RELAZIONE A) QUADRO CONOSCITIVO Ottobre 2008 COMUNE DI MANCIANO PIANO STRUTTURALE (ai sensi L.R. 5/95 e succ. mod.) RELAZIONE A) IL QUADRO CONOSCITIVO 1 A. IL QUADRO CONOSCITIVO 1 Gli strumenti della pianificazione territoriale e di settore................................................PAG. 4 1.1 Il PIT-Piano di Indirizzo Territoriale 1.2 Il PTC- Piano territoriale di Coordinamento 1.3 Patti Territoriali 2 Le analisi territoriali e i sistemi di identità locale..............................................................PAG.26 2.1 Il metodo di indagine 2.2 Territorio e risultanti paesaggistiche 2.3 Evoluzione dei rapporti di produzione e assetto del paesaggio 2.4 Evoluzione dei sistemi insediativi e identità dei luoghi 2.5 Permanenze storiche e valori culturali diffusi 2.6 Schede di territorio-catalogazione degli edifici sparsi nel territorio 2.7 Valutazione delle relazioni identitarie nel sistema insediativo e paesaggistico 2.8 Sintesi e valutazione degli ambiti territoriali 2.9 La carta del rischio archeologico: un indicatore fondamentale 3 Le componenti ambientali e le relative pressioni:........................................................PAG.7186 3.1 Acqua 3.1.1 sistema delle acque (accumuli superficiali e prelievi da pozzo) 3.1.2 qualità delle acque superficiali 3.1.3 la rete acquedottistica 3.1.4 la rete fognaria 3.2 Aria 3.2.1 l’inventario regionale delle emissioni (irse) 3.2.3. Rete del gas 3.2.2 temi affrontati e risultati ottenuti 3.2.4. Indicatori di pressione e indicatori di stato 3.3 Clima 3.4 Campi elettromagnetici 3.5 Energia 3.6 Rifiuti 3.6.1 la produzione 3.6.2 le raccolte differenziate 3.6.3 i rifiuti da attività produttive 3.6.4 lo smaltimento 3.7 Rumore 3.8 Suolo e sottosuolo 3.9 Aziende insalubri e a rischio di incidente rilevante 3.10 Conservazione della Natura 4 La struttura geologica e geomorfologia del territorio comunale......................................PAG.128 4.1 Inquadramento geologico regionale 4.2 Stratigrafia del territorio comunale 4.3 Tettonica 4.4 Aspetti geomorfologici 4.5 Aspetti litotecnici 4 Relazione sull’assetto geologico – tecnico del territorio 2 (ai sensi dell’Allegato A, punto 2 del D.P.G.R.T. 27 aprile 2007, n. 26/R):.......................................................................................................................................PAG.134 4.1 Elementi conoscitivi 4.1.1Elementi geologici e struttural (punto B.1 DPGR 26/R) 4.1.1.1 La successione dei terreni: aspetti generali 4.1.1.2 La successione dei terreni nel Comune di Manciano 4.1.1.3 La tettonica 4.1.1.4 Evoluzione paleogeografica e strutturale 4.1.1.5 Bibliografia geologica 4.1.2 Elementi litologico - tecnici (punto b.2 dpgr 26/r) 4.1.3 Elementi per la valutazione degli aspetti geomorfologici (punto b.3 dpgr 26/r 4.1.4 Elementi per la valutazione degli aspetti idraulici (punto b.4 dpgr 26/r) 4.1.5 Elementi per la valutazione degli aspetti idrogeologici (punto b.6 dpgr 26/r) 4.1.6 Elementi per la valutazione degli effetti locali e di sito per la riduzione del rischio sismico (punto b.7 dpgr 26/r) 4.2 Valutazione di Pericolosita 4.2.1 Aree a pericolosità geomorfologica (punto c.1 dpgr 26/r) 4.2.2 Aree a pericolosità idraulica (punto c.2 dpgr 26/r) 4.2.3 Aree con problematiche idrogeologiche (punto c.4 dpgr 26/r) 4.2.4 Aree a pericolosità sismica locale (punto c.5 dpgr 26/r) 5 La strumentazione urbanistica comunale...........................................................PAG.119PAG.167 5.1 Le successive crescite degli insediamenti 5.2 Il Piano regolatore comunale Vigente 5.2 La variante al Prg per le zone agricole 5.3 La tutela dei centri storici e il piano del colore 6 Lo stato di attuazione del Prg vigente e le dinamiche in atto .........................PAG.137PAG.185 6.1 La metodologia di analisi 6.2 Lo stato di attuazione del Prg vigente e le dinamiche in atto 6.3 Dinamiche demografiche e settori produttivi in evoluzione 7 Le tendenze rilevate nella raccolta dei dati ......................................................PAG.169PAG.217 7.1 Le istanze dei privati giunte all’amministrazione 7.2 Il mercato immobiliare come spia della rendita differenziale 7.2 Gli incontri con i soggetti attuatori 7.3 Il mercato immobiliare come spia della rendita differenziale 3 A. IL QUADRO CONOSCITIVO 1. 1.1 1.2 1.3 Gli strumenti della pianificazione territoriale e di settore Il PIT - Piano di Indirizzo Territoriale Il PTC - Piano territoriale di Coordinamento Patti Teritoriali 1.1 Il PIT-Piano di Indirizzo Territoriale Questo documento è stato redatto con lo scopo di sintetizzare gli elementi prescrittivi e di indirizzo contenuti nel Piano di Indirizzo Territoriale della Regione Toscana, con particolare attenzione a quelli relativi all’ambito territoriale del Comune di Manciano. Lo scopo è quello di offrire un quadro generale di riferimento dal quale desumere e verificare gli obiettivi, le azioni, gli indirizzi programmatici rispetto allo strumento di pianificazione provinciale (PTC) oltre a contenere elementi utili alla formazione del quadro conoscitivo del PRG. Il Piano di Indirizzo Territoriale (P.I.T.) è l'atto di programmazione con il quale la Regione in attuazione della L.R. 16 gennaio 1995, n. 5 "Norme per il governo del territorio" ed in conformità con le indicazioni del programma regionale di sviluppo, stabilisce gli orientamenti per la pianificazione degli enti locali e definisce gli obiettivi operativi della propria politica territoriale. Il Consiglio Regionale ha approvato il PIT con Deliberazione n. 12 del 25 gennaio 2000, apportando precisazioni, modifiche ed integrazioni alla normativa del documento proposto dalla Giunta. Ai sensi dell’art. 17 della legge regionale 1/2005, l'avviso relativo all'approvazione del nuovo PIT è stato pubblicato sul BURT n. 42 del 17 ottobre 2007 e quindi da questa data il piano ha acquistato efficacia. 1.1.1 Atti di pianificazione, programmazione, di indirizzo settoriale assunti dalla regione in attuazione di leggi o del PRS Piani e Programmi di settore Piano Cave P.R.A.E. Piani generali di bonifica Disciplina in materia di sbarramenti di ritenuta e dei relativi bacini di accumulo Piano regionale gestione rifiuti: Primo stralcio (solidi urbani) Secondo stralcio (speciali/pericolosi) Terzo stralcio (bonifica aree inquinate) Piano sanitario regionale Normativa di riferimento L.R. n. 36/80, L.R. n.78/98 L.R. n. 34/94 L.R. n. 1/94, L.R. n.17/96 Atto deliberativo D.C.R. n. 200/95 L.R. n. 25/98 L.R. n. 49/94 L.R. n. 72/98 Piano faunistico venatorio L.R. n. 3/94 Norme per la disciplina del commercio in sede L.R. n. 28/99 fissa Disposizioni in materia di risorse idriche L.R. n. 81/95 Programma degli interventi ATO L.R. n. 26/97 Tutela delle acque dall'inquinamento D.Lgs. n. 152/99 Piano di risanamento e tutela della qualità L.R. n. 81/95 dell'aria L.R. n. 26/97 Individuazione aree a rischio di inquinamento L.R. n. 263/98 atmosferico Norme in materia di inquinamento acustico L.R. n. 89/98 Norme sui parchi, riserve naturali aree protette L.R. n. 49/95 di interesse locale Primo Progr. Regionale 95/97 Secondo Progr. Regionale 97/99 D.C.R. n. 88/98 D.C.R. n. 385/99 D.C.R. n. 384/99 D.C.R. n. 41/94 D.C.R. n. 527/95 D.C.R. n. 292/94 D.C.R. n. 137/99 D.G.R. n. 381/99 D.G.R. n. 553/99 D.C.R. n. 133/95 D.C.R. n. 256/97 4 Piano regionale per gli impianti di distribuzione dei carburanti Piano energetico regionale Norme per la difesa del suolo Piani di bacino regionali Approvazione siti Bioitaly Disposizioni in materia di linee elettriche ed impianti L.R. n. 61/85 D.C.R. n. 359/96 L.R. n. 45/97 L.R. n. 21/98 L.R. n. 26/99 D.C.R. n. 342/98 L.R. n. 51/99 D.C.R. n. 1/2000 D.C.R. n. 155/97 D.G.R. n. 1212/99 1.1.2 Atti di QRCT (Quadro Regionale di Coordinamento Territoriale) - D.C.R. n. 296/88 " Sistema regionale aree protette" - D.C.R. n. 230/94 "Provvedimenti sul rischio idraulico". Oggi sostituito dalle relative sezioni del PIT vigente. - D.C.R. n. 254/89 "Piano regionale integrato dei trasporti" 1.1.3 Identificazione dei sistemi territoriali e tendenze alla trasformazione Il PIT assume, quale base per l'organizzazione delle strategie, l'impostazione sistemica del territorio regionale articolato in : Sistemi territoriali di programma ovvero: - La Toscana dell' Appennino; - La Toscana dell'Arno; - La Toscana della Costa e dell'Arcipelago; - La Toscana interna e meridionale (nella quale ricade il Comune di Manciano). Gli obiettivi, le azioni strategiche sono individuate dal PIT in funzione dei diversi sistemi con riferimento alle seguenti tipologie di risorsa: - le città e gli insediamenti; - il territorio rurale: risorse naturali, paesaggio insediamenti rurali; - rete delle infrastrutture. Sistemi territoriali locali (STL) che in sede di prima applicazione del PIT sono assunti come coincidenti con i sistemi economici locali (SEL) di cui alla DCR n. 219/99. Sistemi territoriali funzionali intesi come interconnessioni dei diversi SEL e composti da più nodi che agiscono sia come componenti dei SEL stessi sia come parte della rete sovralocale col ruolo di interscambio tra diversi livelli di servizio delle reti che compongono i sistemi. 1.1.4 Definizione degli obiettivi generali ed operativi Il PIT per ogni tipologia di risorsa definisce obiettivi strategici generali ed operativi che ricondotti alla realtà ed alle problematiche del comune di Manciano possono essere così sintetizzati: TIPOLOGIA RISORSA A) Città insediamenti. DI OBIETTIVI GENERALI OBIETTIVI OPERATIVI ed Garanzia di accessibilità alle attività lavorative e ai servizi della persona. Pari opportunità nella corretta utilizzazione di spazi ed infrastrutture attraverso la razionalizzazione dei tempi d'uso delle attrezzature e dei servizi. Garanzia di adeguate risorse energetiche e di sistemi di smaltimento - depurazione dei 5 rifiuti e dei reflui della lavorazione per la tutela dei cittadini. Tutela e miglioramento della qualità di vita dei cittadini contrastando l'immissione di fattori inquinanti nell'ambiente. A1) Centri antichi. A2) Insediamenti residenziali o misti. A3) Insediamenti prevalentemente produttivi B) rurale Territorio Consolidamento dei processi delle risorse naturali, del paesaggio e degli insediamenti rurali a garanzia di uno sviluppo del territorio rurale sostenibile e capace di relazionarsi con altri aspetti della realtà locale. C) Rete Ottimizzazione e integrazione delle diverse modalità di trasporto infrastrutturale privilegiando quello collettivo; per la mobilità e Interconnessione di reti l'energia infrastrutturali Completamento di itinerari di trasporto. Integrazione centri antichi con i contesti insediativi circostanti attraverso la dotazione infrastrutturale e la razionalizzazione delle funzioni Garanzia di livelli differenziati di accessibilità alle funzioni pubbliche e di interesse collettivo Individuazione di tessuti informi caratterizzati da degrado insediativo ed ambientale suscettibili di trasformazione riqualificazione di ambiti misti produttivo-residenziali attraverso l'allontanamento di funzioni improprie per elevare le condizioni ambientali della residenza. Individuazione di insediamenti dismessi o impropri all'interno dei tessuti urbani per procedere ad azioni di riutilizzazione e trasformazione. Individuazione di "comparti produttivi" da tutelare per il loro ruolo economico e sociale. Garantire il sostegno all'attività produttive tipiche del territorio rurale anche attraverso la promozione di attività compatibili; Promuovere il ruolo di presidio ambientale delle attività agricole e di valori; Salvaguardia di ambiti ad alta specializzazione produttiva (prodotti DOC), Incentivare l'attivazione di circuiti turistici; Rafforzare la difesa del suolo, la sicurezza degli insediamenti e delle infrastruture. Fornire indirizzi per la programmazione e progettazione di infrastrutture finalizzati all'integrazione delle stesse coi sistemi territoriali attraversati limitando gli effetti negativi sul paesaggio e sugli eco-sistemi. 1.1.5 Invarianti strutturali 6 Il PIT definisce "invarianti strutturali" quelle le funzioni, associate alle diverse tipologie di risorsa, capaci di garantire determinate prestazioni. Il PIT agli artt. 15/16/17 definisce, per le tre tipologie di risorsa, le prestazioni irrinuciabili che le funzioni devono assicurare. 1.1.6 La disciplina del PIT Prescrizioni generali relative alle tipologie di risorse Per il perseguimento degli obiettivi sopra esposti, il PIT formula prescrizioni generali, quelle relative alla città e agli insediamenti e per le infrastrutture, delle quali vengono riportate in tabella solo quelle riconducibili all'ambito territoriale di riferimento. Per il territorio rurale, invece, il PIT definisce una metodologia specifica attraverso cui poter giungere alla definizione dell’esclusività e della prevalenza della funzione agricola nei diversi ambiti del territorio rurale. Per le particolarità di questo tema si ritiene più opportuno trattare separatamente i contenuti della Sezione II del PIT che verranno compiutamente sviluppati per l’elaborazione del Quadro Conoscitivo. RISORSE PRESCRIZIONI Le città e gli insediamenti urbani: Centri antichi Riequilibrio funzionale dei principali centri antichi della Art.19 regione; Valorizzazione dei centri minori in via di spopolamento atrraverso la localizzazione di nuove funzioni capaci di superare il carattere di monofunzionalità Insediamenti Attivare azioni di recupero e riqualificazione di parti di città o prevalentemente settori urbani guidate da una strategia generale la cui attuazione residenziali avverrà attraverso gli strumenti per il governo del territorio previsti. Art. 20 Attivare azioni di coordinamento dei piani e programmi settoriali, compresa la programmazione delle opere pubbliche finalizzate alla riqualificazione ambientale ed insediativa Insediamenti Attivare azioni di sostegno e di consolidamento delle attività prevalentemente produttive attraverso: produttivi − La dotazione di infrastrutture e di sistemi necessari a garantire la Art. 21 tutela della salute della sicurezza e dell’ambiente evitando la localizzazione di attività improprie; − Il miglioramento della funzionalità di comparti misti produttiviresidenziali ,la garanzia delle necessarie attrezzature e servizi alla residenza, la perdisposizione di strategie di rilocalizzazione di attività produttive incopatibili con la funzione residenziale Sistemi territoriali funzionali Art.22 Rispetto all’individuazione operata dal PIT dei capisaldi delle funzioni gli strumenti per il governo del territorio dovranno garantire il conseguimento di obiettivi sinergici rispetto alle seguenti funzioni: − Espositiva-museale; − Turistica; − Commerciale della grande distribuzione; − Sanitaria − Produzione e trasporto energetico 1.1.7 Il territorio rurale Gli strumenti urbanistici comunali sono tenuti a riconoscere gli ambiti in cui la funzione agricola ha un carattere di esclusività da quelli che hanno una prevalenza rispetto ad altre funzioni. Il Regolamento urbanistico, disciplinerà, ai sensi della L.R. 64/95 con normative differenziate, gli 7 interventi ammissibili nelle aree ad esclusiva o prevalente funzione agricola assunte dal PIT come risorsa essenziale e del territorio limitata e non riproducibile. Ai fini di tale individuazione, il PIT articola una metodologia di lettura territoriale che da un lato tiene conto delle risorse paesistico-ambientali presenti nel territorio dall’altra delle strutture e del ruolo dell’attività agricola. Il comma 5 dell’art. 23 definisce gli ambiti territoriali che sono esclusi dall’ambito di applicazione della L.R. 64/95 in quanto non costitutive del territorio rurale, ovvero: Zone urbanizzate o da urbanizzare secondo le previsioni degli strumenti urbanistici attuativi e dei piani strutturali approvati; Le zone destinate ad infrastrutture ed attrezzature di interesse generale a servizio di zone urbanizzate; Aree protette soggette alla disciplina speciale della L.n. 394/91 ed alla L.R. n. 49/95(parchi regionali, provinciali, ANPIL) Zone a prevalente carattere ambientale destinata a gestione speciale definita dagli strumenti urbanistici comunali. Il PIT, poi, individua 5 classi economico-agrarie delle quali due “forti” e tre “deboli” che incrociate alle unità di paesaggio, discendenti da una lettura dei caratteri paesistici del territorio comunale a partire dall’articolazione sistemica del Paesaggio Toscano , dovrà condurrà alla articolazione del territorio rurale in sottozone delle quali dovrà essere esplicitato il carattere della funzione agricola. Per gli ambiti/sottozone così definiti (aree ad esclusiva o prevalente funzione agricola) ed in coerenza con gli obiettivi del piano, dovranno essere determinate le azioni strategiche cui indirizzare lo strumento operativo del PRG in relazione a: 1. Le funzioni specifiche atte a garantire il presidio ambientale e paesaggistico. 2. I settori produttivi da promuovere e valorizzare ad integrazione dell’attività agricola compatibili con la tutela e la valorizzazione del territorio. 3. Le azioni necessarie al mantenimento della presenza umana a presidio dell’ambiente nelle aree soggette a degrado o abbandono. 1.1.8. Classi economico - agrarie AREE DEBOLI: Aree ad economia agricola debole contigue agli aggregati urbani. Caratteristiche Azioni Aree influenzate dal sistema Arresto dei fenomeni di insediativo e infrastrutturale in marginalizzazione della attività cui l’attività agricola è agricola attraverso la promozione condizionata da altre attività della stessa; economiche e sociali Riqualificazione e ridefinizione dei margini insediativi Incentivazione di forme di conduzione part-time ai fini del recupero di situazioni di degrado. Aree ad economia Aree di influenza urbana in cui il Sostegno dell’agricoltura anche agricola debole sistema aziendale è stato nelle forme di autoconsumo in determinata sostituito da usi e funzioni connessione all’obiettivo della cura dall’influenza urbana. prevalentemente non aziendali. e del mantenimento degli assetti Si tratta di aree anche di pregio idraulico-agrari e forestali; ambientale a servizio di funzioni Valorizzazione di funzioni di residenziali o ricreative servizio ambientale e paesaggistico delle attività agricole. Aree marginali ad Aree decentrate rispetto ai Contrastare i fenomeni di degrado economia debole. sistemi insediativi ed attraverso il rafforzamento dei infrastrutturali caratterizzate da presidi rurali anche attraverso il una economia debole e da sostegno economico di attività fenomeni di abbandono e integrative; Individuare funzioni capaci di spopolamento. 8 garantire reddito legate alla funzione di “servizio ambientale” delle attività agricole. AREE FORTI: Aree ad agricoltura Aree che presentano una sviluppata estensiva economia sviluppata basata sulla prevalenza di colture estensive. In tali aree la funzione agricola rappresenta un elemento di forte connotazione del paesaggio rurale. Alcuni ambiti, tuttavia, presentano rischi legati alla banalizzazione della trama poderale e della semplificazione della rete scolante, del dilavamento di sostanze inquinanti. Aree ad Aree in cui è presente una agricoltura economia agricola sviluppata intensiva o grazie alla presenza di colture specializzata. intensive o specializzate. Anche in tali aree l’attività agricola garantisce ottimi livelli di qualità paesistica. Tutelare e rafforzare la funzione agricola esistente; Sostegno verso l’adozione di pratiche colturali compatibili con l’ambiente e soprattutto capaci di garantire la funzionalità del sistema idrico. Tutela dell’attività agricola come funzione primaria del territorio; Sostegno verso l’adozione di pratiche colturali compatibili con l’ambiente e soprattutto capaci di garantire la funzionalità del sistema idrico e la conservazione della vegetazione arborea. 1.1.9 Le quattro toscane- Sezione II " La Toscana Interna e Meridionale" (Ambito all’interno del quale ricade il comune di Manciano) Art. 48 - Obiettivi relativi al sistema territoriale di programma della Toscana dell'Arno. Il PIT definisce, per i diversi sistemi di programma, obiettivi specifici discendenti dagli obiettivi generali definiti al titolo III. a) mantenimento e potenziamento della attività agricola e di quelle connesse attraverso: riqualificazione e promozione delle risorse locali mediante l’incentivo di produzioni agricole di qualità, istituzione di marchi D.O.C. ed il marketing territoriale; integrazione dell’agriturismo con forme di turismo rurale; individuazione ed attrezzatura di itinerari turistici favorendo l’escursionismo ed il turismo equestre in relazione alla dotazione del patrimonio turistico esistente, b) diversificazione delle politiche territoriali di sviluppo, da rendere complementari e sinergiche integrando e coordinando le attrezzature di scala sovralocale; c) sostegno e potenziamento delle attività produttive esistenti connesse alle risorse locali. Art. 59 - Atti regionali di riferimento: Piani Territoriali di Coordinamento (PTC) vigenti; Individuazione aree protette ai sensi della L. n. 394/'91 e della L.R. 49/'95 Artt. 61/62/63 - Prescrizioni. 9 INSEDIAMENTI Gli strumenti per il governo del territorio dovranno confermare il ruolo di presidio degli insediamenti urbani esistenti attraverso: Rivitalizzazione dei centri antichi attraverso l’incremento delle prestazioni dei servizi ai residenti anche attraverso una accurata strategia di riconversione funzionale del patrimonio esistente La riconsiderazione degli standard in funzione dei caratteri degli insediamenti e dei fabbisogno dei residenti anche nel territorio rurale; Limitazione di espansioni che possano contrastare col principio della riqualificazione del tessuto esistente; Riorganizzazione dei marginidegli insediamenti anche in considerazione della prossimità col sistema agricolo . Per gli insediamenti produttivi gli strumenti per il governo del territorio sono tenuti a privilegiare le attività connesse all’agricoltura, al turismo ed alla valorizzazione delle risorse. Gli interventi di potenziamento e adeguamento delle infrastrutture INFRASTRUTTURE dovranno contenere una valutazione sulla economicità degli PER LA MOBILITA' interventi in termini di costi-benefici. La progettazione dei nuovi tracciati, il potenziamento la ristrutturazione di quelli esistenti dovrà tener conto sia della morfologia dei luoghi che della tutela delle risorse essenziali del territorio. TERRITORIO RURALE Per la Toscana Interna e meridionale il PIT assume come risorsa essenziale le aree ad esclusiva funzione agricola che, pertanto, non può essere utilizzata per funzioni non collegate all’agricoltura. Gli strumenti per il governo del territorio, con apposite discipline, predisporranno misure di salvaguardia a tutela del mantenimento delle dimensioni minime aziendali e delle superfici agrarie. Gli strumenti per il governo del territorio dovranno predisporre specifiche discipline per gli insediamenti rurali, assunti come risorsa primaria, al fine di: Assicurare la permanenza della popolazione residente; Garantire, attraverso tecniche tese alla minimizzazione degli impatti ambientali, la compatibilità delle trasformazioni; Permettere l’integrazione di funzioni compatibili col carattere di ruralità dei luoghi capaci di assicurare redditi integrativi di quelli agricoli. Gli strumenti per il governo del territorio predisporranno normative specifiche attraverso cui disciplinare gli interventi nelle aree contigue ai parchi al fine di garantire la sinergia delle azioni di e tutela dei beni paesistico-ambientali inclusi nei parchi e quelle ammissibili nelle aree contigue. 1.2 Il PTC- Piano territoriale di Coordinamento Questo documento è stato redatto con lo scopo di sintetizzare gli elementi prescrittivi e di indirizzo contenuti nel Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale della Provincia di Grosseto con particolare attenzione a quelli relativi all’ambito territoriale del Comune di Manciano. Lo scopo è quello di offrire un quadro generale di riferimento dal quale desumere e verificare gli obiettivi, le azioni, gli indirizzi programmatici rispetto ai quali si colloca la formazione del quadro conoscitivo e la stesura dello strumento urbanistico comunale Il Piano Territoriale di Coordinamento (P.T.C.) è l'atto di programmazione con il quale la Regione in attuazione della L.R. 16 gennaio 1995, n. 5 "Norme per il governo del territorio" ed in conformità 10 con le indicazioni del Piano di Indirizzo Territoriale (P.I.T.) stabilisce gli orientamenti per la pianificazione degli enti locali e definisce gli obiettivi operativi della propria politica territoriale. Il Consiglio provinciale ha approvato il PTC con Deliberazione n. 30 del 7 Aprile 1999 apportando precisazioni, modifiche ed integrazioni alla normativa del documento adottato dal Consiglio Provinciale con delibera n. 200 del 6 Novembre 1998. 1.2.1 Quadro Conoscitivo e Documento finale: a) Quadro Conoscitivo Gli elementi base per la formazione del Quadro Conoscitivo sono articolati secondo due livelli: 1. Atti di pianificazione,programmazione, di indirizzo settoriale assunti dalla provincia in attuazione di leggi nazionali e regionali; 2. I contenuti del P.T.C. della provincia di Grosseto si riferiscono alla proposta di Piano di Indirizzo territoriale approvata dalla Regione Toscana in data 12/01/1998 Piani e Programmi di settore Piano Cave P.R.A.E. Piani generali di bonifica Disciplina in materia di sbarramenti di ritenuta e dei relativi bacini di accumulo Piano regionale gestione rifiuti: Primo stralcio (solidi urbani) Piano sanitario regionale Normativa di riferimento L.R. n. 36/80, L.R. n.78/98 L.R. n. 34/94 L.R. n. 1/94, L.R. n.17/96 L.R. n. 25/98 L.R. n. 49/94 L.R. n. 72/98 Piano faunistico venatorio L.R. n. 3/94 Disposizioni in materia di risorse idriche L.R. n. 81/95 Programma degli interventi ATO L.R. n. 26/97 Piano di risanamento e tutela della qualità L.R. n. 81/95 dell'aria L.R. n. 26/97 Individuazione aree a rischio di inquinamento L.R. n. 263/98 atmosferico Norme in materia di inquinamento acustico L.R. n. 89/98 Norme sui parchi, riserve naturali aree protette di interesse locale Primo Progr. Regionale 95/97 Secondo Progr. Regionale 97/99 Piano regionale per gli impianti di distribuzione dei carburanti Piano energetico regionale Norme per la difesa del suolo Approvazione siti Bioitaly Atto deliberativo D.C.R. n. 200/95 D.C.R. n. 88/98 D.C.R. n. 41/94 D.C.R. n. 527/95 D.C.R. n. 292/94 D.G.R. n. 381/99 D.G.R. n. 553/99 L.R. n. 49/95 L.R. n. 61/85 L.R. n. 45/97 L.R. n. 21/98 D.C.R. n. 342/98 D.C.R. n. 133/95 D.C.R. n. 256/97 D.C.R. n. 359/96 D.C.R. n. 1/2000 D.C.R. n. 155/97 Atti di QRCT (Quadro Regionale di Coordinamento Territoriale) - D.C.R. n. 296/88 " Sistema regionale aree protette" - D.C.R. n. 230/94 "Provvedimenti sul rischio idraulico" - D.C.R. n. 254/89 "Piano regionale integrato dei trasporti" Composizione degli elaborati Alla formazione del Quadro Conoscitivo concorrono gli studi e gli elaborati di cui alle Direttive di Tutela e Valorizzazione, redatte ai sensi della DCR 296/88 e delle relative cartografie in scala 1:25.000, approvate con Deliberazione C.P.n.137 del 21/11/1994. E' composto dagli elaborati presentati nella prima Conferenza di Programmazione svoltasi il giorno 11 aprile 1996 che risultano: 11 • Relazione Programmatica • Analisi storica • Analisi economica • Dati socio economici comunali • Criteri e parametri per le valutazioni di compatibilità • Schemi grafici (dalla Tav.T1 alla Tav. T11) • Tavole Sistema Ambientale in scala 1:50.000 (dalla Tav. A1 alla Tav. A8) • Tavole Sistema Insediativo in scala 1:50.000 (dalla Tav. I1 alla Tav. I8) Dalla prima Conferenza di Programmazione del 1996, alla quale sono seguiti contributi di Regione Toscana e Comuni interessati, fino alla Stesura del documento finale è intervenuto come atto saliente la dichiarazione di Area di crisi (D.M. 14/3/1995) della Provincia di Grosseto. Tale atto ha definito la potenzialità di accedere ad alcuni meccanismi di finanziamento e snellimento delle procedure di variante urbanistica che sono stati riuniti nel Patto Territoriale siglato il 27/10/1997 fra Regione Toscana , Provincia di Grosseto, Ente Parco della Maremma ed alcuni Comuni interessati tra cui Manciano. Così questa iniziativa ha arricchito quadro conoscitivo del P.T.C. che l'ha recepita come parte integrante delle sue disposizioni programmatiche. b) Documento Finale- elaborati costitutivi del P.T.C. Il P.T.C. è costituito da: • Relazione generale delle finalità e dei contenuti che riassume anche i principi elaborati nella relazione presentata alla Conferenza di Programmazione del 1996. • Norme che contengono la disciplina del territorio. Qui ogni articolo è suddiviso in tre parti distinte definite Statuto (principi generali e comportamenti nei confronti del patrimonio ambientale e insediativo-carattere grassetto nel testo-), Codice (criteri per la pianificazione comunale nella gestione ordinaria e nella trasformazione del territorio- carattere normale nel testo-), Programma (le azioni da sviluppare per la pianificazione strategica di rilevanza provinciale-carattere corsivo nel testo-) • Schede tecniche di dettaglio a supporto delle norme che consentono indirizzi e integrazioni per la pianificazione comunale. • Cartografia: - Tav. n.1 Acqua e suolo (risorse naturali) in scala 1:50.000 - Tav. n.2 Territorio e Paesaggio (sistemi di Paesaggio) in scala 1:50.000 - Tav. n.3 Azioni Strategiche (politiche per la concertazione) in scala 1:100.000 1.2.3 Identificazione del ruolo istituzionale, dei sistemi territoriali e tendenze alla trasformazione Il ruolo istituzionale Il P.T.C ai sensi della L.142/90 e della L.R.5/95 recepisce il compito di esercitare il governo del territorio attraverso il ruolo programmatico e di raccordo tra le politiche territoriali della Regione e la pianificazione urbanistica comunale. Inoltre ai sensi della L.R.5/95 assume il ruolo di piano urbanistico-territoriale con valenza paesistica. Il duplice compito è stato inquadrato attraverso la costruzione di un principio che ha poi guidato le scelte: << il territorio è la forma principale di capitale fisso sociale e la sua qualità ambientale è un parametro del suo valore. Più elevata è questa qualità, maggiore è la quota di ricchezza collettiva di cui ciascun cittadino può giovarsi, sia in termini di valore aggiunto alla sua attività produttiva 12 che in termini di controvalore qualitativo incamerato nelle attività culturali e ricreative.>> (relazione p. 15) Da qui il ragionamento sul ruolo di piano urbanistico-territoriale con valenza paesistica: << il P.T.C. è in buona misura infulcrato sul seguente sillogismo: il piano deve dettare le regole per il mantenimento dell’identità territoriale al variare degli assetti; l’identità territoriale risiede essenzialmente nella struttura e nelle regole del paesaggio; il piano deve normare anzitutto il mantenimento e l’evoluzione ragionata del paesaggio. Conciliare lo sviluppo di un territorio con la valorizzazione del suo patrimonio paesistico è compito imprescindibile per un qualsiasi piano dell'ultima generazione; tanto più lo è per un piano come il P.T.C., previsto dalla legge toscana Perché questo possa costituire un gioco a somma positiva per tutti gli interessati è peraltro indispensabile: a. definire con chiarezza sistemi e gerarchie di valori in cui si riconosca l'intera collettività; b. che in base a questi sistemi e gerarchie di valori si sappia costruire un quadro dotato di intima coerenza e sostenuto da concezioni di durevole validità. E’ in questo senso che il P.T.C. ha articolato il territorio provinciale in sistemi e unità di paesaggio; ha evidenziato caratteri e qualità delle risorse; ha individuato invarianti; ha strutturato politiche strategiche per ambiti omogenei distinguendo gli assetti ambientali (storico-insediativi e paesaggistici) e quelli produttivi; ha messo a punto scenari da condividere collettivamente nel lungo periodo; ha individuato azioni mirate al raggiungimento di specifiche finalità di sviluppo da verificare nel medio periodo.>> (relazione p. 17-18) In particolare il concetto di Invariante viene esteso alla totalità del territorio provinciale: <<Questo approccio consente di poter modificare, all’occorrenza, quasi tutte le componenti fisiche del territorio, purché si sia certi di garantire (oltre ovviamente alla salvaguardia dei singoli elementi di pregio irriproducibili) l’invarianza delle relazioni qualitative che ne definiscono l’identità e il valore complessivo. Peraltro tutte le porzioni del territorio, nessuna esclusa, sono assoggettate a regole evolutive basate sul concetto di "invarianza". Anche rispetto alla sua qualità di piano con valenza paesistica, il P.T.C., nel reinterpretare distinzioni di valore provenienti da apparati normativi in via di superamento, attribuisce all’intero territorio un interesse ambientale diffuso, pur individuandovi porzioni significative. Da questo approccio si sviluppa un metodo con cui si istituiscono vincoli e salvaguardie solo ove effettivamente necessario e concretamente opportuno, pur ancorandoli sistematicamente alle componenti strutturali del piano.>> (Relazione p.31) Anticipando quando si affronterà nel prossimo paragrafo il P.T.C con la definizione dei Sistemi e le Unità di Paesaggio e l'individuazione dei sistemi insediativi (le Città) riconosce: <<l’esigenza di articolare il territorio in parti omogenee di volta in volta diversamente definite (sistemi e subsistemi, ambiti, unità etc).L’individuazione di parti distintamente connotate del territorio diventata così passaggio fondamentale nella formazione del piano, costituendo negli atti "direttori" (i P.T.C. come i piani strutturali comunali) il riferimento indispensabile per la previsione di interventi non distruttivi delle qualità identificative, nonché, all’occorrenza, per la definizione degli ambiti omogenei rispetto ai quali svolgere le valutazioni. Il P.T.C. opera due diverse articolazioni territoriali: La prima articolazione è incentrata sull’identificazione di sistemi di paesaggio (corrispondenti agli aspetti oro-idrografici, geologici e morfogenetici) e di unità di paesaggio (corrispondenti agli aspetti del soprassuolo); la seconda sul riconoscimento di Città (corrispondenti agli assetti insediativi e funzionali).>> (relazione p.32) I sistemi territoriali L'intero territorio provinciale è suddiviso in: - Ambiti, corrispondenti alle categorie orografiche e geologiche, 13 - Sistemi corrispondenti alle caratteristiche di ordine oro-idrografico e morfogenetico, Unità di Paesaggio corrispondenti alle caratteristiche del soprassuolo comprese quelle antropiche - Città, corrispondenti al sistema insediativo ("Città" della Città, Città sul Golfo del Ferro, Città d'Acqua e Pietra, Città del Tufo, Città intorno alla Vetta, Città sotto i Boschi, Città dei Poderi) Dal punto di vista territoriale e paesaggistico Comune di Manciano risulta inquadrato nelle seguenti articolazioni: - Gli Ambiti di paesaggio individuati (art.19 delle NORME) sono rispettivamente l’Ambito RRilievi dell’Antiappennino, l’Ambito CP- Colline Plioceniche, l’Ambito P-Pianure - I Sistemi di Paesaggio risultano il sistema R 10. Alto Fiora, R.T. Ripiani tufacei; CP 4. Pendici di Capalbio, R 11. Le colline di Capalbio, Pi 3 La Piana dell’Osa-Albegna; CP 3. Alto Albegna. - Le Unità di Paesaggio risultano la R 10.2. Alta Valle del Fiora, R 10.4. Agro di Manciano, R11.2 Le colline di Tiburzi, CP 3.2. La Valle del Medio Albegna, R.T. 1 L’altopiano del Tufo; R.T.2 Le gole del Tufo. In particolare Pi 3 La Piana dell’Osa-Albegna e CP 4. Pendici di Capalbio sono sistemi che confinano con unità di paesaggio appartenenti a ambiti e sistemi differenti, assolvendo un duplice compito di regolazione e di articolazione trasversale Dal punto di vista insediativo Manciano è compreso quasi interamente (una piccola porzione appartiene alla Città d’Acqua e di Pietra) nella Città dei Poderi insieme ad altri comuni. (Campagnatico, Capalbio, Castel del Piano, Castell'Azzara, Castiglione della Pescaia, Cinigiano, Civitella Paganico, Gavorrano, Magliano in Toscana, Manciano, Massa M.ma., Roccalbegna, Roccastrada, Scansano, Scarlino, Seggiano e Semproniano) Dobbiamo considerare che mentre Manciano appartiene quasi completamente al Telaio insediativocardo e decumanus- la cui risultante è appunto la Città dei Poderi (con una piccola porzione appartenente alla Città d’Acqua e di Pietra e quindi al telio insediativo del rastrello) altri comuni possono appartenere a più sistemi. Gli obiettivi, le azioni strategiche e le tendenze di trasformazione sono individuate dal PTC in base alla relazione tra sistema territoriale e paesaggistico (Ambiti, sistemi, unità di Paesaggio) e sistema insediativo (le diverse Città). Questo rapporto consente di precisare <<il significato e il ruolo di volta in volta attribuito al termine "risorsa">> (Relazione p.30). Gli indirizzi generali per la pianificazione comunale sono quindi riferiti: - Alle Unità di paesaggio e al ruolo di invariante per la programmazione del Territorio rurale - Alle "Città" le cui azioni riguardano Territorio e Ambiente, Infrastrutture e insediamenti, Attività e servizi. Una specifica sezione è dedicata alla città dei Poderi (Relazione p.99-101 e Schede p.122-123) 1.2.4 Definizione degli obiettivi generali ed operativi Il P.T.C per ogni sistema definisce obiettivi strategici generali ed operativi. Sia l'individuazione del Sistema Paesaggistico ambientale sia il Sistema insediativo risultano categorie trasversali e appartenenti anche ad altre realtà comunali. Lo strumento provinciale coinvolge quindi realtà comunali diverse per articolarle in contesti più vasti della scala locale. In sintesi gli aspetti che sono ricondotti alla realtà ed alle problematiche del comune di Manciano possono essere così articolati: TIPOLOGIA SISTEMA DI OBIETTIVI GENERALI OPPORTUNITA' OPERATIVI E OBIETTIVI SISTEMA PAESISTICO AMBIENTALE U.d.P. R..10.2 sviluppo rurale Valorizzazione turistica come forma Alta valle del valorizzazione turistica in integrativa al reddito Fiora continuità con gli assetti esistenti Mantenimento delle scansioni fondiarie legate al paesaggio rurale ruolo determinante del lessico 14 insediativo (pascoli e boschi) U.d.P. R..10.4 Integrità del contesto agricolo Valorizzazione della produzione Agro di Manciano legato alle colture legnose; olivicola anche con funzioni Mantenimento del presidio rurale paesaggistiche e dell'agriturismo Rafforzamento della maglia insediativa U.d.P. R..11.2 Le Colline Tiburzi di Caratterizzazione del contesto valorizzazione dell’attività venatoria paesistico legato alle macchie e ai Riqualificazione delle macchie resti di strutture fortificate degradate Ruolo degli insediamenti minuti e azioni per la prevenzione degli incendi dei percorsi di collegamento radi e dell’inquinamento dell’acquifero valorizzazione del rapporto tra castello di Marsiliana e viale alberato valorizzazione patrimonio storico- Recupero delle emergenze secondo del culturale e insediativo criteri insediativi esistenti rapporto con le emergenze valorizzare le vocazione turistiche in archeologiche relazione al lessico insediativo risolvere le situazioni di disagio idrogeologico U.d.P. R..T.2. valorizzare la presenza delle gole mantenimento delle preesistenze in Le Gole del Tufo in relazione agli indirizzi assunti sinergia con il vicino Parco del Tufo per l’ARPA SP30 Sovana recupero del dissesto idrogeologico in recupero ambientale corrispondenza della valorizzazione turistica U.d.P. C.P.3.2. valorizzazione delle produzioni Recupero del patrimonio storico La Valle del medio olivicola e viticole nella parte alta archeologico Albegna e della riproduzione cerealicola di Valorizzazione dell'attività agricola qualità nella parte centrale Pianetti come Polo Ricettivo Integrazione delle risorse legate al Studio della potenzialità di un invaso turismo rurale sul Fiume Albegna Ruolo del polo termale di Saturnia come riferimento dell’area più vasta delle unità di paesaggio limitrofe U.d.P. C.P.4 Ruolo della bassa collina e della Riqualificazione e valorizzazione Le pendici di pianura non insediata nel contesto turistica nel rispetto degli assetti Capalbio comunale mantenimento del rapporto tra colture rapporto tra pianura e masse legnose, masse boscate e piana non boscate adiacenti insediata importanza degli assetti attuali come valore paesistico U.d.P. P.i.3. assetto della pianura bonificata a tutela attiva delle opere di bonifica La Piana dell’Osageometria complessa assetto e sedimentazione dll’asse Albegna insediamento diffuso ricco di stradale interno (SS 74) intersezioni lineari a varia scala valorizzazione delle strutture per pur sempre locale l’ortoflorovivaismo peso e ruolo del polo recupero del patrimonio esistente a fini agroalimentare di Albinia produttivi anche a vocazione turistica A.R.P.A. S.P.26 Caratterizzazione della natura Definizione del perimetro Saturnia Storico-archeologica e Definizione delle norme di tutela e Paesaggistico ambientale (SP) con degli interventi accentuazione del primo aspetto A.R.P.A. S.P.30 Caratterizzazione della natura Definizione del perimetro Sovana Storico-archeologica e Definizione delle norme di tutela e Paesaggistico ambientale (SP) con degli interventi U.d.P. R..T.1. L’Altopiano Tufo 15 accentuazione del primo aspetto A.R.P.A. S.N.32 Caratterizzazione della natura Poggiobuco e Storico-archeologica e Morranaccio Naturalistica (SN) con accentuazione del primo aspetto A.R.P.A. S.40 Caratterizzazione della natura Marsiliana Storico-archeologica A.R.P.A. P.N. 45 Caratterizzazione della natura Torre di Montauto Paesaggistico-Ambientale e Naturalistica (SN) con accentuazione del primo aspetto A.R.P.A. P.46 Caratterizzazione della natura La Capita Paesaggistico-Ambientale Definizione del perimetro Definizione delle norme di tutela e degli interventi Definizione del perimetro Definizione delle norme di tutela e degli interventi Definizione del perimetro Definizione delle norme di tutela e degli interventi Definizione del perimetro Definizione delle norme di tutela e degli interventi A.R.P.A. N.44 Caratterizzazione dell’aspetto Definizione del perimetro Vulci Naturalistico Definizione delle norme di tutela e degli interventi SISTEMA OBIETTIVI GENERALI OPPORTUNITA' E OBIETTIVI INSEDIATIVO della OPERATIVI Città dei Poderi Territorio ambiente e 1) Recupero e riqualificazione 1) Sostegni per politiche di degli assetti territoriali manutenzione e ottimizzazione degli 2) Valorizzazione degli acquiferi assetti territoriali tipici 2) La provincia d'intesa con l'A.T.O concorre a definire un programma integrato di intervento per lo sfruttamento delle risorse idriche e 1) Apertura ai grandi interventi 1) Favorire la realizzazione di strutture integrati per la ricettività e il turistiche e sportive da localizzare sul turismo stanziale territorio anche con recupero del 2) Indirizzo degli insediamenti patrimonio esistente nei centri storici produttivi 2) Valorizzare il sistema tra Manciano e Scansano per le attività legate all'agroalimentare Attività e servizi 1) Gestione e valorizzazione 1) Concertazione per lo sviluppo ambientale dell'Alta Valle unitario delle riserve naturali (Confine dell'Albegna con il Comune di Scansano) 2) Valorizzazione delle risorse 2) Favorire lo sfruttamento a partire termali dal comprensorio di Saturnia 3) Valorizzazione delle aree 3) Valorizzazione di Ghiaccioforte archeologiche inquadrato nel Parco della Civiltà degli 4) Incentivazione del turismo Etruschi rurale 4) Sviluppo e integrazione a rete delle 5) Incentivazione dell'attività componenti del turismo rurale con agricola offerta sulle strutture storiche sparse(Poli Ricettivi) 5) Meccanismi per favorire l'attività agricola dove svolge presidio territoriale, individuando i sostegni. SISTEMA OBIETTIVI GENERALI OPPORTUNITA' E OBIETTIVI INSEDIATIVO della OPERATIVI Infrastrutture insediamenti Città di acqua e di pietra Territorio e 1)Tutela e valorizzazione delle 1) La provincia e il Consorzio Osa 16 ambiente risorse idriche Albegna definiranno un programma integrato per lo sfruttamento e la valorizzazione dell’Acquifero di Capalbio (Lago acquato, Lago scuro ecc.) Infrastrutture e 1) Riqualificazione degli 1) grande ambito industriale di Albinia insediamenti insediamenti produttivi e dei come elemento di connessione alla collegamenti portualità del corridoio tirrenico e del 2) Riqualificazione dell’itticoltura sistema lagunare 2) politiche regionali di concertazione per lo sviluppo delle attività produttive itticole Attività e servizi 1) Valorizzazione delle aree 1) Valorizzazione di Caletra inserita archeologiche di Heba, Kolosium, nel Parco della Civiltà degli Etruschi Caletra 1.2.5. Invarianti strutturali Il P.T.C. attraverso il riconoscimento di Qualità diffusa all'intero territorio provinciale definisce invariante il carattere identificativo riferito alle singole unità di paesaggio (descritte nella scheda 7), alle emergenze paesistiche e alle Aree di Rilevante Pregio Ambientale (elencate nella scheda 8) per le quali i Comuni dettano specifiche norme di valorizzazione e tutela. Per il territorio comunale di Manciano si considerano invarianti le caratteristiche delle seguenti Unità di Paesaggio le cui caratteristiche sono esplicitate nella sezione riguardante la Varainate ai sensi della LR.64/95 e di cui adesso si riportano i titoli. Pi3 La Piana dell’Osa-e Albegna - Pianura agricola, paesaggio di bonifica CP3.2 La Valle del Medio Albegna - Collina coltivata, con boschi CP4 Le Pendici di Capalbio - Campagna in declivio con oliveti e boschi R10.2 L’Alta Valle del Fiora - Vallata montuosa e collinare con coltivazioni e boschi R10.4 L’Agro di Manciano - Collina con colture estensive e insediamenti R11.2 Le Colline del Tiburii - Collina boscata RT.1 L’Altopiano del Tufo - Altopiano prevalentemente coltivato RT.2 Le Gole del Tufo 1.2.6 La disciplina del P.T.C. Prescrizioni generali relative alle tipologie di sistemi Per il perseguimento degli obiettivi esposti per ciò che riguarda il Sistema Paesistico Ambientale (Unità di Paesaggio) e il Sistema Insediativo (La città dei Poderi e la Città di Acqua e di Pietra), il P.T.C detta prescrizioni puntuali soprattutto relativamente alle componenti urbanizzate o in fase di urbanizzazione degli insediamenti o del Sistema generale al quale le aree urbanizzate fanno riferimento. Queste vengono riportate in tabella in quanto riconducibili all'ambito territoriale oggetto di studio. Per il territorio rurale, invece, il P.T.C. elabora un percorso secondo il quale il Comune individua le aree dell’esclusività e della prevalenza della funzione agricola. Si rimanda alla sezione II la 17 trattazione della metodologia da utilizzare per definire interventi e classificazioni. Si rimanda al CapoII la trattazione del rapporto tra la disciplina del territorio rurale e le aree di rilevante pregio ambientale (ARPA) in esso contenute PRESCRIZIONI Evoluzione degli insediamenti: Struttura insediativa Definire e accrescere l'identità urbana di ciascun centro Art.27 delle Norme Definire in relazione a tale identità il sistema delle funzioni qualificanti in relazione complementare con gli altri centri del comune che della "città" di appartenenza Sviluppare la forma urbana sia come immagine d'insieme che come qualità dei singoli episodi spaziali in relazione all'identità complessiva e al principio insediativo. Promuovere il recupero e il riuso del patrimonio edilizio esistente concessionato con particolare riferimento a quello non occupato permanentemente Privilegiare le azioni di "ricucitura" e completamento di insediamenti esistenti. In caso di ampliamento: - Crescita solo ai margini dell'esistente - Contenimento del suolo non urbanizzato - Contenimento dei siti di ampliamento - Favorire la crescita compatta e conchiusa - Mantenere i varchi tra gli insediamenti - Evitare in ambito extraurbano l'edificazione in aderenza ad assi urbani principali - Preservare le adiacenze ai centri storici - Configurare gli ampliamenti secondo funzionalità policentriche tramite adeguata dotazione di servizi e attrezzature generali In relazione alla struttura di ciascun insediamento il P.T.C. individua una serie di metodi da utilizzare nella pianificazione comunale. Innanzi tutto, nel caso di aggregati o centri storici e a fini paesistico-ambientali, si deve procedere alla perimetrazione di ciascuna porzione di essi individuando 5 ambiti di interesse storico-insediativo: A1. Aree che presentino caratteri di identità storica fortemente connotati (le aree insediate prima del catasto Leopoldino) A2. Aree di contenuto rilievo storico A3. Aree che, pur di formazione recente, presentino caratteri significativi (Quartieri omogenei, insediamenti della Bonifica ecc.) A4. Fasce di rispetto in adiacenza agli insediamenti storici A5. Edifici e spazi inedificati che pur ricadendo in aree di interesse storico, ne siano avulsi Struttura Centri storici e tessuti di pregio. Art.30 delle Norme Caratteristiche TIPO DI INSEDIAMENTO 1) Con cinta muraria 2) Senza cinta muraria Azioni 1) Non sono consentite alterazioni anche precarie del perimetro murario 2) Non sono consentite edificazioni che SITUAZIONE INSEDIATIVA non contribuiscano a rafforzare 3) Sommità, crinale, sprone l'immagine del perimetro urbano di 4) Mezza costa, insellatura o interesse storico terrazzamento 3) Non consentita l'edificazione che 5) Fondovalle e pedecolle comprometta la percezione della linea di attacco al cielo dell'insediamento 18 Criteri generali di Il territorio urbanizzato è l'ambito evoluzione insediativa. complementare al territorio rurale Art. 29 Norme. in ordine alle attività insediative a carattere concentrato Evoluzione dell'assetto Preliminare verifica di : industriale e 1) stato di attuazione, problemi artigianale. Art.31 di riqualificazione Norme. 2) riqualificazione e saturazione 3) necessità di nuovi ampliamenti 4) Non consentita l'introduzione di tracciati e allineamenti con giaciture diverse rispetto al contesto urbano. Edificazione in aderenza al costruito; 5) Vietata l'edificazione sulle pendici Nel recupero non sarà vincolata la distribuzione interna in ragione della tipologia né in ragione della destinazione d'uso, soprattutto nei centri storici, purchè siano rispettate le rispettive compatibilità. Superamento dello zoning nel disegno urbano; attuazione di uno sviluppo multifunzionale e policentrico anche in relazione alle forme di relazione dei vari centri dislocati nel territorio. Delimitare il territorio urbanizzato attraverso segni tangibili. Creare una cinta muraria virtuale. Il territorio dentro la cinta è destinato ad usi urbani permanenti anche nel caso risulti inedificato Edifici produttivi grandi (2.000 mq. di superficie coperta) da localizzare all'interno dei Grandi ambiti industriali-artigianali. Non rilevati nel sistema di Manciano Edifici produttivi Intermedi (da 400 a 2.000 mq. di superficie coperta) da localizzare a completamento di aree produttive esistenti con effetti di riqualificazione del contesto Edifici produttivi di Base (fino a 400 mq. di superficie coperta) da localizzare entro il tessuto urbano preesistente o all'interno di nuove localizzazioni Evoluzione dell'offerta 1) Riqualificazioni del centro turistica.Art.32 Norme storico 2) Servizi a contorno del sistema ricettivo urbano 3) Ricettività e servizi nel territorio rurale 1.2.7 Il territorio rurale Il territorio rurale è regolato dalla L.R. 64/95 (modificata dalla L.R.25/97) che rappresenta una specifica disciplina degli interventi di trasformazione ed edilizia nelle zone con prevalente funzione agricola. Il raccordo tra la disciplina strettamente legata al territorio rurale e quella che afferisce al governo del territorio (L.R.5/95) avviene, per ciò che attiene ai compiti della Provincia, attraverso gli Art.1,quarto comma, Art. 3 quarto comma, Art. 4, comma cinque e cinque bis, Art. 5 bis. In altri articoli vengono individuate alcune competenze specifiche dei Comuni. Con l'Art.7, comma 1, si definisce la funzione di coordinamento che la Provincia assume in relazione al Piano di indirizzo territoriale (P.I.T.) e ai Piani regolatori comunali. Il P.T.C. in 19 particolare, ai sensi dell'Art.16 della L.R.5/95, nel territorio rurale definisce indirizzi, criteri e parametri per: a) La individuazione nei P.R.G. comunali delle zone con esclusiva o prevalente funzione agricola b) La valutazione dei Programmi di Miglioramento Agricolo Ambientale (PMAA) proposti dalle aziende c) L'individuazione degli interventi di miglioramento fondiario per la tutela e la valorizzazione ambinetale d) L'individuazione degli interventi di sistemazione ambientale da collegare al recupero degli edifici che comporta il mutamento della destinazione agricola, delle pertinenze minime di questi e degli oneri a carico dei proprietari in mancanza di tali pertinenze e) L'omogeneità dei contenuti delle convenzioni e degli attid'obbligo f) L'individuazione delle dimensioni delle pertinenze in caso di mutamento di destinazione d'uso g) L'individuazione delle superfici minime fondiarie delle aziende ai fini dell'edificabilità degli edifici rurali h) L'individuazione dei rapporti tra edifici e superfici fondiarie ai fini della sostenibilità aziendale. Il PTC, in assenza dei piani strutturali redatti dai comuni, definisce come, in prima applicazione, siano da considerare zone ad esclusiva funzione agricola le Unità di Paesaggio di Pianura. Concordando con il PIT il PTC definisce l'ambito di applicazione della L.R.25/97 escludendo: Zone urbanizzate o da urbanizzare secondo le previsioni degli strumenti urbanistici attuativi e dei piani strutturali approvati; Le zone destinate ad infrastrutture ed attrezzature di interesse generale a servizio di zone urbanizzate; Aree protette soggette alla disciplina speciale della L.n. 394/91 ed alla L.R. n. 49/95(parchi regionali, provinciali, ANPIL) Zone a prevalente carattere ambientale destinata a gestione speciale definita dagli strumenti urbanistici comunali. Rimanda, sempre al PIT, la definizione delle Classi economico-agrarie indirizzando i Comuni alla loro individuazione nel territorio di competenza. Ai sensi della lettera g dell'art.7, il PTC, riconosce e conferma le superfici minime della L.R. 25/97 ai fini dell'edificabilità dei nuovi edifici rurali e cioè: 0,8 ettari per aziende ortoflorovivaistiche ridotte a 0,6 se le colture sono protette in serra 3 ettari per vigneti e frutteti in coltura specializzata 4 ettari per oliveto in coltura specializzata e seminativo irriguo 6 ettari per seminativi, seminativi arborati, prati , prati irrigui 30 ettari per bosco d'alto fusto, bosco misto, pascolo, pascolo arborato e castagneto 50 ettari per bosco ceduo e pascolo cespugliato I criteri affinchè i Comuni possano individuare le zone di esclusiva funzione agricola risultano i seguenti: Vocazione specificamente agricola intesa come bilancio tra capacità produttiva e limitazioni di ordine idrogeologico, pedologico, clinometrico Assetto dei terreni e dotazione degli impianti aziendali Disponibilità di impianti generali per la trasformazione e la commercializzazione Struttura aziendale esistente e trend economici locali Ruolo assunto dall'agricoltura nella caratterizzazione sociale e economica Ruolo assunto dalle attività agricole ai fini della qualità agricolo ambientale Presenza di zone altamente vocate e riconosciute come sedi di colture specializzate e tipiche nonché il peso di queste nella filiera agroalimentare. Quando non si verificano specificamente queste condizioni è preferibile che i comuni individuino zone a prevalente funzione agricola. Con l'Art. 26 delle Norme e la Scheda 11 il P.T.C individuano i criteri e gli indirizzi ai quali i Comuni si attengono per la pianificazione locale in rapporto al grado della nuova edificazione, del 20 recupero del patrimonio edilizio e alla possibilità di ospitare, all'interno di aziende agricole, attività diverse ad integrazione dell'attività agricola come definite dall'Art.1, quarto comma della stessa L.R.25/97 Gli schemi successivi individuano le indicazioni per la pianificazione locale e evidenziano il rapporto tra riuso, nuova edificabilità, e caratteristiche delle aziende. QUADRO SINOTTICO DEGLI INTERVENTI (TAB.D) (Scheda 11 del PTC pag.114) DALL'ART.26 DEL P.T.C. Imprenditore agricolo professionale Altri soggetti Zone a esclusiva Zone a Zone a esclusiva Zone a funzione prevalente funzione prevalente agricola funzione agricola funzione agricola agricola NUOVA EDIFICAZIONE - Residenza * SI SI NO NO - Strutture per la conduzione del fondo e attività connesse all'agricoltura SI SI SI SI - Strutture pertinenziali per le pratiche sportive (piscine, campi da tennis,ecc) ** SI SI NO SI NO SI NO SI SI SI NO SI**** SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI - Attività integrative di cui Art.1 comma 4 L.R.64/95 RIUSO PATRIMONIO EDILIZIO (Mutamento utilizzazione) - Nuova residenza*** - - - Strutture per la conduzione del fondo e attività connesse all'agricoltura Strutture pertinenziali per le pratiche sportive (piscine, campi da tennis,ecc) ** Attività integrative di cui Art.1 comma 4 L.R.64/95 * Comunque consentite le residenze per i salariati fissi ** Comunque consentite strutture per le attività di agriturismo *** Fatti salvi gli ampliamenti all'interno dei volumi esistenti, quelli per l'agriturismo, modesti incrementi volumetrici e il mutamento di utilizzazione di edifici non utilizzati a fini agricoli **** Anche con cambio di destinazione d'uso. Gli edifici che mutano la destinazione d'uso agricola hanno pertinenze minime di: 200 volte la superficie coperta nelle zone a esclusiva funzione agricola; 21 100 volte la superficie coperta nelle zone a prevalente funzione agricola; In difetto di tali pertinenze il proprietario opererà sulle superfici esterne mentre il Comune individuerà gli oneri da porre a carico in relazione alla differenze tra la pertinenza effettiva e quella teorica: Tali oneri sono equiparati a quelli previsti dalla L.R.25/97 all'Art.5 ter, terzo comma. Nelle zona a prevalente funzione agricola è consentita l'edificazione di volumi supplementari fino al 100% dei valori stabiliti, dai rapporti tra colture esistenti e potenzialità edificatorie, purchè destinati ad attività turistiche commerciali e artigianali ad integrazione dell'attività agricola. I rapporti tra volumi complessivi (esistenti e realizzabili) e superfici fondiarie (potenzialità edificatoria aziendale) sono così stabiliti: Recepimento delle indicazioni di cui Art.7 comma 1, lettera h, L.R.25/97 Zone a Esclusiva funzione agricola Zone a prevalente funzione agricola Colture 400mc./ha Colture 800mc./ha ortoflorovivaistiche ortoflorovivaistiche specializzate specializzate 200mc./ha Vigneti e frutteti in coltura specializzata 300mc./ha Vigneti e frutteti in coltura specializzata 250mc./ha 125mc./ha Oliveti in coltura specializzata e seminativi irrigui 175mc./ha Seminativi, seminativi arborati, prati e prati irrigui 15mc./ha Bosco ad alto fusto e misto, pascolo e pascolo arborato 8mc./ha Bosco ad alto fusto e misto, pascolo e pascolo arborato 10mc./ha Bosco ceduo e pascolo cespugliato 5mc./ha Bosco ceduo e pascolo cespugliato 100mc./ha Oliveti in coltura specializzata e seminativi irrigui Seminativi, seminativi arborati, prati e prati irrigui Ai sensi dell'Art. 7 comma 1 lettera b, della L.R. 25/97 gli indirizzi, i criteri e i parametri definiti dal PTC per la valutazione dei Programmi di Miglioramento Agricolo Ambientale si articolano in: STRUTTURA DELL'AZIENDA ATTIVITA' E IMPIEGO DELLA MANODOPERA Caratteristiche Elementi da valutare Caratteristiche Elementi da valutare A) Le ore/ettaro sono A) paesistico ambientali A) Giacitura, pendenza, A) Fino 2 Unità e idrogeologiche. rete scolante, boschi, lavorative Uomo; aumentate del 20%; formazioni arboree di B) Le ore/ettaro sono argine, lineari di B) Oltre 4 Unità diminuite del 30%; confine o arredo, lavorative Uomo; C) Le ore/ettaro sono sistemazioni agrarie, aumentate del 15%; emergenze C) Terreni acclivi (5D) Le ore/ettaro sono archeologiche, 15%); aumentate del 20%; vincoli paesaggistico ambientali; D) Terreni ad elevata E) Le ore/ettaro sono B) Denominazione e pendenza (oltre aumentate del 15%; destinazioni d'uso dei 15%); locali, superficie F) Il monte-ore* è B) Delle costruzioni totale e superficie E) Aziende Biologiche incrementato del rurali e degli impianti utile, superficie del 10%; terreno riconducibile fissi; 22 C) Degli aspetti agronomici e del contesto territoriale ai volumi F) Attività di impresa e G) Valutazione ponderale da C) Caratteri pedologici, manutenzioni lavorazioni e generali; concordare in fase di tecniche, sistemazioni sopralluoghi; esistenti e problemi G) Attività connesse di ripristino e (faunistico venatorie H) Il monte-ore* è recupero in relazione e da regolamenti al ruolo paesaggistico comunitari); incrementato del 20% ambientale nelle aree svantaggiate e il 15% H) Tutela ambientale di nelle aree cui al Regolamento regionale 4/97 collinari(D.CIPAA (Adeguare le del 6/4/1983) e infrastrutture, L.614/66) recuperare il degrado, difesa idrogeologica e dagli incendi, mantenimento aree riparie ecc.)** * Per monte-ore si intende il complesso di attività svolte dall'azienda (agricoltura, allevamento, trasformazione dei prodotti, agriturismo) ed è quindi un parametro più completo di quello legato esclusivamente al rapporto tra superficie e colture (ore/ettaro per seminativi o per vigneti, o per oliveti ecc.) **La lettera h individua alcune tra le attività legate a interventi di miglioramento fondiario per la tutela e la valorizzazione ambientale ai sensi Art. 7, comma 1 lettera c all'interno dei quali (in quanto Miglioramento fondiario in senso lato o propriamente dominicale) si individuano anche gli interventi sul patrimonio edilizio storico, quelli per consentire la stabilità di versanti con sistemazioni storiche e il ripristino di queste (lunettamenti, ciglionamenti, bonifiche di pianura), quelli per garantire la mobilità nel rispetto della morfologia esistente. Tutte attività che oltre all'incremento previsto possono consentire ulteriore considerazione all'interno della valutazione dei Piani di Miglioramento agricolo ambientale. 1.2.8 Territorio rurale e disciplina delle ARPA Nel territorio rurale sono contenute le Aree di Rilevante Pregio Ambientale (Arpa) che i comuni sono tenuti a specificare e perimetrare in sede di Piano Strutturale. Tali aree recepiscono i perimetri delle aree b,c,d, della DCR 296/88 e vengono ridefinite come sistemi omogenei in base alla loro caratterizzazione. Nel Comune di Manciano sono presenti sette ARPA (SP.26-Saturnia-,SP.30-Sovana-,SN.32-Poggiobuco e Morranaccio-, S.40-Marsiliana-, PN.45-Torre di Montauto-, P46- La Capita-, N 44-Vulci-) alcune a prevalente struttura Storico-Paesaggistica, altre Naturalistica, Storico-Naturalistica e Paesaggistica. Dall’apposizione I criteri per la definizione degli interventi vanno rintracciate in alcune linee guida con le quali si individuano azioni da precludere e altre da consentire. Azioni da Precludere: Nuove espansioni urbane Nuove infrastrutture a rete, villaggi turistici, serre fisse, manufatti che alterino la morfologia dei luoghi. Vegetazione in contrasto con le caratteristiche intrinseche Varianti Urbanistiche ai sensi art.1, quarto comma L.R.25/97 contrastanti con il carattere delle ARPA Alterazione di elementi tipici della morfologia (sterri, riporti) e della sistemazione fondiaria Riduzione degli acquiferi 23 Interventi di scarico e riporto di materiali estranei Azioni da consentire: Applicazione dei contenuti della L.R. 25/97 solo per imprenditori agricoli Applicazione della L.R.76/94(Agriturismo) con esclusione di agricampeggio Valorizzazione delle ARPA con attività compatibili da definire in sede di Piano Strutturale anche con riuso del patrimonio edilizio esistente Ammodernamento della viabilità locale con messa in sicurezza della viabilità vicinale con adeguamento della segnaletica Costruzione di residenze rurali e annessi per imprenditori agricoli a completamento di nuclei esistenti Opere di sicurezza stradale e infrastrutturale a protezioen delle ARPA anche per protezione civile. I Comuni individuando il carattere della singola ARPA dettano specifiche norme che integrano le precedenti insieme alle disposizioni della L.R.25/97. 1.3 PATTI TERRITORIALI Lo stato di crisi economico occupazionale esistente nella maremma grossetana fin dalla fine degli anni 80 e la contemporanea crescita di sensibilità verso gli aspetti paesistico ambientali relativamente ai quali si sentiva l’esigenza di dare risposta con operazioni di velocizzazione di procedure al fine di creare nuove imprese, condusse gli enti locali e sostanzialmente la Regione Toscana e la Provincia di Grosseto ad avviare delle consultazioni per verificare quanta potenzialità fosse esistente nell’apparato produttivo locale al fine di creareo potenziare nuove imprese in nuovi settori collegati alla trasformazione di risorse primarie o inerenti la valorizzazione di fruizioni complessive del territorio. Il contemporaneo riconoscimento di porzioni della Provincia di Grosseto all’interno dell’Obiettivo 5b di cui al Reg. CEE 2081/93 e i relativi bandi usciti a scadenze successive durante il decennio 93/02 hanno indotto le amministrazioni locali a prendere coscienza di potenzialità inespresse attraverso la strumentazione urbanistica tradizionale. In tal senso nel 1996 veniva avviato un protocollo d’intese tra la Regione Toscana e la Provincia di Grosseto con il quale si decideva di procedere alla definizione di patti territoriali quali strumenti di concretizzazione dei progetti di sviluppo locale attraverso l’impegno comune di Provincia, Comuni, Regione e delle categorie economiche e sociali. In un protocollo d’intesa del 1996, successivo a quello richiamato, veniva deciso in modo concertato che attraverso lo strumento dell’accordo di programma si potesse procedere anche alla variazione degli strumenti urbanistici. Nell’anno 1997 tra la Provincia di Grosseto, la Regione Toscana e i Comuni interessati veniva sottoscritto l’Accordo per la realizzazione di progetti pubblici di particolare rilievo intendendo come di sostanziale interesse pubblico anche progetti avviati da porivati che avesero come fine la capitalizzaione locale el’incremento dei settori occupazionali con immissione di nuova forza lavoro. Quest’ultimo ruolo risultava particolarmente innovativo in quanto associava ad una strumentazione riguardante esclusivamente soggetti pubblici (accordo di programma ai sensi della L.142/90) il contemporaneo riconoscimento di iniziative private il cui interesse pubblico veniva riconosciuto come incremento della forza lavoro. A questo complesso di procedure venne dato il nome di Patto Territoriale per lo Sviluppo della Maremma Grossetana risultando di fatto l’atto finale di una serie di accordi e protocolli d’intesa stipulati tra le amministrazioni provinciali e regionali. Il Comune di Manciano interveniva sia nel settore dei progetti pubblici sia come soggetto proponente di progetti privati; in ques’ultimo caso agevolando la fase istruttoria di variantio il cui incarico erastato assegnato direttamente dall’Amministrazione provinciale. Nel 1997 risultavano chiari sia le potenzialità di attivare progetti pubblici sia quali di quelli privati raggiungesse sufficiente grado di cantierabilità per rispondere alla filosofia dell’intero Patto. L’amministrazione Comunale attivava le procedure per l’inserimento dei musei civici di Saturnia e Montemerano ( mai 24 realizzati per mancanza di fondi) nella rete del Parco Tematico della Civiltà Etrusca con un investimento complessivo di L.500.000.000 comprendente la totale ristrutturazione dei fabbricati, l’allestimento, le necessarie consulenze specifiche. I soggetti privati risultavano presenti con le seguenti potenzialità: • Soc. Terme di Saturnia- interventi di riqualificazione e ampliameto delle strutture termali e alberghiere, campo da golf da 18 buche-L.34.000.000.000/36 addetti fissi+20 stagionali • Tanturli Mirro- realizzazione di una RTA di mc. 2.000 collocata nel territorio rurale in loc. Molino di bagno. L.1.000.000.000/3 addetti • Detti M. Teresa- ampliamento agriturismo- L.300.000.000/1addetto • Agricola marsiliana srl.- attività agrituristica con 26 posti letto-L-1.800.000.000/1 addetto fisso+1addetto stagionale• Bernacchi Giuseppe- ampliamento di rustico per attività alberghiera-L 4.000.000.000/ 9 addetti (non realizzato) • Cont. Maurizio- 6 camere per agriturismo.-L.700.000.000/ 1 addetto fisso + 2 stagionali • Italservizi srl.- realizzazione di albergo per 15.000 mc in recupero-L.22.000.000.000-40 addetti fissi (non realizzato) • Di Virginio Valentina- ristrutturazione di volumi esistenti a fini turistico-alberghieriL.580.000.000-1 addetto fisso • Albergo Acquaviva ristrutturazione albergo e recupero volume-L.500.000.000/1 addetto fisso • Miani Pier Paolo- realizzazione di impianto di torrefazione orzo di 3000 mc. nel territorio rurale in loc le murella (non realizzato) • Nuti Umberto- recupero di volumetria agricola e nuova destinazione turisico alberghiera(realizzato)-richiesta di realizzazione di centro ippico(non realizzato)L.1.200.000.000- 2 addetti fissi • Montemerano snc- Recupero di volumi esistenti per struttura agrituristica con pertinenzesentierista per azienda faunistico venatoria e recupero volumi per attività agricola L.6.500.000.000- 12 addetti fissi • Azienda agraria agro-silvo pastorale in Montauto- Ampliamento e trasformaione di annessi in struttura turistico ricettiva-L.2.300.000-4 addetti fissi e 4 stagionali Contemporaneamente a queste richieste che formavano l’oggetto sostanziale del Patto, con relativo intervento di sostegno pubblico nella misura di finanziamento aggiuntivo, sono state avanzate ulteriori richieste le quali, pur non beneficiando di sostegno pubblico, hanno comunque usufruito di contestuale variante urbanistica. La differenza sostanziale è rintracciabile nella obbligatorietà di dar luogo a incremento di posti di lavoro per le aziende che percepivano il sostegno pubblico. Viceversa i privati che hanno esclusivamente beneficiato di variante urbanistica risultano i seguenti: • Marcelli Milena- recupero e trasformazione dei volumi agricoli esistenti per destinarli ad attività ricettive in loca Poggio Rocco di Manciano (non realizzato) • Bordo Angelo- Ampliamneto e trasformazione della preesistente struttura agrituristica in struttura alberghiera loc Poggio alle calle-realizzato con costituzione di oltre 20 posti letto • Piccini Eugenio- trasformazione di uhj alloggio residenziale in ristorante in loc Saturnia • Conti Roberto-recupero e trasformazione dei volumi esistenti con ampliamento per la realizzazione di una struttura turistico ricettiva in zona agricola per circa 40 posti letto in loc Ciavatta -Montemerano • Corpo bandistico di Poggio Murella – Costruzione sede in Poggio Murella (non realizzato) • Lembetti Fosca- adeguamento della struttura turistico-ricettiva esistente in Manciano (non realizzato); • Perna Gianfranco- ampliamento e trasformazione della struttura agrituristica esistente da destinare a struttura ricettiva in loc. Le Fontanelle • Ricci Nardina-recupero e trasformazione in albergo-ristorante del Casale il Poderino in Manciano 25 • • • • Albergo l’Oliveto-cambio di destinazione di locali esitenti da destianre ad ampliamento dell’attività in Montemerano Masi Lauro- Ampliamento dell’attività commerciale artigianale per restauro di mobili esistente in Saturnia Santinami Lucio e Roberto ampliamento attività Artigianale esistente in Manciano Vichi Italo- deposito e stoccaggio e rivendita prodotti ortofrutticoli e alimentari in loc. Pianetti di Montemerano 2 Le analisi territoriali e i sistemi di identità locale 2.1 Il metodo di indagine 2.2 Territorio e risultanti paesaggistiche 2.3 Evoluzione dei rapporti di produzione e assetto del paesaggio 2.4 Evoluzione dei sistemi insediativi e identità dei luoghi 2.5 Permanenze storiche e valori culturali diffusi 2.6 schede di territorio-catalogazione degli edifici sparsi nel territorio del comune di manciano 2.7 Valutazione delle relazioni identitarie nel sistema insediativo e paesaggistico 2.8 Sintesi e valutazione degli ambiti territoriali 2.9 La carta del rischio archeologico: un indicatore fondamentale 2.1 Il metodo di indagine La posizione geografica, insieme alle qualità geologica, idrologica, orografica e climatica di un territorio sono i fattori naturali e fondamentali nella nascita e lo sviluppo di una tipologia di paesaggio, quello che l’ulteriore fattore non naturale è la crescita tecnologica che l’uomo conquista durante la sua evoluzione storica. La storia consolida le tracce imposte con l’antropizzazione fino a farne assumere le caratteristiche di elementi invarianti. Gli insediamenti urbani, al loro impianto, si adattano alla conformazione naturale e così anche i collegamenti tra essi; la crescita delle Comunità, porta invece l’adattamento dell’intorno ai bisogni dei fruitori, si allargano i confini di pertinenza e nasce la gerarchia della rete stradale. La cultura e densità di una popolazione determina un diversa tipologia di sfruttamento delle risorse ambientali, la distribuzione della proprietà, l’ampiezza dei fondi e tipo di agricoltura attuato determinano il livello di impatto più o meno pesante sul paesaggio. Proprio questo aspetto si ritiene fondamentale per la configurazione degli elementi omogenei nelle diverse parti del comune in questione, la proprietà fondiaria nella sua evoluzione storica è determinante nella trasformazione che l’uomo impone alla parte di paesaggio che possiede. Le vicende legate alla proprietà fondiaria nel territorio mancianese sono rese graficamente tramite sei tavole, esplicative dei due momenti più importanti quali il ridisegno amministrativo e lo smantellamento della proprietà pubblica di fine del XVIII secolo e la riduzione dei latifondi nel 1950, questi vengono documentati nel subito prima, nel subito dopo. Le tavole risultano come la restituzione grafica di documenti storici, quali gli Statuti del XV secolo, le allivellazioni di fine ‘700, il Catasto Leopoldino del 1825 e le carte degli espropri e assegnazioni della Riforma fondiaria dell’Ente Maremma del 1950, come pure l’accorpamento e rilettura delle mappe antiche. La prima tavola è descrittiva della configurazione medievale del comprensorio come pressoché inalterata arriva fino alle riforme del ventennio 1766-87, la seconda tavola che illustra il Catasto Leopoldino del 1825, nella divisione della grande e media proprietà dà appunto la situazione alla applicazione di tali riforme, la terza enumera i latifondi creatisi al XX secolo e come furono espropriati e colonizzati lo si ricava dalla quarta tavola. 26 Le tavole numerate come quinta e quinta bis sono la verifica di ciò che perdura come patrimonio storico, sia nella identificazione di ogni singolo manufatto architettonico non urbano (per ognuno vi è, un numero idenificativo, al quale corrisponde una sintetica scheda storiografica riportata più avanti in questo testo), che nella verifica della rete infrastrutturale negli antichi percorsi con la attuale rete stradale. 2.2 Territorio e risultanti paesaggistiche La natura geografica (Natura orografica, idrografia ed altimetrica) Seppure in piccola parte è costituito da pianura, il territorio del comune di Manciano inizia dove la Maremma (intesa nel suo significato originale e cioè di pianura costiera) diventa rilievo collinare. Il confine amministrativo del Comune di Manciano si appoggia a segni ben definiti, genericamente possiamo dire che questi segni siano i medi tratti dei corsi dei fiumi Albegna e Fiora, ma in particolare, sul lato dell’Albegna, il confine è spostato in avanti sul greto del Torrente Fiascone, mentre sul lato del Fiora, in due punti, è arretrato, prima rispetto al territorio di Pitigliano e va a cadere sui letti di due affluenti minori del fosso di Montenero e di quello di Catarciano, e più in basso la separazione con il Comune di Farnese è data dalla linea che passa sul Fosso Gamberaio, sale il crinale che unisce le vette del Monte Bellino e del Monte della Passione e scende sul fosso dell’Argentiera. La natura geologica delle rispettive rive è talmente differente che ciò si riflette sulla morfologia orografica e quindi sul portamento degli affluenti: quelli di destra del fiume Fiora hanno un tratto breve e quindi poco influente nella configurazione territoriale, gli affluenti dell’Albegna invece hanno percorsi importanti; lunghi e con numerosi piccoli affluenti, chiamati fossi o botri. Le linee di confine che uniscono i tratti segnati dai due fiumi si appoggiano in parte a questi affluenti minori, così nella parte verso il Monte Amiata, il confine ha un andamento tortuoso, cioè si stacca dal torrente Fiascone, si allaccia ad una strada vicinale, arriva al torrente Butria, lo percorre fino alla sorgente, passa su un piccolo tratto dell’Albegna, risale il Follonata, e passa da una sorgente all’altra di due rigagnoli del Fuliggine ed ancora dalla sorgente del Tegone fino all’incrocio con un’altra strada vicinale che arriva finalmente al Fiora; questo confine ha una natura così varia, fatta di piccoli torrenti e strade secondarie allacciate da linee non riconducibili a segni geografici inconfutabili, che durante le varie ristrutturazioni amministrative quali il distacco della Bandita di Murci nel 1787, l’assorbimento di San Martino nel 1928 e lo scorporo di Catabbio per la creazione del nuovo Comune di Semproniano del 1963, è stato rivisto e variato. Il confine verso la costa, invece si appoggia a linee codificate in epoca medievale, i territori di Marsiliana, Santa Barbera e Montauto erano di proprietà pubblica, questo ha portato alla determinazione di un segno ben marcato: il collegamento dall’Albegna al Fiora passa sulla strada del Cutignolo, attraverso una viabilità minore si allaccia al torrente Ripiglio e dal suo sbocco nell’Elsa lo segue a ritroso fino alla sorgente, da qui passa sul greto della Scaroncia e finisce su una strada, che nel XVIII secolo era segnata dai termini di confine con lo Stato pontificio. Rilevante importanza hanno i corsi degli affluenti dell’Albegna in quanto essi sono significativi elementi geografici del Comune mancianese, come segnali di separazione di pertinenze territoriali; di maggior rilievo storico sono i Torrenti Elsa e Stellata, i loro letti configurano le tre fasce altimetriche ma ancora di più i loro bacini comprensivi dei botri affluenti hanno sostenuto gran parte delle attività produttive delle diverse corti, sia per l’irrigazione dei campi come per la macinazione delle granaglie. L’antropizzazione Le pianure irrigue generate dai due torrenti sopra nominati sono appunto, le prime aree ad essere colonizzate, e così dove il fiume Albegna riceve, rispettivamente, gli affluenti Elsa e Stellata, in epoca etrusca, nascono due Comunità agricole; Caletra-Marsiliana e Aurina-Saturnia, tali città nascono nei punti rilevati a dominio dei campi. 27 Con il fenomeno dell’incastellamento, che parte dall’VIII secolo, sono popolati i siti collinari più interni, ciò nasce dal fatto che nel medioevo, gli agricoltori in fuga dalla campagna insicura si ritirano sulle colline e alzano le loro abitazioni attorno alla casa del signore che offre protezione in cambio di forza lavoro. Nei secoli l’agglomerato cresce e viene fortificato ed ha come pertinenza un piccolo territorio chiamato Corte. La limitazione territoriale di queste corti ha significato, dal momento che ogni agricoltore per aver salva la vita è costretto a passare la notte entro le mura del proprio paese, i confini sono appoggiati prevalentemente ad elementi geografici, e si può affermare che in sé la Corte per la sua piccola estensione è da considerare un’omogenea Unità di Paesaggio. I primi documenti storici che attestano l’avvenuta costruzione dei castelli e borghi del mancianese parte dai primi decenni dell’XI secolo e tali realtà insediative si consolidano fino al XIII quando si arriva al massimo di frazionamento circoscrizionale dell’attuale territorio comunale: 1 Palmule: il castello è nominato in pochi documenti del XII secolo, al suo abbandono, il comprensorio è assorbito dalla vicina Saturnia. 2 Saturnia: l’antica città etrusca, distrutta e ricostruita dai romani, nel basso medioevo è anche sede vescovile, la sua Corte si allarga, a sud, fino alla riva destra dello Stellata. 3 Poggio Murella: nel sito dove i romani hanno costruito delle strutture idrauliche di supporto alla colonia della vicina Saturnia, sopravvive una piccola Comunità di agricoltori, l’abitato è tanto piccolo che non ha nè chiesa tantomeno recinzione muraria difensiva. 4 San Martino: attorno alla chiesa, forse fondata dai vescovi lucchesi, sono costruite poche case, ed anche qui non viene alzata nessuna cerchia muraria, a poca distanza, oltre il Fiora vi è la città vescovile di Sovana, San Martino è parte della Corte. 5 Montemerano: la pertinenza della piccola Corte di Montemerano si estende tra il bacino del fiume l’Albegna ed il torrente Stellata. 6 Manciano:la vista che si ha dal colle di Manciano ha la prerogativa di spaziare su gran parte della costa, questo ruolo di sentinella della maremma è alla base della nascita e dello sviluppo del piccolo castello militare che domina una Corte fatta di colline con poche zone pianeggianti. 7 Scarceta: la posizione vicino all’attraversamento del fiume Fiora ne fa, anche di esso, un castello dall’importanza strategica militare, la riva destra del fiume è la sua pertinenza. 8 Scerpena: si ritiene che il toponimo abbia origini etrusche, i torrenti Elsa e Ripiglio sono i confini naturali. 9 Marsiliana: Il castello sorge poco distante dalle rovine della Caletra Etrusca, le sue terre sono quelle della piana dell’Albegna. 10 Stachilagi: nasce a dominio delle colline dell’Elsa, il toponimo è la corruzione di Castello dell’Aquila, vicino vi è costruito il monastero della Selva. 11 Santa Barbera: non è accertata la localizzazione del sito dell’antico castello di Santa Barbera, seppure il toponimo resti legato ad un gruppo di casolari sulla strada che dall’antico Vulci risale verso Manciano. 