stato secondari, quali il biossido di zolfo (SO2) e il biossido di
azoto (NO2), il Comune di Manciano rientra in Zona A (“livelli inferiori ai valori limite: assenza
rischio di superamento”); si può notare una riduzione di queste sostanze anche a livello provinciale,
probabilmente dovuto alla migliore funzionalità degli impianti industriali nonché alla tendenza
verso la sostituzione dei veicoli con marmitte normali con quelli a marmitta catalitica, soprattutto
per quanto riguarda le aree urbane.
b) ozono troposferico e inquinanti fotochimici
E’ noto che l’aumento delle concentrazioni di ozono (O3) negli strati bassi dell’atmosfera incide
negativamente sulla salute umana, sulla qualità e riproducibilità degli ecosistemi. Tale fenomeno
coinvolge vaste aree di riferimento e trova la sua genesi in una serie di reazioni fotochimiche
innescate soprattutto dagli ossidi di azoto (NOx) e dai composti organici volatili (COV) a
struttura non metanica, che per questo sono considerati i principali indicatori di stato di questo
tema. L’analisi delle emissioni indaga questi elementi con la consapevolezza che la quantità di
emissione di ossidi di azoto e di composti organici volatili siano direttamente responsabili della
formazione di ozono negli strati bassi dell’atmosfera, con conseguente pregiudizio sull’equilibrio
degli ecosistemi umani e naturali.
In base all’indicatore di pressione scelto per l’analisi (t/anno), si può costruire la tabella seguente:
MACROSETTORE
Centrali elettriche pubbliche, cogenerazione,
teleriscaldamento
Combustione- civile, terziario e agricoltura
Combustione -industria
Processi Produttivi
3
COMUNE
MANCIANO
tonn/anno
NOx
COV
PROVINCIA
GROSSETO
tonn/anno
NOx
COV
REGIONE
TOSCANA
tonn/anno
NOx
COV
0-500
0
38
10
15253
1079
0-500
0-500
0-500
0-1000
0
0
215
192
10
597
6
87
4333
16503
160
2020
1134
3380
I range di valori indicati per il Comune di Manciano sono tratti dalla sezione “Aria” del Rapporto “Segnali Ambientali 2001”.
97
Estrazione e distribuzione combustibili fossili
Uso di solventi
Trasporti stradali
Altre sorgenti mobili
Trattamento e smaltimento rifiuti
Agricoltura - allevamenti
Natura
TOTALE
0
0
0-500
0-500
0
0
0
0-500
0
0-1000
0-1000
0-1000
0-1000
0-1000
0-1000
500-1000
0
0
1906
910
18
28
0
3318
76
1352
3252
420
315
1594
2631
10340
0
0
45021
13491
297
122
2
95182
5737
47847
56176
4728
2181
10498
14916
149696
Non è possibile fornire una caratterizzazione puntuale per macrosettori, tuttavia si può affermare
che il Comune di Manciano si trova al secondo livello nella scala delle emissioni complessive di
COV (da 500-1000 Ton/anno) con una quota superiore ad altri comuni meno caratterizzati da
questo fenomeno, come Capalbio, Scansano, Magliano, agli altri dell’area montana come Pitigliano,
Sorano, Semproniano ecc., e con la stessa quota di Orbetello. Grosseto è posto al quarto livello
mentre, nel contesto regionale i valori massimi sono toccati da Firenze e Livorno. Tra gli elementi
caratterizzanti questo fenomeno sono da rilevare i trasporti stradali e le combustioni da agricoltura e
terziario.
Infine, l’indicatore di stato ozono (O3) non è stato rilevato, pertanto non è possibile fornire dati
sulla concentrazione a scala comunale.
c) qualità dell’aria nelle aree urbane
E’ questo un tema nel quale gli elementi fondamentali dell’analisi investono le stesse sostanze viste
una volta come indicatori di pressione (emissioni) e una volta come indicatori di stato (livelli).
Si nota infatti come le emissioni e i livelli di monossido di carbonio (CO), di polveri fini (PM10), di
benzene (C6H6) e di piombo (Pb), caratterizzino sostanzialmente la qualità dell’aria delle
aggregazioni urbane. Molto spesso non dobbiamo riflettere sulla categoria “Area urbana” come
pertinente a centri di una certa importanza; infatti situazioni che a prima vista potrebbero sembrare
poco interessate da questi fenomeni (e godere quindi di aria buona) rivelino invece situazioni da
tenere d’occhio e valutare attentamente.
Un aspetto tipico di tutte le aree urbane, in quanto collettori di attività umane integrate e aggregate,
è il traffico veicolare. In tal senso anche i comuni a caratteristica policentrica e interessati da attività
turistiche, come Manciano, mettono a nudo situazioni interessanti che a volte sono amplificate
dall’elevato scambio di relazioni tra centro e centro piuttosto che dalla dimensione intrinseca di
ciascun centro urbano.
Pertanto, gli indicatori di pressione correlati a questo tema risultano essere il monossido di carbonio
(CO), le polveri fini (PM10), il benzene (C6H6) e il piombo (Pb), i quali nei vari sistemi territoriali
danno i seguenti risultati:
COMUNE MANCIANO
PROVINCIA GROSSETO
REGIONE TOSCANA
tonn/anno
tonn/anno
tonn/anno
MACROSETTORE
Centrali elettriche pubbliche,
cogenerazione, teleriscaldamento
Combustione – civile, terziario e
agricoltura
CO
PM10
C6H6
Pb
CO
PM10
C6H6
Pb
CO
PM10
C6H6
Pb
0
0
0
0
2
2
0
0
2667
1510
0
0
01000
01000
01000
0-300
0-5
0
7151
1810
0
0
22735
5682
0
0
0-300
0-5
0
165
4
0,1
0
8247
1625
14,5
13,2
0-300
0
0
0
35
0
0
24639
788
66,9
1,8
Estrazione, distribuzione di
combustibili fossili
0
0
0-5
0
0
0
2,8
0
0
0
38,8
0
Uso di solventi
0
0
0
0
0
0
0
0
0
71
0
0
0-300
0-5
0-1
14958
156
115,9
45,5
264950
3302
1970,0
1002,2
0-300
0-5
0-1
850
81
0
0
14727
1047
0
0
Combustione – industria
Processi produttivi
Trasporti stradali
Altre sorgenti mobili
01000
01000
98
Trattamento e smaltimento rifiuti
0
Agricoltura - allevamenti
01000
0
0-1
5
2
0
0
290
10,6
0
0
0-300
0-5
0
1539
159
5,6
0
6598
684
24,0
0
Natura
0
0
0
0
689
41
0
0
4170
246
0
0
TOTALE
5001000
150300
1-5
0,5-1
25359
2290
124,3
45,5
348753
14966
2114,3
1017,3
Tra i macrosettori, quello che maggiormente incide sulla distribuzione delle emissioni e sulla
crescita dei valori è sicuramente quello relativo ai “Trasporti stradali”.
In particolare, si può notare che Manciano si trova al terzo livello per ciò che riguarda le polveri fini
(PM10); per il resto, si evidenzia l’inclusione al secondo per ciò che riguarda le emissioni di piombo
(Pb) e monossido di carbonio (CO) e al primo per il benzene (C6H6).
Da considerare che Manciano ha la stessa classificazione di Orbetello, nonostante sia contornato da
comuni che presentano livelli più bassi per le emissioni di CO e Pb; Per le emissioni da PM10, è
come se Manciano, per certi versi, raccogliesse una parte consistente degli effetti dovuti ai trasporti
stradali, che caratterizzano alcuni tra i comuni adiacenti. Per questo, in modo un pò insolito,
essendo un comune dell’entroterra, sembrerebbe risultare un punto di accumulazione di tensioni
esogene.
Tra gli indicatori di stato, che come si è accennato riguardano i livelli accertati delle stesse
sostanze caratterizzanti gli indicatori di pressione, emerge la presenza diffusa e di valore omogeneo
delle polveri fini, tanto che tutti i comuni della provincia di Grosseto risultano classificati in Zona
B (“Livelli prossimi al valore limite: rischio di superamento”).
I livelli di benzene (C6H6), piombo (Pb) e monossido di carbonio (CO) fanno risultare i comuni
della zona sud della provincia, tra cui Manciano, in Zona A (livelli inferiore ai valori limite:
assenza rischi di superamento).
In riferimento all’IRSE 2000, si analizzano le emissioni presenti all’interno di aree territoriali
omogenee da un punto di vista socio-economico, denominate SEL (Sistemi Economici Locali).
Tali aree sono state introdotte dalla D.C.R. n. 219 del 26 luglio 1999 ed hanno determinato
l’articolazione della Regione Toscana in 33 sistemi economici (che diventano 42 se si tiene conto
dei quadranti in cui alcuni sono suddivisi); questa suddivisione consente di orientare in ogni singola
zona gli strumenti operativi di supporto alle politiche di intervento.
Il territorio comunale di Manciano è interamente compreso all’interno del SEL 33/2 “Albegna
Fiora” e contribuisce al raggiungimento dei seguenti valori di emissione:
SEL 33/2
“ALBEGNA FIORA”
Quadrante Colline Interne
CO
3336-5412
Emissioni riferite all’indicatore di pressione “t/anno”
PM10
COV
SOX
NOX
412-1411
197-574
33-132
197-574
NH3
33-132
Area di confine Manciano – Capalbio
Infine, si segnala all’interno del territorio comunale la presenza di stazioni di monitoraggio
lichenico della qualità dell’aria, facenti parte della rete di monitoraggio regionale:
Codice
932
932 01
932 02
932 03
932 04
932 11
932 12
932 13
932 21
932 22
932 23
932 31
932 32
932 33
Tipo Unità di Controllo
UCP (Unità di Controllo Primarie)
UCS (Unità di Controllo Secondarie)
UCS (Unità di Controllo Secondarie)
UCS (Unità di Controllo Secondarie)
UCS (Unità di Controllo Secondarie)
UCS (Unità di Controllo Secondarie)
UCS (Unità di Controllo Secondarie)
UCS (Unità di Controllo Secondarie)
UCS (Unità di Controllo Secondarie)
UCS (Unità di Controllo Secondarie)
UCS (Unità di Controllo Secondarie)
UCS (Unità di Controllo Secondarie)
UCS (Unità di Controllo Secondarie)
UCS (Unità di Controllo Secondarie)
Coord. Est
1695948.1
1696073.1
1696073.1
1695823.1
1695823.1
1696323.1
1696073.1
1696323.1
1696323.1
1696073.1
1696323.1
1695573.1
1695823.1
1695573.1
Coord. Ovest
4709815.06
4709940.06
4709690.06
4709690.06
4709940.06
4710190.06
4710190.06
4709940.06
4709940.06
4709940.06
4709690.06
4709940.06
4709940.06
4709690.06
99
Area di confine Manciano - Pitigliano
932 41
932 42
932 43
454
454 01
454 02
454 03
454 04
454 11
454 12
454 13
454 21
454 22
454 23
454 31
454 32
454 33
454 41
454 42
454 43
UCS (Unità di Controllo Secondarie)
UCS (Unità di Controllo Secondarie)
UCS (Unità di Controllo Secondarie)
Quadrato 1 km UCP
UCP (Unità di Controllo Primarie)
UCS (Unità di Controllo Secondarie)
UCS (Unità di Controllo Secondarie)
UCS (Unità di Controllo Secondarie)
UCS (Unità di Controllo Secondarie)
UCS (Unità di Controllo Secondarie)
UCS (Unità di Controllo Secondarie)
UCS (Unità di Controllo Secondarie)
UCS (Unità di Controllo Secondarie)
UCS (Unità di Controllo Secondarie)
UCS (Unità di Controllo Secondarie)
UCS (Unità di Controllo Secondarie)
UCS (Unità di Controllo Secondarie)
UCS (Unità di Controllo Secondarie)
UCS (Unità di Controllo Secondarie)
UCS (Unità di Controllo Secondarie)
UCS (Unità di Controllo Secondarie)
Quadrato 1 km UCP
1695573.1
1695823.1
1695573.1
1695948.1
1713948.275
1714073.28
1714073.28
1713823.28
1713823.28
1714323.28
1714073.28
1714323.28
1714323.28
1714073.27
1714323.28
1713573.27
1713823.27
1713573.27
1713573.28
1713823.28
1713573.28
1713948.275
4710190.06
4710190.06
4710190.06
4709940.06
4727815.215
4727940.21
4727690.21
4727690.21
4727940.21
4728190.21
4728190.21
4727940.21
4727440.21
4727440.21
4727690.21
4727440.21
4727440.21
4727690.21
4728190.21
4728190.21
4727940.21
4727815.275
3.3 Clima
Come è noto il territorio della Regione Toscana presenta una grande variabilità climatica legata alle
sue caratteristiche orografiche e alla sua particolare disposizione geografica in relazione alla catena
appenninica e al mar Tirreno, con la risultante delle molteplici possibilità climatiche.
A scala provinciale, alla generale relazione tra Appennini e mar Tirreno si deve aggiungere l’effetto
del cono trachitico Amiatino, che introduce ulteriori elementi di diversificazione con effetti areali
che si fanno sentire e tendono a diversificare ulteriormente vaste zone potenzialmente omogenee.
Le caratteristiche climatiche del territorio comunale, pur potendo semplicisticamente definire
l’intero territorio appartenente alla fascia della climatologia mediterranea, risentono della struttura
altimetrica e della distanza dalle coste; inoltre l’estensione territoriale fa sì che siano compresenti
sia le caratteristiche climatiche sub montane che quelle legate al regime costiero.
Gli indicatori ambientali più semplici da evidenziare riguardano la copiosità delle precipitazioni in
autunno e in estate e le temperature rilevate in inverno ed estate.
a) piovosità estiva e autunnale
In estate circa metà del territorio comunale, dal capoluogo alle pianure di Marsiliana, ha
precipitazioni inferiori a 100 mm, come il resto della pianura orbetellana, mentre la restante
porzione, dal capoluogo ai confini con i comuni di Semproniano e Roccalbegna, Sorano (che
appartengono ad una superiore fascia di precipitazioni) ha precipitazioni comprese tra 100 e 150
mm.
In autunno le fasce pluviometriche restano invariate ma dalla pianura (Marsiliana) fino alla collina
interna (Manciano, Montemerano) le precipitazioni sono comprese tra 150 e 200 mm (mentre la
pianura orbetellana risulta sotto la soglia dei 150 mm); inoltre, l’alta collina (Saturnia, Capanne,
Poggio e San Martino) subiscono precipitazioni comprese tra 200 e 250 mm. Nella fascia
altimetrica immediatamente superiore le precipitazioni aumentano fino a 300 mm.
Si deduce che mentre in estate esiste una certa uniformità di precipitazione per fasce molto vaste
(dalla pianura alla collina interna e da questa all’area sub montana del Monte Labro), in autunno, in
base alla diversificazione altimetrica, le diversità aumentano e con l’altimetria crescono le
precipitazioni, differenziandosi ulteriormente per fasce più piccole.
b) temperatura in inverno ed estate
100
Le conclusioni tratte in precedenza, riguardanti la divisione in fasce e la loro semplificazione nel
periodo estivo, riguardano anche l’indicatore “temperatura”.
In inverno le caratteristiche altimetriche si fanno sentire, con l’individuazione di una fascia costiera
che raggiunge i 15°, una collinare molto stretta che oscilla tra 11° e 12° e una altocollinare (per la
verità la più vasta) che si pone intorno ai 7° e possiede una sacca interna nelle vicinanze del
capoluogo calcolata intorno ai 6°.
In estate le fasce diventano più ampie, con una temperatura costiera di 22°, una collinare di 20° e
una altocollinare di 18°
Su tutto il territorio vale il principio che l’effetto mitigatore del mare è colui che tende a
incrementare i valori d’inverno e a ridurli d’estate e, in questo senso, l’effetto marino, integrato
dalla crescita dei valori altimetrici, rende il territorio comunale molto diversificato dal punto di vista
del clima. Così le diversità climatiche incidono su quella diversità territoriale individuata nel
capitolo precedente, riferita ad un territorio molto diversificato per caratteristiche dell’insediamento,
del popolamento e delle attività produttive.
3.4 Energia
I consumi energetici in un sistema urbano policentrico costituito da piccole polarità determinano
flussi e scambi che influenzano la qualità in modo diretto, anche se si deve precisare che le attività
presenti risultano tutte compatibili con le caratteristiche delle utenze domestiche sia per quanto
riguarda l’utilizzo dell’energia elettrica sia per ciò che concerne l’energia da riscaldamento.
Nella seguente tabella è stata realizzata una stima dei consumi medi energetici globali e pro-capite a
livello regionale, provinciale e comunale; si specifica che i valori medi globali riferiti all’ambito
regionale sono stati tratti dal “Rapporto Energia Ambiente – ENEA 2005”, mentre i valori
provinciali e comunali, nonché i valori pro-capite, sono stati calcolati su stima media per abitante.
TIPOLOGIA DI CONSUMO
Consumi energetici agricoltura
Consumi energetici industria
Consumi energetici terziario
Consumi energetici trasporti
Consumi energetici residenziale
Consumi finali energia
Consumi energia elettrica
nell’industria
Consumi energia elettrica nel
terziario
Consumi energia elettrica nel
residenziale
Consumi energia elettrica
agricoltura
Consumi finali energia elettrica
Consumi finali benzina trasporto
su strada
Consumi finali gasolio trasporto su
strada
Consumi finali combustibili solidi
Consumi finali prodotti petroliferi
Consumi finali energie rinnovabili
Gas naturale distribuito nel settore
industriale
Gas naturale distribuito nel settore
termoelettrico
Gas naturale inviato alle reti di
distribuzione
CONSUMI MEDI PRO
CAPITE (tep/ab)*
CONSUMI MEDI TOTALI (ktep)
Provincia Grosseto
Comune Manciano
Regione Toscana
(3.529.946 ab)
(216.015 ab)
(7.145 ab)
2002
2003
2002
2003
2002
2003
139
137
8,5
8,4
0,28
0,27
2.989
2.922
182,9
178,8
6,05
5,91
910
1.058
55,7
64,7
1,84
2,14
2.724
2.841
166,7
173,8
5,51
5,75
1.760
1.826
107,7
111,7
3,56
3,70
8.523
8.785
521,5
573,6
17,25
17,78
2002
0,04
0,85
0,26
0,77
0,50
2,41
2003
0,04
0,83
0,30
0,80
0,52
2,49
0,24
0,24
830
839
50,8
51,3
1,68
1,70
0,11
0,12
391
423
23,9
25,9
0,79
0,86
0,10
0,10
346
361
21,2
22,1
0,70
0,73
0,02
0,02
61
63
3,7
3,8
0,12
0,13
0,46
0,48
1.628
1.686
99,6
103,2
3,29
3,41
0,36
0,35
1.264
1.236
77,3
75,6
2,56
2,50
0,35
0,39
1.240
1.375
75,9
84,1
2,51
2,78
n.d.
n.d.
n.d.
0,13
1,00
0,02
n.d.
n.d.
n.d.
465
3.542
79
n.d.
n.d.
n.d.
28,4
216,7
4,8
n.d.
n.d.
n.d.
0,94
7,17
0,16
0,33
0,32
1.178
1.145
72,1
70,1
2,38
2,32
0,39
0,39
1.405
1.404
86,0
85,9
2,84
2,84
0,62
0,69
2.181
2.447
133,5
149,7
4,41
4,95
101
* I valori medi pro-capite di tali tipologie di consumi sono calcolati dividendo il valore medio annuale dei tep (= ktep/1000) della
regione (segnalati nelle tabelle ENEA e riportati nella presente tabella alle colonne della regione toscana) per il numero di abitanti
equivalenti regionale (ovvero 3.529.946); in base al valore ricavato sono stati calcolati i consumi medi totali a livello provinciale e
comunale (in pratica si è proceduto moltiplicando il valore pro-capite trovato per il numero di abitanti della provincia, ovvero
216015, e del comune, ovvero 7145).
3.5 Campi Elettromagnetici
Con il termine “inquinamento elettromagnetico” ci si riferisce all’immissione nell’ambiente delle
radiazioni non ionizzanti prodotte da una moltitudine di sorgenti legate allo sviluppo industriale e
tecnologico. Più precisamente, tali radiazioni sono costituite, convenzionalmente, dai campi
elettromagnetici compresi nell’intervallo di frequenza 0 Hz -300 GHz ed hanno la caratteristica di
non essere in grado di ionizzare la materia, cioè di produrre molecole o atomi elettricamente carichi.
Le sorgenti più importanti per quello che riguarda l’esposizione della popolazione sono gli impianti
per la diffusione radiofonica e televisiva (o impianti di radiocomunicazione, RTV), gli impianti per
la telefonia mobile (o Stazioni Radio Base, SRB) e gli elettrodotti. Per i primi due, in riferimento al
territorio comunale, si può costruire la seguente tabella:
N°
Post.
Codice
Telecom
Italia SpA
1
564027
Telecom
Italia SpA
2
564092
Gestore
TIM
Telecom
Italia
Mobile
SpA
1
GR06
TIM
Telecom
Italia
Mobile
SpA
2
GR45
Vodafone
Omnitel
NV
2051
2051
Vodafone
Omnitel
NV
3676
3676
Vodafone
Omnitel
NV
702
702
Wind
22288
Telecomun
05301 GR029
icazioni
41
SpA
Wind
22288
Telecomun
05301 GR058
icazioni
42
SpA
Località
Manciano
Saturnia
Manciano
Saturnia
Tipo
palina
traliccio
altro
Mazzini
S.S. 74, snc 1706858 4718420
400
C/O Albergo
1706395 4726279
Le Terme di
Saturnia, snc
Via Della
Chiesa 1705340 4726578
Chiesa Di
Santa Maria
Maddalena
palo
carrellato
400
280
Località
1706847 4718376
Manciano –
S.S. n° 74
Saturnia
Quota
1705334 4726619
Via Poggio 1699252 4714110
alla Penna, 46
Manciano
Manciano
Coord.4 Coord.
EST
NORD
In prossimità
Traliccio in
1706855 4718421
della S.S. n°
ferro
74
Loc.
Marruchettone
Loc.
Marruchettone
Indirizzo
157
112
388
258
Loc. Poggio
1699447 4714233
alla Penna
129
C/O
Acquedotto 1706553 4719435
Comunale
425
Tipo
Imp.
Servizi
RTV
ponte radio
RTV
ponte radio
SRB
GSM (936,5 945,5)
+
TACS (929,8 936,2)
SRB
GSM(936,5 945,5)
SRB
GSM (935 960)
SRB
GSM (935 960)
SRB
GSM (935 960)
SRB
DCS + GSM
SRB
DCS + GSM
Gli elettrodotti creano campi elettrici e magnetici come conseguenza dell’impiego delle correnti
elettriche che scorrono nei cavi ad alta tensione allo scopo di trasportare energia. La frequenza di
4
Si riferisce alle coordinate di Gauss-Boaga.
102
tali campi, 50 Hz, è chiamata frequenza industriale e appartiene alle cosiddette ELF, o frequenze
estremamente basse.
Per quanto riguarda la presenza dei suddetti elettrodotti all’interno del territorio comunale, è
possibile realizzare la seguente tabella:
UNITA’ DI PAESAGGIO
Alta valle del Medio Albegna CP 3.2.1
Agro alto collinare di Manciano R 10.4.1.
Agro Collinare di Montemerano R 10.4.2.1
Agro collinare di Manciano R 10.4.2.2
Colline del Fiora del Tiburzi R 11.2.2
Pendici di Capalbio CP 4
TIPOLOGIA DI ELETTRODOTTO
Elettrodotto alta tensione Suvereto - Montalto di Castro
Elettrodotto alta tensione Suvereto - Montalto di Castro
Elettrodotto alta tensione Suvereto - Montalto di Castro
Elettrodotto alta tensione Suvereto - Montalto di Castro
/
/
3.6 Rifiuti
Il problema della raccolta dei rifiuti urbani e le caratteristiche di smaltimento rappresentano un tema
scottante per la gestione degli impianti da parte delle amministrazioni locali, oltre che per il
continuo aumento di produzione dei rifiuti stessi. Prima di affrontare il problema in generale e poi
scendere alla scala comunale si vuole porre l’accento sul fatto che il Comune di Manciano possiede
una discarica in località Tafone che viene utilizzata da 5 amministrazioni locali (oltre a Manciano
ne usufruiscono i comuni di Orbetello, Magliano, Capalbio, Isola del Giglio), le quali recentemente,
insieme al nostro comune che ha assunto il ruolo di Ente capofila, hanno stabilito un’intesa,
attraverso una convenzione, per la gestione dell’impianto di Tafone e Torba in attesa della
definitiva attuazione del Piano Provinciale. Nel territorio comunale l’impianto del Tafone è situato
nella sezione Sud-Ovest ed occupa una porzione di una vasta area estrattiva in disuso, a indirizzo
minerario, che recentemente è stata bonificata. L’area è situata nella porzione comunale che risulta
priva di insediamenti accentrati con pochissime case sparse, aziende agricole di media e vasta
estensione (l’estensione media aziendale a contorno è di circa 80 ettari) e un vasto patrimonio
boschivo di interesse ambientale e venatorio che culmina con i boschi di Montauto e, al confine,
con la macchia di Montemaggiore appartenente all’ARPA5 P.46.
Nel quadro delle strategie inerenti la gestione dei rifiuti a scala regionale e provinciale, si nota un
progressiva attenzione alle problematiche di prevenzione nella produzione con riduzione della
quantità alla fonte, nonché un incentivo al recupero e riutilizzo dei rifiuti, un tentativo di riduzione
dei rifiuti conferiti in discarica e una crescente attenzione relativa alle responsabilità del produttore.
Contemporaneamente a queste evidenti necessità di smaltimento e riutilizzo, in sostanziale accordo
sui modi e le politiche utili ad affrontare il problema, si rileva in controtendenza un sostanziale
aumento della produzione dei rifiuti, che risulta assolutamente indipendente dal reddito, dalla
crescita dei consumi delle famiglie e anche (con diversi scarti differenziali) dal modello di sviluppo.
In sostanza la crescita nella produzione dei rifiuti urbani è aumentata dal 1997 (533 kg/ab) al 2001
(648 kg/ab) di una quota pari al 21,6%. Le province di Prato (760 kg/ab) e di Livorno (702 kg/ab),
la Piana di Lucca e la Versilia (915 kg/ab) ottengono i valori più elevati mentre la Garfagnana (463
kg/ab) e l’Amiata Grossetano (432 kg/ab) si attestano su valori più bassi. Così anche gli incrementi
percentuali, che variano da un massimo del 36% (provincia di Prato) ad un 13 % (provincia di
Grosseto); la nostra provincia, per regolamento comunale, assimila agli urbani i rifiuti di attività
non domestiche la cui stima, incide circa il 30% sulla quantità prodotta finale (dati ARRR).
Nella raccolta differenziata si nota un generale aumento delle quantità recuperate che varia dal
29,92% della provincia di Prato al 17,22% della provincia di Grosseto, con i livelli più bassi e
5
ARPA è l’acronimo di Aree di Rilevante Pregio Ambientale.
103
insufficienti rilevati all’Isola d’Elba 4,7%. Tale complesso di risultati fa raggiungere alla Regione
Toscana il dato medio di 25,48% di efficienza nella raccolta differenziata nell’anno 2001.
Le tabelle che seguono indicano il livello raggiunto dal Comune di Manciano e da altri comuni
contermini, scelti in base a caratteristiche di omogeneità.
Comune
RSU (tonn)
RD (tonn)
Abitanti
Kg RSU/ab.
Manciano*
3447,28
350,09
7093
486,01
Pitigliano*
1768,16
207,85
4122
428,96
Scansano*
1810,98
360,05
4397
411,85
Sorano*
1297,03
124,06
3943
328,95
Magliano
1519,02
152,58
3719
408,45
R. Albegna
422,28
113,18
1318
320,40
Semproniano
448,11
238,63
1270
352,85
Provincia
Regione
* Comuni compresi nel SEL 33.2 Albegna Fiora - Quadrante colline interne.
** Dati ARRR - anno 2002.
Tot. RU
3797,37
1976,01
2171,03
1421,09
1671,60
535,46
686,74
139.551**
2.300.250**
RU/ab
535,36
479,38
493,75
360,40
449,48
406,26
540,74
648**
648**
RD (%)
9,60
10,95
17,27
9,09
9,51
22,01
36,20
17,22**
25,48**
RIEPILOGO RSU - ANNI 1999/2002
1999
2000
2001
2002
Gennaio
Febbraio
Marzo
Aprile
Maggio
Giugno
Luglio
Agosto
Settembre
Ottobre
Novembre
Dicembre
240166
157410
203240
152110
236210
226870
229080
262380
225760
214416
194060
209440
209920
186000
203500
246680
268640
243140
246880
287560
248660
242660
224300
232420
232700
194180
235680
254660
280200
249260
270680
318620
251240
284674
242240
236680
222300
214320
216220
271960
297640
264880
296440
340600
283680
287840
262600
248260
Kg
2551142
2840360
3050814
3206740
Ton.
2551,142
2840,36
3050,814
3206,74
RIEPILOGO RSU INGOMBRANTI - ANNI 99/2002
1999
2000
2001
2002
8100
7100
24480
7250
32030
25370
18180
11410
8500
6600
10140
11160
17960
19760
11900
9800
8760
13220
8120
10540
16800
6600
16960
11160
8340
9420
17380
19600
24960
9460
23340
47570
137560
141900
174560
47,57
137,56
141,9
174,56
Gennaio
Febbraio
Marzo
Aprile
Maggio
Giugno
Luglio
Agosto
Settembre
Ottobre
Novembre
Dicembre
4650
11680
Tot (in kg)
Tot (in tonn.)
4220
7560
12060
10720
9620
6680
104
All’interno del territorio comunale sono presenti due impianti per la gestione e il deposito dei rifiuti
prodotti, come illustrato nelle tabelle seguenti:
COMUNE
RAGIONE SOCIALE
INDIRIZZO
Manciano
CO.I.MAR. srl
S.S. 74 Maremmana, km.13,200 - Marsiliana
Manciano
SLIA spa
Loc. Tafone
Ragione Sociale
CO.I.MAR. srl
Comune
Manciano
Sistema Economico Locale
33.2 “Albegna Fiora” - Quadrante Colline Interne
Aree Critiche
<20> - Amiata
Indirizzo
S.S. 74 Maremmana km.13,200 - Marsiliana
Codice di Attività Economica
CB1421
Descrizione Attività Economica
Recupero inerti
Codici CER
170504
Regime Autorizzativo
Autorizzazione
TIPO DI ATTO
STATO ATTO
NUMERO
ATTO
DATA
nuova autorizzazione per voltura
Attivo
546
21/02/2003
rinnovo
Attivo
2719
29/10/2003
Ragione Sociale
SCADENZA
28/10/2008
SLIA spa
Comune
Manciano
Sistema Economico Locale
33.2 “Albegna Fiora” - Quadrante Colline Interne
Aree Critiche
<20> - Amiata
Indirizzo
Loc. Tafone
Codice di Attività Economica
/
Descrizione Attività Economica
/
Descrizione Attività
Discarica rifiuti non pericolosi
Codici CER
000101 - 000105 - 190805
Regime Autorizzativo
Autorizzazione
- Elenco degli atti Autorizzativi
TIPO DI ATTO
STATO ATTO
NUMERO
ATTO
DATA
Approvazione progetto
Attivo
5341
30/12/2005
Autorizzazione
Attivo
5341
30/12/2005
SCADENZA
31/12/2006
Operazioni
In attesa dell’entrata a regime del Piano Provinciale dei Rifiuti e considerata l’imminente scadenza
dell’autorizzazione all’esercizio, è previsto la redazione e il completamento di un IV modulo, ad
integrazione dei tre esistenti. A partire dalla data di avvio all’esercizio dell’impianto di selezione e
compostaggio della discarica delle “Strillaie”, ubicata nel territorio comunale di Grosseto, la
discarica del “Tafone”dovrà essere chiusa, bonificata e posta in sicurezza con garanzie di postgestione, comportante la successiva conversione ad impianto di compostaggio di qualità per la
raccolta di verde e legno.
Infine, gli impianti che effettuano attività di recupero dei rifiuti presenti nel territorio comunale
sono:
COMUNE
LOCALITA’
TIPO
SOGGETTO RESPONSABILE
105
Manciano
Manciano
Manciano
Tafone
Poggio La Vecchia
Scarceta
Attività di recupero
Attività di recupero ambientale
Attività di recupero ambientale
SECOTO Srl
SANTAFIORA PIETRE Srl
SANTAFIORA PIETRE Srl
3.7 Rumore
Nell’ottica di una riduzione della percentuale di popolazione esposta a livelli di inquinamento
acustico, causa di disturbo delle normali attività umane e del riposo, è stato approvato con D.C.C. n.
9 del 10/3/2005 il “Piano di Classificazione Acustica” del territorio comunale.
Nel Comune di Manciano sono presenti 7 centri abitati (Manciano, Montemerano, Poderi di
Montemerano, Capanne, Poggio Murella, San Martino sul Fiora, Saturnia e Marsiliana) dei quali
solo quello di Manciano ha dimensioni rilevanti.
Per tutti e 7 i centri abitati si è fatta la scelta di classificarli quasi esclusivamente in classe III
escludendo le scuole e gli ospedali ed i centri anziani (classificate in classe II). Nella classificazione
in automatico la destinazione di alcune aree di Manciano e Montemerano era in classe IV. Una
verifica con l’Amministrazione comunale, sulla base della conoscenza puntuale delle caratteristiche
altimetriche, della consistenza degli edifici e soprattutto delle attività che si svolgono in quelle aree,
ha fatto scegliere una diversa classificazione (classe III), anche tenendo conto che la classificazione
automatica può aver creato una distorsione in seguito alle esigue dimensioni delle sezioni censuarie
Nel territorio di Manciano sono presenti 8 attività estrattive, così denominate:
1) Beton - loc. Saracchieto, Marsiliana.
2) COIMAR (Impianto di frantumazione e riciclaggio inerti) - loc. Marsiliana.
3) Le Volte - loc. Le Volte del Baroni.
4) ITM - loc. Pianetti di Montemerano.
5) Travertini Paradiso - loc. Pian di Palma.
6) Poggio la Vecchia e Scarcera - loc. La Vecchia;
7) Pietra Dorata - loc. Gamberaio.
8) Il Fontano - loc. Il Fontano (attualmente non attivata).
La loro collocazione territoriale è individuata in base alle perimetrazioni riportate nel PRG. Tutte
queste aree sono state inserite in classe V e sono state ridisegnate al fine di non avere aree di
dimensioni troppo piccole. Poiché tutte queste zone confinano direttamente con la classe III, sono
state ridefinite delle fasce di rispetto in classe IV, con ampiezza variabile non inferiore a 100 m a
partire dal perimetro delle aree di classe V.
3.7.1 Viabilità
Il territorio di Manciano è attraversato dalla strada regionale SR 74 e dalla SR 322 delle Collacchie
e dalle seguenti Strade Provinciali: SP 67 della Campigliola, SP 32 di Farnese, SP 101 e 102 della
Sgrilla, SP 63 di Capalbio, SP 10 della Follonata, SP del Cutignolo, SP 150 dei Guinzoni, SP 112
degli Usi, SP 155 di Fibbianello, SP 116 di Poggio Murella, SP 22 di Sovana.
Tutte le strade provinciali elencate ricadono in Classe III e sono state inserite nelle fasce di
influenza di 100 metri, così come quelle in classe IV attorno alla SR 74 e alla SR 322 e al tratto di
SP 10 della Follonata. Quest’ultima è stata considerata in classe IV dall’inizio fino all’intersezione
della SP 112 degli Usi e della SP 155 di Fibbianello, nel tratto che da Montemerano va a Saturnia,
in quanto risulta interessata da intenso traffico veicolare (come specificato dal DPCM 1/3/1991) per
la presenza del Polo Termale.
Il tratto della SR 74 che passa vicino all’abitato di Marsiliana, così come la SR che passa all’interno
del centro abitato comunale, è stata classificata in classe III, in quanto attraversate sia da traffico
veicolare urbano che di attraversamento (come indicato nel DPCM 1/3/1991 per la classificazione
acustica comunale); per entrambe il tratto considerato ha una velocità massima consentita di 50
km/h, ma solo la SR 74 ha il piano stradale più basso di circa due metri rispetto all’area abitata
confinante.
106
3.7.2 Aree di interesse ambientale
Nel territorio di Manciano sono presenti numerose aree boscate che ricadono automaticamente in
classe III (con la sola eccezione delle aree riportate nella specifica cartografia del Piano di
Classificazione che ricadono in classe II). Le aree boscate non presentano porzioni di territorio con
caratteristiche tali da poter essere classificato in Classe I, per cui si è scelto di destinare le seguenti
aree boscate perimetrate in classe II:
• Montauto;
• Montemaggiore;
• La Capita;
• La Capriola;
• La Marsiliana;
• Il Marruchetone;
• Poggio Pinzo;
• Banditella;
• Secchete e il Lasconcino;
• Montenero e Montenerino;
• Vignaccia, Busattina, Poggio Monticchio.
Tutte le altre aree rimangono, come il limitrofo territorio agricolo, in classe III.
3.7.3 Ricettori sensibili
Con la dicitura “ricettori sensibili” si indicano scuole, ospedali, case di cura e case di riposo.
L’orientamento della Regione Toscana su questo fronte, come riportato all’art. 4 della LR 89/98 in
materia di piani di classificazione acustica, prevede la collocazione di tali aree al più in classe II,
almeno per ciò che riguarda i perimetri degli edifici relativi; tale indirizzo è stato recepito anche
dalle “Linee guida ARPAT” ed è stato adottato come criterio operativo di classificazione dei
ricettori sensibili.
Nel Comune di Manciano sono presenti:
• Polo Scolastico di Marsiliana;
• Scuole Elementari e Medie di Manciano;
• Scuola Materna di Manciano;
• Liceo Scientifico e Istituto Tecnico di Manciano;
• Scuola Materna di Montemerano;
• Polo Scolastico di Saturnia;
• Scuola Elementare delle Capanne;
• Scuola Materna di Poggio Murella;
• Scuola Elementare di San Martino;
Si precisa che attualmente le Scuole di Capanne e San Martino non sono attive. Si è deciso quindi di
classificarle in classe II .
E’ presente inoltre l’Ospedale Civile Aldi Mai e la RSA gestita dalla soc. La Cupolina in Manciano
che sono state inserite in classe II.
3.7.4 Aree da destinarsi a spettacolo
L’individuazione delle aree adibite a spettacolo a carattere temporaneo o mobile o all’aperto,
secondo quanto stabilito dalla LR 89/98, è parte integrante del piano di classificazione acustica. La
scelta di tali aree deve essere effettuata in modo da non creare disagio alla popolazione residente
nelle vicinanze; inoltre, non possono ricadere in classi acustiche inferiori alla III e all’interno di esse
non possono trovarsi edifici adibiti a civile abitazione.
107
Nel centro abitato di Manciano, Marsiliana, Montemerano sono stati individuati i campi sportivi a
Saturnia, Poggio Murella e San Martino, oltre ad ulteriori spazi che abitualmente vengono
usati a tale scopo dalla popolazione.
3.8 Suolo e Sottosuolo
Il termine suolo definisce in generale lo strato superiore della crosta terrestre, ovvero l’interfaccia
tra l’atmosfera, la geosfera e l’idrosfera. Tale strato assicura una serie di funzioni chiave, a livello
ambientale, sociale ed economico, indispensabili per la vita. Agricoltura e silvicoltura dipendono
dal suolo per l’apporto di acqua e nutrienti e per l’innesto delle radici. Il suolo svolge un ruolo
centrale per la protezione della risorsa idrica e lo scambio di gas con l’atmosfera, grazie a funzioni
di magazzinaggio, filtraggio, tampone e trasformazione delle sostanze chimiche; inoltre, costituisce
un habitat, un pool genico e quindi una riserva di biodiversità, un elemento del paesaggio e del
patrimonio culturale, una fonte di materie prime. Affinché esso possa svolgere le sue funzioni, è
necessario preservarne le condizioni. Per combattere e limitare l’abuso, l’inquinamento e il degrado
e mettere conseguentemente in atto specifiche politiche per la protezione del suolo occorre
conoscerlo, acquisire informazioni sui fattori che lo generano, sui processi che regolano la sua
evoluzione, sulle principali caratteristiche fisico-chimiche e i suoi comportamenti; inoltre, è
altrettanto importante conoscere la distribuzione dei tipi di suolo nel territorio.
Dall’indagine geologica allegata al PRG vigente, il territorio di Manciano presenta le seguenti
caratteristiche morfologiche:
1. zone subpianeggianti
2. zone collinari stabili
3. zone collinari di dubbia stabilità
4. zone soggette ad inondazione
Tutto il territorio è stato suddiviso in tre grandi aree: la prima, posta ad ovest, denominata
“Marsiliana”; la seconda, posta a sud, denominata “Campigliola”; la terza, situata a nord-est,
denominata “Manciano”. A tali aree corrispondono, rispettivamente, le Tav. n. 1, 2 e 3.
3.8.1
Morfologia subpianeggiante
Tale morfologia si sviluppa su di un’area complessiva di circa 107 km2, pari a circa il 33% della
superficie totale. Circa 37 km2 si localizzano in prossimità del centro di Marsiliana verso il mare e
lungo l’alveo del fiume Albegna (Tav. 1 “Marsiliana”), mentre circa 20 km2 sono ubicati nel settore
meridionale della valle del Tafone (Tav. 2 “Campigliola”) e circa 50 km2 sono situati per la
stragrande maggioranza nella zona nord occidentale ai margini del fiume Albegna e del torrente
Stellata (Tav. 3 “Manciano”) e, in subordine, nella zona orientale in prossimità del triangolo
delimitato ad est dal fiume Fiora e ad ovest dal Fosso della Fuliggine.
3.8.2 Morfologia collinare stabile
Tale morfologia è senz’altro la più diffusa nell’ambito del territorio comunale, dove occupa una
superficie di circa 190 km2, pari al 58 % del totale. Aree collinari instabili (cfr. Tav. 1 “Marsiliana”)
si sviluppano dal centro di Marsiliana in direzione SSE, verso i confini del comune di Capalbio.
Nella zona della Campigliola (cfr. Tav. 2 “Campigliola”), verso S, la morfologia collinare stabile
risulta la più diffusa. Nella Tav. 3 “Manciano” le aree collinari stabili si sviluppano nel settore
meridionale (Manciano – Montemerano) nonché nella parte centrale.
3.8.3 Morfologia collinare di dubbia stabilità
Tale morfologia si estende per circa 25 km2, pari al 7,6 % del totale. I versanti di queste aree
mostrano segni di stabilità precaria più o meno marcati; tali segni si manifestano in smottamenti di
varia entità o in vere e proprie frane. Nella zona di Marsiliana (Tav. 1 “Marsiliana”) si sviluppano
vaste aree con versanti di precaria stabilità nel settore nord orientale (circa 20 km). Nella Tav. 2
108
“Campigliola“ non esistono rilevanti aree dove insiste tale tipo morfologico. Nella Tav. 3
“Manciano” si sviluppano aree instabili piuttosto vaste (circa 5 km) nel settore nord orientale e
piccole zone nel settore sud occidentale.
3.8.4 Zone soggette a inondazioni
Nella Tav. 1 “Marsiliana” sono state delimitate alcune aree che spesso, in seguito a forti eventi
piovosi, risultano soggette bad inondazione. Esse sono situate lungo l’alveo del fiume Albegna,
specialmente nel settore settentrionale ed anche in prossimità del centro abitato dello Sgrillozzo,
dove sono gli straripamenti del fiume Elsa che provocano ruscellamenti ed inondazioni di grave
entità.
Per quanto riguarda le caratteristiche strutturali e tettoniche si possono rilevare tre distinte zone:
la prima è caratterizzata dagli affioramenti dei sedimenti quaternari e corrisponde a quella che nei
punti precedenti è stata indicata come “morfologia subpianeggiante”; la seconda si sviluppa
soprattutto nel settore sud-occidentale e centro-settentrionale ed è caratterizzata dagli affioramenti
dei terreni neogenici, del Miocene e del Pliocene; la terza, infine, si sviluppa soprattutto nella fascia
centro meridionale del territorio comunale con annesse piccole zone a sud della Marsiliana e
dell’area Poggio Murella – San Martino sul Fiora.
Le caratteristiche litologiche principali sono:
- Verrucano (Tav. 2 “Campigliola”), di cui vasti affioramenti vanno a costituire la dorsale della
Roccaccia di Montato e il prospicente Monte Maggiore.
- Depositi di calcare cavernoso, che si rinviene a sud di Marsiliana in corrispondenza di Poggio
Pietricci.
- Formazioni calcareo – scisto – marmoso del Cretaceo: di cui si rilevano vasti affioramenti nella
parte centrale del territorio comunale e nel settore nord orientale (S;: Martino sul Fiora).
- Formazioni di flysch (macigno pietraforte) affiorano in prossimità dei precedenti litotipi o
direttamente sul calcare cavernoso.
- Sedimenti neogenici si ritrovano generalmente entro fosse tettoniche allungate in direzione NO,
SE o NS; una vasta unità conglomeratici affiora ad est di Manciano.
- Depositi di travertini antichi e recenti, rilevati in numerose quantità; in loc. Bagni di Saturnia
affiora una placca travertinosa abbastanza vasta in formazione, dovuta all’attività delle acque
sulfuree termali.
- Depositi terrazzati ed alluvionali sono particolarmente presenti lungo i maggiori corsi d’acqua,
costituendo talora vaste zone pianeggianti poco rilevate rispetto all’attuale corso del fiume.
Nel triangolo compreso tra le località di Poggio Mercante, Poggio Lupinaio e Casa Fontelunga a
sud di S. Martino sul Fiora e al confina con il comune di Sorano, è presente un vasto affioramento
ignimbritico (tufaceo).
Per quanto riguarda le caratteristiche climatiche, il clima nel comune di Manciano non presenta
caratteristiche peculiari tali da conferire una propria individualità ma rientra nel più ampio quadro
climatico della regione tirrenica e del clima mediterraneo in generale, come descritto ampiamente
nello specifico paragrafo (3.3 “Clima”).
La permeabilità delle formazioni rocciose presenti nel territorio comunale, riferita alla
localizzazione individuata per le caratteristiche litologiche, è suddivisa in quattro categorie
fondamentali:
• Rocce permeabili (calcare cavernoso, travertino, sedimenti alluvionali, tufi).
• Rocce mediamente permeabili (conglomerati, arenarie e sabbie del Miocene e Pliocene).
• Rocce scarsamente permeabili (flysch, formazioni del Cretaceo, verrucano).
• Rocce impermeabili (argille, mioceniche e plioceniche).
Lo sviluppo della rete idrografica nel territorio comunale è piuttosto articolato e i vari corsi
d’acqua locali sono per lo più tributari dei due fiumi che per molti tratti delimitano il Comune di
Manciano: nello specifico, ad est troviamo il fiume Fiora e ad ovest il fiume Albegna. Nel settore
occidentale, dati gli afflussi globalmente elevati e la scarsa permeabilità dei terreni affioranti nel
109
comprensorio comunale, il deflusso risulta piuttosto intenso cosicché alcuni torrenti, come l’Elsa,
contribuiscono alla portata del fiume Albegna; il torrente Stellata, oltre agli afflussi, raccoglie anche
le acque che scaturiscono dalla sorgente termale di Saturnia; in prossimità del centro abitato dello
Strillozzo, ove il torrente Sgrilla confluisce nel torrente Elsa, vi è una fascia di terreni (in prossimità
della S.S. 223 che risultano spesso soggetti ad allagamenti di discreta entità, a cui contribuisce
l’ingente trasporto solido dovuto alla facile erodibilità dei terreni costituenti i bacini imbriferi
dell’Elsa e dei suoi affluenti. Nel settore orientale i corsi d’acqua che alimentano il fiume Fiora
hanno bacini piuttosto modesti, l’unico affluente di un certo rilievo è rappresentato dal Fosso del
Tafone, che presenta tuttavia portate limitate dovute soprattutto alla discreta permeabilità dei terreni
affioranti localmente ed alla presenza di un folto manto vegetale che favorisce il processo di
evapotraspirazione.
Le manifestazione sorgive presenti nel territorio comunale sono numerose ma solo due risultano
accettabili sotto il profilo quantitativo, mentre le altre hanno modesta consistenza e frequente
carattere di intermittenza. Nella Tav. 1 “Marsiliana” non esistono sorgenti con portata uniforme e
costante; solo in prossimità di Poggio Marruca è presente, a contatto tra gli affioramenti di
travertino e delle alluvioni una piccola emergenza, mentre nella zona dei Cavallini si segnalano
piccole emergenze di carattere stagionale. Nella parte a sud di Manciano (Tav. 2 “Campigliola”) si
rinvengono diverse sorgenti ed emergenze d’acqua con caratteristiche spesso diverse; nella parte
meridionale, in corrispondenza dei giacimenti di antimonio, sono presenti sorgenti di media
termalità con temperature comprese tra 15 e 30 °C e portata di modesta entità; nella parte
settentrionale di tale tavola è presente la più grossa sorgente di acqua non termale disponibile nel
territorio, ovvero la sorgente del Paglietto, ubicata nelle vicinanze di Poggio Fuoco, con portata di
3-4 metri/sec; emergenze piezometriche si ritrovano presso affioramenti calcarei di Laghetto e Lago
Scuro, come la sorgente “Fonte Mancianese” che presenta disponibilità idrica scarsissima e a
carattere stagionale. Nella Tav. 3 “Manciano” si segnala una piccola sorgente a carattere stagionale
e con portata minima situata nel travertino di Pian di Palma, oltre alle importanti sorgenti di “Bagni
di Saturnia”, di tipo termominerale, ubicata in una zona caratterizzata da frequenti depositi
travertinosi formati dalle acque termali che sgorgano a giorno, dalla quale l’acqua sulfurea sgorga
con una portata di circa 100 litri/sec ed una temperatura costante di 37,5 °C, e di “Le Caldine”, con
portata molto più bassa (pochi litri/sec).
All’interno del territorio comunale sono presenti alcuni siti contaminati, elencati nella seguente
tabella:
CODICE
SITO
COMUNE
INDIRIZZO
DENOMINAZIONE
SITO
RESPONSABILE
ATTIVITÀ
GR021
Manciano
Località Pianetti
Pianetti
Comune di Manciano
Gestione Rifiuti
GR071-1
Manciano
Località Tafone - Area Nord
Nuova Solmine
Syndial spa
Attività industriale
GR071-2
Manciano
Località Tafone - Area Pian di
Fabbrica Secoto
Nuova Solmine
Syndial spa
Attività industriale
GR071-3
Manciano
Località Tafone - Area Sud
“Poggio Bellino”
Nuova Solmine
Syndial spa
Attività mineraria
GR071-4
Manciano
Località Tafone - Area
Montauto
Nuova Solmine
Syndial spa
Attività mineraria
/
Manciano
Località Campigliola
Macchia Casella
Azienda Minerali
Metallici Italiani
Attività mineraria
(sito dismesso)
Come si può notare, solo il seguente sito è destinato alla gestione dei rifiuti:
Codice
GR021
Denominazione
Indirizzo
“PIANETTI”
Loc. Pianetti
110
Natura Attività
Responsabile
Sistema Economico Locale
Aree Critiche
Sito inserito nel Piano Regionale
Stato Procedura amministrativa
Data atto amministrativo
Stato del Sito
Gestione rifiuti
Comune di Manciano (GR)
33.2 Albegna Fiora – Quadrante Colline Interne
<20> - Amiata
Si
Procedura amministrativa attivata
12/10/1998
Piano di caratterizzazione approvato - progetto definitivo di bonifica presentato in
data 12/10/1998, di cui L’ARPAT (dipartimento di Grosseto) ha dato parere
favorevole con prescrizione tramite comunicazione.
I seguenti siti riguardano invece attività industriali:
Codice
GR071-1
Denominazione
Indirizzo
Natura Attività
Responsabile
Sistema Economico Locale
Aree Critiche
Sito inserito nel Piano Regionale
Stato Procedura amministrativa
Data primo atto amministrativo
Data ultimo atto amministrativo
“NUOVA SOLMINE”
Loc. Tafone – Area Nord
Industriale
Syndial spa
33.2 Albegna Fiora - Quadrante Colline Interne
<20> - Amiata
Si
Procedura amministrativa attivata
05/05/1997
23/09/2000
Progetto definitivo di bonifica approvato in data 23/09/2000 con A.D. n. 2 dal Comune di
Manciano con istruttoria di progetto condotta ai sensi del D.M. 471/99; bonifica in corso.
Stato del Sito
Codice
Denominazione
Indirizzo
Natura Attività
Responsabile
Sistema Economico Locale
Aree Critiche
Sito inserito nel Piano Regionale
Stato Procedura amministrativa
Data primo atto amministrativo
Data ultimo atto amministrativo
Stato del Sito
GR071-2
“NUOVA SOLMINE”
Località Tafone - Area Pian di Fabbrica Secoto
Industriale
Syndial spa
33.2 Albegna Fiora - Quadrante Colline Interne
<20> - Amiata
Si
Procedura amministrativa attivata
17/04/1991
27/12/1991
Bonifica conclusa con comunicazione di relazione conclusiva redatta da Mineraria
Campiano spa in data 17/04/1991
I restanti siti riguardano attività minerarie; tra questi, si evidenzia l’esistenza di un sito minerario
dismesso, denominato “Macchia Casella”, ubicato in loc. Campigliola (Tav. 2 “Campigliola”).
Codice
Denominazione
Indirizzo
Natura Attività
Responsabile
Sistema Economico Locale
Aree Critiche
Sito inserito nel Piano Regionale
Stato Procedura amministrativa
Data primo atto amministrativo
Data ultimo atto amministrativo
GR071-3
“NUOVA SOLMINE”
Località Tafone - Area Sud “Poggio Bellino”
Mineraria
Syndial spa
33.2 Albegna Fiora - Quadrante Colline Interne
<20> - Amiata
Si
Procedura amministrativa attivata
05/05/1997
10/03/2000
111
Stato del Sito
Codice
Denominazione
Indirizzo
Natura Attività
Responsabile
Sistema Economico Locale
Aree Critiche
Sito inserito nel Piano Regionale
Stato Procedura amministrativa
Data primo atto amministrativo
Data ultimo atto amministrativo
Stato del Sito
Denominazione
Indirizzo
Natura Attività
Responsabile
Unità geologica di letto
Sistema Economico Locale
Aree Critiche
Sito inserito nel Piano Regionale
Data ultimo atto amministrativo
Note
Obiettivi
Progetto definitivo di bonifica approvato in data 10/03/2000 con D.D. n. 1 dal Comune di
Manciano con istruttoria di progetto condotta ai sensi del D.M. 471/99; bonifica in corso.
GR071-4
“NUOVA SOLMINE”
Località Tafone - Area Montauto
Mineraria
Syndial spa
33.2 Albegna Fiora - Quadrante Colline Interne
<20> - Amiata
Si
Procedura amministrativa attivata
28/07/1998
15/09/1999
Progetto definitivo di bonifica approvato in data 15/9/1999 dal Gruppo di Lavoro
Bonifiche di Grosseto con istruttoria di progetto condotta ai sensi del D.M. 471/99;
bonifica in corso.
“MACCHIA CASELLA”
Località Campigliola
Mineraria – Industriale (miniera di stibina e impianto metallurgico)
Azienda Minerali Metallici Italiani
Calcare cavernoso su scisti filladici del verrucano
33.2 Albegna Fiora - Quadrante Colline Interne
<20> - Amiata
No – inserito nell’ultimo Piano Provinciale di bonifica dei siti inquinati
1966 – scadenza concessione
Concessione dell’area mineraria alla Soc. Minerali Metallici Italiani per estrazione di
minerale antimonifero per oltre 1200 t dal 1941 al 1953. Permangono sulla zona sterili
residui di miniera e sfridi dei forni.
Avviare un “Piano di Caratterizzazione” del comprensorio propedeutico ad interventi di
bonifica e/o messa in sicurezza permanente secondo le disposizioni di legge vigente.
Nel territorio comunale sono presenti anche giacimenti minerari attivi, non segnalati nella sezione
dei siti contaminati, situati ai margini del graben del Tafone, ovvero Poggio Fuoco e Montauto
(vicini alle estremità NO e SE del margine NE del graben) e il giacimento del Tafone (situato a
metà del bordo SO); si segnalano anche giacimenti secondari di antimonio nei pressi di S. Martino
sul Fiora, alle pendici NE di Poggio Monticchio, e giacimenti di minore importanza lungo il
torrente Stellata (1,5 km a NE di Manciano) e ad SE del Castello di Scerpena (2-300 mt dal castello
stesso), con estensioni assai limitate sia orizzontalmente che verticalmente e diffusioni a tenori
estremamente bassi.
Per quanto riguarda i giacimenti e le cave di materiale litoide, invece, occorre distinguere tra:
- materiali utilizzabili per le costruzioni in genere, a cui appartengono ghiaie, sabbie di estrazione
fluviale e pietrischi in genere; di tali materiali esistono due stabilimenti situati in zona
“Marsiliana” (Tav. 1 “Marsiliana”), di cui uno estrae i sedimenti alluvionali dall’alveo del
Fiume Albegna (Cava Albegna Marsiliana s.r.l.) e l’altra estrae pietrisco nella zona dei travertini
di Poggio Marruca.
-
Materiali identificabili come pietre da decorazione, a cui appartengono pietre da decorazione e
da costruzione segate ed utilizzate in conci o grezze e lucidate quali travertini e arenarie a
scutella. Sono presenti giacimenti di questi materiali in loc. Pianetti di Montemerano, mentre in
112
prossimità della strada che raggiunge Saturnia (IMEG s.p.a.) è presente un vasto giacimento
travertinoso in coltivazione intensa, e in loc. Pian di Palma; infine sono stati aperti tre fronti di
cava in prossimità della strada che collega Manciano a Farnese, ai margini del Poggio Sanopia
prospicienti il fiume Fiora, in cui si estrae arenaria.
Le aree a vocazione agricola costituiscono circa 327 km2 dell’intero territorio comunale; di questi,
2/3 sono destinati all’agricoltura che può presentare sistemi di coltivazione e cultivar diversi.
Nelle aree subpianeggianti (Marsiliana, Pian di Palma, ecc) prevalgono coltivazione a rotazione di
cereali e in qualche caso specie ad alto valore aggiunto (orticoltura e frutticoltura); nei terreni
collinari prevalgono invece monocolture (seminativo cerealicolo) a cui si aggiungono rilevanti
territori a vigneti e, in subordine, oliveti.
A riguardo, è opportuno segnalare la presenza di aree agricole destinate allo spandimento dei
fanghi residui da impianti di depurazione, come indicati nella seguente tabella:
ZONA
Confine tra
Manciano
e Capalbio
Confine tra
Manciano
e Pitigliano
APPEZZAMENTO
FOGLIO
PARTICELLE
GR06F
GR06F
GR06F
GR07F
GR07F
GR07F
GR07F
GR07F
GR07F
GR07F
GR07F
223
223
223
223
223
223
223
223
223
223
223
44
105
96
23
101
64
35
197
98
198
99
GR08F
223
97
GR08F
223
195
GR08F
223
59
GR05F
GR05F
GR05F
GR05F
GR05F
GR05F
GR05F
GR05F
GR05F
GR05F
GR05F
GR05F
GR05F
GR05F
GR05F
GR05F
GR05F
GR05F
GR05F
GR05F
GR05F
GR05F
GR05F
GR05F
GR05F
222
222
222
235
235
235
235
235
235
235
235
235
235
235
235
235
235
235
235
235
235
235
235
235
235
37
39
40
4
6
11
16
17
20
22
25
26
27
37
39
44
60
66
63
71
74
75
90
91
92
RAGIONE SOCIALE
SPANDITORE AUTORIZZATO
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Cherubini Massimiliano
Cherubini Massimiliano
Cherubini Massimiliano
Cherubini Massimiliano
Cherubini Massimiliano
Cherubini Massimiliano
Cherubini Massimiliano
Cherubini Massimiliano
Pian di Cirignano di Massaro
Domenica
Pian di Cirignano di Massaro
Domenica
Pian di Cirignano di Massaro
Domenica
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
PROPRIETARIO TERRENO
Caseificio Sociale Manciano.
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Cherubini Massimiliano
Cherubini Massimiliano
Cherubini Massimiliano
Cherubini Massimiliano
Cherubini Massimiliano
Cherubini Massimiliano
Cherubini Massimiliano
Cherubini Massimiliano
Pian di Cirignano di Massaro
Domenica
Pian di Cirignano di Massaro
Domenica
Pian di Cirignano di Massaro
Domenica
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano.
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano.
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Caseificio Sociale Manciano
Le aree a vocazione silvo-pastorali comprendono zone ove sono presenti vaste estensioni di
macchie e boschi (Montauto, Marsiliana, Macchia Casella, ecc.) ed altre destinate a pascolo
113
naturale per bovini e ovini; queste ultime si trovano spesso ai margini delle aree boschive e sono
sviluppate in maniera intensa lungo la valle del Tafone e nella zona a N e NE di Manciano.
Le aree di particolare attenzione per fattori idrogeologici sono quelle in cui si possono avere
frequenti allagamenti, ovvero l’intera zona confinante col fiume Albegna e il torrente Elsa.
3.9 Aziende Insalubri e a Rischio di Incidente Rilevante
Nel territorio comunale di Manciano non sono presenti aziende insalubri o a rischio di incidente
rilevante. Si segnala, però, la presenza di alcuni impianti a rischio, quali:
A) Impianti con serbatoi e/o manufatti contenenti PCB ai sensi D. Lgs. n° 209/99
L’elenco delle apparecchiature contenenti PCB, dei PCB e dei PCB usati e dei relativi detentori6
ricavati dall’inventario di cui all’art. 3 del D. Lgs. 209/99, è gestito dalla Sezione regionale del
Catasto rifiuti di competenza ARPAT e riporta quanto segue:
Matricola
000/1496
L090
L090
L090
L090
L090
L090
L056
L056
L056
L056
L056
L056
ATTRV
ATTRV
ATTRV
ATTRV
ATTRV
ATTRV
ATTRR
ATTRR
ATTRR
ATTRR
ATTRR
ATTRR
36188
36188
ARG/8554
ARG/8945
ARG/9103
CGE/230924
OTE/41771
OTE/41786
OTE/47408
OTE/52018
SCE/2384
SCM/19434
SCM/20203
SCM/20316
SIM/0663
SIM/3674
SIM/37281
SIM/3882
SIM/3982
SIM/4383
SIM/4777
SIM/4909
SIM/4912
6
Tipo
apparecchio
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
Modello
Anno
Potenza
Loc (Testo 135)
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
1985
63
40
40
40
40
40
40
40
40
40
40
40
40
40
40
40
40
40
40
40
40
40
40
40
40
160
160
50
50
50
63
50
50
50
100
50
50
50
50
63
50
50
50
100
50
100
100
50
Le Calle
Stellata
Stellata
Stellata
Stellata
Stellata
Stellata
Stellata
Stellata
Stellata
Stellata
Stellata
Stellata
Stellata
Stellata
Stellata
Stellata
Stellata
Stellata
Stellata
Stellata
Stellata
Stellata
Stellata
Stellata
Stellata
Stellata
Pod. Ebreo
P. dei Genove
La Conca
Oliveto
Pod. Bufalo
L. Elcione
Serrate
Capan. Bruc. 2
Poggio Sorbo
Pod. Scopeti1
Crispini 2
Sugherello
Montecchio
Pod. Presella
Vigna Grande
Le Vigne
Pod. Artino
Stal. Guinzon
C. Polveraio
Pod. Murella
Sil.Ente.Mar
1974
1974
1972
1973
1973
1961
1968
1987
1971
1973
1972
1969
1970
1970
1965
1976
1978
1976
1975
1977
1977
1977
1977
PCB
conc.
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
PCB
quant.
189,09834
150
150
150
150
150
150
150
150
150
150
150
150
150
150
150
150
150
150
150
150
150
150
150
150
5
5
189,09834
189,09834
189,09834
189,09834
189,09834
189,09834
189,09834
189,09834
189,09834
189,09834
189,09834
189,09834
189,09834
189,09834
189,09834
189,09834
189,09834
189,09834
189,09834
189,09834
189,09834
Data
denuncia
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
Smaltito
decontaminato
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
Riportato nell’Allegato I del Piano Provinciale di Bonifica delle Aree Inquinate vigente.
114
SIN/21016
SIN/21109
SLN/79706
SLN/85695
SMT/01834
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
trasformatore
B
B
B
B
B
1970
1987
1968
63
63
100
50
100
Forteto
Romitorio
Sgrilla 1
L. Aione
Le Cerrete
0,05
0,05
0,05
0,05
0,05
189,09834
189,09834
189,09834
189,09834
189,09834
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
27/12/2002
NO
NO
NO
NO
NO
B) Siti e impianti con serbatoi interrati o depositi di idrocarburi
L’elenco dei siti con presenza di serbatoi di idrocarburi interrati e/o fuori terra è riportato
nell’Allegato 2 del Piano Regionale di Bonifica delle Aree Inquinate e comprende quanto segue:
IDENTIFICAZIONE DEPOSITO OLII
MINERARI
GR 00033 - Cava Albegna srl
GR 00033 - Cava Albegna srl
GR 00033 - Cava Albegna srl
GR 00044 - I.M.E.G
GR 00044 - I.M.E.G
GR 00202 - SECOTO srl
GR 00202 – SECOTO srl
GR 00202 – SECOTO srl
INDIRIZZO
SCADENZA
MATERIALE
NOTE
Loc. Marsiliana
Loc. Marsiliana
Loc. Marsiliana
Fraz. Montemerano
Fraz. Montemerano
Loc. Tafone
Loc. Tafone
Loc. Tafone
17/03/2010
17/03/2010
17/03/2010
02/11/1996
02/11/1996
31/10/1994
31/10/1994
31/10/1994
Olio combustibile
Gasolio
Lubrificanti
Lubrificanti
Gasoli
G.P.L. altri usi
Lubrificanti
Olio combustibile
Cessato
Cessato
Infine, è presente un distributore di benzina ad uso privato di competenza comunale nei pressi del
Caseificio Sociale di Manciano.
3.10 Conservazione della Natura
La conservazione della natura, nell’ottica dello sviluppo sostenibile di un territorio e delle sue
risorse, è conseguibile grazie alla corretta gestione delle pressioni e degli impatti generati su
importanti matrici ambientali, quali biodiversità, suolo, risorse idriche, rischio sismico, paesaggio,
ecc. A riguardo, risultano fondamentali le scelte intraprese a livello regionale, che possono
riassumersi in:
a) realizzazione e gestione di un sistema di parchi e aree protette, utile per conseguire una
maggiore tutela degli habitat naturali e delle loro componenti floro-faunistiche;
b) produzione di Piani di Assetto Idrogeologico, che permettono lo sviluppo di politiche e di
interventi per la conservazione del suolo e per la sua messa in sicurezza, con criteri
omogenei su tutto il territorio regionale; le principali azioni sviluppate in questo senso
mirano a limitare la dinamica delle aree artificiali, ridurre le superfici soggette a rischio
idrogeologico e mitigare o prevenire i fenomeni di erosione.
Inoltre, sono state tenute in considerazione le problematiche legate alla tutela della risorsa idrica,
che assumono una valenza sempre più grande per la tutela della flora e della fauna fluviale e per
fronteggiare i fenomeni siccitosi verificatisi negli ultimi anni.
In attuazione di quanto richiesto dall’art. 4 della L.R. 11 Aprile 1995 n° 497, è stato realizzato il
primo Programma triennale Regionale delle aree protette, al quale sono susseguiti altri tre
Programmi che hanno portato alla costituzione e all’implementazione dell’attuale sistema regionale
delle aree protette. Il 4° Programma (2004-2007) mira ad un ulteriore consolidamento,
miglioramento e integrazione delle singole realtà che compongono il sistema e prende in eredità le
questioni o i casi rimasti in sospeso alla scadenza del periodo temporale del 3° Programma. Nello
specifico, il Comune di Manciano ha in sospeso la questione inerente l’ANPIL8 di Saturnia, già
proposta dalla Regione nel 2° Programma ma che non è stata ancora avviata né definita. Questo
7
La Legge Regionale 11 Aprile 1995 n° 49 concerne “norme sui parchi, le riserve naturali e le aree naturali protette di interesse
locale”.
8
ANPIL è l’acronimo di Aree Naturali Protette di Interesse Locale e, come definito dal comma 4 dell’art. 2 della LR 49/95, indicano
le aree “inserite in ambiti territoriali intensamente antropizzati, che necessitano di azioni di conservazione, restauro o ricostituzione
delle originarie caratteristiche ambientali e che possono essere oggetto di progetti di sviluppo ecocompatibile”. Nelle suddette aree
possono essere compresi anche biotopi di modesta superficie, monumenti naturali, aree verdi urbane e suburbane, purché la loro
estensione non concorra al soddisfacimento degli standard previsti dal D.M.2 aprile 1968, n.1444 (art 2 comma 5 della LR 49/95)
115
perché, se da una parte è indiscutibile il valore delle ANPIL per la conservazione e la tutela della
natura, dall’altra ci sono aspetti che ne indeboliscono la credibilità, quali:
- la mancata previsione, nella legge regionale, di specifici strumenti normativi rivolti alla
tutela delle risorse presenti nell’area;
- la conseguente non conformità rispetto a quanto indicato al comma 3 dell’art. 19 della LR
49/95, concernente il vincolo, per i Comuni interessati, dell’adeguamento dei propri
strumenti urbanistici e regolamenti, allo scopo di tutelare le aree protette;
- le oggettive difficoltà nel procedere alle opportune verifiche e ai necessari controlli sulla
gestione delle suddette ANPIL (art. 20 LR 49/95);
Attualmente, l’intero sistema regionale risulta costituito da 3 Parchi nazionali (2.272 ettari), 3
Parchi regionali (43.743 ettari), 3 Parchi provinciali (7.728 ettari), 41 Riserve naturali (30.874
ettari), 31 Riserve statali (8.472 ettari), 48 ANPIL (87.161 ettari, di cui 27.350 conformi alla Legge
394/1991), per una superficie pari al 9,58% dell’intero territorio toscano. Rispetto ai dati rilevati nel
2002, si può notare un netto cambiamento sia dell’estensione che della composizione del sistema
stesso: in quel periodo, infatti, risultava composto da 3 Parchi nazionali, 3 Parchi regionali, 2 Parchi
provinciali, 33 Riserve naturali statali, 39 Riserve naturali provinciali e 31 ANPIL, corrispondenti
complessivamente al 12,26% del territorio regionale. Questa revisione è stata realizzata grazie
all’aggiornamento dell’allegato A.1 della L.R. 56/2000, nel quale era stato definito un elenco di
specie e habitat di interesse regionale più ampio rispetto a quello di interesse comunitario. Tale
aggiornamento, che al momento interessa solo gli habitat ma che verrà esteso anche alle specie
floro-faunistiche, ha previsto l’inserimento di nuovi habitat, sia di tipo terrestre che marino, e
l’eliminazione di alcuni habitat introdotti precedentemente; inoltre, sono stati verificati e inseriti,
laddove mancanti, i codici Corine Biotopes e i codici Natura 2000.
I sistemi regionali, correlati strettamente ai sottosistemi provinciali ed interprovinciali,
rappresentano oggi un patrimonio di rilevante importanza per numero di localizzazioni e loro
estensione, per tipologie tematiche interessate, per soggetti istituzionali coinvolti, per collocazione
nel contesto territoriale e ambientale nonché in quello economico e sociale.
Nel territorio del Comune di Manciano è presente la Riserva di Montauto (codice di identificazione:
RPGR03), istituita con D.C.P. di Grosseto del 27 febbraio 1996 n. 16 e inserita successivamente
nell'Elenco Ufficiale delle Aree Protette Regionali con D.C.R. 16 luglio 1997, n. 256. La sua
estensione, pari a 199 ettari, comprende al confine fra Toscana e Lazio un tratto del corso inferiore
del fiume Fiora. Attualmente, la Riserva è gestita dalla Provincia di Grosseto ed è in parte di
proprietà dell'ENEL, che nei pressi della necropoli etrusca di Vulci9 ha realizzato un invaso lungo il
fiume Fiora, dove è stata istituita un'oasi faunistica del WWF (Oasi di Vulci). Il paesaggio, che a
monte è segnato da gole profondamente incise, è quello caratteristico del basso corso dei fiumi, con
alveo ampio e ghiaioso, anse dolci e corrente lenta. La vegetazione presente lungo il fiume è
costituita da una rigogliosa formazione ripariale, con prevalenza di salici (Salix sp. pl.) e pioppi
(Populus nigra, Populus alba); i rilievi circostanti sono invece occupati da formazioni di macchia
mediterranea alternata a boschi di leccio (Quercus ilex), roverella (Quercus pubescens) e aceri
(Acer sp. pl.). Tra le varietà di specie faunistiche si segnala la presenza della lontra (Lutra lutra), la
cui popolazione del bacino del Fiora è la più grande numericamente della Toscana. Le zone umide
vengono utilizzate come aree di sosta da alcuni aldeidi, quali l’airone cinerino (Ardea cinerea), la
nitticora (Nycticorax nycticorax) e la sgarza ciuffetto (Ardeola ralloides), e da limicoli, quali la
pittima reale (Limosa limosa) e il cavaliere d'Italia (Himantopus himantopus).
Per la valorizzazione delle aree protette appartenenti al sistema è necessario utilizzare efficacemente
gli strumenti di pianificazione e di progettazione predisposti a tale scopo, in particolare i Piani
Pluriennali di Sviluppo Economico e Sociale, previsti inizialmente dall’art. 14 della Legge Quadro
sulle Aree Protette (394/1991) per i Parchi nazionali ed estesi successivamente dalla L.R. 49/1995
anche ai Parchi Regionali, ai Parchi Provinciali ed alle Riserve Naturali Provinciali.
9
zona ricadente in territorio laziale.
116
Con l’emanazione della LR 56/200010, in attuazione alle direttive europee “Habitat” (92/43/CEE) e
“Uccelli” (79/409/CEE) e al DPR 357/97, la Regione Toscana ha provveduto all’individuazione dei
SIR (Siti di Importanza Regionale), definiti in base al comma m) dell’art. 2 della suddetta legge
come: “area geograficamente definita, la cui superficie sia chiaramente delimitata, che contribuisce
in modo significativo a mantenere o ripristinare un tipo di habitat naturale o di una specie di
interesse regionale”. Inoltre, ai sensi dello stesso comma, i SIR, per le specie che occupano ampi
territori, corrispondono ai luoghi interni alla loro area di distribuzione naturale che presentano gli
elementi fisici e biologici essenziali alla loro vita e riproduzione; infine, vengono considerati come
SIR anche gli habitat classificati come Sito di Importanza Comunitaria (SIC) o come Zona Speciale
di Conservazione (ZSC) nella direttiva “Habitat” (92/43/CEE). Questi siti costituiscono, in larga
parte, la Rete ecologica Natura 2000, introdotta dalla direttiva 92/43/CEE per la conservazione
degli habitat naturali e seminaturali e delle specie della flora e della fauna selvatica.
La LR 56/2000 prevede, per i siti d’interesse inseriti nella Rete Natura 2000, in particolare nei casi
in cui gli strumenti di gestione e pianificazione e le misure di conservazione esistenti risultino
carenti, la redazione di appropriati Piani di Gestione, che possono essere documenti a se stanti
oppure venir integrati ad altri Piani di Sviluppo e devono tener conto, in fase di redazione delle
opportune misure regolamentari e amministrative, delle particolarità e delle esigenze ecologiche
degli habitat presenti all’interno di ciascun sito e di tutte le attività in esso previste. Nei siti che non
presentano problematiche di gestione particolari o in aree che sono gestite con finalità di
conservazione (quali parchi, riserve, oasi, ecc.), in cui può esser già stato redatto un Piano di
Gestione, si possono adottare specifiche misure di conservazione aggiuntive; nel caso limite di siti
in condizioni soddisfacenti, è sufficiente ricorrere a semplici attività di monitoraggio. In casi più
complessi, che interagiscono in qualche modo con le forme di gestione o con gli strumenti di
pianificazione vigenti, diviene necessaria l’elaborazione di Piani Integrati, progettati seguendo
contenuti tecnici e procedure specifici per il Piano di Sviluppo esistente da integrare, o la redazione
di appositi Piani di Settore, soprattutto per quel che riguarda la gestione di importanti tematiche
quali il pascolo nelle zone aperte, i livelli idrici, le aree estrattive, le foreste e la fruizione turistica.
Per i siti ricadenti in aree per le quali è prevista l’elaborazione dei cosiddetti “Piani Contenitore”
(piani di gestione del patrimonio agricolo- forestale regionale, piani di tutela delle acque nelle zone
umide, ecc.), le misure di conservazione da adottare, indipendentemente dalla loro complessità e
articolazione, dovranno essere inserite all’interno dei suddetti piani. Per molte problematiche di
carattere strettamente conservazionistico, che possono interagire o meno con le normali pratiche di
uso del suolo, può essere necessaria l’elaborazione dei Piani d’Azione, documenti tecnici redatti su
scala variabile (dal livello globale fino a quello del singolo sito) rivolti generalmente all’attuazione
di misure di gestione destinate alla conservazione di singole specie (ad es. i piani d’azione prodotti
dall’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica per la conservazione in Italia di specie minacciate di
uccelli e mammiferi) o di gruppi di specie e habitat, in particolare per determinati habitat (o habitat
di specie) che richiedono periodici interventi di gestione diversi dalle normali pratiche forestali11.
Tali Piani possono essere prodotti anche per definire le modalità di gestione di determinate attività
umane (ad es. il pascolo brado) che interferiscono o permettono di conservare alcune specie o
habitat. Ai sensi dell’art. 6 della Direttiva 92/443/CEE (Habitat) e in base al principio di
precauzione, qualsiasi piano, programma, progetto e intervento che possa avere conseguenze
significative diviene oggetto di valutazione dell’incidenza che ha (o potrebbe avere) sul sito,
tenendo conto degli obiettivi di conservazione del medesimo. Questa valutazione deve essere
contenuta nei piani territoriali, urbanistici e di settore, ivi compresi i piani agricoli e faunisticovenatori e le loro varianti. Alla luce delle conclusioni tratte, le autorità nazionali competenti danno
il loro consenso al piano o progetto in questione solo nel caso in cui abbiano la certezza che non
pregiudicherà l’integrità del sito e ne manterrà intatte le funzioni ecologiche degli habitat e delle
10
Legge Regionale 6 Aprile 2000 n° 56 “norme per la conservazione e la tutela degli habitat naturali e seminaturali, della flora e
della fauna selvatiche”.
11
Di solito tali habitat hanno contenuti più o meno sperimentali e richiedono quindi un continuo monitoraggio degli effetti ottenuti.
117
specie per i quali è stato designato. L’elenco dei SIR e delle specie floro-faunistiche, indicati negli
Allegati della LR 56/2000, sono stati aggiornati dalla Regione Toscana per integrare le modifiche
introdotte dalla Commissione Europea e coordinare la strategia di conservazione regionale con
quella adottata a livello nazionale e comunitario. In quest’ottica, l’art. 12 della suddetta legge ha
previsto la realizzazione e l’approvazione, entro il limite di un anno dall’entrata in vigore della
stessa legge, di specifiche deliberazioni, con cui la Giunta Regionale (sentite le Province) deve
definire le norme tecniche relative a forme e modalità di tutela e di conservazione dei SIR (comma
a) e dei Geotopi di Importanza Regionale (comma b), ai criteri per l’effettuazione della valutazione
di incidenza12 (comma c) e per lo svolgimento delle attività di cui al comma 2 dell’art. 313 (comma
d), ai requisiti strutturali dei centri previsti dall’art. 9, nonché i requisiti organizzativi e strumentali
dei soggetti gestori dei centri stessi (comma e). In quest’ottica sono state definite la D.G.R.
1148/02, che identifica le aree di collegamento ecologico (definite al comma a dell’art. 2 della LR
56/2000 come “area che, per la sua struttura lineare e continua o per il suo ruolo di collegamento, e’
essenziale per la migrazione, la distribuzione geografica e lo scambio genetico di specie
selvatiche”), e la D.C.R 6/04, con la quale è stata completata e approvata la definitiva
perimetrazione di dettaglio di tutti i SIR, comprendenti sia i siti individuati dal progetto Bioitaly
(D.C.R. 342/98) sia i siti della rete ecologica Natura 2000 (pSIC e ZPS). Per ciascun SIR sono state
definite le misure di conservazione (D.G.R 644/04, in attuazione del comma 1 lett. A della LR
56/2000) mentre più recentemente sono stati descritti i requisiti che i centri di conservazione ex-situ
di flora e fauna devono avere per essere riconosciuti come tali (D.G.R 1175/04).
Attualmente, la rete ecologica regionale risulta costituita da 157 SIR, di cui 137 inseriti nella Rete
Natura 2000 come SIR-pSIC (76), SIR-ZPS (16), SIR-pSIC-ZPS (45), e 20 Siti di Interesse
Regionale non compresi nella Rete Ecologica Europea Natura 2000. I siti, le cui caratteristiche sono
descritte nella D.G.R. 644/2004, che ricadono nel territorio del Comune di Manciano sono tre:
NOME
COMUNI INTERESSATI
SIR 119 – Alto corso del Fiume Fiora
SIR 121 – Medio corso del Fiume Albegna
SIR 129 – Boschi delle colline di Capalbio
Castell'Azzara, Manciano, Pitigliano, Roccalbegna, Santa Fiora, Semproniano, Sorano
Magliano In Toscana, Manciano, Scansano
Capalbio, Manciano, Orbetello
Di seguito si riportano le tabelle inerenti le principali caratteristiche, le specie animali e vegetali
presenti, i vari habitat e le criticità ambientali prioritarie di ognuno dei siti citati.
SIR 119 – ALTO CORSO DEL FIUME FIORA
A) CARATTERISTICHE
Codice sito
SEL interessati
Aree Critiche
Tipo sito
Estensione
Tipologia ambientale
prevalente
IT51A0019
31 “Amiata Grossetano”
33.2 “Albegna Fiora – Quadrante delle Colline Interne”
<20> Amiata
Anche ZPS e pSIC - senza relazioni con un altro sito Natura 2000 - non compreso nel sistema delle aree
protette.
7119,26 ha
Corsi d'acqua e vegetazione dei greti sassosi e dei terrazzi fluviali (garighe a santolina), formazioni
arboree riparali, versanti boscati a dominanza di latifoglie termofile e mesofile.
12
Disciplinata dall’art.15 della Legge Regionale 56/2000.
L’art 3, al comma 2, recita come segue: “La Consulta è organo di consulenza della Giunta per l'attuazione della presente legge. In
particolare esprime pareri obbligatori per i profili tecnico-scientifici in materia di:
a) attuazione coordinata di direttive e regolamenti comunitari, leggi e regolamenti statali;
b) classificazione delle aree e loro tipologia;
c) formazione ed attuazione del programma triennale di cui all'art.4;
d) formazione degli strumenti di piano e regolamenti dei parchi, riserve naturali e aree protette di interesse locale”.
13
118
Altre tipologie ambientali
Descrizione
Rischi reali per la
conservazione
Zone agricole, pascoli, casolari sparsi
Soprattutto nelle aree dove è più ampio e caratterizzato da vegetazione discontinua, l'alveo del Fiora
utilizzato da numerose specie ornitiche rare e minacciate tipiche delle garighe e degli altri ambienti aperti.
Sito di rilevante importanza per la conservazione di Lutra lutra.
Ecosistema fluviale fortemente influenzato dalle captazioni; esistono progetti di irrigazione che
prevedono ulteriori prelievi.
B) SPECIE VEGETALI PRESENTI
PIANTE VASCOLARI
CRITTOGAME
NOME
NOTE
Santolina Etrusca (Lacaita) Marchi Et Dam.
Endemismo regionale.
C) SPECIE ANIMALI PRESENTI
NOME
ANFIBI
INVERTEBRATI
MAMMIFERI
PESCI
RETTILI
Bufo Bufo
rospo comune
Rana esculenta rana esculenta
rana
Rana italica
appenninica
Triturus
tritone
vulgaris
punteggiato
Potamon
fluviatile
Granchio di
fiume
Erinaceus
europeeaus
Hystrix cristata
istrice
Lutra lutra
lontra
Sus scrofa
Vulpes vulpes
cinghiale
volpe rossa
Barbus plebejus
Leuciscus
souffia
barbo
Lacerta viridis
Podarcis
muralis
Podarcis sicula
UCCELLI
NOME
VOLGARE
Status UICN
POPOLAZIONE
Vulnerabile
Minacciata
riccio
EMERGENZA - Presente con
l’ultima specie vitale della Toscana
rara
vairone
ramarro
lucertola dei
muri
lucertola dei
prati
Alcedo atthis
martin
pescatore
Vulnerabile
Residente
Anthus
campestris
calandro
Vulnerabile
Nidificante
(Riproduzione)
ortolano
Vulnerabile
Nidificante
(Riproduzione)
Emberiza
hortulana
Falco
tinnunculus
gheppio
Lanius collurio averla piccola
Lanius senator
NOTE
averla
capirossa
Residente
Vulnerabile
Nidificante
(Riproduzione)
Vulnerabile
Svernante
EMERGENZA - Confermare la
presenza come specie nidificante
Specie inserita nella lista rossa
regionale.
Specie inserita nella lista rossa
regionale.
119
Lullula arborea
tottavilla
Milvus migrans nibbio bruno
Otus scops
Vulnerabile
Minacciata
assiolo
Svernante
Nidificante
(Riproduzione)
Nidificante
(Riproduzione)
Specie inserita nella lista rossa
regionale.
D) HABITAT DI CUI ALL’ALLEGATO 1 DELLA L.R. 56/2000 (PRINCIPALI EMERGENZE)
NOME
CODICE
CORINE
CODICE
NATURA 2000
ALL. DIR
92/43/CEE
Praterie dei pascoli abbandonati su substrato neutro-basofilo (Festuco-Brotomea)
34,32 – 34,33
6210
AI
Boschi ripari a dominanza di Salix Alba e/o Populus Alba e/o P. Nigra
44,17
92A0
AI
Alvei ciottolosi della Toscana meridionale con cenosi di suffrutici a dominanza di
Santolina etrusca e Helichrysum italicum (Santolino-Helichrysetalia)
32,4A1
E) ALTRI HABITAT
NOME
RAPPRESENTATIVITÀ
Foreste a galleria di Salix alba e
Populus alba
Formazioni di Juniperus
communis su lande o prati
calcarei
Praterie sub-atlantiche calcicole e
xerofile (Xerobromion)
Tratti di corsi d'acqua a dinamica
naturale o seminaturale (letti
minori,medi e maggiore)
SUPERFICIE
VALUTAZIONE
%
CONSERVAZIONE
RELATIVA
GLOBALE
COPERTURA
Buono
Tra 2% e 0%
Buono
Buono
5
Significativo
Tra 2% e 0%
Buono
Buono
20
Eccellente
Tra 2% e 0%
Eccellente
Eccellente
20
Buono
Tra 2% e 0%
Buono
Buono
20
F) PRINCIPALI ELEMENTI DI CRITICITA’
COLLOCAZIONE
Interni al sito
Esterni al sito
ELEMENTI CRITICI
Captazioni idriche (in particolare per l’Acquedotto del Fiora, le attività agricole e gli impianti geotermici)
Inquinamento delle acque per scarichi civili, percolazione da vecchie miniere, scarichi connesse alle attività
geotermiche)
Taglio della vegetazione ripariale e interranti di rimodellamento dell’alveo
Cessazione del pascolo nei santolinieti e nelle praterie
Presenza di specie alloctone (pesci, robinia)
Passaggio di automezzi, con conseguenti disturbo e possibile distruzione di nidiate e alterazione di habitat
Notevole afflusso turistico estivo per le attività di balneazione (su aree limitate)
Gestione delle risorse idriche nel bacino finora non condizionata da criteri conservazionistici
Presenza di fonti inquinanti nel bacino (centri abitati, insediamenti produttivi)
SIR 121 – MEDIO CORSO DEL FIUME ALBEGNA
A) CARATTERISTICHE
Codice sito
SEL interessati
Aree Critiche
Tipo sito
IT51A0021
33.1 “Albegna Fiora - Quadrante Costa d’Argento”
33.2 “Albegna Fiora - Quadrante Colline Interne”
<20> Amiata
Anche ZPS e pSIC - senza relazioni con un altro sito Natura 2000 - non compreso nel sistema regionale
delle aree protette.
120
Estensione
Tipologia ambientale
prevalente
Altre tipologie ambientali
Descrizione
Rischi reali per la
conservazione
1995,24 ha
Corso d’acqua ad alveo ampio con vegetazione pioniera dei greti sassosi e dei terrazzi fluviali;
seminativi e pascoli contigui
Boschi ripariali e altri boschi di latifoglie
Mosaici di vegetazione comprendenti anche garighe mediterranee ad elevata diversità ed in ottimo stato
di conservazione. Sito di notevole importanza per la presenza di numerose specie ornitiche rare e
minacciate legate agli alvei fluviali e agli ambienti steppici, come Burhinus oedicnemus e Coracias
garrulus. Da segnalare anche le numerose specie di rapaci.
Corso d'acqua scarsamente antropizzato, minacciato da sistemazioni idrauliche e rettifiche dell'alveo per
l'ampliamento delle aree coltivabili, oltre che da ulteriori aumenti nell'uso di prodotti chimici nelle
adiacenti aree agricole.
B) SPECIE VEGETALI PRESENTI
PIANTE VASCOLARI
CRITTOGAME
NOME
NOTE
Santolina Etrusca (Lacaita) Marchi Et Dam.
Endemismo regionale.
C) SPECIE ANIMALI PRESENTI
NOME
ANFIBI
NOME
VOLGARE
Status UICN
POPOLAZIONE
NOTE
Rana dalmatina
rana agile
Rana esculenta rana esculenta
INVERTEBRATI
MAMMIFERI
PESCI
RETTILI
UCCELLI
Lutra lutra
Lontra
Lepus
corsicanus
lepre italica
Barbus plebejus
Leuciscus
souffia
Rutilus rubilio
EMERGENZA – Non segnalata in
anni recenti, verosimilmente estinta
EMERGENZA – Segnalata in aree
prossime al sito in cui è possibile la
sua presenza.
barbo
vairone
rovella
Lacerta viridis
ramarro
Natrix tessellata biscia tessellata
lucertola dei
Podarcis sicula
prati
Emys
orbicularis
testuggine
d’acqua
Minacciata
Alcedo atthis
martin
pescatore
Vulnerabile
Anthus
calandro
campestris
Anas
germano reale
platyrhynchos
Burhinus
oedicnemus
Calandrella
brachydactyla
Caprimulgus
europaeus
Circaetus
gallicus
Vulnerabile
occhione
Vulnerabile
calandrella
Vulnerabile
succiacapre
Vulnerabile
biancone
Rara
Circus cvaneus albanella reale
EMERGENZA
Residente
Nidificante
(Riproduzione)
Nidificante
(Riproduzione)
Nidificante
(Riproduzione)
Nidificante
(Riproduzione)
Nidificante
(Riproduzione)
Nidificante
(Riproduzione)
EMERGENZA – nidificante, con
buona consistenza numerica
EMERGENZA – nidificante in zone
boscate prossime al sito, che ha ottime
potenzialità come aree di caccia
Svernante
121
Circus pygargus
Coracias
garrulus
albanella
minore
ghiandaia
marina
Minacciata
Vulnerabile
Nidificante
(Riproduzione)
Nidificante
(Riproduzione)
Emberiza
hortulana
ortolano
Vulnerabile
Nidificante
(Riproduzione)
Falco
biarmicus
lanario
Minacciata
Residente
Falco subbuteo
lodolaio
Nidificante
(Riproduzione)
Falco
tinnunculus
gheppio
Residente
Lanius minor
Lanius senator
Otus scops
averla
cenerina
averla
capirossa
Rara
Vulnerabile
assiolo
EMERGENZA – segnalato come
nidificante fino ai primi anni ’90, da
confermare
EMERGENZA – segnalata come
possibile nidificante
Specie inserita nella lista rossa
regionale.
Specie inserita nella lista rossa
regionale.
Nidificante
(Riproduzione)
Nidificante
(Riproduzione)
Nidificante
(Riproduzione)
EMERGENZA - nidificante
Specie inserita nella lista rossa
regionale.
Specie inserita nella lista rossa
regionale.
D) HABITAT DI CUI ALL’ALLEGATO 1 DELLA L.R. 56/2000 (PRINCIPALI EMERGENZE)
NOME
CODICE
CORINE
CODICE
NATURA 2000
ALL. DIR
92/43/CEE
Boschi ripari a dominanza di Salix Alba e/o Populus Alba e/o P. Nigra
44,17
92A0
AI
Alvei ciottolosi della Toscana meridionale con cenosi di suffrutici a dominanza di
Santolina etrusca e Helichrysum italicum (Santolino-Helichrysetalia)
32,4A1
E) ALTRI HABITAT
RAPPRESENTATIVI SUPERFICIE
VALUTAZIONE
%
CONSERVAZIONE
TÀ
RELATIVA
GLOBALE
COPERTURA
NOME
Foreste a galleria di Salix alba e
Populus alba
Garighe ad Ampelodesmos
mauritanicus
Tratti di corsi d'acqua a dinamica
naturale o seminaturale (letti
minori, medi e maggiore)
Eccellente
Tra 2% e 0%
Buono
Buono
1
Eccellente
Tra 2% e 0%
Eccellente
Eccellente
10
Eccellente
Tra 2% e 0%
Buono
Buono
5
F) PRINCIPALI ELEMENTI DI CRITICITA’
COLLOCAZIONE
Interni al sito
Esterni al sito
ELEMENTI CRITICI
Presenza di coltivazioni in aree di competenza fluviale, con rettifiche dell’alveo, realizzazione di argini
artificiali e riduzione delle fasce di vegetazione ripariale
Captazioni idriche
Modesti fenomeni di inquinamento delle acque, dovuti ad attività agricole e a scarichi civili
Possibili interventi di rimodellamento dell’alveo e di taglio della vegetazione ripariale
Possibile riduzione del pascolamento, nelle garighe a Santolina etrusca e nelle praterie
Presenza di specie alloctone (pesi, robinia)
Transito di automezzi, con conseguenti disturbo/distruzione di nidiate e alterazione di habitat
Ipotesi di realizzazione di condotte idriche lungo estesi tratti del sito
Soprattutto nei tratti più a monte, forte presenza antropica nei mesi estivi (attività di balneazione)
Fenomeni di erosione delle sponde
Captazioni e prelievi idrici nel bacino
Pratiche agricole intensive, nelle zone di pianura
Trasformazioni degli agroecosistemi, con progressivo aumento della frammentazione degli habitat per le specie
più sensibili legate a questi ambienti
122
SIR 129 - BOSCHI DELLE COLLINE DI CAPALBIO
A) CARATTERISTICHE
IT51A0029
33.1 “Albegna Fiora - Quadrante Costa d’Argento” - 33.2 “Albegna Fiora - Quadrante Colline Interne”
<20> Amiata - <21> Laguna di Burano - Piana dell'Albegna - <22> Laguna di Orbetello
Anche pSIC - senza relazioni con un altro sito Natura 2000 - non compreso nel sistema regionale delle aree protette.
6027,84 ha
Basse colline, con prevalenza di vegetazione forestale (boschi di sclerofille, nelle esposizioni meridionali e
occidentali, e boschi di latifoglie, nelle valli più fresche); nelle zone a morfologia più dolce prevalgono i pascoli con
grandi alberi sparsi e seminativi, in parte abbandonati
Gariga e macchia mediterranea, invasi artificiali, piccole zone umide di origine carsica, piccoli corsi d'acqua con
formazioni ripariali talvolta ben sviluppate
Vegetazione forestale termofila e igrofila con compresenza di specie decidue igro-acidofile di ambiente oceanico o
montano con specie termofile sempreverdi. Notevole la presenza di Quercus frainetto, al limite settentrionale
dell'areale, e di Vicia sparsiflora, specie rara nota in Italia con tre sole stazioni fra loro molto distanti. Avifauna
nidificante ricca di specie rare e di grande interesse, legate alle garighe (Sylvia undata, S. conspicillata, Monticola
Descrizione
solitarius), a coltivi e pascoli con grandi alberi sparsi (Circus pygargus, Emberiza hortulana, Coracia garrulus,
Lanius senator) o alla combinazione dei diversi tipi di habitat (Circaetus gallicus, Pernis apivorus, Falco subbuteo).
Tra i Mammiferi predatori sono da segnalare Felis silvestris e Martes martes.
Formazioni forestali stabili, in parte condizionate dalla gestione forestale e dalla presenza di bestiame domestico.
Rischi reali per la
Zone aperte caratterizzate ancora da attività agro-pastorali tradizionali il cui mantenimento è vincolato alla messa a
conservazione
punto di adeguati piani di gestione e di adeguate politiche di uso del territorio.
Codice sito
SEL interessati
Aree Critiche
Tipo sito
Estensione
Tipologia
ambientale
prevalente
Altre tipologie
ambientali
B) SPECIE ANIMALI PRESENTI
ANFIBI
NOME
NOME
VOLGARE
Rana esculenta
rana esculenta
Status UICN POPOLAZIONE
Conosciuta, in Toscana, solo per
l'Argentario e le Colline di Capalbio
INVERTEBRATI Siciliaria paestana
MAMMIFERI
Felis silvestris
gatto selvatico
Hystrix cristata
istrice
Martes martes
martora
Lepus corsicanus
NOTE
Rara
EMERGENZA – Specie legata ad
ambienti estesi e maturi con scarso
disturbo antropico. Presenza da
confermare
Rara
Specie legata a boschi estesi e maturi con
scarso disturbo antropico.
EMERGENZA – Accertata la regolare
presenza nelle aziende faunisticovenatorie e nei fondi chiusi; irregolare
nelle aree a caccia non regolamentata.
lepre italica
PESCI
RETTILI
UCCELLI
Lacerta viridis
ramarro
Podarcis muralis
lucertola dei
muri
Podarcis sicula
lucertola dei
prati
Testudo
hermanni
testuggine di
Hermann
Vulnerabile
EMERGENZA
Emys orbicularis
testuggine
d’acqua
Vulnerabile
EMERGENZA
Anthus campestris
calandro
Vulnerabile
Nidificante
(Riproduzione)
Caprimulgus
europaeus
succiacapre
Vulnerabile
Nidificante
(Riproduzione)
Circaetus
gallicus
biancone
Rara
Nidificante
(Riproduzione)
Circus pygargus albanella minore Minacciata
EMERGENZA
Nidificante
(Riproduzione)
123
Coracias
garrulus
ghiandaia
marina
Vulnerabile
Nidificante
(Riproduzione)
EMERGENZA – Segnalata come
nidificante ai confini del sito nei primi
anni ’90, da confermare
Emberiza
hortulana
ortolano
Vulnerabile
Nidificante
(Riproduzione)
EMERGENZA – segnalato come
nidificante negli anni ’90, da confermare
Falco subbuteo
lodolaio
Nidificante
(Riproduzione)
Specie inserita nella lista rossa regionale.
Falco tinnunculus
gheppio
Residente
Specie inserita nella lista rossa regionale.
averla piccola
Vulnerabile
Nidificante
(Riproduzione)
averla capirossa Vulnerabile
Nidificante
(Riproduzione)
Lanius collurio
Lanius senator
Lullula arborea
Monticola
solitarius
tottavilla
Specie inserita nella lista rossa regionale.
Vulnerabile
Residente
passero solitario Vulnerabile
Residente
Specie inserita nella lista rossa regionale.
Specie inserita nella lista rossa regionale.
Otus scops
assiolo
Residente
Pernis apivorus
falco
pecchiaiolo
Nidificante
(Riproduzione)
Sylvia
conspicillata
sterpazzola di
Sardegna
Nidificante
(Riproduzione)
Sylvia undata
magnanina
Vulnerabile
EMERGENZA - Specie inserita nella
lista rossa regionale. Segnalata come
nidificante, da confermare
Residente
C) SPECIE VEGETALI PRESENTI
PIANTE
VASCOLARI
NOME
NOTE
Anemone Appennina L.
Chrysanthemum achillae
Helleborus bocconei ten.
Mespilus germanica var.
sylvestris
Orchis sulphurea
Specie soggetta a raccolta.
Specie eliofila, in Italia a gravitazione peninsulare.
Endemismo regionale dell'Italia centrale.
Quercus frainetto ten.
Simethis planifolia
Vicia sparsiflora ten.
Specie acidofila presente in alcuni boschi mesofili della Toscana centrale.
Specie mediterranea, con isolate popolazioni nella penisola italiana
Specie arborea decidua italo-balcanica che raggiunge in Maremma le stazioni più
settentrionali.
Specie mediterraneo occidentale-Atlantica, con distribuzione dispersa e rarefatta.
Specie italo-balcanica, rara in Italia dove compare solo in tre stazioni isolate.
CRITTOGAME
D) PRINCIPALI EMERGENZE LEGATE A PARTICOLARI HABITAT E SPECIE
CODICE
CORINE
NOME
CODICE
NATURA 2000
ALL. DIR
92/43/CEE
Agrosistemi tradizionali ad elevata diversità ambientale, con presenza accertata o
presumibile di varie specie rare di uccelli e di altri gruppi faunistici
Popolamenti faunistici dei corsi d’acqua minori ricchi di specie minacciate
Presenza di piccoli invasi artificiali di un certo interesse per gli uccelli acquatici migratori
e svernati
E) ALTRI HABITAT
SUPERFICIE
VALUTAZIONE
CONSERVAZIONE
% COPERTURA
RELATIVA
GLOBALE
NOME
RAPPRESENTATIVITÀ
Foreste di Quercus ilex
Garighe ad Ampelodesmos
mauritanicus
Non significativo
20
Non significativo
5
124
F) PRINCIPALI ELEMENTI DI CRITICITA’
COLLOCAZIONE
Interni al sito
Esterni al sito
ELEMENTI CRITICI
Diffusi fenomeni di abbandono delle aree agricole e dei pascoli, nelle zone più marginali (aree di estensione
ridotta oppure appezzamenti isolati all’interno di aree forestali, ecc.) con riduzione dell’eterogeneità e minaccia
di comparsa per molte delle specie ornitiche di maggiore interesse. Rilevante il rischio di scomparsa dei
tradizionali seminativi con alberi sparsi
Rischio d’incendi, elevato nelle esposizioni meridionali
Gestione forestale non coordinata rispetto agli obiettivi di conservazione del sito
Possibili emungimenti, scarichi e tagli delle formazioni ripariali, nei corsi d’acqua minori
Carenza d’informazioni sulla presenza e sullo stato di conservazione delle emergenze naturalistiche
Proposta di realizzazione di un bacino a scopo irriguo e idropotabile
Pascolo in alcune aree forestali
Ipotesi di realizzazione di assi autostradali
Diffusa riduzione/cessazione del pascolo e modificazione delle pratiche agricole con conseguente
trasformazione del paesaggio agropastorale tradizionale
Ipotesi di realizzazione di assi autostradali
3.11 Ecosistemi della Flora e della Fauna
A) FLORA
Tra il corso del Fiora e dell’Albegna si estende la macchia “forteto”, caratteristica della Maremma
litoranea; nei versanti collinari, la vegetazione forestale è prevalentemente individuabile
nell’associazione floristica del Viburno-quercetum ilicis, soprattutto quando l’esposizione dei
versanti è a S o SO.
Nelle vallecole e negli impluvi non direttamente esposti a S, si può riscontrare una variante
costituita dall’associazione Orno-Quercetum ilicis, caratterizzata dalla maggiore presenza di specie
meno xerotolleranti, rappresentate nel piano arboreo da orniello (Fraxinus ornus) e,
secondariamente, carpino nero (Ostrya carpinifolia), entrambi comunque in subordine rispetto alle
dominanti leccio (Quercus ilex) e roverella (Quercus pubescens). Invece i versanti pedecollinari
rivolti a Nord possono diversificarsi mediante il passaggio all’associazione Cysto-Quercetum
pubescentis, in cui la componente caducifolia del piano arboreo aumenta a scapito delle sclerofille
sempreverdi.
Nell’area delle colline prevale la prima associazione menzionata, con il leccio (Quercus-ilex)
dominante nel piano arboreo, affiancato a presenze più o meno modeste di roverella (Quercus
pubescens), orniello (Fraxinusornus), carpino nero (Ostrya carpinifolia).
Nella macchia, l’arborescente di maggior livello che concorre alla formazione del piano arboreo è il
corbezzolo (Arbutus unedo). Meno frequente, ma ugualmente ben distribuito nelle zone più aride è
l’alaterno (Rhamnus alaternus).
Tra le altre componenti arbustive di rilievo si citano la fillirea (Phillyrea latifolia, Phillyrea
angustifolia), il lentisco (Pistacia lentiscus), la ginestra (Spartium junceum), il viburno (Viburnum
tinus) e i cisti (Cistus spp.).
Diffusa nei versanti meno fertili ed esposti a sud-sud ovest è la graminacea “Ampelodesmos
mauritanica” volgarmente detta saracchio o sarracchio. Quest’ultima specie insieme a ginestra,
cisti, orniello e, subordinatamente, carpino nero, fa parte di un gruppo di essenze definibili
“pioniere” per le associazioni floristiche sopra citate, capaci cioè di ricolonizzare i suoli denudati in
seguito ad eventi antropici o naturali che hanno determinato la scomparsa del piano arboreo e
arbustivo.