12 Montauto: la posizione di dominio ne fa un perfetto avamposto d’osservazione della costa. Le piccole corti vengono assorbite nelle Comunità A distanza di un secolo, complice il calo demografico dato dalla peste del1328 e la cruenta lotta di conquista della Maremma vinta da Siena, sopravvivono pochissime delle Comunità medievali; Manciano e Montemerano conoscono un incremento di popolazione dato dall’arrivo dei profughi dei castelli smantellati, mentre Saturnia, San Martino e Poggio Murella conservano ognuna un numero esiguo ma costante di abitanti. Questa nuova situazione sociale porta ad una ridefinizione delle pertinenze territoriali delle corti: Saturnia, assorbendo la Corte di Palmule, allarga i suoi confini oltre il fiume Albegna, ma queste terre entrano nella proprietà statale, la piana fertile del torrente Stellata diventa oggetto di contesa 28 con i montemeranesi che dal 1410 al 1460 ne entrano in possesso, nella stessa Corte convivono due Comunità Poggio Murella e Saturnia. San Martino è un Comunello della contea Ursinea, il suo confine con la Corte di Saturnia, solo per un tratto si affida all’elemento naturale del torrente Fuliggine, poi sale fino a Poggio Murella attraverso una linea di alberi segnati o cippi lapidei, chiamati termini, e proprio a Poggio Murella “il Termine” diventa il toponimo di un gruppo di case. Montemerano è all’interno della Diocesi di Sovana, Manciano è parte di quella di Castro, la riscossione di tributi ecclesiastici è il motivo principale che mantiene invariata la linea di confine delle due corti, seppure non sia legata a ben definiti elementi geografici, di contro nel XV secolo la Corte montemeranese conosce la massima riduzione: con la restituzione dei terreni della piana dello Stellata e l’avanzata di Pereta oltre il Fiume Albegna. La Corte cresce ed è necessario nel 1569 creare la bandita di Petrella con parte della Dogana e parte della Corte di Manciano Manciano espande la sua Corte vi vengono annesse quelle dei distrutti castelli di Scerpena, Scarceta, Stachilagi, Marsiliana e Montauto diventando così il capoluogo amministrativo di un vasto territorio, ma di fatto, le terre oltre il bacino del Torrente Elsa, entrano nella proprietà pubblica, seppure a diverso regime di conduzione. Scerpena e Scarceta diventano le bandite di Santa Barbera, aree di pascolo, prima le rendite sono affidate alla Corte di Manciano, poi sono sottoposte alla Dogana dei Paschi di Siena che controlla la transumanza che dal Casentino e dall’Appennino pistoiese, ed ha nella Maremma il punto di arrivo per lo svernamento delle mandrie di bovini. Marsiliana (che ha inglobato la Corte, prevalentemente collinare, di Stachilagi), insieme a Montauto hanno una parte pianeggiante con una maggiore resa nella cultura cerealicola diventano così una immensa proprietà statale a natura agricola. Il confine naturale sul letto del fiume Fiora da tempo è stato arretrato a favore dei pitiglianesi e poco sotto anche parte delle terre di Scarceta, nel versante sud del Monte Bellino vengono assorbite dalla città di Castro nello Stato Pontificio, questa porzione ha una continuità di appartenenza alla stessa Diocesi ma il fatto di essere accorpata in un altro Stato renderà impossibile il recupero della sovranità. Al passaggio della Maremma sotto il governo fiorentino dei Medici 1555, la gestione del territorio viene impostata, prima su una fase conoscitiva attuata con l’invio di visitatori ufficiali, poi in base ai loro rapporti è tentata la ripresa economica agricola incentivando l’impianto di poderi portando i contadini sulle terre da coltivare, nel mancianese viene perimetrata a cavallo delle corti di San Martino, Saturnia, Montemerano e Manciano una nuova Comunità a statuto speciale, la Commenda di San Pietro (1588), in questi anni sono costruiti i primi casolari extra moenia, (e l’abitato dei Poderi) ma la piaga endemica della malaria è una delle cause che porta al fallimento dell’iniziativa. La presa d’atto dell’inattuabile recupero delle aree depresse economicamente porta in seconda battuta al distacco di questi territori dal controllo statale delegandolo ad alcuni nobili fiorentini che possano garantire la stessa quota che le Comunità curtensi avrebbero versato come entrata tributaria, il beneficio che ne ricavano i nobili suddetti è la possibilità di incamerare ogni possibile guadagno suppletivo che i comunisti erano obbligati a versargli. Così per il fatto che, nel 1592 Saturnia diventa Marchesato ed è affidata agli Ximenes d’Aragona e nel 1650 San Martino diventa feudo dei Bourbon del Monte, il territorio mancianese viene diviso nella giurisdizione con la linea di separazione che passa sul torrente Stellata; lo stesso si verifica anche con la riva sud del Torrente Elsa dato che anche la Tenuta agricola di Marsiliana diventa una proprietà privata della famiglia Medici (1593) che verrà poi alienata ai Corsini(1761). 29 TAV. 8a - Un Comune di Piu' Corti (Superficie Amministrativa, Dogane e Bandite, Strade Doganali, Insediamenti Storici, Elementi di Continuita' Storica e Territoriale) (1:35.000) Di fatto non cambia la condizione generale e la Maremma cade in un immobilismo, scosso alla fine del settecento quando l’azione riformista del Granduca Pietro Leopoldo interviene con cambiamenti radicali. Anch’esso usa il metodo della indagine conoscitiva inviando osservatori, la tavola 8a è la restituzione grafica della suddivisione delle corti al momento della visita di Giovanni Muller, la sua descrizione fotografa le corti e le ripartizioni interne come consolidamento di pertinenze statali, comunitarie e private, avvenuto fin dal medioevo, un attimo prima che venga riveduto (le esatte perimetrazioni sono state realizzate con notizie tratte anche dagli statuti cinquecenteschi). La diversificazione del paesaggio si palesa in base a tali antiche suddivisioni ancora legate alle corti medievali, ma non minore è l’influenza delle infrastrutture che collegano tali organismi territoriali alle realtà confinanti: e su questo argomento è doveroso dire che la Maremma già dal basso medioevo è sganciata dalle rotte internazionali delle merci, e la causa prima è l’impaludamento della costa e l’abbandono dei transiti sulla Via Aurelia in favore della Via Cassia-Francigena oltre il Monte Amiata. Le Comunità maggiori di Manciano e Montemerano condividono il destino di terre di frontiera a ridosso dello stato pontificio ma sono anche circondate dagli stati cuscinetto delle contee Ursinea e Sforza, e dallo Stato dei Presidi, ciò inibisce qualsiasi contatto e la libera circolazione delle merci e della popolazione. Il fenomeno che ne nasce è quello di una economia di autoconsumo, ossia qui non si incrementa la produzione agricola perché il mercato (Paganico) dove smerciarla è troppo distante, in questa ottica le uniche arterie extra territoriali diventano le strade della Dogana per la transumanza, il mancianese è la stazione finale di tre distinte Dogane che corrono parallele ai corsi dei fiumi Albegna e Fiora. Tali strade Dogane per la loro natura di infrastrutture destinate prevalentemente agli animali hanno percorsi distanti dai centri abitati e lungo i greti di fiumi, il fatto di essere percorse da mandrie le rende larghe e battute quindi agevoli, e quindi effettivamente sono il reale collegamento delle piccole Comunità con l’esterno ed il riferimento di tutti i percorsi locali. Un unico comune, la campagna abitata L’Editto del 1783 riunisce le piccole corti in una grande nuova Comunità (dapprima Manciano e Montemerano vengono unite con Capalbio, poi quattro anni più tardi è aggiunta anche la Corte di Saturnia) , la eccezionale monumentalità del pretorio è uno dei motivi della scelta di Manciano come capoluogo. Nell’occasione vengono ridefiniti anche i confini comunitari, scambi di territori tra le Comunità portano la linea amministrativa a passare su corsi fluviali, Scanzano acquista la pertinenza (oltre che del Comunello di Murci) di parte della ex Dogana di Saturnia sulla riva destra del Fiascone, ma perde la parte oltre l’Albegna della Corte di Pereta, così come anche la parte di Marsiliana sulla riva destra dell’Albegna entra nella giurisdizione di Magliano. La misura della cura che pone il Granduca austriaco nell’attuazione del progetto di ristrutturazione del proprio stato è data dalla ridefinizione delle circoscrizioni diocesane attuando addirittura uno scambio con lo stato pontificio di cessione di Onano e Proceno in cambio dello slacciamento di Manciano e Capalbio dal vescovato di Acquapendente. Lo smantellamento della proprietà pubblica è un’iniziativa che il Granduca attua dietro suggerimento dei suoi consiglieri, ciò inizia come distribuzione dei terreni bonificati delle paludi grossetane, e viene estesa anche nelle terre salubri dove l’agricoltura non è sviluppata. La vera innovazione è l’introduzione di un nuovo concetto di proprietà dove in un’unica figura vengono riuniti tutti i diritti gravitanti sul bene immobile, che nel medioevo erano separati e permettevano il godimento del terreno in proporzione al lavoro su di essi compiuto, ma senza competenza su tutto ciò che costituiva frutto spontaneo, quale il pascolo ed il taglio del bosco. 30 Riguardo alla riunione del diritto di pascolo alla proprietà si ha il caso del Marchese Ximenes che per ottenerla nella sua bandita di pian di Palma, nel 1680, sborsa 200 scudi all’Uffizio dei Paschi, e qualora, un secolo dopo, nel 1780 ciò è regolamentato come diritto e non più come eccezione il discendente ne richiede il rimborso. Le aste pubbliche non investono solamente le terre statali ma vengono vendute anche le proprietà comunitarie all’interno delle bandite, tra il 1780 ed il 1786 sono documentate le assegnazioni delle porzioni di Pian dei Casali, Pietrella, Banditella, le Secchete, Banditaccia, Usi, Perla e Campo Lombardo, come la Dogana di Manciano e Santa Barbera. La vendita delle terre pubbliche non ha l’unico scopo di far entrare moneta nelle casse granducali, ma parte dal reale interesse allo sviluppo della Maremma, come si evince dal fatto che le terre non vengono vendute in blocco a grandi proprietari, ma parcellizzate ed assegnate soltanto ai residenti delle corti in questione, la vendita delle Bandite di Santa Barbera risulta un’eccezione in quanto gli assegnatari sono tutti provenienti dalla Comunità di Sorano, in effetti sono vecchi frequentatori dell’area in quanto percorrendo la strada Dogana del Fiora, alle Pergolacce uscivano dalla propria ed entravano nella Comunità di Manciano, ed agli uffici dei Paschi delle Secchete, pagavano la fida per le loro bestie che qui lasciavano brade dal 30 novembre ai primi di maggio. Una porzione non indifferente di terreni non viene venduta all’asta questo perché nell’uso del suolo era già in mano a privati o enti religiosi, come per la parte della dogana (tutta quella di Montemerano e parte di quella di Pereta e Manciano) che nel 1825 è in mano al Monastero di Vallombrosa. Anche della Corte di Saturnia non si conosce l’affidamento a privati ma questo è rintracciabile nel fatto che fino al 1783 restano in piedi i feudi con la delega della gestione. La popolazione si riappropria del proprio territorio ed ogni titolare è maggiormente motivato alla conduzione del proprio bene, dato che nella conduzione agricola questo è libero da ogni interferenza dovuta ai vari diritti di pascolo, etc. TAV. 8b -La Proprieta' Fondiaria: Infrastrutture ed Insediamenti al Catasto Leopoldino (1:35.000) L’osservazione della distribuzione fondiaria censita dal Catasto Leopoldino conferma che la proprietà delle maggiori famiglie si allarga nelle ex aree pubbliche demaniali e comunitarie; ogni insediamento (seppur piccolo, quali Poderi e Poggio Murella) mantiene ancora la propria pertinenza con i residenti titolari delle terre più vicine. Tra le medie proprietà rientrano anche le bandite di Santa Barbera, ma è da notare il fatto che, fose per ragioni fiscali, per le grandi porzioni vi sono consorzi di titolari ed in parte hanno affittato al Principe Corsini. I grandi feudi di Marsiliana, Montauto e Saturnia vengono liberati dai vincoli medievali ma di fatto restano dei latifondi sotto gli stessi proprietari nobili fiorentini. Il popolamento della campagna, è incoraggiato tramite l’incentivo a costruire case coloniche con la detrazione fiscale del quarto della spesa di costruzione, questo è recepito con successo. TAV. 8c-La Proprieta' Fondiaria tra le Due Guerre (Latifondi, Fattorie e Media Proprieta') (1:35.000) Ai primi del novecento è emersa una classe borghese di origine agraria, i rappresentanti delle maggiori famiglie risiedono in paese, quali gli Aldi a Manciano. La conduzione delle grandi proprietà a quest’epoca si differenzia a secondo dell’organizzazione stabilita dal proprietario: la fattoria è coltivata da una classe bracciantile che vive nei casolari sulle terre che lavora ed è partecipe dei frutti del proprio lavoro, questo tipo di conduzione è attuata in 31 special modo, dalle famiglie residenti a Pitigliano quali i Ciacci che ottengono il titolo di marchesi comprando le terre dei Panciatichi Ximenes (questo titolo ha la prerogativa che non si cede per linea ereditaria ma è legato al titolo di proprietà di un marchesato), ed oltre a Pian di Palma hanno la Fattoria di Acquaviva, Pianetti, Cavallini e Poggiofoco. Anche i Pinelli sono di Pitigliano, loro è la Fattoria delle Pergolacce. La tenuta è invece lavorata da salariati, non residenti sulle terre, che vengono ingaggiati di volta in volta a seconda delle necessità stagionali, è il caso di Marsiliana ancora in mano ai Corsini di Firenze e Montauto che è passata nella enorme proprietà dei Marchesi Gugliemi. TAV. 8d - Gli Effetti della Bonifica Fondiaria dell'ente Maremma (Legge 841 del 21 Ottobre 1950) (1:35.000) Contemporaneamente alla nascita del latifondo, si genera un movimento contadino insurrezionale per l’esproprio delle terre con i primi moti del 1903-1904, nel secondo dopoguerra tale movimento trova una sua organizzazione nella creazione delle Cooperative che ottiene dei buoni risultati ottenendo terre al Santarello e vicino Sgrillozzo. Il movimento rivoluzionario nascente viene pacificato con l’intervento governativo che vara la legge sulla riforma fondiaria, l’impatto nel territorio del Comune di Manciano ha grande rilevanza ogni latifondo viene ridimensionato, la parcellizzazione delle terre determina il passaggio da colture estensive ad intensive. L’innovazione rispetto alle bonifiche ottocentesche è l’intervento statale dell’avvio delle aziende e l’obbligo che viene imposto agli intestatari dei fondi di risiedere sulla proprietà, a garanzia del reale godimento e sfruttamento delle potenzialità agricole. Per la porzione più lontana dai centri abitati vengono fondati dei Borghi di Servizio come punti di approvvigionamento e di aggregazione della Comunità dei nuovi coloni, sulla Strada Statale 74 nascono Marsiliana, Sgrillozzo e Sgrilla. Le altre porzioni della riforma invece trova riferimento nei già esistenti centri abitati così la Comunità del Santarello ai Poderi, quella della Parrina a Montemerano, quella di Pian di Palma a Saturnia. Il paesaggio cambia notevolmente, l’unica eccezione risulta la tenuta di Montauto dato che i nuovi proprietari, i conti Guglielmi sono sottoposti all’esprorio di altri immobili della loro immensa proprietà che dalla foce del Fiume Fiora scende a macchia di leopardo fino a Tarquinia e attraversa l’Appennino fino al litorale Adriatico. 2.3 Evoluzione dei rapporti di produzione e assetto del Paesaggio Le Bandite, dai Romani al Medioevo La nascita delle Comunità medievali del mancianese ha origine in epoca romana: i cittadini, con i loro schiavi, in fuga dalle invasioni Barbariche si rifugiano nelle loro fattorie lontane dalla città. La società medievale che si evolve è quella dove il Signore (Cavaliere) si pone a capo di piccole Comunità di contadini (pedoni) che ripagano la protezione tramite tributi in natura o in giornate lavorative. Il territorio sul quale vivono è diviso in due parti, la parte dei “pedoni” più prossima all’abitato e quella Dominica del Cavaliere più esterna; l’esiguo numero di abitanti fa sì che non tutte le terre messe a disposizione, dal Signore, possono essere coltivate, così la quota non distribuita diventa “bene comune”, il suo utilizzo è regolato annualmente tramite il pagamento di tributi alla Comunità, vengono chiamate “bandite” proprio per la consuetudine dell’assegnazione stagionale tramite gare d’asta. Il passaggio dalle signorie feudali (Aldobrandeschi, Orsini, Baschi) ai comuni cittadini (Siena) al Granducato ( Medici di Firenze) non muta tale assetto, la proprietà Dominica, diventa statale, si 32 chiama Dogana ed è gestita da un organo (Offizio dei Paschi) deputato alla riscossione dei tributi (Fide), le rendite delle Bandite invece sono incamerate dalle Comunità. Il mancianese è la landa terminale di un percorso di transumanza che parte dall’appennino pistoiese ed in esso si trova quindi il distaccamento degli uffici tributari addetti al censimento (Calla) delle mandrie in arrivo. Tale fenomeno produce un tipo di paesaggio che gradatamente dal centro abitato al limite di confine vede diminuire l’apporto umano di coltivazione, secondo tre ben distinte zone: la prima detta dei domesticheti a contatto con le mura urbane è intensamente coltivato ad orti, vigne, e frutteti, il fatto che in questi appezzamenti sia i lavori che le raccolte si alternano tutto l’anno vengono recintati per difendersi dalle intrusioni delle mandrie che pascolano nelle terre con colture cerealicole che hanno alcuni mesi di pausa lavorativa specialmente d’estate. Le aree dei seminativi, dove a raccolto ultimato il contadino deve lasciare il campo ai proprietari dei diritti sui frutti spontanei (diritto di spiga, pascolo e legnatico) costituisce generalmente la fascia intermedia tra le zone degli orti e quelle più esterne dei pascoli e dei boschi. Nel medioevo la proprietà è disgiunta dalla produzione spontanea o coltivata: vari soggetti sono titolari dei diversi diritti sullo stesso bene e quindi possono affittarli separatamente come ad esempio il diritto di caccia, di pascolo, di tagliar legna, di semina o di raccogliere le spighe lasciate dopo la mietitura, lo studio di tali circoscrizioni e diritti sono regolamentate dagli statuti, come le perimetrazione delle Bandite, la possibilità di recintare gli appezzamenti etc. TAV . 8e - Evoluzione della Rete Infrastrutturale Viaria (1:35.000) Una diversificazione delle colture predominanti è la conseguenza naturale della popolazione animale al pascolo: la strada Dogana del Fiume Fiora è in un certo qual modo la progenitrice dell’attuale asse stradale (Strada Regionale 74) che unisce Orvieto al mare, da qui arrivano le mandrie dalla contea ursinea e dello stato pontificio dirette ai più economici pascoli toscani. Le mandrie provenienti da oltre la Fiora sono costituite prevalentemente da bestie porcine e la loro presenza è la ragione dell’evoluzione del paesaggio intorno alla collina di Manciano dove il patrimonio boschivo è stato conservato in special modo nelle querce produttrici di ghiande con un a forte selezione delle piante arbustive del sottobosco elemento di disturbo nel libero vagare degli animali. La strada Dogana del Fiume Albegna assorbe le mandrie transumanti dallo stato senese e dalla contea montana di Santa Fiora, dai quali arrivano sia ovini che bovini (l’etimologia del torrente Mazzabu è proprio legata alla difficoltà di attraversamento di tali animali). La presenza dei mulini nel torrente Stellata rende economicamente compatibile la coltivazione cerealicola nelle corti a nord del Torrente Stellata, ciò ha anche il pregio, con il fenomeno della rotazione delle colture, di convertirlo in pascolo per le greggi ovine, un tipo di transumanza in movimento, di bestie leggere che non pressano il terreno; la presenza di pecore, alternata a campi seminativi è la ragione del progressivo disboscamento dell’area come avviene anche nelle parti pianeggianti delle tenute di Marsiliana e Montauto. La fida al pascolo è economicamente vantaggiosa ma come contrappunto ha la impossibilità di coltivazione di specie di pregio, così nella piccola Corte di Montemerano, i proprietari scelgono la chiusura al pascolo delle loro terre privilegiando la coltivazione intensiva dell’olivo e della vite come attestato dalla relazione Gherardini del 1640. Il Comune di Capalbio è la meta finale delle due strade Dogane ma queste hanno un collegamento già nella fascia delle Bandite di Santa Barbera dove le mandrie bovine pascolano brade per lunghi tempi di allivellazione all’interno della macchia mediterranea Il Catasto Leopoldino 33 Nel XVIII secolo l’impegno del granduca Pietro Leopoldo per la ripresa economica della Maremma si esprime con atti governativi che puntano essenzialmente all’incentivazione della proprietà privata smantellando il grande demanio che soffocava l’economia di tutta la regione. L’iter procede per tappe, il primo passo è la vendita all’asta delle terre per piccole porzioni, poi si riuniscono i vari jus alla proprietà, in ultimo si incentiva l’insediamento sui fondi tramite sgravi fiscali per la costruzione di fabbricati rurali In ogni podere viene a riproporsi lo schema a bersaglio con l’orto a stretto contatto con il casolare, poi i campi seminati ed oltre, nella parte più lontana il pascolo o il bosco . L’azione granducale è una svolta epocale per la Maremma ma si ferma quando riguarda i grandi feudi assegnati ai nobili della Corte fiorentina: i latifondi rimangono, seppure liberati dai vincoli feudali; addirittura il principe Corsini allarga la sua tenuta di Montauto prendendo in affitto (Livello) parte delle bandite di Santa Barbera. Nel Comunello di San Martino i feudatari Del Monte lasciano ogni diritto, mentre gli Ximenes restano titolari solo della Bandita di Pian di Palma. La compilazione del Catasto è lo strumento che documenta la situazione fondaria, il limite di tale strumento fiscale è dato dal fatto che viene censito solo del reale fruitore del bene, cioè quando l’immobile è in affitto non si nomina il reale proprietario. Tale documento è compilato a meno di mezzo secolo dalla unificazione delle corti in unico comune, l’analisi delle origini dei proprietari rivela che i confini sedimentati nei secoli ancora si mantengono. LE FATTORIE ed il lavoro bracciantile-mezzadrile Ad un secolo di distanza della redazione del Catasto Leopoldino si è evoluta una classe di proprietari terrieri con medie e grandi proprietà, ogni fattoria è sede di una Comunità di braccianti mezzadri, residenti sulle terre che lavorano sotto il controllo del fattore. La distinzione tra Tenuta e Fattoria sta nel diverso tipo di appoderamento cioè come parcellizzazione interna: la tenuta ha un minimo indice di densità abitativa mentre la fattoria con tutti i suoi poderi mezzadrili costituisce un tipo di insediamento sparso, una Comunità di braccianti con famiglie ospiti di case coloniche. L’ENTE MAREMMA, le Aziende Agricole Con l’attuazione della riforma fondiaria, controllata dall’organismo dell’Ente Maremma, si conclude un processo che per gradi ha portato il bracciante a diventare proprietario delle terre sulle quali lavora fino all’evoluzione in imprenditore. Nuove tecnologie vengono impiegate nella produzione agricola, il trattore ed altre macchine agricole, che diventano fondamentali nel lavoro giornaliero. 2.4 Evoluzione dei sistemi insediativi e identità dei luoghi I terreni pianeggianti vicino al fiume Albegna in prossimità dell’imbocco dei torrenti Elsa e Stellata sono colonizzati prima dagli etruschi e poi dai romani, Marsiliana e Saturnia sono gli organismi urbani che nascono e da qui si espande l’attività agricola. I Castelli Nel primo medioevo, le sparute Comunità di pastori si ritirano sulle alture, gli abitati che fondano conoscono una lenta evoluzione di fortificazione che porta dalle palizzate lignee alle costruzioni di torri e strutture in pietra in difesa dei piccoli insediamenti, è questo il fenomeno dell’incastellamento che dura dall’VIII al XII secolo; una selezione naturale, legata a mutamenti di condizioni umane e potere politico porta all’abbandono di alcuni castelli in favore di altri. Le Terre Murate 34 Manciano e Montemerano sono gli unici castelli che, nel XIV secolo, conoscono una continuità di frequentazione e si espandono in due distinti momenti. Manciano, in alto la rocca d’avvistamento ed il primo cerchio murario, Il borgo nasce a Sud, più in basso ed ha come fulcro la piazzetta Matteotti, punto di arrivo delle direttici territoriali da Marsiliana (Via Aurelio Saffi), da Capalbio e verso la rocca (via Roma), da Pitigliano Castro e Montemerano (Via Borgo lungo nel primo tratto dalla piazzetta Matteotti fino all’imbocco della salita della Rampa). Nella lotta tra le fazioni Orvieto-Siena, Capalbio è in potere dei nemici, la strada che vi conduce ha un calo di transito e per questo viene inibita la espansione del borgo su questa direttrice cioè verso Sud. Nel 1489 l’abitato raddoppia e si alza una nuova cerchia difensiva. Montemerano, la contrada ancora chiamata castello è il primo nucleo, la sua prima espansione è in basso ed è difesa dalla seconda cerchia di mura nel 1407, la terza espansione recintata è collegata alla costruzione del 1430 della chiesa di San Giorgio. Il circuito murario di Saturnia, che percorre la linea del pianoro, ha origine nell’epoca romana, e nel mediovevo risulta molto sovradimensionato rispetto all’esiguo numero di abitanti, mai in crescita, dato che la pozza delle acque calde è un ambiente adatto alla proliferazione della zanzara anofele, anche nel periodo invernale, la colonizzazione operata da Siena nel 1460 attraverso una Comunità di famiglie lombarde, fallisce nell’arco di mezzo secolo. I villaggi degli agricoltori XV – XVIII secolo Per la coltivazione delle terre più distanti dai centri abitati si sviluppano piccoli agglomerati di case coloniche ravvicinate. San Martino e Poggio Murella condividono la natura di agglomerati casuali di case costruite attorno ad antiche preesistenze, rispettivamente la chiesa e le strutture idrauliche romane di servizio a Saturnia. Il piccolo borgo delle Capanne nasce, nel XV secolo, da un proprio, seppur piccolo, progetto urbano che prevede chiesa e carceri. L’abitato sparso dei Poderi di Montemerano, nasce nel 1588 con la fondazione della Commenda di San Pietro. Tali insediamenti non risultano però secondari, nel XIX secolo ai Poderi ed al Poggio e vi risiedono famiglie quali Ciani, Detti e Zammarchi titolari di grandi proprietà terriere. I Casolari XIX secolo La campagna viene popolata da casolari la cui localizzazione è prevalentemente sui rilievi collinari maggiormente ventilati. La designazione di capoluogo comunitario porta l’abitato di Manciano ad espandersi e vengono costruite le prime case fuori dalle mura, sulla strada che porta alla chiesetta della Santissima Annunziata e diventerà l’attuale Via Marsala. Primo Dopoguerra Manciano si espande verso ovest, la sistemazione della Piazza Garibaldi, la scuola, la villa l’Ospedale, il parco, il quartiere residenziale dove alcune case emergono per il gusto Liberty (Area delle famiglie Borghesi) Montemerano, l’espansione urbana procede verso il luogo detto la Croce dove passa la strada delle Collacchie Saturnia, fondamentalmente invece rimane ancora un paese di case coloniche seppure strutturato sul disegno urbano Romano e poi rinascimentale del 1460 di Mastro Luca da Bagnacavallo. Poggio Murella e Poderi i piccoli gruppi di case si saldano creando agglomerati più o meno compatti 35 Nelle campagne nascono le fattorie con la casa massaricia di rilievo architettonico con edifici di servizio quali le stalle, ricovero degli attrezzi e abitazioni dei dipendenti, quasi dei piccoli borghi, più distante le più misere case dei braccianti sulle terre dei padroni da coltivare. Secondo Dopoguerra La Comunità mancianese si divide in due: una agricola che vive e lavora nelle aziende dell’Ente Maremma e l’altra inurbata che lavora nell’estrazione mineraria e nelle attivita amministrativa e del terziario. La linea di confine dei lotti diventa la strada sulla quale vengono costruite le case dei nuovi coloni, più vicino possibile per meglio allacciarle alle reti di Acqua e elettricità, elementi puntali sono i Consorzi e Cooperative Marsiliana prevale su Sgrillozzo e Sgrilla Manciano si sviluppa su Via Marsala fino all’arrivo della piazza della chiesetta della Santissima Annunziata, l’antico abitato è perimetrato dalle strade di circonvallazione, a San Carlo e San Giovanni nascono le zone residenziali perlopiù costituite da ville. 2.5 Permanenze storiche e valori culturali diffusi La campagna nel medioevo risulta un luogo ad alto fattore di rischio per le abitazioni isolate, chi lavora nei campi preferisce pernottare al sicuro all’interno delle mura cittadine. Dall’VIII al XIII secolo le uniche emergenze architettoniche che popolano il paesaggio sono i fortilizi con le torri di avvistamento, un particolare esempio sono quelle di Stachilagi e Scarceta che per la specificità di essere costruite a fasce alterne di mattoni rossi e pietra chiara vengono denominate “semaforiche”, mentre la torre romanica di Scerpena è l’unica a portamento cilindrico. Nel XIV i piccoli fortilizi sono distrutti e abbandonati, gli unici edifici isolati restano le chiesette rurali (tredici nei pressi di Montemerano documentate nel XVII sec.), i mulini, i fontanili e le fornaci, dell’esistenza di tali manufatti si conosce dalla consultazione dei pochi documenti pervenutici quali gli Statuti e le “Visite” degli osservatori inviati dai Medici. La necessità di risiedere più vicino possibile alle terre da coltivare porta, nella zona alto collinare, la popolazione a risiedere nei “Villaggi Aperti”: gruppi di case coloniche raggruppate. Gli organismi abitativi di Poggio Murella e San Martino sono documentati fin dal XII secolo, non conoscono ampliamenti, ma il solo fatto di mantenere una piccola Comunità è comunque un successo per l’epoca. Nel XV nasce da un piccolo progetto urbano Poggio Capanne il disegno d’impianto è simile ai quartieri quattrocenteschi di Manciano (a ridosso di Piazza Garibaldi) e Montemerano, rispettivamente quello su piazza Garibaldi tra la casa della Misericordia la chiesa di san Leonardo e quello a ridosso di porta del Rosario. L’insediamento a villaggio aperto è quello che risulta più efficace nel XVI secolo, difatti nel 1588 il governo mediceo tenta l’impianto di una nuova Comunità agricola nel Mancianese, i casolari sparsi costruiti nella Corte di Manciano vengono abbandonati, il piccolo agglomerato di case coloniche nella Corte di Montemerano invece si evolve fino a diventare l’attuale abitato dei Poderi L’impianto di casolari sparsi nel mancianese conosce quattro momenti distinti. Nel XVII secolo all’interno della fascia dei domesticheti montemeranese sono numerati 31 poderi, invece vicino a Manciano i poderi costruiti alla fondazione della Commenda di San Pietro del 1588, sono diventati ruderi abbandonati. Il primo e reale censimento di tutti gli edifici disseminati nell’ampio territorio mancianese è il Catasto Leopoldino che dimostra l’efficacia degli incentivi, dati nel 1783, a costruire nuovi casolari nelle terre ex demaniali. Ai primi del Novecento nelle grandi fattorie, i casolari dei fattori quali Cavallini (con la scuola e la chiesa) Pergolacce Pianetti ed Acquaviva vengono ampliati con numerosi annessi intorno all’aia centrale, nelle terre le abitazioni dei mezzadri risultano meno accessoriate. 36 Con la riforma fondiaria del 1950, in tutto il territorio comunale vengono costruite 292 nuove case coloniche e ristrutturate 218. Il podere riproduce la struttura della vecchia casa colonica con una scala esterna che conduce al piano di abitazione, vengono studiate varie tipologie di casa colonica per essere adatte ai differenti climi e terreni. Sulle arterie di maggior scorrimento sono localizzati gli edifici di supporto alle attività agricole quali consorzi e cooperative. Il fenomeno che ha investito negli ultimi anni il territorio mancianese è quello dell’agriturismo dove la tradizionale attività agricola viene accompagnata a quella ricettivo turistica, questo è dovuto al forte richiamo del polo termale di Saturnia. Il fenomeno dell’agriturismo avrebbe un buon sviluppo anche nella piana di Marsiliana che è poco distante dal mare, ma il maggior problema è la quantità di acqua disponibile abbassata dal fenomeno dal cuneo salino che rende inutilizzabili, ai fini turistici, le acque estrattive. 2.6 Schede di territorio-Catalogazione degli edifici sparsi sul territorio del Comune di Manciano TAV. 8f- Carta dei Valori delle Aree Rurali, le Emergenze Storico Culturali del Territorio (1:35.000) Gli edifici, presenti nel territorio del Comune di Manciano, sono qui sotto catalogati; il metodo di indagine si è avvalso della verifica dei vari siti documentati nelle testimonianze storiche quali gli Statuti del XV secolo, le visite del XVI-XVII secolo e le mappe antiche, oltre al Catasto Leopoldino del 1825. 1l primo elenco riguarda le emergenze dei centri abitati, le quali sono state catalogate in base al concetto stesso di presenza e verificabilità senza riferimenti catastali anche perché alle tav.5 queste sono dotate già di specifica individuazione. Si è aggiunto come presenza anche gli elementi più recenti che testimoniano il grado di raggiunta complessità del centro abitato stesso. Simbologia e descrizioni: *Con l’asterisco sono individuate le emergenze monumentali individuate dall’architetto Marta Fioravanti **Con il doppio asterisco sono indicati i beni soggetti a a vincolo architettonico *** Con il triplo asterisco sono indicati I beni soggetti a vincolo archeologico PS non sono stati compresi nell’elenco I monumenti che sono esterni alle realtà urbane del comune di Manciano quali: (***) Necropoli del Puntone - (Provedimento di tutela diretta ai sensi della L 1089/1939 o del DLgs 490/1999, Titolo I; Identificativo univoco regionale 90530140232, Saturnia , NCT, F. 40, part. 31,33,43,46,47,77) (***) Castellum Acquarum - (Provedimento di tutela diretta ai sensi della L 1089/1939 o del DLgs 490/1999; Identificativo univoco regionale 90530140231, Poggio Murella , NCT, F. 62, part. 231 ) (***) Villa e terme di Poggio Murella - (Provedimento di tutela diretta ai sensi della L 1089/1939 o del DLgs 490/1999; Identificativo univoco regionale 90530140082, Poggio Murella, NCT F. 61, part. 7; F. 62, part. 227(in Parte), 229, 230) uliveto di banditella, (***) Resti Archeologici del Bagno Santo - (Provvedimento di tutela diretta ai sensi della L 1089/1939, art.21 o del DLgs 490/1999, art. 49; Identificativo univoco regionale 90530140289, Bagno Santo Prato grande , NCT, F. 23, part.23; F.25, part.1, 4, 5, 6; F. 26, part. 24, 27; F. 41, part.1; F. 42, part. 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 10, 11, 12, 14, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 23) (**) Podere Pelagone - (Provedimento di tutela diretta ai sensi della L 1089/1939 o del DLgs 490/1999; Identificativo univoco regionale 90530140086, Marmosine , F. 235, part. 38 in parte ) (**) Podere la Marmosina - (Provvedimento di tutela diretta ai sensi della L 1089/1939 o del DLgs 490/1999; Identificativo univoco regionale 90530140087, Marmosine, F. 235, part. 21 ) (**) Mulino del bagno - (Provvedimento di tutela diretta ai sensi della L 1089/1939 o del DLgs 490/1999; Identificativo univoco regionale 90530140084, Saturnia , F. 75, part. 207, 150 ) 37 MANCIANO 1) Cassero Senese 2) Cinta Muraria a) Torre b) Porta Fiorella c) Torre d) Torre e) Porta di Sotto f) Torrione. 3*) Chiesa di S. Leonardo(Prepositura) 4) Chiesa di S. Lucia 5) Chiesa di S. Giovanni 6) Chiesa di S. Sebastiano 7) Casa della Misericordia (ex chiesa di S. Andrea) 8*) Chiesa dell’Annunziata (Oratorio) 9) Piazza Madonna della Pace 10) Torre dell’orologio 11) Casa di Costante Battiloro 12) Casa di Bartolomeo Piazai. 13) Frantoi 14) Edificio Scolastico «Pietro Aldi» 15) Monumento a Pietro Aldi 16) Fontana monumentale 17) Casa Aldi 18) Biblioteca 19*) Casa Meus -Museo di preistoria e protostoria della Valle del fiume Fiora. 20) Palazzo Sadun 21) Le Muretta 22) Villa Teresa 23) Monumento ai Caduti e Parco della Rimembranza 24) Ospedale Aldi Mai 25**) Villa Aldi-Maj (Provedimento di tutela diretta ai sensi del DLgs 42/2004; Identificativo univoco regionale 90530140080, Via Trieste n°18, NCEU F. 156, part. 110, sub 1,2) 26) Mattatoio e lavatoi 27) Fonte di Rispollo 28) Parco Mazzini 29) Cimitero comunale 30) Complesso scolastico Paride Pascucci 31) Piazza della rampa 32) Conventino 33) Monumento ai Caduti 34) Casa di riposo per anziani 35) Consorzio agrario36) Caseificio 37) Stadio di calcio Niccolai 38 38) Palazzetto dello sport 39) Madonna della neve 40) Fonte Mancianese MONTEMERANO 1**) Castello (Casa dell’Alfiere Fausto Grassi) (Provedimento di tutela diretta ai sensi del DLgs 42/2004; Identificativo univoco regionale 90530140319, Piazza Castello, NCEU F. 114, part.300) 2) Chiesa dell’Assunta 3*) Chiesa di S. Lorenzo e Campanile(Pieve) 4) Casa Carli 5) Fonte 6) Porta 7**) Cinta Muraria (F. 114 part. E F G D) a) Porta del Rosario b) Porta 8*) Chiesa di S. Giorgio 9) Porta San Giorgio 10) Frantoi 11) Chiesa del Rosario 12) Ospedale della Madonna delle Nevi 13) Chiesa di S. Margherita (chiesa del Melograno) 14) Lavatoi pubblici «I Pozzini», magazzini comunali. 15) Fontana 16) Monumento ai caduti 17) La Croce 18) Fonte Leopoldina 19) Cimitero 20**) Chiesa della Madonna del Cavalluzzo (Provvedimento di tutela diretta ai sensi della L 1089/1939 o del DLgs 490/1999; Identificativo univoco regionale 90530140082, , NCEU F. 114, part. A) 21) Stadio **) Casa **) Casa **) Avanzo di torre medievale **) Casa **) Casa **) Torre cinta muraria (Provedimento di tutela diretta ai sensi della L 1089/1939 o del DLgs 490/1999; Identificativo univoco regionale 90530140085, Saturnia , F. 114, part. 163 ) SATURNIA 1) Cinta Muraria 2) Porta Romana 3) Porta di Fonte Buia 4) Porta Senese o Porta Fiorentina 5) Porta dell’Inferno o Porta Orbetellana 6) Porta di Fonte Cenciola. 7) Porta di Fonte Nuova o Porta Grossetana. 8) Resti di un edificio pubblico 9) Bagno secco 10) Scavi 39 11) Resti di fognature 12) Rocca 13*) Chiesa di S. Maria Maddalena 14) Chiesa di S. Biagio 15**) Palazzo del Podestà-Casa Ximenes (Provedimento di tutela diretta ai sensi della L 1089/1939 o del DLgs 490/1999; Identificativo univoco regionale 90530140083, Saturnia , F. 58, part. 161 ) 16) Magazzini 17) Fontana 18) Lavatoi 19) Monumento ai Caduti 20*) Museo archeologico di Saturnia 21) Fonte Buia 22) Fonte Nuova 23) La Croce 24) Cimitero 25***) Antica città di Saturnia - (Provedimento di tutela diretta ai sensi della L 1089/1939 o del DLgs 490/1999; Identificativo univoco regionale 90530140290, Saturnia , NCEU F. 58, part. 1, 2, 4, 15, 19, 20, 23, 24, 25, 26, 27 in parte, 28, 31, 32, 42, 61, 67, 69, 70, 91, 92, 93, 94, 95, 96, 100, 131, 133, 139, 156, 244, 246, 247, 248, 249, 250, 252, 317, 366, 367, 378, 382, 385, 386 ) POGGIO CAPANNE 1)* Chiesa di S. Elisabetta (della Visitazione) 2) Fonte 3) Casa del 1577 4) Forno. 5) Cimitero POGGIO MURELLA TERMINE POGGETTO POGGIO 1) Chiesa di S. Giuseppe 2) Fontanella 3)Lavatoi pubblici - Museo Storico della Filarmonica 4) IL BASSO Case Zammarchi IL GREPPO. LA TORRE 5) Torre Capraia 6) Cimitero S. MARTINO SUL FIORA 1) Chiesa di S. Martino 2) Fonte. 3) Fontana 4) Il poderone 5) Scuole 6) Cimitero PODERI DI MONTEMERANO 40 Poderi di sotto Castelletto Santarelli Case detti 1) Chiesa di S. Maria degli Angeli 2) Scuola 3) Lavatoi Case Ciani Podere Monti fonte. MARSILIANA 1) Castello di Marsiliana 2) Dispensa 3) Belvedere 4) Banditella (***) Strutture databili al VI-VII secolo a. C. riferibili al centro di Kaletra (Provedimento di tutela diretta ai sensi della L 1089/1939 o del DLgs 490/1999; Identificativo univoco regionale 90530140230, Uliveto di Banditella , NCT F. 206, part. 101 in parte, 102, 103 in parte, 104 in parte, 108 in parte, 109 in parte, 302 in parte, 305, 307, 309 in parte, ) 5) Magazzini del Camerone 6) Edicola Sacra 7) Chiesa S. Maria Regina del Mondo 8) Scuole 9) Cimitero 10 ) Stadio MANCIANO Per Manciano si ipotizza che sia stato un praedium romano (fattoria), come la desinenza ano fa supporre. La prima testimonianza documentale è del 1188 quando tra le proprietà dei Vescovi di Sovana vi sono le chiese di S. Andrea e di S. Angelo rispettivamente dentro e fuori le mura del Castrum Manzian. All'interno della Contea Aldobrandesca poi dei Orisinea, nel 1416 si sottopone a Siena, la quale rinforza la rocca e alza le mura. Nel 1783 divenne il capoluogo di una comunità che comprende quelle di Montemerano, Capalbio e poi Saturnia. Da allora è seguita una continua crescita urbana. 1) Cassero Senese- Situato nel punto più elevato del colle del paese (444 m s.l.m.). Nel 1188 quando Manciano viene nominata per la prima volta doveva essere costituito da una torre d’avvistamento inglobata poi nella ristrutturazione senese nei primi decenni del XV secolo. Una planimetria delle fortificazioni del XVI sec. ne rappresenta la pianta. Dal XVI al XVII sec. rimase abbandonata come la cisterna ed i magazzini all’interno. Nel 1773 iniziò il restauro che cambiò l’orientamento, spostando l’entrata del lato ovest al lato sud sull’attuale piazza Magenta. Nel 1901 un incendio distrusse l’archivio all’interno della torre, che nel 1935 fu sopraelevata rispetto all’edificio. Attualmente è la sede del Municipio e recenti restauri hanno restituito le decorazioni settecentesche. 2) Cinta Muraria - La costruzione delle mura fu decisa nel 1489 alzando un circuito lungo 1784 canne (circa 5200 metri) nel percorso erano disposte sei torri cilindriche. La planimetria delle mura nella sua forma originaria è rappresentata in una pianta del XVI sec. (B.N.C.F., Piante ed Armi...., Palatino E.B. 15.6) a) Torre - censita nel Catasto Leopoldino a metà del XIX sec. fu inglobata nel tessuto edilizio. b) Porta Fiorella - ad essa è affiancato un torrione, è l’unica porta rimasta delle due originarie; l’arco è sormontato dallo stemma del comune di Manciano disegnato nel 1929 dall’arch. Lorenzo Porciatti. 41 c) Torre - censita nel Catasto Leopoldino e nel XIX secolo inglobata in abitazioni private. d) Torre - ai suoi lati, nelle mura del XV sec. sono state aperte le finestre delle case ad essa addossate. e) Porta di Sotto - ad essa era collegato un torrione inglobato nel tessuto edilizio già all’epoca del Catasto Lepoldino. Vicino alla porta vi era una cisterna ristrutturata nel 1780. f) Torrione - censito nel Catasto Leopoldino il suo abbattimento fu previsto già dal P.R.G. del 1886 e compiuto nel secondo dopoguerra. 3) Chiesa di S. Leonardo - Nominata nello Statuto di Manciano del 1522, ad essa era annesso un cimitero. Nelle visite del XVII sec. si descrive che all’interno vi era un fonte battesimale medievale, un organo ed otto benefizi ai quali dovevano corrispondere altrettanti altari. Nel Catasto Leopoldino non compare né il campanile né l’abside in forma circolare entrambi presenti in una foto del 1911. Una lapide all’interno ricorda i restauri del 1929, mentre la ristrutturazione del campanile e l’apposizione della facciata in pietra sono del 1932. Nella piazza a fianco della chiesa agli inizi del XIX sec. al posto del cimitero fu sistemata una cisterna d’acqua piovana e nel 1913 su di essa una fontanella poi divelta. 4) Chiesa di S. Lucia- Nominata nello statuto del 1522, di proprietà della Comunità; è situata nella piazza della terra ma già nel XVII sec. versa in abbandono, tanto che nel 1778 viene definita casula nigram. Nel 1955 l’edificio religioso di proprietà municipale è ristrutturato completamente secondo forme civili e vi viene posto, prima l’ufficio postale e poi la biblioteca comunale. 5) Chiesa di S. Giovanni - Nel 1572 Monsignor Rasi descrive l’esistenza della Chiesa di S. Giovanni ricordata più volte nelle visite del XVII sec. e sede della compagnia laicale del SS. Sacramento. Un portale con arco a ogivale ricorda l’entrata dell’antica chiesa, la struttura dell’entrata è puramente decorative e non strutturale, questo la fa datare verso la metà del XV secolo proprio come il portale di San Giorgio a Montemerano. 6) Chiesa di S. Sebastiano - Nominata anch’essa nel 1572 ed in visite successive; anche di essa resta il nome legato ad una via, per i mancianesi la struttura sconsacrata è più conosciuta come stanza della musica. Un’altra chiesa della quale non si conosce l’ubicazione è quella di S. Angelo nominata nel 1188 fuori dal castello. 7) Casa della Misericordia - Nel 1188 viene nominata l’esistenza della chiesa di S. Andrea. Dal 1572 in poi la chiesa di S. Andrea è collegata all’ospedale costituito da «tre palchi e tre fondi». Nel 1930 l’edificio fu sostituito da quello della Misericordia che si affaccia su Piazza Garibaldi. 8) Chiesa dell’Annunziata - La sua esistenza è testimoniata fin dal 1615 dal Visitatore Corbinelli. La struttura della chiesa originariamente doveva avere un’aula di tre arcate ed un pronao esterno; un intervento successivo al 1824 (Catasto Leopoldino) ha unito i due corpi raddoppiando la lunghezza dell’aula e costruito il campanile, forse nel 1875 quando vi fu ripristinato il culto ed il pittore Pietro Aldi dipinge un’annunciazione in aggiunta a quella sull’altare. Negli antichi documenti la chiesa è chiamata anche dell’Incarcerata e nell’archivio parrocchiale si conserva un progetto di completa ricostruzione in forme moderne. Un recente restauro ha portato alla luce l’antico piano di calpestio, mettendo in luce la sopraelevazione nei secoli dell’antico piano della piazza. 9) Madonna della Pace – La Piazza della Madonna della Pace ricorda, nel toponimo, la cappella del cimitero del 1770 posizionato vicino all’attuale complesso scolastico e smantellato nel 1907 all’apertura del nuovo cimitero comunale. La chiesa è ricordata nel 1789 nel «Campione delle strade della comunità di Manciano» ed il cimitero è censito nel Catasto Leopoldino. Lo spiazzo è stato usato per fiere di bestiame e anche come campo di calcio, prima della sistemazione definitive del tratto urbano della Strada statale n°74. Nella rotunda di smistamento del traffico, nel 1983 viene eseguito e donato al Comune di Manciano, dallo scultore Sorri un cavallo in cemento armato. Nel 2008 la piazza è ripensata dall’architetto Milanese Rolando Gantes. 10) Torre dell’orologio - La prima testimonianza dell’orologio è del 1615, ma il palazzetto al quale era annessa è citato già nel 1572, in esso risiedeva il vicario, e vi erano annessi il granaio, la salaia, la stalla e la scuola. Del palazzetto della comunità fu prevista la vendita alla fine del XVIII sec. per finanziare la ristrutturazione della Rocca ma nel 1824 ciò non era ancora stato eseguito. Dalla torre partiva un rettifilo che si collegava alla Porta di sotto segnando il percorso dell’attuale via Roma, sulla porta di una casa di tale rettifilo è indicata la data del 1472 la cui costruzione è legata a quella della torre suddetta. Una lapide ricorda il plebiscito per l’unione del Granducato al nascente stato italiano. 11) Casa di Costante Battiloro- A metà percorso della ripida via Roma sul portale di fattura rinascimentale è inciso il nome del notaio di Manciano e la data del 1569, di fronte un altro portale con lo stesso stemma gentilizio è del 1650; il gradino ha incise delle lettere cancellate dal tempo. 42 12) Casa di Bartolomeo Piazai - Di fattura manieristica sono le due finestre ad edicola poste sulla facciata della casa sulla piazzetta S. Lucia. Quella che ha inciso il nome del proprietario ha un aggetto in pietra che serviva per estrarre il secchio dell’acqua dal pozzo sottostante. 13) Frantoi - Nominati fin dal 1572 e censiti nel Catasto Leopoldino attivi fino agli inizi del ’900. 14) Edificio Scolastico «Pietro Aldi» - Progettato nel 1893 dall’ing. Aldo Aldi. Nel 1866 lo stesso Ingegnere ha progettato lo sviluppo urbano del paese oltre il confine nord delle mura e la costruzione delle scuole è un primo passo che vedrà aggiungersi altri spazi ed edifici pubblici. L’anno precedente e cioè il 1 maggio 1892, il nuovo regolamento dell’arma dei carabinieri disciplina la presenza del corpo militare a livello locale, attraverso la localizzazione di Caserme in ogni comune italiano. La cultura fisica è uno dei cavalli di battaglia del ventennio fascista, a poca distanza dalle scuole viene alzata la GIL con la palestra comunale e classi per l’istruzione superiore detta Avviamento; dai primi del 1980 vi vengono ospitate le medie superiori. 15) Monumento - Eseguito dallo scultore Vincenzo Rosignoli nel 1911 in commemorazione del Pittore Pietro Aldi. La piazza era stata sistemata nel 1908. 16) Fontana monumentale - Mostra dell’acquedotto del Fiora fu eseguita nel 1913 dallo scultore Vincenzo Rosignoli. Nella decorazione compare una mano sinistra aperta, stemma di Manciano. 17) Casa Aldi - Casa natale del pittore Pietro dalla sua morte nel 1888 ospita una galleria con numerose sue opere. 18) Biblioteca - Censita nel Catasto Leopoldino dalla donazione della famiglia Morvidi la loro casa è stata adibita a biblioteca, al pianterreno vi era un frantoio. 19) Casa Meus - Censita nel Catasto Leopoldino ma all’epoca ancora in costruzione, l’imponente fabbricato vicino alla rocca aldobrandesca, nell’arco d’entrata è incisa la data del 1842. All’interno, nel 1985 è stato allestito il «Museo di preistoria e protostoria della Valle del fiume Fiora». 20) Palazzo Sadun - Costruito nel XIX sec. 21) Le Muretta - Nel 1911 fu deciso l’abbattimento delle mura quattrocentesche e sotto il piano di calpestio di via Nicotera (già Valle Piatta) furono aperte una serie di botteghe. 22) Villa Teresa - Costruita nel 1922 su progetto dell’architetto Corradini. 23) Monumento ai Caduti e Parco della Rimembranza - Una provvisione governativa emanata nel novembre del 1922 invita i comuni italiani a dedicare un parco o un viale alla memoria ai propri caduti nella prima guerra mondiale ed ogni albero viene dedicato ai soldati che hanno offerto la loro vita per l’Italia, spesso ciò è in abbinata ad asili per l’infanzia dove deve accrescersi il senso della patria e così nel 1924 viene eretto il monumento dello scultore Turillo Sidoni. E fa parte di un progetto urbanistico più ampio respiro che è legato alla costruzione di tutto un nuovo quartiere che prevede anche la sistemazione della Pineta e la Cedreta divise da una strada che conduceva assialmente al costruendo ospedale. Un’ulteriore ripensamento ed ampliamento del Parco della Rimembranza è realizzato nel 1956 su progetto dell’ufficio tecnico comunale prendendo ad esempio Piazza Borio di Piombino. 24) Ospedale Aldi Mai - Inaugurato il 7 novembre 1926 dalla donazione della famiglia Aldi e ristrutturato ed ampliato nel 1968 su progetto dell’architetto Giuliano Seri. 25) Villa Aldi-Gino Aldi Mai commissiona nel 1933, all’ingegnere romano V.Passeri, la moglie maddalena Ciacci, alla morte nel 1951 lascia l’edificio alla chiesa di San Leonardo, quindi nel 1954 vi viene istituita la casa del Fanciullo fino al 1963, quando vi è sistemato l’istituto tecnico per chimici. Ospita adesso un asilo religioso e convento femminile. (Provedimento di tutela diretta ai sensi del DLgs 42/2004; Identificativo univoco regionale 90530140080, Via Trieste n°18, NCEU F. 156, part. 110, sub 1,2) 26) Mattatoio e lavatoi - Costruiti nel 1913 come opere pubbliche nell’ambito del progetto dell’acquedotto del Fiora. Nel 1923 poi fu costruita la via Circonvallazione Sud, l’edificio del mattatoio ospita il commando dei vigili urbani, I lavatoi sono stati recuperate . 27) Fonte di Rispollo - Nominata già nello statuto di Manciano del 1522. In uso fino ai primi del ’900, oggi i ruderi della cisterna sono coperti della vegetazione.Poco distante vi è un’altra piccola fonte e cisterna; e sulla piccola costruzione che la sovrasta vi è un’immagine votiva di S.Antonio, patrono degli animali che venivano portati ad abbeverarsi. 28) Parco Mazzini - La creazione della via Circonvallazione Nord, nei primi anni ’70, come tratto urbano della strada statale n.74 fu l’occasione dell’ampliamento del parco pubblico e impianto di numerose conifere. 29) Cimitero comunale - Aperto nel 1907. 43 30) Complesso scolastico Paride Pascucci – Nel 1962 è varata, il 31 dicembre, la riforma della scuola media con l’obbligo di frequenza fino a 14 anni si decide a manciano di dotarsi di un nuovo edificio che abbia due distinti blocchi per ospitare il ciclo delle elementary e quello delle medie, il progetto è affidato all’architetto fiorentino M. Gori e viene inaugurato nel 1965. 31) Piazza della rampa – Il largo che si apre su via Marsala alla base della rampa viene ripensato come uno spazio per manifestazioni cittadine, il progetto è affidato all’architetto Alessandra Cappelletti e inaugurato nel 2003. 32) Conventino - Nominato nel 1789 nel «Campione delle strade della Comunità di Manciano» posto nell’attuale via del Mattatoio è l’unica testimonianza di quello che doveva essere un edificio religioso. 33) Monumento ai Caduti - Opera dello scultore Marcello Legaluppi eretto nel 1953. 34) Casa di riposo per anziani - Un grande complesso donato da Leto Morvidi costruito nel 1982 su progetto dell’architetto G. Seri. 35) Consorzio agrario36) Caseificio 37) Stadio di calcio Niccolai 38) Palazzetto dello sport 39) Madonna della neve - E’ nominate fin dal 1676, oggi residenza, la struttura è visibile all’inizio della vecchia strada che conduce a Poderi di Montemerano. 40) Fonte mancianese: Nominata fina dal1522come Fonte de la canella mancianese, un suo rilievo legato ad un progetto del 1913 per il recupero dei panni dei malati infetti è legato all’acquedotto di Iacini, recentemente è stata recuperate e restaurata. MONTEMERANO Per Montemerano si ipotizza dalla desinenza - (ano) che la sua origine possa essere legata all'epoca romana quando nel territorio vi erano numerose ville. La prima testimonianza documentale è dell’896 quando era dominio dell'Abbadia di S. Salvatore. Il primo nucleo era recinto da una cerchia di mura al quale si accedeva tramite l'arco che si affaccia sulla piazza del Castello. Nel 1188 era già costruita la chiesa di S. Lorenzo esterna alla prima cerchia. Dal XIII sec. al 1384 la famiglia dei Baschi di origine umbra furono i Signori di Montemerano. Nel XV sec. fu costruita una nuova cerchia di mura e la nuova pieve di S. Giorgio che nei secoli si è arricchita di opere d'arte. 1) Castello - È denominato Castello l’edificio che domina l’omonima piazza. Questa dovette essere la residenza della Famiglia Baschi. La torre che sovrasta l’abitato è stata costruita nel 1407 quando la città di Siena finanziò la fortificazione della rocca. Sul fregio di una delle due finestre ad edicola rinascimentali si legge «Questa è la casa dell’Alfiere Fausto Grassi et amici suoi». All’interno vi è una grande sala che tra il XV ed il XVIII, come si legge nello Statuto, doveva servire per le riunioni del consiglio dei cittadini. Una lapide ricorda la visita del Granduca Leopoldo a Montemerano nel 1844. Le stalle e la rivendita del sale erano ai piani inferiori, quest’ultima nel 1789 fu convertita a scuola. (Provedimento di tutela diretta ai sensi del DLgs 42/2004; Identificativo univoco regionale 90530140319, Piazza Castello, NCEU F. 114, part.300) 2) Chiesa dell’Assunta - Nel 1572 il Rasi descrive l’esistenza della Compagnia di S. Maria destinata al festeggiamento della Madonna d’agosto proprietaria di alcuni beni tra cui «un celliere sotto la chiesa», ciò è il primo riferimento della sua esistenza. Il Gherardini nel 1675 afferma l’esistenza di una chiesa dedicata al Nome di Gesù e solo nel 1710 è descritta la chiesa dell’Assunta vicino a quella di S. Lorenzo, in essa vi erano due altari ed in uno di essi vi era posta una tavola del quattrocento che veniva portata in processione (oggi in S. Giorgio). Già in abbandono nel 1834 il tetto fu distrutto dal crollo del campanile e nel 1842 venne interdetta. Al suo posto vi è oggi un edificio di abitazioni nel quale sporge quello che poteva essere l’abside della chiesetta. 3) Chiesa di S. Lorenzo e Campanile - La prima sua notizia è del 1188, il suo titolo di pieve di Montemerano le era già stato tolto nel 1382 dalla nuova Chiesa di S. Giorgio. Ristrutturazioni ed erezione di un nuovo altare nel XVI sec. sono supposte dalle descrizioni del XVIII sec. di alcune lapidi oggi scomparse. 44 Nel XVI sec. Divenne la sede di una compagnia laicale che manteneva la chiesa tramite le entrate di piccole proprietà. Nel 1714 si parla di murare meglio le sepolture all’interno. Nell’ambito del progetto di soppressione di numerosi enti religiosi nel 1780 la chiesa fu sconsacrata (nel 1824 il Catasto Leopoldino la censisce come chiesa). Oggi l’edificio ospita il Teatro di Montemerano. Notizie del Campanile con l’orologio si hanno dal 1615 e nel 1834 si sa dello smantellamento dello stesso per opera di un fulmine. 4) Casa Carli - Nel 1572 Monsignor Rasi descrive tra le proprietà della Comunità due forni che si affittano a 126 lire l’anno. Nel 1786 per 71 scudi Carlo Carli acquista «una stanza che fa parte del soppresso palazzo pretorio contenente 2 forni(A.S.F. Segreteria di Finanze, b.1049). Attiguo a piazza Castello, tale casa che si affaccia su una piazza detta del Forno. Nell’arco d’entrata vi è uno stemma gentilizio della famiglia Carli. 5) Fonte - Nel Catasto Leopoldino nel centro della piazza del Castello è censita una fonte. Nominata nelle «visite» del XVIII sec. fu ristrutturata nel 1913 e poi divelta. 6) Porta - L’accesso a piazza del Castello e quindi al primo nucleo di Montemerano era garantito da un grande arco a tutto sesto che a causa di lavori di rinforzo fu ribassato. 7) Cinta Muraria - Nel 1407 la repubblica di Siena finanziò la costruzione di una nuova cinta muraria inviando tre cittadini in veste di commissari. In essa si aprono due porte ed è difesa da tre torri cilindriche . Nella pianta di Montemerano del XVI sec. Sono evidenti le tre diverse cerchia di mura; la prima con tre torri scudate, delle quali ne restava una all’epoca del Catasto Leopoldino. La seconda cerchia è quella del 1407 con tre torri cilindriche e due porte a) la prima porta detta del Rosario tuttora ben visibile perché rifatta nel 1588 b) la seconda porta inglobata nel tessuto urbano rinascimentale La terza cinta muraria anch’essa con due porte senza fortificazioni cingeva gli orti e le stalle. 8) Chiesa di S. Giorgio - All’atto di vendita della corte di Montemerano a Siena nel 1382, Ranieri dei Baschi cedette anche «Il padronato della pieve di S. Giorgio e della Canonica di S. Lorenzo»; nella facciata della chiesa però una lapide commemora l’inaugurazione del 1430. All’interno le opere d’arte segnano la storia del monumento: l’aula fu interamente decorata d’affreschi, come quello del transetto sinistro che reca la firma del pittore Francesco e la data del 1491, e arricchita da opere come quelle attribuite al Vecchietta del S. Pietro ligneo e dell’Ancona del 1465 sul primo altare destro rappresentante l’Assunzione della Vergine. Nel seicento l’immagine interna della chiesa iniziò a mutare con l’apposizione degli altari in stile barocco; il primo a sinistra ha una pala del 1620 ed il Gherardini di tali altari nel 1675 ne conta dieci. Anche gli affreschi furono interamente coperti come si descrive nel 1717, quando si potevano intravedere solo dalla caduta di parti d’intonaco, anno stesso nel quale fu posto il drappeggio in stucco sull’arco trionfale. Nel 1734 fu ricostruito l’altare maggiore ponedovi una statua di S. Giorgio in luogo del polittico di Sano di Pietro. Pietro Speroni restaurò l’altare di S. Francesco nel 1756 e trentotto anni dopo fu costruito il palco per l’orchestra sopra la porta d’ingresso. L’immagine attuale è la somma dell’immagine rinascimentale con gli affreschi nuovamente scoperti e le opere disposte nell’aula più l’immagine barocca delle sovrastrutture in legno e stucco. Questa è il risultato dei restauri, svolti dal 1963 al 1970, quando fu rifatto interamente il tetto, posta una nuova pavimentazione in cotto al posto delle sepolture che dentro la chiesa si facevano, e posto un nuovo altare. Anche la facciata è stata restaurata ripristinando la finestra centrale originaria in luogo delle due aperte nel secolo scorso. 9) Porta San Giorgio - Successiva all’inaugurazione della omonima chiesa del 1430 e contemporanea all’incompiuto campanile ed al corridoio sopra la stessa porta che collegava la chiesa Pievana alla canonica di S. Lorenzo. Sopra all’arco esterno sono visibili due blasoni consunti dal tempo. 10) Frantoi - Nel 1488 una norma dello Statuto obbliga gli ufficiali a provvedere alla messa a punto ad ottobre degli edifizi dell’olio ed un’altra proibisce agli abitanti di macinare le olive se non ai verrocchi del comune. Nel Catasto Leopoldino vengono censiti ben due, uno in prossimità delle mura e l’altro in corrispondenza della Porta del Rosario. 11) Chiesa del Rosario - Nominata nella visita vescovile Spennazzi del 1640, il Gherardini nel 1676 afferma che in essa esistevano oltre all’altare del Rosario anche quello di S. Orsola istituito nel 1614. 45 Come molti altri luoghi religiosi fu soppresso nel 1780. Nel 1763 si conosce la sua ubicazione fuori dalle mura ma vicino alla città. Il Catasto Leopoldino la censisce come abitazione ed attualmente iglobato in edifici del 1920. 12) Ospedale della Madonna delle Nevi - Nel 1566 l’ospedale risulta proprietà dell’opera di S. Giorgio. Nel 1572 l’ospedale, posto vicino alle mura castellane, consisteva in una stanza contenente due pagliericci e le rendite di piccoli appezzamenti di terreni servivano al suo mantenimento, ad esso vi era annessa una piccola chiesa con un altare, fu soppressa nel 1780. Nel 1805 è descritta come aperta e ridotta ad uso di stalla, è censita nel Catasto Leopoldino (Sez. E, 848). Da Porta S. Giorgio esce la via dell’ospedale che ricorda la sua esistenza. 13) Chiesa di S. Margherita - Così viene nominata nella visita pastorale del 1596 ricordata dal Gherardini e nel 1714 col nome di chiesa del Melograno fino al 1778 anno in cui viene descritta «da ogni parte minaccia rovina»- È soppressa nel 1780 e censita come chiesa del Melograno dal Catasto Leopoldino ( Sez. E, 846). 14) Lavatoi pubblici «I Pozzini» - Costruiti nel 1913, oggi magazzini comunali. 15) Fontana - Con l’inaugurazione dell’Acquedotto del Fiora nel 1913 vicino alla Porta del Rosario fu posta una fontana simile alla fontana di Piazza Vittorio Veneto a Saturnia. 16) Monumento ai caduti - Una provvisione governativa emanata nel novembre del 1922 invita i comuni italiani a dedicare un parco o un viale alla memoria ai propri caduti nella prima guerra mondiale ed ogni albero viene dedicato ai soldati che hanno offerto la loro vita per l’Italia, spesso ciò è in abbinata ad asili per l’infanzia dove deve accrescersi il senso della patria, e di tutto il comune mancianese, proprio a Montemerano viene propsota questo abbinamento, compiuto nel 1928, sulla fronte dell’entrata è simboleggiato l’antico stemma della Famiglia Baschi che divenne il blasone del paese con il motto «EX SILICE FORTIOR, EX ADIPE UBERIOR» 17) La croce – La tradizione impone l’apposizione di una croce all’entrata di ogni paese, qui a Montemerano tale Croce in ferro ha avuto la dignità di toponimo di un quartiere, e durante le feste patronali del 23 aprile gli abitanti hanno ritrovato il modo di scontrarsi ritualmente secondo i tre raggruppamenti dati dall’apparteneza del Castello, del Borgo e della Croce che ben sottolineano lo sviluppo urbano del piccolo centro. 18) Fonte Leopoldina - Nominata nelle visite del XVIII sec. restaurata nel 1588. È «censita nel Catasto Leopoldino (Sez. E, 825) di proprietà della comunità di Manciano. Il nome della fonte è legato al granduca che visitò Montemerano nel 1844 e forse in quella occasione fu restaurata. Nel progetto dell’Acquedotto del Fiora si era prevista una ristrutturazione per lavarvi gli indumenti degli abitanti con malattie infettive. 19) Cimitero - Aperto ai primi del ’900. 20**) Chiesa del Cavalluzzo- La struttura della chiesa comprende un pronao, l’aula della chiesa, una sagrestia ed un campanile a vela, all’interno è decorate con stucchi barocchi, come laltare sul quale vi è una pala rappresentante la Madonna con il bambino, San Rocco e due angeli. E’ ricordata dal 1640, e rimane aperta fino al 1834. Lasciata in abbandono, nel 1994 è recuperata e restaurata. (Provedimento di tutela diretta ai sensi della L 1089/1939 o del DLgs 490/1999; Identificativo univoco regionale 90530140082, , NCEU F. 114, part. A) 21) Stadio **) Casa – Si notano tracce di architettura medievale e stemmi del XIV secolo, Piazza del Castello al N° 3 **) Casa- Si notano tracce di architettura medievale del secolo XIV, Piazzetta del campanile N°2 **) Avanzo di torre medievale **) Casa- Si notano tracce di architettura medievale Vicolo della Libertà **) Casa- Si notano tracce di architettura medievale. **) Torre cinta muraria (Provedimento di tutela diretta ai sensi della L 1089/1939 o del DLgs 490/1999; Identificativo univoco regionale 90530140085, Saturnia , F. 114, part. 163 ) SATURNIA L'origine di Saturnia è antichissima: Aurinia era il nome dell'abitato etrusco. Con la conquista romana nel 183 a.C. fu fondata la Colonia e cambiato il nome con quello in onore del dio Saturno. La città conobbe un grande sviluppo testimoniato dai numerosi reperti archeologici. La città venne poi abbandonata e saccheggiata dalle invasioni barbare, pochi abitanti continuarono ad abitare nelle case costruite sulle rovine delle case romane. La prima testimonianza nell'evo moderno è del 1070 quando fu sottoposta ai Conti di Tintinnano. Negli ultimi anni del XIII sec. vi stabilì la sua residenza la contessa Margherita Aldobrandeschi per la sua vicinanza ai bagni sulfurei. 46 Nel XV sec. Siena riuscì a convogliare a Saturnia numerose famiglie lombarde e romagnole. Furono recuperate le mura romane, la rocca, chiese e abitazioni e coltivate le terre ma per pochi anni, nel XVI sec. la città apparve di nuovo abbandonata. Anche il tentativo di erigerla in feudo affidandola nel 1593 ai Marchesi Ximenes non risolse la situazione di degrado. La rinascita del paese è dovuta ai Marchesi Ciacci che nel XX sec. promossero la ricostruzione della rocca, della chiesa e delle strutture termali. 1) Cinta Muraria - Costruita in opera poligonale, in blocchi di travertino impostati direttamente sul banco tufaceo seguendo il perimetro del pianoro per la lunghezza di circa 3 km, il suo innalzamento è databile intorno al 183 a.C. anno della fondazione della Colonia Romana di Saturnia. Nel 1462 al momento della colonizzazione vennero stanziati 1000 fiorini per la costruzione della cinta muraria, il recupero delle mura romane fu deciso da Mastro Luca da Bagnocavallo che seguì i lavori fino al 1471 quando furono posizionati i merli. Nel 1480 furono pagati i lavori a 5 lire per canna. Nel XVI sec. per mano d’anonimo ne fu data la planimetria totale nella quale vennero segnate le sei porte ed il torrione a pianta circolare posta vicino a Porta fiorentina oggi scomparso. Lo studio delle mura romane fu iniziato nel 1882 dal Pasqui che ne rilevò alcuni tratti. L’ultimo restauro è del 1994. 2) Porta Romana - Della porta di età romana si conservano gli stipiti in travertino, su uno dei quali sono state individuate tracce di un’iscrizione latina (C.I.L. XI 2674). Partendo da Roma passando per il Bagno a tale porta vi arrivava la scomparsa via Clodia della quale rimane un tratto di basolato. Nel 1954 furono consolidate le mura poligonali presso la porta. 3) Porta di Fonte Buia - Anche di essa si sono conservati parte degli stipiti della porta Romana. 4) Porta Senese o Porta Fiorentina - Anche di essa si conserva parte degli stipiti originali inglobati in consistenti resti di mura rinascimentali alte circa m 10. 5) Porta dell’Inferno o Porta Orbetellana - A sud delle mura sono stati individuati resti di una fognatura romana. 6) Porta di Fonte Cenciola. 7) Porta di Fonte Nuova o Porta Grossetana. 8) Resti di un edificio pubblico - Un pilastro con una semicolonna addossata pertinente forse ad un edificio pubblico romano di notevoli dimensioni. Secondo la tradizione orale a 5 m di distanza sembra siano stati ritrovati altri pilastri, rocchi di colonne e basi di travertino con lo stesso andamento. 9) Bagno secco - Resti di una grande vasca rettangolare in mura a secco di età romana. Il Catasto Leopoldino lo censisce come “Antico Bagno”. 10) Scavi - Nell’area urbana in prossimità di Piazza Vittorio Veneto a partire dal 1979 sono state condotte delle campagne di scavo che hanno portato alla luce i successivi stadi dell’urbanizzazione a Saturnia. Il più profondo è legato agli etruschi, con blocchi rettangolari in tufo e due basi circolari destinate a sostenere colonne lignee sul quale vi è uno strato omogeneo di distruzione del primo quarto del III sec. A.C. legato alla conquista romana. Pavimenti in opus signium del II sec. a.C. testimoniano l’età dell’impianto della colonia romana, e sulle fondamenta romane le strutture murarie rinascimentali. 11) Resti di fognature - Nel corso dello scavo di fondamenta di una casa in via B. Ciacci è venuta alla luce una fognatura romana tagliata nel travertino. Pozzi e cisterne sotterranee con copertura a botte sono stati individuati in molti punti della città come già il Pasqui nel 1882 vicino a Porta di Fonte Buia. 12) Rocca - In prossimità di Porta Romana sul punto che domina il piano compreso tra il torrente Stellata ed il fiume Albegna si erge l’abitazione della famiglia Ciacci costruita nel 1929 su progetto dell’architetto Passeri. Il progetto si è sovrapposto alla rocca rinascimentale del 1464 quando Roberto di Iacopo e Alberto di Michele de Arilli furono incaricati di restaurare la residenza che ospitò nel 1280 la contessa Margherita Aldobrandeschi e che per tre volte, nel 1299, nel 1398 e nel 1418 era stata saccheggiata come l’intera città. La sua pianta originale c’è data dalla mappa delle mura del XV sec. e dal Catasto Leopoldino. Le strutture difensive del 1464 sono i rivellini, due torri cilindriche con balestriere poste agli angoli di mura che difendevano l’area interna della rocca. Vicino, in parte interrata, vi è ancora una cisterna di età romana e si sono trovate nella zona fistule in bronzo. 13) Chiesa di S. Maria Maddalena - Nel 1188 tra i beni dei Vescovi di Sovana compare la pieve di Saturnia, forse la stessa ricostruita nel 1462 da Mastro Luca da Bagno Cavallo. 47 Siena per la ricostruzione donò una campana ed una tavola quattrocentesca di Benvenuto di Giovanni rappresentante la vergine ed il bambino tra i santi Sebastiano e Maria Maddalena prelevata dai Magazzini dell’Opera del duomo di Siena. Una lapide all’interno recava scritto «Per la Eccelsa S. di Siena fu restaurata Saturnia Anno d. 1461, at opera, et industrua di Mastro Lucha di Bartolo, Maestro di pietra sepolto qui A.d. 1485.» come ricorda il Pecci nelle sue «Memorie» del 1758. Alla chiesa era annesso il cimitero come si vede nel Catasto Leopoldino. L’attuale struttura è opera di ricostruzione del 1933 su progetto dell’Arch. V. Passeri come lo stesso campanile che è stato ricostruito nel 1955. 14) Chiesa di S. Biagio - Attualmente in rovina e ben visibile ad est dell’abitato oltre piazza Vittorio Veneto doveva essere stato costruito anch’esso nel 1460 ed ad esso era destinata una delle due campane richieste da Siena nel 1471. Nell’estimo del 1546 alcune terre erano affidate al titolo di tale chiesa e dovevano servire alla sua manutenzione. Nelle visite del XVII secolo è già descritto in rovina come nel Catasto Leopoldino. All’interno dell’abitato di Saturnia dovevano esistere altri due edifici religiosi che nel 1546 furono nominati nell’Estimo, la compagnia del Corpus Domini che aveva la sua sede in un edificio che comprendeva la chiesa di S. Croce e l’ospedale di S. Antonio, nella descrizione di quest’ultimo data dal Pecci nel 1758 l’accesso era dato tramite un loggiato al primo piano ove vi era una lapide latina. Entrambi gli enti dovettero essere soppressi nel 1780 e venduti dato che nel Catasto Leopoldino non vi è traccia. 15**) Palazzo del Podestà, Casa Ximenes - Nei capitoli di colonizzazione del 1462 Siena si impegnò a costruire anche la casa del Vicario. Nel 1471 il vicario fu sostituito dal Podestà, carica di maggior attinenza alla consistenza della popolazione. Nel 1475 Mastro Luca da Bagnacavallo in una lettera a Siena lamentava il mancato pagamento per l’edificio da lui costruito e in mancanza di ciò si accontentava del rimborso di tredici anni di affitto. Nel 1611 il palazzo come tutti i beni della comunità di Saturnia divenne proprietà dei Marchesi Ximenes. Esso si affaccia su piazza Vittorio Veneto all’angolo con via B. Ciacci, quello che all’epoca doveva essere il cardo romano della colonia. Ai lati dell’entrata esistono ancora due cippi romani con iscrizioni latine posizionati da Mastro Luca e descritti dal Pecci nel 1758. (Provedimento di tutela diretta ai sensi della L 1089/1939 o del DLgs 490/1999; Identificativo univoco regionale 90530140083, Saturnia , F. 58, part. 161 ) 16) Magazzini - Alle spalle del palazzo del podestà vi è un edificio che nel Catasto Leopoldino è descritto come magazzino ed annessi. 17) Fontana - Inaugurata con l’arrivo dell’Acquedotto del Fiora. 18) Lavatoi - Anch’essi facenti parte delle «Opere d’Arte» posizionate con l’attuazione del progetto dell’acquedotto nel 1913, simili agli stessi lavatoi di Poggio Murella e poderi di Montemerano. 19) Monumento ai Caduti-Una provvisione governativa emanata nel novembre del 1922 invita i comuni italiani a dedicare un parco o un viale alla memoria ai propri caduti nella prima guerra mondiale ed ogni albero viene dedicato ai soldati che hanno offerto la loro vita per l’Italia, innalzato nel 1924. 20) Museo archeologico 21)Fonte Buia - Ricordata in molti documenti fin dall’Estimo del 1546 e nel Catasto Leopoldino del 1824. 21) Fonte Nuova - Nel 1676 il Gherardini afferma che la popolazione di Saturnia usufruisce dell’acqua non buona di tre fonti tra le quali erano sicuramente Fonte Buia e Fonte Nuova sulla strada per Murci. 23) La croce – Nell’ottocento l’entrata ad un abitato è sempre segnata da una croce, in ferro. 24) Cimitero – La chiesa della Madonna della neve è già nominate nel 1546, ricordata nel 1640 e censita dal catsto lorenese. Dal 1926 vi è stato localizzato il cimitero di Saturnia. 25***) Antica città di Saturnia - (Provedimento di tutela diretta ai sensi della L 1089/1939 o del DLgs 490/1999; Identificativo univoco regionale 90530140290, Saturnia , NCEU F. 58, part. 1, 2, 4, 15, 19, 20, 23, 24, 25, 26, 27 in parte, 28, 31, 32, 42, 61, 67, 69, 70, 91, 92, 93, 94, 95, 96, 100, 131, 133, 139, 156, 244, 246, 247, 248, 249, 250, 252, 317, 366, 367, 378, 382, 385, 386 ) POGGIO CAPANNE Il piccolo borgo costituito da poche case intorno ad una piazza dovette essere fondato durante la colonizzazione senese di Saturnia del 1462, quando alcuni nuovi coloni decisero di stabilirsi più vicini alle terre a loro assegnate. 48 La prima testimonianza dell’esistenza dell’abitato è del 1477 quando venne incendiato. Nel 1664, la consistenza della popolazione, permette la autonomia parrocchiale della propria chiesa. Nel 1761 è descritto «Villaggio di fuochi dieci, sono le case fatte ad uso di Paese, e ben coperte.» censito nel Catasto Leopoldino (Sez. C, foglio I, Sviluppo A). – Chiesa di S. Elisabetta - È nominata nel 1592 durante la perimetrazione della Commenda di S. Pietro e ricordata nelle visite vescovili del 1596 e 1640. Ad essa era annessa la camera mortuaria come si vede nel Catasto Leopoldino. Il portale in pietra della facciata è del 1570, all’interno vi sono opere pittoriche del XVII sec. L’altare è stato consacrato nel 1948. A sinistra della chiesa vi era una prigione per i saturnini colpiti dalla giustizia. – Fonte - Al centro della piazza la fonte è segnata anche nel Catasto Leopoldino ma l’attuale è stata posizionata nel 1913. – Casa - Una pietra triangolare sulla porta segna al 1577 la data di costruzione ed all’interno vi è un affresco della stessa epoca. – Forno. – Cimitero - Nella visita pastorale del 1640 si parla di rifare il muro del cimitero. Esso è censito nel Catasto Leopoldino (Sez. C, 198 cimitero, 199-200 stanza mortuaria). - Scuola elementare: Inaugurata il 30 dicembre 1953. Vicino vi è un fabbricato anch’esso censito nel Catasto del 1824 (Sez. C. 204), che fino a pochi anni fa, aveva un campanile. Nel ’900 è stato costruito il nuovo cimitero. POGGIO MURELLA Nel Documento del 1188 dove si elencavano i beni della Diocesi di Sovana uno dei due mulini nelle acque del Bagno di Saturnia era stato donato da Bosnina de Monti Morilli, questo doveva essere il nome del luogo dove i romani avevano costruito strutture idrauliche per la Colonia di Saturnia e dove si rifugiavano gli abitanti durante gli assalti alla città. Motedrelle è poi nominata nella spartizione ereditaria della Contea Aldobrandesca nel 1216. Nel 1430 tra le proprietà della città di Siena nella Corte di Saturnia sono descritte Cierte tombe le quali sono muraglie antichissime et chiamansi, le murella. Il Gherardini nel 1676 afferma che la popolazione dei borghi delle Capanne e del Poggio insieme raggiunge 243 anime. Nel 1761 il borgo del Poggio è descritto Villaggio di fuochi venti sono fatte le case ad uso di Podere. Il Catasto Lorenese ne dà l’immagine di abitato costituito da vari nuclei di case rurali disposti su una strada principale che dalle Capanne, passando per il Poggio si divideva verso Saturnia e verso il Bagno. TERMINE - Il singolare nome di questo nucleo di Case è dovuto al fatto che sono alzate proprio all’interno della corte di Saturnia ma aridosso del confine con quella di Sovana, (Sez. D, foglio I, Sviluppo A), ed una pietra numerata, detta termine, oggi scomparsa ma ancora in situ all’epoca del catasto lorenese, distingue i due territori. POGGETTO - Nucleo di case presente nel Catasto Leopoldino (Sez. D., foglio I, Sviluppo B). POGGIO - All’epoca del Catasto Leopoldino esiste un solo fabbricato, (Sez. D, foglio I, Sviluppo C) ma nel XIX sec. con la costruzione della chiesa, diventa il centro di aggregazione sociale. 1) Chiesa di S. Giuseppe - Eretta intorno alla metà del XIX sec. da Giuseppe Zammarchi. 2) Fontanella - Posta nel 1913. 3) Lavatoi pubblici - Costruiti nel 1913 con l’apertura dell’acquedotto del Fiora attualmente ospitano la sede del Museo Storico della Filarmonica inaugurato nel 1993. IL BASSO - Nel Catasto Leopoldino è denominato Casa Zammarchi il luogo dove poche case si affacciano sulla piazzetta con un forno (Sez. D, foglio I, 202-203-206-207-208). IL GREPPO. LA TORRE - È chiamata La Torre una nuova contrada sorta dopo il 1824 nei pressi di un edificio romano. 4) Torre Capraia - Databile intorno al I sec. D.C. I ruderi della struttura cilindrica sono costruiti in pietra (opus reticulatum) e mattoni, faceva parte del complesso legato al rifornimento idrico della colonia romana di Saturnia. Nell’Estimo di Saturnia del 1546 è nominata come torre capraia, forse per l’uso di ovile che se ne faceva. È censita nel catasto Leopoldino (Sez. D foglio II, 279, forte di Capraia). 5) Cimitero 49 S. MARTINO SUL FIORA Nel 1061 tra i beni della Diocesi di Sovana comparve la chiesa di S. Martino in Coronzano: non esiste la certezza che si tratti dell’attuale paese. Le terre di S. Martino sono comprese nella corte di Sovana fino al 1651 quando diviene il feudo dei Marchesi del Monte S. Maria. Negli stessi anni come descrive il Gherardini nel paese vivono circa 70 abitanti. Nel 1761 esistono 21 case delle quail 3 sono disabitate e solo otto a due piani. 1) Chiesa di S. Martino - L’attuale chiesa è del 1953 costruita sul fianco della precedente, demolita; forse la stessa nominata nel 1061 ma sicuramente quella ricordata nelle visite pastorali dal 1640. 2) Fonte. 3) Fontana - Inaugurata nel 1993 su progetto dell’arch. M.T. Dini. 4) Il poderone - Fabbricato rurale censito nel Catasto Leopoldino. 5) Scuole 6) Cimitero PODERI DI MONTEMERANO L’abitato dei Poderi di Montemerano si compone di vari nuclei di case sorti nel XVI sec. La prima testimonianza dell’avvenuta costituzione della frazione si trova nella «Visita» di Bartolomeo Gherardini del 1676; in essa, descrivendo la corte di Montemerano, affermava vi fossero ben 31 poderi, alcuni di essi costituirono piccoli nuclei di casolari rurali tanto che, Dalla parte verso la Terra di Manciano vi è un borgo con poche case, non abitate però da alcuno servendosene i terrazzani per fienili e stalle. Nel 1844 il Catasto Leopoldino ne dà la prima immagine planimetrica. PODERI DI SOTTO - È censito nel Catasto Leopoldino (Sez. E, foglio V, Sviluppo A), vicino vi è il secondo nucleo di case anch’esso detto Poderi di Sotto (Sez. E, foglio V, 475-91). CASTELLETTO SANTARELLI - Anche per esso nel Catasto Leopoldino è usata la scala di rappresentazione di 1:1250 rispetto al territorio rappresentato in scala 1:5000, (Sez. E, foglio V, Sviluppo B, Poderi) ben tre forni da pane erano usati dalle famiglie proprietarie. CASE DETTI - Censite nel Catasto del 1824 (Sez. E, 633-634, Poderi; Sez. H, foglio II) intorno a tale abitato nel secondo dopoguerra sono state costruite la scuola e la chiesa. 1) Chiesa di S. Maria degli Angeli - Inaugurata nel 1956, su progetto del geom. G.B. Scarafia. 2) Scuola - Costruita negli anni ’50. 3) Lavatoi - Costruiti nel 1913 con la costruzione dell’acquedotto del Fiora. CASE CIANI - Al tempo del Catasto Leopoldino esisteva un unico fabbricato rurale (Sez. H, foglio II, 42). Il tracciato della nuova strada Manciano-Montemerano, gli passò proprio vicino, furono così aggiunte altre case che ospitavano l’ufficio postale e la locanda. PODERE MONTI - Censito nel Catasto leopoldino (Sez. H, foglio I, Podere del Monte). Vicino vi era una fonte anch’essa nel catasto del 1824. MARSILIANA Quella che oggi si intende per Marsiliana si divide in due distinti organismi edilizi: il castello dalle origini medievali con il sistema di fabbricati rurali del XVIII, ed il borgo di servizio dell’Ente Maremma della seconda metà del XX sec. Le origini di Marsiliana sono antichissime, alla confluenza del torrente Elsa nell’Albegna sorgeva Kaletra etrusca distrutta da Vulci nel VII sec. A.C. In epoca romana nel luogo del castello doveva esservi una villa come la desinenza -ana del nome fa supporre. Il Castello nominato fin dal 1161 fu distrutto nel 1384, la popolazione fuggì e la corte divenne una tenuta agricola, il fortilizio una fattoria fortificata. Nel territorio vi erano fabbricati destinati all’alloggio dei lavoratori o ricoveri di bestiame e attrezzi. Dal 1761 è dei Principi Corsini. Con la Riforma Fondiaria del 1953 si è insediata una nuova comunità grazie alle assegnazioni di terre espropriate. 50 1) Castello di Marsiliana - «Castrum Marciliani» è il nome con il quale, nel 1161, viene donato ai Monaci delle tre fontane ed entra a far perte della proprietà dell’Abbazia di S. Anastasio. L’atto di donazione è anche rappresentato in un affresco del Monastero romano e ripreso in un Codice Vaticano del ’600 dove il castello è simboleggiato da una torre con merli guelfi. I conti Aldobrandeschi lo cedono a Siena che a sua volta lo affida ai Baschi di Montemerano, fino al 1384, quando è distrutto nell’azione di espugnare i predoni bretoni che l’avevano conquistato. Nell’elenco delle proprietà di Siena nel 1430 è scritto Il castellare di Marsigliano el quale ghuasto e non sabita. Le terre della corte diventano una tenuta agricola e sono comprate nel 1509 da Pandolfo Petrucci, il castello è quindi convertito in una fattoria fortificata che ha il destino di essere nuovamente saccheggiata nel 1515 da Siena per ritornarne in possesso. Nuovi lavori di ristrutturazione edile sono fatti nel 1592 quando la tenuta entra nei beni privati del Granduca di Firenze che hanno l’appellativo Scrittoio delle regie possessioni. Immagini del castello si hanno nelle piante della tenuta del XVIII sec. Nella Descrizione della Tenuta della Marsiliana del 1747 sono elencati i vari fabbricati all’interno del perimetro murario: la Casa d’Abitazione per l’affittuario, la chiesa di S. Antonio (nominata fin dal 1640 nelle visite dei vescovi di Sovana), la casetta per il capellano, due cantine e una caciaia. Allo stesso modo è censito nel Catasto Leopoldino (Sez. Q, 7-8-10-11). La famiglia dei principi Corsini è proprietaria del castello e delle terre fin dal 1761, uno di essi Don Tommaso nel 1893 promosse dei lavori di ristrutturazione culminati nell’erezione della torre del 1901. 2) Dispensa - Rappresentata già nel 1536 nella Mappa della Toscana Chorographia Tusciae del Bellarmato, è una stazione di sosta, come fa supporre l’antico nome di Osteria. Nel 1747 comprende la casa per il capo guardia della tenuta, più vari edifici adibiti a stalle e magazzini. Censita nel Catasto Leopoldino (Sez. Q, 20, 74). 3) Belvedere - Vicino al castello esiste un edificio rurale che nel 1747 è destinato all’abitazione del Capoccia dei Somari che comprendeva delle stalle a pian terreno. Dietro alla casa vi è anche un recinto di muraglie che prima era una chiesa oggi è un camposanto e sull’altare, ancora un affresco con l’ascensione di Nostro Signore. Ciò si può identificare con la chiesa di S. Salvatore di Marsiliana nominata nel 1188 tra i beni della diocesi di Sovana. Catasto Leopoldino (Sez. Q, 24). 4) Banditella - Nominata anch’essa nella Descrizione del 1747 è composta da tre stanze, e censita nel Catasto Leopoldino (Sez. Q, 60). (***) Strutture databili al VI-VII secolo a. C. riferibili al centro di Kaletra (Provedimento di tutela diretta ai sensi della L 1089/1939 o del DLgs 490/1999; Identificativo univoco regionale 90530140230, Uliveto di Banditella , NCT F. 206, part. 101 in parte, 102, 103 in parte, 104 in parte, 108 in parte, 109 in parte, 302 in parte, 305, 307, 309 in parte, ) 5) Magazzini del Camerone - Costruito nel 1908 per il riparo delle macchine agricole e dei raccolti, nella facciata è posto lo stemma in terracotta della famiglia Corsini. Durante gli scavi per le fondamenta, nel 1898 è stata individuate una necropoli che è indagata tra il 1908 ed il 1919, prima di essere ricoperta. L’archeologo Antonio Minto incaricato dal principe Corsini catalogò 109 tombe ad incinerazione ed ad inumazione: le tombe ad incinerazione sono del tipo a pozzetto di età villanoviana (VIII secolo a.C.) mentre le tombe ad inumazione sono a fossa semplice (fine VIII, inizi VII secolo a.C.) o a circolo cioè un circolo di lastre calcaree delimita la fossa rettangolare interna scavata nella roccia (VII sec. A.C.). a) Circolo della Fibula - Il diametro del circolo è pari a 18,50 metri, e racchiudeva un’arca lastricata oltre alla fossa sepolcrale ove il defunto era circondato da molti oggetti del corredo personale tra cui la famosa fibula d’oro, dalla quale la tomba prende il nome, capolavoro di arte orafa etrusca, con decorazioni ad appliques sbalzate raffiguranti anatre e leoni esposta al Museo di arte etrusca di Villa Giulia a Roma. b) Circolo degli Avori - Costituito da una fossa rettangolare circondata da un circolo di pietre infisse nel terreno del diametro di 17,50 metri con all’interno tre sepolture. Tra gli oggetti di corredo è importante il «servizio scrittoio» in avorio di cui fa parte la tavoletta con incise le 26 lettere dell’alfabeto etrusco anch’esso esposto al Museo di Villa Giulia di Roma. Circolo della Perazzetta - Ultimo dei tre più famosi circoli della necropoli, era costituito da una fossa a pianta rettangolare e da un circolo di grossi blocchi di calcare del diametro di 26 metri. Oltre il ricco corredo funebre sono stati rinvenuti due carri in lamina bronzea. Attualmente l’area della Necropoli è coperta da silos e magazzini agricoli. Recentemente per la sistemazione di una rotonda per lo smistamento del traffico in entrata e uscita da Marsiliana, è affiorato un quartiere etrusco che viene considerato la periferia dell’antica Kaletra. 6) Edicola Sacra - Dedicata a S. Andrea innalzata nel 1929. 51 7) Chiesa S. Maria Regina del Mondo – E’ costruita nel 1960 su progetto dell’architetto Luzzetti nell’ambito del progetto dell’Ente Maremma di dotare il borgo di servizio di Marsiliana dei servizi necessari alla nuova comunità dei coloni insediati nelle terre espropriate nel 1953. La costruzione è in pietra locale arenaria rossa, come il porticato che delimita la piazza della chiesa sotto il quale hanno preso posto pochi ambienti per negozi e servizi pubblici. 8) Cimitero. Nel secondo sono presenti Di questo elenco fanno parte i castelli, e tutti quei casolari che inizialmente avevano specifiche destinazioni d’uso quali, mulini, fornaci o edifici religiosi, oltre ai casolari veri e propri ed i fontanili, tutti costruiti ante il 1825. A tale elenco di edifici, dei quali è sancita la importanza, nel territorio comunale, per la valenza storica documentata, vengono aggiunti i manufatti che l’Architetto Luisa Garassino ha schedato nell’indagine del Piano Regolatore Generale, firmato dalla stessa il 9 luglio 1995, in questa lista sono presenti in massiccia parte quei casolari costruiti tra il XIX ed i primi del XX secolo nei quali è stata riscontrata una validità intrinseca legata alla struttura tipologica del casolare maremmano. Nella totale compilazione delle emergenze puntali sono stati inseriti anche quegli edifici senza valenza storica o architettonica ma altresì importanti per l’attuale valore di riferimenti territoriali, come i cimiteri moderni, le aree estrattive e gli edifici industriali quali il caseificio e le centrali elettriche ed i consorzi e le cooperative. Riferimenti Catastali Nelle schede compare, il riferimento al Catasto Leopoldino del 1825 conservato all’Archivio di Stato di Grosseto, ciò è evidenziato dalle parentesi e viene riportata la sezione, la particella e la descrizione della destinazione d’uso; è riportato anche il riferimento al Catasto attualmente in vigore, ed è evidenziato dai caratteri in grassetto con il numero di foglio e di particella. Per alcuni edifici storici, riportati negli antichi documenti, ma dei quali è impossibile rintracciare la esatta localizzazione, in quanto è stato demolito e se ne è persa la memoria o è stato assorbito in edifici successivi, viene usata l’aggiunta di un trattino prima del numero identificativo, poi nella tavola il riferimento è vagamente legato all’area nella quale si ipotizza la costruzione. ABBREVIAZIONI e SIMBOLOGIA F. 133, p.lla 79, 178 =Identificazione tramite il Catasto Attuale (Sez. D, 306, 307, Antichi Sotterranei) =Identificazione tramite il catasto Leopoldino custodito all’Archivio di Stato di Grosseto 8 =Antecedente al 1825 -5 = dal Sito non rintracciabile Castellum Aquarum (Sez. D, 306, 307, Antichi Sotterranei) F. 62, p.lla 1, 230, 231. Castello di Marsiliana F. 206, p.lla A 17, 52, 53, 54, 55, 56. 1) Castello di Palmule (Poggio Bagno Santo) - In località Castello sulla riva destra del fiume Albegna vicino Saturnia esistono le rovine di un edificio medievale impostato su una costruzione cilindrica romana. Si ipotizza che siano i resti del fortilizio della «Corte di Palmule» nominata nel 1061 tra le proprietà della diocesi di Sovana, passata nel 1170 ai conti di Tintinnano e nel 1274, nella divisione della contea Aldobrandesca, data al Conte di Sovana. Con l’abbandono del castello, e l’accorpamento della Corte in quella di Saturnia, alla zona è rimasto il toponimo di Pian dei Palmoli poi Pian di Palma. 2) Castello di Stachilagi e Monastero di S. Benedetto della Selva - Castrum Aquilaci è il nome con il quale nel 1161 viene citato per la prima volta tra le proprietà dell’Abbadia di S. Anastasio. Nel 1286 il castello ed il Monastero erano i territori dove la contessa Margherita Aldobrandeschi escludeva il dominio dei monaci delle Tre Fontane. La Corte di pertinenza del castello passa nel 1339 dai conti di Santa Fiora a Siena che nel 1375 la vende a Raniero de Baschi di Montemerano. Nel 1394, anno della distruzione di Scerpena, diventa proprietà di Pollonio Saracini che nel 1409 la vende a Siena. Nella descrizione dei possessi di Siena nel 1430 si sa che del Castrum era rimasto in piedi solo il Cassero; l’avvenuto disarmo dello stesso è chiarito nel 1448 in una lettera del governo senese nella quale si dà la possibilità ai maglianesi di porre nella chiesa di S. Bruzio una campana presa «al tempo che si guastò di volontà del nostro reggimento la terra nostra di Stachilagi». 52 Oggi nella macchia della Marsiliana restano i ruderi dell’abitato tra i quali la torre di avvistamento costruita a fasce alterne in pietra e mattoni, non ha riferimento catastale, come già non lo aveva al 1825 F. 209. 3) Castello di Scerpena - Castrum Serpene è il nome con il quale è descritto nel 1161 tra le proprietà dell’Abbadia di S. Anastasio, tre anni dopo Ildebrandino Aldobrandeschi era investito della Corte e castello. Ricordato nella contea Aldobrandesca fino al 1356 quando Siena la cedette ai Baschi. Nel 1394, il Castrum fu distrutto da truppe senesi per controversie con il vassallo ritornandone in possesso. Nella descrizione dell’azione militare si conosce lo smantellamento di 30 o 40 case ed una chiesa con propria campana, del Cassero ne sopravvisse una parte ed una torre cilindrica. Ultima mensione nel 1430 tra i possessi di Siena «il castellare di Scierpena el quale ghuasto e non sabita». Censito nel Catasto Leopoldino (Sez. I, 41-42, Castello diroccato di Scierpena) è salvato dall’abbandono per la destinazione attuale a residenza privata. Per la desinenza - ena si è ipotizzata l’origine etrusca del sito F. 231, p.lla 40. 4) Castello di Scarceta-Pelagone - Ricordato nella Contea Aldobrandesca all’atto della divisione ereditaria del 1216 e ancora nel 1274; la Corte del castello, cioè il Castrum, passò dai Conti Orsini a Siena che nel 1416 concesse agli abitanti di Manciano. Nel 1430 è descritto él castellare di Scharceta el quale guasto e non sabita. I ruderi del fortilizio sono ben visibili su un poggio vicino alla strada che da Manciano portava a Castro, nei pressi del Ponte di S. Pietro del 1419; ancora in piedi la torre di avvistamento, costruita a fasce alterne di pietra e mattoni (questo tipo di torre viene chiamata semaforica per la sua qualità di essere visibile da lontano e con qualunque condizione climatica, anche la torre di Stachilagi ha la stessa fattura), vi si accedeva tramite un ponte levatoio ed all’interno la cisterna. Il toponimo Pelagone, che compare successivamente è da supporre sia la corruzione della parola Palazzone riferita ai ruderi del castello F. 222, p.lla 51. 5) Castello di Montauto - Nominato nel 1216 nella spartizione ereditaria della Contea Aldobrandesca, nel 1303 il Castrum fu fortificato dalla Città di Orvieto che aveva occupato militarmente la zona. Nel 1417 fu distrutto il borgo nell’azione di conquista della Repubblica senese, rimase in piedi solo il Cassero come descritto nel 1430 nelle proprietà di Siena. Nel 1462 Lorenzo Di Pietro detto il Vecchietta viene incaricato di redigere due disegni e due modelli per Cassari Orbetelli et Cassari Montis Agutoli, la fattura del modello Arcis Montis Acuti fu pagata nel 1470. (G. Milanesi; Documenti per l’arte Senese, Siena 1854, p. 370). Nel 1471 al cassero poi doveva aggiungersi la costruzione del borgo che avrebbe ospitato il seguito della vedova dell’ultimo imperatore di Costantinopoli, progetto mai attuato. Nel 1499 la rocca subì l’attacco di predoni corsi che uccisero il castelliere del proprietario Pandolfo Petrucci. L’abbandono del fortilizio è chiaro nel documento senese del 1549 che, mettendo in vendita la Corte, pone come obbligo il riattamento della rocca. Censito nel Catasto Leopoldino del 1824 (Sez. V, 187, Forte diroccato di Montautaccio). Nel 1943 a causa della sua posizione strategica, dominante l’intera maremma e allo stesso tempo difficilmente praticabile, fu scelta come base per le bande partigiane. Restano oggi gli imponenti ruderi del fabbricato costruito a pianta rettangolare in pietra locale usata sia per il nucleo medievale che per il successivo ampliamento; sono ancora visibili le strutture del fossato, del ponte levatoio oltre le feritoie delle balestriere, le mensole sulle quali si impostavano le caditoie e le grandi aperture ad arco ribassato poi in parte tamponate F. 262, p.lla 5. 6) La Campigliola - Complesso fortificato posto sulla strada che da Manciano conduce a Vulci, di esso non si hanno notizie letterarie o archivistiche. Il nucleo più antico era un edificio di modeste dimensioni all’interno del quale si trova un camino decorato con il blasone di Montemerano e dei Baschi, proprietari dal 1356 al 1394 del vicino castello di Scerpena. Tale edificio fu poi compreso nella costruzione di una struttura fortificata; di essa è visibile l’ampliamento del primo nucleo in stile rinascimentale. Due torri cilindriche (rivellini) difendevano la cinta muraria a pianta rettangolare. Ancora in piedi una delle due torri è addossata ad un edificio; della seconda torre resta il tracciato della base. I due fabbricati sono censiti nel Catasto Leopoldino (Sez. T, 56-59, Campigliola). Nel XIX secolo il proprietario Oreste Ilari apportò dei restauri e nella prima metà del XX secolo alcuni locali ospitarono le scuole comunali F. 248, p.lla 3, 4, 5, 8, 49. EDIFICI di CULTO 7) Chiesa di S. Giacomo - Nel 1462 oltre alle chiese urbane di S. Maria Maddalena e S. Biagio a Saturnia fu costruita la terza chiesa curata di S. Giacomo dotata di un piccolo patrimonio fondiario per il proprio sostentamento come descritto nell’Estimo di Saturnia del 1546. Nel 1676 il Gherardini la descrive diroccata e distante da Saturnia un tiro di moschetto. Oggi non se ne conosce la sua ubicazione. 53 8) Chiesa della Madonna delle Nevi (Cimitero di Saturnia) - La chiesa della Madonna delle Nevi è già nominata nel 1546 nell’Estimo di Saturnia come proprietaria di alcuni terreni la cui rendita serviva al mantenimento della chiesa. Ricordata nel 1640 dal Gherardini e censita nel Catasto Leopoldino (Sez. C 381, Chiesa diruta). Dal 1926, nel luogo della chiesa rinascimentale, è stato costruito il cimitero di Saturnia F. 43/A. 9) Romitorio (Podere Romitorio) - Nominato già nel 1566 tra le proprietà dell’Opera di S. Giorgio (A.S.S., Quattro Conservatori, b. 1572). L’edificio religioso ospitava la chiesa di S. Maria Assunta come ricorda il Gherardini nel 1676. Posizionato sulla strada che da Montemerano portava a Scansano compare nella «Pianta della Dogana di Montemerano» del 1745. Poco distante vi sono le case coloniche allo stesso toponimo:Carlo Carli chiede nel Marzo 1783 di costruire quattro poderi, uno in località Romitorio. Nel Catasto Leopoldino (Sez. E, 63) F. 98, p.lla 33. 10) Chiesa della Madonna del Cavalluzzo - La struttura della chiesa comprende un pronao, l’aula della chiesa, una sagrestia ed un campanile a vela, all’interno è decorata con stucchi barocchi come l’altare sul quale vi è una pala rappresentante la Madonna, il Bambino, San Rocco e due Angeli. La chiesa è ricordata fin dal 1640 e rimase aperta fino al 1834. Caduta in abbandono è stata recuperata e restaurata nel 1994, F. 114, p.lla A. 11) Chiesa di S. Biagio - Menzionata fin dal 1188 tra le proprietà dei canonici di Sovana è ricordata dal Gherardini nel 1676, fu poi sconsacrata nel 1763. Nel Catasto Leopoldino (Sez. E, 813, Antica cappella di S. Biagio). 12) Chiesa di S. Croce - Ricordata per la prima volta nella visita pastorale di Monsignor Spennazzi è censita nel Catasto Leopoldino (Sez. E, 405, Antica Cappella). Attualmente un casolare ad essa vicino porta il nome Santa Croce del Baroni F. 101, p.lla18. Nella visita Spennazzi del 1640 oltre alla chiesetta sono elencate le chiese di S. Sebastiano, di S. Barbera e della Madonna del Parto tutte nei dintorni di Montemerano ma non più riconoscibili. 13) Chiesa di S. Silvestro - Ricordata dalla visita pastorale del 1596 fu interdetta nel 1710. Nel «Campione delle strade della Comunità di Manciano» del 1789 è descritta sulla strada da Manciano a Montemerano, censita nel Catasto Leopoldino (Sez. E, 781). 14) Chiesa di S. Pietro (Poderi di S. Pietro) - Legata al nome di tale Santo troviamo nel 1566, tra i beni dell’Opera di S. Giorgio, «Un luogo chiamato S. Pietro con sua casa vigna e terreni» (ASS Quattro conservatori, b. 1752). L’esistenza della chiesa è data dalla visita Spennazzi del 1640 per la prima volta. Tre casolari sono censiti nel Catasto Leopoldino (Sez. E, Cappella). L’ubicazione della chiesa si pensa sia stata vicino alla Fonte ed in essa doveva conservarsi la statua lignea del Santo, attribuita al Vecchietta, che dal 1714 è nella chiesa di S. Giorgio a Montemerano. 15) Podere le Secchete - Con la costituzione della Commenda di S. Pietro nel 1581, per la nuova Comunità fu costruita una nuova chiesa come nella sua «Visita» afferma il Corbinelli nel 1615. Nella visita pastorale della diocesi di Acquapendente del 1625 è descritto «La commenda chiamata le Secchete che ha una chiesa parrocchiale eretta nel 1590 e la sua cura è vacante da sei anni». L’attuale podere delle Secchete è censito nel Catasto Leopoldino (Sez. K, 133); sul tetto oggi ristrutturato vi era una croce con la data del 1750, ciò ha fatto pensare che fosse un edificio pubblico forse la sede degli Uffici della dogana dato che vicino vi è l’antica strada usata dalla transumanza ed a Manciano risiedeva il Commissario de’ Paschi F. 161, p.lla 116. 16) Romitorio di S. Giovanni - Nel 1572 nella «Visita Rasi» sono descritti due romitori nella Corte di Manciano «chiesa di S. Giovanni Interpilia anzi Romitorio padronato della Comunità la tiene Ser Giovanni Battista eremita e Romitorio di S. Antonio similmente padronato della Comunità tenuta da Frate Andrea Eremita». Nel 1615 il Corbinelli poi afferma l’esistenza del «Romitorio di S. Giovanni e S. Antonio che è della Comunità». Oggi ne rimane un casolare che nel 1824 è stato censito nel Catasto Leopoldino (Sez. H, 302). 17) Chiesa di S. Francesco (Podere di Gazia) - Nel 1676 il Gherardini descrive l’avvenuta soppressione (per la bolla di Innocenzo X) del conventino di S. Francesco e la sostituzione alla gestione del patrimonio del Vescovo di Acquapendente. Nella «Pianta della Diocesi di Sovana» del XVIII sec. compare con la denominazione «Francescani»; il casale e la chiesetta dallo stile seicentesco sono censiti nel Catasto Leopoldino di proprietà di Don Livio di Filippo Meus (Sez. L, 918-919, Podere Montioli) F. 188, p.lla 51. 18) Chiesa della Madonna della Neve - Nominata nel 1676 nella Visita del Gherardini è tuttora visibile all’inizio della vecchia strada che da Manciano portava a Montemerano, oggi resta la struttura esterna adibita a residenza F. 159, p.lla 14. 54 19) Chiesa di S. Trinità - unica testimonianza della sua esistenza è del 1789 nel «Campione delle strade della Comunità di Manciano» che già la descrive «diruta» sulla strada che da Manciano conduceva a Capalbio. 20) Chiesa di S. Lorenzo - Anch’essa sulla strada che conduceva a Capalbio ed anch’essa «diruta» in località Sasso Grosso è nominata unicamente nel «Campione delle strade della Comunità di Manciano» del 1789. 21) Chiesa di S. Sisto (Podere di S. Sisto) – La chiesa viene elencata nel 1188 tra le proprietà della diocesi di Sovana; allo stesso santo è legato un casolare, a due piani, citato nella «Descrizione della tenuta di Marsiliana» del 1747, che è poi censito nel Catasto Leopoldino (Sez. Q, 132) F. 236, p.lla 40, 47, 48, 119, 121. 22) Convento dei Cavallini (Fattoria dei Cavallini) - L’area della Dogana di Pereta, nel Catasto Leopoldino di proprietà dei Monaci di Vallombrosa, il casale censito (Sez. G, 46, Cavallini di Carota) divenne la sede del convento. Nel XIX secolo la proprietà passa alla famiglia Ciacci che costruì la scuola e una chiesa dedicata a S. Maria Ausiliatrice inaugurata il 7 dicembre 1936 F. 149, p.lla 30, 31, 34, 50, 51, 52, 121. 23) Chiesa di S. Gregorio VII - Inaugurata nel 1978, su progetto dell’arch. Boccianti in località la Sgrilla vicino al luogo dove ai primi del ‘900 vi era l’imposto del carbone F. 156, p.lla 46. 24) Pieve di Montauto (Fattoria di Montauto) - Con la dizione Montauto Nuovo il casale è già presente nella «Parte Seconda Marittima del Patrimonio di San Pietro», mappa dell’Ameti del 1696. Nella «Descrizione della Tenuta di Marsiliana e Montauto» del 1747 è descritta la Casa per abitazione dell’affittuario con sue pertinenze di magazzini, cantine e stalle. La dizione Pieve di Montauto è rintracciabile nella «Pianta della Diocesi di Sovana» del XVIII secolo, poi nel Catasto Leopoldino del 1825 il complesso è censito come, (Sez. U, 270 chiesa, 271 casa), F. 270, p.lla 38, 39, 40. MULINI 25) Mulino del Bagno - Posto alla confluenza del «Gorello del Bagno» nella Stellata si conosce la sua esistenza già nel 1188 quando nelle acque del Bagno esistevano due molini di proprietà dei canonici di Sovana. Dal XV al XVIII sec. i mancianesi vi si recavano per macinare i loro cereali. Nel 1611 divenne propietà dei marchesi Ximenes. È censito nel Catasto Leopoldino (Sez. C, 561); dopo anni di abbandono l’edificio è restaurato nel 2003 F. 75, p.lla 150, 152. 26) Mulino - Prima della confluenza nella Stellata sulle acque del Gorello del Bagno vi è una costruzione che nella «Pianta del Marchesato di Saturnia» del 1772 (A.S.F., Miscellanea di Piante, 115) è descritto «Polveriera nell’acqua del Bagno», e nel Catasto Leopoldino è descritto come mulino rovinato (Sez. C, 343, Polveriera), oggi Podere Polveriera F. 75, p.lla 54. 27) Mulino dei Laschi - (Ex Mulino Fracassini)- Nel 1430 alla Comunità di Montemerano viene dato un mulino del Conte Orsini che nel XVI secolo veniva gestito dalla famiglia Fracassini come ancora ai tempi del Catasto Leopoldino (Sez. E , 230, Molino Fracassini) F.87, p.lla 9. 28) Mulino del Polveraio - A poca distanza sulla Stellata si trova un secondo mulino censito dal Catasto Leopoldino come proprietà Carli (Sez. E, 221 Molino Carli) F.86, p.lla 6. 29) Mulino – E’ censito nel Catasto Leopoldino come proprietà Pollini (Sez. E, 142, Molino Pollini). 30) Mulinaccio - nel 1588 tra le proprietà di Lorenzo Bacci vi è un Molino nell’Albegna in contrada Terzuolo (A.S.S. Quattro Conservatori, 1701) lo stesso chiamato mulinaccio nella «Pianta della dogana di Montemerano del 1745». 31) Mulino dei Frati, Pian di Macchina - La località in cui si trova, Pian di Macchina, prende il nome proprio da esso, macchina per macinare il grano. Nel 1676 il Gherardini nella sua relazione a proposito della Corte di Pereta parla di un mulino nell’Albegna «che ha assai scalzato il terreno e corre il rischio di esser portato via». Invece il nome di Mulino dei Frati deriva dai Frati Vallombrosani padroni della ex Dogana di Pereta già al 1825. All’interno del mulino prima vi erano due immagini votive ai lati del focolare che furono trasferite alla fattoria dei Cavallini e la ruota per macinare il grano a Grosseto F. 129, p.lla 22. 32) Mulino dell’Onteo – Nelle cronache della distruzione di Scerpena del 1392 si sa dell’esistenza di un mulino.Nel 1782 dal sacerdote Giacomo Pascucci viene domandato «un casalone anticamente a uso di mulino di cui adesso non vi rimangono se non le vestige e posto in contrada l’Onteo» A.S.F., Segreteria di Finanze b. 1049). È censito nel Catasto Leopoldino (Sez. M, 144, Molino Aldi) F.183, p.lla 22. 33) Mulino di Poggio Foco - Nel 1786 lo stesso sacerdote chiede «Un moggio di terra per costruire un mulino alla confluenza nell’Elsa del Fosso delle Stiacciole dato che alla costruzione del primo non vi era abbastanza acqua». È censito nel Catasto Leopoldino (Sez. M, 154, Molino Allegrotti-Valeri) F. 196, p.lla 3. 34) Mulino di S. Maria . È censito nel Catasto Leopoldino (Sez. M, 44, Molino Nardelli). 55 35) Mulino del Fosso di Colle Lucci (Casolare della Gora) - Sulla antica strada che da Manciano conduceva a Pitigliano nel 1789 è descritto un mulino diroccato ed una fornace da mattoni anch’essa diruta (A.S.G., Uffizio de Fossi, Sez. V, Campione di Strade, b. 543). Nel Catasto Leopoldino (Sez. L, 863). 36) Mulino delle Capanne – Nelle vicinanze della frazione, è censito nel 1825 un molino da grano diroccato (Sez. C, 139), attuale Casale Acqua Calda, nel 1913, all’impianto dell’acquedotto, viene prevista una ristrutturazione del fontanile dell’Acqua Calda F. 30, p.lla 52, 155, 156. 37) Stabilimento termale - Frequentato già all’epoca della colonia romana come testimoniano frammenti di edifici rinvenuti nelle vicinanze, nel 1188 si parla per la prima volta dell’«Hospitale de Balneo» come alloggio temporaneo di pellegrini e stranieri di proprietà dei canonici di Sovana. Nei trattati delle spartizioni ereditarie del dominio Aldobrandesco nel 1216 e nel 1274, il Bagno di Saturnia risulta di comune godimento tra i vari rami ereditari. L’antico e libero uso delle acque divenne oggetto di contesa tra la città di Orvieto e la Contessa Margherita Aldobrandeschi, che aveva fatto di Saturnia la sua residenza ed intendeva imporre nel 1294 un gabello a chi usufruisse delle cure termali, la città umbra ricorse all’intervento militare. Nei capitoli di colonizzazione del 1462 ai nuovi abitanti di Saturnia fu dato di godere delle gabelle dei Bagni in cambio del restauro dei locali, tale contratto fu rinnovato nel 1471 e nel 1481. Il bagno dell’acqua fredda e gli alberghi delle donne, vengono restaurati, nel 1491, tramite l’imposizione giunta da Siena. L’acqua termale formava delle paludi, nel 1588 la si prosciugò e nel 1611 tra i privilegi feudali i Marchesi Ximenes ottennero anche la proprietà del Bagno. Nel 1640 si sa dell’esistenza della chiesa della Madonna delle Grazie o del Bagno all’interno del complesso. Bartolomeo Gherardini nel 1676 descrive nella sua visita «Un bagno dove nasce l’acqua minerale per gli uomini, uno appartato e coperto per le donne, ed un’osteria per i bagniroli». È censito nel Catasto Leopoldino (Sez. C, 330 Osteria, 331 Bagno, 332 Bagnoli, 333 Bagno delle pecore, 334 acqua stagnante). Il primo stabilimento termale con albergo nasce nel 1918 e dal 1958 è gestito dalla «Societa Terme di Saturnia» che nel 1975 ne promuove l’ampliamento e la ristrutturazione generale dei locali rinnovati nel 1989. FORNACI 38) Fornacina (Saturnia) F.19, p.lla 16, 17, 57, 58. 39) Fornace delle Capanne - Censita nel Catasto Leopoldino (Sez. C, 298), si trova a poca distanza del mulino delle capanne attuale Casale dell’Acqua Calda. 40) Fornace di S. Martino - Censita nel Catasto Leopoldino (Comunità di Sorano Sez. N, 150). 41) Fornace di S. Anselmo (Casolare la Fornacina) - Nello Statuto di Manciano del 1522, nella norma riguardante la perimetrazione della bandita del Piano della Fossa è nominata tale Fornace, F161, p.lla 25. 42) Fornace di Mastrofatutto - Descritta sulla via che da Manciano conduceva a Marsiliana nel 1789 nell’attuale località Le Croste II F.167, p.lla 71. 43) Fornace di Marsiliana – La “fornace di lavoro” è compresa nella «Descrizione della tenuta della Marsiliana» del 1747 (A.S.F., Beni dello Scrittoio delle Regie Possessioni, b. 3555) e censita nel Catasto Leopoldino (Sez. P, 5) F.207, p.lla 11. CASOLARI 44) Podere Monte Crespini – F. 18, p.lla 26. 45) Podere Boscherini – Nel Catasto Leopoldino (Sez. A, 24 -25, Capanna di Indino, Prop. Michelangelo Merli) F. 38, p.lla 1. 46) Casa Tortino, Pian d’Artino Superiore – Costruito già nel 1825 (Sez. A, 15, Perucci) F. 38, p.lla 16, 17, 18, 19. 47) Podere Pian d’Artino inferiore - Nel Catasto Leopoldino (Sez A, 53 Pian d’Artino) F. 53, p.lla 29 48)Podere Poggio alle Calle del Ciacci - F. 84, p.lla 27, 28. 49) Podere Casalino - Nel Catasto Leopoldino (Sez. B, 44 «Casetta dei Pecorai») F. 24, p.lla 27 . 50) Podere il Casale - Nel Catasto Leopoldino (Sez. B, 17 Casale del Piano) F. , p.lla . 51) Podere Fonte Buia- Appena fuori della omonima porta di Saturnia F. 56, p.lla 6 56 52) Podere Cinatto II, Porcareccia – Presente nel Catasto Leopoldino F. 25, p.lla3 53) Podere Peschiera - F. 75, p.lla 171, 190, 192. 54) Podere del Bagno- F. 58, p.lla 291. 55) Podere la Parrina - Nel Catasto Lopoldino (Sez. B, 626 casa diruta, 630 la Parrina stalle) F. 72, p.lla 6. 56) Podere le Pianacce - F. 27, p.lla 14, 15, 16. 57) Capannone di Poggio Saturnino - F. 27, p.lla 18, 19, 20. 58) Podere Poggio Saturnino - F. 28, p.lla 153 59) Podere la Casetta - F.45 , p.lla 227, 228 60) Podere Capannone -Nel Catasto Leopoldino, F. 45, p.lla 197, 199, 235 61) Strada Provinciale della Follonata - F. 30, p.lla 88, 193. 62) Podere Capannelle - F. 46, p.lla 69, 70. 63) Casa Pianetta - F. 46, p.lla 197, 369. 64) Strada Comunale Poggio Murella-Catabbio - F. 47, p.lla 29, 89. 65) Podere le Murella - Nell’Estimo di Saturnia del 1546 è nominato come il «Podere», nella «Pianta del Marchesato di Saturnia del 1772» è descritta «Fabbrica antica del Salnitro detta le Murelle» censita nel Catasto Leopoldino (Sez. D, 312). L’edificio è costruito sui ruderi di un’antica cisterna romana. F. 62, p.lla 227, 229. 66) Podere S. Vincenzo- Nel Catasto Leopoldino (Sez. D, 527) F. 104, p.lla 25, 87, 88. Poco a Sud il Casale di San Bernardo, anchesso nel Catasto del 1825 (Sez. D, 522). 67) Podere Caesi - F. 91, p.lla 57, 58. 68) Podere Località Monte Rapallo - F. 104, p.lla 50. 69) Podere Rapallo - F. 105, p.lla 7. 70) Case Zammarchi – La proprietà Zammarchi a Sud di Poggio Murella è già consistente agli inizi del XIX secolo, F. 92, p.lla 22, 23, 24. 71) Podere della Fonte - Nel Catasto Leopoldino (Sez. D, 507) F. 92, p.lla 7. 72) Strada vicinale degli Scopeti - F. 81, p.lla 20. 73) Podere Scopeti - F. 81, p.lla 41, 43. 74) Podere del Goraccio - F. 65, p.lla 61. 75) Podere dei Campi - F. 65, p.lla 6. 76) Podere il Casone - F. 50, p.lla 486, 487, 526, 527. 77) Casa Fabretto - F. 95, p.lla 106, 107, 108, 109, 110, 111, 112. 78) Casa Pellegrini - F. 66, p.lla 36. 79) Podere S. Romana - Nel Catasto Leopoldino (Comunità di Sorano, Sez. N, 560, Capanna dei Pratacci) F. 93, p.lla 2. 80) Podere Righetto - Nel Catasto Leopoldino (Comunità di Sorano, Sez. N, 626) F.106, p.lla 17. 81) Podere Fontelunga - Nel Catasto Leopoldino (Comunità di Sorano, Sez. N, 461, Capanna) F.110, p.lla 76. 82) Podere Vignaccia - Nel Catasto Leopoldino (Comunità di Sorano, Sez. N, 608 Diaccialone) F. 67, p.lla 461.Poco distante vi era il fabbricato del podere Cerchiai censito nel 1825 (Sez. N, 626) 83) Podere Montenero II e Podere Nuovo - F. 93, p.lla 54. 84) Podere Montenero - F. 119, p.lla 8. 85) Podere Montenerino - Nel Catasto Leopoldino il casale diroccato serve da termine di confine tra le Comunità di Manciano e Sorano (Comunità di Sorano, Sez. N, Podere diroccato di Montenerino) F. 119, p.lla 23. 57 86) Podere Pianaccia - Presente già nella «Pianta della Dogana di Montemerano del 1745» e nel Catasto Leopoldino (Sez. E, 36) F.85, p.lla 8 87) Podere Polveraio (onticelli) - Nel Catasto Leopoldino (Sez. E, 210) F. 86, p.lla 29. 88) Villa- Fattoria Aquaviva - Vicino al casolare già censito nel Catasto Leopoldino (Sez. E, 28), su progetto dell’arch. Ugo Tadolini fu costruita nel 1928 la residenza dei Ciacci, F. 99, p.lla 11. 89) Fattoria Pian di Giomo –Il tre marzo 1783 Carlo Carli chiede di edificare quattro poderi, tra questi uno posto in contrada Pian di Giomo. Nel Catasto Leopoldino (Sez. E, 194) F. 99, p.la 116, 117. 90) Podere Pian di Giomo- F. 99, p.lla 2 91) Podere Ponticello – Antecedente al 825, (Sez. E, 120) F.100, p.lla 27. 92) Podere Paracleto – La particolar posizione sul colle vicino a Montemerano Si ipotizza che il Toponimo abbia origine greca. Nel Catasto Leopoldino (Sez. E, 114) F. 100, p.lla 38. 93) Podere Bertino – Il casale già costruito agli inizi dell’ottocento (Sez. E, 279), viene incluso nelle terre espropriate durante la riforma Fondiaria del 1953 e riadattato secondo i canoni ell’Ente Maremma F.101, p.lla 7. 94) Podere Pian dei Casali – Il casale che prende il nome dalla andita nominata fin dal XVIII secolo è già costruito nel 1825 (Sez. E ,271), nel 1953 viene ristrutturato nell’ambito della rifoma fondiaria dell’Ente Maremma F.88, p.lla 26. 95) Fattoria dei Pianetti - Nel Catasto Leopoldino (Sez., E ,298 Crostoli). All’originale fabbricato secentesco si sono sovrapposte strutture del 1872 e del 1910 F. 116, p.lla 18. 96) Casale Albereta (S. Croce) - Nel Catasto Leopoldino (Sez. E, 403 Albereto) F. 100, p.lla 34. 97) Podere Saragiolo –Il 16 ottobre 1786 Carlo Carli chiede di risarcire ed accrescere il podere che lui possedeva in contrada il Salaiolo Nel Catasto Leopoldino (Sez. E, 438 Ceragiolo) F.124, p.lla 43. 98) Podere Ballerina - Nel Catasto Leopoldino (Sez. E, 525), F. 124, p.lla 193. 99) Podere della Piffera - Nel Catasto Leopoldino (Sez. H, 459, 462). 100)Podere dei Monti (Poderi di Montemerano) – Paolo Repenti chiede il 6 febbraio 1787 di costruire ex novo una casa rurale nel podere dei Monti. Presente all’impianto del 1825 del Catasto Leopoldino (Sez. H, 342 Poderi). 101) Strada Vicinale di San Pietro – Vicino alla cappella di San Pietro dei Poderi, nel Catasto Leopoldino sono censiti due Casolari con riferimento allo stesso toponimo (Sez. E, 680) F. 133, p.lla 79, 178 102)Podere di San Pietro- Censito nel Catasto del 1825 (Sez. E, 669, Poderi di S. Pietro) F. 132, p.lla 36, 37 103) Podere Belvedere - F. 133, p.lla 292 104) Podere San Giovanni IV - F. 134, p.lla 8 105) Podere le Fabbre - Nel Catasto Leopoldino (Sez. E, 375 Le Fabbriche) F. 117, p.lla 21. 106) Podere della Banditella - F. 135, p.lla 27 107) La Commenda- Nonostante l’edificio sia posteriore al 1825, conserva il toponimo della Commenda istituita nel XVI secolo, nel catasto attuale ha il toponimo Pastorello F. 128, p.lla 9 108) Podere Salceto - Nel Catasto Leopoldino (Sez. E, 700) F.124, p.lla 319. 109) Podere Noriano I - Nel Catasto Leopoldino (Sez. E, 1004, casetta) F. 123, p.lla 83 110) Podere delle Volte del Baroni - Del primitivo podere restano i ruderi, il nuovo è più vicino al Fiume Albegna F. 122, p.lla 3 111) Capnna del Santarello - Nel Catasto Leopoldino (Sez. E, 1098). 112) Capanna la Campiglia –Nel Catasto Leopoldino (Sez. E, 7) F. 97, p.lla 40, 41, 42, 43. 113) Casale le Murella - Nel Catasto Leopoldino (Sez. E 1115) F. 130, p.lla 31. 58 114) Casale Vittorio Veneto – Presente nel Catasto Leopoldino (Sez. E, 1110, Capanne) ?124) Podere dell’Aldi - F. 165, p.lla 3. 115) Podere Marinella - F. 98, p.lla 50. 116) Località le Piagge - F. 122, p.lla 134, 136. 117) Podere Le Piagge – Costruito prima del 1825,(Sez. , 959) F. 123, p.lla 47. 118) Le Piagge II - F. 122, p.lla 21. 119) Casale Montarlese - Nel Catasto Leopoldino (Sez. E 1098) F.122, p.lla 115. 120) Poggio Moretto - Nel Catasto Leopoldino (Sez. E, 1133, Casa dei Cavallini) F.130, p.lla 19. 121) Casale Spoletino – E’ presente nella «Pianta della Dogana di Montemerano del 1745» come Capanna dello Spuritino, poi è censito nel Catasto Leopoldino (Sez. E, Spulitino) ?124) Podere dell’Aldi - F. 165, p.lla 3. 122) Podere dell’Aldi - F. 165, p.lla 3. 123) Podere di Poggio Finocchietto - F. 151, p.lla 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12. 124) Podere di Poggio Pepi - F. 166, p.lla 44. 125) Casetta di Poggio Pepi - Nel Catasto Leopoldino (Sez. H, 579) F. 166, p.lla 55. 126) Casale Sorbello - Nella «Pianta della Dogana di Manciano del 1745» come Casetta di Simone, F. 171, p.lla 19. 127) Fattoria delle Pergolacce - F. 128, p.lla 41, 42, 43 128) Podere Piana Bella - F. 128, p.lla 20 129) Podere Valle Focosa - F. 108, p.lla 15 130) Podere Belvedere (Manciano) –Sulla Strada Statale 74 che da Manciano porta a Pitigliano F. 159, p.lla 109 131) Casale della Stellata - Nel Catasto Leopoldino (Sez.K, 7 Casalone diroccato- L, 91, 92) F. 143, p.lla 49 . 132) Podere Mondo Nuovo - F. 144, p.lla 40, 41. 133) Podere Le Pisanelle - Nel Catasto Leopoldino (Sez. K, 149). La struttura sul tetto era inizialmente destinata a colombaia, un locale al pianterreno ai primi del ‘900 fu adibito a scuola F. 189, p.lla 37. 134) Casale Cavallino - Nel Catasto Leopoldino (Sez. K, 116, Capanna di Mennano). 135) Podere Poggio Filippone - Nel Catasto Leopoldino (Sez. K, 28 Casalone dirocato detto Podere di Filippone) F.145, p.lla 36. 136) Podere Scarceta - Nel Catasto Leopoldino (Sez. K, 241, 242) F. 204, p.lla 16, 137) Podere Marmosina - Nel Catasto Leopoldino (Sez. K, 289 Pelagone) F. 235, p.lla 21. 138) Pelagone dell’Aldi - F. 234, p.lla 35. 139) Podere Montioli – La struttura massiccia delle mura fa pensare ad una struttura fortificata. Il 29 maggio 1786 Pietro Ponzuoli chiede di fabbricare un nuovo podere nelle sue terre in luogo detto Montioli, l’anno successivo, Angelo Meus Cesi chiede di riattare a casa di contadino un podere diroccato in luogo detto Montioli. Nel Catasto Leopoldino come Casa colonica (Sez. K, 910 Montioli) F. 188, p.lla 25, 26, poco più in alto una Casa diruta viene usata nel 1825 come punto di triangolazione (Sez. K, 875, Biffa dei Montioli). 140) Podere Montecchio I – E’ antecedente al 1825 (Sez. H 360) F. 141, p.lla 15. 141) Podere il Poderino – Leonardo Ricci chiede il 22 Maggio 1787 di riedificare una casa rurale in località Passinano F. 155, p.lla 111. 142) Podere il Monte I - Nella «Pianta della Dogana di Manciano del 1745» come Casetta di Andrea, nel Catasto Leopoldino (Sez. L, 131, Biffa del Monte) F. 185, p.lla 14. Il termine Biffa indica un posto rilevato che all’impianto del Catasto serviva per le triangolazioni geometriche. 59 143) Podere il Monte II – Pietro Ponzuoli chiede il 24 Luglio 1787, di costruire una casa rurale in contrada i Monti, presente al 1825, (Sez. L, 146),F. 185, p.lla 58. 144) Podere Cagnano III - F. 142, p.lla 17. 145) Podere Castellacce - F. 158, p.lla 55. 146) Podere del Lago - F. 199, p.lla 12. 147) Casali di Pian di Menta – F.198, p.lla 101, 102, 103. 148) Podere di Quercialta - F. 180, p.lla 25 149) Podere il Ghiaccio - F. 154, p.lla 15, 119. 150) Magazzino di Poggio Fuoco - Nel Catasto Leopoldino (Sez. M, 215, 216, 217) F.213, p.lla 64. 151) Fattoria di Poggio Fuoco –Agata Vedova Valeri chiede, il 24 Luglio 1787, di costrure una casa per il comodo dei suoi lavoranti nella Bandita di Poggio Foco. Nel Catasto Leopoldino (Sez. M, 175, 179, 180) F. 216, p.lla 10, 11, 12, 13. 152) Podere Volpaia-Pian di Brodo - F. 217, p.lla 22. 153) Cavallin del Bufalo – F.218, p.lla 31. 154) Podere il Paglieto, ex Porchereccia- F. 232, p.lla 24. 155) Podere Malriguardo - F. 254, p.lla 30, 31, 32, 33. 156) Podere la Capriola – Il signor Cappelletti di San Valentino chiede, il24 Luglio 1787, di costruire una casa per comodo dei lavoratori nella Tenuta della Capriola, lo stesso giorno anche Angiolo Santi di Sorano inoltra la stessa richiesta sempre nella Tenuta della Capriola. Nel Catasto Leopoldino (Sez. S, 33, 39) F. 227, p.lla 31. 157) La Capriola (le Casette) - F. 244, p.lla 11, 42 158) Le Casette (la Capriola) - F. 244, p.lla 13 159) La Capriola - F. 244, p.lla 2, 160) Podere 4° dell’Ebreo – Censita nel 1825 come Case del Bianchi (Sez. U, 16 Casa, 19 Rimessa, 21 Rimessa) F. 250, p.lla 14, 15, 16, 17. 161) Podere S. Barbera - Nel Catasto Leopoldino (Sez. U, 39 Rimessa, 40 Forno, 41 Casa, 42 Rimessa) F. 256, p.lla 5, 6, 7, 8. 162) Podere S. Barbera - F. 256, p.lla 20 163) Podere del Crociani - Nel Catasto Leopoldino, come Capanna di Macchia Sugherana (Sez. U, 92) F. 257, p.lla 46, 47, 48.. 164) Casale Marianaccia - Compare nella «Descrizione della tenuta di Marsiliana del 1747» ed anche nel Catasto Leopoldino (Sez. P, 12) F. 207, p.lla 46. 165) Banditella - Nominata anch’essa nella «Descrizione della tenuta della Marsiliana del 1747» era composta da tre stanze, e censita nel Catasto Leopoldino (Sez. Q, 60) F. 206, p.lla 44. 166) Belvedere (Marsiliana) - Vicino al castello esiste un edificio rurale che nel 1747 era destinato all’abitazione del «Capoccia dei Somari» che comprendeva delle stalle a pian terreno. Dietro alla casa era descritto anche «un recinto di muraglie che prima era una chiesa oggi è un camposanto» e sull’altare vi era ancora un affresco raffigurante l’ascensione di Nostro Signore. Ciò si può identificare con la chiesa di S. Salvatore di Marsiliana nominata nel 1188 tra i beni della diocesi di Sovana. Catasto Leopoldino (Sez. Q, 24) F. 206, p.lla 35 167) Dispensa - Rappresentata già nel 1536 nella Mappa della Toscana «Chorographia Tusciae» del Bellarmato, doveva essere una stazione di sosta, come fa supporre l’antico nome di Osteria. Nel 1747 comprendeva la casa per il capo 60 guardia della tenuta, più vari edifici adibiti a stalle e magazzini. Censita nel Catasto Leopoldino (Sez. Q, 20, 74) F. 206, p.lla 58, 60, 61, 140, 172, 175. 168) Casetta del Piano – Nel 1747, il Capannone di Piano è l’abitazione del capo Buttero e dei bufalari, il casolare è poi censito nel Catasto Leopoldino (Sez. Q, 113), con la riforma dell’Ente Maremma l’edificio viene ristrutturato, oggi Vergheria Sant’Andrea F.236, p.lla 4. 169) Casetta di Poggio Pennino - Compare nella «Descrizione della tenuta di Marsiliana del 1747» come «Casale della Macchia» e nel Catasto Leopoldino (Sez. Q, 88, Casetta di Poggio Pozzino). 170) Fattoria Casa Colonica di Spinicci - Costruita nel 1937 come si vede nello stemma del Principe Corsini apposto sulla facciata F. 175, p.lla 44, 45, 46, 47. 171) Casa Colonica dell’Ente Maremma - Durante la riforma fondiaria del 1953 nel territorio Mancianese sono istituiti circa 400 nuovi poderi; la costruzione delle residenze dei nuovi proprietari delle terre espropriate è finanziata dall’Ente Maremma. Viene studiato e progettato un tipo di abitazione consono alle esigenze dei coloni e simile nella struttura alle antiche case coloniche maremmane. Di queste esistono diverse tipologie:MARSILIANA con la versione con scala esterna, SANT’AGOSTINO, BELLOSGUARDO, Usata in località, Pian di Palma: la caratteristica di questo tipo di casa colonica è che nel quadrato, che disegna la pianta, manca volutamente un quarto, che viene adibito a Carraia. SPERANZA adottata nei piccoli appezzamenti detti “quote” FONTANILI 172) Fonte delle Murella - Nominata nell’Estimo di Saturnia del 1546 come «Fonte di Bertone» e censita nel Catasto Leopoldino (Sez. D, 289). 173) Fonte di S. Martino - Nel Catasto Leopoldino (Comunità di Sorano, Sez. N, 131). 174) Fonte di Pian di Palma - Nominata nell’Estimo di Saturnia del 1546 175) Fonte delle Piane - Nominata nell’Estimo di Saturnia del 1546, cme fonte di Nicholaio che confina la via delle Capanne, nel 1791 la fonte al poggio delle capanne è protagonista di un ifacimento. 176) Fonte della Strega - Nominata già nel XV secolo Statuto di Saturnia e nell’Estimo come Fonte d’Agnolino. 177) Fonte della Ciabatta. 178) Fonte Leopoldina - Nominata nelle visite del XVIII sec. restaurata nel 1588. È censita nel Catasto Leopoldino (Sez. E, 825) di proprietàdella Comunità di Manciano. Il nome della fonte è legato al granduca che visitò Montemerano nel 1844 e forse in quella occasione fu restaurata. Nel progetto dell’Acquedotto del Fiora si era prevista una ristrutturazione per lavarvi gli indumenti degli abitanti con malattie infettive F.124, p.lla 146. 179) Fonte di S. Pietro - Nominata nella norma di perimetrazione della Bandita delle vigne nello Statuto di Montemerano del 1488. 180) Fonte Mancianese - Nello Statuto di Manciano del 1522 vengono nominate ben nove fonti nella Corte tra cui la «Fonte de la Canella Mancianese», censita nel Catasto Leopoldino (Sez. K), fu ristrutturata nel 1863 come la si vede oggi. Un progetto di ampliamento e sopraelevazione per usarla come lavatoio dei panni dei malati infetti, previsto con l’arrivo dell’acquedotto, non fu eseguito e da allora è caduta lentamente in degrado, fino all’ultimo restauro del 2000, F. 174, p.lla B. 181) Fonte del Cerro. 182) Fonte di Betta. 183) Fonte Rubbiano - Censita nel Catasto Leopoldino (Sez. K, Fonte d’Ignaccia). 61 184) Fonte delle Prgolacce. 185) Fonte del Monte – Attualmente coperta dal sedime. 186) Fonte di Gazia - Censita nel Catasto Leopoldino (Sez. L, 923) è costituita da due Mascheroni la cui costruzione è legata al convento che ospitava il monastero francescano oggi podere di Gazia poco distante. 187) Fonte delle Croste. 188) Fonte di Marsiliaa - Compresa nella «Descrizione della tenuta della Marsiliana del 1747». 189) Fonte della Castta del Piano. 190) Fontanina di Fanfani. COOPERATIVE Associazione di Lavoratori, il fenomeno delle cooperative è antecedente alla riforma fondiaria. 191) San Martino – F.50, p.lla 123. 192) Poggio Murella – F.47, p.lla 17. 193) Sgrillozzo – F.210, p.lla 76. 194) Marsiliana – F.206, p.lla 47. CONSORZI Associazione di proprietari ---) Saturnia 195) Pianetti – F.116. ---) Manciano 196) La Sgrilla – F.156, p.lla 26. 197) Cooperativa Rossa – F.177, p.lla 110. 198) Spinicci 199) Borgo di Servizio di Sgrillozzo - Nel luogo dell’imposto del carbone dei primi del ‘900 è stato costruito un borgo di servizio, comprensivo della scuola e della chiesa di Santa Maria Regina del Mondo, da parte dell’Ente Maremma ad uso della nuova Comunità insediatasi nelle terre espropriate con la Riforma Fondiaria del 1953. 200) Centrale elettrica di Scarceta - Costruita nel 1898 su progetto dell’ingegnere mancianese Temistocle Sadun su finanziamenti del Marchese Ciacci, è rimasta operativa fino al 1960 F. 204/A. 201) Centrale Elettrica della Stellata. 202) Caseificio Sociale di Manciano – Il caseificio attuale è quello impiantato intorno al 1980, quando lo sviluppo del centro di Manciano, ingloba il precedente opificio e si rende necessario lo spostamento in area non urbana. AREE ESTRATTIVE 203) Miniera d’Antimonio del Tafone – Sull’area di estrazione, aperta nel 1941, è anche costruito lo stabilimento di estrazione del metallo dal minerale F. 261, p.lla 91 . 204) Miniera d’Antimonio San Girolamo – Tale vena estrattiva è esaurita. 205) Miniera di Onice. 206) Miniera di Travertino dei Pianetti. 207) Miniera di Travertino di Pian di Palma. 208) Cava del Teti Miniera di Travertino di Marsiliana. 62 209) Cava di Arenaria detta” Pietra Dorata”. 210) Cava di Arenaria detta “Santa Fiora”. 211) Cava di Sabbia sul Fiume Albegna a Marsiliana – F. 206, p.lla 8. CIMITERI (MODERNI) 212) Cimitero di Marsiliana – F.206, p.lla 505. 213) Cimitero di Poggio Murella - F. 62, A. 214) Cimitero di San Martino – F.50/A. 215) Cimitero delle Capanne 216) Termine - Nella macchia di Montauto un muro a secco divide la Toscana dal Lazio, a distanze regolari pochi cippi in pietra distinguono le due regioni (a base circolare nel Lazio, a base quadrata nella Toscana). In essi è scolpita la data 1796 ed un numero progressivo, nel Catasto Leopoldino sul confine della Comunità di Manciano sono segnati quelli dal n.64 al n.125. Tale terminazione tra il Granducato ed il Regno Pontificio dovette seguire la stessa perimetrazione effettuata nel 1475 dallo Stato di Siena e dal Patrimonio di San Pietro (R. Cardarelli Confini tra Magliano e Marsiliana, in B.S.S.M., I, 1924, p. 195). Nel Catasto Leopoldino è inoltre segnata l’esistenza di altri termini anch’essi oggi divelti ma posizionati fin dal XIV sec. per distinguere le corti ed i possedimenti. ) 2. 7 Valutazione delle relazioni identitarie nel sistema insediativo e paesaggistico L’analisi storica del territorio del Comune di Manciano porta alla considerazione che l’evoluzione della proprietà privata (nelle diverse forme assunte nei secoli), è il vero motore delle trasformazioni paesaggistiche, la superficie che ha investito nei secoli è stata subordinata alle primordiali divisioni delle corti con le rispettive contrazioni ed espansioni affidandosi o meno a confini naturali come quelli geografici più o meno definibili come i corsi dei fiumi, i crinali dei rilievi o le pianure; a ciò va però aggiunto l’indicatore storico dato dai percorsi che nascono sulle linee di confine. 2. 8 Sintesi e valutazione degli ambiti territoriali La descritta rettificazione dei confini amministrativi del 1787 ha riportato le competenze comunali sulla linea geografica del corso del fiume Albegna, l’addizione del Comunello di San Martino del 1928 ha applicato una certa simmetria anche sul versante del fiume Fiora, disturbata dalle due porzioni dei comuni di Pitigliano e Farnese che oltrepassano la riva. La definizione dei confini che uniscono i due fiumi come abbiamo visto, anch’essi dove è possibile hanno una natura prevalentemente fluviale, ma più volte ai piccoli torrenti sono alternati strade secondarie e crinali. Indicatori geografici AIl’interno di cotale perimetro il paesaggio si differenzia al crescere delle fasce altimetriche così abbiamo i tre ambiti pedocollinare, collinare ed alto collinare i corsi dei Torreni Stellata ed Elsa ne sono i demarcatori. 1 Il Torrente Elsa è un confine naturale la sua riva a Sud segna il territorio pedocollinare delle antiche corti di Marsiliana, Scerpena, Montauto, terre che per secoli hanno condiviso la natura di proprietà pubblica lasciata a bosco e pascolo a bassissima densità insediativa se non del tutto disabitata. 2 La zona collinare mancianese è tra le rive dell’Elsa e dello Stellata che comprende anche la Corte di Montemerano, a maggiore densità insediativa coltivata prevalentemente a domesticheti. 3 La riva nord dello Stellata comprende le terre di Saturnia, Poggio Murella e San Martino con l’unico destino di terre infeudate a bassa densità insediativa, terre diboscate a colture estensive di seminativi. 63 Il torrente Stellata è stato il confine storico di due circoscrizioni di Saturnia e Montemerano, a fortune alterne si impossessavano della piana che dai Pianetti arriva fino alla Parrina, l’elemento architettonico baricentrico è sempre stato il mulino del Gorello nominato fin dal 1088. Entrambi i torrenti, nel tratto iniziale condividono la natura di confine di paesaggi distinti, invece sono un unico paesaggio le piane che attraversano nel percorso finale. Ad entrambi si sono rivolte le popolazioni delle due rive per l’impianto di mulini, sul greto del torrente Elsa il mulino della Corte di Scerpena, viene abbandonato nel XIV secolo quando questa landa si spopola, l’occasione per la ricostruzione si ha alla fine del XVIII secolo quando vengono impiantati nuovi poderi nelle dimesse Bandite di Santa Barbera e la strada torna ad essere transitata per i capalbiesi che vanno a Manciano, loro capoluogo amministrativo. La strada come demarcatore Storico L’elemento temporale della storia si inserisce in questo contesto geografico determinando alcune invarianti paesaggistiche: fondamentali sono la suddivisione curtense medievale e con essa la rete infrastrutturale maggiore. La caratteristica della rete stradale di questa parte di Maremma è che i collegamenti tra gli abitati risultano di basso transito, invece le strade della transumanza diventano le grandi arterie di contatto con le culture esterne e fautrici di cambiamenti paesaggistici. La natura della strada di transumanza è quella di essere percorsa da numerosi animali quindi non troppo ripida, battuta, larga e pulita sui cigli, lontana dai centri abitati, ma vicina ai letti dei fiumi, e per questo non rimane solo strada di animali ma anche di cristiani, ciò è palese dagli allacciamenti di tutti i percorsi che partono da un paese all’altro e per tratti vi si sovrappone. Il territorio mancianese è attraversato da due di codeste strade che costeggiano i fiumi Albegna e Fiora; la prima in effetti nei dintorni di Saturnia riunisce le Carrarecce (termine usato nel Catasto Leopoldino) che giungono dal Monte Amiata e dallo Stato senese, queste si incontrano dove l’Albegna riceve le acque del Mazzabu, oltre, le docili greggi ovine in percorrimento vengono fatte avvicinare ai centri di Montemerano e Saturnia e lasciate pascolare nei campi seminativi in rotazione, invece alle mandrie bovine è interdetta l’entrata nella tenuta di Marsiliana e sono convogliate percorrendo il confine delle Corti di Pereta e Montemerano, verso la macchia mediterranea delle bandite di Santa Barbera, oltre il greto dell’Elsa. Le bandite di Santa Barbera sono anch’esse l’arrivo della strada Dogana del fiume Fiora su questa alle Secchete pagano la fida (più economica-si veda la questione temporale trattata all fine dell’ottocento da Francesco Nobili Vitelleschi nell’Inchiesta sopra le Provincie di Roma e Grosseto) le vergherie dallo Stato pontificio e della Contea ursinea, tale passaggio lascia tracce culturali tanto che l’idioma mancianese ha a volte cadenze alto laziali, rispetto al parlato montemeranese più simile al senese. La trasformazione paesaggistica che porta tale strada è legata agli allevamenti di suini che qui venivano a svernare e sono gli artefici del mantenimento di grandi aree a bosco con la selezione delle specie arbustive del sottobosco ed incentivando la crescita delle querce ghiandifere, tale fenomeno si ferma sull’antico confine della Diocesi di Castro nella quale era contenuta la Corte di Manciano. Al contrario nella limitrofa Corte di Montemerano della Diocesi di Sovana rimane altresì un paesaggio di domesticheti, ma con la prevalenza di uliveti, come cultura introdotta dalla dominazione senese. La nascita e diversificazione del paesaggio nel Comune mancianese, quindi discende sia dagli indicatori geografici coincidenti con i letti dei Torrenti Elsa e Stellata, che dai demarcatori storici quali i percorsi delle strade della transumanza. Oggi la strada che divide due ambiti territoriali è la strada che dall’Albegna arriva al Fiora all’altezza di Montemerano, ciò è dovuto all’influenza del polo termale che dal Mulino del Gorello ha influenzato la conduzione delle aziende agricole portando il modello dell’agriturismo che dalla Parrina arriva fino ai Pianetti. 64 Ciò che è stato finora dimostrato con la verifica degli accadimenti storici ha un sostanziale riscontro con quanto già pianificato nella programmazione territoriale provinciale. Infatti i frequenti contatti fra le amministrazioni Comunali e Provinciali, durante le fasi di stesura del PTC provinciale (19961999) hanno consentito di attribuire alle frazioni il rispettivo territorio di appartenenza, recuperando alcune suddivisioni storiche e verificandole con le unità di paesaggio proposte dal gruppo di lavoro chge ha steso il PTC provinciale. La conclusione delle operazioni ha dato luogo ad unità di paesaggio che interpretano le suddivisioni del territorio comunale nel seguente ordine. SATURNIA CP 3.2.1 (Colline Pleistoceniche della Valle dell’Albegna) Confine Sud Il torrente Stellata è il confine della Corte di Saturnia, e seppure nel 1410 la Repubblica di Siena premia la fedeltà dei montemeranesi offrendogli la possibilità di espandersi nelle terre della Parrina, la lettura dell’Estimo del 1546 e del Catasto Leopoldino conferma che, per cinque secoli, le pertinenze delle due corti si fermano alla linea delle due rive, fino al 1950, quando le particelle della Riforma Fondiaria della Parrina, vengono assegnate in prevalenza a contadini montemeranesi. Lo sviluppo del polo termale ha cambiato in cinquanta anni l’economia delle aziende agricole intorno alla sorgente, la conversione ad agriturismi è andata così ad interessare anche quella parte dell’antica Corte di Montemerano oltre il torrente Stellata, compresa tra le due strade delle Collacchie e Follonata. Confine Est La Corte di Saturnia nel XIV secolo si allarga a comprendere anche quella di Palmule, diventando così un territorio sovradimensionato con gli insediamenti satelliti di Poggio Murella e di Murci, anche se quest’ultimo viene staccato nel 1787. La fondazione dell’abitato di Capanne (XV sec.) nasce dalla necessità della coltivazione delle terre più distanti da Saturnia. La separazione interna della Corte è sancita, nel XVII secolo, con l’elevazione della chiesa di Capanne, a Parrocchia autonoma, il confine passa sul torrente Follonata, sulla strada vecchia per Samprugnano e si immette nel fosso della Gattaia fino al Gorello. ARPA SP 26 (Aree di Rilevante Pregio Ambientale, Storico-archeologico e Paesaggistico, Saturnia) Nell’area di Pian di Palma sono affiorate tombe etrusche. CAPANNE E POGGIO MURELLA R 10.4.1 (Rilievi dell’Antiappennino dell’Agro di Manciano) RT 1 (Ripiani Tufacei delle Gole del Fiora) RT 2 (Ripiani Tufacei delle Gole del Fiora) Confine Ovest L’antropizzazione del piccolo insediamento di Poggio Murella è legata alla costruzione dell’acquedotto che serviva la città romana di Saturnia, la frequentazione di questo sito è pressoché continua fin da tale epoca. Nel 1188 un’abitante di poggio Murella, Bosnina di Motedrelle è titolare di un mulino nel Gorello e nell’Estimo del 1546 si trova la conferma che i poggiaioli hanno proprietà fino alla contrada della Gattaia. Nel XV secolo nasce anche il piccolo borgo di Capanne, la crescita di popolazione è tale porta nel 1664 alla creazione di una nuova parrocchia autonoma. Il confine passa sul torrente Follonata, sulla strada vecchia per Samprugnano e si immette nel fosso della Gattaia fino alla cascata del Gorello. 65 Confine Est Le bandite di Perla e Campo Lombardo, insieme, sono la porzione meridionale del Comunello di San Martino che rientrano nella creazione della Commenda di San Pietro come colonizzazione agraria durante il dominio Mediceo. Il progetto fallisce e gli abitanti di San Martino abbandonano queste terre oltre il fosso della Fuliggine, che, nel 1786, acquista la famiglia dei Zammarchi di Catabbio ( trasferitasi poi a Poggio Murella) e vi costruiscono la chiesa di San Giuseppe. Confine Sud Il torrente Stellata, è il limite della Corte di Saturnia, fino al 1825, quando vi hanno il confine le proprietà delle tre famiglie del Poggio: Zammarchi, Scalabrelli e Mancini, che sconfinano anche nella porzione di San Martino. Ai primi del novecento la fattoria dei Pianetti si espande nei terreni dell’antica bandita di Monte Cavallo, con il risultato che l’area diventa interessata dal fenomeno della ricezione turistica legata al polo termale fino al confine dato dalla strada che collega con la Statale 74. SAN MARTINO R 10.2 (Rilievi dell’Antiappennino dell’Alta Valle del Fiora) RT 1 (Ripiani Tufacei delle Gole del Fiora) RT 2 (Ripiani Tufacei delle Gole del Fiora) Nell’VIII secolo il fiume Fiora è il confine meridionale del ducato della Tuscia con capitale a Lucca, che ha eletto San Martino a proprio patrono cittadino, della chiesetta di San Martino sul Fiora si hanno documenti fin dall’ XI secolo. Poche case intorno alla chiesa sono da sempre pertinenza di Sovana, nel XVII secolo diventa Marchesato della famiglia Bourbon del Monte, fino al 1783 quando Pietro Leopoldo abolisce il feudo e permette ai contadini di comprare i terreni sui quali hanno lavorato. Il Comunello di San Martino entra a far parte del Comune di Manciano solo nel 1928. Confine Il confine storico tra le Comunità di Manciano e Sorano è segnato da pietre scolpite, dette termini, (una di queste dà il nome ad un borgo di Poggio Murella), la natura artificiale di questo confine ha permesso alla Comunità più avvantaggiata economicamente di espandersi fino al limite geografico del fosso della Fuliggine. MONTEMERANO R 10.4.2 (Rilievi dell’Antiappennino dell’Agro di Manciano) Confine Nord La riva sinistra del Torrente Stellata ha da sempre segnato le proprietà dei montemeranesi, ma oggi queste proprietà più a ridosso del polo termale hanno subito un’ evoluzione economica di ricezione turistica che ha il baricentro nella Corte Saturnia e si è espanso fino alla linea stradale che collega i due ponti sul Fiume Albegna e sul Fiume Fiora. sconfinamento fino alla riva dell’Albegna inizia nel 1784 quando il limite del Comune di Manciano viene spostato fino al Fiume, inglobando l’antica Dogana di Pereta, Nel 1825 la Dogana è diventata proprietà dei Monaci di Vallombrosa, ma già vi si incunea una parte dei beni del Repenti. 66 Ai primi del Novecento la proprietà dei Monaci passa alla Famiglia Ciacci, i quali vi organizzano la fattoria dei Cavallini. Con la riforma fondiaria i lotti espropriati vengono affidati a montemeranesi. Confine con Manciano Nel 1785 la riforma amministrativa del Granduca Lorenese ha compimento con la ristrutturazione dei distretti religiosi: fin dal medioevo, il confine tra le corti di Montemerano e Manciano è per secoli anche quello tra la Diocesi di Sovana e quella laziale di Castro, poi Acquapendente. MANCIANO R 10.4.2 (Rilievi dell’Antiappennino dell’Agro di Manciano) Confine con Montemerano Il confine tra le diocesi di Castro e Sovana divide Manciano da Montemerano fino al 1785, non esiste un ben definito confine geografico o stradale tra le due corti, la linea di demarcazione tra le due corti è appoggiata a piccole porzioni di strada e segue il crinale (come l’acqua pende) fino alla strada Dogana. Confine Sud Il torrente Elsa ed il botro del Pelagone sono i confini storici della Corte di Manciano. Dal XV secolo una linea spezzata che dal botro del Sorbello, passa al botro dell’Inferno al botro delle Stiacciole fino al fosso Bianco, è il limite della proprietà comunitaria dei mancianesi, oltre vi è il terreno Demaniale della Dogana. Le vendite all’asta della fine del XVIII secolo( della Dogana e di Santa Barbera) permettono a famiglie della Comunità di appropriarsi di quei terreni e fondare medie aziende agricole. MARSILIANA (3 sottosistemi) Le corti di Marsiliana e Stachilagi, diventano, con la conquista senese del XIV secolo, un unico organismo territoriale di proprietà statale poi una enorme tenuta privata del Principe Corsini che possiede anche la Corte di Montauto. CP 3.2.2 (Colline Pleistoceniche della Valle dell’Albegna) La riforma fondiaria nel 1950 va ad interessare l’area della riva dell’Albegna unificando un’area che interessa tre porzioni distinte: l’antica Dogana di Pereta ( poi Fattoria dei Cavallini), la Dogana di Manciano, e parte della Tenuta di Marsiliana, i confini sono il greto dell’Elsa e l’antica strada Dogana. R 11.2.1 (Rilievi dell’Antiappennino delle Colline di Tiburzi) I confini storici della Tenuta vengono ridisegnati con la Riforma Fondiaria: resta alla famiglia Corsini la parte boscosa e collinare compresa tra il torrente Elsa e la Strada che porta Capalbio. ARPA S 40 (Aree di Rilevante Pregio Ambientale, Storico-archeologico, Colline di Marsiliana) L’area delle colline, interessante a livello naturalistico è anche l’antico sito della città di Kaletra e delle sue necropoli ancora non pienamente indagate. Pi 3 (Pianure della Piana dell’Osa-Albegna) La parte pianeggiante è parcellizzata e affidata ai nuovi coloni che costruiscono casali, le forme architettoniche delle quali, sono mutuate dalla tradizione dei casolari ottocenteschi. Confine 67 La strada che dal Camerone porta a Capalbio è l’elemento che divide la parte pianeggiante e coltivata ele colline a macchia mediterranea. MONTAUTO (3 sottosistemi) R 10.4.3 (Rilievi dell’Antiappennino dell’Agro di Manciano) I castelli di Santa Barbera, Scerpena e Scarceta, nel XIV secolo sono distrutti ed abbandonati, i loro terreni diventano di proprietà pubblica con il nome delle Bandite di Santa Barbera, gli introiti dalla vendita del pascolo sono riscossi dall’uffizio dei paschi di Siena ma rientrano nella giurisdizione della Corte di Manciano, tanto che una tantum per la costruzione delle mura del 1489 vengono messi a disposizione i ricavi degli affitti del pascolo. Nel 1785 l’area è parcellizzata e affidata a famiglie provenienti dalla Comunità di Sorano. Il censimento catastale del 1825 riporta, eccezionalmente, il gruppo dei capifamiglia delle sei famiglie intestatarie senza una distinzione delle terre occupate da ognuna ed una parte occupata dal Principe Corsini affittuario. Confine Nord Il torrente dell’Elsa e il botro del Pelagone sono gli antichi confini delle corti abbandonate nel XV secolo. Confine Sud La strada di crinale che sale al Castello di Montauto è il confine della antica corte diventa poi Tenuta agricola. R 11.2.2 (Rilievi dell’Antiappennino delle Colline di Tiburzi) La Corte di Montauto segue le vicende della tenuta di Marsiliana. All’epoca della riforma fondiaria la tenuta non è più dei Corsini e non viene espropriata in nessuna porzione. L’orografia distingue due diversi paesaggi con colline boscose. Confine Nord La strada di crinale che sale al Castello di Montauto è la stessa linea che confina con la precedente area a paesaggio omogeneo. Confine Sud La macchia che si è riappropriata dell’antico castello-vedetta si ferma in una linea netta sulla piana dei campi dove spiccano solitarie querce camporili. ARPA PN 45 (Aree di Rilevante Pregio Ambientale, Paesaggistico, Torre di Montauto) Il Castello nominato dal 1216 e frequentato fino al 1549 (scheda n°5) è una importante eredità architettonica. CP 4 (Colline Pleistoceniche delle Pendici di Capalbio) La strada che attraversa la piana di Montauto e che collega Manciano a Montalto è una strada a basso transito ed attraversa una landa di campi seminativi che ha un netto confine con la macchia che copre la collina del castello diroccato. ARPA P 44 (Aree di Rilevante Pregio Ambientale, Paesaggistico, Vulci) Il fiume Fiora lascia il Comune di Manciano regalandogli un’area umida di rilevante pregio naturalistico e faunistico. La precedente trattazione da luogo ad una costruzione di indicatori di stato (ancora approssimativi non essendo determinati sistemi, subsistemi e UTOE) che consentono di valutare il rapporto tra le varie parti di territorio e il conseguente assetto insediativo e paesaggistico: 68 Indicatore di stato Territorio interessato Torrente Stellata-confine sezione altocollinare (Fiume Albegna, Torrente Fiascone, Fiume Fiora) Torrente Stellata-confine sezione collinare (Fiume Albegna, Fiume Fiora) A, B, C, Saturnia, Capanne risultante di villaggi aperti Ampie sezioni di seminativi e Poggio Murella, S. a matrice prevalentemente e pascoli con colture Martino pastorale legnose confinate così come le superfici boscate C,D, Montemerano, risultante di borghi murati ampie sezioni di seminativi Manciano con insediamento alternati da colture legnose accentrato a matrice feudale ad assetto specializzato boschi confinati anche nelle linee di antico confine tra le unità amministrative C,D, Montemerano, risultante di borghi murati ampie sezioni di seminativi Manciano con insediamento alternati da colture legnose accentrato a matrice feudale ad assetto specializzato boschi confinati anche nelle linee di antico confine tra le unità amministrative C,D, Montemerano, risultante di borghi murati ampie sezioni di seminativi Manciano con insediamento alternati da colture legnose accentrato a matrice feudale ad assetto specializzato boschi confinati anche nelle linee di antico confine tra le unità amministrative E Marsiliana risultante di tenute allodiali, ampie sezioni di seminativi poi fattorie, poi nucleo e piccoli brani di colture centrale della Riforma legnose ad assetto Fondiaria specializzato nei pressi dei fabbicati di bonifica. Boschi confinati nei residui di proprietà signorile E Marsiliana risultante di tenute allodiali, ampie sezioni di seminativi poi fattorie, poi nucleo e piccoli brani di colture ad assetto centrale della Riforma legnose Fondiaria specializzato nei pressi dei fabbicati di bonifica. Boschi confinati nei residui di proprietà signorile G Montauto risultante di tenute allodiali, Ampie sezioni di seminativi poi fattorie di latifondo, intervallate da altrettante frazionate in unità ad masse boscate continue insediamento sporadico. Residui di castellari medievali e fattotrie fortificate insieme a elementi recenti come la Discarica comunale su un impianto minerario dismesso risultante di tenute allodiali, Ampie masse boscate di poi fattorie di latifondo natura cedua con continuità frazionate in unità significativa attraversate da coloniche ad insediamento strade vicinali non utilizzate sporadico Strada Dogana Capalbio – Collemassari-confine sezione collinare Torrente Elsa-confine sezione collinare (Fiume Albegna, Fiume Fiora) Strada Dogana Capalbio – Collemassari-confine sezione pedecollinare Torrente Elsa-confine sezione pedecollinare NordOvest (Fiume Albegna, Fiume Fiora) Torrente Elsa-confine sezione pedecollinare NordOvest (Fiume Albegna, Fiume Fiora) Muro di Montauto- confine storico giuridico con l’alto lazio Valenze insediative Valenze paesaggistiche Indicatori geografici a scala locale: Torrente Stellata- Torrente Elsa Indicatori strutture materiali: Strada Dogana Capalbio Collemassari- Muro di Montauto Indicatori generali geografici: Torrente Fiascone, Fiume Albegna, Fiume Fiora 2.9 La carta del rischio archeologico: un indicatore fondamentale Tav.8h - Carta del Rischio Archeologico (1:35.000) 69 L’idea di una banca-dati archeologica che si prefigga la raccolta e la gestione dei dati sulle emergenze archeologiche di un territorio predeterminato nasce per rispondere all’esigenza di coloro che operano nel settore della pianificazione territoriale e, in secondo luogo, per tutti gli istituti di ricerca interessati, senza trascurare un’ampia collaborazione ed una proficua interazione con quanto si sta facendo in questo settore sul piano sia regionale, sia nazionale. La localizzazione dei rinvenimenti, integrata dall’esame della cartografia storica e dei dati d’archivio, nonché dalle indispensabili prospezioni sul terreno, permette infatti una migliore progettazione urbanistica, o comunque, in generale, un’attività di pianificazione territoriale più attenta al complesso problema delle emergenze e della tutela archeologica, consentendo, soprattutto in area urbana ed extraurbana, una più corretta valutazione dei “rischi archeologici” connessi con le opere edilizie, la costruzione di infrastrutture, l’ampliamento dei centri urbani e industriali. D’altro canto, dal punto di vista più strettamente scientifico, una Carta del Rischio Archeologico, può fornire molte e nuove indicazioni sull’organizzazione territoriale, sulle dinamiche del popolamento antico, sullo sfruttamento economico delle aree, giungendo anche a suggerire interessanti elementi di valutazione per una effettiva organizzazione programmata della ricerca archeologica e per la risoluzione di precise problematiche storiche. Inoltre la maggiore conoscenza del territorio può far meglio indirizzare, alle amministrazioni competenti, gli sforzi, sia economici che di progettazione, inerenti alla migliore fruizione e alla valorizzazione dei beni culturali insistenti sull’area comunale. 2.9.1 La carta del rischio archeologico: da inventario a strumento di previsione e gestione territoriale Nella tradizione archeologica mediterranea la realizzazione di mappe archeologiche consiste essenzialmente sulla trasposizione cartografica del report archeologico esistente, funzionalizzando il tutto alla fondamentale lettura dei paesaggi storici che si sono alternati su di un territorio. Metodologicamente questo sistema è riconducibile ad un taglio di tipo inventariale, strumento fondamentale della base conoscitiva comune e necessario punto di partenza per gli sviluppi inerenti alla pianificazione territoriale. Di recente però si è sviluppato in campo europeo un sempre maggiore interesse verso gli aspetti di previsionalità del rischio archeologico, a partire dallo studio di Biddle e Hudson su Londra nel 1973 nel quale già emergono concetti fondamentali quale quello della carta archeologica non più solo censimento, ma strumento guida per le politiche territoriali. Per la redazione delle carte di rischio archeologico vengono utilizzate diverse tipologie di indicatori (ritrovamenti precedenti, fonti scritte, foto aeree, toponimi, ricognizioni sul campo, ecc.) che forniscono elementi indiziari della presenza di evidenze archeologiche. Il loro studio permette di sviluppare una tendenza previsionale, definendo così il rischio archeologico. E’ quindi oltremodo necessario incentivare gli sforzi su quest’ambito di ricerca in modo da evidenziare sempre meglio il rischio che la pianificazione urbanistica potrà correre scegliendo un’area piuttosto che un’altra per lo sviluppo edilizio di un centro abitato o autorizzando quei normali interventi di piccole trasformazioni territoriali, tanto diffusi nelle campagne (la realizzazione di bacini idrici, la costruzione di strade, il recupero e ampliamento edilizio di vecchi manufatti, ecc. ) e che ben contribuiscono, se non controllati, alla sistematica e costante erosione del patrimonio archeologico. 2.9.2 scala del rischio archeologico Del rischio archeologico si è studiata una scala di valutazione, partendo dagli aspetti monumentali rilevabili o presumibili, dalla rarità del ritrovamento, dal contesto, ecc. La carta quindi è stata costruita secondo i seguenti parametri indicativi del valore intrinseco del sito archeologico di seguito esposti. Valore intrinseco 70 Alto = corrisponde al NO assoluto per la realizzazione di opere. Siti che conservano strutture in elevato (chiese, castelli, ville, cisterne, ponti, acquedotti, necropoli monumentali, ecc.) o che in seguito a uno scavo stratigrafico possono restituire strutture conservate e non smontabili (ville, castelli, cisterne, acquedotti, villaggi preistorici, ecc.) Colore Rosso. Medio = corrisponde alla necessità di indagini diagnostiche (relazione archeologica, indagini di superficie) e/o saggi stratigrafici prima di permettere qualsiasi opera. Siti per cui il rischio elevato è presunto e fortemente indiziato, ma che presentano caratteristiche strutturali tali che in seguito a uno scavo stratigrafico possono essere smontate (necropoli alla cappuccina, tombe a fossa, ripostigli, ecc.). Colore Giallo. Basso = corrisponde alla necessità di una relazione archeologica prima di permettere la realizzazione di opere. Siti per cui il rischio è debolmente provato da evidenze di superficie modeste (casa/tomba, frequentazioni o sporadici). Colore Verde. Si consiglia di richiedere sempre e comunque, vista la difficoltà insormontabile inerente al calcolo della esatta estensione dei siti archeologici, per lavori in prossimità (zona contigua = raggio di almeno 100 metri dal cerchio segnaletico) di ognuno dei siti censiti la relazione archeologica corrispondente. 2.9.3 catalogo dei siti archeologici Numero Sito 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 Valore Intrinseco basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso Tipologia casa casa/tomba casa villaggio casa casa necropoli casa casa casa/fornace necropoli necropoli necropoli necropoli necropoli necropoli necropoli necropoli necropoli necropoli necropoli necropoli necropoli Blocco Cronologico Bibliografia romano romano romano preistorico romano romano eneolitico medievale romano romano etrusco etrusco etrusco etrusco etrusco etrusco etrusco etrusco etrusco etrusco etrusco etrusco etrusco inedito inedito inedito Setti 1995 inedito Carandini et alii 2002 Catalogo Manciano 1988 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 inedito Donati 1989 Donati 1989 Donati 1989 Donati 1989 Donati 1989 Donati 1989 Donati 1989 Donati 1989 Donati 1989 Donati 1989 Donati 1989 Donati 1989 Donati 1989 71 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso necropoli necropoli sporadico necropoli necropoli necropoli necropoli casa necropoli necropoli villaggio-castello casa-tombe terma necropoli necropoli casa casa necropoli necropoli sporadico-casa-necropoli 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 basso basso basso basso basso basso basso alto basso basso basso basso basso alto 58 59 60 61 62 63 basso basso basso basso basso basso etrusco etrusco eneolitico etrusco etrusco etrusco etrusco romano etrusco etrusco preistorico-medievale romano medievale etrusco etrusco romano romano etrusco etrusco neolitico-eneolitico-romanomedievale casa romano necropoli etrusco necropoli etrusco casa/tomba romano casa romano casa romano casa-necropoli etrusco-romano torre romano villaggio etrusco/romano convento medievale casa romano casa medievale casa/tomba romano cisterna (castellum romano aquarum) casa romano casa etrusco casa-necropoli romano casa romano casa/tomba-fornace etrusco-romano sporadico–casa neolitico–etrusco-romano 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso casa casa casa casa casa/tomba-casa casa/tomba-casa casa casa casa fornace casa romano romano romano romano romano-medievale etrusco-romano romano romano romano romano romano Donati 1989 Donati 1989 Casi 1991 Donati 1989 Donati 1989 Donati 1989 Donati 1989 inedito Donati 1989 Donati 1989 Setti 1995 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Donati 1989 Donati 1989 inedito inedito Donati 1989 Donati 1989 Casi 1991; Carandini et alii 2002 inedito Donati 1989 Donati 1989 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 inedito inedito Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Casi 1990; Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 72 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso alto basso basso basso medio basso basso basso basso basso basso basso medio medio basso basso basso basso basso basso basso medio basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso medio basso necropoli necropoli casa necropoli casa/tomba-casa casa casa/tomba-casa casa casa-tomba necropoli necropoli necropoli necropoli necropoli necropoli necropoli necropoli necropoli villaggio casa casa casa casa casa casa/tomba-tomba casa/tomba-fornace casa casa mausoleo? tomba casa casa casa casa casa/tomba-necropoli casa necropoli casa-fornace casa casa casa casa necropoli casa casa casa casa necropoli casa/tomba casa casa casa/tomba-casa casa/villaggio casa etrusco etrusco romano etrusco etrusco-romano romano etrusco-romano romano romano etrusco etrusco etrusco etrusco etrusco etrusco etrusco etrusco etrusco romano-medievale romano romano romano romano romano etrusco-romano etrusco–romano romano etrusco romano romano romano etrusco-romano etrusco-romano romano etrusco-romano romano medievale etrusco-romano romano romano romano etrusco romano romano romano etrusco romano etrusco etrusco romano romano etrusco-romano romano romano Minto 1925 Minto 1925 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Michelucci 1988 Michelucci 1988 Michelucci 1988 Michelucci 1988 Michelucci 1988 Michelucci 1988 Michelucci 1988 Michelucci 1988 Michelucci 1988 Carandini et alii 2002 inedito inedito inedito Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Levi 1927 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 73 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150 151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 161 162 163 164 165 166 167 168 169 170 171 172 173 174 175 176 177 178 179 basso basso medio basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso medio medio basso basso basso basso medio basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso medio basso medio basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso medio 180 181 basso basso casa fornace villaggio-necropoli-chiesa casa casa casa casa casa casa casa casa tomba tomba casa necropoli-tomba-torre necropoli casa casa casa casa-villaggio-casa/torre villaggio casa frequentazione mausoleo? frequentazione casa necropoli casa frequentazione casa/tomba-casa-necropoli frequentazione necropoli tomba-villaggio casa/tomba torre casa casa casa casa casa/tomba casa/tomba casa villaggio necropoli casa casa casa casa casa casa casa-fornace-mausoleovillaggio necropoli casa romano romano romano-medievale romano romano romano romano etrusco romano romano romano etrusco romano romano etrusco-romano-medievale etrusco romano romano romano etrusco-romano-medievale bronzo finale romano preistorico romano neolitico romano eneolitico etrusco preistorico etrusco-romano preistorico romano etrusco-romano romano medievale romano romano romano romano romano romano etrusco preistorico-etrusco/romano eneolitico romano romano romano romano romano romano etrusco-romano Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 inedito inedito Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 inedito Carandini et alii 2002 inedito Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 inedito inedito Carandini et alii 2002 Casi-Mandolesi 1993 inedito inedito Carandini et alii 2002 inedito Carandini et alii 2002 inedito Carandini et alii 2002 inedito Carandini et alii 2002 inedito Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 inedito inedito inedito Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 inedito Casi 1985-86 inedito inedito inedito Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 inedito Carandini et alii 2002 romano romano inedito Carandini et alii 2002 74 182 183 184 185 186 187 188 189 190 191 192 193 194 195 196 197 198 199 200 201 202 203 204 205 206 207 208 209 210 211 212 213 214 215 216 217 218 219 220 221 222 223 224 225 226 227 228 229 230 231 232 233 234 235 basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso medio basso basso basso basso medio basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso capanna? casa casa/tomba casa/tomba casa villaggio casa/tomba casa-necropoli ripostiglio casa/tomba casa casa tomba casa/tomba-villaggio casa casa casa casa/tomba-casa/fornace casa-fornace casa/tomba casa/tomba frequentazione casa casa casa necropoli casa casa/tomba casa casa/tomba-casa villaggio casa-necropoli casa/tomba casa/tomba casa villaggio-fornace casa casa casa casa villaggio-necropoli? casa casa casa frequentazione casa casa casa necropoli casa frequentazione casa casa casa preistorica? romano romano romano romano romano romano etrusco-romano bronzo antico II romano romano romano romano etrusco-romano etrusco-romano romano-medievale romano etrusco-romano etrusco romano romano neolitico romano romano romano bronzo finale medievale romano medievale etrusco-romano romano romano romano romano romano romano romano romano medievale romano neolitico-bronzo finale? romano romano romano neolitico romano romano romano romano romano eneolitico romano romano romano inedito Carandini et alii 2002 inedito Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 inedito Carandini et alii 2002 Minto 1938 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 inedito Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Cardosa 1994 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Casi c.s. inedito inedito inedito Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 inedito inedito Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 inedito inedito inedito inedito inedito inedito inedito inedito inedito inedito inedito inedito inedito inedito Casi 1991 inedito inedito inedito 75 236 237 238 239 240 241 242 243 244 245 246 247 medio basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso 248 249 250 251 252 253 254 255 256 257 258 259 260 261 262 263 264 265 266 267 268 269 270 271 272 273 274 275 276 277 278 279 280 281 282 283 284 285 286 287 basso basso basso basso basso basso basso basso basso medio basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso medio medio basso basso basso basso casa casa necropoli necropoli casa casa casa necropoli casa casa casa villaggio romano romano etrusco etrusco romano etrusco etrusco etrusco romano romano romano paleolitico superioreneolitico-eneolitico-bronzo medio casa romano casa romano casa/fornace romano casa romano casa romano casa romano casa etrusco-romano casa romano casa/fornace romano casa-fornace romano casa/tomba romano casa romano casa/tomba romano casa romano casa/tomba romano casa romano casa/tomba romano casa romano necropoli romano tomba etrusco casa romano necropoli etrusco casa/tomba etrusco casa romano necropoli etrusco casa/tomba etrusco casa romano casa romano frequentazione eneolitico casa/tomba-casa/necropoli etrusco-romano necropoli romano necropoli romano casa etrusco/romano casa romano casa/tomba etrusco/romano casa romano necropoli etrusco casa/tomba etrusco necropoli etrusco casa/tomba romano Carandini et alii 2002 inedito inedito inedito inedito inedito inedito inedito Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 inedito Casi 1991 Carandini et alii 2002 inedito Carandini et alii 2002 inedito inedito Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 inedito inedito inedito Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 inedito Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 inedito Carandini et alii 2002 inedito inedito Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 76 288 289 290 291 292 293 294 295 296 297 298 299 300 301 302 303 304 305 306 307 308 309 310 311 312 313 314 315 316 317 318 319 320 321 322 323 324 325 326 327 328 329 330 331 332 333 334 335 336 337 338 339 340 341 basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso alto basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso alto medio basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso casa casa/tomba casa casa casa casa frequentazione casa casa casa casa necropoli casa casa necropoli villaggio casa frequentazione necropoli casa frequentazione casa frequentazione casa casa sporadico necropoli necropoli luogo di culto casa casa/fornace casa/tomba casa casa casa/tomba casa frequentazione frequentazione frequentazione tomba frequentazione frequentazione casa casa casa casa necropoli casa sporadico necropoli casa frequentazione frequentazione frequentazione romano romano romano romano romano romano preistorico romano romano romano romano eneolitico romano romano romano preistorico romano preistorico romano romano neolitico romano neolitico romano romano protostorico? romano eneolitico romano romano romano etrusco etrusco/romano ? etrusco romano ? ? ? etrusca ? neolitico romano romano etrusco protostorico? etrusco romano protostorico? etrusco romano ? ? ? inedito inedito Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 inedito inedito inedito inedito inedito inedito inedito Falchetti 1977 inedito inedito inedito Poggiani 1999 inedito inedito inedito inedito inedito inedito inedito inedito inedito inedito inedito Negroni-Casi 1988 Donati-Michelucci 1981 inedito Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Ferretti 2002 (UT 66) Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Uccelletti 2002 (UT 42) Santoro 2002 (UT 27) Sanchirico 2002 (UT 41) Capannoli 2002 (UT 28) Uccelletti 2002 (UT 40) Cardosa 1994 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 inedito Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 inedito Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Stanisci 2002 (UT 39) Contorni 2002 (UT 38) Landi 2002 (UT 31) 77 342 343 344 345 346 347 348 349 350 351 352 353 354 355 356 357 358 359 360 361 362 363 364 365 366 367 368 369 370 371 372 373 374 375 376 377 378 379 380 381 382 383 384 385 386 387 388 389 390 391 392 393 394 395 basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso medio medio medio medio basso basso basso medio medio medio medio basso basso basso basso basso alto basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso medio basso casa casa casa frequentazione casa tomba casa necropoli frequentazione frequentazione casa frequentazione casa/tomba casa casa villaggio tomba tomba tomba tomba casa casa casa/tomba tomba tomba tomba tomba casa frequentazione casa frequentazione casa villaggio casa casa luogo di culto villaggio necropoli necropoli necropoli necropoli villaggio necropoli necropoli necropoli necropoli luogo di culto necropoli casa necropoli casa ripostiglio casa casa ? tardomedievale ? romano? etrusco-romano etrusco romano romano ? ? romana protostorico?