Riguardo alla struttura della vegetazione naturale, si ha discreta diffusione di macchia (in cui il
piano arbustivo è dominante) che concorre, insieme ai pochi alberi in grado di evolversi in fusto e
chioma, a formare una copertura densa e talvolta impenetrabile del suolo.
125
Nella macchia bassa è frequente il leccio allo stato arbustivo o arborescente, limitato cioè allo
sviluppo, con forma e dimensioni di un grosso cespuglio di altezza non superiore a 3-4 metri.
Nelle condizioni di maggior fertilità determinate da giacitura ed esposizione migliori che
favoriscono la formazione di un suolo apprezzabile, la macchia evolve a bosco o forteto
tradizionalmente usato a ceduo. In questo caso il leccio e il corbezzolo sono la componente
dominante del piano arboreo e le specie arbustive diminuiscono progressivamente fino a limitarsi
alla sola filiera e al solo viburno nelle zone in cui il bosco si evolve con un piano arboreo di altezza
superiore ai 6-8 metri e come grado di copertura prossimo al 100% (vallecole e pianori non
direttamente esposti a Sud). In queste situazioni è frequente riscontrare il passaggio dalla
componente leccio-corbezzolo a quella leccio-orniello, soprattutto nelle zone più fresche e fertili.
Nel nostro territorio sono inoltre presenti notevoli esemplari di querce da sughero.
Lungo le siepi che ancora rimangono crescono l’asparago selvatico, l’aglio selvatico, la viola, il
ciclamino, l’orchidea selvatica, la rosa canina, la primula, il convovolo.
Nell’agro di Manciano e Montemerano è possibile trovare una specie piuttosto rara di quercia: il
Farnetto, questa pianta detta comunemente “Farnia”, cresce in concomitanza con il cerro nelle
conche di fondovalle e sui rilievi più bassi, ed è stata segnalata abbastanza recentemente dal
botanico Pier Virgilio Arrigoni.
B) FAUNA
In ambiente boscoso caratterizzato da vegetazione di tipo mediterraneo si possono trovare le specie
di uccelli e mammiferi più diffuse:
MAMMIFERI
Capriolo (Capreolus capreolus)
Cinghiale (Sus scrofa)
Volpe (Vulpes vulpes)
Puzzola (Mustela putiorius)
Faina (Martes foina)
Tasso (Meles meles)
Donnola (Mustela nivalis)
Istrice (Hystix cristata)
Lepre (Lepus capensis)
Moscardino (Muscardinus avell.rius)
Topo selvatico (Apodemus Sylvaticus)
Gatto selvatico (Felix silvestris)
Scoiattolo (Sciurus vulgaris)
UCCELLI
Sparviere (Accipiter nisus)
Poiana (Buteo buteo)
Gheppio (Falco tinnunculus)
Nibbio bruno (Milvus migrans)
Biancone (Circaetus gallicus)
Lodolaio (Falco subbuteo)
Gufo comune (Asio otus)
Fagiano (Phasianus colchicus)
Colombaccio (Columba palumbus)
Tortora (Streptopelia turtur)
Cuculo (Cuculus canorus)
Barbagianni (Tyto alba)
Assiolo (Otus scops)
Civetta (Athene noctua)
Allocco (Strix aluco)
Succiacapre(Caprimulgus europeaus)
Ghiandaia marina (Coracias garrulus)
Upupa (Upupa epops)
Torcicollo (Jynx torquilla)
Ballerina bianca (Motacilla alba)
Scricciolo (Troglodytes troglodytes)
Pettirosso (Erithacus rubercula)
Usignolo (Luscinia megarhinchos)
Saltimpalo (Saxicola torquata)
Merlo (Turdus merula)
Passera d’Italia (Passer italiae)
Ghiandaia (Garrulus glandarius)
Fringuello (Fringilla coelebs)
Cardellino (Cardueli carduelis)
Beccaccia (Scolopax rusticola)
Capinera (Sylvia atricapilla)
Allodola (Alauda arvensis)
ANFIBI E RETTILI
Vipera
Cervone
INSETTI
Lumaca
Chiocciola
PESCI
Trota
Barbo
126
Biacco
Lucertola
Ramarro
Rospo
Rana
Tartaruga
Ragno
Scarabeo
Farfalla,
Mantide religiosa
Insetto stecco
Grillo
Grillotalpa
Cervo Volante
Cavedano
Anguilla
Rovella
Luccio
Carpa
Tinca
Infine, all’interno del territorio comunale ricadono, in tutto o in parte, otto A.R.P.A. (Aree di
Rilevante Pregio Ambientale), individuate e disciplinate dall’art. 20 del P.T.C. e identificate da una
sigla alfanumerica che ne evidenzia le prevalenti categorie di interesse:
SIGLA
DENOMINAZIONE A.R.P.A
CATEGORIE DI INTERESSE
SP26
S40
N44
PN45
P46
SP30
SN32
Saturnia
Colline della Marsiliana
Vulci
Torre di Montauto
La Capita
Sovana
Poggio Buco e Moranaccio
Storico – archeologico e Paesaggistico – territoriale (SP)
Storico – archeologico (S)
Naturalistico (N)
Paesaggistico – territoriale e Naturalistico (PN)
Paesaggistico – territoriale (P)
Storico – archeologico e Paesaggistico – territoriale (SP)
Storico – archeologico e Naturalistico (SN)
UNITA’ DI
PAESAGGIO
CP3.2
Pi3
CP4
R11.2
R11.2
RT2
R10.4
4 Struttura geologica e geomorfologia del territorio comunale
4.1 Inquadramento geologico regionale
4.2 Stratigrafia del territorio comunale
4.3 Tettonica
4.4 Aspetti geomorfologici
4.5 Aspetti litotecnici
4.1 Inquadramento geologico regionale
Il territorio del Comune di Manciano riguarda un’area di 372 km2 situata nella Toscana
Meridionale, comprendente l’entroterra pianeggiante e collinare adiacente al litorale tirrenico. (tra il
bacino del Fiume Albegna a nord e il bacino del Fiume Fiora a Sud).
L’evoluzione geologica di questo territorio si inquadra nel più ampio contesto dell’evoluzione
geologica dell’Appennino Settentrionale.
Il sistema delle catene montuose dell’Orogene Alpino, l’allineamento di catene montuose compreso
tra Gibilterra, Alpi, Appennini, Himalaia e Indocina, deriva dalla collisione di due insiemi di
blocchi continentali: uno meridionale detto Gondwana (comprendente Africa, Arabia e India) e,
l’altro settentrionale, Laurasia (comprende Europa e Asia centro settentrionale).
Questi due blocchi derivarono dalla scissione di un unico grande continente primordiale, la Pangea.
Il loro progressivo allontanamento ha portato a formarsi tra di loro di un bacino oceanico, la Tetide,
all’interno del quale, circa 150 milioni di anni fa (Giurassico), hanno cominciato a depositarsi i
terreni del dominio Tosco-Umbro.
Nel Cretacico inferiore (100 milioni di anni) il movimento di allontanamento dei due blocchi ha
cominciato ad invertirsi, dando luogo in seguito al processo di collisione tra di loro, concluso con la
formazione delle catene dell’Orogene Alpino.
In corrispondenza dell’Appennino Settentrionale, il corrugamento, procedendo da sud-ovest a nordest, darà luogo a scollamenti ed estesi sovrascorrimenti dei diversi elementi paleogeografici che
andranno a costituire un sistema di unità sovrapposte, indicate anche col termine di falde o coltri di
ricoprimento.
Per quanto riguarda il tratto della catena degli Appennini Settentrionali nel quale ricade anche il
territorio del Comune di Manciano, si riconosce una struttura dovuta all’impilamento di più unità
tettoniche separate da contatti meccanici riconoscibili come originari piani di scorrimento.
127
Alla base della struttura vi è il gruppo delle unità esterne dell’avampaese appenninico, costituenti
all’origine la copertura sedimentaria di uno zoccolo continentale di pertinenza “africana”; parte di
esse sono indicate come “autoctone”, nel senso che sono rimaste ancorate al basamento mentre,
durante la tettogenesi avvenivano scollamenti dal basamento stesso, o in corrispondenza di livelli
più plastici della successione sedimentaria si verificavano accavallamenti sulle prime a formare vere
e proprie falde o scaglie; insieme appartengono al dominio Tosco-Umbro e affiorano essenzialmente
nelle due regioni.
Salendo nella successione geometrica di sovrapposizione, le unità tettoniche che costituiscono la
catena provengono da zone via via più interne (tirreniche) dei domini ligure e subligure: vengono
dette alloctone e si appilano sulle formazioni della Serie Toscana.
Alle unità autoctone ed alloctone sopra ricordate si devono aggiungere i depositi appartenenti ai
ristretti bacini sedimentari impostatisi sulle unità liguri già deformate e coinvolti passivamente nelle
ultime fasi del loro sovrascorrimento; tali depositi noti come Formazioni Epiliguri.
Di diverso significato sono i depositi detritici messiniani e plio-pleistocenici legati alle fasi
distensive postorogeniche che chiudono, almeno sul versante tirrenico dell’Appennino
Settentrionale. l’evoluzione sedimentaria della catena ed ai quali si accompagnano, nelle ultime
fasi, le manifestazioni magmatiche del vulcanismo delle province toscana e laziale.
4.2 Stratigrafia del territorio comunale
La Successione Toscana
Con questo termine intendiamo riferirci alle rocce che costituiscono il basamento autoctono
toscano, con i terreni paleozoici, residui dello zoccolo continentale e con quelli che nel Trias
Superiore contrassegnano l’inizio del ciclo sedimentario della Successione Toscana propriamente
detta.
I terreni più antichi affioranti nell’area studiata appartengono alla Formazione del Verrucano,
costituita da depositi clastici tragressivi sul substrato paleozoico: anageniti, quarziti e scisti filladici
del Trias superiore. Affiorano estesamente nei Monti della Campigliola, Montauto e Monte
Maggiore.
I calcari dolomiti grigi della Formazione del Calcare Cavernoso del Trias superiore, prodotto
autoclastico derivato dai depositi evaporitici della Formazione anidritico-dolomitica di Burano,
affiorano in maniera più estesa nella zona sud orientale dell’area studiata, da Poggio del Corno,
Campigliola, Macchia Carbona e Monte Maggiore. Affioramenti minori si trovano a Pian di
Poccetta a sud di Manciano, presso la miniera dismessa di antimonio della Montagnola di
Montauto. Altri affioramenti sono presenti a Poggio Petricci a sud di Marsiliana.
Si tratta di zone in cui la successione Toscana è mancante dei terreni più recenti soprastanti (Serie
mesozoica toscana, Scaglia e Macigno) per laminazione tettonica o forse meglio, per un generale
scollamento della successione in corrispondenza del livello plastico della Formazione di Burano che
ha provocato un avanzamento della copertura verso est e la sua parziale sostituzione con l’alloctono
ligure, lasciando tuttavia ampie zone denudate. E’ la classica zona detta impropriamente della “serie
ridotta” da altri Autori.
Con la denominazione di Serie mesozoica toscana sono state comprese nella carta geologica le
formazioni sovrastanti il Calcare cavernoso: i Calcari neri stratificati, il Calcare massiccio, il
Calcare rosso ammonitico, il Calcare selcifero, le Marne a Posidonomya, i Diaspri e la Maiolica,
affioranti in limitate zone a nord di San Martino sul Fiora e nei pressi del Podere dell’Ebreo a sudovest dei Poderi di Montemerano di Sopra.
La Formazione della Scaglia toscana con le sue intercalazioni di calcareniti “nummulitiche” è
costituita da strati (30-50 cm) di calcari marnosi rosati e da bancate di marne calcaree rosse o rosate
con intercalazioni decimetriche di calcisiltiti grigio-verdi; una seconda litofacies è rappresentata da
argilliti varicolori fissili con rare intercalazioni di calcilutiti a base calcarenitica e di calcareniti fini.
Negli affioramenti presenti nell’area studiata le calcareniti assumono spessori rilevanti. Affiora a
128
Poderi di Montemerano di Sopra e a sud-ovest a Podere Noriano – Poggio Cucco. Altri affioramenti
si ritrovano a Poggio Capalle - Podere di Gazzia, circa due chilometri a sud di Manciano.
La Formazione del Macigno affiora prevalentemente in strati spessi (30 – 100 cm). L’alterazione
superficiale del Macigno è intensa, soprattutto negli affioramenti altimetricamente più bassi, che
presumibilmente sono stati sommersi dalla trasgressione marina del Pliocene: il risultato
dell’alterazione è un livello più o meno spesso di sabbia rossastra o ocra. Costituisce la dorsale
collinare Manciano – Montemerano.
Le unità alloctone liguri e subliguri
La copertura alloctona ligure e subligure, come abbiamo detto poggia tettonicamente su diversi
elementi della Successione toscana, costituiti di volta in volta da Calcare cavernoso, Scaglia e
Macigno.
Con questo termine si vogliono indicare corpi geologici delimitati alla base da una superficie di
movimento che abbia comportato traslazioni di importanza regionale, determinandone l’alloctonia.
Si sottintende inoltre per ogni unità una caratteristica stratigrafia rispetto alle altre unità.
Nell’area studiata sono state identificate tre diverse unità: “Unità di Canetolo e dei Flysch
tolfetani”, “Unità della Pietraforte” e “Unità ofiolitica”.
Unità di Canetolo e dei Flysch Tolfetani
L’Unità di Canetolo rappresenta quei terreni che dal punto di vista paleogeografico si suppone
occupassero una posizione intermedia tra i domini “ligure” e “toscano”.
La successione tipo dell’Unità, dal basso verso l’alto, è quella riportata in legenda nella Carta
geologica: “Flysch argilloso-calcareo”, “Flysch calcareo”, “Argille e calcari”, “Calcareniti di
Scansano” e “Arenarie di Scerpena”.
Il Flysch argilloso-calcareo, del Cretaceo superiore, è costituito da argilloscisti con calcari marnosi,
silicei, detritici ed arenarie calcarifere tipo Pietraforte. Affiora estesamente a est e sud-est di
Manciano sull’allineamento Centrale della Stellata - Podere La Gora - Podere Le Pisanelle. Altri
affioramenti di dimensioni più ridotte si trovano a ovest del Castello di Scerpena, al Podere 4°
dell’Ebreo (zona Campigliola) e in sx orografica del Fosso Scaroncia al margine sud-est del
territorio comunale.
Il Flysch calcareo, del Cretaceo superiore – Paleocene (?), è costituito da calcari marnosi, marne e
peliti, con intercalazioni di torbiditi arenacee. Il centro abitato di San Martino sul Fiora poggia su
questa formazione e l’affioramento prosegue sul versante sud-est dello stesso rilievo. Altri
affioramenti si trovano sparsi nei dintorni di San Martino stesso e di Poggio Murella. Affiora inoltre
tra le argille plioceniche a nord-est di Terme di Saturnia e sull’allineamento Podere della Strega –
Case Zammarchi – Podere della Vignaccia.
Proseguendo verso sud troviamo gli affioramenti più estesi dell’area in studio: Poggio Macchia
Casella – Case Murella – Poggio Battaglia – Poggio Onteo – Poggio Foco – La Capriola.
Affiora inoltre a Macchia Sugherana, nella media valle del Torrente Tafone e a est in destra
orografica del Fiume Fiora.
L’unico affioramento della zona di Marsiliana è ubicato a sud del Sarracchieto.
La Formazione delle Argille e calcari, dell’Eocene, eteropica con quella delle Calcareniti di
Scansano, si suddivide in due membri a loro volta eteropici, l’uno con le caratteristiche di un flysch
calcareo-marnoso e l’altro con quelle di un pre-flysch o di un flysch argilloso-calcareo. Nel primo
membro sono presenti strati calcareo-marnosi, nel secondo il rapporto pelite/calcare è sempre
maggiore di uno. Il primo membro è presente a nord di Poggio Murella in numerosi piccoli
affioramenti. A nord di Saturnia: Bagno Santo. A est e nord-est di Montemerano rispettivamente:
Pian di Giomo; dintorni di Poggio Macina. A contatto di quest’ultimo affioramento è presente
anche il secondo membro della Formazione delle Argille e calcari. Ad ovest della dorsale
Manciano-Montemerano affiora sotto forma di una stretta fascia lunga circa 5 – 6 chilometri con
direzione nord-ovest/sud-est.
129
La Formazione delle Calcareniti di Scansano, Eocene superiore, è costituita da calcareniti con liste
di selce. Età. Affiora in una fascia centrale del territorio comunale diretta nord-sud: da Poggio
Capanne-Poggio Murella-San Martino s. Fiora, alla Campigliola, attraverso MontemeranoManciano.
La Formazione delle Arenarie di Scerpena è costituita da arenarie con frequenti clasti pelitici.
Presenta apparenti analogie con il Macigno e la Pietraforte. Età Eocene superiore – Oligocene.
Anche in questo caso, come per la Formazione delle Calcareniti di Scansano, stratigraficamente
sottostante, gli affioramenti seguono l’asse centrale verticale del Comune: Poggio Capanne-Poggio
Murella-San Martino s. Fiora, Montemerano-Manciano, Campigliola.
L’Unità della Pietraforte
La Pietraforte di tipo maremmano (Losacco, 1958) affiora a formare una copertura tettonica molto
discontinua e di modesto spessore (200 metri circa) sull’Unità di Canetolo, accompagnata quasi
sempre dagli Argilloscisti varicolori che ne rappresentano il complesso di base in regolare
successione stratigrafica.
Vi affiorano in prevalenza i terreni sedimentari che confinano ad est con le formazioni vulcaniche
dell’apparato dei Vulsini. I terreni sedimentari sono rappresentati dai seguenti gruppi di formazioni:
a) Formazioni della “Serie Toscana”, completa o ridotta, di cui sono presenti tutti i termini: dal
“verrucano” al “cavernoso”, dal “calcare massiccio” ai “diaspri”, sui quali poggiano le formazioni
flyschoidi; lembi di queste formazioni affiorano nei Monti di Manciano e della Campigliola e
dintorni, dove si presentano fagliati, dislocati e sui quali poggia la copertura del flysch cretaceo
paleogenico prevalente nella zona.
b) Formazioni del flysch argilloso-calcareo-arenaceo del Cretaceo-Eocene e, in minima parte,
dell’Oligocene. Queste formazioni appoggiano direttamente su quelle più antiche della “Serie
Toscana”; affiorano molto diffuse principalmente nei Monti di Manciano e della Campigliola e
dintorni, dove, sia per estensione in superficie che per potenza, prevalgono sugli altri terreni del
sedimentario pre-pliocenico.
c) Formazioni prevalentemente argilloso-sabbiose e conglomeratiche, calcareo-sabbiose e arenacee,
marine e continentali in parte con materiale vulcanico; in serie stratigrafica pressoché continua,
depositate nel Miocene, Pliocene e Quaternario; ed in trasgressione (“neoautoctono”) sui terreni
delle precedenti formazioni più antiche.
La trasgressione neogenica sarebbe iniziata nel Miocene inferiore (Langhiano), raggiungendo il
massimo della sua ampiezza durante il Pliocene inferiore e medio.
All’inizio del Pliocene sup. il mare iniziò una regressione (più o meno rapida a seconda delle zone)
che continuò nel Quaternario, interrotta soltanto da una ingressione, più o meno estesa a seconda
delle zone, durante il Pleistocene medio-sup., in corrispondenza dell’attuale fascia litoranea, per una
profondità verso l’interno variabile da poche centinaia di metri a una decina di chilometri.
Le formazioni vulcaniche affiorano nella parte nord-orientale del territorio comunale e presso il
Lago Scuro, rappresentate principalmente da ignimbriti.
4.3 Tettonica
Il dominio geologico-strutturale della catena appenninica settentrionale, alla quale appartiene il
territorio del Comune di Manciano, deriva dalla collisione di due continenti: l’uno meridionale,
comprendente anche l’Africa e l’altro settentrionale comprendente la maggior parte dell’Europa e
l’Asia centro-settentrionale. Si tratta di due insiemi che si formarono in seguito alla scissione di un
unico grande continente primordiale, la Pangea. Il progressivo allontanamento di questi due blocchi
continentali ha portato al formarsi tra di loro di un bacino oceanico, la Tetide.
Le acque della Tetide si sono insinuate come un ampio golfo tra l’Africa e l’Europa circa 200
milioni di anni fa, nel Trias, dando luogo ai depositi di transizione e marini trasgressivi (Serie
Toscana) che compaiono su di un substrato continentale eroso.
130
Nel Giurassico, circa 150 milioni di anni fa, si ha la fase principale di distacco tra le zolle
continentale africana ed europea con la neoformazione di crosta oceanica interposta.
Nel Cretacico inferiore, circa 100 milioni di anni fa, seguirà, con l’inversione del movimento e la
conseguente collisione tra le placche continentali africana ed europea, una complessa tettogenesi,
che si concluderà con la formazione della catena appenninica.
Alla base del sistema vi è il gruppo delle unità geologiche costituenti all’origine la copertura
sedimentaria di uno zoccolo continentale; parte di esse sono indicate come unità autoctone nel
senso che sono rimaste ancorate al basamento; appartengono al dominio Tosco-Umbro e affiorano
essenzialmente nelle due regioni.
Salendo nella successione geometrica di sovrapposizione, le unità tettoniche che costituiscono la
catena, provengono da zone via via più interne (tirreniche) dei domini ligure e subligure: vengono
dette alloctone e si appilano sulla Serie Toscana.
Alle unità autoctone ed alloctone sopraricordate si devono aggiungere i depositi appartenenti a
ristretti bacini sedimentari impostatisi sulle unità liguri già deformate e coinvolti passivamente nelle
ultime fasi del loro sovrascorrimento; tali depositi noti come Formazioni Epiliguri, affiorano a S-E
di Manciano (Arenarie di Manciano).
Di diverso significato sono i depositi detritici messiniani e plio-pleistocenici (da 1 a 10 milioni di
anni), neoautoctono, legati alle fasi distensive post-orogeniche che chiudono, almeno sul versante
tirrenico dell’Appennino Settentrionale, l’evoluzione sedimentaria della catena ed ai quali si
accompagnano nelle ultime fasi, le manifestazioni magmatiche del vulcanismo delle province
toscana e laziale.
L’attuale distribuzione dei principali gruppi di formazioni presenti (Serie Toscana, flysch,
formazioni neoautoctone) risente evidentemente sia della tettonica sinorogenica sia di quella
postorogenica.
La tettonica sinorogenica
Soffermandoci sulla tettonica sinorogenica, l’addensarsi verso est della Successione Toscana, cioè
quella parte della Successione Toscana posta sopra la Formazione anidritico-dolomitica di Burano,
ha comportato estesi fenomeni di denudamento di quest’ultima e sovrascorrimenti del Macigno
rispetto alla sua base stratigrafica, la Scaglia, ed all’interno di quest’ultima.
Conseguenza di questi movimenti è stato il discontinuo avanzamento delle Unità alloctone che sono
venute a ricoprire talvolta il tetto della Successione Toscana completa, talaltra livelli intermedi o
direttamente il Calcare Cavernoso.
La sovrapposizione delle unità alloctone liguri e subliguri dà ragione di una loro appartenenza a
domini paleogeografici diversi: più interna l’Unità Ofiolitica, più esterna l’Unità della Pietraforte ed
ancora più esterna la subligure, differenziabile a sua volta in una porzione decisamente più di
bacino (quella dei Flysch Tolfetani cretacei) ed una al margine del continente africano, in
comunicazione più o meno diretta con l’area di sedimentazione della Scaglia Toscana. La geometria
della sovrapposizione non è, tuttavia, sempre costante.
Sembra evidente attribuire l’appilamento delle Unità ad una fase tettonica compressiva
relativamente tarda, la stessa responsabile dell’avanzamento verso E-NE della copertura toscana, tra
l’Oligocene superiore e il Miocene Superiore. Il limite temporale inferiore è dato dalla presunta età
di fine sedimentazione del Macigno e quello superiore dall’età di sedimentazione dell’Epiligure, qui
rappresentato dalle Arenarie di Manciano.
La tettonica postorogenica
Il tratto inferiore dell’Albegna, nel tratto terminale orientato NE-SW segna un’importante linea di
discontinuità, interpretabile come una faglia trascorrente sinistrorsa.
Si può inoltre osservare in qualche caso che l’attuale distribuzione delle unità alloctone risente
fortemente della stessa tettonica disgiuntiva postorogenica evidenziata dalla Successione Toscana.
La direzione NNW-ESE dei sistemi di faglie distensive principali che interessano la Successione
Toscana e le Unità alloctone condizionano chiaramente la sedimentazione dei depositi
131
postorogenici del Miocene superiore, gli affioramenti dei quali sono appunto allungati secondo
quelle direzioni.
In questa fase dovrebbe essersi ultimato l’effetto trascorrente della linea dell’Albegna, legato al
regime compressivo antiappenninico di formazione della catena; ad esso si sovrappone un generale
movimento distensivo in direzione appenninica, responsabile anche di quella vasta area subsidente,
nella quale si è formato uno stretto è profondo golfo nel Pliocene inferiore.
La raggiunta stabilità dell’area è evidenziata dalla mancanza di ulteriori ingressioni marine, se si
escludono quelle molto marginali pleistoceniche, probabilmente attribuibili a fatti climatici globali,
piuttosto che a movimenti tettonici.
4.4 Aspetti geomorfologici
Il territorio comunale è articolato in una zona di pianura, una di collina e una pedemontana. Dalla
pianura costiera della Marsiliana si passa gradualmente alla fascia di bassa collina (Sgrillozzo,
Manciano, Montemerano, Saturnia) e quindi alla fascia pedemontana più interna (Poggio Murella,
San Martino sul Fiora).
La geomorfologia del territorio comunale si presenta molto varia; sono rappresentati in essa vari
motivi morfologici in relazione alle caratteristiche delle diverse formazioni geologiche affioranti e
alla tettonica.
La carta contiene informazioni sull’evoluzione del rilievo della superficie terrestre, costituendo
indicazione della vulnerabilità e delle situazioni di criticità della risorsa suolo, prendendo in
considerazione i principali dissesti gravitativi in atto e quei terreni che per composizione litologica
presentano una potenziale tendenza al dissesto gravitativo.
I principali dissesti gravitativi censiti sul territorio comunale e cartografabili alla scala 1:25.000,
comprendono le “frane attive”: forme del rilievo della superficie terrestre prodotte da processi in
atto al momento del rilevamento e da quei processi non in atto al momento del rilevamento ma
ricorrenti a ciclo breve (frequenti, stagionali).
Numerose informazioni riportate su questa carta sono state tratte dalla documentazione del SIT
provinciale: Carta dei dissesti della Provincia di Grosseto, Carta della nuova proposta di
perimetrazione del vincolo idrogeologico della Provincia di Grosseto, Carta dei dissesti
dell’Autorità di Bacino del Fiume Fiora, Carta dei dissesti dell’Autorità di Bacino del Fiume
Albegna.
4.5 Elementi litologico - tecnici
Nella carta litotecnica sono riportati i vari terreni che possono presentare caratteristiche geotecniche comuni,
indipendentemente dalla loro posizione stratigrafica e dai relativi rapporti geometrici. Essi sono stati
raggruppati in “Unità litologico-tecniche” (U.L.T.).
A) Unità litologico-tecnica: A: materiale lapideo. Comprende rocce lapidee.
B) Unità litologico-tecnica: B: materiale costituito da alternanze di litotipi diversi. Comprende le
rocce costituite da alternanze ordinate o disordinate di livelli lapidei e livelli limosi-argillosi.
Distinzione in base al rapporto materiale lapideo/materiale limoso-argilloso:
Unità litologico-tecnica: B1: rapporto lapideo/limoso-argilloso > 1;
Unità litologico-tecnica: B2: rapporto lapideo/limoso-argilloso < 1.
C) Unità litologico-tecnica: C: successioni di materiali granulari e coesivi. Comprende rocce, rocce
deboli e terreni s.s.
Distinzione in base al rapporto materiale granulare/materiale coesivo, in base al grado di
cementazione (per i materiali prevalentemente granulari) e in base al grado di coesione (per i
materiali prevalentemente coesivi).
Unità litologico-tecnica: C1A: rapporto granulare/coesivo > 1; grado di cementazione: mediobasso. In questa U.L.T. sono comprese rocce e rocce deboli costituite da materiale
prevalentemente granulare con grado di cementazione medio-basso che presentano
caratteristiche intermedie tra quelle delle rocce e quelle dei terreni in s.s..
132
Rientrano in questa categoria brecce e conglomerati, sabbie e ghiaie con grado di cementazione
medio-basso. Le brecce e i conglomerati ad elevato grado di cementazione possono essere
considerati rocce lapidee e pertanto ricadono nella unità litotecnica A.
Possono rientrare in questa categoria anche le rocce intensamente degradate ed alterate (es.
blocchi di arenaria “Macigno” in matrice sabbiosa-residuale poco cementata).
Unità litologico-tecnica: C1B: rapporto granulare/coesivo > 1; grado di cementazione: basso o
nullo. In questa U.L.T. sono compresi i terreni con stato di addensamento da addensato a sciolto
costituiti da materiale prevalentemente granulare non cementato o con lieve grado di
cementazione.
Rientrano in questa categoria brecce e conglomerati, sabbie e ghiaie con grado di cementazione
basso o nullo.
Unità litologico-tecnica: C2A: rapporto granulare/coesivo < 1; grado di consistenza: elevato. In
questa U.L.T. sono compresi i terreni coesivi con consistenza elevata. Le argilliti e le siltiti
ricadono nella unità litotecnica B2.
Rientrano in questa categoria le argille e i limi con grado di consistenza elevato. Le argille e i
limi poco consistenti ricadono nella U.L.T. C2B. Il limite fra la U.L.T. C2A e la U.L.T. C2B
può essere considerato convenzionalmente corrispondente ad un valore di resistenza a
compressione uniassiale (non drenata) pari a 250 kPa.
Unità litologico-tecnica: C2B: rapporto granulare/coesivo < 1; grado di consistenza: basso o
nullo. In questa U.L.T. sono compresi i terreni coesivi a bassa consistenza. Le argilliti e le siltiti
ricadono nella U.L.T. B2.
Rientrano in questa categoria le argille e i limi con grado di consistenza basso o nullo. Le argille e i limi molto
consistenti ricadono nella U.L.T. C2A. Il limite fra la U.L.T. C2B e la U.L.T. C2A può essere considerato
convenzionalmente corrispondente ad un valore di resistenza a compressione uniassiale (non drenata) pari a 250
kPa.
4 Relazione sull’assetto geologico – tecnico del territorio
(ai sensi dell’Allegato A, punto 2 del D.P.G.R.T. 27 aprile 2007, n. 26/R)
4.1 Elementi conoscitivi
4.1.1Elementi geologici e struttural (punto B.1 DPGR 26/R)
4.1.1.1 La successione dei terreni: aspetti generali
4.1.1.2 La successione dei terreni nel Comune di Manciano
4.1.1.3 La tettonica
4.1.1.4 Evoluzione paleogeografica e strutturale
4.1.1.5 Bibliografia geologica
4.1.2 Elementi litologico - tecnici (punto b.2 dpgr 26/r)
4.1.3 Elementi per la valutazione degli aspetti geomorfologici (punto b.3 dpgr 26/r
4.1.4 Elementi per la valutazione degli aspetti idraulici (punto b.4 dpgr 26/r)
4.1.5 Elementi per la valutazione degli aspetti idrogeologici (punto b.6 dpgr 26/r)
4.1.6 Elementi per la valutazione degli effetti locali e di sito per la riduzione del rischio sismico (punto b.7 dpgr
26/r)
4.2 Valutazione di Pericolosita
4.2.1 Aree a pericolosità geomorfologica (punto c.1 dpgr 26/r)
4.2.2 Aree a pericolosità idraulica (punto c.2 dpgr 26/r)
4.2.3 Aree con problematiche idrogeologiche (punto c.4 dpgr 26/r)
4.2.4 Aree a pericolosità sismica locale (punto c.5 dpgr 26/r)
4.1. Elementi conoscitivi
La presente relazione sull’assetto geologico – tecnico del territorio è stata redatta a seguito delle
richieste pervenute dagli uffici competenti:
Ufficio Regionale per la Tutela dell’Acqua e del Territorio di Grosseto; Prot. n. 60038 in data 29
febbraio 2008;
Autorità di Bacino Interregionale del Fiume Fiora; Prot. n. 75 in data 18 marzo 2008;
Bacino Regionale Ombrone; Prot. n. 79627 in data 18 marzo 2008.
133
Al fine di integrare, aggiornare e dare completezza alle conoscenze geologiche, strutturali,
geomorfologiche, idrauliche e sismiche, sono stati portati a termine tutti gli approfondimenti
necessari all’individuazione delle problematiche presenti all’interno del territorio comunale di
Manciano.
La rappresentazione cartografica che ne consegue, alla scala 1:10.000, soddisfa le tematiche
introdotte nei punti da B.1 a B.6 del DPGR 26/E mentre, gli elementi individuati all’interno dei
centri abitati, per le unità territoriali organiche elementari (U.T.O.E.), in riferimento al punto B.7
del DPGR 26/E, sono stati oggetto di studi rappresentati a scala di maggior dettaglio in quanto,
caratterizzate da situazioni di complessa riproduzione a scala 1:10.000.
4.1.1 Elementi geologici e strutturali (punto b.1 dpgr 26/r)
Essendo il territorio comunale coperto da cartografia geologica regionale (Progetto CARG) in scala
1:10.000, è stato possibile utilizzare come base dello studio geologico tale elaborazione.
Le cartografie geologiche del territorio comunale sono suddivise nelle seguenti sei tavole: Tavole
6.a.1; 6.a.3; 6.a.4; 6.a.5; 6.a.6; 6.a.7 Carta geologica – Scala 1:10.000
4.1.1.1 La successione dei terreni: aspetti generali
L’evoluzione geologica del territorio del Comune di Manciano si inquadra nel più ampio contesto
dell’evoluzione geologica dell’Appennino Settentrionale.
Il sistema delle catene montuose dell’Orogene Alpino, l’allineamento di catene montuose compreso
tra Gibilterra, Alpi, Appennini, Himalaia e Indocina, deriva dalla collisione di due insiemi di
blocchi continentali: uno meridionale detto Gondwana (comprendente Africa, Arabia e India) e,
l’altro settentrionale, Laurasia (comprendente Europa e Asia centro settentrionale).
Questi due blocchi derivarono dalla scissione di un unico grande continente primordiale, la Pangea.
Il loro progressivo allontanamento ha portato a formarsi tra di loro di un bacino oceanico, la Tetide,
all’interno del quale, circa 150 Ma (Giurassico), hanno cominciato a depositarsi i terreni del
dominio Tosco-Umbro.
Nel Cretacico inferiore (attorno a 150 Ma) il movimento di allontanamento dei due blocchi ha
cominciato ad invertirsi, dando luogo in seguito al processo di collisione tra di loro, concluso con la
formazione delle catene dell’Orogene Alpino.
La successione dei terreni delle unità formazionali nella Toscana meridionale è legata ad una lunga
e complessa storia geologica, che è poi la storia del corrugamento e del sollevamento della Catena
appenninica. L’età di queste formazioni va dal Paleozoico al Quaternario, ma la loro successione
non è regolare né uniforme, quale ci si dovrebbe aspettare se si fossero depositate, con continuità, in
un unico bacino di sedimentazione; al contrario essa si presenta disomogenea, discontinua e con
ripetizioni di serie, mostrando la sovrapposizione di complessi eterogenei, separati l’uno dall’altro
da discontinuità sia di natura tettonica, sia stratigrafica. Quasi tutti questi complessi si trovano, oggi,
tettonicamente sovrapposti l’uno sull’altro e ciascuno di essi proviene da aree di sedimentazione
distinte e con caratteristiche paleoambientali completamente diverse (“Domini paleogeografici” e
“Zone ambientali”).
Sulla base dei rapporti di giacitura dei vari complessi e delle caratteristiche sedimentologiche delle
rispettive successioni, si ritiene, oggi, che essi provengano da tre Domini che dovevano succedersi
da ovest verso est nel seguente ordine (Decandia et al., 1981): Dominio ligure, Dominio
austroalpino (o sub-ligure), Dominio toscano.
Il dominio ligure corrispondeva ad un bacino oceanico, costituito, da un basamento di rocce
magmatiche basiche ed ultrabasiche (cioè a bassissimo contenuto in silice) che vengono
complessivamente indicate con il nome di “Ofioliti”; ad esse si sovrappone una copertura
sedimentaria, dello spessore complessivo di un migliaio di metri, depositatesi in un ambiente di
mare profondo, paragonabile agli attuali fondi oceanici.
Il Dominio austroalpino (sub-ligure) era costituito da un basamento sialico (ad alto contenuto in
silice), metamorfico, e da una copertura che, ad ovest, faceva passaggio alle coperture liguri (Zona
134
austroalpina interna), mentre ad est faceva passeggio alle coperture del Dominio toscano (Zona
austroalpina interna).
Il Dominio toscano era costituito da una basamento sialico metamorfico, di età paleozoica (preViseano superiore o pre-fase sudetica dell’Orogenesi ercinica) e da una copertura mesozoicaterziaria. Nel Dominio toscano sono state distinte tre zone (Decandia et al., 1981; Boccaletti et al.,
1981): una Zona toscana interna (da cui provengono i terreni di basso metamorfismo proviene
l’Unità metamorfica di Massa), una Zona toscana intermedia (corrispondente all’Unità metamorfica
apuana o dell’Elba orientale), una Zona toscana esterna (corrispondente alla Falda toscana non
metamorfica).
Il Basamento delle Unità toscane porta le tracce di deformazioni conseguite in almeno due
orogenesi: Orogenesi ercinica e Orogenesi alpina; le coperture, viceversa, sono state interessate solo
dalle deformazioni dell’orogenesi alpina.
Ancora più a est viene collocato il Dominio umbro-marchigiano del quale affiora solo la copertura
mesozoico-terziaria. I termini di transizione tra questo Dominio e quello toscano affiorano in
corrispondenza della Dorsale Rapolano-M.Cetona.
I vari domini paleogeografici sopra elencati hanno subito, durante la fase di chiusura dell’oceano
ligure-piemontese e la successiva collisione continentale, Africa contro Europa, un raccorciamento
ed una estrusione dei rispettivi depositi sedimentari che sono traslati da SO verso NE, con
conseguente accavallamento di quelli più occidentali su quelli più orientali.
In tal modo essi costituiscono oggi delle unità tettoniche, sovrapposte l’una sull’altra, a formare
l’ossatura della Catena appenninica.
In generale, l’ordine di sovrapposizione di tali unità, dall’alto al basso, è nella Toscana meridionale,
il seguente: Unità liguri, Unità austroalpine (sub-liguri), Unità toscane.
Alle unità autoctone ed alloctone sopra ricordate si devono aggiungere i depositi appartenenti ai
ristretti bacini sedimentari impostatisi sulle unità liguri già deformate e coinvolti passivamente nelle
ultime fasi del loro sovrascorrimento; tali depositi sono noti come Formazioni Epiliguri (APN
Arenaria di Manciano, Langhiano – Tortoniano inf.).
A tutte queste unità si sovrappongono, trasgressivi e discordanti, i sedimenti lacustri e marini di età
mio-pliocenica e pleistocenica che, non avendo subito movimenti di traslazione orizzontali, come le
unità sopraindicate, vengono raggruppati sotto il termine comprensivo di Neoautoctono.
Le unità tettoniche, affioranti nell’area in esame, saranno illustrate seguendo l’ordine geometrico di
sovrapposizione, da quella più profonda a quella più superficiale; le unità Liguri e Sub-Liguri sono
state tutte accorpate sotto la denominazione Dominio Ligure. Anche le formazioni all’interno delle
singole unità saranno descritte secondo la successione stratigrafica da quella più antica a quella più
recente.”
In corrispondenza dell’Appennino Settentrionale, il corrugamento, procedendo da sud-ovest a nordest, darà luogo a scollamenti ed estesi sovrascorrimenti dei diversi elementi paleogeografici che
andranno a costituire un sistema di unità tettoniche sovrapposte, indicate anche col termine di falde
o coltri di ricoprimento.
Per quanto riguarda il tratto della catena degli Appennini Settentrionali, si riconosce una struttura
dovuta all’impilamento di più unità tettoniche separate da contatti meccanici riconoscibili come
originari piani di scorrimento.
Alla base della struttura vi è il gruppo delle unità esterne dell’avampaese appenninico, costituenti
all’origine la copertura sedimentaria di uno zoccolo continentale di pertinenza “africana”; parte di
esse sono indicate come autoctone, nel senso che sono rimaste ancorate al basamento mentre,
durante la tettogenesi avvenivano scollamenti dal basamento stesso, o in corrispondenza di livelli
più plastici della successione sedimentaria si verificavano accavallamenti sulle prime a formare vere
e proprie falde o scaglie; insieme appartengono al dominio Tosco-Umbro e affiorano
essenzialmente nelle due regioni.
135
Salendo nella successione geometrica di sovrapposizione, le unità tettoniche che costituiscono la
catena provengono da zone via via più interne (tirreniche) dei domini ligure e subligure: vengono
dette alloctone e si appilano sulle formazioni della Serie Toscana.
Alle unità autoctone ed alloctone sopra ricordate si devono aggiungere i depositi appartenenti ai
ristretti bacini sedimentari impostatisi sulle unità liguri già deformate e coinvolti passivamente nelle
ultime fasi del loro sovrascorrimento; tali depositi sono noti come Formazioni Epiliguri.
I depositi detritici messiniani e plio-pleistocenici (neoautoctono) legati alle fasi distensive
postorogeniche
chiudono, almeno sul versante tirrenico dell’Appennino Settentrionale.
l’evoluzione sedimentaria della catena ed ai quali si accompagnano, nelle ultime fasi, le
manifestazioni magmatiche del vulcanismo delle province toscana e laziale.
4.1.1.2 La successione dei terreni nel Comune di Manciano
I terreni affioranti nel territorio del Comune di Manciano appartengono a più formazioni, quelle più
recenti sono considerate neoautoctone mentre le altre, che hanno subito notevoli movimenti
traslativi, sono alloctone e appartengono a più unità tettoniche che verranno descritte a partire da
quelle geometricamente più basse.
La Serie (o Successione) Toscana è rappresentata da un complesso di depositi di miogeosinclinale
sedimentati su un substrato continentale, corrugato nell’orogenesi ercinica, con fase parossistica
290 Ma tra il Carbonifero e il Permico, o in epoca ancora precedente e successivamente penepianato
(penepiano: prodotto finale del ciclo d’erosione in clima umido) in epoca pre-triassica.
Tali depositi costituiscono il basamento autoctono toscano, con i terreni paleozoici, residui dello
zoccolo continentale e con quelli che nel Trias Superiore contrassegnano l’inizio del ciclo
sedimentario della Successione Toscana propriamente detta.
A – Dominio Toscano
Unità Toscane Metamorfiche
Dopo una lacuna stratigrafia che comprende gran parte del Permiano e almeno tutto il Trias
inferiore, i primi depositi hanno carattere litorale:
CRP
Filladi, quarziti e metaconglomerati. Permiano
SRC
Filladi quarzitico-muscovitiche grigio-chiare o grigioverdi, talora violacee, con intercalazioni di
metaconglomerati e filladi scure (Ladinico sup.- Carnico)
Formazione della Verruca (SRC)
VINb
Dolomie grigio-scure e rosate con subordinati livelli di filladi, quarziti e metaconglomerati (Carnico
- Norico); Formazione di Tocchi, Affiorano estesamente nei Monti della Campigliola, Montauto e
Monte Maggiore.
Unità della Falda Toscana
Le formazioni della successione toscana costituiscono una unità tettonica indicata come “Falda
Toscana” la cui base è rappresentata dalla Formazione anidritica di Burano (non affiorante nel
Comune di Manciano) in corrispondenza della quale si è verificato lo scollamento ed il conseguente
scorrimento dell’unità stessa.
136
Le formazioni della Falda Toscana affiorano generalmente in aree di limitata estensione ed
appaiono di solito frammentate in tante zolle di forma lenticolare, isolate una dall’altra e disperse in
un’ampia area caratterizzata dal fenomeno della “serie ridotta”.
Si tratta di zone in cui la successione Toscana è mancante dei terreni più recenti soprastanti (Serie
mesozoica toscana, Scaglia e Macigno) per laminazione tettonica o forse meglio, per un generale
scollamento della successione in corrispondenza del livello plastico della Formazione di Burano che
ha provocato un avanzamento della copertura verso est e la sua parziale sostituzione con l’alloctono
ligure, lasciando tuttavia ampie zone denudate. E’ la classica zona detta impropriamente della “serie
ridotta” da altri Autori.
La successione toscana, nel territorio del Comune di Manciano, comprende dal basso all’alto le
seguenti formazioni:
CCA
Calcare Cavernoso (Norico – Retico, Triassico superiore, 216,5 ÷ 199,6 Ma)
Dolomie e calcari dolomitici scuri, con caratteristica struttura a cellette (“calcari a cellette”, “calcari
vacuolari”), spesso pulverulenti (“cenerone”), gessi e anidriti. Alla base e nella parte medio-bassa si
trovano brecce polimittiche massive clasto-sostenute, non distinte cartograficamente.
Si tratta di prodotto autoclastico derivato dai depositi evaporitici della Formazione anidriticodolomitica di Burano.
Affiorano in maniera più estesa nella zona sud orientale dell’area studiata, da Poggio del Corno,
Campigliola, Macchia Carbona e Monte Maggiore. Affioramenti minori si trovano a Pian di
Poccetta a sud di Manciano, presso la miniera dismessa di antimonio della Montagnola di
Montauto. Altri affioramenti sono presenti a Poggio Petricci a sud di Marsiliana.
Con la denominazione di Serie mesozoica toscana sono state comprese nella carta geologica le
formazioni sovrastanti il Calcare cavernoso: i Calcari neri stratificati, il Calcare massiccio, il
Calcare rosso ammonitico, il Calcare selcifero, le Marne a Posidonomya, i Diaspri e la Maiolica,
affioranti in limitate zone a nord di San Martino sul Fiora e nei pressi del Podere dell’Ebreo a sudovest dei Poderi di Montemerano di Sopra.
RET
Calcari e marne a Rhaetavicola contorta (Retico, 203,6 ÷ 199,6 Ma)
Calcari, calcari dolomitici e dolomie con sottili intercalazioni di marne, da grigio-scuri a neri,
stratificati, fetidi alla percussione, a cui si intercalano marne siltose scure e rari livelli di calcari
bioclastici; nella porzione inferiore della formazione possono essere presenti dolomie e calcari
dolomitici grigio-chiari (in strati anche molto spessi) e calcilutiti scure; nella porzione superiore, i
calcari scuri alternati a strati sottili di marne grigie e nerastre, possono essere grossolanamente
stratificati o brecciati.
MAS
Calcare massiccio (Lias inferiore, 199,6 ÷ 196,5 Ma)
Calcari e calcari dolomitici grossolanamente stratificati e massicci. La parte più alta della
formazione comprende calcilutiti grigie talvolta con sottili orizzonti giallastri in corrispondenza dei
giunti di strato.
LIM
Calcare selcifero di Limano (Pliensbachiano sup. – Taorciano inferiore, Giurassico inferiore o Lias,
186 ÷ 179 Ma).
Calcilutiti silicee e calcareniti fini, talvolta gradate, grigie o grigio-chiare, in strati sottili e medi con
noduli e liste di selce, generalmente grigio chiaro o talvolta rosate o brune, a cui si intercalano strati
sottili di marne, marne argilloso-siltose, argilliti marnose grigie e talvolta calciruditi o brecce
calcaree.
137
DSD
Diaspri (Malm p.p. o Giurassico sup., 161,2 ÷ 145,5 Ma)
Radiolariti rosso–scure o verdi, sottilmente stratificate, localmente con interstrati argillitici.
Talvolta, nella parte alta della formazione, marne silicee e argilliti rosse con rare intercalazioni di
calcilutiti silicee grigio-verdastre
STO - Scaglia Toscana
Argilliti e argilliti siltose e marnose rossastre, verdastre o grigie, talvolta con sottili intercalazioni di
calcilutiti silicee e calcareniti grigie o verdastre; rare radiolariti rosse.
La Formazione della Scaglia toscana con le sue intercalazioni di calcareniti “nummulitiche” è
costituita da strati (30-50 cm) di calcari marnosi rosati e da bancate di marne calcaree rosse o rosate
con intercalazioni decimetriche di calcisiltiti grigio-verdi; una seconda litofacies è rappresentata da
argilliti varicolori fissili con rare intercalazioni di calcilutiti a base calcarenitica e di calcareniti fini.
Negli affioramenti presenti nell’area studiata le calcareniti assumono spessori rilevanti. Affiora a
Poderi di Montemerano di Sopra e a sud-ovest a Podere Noriano – Poggio Cucco. Altri affioramenti
si ritrovano a Poggio Capalle - Podere di Gazzia, circa due chilometri a sud di Manciano.
STO4
Membro delle Calcareniti di Dudda
STO3
Membro delle Calcareniti di Montegrossi (Calcareniti a nummuliti) (Cretacico inferiore –
Paleogene)
STO2
Membro delle Marne del Sugame
STO1
Membro delle Argilliti di Brolio
MACa
Olistostromi di materiale ligure e subligure nel Macigno (Oligocene superiore 28,4 Ma ÷ Miocene
inferiore 15,97 Ma)
MAC
Macigno (Oligocene superiore 28,4 Ma ÷ Miocene inferiore 15,97 Ma)
Arenarie quarzoso–feldspatico–micacee gradate, in strati di potenza variabile, con livelli più sottili
di argilliti siltose.
La Formazione del Macigno affiora prevalentemente in strati spessi (30 – 100 cm). L’alterazione
superficiale del Macigno è intensa, soprattutto negli affioramenti altimetricamente più bassi, che
presumibilmente sono stati sommersi dalla trasgressione marina del Pliocene: il risultato
dell’alterazione è un livello più o meno spesso di sabbia rossastra o ocra. Costituisce la dorsale
collinare Manciano – Montemerano.
Dominio ligure e sub-ligure
Unità alloctone liguri e subliguri
La copertura alloctona ligure e subligure, come abbiamo detto poggia tettonicamente su diversi
elementi della Successione toscana, costituiti di volta in volta da Calcare cavernoso, Scaglia e
Macigno.
Con questo termine si vogliono indicare corpi geologici delimitati alla base da una superficie di
movimento che abbia comportato traslazioni di importanza regionale, determinandone l’alloctonia.
Si sottintende inoltre per ogni unità una caratteristica stratigrafia rispetto alle altre unità.
Nell’area studiata sono state identificate tre diverse unità: “Unità di Canetolo e dei Flysch
tolfetani”, “Unità della Pietraforte” e “Unità ofiolitica”.
138
Unità di Canetolo e dei Flysch Tolfetani
L’Unità di Canetolo rappresenta quei terreni che dal punto di vista paleogeografico si suppone
occupassero una posizione intermedia tra i domini “ligure” e “toscano”.
La successione tipo dell’Unità, dal basso verso l’alto, è quella riportata in legenda nella Carta
geologica: Flysch argilloso-calcareo, Flysch calcareo, Argille e calcari, Calcareniti di Scansano e
Arenarie di Scerpena.
Il Flysch argilloso-calcareo, del Cretaceo superiore, è costituito da argilloscisti con calcari marnosi,
silicei, detritici ed arenarie calcarifere tipo Pietraforte. Affiora estesamente a est e sud-est di
Manciano sull’allineamento Centrale della Stellata - Podere La Gora - Podere Le Pisanelle. Altri
affioramenti di dimensioni più ridotte si trovano a ovest del Castello di Scerpena, al Podere 4°
dell’Ebreo (zona Campigliola) e in sx orografica del Fosso Scaroncia al margine sud-est del
territorio comunale.
Il Flysch calcareo, del Cretaceo superiore – Paleocene (?), è costituito da calcari marnosi, marne e
peliti, con intercalazioni di torbiditi arenacee. Il centro abitato di San Martino sul Fiora poggia su
questa formazione e l’affioramento prosegue sul versante sud-est dello stesso rilievo. Altri
affioramenti si trovano sparsi nei dintorni di San Martino stesso e di Poggio Murella. Affiora inoltre
tra le argille plioceniche a nord-est di Terme di Saturnia e sull’allineamento Podere della Strega –
Case Zammarchi – Podere della Vignaccia.
Proseguendo verso sud troviamo gli affioramenti più estesi di questa formazione presenti nell’area
di studio: Poggio Macchia Casella – Case Murella – Poggio Battaglia – Poggio Onteo – Poggio
Foco – La Capriola.
Affiora inoltre a Macchia Sugherana, nella media valle del Torrente Tafone e a est in destra
orografica del Fiume Fiora.
L’unico affioramento della zona di Marsiliana è ubicato a sud del Sarracchieto.
La Formazione delle Argille e calcari (Eocene), eteropica con quella delle Calcareniti di Scansano,
si suddivide in due membri a loro volta eteropici, l’uno con le caratteristiche di un flysch calcareomarnoso e l’altro con quelle di un pre-flysch o di un flysch argilloso-calcareo. Nel primo membro
sono presenti strati calcareo-marnosi, nel secondo il rapporto pelite/calcare è sempre maggiore di
uno. Il primo membro è presente a nord di Poggio Murella in numerosi piccoli affioramenti. A nord
di Saturnia affiora a Bagno Santo. A est e a nord-est di Montemerano affiora rispettivamente a Pian
di Giomo e nei dintorni di Poggio Macina. A contatto di quest’ultimo affioramento è presente anche
il secondo membro della Formazione delle Argille e calcari. Ad ovest della dorsale MancianoMontemerano affiora sotto forma di una stretta fascia lunga circa 5 – 6 chilometri con direzione
nord-ovest/sud-est.
La Formazione delle Calcareniti di Scansano, Eocene superiore, è costituita da calcareniti con liste
di selce. Età. Affiora in una fascia centrale del territorio comunale diretta nord-sud: da Poggio
Capanne-Poggio Murella-San Martino s. Fiora, alla Campigliola, attraverso MontemeranoManciano.
La Formazione delle Arenarie di Scerpena è costituita da arenarie con frequenti clasti pelitici.
Presenta apparenti analogie con il Macigno e la Pietraforte. Età Eocene superiore – Oligocene.
Anche in questo caso, come per la Formazione delle Calcareniti di Scansano, stratigraficamente
sottostante, gli affioramenti seguono l’asse centrale verticale del territorio comunale: Poggio
Capanne - Poggio Murella - San Martino s. Fiora, Montemerano-Manciano, Campigliola.
Unità della Pietraforte
La Pietraforte di tipo maremmano (Losacco, 1958) affiora a formare una copertura tettonica molto
discontinua e di modesto spessore (200 metri circa) sull’Unità di Canetolo, accompagnata quasi
sempre dagli Argilloscisti varicolori che ne rappresentano il complesso di base in regolare
successione stratigrafica.
139
Unità Epiliguri
Con questa dizione si indicano quei depositi che si ritrovano stratigraficamente sovrapposti alle
Unità Liguri, dopo un intervallo della sedimentazione più o meno lungo, e che sono traslate
passivamente con gli ultimi spostamenti della coltre alloctona. Nell’area in studio è presente la
Formazione delle Arenarie di Manciano: detta anche Arenaria a Scutella (Langhiano). Affiora a sud
di Manciano. Giace prevalentemente sull’Unità di Canetolo e dei Flysch Tolfetani.
AVA
Argille varicolori con calcari. (Cretacico inferiore 145,5 ÷ 99,6 Ma)
Argilliti varicolori, spesso rosso vinate in strati sottili, con rare intercalazioni di arenarie fini e
micriti silicizzate. (Cretaceo sup.)
PTFa
Pietraforte Ruditi (Cicerchino) Cretacico sup.
Spesse bancate arenacee con alla base livelli conglomeratici. (Cretaceo sup.)
PTF
Pietraforte Arenarie e siltiti. Cretacico sup.
Formazione della Pietraforte
Alternanza regolare di arenarie calcaree e argilliti grigio scuro. Le arenarie si presentano di colore
grigio scuro e compatte al taglio fresco mentre per alterazione risultano di colore marrone e spesso
decalcificate. Sono a granulometria medio-fine.
FIA
Formazione di S. Fiora Argilliti grigio-brune e calcilutiti (Cretacico sup.-Paleocene)
BRO
Brecce ofiolitiche monogeniche e poligeniche, peridotiti serpentinizzate con filoni gabbri e basaltici
(Giurassico sup)
OFI
Oficalciti
Masse di oficalciti incluse all'interno delle Argille a Palombini.
APAb
Argille a Palombini Argilliti litofacies arenacea (cretaceo medio-sup)
Litofacies arenacee delle Argille a Palombini
APA
Argille a Palombini Argilliti grigie e calcilutiti (cretaceo medio-sup)
argilliti e marne grigio scure con frequenti intercalazioni di strati calcarei e calcareo-marnosi a
grana fine ('Palombini') e talora arenacei e calcarenitici. Frequenti intercalazioni di brecce ad
elementi serpentinitici e basaltici con matrice serpentinitica e/o cemento carbonatico (BOV); i
triangoli isolati riempiti in verde indicano affioramenti limitati. Cretaceo inferiore
Formazioni del neoautoctono
La sedimentazione neogenica nel Comune di Manciano è da riferire a depositi lacustri e marinolagunari del Miocene superiore e a quelli marini del Pliocene. Tali sedimenti poggiano discordanti
su un substrato corrugato costituito per la maggior parte dalle unità alloctone liguri. Con il termine
Neoautoctono vengono indicati tutti i sedimenti che non hanno subito traslazioni orizzontali, ma
solo dislocazioni a prevalente componente verticale.
140
Sono riconoscibili tre cicli deposizionali neoautoctoni:
- il primo è del Messiniano, di ambiente di transizione tra il marino e l’alluvionale
- il secondo è del Pliocene inferiore, marino
- il terzo del Quaternario antico, marino.
Depositi marini del Miocene inf. - medio
APN Arenaria di Manciano
Formazione delle Arenarie di Manciano (APN)
Arenarie carbonatiche bioclastiche e arenarie a grana fine (Langhiano - Tortoniano inf.). Sono
conosciute anche con il nome di Arenarie a Scutella.
Si tratta di una Formazione indicata da altri autori come Epiligure, cioè un deposito che si ritrova
stratigraficamente sovrapposto alle Unità Liguri, dopo un intervallo della sedimentazione più o
meno lungo, e che è traslata passivamente con gli ultimi spostamenti della coltre alloctona. Affiora
a sud di Manciano. Giace prevalentemente sull’Unità di Canetolo e dei Flysch Tolfetani.
Depositi lacustri e lagunari post-evaporitici messiniani
SLE r
Sabbie e arenarie
Sabbie e arenarie. Tortoniano sup. – Messiniano inf.
SLE m
Marne sabbioso-siltose
Depositi lacustri del Tortoniano sup. – Messiniano inf. (Turoliano)
SLEc
Conglomerati e paraconglomerati eterometrici moderatamente elaborati con ciottoli e matrice
arrossati.
Depositi lacustri del Tortoniano sup. – Messiniano inf. (Turoliano)
FOS. Argille del Torrente Fosci Argille con intercalazioni di arenarie e conglomerati Turoliano inf.
MES b Conglomerati poligenici Turoliano sup.
DEPOSITI MARINI PRE-EVAPORITICI MESSINIANI
RAQc Conglomerati Messiniano inf.
RAQa Argille e arenarie
DEPOSITI MARINI PLIOCENICI
PLIs Sabbie e arenarie gialle (Zancleano-Piacenziano)
PLIb Conglomerati marini poligenici Zancleano-Piacenziano
FAA c Olistostromi di materiale ligure (Pliocene)
FAA Argille e argille siltose grigio-azzurre localmente fossilifere (Pliocene)
141
DEPOSITI CONTINENTALI RUSCINIANI E VILLAFRANCHIANI
VILa Sabbie e Conglomerati Rusciniano-Villafranchiano
DEPOSITI CONTINENTALI POST-VILLAFRANCHIANI
Pi depositi piroclastici
f1 Travertini e calcari continentali (Olocene pleistocene)
eb Depositi palustri
bn2 Depositi alluvionali terrazzati antichi Ghiaie prevalenti; ghiaie e sabbie; sabbie e limi; ghiaie e
limi (Pleistocene)
b7 Depositi colluviali Coperture di materiale a tessitura fine (limosa e sabbiosa) con rari frammenti
litoidi grossolani su aree di versante, che hanno subito processi di trasporto per ruscellamento
limitati.
b6 Depositi eluviali Coperture di materiale a tessitura fine (limosa e sabbiosa) con rari frammenti
litoidi grossolani sulle aree pianeggianti, che hanno subito processi di trasporto nulli o molto
limitati, terreni residuali (terre rosse).
b4 Depositi da debris flow e mud flow
b2 Depositi eluvio-colluviali Accumuli di materiale eterometrico a tessitura fine (limosa e sabbiosa)
con rari frammenti litoidi grossolani che hanno subito processi di trasporto limitati o nulli.
bn1 Depositi alluvionali terrazzati recenti Ghiaie prevalenti; ghiaie e sabbie; sabbie e limi;ghiaie e
limi (olocene)
b Depositi alluvionali attuali Depositi dei letti fluviali attuali, soggetti ad evoluzione con ordinari
processi fluviali.
aa Detriti di falda e depositi di versante Falde di detrito, talus detritici, coni di detrito coalescenti,
anche a grossi blocchi, prevalentemente al piede delle pareti in roccia, “pietraie”; accumuli di
frammenti litoidi eterometrici angolosi, talora stratificati, con matrice sabbiosa o sabbioso-limosa in
quantità variabile, prodotti da degradazione del substrato lungo versanti, messi in posto per gravità.
a1 Detrito derivante da movimenti fenomeni franosi; accumuli caotici di frammenti litoidi
eterometrici con matrice sabbiosa o sabbioso-limosa in quantità variabile.
DEPOSITI ANTROPICI
h5 Terreni di riporto, bonifica per colmata
h3 Discariche di cave, ravaneti
h2 Discariche di miniere
142
h1 Discariche per inerti e rifiuti solidi urbani
4.1.1.3 La tettonica
L’area in studio fa parte del dominio geologico-strutturale della catena appenninica settentrionale.
Gli Appennini a loro volta fanno parte di un sistema di catene montuose che deriva dalla collisione
di due continenti: l’uno meridionale, comprendente anche l’Africa e l’altro settentrionale
comprendente la maggior parte dell’Europa e l’Asia centro-settentrionale. Si tratta di due insiemi
che si formarono in seguito alla scissione di un unico grande continente primordiale, la Pangea. Il
progressivo allontanamento di questi due blocchi continentali ha portato al formarsi tra di loro di un
bacino oceanico, la Tetide.
Le acque della Tetide si sono insinuate come un ampio golfo tra l’Africa e l’Europa circa 200
milioni di anni fa, nel Trias, dando luogo ai depositi di transizione e marini trasgressivi (Serie
Toscana) che compaiono su di un substrato continentale eroso.
Nel Giurassico, circa 150 milioni di anni fa, si ha la fase principale di distacco tra le zolle
continentale africana ed europea con la neoformazione di crosta oceanica interposta.
Nel Cretacico inferiore, circa 100 milioni di anni fa, seguirà, con l’inversione del movimento e la
conseguente collisione tra le placche continentali africana ed europea, una complessa tettogenesi,
che si concluderà con la formazione della catena appenninica.
Alla base del sistema vi è il gruppo delle unità geologiche costituenti all’origine la copertura
sedimentaria di uno zoccolo continentale; parte di esse sono indicate come unità autoctone nel senso
che sono rimaste ancorate al basamento; appartengono al dominio Tosco-Umbro e affiorano
essenzialmente nelle due regioni.
Salendo nella successione geometrica di sovrapposizione, le unità tettoniche che costituiscono la
catena, provengono da zone via via più interne (tirreniche) dei domini ligure e subligure: vengono
dette alloctone e si appilano sulla Serie Toscana.
Alle unità autoctone ed alloctone sopraricordate si devono aggiungere i depositi appartenenti a
ristretti bacini sedimentari impostatisi sulle unità liguri già deformate e coinvolti passivamente nelle
ultime fasi del loro sovrascorrimento; tali depositi noti come Formazioni Epiliguri, affiorano a S-E
di Manciano (Arenarie di Manciano).
Di diverso significato sono i depositi detritici messiniani e plio-pleistocenici (da 1 a 10 milioni di
anni), neoautoctono, legati alle fasi distensive post-orogeniche che chiudono, almeno sul versante
tirrenico dell’Appennino Settentrionale, l’evoluzione sedimentaria della catena ed ai quali si
accompagnano nelle ultime fasi, le manifestazioni magmatiche del vulcanismo delle province
toscana e laziale.
L’attuale distribuzione dei principali gruppi di formazioni presenti (Serie Toscana, flysch,
formazioni neoautoctone) risente evidentemente sia della tettonica sinorogenica sia di quella
postorogenica.
La tettonica sinorogenica
Soffermandoci sulla tettonica sinorogenica, l’addensarsi verso est della Successione Toscana, cioè
quella parte della Successione Toscana posta sopra la Formazione anidritico-dolomitica di Burano,
ha comportato estesi fenomeni di denudamento di quest’ultima e sovrascorrimenti del Macigno
rispetto alla sua base stratigrafica, la Scaglia, ed all’interno di quest’ultima.
Conseguenza di questi movimenti è stato il discontinuo avanzamento delle Unità alloctone che sono
venute a ricoprire talvolta il tetto della Successione Toscana completa, talaltra livelli intermedi o
direttamente il Calcare Cavernoso.
La sovrapposizione delle unità alloctone liguri e subliguri dà ragione di una loro appartenenza a
domini paleogeografici diversi: più interna l’Unità Ofiolitica, più esterna l’Unità della Pietraforte ed
ancora più esterna la subligure, differenziabile a sua volta in una porzione decisamente più di
bacino (quella dei Flysch Tolfetani cretacei) ed una al margine del continente africano, in
143
comunicazione più o meno diretta con l’area di sedimentazione della Scaglia Toscana. La geometria
della sovrapposizione non è, tuttavia, sempre costante.
Sembra evidente attribuire l’appilamento delle Unità ad una fase tettonica compressiva
relativamente tarda, la stessa responsabile dell’avanzamento verso E-NE della copertura toscana, tra
l’Oligocene superiore e il Miocene Superiore. Il limite temporale inferiore è dato dalla presunta età
di fine sedimentazione del Macigno e quello superiore dall’età di sedimentazione dell’Epiligure, qui
rappresentato dalle Arenarie di Manciano.
La tettonica postorogenica
Il tratto inferiore dell’Albegna, nel tratto terminale orientato NE-SW segna un’importante linea di
discontinuità, interpretabile come una faglia trascorrente sinistrorsa.
Si può inoltre osservare in qualche caso che l’attuale distribuzione delle unità alloctone risente
fortemente della stessa tettonica disgiuntiva postorogenica evidenziata dalla Successione Toscana.
La direzione NNW-ESE dei sistemi di faglie distensive principali che interessano la Successione
Toscana e le Unità alloctone condizionano chiaramente la sedimentazione dei depositi
postorogenici del Miocene superiore, gli affioramenti dei quali sono appunto allungati secondo
quelle direzioni.
In questa fase dovrebbe essersi ultimato l’effetto trascorrente della linea dell’Albegna, legato al
regime compressivo antiappenninico di formazione della catena; ad esso si sovrappone un generale
movimento distensivo in direzione appenninica, responsabile anche di quella vasta area subsidente,
nella quale si è formato uno stretto è profondo golfo nel Pliocene inferiore.
La raggiunta stabilità dell’area è evidenziata dalla mancanza di ulteriori ingressioni marine, se si
escludono quelle molto marginali pleistoceniche, probabilmente attribuibili a fatti climatici globali,
piuttosto che a movimenti tettonici.
4.1.1.4 Evoluzione paleogeografica e strutturale
L’evoluzione geologica del territorio comunale di Manciano è collegata alle dinamiche tettoniche e
sedimentologiche occorse nella Toscana meridionale.
L’assetto strutturale della Toscana, a Sud di Grosseto, è il risultato di una complessa storia
geologica e di un ‘articolata evoluzione paleogeografia che ha coinvolto quattro unità tettoniche
alloctone sovrapposte, appartenenti ad altrettante zone paleogeografiche e messe in posto nella
posizione attuale durante l’orogenesi appenninica. Queste unità, seguendo la terminologia adottata
da Lazzarotto ( 1993 ), sono, a partire dall’alto verso il basso:
Unità liguri: Cretaceo inf.
Unità austroalpina interna: Cretaceo sup. Paleocene
Unità austroalpina esterna: Paleocene – Eocene medio
Unità toscana non metamorfica ( Falda Toscana ): Trias sup. – Oligocene sup.
Queste unità tettoniche cominciano ad individuarsi nel Trias inferiore, con l’apertura dell’Oceano
Ligure - Piemontese, un ramo del più vasto oceano Tetide la cui chiusura darà luogo alla
formazione delle Alpi e degli Appennini.
Dal Trias al Giurassico sup. si forma l’Oceano Ligure - Piemontese a causa dei movimenti
divergenti della placca europea e di quella africana, lo stiramento crostale porta alla formazione di
numerose faglie dirette nella crosta continentale ed alla sua progressiva distensione e lacerazione.
Il progredire della lacerazione crostale sfocia nella formazione di un nuovo bacino di
sedimentazione che ha come basamento la crosta oceanica, composta da rocce ofiolitiche.
Su questo substrato inizia la sedimentazione che viene interrotta nel Cretaceo sup. dalla progressiva
chiusura dell’Oceano Ligure - Piemontese, avvenuta a partire dall’Eocene.
144
La crosta oceanica comincia ad andare in subduzione mentre tutti i sedimenti ad essa sovrastanti ed
alcuni lembi della crosta stessa si accavallano sul margine europeo, disponendosi secondo una
catena a thrust con vergenza generale verso NE.
In seguito alla tettonica compressiva tra l’Oligocene-Tortoniano, i margini continentali vanno
progressivamente in sollevamento, con un conseguente aumento dell’erosione, testimoniata dalla
presenza di sedimenti torbiditici con elevati spessori; l’intensa attività tettonica promuove inoltre
frane sottomarine e altri fenomeni gravitativi.
Successivamente quindi si ha un regime distensivo, che in Toscana meridionale, porta alla
formazione della “serie ridotta” e dei bacini mio-pliocenici ( Tortoniano sup.- Pliocene inf. ).
Alla fine del Tortoniano sup. il processo distensivo continua e porta alla generalizzata
frammentazione dell’edificio appenninico in alti e bassi strutturali tipo horst e graben, delimitati da
faglie dirette a geometria listrica con direzione NO-SE, tagliate trasversalmente da linee tettoniche
disgiuntive a direzione NE-SO, identificate come faglie di trasferimento.
Questi allineamenti tettonici, hanno favorito la formazione di due importanti depressioni anche
all’interno del Comune di Manciano, oggi sede dei due principali fiumi, il bacino del Fiume Fiora
ed il bacino del Fiume Albegna.
La valli del Fiora e dell’Albegna corrono parallele, con direzioni appenniniche (NO-SE), all’incirca,
sino all’altezza del centro abitato di Saturnia, oltre il quale, il Fiora continua in direzione
appenninica e l’Albegna segue l’allineamento antiappenninico NE-SO; in accordo con l’assetto
strutturale sopraccitato.
La maggior parte delle aree ribassate, presenti nei dintorni di Manciano, si riempirono di sedimenti
lacustri e poco dopo, limitatamente a quelle più occidentali, vi si trasferì il mare.
Il mare ostacolato dai rilievi del grossetano, non raggiunse in questa fase la Valle dell’Albegna, che
resta sede di sedimentazione lacustre e continentale.
Il Bacino Neogenico del Fiume Albegna si trova ad occidente della Dorsale Medio Toscana che, nel
suo prolungamento meridionale, culmina nel Monte Argentario; a sud delle colline attorno a
Scansano ed a nord dell’allineamento Manciano – Argentario.
Nella parte meridionale del Bacino del Fiume Albegna la sedimentazione post – collisionale parte
dal Tortoniano sup. in un ambiente prettamente lacustre.
Le forti somiglianze fra i tipi litologici tortoniani delle aree dell’Albegna e dell’Ombrone fanno
supporre che essi fossero parte di un singolo bacino, con trend appenninico.
Inoltre, la presenza di sabbia e conglomerati deltizi, presenti negli affioramenti dei bordi orientali,
suggeriscono un influsso fluviale da est.
Clasti “epiliguri” derivati dal disfacimento dell’Arenaria di Manciano (Burdigaliano – Langhiano
inf.) si rinvengono nei conglomerati tortoniani, questo suggerisce che gli affioramenti di Arenaria di
Manciano erano già formati e costituivano la copertura del substrato Pre – Neogenico della Dorsale
di Castell’Azzara.
145
146
Figura a: Schema
paleogeografico
durante il
Messiniano. 1)
Bacini a
sedimentazione
continentale. 2)
Bacini a
sedimentazione
marina. 3) Aree
emerse.
Figura b: Schema
paleogeografico
durante il
Pliocene inf. 1)
Bacini a
sedimentazione
marina. 2) Aree
emerse.
(modificato da
Pasquarè et. Alii.)
La trasgressione marina del Messiniano inf. interessa il Bacino del Fiume Albegna, come
testimoniano le Argille del Torrente Fosci.
In seguito, la crisi di salinità del Mediterraneo, occorsa nel Messiniano sup., cambia ancora
l’ambiente di sedimentazione in una facies di “lago – mare”.
A causa dell’emersione dell’area, i sedimenti pliocenici sovrastanti, giacciono discordanti sul resto
della successione miocenica.
A partire dal Pliocene inf. le acque marine invadono gradualmente anche la Valle dell’Albegna,
riempiendo un bacino orientato OSO-ENE, posizione anomala rispetto agli altri bacini pliocenici
della Toscana.
Questo bacino raggiunge la sue profondità massima nella depressione di Saturnia, come
testimoniano le argille qui affioranti.
Con il Pliocene medio ha inizio in Toscana meridionale un generale sollevamento, particolarmente
marcato tra le Colline Metallifere e i Vulcani laziali, zona amiatina compresa.
Il sollevamento è continuato fino all’epoca attuale, portando i sedimenti marini ad un’altezza che
arriva oggi a circa 950 m s.l.m. ai piedi del Mt. Labbro, la massima riscontrata nella Toscana
meridionale.
Nel Pliocene sup., i fattori climatici e tettonici causarono la chiusura delle comunicazioni fra il
Bacino del Fiume Albegna ed il mare.
La sedimentazione muta da marina a continentale e tutta l’area appartenente al Comune di
Manciano può dirsi definitivamente emersa.
Si istaura perciò un ambiente fluvio – lacustre con la sedimentazione più recente connessa
all’attività vulcanica dell’Apparato Vulcanico di Latera, i cui depositi piroclastici sono ben esposti
lungo il margine orientale del Comune di Manciano.
Dai lavori di letteratura si ricava che, in definitiva, gli elementi deformativi rilevabili nei depositi
neoautoctoni, risultano mediamente, di intensità decrescente procedendo dal Messiniano al
Quaternario, tranne i sollevamenti areali, differenti da zona a zona ma comunque di entità
relativamente modesta, avvenuti nel Pleistocene.
Una notevole importanza viene assunta dai travertini, affioranti in lembi discontinui all’interno del
territorio comunale e che presentano vistose strutture deformative, rilevabili soprattutto alla
mesoscala come faglie, sistemi di fratturazione, pieghe e basculamenti.
E’ infatti sulla base dell’analisi di queste strutture e dell’età assunta per i travertini (Pleistocene
medio - Olocene) che è stata ipotizzata la successione di due episodi a carattere distensivo, alternati
a due di carattere compressivo, nel breve intervallo Pleistocene medio - superiore - Olocene.
I travertini sono interessati da notevoli differenze che emergono ad un esame anche preliminare
dell’assetto morfologico dei vari litosomi travertinosi.
Oltre alla usuale conformazione a “piastre” suborizzontali, moderatamente sospese rispetto agli
attuali fondovalle (Saturnia paese, Pian di Palma, Montemerano, ecc,), sono evidenti situazioni
profondamente diverse, rappresentate da rilievi cupoliformi molto pronunciati (Semproniano) e da
litosomi del tutto privi di una evidenza morfologica propria, tanto da risultare assolutamente non
discriminabili rispetto ai rilievi circostanti costituiti da formazioni meso - cenozoiche (Poggio
Capalbiaccio, Marsiliana).
Questa varietà morfologica è dovuta al fatto che i travertini non siano coevi, bensì si siano deposti
in varie fasi.
La genesi dei travertini infatti avviene ancora oggi ed è testimonianza di un’attività idrotermale
molto attiva.
147
Proposta di zonizzazione
tettonica attuale della Toscana meridionale. Depressioni costiere 1) Bacino pliocenico subsidente nel Pleistocene. 2)
Bacino pliocenico stabile nel Pleistcene. 3) Bacino pliocenico leggermente subsidente nel Pleistocene inf. e tendente al
leggero sollevamento post-tirreniano. Fascia intermedia 4) Area ad intensa riattivazione della tettonica disgiuntiva
tardo-messiniana. 5) Area c.s. ricoperta da depositi vulcanici quaternari. 6) Residui di dorsali pre-plioceniche
sprofondate nel plio-Pleistocene. 7) Porzioni di dorsali pre-plioceniche parzialmente riattivate nel plio-Pleistocene. 8)
Porzioni di dorsale pre-pliocenica fortemente riattivata nel plio-Pleistocene. 9) Dorsale pliocenica fortemente
smembrata dalla tettonica disgiuntiva pleistocenica. Area sollevata Amiata – Cetona – Bolsena 10) Dorsale pliocenica
ripresa da sollevamenti pleistocenici e moderatamente interessata dalla tettonica disgiuntiva pleistocenica. 11) Porzioni
della dorsale precedentemente interessata da movimenti vulcano-tettonici pleistocenici.
(modificato da Pasquarè et. Alii.)
148
4.1.1.5 Bibliografia geologica
Anselmi Barbara (2000) – Comunità Montana del Monte Amiata, Monte Labbro e Alta Valle
dell’Albegna, “Geologia, geomorfologia e climatologia”.
Bagnoli G., Giannelli G., Puxeddu M., Rau A., Squarci P., Tongiorgi M. (1980) – Segnalazione di
una potente successione clastica di età probabilmente carbonifera nel basamento della Toscana
meridionale. Mem. Soc. Geol. It., 21(1980), 127-136.
Bettelli G. (1980) – Le unità tettoniche del Complesso Ligure nell’area fra il F. Albegna e il F.
Fiora (Toscana meridionale). Mem. Soc. Geol. It., 21, 157-161.
Bettelli G., Fazzini P., Gelmini R. (1980) – Evoluzione strutturale della Toscana meridionale. Mem.
Soc. Geol. It., 21, 137-141.
Bettelli et al. (1990) – Note illustrative alla carta geologica del Fiume Albegna scala 1:50000 Università di Modena.
Bonciani F., Callegari I., Conti P., Cornamusini G., Carmignani L. (2005) – Neogene postcollisional evolution of the internal Northern Apennines: insights from the upper Fiora and Albegna
valleys (Mt. Amiata geotermal area, southern Tuscany). Boll.. Soc. Geol. It., volume speciale n. 3,
103-118.
Boccaletti M., Coli M., Decandia F.A., Giannini E. & Lazzarotto A. (1981) Evoluzione
dell'Appennino settentrionale secondo un nuovo modello strutturale. Mem. Soc. Geol. It., 21, 359373.
Bosi C., Messina P., Rosati M., Sposato A. (1996) – Età dei travertini della Toscana meridionale
relative implicazioni neotettoniche. Mem. Soc. Geol. It., 51, 293-304.
De Giuli C., Fontana D., Gasperi G., Torre D., (1983) – Sezione pleistocenica con resti di Elephas
Antiquus presso Capalbio (Toscana meridionale, Prov. Di Grosseto). Boll. Soc. Geol. It., 102, 281288.
Decandia F.A., Giannini E. & Lazzarotto A. (1981) – Evoluzione paleogeografica del margine
appenninico nella Toscana a Sud dell’Arno. Mem. Soc. Geol. It., 21(1980), 375-383.
Dessau G., Duchi G., Stea B., (1972) – Geologia e depositi minerari della zona Monti Romani –
Monteti (Comuni di Manciano e Capalbio (Grosseto) ed Ischia di Castro (Viterbo)). Mem. Soc.
Geol. It., 11, 217-260.
Fontana D. (1980) – Confronti fra arenarie mioceniche nella Toscana meridionale. Mem. Soc. Geol.
It., 11, 85-88.
Fregni P., Gasperi G., Gelmini R. (1983) – Il Messiniano tra la Toscana meridionale e il Lazio
settentrionale. Mem. Soc. Geol. It., 25, 141-144.
Galandini F., Sposato A. (1989) – Interpretazione preliminare di alcune strutture sedimentarie nei
dintorni di Montalto di Castro (Italia centrale). Boll. Soc. Geol. It., 108, 269-278.
Martelli L., Moratti G., Sani F. (1989) – Analisi strutturale dei travertini della Toscana meridionale
(Valle dell’Albegna). Boll. Soc. Geol. It., 108, 197-205.
Martini I.P., Cascella A., Rau A. (1995) – The Manciano sandstone: a shoreface deposit of Miocene
basins of the Northern Apennines, Italy. Sedimentary Geology n. 99, 37-59.
Pasquarè G., Chiesa S., Vezzoli L., Zanchi A. (1983) – Evoluzione paleogeografica e strutturale di
parte della Toscana meridionale a partire dal Miocene superiore. Mem. Soc. Geol. It., 25, 145-157.
Trevisan Livio e Giglia Gaetano – Geologia – Vallerini Ed., Pisa. Ù
149
4.1.2 Elementi litologico - tecnici (punto b.2 dpgr 26/r)
Sulla base degli elementi litologici di cui al capitolo 2, i vari litotipi presenti sono raggruppati in
unità litotecniche che, indipendentemente dalla loro posizione stratigrafica e dai relativi rapporti
geometrici, presentano caratteristiche tecniche comuni.
Di seguito vengono brevemente descritte le nove unità litotecniche identificate sul territorio e
rappresentate nella Carta litologico – tecnica – Scala 1:10.000 (6.b.1; 6.b.3; 6.b.4; 6.b.5; 6.b.6;
6.b.7), procedendo dai termini lapidei, ai termini costituiti da alternanze diverse (lapideo/argilliticomarnosi), alle rocce deboli o terreni s.s., di natura prevalentemente granulare oppure, di natura
prevalentemente coesiva.
A “Materiali lapidei”
Comprende tutte le rocce a consistenza lapidea
A.1. Rocce Calcaree:
Si tratta di travertini e calcari continentali, dolomie, calcari grossolanamente stratificati e massicci,
calcari dolomitici, calcilutiti oppure di litologie appartenenti al Calcare Cavernoso come i “calcari a
cellette”, i “calcari vacuolari”, i gessi e le anidriti.
A.2 Complessi metamorfici:
Complesso in cui sono raggruppate le filladi, le quarziti, i metaconglomerati, le filladi quarziticomuscovitiche spesso stratificate come le dolomie con subordinati livelli di filladi, quarziti e
metaconglomerati.
B “Alternanze di litotipi diversi”
Comprende tutti i depositi costituite da alternanze ordinate o disordinate di livelli lapidei e livelli
sabbiosi, argillitici o marnosi
B.1 Alternanze con rapporto lapideo/argillitico-marnoso >1
B.1.A Strati a consistenza lapidea prevalentemente arenacei con intercalazioni siltitiche:
Tali depositi sono estremamente vari litologicamente e cronostratigraficamente comprendendo
arenarie carbonatiche bioclastiche, Radiolariti sottilmente stratificate e arenarie a grana fine
appartenenti alla Falda Toscana, arenarie appartenenti al complesso Epiligure, masse di oficalciti
incluse all'interno delle Argille a Palombini, arenarie calcaree e argilliti grigio scuro o ruditi
appartenenti alla Formazione della Pietraforte.
B.1.B Strati a consistenza lapidea prevalentemente calcarei o calcarenitici con intercalazioni
siltitiche:
Costituita da calcareniti a nummuliti, calcari selciferi, calcilutiti silicee, calcari dolomitici e dolomie
e calcareniti fini, talvolta gradate, a cui si intercalano strati sottili di marne, marne argilloso-siltose,
argilliti marnose grigie e talvolta calciruditi o brecce calcaree.
B.2. Alternanze con rapporto lapideo/argillitico-marnoso <1 Siltiti con intercalazioni di arenarie
B.2.A Calcari marnosi e marne spesso con assetto strutturale caotico:
In questa unità sono presenti argilliti, marne grigio scure con frequenti intercalazioni di strati
calcarei e calcareo-marnosi e talora arenacei, calcarenitici e calcilutiti ma anche argille
sovraconsolidate con calcari.
C Successioni conglomeratiche-ghiaose-sabbiose-argillose
Comprende rocce deboli e terreni s.s.
150
C.1 Depositi a comportamento tendenzialmente incoerente (rapporto granulare/coesivo>1)
C.1.A Materiali con grado di addensamento medio-elevato:
Sono costituiti da sabbie, arenarie gialle, conglomerati poligenici e paraconglomerati, marne
sabbioso-siltose ma anche i depositi lacustri del Tortoniano sup. – Messiniano inf.
C.1.B. Materiale con grado di addensamento basso o nullo:
Vengono ricompresi in questa unità tutti i depositi provenienti da discariche di cave, quindi
ravaneti, le discariche di miniere oppure le discariche per inerti e rifiuti solidi urbani, i detriti
derivanti da fenomeni franosi, i detriti di falda ed i depositi di versante, le falde di detrito, i talus
detritici ed i coni di detrito coalescenti, anche a grossi blocchi, prevalentemente al piede delle pareti
in roccia, le “pietraie”, i depositi alluvionali attuali, quelli terrazzati recenti e quelli antichi,
costituiti da ghiaie prevalenti; ghiaie e sabbie; sabbie e limi;ghiaie e limi, i depositi da debris flow e
mud flow, i depositi eluviali, le coperture sulle aree pianeggianti, i terreni residuali ed i depositi
colluviali.
C.2 Depositi a comportamento tendenzialmente coesivo (rapporto granulare/coesivo<1)
C.2.A Materiali a cosistenza medio-elevata:
Si tratta di argille e argille siltose grigio-azzurre, olistostromi di materiale ligure ed argille
plioceniche con intercalazioni di arenarie e conglomerati)
C.2.B. Materiale a consistenza bassa o nulla:
Sono stati considerati i terreni di riporto, di bonifica per colmata ed i depositi palustri
4.1.3 Elementi per la valutazione degli aspetti geomorfologici (punto b.3 dpgr 26/r)
Il territorio comunale di Manciano copre una superficie di circa 372 Km2 a morfologia
prevalentemente collinare.
I suoi confini, ad occidente ed ad oriente, sono tracciati da limiti naturali, rispettivamente dal Fiume
Albegna e dal Fiume Fiora.
Il limite settentrionale si individua attraverso l’allineamento degli abitati Saturnia – Poggio Murella
– San Martino sul Fiora, ubicati su altrettanti alti morfologici mentre, il lato sud del comprensorio
comunale, non è evidenziato da elementi morfologici di spicco ma si addentra come una cuspide
verso le campagne laziali ed i tipici paesaggi costieri della Toscana meridionale.
Il paesaggio predominante è di tipo collinare e, solo verso Marsiliana, nel settore ovest, di tipo
basso collinare con forme decisamente più dolci e versanti meno aspri.
Il territorio comunale di Manciano si sviluppa all’interno di una dorsale tettonica disarticolata, di
cui, ancora permangono i tratti caratteristici e l’orientazione principale.
La dorsale in questione, conosciuta come Dorsale Argentario – Manciano fu attiva all’incirca dal
Pliocene inf. ed oggi, si raccorda senza importanti soluzioni di continuità, con gli altofondi dei
comuni di Scansano e di Semproniano.
I rilievi comunali principali non superano i 400 m s.l.m., solo gli abitati di Poggio Murella, San
Martino sul Fiora e Manciano sorgono su alti morfologici aventi quote maggiori e rispettivamente
di 409 m s.l.m., 449 m s.l.m. e 444 m s.l.m.
In particolare Manciano si trova in una posizione dominante sia ad occidente dove le quote
lentamente diminuiscono fino a raggiungere altezze tipiche della costa, sia ad oriente dove la
morfologia degrada più rapidamente per raggiungere l’esteso plateaux vulcanico dei Vulsini
settentrionali.
151
Questa peculiarità morfologica fa si che da Manciano sia possibile osservare buona parte della costa
maremmana, Isola del Giglio compresa e che esso sia riconoscibile fin dai territori dell’alto Lazio,
rendendolo una terrazza panoramica di notevole pregio paesaggistico.
La morfologia del Comune di Manciano in sintesi si presenta articolata in un paesaggio collinare e
vallivo.
All’interno del territorio si riconoscono tre diversi bacini idrografici, il bacino del Fiume Albegna, il
bacino del Fiume Fiora ed il bacino del Fosso del Tafone.
152
153
Il bacino dell’Albegna interessa la maggior parte della superficie comunale sia centralmente che ad
occidente.
Il bacino del Fiora ed il bacino del Tafone invece, ricoprono rispettivamente i margini est e sud del
territorio comunale ed entrambi, seguendo traiettorie di deflusso direzionate verso sud, sfociano in
mare nel Lazio.
I Fiumi Albegna e Fiora nel loro tratto a monte generano valli moderatamente strette circondate da
versanti per lo più ripidi.
Il Fiume Fiora mantiene questa caratteristica per tutto il suo corso all’interno del Comune di
Manciano mentre il Fiume Albegna nel suo tratto terminale forma una valle ampia avente deboli
pendenze verso S-SW.
I corsi d’acqua secondari, fossi, rigagnoli e torrenti, che drenano i deflussi verso i due corsi
principali, generano forme in stretta dipendenza del substrato attraversato; dolci con deboli versanti
poco accidentati tipiche dei terreni argillosi, fino a forme aspre, acclivi e brusche tipiche di terreni
competenti ma su cui si producono crolli e scivolamenti lungo le scarpate.
La carta geomorfologica del comprensorio comunale di Manciano è stata redatta in scala 1 : 10.000
(Tavole 6.c.1, 6.c.3, 6.c.4, 6.c.5, 6.c.6, 6.c.7) utilizzando le topografie della C.T.R., inoltre, come
basi cartografiche, sono stati adottati vari riferimenti cartografici, sia provinciali che regionali:
Carta delle aree in dissesto e frane in atto (scala 1 : 25.000) – PTC di Grosseto approvato con
D.C.P. n. 30 del 7 aprile 1999;
Progetto regionale carta geologica (scala 1 : 10.000) della Regione Toscana – Progetto CARG.
Le informazioni geomorfologiche sono state organizzate secondo i criteri di legenda dettati dai
gruppi di lavoro dei progetti sopraccitati e suddivisi in:
Aree in dissesto e frane in atto;
Frane Progetto CARG;
Elementi geomorfologici
Puntuali;
Lineari;
Poligonali.
Un fattore fondamentale per la configurazione del paesaggio è dettato dalle forme di evoluzione
gravitativa.
Queste forme si risolvono con fenomeni franosi che possono assumere svariata entità e tipologia.
Nella carta geomorfologica sono state rappresentate tutte le tipologie di frana presenti sul territorio
e riconosciute nei lavori di riferimento.
Per quanto riguardo lo stato di attività, i fenomeni franosi sono stati suddivisi in “attivi” ed
“inattivi”.
Sono stati considerati “attivi” i processi di versante che mostrano i segnali di un’attività attuale o
recente, per tali fenomeni è stata operata un ulteriore ripartizione in “quiescenti”, distinguendo quei
processi di versante che, non avendo esaurito la loro evoluzione, possono riattivarsi a seguito di
eventi naturali di tipo eccezionale o attraverso interventi di modifica antropica
I fenomeni franosi “inattivi” (paleofrane) sono presenti in abbondante quantità e riguardano tutti
quei processi di versante ormai stabilizzati o relitti.
Le paleofrane generano sul territorio accumuli caotici di frammenti rocciosi eterometrici di varia
natura ed entità, a seconda della tipologia di frana occorsa e della litologia interessata; questi corpi
possono in taluni casi dare vita a nuovi movimenti franosi localizzati laddove su di essi agisce
un’erosione attiva e disorganizzata.
154
Nella carta geomorfologica sono rappresentati vari elementi di tipo puntuale, lineare o che
interessano superfici, sia di origine antropica, sia di origine naturale.
Le principali forme antropiche sono originate dalle attività di cava o di miniera che danno vita a orli
di scarpata, forme di spianamento e vere e proprie superfici di sbancamento, di minor impatto
morfologico appaiono invece gli elementi puntuali quali i pozzi costruiti per lo sfruttamento idrico
del sottosuolo o i pozzi concepiti per lo sfruttamento minerario.
Gli elementi morfologici di origine naturale possono essere di versante, fra cui si ricordano i
fenomeni franosi descritti precedentemente e le aree a calanchi, oppure fluviali che generano
depositi alluvionali ubicati lungo i principali collettori.
In particolare, all’interno del territorio comunale di Manciano, si nota che gli accumuli alluvionali
sono concentrati per lo più all’interno delle valli dei corsi d’acqua principali, il Fiume Fiora, il
Fiume Albegna ed in minor misura nella valle del Fiume Elsa ed in quella del Fosso del Tafone.
All’interno di queste valli si riconoscono sia accumuli alluvionali attuali, sia alluvioni terrazzate,
testimonianza di un’evoluzione sedimentaria antica.
Le valli percorse dal reticolo idrografico secondario, torrenti, fossi ecc., sono invece caratterizzate
da incisioni in fase di approfondimento e pressochè prive di coltri alluvionali.
4.1.4 Elementi per la valutazione degli aspetti idraulici (punto b.4 dpgr 26/r)
La normativa regionale pone l’obbiettivo di prevenire il rischio idraulico in tutte quelle aree di
pianura o adiacenti ai corsi d’acqua in cui si hanno possibilità di esondazione o di ristagno delle
acque superficiali.
La rappresentazione cartografica delle aree allagabili del territorio comunale di Manciano ha tenuto
conto degli indirizzi tecnici dettati dagli atti di pianificazione di Bacino.
All’interno del Comune di Manciano operano due distinte Autorità di Bacino:
Autorità di Bacino del Fiume Fiora (DELIBERAZIONE 5 luglio 2006, n. 67 - Bacino
interregionale fiume Fiora – Approvazione per la parte toscana del piano stralcio per l’assetto
idrogeologico)
Autorità di Bacino del Fiume Ombrone (Deliberazione 2 novembre 1999 n° 1212 – Approvazione
del piano stralcio per l’assetto idrogeologico; Giunta Regionale Toscana – Bacino Regionale
Ombrone)
La delimitazione delle aree aventi possibilità di inondazione da corsi d’acqua è stata pertanto
elaborata in coerenza con quanto previsto dai succitati organi di controllo.
All’interno delle tavole rappresentanti le aree allagabili (Carta delle aree allagabili – scala 1:10.000
- Tavole 6.d.1; 6.d.3; 6.d.4; 6.d.5; 6.d.6; 6.d.7).
Per la U.T.O.E. di Marsiliana sono stati indicati anche tutti quei settori che possono presentare
problemi di inondamenti non direttamente connessi all’esondazione dei corsi d’acqua, basandosi
sull’assunto che gli allagamenti possano essere provocati anche da un’insufficienza di drenaggio in
aree morfologicamente depresse oppure dalla concentrazione dei ruscellamenti durante eventi
piovosi eccezionali in spazi non propriamente pianeggianti, comunque lontani dai corsi d’acqua;
come testimoniato dall’evento piovoso eccezionale occorso nel 2006.
In base a quanto sopra esposto si è ritenuto coerente suddividere le aree che presentano attitudine
all’inondazione in:
Aree di fondovalle;
Aree soggette ad esondazione ricorrente;
Aree soggette ad esondazione eccezionale.
Le aree appartenenti alla prima categoria rientrano in quelle vaste porzioni di territorio, anche
lontane dai principali corsi d’acqua, che hanno probabilità di essere allagate a causa di molteplici
fattori quali, la mancanza di drenaggio oppure, la concentrazione dei deflussi alla base dei versanti.
Nella seconda e nella terza categoria invece sono state inserite aree di prescrizione PAI, tenendo
conto dello studio della pericolosità idraulica e, pertanto, in accordo con gli aspetti idraulici descritti
nel presente piano strutturale.
155
Un discorso a parte merita la U.T.O.E. di Marsiliana, dove sono state indicate anche quelle aree che
hanno subito gli allagamenti durante gli eventi piovosi eccezionali del 2006. Durante quell’evento si
verificarono le esondazioni del Fosso della Perazzeta, del Fosso Camerone e del fosso (senza
toponimo) che drena le acque del versante sud del colle di Marsiliana (118 m s.l.m.) e di Dispensa e
di parte del Colle di Macchiabuia (173 m s.l.m.). Le aree interessate dalle esondazioni sono state
individuate in base al ricordo degli scriventi, che effettuarono una ricognizione sul territorio dopo
gli eventi, e che sono state riportate nella Carta delle aree allagabili – Tavola 6.d.4 – sotto il simbolo
“Aree con notizie storiche di esondazione (evento 2006)”.
Inoltre si ebbero allagamenti anche di abitazioni situate sul versante del Poggio di Banditella, non
direttamente connessi all’esondazione di corsi d’acqua ma dovuti alla concentrazione delle acque di
ruscellamento provenienti dai colli di Banditella e Macchiabuia durante gli eventi piovosi
eccezionali, in aree a cattiva regimazione delle acque riportate nella Carta delle aree allagabili –
Tavola 6.d.4 – sotto il simbolo “Aree con notizie storiche di esondazione per insufficiente
drenaggio (evento 2006)”.
4.1.5 Elementi per la valutazione degli aspetti idrogeologici (punto b.6 dpgr 26/r)
Sulla base degli elementi litologici di cui al capitolo 1 (Elementi geologici e strutturali), i vari
litotipi presenti sono raggruppati in classi di permeabilità omogenee che, indipendentemente dalla
loro posizione stratigrafica e dai relativi rapporti geometrici, presentano attitudini comuni ad essere
attraversati dall’acqua di infiltrazione.
Sono stati individuati quattro diversi complessi di permeabilità e rappresentati nella Carta
idrogeologica e delle aree con problematiche idrogeologiche – Scala 1:10.000 (6.e.1; 6.e.3; 6.e.4;
6.e.5; 6.e.6; 6.e.7).
Le problematiche idrogeologiche verranno trattate in maniera esaustiva nel capitolo 2.3 (Aree con
problematiche idrogeologiche) del presente piano.
All’interno dei singoli complessi di permeabilità sono stati individuati e distinti i terreni aventi
diversa tipologia di permeabilità, primaria o secondaria, quindi, per porosità o per fratturazione.
Di seguito vengono brevemente descritti i quattro complessi di permeabilità identificati sul territorio
procedendo dai termini dotati di permeabilità elevata fino ai termini a permeabilità molto bassa.
A “Complesso a permeabilità elevata”
In esso sono stati distinti i terreni a permeabilità elevata derivata da una permeabilità primaria (per
porosità) come le discariche di cave, i ravaneti, le discariche di miniere, le discariche per inerti, i
rifiuti solidi urbani, i detriti derivanti da movimenti fenomeni franosi, le falde di detrito, i talus
detritici, i coni di detrito e quelli la cui permeabilità elevata deriva dalla fratturazione e fessurazione
(permeabilità secondaria) come i travertini ed i calcari continentali, il Calcare massiccio ed il
Calcare Cavernoso.
M “Complesso a permeabilità media”
In esso sono stati raggruppati i terreni a permeabilità media derivata dalla porosità (permeabilità
primaria) come i terreni di riporto, le bonifiche per colmata, i depositi alluvionali, i depositi eluviocolluviali, i depositi da debris flow e mud flow, i depositi eluviali, i depositi colluviali, i depositi
piroclastici e quelli a permeabilità media derivata dal grado di fratturazione e fessurazione
(permeabilità secondaria) come le arenarie di Manciano, le Argille a Palombini, la Pietraforte, il
Macigno, il Membro delle Calcareniti di Dudda, il Membro delle Calcareniti di Montegrossi, il
Calcare selcifero di Limano ed i Calcari e marne a Rhaetavicola contorta.
B “Complesso a permeabilità bassa”
Con esso sono stati descritti i terreni aventi permeabilità bassa per porosità (permeabilità primaria)
come i depositi palustri, i depositi alluvionali terrazzati antichi, le sabbie e conglomerati del
156
Rusciniano-Villafranchiano, le Sabbie, le arenarie gialle, i Conglomerati marini poligenici dello
Zancleano-Piacenziano, gli Olistostromi di materiale ligure, i Conglomerati poligenici del
Turoliano sup., i depositi lacustri del Tortoniano sup. – Messiniano inf. (Turoliano) ed i terreni
aventi permeabilità bassa per fratturazione e fessurazione (permeabilità secondaria) come gli
oficalci, le Brecce ofiolitiche monogeniche e poligeniche, le peridotiti serpentinizzate con filoni di
gabbri e basaltici, la Formazione di S. Fiora, le Argille varicolori, il Membro delle Marne del
Sugame, il Membro delle Argilliti di Brolio, i Diaspri, le dolomie con subordinati livelli di filladi, le
quarziti, i metaconglomerati, la Formazione della Verruca e la Formazione di Tocchi.
MB “Complesso a permeabilità molto bassa”
All’interno del quale si trovano terreni aventi permeabilità molto bassa di tipo primario (per
porosità) come le Argille del Torrente Fosci, le argille e argille siltose grigio-azzurre localmente
fossilifere ed i terreni aventi permeabilità molto bassa di tipo secondario (per fratturazione e
fessurazione).
Nella Carta idrogeologica e delle aree con problematiche idrogeologiche (Tavole 6.e) redatta alla
scala 1:10.000 sono stati rappresentati anche i pozzi ad uso domestico censiti ed i pozzi ad uso
potabile presenti sul territorio; per questi ultimi inoltre si è individuata cartograficamente la zona di
tutela assoluta e la zona di rispetto (Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n. 258).
Nella cartografia sono state rappresentate inoltre tutte le sorgenti conosciute, sia di acqua fredda che
termale e, per le sorgenti ed i pozzi termali, indicata l’area di salvaguardia a tutela della risorsa
minerale (L.R. 9 novembre 1994, n. 86).
Sono state individuate anche tre aree, di possibile sfruttamento ai fini della risorsa idrica
idropotabile, sulle quali indirizzare le ricerche per l’eventuale sviluppo di campi pozzi ad uso
potabile.
Le aree favorevoli per il reperimento della risorsa idrica ad uso potabile sono:
dorsale Manciano – Montemerano, acquifero situato nelle formazioni della Serie Toscana;
area qualche km a sud di Manciano compresa tra le località Poggio Foco, Faggio Scritto, Paglieto,
Poggio Petriccio, La Campigliola, Castello di Scerpena, Poggio Renaio;
area a sud di Marsiliana, nella quale l’acquifero si troverebbe sempre nei calcari della Serie
Toscana, sepolti sotto la coltre alluvionale della piana di Marsiliana.
Le problematiche idrogeologiche e le prescrizioni indicate all’interno delle zone di tutela e di
rispetto della risorsa idrica potabile, nonché le problematiche e le prescrizioni indicate all’interno
dell’area di salvaguardia della risorsa minerale termale sono oggetto di approfondimento nel
capitolo 2.3 (Aree con problematiche idrogeologiche) del presente piano.
4.1.6 Elementi per la valutazione degli effetti locali e di sito per la riduzione del rischio sismico
(punto b.7 dpgr 26/r)
La valutazione degli effetti locali e di sito nasce con l’obbiettivo di caratterizzare aree a
comportamento omogeneo, sotto il profilo della risposta sismica locale, in corrispondenza di un
terremoto atteso.
In relazione all’obbiettivo della riduzione del rischio sismico sono stati tenuti in considerazione i
seguenti elementi:
Probabili fenomeni di amplificazione stratigrafica, topografica e per morfologie sepolte;
La presenza di faglie e/o strutture tettoniche;
I contatti fra litotipi a caratteristiche fisico – meccaniche significativamente diverse;
Accentuazione della instabilità dei pendii;
Terreni suscettibili a liquefazione e/o addensamento;
Terreni soggetti a cedimenti diffusi e differenziali.
157
I risultati della valutazione sono stati rappresentati all’interno della cartografia specifica “Zone a
Maggior Pericolosità Sismica Locale” (ZMPSL) dove si individuano qualitativamente gli elementi
in grado di generare i fenomeni di amplificazione locale ed instabilità dinamica.
Lo studio è stato condotto all’interno delle U.T.O.E. (sub – sistemi insediativi), individuate nel
presente Piano, attraverso la valutazione e l’analisi di quanto è emerso durante l’acquisizione delle
conoscenze inerenti gli elementi esistenti di tipo geologico, geomorfologico e litotecnico.
Le U.T.O.E. esaminate sono elencate di seguito:
Poderi di Montemerano;
Sgrillozzo;
Poggio Murella;
Marsiliana - Dispensa;
Manciano;
Montemerano;
Saturnia;
Poggio Capanne;
San Martino sul Fiora
Tutti gli effetti locali prodotti da eventi sismici e connessi ad aspetti stratigrafici, morfologici,
geotecnici, strutturali assumono una diversa rilevanza in funzione della sismicità di base del
territorio comunale e della relativa accelerazione di ancoraggio dello spettro di risposta elastico
(Decreto Ministeriale 14/09/2005).