-romano romano ? ? neolitico etrusco etrusco etrusco etrusco etrusco ? etrusco etrusco etrusco etrusco etrusco ? protostorico? ? ? etrusco bronzo medio-bronzo finale romano romano romano etrusco etrusco etrusco etrusco etrusco etrusco etrusco etrusco etrusco etrusco romano romano romano romano romano bronzo finale romano romano Belli 2002 (UT 49) Ferretti 2002 (UT 48) Buti 2002 (UT 47) Santoro 2002 (UT 62) Buti 2002 (UT 16) Fusi 2002 (UT 15) Fusi 2002 (UT 18) Bruttini 2002 (UT 26) Rossi 2002 (UT 43) Restivo 2002 (UT 22) Bruttini 2002 (UT 20) Marchiori 2002 (UT 59) Marchiori 2002 (UT 55) Uccelletti 2002 (UT 4) Ferretti 2002 (UT 3) inedito inedito inedito Contorni 2002 (UT 8b) Sanchirico 2002 (UT 8a) Carandini et alii 2002 Santoro 2002 (UT 11) Santarelli 2002 (UT 17) inedito inedito Sanchirico 2002 (UT 7b) Sanchirico 2002 (UT 7a) Bruttini 2002 (UT 45) Bruttini 2002 (UT 56) Bardi 2002 (UT 67) Bardi 2002 (UT 68) Carandini et alii 2002 Casi 1987-88 inedito inedito inedito Michelucci 1991 Provincia Grosseto 1990 Provincia Grosseto 1990 Minto 1921 Provincia Grosseto 1990 Cristofani 1977 Michelucci 1991 Provincia Grosseto 1990 Michelucci 1991 Minto 1921 inedito inedito inedito inedito inedito Casi 1993a inedito inedito 78 396 397 398 399 400 401 basso basso basso basso basso medio 402 403 404 405 406 407 408 409 410 411 412 413 414 415 416 417 418 419 420 421 422 423 424 425 426 427 428 429 430 431 432 433 434 435 436 medio medio basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso medio 437 438 439 440 441 442 basso basso basso basso basso basso 443 444 445 446 basso basso basso basso casa frequentazione casa sporadico casa villaggio-necropoli romano inedito eneolitico inedito romano inedito paleolitico superiore Bertolani-Tulli 1993 romana inedito neolitico-bronzo medio- Casi 1995 bronzo finale necropoli bronzo finale inedito Castello del Pelagone medievale Casi 1993b necropoli romano inedito casa romano inedito necropoli medievale inedito frequentazione eneolitico inedito necropoli bronzo finale Poggiani 1988 villaggio bronzo finale Casi-Mandolesi 1993 casa/tomba etrusco/romano Carandini et alii 2002 casa/tomba romano Carandini et alii 2002 casa etrusco/romano Carandini et alii 2002 casa etrusco/romano Carandini et alii 2002 tomba romano Carandini et alii 2002 casa romano Carandini et alii 2002 casa romano inedito casa romano inedito casa romano inedito casa etrusco Carandini et alii 2002 casa romano Carandini et alii 2002 casa etrusco Carandini et alii 2002 tomba protostorico? Buti 2002 (UT 63) frequentazione ? Ramerini 2002 (UT 64) sporadico protostorico? Carandini et alii 2002 necropoli romano Carandini et alii 2002 casa romano Carandini et alii 2002 casa romano Carandini et alii 2002 casa romano-medievale Carandini et alii 2002 necropoli etrusco Carandini et alii 2002 casa/tomba romano Carandini et alii 2002 necropoli etrusco Carandini et alii 2002 necropoli etrusco Carandini et alii 2002 tomba etrusco Carandini et alii 2002 sporadico protostorico? inedito casa etrusco/romano Carandini et alii 2002 Monastero S. Benedetto a medievale Carandini et alii 2002 Silva sporadico protostorico? inedito casa/tomba etrusco Carandini et alii 2002 sporadico protostorico? Carandini et alii 2002 casa romano Carandini et alii 2002 necropoli etrusco inedito villaggio eneolitico-bronzo medio- Casi-Mandolesi 1993 bronzo finale Castello di Marsiliana medievale Carandini et alii 2002 necropoli etrusco Carandini et alii 2002 casa romano Carandini et alii 2002 casa romano Carandini et alii 2002 79 447 448 449 450 451 452 453 454 455 456 457 458 459 460 461 462 463 464 465 466 467 468 469 470 471 472 473 474 basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso 475 476 477 478 479 480 481 482 483 484 485 486 487 488 489 490 491 492 493 494 495 496 497 498 499 basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso alto basso basso basso basso basso basso basso basso basso medio basso necropoli necropoli casa tomba necropoli necropoli casa/tomba casa necropoli necropoli casa necropoli necropoli necropoli necropoli necropoli monastero necropoli casa casa necropoli casa/tomba casa casa casa casa casa casa/tomba-casa-luogo culto-chiesa casa villaggio necropoli necropoli necropoli villaggio-castello casa/tomba casa necropoli necropoli necropoli necropoli casa-necropoli necropoli casa/tomba-casa casa/tomba necropoli-casa tomba casa/necropoli casa/necropoli casa/tomba-casa casa/fornace necropoli Castello di Stachilagi tomba etrusco etrusco romano etrusco etrusco etrusco romano romano etrusco etrusco romano etrusco etrusco etrusco etrusco etrusco medievale etrusco romano romano etrusco etrusco romano romano romano romano romano di etrusco-romano-medievale Minto 1921 inedito Carandini et alii 2002 Renzi 1991 inedito inedito Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 inedito inedito Minto 1921 Minto 1921 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 inedito inedito inedito Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 inedito Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 romano preistorico etrusco etrusco etrusco etrusco-medievale etrusco romano etrusco etrusco etrusco etrusco romano etrusco etrusco-romano romano etrusco/romano-romano etrusco etrusco etrusco etrusco-romano romano etrusco-romano medievale etrusco Carandini et alii 2002 inedito Cristofani 1977 inedito inedito Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Michelucci 1991 Michelucci 1991 Michelucci 1991 Michelucci 1991 Carandini et alii 2002 inedito Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 80 500 501 502 503 504 505 506 507 508 509 510 511 512 513 514 515 516 517 518 519 520 521 522 523 524 525 526 527 528 529 530 531 532 533 534 535 536 537 538 539 540 541 542 543 544 545 546 547 548 549 550 551 552 553 basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso medio basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso medio basso basso basso basso basso basso basso basso casa casa necropoli casa necropoli frequentazione frequentazione necropoli casa casa frequentazione casa tomba? casa casa/tomba tomba casa/fornace casa casa/fornace casa/tomba casa casa/tomba casa casa/tomba casa tomba casa casa tomba frequentazione casa casa tomba villaggio necropoli casa/tomba-casa tomba tomba necropoli tomba tomba casa casa/tomba necropoli casa Castello di Scerpena necropoli casa casa/tomba casa tomba casa/tomba frequentazione casa etrusco romano etrusco etrusco etrusco preistorico? ? romano romano etrusco ? romano protostorico etrusco-romano etrusco etrusco romano etrusco-romano romano etrusco romano romano romano etrusco etrusco romano romano etrusco romano preistorico? romano romano romano romano romano etrusco-romano romano etrusco/romano romano romano romano medievale romano romano romano medievale medievale romano romano romano romano romano neolitico etrusco-romano Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Amato 2002 (UT 54) Terzani 2002 (UT 52) inedito Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Amato 2002 (UT 58) Carandini et alii 2002 Buti 2002 (UT 63) Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 inedito Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Casi 1993b inedito Carandini et alii 2002 inedito Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 inedito Carandini et alii 2002 81 554 555 556 557 558 559 560 561 562 563 564 565 566 567 568 569 570 571 572 573 574 575 576 577 578 579 580 581 582 583 584 585 basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso medio basso medio basso basso basso medio basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso casa/tomba-casa frequentazione villaggio villaggio casa/tomba villaggio casa necropoli casa casa casa casa casa casa/tomba villaggio casa/tomba-necropoli Castello di Montauto fornace tomba-villaggio necropoli casa tomba-casa necropoli necropoli frequentazione? frequentazione frequentazione villaggio casa tomba tomba tomba etrusco-romano preistorico etrusco preistorico romano neolitico etrusco-romano romano romano romano romano etrusco romano etrusco-romano bronzo recente romano medievale medievale bronzo finale-medievale romano romano etrusco-romano etrusco etrusco paleolitico inferiore neolitico neolitico neolitico romana etrusco romano romano Carandini et alii 2002 inedito Carandini et alii 2002 Grifoni 1970 inedito Casi 1991 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Catalogo Manciano 1988 Carandini et alii 2002 Casi 1993b Carandini et alii 2002 Casi-Mandolesi 1993 inedito Carandini et alii 2002 inedito inedito inedito Cocchi 1988 Asor Rosa et alii 1995 Asor Rosa et alii 1995 Asor Rosa et alii 1995 inedito Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 Carandini et alii 2002 2.9.4 Bibliografia Amato 2002 = Amato F. “UT 54, 58”, in Progetto Marsiliana d’Albegna, Relazione. 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Martino risultante di villaggi aperti a matrice prevalentemente pastorale C,D, Montemerano, Manciano risultante di borghi murati con insediamento accentrato a matrice feudale Strada Dogana Capalbio – Collemassari-confine sezione collinare C,D, Montemerano, Manciano risultante di borghi murati con insediamento accentrato a matrice feudale Torrente Elsa-confine sezione collinare (Fiume Albegna, Fiume Fiora) C,D, Montemerano, Manciano risultante di borghi murati con insediamento accentrato a matrice feudale Strada Dogana Capalbio – Collemassari-confine sezione pedecollinare E Marsiliana risultante di tenute allodiali, poi fattorie, poi nucleo centrale della Riforma Fondiaria Torrente Elsa-confine E Marsiliana sezione pedecollinare NordOvest (Fiume Albegna, Fiume Fiora) risultante di tenute allodiali, poi fattorie, poi nucleo centrale della Riforma Fondiaria Torrente Elsa-confine G Montauto sezione pedecollinare NordOvest (Fiume Albegna, Fiume Fiora) risultante di tenute allodiali, poi fattorie di latifondo, frazionate in unità ad insediamento sporadico. Residui di castellari medievali e fattotrie fortificate insieme a elementi recenti come la Discarica comunale su un impianto minerario dismesso risultante di tenute allodiali, poi fattorie di latifondo frazionate in unità coloniche ad insediamento sporadico Ampie sezioni di seminativi e pascoli con colture legnose confinate così come le superfici boscate ampie sezioni di seminativi alternati da colture legnose ad assetto specializzato boschi confinati anche nelle linee di antico confine tra le unità amministrative ampie sezioni di seminativi alternati da colture legnose ad assetto specializzato boschi confinati anche nelle linee di antico confine tra le unità amministrative ampie sezioni di seminativi alternati da colture legnose ad assetto specializzato boschi confinati anche nelle linee di antico confine tra le unità amministrative ampie sezioni di seminativi e piccoli brani di colture legnose ad assetto specializzato nei pressi dei fabbicati di bonifica. Boschi confinati nei residui di proprietà signorile ampie sezioni di seminativi e piccoli brani di colture legnose ad assetto specializzato nei pressi dei fabbicati di bonifica. Boschi confinati nei residui di proprietà signorile Ampie sezioni di seminativi intervallate da altrettante masse boscate continue Muro di Montauto- confine storico giuridico con l’alto lazio Ampie masse boscate di natura cedua con continuità significativa attraversate da strade vicinali non utilizzate 85 Indicatori geografici a scala locale: Torrente Stellata- Torrente Elsa Indicatori strutture materiali: Strada Dogana Capalbio Collemassari- Muro di Montauto Indicatori generali geografici: Torrente Fiascone, Fiume Albegna, Fiume Fiora 3 3.1 3.2 3.3 3.4 3.5 3.6 3.7 3.8 3.9 Le componenti ambientali e le relative pressioni Acqua Aria Clima Campi elettromagnetici Energia Rifiuti Rumore Suolo e sottosuolo Conservazione della natura 3.1 Acqua 3.1.1 sistema delle acque (accumuli superficiali e prelievi da pozzo) La qualità delle acque superficiali risulta essere costantemente monitorata nel Comune di Manciano. Le stazioni di monitoraggio presenti all’interno del territorio comunale sono collocate presso i maggiori corsi d’acqua che attraversano il territorio comunale e risultano essere due: una a Marsiliana per il fiume Albegna e una a Manciano per il fiume Fiora. Nelle tabelle seguenti si analizzano gli andamenti annuali delle concentrazioni delle sostanza presenti in ognuno dei suddetti fiumi: COMUNE Manciano Mese Gen Feb Mal Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic BOD5 COD mg/L mg/L 1,30 1,60 1,00 1,50 0,70 1,04 2,10 2,50 2,50 2,50 16,00 2,50 13,00 2,50 5,50 6,50 2,50 2,50 7,60 5,51 3,70 0,9 1,4 1 1,48 COMUNE Manciano Mese Gen Feb Mar Apr Mag LOCALITA’ Loc. ex Franceschelli – SP 32 Farnese Azoto ammoniacale (N-NH4) mg/L 0,01 0,01 0,01 0,06 0,04 0,05 0,07 0,05 0,08 0,07 0,03 0,11 0,05 BACINO Fiora Azoto nitrico (N-NO3) mg/L L40 L40 L20 L40 L30 L40 L50 L60 L60 L6 L3 L3 L42 LOCALITA’ Collacchie – Ponte SS 322 per Montemerano BOD5 COD mg/L mg/L 0,25 2,00 0,70 0,25 0,70 2,50 2,50 2,50 2,50 2,50 Azoto ammoniacale (N-NH4) mg/L 0,01 0,01 0,01 0,01 11,00 Azoto nitrico (N-NO3) mg/L 1,70 1,70 1,80 1,30 1,60 FIUME Fiora Fosforo totale P tot (mg/L) 0,03 0,09 0,11 0,10 0,03 0,03 0,11 0,13 0,20 0,15 0,14 0,09 0,10 BACINO Albegna Fosforo totale P tot (mg/L) 0,03 0,03 0,03 0,03 0,03 CODICE MAS 093 Escherichia coli IBE UFC/100 mL (1-12) 60,00 87,00 7,00 40,00 93,00 177,00 11,00 70,00 270,00 320 700 380 184,58 FIUME Albegna 8,0 8,0 7,0 8,0 7,8 CODICE MAS 055 Escherichia coli IBE UFC/100 mL (1-12) 60,00 130,00 285,00 165,00 240,00 7,0 7,0 86 Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic 0,80 1,10 1,50 1,00 0,25 0,25 1,80 1,20 2,50 2,50 2,50 2,50 2,50 2,50 2,50 2,50 13,30 5,40 15,90 7,60 14,20 12,80 4,40 12,93 1,50 1,60 1,40 1,90 1,40 1,50 2,80 1,73 0,07 0,03 0,06 0,07 0,05 0,03 0,03 0,05 70,00 85,00 242,00 110,00 74,00 180,00 140,00 195,00 8,0 9,0 7,8 All’interno del territorio sono presenti alcuni laghetti collinari, come evidenziato nella seguente tabella: COMUNE LOCALITA’ Manciano Manciano Manciano Poggio Fuoco Fonte Cannella Sgrillozzo CORSO D’ACQUA Torrente Elsa QUOTA (s.l.m.) 100 mt DEFLUSSO POTENZIALE (m3) 4.200.000 Torrente Stellata 180 mt 3.200.000 Torrente Elsa 45 mt 4.050.000 BACINO DI UTENZA Marsiliana, Albinia Marsiliana, Albinia, Orbetello, Capalbio Marsiliana, Albinia Importanza particolare rivestono anche una serie di laghetti artificiali per l’accumulo delle acque nelle aree rurali, soprattutto in ragione della potenzialità della aziende agricole di utilizzare tale tipo di risorsa. A riguardo, si realizza la seguente tabella: UNITA’ DI PAESAGGIO DENOMINAZIONE NUMERO DI LAGHETTI SUPERFICIE (m2) VOLUME (m3) CP.3.2.1 Alta valle del medio Albegna 21 29.262 11.712 R10.4.1 Agro altocollinare di Manciano 22 24.897 91.131 R.0.2 Alta valle del Fiora 7 4.478 13.939 RT.1 l’Altopiano del Tufo 2 1.102 2.687 RT.2 Le gole del Tufo 0 0 0 R10.4.2 Agro collinare di Manciano 68 125.393 530.332 CP.3.2.2 Bassa valle del medio Albegna 98 235.913 1.004.313 R11.2.1 Le colline d’Albegna del Tiburzi 26 13.301 36.582 Pi3 La Piana dell’OsaAlbegna 0 0 0 R10.4.3 Agro pedecollinare di Manciano 7 8.459 30.998 87 R11.2.2 Le Colline del Fiora del Tiburzi 13* 78.106* 505.886* CP4 Le colline di Capalbio 11 52.580 341.822 TOTALE Risorse Idriche complessive 275 573.941 2.569.463 * Il lago della miniera del Tafone ha una superficie di 49.161mq e un volume di 368.710 mc L’accento che si pone su questo aspetto riguarda un “sistema acque” ampiamente sottovalutato sia per importanza che per quantità effettiva. Un dato che emerge e che serve da raffronto speditivo è il seguente: nell’anno 2001 il consumo di acqua potabile ha raggiunto circa i 600.000 m3 e la capacità di accumulo dei laghetti artificiali è di circa 2.570.000 m3. Niente possiamo dire sull’effettivo utilizzo di queste acque nei cicli produttivi delle aziende ma, vista la sostanziale dismissione delle colture industriali e dell’allevamento in stabulazione fissa che avevano giustificato la realizzazione di bacini di accumulo, rimane fondamentale la quantificazione della risorsa che è stata suddivisa in relazione alla localizzazione nelle singole Unità di Paesaggio individuate con la Variante Generale al PRG ai sensi della L.R. 64/95. Un aspetto di rilievo, anche in relazione all’effettiva dismissione delle colture industriali di pianura, si ottiene integrando la tabella precedente con quella relativa al numero di pozzi esistenti nel territorio comunale, ottenendo i seguenti risultati: UNITA’ DI PAESAGGIO CP. 3.2.1 R10.4.1 R10.2 RT.1 RT.2 R10.4.2 CP.3.2.2 R11.2.1 Pi3 R10.4.3 R11.2.2 CP4 TOTALE DENOMINAZIONE Alta valle del medio Albegna Agro altocollinare di Manciano Alta valle del Fiora l’Altopiano del Tufo Le gole del Tufo Agro collinare di Manciano Bassa valle del medio Albegna Le colline d’Albegna del Tiburzi La Piana dell’OsaAlbegna Agro pedecollinare di Manciano Le Colline del Fiora del Tiburzi Le pendici di Capalbio Risorse Idriche complessive PORTATA STIMATA (portata di esercizio x numero di pozzi - l/sec) NUMERO DI POZZI USO PREVALENTE PROFONDITA’ MEDIA (m) PORTATA DI ESERCIZIO (l/sec) 69 domestico irriguo 40 1 1x69 69 34 domestico 70 0,3 0,3x34 10,2 8 domestico 70 0,3 0,3x8 2,4 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 192 domestico 70 0,3 0,3x192 58 53 irriguo 30 2 2x53 106 4 domestico 40 0,3 0,3x4 1,2 115 irriguo 40 3 3x115 345 1 irriguo 70 0,3 0,3x1 0,3 9 irriguo 70 0,3 0,3x 9 2,7 17 irriguo 70 0,3 0,3x17 5,1 503 / / / / 599,9 In relazione alle risorse idriche sotterranee si può dunque affermare che la disponibilità di un litro al secondo risulta garanzia di sostenibilità in tutto il territorio comunale, con livelli di attenzione per i 88 115 pozzi della Unità di Paesaggio Pi3 e per i 53 dell’unità di paesaggio CP 3.2.2, a causa dei ben noti problemi di ingressione del cuneo salino evidenziati nella Tavola 1 (acqua e suolo) del PTC. Da considerare rimane la vasta presenza dei pozzi ad uso domestico nelle Unità di Paesaggio R.10.4.1 (Agro altocollinare di Manciano), R10.4.2 (Agro Collinare di Manciano) e CP 3.2.1 (Alta valle del medio Albegna) in relazione alla notevole presenza di attività agrituristiche e ricettive in genere, nelle quali l’uso corrente domestico è associato alla presenza di piscine, giardini e utilizzi in genere legati all’ospitalità turistica. Pur distinguendo tra gli aspetti qualitativi dei bacini di raccolta e dei pozzi si può tentare una comparazione tra la presenza contemporanea dei due modelli di approvvigionamento idrico per tentare una sorta di sintesi di disponibilità complessiva nelle diverse zone del territorio comunale. Da una prima analisi si può subito notare che le aree interessate in modo massiccio dalla “Riforma Fondiaria” sono quelle in cui risultano prevalenti le opere di captazione dell’acqua sia in forma di laghetti che di pozzi in ragione della giacitura e potenzialità dei terreni. Le Unità di Paesaggio Pi3 e CP.3.2.2 risultano anche quelle con maggiore potenzialità, anche se inficiata dalla presenza del cuneo salino. Buoni risultati si ottengono anche nell’Agro Collinare di Manciano (R.10.4.2) nel quale la contemporanea presenza di pozzi e laghetti, uniti ad un tasso di insediamento urbano accentrato, garantisce una quantità e qualità di risorsa idrica da non trascurare. Sicuramente da monitorare e da riqualificare risulta il lago dalla miniera del Tafone che con la sua vastità e il suo grado di inquinamento, peraltro non percepibile superficialmente, potrebbe rappresentare una sicura attrattiva dal punto di vista naturalistico-ambientale. UNITA’ DI PAESAGGIO CP.3.2.1 - Alta valle del medio Albegna R10.4.1 - Agro altocollinare di Manciano R10.2 - Alta valle del Fiora RT.1 - l’Altopiano del Tufo RT.2 - Le gole del Tufo R10.4.2 - Agro collinare di Manciano CP.3.2.2 - Bassa valle del medio Albegna R11.2.1 - Le colline d’Albegna del Tiburzi Pi3 - La Piana dell’Osa-Albegna R10.4.3 - Agro pedecollinare di Manciano R11.2.2 - Le Colline del Fiora del Tiburzi CP4 - Le pendici di Capalbio TOTALE NUMERO DI POZZI 69 PORTATA STIMATA (l/sec.) 1x 69 69 NUMERO DI LAGHETTI 21 VOLUME (m3) 11.712 34 0,3 x 34 10,2 22 91.131 8 0,3 x 8 2,4 7 13.939 0 0 0 2 2.687 0 0 0 0 0 192 0,3 x 192 58 68 530.332 53 2 x 53 106 98 1.004.313 4 0,3 x 4 1,2 26 36.582 115 3 x 115 345 0 0 1 0,3 x 1 0,3 7 30.998 9 0,3 x 9 2,7 13* 505.886* 17 0,3 x 17 5,1 11 341.822 503 599,9 275 2.569.463 * Il lago della miniera del Tafone ha una superficie di 49.161mq e un volume di 368.710 mc 3.1.2 la qualità delle acque superficiali. I dati riportati sono stai raccolti dall’ARPAT, che li ha effettuati nell’anno 2000 nella sua veste istituzionale di struttura deputata ai controlli ambientali. Si riferiscono ai principali corsi d’acqua 89 superficiali di Manciano, ovvero ai più rilevanti corpi idrici significativi (così come definiti nel D.Lgs 152/99 sottoposti ai controlli ed alle analisi messe in atto dall’Agenzia nella sua attività di monitoraggio). Il quadro che emerge dall’analisi dei dati è che per le acque dei nostri fiumi si conferma e si consolida la tendenza ad un progressivo miglioramento. FIUME ALBEGNA - STAZIONE DI MARSILIANA Il fiume Albegna scorre per il 71% della sua lunghezza nel territorio di Manciano. Alla stazione di Marsiliana è stato recentemente verificato un indice biotico esteso (IBE)1 pari a 9, corrispondente alla classe2 II di buona qualità. FIUME FIORA – STAZIONE DI MANCIANO Il fiume Fiora scorre per il 16% del suo percorso nel Comune di Manciano. Alla stazione di Manciano è stato recentemente verificato un indice biotico esteso (IBE) pari a 9, corrispondente alla classe II di buona qualità (ambiente con moderati sintomi di inquinamento). 3.1.3 La rete acquedottistica Per avere un’idea del trend dei consumi di acqua bisogna relazionarlo alla popolazione e alle utenze del territorio comunale servito dalla rete acquedottistica. Nell’anno anno 1998 la popolazione era di 7152 abitanti, nell’anno 1999 questo numero era sceso a 7103. Questo andamento si è mantenuto anche nell’anno 2000, con la popolazione passata a 7093 abitanti; in questo periodo il consumo rilevato ammontava a 478.839 m3 di acqua, per un numero complessivo di utenze pari a 4098; nell’anno 2001 il consumo passava a 584.365 m3 e le utenze aumentavano fino a 4220; Attraverso questi dati sintetici, seppure non sia possibile fornire un quadro esauriente, si possono avanzare alcune argomentazioni prima di passare a descrivere l’intera struttura della rete nel territorio comunale. Infatti, se si assume un consumo medio per abitante pari a duecento litri giornalieri la comunità di Manciano, con una popolazione di circa 7000 abitanti, necessita di un consumo medio annuo di circa 495.000 m3 (dato ricavato grazie alla seguente operazione: 200 litri x 365 gg x 7.000 ab), sostanzialmente in linea con il consumo rilevato per l’anno 2000. Nell’anno 2001, accanto ad un sostanziale aumento delle utenze e ad una presenza turistica che ha raggiunto le 160.000 unità, l’aumento di consumo (attraverso l’utilizzo degli stessi sistemi di calcolo visti in precedenza) corrisponderebbe all’incremento di circa 1400 abitanti stabilmente insediati; ciò significa che la presenza turistica di 160.000 unità determina sostanzialmente un incremento di consumo idrico pari a meno dell’uno per cento rispetto alla popolazione stabile. Il sunto che se ne trae evidenzia immediatamente le caratteristiche di un sistema nel quale il settore turistico fa innalzare la quota di consumo procapite fino a 292,18 litri giornalieri. Inoltre, si sottolinea che al 2003 sono stati complessivamente denunciati 508 pozzi, tra quelli ad uso irriguo e quelli ad uso domestico. La rete comunale è formata sostanzialmente da 2 condotte principali direttamente servite dall’acquedotto del Fiora, che entrano nel territorio comunale rispettivamente in loc. Poggio Sandrella presso la frazione di S. Martino (ove si interrompe) e l’altra, più importante, che entra nei pressi del casale Diaccialetto, presso la frazione di Poggio Murella. Da Poggio Murella una diramazione serve la frazione di Saturnia mentre l’altra costituisce la dorsale principale che 1 IBE (indice biotico esteso): questo indice si basa sull’analisi della struttura della comunità di macroinvertebrati che colonizzano le differenti tipologie fluviali. La presenza o assenza di determinati taxa permette di qualificare il corso d’acqua.Lo scopo dell’indice è quello di formulare diagnosi di qualità di ambienti di acque correnti sulla base delle modificazioni nella comunità di macroinvertebrati, indotte da fattori di inquinamento delle acque e dei sedimenti o da significative alterazioni fisco-morfologiche dell’alveo bagnato. 2 Rappresenta un’unità di misura che da vita a 5 classi di qualità ecologica, comprese in ordine decrescente dalla 1 (elevata) alla 5 (pessima). 90 attraversa il territorio, subendo uno sdoppiamento in loc. S. Giovanni di Manciano, dalla quale serve la frazione di Montemerano, punto in cui si interrompe. Sempre da S. Giovanni viene realizzato un anello intorno all’abitato di Manciano; tale anello si apre a due diverse diramazioni: una in direzione dalla zona di riforma di Marsiliana e l’altra in direzione di Campigliola, per raggiungere l’abitato di Capalbio. La conduttura che serve la zona di riforma di Marsiliana viene articolata in due anelli contigui, uno dei quali raggiunge una zona collinare appoderata e l’altro il nucleo di riforma di Sgrillozzo per ricongiungersi poi alla diramazione principale. Un recente studio dell’ARPAT sulla qualità delle acque destinate alla alimentazione umana ha evidenziato alcuni aspetti che meritano di essere riportati per valutare la caratteristica della rete di adduzione del territorio comunale. I campionamenti per il territorio di Manciano sono stati effettuati lungo il corso del Fiume Albegna e nei Pozzi Comunali di Poderi di Montemerano e Marsiliana. La distribuzione dei campioni tende a seguire la normale evoluzione geochimica delle acque, intendendo che i prelievi concernenti i pozzi riportano valori di potabilizzazione che consentono di stabilire basse concentrazioni di arsenico (As), boro (B) e mercurio (Hg), mentre i campioni prelevati in superficie, nel letto del fiume Albegna, mostrano un chimismo prevalente a solfati di calcio (Ca) e magnesio (Mg). Per quanto riguarda la presenza di arsenico, rispetto ai punti di campionamento citati in precedenza, solo lungo il corso del Fiume Albegna sono state trovate tracce significative che superano i valori medi di As (ovvero: As ≥ 10 µg/L). La distribuzione del mercurio è al di sotto dei parametri di legge (Hg ≥ 0,05 µg/L). La distribuzione del boro è molto elevata esclusivamente nel punto di campionamento lungo il corso del Fiume Albegna, dovuta sicuramente alla circolazione idrotermale e geotermica. La valutazione della qualità delle acque campionate, ad eccezione di quelle dei pozzi, presenta caratteristiche non molto favorevoli. In generale, per la Provincia di Grosseto, le risorse idropotabili presentano caratteristiche non molto favorevoli; inoltre, i tenori di salinità troppo elevati e le alte concentrazioni di rilevanza tossicologica riducono la qualità di queste risorse. Lo sfruttamento eccessivo dei pozzi della zona costiera favorisce il processo di ingressione marina, che tende ad accentuarsi in particolar modo nella stagione estiva, quando si intensificano gli emungimenti, per soddisfare il cresciuto fabbisogno. Questi pozzi potrebbero non essere più utilizzabili persino per usi irrigui a causa dell’aumento troppo elevato della salinità. 3.1.4 La rete fognaria Tutto il territorio del comune di Manciano, data la struttura insediativa policentrica, è dotato di impianti di depurazione diversificati frazione per frazione, non omogenei fra loro, con caratteristiche più o meno innovative e adeguate a seconda dei casi. La rete fognaria di tutto il Comune di Manciano, sia del capoluogo che delle frazioni, ad eccezione della frazione di Montemerano e Saturnia, è di tipo misto; pertanto, non esiste separazione delle acque nere da quelle bianche né da quelle di precipitazione. Lo stato attuale di molte fognature, risalenti ai primi anni del dopoguerra e realizzate con tubazioni in cemento, si presenta in molte parti in uno stato di degrado e fatiscenza, per cui necessita un radicale intervento. In particolare, nei centri storici del capoluogo e delle frazioni esistono ancora delle fognature a canaletta di pietra a lastre interrate, sebbene non siano casi frequenti. La maggioranza dei collettori principali e secondari, nei centri storici, sono stati realizzati in cemento, mentre per interventi realizzati circa quarant’anni fa erano state utilizzate tubature in grés. Negli interventi successivi fino ai giorni nostri sono state utilizzate tubature in PVC, anche in sostituzione parziale di tubature descritte precedentemente. a) Manciano (capoluogo) Ha una rete fognaria assai diversificata; la rete del centro storico realizzata in parte con tubazioni di cemento e durante gli ultimi interventi di sostituzione della pavimentazione con tubazioni in PVC, confluisce le portate del tipo misto in cinque versanti in cui sei collettori terminali in direzione del 91 Fosso del Fognone, cinque nel Fosso del Mulinello, uno nel Fosso Stravecchio, quattro nei versanti opposti alla Strada delle Collacchie. Nelle aree di nuova espansione la maggioranza degli interventi è dotata di fosse Imhoff. b) Poderi di Montemerano: - I Poderi di Montemerano di Sotto hanno una rete composta da tre collettori del tipo “misto” di cui il principale realizzato con tubi di grés; tale collettore scarica a cielo aperto in direzione del Podere dei Monti. Gli altri due collettori sono nel versante opposto al primo e scaricano a cielo aperto in direzione del Podere Ballerina. - Il Castello del Poderi di Montemerano è servito da una rete composta di due collettori secondari, interni all’abitato e realizzati con tubi in grés, che confluiscono in un collettore terminale, realizzato in cemento con fondello in grés, che sversa a cielo aperto nelle vicinanze della Strada delle Collacchie. - I Poderi di Montemerano di Sopra sono serviti da una rete fognaria mista realizzata con tubi in grés nei vari nuclei; i tre collettori terminali realizzati con tubi semicircolari in cemento e fondelli in grés e in PVC si dirigono a cielo aperto in direzione del Fosso dei Poderi senza raggiungerlo. Tutti gli interventi di nuova edificazione sono dotati di fosse Imhoff. c) Capanne L’attuale stato della rete fognaria è del tipo misto: le acque nere, bianche e meteoriche sono convogliate da una rete di tubi, realizzati in cemento per il centro storico e in PVC per gli insediamenti recenti, in tre collettori terminali di cui uno sversa verso il Fosso della Gattaia, un’altro termina con una Fossa Imhoff a valle della strada della Niccolaia e l’ultimo scende a valle dal centro abitato in prossimità della Strada Comunale del Cimitero. d) Poggio Murella -Il Basso è servito da una rete interna in parte in cemento e grés che termina con due distinti collettori: il primo che si dirige verso la loc. “Il Campanello” e il secondo che termina con una Fossa Imhoff in prossimità del Fosso del Basso. -Il Greppo e Il Termine sono serviti da una rete mista che confluisce a valle in un unico collettore terminale. Tutti i collettori scaricano a cielo aperto. La tipologia di tutta la rete fognaria è comune: tubi in cemento e grés per i secondari, semicircolari in cemento e PVC per i terminali. e) San Martino sul Fiora E’ servito da una rete fognaria del tipo misto che termina in quattro collettori, di cui due sversano nel Fosso della Fonte ed uno termina con una Fossa Imhoff in prossimità della Strada Vicinale delle Cube. f) Marsiliana E’ servita da una rete fognaria mista che termina con tre collettori, di cui due raggiungono il fosso del Camerone e uno termina con una fossa settica, che raccoglie le acque in Loc. Dispensa, a valle della S.R. 74. Tutti gli interventi di nuova edificazione sono dotati di fosse Imhoff. g) Montemerano La rete fognaria è costituita da una serie di collettori che attraversano il centro abitato e convogliano i liquami raccolti in quattro punti diametralmente opposti rispetto al centro stesso. In particolare, una parte di liquami viene sversata a cielo aperto in un fosso nella valle della Madonna del Cavalluzzo, una parte in direzione della Cortinella, una parte verso la Piana della Fonte e la restante, dopo aver percorso la Strada Vicinale del Saragiolo, raggiunge il Fosso Fonte Rosa ed ivi sversa a cielo aperto. Ad oggi è stato realizzato un depuratore a fanghi attivi che raccoglie i reflui della zona nei pressi della strada vicinale della Dogana, dopo il campo sportivo. Anche nelle aree di nuova espansione è stato realizzato un impianto di depurazione. 92 Saturnia è servita da un depuratore in Loc. Sterpeti e da una Fossa Imhoff in loc. Fonte Buia, che potrà essere convogliata in vasche per la fitodepurazione. Nel 1994 é stato predisposto ed approvato un progetto complessivo per la realizzazione degli impianti di depurazione riguardanti tutti i centri abitati. Il progetto è previsto per: - Manciano (capoluogo): tenendo conto del sistema fognante esistente e delle caratteristiche altimetriche del territorio, la progettazione prevede il recupero del maggior numero di opere fognarie esistenti e di convogliare verso un unico recapito, ove verrà realizzato l’impianto di depurazione a fanghi attivi, la totalità dei liquami prodotta dal paese. L’impianto suddetto verrà realizzato nei pressi del Fosso del Mulinello, nella zona nord del paese, adeguatamente defilato dall’abitato, ma nello stesso tempo vicino alla viabilità ordinaria, per cui risulterà di facile accesso. La rete fognante esistente nel nucleo abitato del centro storico, che come è detto è di tipo misto, potrà essere completamente recuperata, previa accurata verifica delle reali condizioni dei collettori, realizzando a valle della stessa un pozzetto di sfioro allo scopo di convogliare all’impianto di depurazione solo acque nere. - Poderi di Montemerano: il progetto di depurazione prevede di risolvere il problema delle acque di scarico mediante più interventi puntuali (fosse Imhoff) a servizio dei numerosi agglomerati di case presenti nella frazione in questione. Si prevede di recuperare i collettori fognari esistenti e di realizzare a valle di ognuno di essi una fossa Imhoff, con successivo impianto di fitodepurazione. - Capanne: il progetto, che prevedeva un impianto di depurazione a fanghi attivi, è stato modificato prevedendo di risolvere il problema delle acque di scarico mediante più interventi puntuali (fosse Imhoff), di cui uno già realizzato, ed impianti di fitodepurazione. - Poggio Murella: il progetto, che prevedeva un impianto di depurazione a fanghi attivi, è stato modificato prevedendo di risolvere il problema delle acque di scarico mediante più interventi puntuali (Fosse Imhoff), di cui uno già realizzato, ed impianti di fitodepurazione - San Martino sul Fiora: il progetto, che prevedeva un impianto di depurazione a fanghi attivi, è stato modificato prevedendo di risolvere il problema delle acque di scarico mediante più interventi puntuali (fosse Imhoff), di cui uno già realizzato, ed impianti di fitodepurazione. - Marsiliana: il progetto è stato modificato prevedendo un sistema di depurazione attraverso la fitodepurazione, più appropriato ed in linea con le esigenze di risparmio energetico, riduzione dei costi di gestione, adeguata efficienza depurativa ed eventuale riuso delle acque depurate per la frazione. Tale impianto verrà collocato in prossimità del campo sportivo. Rimane la fossa Imhoff in loc. Dispensa, che potrà essere convogliata in vasche per la fitodepurazione. Si sottolinea che tutti gli impianti esistenti sono stati presi in carico dall’ATO n.6. Infine, tutti gli interventi insediativi nelle zone agricole sono dotati di fossa Imhoff e, in alcuni casi, di impianti di fitodepurazione. 3.1.5 Impianti di depurazione All’interno del territorio comunale è presente un impianto di depurazione, ubicato in loc. Piano di Cerignano - Pod. Fedeletto, come illustrato nella seguente tabella: Nome impianto PIANO DI CERIGNANO - POD. FEDELETTO Località Piano di Cerignano Comune Manciano Sistema Economico Locale 33.2 Albegna Fiora - Quadrante Colline Interne 3.2 Aria 3.2.1 l’Inventario Regionale delle Sorgenti di Emissioni (I.R.S.E.) Con la Deliberazione n° 1193 del 14 Novembre 2000 la Giunta Regionale ha adottato l’Inventario Regionale delle Sorgenti di Emissione (I.R.S.E.) che permette di fornire risposte alle domande: chi inquina, dove si inquina, quanto si inquina e dove si inquina. 93 L’inventario è un punto di riferimento e presupposto per le Province e i Comuni, che utilizzano i dati relativi per la predisposizione e la gestione dei PTC e dei PS; il suo sviluppo fornisce le stime delle emissioni fino a livello comunale relative alle cinque principali categorie di inquinanti (SOx,NOX, PM10, CO, NH3 e COV), ai gas serra (CO2, CH4 e N2O), ed ai metalli, quali Pb, Cd, Ni, As, Hg ecc. Il territorio del comune di Manciano, ai fini della classificazione regionale per la protezione della salute umana, basata sui valori limite delle Direttive 1999/30/CE, 2000/69/CE - proposta per ozono 1999/0068(COD)- e della Direttiva 2002/3/CE (recepita con d.lgs n. 183 del 21/5/2004) relative alla concentrazione di ozono (O3) e della Direttiva 2001/81/CE (recepita con d.lgs. n. 171 del 21/5/2004) relativa ai limiti nazionali di emissione di alcuni inquinanti atmosferici, risulta in classe A rispetto al CO, NO2, SO2 e Pb, in quanto i livelli di inquinamento sono al di sotto dei valori limite ed anche della soglia di valutazione superiore e non comportano il rischio di superamento degli stessi, e in classe B per i PM10 (particelle derivate da emissioni trasporto stradale, combustione domestica ed industriale), per il quale i livelli di inquinamento rischiano di superare i valori limite e/o le soglie di allarme a causa di episodi acuti di inquinamento, in quanto essi si collocano tra le soglie di valutazione superiore ed il valore limite. Per quanto riguarda la classificazione del territorio regionale ai fini della protezione degli ecosistemi, della vegetazione e della prevenzione del degrado di materiali i valori limite delle Direttive UE 1999/30/CE e 2000/69/Ce – proposta per ozono 1999/0068(COD) – il territorio di Manciano ricade nella classificazione in zona A sia per il NOx che per il SO2. Per le zone e agglomerati di tipo A si devono mantenere i livelli delle sostanze inquinanti al di sotto dei valori limite e si deve predisporre un piano di mantenimento della qualità dell’aria, al fine di preservare la migliore qualità dell’aria ambiente compatibile con lo sviluppo sostenibile. Per le zone B si deve procedere analogamente, predisponendo anche azioni di miglioramento progressivo della qualità dell’aria ambiente per ridurre ancora di più o eliminare il rischio di superamento dei valori di riferimento. Riassumendo, gli elementi chimici fondamentali sono: Simbolo chimico Elemento CO Monossido di carbonio NO2 Biossido di Azoto Materiale Particellare Fine (diametro della particella pari o inferiore a 10 micron) Biossido di zolfo PM10 SO2 O3 Ozono Pb Piombo C6H6 Benzene NOX Ossidi di Azoto SOX Ossidi di Zolfo NH3 Ammoniaca Infine, è stato individuato all’interno del territorio comunale la sorgente di emissione puntuale indicata nella tabella seguente: AZIENDA COMUNE Se.co.to. srl Manciano ATTIVITA’ Produzione di triossido di antimonio Produzione di pirite macinata EMISSIONI INQUINANTI Materiale particolato fine (PM10) 3.2.2 Indicatori di pressione e indicatori di stato Gli indicatori di pressione sono tratti dall’Inventario Regionale delle Sorgenti di Emissione in aria ambiente (IRSE) relativo all’anno 1995 e 2000 secondo il “Progetto CORIN-AIR”, che individua 275 attività che generano emissioni raggruppate nei seguenti 11 macrosettori di provenienza: - Centrali elettriche pubbliche, cogenerazione, teleriscaldamento 94 - Combustione – civile, terziario e agricoltura - Combustione – industria - Processi produttivi - Estrazione, distribuzione di combustibili fossili - Uso di solventi - Trasporti stradali - Altre sorgenti mobili - Trattamento e smaltimento rifiuti - Agricoltura - allevamenti - Natura Utilizzando le stime delle emissioni in aria ambiente di sostanze inquinanti fornite dall’IRSE, è possibile ricavare tre indicatori di pressione, che provvedono ad una rappresentazione sintetica del "carico inquinante" presente in un territorio (distribuzione spaziale delle emissioni) riferito al periodo temporale di un anno (distribuzione temporale delle emissioni) e della "quota di carico inquinante per persona" (distribuzione per abitante delle emissioni) riferita ad un dato territorio e periodo temporale. Il primo indicatore, quindi, è espresso in tonnellate di sostanze inquinanti emesse nell’arco di un anno nel territorio regionale, provinciale e comunale ed è espresso in t/anno. Il secondo indicatore è espresso in tonnellate di sostanza inquinante emessa su di un km2 di superficie e viene ricavato dividendo il valore precedente (ovvero la massa della sostanza inquinante emessa nell’arco di un anno) riferendola alle specifiche estensioni dei territori regionale, provinciale e comunale; pertanto si esprime in t/km2. Il terzo indicatore è definito in kg di sostanza inquinante emessa attribuibili ad un abitante di un determinato territorio; viene ricavato dividendo la massa in emissione della sostanza inquinante, riferita al territorio regionale, provinciale o comunale, per il numero di abitanti presenti in quel territorio e quindi si esprime in kg/ab. Il confronto dei valori di questi indicatori di pressione con quelli nazionali permette di fare valutazioni significative sulla dimensione e sulla significatività relativa delle emissioni inquinanti. Gli indicatori di stato, invece, sono costruiti in base alla classificazione del territorio regionale ai sensi della Direttiva 96/62/CE e del D.Lgs. 351/99, di recepimento della medesima, con la fissazione di valori limite delle sostanze inquinanti espressi in base alle Direttive 1999/20/CE e 2000/69/CE. Sono espressi come numero di comuni classificati nelle zone previste dalla direttiva 96/62/CE e dal D.Lgs. 351/99, zone per le quali si esprime sia il valore delle concentrazioni sia quelle previste in relazione alle norme vigenti e a quelle da avviare per raggiungere risultati di qualità superiore. Nel complesso, gli indicatori di pressione e di stato vengono utilizzati nello studio delle problematiche ambientali maggiormente rappresentative in ambito comunitario suddivise per argomenti principali. Circoscritti i temi di indagine si individuano indicatori particolari e quindi, in sintesi, si può evidenziare che, per una sostanza, la voce “emissioni” appartiene agli indicatori di pressione mentre la voce “livelli” appartiene agli indicatori di stato. In base a quanto stabilito, tenendo conto delle principali emissioni che interessano il territorio regionale, provinciale e comunale, e delle tipologie di indicatori di pressione prese in considerazione, si può realizzare la seguente tabella: Superficie Popolazione Densità CO COV (km2) (ab) (ab/km2) t/anno t/km2 kg/ab t/anno t/km2 kg/ab COMUNE MANCIANO 372,03 7145 19 945,7 2,5 132 748,7 2,0 105 PROVINCIA GROSSETO 4504,2 216015 48 21202 4,7 98 10790 2,4 50 REGIONE TOSCANA 22992,49 3529946 154 367682 16 104 161611 7 46 95 NOX PM10 SOX CH4 CO2 N2O t/anno t/km2 kg/ab t/anno t/km2 kg/ab t/anno t/km2 kg/ab t/anno t/km2 kg/ab t/anno t/km2 kg/ab t/anno t/km2 kg/ab 228,1 0,6 32 160,8 0,4 23 59,9 0,2 8 2159,1 5,8 302 25652,2 68,9 3590,2 95 0,2 13,3 4615 1 21 1433 0,3 7 1177 0,3 5 29191 6,5 135 717725 159,3 3323 1932 0,4 9 117050 5,1 33 23951 1 7 93188 4,1 26 236256 10,3 67 33887346 1473,8 9600 14373 0,6 4 Già nel paragrafo precedente si sono dati alcuni cenni della posizione che il comune di Manciano occupa nel contesto regionale; a riguardo, vengono ivi ripetute, per sviluppare la fase successiva, le zone di territorio valide ai fini della classificazione: • Zone A, dove i livelli di inquinamento esistenti sono al di sotto dei valori limite e non comportano il rischio di superamento degli stessi; • Zone B, dove i livelli di inquinamento rischiano di superare i valori limite e/o le soglie di allarme a causa di episodi acuti di inquinamento; • Zone C e D, dove i livelli di inquinamento superano i valori limite. Tutto questo permette di affrontare le maggiori tematiche e problematiche ambientali, analizzandone le principali emissioni responsabili e i relativi risultati ottenuti, relative al territorio regionale, provinciale e comunale, ovvero: 1) acidificazione e eutrofizzazione, che chiamano in causa le emissioni di ossidi di zolfo (SOx), di ossidi di azoto (NOX) e di ammoniaca (NH3), nonché i livelli di biossido di zolfo (SO2) e di biossido di azoto (NO2); 2) ozono troposferico e inquinanti fotochimici, che si riferiscono alle emissioni di ossidi di azoto (NOx), di composti organici volatili (COV) e ai livelli di ozono (O3) raggiunti; 3) qualità dell’area nelle aree urbane, basata sulla disamina delle emissioni e dei livelli di monossido di carbonio (CO), di polveri fini (PM10), di benzene (C6H6) e di piombo (Pb). In tutti i temi analizzati si nota come il Comune di Manciano emerge negativamente per quanto concerne i macrosettori “Trasporti Stradali” e “Agricoltura - Allevamenti”, in quanto interessato da un notevole transito di mezzi e caratterizzato da un’economia principalmente improntata sulle pratiche agricole e zootecniche e sul turismo; quando la pressione si trasforma in stato, e cioè in livello di concentrazione, la situazione tende a sfumare o assume la caratteristica standard comune al contesto provinciale, pur con qualche eccezione. 3.2.3 I temi affrontati e i risultati ottenuti a) acidificazione e eutrofizzazione Tra le principali sostanze, che risultano essere gli indicatori di stato di questa tematica, si segnalano gli Ossidi di Zolfo (SOx), gli ossidi di azoto (NOx) responsabili dei processi di formazione delle piogge acide mentre le emissioni di Ammoniaca (NH3) contribuiscono al fenomeno della eutrofizzazione. Per la realizzazione della tabella seguente, l’indicatore di pressione scelto per l’analisi delle suddette sostanze è: t/anno: 96 COMUNE MANCIANO MACROSETTORE SOx Centrali elettriche pubbliche, cogenerazione, teleriscaldamento Combustione- civile, terziario e agricoltura Combustione - industria Processi produttivi Estrazione, distribuzione combustibili fossili Uso di solventi Trasporti stradali Altre sorgenti mobili Trattamento e smaltimento rifiuti Agricoltura - allevamenti Natura TOTALE tonn/anno NOx NH3 0 0-500 0 0-100 0-100 0-100 0 0 0-100 0-100 0 0 0 0-100 0-500 0-500 0-500 0 0 0-500 0-500 0 0 0 0-500 0 0 0 0 0 300-620 0 300-620 300-620 0 300-620 PROVINCIA GROSSETO tonn/anno SOx NOx NH3 0 38 25 215 46 192 879 10 0 0 0 0 47 1906 98 910 0 18 0 28 0 0 1096 3318 REGIONE TOSCANA SOx tonn/anno NOx NH3 0 65645 15253 0 0 0 0 0 0 50 0 189 1525 0 1764 825 6539 1573 0 0 1019 2208 44 0 0 77853 4333 16503 160 0 0 45021 13491 297 122 2 95182 0 11 72 0 2 1000 1 1319 9146 0 11551 Pur non possedendo dati disaggregati per macrosettore3 si può intuire come il Comune di Manciano emetta bassissime quantità di ossidi di zolfo (SOX) e ossidi di azoto (NOX), nella media regionale dei comuni non interessati da processi industriali e di produzione di energia, mentre essendo un comune agricolo (e quindi in riferimento al macrosettore “agricoltura – allevamenti”) presenta valori molto alti di emissioni di ammoniaca (fascia più alta: NH3, 300-620) insieme ai Comuni di Grosseto e Cortona che toccano valori limite pur possedendo strutture agricolo produttive ben superiori a quelle riscontrate nel territorio comunale di Manciano. E’ interessante notare che Manciano ha valori di emissione di ammoniaca più alti dei comuni della fascia altimetrica immediatamente sottostante (Capalbio, Orbetello, Magliano). Per quanto riguarda indicatori di stato secondari, quali il biossido di zolfo (SO2) e il biossido di azoto (NO2), il Comune di Manciano rientra in Zona A (“livelli inferiori ai valori limite: assenza rischio di superamento”); si può notare una riduzione di queste sostanze anche a livello provinciale, probabilmente dovuto alla migliore funzionalità degli impianti industriali nonché alla tendenza verso la sostituzione dei veicoli con marmitte normali con quelli a marmitta catalitica, soprattutto per quanto riguarda le aree urbane. b) ozono troposferico e inquinanti fotochimici E’ noto che l’aumento delle concentrazioni di ozono (O3) negli strati bassi dell’atmosfera incide negativamente sulla salute umana, sulla qualità e riproducibilità degli ecosistemi. Tale fenomeno coinvolge vaste aree di riferimento e trova la sua genesi in una serie di reazioni fotochimiche innescate soprattutto dagli ossidi di azoto (NOx) e dai composti organici volatili (COV) a struttura non metanica, che per questo sono considerati i principali indicatori di stato di questo tema. L’analisi delle emissioni indaga questi elementi con la consapevolezza che la quantità di emissione di ossidi di azoto e di composti organici volatili siano direttamente responsabili della formazione di ozono negli strati bassi dell’atmosfera, con conseguente pregiudizio sull’equilibrio degli ecosistemi umani e naturali. In base all’indicatore di pressione scelto per l’analisi (t/anno), si può costruire la tabella seguente: MACROSETTORE Centrali elettriche pubbliche, cogenerazione, teleriscaldamento Combustione- civile, terziario e agricoltura Combustione -industria Processi Produttivi 3 COMUNE MANCIANO tonn/anno NOx COV PROVINCIA GROSSETO tonn/anno NOx COV REGIONE TOSCANA tonn/anno NOx COV 0-500 0 38 10 15253 1079 0-500 0-500 0-500 0-1000 0 0 215 192 10 597 6 87 4333 16503 160 2020 1134 3380 I range di valori indicati per il Comune di Manciano sono tratti dalla sezione “Aria” del Rapporto “Segnali Ambientali 2001”. 97 Estrazione e distribuzione combustibili fossili Uso di solventi Trasporti stradali Altre sorgenti mobili Trattamento e smaltimento rifiuti Agricoltura - allevamenti Natura TOTALE 0 0 0-500 0-500 0 0 0 0-500 0 0-1000 0-1000 0-1000 0-1000 0-1000 0-1000 500-1000 0 0 1906 910 18 28 0 3318 76 1352 3252 420 315 1594 2631 10340 0 0 45021 13491 297 122 2 95182 5737 47847 56176 4728 2181 10498 14916 149696 Non è possibile fornire una caratterizzazione puntuale per macrosettori, tuttavia si può affermare che il Comune di Manciano si trova al secondo livello nella scala delle emissioni complessive di COV (da 500-1000 Ton/anno) con una quota superiore ad altri comuni meno caratterizzati da questo fenomeno, come Capalbio, Scansano, Magliano, agli altri dell’area montana come Pitigliano, Sorano, Semproniano ecc., e con la stessa quota di Orbetello. Grosseto è posto al quarto livello mentre, nel contesto regionale i valori massimi sono toccati da Firenze e Livorno. Tra gli elementi caratterizzanti questo fenomeno sono da rilevare i trasporti stradali e le combustioni da agricoltura e terziario. Infine, l’indicatore di stato ozono (O3) non è stato rilevato, pertanto non è possibile fornire dati sulla concentrazione a scala comunale. c) qualità dell’aria nelle aree urbane E’ questo un tema nel quale gli elementi fondamentali dell’analisi investono le stesse sostanze viste una volta come indicatori di pressione (emissioni) e una volta come indicatori di stato (livelli). Si nota infatti come le emissioni e i livelli di monossido di carbonio (CO), di polveri fini (PM10), di benzene (C6H6) e di piombo (Pb), caratterizzino sostanzialmente la qualità dell’aria delle aggregazioni urbane. Molto spesso non dobbiamo riflettere sulla categoria “Area urbana” come pertinente a centri di una certa importanza; infatti situazioni che a prima vista potrebbero sembrare poco interessate da questi fenomeni (e godere quindi di aria buona) rivelino invece situazioni da tenere d’occhio e valutare attentamente. Un aspetto tipico di tutte le aree urbane, in quanto collettori di attività umane integrate e aggregate, è il traffico veicolare. In tal senso anche i comuni a caratteristica policentrica e interessati da attività turistiche, come Manciano, mettono a nudo situazioni interessanti che a volte sono amplificate dall’elevato scambio di relazioni tra centro e centro piuttosto che dalla dimensione intrinseca di ciascun centro urbano. Pertanto, gli indicatori di pressione correlati a questo tema risultano essere il monossido di carbonio (CO), le polveri fini (PM10), il benzene (C6H6) e il piombo (Pb), i quali nei vari sistemi territoriali danno i seguenti risultati: COMUNE MANCIANO PROVINCIA GROSSETO REGIONE TOSCANA tonn/anno tonn/anno tonn/anno MACROSETTORE Centrali elettriche pubbliche, cogenerazione, teleriscaldamento Combustione – civile, terziario e agricoltura CO PM10 C6H6 Pb CO PM10 C6H6 Pb CO PM10 C6H6 Pb 0 0 0 0 2 2 0 0 2667 1510 0 0 01000 01000 01000 0-300 0-5 0 7151 1810 0 0 22735 5682 0 0 0-300 0-5 0 165 4 0,1 0 8247 1625 14,5 13,2 0-300 0 0 0 35 0 0 24639 788 66,9 1,8 Estrazione, distribuzione di combustibili fossili 0 0 0-5 0 0 0 2,8 0 0 0 38,8 0 Uso di solventi 0 0 0 0 0 0 0 0 0 71 0 0 0-300 0-5 0-1 14958 156 115,9 45,5 264950 3302 1970,0 1002,2 0-300 0-5 0-1 850 81 0 0 14727 1047 0 0 Combustione – industria Processi produttivi Trasporti stradali Altre sorgenti mobili 01000 01000 98 Trattamento e smaltimento rifiuti 0 Agricoltura - allevamenti 01000 0 0-1 5 2 0 0 290 10,6 0 0 0-300 0-5 0 1539 159 5,6 0 6598 684 24,0 0 Natura 0 0 0 0 689 41 0 0 4170 246 0 0 TOTALE 5001000 150300 1-5 0,5-1 25359 2290 124,3 45,5 348753 14966 2114,3 1017,3 Tra i macrosettori, quello che maggiormente incide sulla distribuzione delle emissioni e sulla crescita dei valori è sicuramente quello relativo ai “Trasporti stradali”. In particolare, si può notare che Manciano si trova al terzo livello per ciò che riguarda le polveri fini (PM10); per il resto, si evidenzia l’inclusione al secondo per ciò che riguarda le emissioni di piombo (Pb) e monossido di carbonio (CO) e al primo per il benzene (C6H6). Da considerare che Manciano ha la stessa classificazione di Orbetello, nonostante sia contornato da comuni che presentano livelli più bassi per le emissioni di CO e Pb; Per le emissioni da PM10, è come se Manciano, per certi versi, raccogliesse una parte consistente degli effetti dovuti ai trasporti stradali, che caratterizzano alcuni tra i comuni adiacenti. Per questo, in modo un pò insolito, essendo un comune dell’entroterra, sembrerebbe risultare un punto di accumulazione di tensioni esogene. Tra gli indicatori di stato, che come si è accennato riguardano i livelli accertati delle stesse sostanze caratterizzanti gli indicatori di pressione, emerge la presenza diffusa e di valore omogeneo delle polveri fini, tanto che tutti i comuni della provincia di Grosseto risultano classificati in Zona B (“Livelli prossimi al valore limite: rischio di superamento”). I livelli di benzene (C6H6), piombo (Pb) e monossido di carbonio (CO) fanno risultare i comuni della zona sud della provincia, tra cui Manciano, in Zona A (livelli inferiore ai valori limite: assenza rischi di superamento). In riferimento all’IRSE 2000, si analizzano le emissioni presenti all’interno di aree territoriali omogenee da un punto di vista socio-economico, denominate SEL (Sistemi Economici Locali). Tali aree sono state introdotte dalla D.C.R. n. 219 del 26 luglio 1999 ed hanno determinato l’articolazione della Regione Toscana in 33 sistemi economici (che diventano 42 se si tiene conto dei quadranti in cui alcuni sono suddivisi); questa suddivisione consente di orientare in ogni singola zona gli strumenti operativi di supporto alle politiche di intervento. Il territorio comunale di Manciano è interamente compreso all’interno del SEL 33/2 “Albegna Fiora” e contribuisce al raggiungimento dei seguenti valori di emissione: SEL 33/2 “ALBEGNA FIORA” Quadrante Colline Interne CO 3336-5412 Emissioni riferite all’indicatore di pressione “t/anno” PM10 COV SOX NOX 412-1411 197-574 33-132 197-574 NH3 33-132 Area di confine Manciano – Capalbio Infine, si segnala all’interno del territorio comunale la presenza di stazioni di monitoraggio lichenico della qualità dell’aria, facenti parte della rete di monitoraggio regionale: Codice 932 932 01 932 02 932 03 932 04 932 11 932 12 932 13 932 21 932 22 932 23 932 31 932 32 932 33 Tipo Unità di Controllo UCP (Unità di Controllo Primarie) UCS (Unità di Controllo Secondarie) UCS (Unità di Controllo Secondarie) UCS (Unità di Controllo Secondarie) UCS (Unità di Controllo Secondarie) UCS (Unità di Controllo Secondarie) UCS (Unità di Controllo Secondarie) UCS (Unità di Controllo Secondarie) UCS (Unità di Controllo Secondarie) UCS (Unità di Controllo Secondarie) UCS (Unità di Controllo Secondarie) UCS (Unità di Controllo Secondarie) UCS (Unità di Controllo Secondarie) UCS (Unità di Controllo Secondarie) Coord. Est 1695948.1 1696073.1 1696073.1 1695823.1 1695823.1 1696323.1 1696073.1 1696323.1 1696323.1 1696073.1 1696323.1 1695573.1 1695823.1 1695573.1 Coord. Ovest 4709815.06 4709940.06 4709690.06 4709690.06 4709940.06 4710190.06 4710190.06 4709940.06 4709940.06 4709940.06 4709690.06 4709940.06 4709940.06 4709690.06 99 Area di confine Manciano - Pitigliano 932 41 932 42 932 43 454 454 01 454 02 454 03 454 04 454 11 454 12 454 13 454 21 454 22 454 23 454 31 454 32 454 33 454 41 454 42 454 43 UCS (Unità di Controllo Secondarie) UCS (Unità di Controllo Secondarie) UCS (Unità di Controllo Secondarie) Quadrato 1 km UCP UCP (Unità di Controllo Primarie) UCS (Unità di Controllo Secondarie) UCS (Unità di Controllo Secondarie) UCS (Unità di Controllo Secondarie) UCS (Unità di Controllo Secondarie) UCS (Unità di Controllo Secondarie) UCS (Unità di Controllo Secondarie) UCS (Unità di Controllo Secondarie) UCS (Unità di Controllo Secondarie) UCS (Unità di Controllo Secondarie) UCS (Unità di Controllo Secondarie) UCS (Unità di Controllo Secondarie) UCS (Unità di Controllo Secondarie) UCS (Unità di Controllo Secondarie) UCS (Unità di Controllo Secondarie) UCS (Unità di Controllo Secondarie) UCS (Unità di Controllo Secondarie) Quadrato 1 km UCP 1695573.1 1695823.1 1695573.1 1695948.1 1713948.275 1714073.28 1714073.28 1713823.28 1713823.28 1714323.28 1714073.28 1714323.28 1714323.28 1714073.27 1714323.28 1713573.27 1713823.27 1713573.27 1713573.28 1713823.28 1713573.28 1713948.275 4710190.06 4710190.06 4710190.06 4709940.06 4727815.215 4727940.21 4727690.21 4727690.21 4727940.21 4728190.21 4728190.21 4727940.21 4727440.21 4727440.21 4727690.21 4727440.21 4727440.21 4727690.21 4728190.21 4728190.21 4727940.21 4727815.275 3.3 Clima Come è noto il territorio della Regione Toscana presenta una grande variabilità climatica legata alle sue caratteristiche orografiche e alla sua particolare disposizione geografica in relazione alla catena appenninica e al mar Tirreno, con la risultante delle molteplici possibilità climatiche. A scala provinciale, alla generale relazione tra Appennini e mar Tirreno si deve aggiungere l’effetto del cono trachitico Amiatino, che introduce ulteriori elementi di diversificazione con effetti areali che si fanno sentire e tendono a diversificare ulteriormente vaste zone potenzialmente omogenee. Le caratteristiche climatiche del territorio comunale, pur potendo semplicisticamente definire l’intero territorio appartenente alla fascia della climatologia mediterranea, risentono della struttura altimetrica e della distanza dalle coste; inoltre l’estensione territoriale fa sì che siano compresenti sia le caratteristiche climatiche sub montane che quelle legate al regime costiero. Gli indicatori ambientali più semplici da evidenziare riguardano la copiosità delle precipitazioni in autunno e in estate e le temperature rilevate in inverno ed estate. a) piovosità estiva e autunnale In estate circa metà del territorio comunale, dal capoluogo alle pianure di Marsiliana, ha precipitazioni inferiori a 100 mm, come il resto della pianura orbetellana, mentre la restante porzione, dal capoluogo ai confini con i comuni di Semproniano e Roccalbegna, Sorano (che appartengono ad una superiore fascia di precipitazioni) ha precipitazioni comprese tra 100 e 150 mm. In autunno le fasce pluviometriche restano invariate ma dalla pianura (Marsiliana) fino alla collina interna (Manciano, Montemerano) le precipitazioni sono comprese tra 150 e 200 mm (mentre la pianura orbetellana risulta sotto la soglia dei 150 mm); inoltre, l’alta collina (Saturnia, Capanne, Poggio e San Martino) subiscono precipitazioni comprese tra 200 e 250 mm. Nella fascia altimetrica immediatamente superiore le precipitazioni aumentano fino a 300 mm. Si deduce che mentre in estate esiste una certa uniformità di precipitazione per fasce molto vaste (dalla pianura alla collina interna e da questa all’area sub montana del Monte Labro), in autunno, in base alla diversificazione altimetrica, le diversità aumentano e con l’altimetria crescono le precipitazioni, differenziandosi ulteriormente per fasce più piccole. b) temperatura in inverno ed estate 100 Le conclusioni tratte in precedenza, riguardanti la divisione in fasce e la loro semplificazione nel periodo estivo, riguardano anche l’indicatore “temperatura”. In inverno le caratteristiche altimetriche si fanno sentire, con l’individuazione di una fascia costiera che raggiunge i 15°, una collinare molto stretta che oscilla tra 11° e 12° e una altocollinare (per la verità la più vasta) che si pone intorno ai 7° e possiede una sacca interna nelle vicinanze del capoluogo calcolata intorno ai 6°. In estate le fasce diventano più ampie, con una temperatura costiera di 22°, una collinare di 20° e una altocollinare di 18° Su tutto il territorio vale il principio che l’effetto mitigatore del mare è colui che tende a incrementare i valori d’inverno e a ridurli d’estate e, in questo senso, l’effetto marino, integrato dalla crescita dei valori altimetrici, rende il territorio comunale molto diversificato dal punto di vista del clima. Così le diversità climatiche incidono su quella diversità territoriale individuata nel capitolo precedente, riferita ad un territorio molto diversificato per caratteristiche dell’insediamento, del popolamento e delle attività produttive. 3.4 Energia I consumi energetici in un sistema urbano policentrico costituito da piccole polarità determinano flussi e scambi che influenzano la qualità in modo diretto, anche se si deve precisare che le attività presenti risultano tutte compatibili con le caratteristiche delle utenze domestiche sia per quanto riguarda l’utilizzo dell’energia elettrica sia per ciò che concerne l’energia da riscaldamento. Nella seguente tabella è stata realizzata una stima dei consumi medi energetici globali e pro-capite a livello regionale, provinciale e comunale; si specifica che i valori medi globali riferiti all’ambito regionale sono stati tratti dal “Rapporto Energia Ambiente – ENEA 2005”, mentre i valori provinciali e comunali, nonché i valori pro-capite, sono stati calcolati su stima media per abitante. TIPOLOGIA DI CONSUMO Consumi energetici agricoltura Consumi energetici industria Consumi energetici terziario Consumi energetici trasporti Consumi energetici residenziale Consumi finali energia Consumi energia elettrica nell’industria Consumi energia elettrica nel terziario Consumi energia elettrica nel residenziale Consumi energia elettrica agricoltura Consumi finali energia elettrica Consumi finali benzina trasporto su strada Consumi finali gasolio trasporto su strada Consumi finali combustibili solidi Consumi finali prodotti petroliferi Consumi finali energie rinnovabili Gas naturale distribuito nel settore industriale Gas naturale distribuito nel settore termoelettrico Gas naturale inviato alle reti di distribuzione CONSUMI MEDI PRO CAPITE (tep/ab)* CONSUMI MEDI TOTALI (ktep) Provincia Grosseto Comune Manciano Regione Toscana (3.529.946 ab) (216.015 ab) (7.145 ab) 2002 2003 2002 2003 2002 2003 139 137 8,5 8,4 0,28 0,27 2.989 2.922 182,9 178,8 6,05 5,91 910 1.058 55,7 64,7 1,84 2,14 2.724 2.841 166,7 173,8 5,51 5,75 1.760 1.826 107,7 111,7 3,56 3,70 8.523 8.785 521,5 573,6 17,25 17,78 2002 0,04 0,85 0,26 0,77 0,50 2,41 2003 0,04 0,83 0,30 0,80 0,52 2,49 0,24 0,24 830 839 50,8 51,3 1,68 1,70 0,11 0,12 391 423 23,9 25,9 0,79 0,86 0,10 0,10 346 361 21,2 22,1 0,70 0,73 0,02 0,02 61 63 3,7 3,8 0,12 0,13 0,46 0,48 1.628 1.686 99,6 103,2 3,29 3,41 0,36 0,35 1.264 1.236 77,3 75,6 2,56 2,50 0,35 0,39 1.240 1.375 75,9 84,1 2,51 2,78 n.d. n.d. n.d. 0,13 1,00 0,02 n.d. n.d. n.d. 465 3.542 79 n.d. n.d. n.d. 28,4 216,7 4,8 n.d. n.d. n.d. 0,94 7,17 0,16 0,33 0,32 1.178 1.145 72,1 70,1 2,38 2,32 0,39 0,39 1.405 1.404 86,0 85,9 2,84 2,84 0,62 0,69 2.181 2.447 133,5 149,7 4,41 4,95 101 * I valori medi pro-capite di tali tipologie di consumi sono calcolati dividendo il valore medio annuale dei tep (= ktep/1000) della regione (segnalati nelle tabelle ENEA e riportati nella presente tabella alle colonne della regione toscana) per il numero di abitanti equivalenti regionale (ovvero 3.529.946); in base al valore ricavato sono stati calcolati i consumi medi totali a livello provinciale e comunale (in pratica si è proceduto moltiplicando il valore pro-capite trovato per il numero di abitanti della provincia, ovvero 216015, e del comune, ovvero 7145). 3.5 Campi Elettromagnetici Con il termine “inquinamento elettromagnetico” ci si riferisce all’immissione nell’ambiente delle radiazioni non ionizzanti prodotte da una moltitudine di sorgenti legate allo sviluppo industriale e tecnologico. Più precisamente, tali radiazioni sono costituite, convenzionalmente, dai campi elettromagnetici compresi nell’intervallo di frequenza 0 Hz -300 GHz ed hanno la caratteristica di non essere in grado di ionizzare la materia, cioè di produrre molecole o atomi elettricamente carichi. Le sorgenti più importanti per quello che riguarda l’esposizione della popolazione sono gli impianti per la diffusione radiofonica e televisiva (o impianti di radiocomunicazione, RTV), gli impianti per la telefonia mobile (o Stazioni Radio Base, SRB) e gli elettrodotti. Per i primi due, in riferimento al territorio comunale, si può costruire la seguente tabella: N° Post. Codice Telecom Italia SpA 1 564027 Telecom Italia SpA 2 564092 Gestore TIM Telecom Italia Mobile SpA 1 GR06 TIM Telecom Italia Mobile SpA 2 GR45 Vodafone Omnitel NV 2051 2051 Vodafone Omnitel NV 3676 3676 Vodafone Omnitel NV 702 702 Wind 22288 Telecomun 05301 GR029 icazioni 41 SpA Wind 22288 Telecomun 05301 GR058 icazioni 42 SpA Località Manciano Saturnia Manciano Saturnia Tipo palina traliccio altro Mazzini S.S. 74, snc 1706858 4718420 400 C/O Albergo 1706395 4726279 Le Terme di Saturnia, snc Via Della Chiesa 1705340 4726578 Chiesa Di Santa Maria Maddalena palo carrellato 400 280 Località 1706847 4718376 Manciano – S.S. n° 74 Saturnia Quota 1705334 4726619 Via Poggio 1699252 4714110 alla Penna, 46 Manciano Manciano Coord.4 Coord. EST NORD In prossimità Traliccio in 1706855 4718421 della S.S. n° ferro 74 Loc. Marruchettone Loc. Marruchettone Indirizzo 157 112 388 258 Loc. Poggio 1699447 4714233 alla Penna 129 C/O Acquedotto 1706553 4719435 Comunale 425 Tipo Imp. Servizi RTV ponte radio RTV ponte radio SRB GSM (936,5 945,5) + TACS (929,8 936,2) SRB GSM(936,5 945,5) SRB GSM (935 960) SRB GSM (935 960) SRB GSM (935 960) SRB DCS + GSM SRB DCS + GSM Gli elettrodotti creano campi elettrici e magnetici come conseguenza dell’impiego delle correnti elettriche che scorrono nei cavi ad alta tensione allo scopo di trasportare energia. La frequenza di 4 Si riferisce alle coordinate di Gauss-Boaga. 102 tali campi, 50 Hz, è chiamata frequenza industriale e appartiene alle cosiddette ELF, o frequenze estremamente basse. Per quanto riguarda la presenza dei suddetti elettrodotti all’interno del territorio comunale, è possibile realizzare la seguente tabella: UNITA’ DI PAESAGGIO Alta valle del Medio Albegna CP 3.2.1 Agro alto collinare di Manciano R 10.4.1. Agro Collinare di Montemerano R 10.4.2.1 Agro collinare di Manciano R 10.4.2.2 Colline del Fiora del Tiburzi R 11.2.2 Pendici di Capalbio CP 4 TIPOLOGIA DI ELETTRODOTTO Elettrodotto alta tensione Suvereto - Montalto di Castro Elettrodotto alta tensione Suvereto - Montalto di Castro Elettrodotto alta tensione Suvereto - Montalto di Castro Elettrodotto alta tensione Suvereto - Montalto di Castro / / 3.6 Rifiuti Il problema della raccolta dei rifiuti urbani e le caratteristiche di smaltimento rappresentano un tema scottante per la gestione degli impianti da parte delle amministrazioni locali, oltre che per il continuo aumento di produzione dei rifiuti stessi. Prima di affrontare il problema in generale e poi scendere alla scala comunale si vuole porre l’accento sul fatto che il Comune di Manciano possiede una discarica in località Tafone che viene utilizzata da 5 amministrazioni locali (oltre a Manciano ne usufruiscono i comuni di Orbetello, Magliano, Capalbio, Isola del Giglio), le quali recentemente, insieme al nostro comune che ha assunto il ruolo di Ente capofila, hanno stabilito un’intesa, attraverso una convenzione, per la gestione dell’impianto di Tafone e Torba in attesa della definitiva attuazione del Piano Provinciale. Nel territorio comunale l’impianto del Tafone è situato nella sezione Sud-Ovest ed occupa una porzione di una vasta area estrattiva in disuso, a indirizzo minerario, che recentemente è stata bonificata. L’area è situata nella porzione comunale che risulta priva di insediamenti accentrati con pochissime case sparse, aziende agricole di media e vasta estensione (l’estensione media aziendale a contorno è di circa 80 ettari) e un vasto patrimonio boschivo di interesse ambientale e venatorio che culmina con i boschi di Montauto e, al confine, con la macchia di Montemaggiore appartenente all’ARPA5 P.46. Nel quadro delle strategie inerenti la gestione dei rifiuti a scala regionale e provinciale, si nota un progressiva attenzione alle problematiche di prevenzione nella produzione con riduzione della quantità alla fonte, nonché un incentivo al recupero e riutilizzo dei rifiuti, un tentativo di riduzione dei rifiuti conferiti in discarica e una crescente attenzione relativa alle responsabilità del produttore. Contemporaneamente a queste evidenti necessità di smaltimento e riutilizzo, in sostanziale accordo sui modi e le politiche utili ad affrontare il problema, si rileva in controtendenza un sostanziale aumento della produzione dei rifiuti, che risulta assolutamente indipendente dal reddito, dalla crescita dei consumi delle famiglie e anche (con diversi scarti differenziali) dal modello di sviluppo. In sostanza la crescita nella produzione dei rifiuti urbani è aumentata dal 1997 (533 kg/ab) al 2001 (648 kg/ab) di una quota pari al 21,6%. Le province di Prato (760 kg/ab) e di Livorno (702 kg/ab), la Piana di Lucca e la Versilia (915 kg/ab) ottengono i valori più elevati mentre la Garfagnana (463 kg/ab) e l’Amiata Grossetano (432 kg/ab) si attestano su valori più bassi. Così anche gli incrementi percentuali, che variano da un massimo del 36% (provincia di Prato) ad un 13 % (provincia di Grosseto); la nostra provincia, per regolamento comunale, assimila agli urbani i rifiuti di attività non domestiche la cui stima, incide circa il 30% sulla quantità prodotta finale (dati ARRR). Nella raccolta differenziata si nota un generale aumento delle quantità recuperate che varia dal 29,92% della provincia di Prato al 17,22% della provincia di Grosseto, con i livelli più bassi e 5 ARPA è l’acronimo di Aree di Rilevante Pregio Ambientale. 103 insufficienti rilevati all’Isola d’Elba 4,7%. Tale complesso di risultati fa raggiungere alla Regione Toscana il dato medio di 25,48% di efficienza nella raccolta differenziata nell’anno 2001. Le tabelle che seguono indicano il livello raggiunto dal Comune di Manciano e da altri comuni contermini, scelti in base a caratteristiche di omogeneità. Comune RSU (tonn) RD (tonn) Abitanti Kg RSU/ab. Manciano* 3447,28 350,09 7093 486,01 Pitigliano* 1768,16 207,85 4122 428,96 Scansano* 1810,98 360,05 4397 411,85 Sorano* 1297,03 124,06 3943 328,95 Magliano 1519,02 152,58 3719 408,45 R. Albegna 422,28 113,18 1318 320,40 Semproniano 448,11 238,63 1270 352,85 Provincia Regione * Comuni compresi nel SEL 33.2 Albegna Fiora - Quadrante colline interne. ** Dati ARRR - anno 2002. Tot. RU 3797,37 1976,01 2171,03 1421,09 1671,60 535,46 686,74 139.551** 2.300.250** RU/ab 535,36 479,38 493,75 360,40 449,48 406,26 540,74 648** 648** RD (%) 9,60 10,95 17,27 9,09 9,51 22,01 36,20 17,22** 25,48** RIEPILOGO RSU - ANNI 1999/2002 1999 2000 2001 2002 Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre 240166 157410 203240 152110 236210 226870 229080 262380 225760 214416 194060 209440 209920 186000 203500 246680 268640 243140 246880 287560 248660 242660 224300 232420 232700 194180 235680 254660 280200 249260 270680 318620 251240 284674 242240 236680 222300 214320 216220 271960 297640 264880 296440 340600 283680 287840 262600 248260 Kg 2551142 2840360 3050814 3206740 Ton. 2551,142 2840,36 3050,814 3206,74 RIEPILOGO RSU INGOMBRANTI - ANNI 99/2002 1999 2000 2001 2002 8100 7100 24480 7250 32030 25370 18180 11410 8500 6600 10140 11160 17960 19760 11900 9800 8760 13220 8120 10540 16800 6600 16960 11160 8340 9420 17380 19600 24960 9460 23340 47570 137560 141900 174560 47,57 137,56 141,9 174,56 Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre 4650 11680 Tot (in kg) Tot (in tonn.) 4220 7560 12060 10720 9620 6680 104 All’interno del territorio comunale sono presenti due impianti per la gestione e il deposito dei rifiuti prodotti, come illustrato nelle tabelle seguenti: COMUNE RAGIONE SOCIALE INDIRIZZO Manciano CO.I.MAR. srl S.S. 74 Maremmana, km.13,200 - Marsiliana Manciano SLIA spa Loc. Tafone Ragione Sociale CO.I.MAR. srl Comune Manciano Sistema Economico Locale 33.2 “Albegna Fiora” - Quadrante Colline Interne Aree Critiche <20> - Amiata Indirizzo S.S. 74 Maremmana km.13,200 - Marsiliana Codice di Attività Economica CB1421 Descrizione Attività Economica Recupero inerti Codici CER 170504 Regime Autorizzativo Autorizzazione TIPO DI ATTO STATO ATTO NUMERO ATTO DATA nuova autorizzazione per voltura Attivo 546 21/02/2003 rinnovo Attivo 2719 29/10/2003 Ragione Sociale SCADENZA 28/10/2008 SLIA spa Comune Manciano Sistema Economico Locale 33.2 “Albegna Fiora” - Quadrante Colline Interne Aree Critiche <20> - Amiata Indirizzo Loc. Tafone Codice di Attività Economica / Descrizione Attività Economica / Descrizione Attività Discarica rifiuti non pericolosi Codici CER 000101 - 000105 - 190805 Regime Autorizzativo Autorizzazione - Elenco degli atti Autorizzativi TIPO DI ATTO STATO ATTO NUMERO ATTO DATA Approvazione progetto Attivo 5341 30/12/2005 Autorizzazione Attivo 5341 30/12/2005 SCADENZA 31/12/2006 Operazioni In attesa dell’entrata a regime del Piano Provinciale dei Rifiuti e considerata l’imminente scadenza dell’autorizzazione all’esercizio, è previsto la redazione e il completamento di un IV modulo, ad integrazione dei tre esistenti. A partire dalla data di avvio all’esercizio dell’impianto di selezione e compostaggio della discarica delle “Strillaie”, ubicata nel territorio comunale di Grosseto, la discarica del “Tafone”dovrà essere chiusa, bonificata e posta in sicurezza con garanzie di postgestione, comportante la successiva conversione ad impianto di compostaggio di qualità per la raccolta di verde e legno. Infine, gli impianti che effettuano attività di recupero dei rifiuti presenti nel territorio comunale sono: COMUNE LOCALITA’ TIPO SOGGETTO RESPONSABILE 105 Manciano Manciano Manciano Tafone Poggio La Vecchia Scarceta Attività di recupero Attività di recupero ambientale Attività di recupero ambientale SECOTO Srl SANTAFIORA PIETRE Srl SANTAFIORA PIETRE Srl 3.7 Rumore Nell’ottica di una riduzione della percentuale di popolazione esposta a livelli di inquinamento acustico, causa di disturbo delle normali attività umane e del riposo, è stato approvato con D.C.C. n. 9 del 10/3/2005 il “Piano di Classificazione Acustica” del territorio comunale. Nel Comune di Manciano sono presenti 7 centri abitati (Manciano, Montemerano, Poderi di Montemerano, Capanne, Poggio Murella, San Martino sul Fiora, Saturnia e Marsiliana) dei quali solo quello di Manciano ha dimensioni rilevanti. Per tutti e 7 i centri abitati si è fatta la scelta di classificarli quasi esclusivamente in classe III escludendo le scuole e gli ospedali ed i centri anziani (classificate in classe II). Nella classificazione in automatico la destinazione di alcune aree di Manciano e Montemerano era in classe IV. Una verifica con l’Amministrazione comunale, sulla base della conoscenza puntuale delle caratteristiche altimetriche, della consistenza degli edifici e soprattutto delle attività che si svolgono in quelle aree, ha fatto scegliere una diversa classificazione (classe III), anche tenendo conto che la classificazione automatica può aver creato una distorsione in seguito alle esigue dimensioni delle sezioni censuarie Nel territorio di Manciano sono presenti 8 attività estrattive, così denominate: 1) Beton - loc. Saracchieto, Marsiliana. 2) COIMAR (Impianto di frantumazione e riciclaggio inerti) - loc. Marsiliana. 3) Le Volte - loc. Le Volte del Baroni. 4) ITM - loc. Pianetti di Montemerano. 5) Travertini Paradiso - loc. Pian di Palma. 6) Poggio la Vecchia e Scarcera - loc. La Vecchia; 7) Pietra Dorata - loc. Gamberaio. 