4.2. Valutazione di pericolosita’
Il territorio viene caratterizzato in funzione dello stato di pericolosità con l’indicazione degli
eventuali condizionamenti alla trasformabilità anche di tipo prescrittivo da assumere nella redazione
del regolamento urbanistico.
Attraverso le analisi e gli approfondimenti vengono caratterizzate aree omogenee dal punto di vista
delle pericolosità e delle criticità rispetto agli specifici fenomeni che le generano, oltre ad essere
integrate e approfondite quelle già individuate nei piani di bacino.
4.2.1 Aree a pericolosità geomorfologica (punto c.1 dpgr 26/r)
Oltre ad avere individuato le aree a pericolosità geomorfologica (G.4; G.2; G.3; G.1) come da
regolamento 26/R sono state anche riportate le aree già individuate nei piani di bacino.
Nella legenda della carta (Tavole 6.f) abbiamo usato la stessa simbologia per le stesse classi di
pericolosità come evidenziato dalla tabella seguente:
SIMBOLO
colore
(vedi legenda
Tavole 6.f)
colore
(vedi legenda
Tavole 6.f)
colore
(vedi legenda
Tavole 6.f)
colore
(vedi legenda
Tavole 6.f)
26/R
PAI Ombrone
Pericolosità
Area a pericolosità da
geomorfologica molto frana molto elevata
elevata (G.4)
(PFME)
Pericolosità
Area a pericolosità da
geomorfologica
frana elevata (PFE)
elevata (G.3)
Pericolosità
Non classificata
geomorfologica media
(G.2)
Pericolosità
Non classificata
geomorfologica bassa
(G.1)
PAI Fiora
Area a pericolosità da
frana molto elevata
(PF4)
Area a pericolosità da
frana elevata (PF3)
Non classificata
Non classificata
158
I fattori geomorfologici che hanno concorso alla definizione della pericolosità sono riportati di
seguito:
G.4: aree in cui sono presenti fenomeni attivi con le relative aree di influenza:
aree interessate da frane attive;
buffer 10 metri dalle precedenti;
G.3: aree in cui sono presenti fenomeni quiescenti; aree con indizi di instabilità connessi alla
giacitura, all’acclività, alla litologia, alla presenza di acque superficiali e sotterranee, nonché a
processi di degrado di carattere antropico; aree interessate da intensi fenomeni erosivi e da
subsidenza:
aree interessate da frane quiescenti;
buffer 25 metri dalle aree G.4;
buffer 10 metri dai corsi d’acqua;
aree in cui l’acclività costituisce un elemento rilevante per la stabilità del versante:
aree con acclività superiore al 15 % per gli ammassi rocciosi ad elevata componente argillitica e per
le rocce deboli e terreni in s.s. (classi B.2 e C della Carta litotecnica);
tutte la aree con acclività superiore al 45%;
G.2: aree in cui sono presenti fenomeni franosi inattivi stabilizzati (naturalmente o artificialmente);
aree con elementi geomorfologici, litologici e giaciturali dalla cui valutazione risulta una bassa
propensione al dissesto:
aree interessate da frane inattive;
tutte le aree con acclività inferiore al 45% (ad eccezione delle classi B.2 e C della Carta
litotecnica) e superiore al 5 %;
tutte le aree con acclività 15 % e ricadenti nelle classi B.2 e C della Carta litotecnica) e superiore
al 5 %;
G.1: aree in cui i processi geomorfologici e le caratteristiche litologiche, giaciturali non
costituiscono fattori predisponenti al verificarsi di movimenti di massa:
tutte le aree con acclività inferiore al 5 %.
4.2.2 Aree a pericolosità idraulica (punto c.2 dpgr 26/r)
Oltre ad avere individuato le aree a pericolosità idraulica (I.4; I.2; I.3; I.1) come da regolamento
26/R sono state anche riportate le aree già individuate nei piani di bacino.
Nella legenda della carta (Tavole 6.g) abbiamo usato la stessa simbologia per le stesse classi di
pericolosità come evidenziato dalla tabella seguente:
SIMBOLO
26/R
PAI Ombrone
colore
(vedi legenda
Tavole 6.g)
colore
(vedi legenda
Tavole 6.g)
Pericolosità idraulica Area a pericolosità
molto elevata (I.4):
idraulica molto elevata
(PIME)
Pericolosità idraulica Area a pericolosità
elevata (I.3)
idraulica elevata (PIE)
Area a pericolosità
idraulica molto elevata
(PI4)
Area a pericolosità
idraulica elevata (PI3)
colore
(vedi legenda
Tavole 6.g)
Pericolosità
media (I.2)
Non classificata
idraulica Non classificata
PAI Fiora
159
colore
(vedi legenda
Tavole 6.g)
Pericolosità
bassa (I.1)
idraulica Non classificata
Non classificata
I fattori idraulici che hanno concorso alla definizione della pericolosità sono riportati di seguito:
I.4: aree interessate da allagamenti per eventi con Tr ≤ 30 anni. Fuori dalle UTOE, potenzialmente
interessate da previsioni insediative e infrastrutturali, in presenza di aree non riconducibili agli
ambiti di applicazione degli atti di pianificazione di bacino e in assenza di studi idrologici e
idraulici, rientrano in classe di pericolosità molto elevata le aree di fondovalle non protette da opere
idrauliche per le quali ricorrono contestualmente le seguenti condizioni: a) vi sono notizie storiche
di inondazioni; b) sono morfologicamente in situazione sfavorevole di norma a quote altimetriche
inferiori rispetto alla quota posta a metri 2 sopra il piede esterno dell’argine o, in mancanza, sopra il
ciglio di sponda;
I.3: aree interessate da allagamenti per eventi compresi tra 30 < Tr ≤ 200 anni. Fuori dalle UTOE
potenzialmente interessate da previsioni insediative e infrastrutturali, in presenza di aree non
riconducibili agli ambiti di applicazione degli atti di pianificazione di bacino e in assenza di studi
idrologici e idraulici, rientrano in classe di pericolosità elevata le aree di fondovalle per le quali
ricorra almeno una delle seguenti condizioni: a) vi sono notizie storiche di inondazioni; b) sono
morfologicamente in situazione sfavorevole di norma a quote altimetriche inferiori rispetto alla
quota posta a metri 2 sopra il piede esterno dell’argine o, in mancanza, sopra il ciglio di sponda;
I.2: aree interessate da allagamenti per eventi compresi tra 200 < Tr ≤ 500 anni. Fuori dalle UTOE
potenzialmente interessate da previsioni insediative e infrastrutturali, in presenza di aree non
riconducibili agli ambiti di applicazione degli atti di pianificazione di bacino e in assenza di studi
idrologici e idraulici, rientrano in classe di pericolosità media le aree di fondovalle per le quali
ricorrono le seguenti condizioni: a) non vi sono notizie storiche di inondazioni; b) sono in
situazione di alto morfologico rispetto alla piana alluvionale adiacente, di norma a quote
altimetriche superiori a metri 2 rispetto al piede esterno dell’argine o, in mancanza, del ciglio di
sponda;
I.1: aree collinari o montane prossime ai corsi d’acqua per le quali ricorrano le seguenti condizioni:
a) non vi sono notizie storiche di inondazioni; b) sono in situazione favorevole di alto morfologico,
di norma a quote altimetriche superiori rispetto alla quota posta a metri 2 sopra il piede esterno
dell’argine o, in mancanza, sopra il ciglio di sponda;
In merito al perimetro delle UTOE di Sgrillozzo e Marsiliana si precisa che, a seguito della verifica
sulle sezioni di pericolosità idraulica in relazione ai corsi d’acqua soggetti ad esondazione (Fosso
Camerone, Fosso Sgrillozzo, Torrente Elsa), da svolgere in sede di Regolamento Urbanistico, tale
perimetro potrà essere modificato in funzione delle esigenze di pericolosità idraulica (cfr. a questo
proposito l’art. 54 delle Norme Tecniche di Attuazione).
4.2.3 Aree con problematiche idrogeologiche (punto c.4 dpgr 26/r)
All’interno della Carta idrogeologica e delle aree con problematiche idrogeologiche – Scala
1:10.000 (6.e.1; 6.e.3; 6.e.4; 6.e.5; 6.e.6; 6.e.7) sono state individuate ed evidenziate le porzioni di
territorio che presentano situazioni sulle quali porre attenzione al fine di non generare squilibri
idrogeologici.
160
Per tali aree, che non necessariamente e univocamente possono essere associate ad una determinata
classe di pericolosità, sono comunque fornite indicazioni sugli eventuali condizionamenti alla
trasformabilità, da disciplinare in maniera specifica nel regolamento urbanistico in funzione delle
destinazioni d’uso previste.
Le problematiche riguardano tre principali situazioni:
Protezione delle classi di permeabilità maggiori:
è stata posta particolare attenzione a quelle aree in cui la risorsa idrica è esposta o presenta un basso
grado di protezione; in questi casi lo squilibrio idrogeologico potrebbe derivare da infiltrazioni di
inquinanti di varia natura, in materiali a permeabilità elevata con falda libera prossima al piano
campagna; in terreni litoidi molto fratturati con sorgenti limitrofe; in acquiferi presenti in aree a
carsismo sviluppato.
Protezione dei pozzi potabili:
in accordo con quanto prevede il Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n. 258, pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale n. 218 del 18 settembre 2000 - Supplemento ordinario n. 153, per mantenere e
migliorare le caratteristiche qualitative delle acque superficiali e sotterranee destinate al consumo
umano erogate a terzi mediante impianto di acquedotto che riveste carattere di pubblico interesse,
nonché per la tutela dello stato delle risorse, sono state individuate le aree di salvaguardia distinte in
zone di tutela assoluta e zone di rispetto:
La zona di tutela assoluta e' costituita dall'area immediatamente circostante le captazioni o
derivazioni: essa deve avere una estensione in caso di acque sotterranee e, ove possibile per le
acque superficiali, di almeno dieci metri di raggio dal punto di captazione, deve essere
adeguatamente protetta e adibita esclusivamente ad opere di captazione o presa e ad infrastrutture di
servizio.
La zona di rispetto e' costituita dalla porzione di territorio circostante la zona di tutela assoluta da
sottoporre a vincoli e destinazioni d'uso tali da tutelare qualitativamente e quantitativamente la
risorsa idrica captata e puo' essere suddivisa in zona di rispetto ristretta e zona di rispetto allargata
in relazione alla tipologia dell'opera di presa o captazione e alla situazione locale di vulnerabilità e
rischio della risorsa. L’estensione della zona di rispetto è individuabile sulla relativa cartografia ed
al suo interno, sono vietati l'insediamento dei seguenti centri di pericolo e lo svolgimento delle
seguenti attività:
a. dispersione di fanghi ed acque reflue, anche se depurati;
b. accumulo di concimi chimici, fertilizzanti o pesticidi;
c. spandimento di concimi chimici, fertilizzanti o pesticidi, salvo che l'impiego di tali sostanze sia
effettuato sulla base delle indicazioni di uno specifico piano di utilizzazione che tenga conto della
natura dei suoli, delle colture compatibili, delle tecniche agronomiche impiegate e della
vulnerabilità delle risorse idriche;
d. dispersione nel sottosuolo di acque meteoriche proveniente da piazzali e strade;
e. aree cimiteriali;
f. apertura di cave che possono essere in connessione con la falda;
g. apertura di pozzi ad eccezione di quelli che estraggono acque destinate al consumo umano e di
quelli finalizzati alla variazione della estrazione ed alla protezione delle caratteristiche qualiquantitative della risorsa idrica;
h. gestione di rifiuti;
i. stoccaggio di prodotti ovvero sostanze chimiche pericolose e sostanze radioattive;
l.
centri
di
raccolta,
demolizione
e
rottamazione
di
autoveicoli;
m. pozzi perdenti;
n. pascolo e stabulazione di bestiame che ecceda i 170 chilogrammi per ettaro di azoto presente
negli effluenti, al netto delle perdite di stoccaggio e distribuzione.
E' comunque vietata la stabulazione di bestiame nella zona di rispetto ristretta.
Protezione delle acque minerali e termali:
161
in accordo con la L.R. 9 novembre 1994, n. 86 recante norme per la disciplina della ricerca e
coltivazioni delle acque minerali e termali e per assicurare e mantenere le caratteristiche qualitative
delle acque minerali oggetto di sfruttamento, sono state stabilite delle aree di salvaguardia, distinte
in zone di rispetto e zone di protezione ambientale; le zone di rispetto si riferiscono alle sorgenti, ai
pozzi e ai punti di presa; le zone di protezione ambientale si riferiscono ai bacini imbriferi e alle
aree di ricarica delle falde.
Le zone di rispetto sono indicate nel provvedimento di concessione (ai sensi dell’Art. 23 Contenuto della concessione della L.R. 9 novembre 1994, n. 86) e sono delimitate in relazione alla
situazione locale di vulnerabilità a rischio per le falde acquifere. Nelle zone di rispetto sono vietate
le seguenti attività o destinazioni:
a) dispersione, ovvero immissione in fossi, non impermeabilizzati di reflui, fanghi e liquami anche
se depurati;
b) accumulo di concimi organici;
c) dispersione nel sottosuolo di acque bianche provenienti da piazzali e strade;
d) spandimento di pesticidi e fertilizzanti;
e) apertura di cave e pozzi;
f) discariche di qualsiasi tipo, anche se controllate;
g) stoccaggio di rifiuti, reflui, prodotti, sostanze chimiche pericolose, sostanze radioattive;
h) centri di raccolta, demolizione e rottamazione di autoveicoli;
i) impianti di trattamento di rifiuti;
l) pascolo e stazzo di bestiame;
m) ogni altra attività inquinante;
o) l’installazione di pozzi a perdere; per quelli esistenti si adottano le misure per il loro
allontanamento
L’unica concessione di acqua termale attualmente istituita, con le relative aree di salvaguardia, è
quella delle Terme di Saturnia ed è riportata nella cartografia (Tavola 6.e.1).
4.2.4 Aree a pericolosità sismica locale (punto c.5 dpgr 26/r)
La diversa rilevanza degli elementi indicati nelle ZMPSL a seconda della sismicità di base, ovvero,
della Zona sismica di appartenenza del territorio comunale (Delibera Giunta Regionale n. 431 del
19 giugno 2006), portano ad un diverso grado di pericolosità sismica.
La pericolosità sismica dipende infatti dall’interazione tra ciascun elemento di pericolosità sismica
locale e la sismicità di base.
Per la definizione dell’azione sismica è stata presa in riferimento la riclassificazione sismica del
territorio regionale: “Attuazione del D.M. 14/09/2005 e O.P.C.M. 3519 del 28/04/2006 pubblicata
sulla Gazzetta Ufficiale dell’11/05/2006”.
Il Comune di Manciano ricade nella Zona 3 a bassa sismicità (vedi Figura 1).
Alla Zona 3 è corrisposto un grado di sismicità S = 6 ed un’accelerazione con probabilità di
superamento pari al 10% in 50 anni ag = 0,05 – 0,15.
Le ZMPSL consentono di evidenziare le situazioni di criticità sulle quali porre attenzione, al fine di
effettuare una corretta pianificazione, da disciplinare in maniera specifica nel regolamento
urbanistico in funzione delle destinazioni d’uso previste.
Alle criticità territoriali devono essere attribuiti valori di pericolosità sismica locale differenti a
seconda dell’importanza dell’elemento considerato.
Questo, unito alla sismicità di base, porta alla definizione concettuale di 4 classi di pericolosità:
Pericolosità sismica molto elevata (S4);
pericolosità sismica elevata (S3);
pericolosità sismica media (S2);
pericolosità sismica bassa (S1).
162
delle quali nelle U.T.O.E. del Comune di Manciano sono presenti solo le classi S2 ed S3.
Lo schema per individuare la classe di pericolosità in funzione della sismicità di base è
rappresentato nella seguente tabella:
CRITICITA’
Classe di pericolosità sismica in funzione della
Zona sismica di riferimento (Zona 3)
Movimenti franosi attivi (1)
S4
Movimenti franosi quiescenti (2A)
S3
Zone potenzialmente franose (2B)
S3
Movimenti franosi inattivi (3)
S2
Cedimenti diffusi in terreni particolarmente S3
scadenti (4)
Amplificazione per morfologie sepolte (8)
S3
Amplificazione per effetti stratigrafici (9, 10,11) S2
Contatti tra litotipi con caratteristiche fisico – S3
meccaniche significativamente diverse (12)
Faglie e/o strutture tettoniche (13)
S3
163
Classificazione sismica del territorio toscano
.
Il territorio comunale di Manciano vede la presenza di nove differenti U.T.O.E. all’interno delle
quali sono state individuate aree a diversa pericolosità sismica, elevata e media.
164
I criteri e gli elementi geologici, geomorfologici e litotecnici utilizzati per attribuire la pericolosità
sismica di un’area sono elencati di seguito:
PERICOLOSITA’ SISMICA ELEVATA (S.3)
Elemento 2A (Movimenti franosi quiescenti): sono state considerate le frane in evoluzione come da
definizione del Progetto CARG attribuendo ad esse uno stato di attività quiescente e che pertanto
potrebbero subire una riattivazione dovuta ad effetti dinamici quali quelli che possono verificarsi in
occasione di eventi sismici.
Elemento 2B (Zone potenzialmente franose): sono state considerate tutte le aree ricadenti in zone a
rischio geomorfologico 3 individuate nel seguente piano per le quali non si escludono fenomeni di
instabilità indotta dalla sollecitazione sismica.
Elemento 4 (Cedimenti diffusi in terreni particolarmente scadenti): Sono stati considerati tutti i
terreni aventi proprietà meccaniche basse, quindi, terreni di fondazione particolarmente scadenti,
quali, i materiali con grado di addensamento basso o nullo oppure, consistenza bassa o nulla,
compresi i depositi antropici nella loro totalità.
Elemento 8 (Amplificazione per morfologie sepolte): Sono state considerate le zone di bordo della
valle alluvionale in raccordo con il versante litoide che potrebbero generare amplificazione sismica.
Elemento 12 (Contatti tra litotipi con caratteristiche fisico – meccaniche significativamente
diverse): Sono state prese in considerazione le unità litotecniche limitrofe che mostravano
particolari diversità dal punto di vista meccanico ed al loro contatto è stato predisposto un buffer di
20 m.
Elemento 13 (Faglie e/o strutture tettoniche): Sono stati considerati tutti i contatti tettonici presenti
quali, faglie dirette e contatti tettonici sottrattivi a basso angolo (Reg. Toscana).
PERICOLOSITA’ SISMICA MEDIA (S.2)
Elemento 3 (Movimento franoso inattivo): Sono state considerate le frane senza indizi di evoluzione
come da definizione del Progetto CARG (stabilizzate, paleofrane, relitte) che potrebbero subire una
parziale riattivazione.
Elemento 9, 10 e 11 (Amplificazione per effetti stratigrafici): Sono state considerate le conoidi
alluvionali, i depositi continentali Post – Villafranchiani quali i detriti di falde, i depositi di
versante, i depositi colluviali, i depositi eluviali, i depositi eluvio – colluviali, i depositi alluvionali
attuali, quelli terrazzati recenti e quelli terrazzati antichi.
Norme di riferimento
Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n. 258 - "Tutela delle acque dall'inquinamento - Disposizioni
correttive ed integrative del decreto legislativo 11 maggio 1999 n. 152, a norma dell'articolo 1,
comma 4, della legge 24 aprile 1998 n. 128". Gazzetta Ufficiale n. 218 del 18 settembre 2000 Supplemento ordinario n. 153.
Deliberazione 2 novembre 1999 n° 1212 – Approvazione del piano stralcio per l’assetto
idrogeologico; Giunta Regionale Toscana – Bacino Regionale Ombrone
DELIBERAZIONE 5 luglio 2006, n. 67 - Bacino interregionale fiume Fiora – Approvazione per la
parte toscana del piano stralcio per l’assetto idrogeologico.
Regione Toscana (2007) – D.P.G.R. 27 aprile 2007, n. 26/R – Regolamento di attuazione dell’art.
62 della legge regionale 3 gennaio 2005 n. 1 (Norme per il governo del territorio) in materia di
indagini geologiche.
Regione Toscana (1994) – L.R. 9 novembre 1994, n. 86 - Norme per la disciplina della ricerca e
coltivazioni delle acque minerali e termali.
165
5 La strumentazione urbanistica comunale
5.1 Le successive crescite degli insediamenti
5.2 Il Piano regolatore comunale Vigente
5.3 La variante al Prg per le zone agricole
5.4 La tutela dei centri storici e il piano del colore
5.1 Le successive crescite degli insediamenti
Con le analisi successive degli strumenti urbanistici che consentono di dare una dimensione
quantitativa al processo di urbanizzazione qui si vuole riflettere sul ruolo che gli strumenti
medesimi hanno rappresentato. Infatti, è ben noto come una parte della gestione del piano
regolatore sia costituita dalle norme generali e dalle varianti puntuali successivamente approvate e
un’altra sia di fatto costituita dalla avvenuta redazione e attuazione di strumenti alternativi. Inoltre
si deve considerare quanto, per così dire, sia sfuggito ad una compiuta programmazione del
territorio fino a generare, attraverso l’utilizzo di procedure alternative con un sostanziale indirizzo
di crescita non sempre contemplato nella normativa originaria.
La Variante Generale al PRG Comunale viene definitivamente approvata nel 1998 dopo circa 10
anni di elaborazione e va a sostituire un’altra Variante Generale elaborata fin dalla fine degli anni
60’ con approvazione definitiva nel 1975. Complessivamente fino alla fine degli anni 80’ la
struttura insediativa del territorio gravitava essenzialmente sui centri abitati e, dei sette nuclei, solo
il capoluogo aveva conosciuto uno sviluppo edilizio considerevole tanto da attrarre una quota di
popolazione originaria delle frazioni e delle campagne circostanti. La crescita degli insediamenti
principali ovunque si era manifestata atraverso il capitale delle campagne con un logica secca di
osmosi comprendente anche i nuclei familiari più giovani che abbandonavano l’attività agricola. In
questo fenomeno il Capoluogo aveva svolto il ruolo di accentratore delle tensioni che, oltre ad
assorbire le dinamiche campagna-centro abitato, coinvolgevano anche una sorta di trasferimento
dalle frazioni al capoluogo. La risultante nella crescita era quella di leggere nelle frazioni
l’edificazione di pochi lotti di completamento mentre soltanto nel capoluogo venivano avviate
operazioni comprendenti zone di espansione. A questo fenomeno si accompagnava anche la
riduzione dei servizi conseguente la perdita di popolazione con la chiusura dei negozi al dettaglio, la
progressiva riduzione dei plessi scolastici che generava nelle frazioni anche il senso di una perdita
di ruolo istituzionale a vantaggio del capoluogo. Il tutto accompagnato da una lenta e non troppo
consistente perdita di popolazione da relazionare anche alla crisi delle attività estrattive e alla
espulsione di manodopera nei settori secondari.
5.1 Il Piano regolatore comunale Vigente
Il Comune di Manciano è dotato di P.R.G. che ha elaborato una lettura del territorio comunale fin
dalla metà degli anni 50’. Tali previsioni sono state rivisitate con due varianti generali, la prima
delle quali è stata approvata nel 1975 e la seconda nel 1998.
Quest’ultima variante supera il rigido stemma della zonizzazione e recepisce i contenuti del
<<Piano Disegnato>> o di terza generazione.
Qui ad una tradizionale gestione per piani attuativi si affianca lo strumento della concessione
diretta. L’elemento più significativo è rappresentato dalla attribuzione di aree di interesse generale a
poli produttivi a funzione turistica che hanno consentito un notevole incremento dell’occupazione
sia in forma diretta che indotta (Area F 1 –Terme di Saturnia-).
Si riepilogano le potenzialità edificatorie (in mq.) previste attraverso l’ultima variante generale al
P.R.G. di Manciano e frazioni:
Manciano Sud.
Manciano Nord.
Marsiliana
Poderi di Montemerano
Mq.11.040 - espansione;
Mq.10.020 - espansione;
Mq.15.420 - espansione;
Mq. 1.480 - espansione;
Mq. 5.900 – completamento;
Mq. 3.680 – completamento;
Mq. 1.320 – completamento;
Mq. 240 – completamento;
166
Montemerano
Saturnia
Poggio Capanne
Poggio Murella
San. Martino
Mq. 7.848 - espansione;
Mq. 7.560 - espansione;
Mq. 1.600 - espansione;
Mq. 5.040 - espansione;
Mq. 4.000 - espansione;
Mq. 360 – completamento;
Mq. 1.400 – completamento;
Mq. 750 – completamento;
Mq. 640 – completamento;
Dall’analisi dei dati si evince come il capoluogo contenga la maggior parte delle previsioni anche in
relazione al ruolo di polo insediativo che ha assunto nel tempo.
Gli altri interventi sono strettamente commisurati alla struttura del popolamento e alla consistenza
insediativa espressa come borghi collinari accentrati.
A tale schema sfuggono le previsioni di Marsiliana che, nata come centro di servizio all’epoca della
Riforma ha concentrato progressivamente un numero crescente di funzioni fino ad assumere il ruolo
di polo per tutte le aree di riforma limitrofe e si è strutturata come nodo di transito tra il capoluogo e
la costa.
Gli strumenti attualmente vigenti sono:
• Zonizzazione su livelli massimi di rumore ammissibili D.P.C.M. 01.03.91
• Piano del Colore 2000
• Regolamento installazione Stazioni Radio Base 2001
• Criteri, requisiti e caratteristiche delle aree sulle quali possono essere installati gli impianti
di distribuzione carburanti
Al giugno 2003 gli strumenti urbanistici in corso di elaborazione sono i seguenti:
• Variante ai sensi della L.R.64/95 per la disciplina degli interventi nelle zone agricole (da
approvare in Consiglio Comunale);
• Zonizzazione su livelli massimi di rumore ammissibili (da approvare con il Piano
Strutturale);
Prima di esaminare in dattaglio le dotazioni di servizi pubblici esistenti prima dell’approvazione
della variante generale e le potenzialità previste con la Variante del 1998 si riepiloga la dotazione
complessiva di servizi degli insediamenti consolidati compresi gli investimenti degli ultimi anni in
relazione alla crescita degli abitati principali e delle frazioni.
Servizi esistenti come aree o costruzioni pubbliche anno 1998
Standard
Abitanti
MQ./ab
TOT.
m.q.
Centri
abitati
Mancian
o
Saturnia
Poggio
Capanne
S.Martin
o
PAR
ISTRU
CHEGGI ZIONE
verde
mq.
parchegg
i
mq.
attr.
sportive
mq.
Esistenti
21.800
ATTREZZATURE
COMUNE
istruzion cimiteri
e
e
cultura
mq.
4.770
11.300
10.000
DI
INTERESSE
Attrez.
attr.gener Attr.
culturali ali
Socio.
spec.
Sanit.
mq
mq.
3.900
5.800
6.650
23.200
3.853
Montem
erano
VERDE E SPORT
22,69
87.420
Esistenti
2.400
10.000
801
26,05
20.870
12.400
15,94
8.610
2..300
3.500
1.200
540
28,90
10.140
750
5.040
4.290
351
14,92
1.910
500
500
-
128
4.560
800
Esistenti
Esistenti
Esistenti
Esistenti
45.000
4.770
11.300
1.100
1800
1.100
1.800
600
600
2.500
1.380
1.650
40
5.570
2.400
2.400
1..800
600
1.900
1.900
2.000
470
470
470
160
26.350
280
2.710
30
30
2.500
940
-
940
940
750
400
30
167
Poderi
Marsilia
na
318
24,02
7.640
158
9,37
1.480
5.360
Esistenti
Esistenti
1.247
TOT.
Parziali
TOT.
Generali
33.42
41.675
21,91 179.945
940
1.180
-
-
-
-
-
650
830
1.480
-
12.400
12.000
735
7.600
5.735
105
3.250
50
735
7.600
24.200
46.110
7.395
160
50.090
96.200
9.140
23.725
7.835
7.505 11.810
25.940
6.830
49.870
Servizi previsti come aree o costruzioni pubbliche anno 1998 (Variante generale al PRG)
Standard
Abitanti
MQ./ab
TOT.
m.q.
Centri
abitati
Mancian Esistenti
o
Totali 98
previste espans.
previste int. pub.
Tot.Prev
Montem Esistenti
erano
Totali 98
previste espans.
previste int. pub.
Tot.Prev
Saturnia Esistenti
Totali 98
previste espans.
previste int. pub.
Tot.Prev
Poggio
Esistenti
Totali 98
previste espans.
previste int. pub.
Tot.Prev
Capann Esistenti
e
Totali 98
previste espans.
previste int. pub.
Tot.Prev
S.Marti Esistenti
no
Totali 98
previste espans.
previste int. pub.
Tot.Prev
Poderi
Esistenti
Totali 98
previste espans.
previste int. pub.
Tot.Prev
VERDE E SPORT
PAR
ISTRU
CHEGGI ZIONE
verde
mq.
parchegg
i
mq.
attr.
sportive
mq.
21.800
ATTREZZATURE
COMUNE
DI
INTERESSE
istruz. e cimiteri
cultura
mq.
Attrez.
attr.gener Attr.
culturali ali
Socio.
spec.
Sanit.
mq.
mq
10.000
3.900
5.800
6.650
4.770
11.300
4.770
13.000
15.945
33.715
11.300
26.350
11.300
2.420
28.770
1.100
1800
1.100
2.100
10.560
13.660
1.800
23.200
3.853
632
22,69
87.420
4.485
32,20
144.435
45.000
19.215
2.235
70.650
2.400
801
177
26,05
20.870
978
58,82
57.530
540
191
15,94
8.610
731
68,67
50.200
351
99
28,90
10.140
450
69,15
31.120
128
20
14,92
1.910
148
28,24
4.180
3.800
10.000
12.400
20.850
450
33.700
2..300
3.500
6.100
14.100
30.200
1.200
10.000
750
5.040
7.900
1950
18.890
4.290
500
-
4.000
500
870
1370
4.560
600
600
5.000
1.150
6.750
1.380
6.870
1..800
600
280
2.710
30
3.210
5.910
2.000
470
30
2.500
1.080
1.900
470
3.580
940
-
470
700
940
700
1.640
1.170
800
40
580
2.400
1.900
1.900
1.650
5.570
720
1.500
3.300
2.400
2.400
3.200
8.480
11.680
2.500
160
940
318
81
24,02
7.640
5.360
5.080
160
1.800
940
399
38,50
15.360
10.440
1.960
940
-
-
158
43
9,37
1.480
201
38,20
750
400
30
1.180
240
600*
-
7.680
1.800
2.600
4.440
-
2.020
-
650
830
1.480
-
1.800
1.800
1.480
168
Marsilia Esistenti
na
Totali 98
previste espans.
previste int. pub.
Tot.Prev
12.400
1.247
326
33.42
41.675
24.200
9.550
1.573
40,36
63.495
37.510
12.000
3.660
TOT.
Parziali
TOT.
Generali
TOT.
46.110
735
7.600
5.735
735
5.810
720
7.265
7.600
9.140
7.600
1.920
11.060
50.090
105
23.725
3.250
7.505 11.810
7.395
21,91 179.945
96.200
7.835
25.940
49.870
8.965
45,07 374.000 194.800
76.990
27.440
59.310
+1.570
+23,16 180.835 +98.600
+9.155
+1.500
+9.440
50
6.830
previsti
DIFFER
Le tabelle che seguono riportano il quadro delle previsioni così come contenuto nella variante
generale al PRG approvato nel 1998.
MANCIANO - LOTTI DI COMPLETAMENTO
INDIVIDUAZI
ONE
DEI
LOTTI
SUP.
LOTTO
MQ.
a
2.800
b
880
SUP.
COPERTA
MQ.
760
140
440
N°
PIANI
3
1
2
c
d
2.800
2.700
200
760
2
3
e
f
g
h
i
m
n
o
p
r
s
t
u
v
z
w
x
3.150
3.000
1.800
1.600
2.200
1.200
1.400
320
560
400
1.200
1.300
100
120
900
1.300
1.000
300
320
160
160
160
120
200
60
120
60
120
120
80
80
140
200
600
2
1
1
1
1
1
1
2
1
2
2
2
1
1
1
2
sem
TOTALE
30.730
5.300
SUP.
UTILE
MQ.
1.420
760
120
300
440
200
200
2.280
300
300
320
160
160
160
120
200
120
120
120
240
240
80
80
140
400
600
DESTINAZ.
AREE PUBBLICHE
D’USO
attr.pubb
R
G
G
R
R
A
R
R
C
R
R
R
R
R
A
R
R
R
R
R
R
R
R
R
A
9.580
ABITANTI
INSEDIABILI
PARCH.
MQ.
VERDE
MQ.
20
140
750
19
365
11
-
-
5
57
540
600
400
7
8
4
4
4
3
3
3
3
6
6
2
2
3
10
-
1.300
1.515
160
MANCIANO - ZONE DI ESPANSIONE
INDIVID
AMBITI
UNITAR
SUP.
TOTALE
MQ.
ER 1
14.300
ER 2
16.000
ER 3
13.000
SUP.
COPERT
.MQ.
120x10
=1.200
120x11
= 1.320
120 x 9
= 1.080
N°
PIANI
2
SUP.
UTILE
MQ.
2
2.400
1.920
720
2
2.160
IUT.
MQ/MQ
0,17
DEST.
D’USO
AREE PUBBLICHE
ABIT.
INSED.
POSTI
LETTO
ASILO PARCH VERDE
MQ.
MQ.
MQ.
1.600
2.400
0,17
R
R
T
600
2.960
0,17
R
150
1.850
60
48
54
54
169
INDIVID
AMBITI
UNITAR
SUP.
TOTALE
MQ.
ER 4
14.500
EA 5
5.600
ER 6
5.300
ER 7
16.800
ER 8
24.500
ER 10
7.050
TOT.
SUP.
COPERT
.MQ.
120x10
=1.200
200 x 5
= 1.000
120 x 4
= 480
150x10
= 1.500
120x19
= 2.280
100 x 2
= 200
120 x 2
= 240
117.050
N°
PIANI
SUP.
UTILE
MQ.
IUT.
MQ/MQ
DEST.
D’USO
AREE PUBBLICHE
ABIT.
INSED.
2
2.400
0,17
R
2.500
1
1.000
0,18
A
100
540
2
0,17
550
0,27
R
R
T
400
3
960
4.050
450
2.600
3.800
2
4.560
0,18
R
3.000
3.100
114
0.06
R
750
2.500
11
11.700
17.700
472
POSTI
LETTO
ASILO PARCH VERDE
MQ.
MQ.
MQ.
60
24
101
34
200
1
240
10.500
21.060
88
MARSILIANA - LOTTI DI COMPLETAMENTO
INDIVIDUA
Z.
DEI
LOTTI
SUP.
LOTTO
MQ.
a
b
c
d
1.150
1.100
900
2.750
TOTALE
5.900
SUP.
N°
COPERTA
MQ.
PIAN
I
120
120
120
600
2
2
2
1
960
SUP.
UTILE
MQ.
DESTINAZ.
D’USO
240
240
240
600
R
R
R
C
1.320
AREE PUBBLICH
PARCH E
.
VERDE
MQ.
MQ.
600
600
ABITANTI
INSEDIABI
LI
-
6
6
6
-
-
18
MARSILIANA - ZONE DI ESPANSIONE
INDIVID.
AMBITI
UNITARI
SUP.
TOTAL
E
MQ.
SUP.
N°
SUP.
COPER PIAN UTILE
T.
I
MQ.
MQ.
ER 1
15.000
ER 2
9.800
ER 3
23.800
EA 4
21.800
3.150
120x11
= 1.320
120x16
=1.920
240x5
=1.200
240x3
= 720
TOTALE
70.400
8.310
IUT.
MQ/M
Q
2
6.300
0,42
2
2.640
2.640
1.200
0,27
2
1
2
1.200
720
720
15.420
0,18
0,12
DEST.
AREE PUBBLICHE
D’USO ASILO PARCH.
VERDE
MQ.
MQ.
MQ.
R
270
3.500
R
R
T
A
A
R*
600
-
2.740
4.250
1.600
1.800
ABIT. POSTI
INSED. LETTO
158
66
66
90
18
5.210
9.550
308
90
MONTEMERANO - ZONE DI ESPANSIONE
170
INDIVI
D.
AMBIT
I
UNITA
RI
SUP.
TOTAL
E
MQ.
SUP.
COPER
T.
MQ.
N°
PIAN
I
SUP.
UTILE
MQ.
ER 1
11.200
872
2
1744
0,15
R
-
-
5.400
44
ER 2
9.500
2
1464
0,15
R
1.500
-
4.500
36
ER 3
8.300
2
960
0,12
R
-
400
3.800
24
ER 4
8.000
732
120 x 4
= 480
120x4
=480
2
960
0,12
R
-
1.000
2.000
24
ER 5
3.200
1
400
0,12
C
-
-
950
-
ER 6
12.700
2
1600
0,12
R
-
400
4.300
40
EA 7
6.200
560
80 x10
= 800
240x3
= 720
1
720
0,12
A
-
300
-
-
TOT.
59.100
4.644
1.500
2.100
20.950
168
IUT.
MQ/M
Q
DEST.
AREE PUBBLICHE
D’USO ASILO PARCH.
VERDE
MQ.
MQ.
MQ.
7.848
ABIT.
INSED.
POSTI
LETTO
MONTEMERANO - LOTTI DI COMPLETAMENTO
INDIVIDUA
Z.
DEI
LOTTI
SUP.
LOTTO
MQ.
SUP.
N°
COPERTA
MQ.
PIAN
I
a
b
500
700
120
120
TOTALE
1.200
240
1
2
SUP.
UTILE
MQ.
DESTINAZ.
120
240
R
R
D’USO
AREE PUBBLICH
PARCH E
.
VERDE
MQ.
MQ.
-
ABITANTI
INSEDIABI
LI
-
3
6
360
9
PODERI DI MONTEMERANO- ZONE DI ESPANSIONE
INDIVID.
AMBITI
UNITARI
SUP.
TOTAL
E
MQ.
ER 1
2.860
8.000
160x2
=320
120x 7
= 840
10.860
1.160
ER 2
TOTALE
SUP.
N°
SUP.
COPER PIAN UTILE
T.
I
MQ.
MQ.
2
640
840
1
IUT.
MQ/M
Q
0,22
DEST.
AREE PUBBLICHE
D’USO ASILO PARCH.
VERDE
MQ.
MQ.
MQ.
R
R
0,11
1.480
600
-
800
1.800
1.400
1.800
ABIT. POSTI
INSED. LETTO
16
21
37
-
PODERI DI MONTEMERANO - LOTTI DI COMPLETAMENTO
INDIVIDUA
Z.
DEI
LOTTI
SUP.
LOTTO
MQ.
SUP.
N°
COPERTA
MQ.
PIAN
I
a
1.600
120
TOTALE
1.600
120
2
SUP.
UTILE
MQ.
DESTINAZ.
240
R
240
D’USO
AREE PUBBLICH
PARCH E
.
VERDE
MQ.
MQ.
400
-
400
ABITANTI
INSEDIABI
LI
6
6
POGGIO MURELLA - LOTTI DI COMPLETAMENTO
171
INDIVIDUA
Z.
DEI
LOTTI
SUP.
LOTTO
MQ.
SUP.
N°
COPERTA
MQ.
PIAN
I
a
b
c
1.500
1.300
400
150
150
75
TOTALE
3.200
375
2
2
2
SUP.
UTILE
MQ.
DESTINAZ.
300
300
150
R
R
R
D’USO
750
AREE PUBBLICH
PARCH E
.
VERDE
MQ.
MQ.
600
160
-
ABITANTI
INSEDIABI
LI
-
7,5
7,5
4
760
19
POGGIO MURELLA - ZONE DI ESPANSIONE
INDIVID.
AMBITI
UNITARI
SUP.
TOTAL
E
MQ.
ER 1
6.700
80x8
=640
80x 9
8.200
= 720
160x1
=160
200x 6
27.280 = 1.200
120x4
=480
ER 2
EA 3
TOTALE
SUP.
N°
SUP.
COPER PIAN UTILE
T.
I
MQ.
MQ.
42.180
2
1.280
1.440
IUT.
MQ/M
Q
0,19
DEST.
AREE PUBBLICHE
D’USO ASILO PARCH.
VERDE
MQ.
MQ.
MQ.
R
R
1.100
1.400
700
700
0,19
2
ABIT. POSTI
INSED. LETTO
32
36
160
1
1
1.200
0,08
2
3.200
480
480
C
A
A
5.800
12
7.900
80
3.200
A*
5.040
5.000
POGGIO CAPANNE - ZONE DI ESPANSIONE
INDIVID.
AMBITI
UNITARI
SUP.
TOTAL
E
MQ.
ER1
5.400
TOTALE
SUP.
N°
SUP.
COPER PIAN UTILE
T.
I
MQ.
MQ.
IUT.
MQ/M
Q
2
0,30
800
100X8
=800
800
800
1.600
5.400
DEST.
AREE PUBBLICHE
D’USO ASILO PARCH.
VERDE
MQ.
MQ.
MQ.
R
700
870
T
700
ABIT. POSTI
INSED. LETTO
870
20
60
20
60
SAN MARTINO SUL FIORA - LOTTI DI COMPLETAMENTO
INDIVIDUA
Z.
DEI
LOTTI
SUP.
LOTTO
MQ.
a
1.600
200
2
b
540
120
2
2140
320
TOTALE
SUP.
N°
COPERTA
MQ.
PIAN
I
SUP.
UTILE
MQ.
DESTINAZ.
200
200
240
R
C
R
640
D’USO
AREE PUBBLICH
PARCH E
.
VERDE
MQ.
MQ.
ABITANTI
INSEDIABI
LI
480
480
5
-
480
6
480
11
SAN MARTINO SUL FIORA - ZONE DI ESPANSIONE
172
INDIVID.
AMBITI
UNITARI
SUP.
TOTAL
E
MQ.
ER 1
11.400
ER 2
6.600
EA 3
4.800
TOTALE
SUP.
N°
SUP.
COPER PIAN UTILE
T.
I
MQ.
MQ.
100x11
=1.100
100x 6
= 600
200x 3
= 600
22.800
2
IUT.
MQ/M
Q
0,18
2
2.200
600
600
1
600
2.300
DEST.
AREE PUBBLICHE
D’USO ASILO PARCH.
VERDE
MQ.
MQ.
MQ.
300
2.800
0,18
R
R
T
600
1.800
0,12
A
420
4.000
1.320
ABIT. POSTI
INSED. LETTO
55
15
45
4.600
70
45
SATURNIA - LOTTI DI COMPLETAMENTO
INDIVIDUA
Z.
DEI
LOTTI
SUP.
LOTTO
MQ.
a
560
b
c
d
2.880
3.200
2.200
TOTALE
N°
SUP.
COPERTA
MQ.
PIAN
I
8.840
100
240
120
240
120
2
1
2
2
2
SUP.
UTILE
MQ.
DESTINAZ.
D’USO
200
240
240
480
240
820
R
R
R
R
R
AREE PUBBLICH
PARCH E
.
VERDE
MQ.
MQ.
ABITANTI
INSEDIABI
LI
-
-
5
-
-
12
12
6
1.400
35
SATURNIA- ZONE DI ESPANSIONE
INDIVID.
AMBITI
UNITARI
SUP.
TOTAL
E
MQ.
ER 1
19.500
ER 2
22 .700
SUP.
N°
SUP.
COPER PIAN UTILE
T.
I
MQ.
MQ.
120x9
=1.080
120x1
=120
120x5
=600
120x17
= 2.040
2
2.160
IUT.
MQ/M
Q
0,18
DEST.
AREE PUBBLICHE
D’USO ASILO PARCH.
VERDE
MQ.
MQ.
MQ.
R
3.600
ABIT. POSTI
INSED. LETTO
54
2.000
1
120
C
2
1.200
4.080
T
R
2
90
102
0,18
2.500
-
1.200
TOTALE
42.200
3.840
7.560
3.200
6.100
156
90
173
COMUNE - LOTTI DI COMPLETAMENTO
FRAZIONE
SUP.
LOTTI
MQ.
SUP.
N°
COPERTA
MQ.
PIAN
I
MANCIANO
30.730
5.300
totale
MARSILIAN
A
SUP.
UTILE
MQ.
DESTINAZ.
1.420
300
420
1.000
6.680
attr.pubbl.
C
G
A
R
9.580
600
720
5.900
960
D’USO
AREE PUBBLICH
PARCH E
.
VERDE
MQ.
MQ.
1.300
1.515
ABITANTI
INSEDIABI
LI
160
C
R
1.320
600
18
totale
MONTEMERANO
1.200
240
360
R
PODERI
DI M.
1.600
120
240
R
3.200
375
750
R
200
440
C
R
9
400
6
POGGIO
CAPANNE
POGGIO
MURELLA
SAN
MARTINO
2.140
320
640
480
760
19
480
11
totale
SATURNIA
1.400
8.840
720
R
1.400
35
totale
1.420
1.100
1.000
420
10.350
COMUNE
totale
53.610
8.135
14.290
attr.pubbl.
C
A
G
R
2.780
2.755
258
174
COMUNE - ZONE DI ESPANSIONE
FRAZIONE
SUP.
TOTALE
MQ.
SUP.
COPERTA
MQ.
1.000
1.170
18.890
MANCIANO
totale
MARSILIANA
117.050
totale
MONTEMERANO
70.400
totale
PODERI
DI M.
10.500
8.310
A
T
R*
R
15.420
720
400
6.728
A
C
R
7.848
10.860
1.160
1.480
R
800
800
T
R
1.600
1.680
480
160
2.720
A
R*
C
R
5.040
600
600
2.800
A
T
R
5.400
totale
S.MARTINO
42.180
22.800
800
3.200
2.300
42.200
3.840
34854
64008
ABIT. POSTI
INSED LETT
.
O
11.700
17.700
472
88
5.210
9.550
308
90
2.100
20.950
168
1.400
1.800
37
700
870
20
5.000
7.900
80
1.320
4.600
70
45
3.200
6.100
156
90
30.630
69.470
1311
373
60
C
T
R
7.560
5920
4.970
1.200
680
51238
369.990
1.500
4.000
120
1.200
6.240
SATURNIA
totale
21.060
1.920
1.200
720
11.580
4.644
totale
P. MURELLA
totale
COMUNE
DEST.
AREE PUBBLICHE
D’US ASILO
PARCH.
O
VERDE
MQ.
MQ.
MQ.
A
T
R
59.100
P. CAPANNE
totale
SUP.
UTILE
MQ.
A
T
R*
C
R
1.500
175
5.2 La Variante al PRG per le zone agricole
Nell’anno 2000 l’Amministrazione Comunale ha dato l’incarico per la redazione di una Variante
generale al PRG relativa alle Zone E del Comune di Manciano che è stata adottata con delibera
consiliare del 30/09/02. Gli obiettivi sono riassumibili in tre diverse tematiche:
• Stabilire un corpo normativo per le competenze comunali ai sensi della L.R.25/97 e quindi
stabilire la classificazione del territorio rurale in zone a Prevalente e Esclusiva funzione agricola
• Recepire le indicazioni contenute nel PTC provinciale anche in relazione al ruolo di Piano
Paesistico attribuito allo strumento provinciale con la articolazione del territorio comunale in
Ambiti, Sistemi e Unità di Paesaggio;
• Capire il livello di uso e trasformazione delle realta agricole in funzione del concetto di Ruralità
e delle possibili attività ad esso connesse anche il relazione al crescente interesse per le aree
rurali mostrato dagli investimenti esterni.
Il lavoro, dopo le prime verifiche necessarie per capire quali indirizzi recepire dalla strumentazione
urbanistica sovraordinata, è passato a determinare (in accordo con l’amministrazione provinciale)
quale rilettura proporre delle Unità di Paesaggio che appartenevano al territorio di Manciano, così
come individuate dal PTC.
Dalla rilettura delle unità di paesaggio e dalle analisi condotte a scala comunale è emerso che, fermi
restando gli indirizzi generali, alcune di queste dovessero essere sub-articolate per coprire la varietà
e complessità di elementi presenti nel territorio mancianese.
Pi3 La Piana dell’Osa-e Albegna
Pianura agricola, paesaggio di bonificaFertile pianura solcata dai due fiumi e dalla estesa rete dei
canali, caratterizzata da una geometria complessa. Comprensorio di bonifica vocato alle colture
intensive (vivai, orti) per la forte potenzialità produttiva dei suoli. Sistema insediativo diffuso, con
piccoli centri situati per lo più in corrispondenza delle intersezioni viarie. L’intero sistema gravita
intorno al nodo di Albinia, attestato in corrispondenza del duplice sbocco: dell’asse di penetrazione
verso l’interno (S.S. 74) sull’Aurelia; dell’Albegna in mare. Lungo l’Aurelia presenze insediative in
ordine sparso, da riqualificare.
Le norme dei Comuni perseguiranno in particolare la tutela estrema delle opere di bonifica. Le
eventuali previsioni di strutture di servizio all’attività agricola saranno perseguite nel grande
Ambito Industriale e Artigianale di Albinia. L’auspicata valorizzazione del nodo di Albinia come
centro di scambi, potrà svilupparne anche la vocazione commerciale e turistica, reinterpretandone il
rapporto insediativo con il fiume.
CP3.2 La Valle del Medio Albegna
Collina coltivata, con boschi
Ampio comprensorio collinare con diffusa presenza agricola. Complesso archeologico del Ghiaccio
Forte con resti etruschi e successivi ed altri siti di interesse storico. Caratteristiche risorse termali a
Saturnia. Fiume intatto e fondovalle non insediato. Insediamenti principali (comunque piccoli) sulle
alture che dominano il fiume e viabilità primaria esclusivamente di crinale.
Nell’indirizzare la valorizzazione dell’attività agricola si darà priorità al settore vitivinicolo e
olivicolo e ai relativi servizi. In un quadro di integrazione delle risorse, turismo rurale e termalismo
potranno essere sviluppati assumendo come bacino di riferimento anche l’Alta Valle del Fiora e
dell’Albegna, l’Agro di Manciano, Murci e Poggioferro. L’eventuale realizzazione di un invaso sul
corso dell’Albegna dovrà essere indirizzata alla valorizzazione percettiva e fruitiva del fondovalle.
Auspicabili interventi di recupero del patrimonio storico.
Tale unità di paesaggio è stata articolata in due sub unità
CP3.2.1 L’alta valle del medio Albegna
CP3.2.2 La bassa valle del medio Albegna
176
CP4 Le Pendici di Capalbio
Campagna in declivio con oliveti e boschi
Territorio di bassa collina, in parte pianeggiante, che raccorda la piana di Capalbio con le colline
interne. Permangono tratti boscati con specie mediterranee. Tra le colture emerge l’oliveto. Resti di
ville romane e ruderi medievali. L’antico centro di Capalbio, arroccato tra i boschi alla sommità del
pendio entro una cerchia di mura quattrocentesche, ha un eccezionale valore paesistico, sia per la
percezione dal fondovalle che per la qualità del tessuto e delle emergenze storiche. I pochi altri
nuclei sorgono a mezzacosta e sono uniti da una rete discontinua di percorsi di crinale e
controcrinale.
Le norme comunali indirizzeranno l’evoluzione delle attività esistenti nel rispetto degli attuali
assetti, dedicando la massima attenzione ad evitare ogni possibile menomazione del ruolo paesistico
di Capalbio. Opportuni il recupero e la riqualificazione turistica nei centri minori. Opportuno e forse
necessario il mantenimento degli oliveti.
R10.2 L’Alta Valle del Fiora
Vallata montuosa e collinare con coltivazioni e boschi
Lunga vallata in direzione nord-sud con tratti ampi e in dolce declivio. A nord prevalgono pascoli e
boschi (demani civici di Selvena e Cellena); a sud colture foraggere e cereali. Paesaggio rurale
caratterizzato dalla suddivisione dei campi con siepi e dalla presenza di macchie boscate. Diffuse
tracce dell’antica attività mineraria (Cortevecchia, Selvena) e ruderi di castelli tra cui emerge la
Rocca Silvana. Percorso di fondovalle solo a nord; altrove percorsi e insediamenti prevalentemente
di mezzacosta. Emerge Catabbiaccio, nucleo storico di sommità.
Le norme comunali perseguiranno lo sviluppo rurale, legato alla valorizzazione turistica,
incentivando il ruolo del demanio civico e garantendo la continuità degli assetti. Particolare
attenzione dovrà essere posta al controllo di eventuali interventi sulla viabilità (ponte, asse di
fondovalle).
R10.4 L’Agro di Manciano
Collina con colture estensive e insediamenti
Collina in dolce declivio diffusamente interessata da colture a prevalente conduzione cerealicolozootecnica, con considerevole presenza di oliveti e vigneti. Resti di necropoli diffusi nella porzione
orientale, tra Poggio Buco e Poggio Finocchiere. Tra gli insediamenti storici emerge Montemerano,
centro maggiore di sommità con cinta muraria. A parte il nodo di Manciano, anch’esso di sommità,
solo nuclei rurali. Rete dei percorsi diseguale e discontinua, con prevalenza dei tracciati di crinale.