8) Il Fontano - loc. Il Fontano (attualmente non attivata). La loro collocazione territoriale è individuata in base alle perimetrazioni riportate nel PRG. Tutte queste aree sono state inserite in classe V e sono state ridisegnate al fine di non avere aree di dimensioni troppo piccole. Poiché tutte queste zone confinano direttamente con la classe III, sono state ridefinite delle fasce di rispetto in classe IV, con ampiezza variabile non inferiore a 100 m a partire dal perimetro delle aree di classe V. 3.7.1 Viabilità Il territorio di Manciano è attraversato dalla strada regionale SR 74 e dalla SR 322 delle Collacchie e dalle seguenti Strade Provinciali: SP 67 della Campigliola, SP 32 di Farnese, SP 101 e 102 della Sgrilla, SP 63 di Capalbio, SP 10 della Follonata, SP del Cutignolo, SP 150 dei Guinzoni, SP 112 degli Usi, SP 155 di Fibbianello, SP 116 di Poggio Murella, SP 22 di Sovana. Tutte le strade provinciali elencate ricadono in Classe III e sono state inserite nelle fasce di influenza di 100 metri, così come quelle in classe IV attorno alla SR 74 e alla SR 322 e al tratto di SP 10 della Follonata. Quest’ultima è stata considerata in classe IV dall’inizio fino all’intersezione della SP 112 degli Usi e della SP 155 di Fibbianello, nel tratto che da Montemerano va a Saturnia, in quanto risulta interessata da intenso traffico veicolare (come specificato dal DPCM 1/3/1991) per la presenza del Polo Termale. Il tratto della SR 74 che passa vicino all’abitato di Marsiliana, così come la SR che passa all’interno del centro abitato comunale, è stata classificata in classe III, in quanto attraversate sia da traffico veicolare urbano che di attraversamento (come indicato nel DPCM 1/3/1991 per la classificazione acustica comunale); per entrambe il tratto considerato ha una velocità massima consentita di 50 km/h, ma solo la SR 74 ha il piano stradale più basso di circa due metri rispetto all’area abitata confinante. 106 3.7.2 Aree di interesse ambientale Nel territorio di Manciano sono presenti numerose aree boscate che ricadono automaticamente in classe III (con la sola eccezione delle aree riportate nella specifica cartografia del Piano di Classificazione che ricadono in classe II). Le aree boscate non presentano porzioni di territorio con caratteristiche tali da poter essere classificato in Classe I, per cui si è scelto di destinare le seguenti aree boscate perimetrate in classe II: • Montauto; • Montemaggiore; • La Capita; • La Capriola; • La Marsiliana; • Il Marruchetone; • Poggio Pinzo; • Banditella; • Secchete e il Lasconcino; • Montenero e Montenerino; • Vignaccia, Busattina, Poggio Monticchio. Tutte le altre aree rimangono, come il limitrofo territorio agricolo, in classe III. 3.7.3 Ricettori sensibili Con la dicitura “ricettori sensibili” si indicano scuole, ospedali, case di cura e case di riposo. L’orientamento della Regione Toscana su questo fronte, come riportato all’art. 4 della LR 89/98 in materia di piani di classificazione acustica, prevede la collocazione di tali aree al più in classe II, almeno per ciò che riguarda i perimetri degli edifici relativi; tale indirizzo è stato recepito anche dalle “Linee guida ARPAT” ed è stato adottato come criterio operativo di classificazione dei ricettori sensibili. Nel Comune di Manciano sono presenti: • Polo Scolastico di Marsiliana; • Scuole Elementari e Medie di Manciano; • Scuola Materna di Manciano; • Liceo Scientifico e Istituto Tecnico di Manciano; • Scuola Materna di Montemerano; • Polo Scolastico di Saturnia; • Scuola Elementare delle Capanne; • Scuola Materna di Poggio Murella; • Scuola Elementare di San Martino; Si precisa che attualmente le Scuole di Capanne e San Martino non sono attive. Si è deciso quindi di classificarle in classe II . E’ presente inoltre l’Ospedale Civile Aldi Mai e la RSA gestita dalla soc. La Cupolina in Manciano che sono state inserite in classe II. 3.7.4 Aree da destinarsi a spettacolo L’individuazione delle aree adibite a spettacolo a carattere temporaneo o mobile o all’aperto, secondo quanto stabilito dalla LR 89/98, è parte integrante del piano di classificazione acustica. La scelta di tali aree deve essere effettuata in modo da non creare disagio alla popolazione residente nelle vicinanze; inoltre, non possono ricadere in classi acustiche inferiori alla III e all’interno di esse non possono trovarsi edifici adibiti a civile abitazione. 107 Nel centro abitato di Manciano, Marsiliana, Montemerano sono stati individuati i campi sportivi a Saturnia, Poggio Murella e San Martino, oltre ad ulteriori spazi che abitualmente vengono usati a tale scopo dalla popolazione. 3.8 Suolo e Sottosuolo Il termine suolo definisce in generale lo strato superiore della crosta terrestre, ovvero l’interfaccia tra l’atmosfera, la geosfera e l’idrosfera. Tale strato assicura una serie di funzioni chiave, a livello ambientale, sociale ed economico, indispensabili per la vita. Agricoltura e silvicoltura dipendono dal suolo per l’apporto di acqua e nutrienti e per l’innesto delle radici. Il suolo svolge un ruolo centrale per la protezione della risorsa idrica e lo scambio di gas con l’atmosfera, grazie a funzioni di magazzinaggio, filtraggio, tampone e trasformazione delle sostanze chimiche; inoltre, costituisce un habitat, un pool genico e quindi una riserva di biodiversità, un elemento del paesaggio e del patrimonio culturale, una fonte di materie prime. Affinché esso possa svolgere le sue funzioni, è necessario preservarne le condizioni. Per combattere e limitare l’abuso, l’inquinamento e il degrado e mettere conseguentemente in atto specifiche politiche per la protezione del suolo occorre conoscerlo, acquisire informazioni sui fattori che lo generano, sui processi che regolano la sua evoluzione, sulle principali caratteristiche fisico-chimiche e i suoi comportamenti; inoltre, è altrettanto importante conoscere la distribuzione dei tipi di suolo nel territorio. Dall’indagine geologica allegata al PRG vigente, il territorio di Manciano presenta le seguenti caratteristiche morfologiche: 1. zone subpianeggianti 2. zone collinari stabili 3. zone collinari di dubbia stabilità 4. zone soggette ad inondazione Tutto il territorio è stato suddiviso in tre grandi aree: la prima, posta ad ovest, denominata “Marsiliana”; la seconda, posta a sud, denominata “Campigliola”; la terza, situata a nord-est, denominata “Manciano”. A tali aree corrispondono, rispettivamente, le Tav. n. 1, 2 e 3. 3.8.1 Morfologia subpianeggiante Tale morfologia si sviluppa su di un’area complessiva di circa 107 km2, pari a circa il 33% della superficie totale. Circa 37 km2 si localizzano in prossimità del centro di Marsiliana verso il mare e lungo l’alveo del fiume Albegna (Tav. 1 “Marsiliana”), mentre circa 20 km2 sono ubicati nel settore meridionale della valle del Tafone (Tav. 2 “Campigliola”) e circa 50 km2 sono situati per la stragrande maggioranza nella zona nord occidentale ai margini del fiume Albegna e del torrente Stellata (Tav. 3 “Manciano”) e, in subordine, nella zona orientale in prossimità del triangolo delimitato ad est dal fiume Fiora e ad ovest dal Fosso della Fuliggine. 3.8.2 Morfologia collinare stabile Tale morfologia è senz’altro la più diffusa nell’ambito del territorio comunale, dove occupa una superficie di circa 190 km2, pari al 58 % del totale. Aree collinari instabili (cfr. Tav. 1 “Marsiliana”) si sviluppano dal centro di Marsiliana in direzione SSE, verso i confini del comune di Capalbio. Nella zona della Campigliola (cfr. Tav. 2 “Campigliola”), verso S, la morfologia collinare stabile risulta la più diffusa. Nella Tav. 3 “Manciano” le aree collinari stabili si sviluppano nel settore meridionale (Manciano – Montemerano) nonché nella parte centrale. 3.8.3 Morfologia collinare di dubbia stabilità Tale morfologia si estende per circa 25 km2, pari al 7,6 % del totale. I versanti di queste aree mostrano segni di stabilità precaria più o meno marcati; tali segni si manifestano in smottamenti di varia entità o in vere e proprie frane. Nella zona di Marsiliana (Tav. 1 “Marsiliana”) si sviluppano vaste aree con versanti di precaria stabilità nel settore nord orientale (circa 20 km). Nella Tav. 2 108 “Campigliola“ non esistono rilevanti aree dove insiste tale tipo morfologico. Nella Tav. 3 “Manciano” si sviluppano aree instabili piuttosto vaste (circa 5 km) nel settore nord orientale e piccole zone nel settore sud occidentale. 3.8.4 Zone soggette a inondazioni Nella Tav. 1 “Marsiliana” sono state delimitate alcune aree che spesso, in seguito a forti eventi piovosi, risultano soggette bad inondazione. Esse sono situate lungo l’alveo del fiume Albegna, specialmente nel settore settentrionale ed anche in prossimità del centro abitato dello Sgrillozzo, dove sono gli straripamenti del fiume Elsa che provocano ruscellamenti ed inondazioni di grave entità. Per quanto riguarda le caratteristiche strutturali e tettoniche si possono rilevare tre distinte zone: la prima è caratterizzata dagli affioramenti dei sedimenti quaternari e corrisponde a quella che nei punti precedenti è stata indicata come “morfologia subpianeggiante”; la seconda si sviluppa soprattutto nel settore sud-occidentale e centro-settentrionale ed è caratterizzata dagli affioramenti dei terreni neogenici, del Miocene e del Pliocene; la terza, infine, si sviluppa soprattutto nella fascia centro meridionale del territorio comunale con annesse piccole zone a sud della Marsiliana e dell’area Poggio Murella – San Martino sul Fiora. Le caratteristiche litologiche principali sono: - Verrucano (Tav. 2 “Campigliola”), di cui vasti affioramenti vanno a costituire la dorsale della Roccaccia di Montato e il prospicente Monte Maggiore. - Depositi di calcare cavernoso, che si rinviene a sud di Marsiliana in corrispondenza di Poggio Pietricci. - Formazioni calcareo – scisto – marmoso del Cretaceo: di cui si rilevano vasti affioramenti nella parte centrale del territorio comunale e nel settore nord orientale (S;: Martino sul Fiora). - Formazioni di flysch (macigno pietraforte) affiorano in prossimità dei precedenti litotipi o direttamente sul calcare cavernoso. - Sedimenti neogenici si ritrovano generalmente entro fosse tettoniche allungate in direzione NO, SE o NS; una vasta unità conglomeratici affiora ad est di Manciano. - Depositi di travertini antichi e recenti, rilevati in numerose quantità; in loc. Bagni di Saturnia affiora una placca travertinosa abbastanza vasta in formazione, dovuta all’attività delle acque sulfuree termali. - Depositi terrazzati ed alluvionali sono particolarmente presenti lungo i maggiori corsi d’acqua, costituendo talora vaste zone pianeggianti poco rilevate rispetto all’attuale corso del fiume. Nel triangolo compreso tra le località di Poggio Mercante, Poggio Lupinaio e Casa Fontelunga a sud di S. Martino sul Fiora e al confina con il comune di Sorano, è presente un vasto affioramento ignimbritico (tufaceo). Per quanto riguarda le caratteristiche climatiche, il clima nel comune di Manciano non presenta caratteristiche peculiari tali da conferire una propria individualità ma rientra nel più ampio quadro climatico della regione tirrenica e del clima mediterraneo in generale, come descritto ampiamente nello specifico paragrafo (3.3 “Clima”). La permeabilità delle formazioni rocciose presenti nel territorio comunale, riferita alla localizzazione individuata per le caratteristiche litologiche, è suddivisa in quattro categorie fondamentali: • Rocce permeabili (calcare cavernoso, travertino, sedimenti alluvionali, tufi). • Rocce mediamente permeabili (conglomerati, arenarie e sabbie del Miocene e Pliocene). • Rocce scarsamente permeabili (flysch, formazioni del Cretaceo, verrucano). • Rocce impermeabili (argille, mioceniche e plioceniche). Lo sviluppo della rete idrografica nel territorio comunale è piuttosto articolato e i vari corsi d’acqua locali sono per lo più tributari dei due fiumi che per molti tratti delimitano il Comune di Manciano: nello specifico, ad est troviamo il fiume Fiora e ad ovest il fiume Albegna. Nel settore occidentale, dati gli afflussi globalmente elevati e la scarsa permeabilità dei terreni affioranti nel 109 comprensorio comunale, il deflusso risulta piuttosto intenso cosicché alcuni torrenti, come l’Elsa, contribuiscono alla portata del fiume Albegna; il torrente Stellata, oltre agli afflussi, raccoglie anche le acque che scaturiscono dalla sorgente termale di Saturnia; in prossimità del centro abitato dello Strillozzo, ove il torrente Sgrilla confluisce nel torrente Elsa, vi è una fascia di terreni (in prossimità della S.S. 223 che risultano spesso soggetti ad allagamenti di discreta entità, a cui contribuisce l’ingente trasporto solido dovuto alla facile erodibilità dei terreni costituenti i bacini imbriferi dell’Elsa e dei suoi affluenti. Nel settore orientale i corsi d’acqua che alimentano il fiume Fiora hanno bacini piuttosto modesti, l’unico affluente di un certo rilievo è rappresentato dal Fosso del Tafone, che presenta tuttavia portate limitate dovute soprattutto alla discreta permeabilità dei terreni affioranti localmente ed alla presenza di un folto manto vegetale che favorisce il processo di evapotraspirazione. Le manifestazione sorgive presenti nel territorio comunale sono numerose ma solo due risultano accettabili sotto il profilo quantitativo, mentre le altre hanno modesta consistenza e frequente carattere di intermittenza. Nella Tav. 1 “Marsiliana” non esistono sorgenti con portata uniforme e costante; solo in prossimità di Poggio Marruca è presente, a contatto tra gli affioramenti di travertino e delle alluvioni una piccola emergenza, mentre nella zona dei Cavallini si segnalano piccole emergenze di carattere stagionale. Nella parte a sud di Manciano (Tav. 2 “Campigliola”) si rinvengono diverse sorgenti ed emergenze d’acqua con caratteristiche spesso diverse; nella parte meridionale, in corrispondenza dei giacimenti di antimonio, sono presenti sorgenti di media termalità con temperature comprese tra 15 e 30 °C e portata di modesta entità; nella parte settentrionale di tale tavola è presente la più grossa sorgente di acqua non termale disponibile nel territorio, ovvero la sorgente del Paglietto, ubicata nelle vicinanze di Poggio Fuoco, con portata di 3-4 metri/sec; emergenze piezometriche si ritrovano presso affioramenti calcarei di Laghetto e Lago Scuro, come la sorgente “Fonte Mancianese” che presenta disponibilità idrica scarsissima e a carattere stagionale. Nella Tav. 3 “Manciano” si segnala una piccola sorgente a carattere stagionale e con portata minima situata nel travertino di Pian di Palma, oltre alle importanti sorgenti di “Bagni di Saturnia”, di tipo termominerale, ubicata in una zona caratterizzata da frequenti depositi travertinosi formati dalle acque termali che sgorgano a giorno, dalla quale l’acqua sulfurea sgorga con una portata di circa 100 litri/sec ed una temperatura costante di 37,5 °C, e di “Le Caldine”, con portata molto più bassa (pochi litri/sec). All’interno del territorio comunale sono presenti alcuni siti contaminati, elencati nella seguente tabella: CODICE SITO COMUNE INDIRIZZO DENOMINAZIONE SITO RESPONSABILE ATTIVITÀ GR021 Manciano Località Pianetti Pianetti Comune di Manciano Gestione Rifiuti GR071-1 Manciano Località Tafone - Area Nord Nuova Solmine Syndial spa Attività industriale GR071-2 Manciano Località Tafone - Area Pian di Fabbrica Secoto Nuova Solmine Syndial spa Attività industriale GR071-3 Manciano Località Tafone - Area Sud “Poggio Bellino” Nuova Solmine Syndial spa Attività mineraria GR071-4 Manciano Località Tafone - Area Montauto Nuova Solmine Syndial spa Attività mineraria / Manciano Località Campigliola Macchia Casella Azienda Minerali Metallici Italiani Attività mineraria (sito dismesso) Come si può notare, solo il seguente sito è destinato alla gestione dei rifiuti: Codice GR021 Denominazione Indirizzo “PIANETTI” Loc. Pianetti 110 Natura Attività Responsabile Sistema Economico Locale Aree Critiche Sito inserito nel Piano Regionale Stato Procedura amministrativa Data atto amministrativo Stato del Sito Gestione rifiuti Comune di Manciano (GR) 33.2 Albegna Fiora – Quadrante Colline Interne <20> - Amiata Si Procedura amministrativa attivata 12/10/1998 Piano di caratterizzazione approvato - progetto definitivo di bonifica presentato in data 12/10/1998, di cui L’ARPAT (dipartimento di Grosseto) ha dato parere favorevole con prescrizione tramite comunicazione. I seguenti siti riguardano invece attività industriali: Codice GR071-1 Denominazione Indirizzo Natura Attività Responsabile Sistema Economico Locale Aree Critiche Sito inserito nel Piano Regionale Stato Procedura amministrativa Data primo atto amministrativo Data ultimo atto amministrativo “NUOVA SOLMINE” Loc. Tafone – Area Nord Industriale Syndial spa 33.2 Albegna Fiora - Quadrante Colline Interne <20> - Amiata Si Procedura amministrativa attivata 05/05/1997 23/09/2000 Progetto definitivo di bonifica approvato in data 23/09/2000 con A.D. n. 2 dal Comune di Manciano con istruttoria di progetto condotta ai sensi del D.M. 471/99; bonifica in corso. Stato del Sito Codice Denominazione Indirizzo Natura Attività Responsabile Sistema Economico Locale Aree Critiche Sito inserito nel Piano Regionale Stato Procedura amministrativa Data primo atto amministrativo Data ultimo atto amministrativo Stato del Sito GR071-2 “NUOVA SOLMINE” Località Tafone - Area Pian di Fabbrica Secoto Industriale Syndial spa 33.2 Albegna Fiora - Quadrante Colline Interne <20> - Amiata Si Procedura amministrativa attivata 17/04/1991 27/12/1991 Bonifica conclusa con comunicazione di relazione conclusiva redatta da Mineraria Campiano spa in data 17/04/1991 I restanti siti riguardano attività minerarie; tra questi, si evidenzia l’esistenza di un sito minerario dismesso, denominato “Macchia Casella”, ubicato in loc. Campigliola (Tav. 2 “Campigliola”). Codice Denominazione Indirizzo Natura Attività Responsabile Sistema Economico Locale Aree Critiche Sito inserito nel Piano Regionale Stato Procedura amministrativa Data primo atto amministrativo Data ultimo atto amministrativo GR071-3 “NUOVA SOLMINE” Località Tafone - Area Sud “Poggio Bellino” Mineraria Syndial spa 33.2 Albegna Fiora - Quadrante Colline Interne <20> - Amiata Si Procedura amministrativa attivata 05/05/1997 10/03/2000 111 Stato del Sito Codice Denominazione Indirizzo Natura Attività Responsabile Sistema Economico Locale Aree Critiche Sito inserito nel Piano Regionale Stato Procedura amministrativa Data primo atto amministrativo Data ultimo atto amministrativo Stato del Sito Denominazione Indirizzo Natura Attività Responsabile Unità geologica di letto Sistema Economico Locale Aree Critiche Sito inserito nel Piano Regionale Data ultimo atto amministrativo Note Obiettivi Progetto definitivo di bonifica approvato in data 10/03/2000 con D.D. n. 1 dal Comune di Manciano con istruttoria di progetto condotta ai sensi del D.M. 471/99; bonifica in corso. GR071-4 “NUOVA SOLMINE” Località Tafone - Area Montauto Mineraria Syndial spa 33.2 Albegna Fiora - Quadrante Colline Interne <20> - Amiata Si Procedura amministrativa attivata 28/07/1998 15/09/1999 Progetto definitivo di bonifica approvato in data 15/9/1999 dal Gruppo di Lavoro Bonifiche di Grosseto con istruttoria di progetto condotta ai sensi del D.M. 471/99; bonifica in corso. “MACCHIA CASELLA” Località Campigliola Mineraria – Industriale (miniera di stibina e impianto metallurgico) Azienda Minerali Metallici Italiani Calcare cavernoso su scisti filladici del verrucano 33.2 Albegna Fiora - Quadrante Colline Interne <20> - Amiata No – inserito nell’ultimo Piano Provinciale di bonifica dei siti inquinati 1966 – scadenza concessione Concessione dell’area mineraria alla Soc. Minerali Metallici Italiani per estrazione di minerale antimonifero per oltre 1200 t dal 1941 al 1953. Permangono sulla zona sterili residui di miniera e sfridi dei forni. Avviare un “Piano di Caratterizzazione” del comprensorio propedeutico ad interventi di bonifica e/o messa in sicurezza permanente secondo le disposizioni di legge vigente. Nel territorio comunale sono presenti anche giacimenti minerari attivi, non segnalati nella sezione dei siti contaminati, situati ai margini del graben del Tafone, ovvero Poggio Fuoco e Montauto (vicini alle estremità NO e SE del margine NE del graben) e il giacimento del Tafone (situato a metà del bordo SO); si segnalano anche giacimenti secondari di antimonio nei pressi di S. Martino sul Fiora, alle pendici NE di Poggio Monticchio, e giacimenti di minore importanza lungo il torrente Stellata (1,5 km a NE di Manciano) e ad SE del Castello di Scerpena (2-300 mt dal castello stesso), con estensioni assai limitate sia orizzontalmente che verticalmente e diffusioni a tenori estremamente bassi. Per quanto riguarda i giacimenti e le cave di materiale litoide, invece, occorre distinguere tra: - materiali utilizzabili per le costruzioni in genere, a cui appartengono ghiaie, sabbie di estrazione fluviale e pietrischi in genere; di tali materiali esistono due stabilimenti situati in zona “Marsiliana” (Tav. 1 “Marsiliana”), di cui uno estrae i sedimenti alluvionali dall’alveo del Fiume Albegna (Cava Albegna Marsiliana s.r.l.) e l’altra estrae pietrisco nella zona dei travertini di Poggio Marruca. - Materiali identificabili come pietre da decorazione, a cui appartengono pietre da decorazione e da costruzione segate ed utilizzate in conci o grezze e lucidate quali travertini e arenarie a scutella. Sono presenti giacimenti di questi materiali in loc. Pianetti di Montemerano, mentre in 112 prossimità della strada che raggiunge Saturnia (IMEG s.p.a.) è presente un vasto giacimento travertinoso in coltivazione intensa, e in loc. Pian di Palma; infine sono stati aperti tre fronti di cava in prossimità della strada che collega Manciano a Farnese, ai margini del Poggio Sanopia prospicienti il fiume Fiora, in cui si estrae arenaria. Le aree a vocazione agricola costituiscono circa 327 km2 dell’intero territorio comunale; di questi, 2/3 sono destinati all’agricoltura che può presentare sistemi di coltivazione e cultivar diversi. Nelle aree subpianeggianti (Marsiliana, Pian di Palma, ecc) prevalgono coltivazione a rotazione di cereali e in qualche caso specie ad alto valore aggiunto (orticoltura e frutticoltura); nei terreni collinari prevalgono invece monocolture (seminativo cerealicolo) a cui si aggiungono rilevanti territori a vigneti e, in subordine, oliveti. A riguardo, è opportuno segnalare la presenza di aree agricole destinate allo spandimento dei fanghi residui da impianti di depurazione, come indicati nella seguente tabella: ZONA Confine tra Manciano e Capalbio Confine tra Manciano e Pitigliano APPEZZAMENTO FOGLIO PARTICELLE GR06F GR06F GR06F GR07F GR07F GR07F GR07F GR07F GR07F GR07F GR07F 223 223 223 223 223 223 223 223 223 223 223 44 105 96 23 101 64 35 197 98 198 99 GR08F 223 97 GR08F 223 195 GR08F 223 59 GR05F GR05F GR05F GR05F GR05F GR05F GR05F GR05F GR05F GR05F GR05F GR05F GR05F GR05F GR05F GR05F GR05F GR05F GR05F GR05F GR05F GR05F GR05F GR05F GR05F 222 222 222 235 235 235 235 235 235 235 235 235 235 235 235 235 235 235 235 235 235 235 235 235 235 37 39 40 4 6 11 16 17 20 22 25 26 27 37 39 44 60 66 63 71 74 75 90 91 92 RAGIONE SOCIALE SPANDITORE AUTORIZZATO Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Cherubini Massimiliano Cherubini Massimiliano Cherubini Massimiliano Cherubini Massimiliano Cherubini Massimiliano Cherubini Massimiliano Cherubini Massimiliano Cherubini Massimiliano Pian di Cirignano di Massaro Domenica Pian di Cirignano di Massaro Domenica Pian di Cirignano di Massaro Domenica Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano PROPRIETARIO TERRENO Caseificio Sociale Manciano. Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Cherubini Massimiliano Cherubini Massimiliano Cherubini Massimiliano Cherubini Massimiliano Cherubini Massimiliano Cherubini Massimiliano Cherubini Massimiliano Cherubini Massimiliano Pian di Cirignano di Massaro Domenica Pian di Cirignano di Massaro Domenica Pian di Cirignano di Massaro Domenica Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano. Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano. Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Caseificio Sociale Manciano Le aree a vocazione silvo-pastorali comprendono zone ove sono presenti vaste estensioni di macchie e boschi (Montauto, Marsiliana, Macchia Casella, ecc.) ed altre destinate a pascolo 113 naturale per bovini e ovini; queste ultime si trovano spesso ai margini delle aree boschive e sono sviluppate in maniera intensa lungo la valle del Tafone e nella zona a N e NE di Manciano. Le aree di particolare attenzione per fattori idrogeologici sono quelle in cui si possono avere frequenti allagamenti, ovvero l’intera zona confinante col fiume Albegna e il torrente Elsa. 3.9 Aziende Insalubri e a Rischio di Incidente Rilevante Nel territorio comunale di Manciano non sono presenti aziende insalubri o a rischio di incidente rilevante. Si segnala, però, la presenza di alcuni impianti a rischio, quali: A) Impianti con serbatoi e/o manufatti contenenti PCB ai sensi D. Lgs. n° 209/99 L’elenco delle apparecchiature contenenti PCB, dei PCB e dei PCB usati e dei relativi detentori6 ricavati dall’inventario di cui all’art. 3 del D. Lgs. 209/99, è gestito dalla Sezione regionale del Catasto rifiuti di competenza ARPAT e riporta quanto segue: Matricola 000/1496 L090 L090 L090 L090 L090 L090 L056 L056 L056 L056 L056 L056 ATTRV ATTRV ATTRV ATTRV ATTRV ATTRV ATTRR ATTRR ATTRR ATTRR ATTRR ATTRR 36188 36188 ARG/8554 ARG/8945 ARG/9103 CGE/230924 OTE/41771 OTE/41786 OTE/47408 OTE/52018 SCE/2384 SCM/19434 SCM/20203 SCM/20316 SIM/0663 SIM/3674 SIM/37281 SIM/3882 SIM/3982 SIM/4383 SIM/4777 SIM/4909 SIM/4912 6 Tipo apparecchio trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore Modello Anno Potenza Loc (Testo 135) B B B B B B B B B B B B B B B B B B B B B B B B B B B B B B B B B B B B B B B B B B B B B B B B 1985 63 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 160 160 50 50 50 63 50 50 50 100 50 50 50 50 63 50 50 50 100 50 100 100 50 Le Calle Stellata Stellata Stellata Stellata Stellata Stellata Stellata Stellata Stellata Stellata Stellata Stellata Stellata Stellata Stellata Stellata Stellata Stellata Stellata Stellata Stellata Stellata Stellata Stellata Stellata Stellata Pod. Ebreo P. dei Genove La Conca Oliveto Pod. Bufalo L. Elcione Serrate Capan. Bruc. 2 Poggio Sorbo Pod. Scopeti1 Crispini 2 Sugherello Montecchio Pod. Presella Vigna Grande Le Vigne Pod. Artino Stal. Guinzon C. Polveraio Pod. Murella Sil.Ente.Mar 1974 1974 1972 1973 1973 1961 1968 1987 1971 1973 1972 1969 1970 1970 1965 1976 1978 1976 1975 1977 1977 1977 1977 PCB conc. 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 PCB quant. 189,09834 150 150 150 150 150 150 150 150 150 150 150 150 150 150 150 150 150 150 150 150 150 150 150 150 5 5 189,09834 189,09834 189,09834 189,09834 189,09834 189,09834 189,09834 189,09834 189,09834 189,09834 189,09834 189,09834 189,09834 189,09834 189,09834 189,09834 189,09834 189,09834 189,09834 189,09834 189,09834 Data denuncia 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 Smaltito decontaminato NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO Riportato nell’Allegato I del Piano Provinciale di Bonifica delle Aree Inquinate vigente. 114 SIN/21016 SIN/21109 SLN/79706 SLN/85695 SMT/01834 trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore trasformatore B B B B B 1970 1987 1968 63 63 100 50 100 Forteto Romitorio Sgrilla 1 L. Aione Le Cerrete 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 189,09834 189,09834 189,09834 189,09834 189,09834 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 27/12/2002 NO NO NO NO NO B) Siti e impianti con serbatoi interrati o depositi di idrocarburi L’elenco dei siti con presenza di serbatoi di idrocarburi interrati e/o fuori terra è riportato nell’Allegato 2 del Piano Regionale di Bonifica delle Aree Inquinate e comprende quanto segue: IDENTIFICAZIONE DEPOSITO OLII MINERARI GR 00033 - Cava Albegna srl GR 00033 - Cava Albegna srl GR 00033 - Cava Albegna srl GR 00044 - I.M.E.G GR 00044 - I.M.E.G GR 00202 - SECOTO srl GR 00202 – SECOTO srl GR 00202 – SECOTO srl INDIRIZZO SCADENZA MATERIALE NOTE Loc. Marsiliana Loc. Marsiliana Loc. Marsiliana Fraz. Montemerano Fraz. Montemerano Loc. Tafone Loc. Tafone Loc. Tafone 17/03/2010 17/03/2010 17/03/2010 02/11/1996 02/11/1996 31/10/1994 31/10/1994 31/10/1994 Olio combustibile Gasolio Lubrificanti Lubrificanti Gasoli G.P.L. altri usi Lubrificanti Olio combustibile Cessato Cessato Infine, è presente un distributore di benzina ad uso privato di competenza comunale nei pressi del Caseificio Sociale di Manciano. 3.10 Conservazione della Natura La conservazione della natura, nell’ottica dello sviluppo sostenibile di un territorio e delle sue risorse, è conseguibile grazie alla corretta gestione delle pressioni e degli impatti generati su importanti matrici ambientali, quali biodiversità, suolo, risorse idriche, rischio sismico, paesaggio, ecc. A riguardo, risultano fondamentali le scelte intraprese a livello regionale, che possono riassumersi in: a) realizzazione e gestione di un sistema di parchi e aree protette, utile per conseguire una maggiore tutela degli habitat naturali e delle loro componenti floro-faunistiche; b) produzione di Piani di Assetto Idrogeologico, che permettono lo sviluppo di politiche e di interventi per la conservazione del suolo e per la sua messa in sicurezza, con criteri omogenei su tutto il territorio regionale; le principali azioni sviluppate in questo senso mirano a limitare la dinamica delle aree artificiali, ridurre le superfici soggette a rischio idrogeologico e mitigare o prevenire i fenomeni di erosione. Inoltre, sono state tenute in considerazione le problematiche legate alla tutela della risorsa idrica, che assumono una valenza sempre più grande per la tutela della flora e della fauna fluviale e per fronteggiare i fenomeni siccitosi verificatisi negli ultimi anni. In attuazione di quanto richiesto dall’art. 4 della L.R. 11 Aprile 1995 n° 497, è stato realizzato il primo Programma triennale Regionale delle aree protette, al quale sono susseguiti altri tre Programmi che hanno portato alla costituzione e all’implementazione dell’attuale sistema regionale delle aree protette. Il 4° Programma (2004-2007) mira ad un ulteriore consolidamento, miglioramento e integrazione delle singole realtà che compongono il sistema e prende in eredità le questioni o i casi rimasti in sospeso alla scadenza del periodo temporale del 3° Programma. Nello specifico, il Comune di Manciano ha in sospeso la questione inerente l’ANPIL8 di Saturnia, già proposta dalla Regione nel 2° Programma ma che non è stata ancora avviata né definita. Questo 7 La Legge Regionale 11 Aprile 1995 n° 49 concerne “norme sui parchi, le riserve naturali e le aree naturali protette di interesse locale”. 8 ANPIL è l’acronimo di Aree Naturali Protette di Interesse Locale e, come definito dal comma 4 dell’art. 2 della LR 49/95, indicano le aree “inserite in ambiti territoriali intensamente antropizzati, che necessitano di azioni di conservazione, restauro o ricostituzione delle originarie caratteristiche ambientali e che possono essere oggetto di progetti di sviluppo ecocompatibile”. Nelle suddette aree possono essere compresi anche biotopi di modesta superficie, monumenti naturali, aree verdi urbane e suburbane, purché la loro estensione non concorra al soddisfacimento degli standard previsti dal D.M.2 aprile 1968, n.1444 (art 2 comma 5 della LR 49/95) 115 perché, se da una parte è indiscutibile il valore delle ANPIL per la conservazione e la tutela della natura, dall’altra ci sono aspetti che ne indeboliscono la credibilità, quali: - la mancata previsione, nella legge regionale, di specifici strumenti normativi rivolti alla tutela delle risorse presenti nell’area; - la conseguente non conformità rispetto a quanto indicato al comma 3 dell’art. 19 della LR 49/95, concernente il vincolo, per i Comuni interessati, dell’adeguamento dei propri strumenti urbanistici e regolamenti, allo scopo di tutelare le aree protette; - le oggettive difficoltà nel procedere alle opportune verifiche e ai necessari controlli sulla gestione delle suddette ANPIL (art. 20 LR 49/95); Attualmente, l’intero sistema regionale risulta costituito da 3 Parchi nazionali (2.272 ettari), 3 Parchi regionali (43.743 ettari), 3 Parchi provinciali (7.728 ettari), 41 Riserve naturali (30.874 ettari), 31 Riserve statali (8.472 ettari), 48 ANPIL (87.161 ettari, di cui 27.350 conformi alla Legge 394/1991), per una superficie pari al 9,58% dell’intero territorio toscano. Rispetto ai dati rilevati nel 2002, si può notare un netto cambiamento sia dell’estensione che della composizione del sistema stesso: in quel periodo, infatti, risultava composto da 3 Parchi nazionali, 3 Parchi regionali, 2 Parchi provinciali, 33 Riserve naturali statali, 39 Riserve naturali provinciali e 31 ANPIL, corrispondenti complessivamente al 12,26% del territorio regionale. Questa revisione è stata realizzata grazie all’aggiornamento dell’allegato A.1 della L.R. 56/2000, nel quale era stato definito un elenco di specie e habitat di interesse regionale più ampio rispetto a quello di interesse comunitario. Tale aggiornamento, che al momento interessa solo gli habitat ma che verrà esteso anche alle specie floro-faunistiche, ha previsto l’inserimento di nuovi habitat, sia di tipo terrestre che marino, e l’eliminazione di alcuni habitat introdotti precedentemente; inoltre, sono stati verificati e inseriti, laddove mancanti, i codici Corine Biotopes e i codici Natura 2000. I sistemi regionali, correlati strettamente ai sottosistemi provinciali ed interprovinciali, rappresentano oggi un patrimonio di rilevante importanza per numero di localizzazioni e loro estensione, per tipologie tematiche interessate, per soggetti istituzionali coinvolti, per collocazione nel contesto territoriale e ambientale nonché in quello economico e sociale. Nel territorio del Comune di Manciano è presente la Riserva di Montauto (codice di identificazione: RPGR03), istituita con D.C.P. di Grosseto del 27 febbraio 1996 n. 16 e inserita successivamente nell'Elenco Ufficiale delle Aree Protette Regionali con D.C.R. 16 luglio 1997, n. 256. La sua estensione, pari a 199 ettari, comprende al confine fra Toscana e Lazio un tratto del corso inferiore del fiume Fiora. Attualmente, la Riserva è gestita dalla Provincia di Grosseto ed è in parte di proprietà dell'ENEL, che nei pressi della necropoli etrusca di Vulci9 ha realizzato un invaso lungo il fiume Fiora, dove è stata istituita un'oasi faunistica del WWF (Oasi di Vulci). Il paesaggio, che a monte è segnato da gole profondamente incise, è quello caratteristico del basso corso dei fiumi, con alveo ampio e ghiaioso, anse dolci e corrente lenta. La vegetazione presente lungo il fiume è costituita da una rigogliosa formazione ripariale, con prevalenza di salici (Salix sp. pl.) e pioppi (Populus nigra, Populus alba); i rilievi circostanti sono invece occupati da formazioni di macchia mediterranea alternata a boschi di leccio (Quercus ilex), roverella (Quercus pubescens) e aceri (Acer sp. pl.). Tra le varietà di specie faunistiche si segnala la presenza della lontra (Lutra lutra), la cui popolazione del bacino del Fiora è la più grande numericamente della Toscana. Le zone umide vengono utilizzate come aree di sosta da alcuni aldeidi, quali l’airone cinerino (Ardea cinerea), la nitticora (Nycticorax nycticorax) e la sgarza ciuffetto (Ardeola ralloides), e da limicoli, quali la pittima reale (Limosa limosa) e il cavaliere d'Italia (Himantopus himantopus). Per la valorizzazione delle aree protette appartenenti al sistema è necessario utilizzare efficacemente gli strumenti di pianificazione e di progettazione predisposti a tale scopo, in particolare i Piani Pluriennali di Sviluppo Economico e Sociale, previsti inizialmente dall’art. 14 della Legge Quadro sulle Aree Protette (394/1991) per i Parchi nazionali ed estesi successivamente dalla L.R. 49/1995 anche ai Parchi Regionali, ai Parchi Provinciali ed alle Riserve Naturali Provinciali. 9 zona ricadente in territorio laziale. 116 Con l’emanazione della LR 56/200010, in attuazione alle direttive europee “Habitat” (92/43/CEE) e “Uccelli” (79/409/CEE) e al DPR 357/97, la Regione Toscana ha provveduto all’individuazione dei SIR (Siti di Importanza Regionale), definiti in base al comma m) dell’art. 2 della suddetta legge come: “area geograficamente definita, la cui superficie sia chiaramente delimitata, che contribuisce in modo significativo a mantenere o ripristinare un tipo di habitat naturale o di una specie di interesse regionale”. Inoltre, ai sensi dello stesso comma, i SIR, per le specie che occupano ampi territori, corrispondono ai luoghi interni alla loro area di distribuzione naturale che presentano gli elementi fisici e biologici essenziali alla loro vita e riproduzione; infine, vengono considerati come SIR anche gli habitat classificati come Sito di Importanza Comunitaria (SIC) o come Zona Speciale di Conservazione (ZSC) nella direttiva “Habitat” (92/43/CEE). Questi siti costituiscono, in larga parte, la Rete ecologica Natura 2000, introdotta dalla direttiva 92/43/CEE per la conservazione degli habitat naturali e seminaturali e delle specie della flora e della fauna selvatica. La LR 56/2000 prevede, per i siti d’interesse inseriti nella Rete Natura 2000, in particolare nei casi in cui gli strumenti di gestione e pianificazione e le misure di conservazione esistenti risultino carenti, la redazione di appropriati Piani di Gestione, che possono essere documenti a se stanti oppure venir integrati ad altri Piani di Sviluppo e devono tener conto, in fase di redazione delle opportune misure regolamentari e amministrative, delle particolarità e delle esigenze ecologiche degli habitat presenti all’interno di ciascun sito e di tutte le attività in esso previste. Nei siti che non presentano problematiche di gestione particolari o in aree che sono gestite con finalità di conservazione (quali parchi, riserve, oasi, ecc.), in cui può esser già stato redatto un Piano di Gestione, si possono adottare specifiche misure di conservazione aggiuntive; nel caso limite di siti in condizioni soddisfacenti, è sufficiente ricorrere a semplici attività di monitoraggio. In casi più complessi, che interagiscono in qualche modo con le forme di gestione o con gli strumenti di pianificazione vigenti, diviene necessaria l’elaborazione di Piani Integrati, progettati seguendo contenuti tecnici e procedure specifici per il Piano di Sviluppo esistente da integrare, o la redazione di appositi Piani di Settore, soprattutto per quel che riguarda la gestione di importanti tematiche quali il pascolo nelle zone aperte, i livelli idrici, le aree estrattive, le foreste e la fruizione turistica. Per i siti ricadenti in aree per le quali è prevista l’elaborazione dei cosiddetti “Piani Contenitore” (piani di gestione del patrimonio agricolo- forestale regionale, piani di tutela delle acque nelle zone umide, ecc.), le misure di conservazione da adottare, indipendentemente dalla loro complessità e articolazione, dovranno essere inserite all’interno dei suddetti piani. Per molte problematiche di carattere strettamente conservazionistico, che possono interagire o meno con le normali pratiche di uso del suolo, può essere necessaria l’elaborazione dei Piani d’Azione, documenti tecnici redatti su scala variabile (dal livello globale fino a quello del singolo sito) rivolti generalmente all’attuazione di misure di gestione destinate alla conservazione di singole specie (ad es. i piani d’azione prodotti dall’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica per la conservazione in Italia di specie minacciate di uccelli e mammiferi) o di gruppi di specie e habitat, in particolare per determinati habitat (o habitat di specie) che richiedono periodici interventi di gestione diversi dalle normali pratiche forestali11. Tali Piani possono essere prodotti anche per definire le modalità di gestione di determinate attività umane (ad es. il pascolo brado) che interferiscono o permettono di conservare alcune specie o habitat. Ai sensi dell’art. 6 della Direttiva 92/443/CEE (Habitat) e in base al principio di precauzione, qualsiasi piano, programma, progetto e intervento che possa avere conseguenze significative diviene oggetto di valutazione dell’incidenza che ha (o potrebbe avere) sul sito, tenendo conto degli obiettivi di conservazione del medesimo. Questa valutazione deve essere contenuta nei piani territoriali, urbanistici e di settore, ivi compresi i piani agricoli e faunisticovenatori e le loro varianti. Alla luce delle conclusioni tratte, le autorità nazionali competenti danno il loro consenso al piano o progetto in questione solo nel caso in cui abbiano la certezza che non pregiudicherà l’integrità del sito e ne manterrà intatte le funzioni ecologiche degli habitat e delle 10 Legge Regionale 6 Aprile 2000 n° 56 “norme per la conservazione e la tutela degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatiche”. 11 Di solito tali habitat hanno contenuti più o meno sperimentali e richiedono quindi un continuo monitoraggio degli effetti ottenuti. 117 specie per i quali è stato designato. L’elenco dei SIR e delle specie floro-faunistiche, indicati negli Allegati della LR 56/2000, sono stati aggiornati dalla Regione Toscana per integrare le modifiche introdotte dalla Commissione Europea e coordinare la strategia di conservazione regionale con quella adottata a livello nazionale e comunitario. In quest’ottica, l’art. 12 della suddetta legge ha previsto la realizzazione e l’approvazione, entro il limite di un anno dall’entrata in vigore della stessa legge, di specifiche deliberazioni, con cui la Giunta Regionale (sentite le Province) deve definire le norme tecniche relative a forme e modalità di tutela e di conservazione dei SIR (comma a) e dei Geotopi di Importanza Regionale (comma b), ai criteri per l’effettuazione della valutazione di incidenza12 (comma c) e per lo svolgimento delle attività di cui al comma 2 dell’art. 313 (comma d), ai requisiti strutturali dei centri previsti dall’art. 9, nonché i requisiti organizzativi e strumentali dei soggetti gestori dei centri stessi (comma e). In quest’ottica sono state definite la D.G.R. 1148/02, che identifica le aree di collegamento ecologico (definite al comma a dell’art. 2 della LR 56/2000 come “area che, per la sua struttura lineare e continua o per il suo ruolo di collegamento, e’ essenziale per la migrazione, la distribuzione geografica e lo scambio genetico di specie selvatiche”), e la D.C.R 6/04, con la quale è stata completata e approvata la definitiva perimetrazione di dettaglio di tutti i SIR, comprendenti sia i siti individuati dal progetto Bioitaly (D.C.R. 342/98) sia i siti della rete ecologica Natura 2000 (pSIC e ZPS). Per ciascun SIR sono state definite le misure di conservazione (D.G.R 644/04, in attuazione del comma 1 lett. A della LR 56/2000) mentre più recentemente sono stati descritti i requisiti che i centri di conservazione ex-situ di flora e fauna devono avere per essere riconosciuti come tali (D.G.R 1175/04). Attualmente, la rete ecologica regionale risulta costituita da 157 SIR, di cui 137 inseriti nella Rete Natura 2000 come SIR-pSIC (76), SIR-ZPS (16), SIR-pSIC-ZPS (45), e 20 Siti di Interesse Regionale non compresi nella Rete Ecologica Europea Natura 2000. I siti, le cui caratteristiche sono descritte nella D.G.R. 644/2004, che ricadono nel territorio del Comune di Manciano sono tre: NOME COMUNI INTERESSATI SIR 119 – Alto corso del Fiume Fiora SIR 121 – Medio corso del Fiume Albegna SIR 129 – Boschi delle colline di Capalbio Castell'Azzara, Manciano, Pitigliano, Roccalbegna, Santa Fiora, Semproniano, Sorano Magliano In Toscana, Manciano, Scansano Capalbio, Manciano, Orbetello Di seguito si riportano le tabelle inerenti le principali caratteristiche, le specie animali e vegetali presenti, i vari habitat e le criticità ambientali prioritarie di ognuno dei siti citati. SIR 119 – ALTO CORSO DEL FIUME FIORA A) CARATTERISTICHE Codice sito SEL interessati Aree Critiche Tipo sito Estensione Tipologia ambientale prevalente IT51A0019 31 “Amiata Grossetano” 33.2 “Albegna Fiora – Quadrante delle Colline Interne” <20> Amiata Anche ZPS e pSIC - senza relazioni con un altro sito Natura 2000 - non compreso nel sistema delle aree protette. 7119,26 ha Corsi d'acqua e vegetazione dei greti sassosi e dei terrazzi fluviali (garighe a santolina), formazioni arboree riparali, versanti boscati a dominanza di latifoglie termofile e mesofile. 12 Disciplinata dall’art.15 della Legge Regionale 56/2000. L’art 3, al comma 2, recita come segue: “La Consulta è organo di consulenza della Giunta per l'attuazione della presente legge. In particolare esprime pareri obbligatori per i profili tecnico-scientifici in materia di: a) attuazione coordinata di direttive e regolamenti comunitari, leggi e regolamenti statali; b) classificazione delle aree e loro tipologia; c) formazione ed attuazione del programma triennale di cui all'art.4; d) formazione degli strumenti di piano e regolamenti dei parchi, riserve naturali e aree protette di interesse locale”. 13 118 Altre tipologie ambientali Descrizione Rischi reali per la conservazione Zone agricole, pascoli, casolari sparsi Soprattutto nelle aree dove è più ampio e caratterizzato da vegetazione discontinua, l'alveo del Fiora utilizzato da numerose specie ornitiche rare e minacciate tipiche delle garighe e degli altri ambienti aperti. Sito di rilevante importanza per la conservazione di Lutra lutra. Ecosistema fluviale fortemente influenzato dalle captazioni; esistono progetti di irrigazione che prevedono ulteriori prelievi. B) SPECIE VEGETALI PRESENTI PIANTE VASCOLARI CRITTOGAME NOME NOTE Santolina Etrusca (Lacaita) Marchi Et Dam. Endemismo regionale. C) SPECIE ANIMALI PRESENTI NOME ANFIBI INVERTEBRATI MAMMIFERI PESCI RETTILI Bufo Bufo rospo comune Rana esculenta rana esculenta rana Rana italica appenninica Triturus tritone vulgaris punteggiato Potamon fluviatile Granchio di fiume Erinaceus europeeaus Hystrix cristata istrice Lutra lutra lontra Sus scrofa Vulpes vulpes cinghiale volpe rossa Barbus plebejus Leuciscus souffia barbo Lacerta viridis Podarcis muralis Podarcis sicula UCCELLI NOME VOLGARE Status UICN POPOLAZIONE Vulnerabile Minacciata riccio EMERGENZA - Presente con l’ultima specie vitale della Toscana rara vairone ramarro lucertola dei muri lucertola dei prati Alcedo atthis martin pescatore Vulnerabile Residente Anthus campestris calandro Vulnerabile Nidificante (Riproduzione) ortolano Vulnerabile Nidificante (Riproduzione) Emberiza hortulana Falco tinnunculus gheppio Lanius collurio averla piccola Lanius senator NOTE averla capirossa Residente Vulnerabile Nidificante (Riproduzione) Vulnerabile Svernante EMERGENZA - Confermare la presenza come specie nidificante Specie inserita nella lista rossa regionale. Specie inserita nella lista rossa regionale. 119 Lullula arborea tottavilla Milvus migrans nibbio bruno Otus scops Vulnerabile Minacciata assiolo Svernante Nidificante (Riproduzione) Nidificante (Riproduzione) Specie inserita nella lista rossa regionale. D) HABITAT DI CUI ALL’ALLEGATO 1 DELLA L.R. 56/2000 (PRINCIPALI EMERGENZE) NOME CODICE CORINE CODICE NATURA 2000 ALL. DIR 92/43/CEE Praterie dei pascoli abbandonati su substrato neutro-basofilo (Festuco-Brotomea) 34,32 – 34,33 6210 AI Boschi ripari a dominanza di Salix Alba e/o Populus Alba e/o P. Nigra 44,17 92A0 AI Alvei ciottolosi della Toscana meridionale con cenosi di suffrutici a dominanza di Santolina etrusca e Helichrysum italicum (Santolino-Helichrysetalia) 32,4A1 E) ALTRI HABITAT NOME RAPPRESENTATIVITÀ Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba Formazioni di Juniperus communis su lande o prati calcarei Praterie sub-atlantiche calcicole e xerofile (Xerobromion) Tratti di corsi d'acqua a dinamica naturale o seminaturale (letti minori,medi e maggiore) SUPERFICIE VALUTAZIONE % CONSERVAZIONE RELATIVA GLOBALE COPERTURA Buono Tra 2% e 0% Buono Buono 5 Significativo Tra 2% e 0% Buono Buono 20 Eccellente Tra 2% e 0% Eccellente Eccellente 20 Buono Tra 2% e 0% Buono Buono 20 F) PRINCIPALI ELEMENTI DI CRITICITA’ COLLOCAZIONE Interni al sito Esterni al sito ELEMENTI CRITICI Captazioni idriche (in particolare per l’Acquedotto del Fiora, le attività agricole e gli impianti geotermici) Inquinamento delle acque per scarichi civili, percolazione da vecchie miniere, scarichi connesse alle attività geotermiche) Taglio della vegetazione ripariale e interranti di rimodellamento dell’alveo Cessazione del pascolo nei santolinieti e nelle praterie Presenza di specie alloctone (pesci, robinia) Passaggio di automezzi, con conseguenti disturbo e possibile distruzione di nidiate e alterazione di habitat Notevole afflusso turistico estivo per le attività di balneazione (su aree limitate) Gestione delle risorse idriche nel bacino finora non condizionata da criteri conservazionistici Presenza di fonti inquinanti nel bacino (centri abitati, insediamenti produttivi) SIR 121 – MEDIO CORSO DEL FIUME ALBEGNA A) CARATTERISTICHE Codice sito SEL interessati Aree Critiche Tipo sito IT51A0021 33.1 “Albegna Fiora - Quadrante Costa d’Argento” 33.2 “Albegna Fiora - Quadrante Colline Interne” <20> Amiata Anche ZPS e pSIC - senza relazioni con un altro sito Natura 2000 - non compreso nel sistema regionale delle aree protette. 120 Estensione Tipologia ambientale prevalente Altre tipologie ambientali Descrizione Rischi reali per la conservazione 1995,24 ha Corso d’acqua ad alveo ampio con vegetazione pioniera dei greti sassosi e dei terrazzi fluviali; seminativi e pascoli contigui Boschi ripariali e altri boschi di latifoglie Mosaici di vegetazione comprendenti anche garighe mediterranee ad elevata diversità ed in ottimo stato di conservazione. Sito di notevole importanza per la presenza di numerose specie ornitiche rare e minacciate legate agli alvei fluviali e agli ambienti steppici, come Burhinus oedicnemus e Coracias garrulus. Da segnalare anche le numerose specie di rapaci. Corso d'acqua scarsamente antropizzato, minacciato da sistemazioni idrauliche e rettifiche dell'alveo per l'ampliamento delle aree coltivabili, oltre che da ulteriori aumenti nell'uso di prodotti chimici nelle adiacenti aree agricole. B) SPECIE VEGETALI PRESENTI PIANTE VASCOLARI CRITTOGAME NOME NOTE Santolina Etrusca (Lacaita) Marchi Et Dam. Endemismo regionale. C) SPECIE ANIMALI PRESENTI NOME ANFIBI NOME VOLGARE Status UICN POPOLAZIONE NOTE Rana dalmatina rana agile Rana esculenta rana esculenta INVERTEBRATI MAMMIFERI PESCI RETTILI UCCELLI Lutra lutra Lontra Lepus corsicanus lepre italica Barbus plebejus Leuciscus souffia Rutilus rubilio EMERGENZA – Non segnalata in anni recenti, verosimilmente estinta EMERGENZA – Segnalata in aree prossime al sito in cui è possibile la sua presenza. barbo vairone rovella Lacerta viridis ramarro Natrix tessellata biscia tessellata lucertola dei Podarcis sicula prati Emys orbicularis testuggine d’acqua Minacciata Alcedo atthis martin pescatore Vulnerabile Anthus calandro campestris Anas germano reale platyrhynchos Burhinus oedicnemus Calandrella brachydactyla Caprimulgus europaeus Circaetus gallicus Vulnerabile occhione Vulnerabile calandrella Vulnerabile succiacapre Vulnerabile biancone Rara Circus cvaneus albanella reale EMERGENZA Residente Nidificante (Riproduzione) Nidificante (Riproduzione) Nidificante (Riproduzione) Nidificante (Riproduzione) Nidificante (Riproduzione) Nidificante (Riproduzione) EMERGENZA – nidificante, con buona consistenza numerica EMERGENZA – nidificante in zone boscate prossime al sito, che ha ottime potenzialità come aree di caccia Svernante 121 Circus pygargus Coracias garrulus albanella minore ghiandaia marina Minacciata Vulnerabile Nidificante (Riproduzione) Nidificante (Riproduzione) Emberiza hortulana ortolano Vulnerabile Nidificante (Riproduzione) Falco biarmicus lanario Minacciata Residente Falco subbuteo lodolaio Nidificante (Riproduzione) Falco tinnunculus gheppio Residente Lanius minor Lanius senator Otus scops averla cenerina averla capirossa Rara Vulnerabile assiolo EMERGENZA – segnalato come nidificante fino ai primi anni ’90, da confermare EMERGENZA – segnalata come possibile nidificante Specie inserita nella lista rossa regionale. Specie inserita nella lista rossa regionale. Nidificante (Riproduzione) Nidificante (Riproduzione) Nidificante (Riproduzione) EMERGENZA - nidificante Specie inserita nella lista rossa regionale. Specie inserita nella lista rossa regionale. D) HABITAT DI CUI ALL’ALLEGATO 1 DELLA L.R. 56/2000 (PRINCIPALI EMERGENZE) NOME CODICE CORINE CODICE NATURA 2000 ALL. DIR 92/43/CEE Boschi ripari a dominanza di Salix Alba e/o Populus Alba e/o P. Nigra 44,17 92A0 AI Alvei ciottolosi della Toscana meridionale con cenosi di suffrutici a dominanza di Santolina etrusca e Helichrysum italicum (Santolino-Helichrysetalia) 32,4A1 E) ALTRI HABITAT RAPPRESENTATIVI SUPERFICIE VALUTAZIONE % CONSERVAZIONE TÀ RELATIVA GLOBALE COPERTURA NOME Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba Garighe ad Ampelodesmos mauritanicus Tratti di corsi d'acqua a dinamica naturale o seminaturale (letti minori, medi e maggiore) Eccellente Tra 2% e 0% Buono Buono 1 Eccellente Tra 2% e 0% Eccellente Eccellente 10 Eccellente Tra 2% e 0% Buono Buono 5 F) PRINCIPALI ELEMENTI DI CRITICITA’ COLLOCAZIONE Interni al sito Esterni al sito ELEMENTI CRITICI Presenza di coltivazioni in aree di competenza fluviale, con rettifiche dell’alveo, realizzazione di argini artificiali e riduzione delle fasce di vegetazione ripariale Captazioni idriche Modesti fenomeni di inquinamento delle acque, dovuti ad attività agricole e a scarichi civili Possibili interventi di rimodellamento dell’alveo e di taglio della vegetazione ripariale Possibile riduzione del pascolamento, nelle garighe a Santolina etrusca e nelle praterie Presenza di specie alloctone (pesi, robinia) Transito di automezzi, con conseguenti disturbo/distruzione di nidiate e alterazione di habitat Ipotesi di realizzazione di condotte idriche lungo estesi tratti del sito Soprattutto nei tratti più a monte, forte presenza antropica nei mesi estivi (attività di balneazione) Fenomeni di erosione delle sponde Captazioni e prelievi idrici nel bacino Pratiche agricole intensive, nelle zone di pianura Trasformazioni degli agroecosistemi, con progressivo aumento della frammentazione degli habitat per le specie più sensibili legate a questi ambienti 122 SIR 129 - BOSCHI DELLE COLLINE DI CAPALBIO A) CARATTERISTICHE IT51A0029 33.1 “Albegna Fiora - Quadrante Costa d’Argento” - 33.2 “Albegna Fiora - Quadrante Colline Interne” <20> Amiata - <21> Laguna di Burano - Piana dell'Albegna - <22> Laguna di Orbetello Anche pSIC - senza relazioni con un altro sito Natura 2000 - non compreso nel sistema regionale delle aree protette. 6027,84 ha Basse colline, con prevalenza di vegetazione forestale (boschi di sclerofille, nelle esposizioni meridionali e occidentali, e boschi di latifoglie, nelle valli più fresche); nelle zone a morfologia più dolce prevalgono i pascoli con grandi alberi sparsi e seminativi, in parte abbandonati Gariga e macchia mediterranea, invasi artificiali, piccole zone umide di origine carsica, piccoli corsi d'acqua con formazioni ripariali talvolta ben sviluppate Vegetazione forestale termofila e igrofila con compresenza di specie decidue igro-acidofile di ambiente oceanico o montano con specie termofile sempreverdi. Notevole la presenza di Quercus frainetto, al limite settentrionale dell'areale, e di Vicia sparsiflora, specie rara nota in Italia con tre sole stazioni fra loro molto distanti. Avifauna nidificante ricca di specie rare e di grande interesse, legate alle garighe (Sylvia undata, S. conspicillata, Monticola Descrizione solitarius), a coltivi e pascoli con grandi alberi sparsi (Circus pygargus, Emberiza hortulana, Coracia garrulus, Lanius senator) o alla combinazione dei diversi tipi di habitat (Circaetus gallicus, Pernis apivorus, Falco subbuteo). Tra i Mammiferi predatori sono da segnalare Felis silvestris e Martes martes. Formazioni forestali stabili, in parte condizionate dalla gestione forestale e dalla presenza di bestiame domestico. Rischi reali per la Zone aperte caratterizzate ancora da attività agro-pastorali tradizionali il cui mantenimento è vincolato alla messa a conservazione punto di adeguati piani di gestione e di adeguate politiche di uso del territorio. Codice sito SEL interessati Aree Critiche Tipo sito Estensione Tipologia ambientale prevalente Altre tipologie ambientali B) SPECIE ANIMALI PRESENTI ANFIBI NOME NOME VOLGARE Rana esculenta rana esculenta Status UICN POPOLAZIONE Conosciuta, in Toscana, solo per l'Argentario e le Colline di Capalbio INVERTEBRATI Siciliaria paestana MAMMIFERI Felis silvestris gatto selvatico Hystrix cristata istrice Martes martes martora Lepus corsicanus NOTE Rara EMERGENZA – Specie legata ad ambienti estesi e maturi con scarso disturbo antropico. Presenza da confermare Rara Specie legata a boschi estesi e maturi con scarso disturbo antropico. EMERGENZA – Accertata la regolare presenza nelle aziende faunisticovenatorie e nei fondi chiusi; irregolare nelle aree a caccia non regolamentata. lepre italica PESCI RETTILI UCCELLI Lacerta viridis ramarro Podarcis muralis lucertola dei muri Podarcis sicula lucertola dei prati Testudo hermanni testuggine di Hermann Vulnerabile EMERGENZA Emys orbicularis testuggine d’acqua Vulnerabile EMERGENZA Anthus campestris calandro Vulnerabile Nidificante (Riproduzione) Caprimulgus europaeus succiacapre Vulnerabile Nidificante (Riproduzione) Circaetus gallicus biancone Rara Nidificante (Riproduzione) Circus pygargus albanella minore Minacciata EMERGENZA Nidificante (Riproduzione) 123 Coracias garrulus ghiandaia marina Vulnerabile Nidificante (Riproduzione) EMERGENZA – Segnalata come nidificante ai confini del sito nei primi anni ’90, da confermare Emberiza hortulana ortolano Vulnerabile Nidificante (Riproduzione) EMERGENZA – segnalato come nidificante negli anni ’90, da confermare Falco subbuteo lodolaio Nidificante (Riproduzione) Specie inserita nella lista rossa regionale. Falco tinnunculus gheppio Residente Specie inserita nella lista rossa regionale. averla piccola Vulnerabile Nidificante (Riproduzione) averla capirossa Vulnerabile Nidificante (Riproduzione) Lanius collurio Lanius senator Lullula arborea Monticola solitarius tottavilla Specie inserita nella lista rossa regionale. Vulnerabile Residente passero solitario Vulnerabile Residente Specie inserita nella lista rossa regionale. Specie inserita nella lista rossa regionale. Otus scops assiolo Residente Pernis apivorus falco pecchiaiolo Nidificante (Riproduzione) Sylvia conspicillata sterpazzola di Sardegna Nidificante (Riproduzione) Sylvia undata magnanina Vulnerabile EMERGENZA - Specie inserita nella lista rossa regionale. Segnalata come nidificante, da confermare Residente C) SPECIE VEGETALI PRESENTI PIANTE VASCOLARI NOME NOTE Anemone Appennina L. Chrysanthemum achillae Helleborus bocconei ten. Mespilus germanica var. sylvestris Orchis sulphurea Specie soggetta a raccolta. Specie eliofila, in Italia a gravitazione peninsulare. Endemismo regionale dell'Italia centrale. Quercus frainetto ten. Simethis planifolia Vicia sparsiflora ten. Specie acidofila presente in alcuni boschi mesofili della Toscana centrale. Specie mediterranea, con isolate popolazioni nella penisola italiana Specie arborea decidua italo-balcanica che raggiunge in Maremma le stazioni più settentrionali. Specie mediterraneo occidentale-Atlantica, con distribuzione dispersa e rarefatta. Specie italo-balcanica, rara in Italia dove compare solo in tre stazioni isolate. CRITTOGAME D) PRINCIPALI EMERGENZE LEGATE A PARTICOLARI HABITAT E SPECIE CODICE CORINE NOME CODICE NATURA 2000 ALL. DIR 92/43/CEE Agrosistemi tradizionali ad elevata diversità ambientale, con presenza accertata o presumibile di varie specie rare di uccelli e di altri gruppi faunistici Popolamenti faunistici dei corsi d’acqua minori ricchi di specie minacciate Presenza di piccoli invasi artificiali di un certo interesse per gli uccelli acquatici migratori e svernati E) ALTRI HABITAT SUPERFICIE VALUTAZIONE CONSERVAZIONE % COPERTURA RELATIVA GLOBALE NOME RAPPRESENTATIVITÀ Foreste di Quercus ilex Garighe ad Ampelodesmos mauritanicus Non significativo 20 Non significativo 5 124 F) PRINCIPALI ELEMENTI DI CRITICITA’ COLLOCAZIONE Interni al sito Esterni al sito ELEMENTI CRITICI Diffusi fenomeni di abbandono delle aree agricole e dei pascoli, nelle zone più marginali (aree di estensione ridotta oppure appezzamenti isolati all’interno di aree forestali, ecc.) con riduzione dell’eterogeneità e minaccia di comparsa per molte delle specie ornitiche di maggiore interesse. Rilevante il rischio di scomparsa dei tradizionali seminativi con alberi sparsi Rischio d’incendi, elevato nelle esposizioni meridionali Gestione forestale non coordinata rispetto agli obiettivi di conservazione del sito Possibili emungimenti, scarichi e tagli delle formazioni ripariali, nei corsi d’acqua minori Carenza d’informazioni sulla presenza e sullo stato di conservazione delle emergenze naturalistiche Proposta di realizzazione di un bacino a scopo irriguo e idropotabile Pascolo in alcune aree forestali Ipotesi di realizzazione di assi autostradali Diffusa riduzione/cessazione del pascolo e modificazione delle pratiche agricole con conseguente trasformazione del paesaggio agropastorale tradizionale Ipotesi di realizzazione di assi autostradali 3.11 Ecosistemi della Flora e della Fauna A) FLORA Tra il corso del Fiora e dell’Albegna si estende la macchia “forteto”, caratteristica della Maremma litoranea; nei versanti collinari, la vegetazione forestale è prevalentemente individuabile nell’associazione floristica del Viburno-quercetum ilicis, soprattutto quando l’esposizione dei versanti è a S o SO. Nelle vallecole e negli impluvi non direttamente esposti a S, si può riscontrare una variante costituita dall’associazione Orno-Quercetum ilicis, caratterizzata dalla maggiore presenza di specie meno xerotolleranti, rappresentate nel piano arboreo da orniello (Fraxinus ornus) e, secondariamente, carpino nero (Ostrya carpinifolia), entrambi comunque in subordine rispetto alle dominanti leccio (Quercus ilex) e roverella (Quercus pubescens). Invece i versanti pedecollinari rivolti a Nord possono diversificarsi mediante il passaggio all’associazione Cysto-Quercetum pubescentis, in cui la componente caducifolia del piano arboreo aumenta a scapito delle sclerofille sempreverdi. Nell’area delle colline prevale la prima associazione menzionata, con il leccio (Quercus-ilex) dominante nel piano arboreo, affiancato a presenze più o meno modeste di roverella (Quercus pubescens), orniello (Fraxinusornus), carpino nero (Ostrya carpinifolia). Nella macchia, l’arborescente di maggior livello che concorre alla formazione del piano arboreo è il corbezzolo (Arbutus unedo). Meno frequente, ma ugualmente ben distribuito nelle zone più aride è l’alaterno (Rhamnus alaternus). Tra le altre componenti arbustive di rilievo si citano la fillirea (Phillyrea latifolia, Phillyrea angustifolia), il lentisco (Pistacia lentiscus), la ginestra (Spartium junceum), il viburno (Viburnum tinus) e i cisti (Cistus spp.). Diffusa nei versanti meno fertili ed esposti a sud-sud ovest è la graminacea “Ampelodesmos mauritanica” volgarmente detta saracchio o sarracchio. Quest’ultima specie insieme a ginestra, cisti, orniello e, subordinatamente, carpino nero, fa parte di un gruppo di essenze definibili “pioniere” per le associazioni floristiche sopra citate, capaci cioè di ricolonizzare i suoli denudati in seguito ad eventi antropici o naturali che hanno determinato la scomparsa del piano arboreo e arbustivo. Riguardo alla struttura della vegetazione naturale, si ha discreta diffusione di macchia (in cui il piano arbustivo è dominante) che concorre, insieme ai pochi alberi in grado di evolversi in fusto e chioma, a formare una copertura densa e talvolta impenetrabile del suolo. 125 Nella macchia bassa è frequente il leccio allo stato arbustivo o arborescente, limitato cioè allo sviluppo, con forma e dimensioni di un grosso cespuglio di altezza non superiore a 3-4 metri. Nelle condizioni di maggior fertilità determinate da giacitura ed esposizione migliori che favoriscono la formazione di un suolo apprezzabile, la macchia evolve a bosco o forteto tradizionalmente usato a ceduo. In questo caso il leccio e il corbezzolo sono la componente dominante del piano arboreo e le specie arbustive diminuiscono progressivamente fino a limitarsi alla sola filiera e al solo viburno nelle zone in cui il bosco si evolve con un piano arboreo di altezza superiore ai 6-8 metri e come grado di copertura prossimo al 100% (vallecole e pianori non direttamente esposti a Sud). In queste situazioni è frequente riscontrare il passaggio dalla componente leccio-corbezzolo a quella leccio-orniello, soprattutto nelle zone più fresche e fertili. Nel nostro territorio sono inoltre presenti notevoli esemplari di querce da sughero. Lungo le siepi che ancora rimangono crescono l’asparago selvatico, l’aglio selvatico, la viola, il ciclamino, l’orchidea selvatica, la rosa canina, la primula, il convovolo. Nell’agro di Manciano e Montemerano è possibile trovare una specie piuttosto rara di quercia: il Farnetto, questa pianta detta comunemente “Farnia”, cresce in concomitanza con il cerro nelle conche di fondovalle e sui rilievi più bassi, ed è stata segnalata abbastanza recentemente dal botanico Pier Virgilio Arrigoni. B) FAUNA In ambiente boscoso caratterizzato da vegetazione di tipo mediterraneo si possono trovare le specie di uccelli e mammiferi più diffuse: MAMMIFERI Capriolo (Capreolus capreolus) Cinghiale (Sus scrofa) Volpe (Vulpes vulpes) Puzzola (Mustela putiorius) Faina (Martes foina) Tasso (Meles meles) Donnola (Mustela nivalis) Istrice (Hystix cristata) Lepre (Lepus capensis) Moscardino (Muscardinus avell.rius) Topo selvatico (Apodemus Sylvaticus) Gatto selvatico (Felix silvestris) Scoiattolo (Sciurus vulgaris) UCCELLI Sparviere (Accipiter nisus) Poiana (Buteo buteo) Gheppio (Falco tinnunculus) Nibbio bruno (Milvus migrans) Biancone (Circaetus gallicus) Lodolaio (Falco subbuteo) Gufo comune (Asio otus) Fagiano (Phasianus colchicus) Colombaccio (Columba palumbus) Tortora (Streptopelia turtur) Cuculo (Cuculus canorus) Barbagianni (Tyto alba) Assiolo (Otus scops) Civetta (Athene noctua) Allocco (Strix aluco) Succiacapre(Caprimulgus europeaus) Ghiandaia marina (Coracias garrulus) Upupa (Upupa epops) Torcicollo (Jynx torquilla) Ballerina bianca (Motacilla alba) Scricciolo (Troglodytes troglodytes) Pettirosso (Erithacus rubercula) Usignolo (Luscinia megarhinchos) Saltimpalo (Saxicola torquata) Merlo (Turdus merula) Passera d’Italia (Passer italiae) Ghiandaia (Garrulus glandarius) Fringuello (Fringilla coelebs) Cardellino (Cardueli carduelis) Beccaccia (Scolopax rusticola) Capinera (Sylvia atricapilla) Allodola (Alauda arvensis) ANFIBI E RETTILI Vipera Cervone INSETTI Lumaca Chiocciola PESCI Trota Barbo 126 Biacco Lucertola Ramarro Rospo Rana Tartaruga Ragno Scarabeo Farfalla, Mantide religiosa Insetto stecco Grillo Grillotalpa Cervo Volante Cavedano Anguilla Rovella Luccio Carpa Tinca Infine, all’interno del territorio comunale ricadono, in tutto o in parte, otto A.R.P.A. (Aree di Rilevante Pregio Ambientale), individuate e disciplinate dall’art. 20 del P.T.C. e identificate da una sigla alfanumerica che ne evidenzia le prevalenti categorie di interesse: SIGLA DENOMINAZIONE A.R.P.A CATEGORIE DI INTERESSE SP26 S40 N44 PN45 P46 SP30 SN32 Saturnia Colline della Marsiliana Vulci Torre di Montauto La Capita Sovana Poggio Buco e Moranaccio Storico – archeologico e Paesaggistico – territoriale (SP) Storico – archeologico (S) Naturalistico (N) Paesaggistico – territoriale e Naturalistico (PN) Paesaggistico – territoriale (P) Storico – archeologico e Paesaggistico – territoriale (SP) Storico – archeologico e Naturalistico (SN) UNITA’ DI PAESAGGIO CP3.2 Pi3 CP4 R11.2 R11.2 RT2 R10.4 4 Struttura geologica e geomorfologia del territorio comunale 4.1 Inquadramento geologico regionale 4.2 Stratigrafia del territorio comunale 4.3 Tettonica 4.4 Aspetti geomorfologici 4.5 Aspetti litotecnici 4.1 Inquadramento geologico regionale Il territorio del Comune di Manciano riguarda un’area di 372 km2 situata nella Toscana Meridionale, comprendente l’entroterra pianeggiante e collinare adiacente al litorale tirrenico. (tra il bacino del Fiume Albegna a nord e il bacino del Fiume Fiora a Sud). L’evoluzione geologica di questo territorio si inquadra nel più ampio contesto dell’evoluzione geologica dell’Appennino Settentrionale. Il sistema delle catene montuose dell’Orogene Alpino, l’allineamento di catene montuose compreso tra Gibilterra, Alpi, Appennini, Himalaia e Indocina, deriva dalla collisione di due insiemi di blocchi continentali: uno meridionale detto Gondwana (comprendente Africa, Arabia e India) e, l’altro settentrionale, Laurasia (comprende Europa e Asia centro settentrionale). Questi due blocchi derivarono dalla scissione di un unico grande continente primordiale, la Pangea. Il loro progressivo allontanamento ha portato a formarsi tra di loro di un bacino oceanico, la Tetide, all’interno del quale, circa 150 milioni di anni fa (Giurassico), hanno cominciato a depositarsi i terreni del dominio Tosco-Umbro. Nel Cretacico inferiore (100 milioni di anni) il movimento di allontanamento dei due blocchi ha cominciato ad invertirsi, dando luogo in seguito al processo di collisione tra di loro, concluso con la formazione delle catene dell’Orogene Alpino. In corrispondenza dell’Appennino Settentrionale, il corrugamento, procedendo da sud-ovest a nordest, darà luogo a scollamenti ed estesi sovrascorrimenti dei diversi elementi paleogeografici che andranno a costituire un sistema di unità sovrapposte, indicate anche col termine di falde o coltri di ricoprimento. Per quanto riguarda il tratto della catena degli Appennini Settentrionali nel quale ricade anche il territorio del Comune di Manciano, si riconosce una struttura dovuta all’impilamento di più unità tettoniche separate da contatti meccanici riconoscibili come originari piani di scorrimento. 127 Alla base della struttura vi è il gruppo delle unità esterne dell’avampaese appenninico, costituenti all’origine la copertura sedimentaria di uno zoccolo continentale di pertinenza “africana”; parte di esse sono indicate come “autoctone”, nel senso che sono rimaste ancorate al basamento mentre, durante la tettogenesi avvenivano scollamenti dal basamento stesso, o in corrispondenza di livelli più plastici della successione sedimentaria si verificavano accavallamenti sulle prime a formare vere e proprie falde o scaglie; insieme appartengono al dominio Tosco-Umbro e affiorano essenzialmente nelle due regioni. Salendo nella successione geometrica di sovrapposizione, le unità tettoniche che costituiscono la catena provengono da zone via via più interne (tirreniche) dei domini ligure e subligure: vengono dette alloctone e si appilano sulle formazioni della Serie Toscana. Alle unità autoctone ed alloctone sopra ricordate si devono aggiungere i depositi appartenenti ai ristretti bacini sedimentari impostatisi sulle unità liguri già deformate e coinvolti passivamente nelle ultime fasi del loro sovrascorrimento; tali depositi noti come Formazioni Epiliguri. Di diverso significato sono i depositi detritici messiniani e plio-pleistocenici legati alle fasi distensive postorogeniche che chiudono, almeno sul versante tirrenico dell’Appennino Settentrionale. l’evoluzione sedimentaria della catena ed ai quali si accompagnano, nelle ultime fasi, le manifestazioni magmatiche del vulcanismo delle province toscana e laziale. 4.2 Stratigrafia del territorio comunale La Successione Toscana Con questo termine intendiamo riferirci alle rocce che costituiscono il basamento autoctono toscano, con i terreni paleozoici, residui dello zoccolo continentale e con quelli che nel Trias Superiore contrassegnano l’inizio del ciclo sedimentario della Successione Toscana propriamente detta. I terreni più antichi affioranti nell’area studiata appartengono alla Formazione del Verrucano, costituita da depositi clastici tragressivi sul substrato paleozoico: anageniti, quarziti e scisti filladici del Trias superiore. Affiorano estesamente nei Monti della Campigliola, Montauto e Monte Maggiore. I calcari dolomiti grigi della Formazione del Calcare Cavernoso del Trias superiore, prodotto autoclastico derivato dai depositi evaporitici della Formazione anidritico-dolomitica di Burano, affiorano in maniera più estesa nella zona sud orientale dell’area studiata, da Poggio del Corno, Campigliola, Macchia Carbona e Monte Maggiore. Affioramenti minori si trovano a Pian di Poccetta a sud di Manciano, presso la miniera dismessa di antimonio della Montagnola di Montauto. Altri affioramenti sono presenti a Poggio Petricci a sud di Marsiliana. Si tratta di zone in cui la successione Toscana è mancante dei terreni più recenti soprastanti (Serie mesozoica toscana, Scaglia e Macigno) per laminazione tettonica o forse meglio, per un generale scollamento della successione in corrispondenza del livello plastico della Formazione di Burano che ha provocato un avanzamento della copertura verso est e la sua parziale sostituzione con l’alloctono ligure, lasciando tuttavia ampie zone denudate. E’ la classica zona detta impropriamente della “serie ridotta” da altri Autori. Con la denominazione di Serie mesozoica toscana sono state comprese nella carta geologica le formazioni sovrastanti il Calcare cavernoso: i Calcari neri stratificati, il Calcare massiccio, il Calcare rosso ammonitico, il Calcare selcifero, le Marne a Posidonomya, i Diaspri e la Maiolica, affioranti in limitate zone a nord di San Martino sul Fiora e nei pressi del Podere dell’Ebreo a sudovest dei Poderi di Montemerano di Sopra. La Formazione della Scaglia toscana con le sue intercalazioni di calcareniti “nummulitiche” è costituita da strati (30-50 cm) di calcari marnosi rosati e da bancate di marne calcaree rosse o rosate con intercalazioni decimetriche di calcisiltiti grigio-verdi; una seconda litofacies è rappresentata da argilliti varicolori fissili con rare intercalazioni di calcilutiti a base calcarenitica e di calcareniti fini. Negli affioramenti presenti nell’area studiata le calcareniti assumono spessori rilevanti. Affiora a 128 Poderi di Montemerano di Sopra e a sud-ovest a Podere Noriano – Poggio Cucco. Altri affioramenti si ritrovano a Poggio Capalle - Podere di Gazzia, circa due chilometri a sud di Manciano. La Formazione del Macigno affiora prevalentemente in strati spessi (30 – 100 cm). L’alterazione superficiale del Macigno è intensa, soprattutto negli affioramenti altimetricamente più bassi, che presumibilmente sono stati sommersi dalla trasgressione marina del Pliocene: il risultato dell’alterazione è un livello più o meno spesso di sabbia rossastra o ocra. Costituisce la dorsale collinare Manciano – Montemerano. Le unità alloctone liguri e subliguri La copertura alloctona ligure e subligure, come abbiamo detto poggia tettonicamente su diversi elementi della Successione toscana, costituiti di volta in volta da Calcare cavernoso, Scaglia e Macigno. Con questo termine si vogliono indicare corpi geologici delimitati alla base da una superficie di movimento che abbia comportato traslazioni di importanza regionale, determinandone l’alloctonia. Si sottintende inoltre per ogni unità una caratteristica stratigrafia rispetto alle altre unità. Nell’area studiata sono state identificate tre diverse unità: “Unità di Canetolo e dei Flysch tolfetani”, “Unità della Pietraforte” e “Unità ofiolitica”. Unità di Canetolo e dei Flysch Tolfetani L’Unità di Canetolo rappresenta quei terreni che dal punto di vista paleogeografico si suppone occupassero una posizione intermedia tra i domini “ligure” e “toscano”. La successione tipo dell’Unità, dal basso verso l’alto, è quella riportata in legenda nella Carta geologica: “Flysch argilloso-calcareo”, “Flysch calcareo”, “Argille e calcari”, “Calcareniti di Scansano” e “Arenarie di Scerpena”. Il Flysch argilloso-calcareo, del Cretaceo superiore, è costituito da argilloscisti con calcari marnosi, silicei, detritici ed arenarie calcarifere tipo Pietraforte. Affiora estesamente a est e sud-est di Manciano sull’allineamento Centrale della Stellata - Podere La Gora - Podere Le Pisanelle. Altri affioramenti di dimensioni più ridotte si trovano a ovest del Castello di Scerpena, al Podere 4° dell’Ebreo (zona Campigliola) e in sx orografica del Fosso Scaroncia al margine sud-est del territorio comunale. Il Flysch calcareo, del Cretaceo superiore – Paleocene (?), è costituito da calcari marnosi, marne e peliti, con intercalazioni di torbiditi arenacee. Il centro abitato di San Martino sul Fiora poggia su questa formazione e l’affioramento prosegue sul versante sud-est dello stesso rilievo. Altri affioramenti si trovano sparsi nei dintorni di San Martino stesso e di Poggio Murella. Affiora inoltre tra le argille plioceniche a nord-est di Terme di Saturnia e sull’allineamento Podere della Strega – Case Zammarchi – Podere della Vignaccia. Proseguendo verso sud troviamo gli affioramenti più estesi dell’area in studio: Poggio Macchia Casella – Case Murella – Poggio Battaglia – Poggio Onteo – Poggio Foco – La Capriola. Affiora inoltre a Macchia Sugherana, nella media valle del Torrente Tafone e a est in destra orografica del Fiume Fiora. L’unico affioramento della zona di Marsiliana è ubicato a sud del Sarracchieto. La Formazione delle Argille e calcari, dell’Eocene, eteropica con quella delle Calcareniti di Scansano, si suddivide in due membri a loro volta eteropici, l’uno con le caratteristiche di un flysch calcareo-marnoso e l’altro con quelle di un pre-flysch o di un flysch argilloso-calcareo. Nel primo membro sono presenti strati calcareo-marnosi, nel secondo il rapporto pelite/calcare è sempre maggiore di uno. Il primo membro è presente a nord di Poggio Murella in numerosi piccoli affioramenti. A nord di Saturnia: Bagno Santo. A est e nord-est di Montemerano rispettivamente: Pian di Giomo; dintorni di Poggio Macina. A contatto di quest’ultimo affioramento è presente anche il secondo membro della Formazione delle Argille e calcari. Ad ovest della dorsale Manciano-Montemerano affiora sotto forma di una stretta fascia lunga circa 5 – 6 chilometri con direzione nord-ovest/sud-est. 129 La Formazione delle Calcareniti di Scansano, Eocene superiore, è costituita da calcareniti con liste di selce. Età. Affiora in una fascia centrale del territorio comunale diretta nord-sud: da Poggio Capanne-Poggio Murella-San Martino s. Fiora, alla Campigliola, attraverso MontemeranoManciano. La Formazione delle Arenarie di Scerpena è costituita da arenarie con frequenti clasti pelitici. Presenta apparenti analogie con il Macigno e la Pietraforte. Età Eocene superiore – Oligocene. Anche in questo caso, come per la Formazione delle Calcareniti di Scansano, stratigraficamente sottostante, gli affioramenti seguono l’asse centrale verticale del Comune: Poggio Capanne-Poggio Murella-San Martino s. Fiora, Montemerano-Manciano, Campigliola. L’Unità della Pietraforte La Pietraforte di tipo maremmano (Losacco, 1958) affiora a formare una copertura tettonica molto discontinua e di modesto spessore (200 metri circa) sull’Unità di Canetolo, accompagnata quasi sempre dagli Argilloscisti varicolori che ne rappresentano il complesso di base in regolare successione stratigrafica. Vi affiorano in prevalenza i terreni sedimentari che confinano ad est con le formazioni vulcaniche dell’apparato dei Vulsini. I terreni sedimentari sono rappresentati dai seguenti gruppi di formazioni: a) Formazioni della “Serie Toscana”, completa o ridotta, di cui sono presenti tutti i termini: dal “verrucano” al “cavernoso”, dal “calcare massiccio” ai “diaspri”, sui quali poggiano le formazioni flyschoidi; lembi di queste formazioni affiorano nei Monti di Manciano e della Campigliola e dintorni, dove si presentano fagliati, dislocati e sui quali poggia la copertura del flysch cretaceo paleogenico prevalente nella zona. b) Formazioni del flysch argilloso-calcareo-arenaceo del Cretaceo-Eocene e, in minima parte, dell’Oligocene. Queste formazioni appoggiano direttamente su quelle più antiche della “Serie Toscana”; affiorano molto diffuse principalmente nei Monti di Manciano e della Campigliola e dintorni, dove, sia per estensione in superficie che per potenza, prevalgono sugli altri terreni del sedimentario pre-pliocenico. c) Formazioni prevalentemente argilloso-sabbiose e conglomeratiche, calcareo-sabbiose e arenacee, marine e continentali in parte con materiale vulcanico; in serie stratigrafica pressoché continua, depositate nel Miocene, Pliocene e Quaternario; ed in trasgressione (“neoautoctono”) sui terreni delle precedenti formazioni più antiche. La trasgressione neogenica sarebbe iniziata nel Miocene inferiore (Langhiano), raggiungendo il massimo della sua ampiezza durante il Pliocene inferiore e medio. All’inizio del Pliocene sup. il mare iniziò una regressione (più o meno rapida a seconda delle zone) che continuò nel Quaternario, interrotta soltanto da una ingressione, più o meno estesa a seconda delle zone, durante il Pleistocene medio-sup., in corrispondenza dell’attuale fascia litoranea, per una profondità verso l’interno variabile da poche centinaia di metri a una decina di chilometri. Le formazioni vulcaniche affiorano nella parte nord-orientale del territorio comunale e presso il Lago Scuro, rappresentate principalmente da ignimbriti. 4.3 Tettonica Il dominio geologico-strutturale della catena appenninica settentrionale, alla quale appartiene il territorio del Comune di Manciano, deriva dalla collisione di due continenti: l’uno meridionale, comprendente anche l’Africa e l’altro settentrionale comprendente la maggior parte dell’Europa e l’Asia centro-settentrionale. Si tratta di due insiemi che si formarono in seguito alla scissione di un unico grande continente primordiale, la Pangea. Il progressivo allontanamento di questi due blocchi continentali ha portato al formarsi tra di loro di un bacino oceanico, la Tetide. Le acque della Tetide si sono insinuate come un ampio golfo tra l’Africa e l’Europa circa 200 milioni di anni fa, nel Trias, dando luogo ai depositi di transizione e marini trasgressivi (Serie Toscana) che compaiono su di un substrato continentale eroso. 130 Nel Giurassico, circa 150 milioni di anni fa, si ha la fase principale di distacco tra le zolle continentale africana ed europea con la neoformazione di crosta oceanica interposta. Nel Cretacico inferiore, circa 100 milioni di anni fa, seguirà, con l’inversione del movimento e la conseguente collisione tra le placche continentali africana ed europea, una complessa tettogenesi, che si concluderà con la formazione della catena appenninica. Alla base del sistema vi è il gruppo delle unità geologiche costituenti all’origine la copertura sedimentaria di uno zoccolo continentale; parte di esse sono indicate come unità autoctone nel senso che sono rimaste ancorate al basamento; appartengono al dominio Tosco-Umbro e affiorano essenzialmente nelle due regioni. Salendo nella successione geometrica di sovrapposizione, le unità tettoniche che costituiscono la catena, provengono da zone via via più interne (tirreniche) dei domini ligure e subligure: vengono dette alloctone e si appilano sulla Serie Toscana. Alle unità autoctone ed alloctone sopraricordate si devono aggiungere i depositi appartenenti a ristretti bacini sedimentari impostatisi sulle unità liguri già deformate e coinvolti passivamente nelle ultime fasi del loro sovrascorrimento; tali depositi noti come Formazioni Epiliguri, affiorano a S-E di Manciano (Arenarie di Manciano). Di diverso significato sono i depositi detritici messiniani e plio-pleistocenici (da 1 a 10 milioni di anni), neoautoctono, legati alle fasi distensive post-orogeniche che chiudono, almeno sul versante tirrenico dell’Appennino Settentrionale, l’evoluzione sedimentaria della catena ed ai quali si accompagnano nelle ultime fasi, le manifestazioni magmatiche del vulcanismo delle province toscana e laziale. L’attuale distribuzione dei principali gruppi di formazioni presenti (Serie Toscana, flysch, formazioni neoautoctone) risente evidentemente sia della tettonica sinorogenica sia di quella postorogenica. La tettonica sinorogenica Soffermandoci sulla tettonica sinorogenica, l’addensarsi verso est della Successione Toscana, cioè quella parte della Successione Toscana posta sopra la Formazione anidritico-dolomitica di Burano, ha comportato estesi fenomeni di denudamento di quest’ultima e sovrascorrimenti del Macigno rispetto alla sua base stratigrafica, la Scaglia, ed all’interno di quest’ultima. Conseguenza di questi movimenti è stato il discontinuo avanzamento delle Unità alloctone che sono venute a ricoprire talvolta il tetto della Successione Toscana completa, talaltra livelli intermedi o direttamente il Calcare Cavernoso. La sovrapposizione delle unità alloctone liguri e subliguri dà ragione di una loro appartenenza a domini paleogeografici diversi: più interna l’Unità Ofiolitica, più esterna l’Unità della Pietraforte ed ancora più esterna la subligure, differenziabile a sua volta in una porzione decisamente più di bacino (quella dei Flysch Tolfetani cretacei) ed una al margine del continente africano, in comunicazione più o meno diretta con l’area di sedimentazione della Scaglia Toscana. La geometria della sovrapposizione non è, tuttavia, sempre costante. Sembra evidente attribuire l’appilamento delle Unità ad una fase tettonica compressiva relativamente tarda, la stessa responsabile dell’avanzamento verso E-NE della copertura toscana, tra l’Oligocene superiore e il Miocene Superiore. Il limite temporale inferiore è dato dalla presunta età di fine sedimentazione del Macigno e quello superiore dall’età di sedimentazione dell’Epiligure, qui rappresentato dalle Arenarie di Manciano. La tettonica postorogenica Il tratto inferiore dell’Albegna, nel tratto terminale orientato NE-SW segna un’importante linea di discontinuità, interpretabile come una faglia trascorrente sinistrorsa. Si può inoltre osservare in qualche caso che l’attuale distribuzione delle unità alloctone risente fortemente della stessa tettonica disgiuntiva postorogenica evidenziata dalla Successione Toscana. La direzione NNW-ESE dei sistemi di faglie distensive principali che interessano la Successione Toscana e le Unità alloctone condizionano chiaramente la sedimentazione dei depositi 131 postorogenici del Miocene superiore, gli affioramenti dei quali sono appunto allungati secondo quelle direzioni. In questa fase dovrebbe essersi ultimato l’effetto trascorrente della linea dell’Albegna, legato al regime compressivo antiappenninico di formazione della catena; ad esso si sovrappone un generale movimento distensivo in direzione appenninica, responsabile anche di quella vasta area subsidente, nella quale si è formato uno stretto è profondo golfo nel Pliocene inferiore. La raggiunta stabilità dell’area è evidenziata dalla mancanza di ulteriori ingressioni marine, se si escludono quelle molto marginali pleistoceniche, probabilmente attribuibili a fatti climatici globali, piuttosto che a movimenti tettonici. 4.4 Aspetti geomorfologici Il territorio comunale è articolato in una zona di pianura, una di collina e una pedemontana. Dalla pianura costiera della Marsiliana si passa gradualmente alla fascia di bassa collina (Sgrillozzo, Manciano, Montemerano, Saturnia) e quindi alla fascia pedemontana più interna (Poggio Murella, San Martino sul Fiora). La geomorfologia del territorio comunale si presenta molto varia; sono rappresentati in essa vari motivi morfologici in relazione alle caratteristiche delle diverse formazioni geologiche affioranti e alla tettonica. La carta contiene informazioni sull’evoluzione del rilievo della superficie terrestre, costituendo indicazione della vulnerabilità e delle situazioni di criticità della risorsa suolo, prendendo in considerazione i principali dissesti gravitativi in atto e quei terreni che per composizione litologica presentano una potenziale tendenza al dissesto gravitativo. I principali dissesti gravitativi censiti sul territorio comunale e cartografabili alla scala 1:25.000, comprendono le “frane attive”: forme del rilievo della superficie terrestre prodotte da processi in atto al momento del rilevamento e da quei processi non in atto al momento del rilevamento ma ricorrenti a ciclo breve (frequenti, stagionali). Numerose informazioni riportate su questa carta sono state tratte dalla documentazione del SIT provinciale: Carta dei dissesti della Provincia di Grosseto, Carta della nuova proposta di perimetrazione del vincolo idrogeologico della Provincia di Grosseto, Carta dei dissesti dell’Autorità di Bacino del Fiume Fiora, Carta dei dissesti dell’Autorità di Bacino del Fiume Albegna. 4.5 Elementi litologico - tecnici Nella carta litotecnica sono riportati i vari terreni che possono presentare caratteristiche geotecniche comuni, indipendentemente dalla loro posizione stratigrafica e dai relativi rapporti geometrici. Essi sono stati raggruppati in “Unità litologico-tecniche” (U.L.T.). A) Unità litologico-tecnica: A: materiale lapideo. Comprende rocce lapidee. B) Unità litologico-tecnica: B: materiale costituito da alternanze di litotipi diversi. Comprende le rocce costituite da alternanze ordinate o disordinate di livelli lapidei e livelli limosi-argillosi. Distinzione in base al rapporto materiale lapideo/materiale limoso-argilloso: Unità litologico-tecnica: B1: rapporto lapideo/limoso-argilloso > 1; Unità litologico-tecnica: B2: rapporto lapideo/limoso-argilloso < 1. C) Unità litologico-tecnica: C: successioni di materiali granulari e coesivi. Comprende rocce, rocce deboli e terreni s.s. Distinzione in base al rapporto materiale granulare/materiale coesivo, in base al grado di cementazione (per i materiali prevalentemente granulari) e in base al grado di coesione (per i materiali prevalentemente coesivi). Unità litologico-tecnica: C1A: rapporto granulare/coesivo > 1; grado di cementazione: mediobasso. In questa U.L.T. sono comprese rocce e rocce deboli costituite da materiale prevalentemente granulare con grado di cementazione medio-basso che presentano caratteristiche intermedie tra quelle delle rocce e quelle dei terreni in s.s.. 132 Rientrano in questa categoria brecce e conglomerati, sabbie e ghiaie con grado di cementazione medio-basso. Le brecce e i conglomerati ad elevato grado di cementazione possono essere considerati rocce lapidee e pertanto ricadono nella unità litotecnica A. Possono rientrare in questa categoria anche le rocce intensamente degradate ed alterate (es. blocchi di arenaria “Macigno” in matrice sabbiosa-residuale poco cementata). Unità litologico-tecnica: C1B: rapporto granulare/coesivo > 1; grado di cementazione: basso o nullo. In questa U.L.T. sono compresi i terreni con stato di addensamento da addensato a sciolto costituiti da materiale prevalentemente granulare non cementato o con lieve grado di cementazione. Rientrano in questa categoria brecce e conglomerati, sabbie e ghiaie con grado di cementazione basso o nullo. Unità litologico-tecnica: C2A: rapporto granulare/coesivo < 1; grado di consistenza: elevato. In questa U.L.T. sono compresi i terreni coesivi con consistenza elevata. Le argilliti e le siltiti ricadono nella unità litotecnica B2. Rientrano in questa categoria le argille e i limi con grado di consistenza elevato. Le argille e i limi poco consistenti ricadono nella U.L.T. C2B. Il limite fra la U.L.T. C2A e la U.L.T. C2B può essere considerato convenzionalmente corrispondente ad un valore di resistenza a compressione uniassiale (non drenata) pari a 250 kPa. Unità litologico-tecnica: C2B: rapporto granulare/coesivo < 1; grado di consistenza: basso o nullo. In questa U.L.T. sono compresi i terreni coesivi a bassa consistenza. Le argilliti e le siltiti ricadono nella U.L.T. B2. Rientrano in questa categoria le argille e i limi con grado di consistenza basso o nullo. Le argille e i limi molto consistenti ricadono nella U.L.T. C2A. Il limite fra la U.L.T. C2B e la U.L.T. C2A può essere considerato convenzionalmente corrispondente ad un valore di resistenza a compressione uniassiale (non drenata) pari a 250 kPa. 4 Relazione sull’assetto geologico – tecnico del territorio (ai sensi dell’Allegato A, punto 2 del D.P.G.R.T. 27 aprile 2007, n. 26/R) 4.1 Elementi conoscitivi 4.1.1Elementi geologici e struttural (punto B.1 DPGR 26/R) 4.1.1.1 La successione dei terreni: aspetti generali 4.1.1.2 La successione dei terreni nel Comune di Manciano 4.1.1.3 La tettonica 4.1.1.4 Evoluzione paleogeografica e strutturale 4.1.1.5 Bibliografia geologica 4.1.2 Elementi litologico - tecnici (punto b.2 dpgr 26/r) 4.1.3 Elementi per la valutazione degli aspetti geomorfologici (punto b.3 dpgr 26/r 4.1.4 Elementi per la valutazione degli aspetti idraulici (punto b.4 dpgr 26/r) 4.1.5 Elementi per la valutazione degli aspetti idrogeologici (punto b.6 dpgr 26/r) 4.1.6 Elementi per la valutazione degli effetti locali e di sito per la riduzione del rischio sismico (punto b.7 dpgr 26/r) 4.2 Valutazione di Pericolosita 4.2.1 Aree a pericolosità geomorfologica (punto c.1 dpgr 26/r) 4.2.2 Aree a pericolosità idraulica (punto c.2 dpgr 26/r) 4.2.3 Aree con problematiche idrogeologiche (punto c.4 dpgr 26/r) 4.2.4 Aree a pericolosità sismica locale (punto c.5 dpgr 26/r) 4.1. Elementi conoscitivi La presente relazione sull’assetto geologico – tecnico del territorio è stata redatta a seguito delle richieste pervenute dagli uffici competenti: Ufficio Regionale per la Tutela dell’Acqua e del Territorio di Grosseto; Prot. n. 60038 in data 29 febbraio 2008; Autorità di Bacino Interregionale del Fiume Fiora; Prot. n. 75 in data 18 marzo 2008; Bacino Regionale Ombrone; Prot. n. 79627 in data 18 marzo 2008. 133 Al fine di integrare, aggiornare e dare completezza alle conoscenze geologiche, strutturali, geomorfologiche, idrauliche e sismiche, sono stati portati a termine tutti gli approfondimenti necessari all’individuazione delle problematiche presenti all’interno del territorio comunale di Manciano. La rappresentazione cartografica che ne consegue, alla scala 1:10.000, soddisfa le tematiche introdotte nei punti da B.1 a B.6 del DPGR 26/E mentre, gli elementi individuati all’interno dei centri abitati, per le unità territoriali organiche elementari (U.T.O.E.), in riferimento al punto B.7 del DPGR 26/E, sono stati oggetto di studi rappresentati a scala di maggior dettaglio in quanto, caratterizzate da situazioni di complessa riproduzione a scala 1:10.000. 4.1.1 Elementi geologici e strutturali (punto b.1 dpgr 26/r) Essendo il territorio comunale coperto da cartografia geologica regionale (Progetto CARG) in scala 1:10.000, è stato possibile utilizzare come base dello studio geologico tale elaborazione. Le cartografie geologiche del territorio comunale sono suddivise nelle seguenti sei tavole: Tavole 6.a.1; 6.a.3; 6.a.4; 6.a.5; 6.a.6; 6.a.7 Carta geologica – Scala 1:10.000 4.1.1.1 La successione dei terreni: aspetti generali L’evoluzione geologica del territorio del Comune di Manciano si inquadra nel più ampio contesto dell’evoluzione geologica dell’Appennino Settentrionale. Il sistema delle catene montuose dell’Orogene Alpino, l’allineamento di catene montuose compreso tra Gibilterra, Alpi, Appennini, Himalaia e Indocina, deriva dalla collisione di due insiemi di blocchi continentali: uno meridionale detto Gondwana (comprendente Africa, Arabia e India) e, l’altro settentrionale, Laurasia (comprendente Europa e Asia centro settentrionale). Questi due blocchi derivarono dalla scissione di un unico grande continente primordiale, la Pangea. Il loro progressivo allontanamento ha portato a formarsi tra di loro di un bacino oceanico, la Tetide, all’interno del quale, circa 150 Ma (Giurassico), hanno cominciato a depositarsi i terreni del dominio Tosco-Umbro. Nel Cretacico inferiore (attorno a 150 Ma) il movimento di allontanamento dei due blocchi ha cominciato ad invertirsi, dando luogo in seguito al processo di collisione tra di loro, concluso con la formazione delle catene dell’Orogene Alpino. La successione dei terreni delle unità formazionali nella Toscana meridionale è legata ad una lunga e complessa storia geologica, che è poi la storia del corrugamento e del sollevamento della Catena appenninica. L’età di queste formazioni va dal Paleozoico al Quaternario, ma la loro successione non è regolare né uniforme, quale ci si dovrebbe aspettare se si fossero depositate, con continuità, in un unico bacino di sedimentazione; al contrario essa si presenta disomogenea, discontinua e con ripetizioni di serie, mostrando la sovrapposizione di complessi eterogenei, separati l’uno dall’altro da discontinuità sia di natura tettonica, sia stratigrafica. Quasi tutti questi complessi si trovano, oggi, tettonicamente sovrapposti l’uno sull’altro e ciascuno di essi proviene da aree di sedimentazione distinte e con caratteristiche paleoambientali completamente diverse (“Domini paleogeografici” e “Zone ambientali”). Sulla base dei rapporti di giacitura dei vari complessi e delle caratteristiche sedimentologiche delle rispettive successioni, si ritiene, oggi, che essi provengano da tre Domini che dovevano succedersi da ovest verso est nel seguente ordine (Decandia et al., 1981): Dominio ligure, Dominio austroalpino (o sub-ligure), Dominio toscano. Il dominio ligure corrispondeva ad un bacino oceanico, costituito, da un basamento di rocce magmatiche basiche ed ultrabasiche (cioè a bassissimo contenuto in silice) che vengono complessivamente indicate con il nome di “Ofioliti”; ad esse si sovrappone una copertura sedimentaria, dello spessore complessivo di un migliaio di metri, depositatesi in un ambiente di mare profondo, paragonabile agli attuali fondi oceanici. Il Dominio austroalpino (sub-ligure) era costituito da un basamento sialico (ad alto contenuto in silice), metamorfico, e da una copertura che, ad ovest, faceva passaggio alle coperture liguri (Zona 134 austroalpina interna), mentre ad est faceva passeggio alle coperture del Dominio toscano (Zona austroalpina interna). Il Dominio toscano era costituito da una basamento sialico metamorfico, di età paleozoica (preViseano superiore o pre-fase sudetica dell’Orogenesi ercinica) e da una copertura mesozoicaterziaria. Nel Dominio toscano sono state distinte tre zone (Decandia et al., 1981; Boccaletti et al., 1981): una Zona toscana interna (da cui provengono i terreni di basso metamorfismo proviene l’Unità metamorfica di Massa), una Zona toscana intermedia (corrispondente all’Unità metamorfica apuana o dell’Elba orientale), una Zona toscana esterna (corrispondente alla Falda toscana non metamorfica). Il Basamento delle Unità toscane porta le tracce di deformazioni conseguite in almeno due orogenesi: Orogenesi ercinica e Orogenesi alpina; le coperture, viceversa, sono state interessate solo dalle deformazioni dell’orogenesi alpina. Ancora più a est viene collocato il Dominio umbro-marchigiano del quale affiora solo la copertura mesozoico-terziaria. I termini di transizione tra questo Dominio e quello toscano affiorano in corrispondenza della Dorsale Rapolano-M.Cetona. I vari domini paleogeografici sopra elencati hanno subito, durante la fase di chiusura dell’oceano ligure-piemontese e la successiva collisione continentale, Africa contro Europa, un raccorciamento ed una estrusione dei rispettivi depositi sedimentari che sono traslati da SO verso NE, con conseguente accavallamento di quelli più occidentali su quelli più orientali. In tal modo essi costituiscono oggi delle unità tettoniche, sovrapposte l’una sull’altra, a formare l’ossatura della Catena appenninica. In generale, l’ordine di sovrapposizione di tali unità, dall’alto al basso, è nella Toscana meridionale, il seguente: Unità liguri, Unità austroalpine (sub-liguri), Unità toscane. Alle unità autoctone ed alloctone sopra ricordate si devono aggiungere i depositi appartenenti ai ristretti bacini sedimentari impostatisi sulle unità liguri già deformate e coinvolti passivamente nelle ultime fasi del loro sovrascorrimento; tali depositi sono noti come Formazioni Epiliguri (APN Arenaria di Manciano, Langhiano – Tortoniano inf.). A tutte queste unità si sovrappongono, trasgressivi e discordanti, i sedimenti lacustri e marini di età mio-pliocenica e pleistocenica che, non avendo subito movimenti di traslazione orizzontali, come le unità sopraindicate, vengono raggruppati sotto il termine comprensivo di Neoautoctono. Le unità tettoniche, affioranti nell’area in esame, saranno illustrate seguendo l’ordine geometrico di sovrapposizione, da quella più profonda a quella più superficiale; le unità Liguri e Sub-Liguri sono state tutte accorpate sotto la denominazione Dominio Ligure. Anche le formazioni all’interno delle singole unità saranno descritte secondo la successione stratigrafica da quella più antica a quella più recente.” In corrispondenza dell’Appennino Settentrionale, il corrugamento, procedendo da sud-ovest a nordest, darà luogo a scollamenti ed estesi sovrascorrimenti dei diversi elementi paleogeografici che andranno a costituire un sistema di unità tettoniche sovrapposte, indicate anche col termine di falde o coltri di ricoprimento. Per quanto riguarda il tratto della catena degli Appennini Settentrionali, si riconosce una struttura dovuta all’impilamento di più unità tettoniche separate da contatti meccanici riconoscibili come originari piani di scorrimento. Alla base della struttura vi è il gruppo delle unità esterne dell’avampaese appenninico, costituenti all’origine la copertura sedimentaria di uno zoccolo continentale di pertinenza “africana”; parte di esse sono indicate come autoctone, nel senso che sono rimaste ancorate al basamento mentre, durante la tettogenesi avvenivano scollamenti dal basamento stesso, o in corrispondenza di livelli più plastici della successione sedimentaria si verificavano accavallamenti sulle prime a formare vere e proprie falde o scaglie; insieme appartengono al dominio Tosco-Umbro e affiorano essenzialmente nelle due regioni. 135 Salendo nella successione geometrica di sovrapposizione, le unità tettoniche che costituiscono la catena provengono da zone via via più interne (tirreniche) dei domini ligure e subligure: vengono dette alloctone e si appilano sulle formazioni della Serie Toscana. Alle unità autoctone ed alloctone sopra ricordate si devono aggiungere i depositi appartenenti ai ristretti bacini sedimentari impostatisi sulle unità liguri già deformate e coinvolti passivamente nelle ultime fasi del loro sovrascorrimento; tali depositi sono noti come Formazioni Epiliguri. I depositi detritici messiniani e plio-pleistocenici (neoautoctono) legati alle fasi distensive postorogeniche chiudono, almeno sul versante tirrenico dell’Appennino Settentrionale. l’evoluzione sedimentaria della catena ed ai quali si accompagnano, nelle ultime fasi, le manifestazioni magmatiche del vulcanismo delle province toscana e laziale. 4.1.1.2 La successione dei terreni nel Comune di Manciano I terreni affioranti nel territorio del Comune di Manciano appartengono a più formazioni, quelle più recenti sono considerate neoautoctone mentre le altre, che hanno subito notevoli movimenti traslativi, sono alloctone e appartengono a più unità tettoniche che verranno descritte a partire da quelle geometricamente più basse. La Serie (o Successione) Toscana è rappresentata da un complesso di depositi di miogeosinclinale sedimentati su un substrato continentale, corrugato nell’orogenesi ercinica, con fase parossistica 290 Ma tra il Carbonifero e il Permico, o in epoca ancora precedente e successivamente penepianato (penepiano: prodotto finale del ciclo d’erosione in clima umido) in epoca pre-triassica. Tali depositi costituiscono il basamento autoctono toscano, con i terreni paleozoici, residui dello zoccolo continentale e con quelli che nel Trias Superiore contrassegnano l’inizio del ciclo sedimentario della Successione Toscana propriamente detta. A – Dominio Toscano Unità Toscane Metamorfiche Dopo una lacuna stratigrafia che comprende gran parte del Permiano e almeno tutto il Trias inferiore, i primi depositi hanno carattere litorale: CRP Filladi, quarziti e metaconglomerati. Permiano SRC Filladi quarzitico-muscovitiche grigio-chiare o grigioverdi, talora violacee, con intercalazioni di metaconglomerati e filladi scure (Ladinico sup.- Carnico) Formazione della Verruca (SRC) VINb Dolomie grigio-scure e rosate con subordinati livelli di filladi, quarziti e metaconglomerati (Carnico - Norico); Formazione di Tocchi, Affiorano estesamente nei Monti della Campigliola, Montauto e Monte Maggiore. Unità della Falda Toscana Le formazioni della successione toscana costituiscono una unità tettonica indicata come “Falda Toscana” la cui base è rappresentata dalla Formazione anidritica di Burano (non affiorante nel Comune di Manciano) in corrispondenza della quale si è verificato lo scollamento ed il conseguente scorrimento dell’unità stessa. 136 Le formazioni della Falda Toscana affiorano generalmente in aree di limitata estensione ed appaiono di solito frammentate in tante zolle di forma lenticolare, isolate una dall’altra e disperse in un’ampia area caratterizzata dal fenomeno della “serie ridotta”. Si tratta di zone in cui la successione Toscana è mancante dei terreni più recenti soprastanti (Serie mesozoica toscana, Scaglia e Macigno) per laminazione tettonica o forse meglio, per un generale scollamento della successione in corrispondenza del livello plastico della Formazione di Burano che ha provocato un avanzamento della copertura verso est e la sua parziale sostituzione con l’alloctono ligure, lasciando tuttavia ampie zone denudate. E’ la classica zona detta impropriamente della “serie ridotta” da altri Autori. La successione toscana, nel territorio del Comune di Manciano, comprende dal basso all’alto le seguenti formazioni: CCA Calcare Cavernoso (Norico – Retico, Triassico superiore, 216,5 ÷ 199,6 Ma) Dolomie e calcari dolomitici scuri, con caratteristica struttura a cellette (“calcari a cellette”, “calcari vacuolari”), spesso pulverulenti (“cenerone”), gessi e anidriti. Alla base e nella parte medio-bassa si trovano brecce polimittiche massive clasto-sostenute, non distinte cartograficamente. Si tratta di prodotto autoclastico derivato dai depositi evaporitici della Formazione anidriticodolomitica di Burano. Affiorano in maniera più estesa nella zona sud orientale dell’area studiata, da Poggio del Corno, Campigliola, Macchia Carbona e Monte Maggiore. Affioramenti minori si trovano a Pian di Poccetta a sud di Manciano, presso la miniera dismessa di antimonio della Montagnola di Montauto. Altri affioramenti sono presenti a Poggio Petricci a sud di Marsiliana. Con la denominazione di Serie mesozoica toscana sono state comprese nella carta geologica le formazioni sovrastanti il Calcare cavernoso: i Calcari neri stratificati, il Calcare massiccio, il Calcare rosso ammonitico, il Calcare selcifero, le Marne a Posidonomya, i Diaspri e la Maiolica, affioranti in limitate zone a nord di San Martino sul Fiora e nei pressi del Podere dell’Ebreo a sudovest dei Poderi di Montemerano di Sopra. RET Calcari e marne a Rhaetavicola contorta (Retico, 203,6 ÷ 199,6 Ma) Calcari, calcari dolomitici e dolomie con sottili intercalazioni di marne, da grigio-scuri a neri, stratificati, fetidi alla percussione, a cui si intercalano marne siltose scure e rari livelli di calcari bioclastici; nella porzione inferiore della formazione possono essere presenti dolomie e calcari dolomitici grigio-chiari (in strati anche molto spessi) e calcilutiti scure; nella porzione superiore, i calcari scuri alternati a strati sottili di marne grigie e nerastre, possono essere grossolanamente stratificati o brecciati. MAS Calcare massiccio (Lias inferiore, 199,6 ÷ 196,5 Ma) Calcari e calcari dolomitici grossolanamente stratificati e massicci. La parte più alta della formazione comprende calcilutiti grigie talvolta con sottili orizzonti giallastri in corrispondenza dei giunti di strato. LIM Calcare selcifero di Limano (Pliensbachiano sup. – Taorciano inferiore, Giurassico inferiore o Lias, 186 ÷ 179 Ma). Calcilutiti silicee e calcareniti fini, talvolta gradate, grigie o grigio-chiare, in strati sottili e medi con noduli e liste di selce, generalmente grigio chiaro o talvolta rosate o brune, a cui si intercalano strati sottili di marne, marne argilloso-siltose, argilliti marnose grigie e talvolta calciruditi o brecce calcaree. 137 DSD Diaspri (Malm p.p. o Giurassico sup., 161,2 ÷ 145,5 Ma) Radiolariti rosso–scure o verdi, sottilmente stratificate, localmente con interstrati argillitici. Talvolta, nella parte alta della formazione, marne silicee e argilliti rosse con rare intercalazioni di calcilutiti silicee grigio-verdastre STO - Scaglia Toscana Argilliti e argilliti siltose e marnose rossastre, verdastre o grigie, talvolta con sottili intercalazioni di calcilutiti silicee e calcareniti grigie o verdastre; rare radiolariti rosse. La Formazione della Scaglia toscana con le sue intercalazioni di calcareniti “nummulitiche” è costituita da strati (30-50 cm) di calcari marnosi rosati e da bancate di marne calcaree rosse o rosate con intercalazioni decimetriche di calcisiltiti grigio-verdi; una seconda litofacies è rappresentata da argilliti varicolori fissili con rare intercalazioni di calcilutiti a base calcarenitica e di calcareniti fini. Negli affioramenti presenti nell’area studiata le calcareniti assumono spessori rilevanti. Affiora a Poderi di Montemerano di Sopra e a sud-ovest a Podere Noriano – Poggio Cucco. Altri affioramenti si ritrovano a Poggio Capalle - Podere di Gazzia, circa due chilometri a sud di Manciano. STO4 Membro delle Calcareniti di Dudda STO3 Membro delle Calcareniti di Montegrossi (Calcareniti a nummuliti) (Cretacico inferiore – Paleogene) STO2 Membro delle Marne del Sugame STO1 Membro delle Argilliti di Brolio MACa Olistostromi di materiale ligure e subligure nel Macigno (Oligocene superiore 28,4 Ma ÷ Miocene inferiore 15,97 Ma) MAC Macigno (Oligocene superiore 28,4 Ma ÷ Miocene inferiore 15,97 Ma) Arenarie quarzoso–feldspatico–micacee gradate, in strati di potenza variabile, con livelli più sottili di argilliti siltose. La Formazione del Macigno affiora prevalentemente in strati spessi (30 – 100 cm). L’alterazione superficiale del Macigno è intensa, soprattutto negli affioramenti altimetricamente più bassi, che presumibilmente sono stati sommersi dalla trasgressione marina del Pliocene: il risultato dell’alterazione è un livello più o meno spesso di sabbia rossastra o ocra. Costituisce la dorsale collinare Manciano – Montemerano. Dominio ligure e sub-ligure Unità alloctone liguri e subliguri La copertura alloctona ligure e subligure, come abbiamo detto poggia tettonicamente su diversi elementi della Successione toscana, costituiti di volta in volta da Calcare cavernoso, Scaglia e Macigno. Con questo termine si vogliono indicare corpi geologici delimitati alla base da una superficie di movimento che abbia comportato traslazioni di importanza regionale, determinandone l’alloctonia. Si sottintende inoltre per ogni unità una caratteristica stratigrafia rispetto alle altre unità. Nell’area studiata sono state identificate tre diverse unità: “Unità di Canetolo e dei Flysch tolfetani”, “Unità della Pietraforte” e “Unità ofiolitica”. 138 Unità di Canetolo e dei Flysch Tolfetani L’Unità di Canetolo rappresenta quei terreni che dal punto di vista paleogeografico si suppone occupassero una posizione intermedia tra i domini “ligure” e “toscano”. La successione tipo dell’Unità, dal basso verso l’alto, è quella riportata in legenda nella Carta geologica: Flysch argilloso-calcareo, Flysch calcareo, Argille e calcari, Calcareniti di Scansano e Arenarie di Scerpena. Il Flysch argilloso-calcareo, del Cretaceo superiore, è costituito da argilloscisti con calcari marnosi, silicei, detritici ed arenarie calcarifere tipo Pietraforte. Affiora estesamente a est e sud-est di Manciano sull’allineamento Centrale della Stellata - Podere La Gora - Podere Le Pisanelle. Altri affioramenti di dimensioni più ridotte si trovano a ovest del Castello di Scerpena, al Podere 4° dell’Ebreo (zona Campigliola) e in sx orografica del Fosso Scaroncia al margine sud-est del territorio comunale. Il Flysch calcareo, del Cretaceo superiore – Paleocene (?), è costituito da calcari marnosi, marne e peliti, con intercalazioni di torbiditi arenacee. Il centro abitato di San Martino sul Fiora poggia su questa formazione e l’affioramento prosegue sul versante sud-est dello stesso rilievo. Altri affioramenti si trovano sparsi nei dintorni di San Martino stesso e di Poggio Murella. Affiora inoltre tra le argille plioceniche a nord-est di Terme di Saturnia e sull’allineamento Podere della Strega – Case Zammarchi – Podere della Vignaccia. Proseguendo verso sud troviamo gli affioramenti più estesi di questa formazione presenti nell’area di studio: Poggio Macchia Casella – Case Murella – Poggio Battaglia – Poggio Onteo – Poggio Foco – La Capriola. Affiora inoltre a Macchia Sugherana, nella media valle del Torrente Tafone e a est in destra orografica del Fiume Fiora. L’unico affioramento della zona di Marsiliana è ubicato a sud del Sarracchieto. La Formazione delle Argille e calcari (Eocene), eteropica con quella delle Calcareniti di Scansano, si suddivide in due membri a loro volta eteropici, l’uno con le caratteristiche di un flysch calcareomarnoso e l’altro con quelle di un pre-flysch o di un flysch argilloso-calcareo. Nel primo membro sono presenti strati calcareo-marnosi, nel secondo il rapporto pelite/calcare è sempre maggiore di uno. Il primo membro è presente a nord di Poggio Murella in numerosi piccoli affioramenti. A nord di Saturnia affiora a Bagno Santo. A est e a nord-est di Montemerano affiora rispettivamente a Pian di Giomo e nei dintorni di Poggio Macina. A contatto di quest’ultimo affioramento è presente anche il secondo membro della Formazione delle Argille e calcari. Ad ovest della dorsale MancianoMontemerano affiora sotto forma di una stretta fascia lunga circa 5 – 6 chilometri con direzione nord-ovest/sud-est. La Formazione delle Calcareniti di Scansano, Eocene superiore, è costituita da calcareniti con liste di selce. Età. Affiora in una fascia centrale del territorio comunale diretta nord-sud: da Poggio Capanne-Poggio Murella-San Martino s. Fiora, alla Campigliola, attraverso MontemeranoManciano. La Formazione delle Arenarie di Scerpena è costituita da arenarie con frequenti clasti pelitici. Presenta apparenti analogie con il Macigno e la Pietraforte. Età Eocene superiore – Oligocene. Anche in questo caso, come per la Formazione delle Calcareniti di Scansano, stratigraficamente sottostante, gli affioramenti seguono l’asse centrale verticale del territorio comunale: Poggio Capanne - Poggio Murella - San Martino s. Fiora, Montemerano-Manciano, Campigliola. Unità della Pietraforte La Pietraforte di tipo maremmano (Losacco, 1958) affiora a formare una copertura tettonica molto discontinua e di modesto spessore (200 metri circa) sull’Unità di Canetolo, accompagnata quasi sempre dagli Argilloscisti varicolori che ne rappresentano il complesso di base in regolare successione stratigrafica. 139 Unità Epiliguri Con questa dizione si indicano quei depositi che si ritrovano stratigraficamente sovrapposti alle Unità Liguri, dopo un intervallo della sedimentazione più o meno lungo, e che sono traslate passivamente con gli ultimi spostamenti della coltre alloctona. Nell’area in studio è presente la Formazione delle Arenarie di Manciano: detta anche Arenaria a Scutella (Langhiano). Affiora a sud di Manciano. Giace prevalentemente sull’Unità di Canetolo e dei Flysch Tolfetani. AVA Argille varicolori con calcari. (Cretacico inferiore 145,5 ÷ 99,6 Ma) Argilliti varicolori, spesso rosso vinate in strati sottili, con rare intercalazioni di arenarie fini e micriti silicizzate. (Cretaceo sup.) PTFa Pietraforte Ruditi (Cicerchino) Cretacico sup. Spesse bancate arenacee con alla base livelli conglomeratici. (Cretaceo sup.) PTF Pietraforte Arenarie e siltiti. Cretacico sup. Formazione della Pietraforte Alternanza regolare di arenarie calcaree e argilliti grigio scuro. Le arenarie si presentano di colore grigio scuro e compatte al taglio fresco mentre per alterazione risultano di colore marrone e spesso decalcificate. Sono a granulometria medio-fine. FIA Formazione di S. Fiora Argilliti grigio-brune e calcilutiti (Cretacico sup.-Paleocene) BRO Brecce ofiolitiche monogeniche e poligeniche, peridotiti serpentinizzate con filoni gabbri e basaltici (Giurassico sup) OFI Oficalciti Masse di oficalciti incluse all'interno delle Argille a Palombini. APAb Argille a Palombini Argilliti litofacies arenacea (cretaceo medio-sup) Litofacies arenacee delle Argille a Palombini APA Argille a Palombini Argilliti grigie e calcilutiti (cretaceo medio-sup) argilliti e marne grigio scure con frequenti intercalazioni di strati calcarei e calcareo-marnosi a grana fine ('Palombini') e talora arenacei e calcarenitici. Frequenti intercalazioni di brecce ad elementi serpentinitici e basaltici con matrice serpentinitica e/o cemento carbonatico (BOV); i triangoli isolati riempiti in verde indicano affioramenti limitati. Cretaceo inferiore Formazioni del neoautoctono La sedimentazione neogenica nel Comune di Manciano è da riferire a depositi lacustri e marinolagunari del Miocene superiore e a quelli marini del Pliocene. Tali sedimenti poggiano discordanti su un substrato corrugato costituito per la maggior parte dalle unità alloctone liguri. Con il termine Neoautoctono vengono indicati tutti i sedimenti che non hanno subito traslazioni orizzontali, ma solo dislocazioni a prevalente componente verticale. 140 Sono riconoscibili tre cicli deposizionali neoautoctoni: - il primo è del Messiniano, di ambiente di transizione tra il marino e l’alluvionale - il secondo è del Pliocene inferiore, marino - il terzo del Quaternario antico, marino. Depositi marini del Miocene inf. - medio APN Arenaria di Manciano Formazione delle Arenarie di Manciano (APN) Arenarie carbonatiche bioclastiche e arenarie a grana fine (Langhiano - Tortoniano inf.). Sono conosciute anche con il nome di Arenarie a Scutella. Si tratta di una Formazione indicata da altri autori come Epiligure, cioè un deposito che si ritrova stratigraficamente sovrapposto alle Unità Liguri, dopo un intervallo della sedimentazione più o meno lungo, e che è traslata passivamente con gli ultimi spostamenti della coltre alloctona. Affiora a sud di Manciano. Giace prevalentemente sull’Unità di Canetolo e dei Flysch Tolfetani. Depositi lacustri e lagunari post-evaporitici messiniani SLE r Sabbie e arenarie Sabbie e arenarie. Tortoniano sup. – Messiniano inf. SLE m Marne sabbioso-siltose Depositi lacustri del Tortoniano sup. – Messiniano inf. (Turoliano) SLEc Conglomerati e paraconglomerati eterometrici moderatamente elaborati con ciottoli e matrice arrossati. Depositi lacustri del Tortoniano sup. – Messiniano inf. (Turoliano) FOS. Argille del Torrente Fosci Argille con intercalazioni di arenarie e conglomerati Turoliano inf. MES b Conglomerati poligenici Turoliano sup. DEPOSITI MARINI PRE-EVAPORITICI MESSINIANI RAQc Conglomerati Messiniano inf. RAQa Argille e arenarie DEPOSITI MARINI PLIOCENICI PLIs Sabbie e arenarie gialle (Zancleano-Piacenziano) PLIb Conglomerati marini poligenici Zancleano-Piacenziano FAA c Olistostromi di materiale ligure (Pliocene) FAA Argille e argille siltose grigio-azzurre localmente fossilifere (Pliocene) 141 DEPOSITI CONTINENTALI RUSCINIANI E VILLAFRANCHIANI VILa Sabbie e Conglomerati Rusciniano-Villafranchiano DEPOSITI CONTINENTALI POST-VILLAFRANCHIANI Pi depositi piroclastici f1 Travertini e calcari continentali (Olocene pleistocene) eb Depositi palustri bn2 Depositi alluvionali terrazzati antichi Ghiaie prevalenti; ghiaie e sabbie; sabbie e limi; ghiaie e limi (Pleistocene) b7 Depositi colluviali Coperture di materiale a tessitura fine (limosa e sabbiosa) con rari frammenti litoidi grossolani su aree di versante, che hanno subito processi di trasporto per ruscellamento limitati. b6 Depositi eluviali Coperture di materiale a tessitura fine (limosa e sabbiosa) con rari frammenti litoidi grossolani sulle aree pianeggianti, che hanno subito processi di trasporto nulli o molto limitati, terreni residuali (terre rosse). b4 Depositi da debris flow e mud flow b2 Depositi eluvio-colluviali Accumuli di materiale eterometrico a tessitura fine (limosa e sabbiosa) con rari frammenti litoidi grossolani che hanno subito processi di trasporto limitati o nulli. bn1 Depositi alluvionali terrazzati recenti Ghiaie prevalenti; ghiaie e sabbie; sabbie e limi;ghiaie e limi (olocene) b Depositi alluvionali attuali Depositi dei letti fluviali attuali, soggetti ad evoluzione con ordinari processi fluviali. aa Detriti di falda e depositi di versante Falde di detrito, talus detritici, coni di detrito coalescenti, anche a grossi blocchi, prevalentemente al piede delle pareti in roccia, “pietraie”; accumuli di frammenti litoidi eterometrici angolosi, talora stratificati, con matrice sabbiosa o sabbioso-limosa in quantità variabile, prodotti da degradazione del substrato lungo versanti, messi in posto per gravità. a1 Detrito derivante da movimenti fenomeni franosi; accumuli caotici di frammenti litoidi eterometrici con matrice sabbiosa o sabbioso-limosa in quantità variabile. DEPOSITI ANTROPICI h5 Terreni di riporto, bonifica per colmata h3 Discariche di cave, ravaneti h2 Discariche di miniere 142 h1 Discariche per inerti e rifiuti solidi urbani 4.1.1.3 La tettonica L’area in studio fa parte del dominio geologico-strutturale della catena appenninica settentrionale. Gli Appennini a loro volta fanno parte di un sistema di catene montuose che deriva dalla collisione di due continenti: l’uno meridionale, comprendente anche l’Africa e l’altro settentrionale comprendente la maggior parte dell’Europa e l’Asia centro-settentrionale. Si tratta di due insiemi che si formarono in seguito alla scissione di un unico grande continente primordiale, la Pangea. Il progressivo allontanamento di questi due blocchi continentali ha portato al formarsi tra di loro di un bacino oceanico, la Tetide. Le acque della Tetide si sono insinuate come un ampio golfo tra l’Africa e l’Europa circa 200 milioni di anni fa, nel Trias, dando luogo ai depositi di transizione e marini trasgressivi (Serie Toscana) che compaiono su di un substrato continentale eroso. Nel Giurassico, circa 150 milioni di anni fa, si ha la fase principale di distacco tra le zolle continentale africana ed europea con la neoformazione di crosta oceanica interposta. Nel Cretacico inferiore, circa 100 milioni di anni fa, seguirà, con l’inversione del movimento e la conseguente collisione tra le placche continentali africana ed europea, una complessa tettogenesi, che si concluderà con la formazione della catena appenninica. Alla base del sistema vi è il gruppo delle unità geologiche costituenti all’origine la copertura sedimentaria di uno zoccolo continentale; parte di esse sono indicate come unità autoctone nel senso che sono rimaste ancorate al basamento; appartengono al dominio Tosco-Umbro e affiorano essenzialmente nelle due regioni. Salendo nella successione geometrica di sovrapposizione, le unità tettoniche che costituiscono la catena, provengono da zone via via più interne (tirreniche) dei domini ligure e subligure: vengono dette alloctone e si appilano sulla Serie Toscana. Alle unità autoctone ed alloctone sopraricordate si devono aggiungere i depositi appartenenti a ristretti bacini sedimentari impostatisi sulle unità liguri già deformate e coinvolti passivamente nelle ultime fasi del loro sovrascorrimento; tali depositi noti come Formazioni Epiliguri, affiorano a S-E di Manciano (Arenarie di Manciano). Di diverso significato sono i depositi detritici messiniani e plio-pleistocenici (da 1 a 10 milioni di anni), neoautoctono, legati alle fasi distensive post-orogeniche che chiudono, almeno sul versante tirrenico dell’Appennino Settentrionale, l’evoluzione sedimentaria della catena ed ai quali si accompagnano nelle ultime fasi, le manifestazioni magmatiche del vulcanismo delle province toscana e laziale. L’attuale distribuzione dei principali gruppi di formazioni presenti (Serie Toscana, flysch, formazioni neoautoctone) risente evidentemente sia della tettonica sinorogenica sia di quella postorogenica. La tettonica sinorogenica Soffermandoci sulla tettonica sinorogenica, l’addensarsi verso est della Successione Toscana, cioè quella parte della Successione Toscana posta sopra la Formazione anidritico-dolomitica di Burano, ha comportato estesi fenomeni di denudamento di quest’ultima e sovrascorrimenti del Macigno rispetto alla sua base stratigrafica, la Scaglia, ed all’interno di quest’ultima. Conseguenza di questi movimenti è stato il discontinuo avanzamento delle Unità alloctone che sono venute a ricoprire talvolta il tetto della Successione Toscana completa, talaltra livelli intermedi o direttamente il Calcare Cavernoso. La sovrapposizione delle unità alloctone liguri e subliguri dà ragione di una loro appartenenza a domini paleogeografici diversi: più interna l’Unità Ofiolitica, più esterna l’Unità della Pietraforte ed ancora più esterna la subligure, differenziabile a sua volta in una porzione decisamente più di bacino (quella dei Flysch Tolfetani cretacei) ed una al margine del continente africano, in 143 comunicazione più o meno diretta con l’area di sedimentazione della Scaglia Toscana. La geometria della sovrapposizione non è, tuttavia, sempre costante. Sembra evidente attribuire l’appilamento delle Unità ad una fase tettonica compressiva relativamente tarda, la stessa responsabile dell’avanzamento verso E-NE della copertura toscana, tra l’Oligocene superiore e il Miocene Superiore. Il limite temporale inferiore è dato dalla presunta età di fine sedimentazione del Macigno e quello superiore dall’età di sedimentazione dell’Epiligure, qui rappresentato dalle Arenarie di Manciano. La tettonica postorogenica Il tratto inferiore dell’Albegna, nel tratto terminale orientato NE-SW segna un’importante linea di discontinuità, interpretabile come una faglia trascorrente sinistrorsa. Si può inoltre osservare in qualche caso che l’attuale distribuzione delle unità alloctone risente fortemente della stessa tettonica disgiuntiva postorogenica evidenziata dalla Successione Toscana. La direzione NNW-ESE dei sistemi di faglie distensive principali che interessano la Successione Toscana e le Unità alloctone condizionano chiaramente la sedimentazione dei depositi postorogenici del Miocene superiore, gli affioramenti dei quali sono appunto allungati secondo quelle direzioni. In questa fase dovrebbe essersi ultimato l’effetto trascorrente della linea dell’Albegna, legato al regime compressivo antiappenninico di formazione della catena; ad esso si sovrappone un generale movimento distensivo in direzione appenninica, responsabile anche di quella vasta area subsidente, nella quale si è formato uno stretto è profondo golfo nel Pliocene inferiore. La raggiunta stabilità dell’area è evidenziata dalla mancanza di ulteriori ingressioni marine, se si escludono quelle molto marginali pleistoceniche, probabilmente attribuibili a fatti climatici globali, piuttosto che a movimenti tettonici. 4.1.1.4 Evoluzione paleogeografica e strutturale L’evoluzione geologica del territorio comunale di Manciano è collegata alle dinamiche tettoniche e sedimentologiche occorse nella Toscana meridionale. L’assetto strutturale della Toscana, a Sud di Grosseto, è il risultato di una complessa storia geologica e di un ‘articolata evoluzione paleogeografia che ha coinvolto quattro unità tettoniche alloctone sovrapposte, appartenenti ad altrettante zone paleogeografiche e messe in posto nella posizione attuale durante l’orogenesi appenninica. Queste unità, seguendo la terminologia adottata da Lazzarotto ( 1993 ), sono, a partire dall’alto verso il basso: Unità liguri: Cretaceo inf. Unità austroalpina interna: Cretaceo sup. Paleocene Unità austroalpina esterna: Paleocene – Eocene medio Unità toscana non metamorfica ( Falda Toscana ): Trias sup. – Oligocene sup. Queste unità tettoniche cominciano ad individuarsi nel Trias inferiore, con l’apertura dell’Oceano Ligure - Piemontese, un ramo del più vasto oceano Tetide la cui chiusura darà luogo alla formazione delle Alpi e degli Appennini. Dal Trias al Giurassico sup. si forma l’Oceano Ligure - Piemontese a causa dei movimenti divergenti della placca europea e di quella africana, lo stiramento crostale porta alla formazione di numerose faglie dirette nella crosta continentale ed alla sua progressiva distensione e lacerazione. Il progredire della lacerazione crostale sfocia nella formazione di un nuovo bacino di sedimentazione che ha come basamento la crosta oceanica, composta da rocce ofiolitiche. Su questo substrato inizia la sedimentazione che viene interrotta nel Cretaceo sup. dalla progressiva chiusura dell’Oceano Ligure - Piemontese, avvenuta a partire dall’Eocene. 144 La crosta oceanica comincia ad andare in subduzione mentre tutti i sedimenti ad essa sovrastanti ed alcuni lembi della crosta stessa si accavallano sul margine europeo, disponendosi secondo una catena a thrust con vergenza generale verso NE. In seguito alla tettonica compressiva tra l’Oligocene-Tortoniano, i margini continentali vanno progressivamente in sollevamento, con un conseguente aumento dell’erosione, testimoniata dalla presenza di sedimenti torbiditici con elevati spessori; l’intensa attività tettonica promuove inoltre frane sottomarine e altri fenomeni gravitativi. Successivamente quindi si ha un regime distensivo, che in Toscana meridionale, porta alla formazione della “serie ridotta” e dei bacini mio-pliocenici ( Tortoniano sup.- Pliocene inf. ). Alla fine del Tortoniano sup. il processo distensivo continua e porta alla generalizzata frammentazione dell’edificio appenninico in alti e bassi strutturali tipo horst e graben, delimitati da faglie dirette a geometria listrica con direzione NO-SE, tagliate trasversalmente da linee tettoniche disgiuntive a direzione NE-SO, identificate come faglie di trasferimento. Questi allineamenti tettonici, hanno favorito la formazione di due importanti depressioni anche all’interno del Comune di Manciano, oggi sede dei due principali fiumi, il bacino del Fiume Fiora ed il bacino del Fiume Albegna. La valli del Fiora e dell’Albegna corrono parallele, con direzioni appenniniche (NO-SE), all’incirca, sino all’altezza del centro abitato di Saturnia, oltre il quale, il Fiora continua in direzione appenninica e l’Albegna segue l’allineamento antiappenninico NE-SO; in accordo con l’assetto strutturale sopraccitato. La maggior parte delle aree ribassate, presenti nei dintorni di Manciano, si riempirono di sedimenti lacustri e poco dopo, limitatamente a quelle più occidentali, vi si trasferì il mare. Il mare ostacolato dai rilievi del grossetano, non raggiunse in questa fase la Valle dell’Albegna, che resta sede di sedimentazione lacustre e continentale. Il Bacino Neogenico del Fiume Albegna si trova ad occidente della Dorsale Medio Toscana che, nel suo prolungamento meridionale, culmina nel Monte Argentario; a sud delle colline attorno a Scansano ed a nord dell’allineamento Manciano – Argentario. Nella parte meridionale del Bacino del Fiume Albegna la sedimentazione post – collisionale parte dal Tortoniano sup. in un ambiente prettamente lacustre. Le forti somiglianze fra i tipi litologici tortoniani delle aree dell’Albegna e dell’Ombrone fanno supporre che essi fossero parte di un singolo bacino, con trend appenninico. Inoltre, la presenza di sabbia e conglomerati deltizi, presenti negli affioramenti dei bordi orientali, suggeriscono un influsso fluviale da est. Clasti “epiliguri” derivati dal disfacimento dell’Arenaria di Manciano (Burdigaliano – Langhiano inf.) si rinvengono nei conglomerati tortoniani, questo suggerisce che gli affioramenti di Arenaria di Manciano erano già formati e costituivano la copertura del substrato Pre – Neogenico della Dorsale di Castell’Azzara. 145 146 Figura a: Schema paleogeografico durante il Messiniano. 1) Bacini a sedimentazione continentale. 2) Bacini a sedimentazione marina. 3) Aree emerse. Figura b: Schema paleogeografico durante il Pliocene inf. 1) Bacini a sedimentazione marina. 2) Aree emerse. (modificato da Pasquarè et. Alii.) La trasgressione marina del Messiniano inf. interessa il Bacino del Fiume Albegna, come testimoniano le Argille del Torrente Fosci. In seguito, la crisi di salinità del Mediterraneo, occorsa nel Messiniano sup., cambia ancora l’ambiente di sedimentazione in una facies di “lago – mare”. A causa dell’emersione dell’area, i sedimenti pliocenici sovrastanti, giacciono discordanti sul resto della successione miocenica. A partire dal Pliocene inf. le acque marine invadono gradualmente anche la Valle dell’Albegna, riempiendo un bacino orientato OSO-ENE, posizione anomala rispetto agli altri bacini pliocenici della Toscana. Questo bacino raggiunge la sue profondità massima nella depressione di Saturnia, come testimoniano le argille qui affioranti. Con il Pliocene medio ha inizio in Toscana meridionale un generale sollevamento, particolarmente marcato tra le Colline Metallifere e i Vulcani laziali, zona amiatina compresa. Il sollevamento è continuato fino all’epoca attuale, portando i sedimenti marini ad un’altezza che arriva oggi a circa 950 m s.l.m. ai piedi del Mt. Labbro, la massima riscontrata nella Toscana meridionale. Nel Pliocene sup., i fattori climatici e tettonici causarono la chiusura delle comunicazioni fra il Bacino del Fiume Albegna ed il mare. La sedimentazione muta da marina a continentale e tutta l’area appartenente al Comune di Manciano può dirsi definitivamente emersa. Si istaura perciò un ambiente fluvio – lacustre con la sedimentazione più recente connessa all’attività vulcanica dell’Apparato Vulcanico di Latera, i cui depositi piroclastici sono ben esposti lungo il margine orientale del Comune di Manciano. Dai lavori di letteratura si ricava che, in definitiva, gli elementi deformativi rilevabili nei depositi neoautoctoni, risultano mediamente, di intensità decrescente procedendo dal Messiniano al Quaternario, tranne i sollevamenti areali, differenti da zona a zona ma comunque di entità relativamente modesta, avvenuti nel Pleistocene. Una notevole importanza viene assunta dai travertini, affioranti in lembi discontinui all’interno del territorio comunale e che presentano vistose strutture deformative, rilevabili soprattutto alla mesoscala come faglie, sistemi di fratturazione, pieghe e basculamenti. E’ infatti sulla base dell’analisi di queste strutture e dell’età assunta per i travertini (Pleistocene medio - Olocene) che è stata ipotizzata la successione di due episodi a carattere distensivo, alternati a due di carattere compressivo, nel breve intervallo Pleistocene medio - superiore - Olocene. I travertini sono interessati da notevoli differenze che emergono ad un esame anche preliminare dell’assetto morfologico dei vari litosomi travertinosi. Oltre alla usuale conformazione a “piastre” suborizzontali, moderatamente sospese rispetto agli attuali fondovalle (Saturnia paese, Pian di Palma, Montemerano, ecc,), sono evidenti situazioni profondamente diverse, rappresentate da rilievi cupoliformi molto pronunciati (Semproniano) e da litosomi del tutto privi di una evidenza morfologica propria, tanto da risultare assolutamente non discriminabili rispetto ai rilievi circostanti costituiti da formazioni meso - cenozoiche (Poggio Capalbiaccio, Marsiliana). Questa varietà morfologica è dovuta al fatto che i travertini non siano coevi, bensì si siano deposti in varie fasi. La genesi dei travertini infatti avviene ancora oggi ed è testimonianza di un’attività idrotermale molto attiva. 147 Proposta di zonizzazione tettonica attuale della Toscana meridionale. Depressioni costiere 1) Bacino pliocenico subsidente nel Pleistocene. 2) Bacino pliocenico stabile nel Pleistcene. 3) Bacino pliocenico leggermente subsidente nel Pleistocene inf. e tendente al leggero sollevamento post-tirreniano. Fascia intermedia 4) Area ad intensa riattivazione della tettonica disgiuntiva tardo-messiniana. 5) Area c.s. ricoperta da depositi vulcanici quaternari. 6) Residui di dorsali pre-plioceniche sprofondate nel plio-Pleistocene. 7) Porzioni di dorsali pre-plioceniche parzialmente riattivate nel plio-Pleistocene. 8) Porzioni di dorsale pre-pliocenica fortemente riattivata nel plio-Pleistocene. 9) Dorsale pliocenica fortemente smembrata dalla tettonica disgiuntiva pleistocenica. Area sollevata Amiata – Cetona – Bolsena 10) Dorsale pliocenica ripresa da sollevamenti pleistocenici e moderatamente interessata dalla tettonica disgiuntiva pleistocenica. 11) Porzioni della dorsale precedentemente interessata da movimenti vulcano-tettonici pleistocenici. (modificato da Pasquarè et. Alii.) 148 4.1.1.5 Bibliografia geologica Anselmi Barbara (2000) – Comunità Montana del Monte Amiata, Monte Labbro e Alta Valle dell’Albegna, “Geologia, geomorfologia e climatologia”. Bagnoli G., Giannelli G., Puxeddu M., Rau A., Squarci P., Tongiorgi M. (1980) – Segnalazione di una potente successione clastica di età probabilmente carbonifera nel basamento della Toscana meridionale. Mem. Soc. Geol. It., 21(1980), 127-136. Bettelli G. (1980) – Le unità tettoniche del Complesso Ligure nell’area fra il F. Albegna e il F. Fiora (Toscana meridionale). Mem. Soc. Geol. It., 21, 157-161. Bettelli G., Fazzini P., Gelmini R. (1980) – Evoluzione strutturale della Toscana meridionale. Mem. Soc. Geol. It., 21, 137-141. Bettelli et al. (1990) – Note illustrative alla carta geologica del Fiume Albegna scala 1:50000 Università di Modena. Bonciani F., Callegari I., Conti P., Cornamusini G., Carmignani L. (2005) – Neogene postcollisional evolution of the internal Northern Apennines: insights from the upper Fiora and Albegna valleys (Mt. Amiata geotermal area, southern Tuscany). Boll.. Soc. Geol. It., volume speciale n. 3, 103-118. Boccaletti M., Coli M., Decandia F.A., Giannini E. & Lazzarotto A. (1981) Evoluzione dell'Appennino settentrionale secondo un nuovo modello strutturale. Mem. Soc. Geol. It., 21, 359373. Bosi C., Messina P., Rosati M., Sposato A. (1996) – Età dei travertini della Toscana meridionale relative implicazioni neotettoniche. Mem. Soc. Geol. It., 51, 293-304. De Giuli C., Fontana D., Gasperi G., Torre D., (1983) – Sezione pleistocenica con resti di Elephas Antiquus presso Capalbio (Toscana meridionale, Prov. Di Grosseto). Boll. Soc. Geol. It., 102, 281288. Decandia F.A., Giannini E. & Lazzarotto A. (1981) – Evoluzione paleogeografica del margine appenninico nella Toscana a Sud dell’Arno. Mem. Soc. Geol. It., 21(1980), 375-383. Dessau G., Duchi G., Stea B., (1972) – Geologia e depositi minerari della zona Monti Romani – Monteti (Comuni di Manciano e Capalbio (Grosseto) ed Ischia di Castro (Viterbo)). Mem. Soc. Geol. It., 11, 217-260. Fontana D. 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Trevisan Livio e Giglia Gaetano – Geologia – Vallerini Ed., Pisa. Ù 149 4.1.2 Elementi litologico - tecnici (punto b.2 dpgr 26/r) Sulla base degli elementi litologici di cui al capitolo 2, i vari litotipi presenti sono raggruppati in unità litotecniche che, indipendentemente dalla loro posizione stratigrafica e dai relativi rapporti geometrici, presentano caratteristiche tecniche comuni. Di seguito vengono brevemente descritte le nove unità litotecniche identificate sul territorio e rappresentate nella Carta litologico – tecnica – Scala 1:10.000 (6.b.1; 6.b.3; 6.b.4; 6.b.5; 6.b.6; 6.b.7), procedendo dai termini lapidei, ai termini costituiti da alternanze diverse (lapideo/argilliticomarnosi), alle rocce deboli o terreni s.s., di natura prevalentemente granulare oppure, di natura prevalentemente coesiva. A “Materiali lapidei” Comprende tutte le rocce a consistenza lapidea A.1. Rocce Calcaree: Si tratta di travertini e calcari continentali, dolomie, calcari grossolanamente stratificati e massicci, calcari dolomitici, calcilutiti oppure di litologie appartenenti al Calcare Cavernoso come i “calcari a cellette”, i “calcari vacuolari”, i gessi e le anidriti. A.2 Complessi metamorfici: Complesso in cui sono raggruppate le filladi, le quarziti, i metaconglomerati, le filladi quarziticomuscovitiche spesso stratificate come le dolomie con subordinati livelli di filladi, quarziti e metaconglomerati. B “Alternanze di litotipi diversi” Comprende tutti i depositi costituite da alternanze ordinate o disordinate di livelli lapidei e livelli sabbiosi, argillitici o marnosi B.1 Alternanze con rapporto lapideo/argillitico-marnoso >1 B.1.A Strati a consistenza lapidea prevalentemente arenacei con intercalazioni siltitiche: Tali depositi sono estremamente vari litologicamente e cronostratigraficamente comprendendo arenarie carbonatiche bioclastiche, Radiolariti sottilmente stratificate e arenarie a grana fine appartenenti alla Falda Toscana, arenarie appartenenti al complesso Epiligure, masse di oficalciti incluse all'interno delle Argille a Palombini, arenarie calcaree e argilliti grigio scuro o ruditi appartenenti alla Formazione della Pietraforte. B.1.B Strati a consistenza lapidea prevalentemente calcarei o calcarenitici con intercalazioni siltitiche: Costituita da calcareniti a nummuliti, calcari selciferi, calcilutiti silicee, calcari dolomitici e dolomie e calcareniti fini, talvolta gradate, a cui si intercalano strati sottili di marne, marne argilloso-siltose, argilliti marnose grigie e talvolta calciruditi o brecce calcaree. B.2. Alternanze con rapporto lapideo/argillitico-marnoso <1 Siltiti con intercalazioni di arenarie B.2.A Calcari marnosi e marne spesso con assetto strutturale caotico: In questa unità sono presenti argilliti, marne grigio scure con frequenti intercalazioni di strati calcarei e calcareo-marnosi e talora arenacei, calcarenitici e calcilutiti ma anche argille sovraconsolidate con calcari. C Successioni conglomeratiche-ghiaose-sabbiose-argillose Comprende rocce deboli e terreni s.s. 150 C.1 Depositi a comportamento tendenzialmente incoerente (rapporto granulare/coesivo>1) C.1.A Materiali con grado di addensamento medio-elevato: Sono costituiti da sabbie, arenarie gialle, conglomerati poligenici e paraconglomerati, marne sabbioso-siltose ma anche i depositi lacustri del Tortoniano sup. – Messiniano inf. C.1.B. Materiale con grado di addensamento basso o nullo: Vengono ricompresi in questa unità tutti i depositi provenienti da discariche di cave, quindi ravaneti, le discariche di miniere oppure le discariche per inerti e rifiuti solidi urbani, i detriti derivanti da fenomeni franosi, i detriti di falda ed i depositi di versante, le falde di detrito, i talus detritici ed i coni di detrito coalescenti, anche a grossi blocchi, prevalentemente al piede delle pareti in roccia, le “pietraie”, i depositi alluvionali attuali, quelli terrazzati recenti e quelli antichi, costituiti da ghiaie prevalenti; ghiaie e sabbie; sabbie e limi;ghiaie e limi, i depositi da debris flow e mud flow, i depositi eluviali, le coperture sulle aree pianeggianti, i terreni residuali ed i depositi colluviali. C.2 Depositi a comportamento tendenzialmente coesivo (rapporto granulare/coesivo<1) C.2.A Materiali a cosistenza medio-elevata: Si tratta di argille e argille siltose grigio-azzurre, olistostromi di materiale ligure ed argille plioceniche con intercalazioni di arenarie e conglomerati) C.2.B. Materiale a consistenza bassa o nulla: Sono stati considerati i terreni di riporto, di bonifica per colmata ed i depositi palustri 4.1.3 Elementi per la valutazione degli aspetti geomorfologici (punto b.3 dpgr 26/r) Il territorio comunale di Manciano copre una superficie di circa 372 Km2 a morfologia prevalentemente collinare. I suoi confini, ad occidente ed ad oriente, sono tracciati da limiti naturali, rispettivamente dal Fiume Albegna e dal Fiume Fiora. Il limite settentrionale si individua attraverso l’allineamento degli abitati Saturnia – Poggio Murella – San Martino sul Fiora, ubicati su altrettanti alti morfologici mentre, il lato sud del comprensorio comunale, non è evidenziato da elementi morfologici di spicco ma si addentra come una cuspide verso le campagne laziali ed i tipici paesaggi costieri della Toscana meridionale. Il paesaggio predominante è di tipo collinare e, solo verso Marsiliana, nel settore ovest, di tipo basso collinare con forme decisamente più dolci e versanti meno aspri. Il territorio comunale di Manciano si sviluppa all’interno di una dorsale tettonica disarticolata, di cui, ancora permangono i tratti caratteristici e l’orientazione principale. La dorsale in questione, conosciuta come Dorsale Argentario – Manciano fu attiva all’incirca dal Pliocene inf. ed oggi, si raccorda senza importanti soluzioni di continuità, con gli altofondi dei comuni di Scansano e di Semproniano. I rilievi comunali principali non superano i 400 m s.l.m., solo gli abitati di Poggio Murella, San Martino sul Fiora e Manciano sorgono su alti morfologici aventi quote maggiori e rispettivamente di 409 m s.l.m., 449 m s.l.m. e 444 m s.l.m. In particolare Manciano si trova in una posizione dominante sia ad occidente dove le quote lentamente diminuiscono fino a raggiungere altezze tipiche della costa, sia ad oriente dove la morfologia degrada più rapidamente per raggiungere l’esteso plateaux vulcanico dei Vulsini settentrionali. 151 Questa peculiarità morfologica fa si che da Manciano sia possibile osservare buona parte della costa maremmana, Isola del Giglio compresa e che esso sia riconoscibile fin dai territori dell’alto Lazio, rendendolo una terrazza panoramica di notevole pregio paesaggistico. La morfologia del Comune di Manciano in sintesi si presenta articolata in un paesaggio collinare e vallivo. All’interno del territorio si riconoscono tre diversi bacini idrografici, il bacino del Fiume Albegna, il bacino del Fiume Fiora ed il bacino del Fosso del Tafone. 152 153 Il bacino dell’Albegna interessa la maggior parte della superficie comunale sia centralmente che ad occidente. Il bacino del Fiora ed il bacino del Tafone invece, ricoprono rispettivamente i margini est e sud del territorio comunale ed entrambi, seguendo traiettorie di deflusso direzionate verso sud, sfociano in mare nel Lazio. I Fiumi Albegna e Fiora nel loro tratto a monte generano valli moderatamente strette circondate da versanti per lo più ripidi. Il Fiume Fiora mantiene questa caratteristica per tutto il suo corso all’interno del Comune di Manciano mentre il Fiume Albegna nel suo tratto terminale forma una valle ampia avente deboli pendenze verso S-SW. I corsi d’acqua secondari, fossi, rigagnoli e torrenti, che drenano i deflussi verso i due corsi principali, generano forme in stretta dipendenza del substrato attraversato; dolci con deboli versanti poco accidentati tipiche dei terreni argillosi, fino a forme aspre, acclivi e brusche tipiche di terreni competenti ma su cui si producono crolli e scivolamenti lungo le scarpate. La carta geomorfologica del comprensorio comunale di Manciano è stata redatta in scala 1 : 10.000 (Tavole 6.c.1, 6.c.3, 6.c.4, 6.c.5, 6.c.6, 6.c.7) utilizzando le topografie della C.T.R., inoltre, come basi cartografiche, sono stati adottati vari riferimenti cartografici, sia provinciali che regionali: Carta delle aree in dissesto e frane in atto (scala 1 : 25.000) – PTC di Grosseto approvato con D.C.P. n. 30 del 7 aprile 1999; Progetto regionale carta geologica (scala 1 : 10.000) della Regione Toscana – Progetto CARG. Le informazioni geomorfologiche sono state organizzate secondo i criteri di legenda dettati dai gruppi di lavoro dei progetti sopraccitati e suddivisi in: Aree in dissesto e frane in atto; Frane Progetto CARG; Elementi geomorfologici Puntuali; Lineari; Poligonali. Un fattore fondamentale per la configurazione del paesaggio è dettato dalle forme di evoluzione gravitativa. Queste forme si risolvono con fenomeni franosi che possono assumere svariata entità e tipologia. Nella carta geomorfologica sono state rappresentate tutte le tipologie di frana presenti sul territorio e riconosciute nei lavori di riferimento. Per quanto riguardo lo stato di attività, i fenomeni franosi sono stati suddivisi in “attivi” ed “inattivi”. Sono stati considerati “attivi” i processi di versante che mostrano i segnali di un’attività attuale o recente, per tali fenomeni è stata operata un ulteriore ripartizione in “quiescenti”, distinguendo quei processi di versante che, non avendo esaurito la loro evoluzione, possono riattivarsi a seguito di eventi naturali di tipo eccezionale o attraverso interventi di modifica antropica I fenomeni franosi “inattivi” (paleofrane) sono presenti in abbondante quantità e riguardano tutti quei processi di versante ormai stabilizzati o relitti. Le paleofrane generano sul territorio accumuli caotici di frammenti rocciosi eterometrici di varia natura ed entità, a seconda della tipologia di frana occorsa e della litologia interessata; questi corpi possono in taluni casi dare vita a nuovi movimenti franosi localizzati laddove su di essi agisce un’erosione attiva e disorganizzata. 154 Nella carta geomorfologica sono rappresentati vari elementi di tipo puntuale, lineare o che interessano superfici, sia di origine antropica, sia di origine naturale. Le principali forme antropiche sono originate dalle attività di cava o di miniera che danno vita a orli di scarpata, forme di spianamento e vere e proprie superfici di sbancamento, di minor impatto morfologico appaiono invece gli elementi puntuali quali i pozzi costruiti per lo sfruttamento idrico del sottosuolo o i pozzi concepiti per lo sfruttamento minerario. Gli elementi morfologici di origine naturale possono essere di versante, fra cui si ricordano i fenomeni franosi descritti precedentemente e le aree a calanchi, oppure fluviali che generano depositi alluvionali ubicati lungo i principali collettori. In particolare, all’interno del territorio comunale di Manciano, si nota che gli accumuli alluvionali sono concentrati per lo più all’interno delle valli dei corsi d’acqua principali, il Fiume Fiora, il Fiume Albegna ed in minor misura nella valle del Fiume Elsa ed in quella del Fosso del Tafone. All’interno di queste valli si riconoscono sia accumuli alluvionali attuali, sia alluvioni terrazzate, testimonianza di un’evoluzione sedimentaria antica. Le valli percorse dal reticolo idrografico secondario, torrenti, fossi ecc., sono invece caratterizzate da incisioni in fase di approfondimento e pressochè prive di coltri alluvionali. 4.1.4 Elementi per la valutazione degli aspetti idraulici (punto b.4 dpgr 26/r) La normativa regionale pone l’obbiettivo di prevenire il rischio idraulico in tutte quelle aree di pianura o adiacenti ai corsi d’acqua in cui si hanno possibilità di esondazione o di ristagno delle acque superficiali. La rappresentazione cartografica delle aree allagabili del territorio comunale di Manciano ha tenuto conto degli indirizzi tecnici dettati dagli atti di pianificazione di Bacino. All’interno del Comune di Manciano operano due distinte Autorità di Bacino: Autorità di Bacino del Fiume Fiora (DELIBERAZIONE 5 luglio 2006, n. 67 - Bacino interregionale fiume Fiora – Approvazione per la parte toscana del piano stralcio per l’assetto idrogeologico) Autorità di Bacino del Fiume Ombrone (Deliberazione 2 novembre 1999 n° 1212 – Approvazione del piano stralcio per l’assetto idrogeologico; Giunta Regionale Toscana – Bacino Regionale Ombrone) La delimitazione delle aree aventi possibilità di inondazione da corsi d’acqua è stata pertanto elaborata in coerenza con quanto previsto dai succitati organi di controllo. All’interno delle tavole rappresentanti le aree allagabili (Carta delle aree allagabili – scala 1:10.000 - Tavole 6.d.1; 6.d.3; 6.d.4; 6.d.5; 6.d.6; 6.d.7). Per la U.T.O.E. di Marsiliana sono stati indicati anche tutti quei settori che possono presentare problemi di inondamenti non direttamente connessi all’esondazione dei corsi d’acqua, basandosi sull’assunto che gli allagamenti possano essere provocati anche da un’insufficienza di drenaggio in aree morfologicamente depresse oppure dalla concentrazione dei ruscellamenti durante eventi piovosi eccezionali in spazi non propriamente pianeggianti, comunque lontani dai corsi d’acqua; come testimoniato dall’evento piovoso eccezionale occorso nel 2006. In base a quanto sopra esposto si è ritenuto coerente suddividere le aree che presentano attitudine all’inondazione in: Aree di fondovalle; Aree soggette ad esondazione ricorrente; Aree soggette ad esondazione eccezionale. Le aree appartenenti alla prima categoria rientrano in quelle vaste porzioni di territorio, anche lontane dai principali corsi d’acqua, che hanno probabilità di essere allagate a causa di molteplici fattori quali, la mancanza di drenaggio oppure, la concentrazione dei deflussi alla base dei versanti. Nella seconda e nella terza categoria invece sono state inserite aree di prescrizione PAI, tenendo conto dello studio della pericolosità idraulica e, pertanto, in accordo con gli aspetti idraulici descritti nel presente piano strutturale. 155 Un discorso a parte merita la U.T.O.E. di Marsiliana, dove sono state indicate anche quelle aree che hanno subito gli allagamenti durante gli eventi piovosi eccezionali del 2006. Durante quell’evento si verificarono le esondazioni del Fosso della Perazzeta, del Fosso Camerone e del fosso (senza toponimo) che drena le acque del versante sud del colle di Marsiliana (118 m s.l.m.) e di Dispensa e di parte del Colle di Macchiabuia (173 m s.l.m.). Le aree interessate dalle esondazioni sono state individuate in base al ricordo degli scriventi, che effettuarono una ricognizione sul territorio dopo gli eventi, e che sono state riportate nella Carta delle aree allagabili – Tavola 6.d.4 – sotto il simbolo “Aree con notizie storiche di esondazione (evento 2006)”. Inoltre si ebbero allagamenti anche di abitazioni situate sul versante del Poggio di Banditella, non direttamente connessi all’esondazione di corsi d’acqua ma dovuti alla concentrazione delle acque di ruscellamento provenienti dai colli di Banditella e Macchiabuia durante gli eventi piovosi eccezionali, in aree a cattiva regimazione delle acque riportate nella Carta delle aree allagabili – Tavola 6.d.4 – sotto il simbolo “Aree con notizie storiche di esondazione per insufficiente drenaggio (evento 2006)”. 4.1.5 Elementi per la valutazione degli aspetti idrogeologici (punto b.6 dpgr 26/r) Sulla base degli elementi litologici di cui al capitolo 1 (Elementi geologici e strutturali), i vari litotipi presenti sono raggruppati in classi di permeabilità omogenee che, indipendentemente dalla loro posizione stratigrafica e dai relativi rapporti geometrici, presentano attitudini comuni ad essere attraversati dall’acqua di infiltrazione. Sono stati individuati quattro diversi complessi di permeabilità e rappresentati nella Carta idrogeologica e delle aree con problematiche idrogeologiche – Scala 1:10.000 (6.e.1; 6.e.3; 6.e.4; 6.e.5; 6.e.6; 6.e.7). Le problematiche idrogeologiche verranno trattate in maniera esaustiva nel capitolo 2.3 (Aree con problematiche idrogeologiche) del presente piano. All’interno dei singoli complessi di permeabilità sono stati individuati e distinti i terreni aventi diversa tipologia di permeabilità, primaria o secondaria, quindi, per porosità o per fratturazione. Di seguito vengono brevemente descritti i quattro complessi di permeabilità identificati sul territorio procedendo dai termini dotati di permeabilità elevata fino ai termini a permeabilità molto bassa. A “Complesso a permeabilità elevata” In esso sono stati distinti i terreni a permeabilità elevata derivata da una permeabilità primaria (per porosità) come le discariche di cave, i ravaneti, le discariche di miniere, le discariche per inerti, i rifiuti solidi urbani, i detriti derivanti da movimenti fenomeni franosi, le falde di detrito, i talus detritici, i coni di detrito e quelli la cui permeabilità elevata deriva dalla fratturazione e fessurazione (permeabilità secondaria) come i travertini ed i calcari continentali, il Calcare massiccio ed il Calcare Cavernoso. M “Complesso a permeabilità media” In esso sono stati raggruppati i terreni a permeabilità media derivata dalla porosità (permeabilità primaria) come i terreni di riporto, le bonifiche per colmata, i depositi alluvionali, i depositi eluviocolluviali, i depositi da debris flow e mud flow, i depositi eluviali, i depositi colluviali, i depositi piroclastici e quelli a permeabilità media derivata dal grado di fratturazione e fessurazione (permeabilità secondaria) come le arenarie di Manciano, le Argille a Palombini, la Pietraforte, il Macigno, il Membro delle Calcareniti di Dudda, il Membro delle Calcareniti di Montegrossi, il Calcare selcifero di Limano ed i Calcari e marne a Rhaetavicola contorta. B “Complesso a permeabilità bassa” Con esso sono stati descritti i terreni aventi permeabilità bassa per porosità (permeabilità primaria) come i depositi palustri, i depositi alluvionali terrazzati antichi, le sabbie e conglomerati del 156 Rusciniano-Villafranchiano, le Sabbie, le arenarie gialle, i Conglomerati marini poligenici dello Zancleano-Piacenziano, gli Olistostromi di materiale ligure, i Conglomerati poligenici del Turoliano sup., i depositi lacustri del Tortoniano sup. – Messiniano inf. (Turoliano) ed i terreni aventi permeabilità bassa per fratturazione e fessurazione (permeabilità secondaria) come gli oficalci, le Brecce ofiolitiche monogeniche e poligeniche, le peridotiti serpentinizzate con filoni di gabbri e basaltici, la Formazione di S. Fiora, le Argille varicolori, il Membro delle Marne del Sugame, il Membro delle Argilliti di Brolio, i Diaspri, le dolomie con subordinati livelli di filladi, le quarziti, i metaconglomerati, la Formazione della Verruca e la Formazione di Tocchi. MB “Complesso a permeabilità molto bassa” All’interno del quale si trovano terreni aventi permeabilità molto bassa di tipo primario (per porosità) come le Argille del Torrente Fosci, le argille e argille siltose grigio-azzurre localmente fossilifere ed i terreni aventi permeabilità molto bassa di tipo secondario (per fratturazione e fessurazione). Nella Carta idrogeologica e delle aree con problematiche idrogeologiche (Tavole 6.e) redatta alla scala 1:10.000 sono stati rappresentati anche i pozzi ad uso domestico censiti ed i pozzi ad uso potabile presenti sul territorio; per questi ultimi inoltre si è individuata cartograficamente la zona di tutela assoluta e la zona di rispetto (Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n. 258). Nella cartografia sono state rappresentate inoltre tutte le sorgenti conosciute, sia di acqua fredda che termale e, per le sorgenti ed i pozzi termali, indicata l’area di salvaguardia a tutela della risorsa minerale (L.R. 9 novembre 1994, n. 86). Sono state individuate anche tre aree, di possibile sfruttamento ai fini della risorsa idrica idropotabile, sulle quali indirizzare le ricerche per l’eventuale sviluppo di campi pozzi ad uso potabile. Le aree favorevoli per il reperimento della risorsa idrica ad uso potabile sono: dorsale Manciano – Montemerano, acquifero situato nelle formazioni della Serie Toscana; area qualche km a sud di Manciano compresa tra le località Poggio Foco, Faggio Scritto, Paglieto, Poggio Petriccio, La Campigliola, Castello di Scerpena, Poggio Renaio; area a sud di Marsiliana, nella quale l’acquifero si troverebbe sempre nei calcari della Serie Toscana, sepolti sotto la coltre alluvionale della piana di Marsiliana. Le problematiche idrogeologiche e le prescrizioni indicate all’interno delle zone di tutela e di rispetto della risorsa idrica potabile, nonché le problematiche e le prescrizioni indicate all’interno dell’area di salvaguardia della risorsa minerale termale sono oggetto di approfondimento nel capitolo 2.3 (Aree con problematiche idrogeologiche) del presente piano. 4.1.6 Elementi per la valutazione degli effetti locali e di sito per la riduzione del rischio sismico (punto b.7 dpgr 26/r) La valutazione degli effetti locali e di sito nasce con l’obbiettivo di caratterizzare aree a comportamento omogeneo, sotto il profilo della risposta sismica locale, in corrispondenza di un terremoto atteso. In relazione all’obbiettivo della riduzione del rischio sismico sono stati tenuti in considerazione i seguenti elementi: Probabili fenomeni di amplificazione stratigrafica, topografica e per morfologie sepolte; La presenza di faglie e/o strutture tettoniche; I contatti fra litotipi a caratteristiche fisico – meccaniche significativamente diverse; Accentuazione della instabilità dei pendii; Terreni suscettibili a liquefazione e/o addensamento; Terreni soggetti a cedimenti diffusi e differenziali. 157 I risultati della valutazione sono stati rappresentati all’interno della cartografia specifica “Zone a Maggior Pericolosità Sismica Locale” (ZMPSL) dove si individuano qualitativamente gli elementi in grado di generare i fenomeni di amplificazione locale ed instabilità dinamica. Lo studio è stato condotto all’interno delle U.T.O.E. (sub – sistemi insediativi), individuate nel presente Piano, attraverso la valutazione e l’analisi di quanto è emerso durante l’acquisizione delle conoscenze inerenti gli elementi esistenti di tipo geologico, geomorfologico e litotecnico. Le U.T.O.E. esaminate sono elencate di seguito: Poderi di Montemerano; Sgrillozzo; Poggio Murella; Marsiliana - Dispensa; Manciano; Montemerano; Saturnia; Poggio Capanne; San Martino sul Fiora Tutti gli effetti locali prodotti da eventi sismici e connessi ad aspetti stratigrafici, morfologici, geotecnici, strutturali assumono una diversa rilevanza in funzione della sismicità di base del territorio comunale e della relativa accelerazione di ancoraggio dello spettro di risposta elastico (Decreto Ministeriale 14/09/2005). 4.2. Valutazione di pericolosita’ Il territorio viene caratterizzato in funzione dello stato di pericolosità con l’indicazione degli eventuali condizionamenti alla trasformabilità anche di tipo prescrittivo da assumere nella redazione del regolamento urbanistico. Attraverso le analisi e gli approfondimenti vengono caratterizzate aree omogenee dal punto di vista delle pericolosità e delle criticità rispetto agli specifici fenomeni che le generano, oltre ad essere integrate e approfondite quelle già individuate nei piani di bacino. 4.2.1 Aree a pericolosità geomorfologica (punto c.1 dpgr 26/r) Oltre ad avere individuato le aree a pericolosità geomorfologica (G.4; G.2; G.3; G.1) come da regolamento 26/R sono state anche riportate le aree già individuate nei piani di bacino. Nella legenda della carta (Tavole 6.f) abbiamo usato la stessa simbologia per le stesse classi di pericolosità come evidenziato dalla tabella seguente: SIMBOLO colore (vedi legenda Tavole 6.f) colore (vedi legenda Tavole 6.f) colore (vedi legenda Tavole 6.f) colore (vedi legenda Tavole 6.f) 26/R PAI Ombrone Pericolosità Area a pericolosità da geomorfologica molto frana molto elevata elevata (G.4) (PFME) Pericolosità Area a pericolosità da geomorfologica frana elevata (PFE) elevata (G.3) Pericolosità Non classificata geomorfologica media (G.2) Pericolosità Non classificata geomorfologica bassa (G.1) PAI Fiora Area a pericolosità da frana molto elevata (PF4) Area a pericolosità da frana elevata (PF3) Non classificata Non classificata 158 I fattori geomorfologici che hanno concorso alla definizione della pericolosità sono riportati di seguito: G.4: aree in cui sono presenti fenomeni attivi con le relative aree di influenza: aree interessate da frane attive; buffer 10 metri dalle precedenti; G.3: aree in cui sono presenti fenomeni quiescenti; aree con indizi di instabilità connessi alla giacitura, all’acclività, alla litologia, alla presenza di acque superficiali e sotterranee, nonché a processi di degrado di carattere antropico; aree interessate da intensi fenomeni erosivi e da subsidenza: aree interessate da frane quiescenti; buffer 25 metri dalle aree G.4; buffer 10 metri dai corsi d’acqua; aree in cui l’acclività costituisce un elemento rilevante per la stabilità del versante: aree con acclività superiore al 15 % per gli ammassi rocciosi ad elevata componente argillitica e per le rocce deboli e terreni in s.s. (classi B.2 e C della Carta litotecnica); tutte la aree con acclività superiore al 45%; G.2: aree in cui sono presenti fenomeni franosi inattivi stabilizzati (naturalmente o artificialmente); aree con elementi geomorfologici, litologici e giaciturali dalla cui valutazione risulta una bassa propensione al dissesto: aree interessate da frane inattive; tutte le aree con acclività inferiore al 45% (ad eccezione delle classi B.2 e C della Carta litotecnica) e superiore al 5 %; tutte le aree con acclività 15 % e ricadenti nelle classi B.2 e C della Carta litotecnica) e superiore al 5 %; G.1: aree in cui i processi geomorfologici e le caratteristiche litologiche, giaciturali non costituiscono fattori predisponenti al verificarsi di movimenti di massa: tutte le aree con acclività inferiore al 5 %. 