Le norme comunali indirizzeranno il mantenimento del presidio rurale, incentivando lo sviluppo
agrituristico secondo modalità in grado di valorizzare la tradizione insediativa locale e perseguando
il mantenimento degli oliveti.
Tale Unità di paesaggio è stata articolata in tre sub unità
R.10.4.1 L’Agro altocollinare di Manciano
R.10.4.2 L’Agro collinare di Manciano
177
R.10.4.3 L’Agro pedecollinare di Manciano
R11.2 Le Colline del Tiburzi
Collina boscata
Esteso sistema di rilievi quasi interamente ricoperti di boschi e macchie con specie mediterranee.
Paesaggio caratterizzato dalla quercia. Valori naturalistici diffusi. Emergono il Lago Acquato, ricco
di flora palustre, e il colle della Marsiliana, con bosco di alberi secolari sul ripido versante nord.
Sull’altro versante antico castello, resti di fortilizi, necropoli etrusca della Banditella e fattoria con
maestoso viale alberato. Castellare preistorico a Monteti; resti di castelli sui Poggi Renaio e di
Montauto. Insediamenti limitati a nuclei minuti e assai radi, come i percorsi.
Nel perseguire la tutela degli assetti esistenti e la riqualificazione della macchia degradata, sarà
incentivata la valorizzazione dell’attività venatoria, ponendo particolare attenzione alla prevenzione
degli incendi e dell’inquinamento dell’acquifero.
Nelle aree interne alla Riserva Naturale di Montauto istituita ai sensi della LR 49/95 prevale la
disciplina apposita della riserva.
Tale Unità di paesaggio è stata articolata in due sub unità
R.11.2.1 Le Colline d’Albegna del Tiburzi
R.11.2.2 Le Colline del Fiora del Tiburzi
RT.1 L’Altopiano del Tufo
Altopiano prevalentemente coltivato
Altopiano costituito da un’alta coltre di depositi piroclastici su strati sabbiosi, ghiaiosi e argille
plioceniche, interrotta da numerose gole. Rilevanti risorse idriche. Alternanza di aree non
antropizzate e colture –diffusi i vigneti–, con presenza di insediamenti ex Ente Maremma.
Paesaggio fortemente caratterizzato. Numerose aree estrattive. Ingenti aree archeologiche di varie
epoche. Rilevante patrimonio storico-archeologico con valori diffusi ed emergenze nei principali
centri. Nuclei diffusi e rete viaria relativamente sviluppata. Architettura locale caratterizzata
dall’uso del tufo a faccia vista.
I Comuni nell’indirizzare uno sviluppo fondato sulla valorizzazione del patrimonio storicoambientale e insediativo, perseguiranno in particolare i seguenti obiettivi: recuperare le emergenze
fatiscenti secondo criteri rigorosi; localizzare le attrezzature vinicole e ricettive in corrispondenza
dei nuclei preesistenti e curarne l’inserimento nel contesto; riqualificare le aree di escavazione;
risolvere le situazioni di disagio idrogeologico.
La valorizzazione turistica, nel territorio aperto, sarà perseguita in sinergia con il mantenimento e la
valorizzazione delle preesistenze e nei centri edificati sarà relazionata alle regole di evoluzione
insediativa tipiche del luogo.
178
RT.2 Le Gole del Tufo
Paesaggio rupestre incontaminato
Sistema di gole scavate nel tufo: in parte veri e propri valloni solcati dai corsi d’acqua che li hanno
generati; in parte canaloni ricavati tra alte pareti, adattati dall’uomo e utilizzati come percorsi ("vie
cave"). Nei valloni ambiente naturale incontaminato, con folta vegetazione (querceti e macchia
sclerofila) e ricca fauna. Emergono: il vallone del Lente, coperto di querce e noccioli e
caratterizzato dalla confluenza di numerose gole e fosse; le gole del Calesina (con pareti di tufo
grigio), del Fologna e del Meleta. Reperti archeologici diffusi, con necropoli presso Sovana
(rilevante) e Monte Rossello.
La valorizzazione turistica, sarà perseguita in sinergia con il mantenimento delle preesistenze. Gli
interventi di recupero ambientale e al dissesto idrogeologico si indirizzeranno verso una
armonizzazione delle forme e dei materiali alle caratteristiche tipiche dei luoghi.
5.3 La Tutela dei centri storici e il Piano del colore
La Variante Generale al P.R.G. è stata definitivamente approvata con Deliberazione di Giunta
Regionale n.910 il 13 agosto 1998 e in essa sono gia contenute le prescrizioni che recepiscono gli
allegati di cui alla L.R.59/80 distinguendo tutti gli edifici all’interno dei centri abitati e assegnando
loro le rispettive categorie di recupero. In tal senso la lettura dell’articolazione spaziale di un centro
abitato permette immediatamente di capire le fasi di evoluzione del costrutto morfologico in
relazione alla categoria di recupero assegnata all’insieme degli edifici ceh contribuiscono alla
definizione degli antichi isolati urbani. Così risultano assenti le tradizionali suddivisioni in Zona A,
B,
C
tipiche
di
qualsiasi
centro
urbano
consolidato.
Seguendo il modello proposto nello strumento generale ed avendo stabilito gli interventi principali
per ogni categoria di recupero, l’Amministrazione Comunale nell’anno 2000 ha ritenuto opportuno
affiancare alle prescrizioni dello strumento generale un regolamento di dettaglio che è stato
chiamato Piano del colore. Tale regolamento ha lo scopo di salvaguardare i piani verticali degli
edifici e oltre a normare gli interventi di restauro delle facciate, sia globale sia per parti omogenee,
si propone di disciplinare le procedure e integrare gli accorgimeti contenuti nella strumentazione
generale al fine di attivare corretti metodi di ripristino anche in relazione alla presenza di strutture a
rete incongrue con il ruolo storico degli edifici.
I punti più salienti del regolamento e sostanzialmente quelli che più incidono sulla gestione corrente
riguardano il continuo confronto con le imprese impegnate nei cantieri per la definizione della
finitura superficiale delle facciate, dei manti di copertura, degli elementi architettonici e decorativi.
Vengono inoltre date indicazioni e concordate soluzioni per le forme, i materiali il posizionamento
di canne fumarie, torrini esalatori, abbaini e lucernari, antenne televisive, mensole e gronde, canali
di gronda e pluviali, pannelli solari e impianti tecnologici in genere. Per quanto riguarda le superfici
verticali il regolamneto esamina intonaci, rivestimenti e tinteggiature, elementi di finitura come
serramenti, oscuramenti, grate, ringhiere e cancelli. Il regolamento disciplina inoltre come debbono
risultare gli elementi di segnalazione di imprese commerciali (insegne, targhe, bacheche, tende
frangisole, illuminazione privata).
Ad integrazione del costrutto normativo il regolamento comprende una serie cospicua di foto e
schede che si soffermano sui singololi particolari architettonici di valore e sulla morfologia
complessiva dei tessuti edilizi in modo tale che, caso per caso, ogni intervento sia riconducibile ad
una casistica analitica di situazioni esemplari. Quest’ultimo aspetto di rilevazione dei dati si
aggiunge alla schedatura compiuta in fase di formazione dello strumento urbanistico generale che
comprende una serie cospicua di interpretazioni puntuali, anch’esse mediante foto e scheda allegata,
che si estende dalle realtà strettamente urbane a quelle caratterizzate da edifici isolati. Il risultato di
queste interpretazioni da un lato è servito per costruire una normativa di tutela agganciata
179
strettamente alla strumentazione regionale sul recupero e dall’altro è risultata più aderente a
situazioni edilizie rilevate alla stretta scala locale con conseguente rimodulazione delle metodologie
di intervento anche quando questo non si esaurisce alla scala propriamente edilizia.
Per dare un’immagine dell’integrazione che le norme del regolamento offrono alla strumentazione
di tutela propriamente edilizia si riportano alcuni passi significativi tratti dalla variante generale al
PRG del 1998 e successivamente le prescrizioni del Piano del Colore
Dalla variante al PRG:
[.......ART. 16 - PRESCRIZIONI TECNOLOGICHE PER LE CATEGORIE DI INTERVENTO C, D1 e D3.
Nelle unità residenziali esistenti di cui è prevista lariorganizzazione funzionale, secondo quanto prescritto ai successivi
articoli 19, 20 e 21, allo scopo di tutelare le caratteristiche architettoniche e tipologiche degli edifici, si potranno avere
altezze inferiori a mt. 2,70 per i vani utili e a mt. 2,40 per i vani accessori (ma non inferiori rispettivamente a mt. 2,40 e
mt. 2,10), purché questa condizione interessi solo porzioni limitate dell’unità stessa, si renda necessario per la
realizzazione di soppalchi o per portare i sottotetti alle condizioni di abitabilità previste dalla categoria D1 del
presente Piano e abbia come fine un effettivo miglioramento della distribuzione.
Le dimensioni delle finestre e dei vani utili potranno essere inferiori a quelle prescritte da Regolamenti e norme vigenti.
Dovunque sia necessario inserire materiali di isolamento termico, questo non deve produrre alterazioni sostanziali alle
caratteristiche costruttive e architettoniche degli edifici. In nessun caso l’inserimento di impianti idrici, elettrici, di
climatizzazione o di riscaldamento dovrà alterare le caratteristiche interne ed esterne degli edifici.
L’inserimento di detti impianti dovrà avvenire senza pregiudizio delle strutture e possibilmente all’interno di vani
accessori o di carattere marginale.
La realizzazione di bagni e cucine potrà avvenire sia attraverso la destinazione a questo scopo di vani esistenti, sia con
la creazione di nuovi vani aerati naturalmente o artificialmente.
Dovunque si riscontri la presenza di umidità ascendente prima di procedere all’intervento dovrà esserne accertata la
causa attraverso gli opportuni studi diagnostici, al fine di individuare il rimedio ottimale. Le tecniche di intervento non
dovranno in alcun modo diminuire la resistenza delle fondazioni o delle strutture.
Le coperture dovranno mantenere l’inclinazione e la lunghezza della falda, la posizione e la quota del colmo, la misura
e le caratteristiche degli aggetti. Saranno mantenuti o ripristinati i manti originali con il recupero della maggior parte
possibile di materiale.
Dove gli sporti di gronda presentano caratteristiche di pregio dovranno essere mantenuti o ripristinati. I canali di
gronda ed i pluviali saranno in rame e dovranno riprendere le forme tradizionali.
Gli edifici intonacati dovranno essere ripristinati ad intonaco civile. Sono escluse tinteggiature ed intonaci plastici. I
colori degli esterni dovranno uniformarsi a quelli originali e comunque tradizionali della zona. Il Comune si riserva la
facoltà di richiedere in corso d’opera campioni di materiali e di coloriture.
Dovranno essere mantenuti o ripristinati inoltre gli eventuali elementi decorativi quali cornici, marcapiani, ecc.
Gli infissi esterni dovranno essere realizzati in legno
verniciato o naturale e simili ed i sistemi di oscuramento dovranno corrispondere a quelli tradizionali. Portoni e porte
esterne dovranno essere realizzati o ripristinati nelle forme tradizionali in legno verniciato o naturale e simili.
Le eventuali serrande di protezione necessarie per le unità a funzione commerciale o artigianale potranno essere
inserite purché ciò non pregiudichi il decoro dell’edificio e la possibilità di riportare la foratura esistente alle
condizioni originarie, concordando con l’Ufficio Tecnico Comunale le forme ed i materiali da utilizzare.
E’ prescritta inoltre l’eliminazione di elementi di finitura eseguiti con materiali incongrui: rivestimenti, intonaci
plastici, serramenti in alluminio anodizzato, avvolgibili, parti in aggetto ecc..
E’ da porre speciale riguardo agli sporti e alle insegne delle attività ubicate al piano terra, che dovranno uniformarsi
al decoro ambientale, secondo i criteri di cui al precedente punto.
Le superfetazioni che abbiano ottenuto concessione a sanatoria ai sensi della L. n. 47/85 e che siano annesse ad edifici
esistenti non soggetti alle categorie omogenee C e D1, possono essere demolite e ricostruite, purché l’intervento
costituisca un insieme morfologicamente compatibile con l’esistente.
ART. 17 - MANUTENZIONE ORDINARIA
La manutenzione ordinaria comprende le opere di riparazione, di pulitura, di riverniciatura, di ripresa parziale, di
integrazione o di parziale sostituzione delle parti degradate, degli elementi di finitura interni ed esterni dell’edificio. La
realizzazione dell’intervento di manutenzione ordinaria negli edifici facenti parti delle categorie omogenee C, D1 e D3,
di cui ai successivi articoli 19, 20 e 21, non deve alterare né modificare il carattere architettonico e decorativo
dell’edificio, compreso il colore originario della facciata e degli eventuali elementi di arredo urbano.
180
ART. 18 - MANUTENZIONE STRAORDINARIA
La manutenzione straordinaria comprende le opere di ricoloritura, di rintonacatura, di sostituzione e di rifacimento
degli elementi di finitura esterni ed interni degli edifici, degli infissi esterni e del manto di copertura; il rifacimento e
l’installazione di impianti igienico-sanitari, di riscaldamento e di raffreddamento, di ascensore e di montacarichi, di
accumulazione o sollevamento idrico, in vani preesistenti o in nuovi vani purché le opere murarie non alterino le
strutture orizzontali e verticali; l’inserimento di materiali di impermeabilizzazione e di isolamento; il consolidamento
degli elementi strutturale; la realizzazione o la chiusura di aperture interne purché non interessino muri portanti.
La realizzazione dell’intervento di manutenzione straordinaria negli edifici facenti parte delle categorie omogenee C,
D1 e D3, di cui ai successivi articoli 19, 20 e 21, non deve alterare né modificare il carattere architettonico e
decorativo dell’edificio e degli eventuali elementi di arredo urbano; in questi casi si adotteranno o si ripristineranno i
colori tradizionali comprese le decorazioni.
ART. 19 - RESTAURO E RISANAMENTO CONSERVATIVO C
La categoria di intervento di restauro e risanamento conservativo è individuata nelle planimetrie di progetto con
apposito simbolo.
Gli interventi sono finalizzati alla conservazione del manufatto nella sua inscindibile unità formale strutturale, alla
valorizzazione ed al ripristino dei suoi caratteri architettonico-decorativi, al reintegro delle sue parti alterate,
preservando l’aspetto esterno e l’impianto strutturale tipologico dell’interno con le relative parti decorative;
all’eliminazione dei volumi effetto di interventi recenti o comunque disorganici e pregiudicanti il decoro e le
caratteristiche tipologiche-architettoniche del manufatto (sopraelevazioni, superfetazioni, ecc.).
Gli interventi previsti sono estesi alla totalità dell’edificio, comprendente sia le singole unità funzionali, sia le parti
comuni.
In particolare gli interventi necessari al consolidamento ed al ripristino degli elementi strutturali, anche con parziale
sostituzione, nel caso sia staticamente necessario, dovranno utilizzare le tecniche ed i materiali tradizionali senza
comunque modificare la quota e la posizione di detti elementi; qualora non sia possibile raggiungere il consolidamento
statico con gli interventi citati, è ammesso l’uso di tecnologie aggiornate, che dovranno comunque rispettare e
valorizzare le caratteristiche costruttive e architettonico-decorative dell’organismo originario.
E’ ammessa la ricostruzione filologica di parti fondamentali dell’edificio eventualmente crollate e demolite ed il
ripristino delle forature esterne originarie, subordinando l’intervento alla presentazione di adeguata documentazione
storico-archivistica o tramite rilievi e verifiche sul vivo dell’edificio; nel caso in cui le parti citate non siano
ricostruibili con le tecniche ed i materiali originari è concesso l’uso di tecnologie e materiali moderni, purché
rispettino e mettano in risalto le caratteristiche strutturali e architettoniche dell’edificio.
E’ consentito l’adeguamento igienico e tecnologico, a condizione che siano rispettate le caratteristiche tipologiche e
decorative dell’edificio.
E’ comunque vietato rimuovere parti o elementi che possano cancellare la testimonianza significativa del passaggio
dell’edificio attraverso il tempo, nonchè collocarli in luoghi diversi da quelli originari.
ART. 20 - RISTRUTTURAZIONE EDILIZIA D1
La categoria di intervento di ristrutturazione edilizia D1 è individuata nelle planimetrie di progetto con apposito
simbolo.
Tale categoria è finalizzata al consolidamento statico ed alla riorganizzazione funzionale mediante modifica di
elementi non strutturali e si applica a tutti quegli edifici che, pur non possedendo caratteristiche architettoniche e
storiche di particolare importanza, presentano elementi tipologici ed ambientali di rilevante interesse per la cultura e
la storia locale.
E’ ammessa la riorganizzazione funzionale dell’edificio fino ad ottenere una distribuzione diversa da quella esistente,
nel rispetto degli elementi tipologici fondamenti. Tale ridistribuzione comprende anche una diversa aggregazione delle
unità immobiliari (accorpamento e suddivisione) ed il recupero di sottotetti e magazzini a scopo residenziale purché
siano direttamente collegabili all’unità interessata, tramite scale a struttura autoportante e si ottengano vani abitabili
con altezze non inferiore a mt. 2,40 con coperture piane, ed a mt. 1,50 verso la gronda con coperture inclinate.
In particolare la sostituzione di elementi portanti orizzontali può essere realizzata anche con materiali e tecnologie
diverse da quelle originarie, purché sussistano le seguenti condizioni:
• che sia oggettivamente documentata la necessità di sostituzione eper condizioni di massimo degrado;
• che non siano presenti elementi decorativi che verrebbero eliminati o danneggiati nell’intervento di sostituzione
(comprese le travature in legno a vista, dove è possibile);
• che sia rigidamente mantenuta la quota e la posizione
originaria degli elementi da sostituire.
E’ ammesso inoltre lo spostamento e la creazione di aperture interne su muri portanti, purché non venga compromesso
l’equilibrio statico dell’edificio e la modifica delle forature esterne per ripristinare il disegno originale dei fronti e le
caratteristiche tipologiche del manufatto, nonchè l’apertura di
181
lucernari a filo falda per aerare e illuminare i locali sottostanti, qualora fossero privi di altre aperture.
ART. 21 - RISTRUTTURAZIONE EDILIZIA D3
La categoria di intervento di ristrutturazione edilizia D3 è individuata negli elaborati grafici con apposito simbolo.
Tale categoria si applica a tutti quegli edifici che, pur presentando elementi tipologici ed ambientali di qualche pregio
nell’involucro esterno, conservano all’interno pochi elementi strutturali e di finitura della tipologia e delle tecniche
costruttive originarie ed è finalizzata al mantenimento delle caratteristiche tipo-morfologiche e planovolumetriche
dell’impianto edilizio esterno, consentendo trasformazioni interne che incidono anche sugli elementi strutturali.
Il consolidamento statico dell’edificio e la riorganizzazione funzionale potrà avvenire tramite la sostituzione e lo
spostamento degli elementi interni strutturali.
In particolare è ammessa la variazione delle quote di imposta dei solai (con esclusione di quello di copertura) purché
questo non comprometta l’equilibrio statico dell’edificio, non generi vani abitabili con quote interne inferiori a mt. 2,70
e non incida sulla posizione delle forature esterne. Altezze inferiori (ma non oltre a mt. 2,40) sono concesse solo nei
casi previsti dal precedente art. 16 delle presenti norme.
E’ ammesso inoltre la modifica e lo spostamento dei vani scala esistenti, l’introduzione di nuove scale, dove questo
porti ad un effettivo miglioramento della distribuzione interna.
E’ possibile creare nuove aperture sui cortili interni e sui muri di confine tra un’unità edilizia e quella vicina (quando
una sia più alta dell’altra). Le nuove aperture dovranno in tutti i casi rispettare o ricomporre l’organizzazione formale
del fronte a cui appartengono. I nuovi infissi e tipi di oscuramento si dovranno adeguare al tipo preesistente.
ART. 22 - RISTRUTTURAZIONE EDILIZIA D4 (SOSTITUZIONE)
La categoria di intervento di ristrutturazione edilizia D4 è ammessa per tutti gli edifici che negli eleborati grafici di
Piano non sono contrassegnati da apposito simbolo.
Tale categoria si applica agli edifici recenti che non presentano caratteristiche morfologiche e tipologiche di rilievo ed
è finalizzata alla sostituzione anche totale dell’organismo edilizio, pur nel rispetto dell’impianto planovolumetrico
esistente.
E’ ammessa la demolizione parziale o totale dell’edificio e la sua ricostruzione con la stessa volumetria e sullo stesso
sedime risultante dagli elaborati grafici di Piano o da adeguata documentazione catastale.
Limitatamente ai casi individuati con apposita grafia negli elaborati di progetto è prescritta una riduzione del sedime
originario e una diversa altezza del volume da ricostruire. Tale operazione è finalizzata al cambio di destinazione
d’uso del manufatto originario.
La nuova costruzione potrà essere realizzata con tecnologie diverse da quelle tradizionali, ma seguendo criteri di
corretto inserimento nel contesto che la ospita, in particolare per quanto riguarda le finiture esterne.....]
Dal Piano del Colore:
[........Art.2.1 Manto di copertura
Per tutti gli edifici del Centro Storico il rifacimento del manto di copertura dovrà riproporre la tipologia esistente se
compatibile con la tradizione storica del Comune che prevede l’impiego esclusivo di tegole in laterizio ed in particolare
modo: tegole piane e coppi, impiegati sia con la disposizione detta alla toscana, composta da filari di tegole piane con
sovrapposti filari concavi in coppi, sia con la disposizione esclusiva di coppi composta da filari concavi e convessi
alternati.
E’ da escludersi pertanto in modo categorico, salvo casi accertati per edifici di tipologia industriale del passato,
l’impiego di tegole in materiale diverso dal laterizio e di tegole piane, anche se in laterizio, del tipo marsigliese,
olandese, portoghesi.
Nel caso di rimaneggiamento del manto di copertura tradizionale è obbligatoria la riutilizzazione, per quanto possibile,
dei medesimi coppi e tegole piane (embrici) esistenti con eventuale inserimento, in maniera alternata e casuale, di
nuovi ad integrazione di quelli non recuperabili; negli edifici di particolare pregio storico - architettonico è fatto
obbligo di utilizzare materiale di recupero....]
[..... ART.3 SUPERFICI DI FACCIATA
La parte relativa alle superfici di facciata è così suddivisa:
Art.3.1 Intonaci
Art.3.2 Rivestimenti di facciata – Particolari architettonici - Decorazioni plastiche
Art.3.3 Tinteggiature – Decorazioni pittoriche
Art.3.1 Intonaci
L’intervento di risanamento degli intonaci di facciata dovrà privilegiare la conservazione mediante pulitura e
consolidamento degli intonaci storici esistenti a base di malta di calce. Le eventuali integrazioni dovranno essere
realizzate con materiali, granulometrie e tecniche analoghe a quelle originali da conservare
182
Quando non fosse possibile il recupero in modo documentato degli intonaci esistenti e sempre che i medesimi non siano
decorati, questi dovranno essere ripristinati con tecniche e materiali tradizionali.
Il rifacimento totale o parziale degli intonaci di tutti gli edifici nel centro storico deve prevedere l’uso di malta
cementizia e di malta a base di calce idraulica artificiale, è assolutamente vietata la realizzazione di intonaci o
rivestimenti plastici di qualsiasi genere.
In caso di demolizione e rifacimento degli intonaci è obbligatorio l’impiego di malta per intonaco composta da leganti
tradizionali (calce idraulica naturale, pozzolana e grassello di calce) e sabbia.
Dovrà essere valutata l’opportunità, dall’Ufficio Tecnico, di ridurre a faccia vista edifici che si presentano attualmente
intonacati, così come il ripristino dell’intonaco che dovrà comunque essere effettuato con materiali, granulometrie e
tecniche della tradizione.
E’ sempre obbligatorio, nel caso di manutenzione e ripristino degli intonaci, che l’intervento sia realizzato su tutti i
prospetti dell’unità edilizia, anche se di proprietà diverse, visibili dalla pubblica via, compresi la fronti delle canne
fumarie e dei comignoli, purché concepite per essere intonacate. In nessun caso è consentito che il ripristino della
superficie parietale intonacata rimanga a vista, senza essere dipinta secondo le modalità illustrate all’Art.3.3.
Dove esistano lavorazioni plastiche, realizzate in intonaco caratterizzate da una trama facilmente leggibile come
cornici orizzontali o di aperture, fasce marcapiano, finto bugnato, lesene, ecc., non potranno essere sostituite da
materiale lapideo.
Nel caso di lacune, è obbligatoria la ricomposizione che dovrà interessare l’intero modulo costitutivo della trama,
usando malta con gli stessi componenti di quella originale e servendosi di appositi modelli dal profilo identico alle
modanature esistenti
Nel caso in cui vi siano fasce marcapiano, è consentito, per il solo piano terra, in presenza di umidità di risalita, l’uso
di intonaci aeranti di malta idraulica naturale, mentre è vietato l’uso di intonaci, sia pur aeranti ma a base di cemento.
L’intervento di risanamento e di rifacimento degli intonaci dovrà avere cura di recuperare e di evidenziare i vecchi
numeri civici, le targhe stradali, le lapidi commemorative ed indicative, i ferri battuti e quant’altro particolare
costituisca documento dell’evoluzione storica dell’edificio.
E’ vietato invece evidenziare in facciata la presenza di elementi strutturali, come archi di scarico, pietra da taglio, con
valore prettamente strutturale, e travi in legno o altro.
L’evidenziazione o la rimessa in pristino di particolari rilevanti, anche non coevi all’architettura, è consentita previa
autorizzazione, derivante da un approfondito esame analitico delle soluzioni proposte.
Art.3.2 Rivestimento di facciata – Particolari architettonici – Decorazione plastica
Nel restauro di facciata è fatto obbligo evidenziare e restaurare gli elementi decorativi e i particolari architettonici in
materiale lapideo o fittile in origine a vista come: cornici lisce o modanate, fasce marcapiano, lesene e capitelli, stipiti
e frontespizi delle aperture, mensole dei balconi, bugnati, ecc.; e le decorazioni plastiche a carattere religioso o
profano sia emergenti dalla facciata sia alloggiate in nicchie o edicole.
Per tutte le parti in origine a faccia vista della facciata è consentita solamente una lieve pulitura, mediante opportuni
lavaggi, mentre è vietato l’uso di ogni genere di sabbiatura.
E’ altresì vietato intonacare o tinteggiare i mattoni a faccia vista, le pietre naturali e le parti in conglomerato
cementizio, costituenti decorazioni di facciata, salvo documentati casi di preesistenze.
Di conseguenza, qualora si tratti di edifici in origine a faccia vista, o comunque ormai storicizzati, gli eventuali
interventi di integrazione e ripristino di elementi mancanti o gravemente deteriorati dovranno essere realizzati col
metodo del cuci scuci, usando analoghi materiali, simili agli originali, per dimensione, forma e colore, e adoperando
nelle connessure una malta analoga per composizione
a quella originale, i giunti inoltre dovranno essere lavorati con le stesse modanature e alla stessa stregua di quelli
originali.
Per le parti lapidee a vista è consentito il consolidamento, l’eventuale tassellatura e sostituzione per parti. In casi
eccezionali e comunque per particolari architettonici non di grande pregio artistico, è prevista, previa specifica
autorizzazione, l’integrazione di lacune parziali a mezzo di stucco di calce di marmo. In ogni caso è basilare
riproporre il cromatismo e la patina delle parti lapidee originali.
L’intervento di restauro delle facciate deve prevedere inoltre l’eliminazione di una eventuale balza di rivestimento
recente di marmo o altro materiale non pertinente con l’impianto originale, che copre il supporto murario.
Nel restauro di facciata non è consentita l’apposizione di soglie, e davanzali in materiale incongruo; è consentita la
formazione di copertine in piombo o rame a protezione di parti aggettanti delle facciate.
Art.3.3 Coloriture e tinteggiature
Tutti i prospetti intonacati degli edifici compresi quelli laterali ed interni e quelli emergenti dalle coperture, e le canne
fumarie intonacate, vanno tinteggiati.
La tinteggiatura negli edifici del centro storico dovrà essere eseguita di norma con tecniche tradizionali.
E’ categoricamente vietato l’uso delle pitture lavabili, ancorché traspiranti, e di tecniche da stendere a spatola, tipo
sovraintonaci plastici (graffiati in genere).
E’ altresì sconsigliato l’uso di intonaci colorati in pasta, ad eccezione di piccole parti eseguite ad integrazione di
intonaci originali coevi alle architetture e preventivamente fissati e puliti come previsto all’Art.3.1.
183
Nel caso di edifici del ‘900, e solo in questi casi, ferme restando le indicazioni e le limitazioni precedenti, potrà essere
utilizzata una tinteggiatura a base di silicati, purché stesa a velatura e non coprente.
I colori dovranno essere terre naturali che indicativamente sono proposti nella tavolozza dei colori che costituisce
parte integrante delle presenti norme guida.
Ad ogni buon conto il colore da impiegarsi, di norma, viene scelto in relazione alle tracce di coloritura reperibili sulle
facciate e pertanto, salva documentazione comprovante la tinteggiatura dell’impianto originario, si dovrà provvedere
ad una accurata analisi stratigrafica delle superfici esterne della muratura, valutando al contempo l’inserimento
dell’edificio nel contesto ambientale.
Tutti i progetti di restauro e di ripristino di facciata dovranno prevedere la diversificazione cromatica per gli elementi
architettonico - decorativi e tecnologici (lesene, cornici, cornicioni, davanzali, marcapiani, infissi, inferriate,
rivestimenti del piano terreno tipo intonaco bugnato, canali di gronda e pluviali, ecc.).
In presenza di edifici accorpati, quando non sono reperibili tracce di colorazione storica, nel qual caso il colore dovrà
essere riproposto, nelle parti mancanti, si procederà sulla base dei seguenti criteri:
a) quando l’accorpamento risulti inequivocabilmente leggibile anche esternamente, con diversificazioni degli
allineamenti orizzontali delle finestre, differente assetto dei piani terra, diversa altezza dei fabbricati ecc., si
interverrà di norma con più colori distinti, anche se i corpi di fabbrica risultano essere di un’unica proprietà.
b) Quando al contrario l’edificio risulta disaggregato o meglio frazionato in termini di proprietà, ma conserva
inequivocabilmente la costante tipologia originale di una sola unità edilizia, la colorazione dovrà essere unica.
La presenza di decorazione o di tracce di decorazione pittorica, comporta la segnalazione alla competente
Soprintendenza, per concordare le operazioni più idonee al restauro.
Nel caso di decorazioni pittoriche di facciate riproducenti finti bugnati, fasce marcapiano, incorniciature di finestre,
infissi interni o esterni, cantonate in bozze, lesene ecc. che presentino lacune, ma dove sia ugualmente ricostruibile il
modulo costitutivo, si dovrà, di norma, procedere ad una integrazione nelle forme, dimensioni e tecniche pittoriche che
dovrà interessare l’intero modulo costitutivo dell’apparato decorativo.
In caso di edifici che non presentino allo stato attuale, riquadrature cromatiche, potrà consentirsi la realizzazione di
fasce intorno alle aperture marcapiano e marca affaccio, previo sopralluogo dell’Ufficio Tecnico. ......]
6 Lo stato di attuazione del prg vigente e le dinamiche in atto
6.1 La metodologia di analisi
6.2 Lo stato di attuazione del Prg vigente e le dinamiche in atto
6.2.1 La residenza non controllata dallo strumento vigente (art.5 ter L.R.25/97) o integrata al
riuso nei centri abitati
6.3 Dinamiche demografiche e settori produttivi in evoluzione
6.1 La metodologia di analisi
Il PRG vigente, approvato definitivamente nel 1998, risulta uno strumento ancora in piena fase di
attuazione non solo negli aspetti quantitativi, piuttosto rilevanti, ma anche sotto il profilo qualitativo
in quanto gli interventi che riguardano le zone di espansione, e anche le varianti puntuali di
aggiornamento, appaiono in fase finale di realizzazione. In sostanza se i lavori che concernono le
iniziative private sono in via di ultimazione, non altrettanto può dirsi per la effettiva presa in carico
da parte dell’amministrazione delle opere di urbanizzazione relative al rispetto degli standards,
soprattutto quando si tratta di effettiva definizione del verde pubblico da cedere tramite
convenzione.
In tal senso l’analisi si sofferma soprattutto sulla effettiva attuazione dal punto di vista
dell’incremento edilizio mentre le dotazioni di verde pubblico appaiono nel loro aspetto
strettamente quantitativo (o qualitativo nei casi specifici ed effettivamente definiti dal punto di vista
di chiusura delle relative convenzioni).
In una parte apposita viene trattata la dinamica residenziale in atto avviata con il disposto contenuto
nella L.R. 25/97 le cui risultanti appaiono di sicuro interesse per definire dinamiche non sempre
prevedibili o controllabili attraverso il processo di piano. Ad essa viene associata, pur distinta
nell’aspetto localizzativo, la dinamica del riuso edilizio a fini residenziali che ha interessato i centri
storici in quanto si è trattato quasi esclusivamente della realizzazione di nuove unità immobiliari
con finalità di seconda casa e tale fenomeno è risultato ancora più rilevante in quanto la nuova
residenzialità attuata con il recupero del patrimonio edilizio esistente nei centri storici ha mostrato
184
una stretta similitudine di realizzazione (ma anche di tempistica relativa alla ricerca e
all’intervento) con il mutamento di destinazione d’uso degli immobili rurali avviato per i medesimi
scopi.
6.2 Lo stato di attuazione del Prg. vigente e le dinamiche in atto
Rispetto alla tabella riportata al capitolo precedente ne viene prodotta una analoga di comparazione
con le previsioni che hanno trovato attuazione sino al 31/12/2003 per poi integrare i dati con quanto
convenzionato fino al 31/03/04 alla data di entrata invigore delle salvaguardie di cui alla L.R.5/95 e
succ. modifiche e integrazioni
Manciano Sud.
Mq. 5.040 - espansione*
Mq. 1.720 – completamento
Mq. 440 - espansione°
Manciano Nord.
Mq. 4.500 – espansione*
Mq. 160 – completamento
Marsiliana
Mq. 8.940 – espansione*
Mq. 480 – completamento
Mq. 3.840 – espansione°
Poderi di Montemerano
Mq. 840 - espansione*
Mq. 240 – completamento
Saturnia
Mq. 1.160 – completamento
Poggio Capanne
Mq. 1.600 – espansione
Poggio Murella
Mq. 300 – completamento
*Interventi in corso di realizzazione
°Interventi approvati da stipulare
convenzione
Sono in fase di realizzazione gli interventi nella zona F.1) Bagni di Saturnia – Mulino del Gorello;
Sta per essere realizzato l’intervento nella zona F.2) Pratini delle Stelle – Poggio Murella;
E’ stato approvato il Piano Attuativo relativo alla zona F.3) Fattoria dei Pianetti.
In considerazione che il la Variante Generale al P.R.G. è stata definitivamente approvata con
Deliberazione di Giunta Regionale n.910 il 13 agosto 1998 si può affermare che lo strumento
urbanistico vigente, ha trovato la sua attuazione per circa la metà degli interventi edificatori
residenziali, mentre è da sottolineare che per quanto riguarda le zone artigianali è in corso di
rilascio la Concessione Edilizia per la sola zona artigianale - residenziale di Marsiliana. Mentre è
stato attuato il Piano di Zona per l’edilizia economica e popolare in Marsiliana.
Per ciò che concerne la dotazione dei servizi comunali sul territorio, scuole, impianti pubblici sono
per lo più attuati mentre non sono state attuate le previsioni di piano per quanto riguarda gli
impianti sportivi pubblici localizzati in Montemerano e Pian di Cataverna a Saturnia.
Sono stati approvati gli atti tecnici per la realizzazione degli impianti di depurazione del Capoluogo
e delle frazioni.
E’ stato realizzato il depuratore a Saturnia e a Montemerano, è in corso la realizzazione l’impioanto
di depurazione di Marsiliana .
Le tabelle seguenti riportano l’effettiva attuazione al giugno 2003 delle previsioni contenute nel
PRG vigente.
MANCIANO - LOTTI DI COMPLETAMENTO
INDIVIDUAZ.
DEI
LOTTI
SUP.
LOTTO
MQ.
SUP.
COPERTA
MQ.
PIANI
b
880
440
2
h
s
t
1.600
1.200
1.300
160
120
120
N°
1
2
2
SUP.
UTILE
MQ.
300
440
160
240
240
DESTINAZ.
D’USO
G
R
R
R
R
AREE PUBBLICHE
PARCH.
VERDE
MQ.
MQ.
140
-
ABITANTI
INSEDIABILI
365
-
11
4
6
6
185
z
x
900
1.000
140
600
1
sem
TOTALE
6.880
1.580
140
600
R
A
2.120
600
400
3
-
740
765
30
MANCIANO - ZONE DI ESPANSIONE FINO AL 31/12/2003
INDIVID.
AMBITI
UNITARI
SUP.
TOTALE
MQ.
SUP.
COPERT.
MQ.
ER 2
16.000
ER 4
14.500
ER 7
16.800
ER 10
6.450
120x11
= 1.320
120x10
=1.200
150x10
= 1.500
120 x 4
= 480
TOT.
53.850
4.500
N°
PIANI
SUP.
UTILE
MQ.
DEST.
D’USO
IUT.
MQ/MQ
2.640
AREE PUBBLICHE
ASILO PARCH. VERDE
MQ.
MQ.
MQ.
R
2
0,17
3
2.400
4.050
450
1
480
POSTI
LETTO
66
0,17
2
ABIT.
INSED.
600
2.960
2.500
0,27
R
R
T
2.600
3.800
0.07
R
545
980
18
6245
7.740
245
34
ABIT.
INSED.
POSTI
LETTO
9.920
60
101
34
MANCIANO - ZONE DI ESPANSIONE
CONVENZIONI FIRMATE IN DATE DIVERSE TRA IL 20/03/04 E IL 31/03/04
INDIVI.
AMBITI
UNITAR
SUP.
TOTAL
E
MQ.
SUP.
COPER
T.MQ.
ER 3
13.000
ER 6
5.300
ER 8
24.500
120 x 9
= 1.080
120 x 4
= 480
120x19
= 2.280
TOT.
42.800
3.840
N°
PIANI
SUP.
UTILE
MQ.
DEST.
D’USO
IUT.
MQ/M
Q
AREE PUBBLICHE
ASILO PARCH VERDE
MQ.
MQ.
MQ.
2
2.160
0,17
R
150
1.850
54
2
960
0,17
R
400
550
24
2
4.560
0,18
R
R
3.000
3.100
114
3.550
5.550
192
7.680
MARSILIANA - LOTTI DI COMPLETAMENTO
INDIVIDUAZ.
DEI
LOTTI
SUP.
LOTTO
MQ.
a
b
c
1.150
1.100
900
TOTALE
3.150
SUP.
COPERTA
MQ.
120
120
120
N°
PIANI
2
2
2
360
SUP.
UTILE
MQ.
DESTINAZ.
D’USO
240
240
240
R
R
R
720
AREE PUBBLICHE
PARCH.
VERDE
MQ.
MQ.
ABITANTI
INSEDIABILI
-
-
6
6
6
0
-
18
MARSILIANA - ZONE DI ESPANSIONE FINO AL 31/12/2003
INDIVID.
AMBITI
UNITARI
SUP.
TOTALE
MQ.
SUP.
COPERT.
MQ.
N°
PIANI
SUP.
UTILE
MQ.
IUT.
MQ/MQ
ER 1
15.000
2
6.300
0,42
R
270
3.500
158
ER 2
9.800
2
2.640
3.840
0,27
R
600
-
66
96
ER 3
23.800
3.150
120x11
= 1.320
120x16
=1.920
0,18
R
2.740
4.250
TOTALE
48.600
6.390
3.340
7.750
2
12.780
DEST.
D’USO
AREE PUBBLICHE
ASILO PARCH.
VERDE
MQ.
MQ.
MQ.
ABIT.
INSED.
POSTI
LETTO
320
186
MARSILIANA - ZONE DI ESPANSIONE
CONVENZIONI FIRMATE IN DATE DIVERSE TRA IL 20/03/04 E IL 31/03/04
INDIVID. SUP.
SUP.
N°
SUP.
DEST.
AREE PUBBLICHE
ABIT. POSTI
AMBITI TOTAL COPER PIAN UTILE IUT. D’USO ASILO PARCH.
INSED. LETT
UNITARI
E
T.
I
MQ. MQ/M
VERDE
O
MQ.
MQ.
Q
MQ.
MQ.
MQ.
240x5
=1.200
1
1.200
A
EA 4
21.800
240x3
720
0,12
A
1.600 1.800
= 720
2
720
R*
18
TOTALE
21.800
1.920
2.640
1.600
1.800
18
MONTEMERANO - ZONE DI ESPANSIONE FINO AL 31/12/2003
INDIVID.
AMBITI
UNITARI
SUP.
TOTALE
MQ.
SUP.
COPERT.
MQ.
ER 3
8.300
120 x 4
= 480
ER 5
3.200
ER 6
12.700
560
120 x 4
= 480
TOT.
24.200
1.760
N°
PIANI
SUP.
UTILE
MQ.
IUT.
MQ/MQ
DEST.
D’USO
AREE PUBBLICHE
ASILO PARCH. VERDE
MQ.
MQ.
MQ.
2
960
0,12
R
-
400
1
400
0,12
C
-
-
950
-
2
960
0,12
R
-
400
4.300
40
10.150
64
-
2.320
ABIT.
INSED.
3.800
800
POSTI
LETTO
24
MONTEMERANO - ZONE DI ESPANSIONE
CONVENZIONI FIRMATE IN DATE DIVERSE TRA IL 20/03/04 E IL 31/03/04
INDIVI
D
AMBITI
UNITAR
I
SUP.
TOTAL
E
MQ.
SUP.
COPER
T.
MQ.
N°
PIANI
SUP.
UTILE
MQ.
ER 1
11.200
872
2
1744
0,15
R
-
-
5.400
44
ER 2
9.500
2
1464
0,15
R
1.500
-
4.500
36
ER 4
8.000
2
960
0,12
R
-
1.000
2.000
24
EAI 7
6.200
732
120x4
=480
240x3
= 720
0,12
A
-
300
-
-
TOT.
34.900
2.804
1.500
1.300
11.900
104
1
DEST.
D’USO
IUT.
MQ/M
Q
720
AREE PUBBLICHE
ASILO PARCH.
VERDE
MQ.
MQ.
MQ.
4.898
ABIT.
INSED.
POSTI
LETTO
MONTEMERANO - LOTTI DI COMPLETAMENTO
INDIVIDUAZ.
DEI
LOTTI
SUP.
LOTTO
MQ.
TOTALE
0
SUP.
COPERTA
MQ.
N°
PIANI
0
SUP.
UTILE
MQ.
DESTINAZ.
D’USO
AREE PUBBLICHE
PARCH.
VERDE
MQ.
MQ.
0
ABITANTI
INSEDIABILI
0
PODERI DI MONTEMERANO- ZONE DI ESPANSIONE
INDIVID.
AMBITI
UNITARI
ER 2
TOTALE
SUP.
TOTALE
MQ.
SUP.
COPERT.
MQ.
8.000
120x 7
= 840
8000
840
N°
PIANI
SUP.
UTILE
MQ.
IUT.
MQ/MQ
840
1
AREE PUBBLICHE
ASILO PARCH. VERDE
MQ.
MQ.
MQ.
R
0,11
840
DEST.
D’USO
ABIT.
INSED.
POSTI
LETTO
21
800
800
1.800
1.800
21
-
187
PODERI DI MONTEMERANO - LOTTI DI COMPLETAMENTO
INDIVIDUAZ.
DEI
LOTTI
SUP.
LOTTO
MQ.
SUP.
COPERTA
MQ.
a
1.600
240
N°
DESTINAZ.
PIANI
SUP.
UTILE
MQ.
1
240
R
D’USO
AREE PUBBLICHE
PARCH.
VERDE
MQ.
MQ.
400
-
ABITANTI
INSEDIABILI
6
POGGIO MURELLA - LOTTI DI COMPLETAMENTO
INDIVIDUAZ.
DEI
LOTTI
SUP.
LOTTO
MQ.
SUP.
COPERTA
MQ.
b
c
1.300
400
150
75
TOTALE
1.700
225
N°
DESTINAZ.
PIANI
SUP.
UTILE
MQ.
2
2
300
150
R
R
D’USO
450
AREE PUBBLICHE
PARCH.
VERDE
MQ.
MQ.
160
-
-
ABITANTI
INSEDIABILI
7,5
4
160
11,5
POGGIO MURELLA - ZONE DI ESPANSIONE FINO AL 31/12/2003
INDIVID.
AMBITI
UNITARI
SUP.
TOTALE
MQ.
SUP.
COPERT.
MQ.
TOTALE
-
-
N°
PIANI
SUP.
UTILE
MQ.
IUT.
MQ/MQ
DEST.
D’USO
AREE PUBBLICHE
ASILO PARCH. VERDE
MQ.
MQ.
MQ.
ABIT.
INSED.
-
-
-
-
POSTI
LETTO
POGGIO MURELLA - ZONE DI ESPANSIONE
CONVENZIONI FIRMATE IN DATE DIVERSE TRA IL 20/03/04 E IL 31/03/04
INDIVID.
AMBITI
UNITARI
SUP.
TOTAL
E
MQ.
SUP.
COPER
T.
MQ.
ER 1
6.700
80x8
=640
TOTALE
6.700
640
N°
PIAN
I
SUP.
UTILE
MQ.
2
1.280
IUT.
MQ/M
Q
0,19
DEST.
D’USO
AREE PUBBLICHE
ASILO PARC. VERDE
MQ.
MQ.
MQ.
ABIT.
INSED.
R
1.100
1.400
32
1.100
1.400
32
1.280
POSTI
LETTO
POGGIO CAPANNE - ZONE DI ESPANSIONE
INDIVID.
AMBITI
UNITARI
SUP.
TOTALE
MQ.
SUP.
COPERT.
MQ.
ER1
5.400
TOTALE
5.400
100X8
=800
800
N°
PIANI
SUP.
UTILE
MQ.
IUT.
MQ/MQ
2
1.600
0,30
DEST.
D’USO
AREE PUBBLICHE
ASILO PARCH. VERDE
MQ.
MQ.
MQ.
ABIT.
INSED.
R
POSTI
LETTO
40
700
870
700
870
1.600
40
SAN MARTINO SUL FIORA - LOTTI DI COMPLETAMENTO
INDIVIDUAZ.
DEI
LOTTI
b
TOTALE
SUP.
LOTTO
MQ.
540
540
SUP.
COPERTA
MQ.
120
120
N°
DESTINAZ.
PIANI
SUP.
UTILE
MQ.
2
240
R
240
D’USO
AREE PUBBLICHE
PARCH.
VERDE
MQ.
MQ.
-
480
ABITANTI
INSEDIABILI
6
6
188
SAN MARTINO SUL FIORA - ZONE DI ESPANSIONE
INDIVID.
AMBITI
UNITARI
SUP.
TOTALE
MQ.
SUP.
COPERT.
MQ.
TOTALE
0
0
N°
PIANI
SUP.
UTILE
MQ.
IUT.
MQ/MQ
DEST.
D’USO
AREE PUBBLICHE
ASILO PARCH. VERDE
MQ.
MQ.
MQ.
ABIT.
INSED.
POSTI
LETTO
0
0
0
0
0
SATURNIA - LOTTI DI COMPLETAMENTO
INDIVIDUAZ.
DEI
LOTTI
SUP.
LOTTO
MQ.
b
c
2.880
3.200
TOTALE
6.080
SUP.
COPERTA
MQ.
N°
PIANI
240
120
360
1
2
1/2
720
SUP.
UTILE
MQ.
DESTINAZ.
D’USO
240
240
480
AREE PUBBLICHE
PARCH.
VERDE
MQ.
MQ.
R
R
T
-
-
ABITANTI
INSEDIABILI
12
960
12
SATURNIA- ZONE DI ESPANSIONE
INDIVID.
AMBITI
UNITARI
SUP.
TOTALE
MQ.
SUP.
COPERT.
MQ.
TOTALE
0
0
N°
PIANI
SUP.
UTILE
MQ.
0
IUT.
MQ/MQ
DEST.
D’USO
AREE PUBBLICHE
ASILO PARCH. VERDE
MQ.
MQ.
MQ.
ABIT.
INSED.
POSTI
LETTO
0
0
0
0
189
COMUNE - LOTTI DI COMPLETAMENTO FINO AL 31/12/2003
FRAZIONE
SUP.
LOTTI
MQ.
SUP.
COPERTA
MQ.
N°
PIANI
SUP.
UTILE
MQ.
DESTINAZ.
300
600
1.220
G
A
R
D’USO
AREE PUBBLICHE
PARCH.
VERDE
MQ.
MQ.
ABITANTI
INSEDIABILI
MANCIANO
totale
6.880
1.580
740
2.120
765
30
MARSILIANA
720
totale
R
18
3.150
360
720
MONTEMERANO
0
0
0
0
PODERI
DI M.
1.600
240
240
R
1.700
225
450
R
240
R
400
6
POGGIO
CAPANNE
POGGIO
MURELLA
SAN
MARTINO
totale
540
120
240
160
11,5
480
6
SATURNIA
totale
6.080
720
COMUNE
totale
19.950
3.245
480
480
960
480
600
300
3.350
4.730
R
T
12
T
A
G
R
1.140
1.405
82,5
190
COMUNE - ZONE DI ESPANSIONE FINO AL 31/12/2003
FRAZIONE
SUP.
TOTALE
MQ.
SUP.
COPERTA
MQ.
SUP.
UTILE
MQ.
DEST.
D’USO
450
9.470
T
R
ASILO
MQ.
AREE PUBBLICHE
PARCH.
VERDE
MQ.
MQ.
ABIT.
INSED.
POSTI
LETTO
MANCIANO
totale
53.850
4.500
9.920
6.245
7.740
245
3.340
7.750
320
800
10.150
64
800
1.800
21
700
870
40
34
MARSILIANA
12.780
totale
48.600
R
6.390 12.780
MONTEMERANO
400
1.920
totale
PODERI
DI M.
C
R
24.200
1.760
2.320
8.000
840
840
R
1.600
R
P. CAPANNE
totale
5.400
800
1.600
P. MURELLA
totale
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
11.885 28.310 690
34
S.MARTINO
totale
SATURNIA
totale
COMUNE
totale
150.050
450
T
400
26.610
C
R
14.290 27.460
191
COMUNE – SINTESI DELL’ATTUAZIONE FINO AL 31/12/2003
COMPLETAMENTO FINO AL 31/12/2003
INDIVID.
AMBITI
UNITARI
SUP.
TOTALE
MQ.
SUP.
COPERT.
MQ.
SUP.
UTILE
MQ.
DEST.
D’USO
53.610
8.135
14.290
ATTUA
ZIONE
19.950
3.245
4.730
ap.1.420
C 1.100
A 1.000
G 420
R10.350
T 480
A 600
G 300
R 3.350
RESI
DUO
33.660
4.890
9.560
ASILO
MQ.
AREE PUBBLICHE
PARCH. VERDE
MQ.
MQ.
ABIT.
INSED.
POSTI
LETTO
TOTALE
PREVI
SIONE
2.780
2.755
258
1.140
1.405
82,5
1.640
1.350
175,5
Come si nota la fase attuativa relativa ai lotti di completamento ha interessato circa il 40% delle
previsioni con punte di efficienza pari al 100% a Poderi di Montemerano di 20% nel Capoluogo e di
quote oscillanti fra il 20% e il 75% nei villaggi aperti di S.Martino, Poggio Murella e Saturnia nella
zona altocollinare e della zona pianeggiante di Marsiliana. A Montemerano non è stato realizzato
alcun lotto di completamento.
ESPANSIONE FINO AL 31/12/2003
INDIVID.
AMBITI
UNITARI
SUP.
TOTALE
MQ.
SUP.
COPERT.
MQ.
SUP.
UTILE
MQ.
DEST.
D’USO
MQ.
PREVI
SIONE
369.990
34.854
64.008
ATTUA
ZIONE
150.050
14.290
27.460
A 5.920
T 4.970
R*1.200
C 680
R51.238
T 460
C 400
R26.610
RESI
DUO
219.940
20.564
37.548
AREE PUBBLICHE
ASILO PARCH. VERDE
MQ.
MQ.
MQ.
ABIT.
INSED.
POSTI
LETTO
TOTALE
1.500
1.500
30.630
69.470
1.311
373
11.885
28.310
690
34
18.745
41.160
621
339
CONVENZIONI FIRMATE IN DATE DIVERSE TRA IL 20/03/04 E IL 31/03/04
MANC.
INDIVI.
AMBITI
UNITAR
SUP.
TOTAL
E
MQ.