4.2.2 Aree a pericolosità idraulica (punto c.2 dpgr 26/r) Oltre ad avere individuato le aree a pericolosità idraulica (I.4; I.2; I.3; I.1) come da regolamento 26/R sono state anche riportate le aree già individuate nei piani di bacino. Nella legenda della carta (Tavole 6.g) abbiamo usato la stessa simbologia per le stesse classi di pericolosità come evidenziato dalla tabella seguente: SIMBOLO 26/R PAI Ombrone colore (vedi legenda Tavole 6.g) colore (vedi legenda Tavole 6.g) Pericolosità idraulica Area a pericolosità molto elevata (I.4): idraulica molto elevata (PIME) Pericolosità idraulica Area a pericolosità elevata (I.3) idraulica elevata (PIE) Area a pericolosità idraulica molto elevata (PI4) Area a pericolosità idraulica elevata (PI3) colore (vedi legenda Tavole 6.g) Pericolosità media (I.2) Non classificata idraulica Non classificata PAI Fiora 159 colore (vedi legenda Tavole 6.g) Pericolosità bassa (I.1) idraulica Non classificata Non classificata I fattori idraulici che hanno concorso alla definizione della pericolosità sono riportati di seguito: I.4: aree interessate da allagamenti per eventi con Tr ≤ 30 anni. Fuori dalle UTOE, potenzialmente interessate da previsioni insediative e infrastrutturali, in presenza di aree non riconducibili agli ambiti di applicazione degli atti di pianificazione di bacino e in assenza di studi idrologici e idraulici, rientrano in classe di pericolosità molto elevata le aree di fondovalle non protette da opere idrauliche per le quali ricorrono contestualmente le seguenti condizioni: a) vi sono notizie storiche di inondazioni; b) sono morfologicamente in situazione sfavorevole di norma a quote altimetriche inferiori rispetto alla quota posta a metri 2 sopra il piede esterno dell’argine o, in mancanza, sopra il ciglio di sponda; I.3: aree interessate da allagamenti per eventi compresi tra 30 < Tr ≤ 200 anni. Fuori dalle UTOE potenzialmente interessate da previsioni insediative e infrastrutturali, in presenza di aree non riconducibili agli ambiti di applicazione degli atti di pianificazione di bacino e in assenza di studi idrologici e idraulici, rientrano in classe di pericolosità elevata le aree di fondovalle per le quali ricorra almeno una delle seguenti condizioni: a) vi sono notizie storiche di inondazioni; b) sono morfologicamente in situazione sfavorevole di norma a quote altimetriche inferiori rispetto alla quota posta a metri 2 sopra il piede esterno dell’argine o, in mancanza, sopra il ciglio di sponda; I.2: aree interessate da allagamenti per eventi compresi tra 200 < Tr ≤ 500 anni. Fuori dalle UTOE potenzialmente interessate da previsioni insediative e infrastrutturali, in presenza di aree non riconducibili agli ambiti di applicazione degli atti di pianificazione di bacino e in assenza di studi idrologici e idraulici, rientrano in classe di pericolosità media le aree di fondovalle per le quali ricorrono le seguenti condizioni: a) non vi sono notizie storiche di inondazioni; b) sono in situazione di alto morfologico rispetto alla piana alluvionale adiacente, di norma a quote altimetriche superiori a metri 2 rispetto al piede esterno dell’argine o, in mancanza, del ciglio di sponda; I.1: aree collinari o montane prossime ai corsi d’acqua per le quali ricorrano le seguenti condizioni: a) non vi sono notizie storiche di inondazioni; b) sono in situazione favorevole di alto morfologico, di norma a quote altimetriche superiori rispetto alla quota posta a metri 2 sopra il piede esterno dell’argine o, in mancanza, sopra il ciglio di sponda; In merito al perimetro delle UTOE di Sgrillozzo e Marsiliana si precisa che, a seguito della verifica sulle sezioni di pericolosità idraulica in relazione ai corsi d’acqua soggetti ad esondazione (Fosso Camerone, Fosso Sgrillozzo, Torrente Elsa), da svolgere in sede di Regolamento Urbanistico, tale perimetro potrà essere modificato in funzione delle esigenze di pericolosità idraulica (cfr. a questo proposito l’art. 54 delle Norme Tecniche di Attuazione). 4.2.3 Aree con problematiche idrogeologiche (punto c.4 dpgr 26/r) All’interno della Carta idrogeologica e delle aree con problematiche idrogeologiche – Scala 1:10.000 (6.e.1; 6.e.3; 6.e.4; 6.e.5; 6.e.6; 6.e.7) sono state individuate ed evidenziate le porzioni di territorio che presentano situazioni sulle quali porre attenzione al fine di non generare squilibri idrogeologici. 160 Per tali aree, che non necessariamente e univocamente possono essere associate ad una determinata classe di pericolosità, sono comunque fornite indicazioni sugli eventuali condizionamenti alla trasformabilità, da disciplinare in maniera specifica nel regolamento urbanistico in funzione delle destinazioni d’uso previste. Le problematiche riguardano tre principali situazioni: Protezione delle classi di permeabilità maggiori: è stata posta particolare attenzione a quelle aree in cui la risorsa idrica è esposta o presenta un basso grado di protezione; in questi casi lo squilibrio idrogeologico potrebbe derivare da infiltrazioni di inquinanti di varia natura, in materiali a permeabilità elevata con falda libera prossima al piano campagna; in terreni litoidi molto fratturati con sorgenti limitrofe; in acquiferi presenti in aree a carsismo sviluppato. Protezione dei pozzi potabili: in accordo con quanto prevede il Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n. 258, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 218 del 18 settembre 2000 - Supplemento ordinario n. 153, per mantenere e migliorare le caratteristiche qualitative delle acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano erogate a terzi mediante impianto di acquedotto che riveste carattere di pubblico interesse, nonché per la tutela dello stato delle risorse, sono state individuate le aree di salvaguardia distinte in zone di tutela assoluta e zone di rispetto: La zona di tutela assoluta e' costituita dall'area immediatamente circostante le captazioni o derivazioni: essa deve avere una estensione in caso di acque sotterranee e, ove possibile per le acque superficiali, di almeno dieci metri di raggio dal punto di captazione, deve essere adeguatamente protetta e adibita esclusivamente ad opere di captazione o presa e ad infrastrutture di servizio. La zona di rispetto e' costituita dalla porzione di territorio circostante la zona di tutela assoluta da sottoporre a vincoli e destinazioni d'uso tali da tutelare qualitativamente e quantitativamente la risorsa idrica captata e puo' essere suddivisa in zona di rispetto ristretta e zona di rispetto allargata in relazione alla tipologia dell'opera di presa o captazione e alla situazione locale di vulnerabilità e rischio della risorsa. L’estensione della zona di rispetto è individuabile sulla relativa cartografia ed al suo interno, sono vietati l'insediamento dei seguenti centri di pericolo e lo svolgimento delle seguenti attività: a. dispersione di fanghi ed acque reflue, anche se depurati; b. accumulo di concimi chimici, fertilizzanti o pesticidi; c. spandimento di concimi chimici, fertilizzanti o pesticidi, salvo che l'impiego di tali sostanze sia effettuato sulla base delle indicazioni di uno specifico piano di utilizzazione che tenga conto della natura dei suoli, delle colture compatibili, delle tecniche agronomiche impiegate e della vulnerabilità delle risorse idriche; d. dispersione nel sottosuolo di acque meteoriche proveniente da piazzali e strade; e. aree cimiteriali; f. apertura di cave che possono essere in connessione con la falda; g. apertura di pozzi ad eccezione di quelli che estraggono acque destinate al consumo umano e di quelli finalizzati alla variazione della estrazione ed alla protezione delle caratteristiche qualiquantitative della risorsa idrica; h. gestione di rifiuti; i. stoccaggio di prodotti ovvero sostanze chimiche pericolose e sostanze radioattive; l. centri di raccolta, demolizione e rottamazione di autoveicoli; m. pozzi perdenti; n. pascolo e stabulazione di bestiame che ecceda i 170 chilogrammi per ettaro di azoto presente negli effluenti, al netto delle perdite di stoccaggio e distribuzione. E' comunque vietata la stabulazione di bestiame nella zona di rispetto ristretta. Protezione delle acque minerali e termali: 161 in accordo con la L.R. 9 novembre 1994, n. 86 recante norme per la disciplina della ricerca e coltivazioni delle acque minerali e termali e per assicurare e mantenere le caratteristiche qualitative delle acque minerali oggetto di sfruttamento, sono state stabilite delle aree di salvaguardia, distinte in zone di rispetto e zone di protezione ambientale; le zone di rispetto si riferiscono alle sorgenti, ai pozzi e ai punti di presa; le zone di protezione ambientale si riferiscono ai bacini imbriferi e alle aree di ricarica delle falde. Le zone di rispetto sono indicate nel provvedimento di concessione (ai sensi dell’Art. 23 Contenuto della concessione della L.R. 9 novembre 1994, n. 86) e sono delimitate in relazione alla situazione locale di vulnerabilità a rischio per le falde acquifere. Nelle zone di rispetto sono vietate le seguenti attività o destinazioni: a) dispersione, ovvero immissione in fossi, non impermeabilizzati di reflui, fanghi e liquami anche se depurati; b) accumulo di concimi organici; c) dispersione nel sottosuolo di acque bianche provenienti da piazzali e strade; d) spandimento di pesticidi e fertilizzanti; e) apertura di cave e pozzi; f) discariche di qualsiasi tipo, anche se controllate; g) stoccaggio di rifiuti, reflui, prodotti, sostanze chimiche pericolose, sostanze radioattive; h) centri di raccolta, demolizione e rottamazione di autoveicoli; i) impianti di trattamento di rifiuti; l) pascolo e stazzo di bestiame; m) ogni altra attività inquinante; o) l’installazione di pozzi a perdere; per quelli esistenti si adottano le misure per il loro allontanamento L’unica concessione di acqua termale attualmente istituita, con le relative aree di salvaguardia, è quella delle Terme di Saturnia ed è riportata nella cartografia (Tavola 6.e.1). 4.2.4 Aree a pericolosità sismica locale (punto c.5 dpgr 26/r) La diversa rilevanza degli elementi indicati nelle ZMPSL a seconda della sismicità di base, ovvero, della Zona sismica di appartenenza del territorio comunale (Delibera Giunta Regionale n. 431 del 19 giugno 2006), portano ad un diverso grado di pericolosità sismica. La pericolosità sismica dipende infatti dall’interazione tra ciascun elemento di pericolosità sismica locale e la sismicità di base. Per la definizione dell’azione sismica è stata presa in riferimento la riclassificazione sismica del territorio regionale: “Attuazione del D.M. 14/09/2005 e O.P.C.M. 3519 del 28/04/2006 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’11/05/2006”. Il Comune di Manciano ricade nella Zona 3 a bassa sismicità (vedi Figura 1). Alla Zona 3 è corrisposto un grado di sismicità S = 6 ed un’accelerazione con probabilità di superamento pari al 10% in 50 anni ag = 0,05 – 0,15. Le ZMPSL consentono di evidenziare le situazioni di criticità sulle quali porre attenzione, al fine di effettuare una corretta pianificazione, da disciplinare in maniera specifica nel regolamento urbanistico in funzione delle destinazioni d’uso previste. Alle criticità territoriali devono essere attribuiti valori di pericolosità sismica locale differenti a seconda dell’importanza dell’elemento considerato. Questo, unito alla sismicità di base, porta alla definizione concettuale di 4 classi di pericolosità: Pericolosità sismica molto elevata (S4); pericolosità sismica elevata (S3); pericolosità sismica media (S2); pericolosità sismica bassa (S1). 162 delle quali nelle U.T.O.E. del Comune di Manciano sono presenti solo le classi S2 ed S3. Lo schema per individuare la classe di pericolosità in funzione della sismicità di base è rappresentato nella seguente tabella: CRITICITA’ Classe di pericolosità sismica in funzione della Zona sismica di riferimento (Zona 3) Movimenti franosi attivi (1) S4 Movimenti franosi quiescenti (2A) S3 Zone potenzialmente franose (2B) S3 Movimenti franosi inattivi (3) S2 Cedimenti diffusi in terreni particolarmente S3 scadenti (4) Amplificazione per morfologie sepolte (8) S3 Amplificazione per effetti stratigrafici (9, 10,11) S2 Contatti tra litotipi con caratteristiche fisico – S3 meccaniche significativamente diverse (12) Faglie e/o strutture tettoniche (13) S3 163 Classificazione sismica del territorio toscano . Il territorio comunale di Manciano vede la presenza di nove differenti U.T.O.E. all’interno delle quali sono state individuate aree a diversa pericolosità sismica, elevata e media. 164 I criteri e gli elementi geologici, geomorfologici e litotecnici utilizzati per attribuire la pericolosità sismica di un’area sono elencati di seguito: PERICOLOSITA’ SISMICA ELEVATA (S.3) Elemento 2A (Movimenti franosi quiescenti): sono state considerate le frane in evoluzione come da definizione del Progetto CARG attribuendo ad esse uno stato di attività quiescente e che pertanto potrebbero subire una riattivazione dovuta ad effetti dinamici quali quelli che possono verificarsi in occasione di eventi sismici. Elemento 2B (Zone potenzialmente franose): sono state considerate tutte le aree ricadenti in zone a rischio geomorfologico 3 individuate nel seguente piano per le quali non si escludono fenomeni di instabilità indotta dalla sollecitazione sismica. Elemento 4 (Cedimenti diffusi in terreni particolarmente scadenti): Sono stati considerati tutti i terreni aventi proprietà meccaniche basse, quindi, terreni di fondazione particolarmente scadenti, quali, i materiali con grado di addensamento basso o nullo oppure, consistenza bassa o nulla, compresi i depositi antropici nella loro totalità. Elemento 8 (Amplificazione per morfologie sepolte): Sono state considerate le zone di bordo della valle alluvionale in raccordo con il versante litoide che potrebbero generare amplificazione sismica. Elemento 12 (Contatti tra litotipi con caratteristiche fisico – meccaniche significativamente diverse): Sono state prese in considerazione le unità litotecniche limitrofe che mostravano particolari diversità dal punto di vista meccanico ed al loro contatto è stato predisposto un buffer di 20 m. Elemento 13 (Faglie e/o strutture tettoniche): Sono stati considerati tutti i contatti tettonici presenti quali, faglie dirette e contatti tettonici sottrattivi a basso angolo (Reg. Toscana). PERICOLOSITA’ SISMICA MEDIA (S.2) Elemento 3 (Movimento franoso inattivo): Sono state considerate le frane senza indizi di evoluzione come da definizione del Progetto CARG (stabilizzate, paleofrane, relitte) che potrebbero subire una parziale riattivazione. Elemento 9, 10 e 11 (Amplificazione per effetti stratigrafici): Sono state considerate le conoidi alluvionali, i depositi continentali Post – Villafranchiani quali i detriti di falde, i depositi di versante, i depositi colluviali, i depositi eluviali, i depositi eluvio – colluviali, i depositi alluvionali attuali, quelli terrazzati recenti e quelli terrazzati antichi. Norme di riferimento Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n. 258 - "Tutela delle acque dall'inquinamento - Disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 11 maggio 1999 n. 152, a norma dell'articolo 1, comma 4, della legge 24 aprile 1998 n. 128". Gazzetta Ufficiale n. 218 del 18 settembre 2000 Supplemento ordinario n. 153. Deliberazione 2 novembre 1999 n° 1212 – Approvazione del piano stralcio per l’assetto idrogeologico; Giunta Regionale Toscana – Bacino Regionale Ombrone DELIBERAZIONE 5 luglio 2006, n. 67 - Bacino interregionale fiume Fiora – Approvazione per la parte toscana del piano stralcio per l’assetto idrogeologico. Regione Toscana (2007) – D.P.G.R. 27 aprile 2007, n. 26/R – Regolamento di attuazione dell’art. 62 della legge regionale 3 gennaio 2005 n. 1 (Norme per il governo del territorio) in materia di indagini geologiche. Regione Toscana (1994) – L.R. 9 novembre 1994, n. 86 - Norme per la disciplina della ricerca e coltivazioni delle acque minerali e termali. 165 5 La strumentazione urbanistica comunale 5.1 Le successive crescite degli insediamenti 5.2 Il Piano regolatore comunale Vigente 5.3 La variante al Prg per le zone agricole 5.4 La tutela dei centri storici e il piano del colore 5.1 Le successive crescite degli insediamenti Con le analisi successive degli strumenti urbanistici che consentono di dare una dimensione quantitativa al processo di urbanizzazione qui si vuole riflettere sul ruolo che gli strumenti medesimi hanno rappresentato. Infatti, è ben noto come una parte della gestione del piano regolatore sia costituita dalle norme generali e dalle varianti puntuali successivamente approvate e un’altra sia di fatto costituita dalla avvenuta redazione e attuazione di strumenti alternativi. Inoltre si deve considerare quanto, per così dire, sia sfuggito ad una compiuta programmazione del territorio fino a generare, attraverso l’utilizzo di procedure alternative con un sostanziale indirizzo di crescita non sempre contemplato nella normativa originaria. La Variante Generale al PRG Comunale viene definitivamente approvata nel 1998 dopo circa 10 anni di elaborazione e va a sostituire un’altra Variante Generale elaborata fin dalla fine degli anni 60’ con approvazione definitiva nel 1975. Complessivamente fino alla fine degli anni 80’ la struttura insediativa del territorio gravitava essenzialmente sui centri abitati e, dei sette nuclei, solo il capoluogo aveva conosciuto uno sviluppo edilizio considerevole tanto da attrarre una quota di popolazione originaria delle frazioni e delle campagne circostanti. La crescita degli insediamenti principali ovunque si era manifestata atraverso il capitale delle campagne con un logica secca di osmosi comprendente anche i nuclei familiari più giovani che abbandonavano l’attività agricola. In questo fenomeno il Capoluogo aveva svolto il ruolo di accentratore delle tensioni che, oltre ad assorbire le dinamiche campagna-centro abitato, coinvolgevano anche una sorta di trasferimento dalle frazioni al capoluogo. La risultante nella crescita era quella di leggere nelle frazioni l’edificazione di pochi lotti di completamento mentre soltanto nel capoluogo venivano avviate operazioni comprendenti zone di espansione. A questo fenomeno si accompagnava anche la riduzione dei servizi conseguente la perdita di popolazione con la chiusura dei negozi al dettaglio, la progressiva riduzione dei plessi scolastici che generava nelle frazioni anche il senso di una perdita di ruolo istituzionale a vantaggio del capoluogo. Il tutto accompagnato da una lenta e non troppo consistente perdita di popolazione da relazionare anche alla crisi delle attività estrattive e alla espulsione di manodopera nei settori secondari. 5.1 Il Piano regolatore comunale Vigente Il Comune di Manciano è dotato di P.R.G. che ha elaborato una lettura del territorio comunale fin dalla metà degli anni 50’. Tali previsioni sono state rivisitate con due varianti generali, la prima delle quali è stata approvata nel 1975 e la seconda nel 1998. Quest’ultima variante supera il rigido stemma della zonizzazione e recepisce i contenuti del <<Piano Disegnato>> o di terza generazione. Qui ad una tradizionale gestione per piani attuativi si affianca lo strumento della concessione diretta. L’elemento più significativo è rappresentato dalla attribuzione di aree di interesse generale a poli produttivi a funzione turistica che hanno consentito un notevole incremento dell’occupazione sia in forma diretta che indotta (Area F 1 –Terme di Saturnia-). Si riepilogano le potenzialità edificatorie (in mq.) previste attraverso l’ultima variante generale al P.R.G. di Manciano e frazioni: Manciano Sud. Manciano Nord. Marsiliana Poderi di Montemerano Mq.11.040 - espansione; Mq.10.020 - espansione; Mq.15.420 - espansione; Mq. 1.480 - espansione; Mq. 5.900 – completamento; Mq. 3.680 – completamento; Mq. 1.320 – completamento; Mq. 240 – completamento; 166 Montemerano Saturnia Poggio Capanne Poggio Murella San. Martino Mq. 7.848 - espansione; Mq. 7.560 - espansione; Mq. 1.600 - espansione; Mq. 5.040 - espansione; Mq. 4.000 - espansione; Mq. 360 – completamento; Mq. 1.400 – completamento; Mq. 750 – completamento; Mq. 640 – completamento; Dall’analisi dei dati si evince come il capoluogo contenga la maggior parte delle previsioni anche in relazione al ruolo di polo insediativo che ha assunto nel tempo. Gli altri interventi sono strettamente commisurati alla struttura del popolamento e alla consistenza insediativa espressa come borghi collinari accentrati. A tale schema sfuggono le previsioni di Marsiliana che, nata come centro di servizio all’epoca della Riforma ha concentrato progressivamente un numero crescente di funzioni fino ad assumere il ruolo di polo per tutte le aree di riforma limitrofe e si è strutturata come nodo di transito tra il capoluogo e la costa. Gli strumenti attualmente vigenti sono: • Zonizzazione su livelli massimi di rumore ammissibili D.P.C.M. 01.03.91 • Piano del Colore 2000 • Regolamento installazione Stazioni Radio Base 2001 • Criteri, requisiti e caratteristiche delle aree sulle quali possono essere installati gli impianti di distribuzione carburanti Al giugno 2003 gli strumenti urbanistici in corso di elaborazione sono i seguenti: • Variante ai sensi della L.R.64/95 per la disciplina degli interventi nelle zone agricole (da approvare in Consiglio Comunale); • Zonizzazione su livelli massimi di rumore ammissibili (da approvare con il Piano Strutturale); Prima di esaminare in dattaglio le dotazioni di servizi pubblici esistenti prima dell’approvazione della variante generale e le potenzialità previste con la Variante del 1998 si riepiloga la dotazione complessiva di servizi degli insediamenti consolidati compresi gli investimenti degli ultimi anni in relazione alla crescita degli abitati principali e delle frazioni. Servizi esistenti come aree o costruzioni pubbliche anno 1998 Standard Abitanti MQ./ab TOT. m.q. Centri abitati Mancian o Saturnia Poggio Capanne S.Martin o PAR ISTRU CHEGGI ZIONE verde mq. parchegg i mq. attr. sportive mq. Esistenti 21.800 ATTREZZATURE COMUNE istruzion cimiteri e e cultura mq. 4.770 11.300 10.000 DI INTERESSE Attrez. attr.gener Attr. culturali ali Socio. spec. Sanit. mq mq. 3.900 5.800 6.650 23.200 3.853 Montem erano VERDE E SPORT 22,69 87.420 Esistenti 2.400 10.000 801 26,05 20.870 12.400 15,94 8.610 2..300 3.500 1.200 540 28,90 10.140 750 5.040 4.290 351 14,92 1.910 500 500 - 128 4.560 800 Esistenti Esistenti Esistenti Esistenti 45.000 4.770 11.300 1.100 1800 1.100 1.800 600 600 2.500 1.380 1.650 40 5.570 2.400 2.400 1..800 600 1.900 1.900 2.000 470 470 470 160 26.350 280 2.710 30 30 2.500 940 - 940 940 750 400 30 167 Poderi Marsilia na 318 24,02 7.640 158 9,37 1.480 5.360 Esistenti Esistenti 1.247 TOT. Parziali TOT. Generali 33.42 41.675 21,91 179.945 940 1.180 - - - - - 650 830 1.480 - 12.400 12.000 735 7.600 5.735 105 3.250 50 735 7.600 24.200 46.110 7.395 160 50.090 96.200 9.140 23.725 7.835 7.505 11.810 25.940 6.830 49.870 Servizi previsti come aree o costruzioni pubbliche anno 1998 (Variante generale al PRG) Standard Abitanti MQ./ab TOT. m.q. Centri abitati Mancian Esistenti o Totali 98 previste espans. previste int. pub. Tot.Prev Montem Esistenti erano Totali 98 previste espans. previste int. pub. Tot.Prev Saturnia Esistenti Totali 98 previste espans. previste int. pub. Tot.Prev Poggio Esistenti Totali 98 previste espans. previste int. pub. Tot.Prev Capann Esistenti e Totali 98 previste espans. previste int. pub. Tot.Prev S.Marti Esistenti no Totali 98 previste espans. previste int. pub. Tot.Prev Poderi Esistenti Totali 98 previste espans. previste int. pub. Tot.Prev VERDE E SPORT PAR ISTRU CHEGGI ZIONE verde mq. parchegg i mq. attr. sportive mq. 21.800 ATTREZZATURE COMUNE DI INTERESSE istruz. e cimiteri cultura mq. Attrez. attr.gener Attr. culturali ali Socio. spec. Sanit. mq. mq 10.000 3.900 5.800 6.650 4.770 11.300 4.770 13.000 15.945 33.715 11.300 26.350 11.300 2.420 28.770 1.100 1800 1.100 2.100 10.560 13.660 1.800 23.200 3.853 632 22,69 87.420 4.485 32,20 144.435 45.000 19.215 2.235 70.650 2.400 801 177 26,05 20.870 978 58,82 57.530 540 191 15,94 8.610 731 68,67 50.200 351 99 28,90 10.140 450 69,15 31.120 128 20 14,92 1.910 148 28,24 4.180 3.800 10.000 12.400 20.850 450 33.700 2..300 3.500 6.100 14.100 30.200 1.200 10.000 750 5.040 7.900 1950 18.890 4.290 500 - 4.000 500 870 1370 4.560 600 600 5.000 1.150 6.750 1.380 6.870 1..800 600 280 2.710 30 3.210 5.910 2.000 470 30 2.500 1.080 1.900 470 3.580 940 - 470 700 940 700 1.640 1.170 800 40 580 2.400 1.900 1.900 1.650 5.570 720 1.500 3.300 2.400 2.400 3.200 8.480 11.680 2.500 160 940 318 81 24,02 7.640 5.360 5.080 160 1.800 940 399 38,50 15.360 10.440 1.960 940 - - 158 43 9,37 1.480 201 38,20 750 400 30 1.180 240 600* - 7.680 1.800 2.600 4.440 - 2.020 - 650 830 1.480 - 1.800 1.800 1.480 168 Marsilia Esistenti na Totali 98 previste espans. previste int. pub. Tot.Prev 12.400 1.247 326 33.42 41.675 24.200 9.550 1.573 40,36 63.495 37.510 12.000 3.660 TOT. Parziali TOT. Generali TOT. 46.110 735 7.600 5.735 735 5.810 720 7.265 7.600 9.140 7.600 1.920 11.060 50.090 105 23.725 3.250 7.505 11.810 7.395 21,91 179.945 96.200 7.835 25.940 49.870 8.965 45,07 374.000 194.800 76.990 27.440 59.310 +1.570 +23,16 180.835 +98.600 +9.155 +1.500 +9.440 50 6.830 previsti DIFFER Le tabelle che seguono riportano il quadro delle previsioni così come contenuto nella variante generale al PRG approvato nel 1998. MANCIANO - LOTTI DI COMPLETAMENTO INDIVIDUAZI ONE DEI LOTTI SUP. LOTTO MQ. a 2.800 b 880 SUP. COPERTA MQ. 760 140 440 N° PIANI 3 1 2 c d 2.800 2.700 200 760 2 3 e f g h i m n o p r s t u v z w x 3.150 3.000 1.800 1.600 2.200 1.200 1.400 320 560 400 1.200 1.300 100 120 900 1.300 1.000 300 320 160 160 160 120 200 60 120 60 120 120 80 80 140 200 600 2 1 1 1 1 1 1 2 1 2 2 2 1 1 1 2 sem TOTALE 30.730 5.300 SUP. UTILE MQ. 1.420 760 120 300 440 200 200 2.280 300 300 320 160 160 160 120 200 120 120 120 240 240 80 80 140 400 600 DESTINAZ. AREE PUBBLICHE D’USO attr.pubb R G G R R A R R C R R R R R A R R R R R R R R R A 9.580 ABITANTI INSEDIABILI PARCH. MQ. VERDE MQ. 20 140 750 19 365 11 - - 5 57 540 600 400 7 8 4 4 4 3 3 3 3 6 6 2 2 3 10 - 1.300 1.515 160 MANCIANO - ZONE DI ESPANSIONE INDIVID AMBITI UNITAR SUP. TOTALE MQ. ER 1 14.300 ER 2 16.000 ER 3 13.000 SUP. COPERT .MQ. 120x10 =1.200 120x11 = 1.320 120 x 9 = 1.080 N° PIANI 2 SUP. UTILE MQ. 2 2.400 1.920 720 2 2.160 IUT. MQ/MQ 0,17 DEST. D’USO AREE PUBBLICHE ABIT. INSED. POSTI LETTO ASILO PARCH VERDE MQ. MQ. MQ. 1.600 2.400 0,17 R R T 600 2.960 0,17 R 150 1.850 60 48 54 54 169 INDIVID AMBITI UNITAR SUP. TOTALE MQ. ER 4 14.500 EA 5 5.600 ER 6 5.300 ER 7 16.800 ER 8 24.500 ER 10 7.050 TOT. SUP. COPERT .MQ. 120x10 =1.200 200 x 5 = 1.000 120 x 4 = 480 150x10 = 1.500 120x19 = 2.280 100 x 2 = 200 120 x 2 = 240 117.050 N° PIANI SUP. UTILE MQ. IUT. MQ/MQ DEST. D’USO AREE PUBBLICHE ABIT. INSED. 2 2.400 0,17 R 2.500 1 1.000 0,18 A 100 540 2 0,17 550 0,27 R R T 400 3 960 4.050 450 2.600 3.800 2 4.560 0,18 R 3.000 3.100 114 0.06 R 750 2.500 11 11.700 17.700 472 POSTI LETTO ASILO PARCH VERDE MQ. MQ. MQ. 60 24 101 34 200 1 240 10.500 21.060 88 MARSILIANA - LOTTI DI COMPLETAMENTO INDIVIDUA Z. DEI LOTTI SUP. LOTTO MQ. a b c d 1.150 1.100 900 2.750 TOTALE 5.900 SUP. N° COPERTA MQ. PIAN I 120 120 120 600 2 2 2 1 960 SUP. UTILE MQ. DESTINAZ. D’USO 240 240 240 600 R R R C 1.320 AREE PUBBLICH PARCH E . VERDE MQ. MQ. 600 600 ABITANTI INSEDIABI LI - 6 6 6 - - 18 MARSILIANA - ZONE DI ESPANSIONE INDIVID. AMBITI UNITARI SUP. TOTAL E MQ. SUP. N° SUP. COPER PIAN UTILE T. I MQ. MQ. ER 1 15.000 ER 2 9.800 ER 3 23.800 EA 4 21.800 3.150 120x11 = 1.320 120x16 =1.920 240x5 =1.200 240x3 = 720 TOTALE 70.400 8.310 IUT. MQ/M Q 2 6.300 0,42 2 2.640 2.640 1.200 0,27 2 1 2 1.200 720 720 15.420 0,18 0,12 DEST. AREE PUBBLICHE D’USO ASILO PARCH. VERDE MQ. MQ. MQ. R 270 3.500 R R T A A R* 600 - 2.740 4.250 1.600 1.800 ABIT. POSTI INSED. LETTO 158 66 66 90 18 5.210 9.550 308 90 MONTEMERANO - ZONE DI ESPANSIONE 170 INDIVI D. AMBIT I UNITA RI SUP. TOTAL E MQ. SUP. COPER T. MQ. N° PIAN I SUP. UTILE MQ. ER 1 11.200 872 2 1744 0,15 R - - 5.400 44 ER 2 9.500 2 1464 0,15 R 1.500 - 4.500 36 ER 3 8.300 2 960 0,12 R - 400 3.800 24 ER 4 8.000 732 120 x 4 = 480 120x4 =480 2 960 0,12 R - 1.000 2.000 24 ER 5 3.200 1 400 0,12 C - - 950 - ER 6 12.700 2 1600 0,12 R - 400 4.300 40 EA 7 6.200 560 80 x10 = 800 240x3 = 720 1 720 0,12 A - 300 - - TOT. 59.100 4.644 1.500 2.100 20.950 168 IUT. MQ/M Q DEST. AREE PUBBLICHE D’USO ASILO PARCH. VERDE MQ. MQ. MQ. 7.848 ABIT. INSED. POSTI LETTO MONTEMERANO - LOTTI DI COMPLETAMENTO INDIVIDUA Z. DEI LOTTI SUP. LOTTO MQ. SUP. N° COPERTA MQ. PIAN I a b 500 700 120 120 TOTALE 1.200 240 1 2 SUP. UTILE MQ. DESTINAZ. 120 240 R R D’USO AREE PUBBLICH PARCH E . VERDE MQ. MQ. - ABITANTI INSEDIABI LI - 3 6 360 9 PODERI DI MONTEMERANO- ZONE DI ESPANSIONE INDIVID. AMBITI UNITARI SUP. TOTAL E MQ. ER 1 2.860 8.000 160x2 =320 120x 7 = 840 10.860 1.160 ER 2 TOTALE SUP. N° SUP. COPER PIAN UTILE T. I MQ. MQ. 2 640 840 1 IUT. MQ/M Q 0,22 DEST. AREE PUBBLICHE D’USO ASILO PARCH. VERDE MQ. MQ. MQ. R R 0,11 1.480 600 - 800 1.800 1.400 1.800 ABIT. POSTI INSED. LETTO 16 21 37 - PODERI DI MONTEMERANO - LOTTI DI COMPLETAMENTO INDIVIDUA Z. DEI LOTTI SUP. LOTTO MQ. SUP. N° COPERTA MQ. PIAN I a 1.600 120 TOTALE 1.600 120 2 SUP. UTILE MQ. DESTINAZ. 240 R 240 D’USO AREE PUBBLICH PARCH E . VERDE MQ. MQ. 400 - 400 ABITANTI INSEDIABI LI 6 6 POGGIO MURELLA - LOTTI DI COMPLETAMENTO 171 INDIVIDUA Z. DEI LOTTI SUP. LOTTO MQ. SUP. N° COPERTA MQ. PIAN I a b c 1.500 1.300 400 150 150 75 TOTALE 3.200 375 2 2 2 SUP. UTILE MQ. DESTINAZ. 300 300 150 R R R D’USO 750 AREE PUBBLICH PARCH E . VERDE MQ. MQ. 600 160 - ABITANTI INSEDIABI LI - 7,5 7,5 4 760 19 POGGIO MURELLA - ZONE DI ESPANSIONE INDIVID. AMBITI UNITARI SUP. TOTAL E MQ. ER 1 6.700 80x8 =640 80x 9 8.200 = 720 160x1 =160 200x 6 27.280 = 1.200 120x4 =480 ER 2 EA 3 TOTALE SUP. N° SUP. COPER PIAN UTILE T. I MQ. MQ. 42.180 2 1.280 1.440 IUT. MQ/M Q 0,19 DEST. AREE PUBBLICHE D’USO ASILO PARCH. VERDE MQ. MQ. MQ. R R 1.100 1.400 700 700 0,19 2 ABIT. POSTI INSED. LETTO 32 36 160 1 1 1.200 0,08 2 3.200 480 480 C A A 5.800 12 7.900 80 3.200 A* 5.040 5.000 POGGIO CAPANNE - ZONE DI ESPANSIONE INDIVID. AMBITI UNITARI SUP. TOTAL E MQ. ER1 5.400 TOTALE SUP. N° SUP. COPER PIAN UTILE T. I MQ. MQ. IUT. MQ/M Q 2 0,30 800 100X8 =800 800 800 1.600 5.400 DEST. AREE PUBBLICHE D’USO ASILO PARCH. VERDE MQ. MQ. MQ. R 700 870 T 700 ABIT. POSTI INSED. LETTO 870 20 60 20 60 SAN MARTINO SUL FIORA - LOTTI DI COMPLETAMENTO INDIVIDUA Z. DEI LOTTI SUP. LOTTO MQ. a 1.600 200 2 b 540 120 2 2140 320 TOTALE SUP. N° COPERTA MQ. PIAN I SUP. UTILE MQ. DESTINAZ. 200 200 240 R C R 640 D’USO AREE PUBBLICH PARCH E . VERDE MQ. MQ. ABITANTI INSEDIABI LI 480 480 5 - 480 6 480 11 SAN MARTINO SUL FIORA - ZONE DI ESPANSIONE 172 INDIVID. AMBITI UNITARI SUP. TOTAL E MQ. ER 1 11.400 ER 2 6.600 EA 3 4.800 TOTALE SUP. N° SUP. COPER PIAN UTILE T. I MQ. MQ. 100x11 =1.100 100x 6 = 600 200x 3 = 600 22.800 2 IUT. MQ/M Q 0,18 2 2.200 600 600 1 600 2.300 DEST. AREE PUBBLICHE D’USO ASILO PARCH. VERDE MQ. MQ. MQ. 300 2.800 0,18 R R T 600 1.800 0,12 A 420 4.000 1.320 ABIT. POSTI INSED. LETTO 55 15 45 4.600 70 45 SATURNIA - LOTTI DI COMPLETAMENTO INDIVIDUA Z. DEI LOTTI SUP. LOTTO MQ. a 560 b c d 2.880 3.200 2.200 TOTALE N° SUP. COPERTA MQ. PIAN I 8.840 100 240 120 240 120 2 1 2 2 2 SUP. UTILE MQ. DESTINAZ. D’USO 200 240 240 480 240 820 R R R R R AREE PUBBLICH PARCH E . VERDE MQ. MQ. ABITANTI INSEDIABI LI - - 5 - - 12 12 6 1.400 35 SATURNIA- ZONE DI ESPANSIONE INDIVID. AMBITI UNITARI SUP. TOTAL E MQ. ER 1 19.500 ER 2 22 .700 SUP. N° SUP. COPER PIAN UTILE T. I MQ. MQ. 120x9 =1.080 120x1 =120 120x5 =600 120x17 = 2.040 2 2.160 IUT. MQ/M Q 0,18 DEST. AREE PUBBLICHE D’USO ASILO PARCH. VERDE MQ. MQ. MQ. R 3.600 ABIT. POSTI INSED. LETTO 54 2.000 1 120 C 2 1.200 4.080 T R 2 90 102 0,18 2.500 - 1.200 TOTALE 42.200 3.840 7.560 3.200 6.100 156 90 173 COMUNE - LOTTI DI COMPLETAMENTO FRAZIONE SUP. LOTTI MQ. SUP. N° COPERTA MQ. PIAN I MANCIANO 30.730 5.300 totale MARSILIAN A SUP. UTILE MQ. DESTINAZ. 1.420 300 420 1.000 6.680 attr.pubbl. C G A R 9.580 600 720 5.900 960 D’USO AREE PUBBLICH PARCH E . VERDE MQ. MQ. 1.300 1.515 ABITANTI INSEDIABI LI 160 C R 1.320 600 18 totale MONTEMERANO 1.200 240 360 R PODERI DI M. 1.600 120 240 R 3.200 375 750 R 200 440 C R 9 400 6 POGGIO CAPANNE POGGIO MURELLA SAN MARTINO 2.140 320 640 480 760 19 480 11 totale SATURNIA 1.400 8.840 720 R 1.400 35 totale 1.420 1.100 1.000 420 10.350 COMUNE totale 53.610 8.135 14.290 attr.pubbl. C A G R 2.780 2.755 258 174 COMUNE - ZONE DI ESPANSIONE FRAZIONE SUP. TOTALE MQ. SUP. COPERTA MQ. 1.000 1.170 18.890 MANCIANO totale MARSILIANA 117.050 totale MONTEMERANO 70.400 totale PODERI DI M. 10.500 8.310 A T R* R 15.420 720 400 6.728 A C R 7.848 10.860 1.160 1.480 R 800 800 T R 1.600 1.680 480 160 2.720 A R* C R 5.040 600 600 2.800 A T R 5.400 totale S.MARTINO 42.180 22.800 800 3.200 2.300 42.200 3.840 34854 64008 ABIT. POSTI INSED LETT . O 11.700 17.700 472 88 5.210 9.550 308 90 2.100 20.950 168 1.400 1.800 37 700 870 20 5.000 7.900 80 1.320 4.600 70 45 3.200 6.100 156 90 30.630 69.470 1311 373 60 C T R 7.560 5920 4.970 1.200 680 51238 369.990 1.500 4.000 120 1.200 6.240 SATURNIA totale 21.060 1.920 1.200 720 11.580 4.644 totale P. MURELLA totale COMUNE DEST. AREE PUBBLICHE D’US ASILO PARCH. O VERDE MQ. MQ. MQ. A T R 59.100 P. CAPANNE totale SUP. UTILE MQ. A T R* C R 1.500 175 5.2 La Variante al PRG per le zone agricole Nell’anno 2000 l’Amministrazione Comunale ha dato l’incarico per la redazione di una Variante generale al PRG relativa alle Zone E del Comune di Manciano che è stata adottata con delibera consiliare del 30/09/02. Gli obiettivi sono riassumibili in tre diverse tematiche: • Stabilire un corpo normativo per le competenze comunali ai sensi della L.R.25/97 e quindi stabilire la classificazione del territorio rurale in zone a Prevalente e Esclusiva funzione agricola • Recepire le indicazioni contenute nel PTC provinciale anche in relazione al ruolo di Piano Paesistico attribuito allo strumento provinciale con la articolazione del territorio comunale in Ambiti, Sistemi e Unità di Paesaggio; • Capire il livello di uso e trasformazione delle realta agricole in funzione del concetto di Ruralità e delle possibili attività ad esso connesse anche il relazione al crescente interesse per le aree rurali mostrato dagli investimenti esterni. Il lavoro, dopo le prime verifiche necessarie per capire quali indirizzi recepire dalla strumentazione urbanistica sovraordinata, è passato a determinare (in accordo con l’amministrazione provinciale) quale rilettura proporre delle Unità di Paesaggio che appartenevano al territorio di Manciano, così come individuate dal PTC. Dalla rilettura delle unità di paesaggio e dalle analisi condotte a scala comunale è emerso che, fermi restando gli indirizzi generali, alcune di queste dovessero essere sub-articolate per coprire la varietà e complessità di elementi presenti nel territorio mancianese. Pi3 La Piana dell’Osa-e Albegna Pianura agricola, paesaggio di bonificaFertile pianura solcata dai due fiumi e dalla estesa rete dei canali, caratterizzata da una geometria complessa. Comprensorio di bonifica vocato alle colture intensive (vivai, orti) per la forte potenzialità produttiva dei suoli. Sistema insediativo diffuso, con piccoli centri situati per lo più in corrispondenza delle intersezioni viarie. L’intero sistema gravita intorno al nodo di Albinia, attestato in corrispondenza del duplice sbocco: dell’asse di penetrazione verso l’interno (S.S. 74) sull’Aurelia; dell’Albegna in mare. Lungo l’Aurelia presenze insediative in ordine sparso, da riqualificare. Le norme dei Comuni perseguiranno in particolare la tutela estrema delle opere di bonifica. Le eventuali previsioni di strutture di servizio all’attività agricola saranno perseguite nel grande Ambito Industriale e Artigianale di Albinia. L’auspicata valorizzazione del nodo di Albinia come centro di scambi, potrà svilupparne anche la vocazione commerciale e turistica, reinterpretandone il rapporto insediativo con il fiume. CP3.2 La Valle del Medio Albegna Collina coltivata, con boschi Ampio comprensorio collinare con diffusa presenza agricola. Complesso archeologico del Ghiaccio Forte con resti etruschi e successivi ed altri siti di interesse storico. Caratteristiche risorse termali a Saturnia. Fiume intatto e fondovalle non insediato. Insediamenti principali (comunque piccoli) sulle alture che dominano il fiume e viabilità primaria esclusivamente di crinale. Nell’indirizzare la valorizzazione dell’attività agricola si darà priorità al settore vitivinicolo e olivicolo e ai relativi servizi. In un quadro di integrazione delle risorse, turismo rurale e termalismo potranno essere sviluppati assumendo come bacino di riferimento anche l’Alta Valle del Fiora e dell’Albegna, l’Agro di Manciano, Murci e Poggioferro. L’eventuale realizzazione di un invaso sul corso dell’Albegna dovrà essere indirizzata alla valorizzazione percettiva e fruitiva del fondovalle. Auspicabili interventi di recupero del patrimonio storico. Tale unità di paesaggio è stata articolata in due sub unità CP3.2.1 L’alta valle del medio Albegna CP3.2.2 La bassa valle del medio Albegna 176 CP4 Le Pendici di Capalbio Campagna in declivio con oliveti e boschi Territorio di bassa collina, in parte pianeggiante, che raccorda la piana di Capalbio con le colline interne. Permangono tratti boscati con specie mediterranee. Tra le colture emerge l’oliveto. Resti di ville romane e ruderi medievali. L’antico centro di Capalbio, arroccato tra i boschi alla sommità del pendio entro una cerchia di mura quattrocentesche, ha un eccezionale valore paesistico, sia per la percezione dal fondovalle che per la qualità del tessuto e delle emergenze storiche. I pochi altri nuclei sorgono a mezzacosta e sono uniti da una rete discontinua di percorsi di crinale e controcrinale. Le norme comunali indirizzeranno l’evoluzione delle attività esistenti nel rispetto degli attuali assetti, dedicando la massima attenzione ad evitare ogni possibile menomazione del ruolo paesistico di Capalbio. Opportuni il recupero e la riqualificazione turistica nei centri minori. Opportuno e forse necessario il mantenimento degli oliveti. R10.2 L’Alta Valle del Fiora Vallata montuosa e collinare con coltivazioni e boschi Lunga vallata in direzione nord-sud con tratti ampi e in dolce declivio. A nord prevalgono pascoli e boschi (demani civici di Selvena e Cellena); a sud colture foraggere e cereali. Paesaggio rurale caratterizzato dalla suddivisione dei campi con siepi e dalla presenza di macchie boscate. Diffuse tracce dell’antica attività mineraria (Cortevecchia, Selvena) e ruderi di castelli tra cui emerge la Rocca Silvana. Percorso di fondovalle solo a nord; altrove percorsi e insediamenti prevalentemente di mezzacosta. Emerge Catabbiaccio, nucleo storico di sommità. Le norme comunali perseguiranno lo sviluppo rurale, legato alla valorizzazione turistica, incentivando il ruolo del demanio civico e garantendo la continuità degli assetti. Particolare attenzione dovrà essere posta al controllo di eventuali interventi sulla viabilità (ponte, asse di fondovalle). R10.4 L’Agro di Manciano Collina con colture estensive e insediamenti Collina in dolce declivio diffusamente interessata da colture a prevalente conduzione cerealicolozootecnica, con considerevole presenza di oliveti e vigneti. Resti di necropoli diffusi nella porzione orientale, tra Poggio Buco e Poggio Finocchiere. Tra gli insediamenti storici emerge Montemerano, centro maggiore di sommità con cinta muraria. A parte il nodo di Manciano, anch’esso di sommità, solo nuclei rurali. Rete dei percorsi diseguale e discontinua, con prevalenza dei tracciati di crinale. Le norme comunali indirizzeranno il mantenimento del presidio rurale, incentivando lo sviluppo agrituristico secondo modalità in grado di valorizzare la tradizione insediativa locale e perseguando il mantenimento degli oliveti. Tale Unità di paesaggio è stata articolata in tre sub unità R.10.4.1 L’Agro altocollinare di Manciano R.10.4.2 L’Agro collinare di Manciano 177 R.10.4.3 L’Agro pedecollinare di Manciano R11.2 Le Colline del Tiburzi Collina boscata Esteso sistema di rilievi quasi interamente ricoperti di boschi e macchie con specie mediterranee. Paesaggio caratterizzato dalla quercia. Valori naturalistici diffusi. Emergono il Lago Acquato, ricco di flora palustre, e il colle della Marsiliana, con bosco di alberi secolari sul ripido versante nord. Sull’altro versante antico castello, resti di fortilizi, necropoli etrusca della Banditella e fattoria con maestoso viale alberato. Castellare preistorico a Monteti; resti di castelli sui Poggi Renaio e di Montauto. Insediamenti limitati a nuclei minuti e assai radi, come i percorsi. Nel perseguire la tutela degli assetti esistenti e la riqualificazione della macchia degradata, sarà incentivata la valorizzazione dell’attività venatoria, ponendo particolare attenzione alla prevenzione degli incendi e dell’inquinamento dell’acquifero. Nelle aree interne alla Riserva Naturale di Montauto istituita ai sensi della LR 49/95 prevale la disciplina apposita della riserva. Tale Unità di paesaggio è stata articolata in due sub unità R.11.2.1 Le Colline d’Albegna del Tiburzi R.11.2.2 Le Colline del Fiora del Tiburzi RT.1 L’Altopiano del Tufo Altopiano prevalentemente coltivato Altopiano costituito da un’alta coltre di depositi piroclastici su strati sabbiosi, ghiaiosi e argille plioceniche, interrotta da numerose gole. Rilevanti risorse idriche. Alternanza di aree non antropizzate e colture –diffusi i vigneti–, con presenza di insediamenti ex Ente Maremma. Paesaggio fortemente caratterizzato. Numerose aree estrattive. Ingenti aree archeologiche di varie epoche. Rilevante patrimonio storico-archeologico con valori diffusi ed emergenze nei principali centri. Nuclei diffusi e rete viaria relativamente sviluppata. Architettura locale caratterizzata dall’uso del tufo a faccia vista. I Comuni nell’indirizzare uno sviluppo fondato sulla valorizzazione del patrimonio storicoambientale e insediativo, perseguiranno in particolare i seguenti obiettivi: recuperare le emergenze fatiscenti secondo criteri rigorosi; localizzare le attrezzature vinicole e ricettive in corrispondenza dei nuclei preesistenti e curarne l’inserimento nel contesto; riqualificare le aree di escavazione; risolvere le situazioni di disagio idrogeologico. La valorizzazione turistica, nel territorio aperto, sarà perseguita in sinergia con il mantenimento e la valorizzazione delle preesistenze e nei centri edificati sarà relazionata alle regole di evoluzione insediativa tipiche del luogo. 178 RT.2 Le Gole del Tufo Paesaggio rupestre incontaminato Sistema di gole scavate nel tufo: in parte veri e propri valloni solcati dai corsi d’acqua che li hanno generati; in parte canaloni ricavati tra alte pareti, adattati dall’uomo e utilizzati come percorsi ("vie cave"). Nei valloni ambiente naturale incontaminato, con folta vegetazione (querceti e macchia sclerofila) e ricca fauna. Emergono: il vallone del Lente, coperto di querce e noccioli e caratterizzato dalla confluenza di numerose gole e fosse; le gole del Calesina (con pareti di tufo grigio), del Fologna e del Meleta. Reperti archeologici diffusi, con necropoli presso Sovana (rilevante) e Monte Rossello. La valorizzazione turistica, sarà perseguita in sinergia con il mantenimento delle preesistenze. Gli interventi di recupero ambientale e al dissesto idrogeologico si indirizzeranno verso una armonizzazione delle forme e dei materiali alle caratteristiche tipiche dei luoghi. 5.3 La Tutela dei centri storici e il Piano del colore La Variante Generale al P.R.G. è stata definitivamente approvata con Deliberazione di Giunta Regionale n.910 il 13 agosto 1998 e in essa sono gia contenute le prescrizioni che recepiscono gli allegati di cui alla L.R.59/80 distinguendo tutti gli edifici all’interno dei centri abitati e assegnando loro le rispettive categorie di recupero. In tal senso la lettura dell’articolazione spaziale di un centro abitato permette immediatamente di capire le fasi di evoluzione del costrutto morfologico in relazione alla categoria di recupero assegnata all’insieme degli edifici ceh contribuiscono alla definizione degli antichi isolati urbani. Così risultano assenti le tradizionali suddivisioni in Zona A, B, C tipiche di qualsiasi centro urbano consolidato. Seguendo il modello proposto nello strumento generale ed avendo stabilito gli interventi principali per ogni categoria di recupero, l’Amministrazione Comunale nell’anno 2000 ha ritenuto opportuno affiancare alle prescrizioni dello strumento generale un regolamento di dettaglio che è stato chiamato Piano del colore. Tale regolamento ha lo scopo di salvaguardare i piani verticali degli edifici e oltre a normare gli interventi di restauro delle facciate, sia globale sia per parti omogenee, si propone di disciplinare le procedure e integrare gli accorgimeti contenuti nella strumentazione generale al fine di attivare corretti metodi di ripristino anche in relazione alla presenza di strutture a rete incongrue con il ruolo storico degli edifici. I punti più salienti del regolamento e sostanzialmente quelli che più incidono sulla gestione corrente riguardano il continuo confronto con le imprese impegnate nei cantieri per la definizione della finitura superficiale delle facciate, dei manti di copertura, degli elementi architettonici e decorativi. Vengono inoltre date indicazioni e concordate soluzioni per le forme, i materiali il posizionamento di canne fumarie, torrini esalatori, abbaini e lucernari, antenne televisive, mensole e gronde, canali di gronda e pluviali, pannelli solari e impianti tecnologici in genere. Per quanto riguarda le superfici verticali il regolamneto esamina intonaci, rivestimenti e tinteggiature, elementi di finitura come serramenti, oscuramenti, grate, ringhiere e cancelli. Il regolamento disciplina inoltre come debbono risultare gli elementi di segnalazione di imprese commerciali (insegne, targhe, bacheche, tende frangisole, illuminazione privata). Ad integrazione del costrutto normativo il regolamento comprende una serie cospicua di foto e schede che si soffermano sui singololi particolari architettonici di valore e sulla morfologia complessiva dei tessuti edilizi in modo tale che, caso per caso, ogni intervento sia riconducibile ad una casistica analitica di situazioni esemplari. Quest’ultimo aspetto di rilevazione dei dati si aggiunge alla schedatura compiuta in fase di formazione dello strumento urbanistico generale che comprende una serie cospicua di interpretazioni puntuali, anch’esse mediante foto e scheda allegata, che si estende dalle realtà strettamente urbane a quelle caratterizzate da edifici isolati. Il risultato di queste interpretazioni da un lato è servito per costruire una normativa di tutela agganciata 179 strettamente alla strumentazione regionale sul recupero e dall’altro è risultata più aderente a situazioni edilizie rilevate alla stretta scala locale con conseguente rimodulazione delle metodologie di intervento anche quando questo non si esaurisce alla scala propriamente edilizia. Per dare un’immagine dell’integrazione che le norme del regolamento offrono alla strumentazione di tutela propriamente edilizia si riportano alcuni passi significativi tratti dalla variante generale al PRG del 1998 e successivamente le prescrizioni del Piano del Colore Dalla variante al PRG: [.......ART. 16 - PRESCRIZIONI TECNOLOGICHE PER LE CATEGORIE DI INTERVENTO C, D1 e D3. Nelle unità residenziali esistenti di cui è prevista lariorganizzazione funzionale, secondo quanto prescritto ai successivi articoli 19, 20 e 21, allo scopo di tutelare le caratteristiche architettoniche e tipologiche degli edifici, si potranno avere altezze inferiori a mt. 2,70 per i vani utili e a mt. 2,40 per i vani accessori (ma non inferiori rispettivamente a mt. 2,40 e mt. 2,10), purché questa condizione interessi solo porzioni limitate dell’unità stessa, si renda necessario per la realizzazione di soppalchi o per portare i sottotetti alle condizioni di abitabilità previste dalla categoria D1 del presente Piano e abbia come fine un effettivo miglioramento della distribuzione. Le dimensioni delle finestre e dei vani utili potranno essere inferiori a quelle prescritte da Regolamenti e norme vigenti. Dovunque sia necessario inserire materiali di isolamento termico, questo non deve produrre alterazioni sostanziali alle caratteristiche costruttive e architettoniche degli edifici. In nessun caso l’inserimento di impianti idrici, elettrici, di climatizzazione o di riscaldamento dovrà alterare le caratteristiche interne ed esterne degli edifici. L’inserimento di detti impianti dovrà avvenire senza pregiudizio delle strutture e possibilmente all’interno di vani accessori o di carattere marginale. La realizzazione di bagni e cucine potrà avvenire sia attraverso la destinazione a questo scopo di vani esistenti, sia con la creazione di nuovi vani aerati naturalmente o artificialmente. Dovunque si riscontri la presenza di umidità ascendente prima di procedere all’intervento dovrà esserne accertata la causa attraverso gli opportuni studi diagnostici, al fine di individuare il rimedio ottimale. Le tecniche di intervento non dovranno in alcun modo diminuire la resistenza delle fondazioni o delle strutture. Le coperture dovranno mantenere l’inclinazione e la lunghezza della falda, la posizione e la quota del colmo, la misura e le caratteristiche degli aggetti. Saranno mantenuti o ripristinati i manti originali con il recupero della maggior parte possibile di materiale. Dove gli sporti di gronda presentano caratteristiche di pregio dovranno essere mantenuti o ripristinati. I canali di gronda ed i pluviali saranno in rame e dovranno riprendere le forme tradizionali. Gli edifici intonacati dovranno essere ripristinati ad intonaco civile. Sono escluse tinteggiature ed intonaci plastici. I colori degli esterni dovranno uniformarsi a quelli originali e comunque tradizionali della zona. Il Comune si riserva la facoltà di richiedere in corso d’opera campioni di materiali e di coloriture. Dovranno essere mantenuti o ripristinati inoltre gli eventuali elementi decorativi quali cornici, marcapiani, ecc. Gli infissi esterni dovranno essere realizzati in legno verniciato o naturale e simili ed i sistemi di oscuramento dovranno corrispondere a quelli tradizionali. Portoni e porte esterne dovranno essere realizzati o ripristinati nelle forme tradizionali in legno verniciato o naturale e simili. Le eventuali serrande di protezione necessarie per le unità a funzione commerciale o artigianale potranno essere inserite purché ciò non pregiudichi il decoro dell’edificio e la possibilità di riportare la foratura esistente alle condizioni originarie, concordando con l’Ufficio Tecnico Comunale le forme ed i materiali da utilizzare. E’ prescritta inoltre l’eliminazione di elementi di finitura eseguiti con materiali incongrui: rivestimenti, intonaci plastici, serramenti in alluminio anodizzato, avvolgibili, parti in aggetto ecc.. E’ da porre speciale riguardo agli sporti e alle insegne delle attività ubicate al piano terra, che dovranno uniformarsi al decoro ambientale, secondo i criteri di cui al precedente punto. Le superfetazioni che abbiano ottenuto concessione a sanatoria ai sensi della L. n. 47/85 e che siano annesse ad edifici esistenti non soggetti alle categorie omogenee C e D1, possono essere demolite e ricostruite, purché l’intervento costituisca un insieme morfologicamente compatibile con l’esistente. ART. 17 - MANUTENZIONE ORDINARIA La manutenzione ordinaria comprende le opere di riparazione, di pulitura, di riverniciatura, di ripresa parziale, di integrazione o di parziale sostituzione delle parti degradate, degli elementi di finitura interni ed esterni dell’edificio. La realizzazione dell’intervento di manutenzione ordinaria negli edifici facenti parti delle categorie omogenee C, D1 e D3, di cui ai successivi articoli 19, 20 e 21, non deve alterare né modificare il carattere architettonico e decorativo dell’edificio, compreso il colore originario della facciata e degli eventuali elementi di arredo urbano. 180 ART. 18 - MANUTENZIONE STRAORDINARIA La manutenzione straordinaria comprende le opere di ricoloritura, di rintonacatura, di sostituzione e di rifacimento degli elementi di finitura esterni ed interni degli edifici, degli infissi esterni e del manto di copertura; il rifacimento e l’installazione di impianti igienico-sanitari, di riscaldamento e di raffreddamento, di ascensore e di montacarichi, di accumulazione o sollevamento idrico, in vani preesistenti o in nuovi vani purché le opere murarie non alterino le strutture orizzontali e verticali; l’inserimento di materiali di impermeabilizzazione e di isolamento; il consolidamento degli elementi strutturale; la realizzazione o la chiusura di aperture interne purché non interessino muri portanti. La realizzazione dell’intervento di manutenzione straordinaria negli edifici facenti parte delle categorie omogenee C, D1 e D3, di cui ai successivi articoli 19, 20 e 21, non deve alterare né modificare il carattere architettonico e decorativo dell’edificio e degli eventuali elementi di arredo urbano; in questi casi si adotteranno o si ripristineranno i colori tradizionali comprese le decorazioni. ART. 19 - RESTAURO E RISANAMENTO CONSERVATIVO C La categoria di intervento di restauro e risanamento conservativo è individuata nelle planimetrie di progetto con apposito simbolo. Gli interventi sono finalizzati alla conservazione del manufatto nella sua inscindibile unità formale strutturale, alla valorizzazione ed al ripristino dei suoi caratteri architettonico-decorativi, al reintegro delle sue parti alterate, preservando l’aspetto esterno e l’impianto strutturale tipologico dell’interno con le relative parti decorative; all’eliminazione dei volumi effetto di interventi recenti o comunque disorganici e pregiudicanti il decoro e le caratteristiche tipologiche-architettoniche del manufatto (sopraelevazioni, superfetazioni, ecc.). Gli interventi previsti sono estesi alla totalità dell’edificio, comprendente sia le singole unità funzionali, sia le parti comuni. In particolare gli interventi necessari al consolidamento ed al ripristino degli elementi strutturali, anche con parziale sostituzione, nel caso sia staticamente necessario, dovranno utilizzare le tecniche ed i materiali tradizionali senza comunque modificare la quota e la posizione di detti elementi; qualora non sia possibile raggiungere il consolidamento statico con gli interventi citati, è ammesso l’uso di tecnologie aggiornate, che dovranno comunque rispettare e valorizzare le caratteristiche costruttive e architettonico-decorative dell’organismo originario. E’ ammessa la ricostruzione filologica di parti fondamentali dell’edificio eventualmente crollate e demolite ed il ripristino delle forature esterne originarie, subordinando l’intervento alla presentazione di adeguata documentazione storico-archivistica o tramite rilievi e verifiche sul vivo dell’edificio; nel caso in cui le parti citate non siano ricostruibili con le tecniche ed i materiali originari è concesso l’uso di tecnologie e materiali moderni, purché rispettino e mettano in risalto le caratteristiche strutturali e architettoniche dell’edificio. E’ consentito l’adeguamento igienico e tecnologico, a condizione che siano rispettate le caratteristiche tipologiche e decorative dell’edificio. E’ comunque vietato rimuovere parti o elementi che possano cancellare la testimonianza significativa del passaggio dell’edificio attraverso il tempo, nonchè collocarli in luoghi diversi da quelli originari. ART. 20 - RISTRUTTURAZIONE EDILIZIA D1 La categoria di intervento di ristrutturazione edilizia D1 è individuata nelle planimetrie di progetto con apposito simbolo. Tale categoria è finalizzata al consolidamento statico ed alla riorganizzazione funzionale mediante modifica di elementi non strutturali e si applica a tutti quegli edifici che, pur non possedendo caratteristiche architettoniche e storiche di particolare importanza, presentano elementi tipologici ed ambientali di rilevante interesse per la cultura e la storia locale. E’ ammessa la riorganizzazione funzionale dell’edificio fino ad ottenere una distribuzione diversa da quella esistente, nel rispetto degli elementi tipologici fondamenti. Tale ridistribuzione comprende anche una diversa aggregazione delle unità immobiliari (accorpamento e suddivisione) ed il recupero di sottotetti e magazzini a scopo residenziale purché siano direttamente collegabili all’unità interessata, tramite scale a struttura autoportante e si ottengano vani abitabili con altezze non inferiore a mt. 2,40 con coperture piane, ed a mt. 1,50 verso la gronda con coperture inclinate. In particolare la sostituzione di elementi portanti orizzontali può essere realizzata anche con materiali e tecnologie diverse da quelle originarie, purché sussistano le seguenti condizioni: • che sia oggettivamente documentata la necessità di sostituzione eper condizioni di massimo degrado; • che non siano presenti elementi decorativi che verrebbero eliminati o danneggiati nell’intervento di sostituzione (comprese le travature in legno a vista, dove è possibile); • che sia rigidamente mantenuta la quota e la posizione originaria degli elementi da sostituire. E’ ammesso inoltre lo spostamento e la creazione di aperture interne su muri portanti, purché non venga compromesso l’equilibrio statico dell’edificio e la modifica delle forature esterne per ripristinare il disegno originale dei fronti e le caratteristiche tipologiche del manufatto, nonchè l’apertura di 181 lucernari a filo falda per aerare e illuminare i locali sottostanti, qualora fossero privi di altre aperture. ART. 21 - RISTRUTTURAZIONE EDILIZIA D3 La categoria di intervento di ristrutturazione edilizia D3 è individuata negli elaborati grafici con apposito simbolo. Tale categoria si applica a tutti quegli edifici che, pur presentando elementi tipologici ed ambientali di qualche pregio nell’involucro esterno, conservano all’interno pochi elementi strutturali e di finitura della tipologia e delle tecniche costruttive originarie ed è finalizzata al mantenimento delle caratteristiche tipo-morfologiche e planovolumetriche dell’impianto edilizio esterno, consentendo trasformazioni interne che incidono anche sugli elementi strutturali. Il consolidamento statico dell’edificio e la riorganizzazione funzionale potrà avvenire tramite la sostituzione e lo spostamento degli elementi interni strutturali. In particolare è ammessa la variazione delle quote di imposta dei solai (con esclusione di quello di copertura) purché questo non comprometta l’equilibrio statico dell’edificio, non generi vani abitabili con quote interne inferiori a mt. 2,70 e non incida sulla posizione delle forature esterne. Altezze inferiori (ma non oltre a mt. 2,40) sono concesse solo nei casi previsti dal precedente art. 16 delle presenti norme. E’ ammesso inoltre la modifica e lo spostamento dei vani scala esistenti, l’introduzione di nuove scale, dove questo porti ad un effettivo miglioramento della distribuzione interna. E’ possibile creare nuove aperture sui cortili interni e sui muri di confine tra un’unità edilizia e quella vicina (quando una sia più alta dell’altra). Le nuove aperture dovranno in tutti i casi rispettare o ricomporre l’organizzazione formale del fronte a cui appartengono. I nuovi infissi e tipi di oscuramento si dovranno adeguare al tipo preesistente. ART. 22 - RISTRUTTURAZIONE EDILIZIA D4 (SOSTITUZIONE) La categoria di intervento di ristrutturazione edilizia D4 è ammessa per tutti gli edifici che negli eleborati grafici di Piano non sono contrassegnati da apposito simbolo. Tale categoria si applica agli edifici recenti che non presentano caratteristiche morfologiche e tipologiche di rilievo ed è finalizzata alla sostituzione anche totale dell’organismo edilizio, pur nel rispetto dell’impianto planovolumetrico esistente. E’ ammessa la demolizione parziale o totale dell’edificio e la sua ricostruzione con la stessa volumetria e sullo stesso sedime risultante dagli elaborati grafici di Piano o da adeguata documentazione catastale. Limitatamente ai casi individuati con apposita grafia negli elaborati di progetto è prescritta una riduzione del sedime originario e una diversa altezza del volume da ricostruire. Tale operazione è finalizzata al cambio di destinazione d’uso del manufatto originario. La nuova costruzione potrà essere realizzata con tecnologie diverse da quelle tradizionali, ma seguendo criteri di corretto inserimento nel contesto che la ospita, in particolare per quanto riguarda le finiture esterne.....] Dal Piano del Colore: [........Art.2.1 Manto di copertura Per tutti gli edifici del Centro Storico il rifacimento del manto di copertura dovrà riproporre la tipologia esistente se compatibile con la tradizione storica del Comune che prevede l’impiego esclusivo di tegole in laterizio ed in particolare modo: tegole piane e coppi, impiegati sia con la disposizione detta alla toscana, composta da filari di tegole piane con sovrapposti filari concavi in coppi, sia con la disposizione esclusiva di coppi composta da filari concavi e convessi alternati. E’ da escludersi pertanto in modo categorico, salvo casi accertati per edifici di tipologia industriale del passato, l’impiego di tegole in materiale diverso dal laterizio e di tegole piane, anche se in laterizio, del tipo marsigliese, olandese, portoghesi. Nel caso di rimaneggiamento del manto di copertura tradizionale è obbligatoria la riutilizzazione, per quanto possibile, dei medesimi coppi e tegole piane (embrici) esistenti con eventuale inserimento, in maniera alternata e casuale, di nuovi ad integrazione di quelli non recuperabili; negli edifici di particolare pregio storico - architettonico è fatto obbligo di utilizzare materiale di recupero....] [..... ART.3 SUPERFICI DI FACCIATA La parte relativa alle superfici di facciata è così suddivisa: Art.3.1 Intonaci Art.3.2 Rivestimenti di facciata – Particolari architettonici - Decorazioni plastiche Art.3.3 Tinteggiature – Decorazioni pittoriche Art.3.1 Intonaci L’intervento di risanamento degli intonaci di facciata dovrà privilegiare la conservazione mediante pulitura e consolidamento degli intonaci storici esistenti a base di malta di calce. Le eventuali integrazioni dovranno essere realizzate con materiali, granulometrie e tecniche analoghe a quelle originali da conservare 182 Quando non fosse possibile il recupero in modo documentato degli intonaci esistenti e sempre che i medesimi non siano decorati, questi dovranno essere ripristinati con tecniche e materiali tradizionali. Il rifacimento totale o parziale degli intonaci di tutti gli edifici nel centro storico deve prevedere l’uso di malta cementizia e di malta a base di calce idraulica artificiale, è assolutamente vietata la realizzazione di intonaci o rivestimenti plastici di qualsiasi genere. In caso di demolizione e rifacimento degli intonaci è obbligatorio l’impiego di malta per intonaco composta da leganti tradizionali (calce idraulica naturale, pozzolana e grassello di calce) e sabbia. Dovrà essere valutata l’opportunità, dall’Ufficio Tecnico, di ridurre a faccia vista edifici che si presentano attualmente intonacati, così come il ripristino dell’intonaco che dovrà comunque essere effettuato con materiali, granulometrie e tecniche della tradizione. E’ sempre obbligatorio, nel caso di manutenzione e ripristino degli intonaci, che l’intervento sia realizzato su tutti i prospetti dell’unità edilizia, anche se di proprietà diverse, visibili dalla pubblica via, compresi la fronti delle canne fumarie e dei comignoli, purché concepite per essere intonacate. In nessun caso è consentito che il ripristino della superficie parietale intonacata rimanga a vista, senza essere dipinta secondo le modalità illustrate all’Art.3.3. Dove esistano lavorazioni plastiche, realizzate in intonaco caratterizzate da una trama facilmente leggibile come cornici orizzontali o di aperture, fasce marcapiano, finto bugnato, lesene, ecc., non potranno essere sostituite da materiale lapideo. Nel caso di lacune, è obbligatoria la ricomposizione che dovrà interessare l’intero modulo costitutivo della trama, usando malta con gli stessi componenti di quella originale e servendosi di appositi modelli dal profilo identico alle modanature esistenti Nel caso in cui vi siano fasce marcapiano, è consentito, per il solo piano terra, in presenza di umidità di risalita, l’uso di intonaci aeranti di malta idraulica naturale, mentre è vietato l’uso di intonaci, sia pur aeranti ma a base di cemento. L’intervento di risanamento e di rifacimento degli intonaci dovrà avere cura di recuperare e di evidenziare i vecchi numeri civici, le targhe stradali, le lapidi commemorative ed indicative, i ferri battuti e quant’altro particolare costituisca documento dell’evoluzione storica dell’edificio. E’ vietato invece evidenziare in facciata la presenza di elementi strutturali, come archi di scarico, pietra da taglio, con valore prettamente strutturale, e travi in legno o altro. L’evidenziazione o la rimessa in pristino di particolari rilevanti, anche non coevi all’architettura, è consentita previa autorizzazione, derivante da un approfondito esame analitico delle soluzioni proposte. Art.3.2 Rivestimento di facciata – Particolari architettonici – Decorazione plastica Nel restauro di facciata è fatto obbligo evidenziare e restaurare gli elementi decorativi e i particolari architettonici in materiale lapideo o fittile in origine a vista come: cornici lisce o modanate, fasce marcapiano, lesene e capitelli, stipiti e frontespizi delle aperture, mensole dei balconi, bugnati, ecc.; e le decorazioni plastiche a carattere religioso o profano sia emergenti dalla facciata sia alloggiate in nicchie o edicole. Per tutte le parti in origine a faccia vista della facciata è consentita solamente una lieve pulitura, mediante opportuni lavaggi, mentre è vietato l’uso di ogni genere di sabbiatura. E’ altresì vietato intonacare o tinteggiare i mattoni a faccia vista, le pietre naturali e le parti in conglomerato cementizio, costituenti decorazioni di facciata, salvo documentati casi di preesistenze. Di conseguenza, qualora si tratti di edifici in origine a faccia vista, o comunque ormai storicizzati, gli eventuali interventi di integrazione e ripristino di elementi mancanti o gravemente deteriorati dovranno essere realizzati col metodo del cuci scuci, usando analoghi materiali, simili agli originali, per dimensione, forma e colore, e adoperando nelle connessure una malta analoga per composizione a quella originale, i giunti inoltre dovranno essere lavorati con le stesse modanature e alla stessa stregua di quelli originali. Per le parti lapidee a vista è consentito il consolidamento, l’eventuale tassellatura e sostituzione per parti. In casi eccezionali e comunque per particolari architettonici non di grande pregio artistico, è prevista, previa specifica autorizzazione, l’integrazione di lacune parziali a mezzo di stucco di calce di marmo. In ogni caso è basilare riproporre il cromatismo e la patina delle parti lapidee originali. L’intervento di restauro delle facciate deve prevedere inoltre l’eliminazione di una eventuale balza di rivestimento recente di marmo o altro materiale non pertinente con l’impianto originale, che copre il supporto murario. Nel restauro di facciata non è consentita l’apposizione di soglie, e davanzali in materiale incongruo; è consentita la formazione di copertine in piombo o rame a protezione di parti aggettanti delle facciate. Art.3.3 Coloriture e tinteggiature Tutti i prospetti intonacati degli edifici compresi quelli laterali ed interni e quelli emergenti dalle coperture, e le canne fumarie intonacate, vanno tinteggiati. La tinteggiatura negli edifici del centro storico dovrà essere eseguita di norma con tecniche tradizionali. E’ categoricamente vietato l’uso delle pitture lavabili, ancorché traspiranti, e di tecniche da stendere a spatola, tipo sovraintonaci plastici (graffiati in genere). E’ altresì sconsigliato l’uso di intonaci colorati in pasta, ad eccezione di piccole parti eseguite ad integrazione di intonaci originali coevi alle architetture e preventivamente fissati e puliti come previsto all’Art.3.1. 183 Nel caso di edifici del ‘900, e solo in questi casi, ferme restando le indicazioni e le limitazioni precedenti, potrà essere utilizzata una tinteggiatura a base di silicati, purché stesa a velatura e non coprente. I colori dovranno essere terre naturali che indicativamente sono proposti nella tavolozza dei colori che costituisce parte integrante delle presenti norme guida. Ad ogni buon conto il colore da impiegarsi, di norma, viene scelto in relazione alle tracce di coloritura reperibili sulle facciate e pertanto, salva documentazione comprovante la tinteggiatura dell’impianto originario, si dovrà provvedere ad una accurata analisi stratigrafica delle superfici esterne della muratura, valutando al contempo l’inserimento dell’edificio nel contesto ambientale. Tutti i progetti di restauro e di ripristino di facciata dovranno prevedere la diversificazione cromatica per gli elementi architettonico - decorativi e tecnologici (lesene, cornici, cornicioni, davanzali, marcapiani, infissi, inferriate, rivestimenti del piano terreno tipo intonaco bugnato, canali di gronda e pluviali, ecc.). In presenza di edifici accorpati, quando non sono reperibili tracce di colorazione storica, nel qual caso il colore dovrà essere riproposto, nelle parti mancanti, si procederà sulla base dei seguenti criteri: a) quando l’accorpamento risulti inequivocabilmente leggibile anche esternamente, con diversificazioni degli allineamenti orizzontali delle finestre, differente assetto dei piani terra, diversa altezza dei fabbricati ecc., si interverrà di norma con più colori distinti, anche se i corpi di fabbrica risultano essere di un’unica proprietà. b) Quando al contrario l’edificio risulta disaggregato o meglio frazionato in termini di proprietà, ma conserva inequivocabilmente la costante tipologia originale di una sola unità edilizia, la colorazione dovrà essere unica. La presenza di decorazione o di tracce di decorazione pittorica, comporta la segnalazione alla competente Soprintendenza, per concordare le operazioni più idonee al restauro. Nel caso di decorazioni pittoriche di facciate riproducenti finti bugnati, fasce marcapiano, incorniciature di finestre, infissi interni o esterni, cantonate in bozze, lesene ecc. che presentino lacune, ma dove sia ugualmente ricostruibile il modulo costitutivo, si dovrà, di norma, procedere ad una integrazione nelle forme, dimensioni e tecniche pittoriche che dovrà interessare l’intero modulo costitutivo dell’apparato decorativo. In caso di edifici che non presentino allo stato attuale, riquadrature cromatiche, potrà consentirsi la realizzazione di fasce intorno alle aperture marcapiano e marca affaccio, previo sopralluogo dell’Ufficio Tecnico. ......] 6 Lo stato di attuazione del prg vigente e le dinamiche in atto 6.1 La metodologia di analisi 6.2 Lo stato di attuazione del Prg vigente e le dinamiche in atto 6.2.1 La residenza non controllata dallo strumento vigente (art.5 ter L.R.25/97) o integrata al riuso nei centri abitati 6.3 Dinamiche demografiche e settori produttivi in evoluzione 6.1 La metodologia di analisi Il PRG vigente, approvato definitivamente nel 1998, risulta uno strumento ancora in piena fase di attuazione non solo negli aspetti quantitativi, piuttosto rilevanti, ma anche sotto il profilo qualitativo in quanto gli interventi che riguardano le zone di espansione, e anche le varianti puntuali di aggiornamento, appaiono in fase finale di realizzazione. In sostanza se i lavori che concernono le iniziative private sono in via di ultimazione, non altrettanto può dirsi per la effettiva presa in carico da parte dell’amministrazione delle opere di urbanizzazione relative al rispetto degli standards, soprattutto quando si tratta di effettiva definizione del verde pubblico da cedere tramite convenzione. In tal senso l’analisi si sofferma soprattutto sulla effettiva attuazione dal punto di vista dell’incremento edilizio mentre le dotazioni di verde pubblico appaiono nel loro aspetto strettamente quantitativo (o qualitativo nei casi specifici ed effettivamente definiti dal punto di vista di chiusura delle relative convenzioni). In una parte apposita viene trattata la dinamica residenziale in atto avviata con il disposto contenuto nella L.R. 25/97 le cui risultanti appaiono di sicuro interesse per definire dinamiche non sempre prevedibili o controllabili attraverso il processo di piano. Ad essa viene associata, pur distinta nell’aspetto localizzativo, la dinamica del riuso edilizio a fini residenziali che ha interessato i centri storici in quanto si è trattato quasi esclusivamente della realizzazione di nuove unità immobiliari con finalità di seconda casa e tale fenomeno è risultato ancora più rilevante in quanto la nuova residenzialità attuata con il recupero del patrimonio edilizio esistente nei centri storici ha mostrato 184 una stretta similitudine di realizzazione (ma anche di tempistica relativa alla ricerca e all’intervento) con il mutamento di destinazione d’uso degli immobili rurali avviato per i medesimi scopi. 6.2 Lo stato di attuazione del Prg. vigente e le dinamiche in atto Rispetto alla tabella riportata al capitolo precedente ne viene prodotta una analoga di comparazione con le previsioni che hanno trovato attuazione sino al 31/12/2003 per poi integrare i dati con quanto convenzionato fino al 31/03/04 alla data di entrata invigore delle salvaguardie di cui alla L.R.5/95 e succ. modifiche e integrazioni Manciano Sud. Mq. 5.040 - espansione* Mq. 1.720 – completamento Mq. 440 - espansione° Manciano Nord. Mq. 4.500 – espansione* Mq. 160 – completamento Marsiliana Mq. 8.940 – espansione* Mq. 480 – completamento Mq. 3.840 – espansione° Poderi di Montemerano Mq. 840 - espansione* Mq. 240 – completamento Saturnia Mq. 1.160 – completamento Poggio Capanne Mq. 1.600 – espansione Poggio Murella Mq. 300 – completamento *Interventi in corso di realizzazione °Interventi approvati da stipulare convenzione Sono in fase di realizzazione gli interventi nella zona F.1) Bagni di Saturnia – Mulino del Gorello; Sta per essere realizzato l’intervento nella zona F.2) Pratini delle Stelle – Poggio Murella; E’ stato approvato il Piano Attuativo relativo alla zona F.3) Fattoria dei Pianetti. In considerazione che il la Variante Generale al P.R.G. è stata definitivamente approvata con Deliberazione di Giunta Regionale n.910 il 13 agosto 1998 si può affermare che lo strumento urbanistico vigente, ha trovato la sua attuazione per circa la metà degli interventi edificatori residenziali, mentre è da sottolineare che per quanto riguarda le zone artigianali è in corso di rilascio la Concessione Edilizia per la sola zona artigianale - residenziale di Marsiliana. Mentre è stato attuato il Piano di Zona per l’edilizia economica e popolare in Marsiliana. Per ciò che concerne la dotazione dei servizi comunali sul territorio, scuole, impianti pubblici sono per lo più attuati mentre non sono state attuate le previsioni di piano per quanto riguarda gli impianti sportivi pubblici localizzati in Montemerano e Pian di Cataverna a Saturnia. Sono stati approvati gli atti tecnici per la realizzazione degli impianti di depurazione del Capoluogo e delle frazioni. E’ stato realizzato il depuratore a Saturnia e a Montemerano, è in corso la realizzazione l’impioanto di depurazione di Marsiliana . Le tabelle seguenti riportano l’effettiva attuazione al giugno 2003 delle previsioni contenute nel PRG vigente. MANCIANO - LOTTI DI COMPLETAMENTO INDIVIDUAZ. DEI LOTTI SUP. LOTTO MQ. SUP. COPERTA MQ. PIANI b 880 440 2 h s t 1.600 1.200 1.300 160 120 120 N° 1 2 2 SUP. UTILE MQ. 300 440 160 240 240 DESTINAZ. D’USO G R R R R AREE PUBBLICHE PARCH. VERDE MQ. MQ. 140 - ABITANTI INSEDIABILI 365 - 11 4 6 6 185 z x 900 1.000 140 600 1 sem TOTALE 6.880 1.580 140 600 R A 2.120 600 400 3 - 740 765 30 MANCIANO - ZONE DI ESPANSIONE FINO AL 31/12/2003 INDIVID. AMBITI UNITARI SUP. TOTALE MQ. SUP. COPERT. MQ. ER 2 16.000 ER 4 14.500 ER 7 16.800 ER 10 6.450 120x11 = 1.320 120x10 =1.200 150x10 = 1.500 120 x 4 = 480 TOT. 53.850 4.500 N° PIANI SUP. UTILE MQ. DEST. D’USO IUT. MQ/MQ 2.640 AREE PUBBLICHE ASILO PARCH. VERDE MQ. MQ. MQ. R 2 0,17 3 2.400 4.050 450 1 480 POSTI LETTO 66 0,17 2 ABIT. INSED. 600 2.960 2.500 0,27 R R T 2.600 3.800 0.07 R 545 980 18 6245 7.740 245 34 ABIT. INSED. POSTI LETTO 9.920 60 101 34 MANCIANO - ZONE DI ESPANSIONE CONVENZIONI FIRMATE IN DATE DIVERSE TRA IL 20/03/04 E IL 31/03/04 INDIVI. AMBITI UNITAR SUP. TOTAL E MQ. SUP. COPER T.MQ. ER 3 13.000 ER 6 5.300 ER 8 24.500 120 x 9 = 1.080 120 x 4 = 480 120x19 = 2.280 TOT. 42.800 3.840 N° PIANI SUP. UTILE MQ. DEST. D’USO IUT. MQ/M Q AREE PUBBLICHE ASILO PARCH VERDE MQ. MQ. MQ. 2 2.160 0,17 R 150 1.850 54 2 960 0,17 R 400 550 24 2 4.560 0,18 R R 3.000 3.100 114 3.550 5.550 192 7.680 MARSILIANA - LOTTI DI COMPLETAMENTO INDIVIDUAZ. DEI LOTTI SUP. LOTTO MQ. a b c 1.150 1.100 900 TOTALE 3.150 SUP. COPERTA MQ. 120 120 120 N° PIANI 2 2 2 360 SUP. UTILE MQ. DESTINAZ. D’USO 240 240 240 R R R 720 AREE PUBBLICHE PARCH. VERDE MQ. MQ. ABITANTI INSEDIABILI - - 6 6 6 0 - 18 MARSILIANA - ZONE DI ESPANSIONE FINO AL 31/12/2003 INDIVID. AMBITI UNITARI SUP. TOTALE MQ. SUP. COPERT. MQ. N° PIANI SUP. UTILE MQ. IUT. MQ/MQ ER 1 15.000 2 6.300 0,42 R 270 3.500 158 ER 2 9.800 2 2.640 3.840 0,27 R 600 - 66 96 ER 3 23.800 3.150 120x11 = 1.320 120x16 =1.920 0,18 R 2.740 4.250 TOTALE 48.600 6.390 3.340 7.750 2 12.780 DEST. D’USO AREE PUBBLICHE ASILO PARCH. VERDE MQ. MQ. MQ. ABIT. INSED. POSTI LETTO 320 186 MARSILIANA - ZONE DI ESPANSIONE CONVENZIONI FIRMATE IN DATE DIVERSE TRA IL 20/03/04 E IL 31/03/04 INDIVID. SUP. SUP. N° SUP. DEST. AREE PUBBLICHE ABIT. POSTI AMBITI TOTAL COPER PIAN UTILE IUT. D’USO ASILO PARCH. INSED. LETT UNITARI E T. I MQ. MQ/M VERDE O MQ. MQ. Q MQ. MQ. MQ. 240x5 =1.200 1 1.200 A EA 4 21.800 240x3 720 0,12 A 1.600 1.800 = 720 2 720 R* 18 TOTALE 21.800 1.920 2.640 1.600 1.800 18 MONTEMERANO - ZONE DI ESPANSIONE FINO AL 31/12/2003 INDIVID. AMBITI UNITARI SUP. TOTALE MQ. SUP. COPERT. MQ. ER 3 8.300 120 x 4 = 480 ER 5 3.200 ER 6 12.700 560 120 x 4 = 480 TOT. 24.200 1.760 N° PIANI SUP. UTILE MQ. IUT. MQ/MQ DEST. D’USO AREE PUBBLICHE ASILO PARCH. VERDE MQ. MQ. MQ. 2 960 0,12 R - 400 1 400 0,12 C - - 950 - 2 960 0,12 R - 400 4.300 40 10.150 64 - 2.320 ABIT. INSED. 3.800 800 POSTI LETTO 24 MONTEMERANO - ZONE DI ESPANSIONE CONVENZIONI FIRMATE IN DATE DIVERSE TRA IL 20/03/04 E IL 31/03/04 INDIVI D AMBITI UNITAR I SUP. TOTAL E MQ. SUP. COPER T. MQ. N° PIANI SUP. UTILE MQ. ER 1 11.200 872 2 1744 0,15 R - - 5.400 44 ER 2 9.500 2 1464 0,15 R 1.500 - 4.500 36 ER 4 8.000 2 960 0,12 R - 1.000 2.000 24 EAI 7 6.200 732 120x4 =480 240x3 = 720 0,12 A - 300 - - TOT. 34.900 2.804 1.500 1.300 11.900 104 1 DEST. D’USO IUT. MQ/M Q 720 AREE PUBBLICHE ASILO PARCH. VERDE MQ. MQ. MQ. 4.898 ABIT. INSED. POSTI LETTO MONTEMERANO - LOTTI DI COMPLETAMENTO INDIVIDUAZ. DEI LOTTI SUP. LOTTO MQ. TOTALE 0 SUP. COPERTA MQ. N° PIANI 0 SUP. UTILE MQ. DESTINAZ. D’USO AREE PUBBLICHE PARCH. VERDE MQ. MQ. 0 ABITANTI INSEDIABILI 0 PODERI DI MONTEMERANO- ZONE DI ESPANSIONE INDIVID. AMBITI UNITARI ER 2 TOTALE SUP. TOTALE MQ. SUP. COPERT. MQ. 8.000 120x 7 = 840 8000 840 N° PIANI SUP. UTILE MQ. IUT. MQ/MQ 840 1 AREE PUBBLICHE ASILO PARCH. VERDE MQ. MQ. MQ. R 0,11 840 DEST. D’USO ABIT. INSED. POSTI LETTO 21 800 800 1.800 1.800 21 - 187 PODERI DI MONTEMERANO - LOTTI DI COMPLETAMENTO INDIVIDUAZ. DEI LOTTI SUP. LOTTO MQ. SUP. COPERTA MQ. a 1.600 240 N° DESTINAZ. PIANI SUP. UTILE MQ. 1 240 R D’USO AREE PUBBLICHE PARCH. VERDE MQ. MQ. 400 - ABITANTI INSEDIABILI 6 POGGIO MURELLA - LOTTI DI COMPLETAMENTO INDIVIDUAZ. DEI LOTTI SUP. LOTTO MQ. SUP. COPERTA MQ. b c 1.300 400 150 75 TOTALE 1.700 225 N° DESTINAZ. PIANI SUP. UTILE MQ. 2 2 300 150 R R D’USO 450 AREE PUBBLICHE PARCH. VERDE MQ. MQ. 160 - - ABITANTI INSEDIABILI 7,5 4 160 11,5 POGGIO MURELLA - ZONE DI ESPANSIONE FINO AL 31/12/2003 INDIVID. AMBITI UNITARI SUP. TOTALE MQ. SUP. COPERT. MQ. TOTALE - - N° PIANI SUP. UTILE MQ. IUT. MQ/MQ DEST. D’USO AREE PUBBLICHE ASILO PARCH. VERDE MQ. MQ. MQ. ABIT. INSED. - - - - POSTI LETTO POGGIO MURELLA - ZONE DI ESPANSIONE CONVENZIONI FIRMATE IN DATE DIVERSE TRA IL 20/03/04 E IL 31/03/04 INDIVID. AMBITI UNITARI SUP. TOTAL E MQ. SUP. COPER T. MQ. ER 1 6.700 80x8 =640 TOTALE 6.700 640 N° PIAN I SUP. UTILE MQ. 2 1.280 IUT. MQ/M Q 0,19 DEST. D’USO AREE PUBBLICHE ASILO PARC. VERDE MQ. MQ. MQ. ABIT. INSED. R 1.100 1.400 32 1.100 1.400 32 1.280 POSTI LETTO POGGIO CAPANNE - ZONE DI ESPANSIONE INDIVID. AMBITI UNITARI SUP. TOTALE MQ. SUP. COPERT. MQ. ER1 5.400 TOTALE 5.400 100X8 =800 800 N° PIANI SUP. UTILE MQ. IUT. MQ/MQ 2 1.600 0,30 DEST. D’USO AREE PUBBLICHE ASILO PARCH. VERDE MQ. MQ. MQ. ABIT. INSED. R POSTI LETTO 40 700 870 700 870 1.600 40 SAN MARTINO SUL FIORA - LOTTI DI COMPLETAMENTO INDIVIDUAZ. DEI LOTTI b TOTALE SUP. LOTTO MQ. 540 540 SUP. COPERTA MQ. 120 120 N° DESTINAZ. PIANI SUP. UTILE MQ. 2 240 R 240 D’USO AREE PUBBLICHE PARCH. VERDE MQ. MQ. - 480 ABITANTI INSEDIABILI 6 6 188 SAN MARTINO SUL FIORA - ZONE DI ESPANSIONE INDIVID. AMBITI UNITARI SUP. TOTALE MQ. SUP. COPERT. MQ. TOTALE 0 0 N° PIANI SUP. UTILE MQ. IUT. MQ/MQ DEST. D’USO AREE PUBBLICHE ASILO PARCH. VERDE MQ. MQ. MQ. ABIT. INSED. POSTI LETTO 0 0 0 0 0 SATURNIA - LOTTI DI COMPLETAMENTO INDIVIDUAZ. DEI LOTTI SUP. LOTTO MQ. b c 2.880 3.200 TOTALE 6.080 SUP. COPERTA MQ. N° PIANI 240 120 360 1 2 1/2 720 SUP. UTILE MQ. DESTINAZ. D’USO 240 240 480 AREE PUBBLICHE PARCH. VERDE MQ. MQ. R R T - - ABITANTI INSEDIABILI 12 960 12 SATURNIA- ZONE DI ESPANSIONE INDIVID. AMBITI UNITARI SUP. TOTALE MQ. SUP. COPERT. MQ. TOTALE 0 0 N° PIANI SUP. UTILE MQ. 0 IUT. MQ/MQ DEST. D’USO AREE PUBBLICHE ASILO PARCH. VERDE MQ. MQ. MQ. ABIT. INSED. POSTI LETTO 0 0 0 0 189 COMUNE - LOTTI DI COMPLETAMENTO FINO AL 31/12/2003 FRAZIONE SUP. LOTTI MQ. SUP. COPERTA MQ. N° PIANI SUP. UTILE MQ. DESTINAZ. 