SUP.
COPER
T.
MQ.
TOT.
42.800
3.840
N°
PIANI
SUP.
UTILE
MQ.
IUT.
MQ/M
Q
DEST.
D’USO
AREE PUBBLICHE
ASILO PARCH.
VERDE
MQ.
MQ.
MQ.
ABIT.
INSED.
R
3.550
5.550
192
R*
A
R*
A
R
1.600
1.800
18
1.300
1.100
11.900
1.400
104
32
4.000
24.900
346
POSTI
LETTO
7.680
MARS.
TOT.
21.800
1.920
2.640
MONT.
POG.
MURE.
TOT.
TOT.
34.900
6.700
2.804
640
TOT.
106.200
9.214
4.898
1.500
1.280
16.498
192
Come si nota anche la fase attuativa relativa alle zone di espansione, escludendo le convenzioni
firmate entro il 31/03/04 data dell’entrata in vigore delle misure di salvaguardia, ha interessato
circa il 40% delle previsioni con punte di efficienza pari al 100% a Poggio Capanne che non
prevedeva lotti di completamento del 55% nel Capoluogo e del 45% a Montemerano che non ha
attivato alcun lotto di completamento, del 70% nella zona pianeggiante di Marsiliana. A questo tipo
di realizzazione non hanno partecipato i villaggi aperti di S.Martino, Poggio Murella e Saturnia
nella zona altocollinare che invece avevano registrato un’ottima quota di efficienza per quanto
concerne la realizzazione dei lotti di completamento.
La sintesi esposta fa emergere una quota di residuo edificatorio, da considerare nei prossimi
dimensionamenti, che si attesta sul 60% di quanto previsto al 1998. E’ altresì vincolante il ruolo
delle Convenzioni richiamate che sposta notevolmente il residuo fino al 26% di realizzazioni o di
impegni di cui tenere conto con seguente residuo edificatorio che si attesta sul 34 % (34,79
precisamente) delle previsioni relative allo strumento vigente. Emerge altresì una cospicua fase di
incremento delle realizzazioni tenuto conto della relativa giovinezza dello strumento urbanistico
vigente che forse avrebbe avuto bisogno di maggiore sedimentazione per poter esplicare, attraverso
la revisione delle scelte insite nel Piano Strutturale tutte le potenzialità contenute. Rimane
comunque la consapevolezza di uno strumento vigente che, essendo disegnato, svolge un ruolo non
trascurabile di aggregazione e cucitura degli spazi.
Dal contesto evidenziato emerge anche che tutta l’area altocollinare, ad eccezione di Capanne, si è
orientata prevalentemente nella realizzazione dei lotti di completamento a testimonianza di una
difficoltà, più volte espressa nel confronto con le parti sociali, di organizzare una base
imprenditoriale che potesse trovare strumenti di comune accordo per raggiungere i risultati
contenuti nelle convenzioni stabilite per la realizzazione delle zone di espansione. Il dato di
Capanne risulta ancor più significativo se si tiene conto che la prossimità al polo termale e la
posizione panoramica degli interventi ha generato una sostanziale realizzazione destinata al mercato
turistico della seconda casa senza innescare fenomeni significativi di nuovo insediamento locale.
Dopo un anno dalla stipula delle convenzioni avvenuta il 31/03/04, la fase di attuazione
complessiva dello strumento vigente, mostra un panorama edificatorio che, in alcuni casi si
compone di realizzazioni meno recenti e già in essere alla data di firma delle ultime convenzioni
mentre in altri casi le convenzioni citate hanno prodotto l’inizio dei lavori o, ancora non hanno dato
luogo all’avvio dei cantieri. In due casi si è dovuti ricorrere ad un piano attautivo di ridisegno
complessivo di un’area e nell’altro, con l’avvio alla fine del 2003, di una variante vera e propria. Lo
schema seguente riporta le realizzazioni più salienti la cui attuazione è prevista prima della
redazione del Regolamento Urbanistico.
Località
N° alloggi
Capanne
tot. Capanne
16
8
Manciano
ER1
degli
abitanti insediabili
35
46
16
24
40
24
16
ER1
F2
43
35
40
Montemerano
tot. M.Merano
Sup. media
alloggi in mq.
24
Poggio Murella
tot. Pog. Murella
Ambiti edificatori
48
16
64
16
12
16
8
20
ER1
ER2
ER3
ER4
ER6
96
96
60
96
80
72
44
36
32
22
60
194
30
15
ER3
ER6
59
55
60
30
193
50
38
4
22
17
Totale Manciano
80
96
96
90
90
176
Marsiliana
Totale Marsiliana
Totale finale
ER7
ER8
ER10
Piano Attuativo
Variante
150
114
16
80
60
510
22
22
ER2
ER3
96
96
44
356
88
88
176
984
Tra queste riportate ci sono le ultime espansioni convenzionate tra il 31/12/2003 e il 31 /03/2004 e
in neretto sono riportate quelle in fase di realizzazione
Località
N° alloggi
Poggio Murella
tot. Pog. Murella
24
Montemerano
tot. M.Merano
Ambiti edificatori
24
ER1
16
12
16
8
20
ER1
ER2
ER3
ER4
ER6
Sup. media degli
abitanti insediabili
alloggi in mq.
43
48
48
96
96
60
96
80
24
Manciano
44
36
32
22
60
54
30
15
38
4
22
17
ER3
ER6
ER8
ER10
Piano Attuativo
Variante
59
55
96
96
90
90
60
30
114
16
80
60
Totale Manciano
62
150
Totale finale
110
252
Complessivamente, ai dati sovra riportati, debbono essere aggiunte quelle quote di
dimensionamento che attengono specificamente alla realizzazione di opere pubbliche in quanto la
sintesi dell’attuazione proposta mette in luce le relazioni esistenti tra attività edilizie promosse dai
soggetti privati. Il quadro sintetico offre la possibilità di affermare la definitiva acquisizione di
standards urbanistici inseriti direttamente dentro le potenzialità edificatorie espresse mediante il
ricorso agli investimenti privati, investimenti che hanno consentito il raggiungimento di equilibrati
rapporti tra aree individuate e realizzazioni avvenute.
Più complesso risulta invece individuare il ruolo del soggetto pubblico nel concorrere alla effettiva
attuazione delle previsioni e le due tabelle successive cercano di leggere il rapporto tra previsione e
attuazione in modo da offrire un quadro di circa 5 anni di programmi pubblici e privati (1998/2003).
La lettura comparata delle tabelle seguenti mette in luce dati da analizzare tenendo conto delle
dinamiche presenti nell’intero contesto territoriale oltre a far emergere un quadro particolare
all’interno del rapporto tra realizzazioni pubbliche e livello qualitativo degli standards urbanistici.
Come è consueto lo scarto quantitativo tra previsioni e realizzazioni non è sempre indice di mancato
raggiungimento degli obiettivi ma consente di verificare la caratterizzazione complessiva delle
dinamiche che portano alla differenza qualitativa dello scarto. Questo atteggiamento permette di
leggere all’interno dei dati quantitativi la qualità delle risposte fornite costantemente alla evoluzione
delle esigenze che attengono alla utilizzazione degli spazi.
194
Servizi previsti come aree o costruzioni pubbliche anno 1998 (Variante generale al PRG)
Standard
Abitanti
MQ./ab
TOT.
m.q.
Centri
abitati
Mancian Esistenti
o
Totali 98
previste espans.
previste int. pub.
Tot.Prev
Montem Esistenti
erano
Totali 98
previste espans.
previste int. pub.
Tot.Prev
Saturnia Esistenti
Totali 98
previste espans.
previste int. pub.
Tot.Prev
Poggio
Esistenti
Totali 98
previste espans.
previste int. pub.
Tot.Prev
Capann Esistenti
e
Totali 98
previste espans.
previste int. pub.
Tot.Prev
S.Marti Esistenti
no
Totali 98
previste espans.
previste int. pub.
Tot.Prev
Poderi
Esistenti
Totali 98
previste espans.
previste int. pub.
Tot.Prev
Marsilia Esistenti
na
Totali 98
previste espans.
previste int. pub.
Tot.Prev
TOT.
Parziali
TOT.
Generali
TOT.
VERDE E SPORT
PAR
ISTRU
CHEGGI ZIONE
verde
mq.
parchegg
i
mq.
attr.
sportive
mq.
21.800
ATTREZZATURE
COMUNE
DI
INTERESSE
istruz. e cimiteri
cultura
mq.
Attrez.
attr.gener Attr.
culturali ali
Socio.
spec.
Sanit.
mq.
mq
10.000
3.900
5.800
6.650
4.770
11.300
4.770
13.000
15.945
33.715
11.300
26.350
11.300
2.420
28.770
1.100
1800
1.100
2.100
10.560
13.660
1.800
23.200
3.853
632
22,69
87.420
4.485
32,20
144.435
45.000
19.215
2.235
70.650
2.400
801
177
26,05
20.870
978
58,82
57.530
540
191
15,94
8.610
731
68,67
50.200
351
99
28,90
10.140
450
69,15
31.120
128
20
14,92
1.910
148
28,24
4.180
3.800
10.000
12.400
20.850
450
33.700
2..300
3.500
6.100
14.100
30.200
1.200
10.000
750
5.040
7.900
1950
18.890
4.290
500
-
4.000
500
870
1370
4.560
600
600
5.000
1.150
6.750
1.380
6.870
1..800
600
280
2.710
30
3.210
5.910
2.000
470
30
2.500
1.080
1.900
470
3.580
940
-
470
700
940
700
1.640
1.170
800
40
580
2.400
1.900
1.900
1.650
5.570
720
1.500
3.300
2.400
2.400
3.200
8.480
11.680
2.500
160
940
318
81
24,02
7.640
5.360
5.080
160
1.800
940
399
38,50
15.360
10.440
1.960
940
-
-
158
43
9,37
1.480
201
38,20
750
400
30
1.180
240
600*
-
7.680
-
1.800
2.600
4.440
12.400
1.247
326
33.42
41.675
24.200
9.550
1.573
40,36
63.495
37.510
-
650
830
1.480
-
1.800
1.800
12.000
3.660
46.110
2.020
1.480
735
7.600
735
5.810
720
7.265
7.600
9.140
7.600
1.920
11.060
50.090
5.735
23.725
105
3.250
7.505 11.810
7.395
21,91 179.945
96.200
7.835
25.940
49.870
8.965
45,07 374.000 194.800
76.990
27.440
59.310
+1.570
+23,16 180.835 +98.600
+9.155
+1.500
+9.440
50
6.830
previsti
DIFFER
195
Servizi realizzati come aree o costruzioni pubbliche al giugno 2003
Standard
Abitanti
MQ./ab
TOT.
m.q.
Centri
abitati
Manciano Esis. 98
Realizz.
espans.
Realizz.
int. pub.
Tot. Es. 03
Tot.Prev
Diff. Es. 03
Monte
Esis. 98
merano
Realizz.
espans.
Realizz.
int. pub.
Tot.Es. 03
Tot. Prev
Diff. Es. 03
VERDE E SPORT
PAR
ISTRU
CHEGGI ZIONE
verde
mq.
Parcheg.
mq.
attr.
sportive
mq.
3.853
275
22,69
87.420
45.000
8.505
4.128
4.485
-357
30,57
32,20
-1,63
126.210
144.435
-18.225
801
26,05
20.870
Culturali
spec.
mq.
Generali
mq.
11.300
26.350
57.305
70.650
-13.345
11.300
11.300
000
10.000
36.350
28.770
+7.580
12.400
1.100
1.800
5.570
10.150
800
4.500
6.400
13.660
-7.260
1.800
3.300
-1.500
2.000
8.150
6.870
+1.280
2.400
2.710
865
978
-113
44,97
58,82
-13,85
38.900
57.530
-18.630
22.550
33.700
-11.150
540
12
15,94
8.610
3.500
552
731
-179
31,55
68,67
-37,12
17.420
50.190
-33.770
3.500
30.200
-27.700
351
11,5
28,90
10.140
362
450
-87,5
28,13
69,15
-31,02
Capanne
Esis. 98
Realizz.
espans.
Realizz.
int. pub.
Tot. Es. 03
Tot. Prev
Diff. Es. 03
128
40
Saturnia
Esis. 98
Realizz.
espans.
Realizz.
int. pub.
Tot. Es. 03
Tot. Prev.
Diff. Es. 03
istruz. e cimiteri
cultura
mq.
4.770
6.985
9.500
21.255
33.715
-12.460
3.800
64
ATTREZZATURE DI INTERESSE
COMUNE
580
5.000
5.000
11.680
-6.680
2.400
2.400
3.210
6.520
5.910
+610
5.040
160
600
1.900
2.500
10.200
31.120
-20.920
5.200
18.890
-13.690
600
6.750
-6.150
1.900
1.900
000
2.500
3.580
-1.080
14,92
1.910
500
870
470
700
940
148
148
000
23,51
28,24
-4,83
3.480
4.180
-700
1.370
1.370
000
1.170
1.170
000
940
1.640
-700
S. Martino Esis. 98
Realizz.
espans.
Realizz.
int. pub.
Tot. Es. 03
Tot. Prev
Diff. Es. 03
318
6
24,02
7.640
5.360
160
940
324
399
-75
25,43
38,50
-13,07
8.240
15.360
-7.120
5.360
10.440
-5.080
160
1.960
-1.800
940
940
000
Poderi
Esis. 98
Realizz.
espans.
Realizz.
int. pub.
Tot. Es.03
Tot. Prev.
Diff. Es. 03
158
27
9,37
1.480
1.800
1.200
185
201
-16
24,22
38,20
-13,98
4.480
7.720
-3.240
1.800
4.440
-2.640
1.200
1.800
-600
Marsiliana Esis. 98
Realizz.
espans.
Realizz.
int. pub.
Tot. Es. 03
Tot. Prev.
Diff. Es. 03
1.247
338
33.42
41.675
735
3.340
7.600
9.140
1.585
1.573
+12
38,44
40,36
-1,92
60.935
63.495
-2.360
24.200
7.750
2.300
33.610
37.510
-3.900
4.075
7.265
-2.190
7.600
7.600
000
6.500
15.640
11.060
+3.580
38.860
76.990
-38.130
27.440
Poggio
Esis. 98
Realizz.
espans.
Realizz.
int. pub.
Tot. Es. 03
Tot. Prev.
Diff. Es. 03
TOT. 03
TOT. Pr.
DIFFER.
600
Socio.
Sanit.
mq
1.180
600
8.149*
8.965
-815
1.780
2.020
-340
1.480
30,85* 269.865 130.695
45,07 360.780 194.800
-91.915 -64.105
1.480
1.480
000
1.660
73.360
59.310
+14.050
* Dati puramente indicativi in quanto, come vedremo dalle analisi demografiche, si è avuta una contrazione
degli abitanti che porta la dotazione media a 39,17 mq/a
196
6.2.1 La residenza non controllata dallo strumento vigente (art.5 ter L.R.25/97) o integrata al
riuso nei centri abitati
Come è noto il comma 5 dell’art.5 ter della L.R. 25/97 chiede che nel dimensionamento degli
strumenti urbanistici generali siano computati tutti quegli edifici rurali che in applicazione della
legge medesima abbiano mutato destinazione d’uso successivamente all’entrata in vigore della
stessa. Poichè l’approvazione dello strumento urbanistico generale vigente è della fine del 1998 a
partire dall’anno successivo questa ammistrazione ha iniziato a catalogare tutti quegli edifici che ,
mutando destinazione d’uso modificavano l’assetto delle previsioni di piano e incidevano sul futuro
stesso dei dimensionamenti. A ciò si aggiunge una norma del piano vigente che nel classificare gli
edifici residenziali nei centri urbani ne consentiva il riuso a fini residenziali per quelle porzioni che
potevano essere recuperate a tale scopo. La tabella che segue registra questo fenomeno integrandolo
con quei dati che fanno prevedere una potenziale tendenza all’aumento della residenzialità
(agriturismo) coincidente con lo scadere degli obblighi assunti, salvo la eventualità che una
normativa locale (da verificare la liceità) non cerchi di ridimensionare il fenomeno
complessivamente.
Al momento risulta vigente la variante per le zone Rurali ai sensi della L.R.25/97 la quale ha
recepito la scansione in Unità di Paesaggio (UdP) del Piano territoriale di Coordinamento
Provinciale (PTC) e la suddivisione classi ecomnomico agrarie del Piano di Indirizzo Territoriale
(PIT). Così la tabella è articolata in Titoli così come rispondenti alla struttura delle Norme della
Variante, in Unità di Paesaggio e in Classi Economico Agrarie in modo da facilitare la lettura della
rispondenza spaziale tra aree più o meno interessate dal fenomeno
Frangia
e Recupero
Centro
Agriturismo Totali
Cambi di Aree esterne
Influenza
Urbanistico
abitato
destinazione
urbana
d’uso
dal 1999
al 2002
n° Mq. tot. n° Mq. tot. n° Mq. tot. n° Mq. tot. n° Mq. tot. n° Mq. tot.
TITOLO II Saturnia, zona termale, Pianetti,Capanne, Poggio Murella, San Martino sul Fiora,
UdP
Mercante
C.P.3.2.1.
6
544,00
6 629,00
5 466,41
3 279,00 20 1.918,41
R.10.4.1
- 11 779,00
3 148,00
- 14
927,00
R.10.2
4 151,00
1
60,00
3 232,00
8
443,00
R.T.1
R.T.2
Totali
6
544,00 21 1559,00
9 674,41
6 511,00
3288,41
TITOLO III Manciano, Poderi di Montemerano, Montemerano, Pergolacce, La Gora, La Vecchia, il
UdP
Piano, Le Croste, Santarello, Poderi di Montemerano, Romitorio, Campiglia
R.10.4.2 12 1.081,00 27 1752,84
3 163,00 34 2.031,74
3 357,00 79 5.385,58
Totali 12 1.081,00 27 1752,84
3 163,00 34 2.031,74
3 357,00 79 5.385,58
TITOLO IV Sgrilla, Sgrillozzo, Cirignano, Pinzuti, Marruchetone, Mariannaccia, Pian di Macchina,
UdP
Pian de carrai, Arpa Marsiliana, Piano di bonifica di Marsiliana
C.P.3.2.2 11 *1.182,00
1
30
1
10 13 1.222,00
R.11.2.1
P.i.3
6
905,00
1
28
7
933,00
Totali 17 2.087,00
2
58
1
10 20 2.155,00
TITOLO V Guardiole, Scerpena, Campigliola, S.Barbara, Castello di Montauto, Montemaggiore,
UdP
Tafone, Fattoria di Montauto, Piano di Montauto
R.10.4.3
R.11.2.2
4
609,00
4
609,00
C.P.4
1
62,00
1
62,00
Totali
5
671,00
5
671,00
Totali Gen. 40 4.383,00 48 3311,84
3 163,00 45 2.764,15 10 878,00 146 11.499,99
197
Totali nuova
Residenza
40
4.113,00
48 3.311,84
45 2.764,15
113 10.458,99
* di cui mq. 270 a funzione artigianale
6.3 Dinamiche demografiche e settori produttivi in evoluzione
Statistiche demografiche-stato e consistenza del patrimonio edilizio
- Statistiche economiche
Fonti:
• ISTAT,Censimento generale della popolazione e delle abitazioni, anni 1971,1981,1991;
• ISTAT,Censimento generale dell’industria e del commercio, anni 1971,1981,199;
• Amm.Prov. di Grosseto,Piano territoriale di Coordinamento, quadro conoscitivo,1996;
• Ufficio Anagrafe del comune di Manciano;
• Ufficio Comunale di censimento per i dati censimento 2001.
L’analisi demografica è stata condotta con il seguente principio: le tabelle da A a B7 tengono conto
dei dati rilevabili attraverso la bibliografia ISTAT relaztiva ai censimenti del 1971,1981,1991
mentre i dati riportati successivamente appartengono alla relazione finale stilata dal responsabile del
Censimento per l’anno 2001, relazione che è stata presentata al Consiglio Comunale nel febbraio
2002 e successivamente trasmessa all’ISTAT. Naturalmente alcuni dati possono non coincidere
fatto salvo il criterio delle stime sintetiche, nel primo caso e della verifica analitica nel secondo. Ciò
che interessa è mettere in luce eventuali fenomeni utili al lavoro di programmazione e pianificaione
del territorio comunale.
A-ANDAMENTO DEMOGRAFICO
A1-POPOLAZIONE RESIDENTE: valori assoluti e percentuali, variazioni assolute e
percentuali:
Orbetello
Capalbio
Magliano
Semproniano
Sup.
1971
kmq
v.a
226,98 13.552
187,60 3.947
250,68 4.555
81,44
2.032
1981 1991
v.a.
v.a.
14.783 14.882
4.035 4.014
4.292 4.082
1.711
1.462
2001
372,03 8.063
273,57 5.609
174,60 5.076
102,89 4.463
923,09 23.211
7.581
5.061
4.651
4.465
21.758
6.827
4.407
3.955
4.167
19356
15.236
3.912
3.750
1.307
1971-1981
v.a.
%
+1.231
+9,08
+88
+2,22
-263
-5,77
-321 -15,79
1981-1991
v.a.
%
-99
-0,66
-21
-0,51
-210
-1,27
-249
-14,55
1991-2001
v.a
%
+354
+2,37
-102
-2,54
-332
-8,13
-155
-10,60
S.E.L. 33.2
Manciano
Scansano
Sorano
Pitigliano
Tot. S.E.L.
7.145
4.681
4.185
4.318
20.329
-482
-548
-425
+2
-1.473
-5,97
-9,77
-8,37
+0,04
-6,25
-436
-380
-466
-280
-1.429
-5,75
-8,11
-11,13
-6,48
-6,56
-318
-274
-230
-151
-973
-4,45
-5,85
-5,50
-3,49
-4,78
La popolazione residente non sempre te conto di tutte quelle presenze che ruotano nel contesto comunale,
nella tabella successiva, sempre alla data del censimento sono state rilevate presenze diverse da quelle che
costituiscono i residenti legali. E quindi con tutti gli scarti che esistono in tale tipo di rilevazione.
Dati provvisori censimento 2001 (dati comunali 21 Ottobre 2001)
unità di
rilevazione
famiglie
Convivenze
Totale
numero
numero
numero
persone dimoranti abitualmente
persone non dimoranti abitualmente
famiglie famiglie totale
maschi femmine totale
di cui
totale
di cui
principali coabitanti famiglie/
stranieri7apolidi presenti
stranieri/apolidi presenti assenti
numero
convivenze
2.934
25
2.959
3.257
3.570
6.827
82
6.691
120
6
99
xx
xx
45
14
20
34
xx
34
488
37
488
21
xx
2.394
25
3.004
3271
3.590
6.861
82
6.725
608
43
587
21
198
I dati relativi al censimento 2001 sono ancora parziali ed in alcune tabelle mancanti, ad esempio il
censimento 2001 parla di persone abitualmente dimoranti e non di residenti, per questo alla fine del capitolo
viene riportata la relazione sul Censimento generale della popolazione, degli edifici, dell’industria e del
commercio del responsabile dell’Ufficio Comunale del Censimento Dott. Maurizio Mittica.
A2-MOVIMENTO NATURALE (nati, vivi,morti) E MOVIMENTO ANAGRAFICO
(emigrati,immigrati)
anno
Pop.
Resid
al
1.01
Movimento della popolazione
Naturale
Migratorio
Nati Morti Saldo Iscritti da
Vivi
Ester. Inter.
1982
1983
1984
1985
1986
1987
1988
1989
1990
1991
1992
1993
1994
7563
7546
7553
7532
7523
7503
7494
7433
7413
7401
7140
7298
7293
61
55
66
44
47
38
39
55
49
36
51
42
38
124
98
95
93
90
98
97
84
97
89
89
91
92
Pop. Resid.
Al
31.12
-63
-43
-29
-49
-43
-60
-58
-29
-48
-53
-38
-49
-54
3
6
99
10
5
8
9
5
10
12
16
9
7
142
143
113
125
99
107
94
116
126
103
285
136
105
Saldo
totale
Cancellati per
Saldo
Totale
Ester. inter
Totale
145
149
122
135
104
115
103
121
137
115
301
145
112
=
2
3
1
1
2
1
/
5
3
/
4
3
98
98
114
95
81
64
106
112
101
76
105
101
86
98
96
111
94
80
62
105
112
96
73
105
97
83
+47
+51
+8
+40
+23
+51
-3
+9
+36
+39
+196
+44
+26
-17
+8
-21
-9
-20
-9
-61
-20
-12
-14
+196
-5
-28
7546
7553
7532
7523
7503
7494
7433
7413
7401
7140
7298
7293
7265
Esaminando i dati relativi alla popolazione residente nel periodo 1982-1994 si nota una complessiva
diminuzione del saldo negativo. L’analisi del movimento della popolazione mostra come questo fenomeno
sia dovuto al progressivo aumento del saldo positivo del movimento migratorio. La diminuzione è quindi a
carico del saldo naturale ed è dovuta a quei fattori come l’invecchiamento della popolazione, la contrazione
del numero dei matrimoni e il calo delle nascite comuni a tutto il territorio provinciale.
A3-POPOLAZIONE RESIDENTE IN CENTRI,NUCLEI E CASE SPARSE:
valori assoluti e percentuali
Località
Centri
Case sparse
Densità
ab/Kmq
1971
%
N. v.a
8 5.451 67,60
- 2.612 32,40
22
N.
8
-
1981
v.a
%
5.219 68,84
2.362 31,16
21
N.
8
-
1991
v.a.
%
4.822 67.48
2.323 32,52
20
2001
N. v.a,
8 4.862 74,81
- 1.999 25,19
19
Il dato interessante da rilevare è l’elevata percentuale di residenti fuori dai centri abitati.
199
A4-POPOLAZIONE RESIDENTE NEI SINGOLI CENTRI,NUCLEI E CASE
SPARSE:valori assoluti e percentuali.
Località
1971
1981
1991
2001
MARSILIANA
v.a
1.303
%
16,16
v.a
1.271
%
16,77
v.a.
188
%
2,64
v.a.
370
%
5,39
MANCIANO
4.035
50,04
3.903
51,48
3.117
43,63
3.046
44.40
107
1,49
81
1,18
-
-
PODERI
DI
MONTEMERANO
1.088
13,49
994
13,11
507
7,10
438
6,38
SATURNIA
631
7,82
571
7,53
350
4,90
321
4,68
CAPANNE
POGGIO
MURELLA
167
2,07
126
1,66
99
1,38
101
1,47
460
5,71
395
5,22
174
2,43
281
4,10
379
4,71
321
4,23
265
3,71
224
3,26
2.338
32,72
1.999
29,14
MONTEMERANO
SAN MARTINO
CASE SPARSE
-
-
Si osserva ,rispetto ai censimenti precedenti l’aumento di residenti nelle frazioni di Poggio Murella e
soprattutto di Marsiliana, scelta anche come luogo di residenza di chi svolge la propria attività fuori dal
territorio comunale nella zona costiera e a Grosseto.
A 5-POPOLAZIONE RESIDENTE PER SESSO: Valori assoluti e percentuali
MASCHI
v.a
4.040
1971
FEMMINE
%
50,10
MASCHI
v.a
3.700
1981
FEMMINE
%.
51,19
MASCHI
%
3.445
1991
FEMMINE
%
51,78
MASCHI
v.a.
3.271
2001
FEMMINE
%
52,33
A 6-POPOLAZIONE RESIDENTE PER CLASSE DI ETA’:Valori Assoluti e
percentuali
CLASSI DI ETA’
Totale
v.a
0-14
15-64
v.a
%
v.a
65 e più
%
v.a
%
1971
8.063
1.406
17,43
5.405
67,04
1.252
15,53
1981
7.581
1.141
15,05
4.965
65,40
1.475
19,45
1991
7.145
787
11,02
4.692
65,66
1.666
23,32
A7-POPOLAZIONE RESIDENTE PER CLASSE DI ETA’,
Variazioni fra censimenti :valori assoluti e percentuali (rispetto al valore della classe del
Censimento precedente)
CLASSI DI ETA’
0-14
v.a
15-64
%
v.a
65 e più
%
v.a.
%
1971-81
-256
-18,20
-440
-8,78
+223
+17,81
1981-91
-354
-31,02
-273
-20,92
+191
+12,94
Trovano qui conferma i dati della tab A 2 relativa al movimento naturale.Si osserva infatti (tab.A
6) un calo soprattutto nella fascia più bassa da 0 a 14 anni con una crescita sopra i 65 anni.
200
A 8-FAMIGLIE RESIDENTI PER AMPIEZZA DELLA FAMIGLIA
FAMIGLIE CON NUMERO COMPONENTI
1-2
3-4
5-6
7 o più
Totale
v.a
v.a
1971
2.708
1.165
43,02
1.145
42,28
341
12,59
57
2,11
1981
2.865
1.523
53,15
1.097
38,28
210
7,32
35
1,25
1991
2.819
1.532
54,34
1.116
39,58
163
5,80
8
0,28
2001
2.961
1.811
61,16
1.034
34,92
112
3,78
4
0,14
%
v.a.
% v.a
%
v.a
%
Ma è soprattutto dal confronto del numero delle famiglie che si evidenzia la
diminuzione dell’ampiezza del nucleo familiare, infatti crescono le famiglie
con 1-2 componenti e diminuiscono quelle con più componenti.
Sono dati che si riscontrano, in maniera altrettanto vistosa anche in ambito
nazionale.
A 9-POPOLAZIONE RESIDENTE ATTIVA¹¹ E NON ATTIVA²: valori assoluti e percentuali
19711981
ATTIVA
v.a
%
2646
32,81
NON ATTIVA
v.a
%
5417
67,19
ATTIVA
v.a
%
2.767 36,49
1991
NON ATTIVA
v.a.
%
4814
63,51
ATTIVA
v.a.
%
2.908
40,69
NON ATTIVA
v.a.
%
4237
69,31
¹ Si intende la popolazione in condizione professionale,cioè occupati e disoccupati e la popolazione in cerca di prima
occupazione. ² Si intende il resto della popolazione costituito da casalinghe,studenti,ritirati dal lavoro,popolazione
xon età inferiore a 14 anni ed altri.
Si osserva che nei due decenni 1971-1981 e 1981-1991 c’è stato un incremento graduale della
popolazione attiva, da mettere sicuramente in relazione al saldo migratorio.
Rimane comunque molto elevato il divario tra popolazione attiva e non attiva .
L’analisi della popolazione attiva per rami di attività economica tab.A10 evidenzia una
graduale diminuzione nel settore primario e secondario con un consistente aumento del
settore terziario.
A10-POPOLAZIONE
RESIDENTE
ATTIVA
PER
RAMO
DI
ATTIVITA’
ECONOMICA:valori assoluti e percentuali rispetto al totale della popolazione attiva
Anno
Agricoltura,Foreste
Caccia e pesca
v.a.
%
Industria,costruzioni³
Altre attivitàч
v.a.
%
v.a
%
Totale
1971
1.403
52,78
566
21,30
689
25,92
2.658
1981
1.063
41,60
541
21,18
951
37,22
2.555
1991
948
34,52
470*
17,10
1.329
48,38
2.747
3-Industrie estrattive,manifatturiere,costruzioni,istallazione impianti,energia elettrica,gas e acqua.
4-Commercio,trasporti e comunicazioni,servizi,alberghi e ristoranti.
*-di cui 118 persone occupate nell’attività estrattiva.
201
B- STATO E CONSISTENZA DEL PATRIMONIO EDILIZIO ESISTENTE
B.1 – ABITAZIONI E STANZE (occupate e non occupate):Valori assoluti, variazioni.assolute
e percentuali
1971
abitazioni
stanze
1981
1991
2.998
3.479
3.925
11.294
14.243
15.941
2001*
1971-81
4.153
+481 +16,04
13.968*
+2.949 +26,11
1981-91
+446
1991-2001
+12,81
+228
+1.698 +11,92
+5,80
-1973* -12,37*
B.2 – DIMENSIONE MEDIA DELLE ABITAZIONI (stanze/abitazioni)
1971
1981
stanze/abitazioni
3,76
4.09
*Nel censimento del 2001 non si è tenuto conto di cucine,bagni e corridoi.
1991
4,06
2001*
3,40*
B.3 – VANI ED ALLOGGI OCCUPATI E NON. Valori assoluti e percentuali
1971
1981
1991
v.a.
%
v.a.
%
v.a.
%
Abitazioni
occupate
2.507
83,62
2.629
75,57
2.811
71,61
Stanze occupate
9.697
85,86
11.195
78,60
11.957
75,00
491
16,37
850
24,43
1.114
28,39
1579
14,14
3.048
21,40
3.984
25,00
Abitazioni
occupate
non
Stanze
occupate
non
B.4 – INDICI DI AFFOLLAMENTO
popolazione residente
stanze occupate
famiglie
abitazioni occupate
1971
1981
1991
0,83
0,67
0,59
1,08
1,08
1,00
B.5 – FAMIGLIE E ABITAZIONI 1991
Il patrimonio edilizio nel censimento del 1991 è costituito da 3.925 abitazioni. A fronte di una costante
diminuzione della popolazione si registra un progressivo aumento del numero di abitazioni.
Contemporaneamente si registra un aumento della dimensione media delle abitazioni che passa dalle 3,7
stanze nel 1971 al 4,0 nel 1991. Nello stesso tempo, ed è il dato più preoccupante aumentano le abitazioni
non occupate con un forte incremento nel decennio 1971-1981 che passa dal (16,73%al 24,43%) per poi
vedere il valore arrivare, nel decennio successivo intorno al 28,39%.
Queste tendenze trovano confermata nella progressiva diminuzione dell’indice di affollamento.
Il sotto utilizzo del patrimonio edilizio esistente assume proporzioni più rilevanti nei centri
caratterizzati da piccole dimensioni come Capanne e Poderi di Montemerano.
202
B.6 – ABITAZIONI OCCUPATE PER EPOCA DI COSTRUZIONE DEL FABBRICATO
Al 1991 valori assoluti e percentuali (su abitazioni occupate)
Epoca di costruzione del fabbricato
Abitazioni
v.a.
%
Prima del 1919
689
24,51
1919-1945
285
10,13
1946-1960
798
28,39
1961-1971
446
15,85
1972-1981
361
12,84
1982-1986
194
6,90
dopo il 1986
38
1,36
B.7 – ABITAZIONI OCCUPATE PER NUMERO DI STANZE
Numero di
vani per
abitazione
1971
1981
1991
v.a.
%
v.a.
%
v.a.
%
1
22
0,88
22
0,84
17
0,60
2
319
12,73
238
9,05
180
6,41
3
613
24,45
552
20,99
512
18,21
4
1.024
40,84
946
35,98
986
35,07
5
307
12,25
451
17,16
579
20,60
6
222
8,85
420
15,98
537
19,11
Gli elementi che risultano assenti nelle tabelle precedenti per mancanza non solo di un dato ufficiale
sintetico (al marzo 2002) ma anche per una certa difficoltà di rendere omogenei i dati vengono
sostanzialmente riportati nella relazione, inviata all’ISTAT, sulla attività di censimento svolto in
proprio dall’Amministrazione Comunale sotto la direzione del Vice Segretario Dott. Maurizio
Mittica.
1. Premessa
Alla base di questa relazione non vi è ovviamente la pretesa di fare quella “fotografia” della società
italiana che compete all’Istituto di Statistica, ma, molto più semplicemente, di offrire subito
all’Amministrazione dei dati, e alcune considerazioni generali su di essi, riguardo la distribuzione
della popolazione e delle attività produttive sul territorio e della comunità, cercando di coglierne
l’andamento, e di sollecitare delle riflessioni su di essi; sarà poi l’ISTAT, nel corso del 2003, a
pubblicare i dati completi, anche disaggregati. Questa avvertenza vale in particolare per quanto
riguarda la distribuzione della popolazione per fasce di età, che noi al momento possiamo conoscere
unicamente mediante le elaborazioni del Servizio Demografico: oggi, per esempio, sappiamo che
nel nostro Comune vi è un’alta incidenza di popolazione ultrasessantacinquenne, anche se in misura
minore rispetto ai Comuni confinanti; con il censimento sapremo meglio come questa parte della
203
nostra comunità si suddivide tra i centri abitati, in che tipologia familiare vive, qual è il suo livello
di istruzione, e questo consentirà di articolare meglio gli interventi sociali in favore di tali cittadini.
Pertanto, si prenderanno in considerazione i tre censimenti effettuati (popolazione, edifici, industria
e commercio), riepilogandone i risultati in tabelle suddivise per località. Le indicazioni “campagna
nord” e “campagna sud” sono state fatte con riferimento al capoluogo; si è cercato infatti di
suddividere le due zone in modo da renderle il più possibile omogenee, quindi per “campagna nord”
si intende da Manciano in direzione Montemerano e Pitigliano, mentre per “campagna sud” si
intende da Manciano in direzione Marsiliana e Farnese.
2. Il Censimento della popolazione.
L’attività censuaria ha stabilito che nel Comune di Manciano dimorano abitualmente 6.861 persone,
di cui 3.271 maschi e 3.590 femmine. 6.827 di queste persone sono raggruppate in 2.961 famiglie,
le altre 34 vivono in convivenze (essenzialmente in conventi e caserme); 82 sono di cittadinanza
non italiana.
Come si può notare, esiste una differenza in negativo di 112 persone rispetto alla rilevazione
anagrafica al 31 dicembre 2000, che indicava la popolazione residente in 7.093 persone. Su questa
“sparizione” di cittadini sono apparsi articoli di stampa non privi di ironia relativamente allo stesso
fenomeno avvenuto in altri Comuni, ma la spiegazione è piuttosto semplice: Manciano, così come
altri Comuni della nostra zona, è un Comune a forte presenza di seconde case, i cui titolari sovente
scelgono di trasferire qui la residenza ma dimorano altrove per la maggior parte dell’anno,
compreso il periodo del censimento, che viene scelto a metà del mese di ottobre proprio perché in
esso gli spostamenti della popolazione sono ridotti. Non a caso, del resto, il censimento parla di
persone “abitualmente dimoranti” e non “residenti”, appunto per accertare la situazione reale e,
successivamente, dare modo al Comune di verificare la rispondenza ad essa della situazione
giuridica; e non a caso, in base a tale verifica, è l’anagrafe comunale a dover essere aggiornata ai
risultati del censimento e non viceversa. Un altro motivo della differenza negativa è dato
dall’assenza di molti stranieri che hanno qui la residenza ma che permangono nel nostro territorio
con carattere di stagionalità, legata per esempio alle attività di taglio del legname; per questo nel
periodo di rilevazione molti di loro erano tornati nei Paesi di rispettiva provenienza e non sono stati
reperiti. È altamente probabile che sia i proprietari di seconde case che gli stranieri, quando
verranno informati delle risultanze del censimento, si recheranno presso il Servizio Demografico
per ribadire la volontà di mantenere la propria residenza a Manciano; in tal modo il divario sopra
citato si ridurrà in misura consistente.
È interessante notare che esistono 25 famiglie che coabitano con altre nello stesso alloggio; si tratta
di un fenomeno per lo più dovuto a parentela tra le famiglie, o a situazioni di ospitalità, o di
fornitura di alloggio quale parte del compenso per servizi di assistenza.
Il censimento ha rilevato anche le persone non dimoranti abitualmente: non soltanto ospiti di
alberghi ed altre strutture ricettive, ma anche persone che vivono a Manciano per limitati periodi
dell’anno e che dimorano o risiedono altrove per motivi di lavoro o di studio; queste persone sono
risultate in totale 608, di cui 488 ospiti di strutture ricettive (per inciso una buona presenza turistica
dato il periodo sicuramente non di punta).
Infine, sia tra i dimoranti che i non dimoranti sono state censite le persone presenti il giorno fissato
per la rilevazione, ossia il 21 ottobre, riscontrando il 98% di presenti tra i dimoranti abitualmente ed
il 96,5% tra i non dimoranti abitualmente; questo è un indice della buona rispondenza del
censimento alla realtà della situazione, ossia che molti di coloro che risultano residenti all’anagrafe
sono effettivamente tali.
204
La tabella che segue suddivide le persone dimoranti nel Comune di Manciano tra i vari centri urbani
e le campagne:
Località
Dimoranti
Dimoranti
Dimoranti
%
Non
maschi
femmine
totali
abitualmente
dimoranti
Manciano
1.418
1.628
3.046 44,40
71
Campagna sud
602
614
1.216 17,72
39
Campagna nord
390
373
763 11,12
145
Montemerano
207
231
438
6,38
25
Marsiliana
187
183
370
5,39
10
Saturnia
137
184
321
4,68
45
Poggio Murella
132
149
281
4,10
22
San Martino
103
121
224
3,26
1
Poggio Capanne
44
57
101
1,47
6
Poderi di Montemerano
41
40
81
1,18
12
Terme e dintorni
10
10
20
0,30
232
TOTALE
3.271 (47,67%) 3.590 (52,33%)
6.861 100,00
608
Il capoluogo, come era facilmente prevedibile, è risultato di gran lunga il principale centro di
aggregazione della comunità, dato che quasi la metà dei cittadini del Comune risiedono in esso. Il
dato più interessante da rilevare è la elevata percentuale di residenti fuori dai centri abitati
(complessivamente il 28,84%), e la loro distribuzione in maggioranza nella parte bassa del Comune;
se, infatti, si tiene conto che in tale zona il numero di edifici è solo leggermente superiore rispetto
alla parte alta, come si avrà modo di vedere in seguito, e che le abitazioni di sola residenza (cioè
non facenti parte di aziende agricole) sono senz’altro in numero superiore in quest’ultima zona, se
ne deduce la grande importanza dell’area di Marsiliana dal punto di vista dell’attività agricola (data
la scarsa presenza di abitazioni nella zona Campigliola – Montauto) e, in misura crescente, come
luogo di residenza scelto da chi svolge la propria attività lavorativa al di fuori del territorio
comunale, nella zona costiera e a Grosseto. Ciò testimonia la validità della scelta
dell’Amministrazione di prevedere un maggiore sviluppo urbanistico della frazione.
Non deve comunque essere messo in secondo piano il fatto che sia la campagna, sia le frazioni più
piccole restano presidiate e non subiscono il fenomeno dello spopolamento, se non in misura molto
limitata, a testimonianza della buona qualità della vita in tutto il territorio.Riguardo la distribuzione
per sesso, basterà dire che Manciano non va in controtendenza rispetto al resto dell’Italia riguardo il
maggior numero di donne rispetto agli uomini; se si esamina tale dato per località, l’unica
differenza di qualche significato si ritrova tra i residenti nelle campagne della parte alta.
Un altro motivo di interesse è dato dal numero di componenti delle famiglie; è noto che, in
generale, i nuclei familiari di oggi sono di entità molto ridotta rispetto al passato, quando il modello
imperante era la famiglia patriarcale ed in essa vivevano almeno tre generazioni di persone.
La tabella che segue evidenzia la ripartizione delle famiglie per numero di componenti secondo la
suddivisione già vista in precedenza:
Località
Totale
%
Numero di famiglie per componenti e percentuale sul totale delle
famiglie della zona
fam.
1 pers.
2
3
4
5
6
7
Manciano
427
419
313
159
27
5
1
1.351 45,63
(31,61%) (31,01%) (23,17%) (11,77%) (2,00%) (0,37%) (0,07%)
Campagna
67
136
116
90
25
5
2
441 14,89
sud
(15,19%) (30,85%) (26,3%) (20,41%) (5,67%) (1,13%) (0,45%)
Campagna
73
87
66
47
21
3
1
298 10,06
nord
(24,5%) (29,19%) (22,15%) (15,77%) (7,05%)
(1%) (0,34%)
Montem.
80
71
38
18
6
0
0
213
7,19
205
(37,56%) (33,33%) (17,84%) (8,45%) (2,82%)
Marsiliana
34
55
40
19
6
0
0
154
5,20
(22,08%) (35,71%) (25,97%) (12,34%) (3,9%)
Saturnia
44
49
29
18
4
0
0
144
4,86
(30,55%) (34,03%) (20,14%) (12,5%) (2,78%)
Poggio
60
58
17
11
2
0
0
148
5,00
Murella
(40,54%) (39,19%) (11,49%) (7,43%) (1,35%)
S. Martino
41
32
20
8
3
2
0
106
3,58
(38,67%) (30,19%) (18,87%) (7,55%) (2,83%) (1,89%)
Poggio
30
16
7
2
2
0
0
57
1,93
Capanne
(52,63%) (28,07%) (12,28%) (3,51%) (3,51%)
Poderi di
18
11
11
2
0
0
0
42
1,42
Montem.
(42,86%) (26,19%) (26,19%) (4,76%)
Terme e
2
1
1
2
1
0
0
7
0,24
dintorni
(28,58%) (14,28%) (14,28%) (28,58%) (14,28%)
TOTALE
876
935
658
376
97
15
4
2.961 100
(29,58%) (31,58%) (22,22%) (12,7%) (3,27%) (0,51%) (0,14%)
L’ultima colonna riporta la percentuale del numero di famiglie residenti in ogni località rispetto al
totale delle famiglie.
Come si può notare, il dato generale del Comune vede la netta prevalenza di famiglie composte da
due o tre persone, e questo può far pensare che anche a Manciano si sia affermato il modello
familiare “nucleare”, ossia quello formato dai coniugi e al massimo un figlio. Naturalmente questa
conclusione necessita di conferma da parte dei dati ufficiali ISTAT, in quanto per esempio molte
famiglie con due soli componenti sono formate da coppie anziane i cui figli hanno formato famiglie
autonome, così come un buon numero di famiglie con un solo membro sono famiglie di anziani (si
noti il dato relativo alle frazioni di Poggio Capanne, Poggio Murella e Montemerano, per le quali i
dati anagrafici indicano una popolazione in gran parte composta di anziani); tuttavia, il 12,7% delle
famiglie “tipiche”, cioè con quattro componenti, è un indice piuttosto attendibile del calo della
natalità. Del resto la Toscana è una delle regioni italiane con il minor numero di nascite, per cui il
nostro Comune risulta in linea con la tendenza regionale.
Scomponendo il quadro per località, si osserva come i residenti in campagna tendano ancora,
diversamente dai centri urbani, a formare famiglie più numerose; anche se, in termini assoluti, non
si tratta di numeri molto elevati, questo dato è comunque un indice di una certa permanenza nelle
nostre zone del modello di famiglia contadina estesa, al quale si contrappone quello “atomizzato”
dei centri urbani, specie di quelli minori.
3. Il censimento degli edifici.
È la prima volta che l’ISTAT ha deciso di operare una rilevazione degli edifici. Si deve notare che
tale censimento è stato effettuato in modo completo unicamente nei centri urbani, perché al di fuori
di essi è stato chiesto di censire solo gli edifici adibiti ad abitazione, fossero essi effettivamente
abitati o meno.
Nel Comune di Manciano sono risultati un totale di 2.214 edifici, di cui 2.095 per abitazione;
all’interno di questi ultimi si sono rilevate 4.153 abitazioni (1,98 abitazioni per edificio), per un
numero complessivo di 13.968 stanze (3,36 stanze per abitazione); per stanze non si intendono
cucine, bagni e corridoi. È piuttosto rilevante il numero di abitazioni che risultano non occupate,
1.198 su 4.153, pari al 28,85% del totale; indubbiamente un dato su cui riflettere, anche se non è
questa la sede per tentare spiegazioni approfondite di questo fenomeno; più avanti, esaminando i
dati disaggregati, vedremo cosa potrebbe spiegare almeno parzialmente questa grande quantità di
alloggi liberi.
La tabella che segue suddivide gli edifici censiti tra i vari centri urbani e le campagne, ed indica
inoltre il totale delle abitazioni non occupate; poiché al di fuori dei centri urbani la rilevazione
206
doveva essere fatta solo sugli edifici adibiti ad abitazione, per omogeneità si considerano soltanto
questi ultimi.
Località
Manciano
Campagna sud
Campagna nord
Montemerano
Marsiliana
Saturnia
Poggio Murella
S. Martino
Poggio Capanne
Poderi di Montem.
Terme e dintorni
TOTALE
Edifici per
%
Abitazioni non
abitazione
occupate
572 27,30
397
394 18,81
95
386 18,42
196
149
7,11
163
85
4,06
28
121
5,78
35
140
6,68
94
125
5,97
71
50
2,39
54
66
3,15
65
7
0,33
0
2.095 100,00
1.198
%
33,14
7,93
16,36
13,61
2,34
2,92
7,85
5,93
4,51
5,43
0,00
100,00
Più delle prime due colonne, che non danno spunti di riflessione in quanto rispecchiano le
dimensioni dei centri urbani, la riflessione deve concentrarsi sulle abitazioni non occupate, in
particolare sulla loro scarsa quantità nella frazione di maggior richiamo turistico, ossia Saturnia, e,
cosa piuttosto singolare, nel loro numero elevato proprio intorno a tale centro, ossia nella campagna
e nelle vicine frazioni di Montemerano, Poggio Murella e Poggio Capanne. Sarebbe importante una
analisi comparata con i prezzi di mercato delle abitazioni, per cercare di dare una spiegazione a
questa apparente discrepanza e, soprattutto, sarà da verificare, in sede di confronto tra i dati censuari
e quelli anagrafici, quante di queste abitazioni non occupate siano in effetti di proprietà di chi
dimora nel territorio comunale solo per limitati periodi dell’anno e quindi non è stato censito perché
non presente al momento della rilevazione. Ottenuti questi dati, sarà possibile analizzare con
maggiore precisione la situazione immobiliare nel nostro Comune.
4. Il censimento dell’industria e del commercio.
L’ISTAT ha fatto pervenire, come base per avviare l’attività censuaria, un elenco di unità produttive
dal quale il censimento ha fatto “sparire” ben 226 tra imprese ed istituzioni. Questo non è indice di
alta mortalità delle imprese o di una cattiva rilevazione, bensì del fatto che erano state indicate
come attività a sé stanti magazzini, rimesse od altro che afferisce ad una attività economica vera e
propria e che, quindi, non doveva essere censito. Del resto le attività economiche individuate dai
rilevatori e non inserite nell’elenco trasmesso dall’ISTAT sono risultate ben 157, per cui il totale è
di 545 imprese (per 1.456 addetti) e di 57 istituzioni, un dato solo leggermente inferiore e
sicuramente più veritiero rispetto a quello di partenza.
Poiché gli artigiani vengono in gran parte considerati esercenti di attività industriali (per esempio i
meccanici e tutti coloro che svolgono attività di riparazione di autoveicoli), risultano nel nostro
Comune ben 112 industrie, con 335 addetti, mentre vi sono 167 imprese commerciali con 359
addetti e 266 attività di altri servizi (strutture ricettive, bar, parrucchieri ecc.), con 762 addetti, oltre
ai 380 addetti delle istituzioni (Pubbliche amministrazioni, scuole, pro loco, filarmoniche,
associazioni varie ecc.). In definitiva, il numero degli addetti risulta elevato; da questo non è
ovviamente possibile ricavare la conclusione che la grande maggioranza dei residenti nel nostro
Comune svolga la propria attività lavorativa sul territorio comunale, ma è ragionevole ipotizzare
che questa percentuale sia comunque buona.
La tabella che segue suddivide le attività produttive e le istituzioni tra i vari centri urbani e le
campagne:
207
Località
Manciano
Campagna sud
Campagna nord
Montemerano
Marsiliana
Saturnia
Poggio Murella
S. Martino
Poggio Capanne
Poderi di Montemerano
Terme e dintorni
TOTALE
n.
253
49
54
46
28
50
29
15
4
5
12
545
Attività
%
n. addetti
%
46,42
485 33,31
8,99
271 18,61
9,91
110
7,55
8,44
103
7,07
5,14
72
4,95
9,17
119
8,17
5,32
37
2,54
2,75
20
1,37
0,73
7
0,48
0,92
10
0,69
2,20
222 15,25
100,00
1.456 100,00
n.
38
1
0
3
4
6
2
2
0
1
0
57
Istituzioni
%
n. addetti
66,67
338
1,75
1
0,00
0
5,26
2
7,02
20
10,53
16
3,51
3
3,51
0
0,00
0
1,75
0
0,00
0
100,00
380
%
88,95
0,26
0,00
0,53
5,26
4,21
0,79
0,00
0,00
0,00
0,00
100,00
Se la prevalenza delle attività all’interno del capoluogo era un risultato facilmente prevedibile, lo
era molto meno la quasi omogenea distribuzione delle altre attività nel resto del territorio comunale,
ma questo dato troverà giustificazione esaminando la tabella successiva, la quale contiene la
ripartizione tra le sole attività produttive, distinte tra industria, commercio ed altri servizi. Prima di
vederla e commentarla, un veloce accenno sulle istituzioni: qui la preponderanza del capoluogo è
scontata, in quanto in esso si concentrano quasi tutte le pubbliche amministrazioni (Comune, R.S.A.
e strutture sanitarie, scuole, Centro per l’impiego, Comandi militari, Poste ecc.); si tratta comunque
di un dato su cui riflettere, perché indica la necessità di garantire servizi pubblici efficienti anche a
coloro, e come si è visto sono molti, che non vivono a Manciano e che in molti casi per recarsi nel
capoluogo incontrano delle difficoltà.
Vediamo adesso la suddivisione delle attività produttive nei tre settori dell’industria, del commercio
e degli altri servizi, ricordando ciò che è stato detto riguardo le attività definite come “industriali”:
Località
Manciano
Campagna
sud
Campagna
nord
Montem.
Marsiliana
Saturnia
Poggio
Murella
S. Martino
Poggio
Capanne
Poderi di
Montem.
Terme e
dintorni
TOTALE
Numero di attività per settore e percentuale sul totale della zona
industria
addetti
commercio
addetti
altri servizi
addetti
46
90
103
201
104
194
(18,18%) (18,56%)
(40,71%)
(41,44%)
(41,11%)
(40,00%)
12
115
9
87
28
69
(24,49%) (42,44%)
(18,37%)
(32,10%)
(57,14%)
(25,46%)
14
35
0
0
40
75
(25,93%) (31,82%)
(74,07%)
(68,18%)
8
23
10
16
28
64
(17,39%) (22,33%)
(21,74%)
(15,53%)
(60,87%)
(62,14%)
7
26
10
15
11
31
(25,00%) (36,11%)
(35,71%)
(20,83%)
(39,29%)
(43,06%)
10
22
15
17
25
80
(20,00%) (18,49%)
(30,00%)
(14,29%)
(50,00%)
(67,23%)
7
12
9
9
13
16
(24,14%) (32,43%)
(31,03%)
(24,32%) (44,83%)
(43,24%)
5
8
6
6
4
6
(33,33%) (40,00%)
(40,00%)
(30,00%)
(26,67%)
(30,00%)
1
1
1
1
2
5
(25,00%)
(14,29%)
(25,00%)
(14,29%)
(50,00%) (71,43%)
1
2
0
0
4
8
(20,00%) (20,00%)
(80,00%)
(80,00%)
1
1
4
7
7
214
(8,33%)
(0,45%)
(33,33%)
(3,15%)
(58,33%) (96,40%)
112
335
167
359
266
762
(20,55%) (23,01%)
(30,64%)
(24,66%)
(48,81%)
(52,33%)
Totale
Totale
attività e % addetti e %
253
485
(46,42%)
(33,31%)
49
271
(8,99%)
(18,61%)
54
110
(9,91%)
(7,55%)
46
103
(8,44%)
(7,07%)
28
72
(5,14%)
(4,95%)
50
119
(9,17%)
(8,17%)
29
37
(5,32%)
(2,54%)
15
20
(2,75%)
(1,37%)
4
7
(0,73%)
(0,48%)
5
10
(0,92%)
(0,69%)
12
222
(2,20%)
(15,25%)
545
1.456
(100%)
(100%)
208
È evidente la prevalenza in tutto il territorio comunale degli “altri servizi” rispetto all’industria ed al
commercio. Se si tiene presente che in tale categoria rientrano tutte le strutture ricettive e di
ristorazione, se ne ricava la conferma della assoluta vocazione turistica del Comune, vocazione non
certo limitata ad alcune zone ma diffusa su tutto il territorio, il che spiega la presenza omogenea di
cui si è accennato nel commentare la precedente tabella. Anche eliminando il fattore di
“distorsione” del dato, costituito dalle Terme di Saturnia e dal personale che in esse lavora, che le
rende di gran lunga la maggiore realtà economica del nostro Comune, gli “altri servizi” mantengono
comunque la prevalenza rispetto al commercio, che dove presente rappresenta il secondo settore di
attività, ed all’industria.
L’assenza nel censimento delle attività agricole, che sono sottoposte ad una rilevazione autonoma
compiuta per l’ultima volta nel 2000, non altera in modo sostanziale i dati che emergono da questa
analisi, in quanto molte aziende agricole sono anche gestrici di agriturismi, che quali strutture
ricettive sono state invece oggetto di questo censimento.
Al di là dei dati strettamente ricavabili dall’attività censuaria si può tentare una ricomposizione o
un’aggiustamento di tiro se consideriamo le attività di ricettività turistica come altri servizi
ricavando i dati dall’ufficio commercio del comune e attribuendo ad essi anche una localizzazione
spaziale in modo che la distorsione genarata dal polo termale di Saturnia venga ricompresa anche in
una logica più ampia che coinvolge il settore nel suo insieme. Ci riferiamo così all’articolazione
spaziale operata con la Variante delle zone agricole nella cui normativa i Titoli assumono anche il
ruolo di suddividere le varie porzioni del territorio comunale all’interno delle quali sono state
recepite le Unità di Paesaggio del PTC. In particolare il Titolo II individua la porzione altocollinare
del territorio con il polo termale di Saturnia, il Titolo III la porzione collinare con il capoluogo, il
Titolo III la porzione collinare e valliva dove l’assetto è determinato dall’appoderamento di
Riforma e il Titolo IV quella nella quale l’insediamento stabile risulta sporadico con ovvi riflessi
sulla struttura socioeconomica e produttiva. La progressione della numerazione dei titoli
corrisponde anche al sostanziale passaggio dal territorio collinare a Nord.Est fino a quello collinare
e di pianura in adiacenza alle coste di Sud-Ovest dei Comuni di Capalbio e Orbetello (Titolo IV) e
al confine con l’Alto Lazio nel comune di Montalto di Castro (Titolo V)
Titolo II
CP.3.2.1
R.10.4.1
R.10.2
RT.1
RT2
Totale
Titolo III
R.10.4.2
Totale
Titolo IV
CP. 3.2.2
R.11.2.1
P.i. 3
Totale
TitoloV
R.10.4.3
R.11.2.2
CP.4
Totale
Totale
Comunale
AGRITURISMI
ALBERGHI
AFFITTACAMERE
C.A.V.
TOTALE TOTALE
Attività Posti
Attività Posti
Attività
Posti
Attività Posti
Attività
Posti
N°
letto N° N°
letto N N°
letto N°
N°
letto
N°
letto N°
N°
A. Ambito altocollinare dei villaggi aperti (Saturnia, Terme, Poggio Murella, Capanne, S. Martino)
19
188
8
*440
15
104
5
55
47
787
4
47
1
16
4
31
2
17
11
111
2
11
1
7
3
18
25
246
10
463
19
135
7
72
61
916
B. Ambito collinare dei centri murati (Manciano, Montemerano)
25
288
9
229
19
140
4
47
57
704
25
288
9
229
19
140
4
47
57
704
C. Ambito della riforma fondiaria (Sgrilla, Sgrillozzo, Marsiliana)
11
136
10
27
21
163
1
11
1
11
8
81
2
16
10
97
20
228
12
43
32
271
D. Ambito dei castelli di confine (Campigliola, Tafone, Montauto)
3
44
3
44
3
23
3
23
1
3
1
3
6
67
7
70
76
829
19
692
50
328
11
119
157
1961
209
* 272 risultano i posti letto dell’azienda Terme di Saturnia nell’unità di paesaggio CP.3.2.1
5 Le attività estrattive
L’attività estrattiva merita un discorso a parte pur essendo i dati riferiti genericamente al settore
industriale e rilevabili dal censimento.Si può dire che questa attività ha un ruolo molto importante
nel territorio di Manciano, sono presenti infatti 8 cave di cui: una di materiali inerti di fiume; una di
pietrisco calcareo di monte; 5 di pietre ornamentali; 1 di materiale lapideo superficiale.
Sono stati autorizzati inoltre due impianti di riciclaggio di materiali di scarto delle pietre
ornamentali, che producono inerti per costruzioni, di cui uno all’interno della cava di travertino
Poggio Crostoli e uno nella cava di Pian di Palma.
Nel corso dell’anno 2005 nelle cave del territorio comunale sono stati occupati
complessivamente 65 operai di cui 59 fissi e 6 in maniera discontinua per 3 – 4 mesi all’anno.
La produzione globale per l’anno 2005 è stata:
- inerti di monte – pietrisco calcareo…………. t. 137.693…...............valore
- inerti di fiume………………………………….t. 25.500………………”
- travertino………………………………………t. 6.950………………”
- arenaria………………………………………...t. 26.808……………… “
- travertino superficiale da giardini……………..t.
50……………….”
- travertino di scarto riciclato……………………t. 42.850……………….”
€ 1.143.810,00
€ 340.000,00
€ 582.500,00
€ 2.548.027,00
€
2.000,00
€ 518.475,00
Totale produzione globale……………………..t. 239.851……………….” € 5.134.812,00
Si fa presente che i dati relativi alle produzioni e ai rispettivi valori in euro sono stati rilevati con la
scheda statistica mineraria inviata a tutte le ditte esercenti le cave sotto elencate dal 15 al 17
gennaio 2006. Di seguito si riportano le descrizioni delle cave esistenti.
Cava di pietrisco calcareo denominata “Saracchieto” esercita dalla Beton Costruzioni S.r.l. con
sede in Grosseto via Zircone n. 37. Amministratore Unico Flavio Bevilotti.
Autorizzazione comunale n.19260 del 03.10.2000 con validità di anni 10 a decorrere dal
04.10.2000. Operai occupati 6, produzione annua programmata circa 100.000 mc di pietrisco
commerciabile pari a circa 64.000 mc di roccia in posto. Il progetto è stato sottoposto alla procedura
di VIA. La superficie comprende circa 27 ettari con un volume di 8 milioni di mc. di materiale da
coltivare. Con la produzione attuale in teoria la cava ha 80 anni di attività futura.
Nel corso dell’anno 2005 l’estrazione del materiale è stata effettuata solo nel settore Nord della
cava all’altezza dei primi 2 gradoni. La quota di progetto del 1° gradone è stata raggiunta solo in un
breve tratto della parte centrale della fronte di scavo. Nella parte Sud della cava sono stati effettuati
solo lavori di rimodellamento dei primi due gradoni a partire dall’alto della fronte di scavo. La
qualità del materiale continua ad essere scarsa nel settore Sud per il grande contenuto di terreni
argillosi. Anche nella parte alta del settore Nord il materiale presenta inclusioni e strati di argilla
abbastanza consistenti che creano problemi di selezione nell’impianto di frantumazione e
vagliatura, nonché una forte produzione di materiale di scarto che deve essere movimentato e
stoccato in vari settori della cava con costi aggiuntivi non indifferenti.
La produzione per l’anno 2005 è di t. 137.693 pari a mc. 55.077. Da sootolineare l’incremento della
produzione rispetto al 2004, dovuto principalmente alla richiesta di pietrisco selezionato da parte
dell’Italcementi.
Cava di diaspro denominata “Valle Focosa” esercita dalla Ditta Ascoli Gino con sede in Via
Antonelli n. 4 00197 – ROMA.
210
E’ stato presentato il progetto di coltivazione che prevede un volume globale di materiale da
scavare in 5 fasi di mc 350.000 pari a mc. 115.000 per ciascuna fase La cava che occupa una
superficie di mq. 48.590 e in via di autorizzazione..
Nella cava verrà coltivato materiale sciolto (diaspro) che verrà scavato con il solo impiego di
escavatore e pala meccanica. Il materiale scavato è utilizzabile come tale per riempimenti stradali e
sottofondi. Quindi non sono previsti impianti di prima e seconda lavorazione. Nei lavori di cava è
prevista l’occupazione di 2 operai.
Cava di sabbia e ghiaia denominata “Le Volte” esercita dalla CO.I.MAR. S.r.l. Marsiliana di
Manciano. Autorizzazione n. 01 del 2 aprile 2004 rilasciata dal SUAP della Comunità Montana
Colline del Fiora di Pitigliano.
In cava lavorano 3 operai compreso l’addetto al trasporto del misto dalla cava all’impianto di
Marsiliana distante circa 18 Km. Lo scavo e il trasporto vengono fatti dalla Cooperativa CO.T.IR.
di Montalto di Castro..
L’area di cava copre una superficie di Ha 27.50 per un volume totale di inerti di fiume di mc.
1.237.500. I 27 ettari da scavare sono stati divisi in 4 lotti di cui 3 di 8 ha ciascuno e uno di ha 3,50.
Del primo lotto sono già stati scavati circa 1,5 ettari di cui circa mezzo ettaro nell’anno 2004 per un
volume di di circa 6.000 mc. e 10.270 mq. nel 2005 per un volume di circa 15.000 mc. Il primo
lotto, ha una superficie di 8 ha per un volume di tout – venant di mc. 320.000 con uno scarto di mc.
40.000. Nel progetto è prevista una produzione di mc. 70.000 all’anno per 4 anni.
La produzione annua molto ridotta rispetto alle previsioni è dovuta alla scarsa qualità e il costo del
trasporto del materiale scavato. Il misto di fiume ha una componente terrigena piuttosto elevata che
crea problemi di lavaggio e classificazione nell’impianto di Marsiliana.
La profondità dello scavo, di circa m. 2,50 con una copertura di circa un metro di terreno vegetale e
circa m. 1,50 di materiale utile, non raggiunge la parte migliore del banco che si trova al di sotto dei
3 metri. Praticamente non viene sfruttata la parte migliore del giacimento a causa delle prescrizioni
dell’Amministrazione Provinciale riportate nell’autorizzazione che impongono lo scavo al di sopra
della falda freatica.
.Il rilievo topografico della cava è aggiornato al 31 dicembre 2005, nessun infortunio si è verificato
nell’arco dello stesso anno.
Cava di arenaria denominata “Gamberaio” esercita dalla Pietra Dorata S.r.l. con sede in
Manciano Loc. Gamberaio Strada provinciale n. 32 Manciano Farnese Km 8 Amministratore
Delegato Carlo Mario Pozzi. Autorizzazione per la durata di 10 anni a decorrere dal 09.12.1998 per
una superficie di ha. 16,33. Il progetto prevede un volume complessivo di materiale coltivabile di
mc.491.743. Con una resa del 25% si avranno mc. 122.935 di materiale commerciabile. Il materiale
di scarto e il cappellaccio ammontano complessivamente a mc. 514.246 di cui il 40% mc. 205.698
verranno riutilizzati per sottofondi, pietrame da costruzione e blocchi per scogliere, mentre il
rimanente 60% verrà utilizzato per il ripristino della cava. Il volume annuo programmato è di mc.
20.570 di materiale commerciabile
Ai lavori di cava sono addetti 16 operai, un impiegato, e il Direttore dei Lavori . La produzione per
l-anno 2005 è stata di mc. 2.575 di blocchi riquadrati di pietra dorata, pietra etrusca e pietra
maremma e mc. 3.298 di blocchi informi per un totale di mc. 5.873.
I lavori di scavo hanno interessato il settore Sud – Ovest della cava tra le quote 160 e 220 mentre
nella parte sommatale sono stati effettuati solo lavori di pulizia e preparazione del banco da
coltivare. Nessun infortunio si è verificato nell’arco dell’anno 2005.
Rispetto all’anno 2004 si riscontra una riduzione di produzione di blocchi da mc. 7.100 a mc. 5.873
mentre il numero degli operai e sceso da 18 a 16 unità.
211
Non sono stati effettuati lavori di ripristino ma con l’asportazione di blocchi informi da scogliera è
stato ridotto il volume di materiale di scarto nel settore Est della cava tra le quote 150 e 170. I
blocchi informi vengono trasportati e utilizzati a Civitavecchia per l’ampliamento del porto.
Il rilievo topografico della cava è aggiornato all’anno 2003.
Cava di arenaria denominata “ Poggio La Vecchia” esercita dalla Soc. Santafiora Pietre S.r.l.
con sede amministrativa in Vitorchiano (VT) Strada Statale Ortana, Km 8+200. L’autorizzazione
comunale è stata rilasciata in data 30.03.1999 per anni 10. Ai lavori sono addetti 16 operai.La
superficie dell’area estrattiva autorizzata è di ha. 16.71.30, il volume globale di tout – venant come
da progetto è di mc. 967.576, da coltivare nell’arco di 40 anni, con una media base annua di
mc.23.000, con una resa base del 25%, pari a mc.11.535, all’anno di materiale commerciabile.
Nell’arco dell’anno 2005 hanno lavorato in cava 24 operai 8 in più rispetto ai 16 del 2004 compreso
il sorvegliante, mentre la direzione dei lavori è esercitata da un tecnico esterno.
La produzione di arenaria in blocchi riquadrati è di mc. 4.850 tutto del tipo Santa Fiora. .
I lavori hanno interessato i settori Nord – Nord Est e Sud – Sud Est tra le quote 220 e 290. E’ in
corso un rimodellamento della fronte di scavo per rendere più facilmente accessibili i gradoni di
coltivazione. Nella parte sommatale, a Ovest della cava, è stata effettuata la scoperchiatura del
giacimento ed è stato asportato qualche blocco di arenaria.
Non sono stati effettuati lavori di ripristino in quanto in nessun punto della cava è stata ancora
raggiunta la quota di progetto.
Il rilievo topografico della cava è aggiornato al 1999. Praticamente dalla data del rilievo del
progetto autorizzato.
In questa cava si sono verificati 3 infortuni di cui 2 con referto inferiore a 30 giorni e uno con
referto superiore a 30 giorni.
Cava di arenaria denominata “Scarceta – Saracchieto” esercita dalla Soc. Santafiora Pietre S.r.l.
con sede amministrativa in Vitorchiani (VT) Strada Statale Ortana, Km 8+200. L’autorizzazione
comunale è stata rilasciata il 20.10.2000 per la durata di anni 10. I lavori di coltivazione sono molto
saltuari con l’impiego di 3, 4 operai della cava “Scarceta - Poggio La Vecchia” sopra indicata. La
superficie di cava autorizzata è di Ha. 17.58.12, il volume globale di tout – venant da coltivare
nell’arco di 10 anni è di mc. 303.369, con una resa variabile dal 10 al 19% per complessivi mc.
58.216 di materiale commerciabile. L’attività di cava è iniziata il 15.09.2003 e in un mese sono stati
scavati circa 65 mc di tout – venante che hanno reso 36 mc di materiale commerciabile con una resa
del 15%. Prima di questa data sono stati effettuati solo lavori saltuari di scoperta del giacimento e di
preparazione della cava. Il poco materiale prodotto fino ad oggi è di scarsa qualità e quindi poco
commerciabile.Durante l’anno 2005 la cava è rimasta inattiva.
Cava di travertino denominata “Poggio Crostoli” esercita dalla Soc. IMEG con sede a
Massarosa (LU) via Montremito. L’autorizzazione è stata rilasciata il 12.03.2003 per la durata di
anni 2. Superficie dell’area di cava autorizzata Ha 19.61.53. Volume di materiale da estrarre in 10
anni mc. 300.000 che andrà ad interessare una superficie di 5 o 6 ettari. Nel biennio di
autorizzazione era programmato lo scavo di mc. 60.000 pari a circa 30.000 mc annui, con una resa
del 16% pari a mc 4800 di travertino commerciabile con l’impiego di 5 operai. Adiacente alla cava
è ubicato lo stabilimento per la lavorazione del travertino dove sono impiegati 13 operai.
Il 14 luglio 2006 è stata rilasciata, dal SUAP presso la Comunità Montana di Pitigliano,
l’autorizzazione all’escavazione alla Saturnia Stones s.r.l. con sede legale a Milanoo Piazza Cinque
giornate,3. Amministratore Unico sig. Luciano Antonio Vailati, nuova proprietaria della cava, con
validità decennale.
Il progetto prevede 10 anni di attività per un volume di scavi di tout -venant di mc. 300.000, che con
una resa del 15% daranno mc. 45.000 di travertino in blocchi commerciabile e mc. 255.000 di
materiale di scarto. Pertanto la produzione annua prevista è di mc. 30.000 di tout – venant e mc.
212
4.500 di travertino in blocchi commerciabile che in gran parte verrà lavorato nello stabilimento
annesso alla cava.
All’interno della cava di travertino, la Beton Cave Olivi s.r.l. svolge attività di recupero del
materiale di scarto trasformandolo in pietrisco. Nel corso dell’anno 2005 sono stati recuperate e
trasformate in pietrisco t. 42.250 pari a mc. 16.900 In questa attività sono stati impiegati 4 operai e
1 impiegato I lavori di recupero hanno interessato e ridimensionato, sia in altezza che in larghezza,
la grande discarica ubicata nella parte Nord della cava. Questi lavori consentono anche
l’avanzamento della fronte di scavo del travertino da taglio che in quel settore verrebbe ostacolato
dalla presenza della discarica sovrastante.
Cava di travertino denominata “Pian di Palma” esercita dalla Travertini Paradiso S.r.l. con sede
a Serre di Rapolano Via delle Cave Rapolano Terme (SI) Autorizzazione comunale del 11.10.2002
per anni 10. Il progetto autorizzato prevede una superficie di ha. 4,40 e un volume complessivo di
scavo di mc. 148.764 , una resa del 12 – 15% e quindi mc. 23.000 di materiale
commerciabile.Questa cava nel 2002 aveva prodotto mc. 1.812 con una resa di mc.219 di materiale
commerciabile, mentre nel 1° semestre del 2003 aveva prodotto mc. 2360 con una resa di mc. 367.
Attualmente la cava è costituita da uno scavo a fossa di m 80x50 profondo 7 -8 m mentre nella parte
Nord – Ovest è stato creato una basso del piazzale dalle dimensioni di circa m 10x10 e profondità di
circa m 5.
Nel corso dell’anno 2005 sono state tagliate alcune bancate nel settore Nord e Nord – Ovest della
cava per un volume di circa 6.300 mc di travertino con una resa di circa il 15% da cui sono stati
ricavati 380 mc. di travertino commerciabile. Ai lavori sono addetti 3 operai che hanno lavorato
solo saltuariamente per un totale di 408.
La zona è soggetta a vincolo idrogeologico ed a vincolo paesaggistico del D. Legs. 490/99 – area
archeologica.
Il ripristino della cava è stato iniziato da circa 3 anni dalla Beton Cave Olivi S.n.c. di Semproniano
che opera all’interno della cava con impianto di frantumazione e vagliatura per il riciclo del
travertino di scarto precedentemente accumulato.
La ditta Olivi in accordo con la Travertini Paradiso utilizza il travertino di scarto per la produzione
del pietrisco calcareo per uso industriale in compenso del ritombamento dei vecchi e dei nuovi scavi
da ripristinare. Attualmente lo scavo occupa un’area di ha 2,5 di cui circa 2 ha sono già stati
riempiti mentre ne rimangono altri mq. 5.000 circa da ritombare. Sono ancora disponibili circa 2 ha
di banco di travertino da scavare. Inoltre sono stati accumulati circa 10.000 mc. di terra per la
ricostruzione del manto vegetale di copertura.
Nel 2005 i lavori di ripristino sono rimasti fermi.
Cava di travertino “Pian di Palma” della Ditta Ciacci Paolo. Adiacente alla cava di travertino
della Ditta Travertini Paradiso sopra descritta, è ubicata la vecchia cava di proprietà Ciacci che in
passato è stata coltivata dalla Soc. Es.Tra. Dall’inizio degli anni novanta questa cava è inattiva e
comprende due scavi di cui uno di circa ha 4 e uno di ha 2 per una profondità di circa 6 metri. Si
valuta che il materiale di scarto accumulato dentro e fuori degli scavi medesimi sia di mc. 150.000
di cui mc. 35.000 ubicati fuori dall’area PRAE. Si ritiene che la cava potrebbe essere ripristinata
con un progetto di bonifica nel quale sia consentito il riutilizzo del materiale di scarto più il 30%
dello scavo previsto dalla vigente legge regionale.
Cava di travertino “Montauto” della Ditta Lorenzetti Ettore
Si tratta di una vecchia cava abbandonata e non ripristinata che interessa una superficie di circa mq.
5.000 con scavo a fossa profondo 7 -8 metri. Dalla base del travertino sgorga una sorgente di acqua
fredda che ha prodotto un laghetto dal quale la Ditta Lorenzetti attinge acqua per uso irriguo e per
l’abbeveraggio del bestiame.
213
Cava di materiali lapidei superficiali denominata “Pian di Palma” esercita dall’Azienda
Agricola Ciacci con sede in Loc. Pian di Palma - Saturnia. Superficie interessata dai lavori di scavo
Ha 1.90, volume totale di materiale commerciabile come da progetto mc.800 da asportare entro il
2006.
Date le caratteristiche e il valore del materiale estratto si può considerare pietra ornamentale che
secondo il programma dei lavori verrà scavato e venduto per un volume di 200 mc. annui per 4
anni. . Nei lavori di scavo è addetto un solo operaio. Questo materiale è particolarmente richiesto
come ornamento nei giardini e nelle aiuole per le sue caratteristiche naturali delle rocce carsiche.
Nel corso dell’anno 2005 sono stati scavati e venduti alcuni pancali di materiale per in volume di
circa mc. 30 pari a 50 tonn.
In Loc.Marsiliana la Soc. CO.I.MAR gestisce un impianto di frantumazione lavaggio e
classificazione di pietrisco calcareo proveniente dalla cava ubicata in Loc. Priorato del Comune di
Orbetello nonché lo stoccaggio e il riciclaggio di materiali inerti non pericolosi derivanti dalla
demolizione di edifici e manufatti in muratura, da scavi per la realizzazione di infrastrutture
pubbliche ed opere edilizie previsti dall’art. 37 della L:R: 78/98.
6 Il censimento dell’agricoltura
Poichè nel censimento risultava assente la rilevazione delle aziende agricole compiuta nell’anno
2000 e autonoma rispetto al censimento sulla popolazione, attraverso la collaborazione del Settore
Agricoltura del Comune abbiamo preso in esame le schede relative alle aziende agricole
recentemente censite. Le abbiamo raggruppate secondo gli ambiti che abbiamo individuato e
confrontate nuovamente con i Fogli catastali alle quali appartengono.
I primi dati li abbiamo riportati nelle seguenti tabelle:
AMBITO A - TOTALI
Totale aziende
n. aziende
Ha. / n.
%
379
AMBITO B - TOTALI
Totale aziende
Qualità di coltura
n.
aziende
555
305
5.352,17
85.1
Coltivazioni legnose agr.
314
381,32
6.1
Orti familiari
47
5,79
< 0.1
Prati permanenti
15
112,39
1.8
Prati permanenti
Pascoli
50
Pascoli
42
437,26
7.0
6.288,93
100.0
212
2.008,81
24.1
2
4,52
SAU Totale
Arboricoltura da legno
%
Qualità di coltura
Seminativo
Boschi
Ha. / n.
Seminativo
296
5.525,68
85.0
Coltivazioni legnose agr.
499
568,75
8.7
Orti familiari
100
10,76
0.2
25
114,51
1.8
279,16
4.3
6.498,86
100.0
225
2.705,75
27.4
4
2,15
SAU Totale
Boschi
Arboricoltura da legno
Superficie agr. non util.
291,54
Superficie agr. non util.
355,10
Altra superficie
172,00
Altra superficie
316,13
Superficie totale
8.765,81
Allevamenti totale
97
Bovini e bufalini
15
178
Ovini e caprini
72
10.579
16
31
Suini
19
852
Altri
55
AMBITO C - TOTALI
158
n. aziende
Superficie totale
Allevamenti totale
Equini
Aziende cessate
100.0
Ha. / n.
%
9.877,99
163
Bovini e bufalini
26
784
Ovini e caprini
98
14.943
Equini
18
83
Suini
22
208
Altri
103
Aziende cessate
107
AMBITO D - TOTALI
100.0
n.
aziende
Ha. / n.
%
214
Totale aziende
332
Totale aziende
Qualità di coltura
86
Qualità di coltura
Seminativo
300
2.071,38
87.6
Seminativo
77
4.157,40
94.6
Coltivazioni legnose agr.
281
231,81
9.8
Coltivazioni legnose agr.
59
166,53
3.8
Orti familiari
85
6,22
0.3
Orti familiari
5
1,15
< 0.1
Prati permanenti
13
33,59
1.4
Prati permanenti
2
13,07
0.3
Pascoli
18
38,83
1.6
Pascoli
8
58,78
1.3
2.365,83
100.0
4.396,93
100.0
8.9
2.623,21
35.9
SAU Totale
SAU Totale
Boschi
99
254,00
Arboricoltura da legno
6
26,61
Arboricoltura da legno
42,55
Superficie agr. non util.
Superficie agr. non util.
Altra superficie
160,94
Superficie totale
2.850,53
Allevamenti totale
156
Bovini e bufalini
19
231
Ovini e caprini
55
3.945
Equini
14
34
Suini
20
1.075
Altri
94
Aziende cessate
65
TOTALE COMUNALE
Totale aziende
Boschi
Ha. / n.
87,24
Altra superficie
100.0
203,34
Superficie totale
Allevamenti totale
n. aziende
69
7.310,72
100.0
34
Bovini e bufalini
11
307
Ovini e caprini
24
9.487
Equini
12
80
Suini
4
11
Altri
11
Aziende cessate
20
%
1.352
Qualità di coltura
Seminativo
Coltivazioni legnose agr.
Orti familiari
Prati permanenti
Pascoli
978
17.106,63
87.4
1.153
1.348,41
6.8
237
23,92
1.2
55
273,56
1.4
118
814,03
4.2
19.550,55
100.0
605
7.591,77
26.4
12
33,28
SAU Totale
Boschi
Arboricoltura da legno
Superficie agr. non util.
776,43
Altra superficie
852,41
Superficie totale
Allevamenti totale
Bovini e bufalini
28.805,05
450
71
1.500
249
38.954
60
160
Suini
65
2.146
Altri
263
Aziende cessate
350
Ovini e caprini
Equini
100.0
215
Dati definitivi (l’analisi si scosta di otto unità rispetto alle rilevazioni comunali)
Manciano suddivisione delle aziende per classi di superficie
1-2
2-5
5 -10
10 -20
Classi Ha < 1
248
116
168
176
241
n°
aziende
20-50
254
50-100
87
oltre 100 tot.
54
1.344
S.E.L.3.2 suddivisione delle aziende per classi di superficie
1-2
2-5
5 -10
10 -20
20-50
50-100
oltre 100 tot.
Classi Ha < 1
248
116
168
176
241
254
87
54
1.344
Aziende
Manciano
128
89
159
103
79
75
19
5
657
Aziende
Pitigliano
49
62
111
100
118
173
92
36
741
Aziende
Scansano
171
150
249
184
175
122
25
7
1.083
Aziende
Sorano
Totali
596
417
687
563
613
624
223
102
3.825
S.E.L.3.2
Classi di < 1
SAU Ha
Aziende
Manciano
Aziende
Pitigliano
Aziende
Scansano
Aziende
Sorano
Totali
1-2
2-5
5 -10
superficie totale per classe di superficie agricola utilizzata (Sau)
10 -20
20-50
50-100
oltre 100 tot.
292,8
419,5
726,1
1.918,7
4.779,3
9.150,2
6.467,4
9.383,9
33.137,8
163,9
232,6
642,4
666,7
1.778,8
1.844,8
1.057,8
296,6
6.683,6
139,0
237,8
528,9
819,2
2.308,8
7.572,3
5.926,7
3.255,2
20.787,9
313,1
396,0
1.179,4
1.691,3
2.500,0
3.414,8
1.332,1
1.166,5
11.993,1
908,8
1.285,9
3.075,8
5.095,9
11.365,9
21.992,1
7 Le tendenze rilevate nella raccolta dei dati
7.1 Le istanze dei privati giunte all’amministrazione
7.2 Gli incontri con i soggetti attuatori
7.3 Il mercato immobiliare come spia della rendita differenziale
7.1 Le istanze dei privati giunte all’amministrazione
Fino dalla fase iniziale relativa all’avvio del procedimento nel contesto sociale si è diffusa la
consapevolezza della revisione dello strumento urbanistico generale con relative domande di
chiarimento e illustrazione rivolte direttamente agli uffici tecnici del Comune. La fase preliminare
dell’approccio con i cittadini ha avuto come esito la realizzazione di incontri nei vari nuclei
frazionali nei quali, tra gli argomenti da trattare all’ordine del giorno, si è avuto un primo contatto
inerente principalmente la verifica delle capacità residue dello strumento vigente, la durata
temporale dell’elaborazione e la raccolta di eventuali istanze. E’ stato subito chiarito che la fase del
Piano Strutturale non individua le zone di espansione e sostanzialmente non determina rendita
fondiaria ma costituisce un punto fermo per la disponibilità di dimensionamento in relazione alla
verifica delle risorse. Contestualmente in ragione del ruolo di Garante dell’Informazione del
Responsabile dell’Ufficio Urbanistica e Edilizia Privata i cittadini sono stati invitati ad avanzare le
loro istanze e le proposte che ritenevano necessarie. Dopo circa quattro mesi (Luglio 2003) che le
istanze venivano recapitate direttamente all’Ufficio Protocollo e dall’analisi delle stesse emergeva
un sostanziale interesse privato nella formulazione della richieste è stato ritenuto opportuno cercare
elementi più formali di confronto. Nel mese di agosto è stato affisso un’avviso che comunicava la
disponibilità di accettare domande ed istanze con scadenza al mese di dicembre del 2003. Si è
216
ritenuto in tal modo di rispondere con trasparenza ulteriore ad un processo avviato direttamente
nelle singole realtà frazionali.
Alla data di Novembre 2003 le tipologie di richiesta prevalenti si distinguono in quattro categorie:
• Richieste di inserimento di lotti di completamento all’interno del tessuto edificato o in
adiacenza al perimetro del centro abitato (lotto in espansione)
• Limitata richiesta di zone di espansione con ridotta volumetria
• Revisione delle zone di espansione e trasformazione in serie di singoli lotti di edificazione
• Adeguamento e ampliamento di edifici esistenti in zona agricola soprattutto a scopo
residenziale.
Da una prima analisi emerge la tendenza dei singoli proprietari a richiedere l’inserimento della
propria superficie di terreno in modo assolutamente individualista, spesso anche in dissonanza con
le ragioni e lo sviluppo consolidato dei centri abitati. Quando i richiedenti sono più di uno risultano
spesso legati da parentela con relativa superficie contigua nei fitti frazionamenti a contorno del
centro abitato: in tal senso l’istanza fa emergere il ruolo della famiglia allargata nei rapporti con la
PP.AA. Del tutto assenti risultano le istanze delle imprese edilizie come se non esistessero di fatto
opzioni sulla futura edificabilità dei suoli e questo testimonia anche la debolezza strutturale delle
numerose imprese artigiane del settore edile con ovvi riflessi sulla capacità di controllo di un
mercato che faccia pensare ad espansioni di un certa ampiezza. In sostanza non appena si esce dalla
logica del lotto di completamento, con relazione diretta tra proprietario del terreno e impresa, si
sfalda il ruolo di mediazione e di capacità di intervento delle imprese edili intese come motore di
espansione urbana. Lo stesso principio si riscontra nella richiesta di trasformazione di zone già
individuate come espansione in serie organizzata di lotti (anche con parziale riduzione di
volumetria) in modo sia rispettata direttamente la quota di proprietà dei richiedenti (incapacità di
organizzazione).
L’analisi delle singole proposte ha dato luogo al seguente sunto che tiene conto sia degli incontri
svolti dall’Ammministrazione nelle frazioni sia dell’iniziativa di ciascun cittadino in relazione alle
notizie fornite direttamente dal Garante dell’Informazione:
S.Martino
soggetto
privato
centro abitato
territorio rurale
x-in aderenza
Totale
Poggio Capanne
soggetto
privato
privato
centro abitato
territorio rurale
x
lotto
di
completamento
esistente
x-in aderenza
privato
x
privato
privato
x-in aderenza
x
totale
Poggio Murella
privato
x
privato
x
privato
x zona F2
superficie mq.
2.000
superficie edilizia tipologia intervent
lotto
di
completamento
2.000 non esplicita
superficie mq.
superficie edilizia tipologia intervent
1.500 150 di piano
divisione del lotto
e raddoppio di
superficie
8.541 non esplicita
zona
di
espansione
390 non esplicita
intervento
turistico
3.950 non esplicita
espansione
residenziale
118 non esplicita
lotto
completamento
14.499
870 non esplicita
lotto
completamento
8.200 di piano non esplicita
divisione di zona
(3714+3253+1799=
di espansione in
=8766)
tre lotti
300
mq
di aumento
di
superficie coperta volumetria
217
privato
x-in aderenza
1.300 non esplicita
privato
privato
privato
x
x
x-verde-parcheggi
da 40 mq a 110
1.140 non esplicita
2.350 non esplicita
privato
x-verde-parcheggi
2.000 non esplicita
privato
privato
x-zona artigianale
x
totale
Saturnia
privato
Ente di credito
privato
x-patto terr.
470
1825 2.300
2.300 mc
totale
2.295
x
250
3.200 150
4.320
privato
privato
x- in aderenza
x- in aderenza
4.410
920
privato
x
totale
Montemerano
privato
privato
privato
x-in aderenza
10.000 150 mq
27.280
51.356
x-in recupero
x
x-parcheggio
Poderi di Montemerano
privato
x- in aderenza
privato
x
privato
x-zona espansione
privato
x-verde
totale
Manciano Nord
soggetto
privato
privato
privato
centro abitato
territorio rurale
x-in aderenza
x-zona
alberghiera
x-lotto
di
completamento
8.752
21.852
x- in aderenza
11.969
privato
x- in aderenza
1.950
x
1.750 160 un piano
8.200 480 un piano
privato
x- in aderenza
1.750
privato
x-in aderenza
4.800 240 su due piani
totali
Manciano Sud
privato
x-in aderenza
residenza
residenza 2 lotti
residenza 2 lotti o
espansione
espansione
lotto
di
completamento
sosta comper
di
di
di
di
superficie mq.
superficie edilizia tipologia intervent
2.730
residenza
x-zona residence
2.200 160 un piano
x
residenza
polo funzionale
da
servizi
al
cavallo a turistico
alberghiero
5.400 240 sup. coperta due
lotti
su due piani
completamento
3.100
lotti
completamento
800
lotto
completamento
62
lotto
completamento
9362
privato
privato
privato
intervento
turistico
residenza
residenza
espansione
residenziale
espansione
residenziale
residenza
ridisegno area
ridisegno fino a
mq.1.240
espansione
residenziale
ridisegno del lotto
e nuovo lotto
ridisegno del lotto
espansione
residenziale
lotto
di
completamento
lotto
di
completamento
35.300 1280
2.590
lotto
di
completamento
218
privato
x in aderenza
4.921
privato
x-parcheggio
3.500
privato
x zona ER1
2.000
privato
x
privato
x-in aderenza
5.600
privato
privato
x
x- in aderenza
6.630
3.000
privato
x- in aderenza
4.000
privato
x-Zona F5
15.760mc.
per
privato
x
privato
x-zona artigianale
privato
xadiacenze
centro storico
x adiacenze centro
storico
x-lotto
di
completamento
privato
privato
privato
privato
477
13.740
1.100
3.000
x-centro abitato
x in aderenza
2.690
privato
x-in aderenza
900
privato
x
2.000
privato
x-in aderenza
2.090
privato
x
2.000
privato
x
privato
x-in aderenza
privato
x-lotto
di
completamento
2.300
totale
Marsiliana
privato
privato
x-in aderenza
x in aderenza
privato
x-in aderenza
2
lotti
di
completamento
2
lotti
di
completamento
ridisegno
dell’area con lotti
di completamento
lotto
di
completamento
espansione o lotti
di completamento
espansione
lotti
di
completamento
lotto
di
completamento
15.760mc
ridisegno e nuova
residenza 5.500 e normativa
commercialedell’area
ex
turistico ricettivo caseificio
artigianale 10.260
espansione
residenziale
100
mq. ampliamento
artigianale e 90mq edifici esistenti
residenziale
volume esistente lotto
di
completamento
60 mq. artigianale ampliamento
edifici esistenti
divisione in due
lotti e garanzia
dell’accesso
sopraelevazione
lotto
di
completamento
residenza
ampliamento
edifici esistenti
2x150 su due due
lotti
di
piani
completamento
140 su due piani
lotto
di
completamento
inclusione centro
abitato
150 su due piani
lotto
di
completamento
120mq.
ampliamento
edifici esistenti e
mutamento
destinazione
d’uso
240 su due piani
espansione
residenziale
62.538
20.000 mc.
5.000
zona industriale
espansione
residenziale
inclusione centro
abitato
219
Totale
Totale comunale
5.000
204.202
7.2 Gli incontri con i soggetti attuatori
Dal mese di Giugno al mese di Settembre del 2003 sono stati avviati una serie di incontri per
sondare le volontà di attuazione della capacità residua del PRG vigente. I proprietari delle aree sono
stati tutti regolarmente convocati con raccomandata e gli incontri sono stati raggruppati per tema e
per frazione. La scelta organizzativa è stata quella di convocare prima i proprietari dei lotti di
completamento, successivamente quelli delle zone di espansione residenziale e infine quelli delle
aree a destinazione artigianale. In tal modo, per ogni frazione, ogni gruppo di proprietari di un
singolo lotto o di una determinata zona di espansione è stato ascoltato per verificare i motivi della
mancata attuazione e le volontà relative.
Questo tipo di relazioni è stato avviato per verificare le potenzialità di un dimensionamento che
fosse in relazione il più possibile con l’evoluzione del centro abitato, ne rispettasse il
consolidamento e consentisse una certa continuità di pianificazione dei centri abitati in termini di
dotazioni e servizi. Tali incontri hanno permesso di mettere a fuoco problematiche più intuite che
dichiarate espressamente ed inoltre hanno consentito un confronto tra i proprietari su aspetti
inconsueti quali la validità temporale della zonizzazione, il necessario o eventuale ridisegno del
piano con la revisione delle scelte.
Gli incontri hanno stimolato in modo diverso i proprietari interessati e sono anche emerse
problematiche distinte frazione per frazione:
Manciano• E’ stata presentata la definizione dell’Ambito Unitario ER8 e il progetto delle opere di
urbanizzazione
• E’ in corso la progettazione dell’Ambito Unitario ER3 a destinazione residenziale
• Non si sono presentati i proprietiari del comparto edificatorio ER6
• Per l’Ambito Unitario ER1 si è presentato un solo proprietario che ha richiesto il ridisegno al
fine di trasformare la lottizzazione in una serie di lotti di completamento
• Non sono stati definiti gli accordi per la realizzazione della zona di espansione artigianale EAI5
anche se l’unico proprietario risulta interessato
• Per il Lotto di completamento B i proprietari hanno presentato una richiesta di ridisegno
• Per il Lotto di completamento F i proprietari hanno avviato le procedure di progettazione
• Per il Lotto di completamento G i proprietari hanno presentato una richiesta di ridisegno
• Per il Lotto di completamento N i proprietari hanno avviato le procedure di progettazione
• Per il Lotto di completamento P i proprietari hanno presentato una richiesta di ridisegno
• Per il Lotto di completamento C i proprietari hanno presentato una richiesta di ridisegno
• Per il Lotto di completamento I i proprietari hanno presentato una richiesta di ridisegno
• Per il Lotto di completamento O i proprietari hanno presentato una richiesta di ridisegno
• Per il Lotto di completamento M i proprietari hanno avviato le procedure di progettazione
• Per il Lotto di completamento R i proprietari hanno avviato le procedure di progettazione
• Per il Lotto di completamento W il proprietario non si è presentato
• Per il Lotto di completamento V i proprietari non si sono presentati
Montemerano-Poderi di Montemerano
• E’ stata presentata la definizione dell’Ambito Unitario ER6 e il progetto delle opere di
urbanizzazione
• E’ stata presentata la definizione dell’Ambito Unitario ER5 e il progetto delle opere di
urbanizzazione
• E’ stata presentata la definizione dell’Ambito Unitario ER3, il progetto delle opere di
urbanizzazione, i lavori di opere di urbanizzazione e delle palazzine
220
•
•
•
•
•
E’ in corso la progettazione dell’Ambito Unitario ER4 a destinazione residenziale
E’ in corso la progettazione dell’Ambito Unitario ER2 a destinazione residenziale
E’ in corso la progettazione dell’Ambito Unitario ER1 a destinazione residenziale
Sono stati definiti gli accordi per la realizzazione della zona di espansione artigianale EAI7
E’ stato chiesto a Poderi di Montemerano il ridisegno dell’Ambito unitario ER1 al fine di
realizzare due lotti di completamento data la limitatezza dell’intervento
• Il Lotto di completamento A suscita interese di realizzazione ma non sono state avviate alcune
procedure
Saturnia• Sono stati definiti gli accordi per la realizzazione della zona di espansione ER1
• Sono stati definiti gli accordi per la realizzazione della zona di espansione ER2
• Il Lotto di completamento D verrà inserito in una proposta avanzata direttamente dai
proprietari in fase di Regolamentio Urbanistico
• Per la zona di espansione artigianale EA3 i proprietari hanno chiesto il ridisegno
Marsiliana
• Sono state definite le modifiche al Piano di Lottizzazione della zona di espansione artigianale
EA4 in merito alla verifica di rischio idraulico
S. Martino sul Fiora
• Gli incontri proseguono alla presenza di tecnici incaricati in relazione all’Ambito Unitario ER1
e ER2
• In relazione alla Zona Artigianale EA3 è stato richiesto il ritorno alla funzione agricola per
mancanza di interessi locali
• Il Lotto di completamento A non suscita interese di realizzazione
Poggio Capanne
• Previsioni esaurite
Poggio Murella
• E’ stato richiesto di attendere su decisioni che stanno maturando in relazione all’Ambito
Unitario ER2.
• E’ stato richiesto di ripensare completamente il disegno di piano in relazione all’Ambito
Unitario ER1 per difficoltà di realizzazione a causa del mancato accordo dei proprietari e per le
difficoltà tecniche .
• Lotto di completamento A-I proprietari hanno avviato le procedure di progettazione
7.3 Le fasi successive di partecipazione
Come anticipato precedentemente nel mese di agosto 2003 era stato affisso un’avviso che
comunicava la disponibilità di accettare domande ed istanze con scadenza al mese di dicembre
successivo.
Nel mese di maggio 2004, in una riunione pubblica, è stata invitata la popolazione ad esaminare il
quadro conoscitivo fin li stilato e un primo abbozzo di statuto del territorio redatto allora secondo il
concetto di statuto dei luoghi come espresso dalla L.R. 5/95. Durante la riunione sono state
distribuite circa 40 copie della relazione, mentre le cartografie erano regolarmente esposte e
proiettate.
221
Successivamente fino al 15 novembre del 2007 l’amministrazione ha raccolto i contributi di
cittadini e imprenditori che a vario titolo hanno presentato domande per lo più a carattere
privatistico come si evince dall’elaborato allegato.
Dal mese di aprile 2007, ritenuta sufficientemente dettagliata la struttura del quadro conoscitivo e
sufficientemente articolata la componente normativa e le scelte relative, tenuto conto anche della
definitiva entrata in vigore della L.R.1/05 attraverso l’emanazione di gran parte dei regolamenti, si
sono predisposte nuove riunioni da un lato con le associazioni di categoria e le componenti politiche
e dall’altro con la popolazione residente.
Nel primo caso le riunioni si sono tenute presso il palazo comunale con il seguente calendario:
1. Giunta Comunale 12 giugno ore 20,30;
2. Coalizione 14 giugno ore 20,30;
3. Commissione urbanistica 19 giugno ore 20,30;
4. Minoranza nel Consiglio Comunale 21 giugno ore 20,30;
5. Associazioni di categoria agricole, cooperative agricole e consorzi 26 giugno ore 20,30;
6. Associazioni di categoria artigiani 28 giugno ore 20,30;
7. Associazioni di categoria Commercianti e operatori turistici 4 luglio ore 20,30;
8. Associazioni ambientaliste 5 luglio ore 20,30;
9. Professionisti locali 10 luglio ore 20,30.
Nel secondo caso l’amministrazione ha scelto di incontrare i cittadini direttamente nelle frazioni con il
seguente calendario:
1. San Martino Sul Fiora 18 settembre ore 20,30;
2. Capanne 20 settembre ore 20,30;
3. Poggio Murella 27 settembre ore 20,30;
4. Saturnia 2 Ottobre ore 20.30
5. Montemerano 4 Ottobre ore 20.30
6. Poderi di Montemerano 9 Ottobre ore 20.30
7. Marsiliana ore 11 Ottobre 20,30
Durante tali incontri si sono mostrate sia le cartografie aggiornate rispetto a quelle esposte nel maggio
2004 e si è dato lettura della normativa nei passi significativi promuovendo costantemente un dibattito
che ha animato le discussioni e in molti casi si è protratto per oltre le tre ore.
La fase conclusiva del processo di partecipazione si conclude a Manciano prima dell’adozione de
nuovo strumento attraverso una riunione pubblica nella quale, tenuto conto delle singole riunioni
frazionali e invitata la popolazione a proporre nuovi contributi relativi alle problematiche emerse,
verrano sintetizzati i contenuti delle discussioni rimaste in sospeso.
7.4 Il mercato immobiliare come spia della rendita
La Maremma tira in senso turistico, d’immagine e di investimento. Spesso nelle colline interne la
Ruralità veicola capitali di natura diversa e fa crescere il senso di appartenenza della popolazione
locale. Questo binomio richiesta-offerta unito alla consapevolezza del valore dei beni in mano agli
abitanti spinge in alto le quotazioni. Se è vero infatti che nella procedura delle istanze di nuove aree
da edificare vengono messi a fuoco i caratteri più individualistici e la tendenza di ognuno a fare per
se, nella valutazione del patrimonio immobiliare da alienare emerge invece una sorta di coscienza
collettiva veicolata, sostenuta ma anche solamente registrata dalle agenzie immobiliari. Si è tentato
così di verificare cosa significhi attualmente possedere dei beni immobiliari nel Comune di
Manciano, spinti anche dalla enorme crescita di variazioni di destinazione d’uso a fini di residenza
di immobili agricoli scorporati dalle aziende a cui facevano riferimento (circa 13.000 mq. negli
ultimi tre anni). Tale indagine consente anche di valutare una sorta di potenzialità economica non
espressa e che costituisce una spia di riferimento per le scelte di pianificazione.
222
CENTRI ABITATI
VANI
MQ.
TERRENO RICHIESTA
EURO
EURO RIST. DA
NUOVE
MQ.
RIST.
MONTEMERANO
MONTEMERANO
PODERI DI
MONTEMERANO
PODERI DI
MONTEMERANO
MANCIANO
MANCIANO
SATURNIA
MARSILIANA
MARSILIANA
MANCIANO
MANCIANO
MANCIANO
POGGIO MURELLA
MONTEMERANO
POGGIO MURELLA
MARSILIANA
MARSILIANA
MARSILIANA
VALORE MEDIO A MQ
CASALI
RISTRUTTURATI
PODERI DI
MONTEMERANO
MONTEMERANO
MONTEMERANO
TERME SATURNIA
PIANETTI-TERMELA SGRILLA
LA SGRILLA
MARSILIANA
MARSILIANA
VALORE MEDIO A MQ
ANNESSI - CAMBIO
DESTINAZ. D’USO
PIANETTI-TERMESATURNIA
MONTAUTO
MANCIANO
MANCIANO
MONTEMERANO
MANCIANO
MANCIANO
MANCIANO
VALORE MEDIO A MQ
3
5
4
65
130
120
113.000
192.000
290.000
1.750
1.400
2.410
X
X
X
7
120
245.000
2.400
X
3
4
7
3
5
3
3
4
4
3
5
5
3
2
45
70
150
70
120
40
70
80
80
60
120
120
65
55
108.000
155.000
335.000
100.000
120.000
57.000
77.000
80.000
154.000
120.000
284.000
225.000
120.000
110.000
2.400
2.220
2.230
1.420
1.000
1.420
1.100
1.000
1.920
2.000
2.400
1.700
1.800
2.000
X
X
X
X
X
VANI
MQ.
5+5
260
10
7
6
8
7
7
7
7
200+170
150
300
360
150
150
170
170
800.000
610.000
620.000
670.000
250.000
300.000
300.000
350.000
2.100
4.000
2.000
1.850
1.650
1.650
1.700
2.000
VANI
MQ.
4
3
6
/
/
/
3
8
6
80
80
200
130
180
110
50
300
200
X
X
X
X
X
X
X
X
X
1.910 1.380
1980
TERRENO RICHIESTA EURO RIST. DA
NUOVE
EURO
MQ.
RIM.
300.MQ
500.000 2.400
X
2.HA
1.500.MQ
1,7.HA
1.500.MQ
1,5.HA
7.HA
5.000.MQ
5.000.MQ
TERRENO RICHIESTA
EURO
5.000.MQ
284.000
2.HA
260.000
2.HA
310.000
3.000.MQ
116.000
3.000.MQ
144.000
2,5.HA
129.000
8.000.MQ.
129.000
1.HA
520.000
3.000.MQ
350.000
X
X
X
X
X
X
X
X
X
2.300 1.810
2.250
EURO RIST. DA
NUOVE
MQ.
RIST.
3.500
X
1.900
X
1.400
X
800
X
800
X
900
da edifi.
2.200
X
1.700
X
1.750
X
2.215 1.000
1.500
223
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Quadro Conoscitivo - Relazione