300 600 1.220 G A R D’USO AREE PUBBLICHE PARCH. VERDE MQ. MQ. ABITANTI INSEDIABILI MANCIANO totale 6.880 1.580 740 2.120 765 30 MARSILIANA 720 totale R 18 3.150 360 720 MONTEMERANO 0 0 0 0 PODERI DI M. 1.600 240 240 R 1.700 225 450 R 240 R 400 6 POGGIO CAPANNE POGGIO MURELLA SAN MARTINO totale 540 120 240 160 11,5 480 6 SATURNIA totale 6.080 720 COMUNE totale 19.950 3.245 480 480 960 480 600 300 3.350 4.730 R T 12 T A G R 1.140 1.405 82,5 190 COMUNE - ZONE DI ESPANSIONE FINO AL 31/12/2003 FRAZIONE SUP. TOTALE MQ. SUP. COPERTA MQ. SUP. UTILE MQ. DEST. D’USO 450 9.470 T R ASILO MQ. AREE PUBBLICHE PARCH. VERDE MQ. MQ. ABIT. INSED. POSTI LETTO MANCIANO totale 53.850 4.500 9.920 6.245 7.740 245 3.340 7.750 320 800 10.150 64 800 1.800 21 700 870 40 34 MARSILIANA 12.780 totale 48.600 R 6.390 12.780 MONTEMERANO 400 1.920 totale PODERI DI M. C R 24.200 1.760 2.320 8.000 840 840 R 1.600 R P. CAPANNE totale 5.400 800 1.600 P. MURELLA totale 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 11.885 28.310 690 34 S.MARTINO totale SATURNIA totale COMUNE totale 150.050 450 T 400 26.610 C R 14.290 27.460 191 COMUNE – SINTESI DELL’ATTUAZIONE FINO AL 31/12/2003 COMPLETAMENTO FINO AL 31/12/2003 INDIVID. AMBITI UNITARI SUP. TOTALE MQ. SUP. COPERT. MQ. SUP. UTILE MQ. DEST. D’USO 53.610 8.135 14.290 ATTUA ZIONE 19.950 3.245 4.730 ap.1.420 C 1.100 A 1.000 G 420 R10.350 T 480 A 600 G 300 R 3.350 RESI DUO 33.660 4.890 9.560 ASILO MQ. AREE PUBBLICHE PARCH. VERDE MQ. MQ. ABIT. INSED. POSTI LETTO TOTALE PREVI SIONE 2.780 2.755 258 1.140 1.405 82,5 1.640 1.350 175,5 Come si nota la fase attuativa relativa ai lotti di completamento ha interessato circa il 40% delle previsioni con punte di efficienza pari al 100% a Poderi di Montemerano di 20% nel Capoluogo e di quote oscillanti fra il 20% e il 75% nei villaggi aperti di S.Martino, Poggio Murella e Saturnia nella zona altocollinare e della zona pianeggiante di Marsiliana. A Montemerano non è stato realizzato alcun lotto di completamento. ESPANSIONE FINO AL 31/12/2003 INDIVID. AMBITI UNITARI SUP. TOTALE MQ. SUP. COPERT. MQ. SUP. UTILE MQ. DEST. D’USO MQ. PREVI SIONE 369.990 34.854 64.008 ATTUA ZIONE 150.050 14.290 27.460 A 5.920 T 4.970 R*1.200 C 680 R51.238 T 460 C 400 R26.610 RESI DUO 219.940 20.564 37.548 AREE PUBBLICHE ASILO PARCH. VERDE MQ. MQ. MQ. ABIT. INSED. POSTI LETTO TOTALE 1.500 1.500 30.630 69.470 1.311 373 11.885 28.310 690 34 18.745 41.160 621 339 CONVENZIONI FIRMATE IN DATE DIVERSE TRA IL 20/03/04 E IL 31/03/04 MANC. INDIVI. AMBITI UNITAR SUP. TOTAL E MQ. SUP. COPER T. MQ. TOT. 42.800 3.840 N° PIANI SUP. UTILE MQ. IUT. MQ/M Q DEST. D’USO AREE PUBBLICHE ASILO PARCH. VERDE MQ. MQ. MQ. ABIT. INSED. R 3.550 5.550 192 R* A R* A R 1.600 1.800 18 1.300 1.100 11.900 1.400 104 32 4.000 24.900 346 POSTI LETTO 7.680 MARS. TOT. 21.800 1.920 2.640 MONT. POG. MURE. TOT. TOT. 34.900 6.700 2.804 640 TOT. 106.200 9.214 4.898 1.500 1.280 16.498 192 Come si nota anche la fase attuativa relativa alle zone di espansione, escludendo le convenzioni firmate entro il 31/03/04 data dell’entrata in vigore delle misure di salvaguardia, ha interessato circa il 40% delle previsioni con punte di efficienza pari al 100% a Poggio Capanne che non prevedeva lotti di completamento del 55% nel Capoluogo e del 45% a Montemerano che non ha attivato alcun lotto di completamento, del 70% nella zona pianeggiante di Marsiliana. A questo tipo di realizzazione non hanno partecipato i villaggi aperti di S.Martino, Poggio Murella e Saturnia nella zona altocollinare che invece avevano registrato un’ottima quota di efficienza per quanto concerne la realizzazione dei lotti di completamento. La sintesi esposta fa emergere una quota di residuo edificatorio, da considerare nei prossimi dimensionamenti, che si attesta sul 60% di quanto previsto al 1998. E’ altresì vincolante il ruolo delle Convenzioni richiamate che sposta notevolmente il residuo fino al 26% di realizzazioni o di impegni di cui tenere conto con seguente residuo edificatorio che si attesta sul 34 % (34,79 precisamente) delle previsioni relative allo strumento vigente. Emerge altresì una cospicua fase di incremento delle realizzazioni tenuto conto della relativa giovinezza dello strumento urbanistico vigente che forse avrebbe avuto bisogno di maggiore sedimentazione per poter esplicare, attraverso la revisione delle scelte insite nel Piano Strutturale tutte le potenzialità contenute. Rimane comunque la consapevolezza di uno strumento vigente che, essendo disegnato, svolge un ruolo non trascurabile di aggregazione e cucitura degli spazi. Dal contesto evidenziato emerge anche che tutta l’area altocollinare, ad eccezione di Capanne, si è orientata prevalentemente nella realizzazione dei lotti di completamento a testimonianza di una difficoltà, più volte espressa nel confronto con le parti sociali, di organizzare una base imprenditoriale che potesse trovare strumenti di comune accordo per raggiungere i risultati contenuti nelle convenzioni stabilite per la realizzazione delle zone di espansione. Il dato di Capanne risulta ancor più significativo se si tiene conto che la prossimità al polo termale e la posizione panoramica degli interventi ha generato una sostanziale realizzazione destinata al mercato turistico della seconda casa senza innescare fenomeni significativi di nuovo insediamento locale. Dopo un anno dalla stipula delle convenzioni avvenuta il 31/03/04, la fase di attuazione complessiva dello strumento vigente, mostra un panorama edificatorio che, in alcuni casi si compone di realizzazioni meno recenti e già in essere alla data di firma delle ultime convenzioni mentre in altri casi le convenzioni citate hanno prodotto l’inizio dei lavori o, ancora non hanno dato luogo all’avvio dei cantieri. In due casi si è dovuti ricorrere ad un piano attautivo di ridisegno complessivo di un’area e nell’altro, con l’avvio alla fine del 2003, di una variante vera e propria. Lo schema seguente riporta le realizzazioni più salienti la cui attuazione è prevista prima della redazione del Regolamento Urbanistico. Località N° alloggi Capanne tot. Capanne 16 8 Manciano ER1 degli abitanti insediabili 35 46 16 24 40 24 16 ER1 F2 43 35 40 Montemerano tot. M.Merano Sup. media alloggi in mq. 24 Poggio Murella tot. Pog. Murella Ambiti edificatori 48 16 64 16 12 16 8 20 ER1 ER2 ER3 ER4 ER6 96 96 60 96 80 72 44 36 32 22 60 194 30 15 ER3 ER6 59 55 60 30 193 50 38 4 22 17 Totale Manciano 80 96 96 90 90 176 Marsiliana Totale Marsiliana Totale finale ER7 ER8 ER10 Piano Attuativo Variante 150 114 16 80 60 510 22 22 ER2 ER3 96 96 44 356 88 88 176 984 Tra queste riportate ci sono le ultime espansioni convenzionate tra il 31/12/2003 e il 31 /03/2004 e in neretto sono riportate quelle in fase di realizzazione Località N° alloggi Poggio Murella tot. Pog. Murella 24 Montemerano tot. M.Merano Ambiti edificatori 24 ER1 16 12 16 8 20 ER1 ER2 ER3 ER4 ER6 Sup. media degli abitanti insediabili alloggi in mq. 43 48 48 96 96 60 96 80 24 Manciano 44 36 32 22 60 54 30 15 38 4 22 17 ER3 ER6 ER8 ER10 Piano Attuativo Variante 59 55 96 96 90 90 60 30 114 16 80 60 Totale Manciano 62 150 Totale finale 110 252 Complessivamente, ai dati sovra riportati, debbono essere aggiunte quelle quote di dimensionamento che attengono specificamente alla realizzazione di opere pubbliche in quanto la sintesi dell’attuazione proposta mette in luce le relazioni esistenti tra attività edilizie promosse dai soggetti privati. Il quadro sintetico offre la possibilità di affermare la definitiva acquisizione di standards urbanistici inseriti direttamente dentro le potenzialità edificatorie espresse mediante il ricorso agli investimenti privati, investimenti che hanno consentito il raggiungimento di equilibrati rapporti tra aree individuate e realizzazioni avvenute. Più complesso risulta invece individuare il ruolo del soggetto pubblico nel concorrere alla effettiva attuazione delle previsioni e le due tabelle successive cercano di leggere il rapporto tra previsione e attuazione in modo da offrire un quadro di circa 5 anni di programmi pubblici e privati (1998/2003). La lettura comparata delle tabelle seguenti mette in luce dati da analizzare tenendo conto delle dinamiche presenti nell’intero contesto territoriale oltre a far emergere un quadro particolare all’interno del rapporto tra realizzazioni pubbliche e livello qualitativo degli standards urbanistici. Come è consueto lo scarto quantitativo tra previsioni e realizzazioni non è sempre indice di mancato raggiungimento degli obiettivi ma consente di verificare la caratterizzazione complessiva delle dinamiche che portano alla differenza qualitativa dello scarto. Questo atteggiamento permette di leggere all’interno dei dati quantitativi la qualità delle risposte fornite costantemente alla evoluzione delle esigenze che attengono alla utilizzazione degli spazi. 194 Servizi previsti come aree o costruzioni pubbliche anno 1998 (Variante generale al PRG) Standard Abitanti MQ./ab TOT. m.q. Centri abitati Mancian Esistenti o Totali 98 previste espans. previste int. pub. Tot.Prev Montem Esistenti erano Totali 98 previste espans. previste int. pub. Tot.Prev Saturnia Esistenti Totali 98 previste espans. previste int. pub. Tot.Prev Poggio Esistenti Totali 98 previste espans. previste int. pub. Tot.Prev Capann Esistenti e Totali 98 previste espans. previste int. pub. Tot.Prev S.Marti Esistenti no Totali 98 previste espans. previste int. pub. Tot.Prev Poderi Esistenti Totali 98 previste espans. previste int. pub. Tot.Prev Marsilia Esistenti na Totali 98 previste espans. previste int. pub. Tot.Prev TOT. Parziali TOT. Generali TOT. VERDE E SPORT PAR ISTRU CHEGGI ZIONE verde mq. parchegg i mq. attr. sportive mq. 21.800 ATTREZZATURE COMUNE DI INTERESSE istruz. e cimiteri cultura mq. Attrez. attr.gener Attr. culturali ali Socio. spec. Sanit. mq. mq 10.000 3.900 5.800 6.650 4.770 11.300 4.770 13.000 15.945 33.715 11.300 26.350 11.300 2.420 28.770 1.100 1800 1.100 2.100 10.560 13.660 1.800 23.200 3.853 632 22,69 87.420 4.485 32,20 144.435 45.000 19.215 2.235 70.650 2.400 801 177 26,05 20.870 978 58,82 57.530 540 191 15,94 8.610 731 68,67 50.200 351 99 28,90 10.140 450 69,15 31.120 128 20 14,92 1.910 148 28,24 4.180 3.800 10.000 12.400 20.850 450 33.700 2..300 3.500 6.100 14.100 30.200 1.200 10.000 750 5.040 7.900 1950 18.890 4.290 500 - 4.000 500 870 1370 4.560 600 600 5.000 1.150 6.750 1.380 6.870 1..800 600 280 2.710 30 3.210 5.910 2.000 470 30 2.500 1.080 1.900 470 3.580 940 - 470 700 940 700 1.640 1.170 800 40 580 2.400 1.900 1.900 1.650 5.570 720 1.500 3.300 2.400 2.400 3.200 8.480 11.680 2.500 160 940 318 81 24,02 7.640 5.360 5.080 160 1.800 940 399 38,50 15.360 10.440 1.960 940 - - 158 43 9,37 1.480 201 38,20 750 400 30 1.180 240 600* - 7.680 - 1.800 2.600 4.440 12.400 1.247 326 33.42 41.675 24.200 9.550 1.573 40,36 63.495 37.510 - 650 830 1.480 - 1.800 1.800 12.000 3.660 46.110 2.020 1.480 735 7.600 735 5.810 720 7.265 7.600 9.140 7.600 1.920 11.060 50.090 5.735 23.725 105 3.250 7.505 11.810 7.395 21,91 179.945 96.200 7.835 25.940 49.870 8.965 45,07 374.000 194.800 76.990 27.440 59.310 +1.570 +23,16 180.835 +98.600 +9.155 +1.500 +9.440 50 6.830 previsti DIFFER 195 Servizi realizzati come aree o costruzioni pubbliche al giugno 2003 Standard Abitanti MQ./ab TOT. m.q. Centri abitati Manciano Esis. 98 Realizz. espans. Realizz. int. pub. Tot. Es. 03 Tot.Prev Diff. Es. 03 Monte Esis. 98 merano Realizz. espans. Realizz. int. pub. Tot.Es. 03 Tot. Prev Diff. Es. 03 VERDE E SPORT PAR ISTRU CHEGGI ZIONE verde mq. Parcheg. mq. attr. sportive mq. 3.853 275 22,69 87.420 45.000 8.505 4.128 4.485 -357 30,57 32,20 -1,63 126.210 144.435 -18.225 801 26,05 20.870 Culturali spec. mq. Generali mq. 11.300 26.350 57.305 70.650 -13.345 11.300 11.300 000 10.000 36.350 28.770 +7.580 12.400 1.100 1.800 5.570 10.150 800 4.500 6.400 13.660 -7.260 1.800 3.300 -1.500 2.000 8.150 6.870 +1.280 2.400 2.710 865 978 -113 44,97 58,82 -13,85 38.900 57.530 -18.630 22.550 33.700 -11.150 540 12 15,94 8.610 3.500 552 731 -179 31,55 68,67 -37,12 17.420 50.190 -33.770 3.500 30.200 -27.700 351 11,5 28,90 10.140 362 450 -87,5 28,13 69,15 -31,02 Capanne Esis. 98 Realizz. espans. Realizz. int. pub. Tot. Es. 03 Tot. Prev Diff. Es. 03 128 40 Saturnia Esis. 98 Realizz. espans. Realizz. int. pub. Tot. Es. 03 Tot. Prev. Diff. Es. 03 istruz. e cimiteri cultura mq. 4.770 6.985 9.500 21.255 33.715 -12.460 3.800 64 ATTREZZATURE DI INTERESSE COMUNE 580 5.000 5.000 11.680 -6.680 2.400 2.400 3.210 6.520 5.910 +610 5.040 160 600 1.900 2.500 10.200 31.120 -20.920 5.200 18.890 -13.690 600 6.750 -6.150 1.900 1.900 000 2.500 3.580 -1.080 14,92 1.910 500 870 470 700 940 148 148 000 23,51 28,24 -4,83 3.480 4.180 -700 1.370 1.370 000 1.170 1.170 000 940 1.640 -700 S. Martino Esis. 98 Realizz. espans. Realizz. int. pub. Tot. Es. 03 Tot. Prev Diff. Es. 03 318 6 24,02 7.640 5.360 160 940 324 399 -75 25,43 38,50 -13,07 8.240 15.360 -7.120 5.360 10.440 -5.080 160 1.960 -1.800 940 940 000 Poderi Esis. 98 Realizz. espans. Realizz. int. pub. Tot. Es.03 Tot. Prev. Diff. Es. 03 158 27 9,37 1.480 1.800 1.200 185 201 -16 24,22 38,20 -13,98 4.480 7.720 -3.240 1.800 4.440 -2.640 1.200 1.800 -600 Marsiliana Esis. 98 Realizz. espans. Realizz. int. pub. Tot. Es. 03 Tot. Prev. Diff. Es. 03 1.247 338 33.42 41.675 735 3.340 7.600 9.140 1.585 1.573 +12 38,44 40,36 -1,92 60.935 63.495 -2.360 24.200 7.750 2.300 33.610 37.510 -3.900 4.075 7.265 -2.190 7.600 7.600 000 6.500 15.640 11.060 +3.580 38.860 76.990 -38.130 27.440 Poggio Esis. 98 Realizz. espans. Realizz. int. pub. Tot. Es. 03 Tot. Prev. Diff. Es. 03 TOT. 03 TOT. Pr. DIFFER. 600 Socio. Sanit. mq 1.180 600 8.149* 8.965 -815 1.780 2.020 -340 1.480 30,85* 269.865 130.695 45,07 360.780 194.800 -91.915 -64.105 1.480 1.480 000 1.660 73.360 59.310 +14.050 * Dati puramente indicativi in quanto, come vedremo dalle analisi demografiche, si è avuta una contrazione degli abitanti che porta la dotazione media a 39,17 mq/a 196 6.2.1 La residenza non controllata dallo strumento vigente (art.5 ter L.R.25/97) o integrata al riuso nei centri abitati Come è noto il comma 5 dell’art.5 ter della L.R. 25/97 chiede che nel dimensionamento degli strumenti urbanistici generali siano computati tutti quegli edifici rurali che in applicazione della legge medesima abbiano mutato destinazione d’uso successivamente all’entrata in vigore della stessa. Poichè l’approvazione dello strumento urbanistico generale vigente è della fine del 1998 a partire dall’anno successivo questa ammistrazione ha iniziato a catalogare tutti quegli edifici che , mutando destinazione d’uso modificavano l’assetto delle previsioni di piano e incidevano sul futuro stesso dei dimensionamenti. A ciò si aggiunge una norma del piano vigente che nel classificare gli edifici residenziali nei centri urbani ne consentiva il riuso a fini residenziali per quelle porzioni che potevano essere recuperate a tale scopo. La tabella che segue registra questo fenomeno integrandolo con quei dati che fanno prevedere una potenziale tendenza all’aumento della residenzialità (agriturismo) coincidente con lo scadere degli obblighi assunti, salvo la eventualità che una normativa locale (da verificare la liceità) non cerchi di ridimensionare il fenomeno complessivamente. Al momento risulta vigente la variante per le zone Rurali ai sensi della L.R.25/97 la quale ha recepito la scansione in Unità di Paesaggio (UdP) del Piano territoriale di Coordinamento Provinciale (PTC) e la suddivisione classi ecomnomico agrarie del Piano di Indirizzo Territoriale (PIT). Così la tabella è articolata in Titoli così come rispondenti alla struttura delle Norme della Variante, in Unità di Paesaggio e in Classi Economico Agrarie in modo da facilitare la lettura della rispondenza spaziale tra aree più o meno interessate dal fenomeno Frangia e Recupero Centro Agriturismo Totali Cambi di Aree esterne Influenza Urbanistico abitato destinazione urbana d’uso dal 1999 al 2002 n° Mq. tot. n° Mq. tot. n° Mq. tot. n° Mq. tot. n° Mq. tot. n° Mq. tot. TITOLO II Saturnia, zona termale, Pianetti,Capanne, Poggio Murella, San Martino sul Fiora, UdP Mercante C.P.3.2.1. 6 544,00 6 629,00 5 466,41 3 279,00 20 1.918,41 R.10.4.1 - 11 779,00 3 148,00 - 14 927,00 R.10.2 4 151,00 1 60,00 3 232,00 8 443,00 R.T.1 R.T.2 Totali 6 544,00 21 1559,00 9 674,41 6 511,00 3288,41 TITOLO III Manciano, Poderi di Montemerano, Montemerano, Pergolacce, La Gora, La Vecchia, il UdP Piano, Le Croste, Santarello, Poderi di Montemerano, Romitorio, Campiglia R.10.4.2 12 1.081,00 27 1752,84 3 163,00 34 2.031,74 3 357,00 79 5.385,58 Totali 12 1.081,00 27 1752,84 3 163,00 34 2.031,74 3 357,00 79 5.385,58 TITOLO IV Sgrilla, Sgrillozzo, Cirignano, Pinzuti, Marruchetone, Mariannaccia, Pian di Macchina, UdP Pian de carrai, Arpa Marsiliana, Piano di bonifica di Marsiliana C.P.3.2.2 11 *1.182,00 1 30 1 10 13 1.222,00 R.11.2.1 P.i.3 6 905,00 1 28 7 933,00 Totali 17 2.087,00 2 58 1 10 20 2.155,00 TITOLO V Guardiole, Scerpena, Campigliola, S.Barbara, Castello di Montauto, Montemaggiore, UdP Tafone, Fattoria di Montauto, Piano di Montauto R.10.4.3 R.11.2.2 4 609,00 4 609,00 C.P.4 1 62,00 1 62,00 Totali 5 671,00 5 671,00 Totali Gen. 40 4.383,00 48 3311,84 3 163,00 45 2.764,15 10 878,00 146 11.499,99 197 Totali nuova Residenza 40 4.113,00 48 3.311,84 45 2.764,15 113 10.458,99 * di cui mq. 270 a funzione artigianale 6.3 Dinamiche demografiche e settori produttivi in evoluzione Statistiche demografiche-stato e consistenza del patrimonio edilizio - Statistiche economiche Fonti: • ISTAT,Censimento generale della popolazione e delle abitazioni, anni 1971,1981,1991; • ISTAT,Censimento generale dell’industria e del commercio, anni 1971,1981,199; • Amm.Prov. di Grosseto,Piano territoriale di Coordinamento, quadro conoscitivo,1996; • Ufficio Anagrafe del comune di Manciano; • Ufficio Comunale di censimento per i dati censimento 2001. L’analisi demografica è stata condotta con il seguente principio: le tabelle da A a B7 tengono conto dei dati rilevabili attraverso la bibliografia ISTAT relaztiva ai censimenti del 1971,1981,1991 mentre i dati riportati successivamente appartengono alla relazione finale stilata dal responsabile del Censimento per l’anno 2001, relazione che è stata presentata al Consiglio Comunale nel febbraio 2002 e successivamente trasmessa all’ISTAT. Naturalmente alcuni dati possono non coincidere fatto salvo il criterio delle stime sintetiche, nel primo caso e della verifica analitica nel secondo. Ciò che interessa è mettere in luce eventuali fenomeni utili al lavoro di programmazione e pianificaione del territorio comunale. A-ANDAMENTO DEMOGRAFICO A1-POPOLAZIONE RESIDENTE: valori assoluti e percentuali, variazioni assolute e percentuali: Orbetello Capalbio Magliano Semproniano Sup. 1971 kmq v.a 226,98 13.552 187,60 3.947 250,68 4.555 81,44 2.032 1981 1991 v.a. v.a. 14.783 14.882 4.035 4.014 4.292 4.082 1.711 1.462 2001 372,03 8.063 273,57 5.609 174,60 5.076 102,89 4.463 923,09 23.211 7.581 5.061 4.651 4.465 21.758 6.827 4.407 3.955 4.167 19356 15.236 3.912 3.750 1.307 1971-1981 v.a. % +1.231 +9,08 +88 +2,22 -263 -5,77 -321 -15,79 1981-1991 v.a. % -99 -0,66 -21 -0,51 -210 -1,27 -249 -14,55 1991-2001 v.a % +354 +2,37 -102 -2,54 -332 -8,13 -155 -10,60 S.E.L. 33.2 Manciano Scansano Sorano Pitigliano Tot. S.E.L. 7.145 4.681 4.185 4.318 20.329 -482 -548 -425 +2 -1.473 -5,97 -9,77 -8,37 +0,04 -6,25 -436 -380 -466 -280 -1.429 -5,75 -8,11 -11,13 -6,48 -6,56 -318 -274 -230 -151 -973 -4,45 -5,85 -5,50 -3,49 -4,78 La popolazione residente non sempre te conto di tutte quelle presenze che ruotano nel contesto comunale, nella tabella successiva, sempre alla data del censimento sono state rilevate presenze diverse da quelle che costituiscono i residenti legali. E quindi con tutti gli scarti che esistono in tale tipo di rilevazione. Dati provvisori censimento 2001 (dati comunali 21 Ottobre 2001) unità di rilevazione famiglie Convivenze Totale numero numero numero persone dimoranti abitualmente persone non dimoranti abitualmente famiglie famiglie totale maschi femmine totale di cui totale di cui principali coabitanti famiglie/ stranieri7apolidi presenti stranieri/apolidi presenti assenti numero convivenze 2.934 25 2.959 3.257 3.570 6.827 82 6.691 120 6 99 xx xx 45 14 20 34 xx 34 488 37 488 21 xx 2.394 25 3.004 3271 3.590 6.861 82 6.725 608 43 587 21 198 I dati relativi al censimento 2001 sono ancora parziali ed in alcune tabelle mancanti, ad esempio il censimento 2001 parla di persone abitualmente dimoranti e non di residenti, per questo alla fine del capitolo viene riportata la relazione sul Censimento generale della popolazione, degli edifici, dell’industria e del commercio del responsabile dell’Ufficio Comunale del Censimento Dott. Maurizio Mittica. A2-MOVIMENTO NATURALE (nati, vivi,morti) E MOVIMENTO ANAGRAFICO (emigrati,immigrati) anno Pop. Resid al 1.01 Movimento della popolazione Naturale Migratorio Nati Morti Saldo Iscritti da Vivi Ester. Inter. 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 7563 7546 7553 7532 7523 7503 7494 7433 7413 7401 7140 7298 7293 61 55 66 44 47 38 39 55 49 36 51 42 38 124 98 95 93 90 98 97 84 97 89 89 91 92 Pop. Resid. Al 31.12 -63 -43 -29 -49 -43 -60 -58 -29 -48 -53 -38 -49 -54 3 6 99 10 5 8 9 5 10 12 16 9 7 142 143 113 125 99 107 94 116 126 103 285 136 105 Saldo totale Cancellati per Saldo Totale Ester. inter Totale 145 149 122 135 104 115 103 121 137 115 301 145 112 = 2 3 1 1 2 1 / 5 3 / 4 3 98 98 114 95 81 64 106 112 101 76 105 101 86 98 96 111 94 80 62 105 112 96 73 105 97 83 +47 +51 +8 +40 +23 +51 -3 +9 +36 +39 +196 +44 +26 -17 +8 -21 -9 -20 -9 -61 -20 -12 -14 +196 -5 -28 7546 7553 7532 7523 7503 7494 7433 7413 7401 7140 7298 7293 7265 Esaminando i dati relativi alla popolazione residente nel periodo 1982-1994 si nota una complessiva diminuzione del saldo negativo. L’analisi del movimento della popolazione mostra come questo fenomeno sia dovuto al progressivo aumento del saldo positivo del movimento migratorio. La diminuzione è quindi a carico del saldo naturale ed è dovuta a quei fattori come l’invecchiamento della popolazione, la contrazione del numero dei matrimoni e il calo delle nascite comuni a tutto il territorio provinciale. A3-POPOLAZIONE RESIDENTE IN CENTRI,NUCLEI E CASE SPARSE: valori assoluti e percentuali Località Centri Case sparse Densità ab/Kmq 1971 % N. v.a 8 5.451 67,60 - 2.612 32,40 22 N. 8 - 1981 v.a % 5.219 68,84 2.362 31,16 21 N. 8 - 1991 v.a. % 4.822 67.48 2.323 32,52 20 2001 N. v.a, 8 4.862 74,81 - 1.999 25,19 19 Il dato interessante da rilevare è l’elevata percentuale di residenti fuori dai centri abitati. 199 A4-POPOLAZIONE RESIDENTE NEI SINGOLI CENTRI,NUCLEI E CASE SPARSE:valori assoluti e percentuali. Località 1971 1981 1991 2001 MARSILIANA v.a 1.303 % 16,16 v.a 1.271 % 16,77 v.a. 188 % 2,64 v.a. 370 % 5,39 MANCIANO 4.035 50,04 3.903 51,48 3.117 43,63 3.046 44.40 107 1,49 81 1,18 - - PODERI DI MONTEMERANO 1.088 13,49 994 13,11 507 7,10 438 6,38 SATURNIA 631 7,82 571 7,53 350 4,90 321 4,68 CAPANNE POGGIO MURELLA 167 2,07 126 1,66 99 1,38 101 1,47 460 5,71 395 5,22 174 2,43 281 4,10 379 4,71 321 4,23 265 3,71 224 3,26 2.338 32,72 1.999 29,14 MONTEMERANO SAN MARTINO CASE SPARSE - - Si osserva ,rispetto ai censimenti precedenti l’aumento di residenti nelle frazioni di Poggio Murella e soprattutto di Marsiliana, scelta anche come luogo di residenza di chi svolge la propria attività fuori dal territorio comunale nella zona costiera e a Grosseto. A 5-POPOLAZIONE RESIDENTE PER SESSO: Valori assoluti e percentuali MASCHI v.a 4.040 1971 FEMMINE % 50,10 MASCHI v.a 3.700 1981 FEMMINE %. 51,19 MASCHI % 3.445 1991 FEMMINE % 51,78 MASCHI v.a. 3.271 2001 FEMMINE % 52,33 A 6-POPOLAZIONE RESIDENTE PER CLASSE DI ETA’:Valori Assoluti e percentuali CLASSI DI ETA’ Totale v.a 0-14 15-64 v.a % v.a 65 e più % v.a % 1971 8.063 1.406 17,43 5.405 67,04 1.252 15,53 1981 7.581 1.141 15,05 4.965 65,40 1.475 19,45 1991 7.145 787 11,02 4.692 65,66 1.666 23,32 A7-POPOLAZIONE RESIDENTE PER CLASSE DI ETA’, Variazioni fra censimenti :valori assoluti e percentuali (rispetto al valore della classe del Censimento precedente) CLASSI DI ETA’ 0-14 v.a 15-64 % v.a 65 e più % v.a. % 1971-81 -256 -18,20 -440 -8,78 +223 +17,81 1981-91 -354 -31,02 -273 -20,92 +191 +12,94 Trovano qui conferma i dati della tab A 2 relativa al movimento naturale.Si osserva infatti (tab.A 6) un calo soprattutto nella fascia più bassa da 0 a 14 anni con una crescita sopra i 65 anni. 200 A 8-FAMIGLIE RESIDENTI PER AMPIEZZA DELLA FAMIGLIA FAMIGLIE CON NUMERO COMPONENTI 1-2 3-4 5-6 7 o più Totale v.a v.a 1971 2.708 1.165 43,02 1.145 42,28 341 12,59 57 2,11 1981 2.865 1.523 53,15 1.097 38,28 210 7,32 35 1,25 1991 2.819 1.532 54,34 1.116 39,58 163 5,80 8 0,28 2001 2.961 1.811 61,16 1.034 34,92 112 3,78 4 0,14 % v.a. % v.a % v.a % Ma è soprattutto dal confronto del numero delle famiglie che si evidenzia la diminuzione dell’ampiezza del nucleo familiare, infatti crescono le famiglie con 1-2 componenti e diminuiscono quelle con più componenti. Sono dati che si riscontrano, in maniera altrettanto vistosa anche in ambito nazionale. A 9-POPOLAZIONE RESIDENTE ATTIVA¹¹ E NON ATTIVA²: valori assoluti e percentuali 19711981 ATTIVA v.a % 2646 32,81 NON ATTIVA v.a % 5417 67,19 ATTIVA v.a % 2.767 36,49 1991 NON ATTIVA v.a. % 4814 63,51 ATTIVA v.a. % 2.908 40,69 NON ATTIVA v.a. % 4237 69,31 ¹ Si intende la popolazione in condizione professionale,cioè occupati e disoccupati e la popolazione in cerca di prima occupazione. ² Si intende il resto della popolazione costituito da casalinghe,studenti,ritirati dal lavoro,popolazione xon età inferiore a 14 anni ed altri. Si osserva che nei due decenni 1971-1981 e 1981-1991 c’è stato un incremento graduale della popolazione attiva, da mettere sicuramente in relazione al saldo migratorio. Rimane comunque molto elevato il divario tra popolazione attiva e non attiva . L’analisi della popolazione attiva per rami di attività economica tab.A10 evidenzia una graduale diminuzione nel settore primario e secondario con un consistente aumento del settore terziario. A10-POPOLAZIONE RESIDENTE ATTIVA PER RAMO DI ATTIVITA’ ECONOMICA:valori assoluti e percentuali rispetto al totale della popolazione attiva Anno Agricoltura,Foreste Caccia e pesca v.a. % Industria,costruzioni³ Altre attivitàч v.a. % v.a % Totale 1971 1.403 52,78 566 21,30 689 25,92 2.658 1981 1.063 41,60 541 21,18 951 37,22 2.555 1991 948 34,52 470* 17,10 1.329 48,38 2.747 3-Industrie estrattive,manifatturiere,costruzioni,istallazione impianti,energia elettrica,gas e acqua. 4-Commercio,trasporti e comunicazioni,servizi,alberghi e ristoranti. *-di cui 118 persone occupate nell’attività estrattiva. 201 B- STATO E CONSISTENZA DEL PATRIMONIO EDILIZIO ESISTENTE B.1 – ABITAZIONI E STANZE (occupate e non occupate):Valori assoluti, variazioni.assolute e percentuali 1971 abitazioni stanze 1981 1991 2.998 3.479 3.925 11.294 14.243 15.941 2001* 1971-81 4.153 +481 +16,04 13.968* +2.949 +26,11 1981-91 +446 1991-2001 +12,81 +228 +1.698 +11,92 +5,80 -1973* -12,37* B.2 – DIMENSIONE MEDIA DELLE ABITAZIONI (stanze/abitazioni) 1971 1981 stanze/abitazioni 3,76 4.09 *Nel censimento del 2001 non si è tenuto conto di cucine,bagni e corridoi. 1991 4,06 2001* 3,40* B.3 – VANI ED ALLOGGI OCCUPATI E NON. Valori assoluti e percentuali 1971 1981 1991 v.a. % v.a. % v.a. % Abitazioni occupate 2.507 83,62 2.629 75,57 2.811 71,61 Stanze occupate 9.697 85,86 11.195 78,60 11.957 75,00 491 16,37 850 24,43 1.114 28,39 1579 14,14 3.048 21,40 3.984 25,00 Abitazioni occupate non Stanze occupate non B.4 – INDICI DI AFFOLLAMENTO popolazione residente stanze occupate famiglie abitazioni occupate 1971 1981 1991 0,83 0,67 0,59 1,08 1,08 1,00 B.5 – FAMIGLIE E ABITAZIONI 1991 Il patrimonio edilizio nel censimento del 1991 è costituito da 3.925 abitazioni. A fronte di una costante diminuzione della popolazione si registra un progressivo aumento del numero di abitazioni. Contemporaneamente si registra un aumento della dimensione media delle abitazioni che passa dalle 3,7 stanze nel 1971 al 4,0 nel 1991. Nello stesso tempo, ed è il dato più preoccupante aumentano le abitazioni non occupate con un forte incremento nel decennio 1971-1981 che passa dal (16,73%al 24,43%) per poi vedere il valore arrivare, nel decennio successivo intorno al 28,39%. Queste tendenze trovano confermata nella progressiva diminuzione dell’indice di affollamento. Il sotto utilizzo del patrimonio edilizio esistente assume proporzioni più rilevanti nei centri caratterizzati da piccole dimensioni come Capanne e Poderi di Montemerano. 202 B.6 – ABITAZIONI OCCUPATE PER EPOCA DI COSTRUZIONE DEL FABBRICATO Al 1991 valori assoluti e percentuali (su abitazioni occupate) Epoca di costruzione del fabbricato Abitazioni v.a. % Prima del 1919 689 24,51 1919-1945 285 10,13 1946-1960 798 28,39 1961-1971 446 15,85 1972-1981 361 12,84 1982-1986 194 6,90 dopo il 1986 38 1,36 B.7 – ABITAZIONI OCCUPATE PER NUMERO DI STANZE Numero di vani per abitazione 1971 1981 1991 v.a. % v.a. % v.a. % 1 22 0,88 22 0,84 17 0,60 2 319 12,73 238 9,05 180 6,41 3 613 24,45 552 20,99 512 18,21 4 1.024 40,84 946 35,98 986 35,07 5 307 12,25 451 17,16 579 20,60 6 222 8,85 420 15,98 537 19,11 Gli elementi che risultano assenti nelle tabelle precedenti per mancanza non solo di un dato ufficiale sintetico (al marzo 2002) ma anche per una certa difficoltà di rendere omogenei i dati vengono sostanzialmente riportati nella relazione, inviata all’ISTAT, sulla attività di censimento svolto in proprio dall’Amministrazione Comunale sotto la direzione del Vice Segretario Dott. Maurizio Mittica. 1. Premessa Alla base di questa relazione non vi è ovviamente la pretesa di fare quella “fotografia” della società italiana che compete all’Istituto di Statistica, ma, molto più semplicemente, di offrire subito all’Amministrazione dei dati, e alcune considerazioni generali su di essi, riguardo la distribuzione della popolazione e delle attività produttive sul territorio e della comunità, cercando di coglierne l’andamento, e di sollecitare delle riflessioni su di essi; sarà poi l’ISTAT, nel corso del 2003, a pubblicare i dati completi, anche disaggregati. Questa avvertenza vale in particolare per quanto riguarda la distribuzione della popolazione per fasce di età, che noi al momento possiamo conoscere unicamente mediante le elaborazioni del Servizio Demografico: oggi, per esempio, sappiamo che nel nostro Comune vi è un’alta incidenza di popolazione ultrasessantacinquenne, anche se in misura minore rispetto ai Comuni confinanti; con il censimento sapremo meglio come questa parte della 203 nostra comunità si suddivide tra i centri abitati, in che tipologia familiare vive, qual è il suo livello di istruzione, e questo consentirà di articolare meglio gli interventi sociali in favore di tali cittadini. Pertanto, si prenderanno in considerazione i tre censimenti effettuati (popolazione, edifici, industria e commercio), riepilogandone i risultati in tabelle suddivise per località. Le indicazioni “campagna nord” e “campagna sud” sono state fatte con riferimento al capoluogo; si è cercato infatti di suddividere le due zone in modo da renderle il più possibile omogenee, quindi per “campagna nord” si intende da Manciano in direzione Montemerano e Pitigliano, mentre per “campagna sud” si intende da Manciano in direzione Marsiliana e Farnese. 2. Il Censimento della popolazione. L’attività censuaria ha stabilito che nel Comune di Manciano dimorano abitualmente 6.861 persone, di cui 3.271 maschi e 3.590 femmine. 6.827 di queste persone sono raggruppate in 2.961 famiglie, le altre 34 vivono in convivenze (essenzialmente in conventi e caserme); 82 sono di cittadinanza non italiana. Come si può notare, esiste una differenza in negativo di 112 persone rispetto alla rilevazione anagrafica al 31 dicembre 2000, che indicava la popolazione residente in 7.093 persone. Su questa “sparizione” di cittadini sono apparsi articoli di stampa non privi di ironia relativamente allo stesso fenomeno avvenuto in altri Comuni, ma la spiegazione è piuttosto semplice: Manciano, così come altri Comuni della nostra zona, è un Comune a forte presenza di seconde case, i cui titolari sovente scelgono di trasferire qui la residenza ma dimorano altrove per la maggior parte dell’anno, compreso il periodo del censimento, che viene scelto a metà del mese di ottobre proprio perché in esso gli spostamenti della popolazione sono ridotti. Non a caso, del resto, il censimento parla di persone “abitualmente dimoranti” e non “residenti”, appunto per accertare la situazione reale e, successivamente, dare modo al Comune di verificare la rispondenza ad essa della situazione giuridica; e non a caso, in base a tale verifica, è l’anagrafe comunale a dover essere aggiornata ai risultati del censimento e non viceversa. Un altro motivo della differenza negativa è dato dall’assenza di molti stranieri che hanno qui la residenza ma che permangono nel nostro territorio con carattere di stagionalità, legata per esempio alle attività di taglio del legname; per questo nel periodo di rilevazione molti di loro erano tornati nei Paesi di rispettiva provenienza e non sono stati reperiti. È altamente probabile che sia i proprietari di seconde case che gli stranieri, quando verranno informati delle risultanze del censimento, si recheranno presso il Servizio Demografico per ribadire la volontà di mantenere la propria residenza a Manciano; in tal modo il divario sopra citato si ridurrà in misura consistente. È interessante notare che esistono 25 famiglie che coabitano con altre nello stesso alloggio; si tratta di un fenomeno per lo più dovuto a parentela tra le famiglie, o a situazioni di ospitalità, o di fornitura di alloggio quale parte del compenso per servizi di assistenza. Il censimento ha rilevato anche le persone non dimoranti abitualmente: non soltanto ospiti di alberghi ed altre strutture ricettive, ma anche persone che vivono a Manciano per limitati periodi dell’anno e che dimorano o risiedono altrove per motivi di lavoro o di studio; queste persone sono risultate in totale 608, di cui 488 ospiti di strutture ricettive (per inciso una buona presenza turistica dato il periodo sicuramente non di punta). Infine, sia tra i dimoranti che i non dimoranti sono state censite le persone presenti il giorno fissato per la rilevazione, ossia il 21 ottobre, riscontrando il 98% di presenti tra i dimoranti abitualmente ed il 96,5% tra i non dimoranti abitualmente; questo è un indice della buona rispondenza del censimento alla realtà della situazione, ossia che molti di coloro che risultano residenti all’anagrafe sono effettivamente tali. 204 La tabella che segue suddivide le persone dimoranti nel Comune di Manciano tra i vari centri urbani e le campagne: Località Dimoranti Dimoranti Dimoranti % Non maschi femmine totali abitualmente dimoranti Manciano 1.418 1.628 3.046 44,40 71 Campagna sud 602 614 1.216 17,72 39 Campagna nord 390 373 763 11,12 145 Montemerano 207 231 438 6,38 25 Marsiliana 187 183 370 5,39 10 Saturnia 137 184 321 4,68 45 Poggio Murella 132 149 281 4,10 22 San Martino 103 121 224 3,26 1 Poggio Capanne 44 57 101 1,47 6 Poderi di Montemerano 41 40 81 1,18 12 Terme e dintorni 10 10 20 0,30 232 TOTALE 3.271 (47,67%) 3.590 (52,33%) 6.861 100,00 608 Il capoluogo, come era facilmente prevedibile, è risultato di gran lunga il principale centro di aggregazione della comunità, dato che quasi la metà dei cittadini del Comune risiedono in esso. Il dato più interessante da rilevare è la elevata percentuale di residenti fuori dai centri abitati (complessivamente il 28,84%), e la loro distribuzione in maggioranza nella parte bassa del Comune; se, infatti, si tiene conto che in tale zona il numero di edifici è solo leggermente superiore rispetto alla parte alta, come si avrà modo di vedere in seguito, e che le abitazioni di sola residenza (cioè non facenti parte di aziende agricole) sono senz’altro in numero superiore in quest’ultima zona, se ne deduce la grande importanza dell’area di Marsiliana dal punto di vista dell’attività agricola (data la scarsa presenza di abitazioni nella zona Campigliola – Montauto) e, in misura crescente, come luogo di residenza scelto da chi svolge la propria attività lavorativa al di fuori del territorio comunale, nella zona costiera e a Grosseto. Ciò testimonia la validità della scelta dell’Amministrazione di prevedere un maggiore sviluppo urbanistico della frazione. Non deve comunque essere messo in secondo piano il fatto che sia la campagna, sia le frazioni più piccole restano presidiate e non subiscono il fenomeno dello spopolamento, se non in misura molto limitata, a testimonianza della buona qualità della vita in tutto il territorio.Riguardo la distribuzione per sesso, basterà dire che Manciano non va in controtendenza rispetto al resto dell’Italia riguardo il maggior numero di donne rispetto agli uomini; se si esamina tale dato per località, l’unica differenza di qualche significato si ritrova tra i residenti nelle campagne della parte alta. Un altro motivo di interesse è dato dal numero di componenti delle famiglie; è noto che, in generale, i nuclei familiari di oggi sono di entità molto ridotta rispetto al passato, quando il modello imperante era la famiglia patriarcale ed in essa vivevano almeno tre generazioni di persone. La tabella che segue evidenzia la ripartizione delle famiglie per numero di componenti secondo la suddivisione già vista in precedenza: Località Totale % Numero di famiglie per componenti e percentuale sul totale delle famiglie della zona fam. 1 pers. 2 3 4 5 6 7 Manciano 427 419 313 159 27 5 1 1.351 45,63 (31,61%) (31,01%) (23,17%) (11,77%) (2,00%) (0,37%) (0,07%) Campagna 67 136 116 90 25 5 2 441 14,89 sud (15,19%) (30,85%) (26,3%) (20,41%) (5,67%) (1,13%) (0,45%) Campagna 73 87 66 47 21 3 1 298 10,06 nord (24,5%) (29,19%) (22,15%) (15,77%) (7,05%) (1%) (0,34%) Montem. 80 71 38 18 6 0 0 213 7,19 205 (37,56%) (33,33%) (17,84%) (8,45%) (2,82%) Marsiliana 34 55 40 19 6 0 0 154 5,20 (22,08%) (35,71%) (25,97%) (12,34%) (3,9%) Saturnia 44 49 29 18 4 0 0 144 4,86 (30,55%) (34,03%) (20,14%) (12,5%) (2,78%) Poggio 60 58 17 11 2 0 0 148 5,00 Murella (40,54%) (39,19%) (11,49%) (7,43%) (1,35%) S. Martino 41 32 20 8 3 2 0 106 3,58 (38,67%) (30,19%) (18,87%) (7,55%) (2,83%) (1,89%) Poggio 30 16 7 2 2 0 0 57 1,93 Capanne (52,63%) (28,07%) (12,28%) (3,51%) (3,51%) Poderi di 18 11 11 2 0 0 0 42 1,42 Montem. (42,86%) (26,19%) (26,19%) (4,76%) Terme e 2 1 1 2 1 0 0 7 0,24 dintorni (28,58%) (14,28%) (14,28%) (28,58%) (14,28%) TOTALE 876 935 658 376 97 15 4 2.961 100 (29,58%) (31,58%) (22,22%) (12,7%) (3,27%) (0,51%) (0,14%) L’ultima colonna riporta la percentuale del numero di famiglie residenti in ogni località rispetto al totale delle famiglie. Come si può notare, il dato generale del Comune vede la netta prevalenza di famiglie composte da due o tre persone, e questo può far pensare che anche a Manciano si sia affermato il modello familiare “nucleare”, ossia quello formato dai coniugi e al massimo un figlio. Naturalmente questa conclusione necessita di conferma da parte dei dati ufficiali ISTAT, in quanto per esempio molte famiglie con due soli componenti sono formate da coppie anziane i cui figli hanno formato famiglie autonome, così come un buon numero di famiglie con un solo membro sono famiglie di anziani (si noti il dato relativo alle frazioni di Poggio Capanne, Poggio Murella e Montemerano, per le quali i dati anagrafici indicano una popolazione in gran parte composta di anziani); tuttavia, il 12,7% delle famiglie “tipiche”, cioè con quattro componenti, è un indice piuttosto attendibile del calo della natalità. Del resto la Toscana è una delle regioni italiane con il minor numero di nascite, per cui il nostro Comune risulta in linea con la tendenza regionale. Scomponendo il quadro per località, si osserva come i residenti in campagna tendano ancora, diversamente dai centri urbani, a formare famiglie più numerose; anche se, in termini assoluti, non si tratta di numeri molto elevati, questo dato è comunque un indice di una certa permanenza nelle nostre zone del modello di famiglia contadina estesa, al quale si contrappone quello “atomizzato” dei centri urbani, specie di quelli minori. 3. Il censimento degli edifici. È la prima volta che l’ISTAT ha deciso di operare una rilevazione degli edifici. Si deve notare che tale censimento è stato effettuato in modo completo unicamente nei centri urbani, perché al di fuori di essi è stato chiesto di censire solo gli edifici adibiti ad abitazione, fossero essi effettivamente abitati o meno. Nel Comune di Manciano sono risultati un totale di 2.214 edifici, di cui 2.095 per abitazione; all’interno di questi ultimi si sono rilevate 4.153 abitazioni (1,98 abitazioni per edificio), per un numero complessivo di 13.968 stanze (3,36 stanze per abitazione); per stanze non si intendono cucine, bagni e corridoi. È piuttosto rilevante il numero di abitazioni che risultano non occupate, 1.198 su 4.153, pari al 28,85% del totale; indubbiamente un dato su cui riflettere, anche se non è questa la sede per tentare spiegazioni approfondite di questo fenomeno; più avanti, esaminando i dati disaggregati, vedremo cosa potrebbe spiegare almeno parzialmente questa grande quantità di alloggi liberi. La tabella che segue suddivide gli edifici censiti tra i vari centri urbani e le campagne, ed indica inoltre il totale delle abitazioni non occupate; poiché al di fuori dei centri urbani la rilevazione 206 doveva essere fatta solo sugli edifici adibiti ad abitazione, per omogeneità si considerano soltanto questi ultimi. Località Manciano Campagna sud Campagna nord Montemerano Marsiliana Saturnia Poggio Murella S. Martino Poggio Capanne Poderi di Montem. Terme e dintorni TOTALE Edifici per % Abitazioni non abitazione occupate 572 27,30 397 394 18,81 95 386 18,42 196 149 7,11 163 85 4,06 28 121 5,78 35 140 6,68 94 125 5,97 71 50 2,39 54 66 3,15 65 7 0,33 0 2.095 100,00 1.198 % 33,14 7,93 16,36 13,61 2,34 2,92 7,85 5,93 4,51 5,43 0,00 100,00 Più delle prime due colonne, che non danno spunti di riflessione in quanto rispecchiano le dimensioni dei centri urbani, la riflessione deve concentrarsi sulle abitazioni non occupate, in particolare sulla loro scarsa quantità nella frazione di maggior richiamo turistico, ossia Saturnia, e, cosa piuttosto singolare, nel loro numero elevato proprio intorno a tale centro, ossia nella campagna e nelle vicine frazioni di Montemerano, Poggio Murella e Poggio Capanne. Sarebbe importante una analisi comparata con i prezzi di mercato delle abitazioni, per cercare di dare una spiegazione a questa apparente discrepanza e, soprattutto, sarà da verificare, in sede di confronto tra i dati censuari e quelli anagrafici, quante di queste abitazioni non occupate siano in effetti di proprietà di chi dimora nel territorio comunale solo per limitati periodi dell’anno e quindi non è stato censito perché non presente al momento della rilevazione. Ottenuti questi dati, sarà possibile analizzare con maggiore precisione la situazione immobiliare nel nostro Comune. 4. Il censimento dell’industria e del commercio. L’ISTAT ha fatto pervenire, come base per avviare l’attività censuaria, un elenco di unità produttive dal quale il censimento ha fatto “sparire” ben 226 tra imprese ed istituzioni. Questo non è indice di alta mortalità delle imprese o di una cattiva rilevazione, bensì del fatto che erano state indicate come attività a sé stanti magazzini, rimesse od altro che afferisce ad una attività economica vera e propria e che, quindi, non doveva essere censito. Del resto le attività economiche individuate dai rilevatori e non inserite nell’elenco trasmesso dall’ISTAT sono risultate ben 157, per cui il totale è di 545 imprese (per 1.456 addetti) e di 57 istituzioni, un dato solo leggermente inferiore e sicuramente più veritiero rispetto a quello di partenza. Poiché gli artigiani vengono in gran parte considerati esercenti di attività industriali (per esempio i meccanici e tutti coloro che svolgono attività di riparazione di autoveicoli), risultano nel nostro Comune ben 112 industrie, con 335 addetti, mentre vi sono 167 imprese commerciali con 359 addetti e 266 attività di altri servizi (strutture ricettive, bar, parrucchieri ecc.), con 762 addetti, oltre ai 380 addetti delle istituzioni (Pubbliche amministrazioni, scuole, pro loco, filarmoniche, associazioni varie ecc.). In definitiva, il numero degli addetti risulta elevato; da questo non è ovviamente possibile ricavare la conclusione che la grande maggioranza dei residenti nel nostro Comune svolga la propria attività lavorativa sul territorio comunale, ma è ragionevole ipotizzare che questa percentuale sia comunque buona. La tabella che segue suddivide le attività produttive e le istituzioni tra i vari centri urbani e le campagne: 207 Località Manciano Campagna sud Campagna nord Montemerano Marsiliana Saturnia Poggio Murella S. Martino Poggio Capanne Poderi di Montemerano Terme e dintorni TOTALE n. 253 49 54 46 28 50 29 15 4 5 12 545 Attività % n. addetti % 46,42 485 33,31 8,99 271 18,61 9,91 110 7,55 8,44 103 7,07 5,14 72 4,95 9,17 119 8,17 5,32 37 2,54 2,75 20 1,37 0,73 7 0,48 0,92 10 0,69 2,20 222 15,25 100,00 1.456 100,00 n. 38 1 0 3 4 6 2 2 0 1 0 57 Istituzioni % n. addetti 66,67 338 1,75 1 0,00 0 5,26 2 7,02 20 10,53 16 3,51 3 3,51 0 0,00 0 1,75 0 0,00 0 100,00 380 % 88,95 0,26 0,00 0,53 5,26 4,21 0,79 0,00 0,00 0,00 0,00 100,00 Se la prevalenza delle attività all’interno del capoluogo era un risultato facilmente prevedibile, lo era molto meno la quasi omogenea distribuzione delle altre attività nel resto del territorio comunale, ma questo dato troverà giustificazione esaminando la tabella successiva, la quale contiene la ripartizione tra le sole attività produttive, distinte tra industria, commercio ed altri servizi. Prima di vederla e commentarla, un veloce accenno sulle istituzioni: qui la preponderanza del capoluogo è scontata, in quanto in esso si concentrano quasi tutte le pubbliche amministrazioni (Comune, R.S.A. e strutture sanitarie, scuole, Centro per l’impiego, Comandi militari, Poste ecc.); si tratta comunque di un dato su cui riflettere, perché indica la necessità di garantire servizi pubblici efficienti anche a coloro, e come si è visto sono molti, che non vivono a Manciano e che in molti casi per recarsi nel capoluogo incontrano delle difficoltà. Vediamo adesso la suddivisione delle attività produttive nei tre settori dell’industria, del commercio e degli altri servizi, ricordando ciò che è stato detto riguardo le attività definite come “industriali”: Località Manciano Campagna sud Campagna nord Montem. Marsiliana Saturnia Poggio Murella S. Martino Poggio Capanne Poderi di Montem. Terme e dintorni TOTALE Numero di attività per settore e percentuale sul totale della zona industria addetti commercio addetti altri servizi addetti 46 90 103 201 104 194 (18,18%) (18,56%) (40,71%) (41,44%) (41,11%) (40,00%) 12 115 9 87 28 69 (24,49%) (42,44%) (18,37%) (32,10%) (57,14%) (25,46%) 14 35 0 0 40 75 (25,93%) (31,82%) (74,07%) (68,18%) 8 23 10 16 28 64 (17,39%) (22,33%) (21,74%) (15,53%) (60,87%) (62,14%) 7 26 10 15 11 31 (25,00%) (36,11%) (35,71%) (20,83%) (39,29%) (43,06%) 10 22 15 17 25 80 (20,00%) (18,49%) (30,00%) (14,29%) (50,00%) (67,23%) 7 12 9 9 13 16 (24,14%) (32,43%) (31,03%) (24,32%) (44,83%) (43,24%) 5 8 6 6 4 6 (33,33%) (40,00%) (40,00%) (30,00%) (26,67%) (30,00%) 1 1 1 1 2 5 (25,00%) (14,29%) (25,00%) (14,29%) (50,00%) (71,43%) 1 2 0 0 4 8 (20,00%) (20,00%) (80,00%) (80,00%) 1 1 4 7 7 214 (8,33%) (0,45%) (33,33%) (3,15%) (58,33%) (96,40%) 112 335 167 359 266 762 (20,55%) (23,01%) (30,64%) (24,66%) (48,81%) (52,33%) Totale Totale attività e % addetti e % 253 485 (46,42%) (33,31%) 49 271 (8,99%) (18,61%) 54 110 (9,91%) (7,55%) 46 103 (8,44%) (7,07%) 28 72 (5,14%) (4,95%) 50 119 (9,17%) (8,17%) 29 37 (5,32%) (2,54%) 15 20 (2,75%) (1,37%) 4 7 (0,73%) (0,48%) 5 10 (0,92%) (0,69%) 12 222 (2,20%) (15,25%) 545 1.456 (100%) (100%) 208 È evidente la prevalenza in tutto il territorio comunale degli “altri servizi” rispetto all’industria ed al commercio. Se si tiene presente che in tale categoria rientrano tutte le strutture ricettive e di ristorazione, se ne ricava la conferma della assoluta vocazione turistica del Comune, vocazione non certo limitata ad alcune zone ma diffusa su tutto il territorio, il che spiega la presenza omogenea di cui si è accennato nel commentare la precedente tabella. Anche eliminando il fattore di “distorsione” del dato, costituito dalle Terme di Saturnia e dal personale che in esse lavora, che le rende di gran lunga la maggiore realtà economica del nostro Comune, gli “altri servizi” mantengono comunque la prevalenza rispetto al commercio, che dove presente rappresenta il secondo settore di attività, ed all’industria. L’assenza nel censimento delle attività agricole, che sono sottoposte ad una rilevazione autonoma compiuta per l’ultima volta nel 2000, non altera in modo sostanziale i dati che emergono da questa analisi, in quanto molte aziende agricole sono anche gestrici di agriturismi, che quali strutture ricettive sono state invece oggetto di questo censimento. Al di là dei dati strettamente ricavabili dall’attività censuaria si può tentare una ricomposizione o un’aggiustamento di tiro se consideriamo le attività di ricettività turistica come altri servizi ricavando i dati dall’ufficio commercio del comune e attribuendo ad essi anche una localizzazione spaziale in modo che la distorsione genarata dal polo termale di Saturnia venga ricompresa anche in una logica più ampia che coinvolge il settore nel suo insieme. Ci riferiamo così all’articolazione spaziale operata con la Variante delle zone agricole nella cui normativa i Titoli assumono anche il ruolo di suddividere le varie porzioni del territorio comunale all’interno delle quali sono state recepite le Unità di Paesaggio del PTC. In particolare il Titolo II individua la porzione altocollinare del territorio con il polo termale di Saturnia, il Titolo III la porzione collinare con il capoluogo, il Titolo III la porzione collinare e valliva dove l’assetto è determinato dall’appoderamento di Riforma e il Titolo IV quella nella quale l’insediamento stabile risulta sporadico con ovvi riflessi sulla struttura socioeconomica e produttiva. La progressione della numerazione dei titoli corrisponde anche al sostanziale passaggio dal territorio collinare a Nord.Est fino a quello collinare e di pianura in adiacenza alle coste di Sud-Ovest dei Comuni di Capalbio e Orbetello (Titolo IV) e al confine con l’Alto Lazio nel comune di Montalto di Castro (Titolo V) Titolo II CP.3.2.1 R.10.4.1 R.10.2 RT.1 RT2 Totale Titolo III R.10.4.2 Totale Titolo IV CP. 3.2.2 R.11.2.1 P.i. 3 Totale TitoloV R.10.4.3 R.11.2.2 CP.4 Totale Totale Comunale AGRITURISMI ALBERGHI AFFITTACAMERE C.A.V. TOTALE TOTALE Attività Posti Attività Posti Attività Posti Attività Posti Attività Posti N° letto N° N° letto N N° letto N° N° letto N° letto N° N° A. Ambito altocollinare dei villaggi aperti (Saturnia, Terme, Poggio Murella, Capanne, S. Martino) 19 188 8 *440 15 104 5 55 47 787 4 47 1 16 4 31 2 17 11 111 2 11 1 7 3 18 25 246 10 463 19 135 7 72 61 916 B. Ambito collinare dei centri murati (Manciano, Montemerano) 25 288 9 229 19 140 4 47 57 704 25 288 9 229 19 140 4 47 57 704 C. Ambito della riforma fondiaria (Sgrilla, Sgrillozzo, Marsiliana) 11 136 10 27 21 163 1 11 1 11 8 81 2 16 10 97 20 228 12 43 32 271 D. Ambito dei castelli di confine (Campigliola, Tafone, Montauto) 3 44 3 44 3 23 3 23 1 3 1 3 6 67 7 70 76 829 19 692 50 328 11 119 157 1961 209 * 272 risultano i posti letto dell’azienda Terme di Saturnia nell’unità di paesaggio CP.3.2.1 5 Le attività estrattive L’attività estrattiva merita un discorso a parte pur essendo i dati riferiti genericamente al settore industriale e rilevabili dal censimento.Si può dire che questa attività ha un ruolo molto importante nel territorio di Manciano, sono presenti infatti 8 cave di cui: una di materiali inerti di fiume; una di pietrisco calcareo di monte; 5 di pietre ornamentali; 1 di materiale lapideo superficiale. Sono stati autorizzati inoltre due impianti di riciclaggio di materiali di scarto delle pietre ornamentali, che producono inerti per costruzioni, di cui uno all’interno della cava di travertino Poggio Crostoli e uno nella cava di Pian di Palma. Nel corso dell’anno 2005 nelle cave del territorio comunale sono stati occupati complessivamente 65 operai di cui 59 fissi e 6 in maniera discontinua per 3 – 4 mesi all’anno. La produzione globale per l’anno 2005 è stata: - inerti di monte – pietrisco calcareo…………. t. 137.693…...............valore - inerti di fiume………………………………….t. 25.500………………” - travertino………………………………………t. 6.950………………” - arenaria………………………………………...t. 26.808……………… “ - travertino superficiale da giardini……………..t. 50……………….” - travertino di scarto riciclato……………………t. 42.850……………….” € 1.143.810,00 € 340.000,00 € 582.500,00 € 2.548.027,00 € 2.000,00 € 518.475,00 Totale produzione globale……………………..t. 239.851……………….” € 5.134.812,00 Si fa presente che i dati relativi alle produzioni e ai rispettivi valori in euro sono stati rilevati con la scheda statistica mineraria inviata a tutte le ditte esercenti le cave sotto elencate dal 15 al 17 gennaio 2006. Di seguito si riportano le descrizioni delle cave esistenti. Cava di pietrisco calcareo denominata “Saracchieto” esercita dalla Beton Costruzioni S.r.l. con sede in Grosseto via Zircone n. 37. Amministratore Unico Flavio Bevilotti. Autorizzazione comunale n.19260 del 03.10.2000 con validità di anni 10 a decorrere dal 04.10.2000. Operai occupati 6, produzione annua programmata circa 100.000 mc di pietrisco commerciabile pari a circa 64.000 mc di roccia in posto. Il progetto è stato sottoposto alla procedura di VIA. La superficie comprende circa 27 ettari con un volume di 8 milioni di mc. di materiale da coltivare. Con la produzione attuale in teoria la cava ha 80 anni di attività futura. Nel corso dell’anno 2005 l’estrazione del materiale è stata effettuata solo nel settore Nord della cava all’altezza dei primi 2 gradoni. La quota di progetto del 1° gradone è stata raggiunta solo in un breve tratto della parte centrale della fronte di scavo. Nella parte Sud della cava sono stati effettuati solo lavori di rimodellamento dei primi due gradoni a partire dall’alto della fronte di scavo. La qualità del materiale continua ad essere scarsa nel settore Sud per il grande contenuto di terreni argillosi. Anche nella parte alta del settore Nord il materiale presenta inclusioni e strati di argilla abbastanza consistenti che creano problemi di selezione nell’impianto di frantumazione e vagliatura, nonché una forte produzione di materiale di scarto che deve essere movimentato e stoccato in vari settori della cava con costi aggiuntivi non indifferenti. La produzione per l’anno 2005 è di t. 137.693 pari a mc. 55.077. Da sootolineare l’incremento della produzione rispetto al 2004, dovuto principalmente alla richiesta di pietrisco selezionato da parte dell’Italcementi. Cava di diaspro denominata “Valle Focosa” esercita dalla Ditta Ascoli Gino con sede in Via Antonelli n. 4 00197 – ROMA. 210 E’ stato presentato il progetto di coltivazione che prevede un volume globale di materiale da scavare in 5 fasi di mc 350.000 pari a mc. 115.000 per ciascuna fase La cava che occupa una superficie di mq. 48.590 e in via di autorizzazione.. Nella cava verrà coltivato materiale sciolto (diaspro) che verrà scavato con il solo impiego di escavatore e pala meccanica. Il materiale scavato è utilizzabile come tale per riempimenti stradali e sottofondi. Quindi non sono previsti impianti di prima e seconda lavorazione. Nei lavori di cava è prevista l’occupazione di 2 operai. Cava di sabbia e ghiaia denominata “Le Volte” esercita dalla CO.I.MAR. S.r.l. Marsiliana di Manciano. Autorizzazione n. 01 del 2 aprile 2004 rilasciata dal SUAP della Comunità Montana Colline del Fiora di Pitigliano. In cava lavorano 3 operai compreso l’addetto al trasporto del misto dalla cava all’impianto di Marsiliana distante circa 18 Km. Lo scavo e il trasporto vengono fatti dalla Cooperativa CO.T.IR. di Montalto di Castro.. L’area di cava copre una superficie di Ha 27.50 per un volume totale di inerti di fiume di mc. 1.237.500. I 27 ettari da scavare sono stati divisi in 4 lotti di cui 3 di 8 ha ciascuno e uno di ha 3,50. Del primo lotto sono già stati scavati circa 1,5 ettari di cui circa mezzo ettaro nell’anno 2004 per un volume di di circa 6.000 mc. e 10.270 mq. nel 2005 per un volume di circa 15.000 mc. Il primo lotto, ha una superficie di 8 ha per un volume di tout – venant di mc. 320.000 con uno scarto di mc. 40.000. Nel progetto è prevista una produzione di mc. 70.000 all’anno per 4 anni. La produzione annua molto ridotta rispetto alle previsioni è dovuta alla scarsa qualità e il costo del trasporto del materiale scavato. Il misto di fiume ha una componente terrigena piuttosto elevata che crea problemi di lavaggio e classificazione nell’impianto di Marsiliana. La profondità dello scavo, di circa m. 2,50 con una copertura di circa un metro di terreno vegetale e circa m. 1,50 di materiale utile, non raggiunge la parte migliore del banco che si trova al di sotto dei 3 metri. Praticamente non viene sfruttata la parte migliore del giacimento a causa delle prescrizioni dell’Amministrazione Provinciale riportate nell’autorizzazione che impongono lo scavo al di sopra della falda freatica. .Il rilievo topografico della cava è aggiornato al 31 dicembre 2005, nessun infortunio si è verificato nell’arco dello stesso anno. Cava di arenaria denominata “Gamberaio” esercita dalla Pietra Dorata S.r.l. con sede in Manciano Loc. Gamberaio Strada provinciale n. 32 Manciano Farnese Km 8 Amministratore Delegato Carlo Mario Pozzi. Autorizzazione per la durata di 10 anni a decorrere dal 09.12.1998 per una superficie di ha. 16,33. Il progetto prevede un volume complessivo di materiale coltivabile di mc.491.743. Con una resa del 25% si avranno mc. 122.935 di materiale commerciabile. Il materiale di scarto e il cappellaccio ammontano complessivamente a mc. 514.246 di cui il 40% mc. 205.698 verranno riutilizzati per sottofondi, pietrame da costruzione e blocchi per scogliere, mentre il rimanente 60% verrà utilizzato per il ripristino della cava. Il volume annuo programmato è di mc. 20.570 di materiale commerciabile Ai lavori di cava sono addetti 16 operai, un impiegato, e il Direttore dei Lavori . La produzione per l-anno 2005 è stata di mc. 2.575 di blocchi riquadrati di pietra dorata, pietra etrusca e pietra maremma e mc. 3.298 di blocchi informi per un totale di mc. 5.873. I lavori di scavo hanno interessato il settore Sud – Ovest della cava tra le quote 160 e 220 mentre nella parte sommatale sono stati effettuati solo lavori di pulizia e preparazione del banco da coltivare. Nessun infortunio si è verificato nell’arco dell’anno 2005. Rispetto all’anno 2004 si riscontra una riduzione di produzione di blocchi da mc. 7.100 a mc. 5.873 mentre il numero degli operai e sceso da 18 a 16 unità. 211 Non sono stati effettuati lavori di ripristino ma con l’asportazione di blocchi informi da scogliera è stato ridotto il volume di materiale di scarto nel settore Est della cava tra le quote 150 e 170. I blocchi informi vengono trasportati e utilizzati a Civitavecchia per l’ampliamento del porto. Il rilievo topografico della cava è aggiornato all’anno 2003. Cava di arenaria denominata “ Poggio La Vecchia” esercita dalla Soc. Santafiora Pietre S.r.l. con sede amministrativa in Vitorchiano (VT) Strada Statale Ortana, Km 8+200. L’autorizzazione comunale è stata rilasciata in data 30.03.1999 per anni 10. Ai lavori sono addetti 16 operai.La superficie dell’area estrattiva autorizzata è di ha. 16.71.30, il volume globale di tout – venant come da progetto è di mc. 967.576, da coltivare nell’arco di 40 anni, con una media base annua di mc.23.000, con una resa base del 25%, pari a mc.11.535, all’anno di materiale commerciabile. Nell’arco dell’anno 2005 hanno lavorato in cava 24 operai 8 in più rispetto ai 16 del 2004 compreso il sorvegliante, mentre la direzione dei lavori è esercitata da un tecnico esterno. La produzione di arenaria in blocchi riquadrati è di mc. 4.850 tutto del tipo Santa Fiora. . I lavori hanno interessato i settori Nord – Nord Est e Sud – Sud Est tra le quote 220 e 290. E’ in corso un rimodellamento della fronte di scavo per rendere più facilmente accessibili i gradoni di coltivazione. Nella parte sommatale, a Ovest della cava, è stata effettuata la scoperchiatura del giacimento ed è stato asportato qualche blocco di arenaria. Non sono stati effettuati lavori di ripristino in quanto in nessun punto della cava è stata ancora raggiunta la quota di progetto. Il rilievo topografico della cava è aggiornato al 1999. Praticamente dalla data del rilievo del progetto autorizzato. In questa cava si sono verificati 3 infortuni di cui 2 con referto inferiore a 30 giorni e uno con referto superiore a 30 giorni. Cava di arenaria denominata “Scarceta – Saracchieto” esercita dalla Soc. Santafiora Pietre S.r.l. con sede amministrativa in Vitorchiani (VT) Strada Statale Ortana, Km 8+200. L’autorizzazione comunale è stata rilasciata il 20.10.2000 per la durata di anni 10. I lavori di coltivazione sono molto saltuari con l’impiego di 3, 4 operai della cava “Scarceta - Poggio La Vecchia” sopra indicata. La superficie di cava autorizzata è di Ha. 17.58.12, il volume globale di tout – venant da coltivare nell’arco di 10 anni è di mc. 303.369, con una resa variabile dal 10 al 19% per complessivi mc. 58.216 di materiale commerciabile. L’attività di cava è iniziata il 15.09.2003 e in un mese sono stati scavati circa 65 mc di tout – venante che hanno reso 36 mc di materiale commerciabile con una resa del 15%. Prima di questa data sono stati effettuati solo lavori saltuari di scoperta del giacimento e di preparazione della cava. Il poco materiale prodotto fino ad oggi è di scarsa qualità e quindi poco commerciabile.Durante l’anno 2005 la cava è rimasta inattiva. Cava di travertino denominata “Poggio Crostoli” esercita dalla Soc. IMEG con sede a Massarosa (LU) via Montremito. L’autorizzazione è stata rilasciata il 12.03.2003 per la durata di anni 2. Superficie dell’area di cava autorizzata Ha 19.61.53. Volume di materiale da estrarre in 10 anni mc. 300.000 che andrà ad interessare una superficie di 5 o 6 ettari. Nel biennio di autorizzazione era programmato lo scavo di mc. 60.000 pari a circa 30.000 mc annui, con una resa del 16% pari a mc 4800 di travertino commerciabile con l’impiego di 5 operai. Adiacente alla cava è ubicato lo stabilimento per la lavorazione del travertino dove sono impiegati 13 operai. Il 14 luglio 2006 è stata rilasciata, dal SUAP presso la Comunità Montana di Pitigliano, l’autorizzazione all’escavazione alla Saturnia Stones s.r.l. con sede legale a Milanoo Piazza Cinque giornate,3. Amministratore Unico sig. Luciano Antonio Vailati, nuova proprietaria della cava, con validità decennale. Il progetto prevede 10 anni di attività per un volume di scavi di tout -venant di mc. 300.000, che con una resa del 15% daranno mc. 45.000 di travertino in blocchi commerciabile e mc. 255.000 di materiale di scarto. Pertanto la produzione annua prevista è di mc. 30.000 di tout – venant e mc. 212 4.500 di travertino in blocchi commerciabile che in gran parte verrà lavorato nello stabilimento annesso alla cava. All’interno della cava di travertino, la Beton Cave Olivi s.r.l. svolge attività di recupero del materiale di scarto trasformandolo in pietrisco. Nel corso dell’anno 2005 sono stati recuperate e trasformate in pietrisco t. 42.250 pari a mc. 16.900 In questa attività sono stati impiegati 4 operai e 1 impiegato I lavori di recupero hanno interessato e ridimensionato, sia in altezza che in larghezza, la grande discarica ubicata nella parte Nord della cava. Questi lavori consentono anche l’avanzamento della fronte di scavo del travertino da taglio che in quel settore verrebbe ostacolato dalla presenza della discarica sovrastante. Cava di travertino denominata “Pian di Palma” esercita dalla Travertini Paradiso S.r.l. con sede a Serre di Rapolano Via delle Cave Rapolano Terme (SI) Autorizzazione comunale del 11.10.2002 per anni 10. Il progetto autorizzato prevede una superficie di ha. 4,40 e un volume complessivo di scavo di mc. 148.764 , una resa del 12 – 15% e quindi mc. 23.000 di materiale commerciabile.Questa cava nel 2002 aveva prodotto mc. 1.812 con una resa di mc.219 di materiale commerciabile, mentre nel 1° semestre del 2003 aveva prodotto mc. 2360 con una resa di mc. 367. Attualmente la cava è costituita da uno scavo a fossa di m 80x50 profondo 7 -8 m mentre nella parte Nord – Ovest è stato creato una basso del piazzale dalle dimensioni di circa m 10x10 e profondità di circa m 5. Nel corso dell’anno 2005 sono state tagliate alcune bancate nel settore Nord e Nord – Ovest della cava per un volume di circa 6.300 mc di travertino con una resa di circa il 15% da cui sono stati ricavati 380 mc. di travertino commerciabile. Ai lavori sono addetti 3 operai che hanno lavorato solo saltuariamente per un totale di 408. La zona è soggetta a vincolo idrogeologico ed a vincolo paesaggistico del D. Legs. 490/99 – area archeologica. Il ripristino della cava è stato iniziato da circa 3 anni dalla Beton Cave Olivi S.n.c. di Semproniano che opera all’interno della cava con impianto di frantumazione e vagliatura per il riciclo del travertino di scarto precedentemente accumulato. La ditta Olivi in accordo con la Travertini Paradiso utilizza il travertino di scarto per la produzione del pietrisco calcareo per uso industriale in compenso del ritombamento dei vecchi e dei nuovi scavi da ripristinare. Attualmente lo scavo occupa un’area di ha 2,5 di cui circa 2 ha sono già stati riempiti mentre ne rimangono altri mq. 5.000 circa da ritombare. Sono ancora disponibili circa 2 ha di banco di travertino da scavare. Inoltre sono stati accumulati circa 10.000 mc. di terra per la ricostruzione del manto vegetale di copertura. Nel 2005 i lavori di ripristino sono rimasti fermi. Cava di travertino “Pian di Palma” della Ditta Ciacci Paolo. Adiacente alla cava di travertino della Ditta Travertini Paradiso sopra descritta, è ubicata la vecchia cava di proprietà Ciacci che in passato è stata coltivata dalla Soc. Es.Tra. Dall’inizio degli anni novanta questa cava è inattiva e comprende due scavi di cui uno di circa ha 4 e uno di ha 2 per una profondità di circa 6 metri. Si valuta che il materiale di scarto accumulato dentro e fuori degli scavi medesimi sia di mc. 150.000 di cui mc. 35.000 ubicati fuori dall’area PRAE. Si ritiene che la cava potrebbe essere ripristinata con un progetto di bonifica nel quale sia consentito il riutilizzo del materiale di scarto più il 30% dello scavo previsto dalla vigente legge regionale. Cava di travertino “Montauto” della Ditta Lorenzetti Ettore Si tratta di una vecchia cava abbandonata e non ripristinata che interessa una superficie di circa mq. 5.000 con scavo a fossa profondo 7 -8 metri. Dalla base del travertino sgorga una sorgente di acqua fredda che ha prodotto un laghetto dal quale la Ditta Lorenzetti attinge acqua per uso irriguo e per l’abbeveraggio del bestiame. 213 Cava di materiali lapidei superficiali denominata “Pian di Palma” esercita dall’Azienda Agricola Ciacci con sede in Loc. Pian di Palma - Saturnia. Superficie interessata dai lavori di scavo Ha 1.90, volume totale di materiale commerciabile come da progetto mc.800 da asportare entro il 2006. Date le caratteristiche e il valore del materiale estratto si può considerare pietra ornamentale che secondo il programma dei lavori verrà scavato e venduto per un volume di 200 mc. annui per 4 anni. . Nei lavori di scavo è addetto un solo operaio. Questo materiale è particolarmente richiesto come ornamento nei giardini e nelle aiuole per le sue caratteristiche naturali delle rocce carsiche. Nel corso dell’anno 2005 sono stati scavati e venduti alcuni pancali di materiale per in volume di circa mc. 30 pari a 50 tonn. In Loc.Marsiliana la Soc. CO.I.MAR gestisce un impianto di frantumazione lavaggio e classificazione di pietrisco calcareo proveniente dalla cava ubicata in Loc. Priorato del Comune di Orbetello nonché lo stoccaggio e il riciclaggio di materiali inerti non pericolosi derivanti dalla demolizione di edifici e manufatti in muratura, da scavi per la realizzazione di infrastrutture pubbliche ed opere edilizie previsti dall’art. 37 della L:R: 78/98. 6 Il censimento dell’agricoltura Poichè nel censimento risultava assente la rilevazione delle aziende agricole compiuta nell’anno 2000 e autonoma rispetto al censimento sulla popolazione, attraverso la collaborazione del Settore Agricoltura del Comune abbiamo preso in esame le schede relative alle aziende agricole recentemente censite. Le abbiamo raggruppate secondo gli ambiti che abbiamo individuato e confrontate nuovamente con i Fogli catastali alle quali appartengono. I primi dati li abbiamo riportati nelle seguenti tabelle: AMBITO A - TOTALI Totale aziende n. aziende Ha. / n. % 379 AMBITO B - TOTALI Totale aziende Qualità di coltura n. aziende 555 305 5.352,17 85.1 Coltivazioni legnose agr. 314 381,32 6.1 Orti familiari 47 5,79 < 0.1 Prati permanenti 15 112,39 1.8 Prati permanenti Pascoli 50 Pascoli 42 437,26 7.0 6.288,93 100.0 212 2.008,81 24.1 2 4,52 SAU Totale Arboricoltura da legno % Qualità di coltura Seminativo Boschi Ha. / n. Seminativo 296 5.525,68 85.0 Coltivazioni legnose agr. 499 568,75 8.7 Orti familiari 100 10,76 0.2 25 114,51 1.8 279,16 4.3 6.498,86 100.0 225 2.705,75 27.4 4 2,15 SAU Totale Boschi Arboricoltura da legno Superficie agr. non util. 291,54 Superficie agr. non util. 355,10 Altra superficie 172,00 Altra superficie 316,13 Superficie totale 8.765,81 Allevamenti totale 97 Bovini e bufalini 15 178 Ovini e caprini 72 10.579 16 31 Suini 19 852 Altri 55 AMBITO C - TOTALI 158 n. aziende Superficie totale Allevamenti totale Equini Aziende cessate 100.0 Ha. / n. % 9.877,99 163 Bovini e bufalini 26 784 Ovini e caprini 98 14.943 Equini 18 83 Suini 22 208 Altri 103 Aziende cessate 107 AMBITO D - TOTALI 100.0 n. aziende Ha. / n. % 214 Totale aziende 332 Totale aziende Qualità di coltura 86 Qualità di coltura Seminativo 300 2.071,38 87.6 Seminativo 77 4.157,40 94.6 Coltivazioni legnose agr. 281 231,81 9.8 Coltivazioni legnose agr. 59 166,53 3.8 Orti familiari 85 6,22 0.3 Orti familiari 5 1,15 < 0.1 Prati permanenti 13 33,59 1.4 Prati permanenti 2 13,07 0.3 Pascoli 18 38,83 1.6 Pascoli 8 58,78 1.3 2.365,83 100.0 4.396,93 100.0 8.9 2.623,21 35.9 SAU Totale SAU Totale Boschi 99 254,00 Arboricoltura da legno 6 26,61 Arboricoltura da legno 42,55 Superficie agr. non util. Superficie agr. non util. Altra superficie 160,94 Superficie totale 2.850,53 Allevamenti totale 156 Bovini e bufalini 19 231 Ovini e caprini 55 3.945 Equini 14 34 Suini 20 1.075 Altri 94 Aziende cessate 65 TOTALE COMUNALE Totale aziende Boschi Ha. / n. 87,24 Altra superficie 100.0 203,34 Superficie totale Allevamenti totale n. aziende 69 7.310,72 100.0 34 Bovini e bufalini 11 307 Ovini e caprini 24 9.487 Equini 12 80 Suini 4 11 Altri 11 Aziende cessate 20 % 1.352 Qualità di coltura Seminativo Coltivazioni legnose agr. Orti familiari Prati permanenti Pascoli 978 17.106,63 87.4 1.153 1.348,41 6.8 237 23,92 1.2 55 273,56 1.4 118 814,03 4.2 19.550,55 100.0 605 7.591,77 26.4 12 33,28 SAU Totale Boschi Arboricoltura da legno Superficie agr. non util. 776,43 Altra superficie 852,41 Superficie totale Allevamenti totale Bovini e bufalini 28.805,05 450 71 1.500 249 38.954 60 160 Suini 65 2.146 Altri 263 Aziende cessate 350 Ovini e caprini Equini 100.0 215 Dati definitivi (l’analisi si scosta di otto unità rispetto alle rilevazioni comunali) Manciano suddivisione delle aziende per classi di superficie 1-2 2-5 5 -10 10 -20 Classi Ha < 1 248 116 168 176 241 n° aziende 20-50 254 50-100 87 oltre 100 tot. 54 1.344 S.E.L.3.2 suddivisione delle aziende per classi di superficie 1-2 2-5 5 -10 10 -20 20-50 50-100 oltre 100 tot. Classi Ha < 1 248 116 168 176 241 254 87 54 1.344 Aziende Manciano 128 89 159 103 79 75 19 5 657 Aziende Pitigliano 49 62 111 100 118 173 92 36 741 Aziende Scansano 171 150 249 184 175 122 25 7 1.083 Aziende Sorano Totali 596 417 687 563 613 624 223 102 3.825 S.E.L.3.2 Classi di < 1 SAU Ha Aziende Manciano Aziende Pitigliano Aziende Scansano Aziende Sorano Totali 1-2 2-5 5 -10 superficie totale per classe di superficie agricola utilizzata (Sau) 10 -20 20-50 50-100 oltre 100 tot. 292,8 419,5 726,1 1.918,7 4.779,3 9.150,2 6.467,4 9.383,9 33.137,8 163,9 232,6 642,4 666,7 1.778,8 1.844,8 1.057,8 296,6 6.683,6 139,0 237,8 528,9 819,2 2.308,8 7.572,3 5.926,7 3.255,2 20.787,9 313,1 396,0 1.179,4 1.691,3 2.500,0 3.414,8 1.332,1 1.166,5 11.993,1 908,8 1.285,9 3.075,8 5.095,9 11.365,9 21.992,1 7 Le tendenze rilevate nella raccolta dei dati 7.1 Le istanze dei privati giunte all’amministrazione 7.2 Gli incontri con i soggetti attuatori 7.3 Il mercato immobiliare come spia della rendita differenziale 7.1 Le istanze dei privati giunte all’amministrazione Fino dalla fase iniziale relativa all’avvio del procedimento nel contesto sociale si è diffusa la consapevolezza della revisione dello strumento urbanistico generale con relative domande di chiarimento e illustrazione rivolte direttamente agli uffici tecnici del Comune. La fase preliminare dell’approccio con i cittadini ha avuto come esito la realizzazione di incontri nei vari nuclei frazionali nei quali, tra gli argomenti da trattare all’ordine del giorno, si è avuto un primo contatto inerente principalmente la verifica delle capacità residue dello strumento vigente, la durata temporale dell’elaborazione e la raccolta di eventuali istanze. E’ stato subito chiarito che la fase del Piano Strutturale non individua le zone di espansione e sostanzialmente non determina rendita fondiaria ma costituisce un punto fermo per la disponibilità di dimensionamento in relazione alla verifica delle risorse. Contestualmente in ragione del ruolo di Garante dell’Informazione del Responsabile dell’Ufficio Urbanistica e Edilizia Privata i cittadini sono stati invitati ad avanzare le loro istanze e le proposte che ritenevano necessarie. Dopo circa quattro mesi (Luglio 2003) che le istanze venivano recapitate direttamente all’Ufficio Protocollo e dall’analisi delle stesse emergeva un sostanziale interesse privato nella formulazione della richieste è stato ritenuto opportuno cercare elementi più formali di confronto. Nel mese di agosto è stato affisso un’avviso che comunicava la disponibilità di accettare domande ed istanze con scadenza al mese di dicembre del 2003. Si è 216 ritenuto in tal modo di rispondere con trasparenza ulteriore ad un processo avviato direttamente nelle singole realtà frazionali. Alla data di Novembre 2003 le tipologie di richiesta prevalenti si distinguono in quattro categorie: • Richieste di inserimento di lotti di completamento all’interno del tessuto edificato o in adiacenza al perimetro del centro abitato (lotto in espansione) • Limitata richiesta di zone di espansione con ridotta volumetria • Revisione delle zone di espansione e trasformazione in serie di singoli lotti di edificazione • Adeguamento e ampliamento di edifici esistenti in zona agricola soprattutto a scopo residenziale. Da una prima analisi emerge la tendenza dei singoli proprietari a richiedere l’inserimento della propria superficie di terreno in modo assolutamente individualista, spesso anche in dissonanza con le ragioni e lo sviluppo consolidato dei centri abitati. Quando i richiedenti sono più di uno risultano spesso legati da parentela con relativa superficie contigua nei fitti frazionamenti a contorno del centro abitato: in tal senso l’istanza fa emergere il ruolo della famiglia allargata nei rapporti con la PP.AA. Del tutto assenti risultano le istanze delle imprese edilizie come se non esistessero di fatto opzioni sulla futura edificabilità dei suoli e questo testimonia anche la debolezza strutturale delle numerose imprese artigiane del settore edile con ovvi riflessi sulla capacità di controllo di un mercato che faccia pensare ad espansioni di un certa ampiezza. In sostanza non appena si esce dalla logica del lotto di completamento, con relazione diretta tra proprietario del terreno e impresa, si sfalda il ruolo di mediazione e di capacità di intervento delle imprese edili intese come motore di espansione urbana. Lo stesso principio si riscontra nella richiesta di trasformazione di zone già individuate come espansione in serie organizzata di lotti (anche con parziale riduzione di volumetria) in modo sia rispettata direttamente la quota di proprietà dei richiedenti (incapacità di organizzazione). L’analisi delle singole proposte ha dato luogo al seguente sunto che tiene conto sia degli incontri svolti dall’Ammministrazione nelle frazioni sia dell’iniziativa di ciascun cittadino in relazione alle notizie fornite direttamente dal Garante dell’Informazione: S.Martino soggetto privato centro abitato territorio rurale x-in aderenza Totale Poggio Capanne soggetto privato privato centro abitato territorio rurale x lotto di completamento esistente x-in aderenza privato x privato privato x-in aderenza x totale Poggio Murella privato x privato x privato x zona F2 superficie mq. 2.000 superficie edilizia tipologia intervent lotto di completamento 2.000 non esplicita superficie mq. superficie edilizia tipologia intervent 1.500 150 di piano divisione del lotto e raddoppio di superficie 8.541 non esplicita zona di espansione 390 non esplicita intervento turistico 3.950 non esplicita espansione residenziale 118 non esplicita lotto completamento 14.499 870 non esplicita lotto completamento 8.200 di piano non esplicita divisione di zona (3714+3253+1799= di espansione in =8766) tre lotti 300 mq di aumento di superficie coperta volumetria 217 privato x-in aderenza 1.300 non esplicita privato privato privato x x x-verde-parcheggi da 40 mq a 110 1.140 non esplicita 2.350 non esplicita privato x-verde-parcheggi 2.000 non esplicita privato privato x-zona artigianale x totale Saturnia privato Ente di credito privato x-patto terr. 470 1825 2.300 2.300 mc totale 2.295 x 250 3.200 150 4.320 privato privato x- in aderenza x- in aderenza 4.410 920 privato x totale Montemerano privato privato privato x-in aderenza 10.000 150 mq 27.280 51.356 x-in recupero x x-parcheggio Poderi di Montemerano privato x- in aderenza privato x privato x-zona espansione privato x-verde totale Manciano Nord soggetto privato privato privato centro abitato territorio rurale x-in aderenza x-zona alberghiera x-lotto di completamento 8.752 21.852 x- in aderenza 11.969 privato x- in aderenza 1.950 x 1.750 160 un piano 8.200 480 un piano privato x- in aderenza 1.750 privato x-in aderenza 4.800 240 su due piani totali Manciano Sud privato x-in aderenza residenza residenza 2 lotti residenza 2 lotti o espansione espansione lotto di completamento sosta comper di di di di superficie mq. superficie edilizia tipologia intervent 2.730 residenza x-zona residence 2.200 160 un piano x residenza polo funzionale da servizi al cavallo a turistico alberghiero 5.400 240 sup. coperta due lotti su due piani completamento 3.100 lotti completamento 800 lotto completamento 62 lotto completamento 9362 privato privato privato intervento turistico residenza residenza espansione residenziale espansione residenziale residenza ridisegno area ridisegno fino a mq.1.240 espansione residenziale ridisegno del lotto e nuovo lotto ridisegno del lotto espansione residenziale lotto di completamento lotto di completamento 35.300 1280 2.590 lotto di completamento 218 privato x in aderenza 4.921 privato x-parcheggio 3.500 privato x zona ER1 2.000 privato x privato x-in aderenza 5.600 privato privato x x- in aderenza 6.630 3.000 privato x- in aderenza 4.000 privato x-Zona F5 15.760mc. per privato x privato x-zona artigianale privato xadiacenze centro storico x adiacenze centro storico x-lotto di completamento privato privato privato privato 477 13.740 1.100 3.000 x-centro abitato x in aderenza 2.690 privato x-in aderenza 900 privato x 2.000 privato x-in aderenza 2.090 privato x 2.000 privato x privato x-in aderenza privato x-lotto di completamento 2.300 totale Marsiliana privato privato x-in aderenza x in aderenza privato x-in aderenza 2 lotti di completamento 2 lotti di completamento ridisegno dell’area con lotti di completamento lotto di completamento espansione o lotti di completamento espansione lotti di completamento lotto di completamento 15.760mc ridisegno e nuova residenza 5.500 e normativa commercialedell’area ex turistico ricettivo caseificio artigianale 10.260 espansione residenziale 100 mq. ampliamento artigianale e 90mq edifici esistenti residenziale volume esistente lotto di completamento 60 mq. artigianale ampliamento edifici esistenti divisione in due lotti e garanzia dell’accesso sopraelevazione lotto di completamento residenza ampliamento edifici esistenti 2x150 su due due lotti di piani completamento 140 su due piani lotto di completamento inclusione centro abitato 150 su due piani lotto di completamento 120mq. ampliamento edifici esistenti e mutamento destinazione d’uso 240 su due piani espansione residenziale 62.538 20.000 mc. 5.000 zona industriale espansione residenziale inclusione centro abitato 219 Totale Totale comunale 5.000 204.202 7.2 Gli incontri con i soggetti attuatori Dal mese di Giugno al mese di Settembre del 2003 sono stati avviati una serie di incontri per sondare le volontà di attuazione della capacità residua del PRG vigente. I proprietari delle aree sono stati tutti regolarmente convocati con raccomandata e gli incontri sono stati raggruppati per tema e per frazione. La scelta organizzativa è stata quella di convocare prima i proprietari dei lotti di completamento, successivamente quelli delle zone di espansione residenziale e infine quelli delle aree a destinazione artigianale. In tal modo, per ogni frazione, ogni gruppo di proprietari di un singolo lotto o di una determinata zona di espansione è stato ascoltato per verificare i motivi della mancata attuazione e le volontà relative. Questo tipo di relazioni è stato avviato per verificare le potenzialità di un dimensionamento che fosse in relazione il più possibile con l’evoluzione del centro abitato, ne rispettasse il consolidamento e consentisse una certa continuità di pianificazione dei centri abitati in termini di dotazioni e servizi. Tali incontri hanno permesso di mettere a fuoco problematiche più intuite che dichiarate espressamente ed inoltre hanno consentito un confronto tra i proprietari su aspetti inconsueti quali la validità temporale della zonizzazione, il necessario o eventuale ridisegno del piano con la revisione delle scelte. Gli incontri hanno stimolato in modo diverso i proprietari interessati e sono anche emerse problematiche distinte frazione per frazione: Manciano• E’ stata presentata la definizione dell’Ambito Unitario ER8 e il progetto delle opere di urbanizzazione • E’ in corso la progettazione dell’Ambito Unitario ER3 a destinazione residenziale • Non si sono presentati i proprietiari del comparto edificatorio ER6 • Per l’Ambito Unitario ER1 si è presentato un solo proprietario che ha richiesto il ridisegno al fine di trasformare la lottizzazione in una serie di lotti di completamento • Non sono stati definiti gli accordi per la realizzazione della zona di espansione artigianale EAI5 anche se l’unico proprietario risulta interessato • Per il Lotto di completamento B i proprietari hanno presentato una richiesta di ridisegno • Per il Lotto di completamento F i proprietari hanno avviato le procedure di progettazione • Per il Lotto di completamento G i proprietari hanno presentato una richiesta di ridisegno • Per il Lotto di completamento N i proprietari hanno avviato le procedure di progettazione • Per il Lotto di completamento P i proprietari hanno presentato una richiesta di ridisegno • Per il Lotto di completamento C i proprietari hanno presentato una richiesta di ridisegno • Per il Lotto di completamento I i proprietari hanno presentato una richiesta di ridisegno • Per il Lotto di completamento O i proprietari hanno presentato una richiesta di ridisegno • Per il Lotto di completamento M i proprietari hanno avviato le procedure di progettazione • Per il Lotto di completamento R i proprietari hanno avviato le procedure di progettazione • Per il Lotto di completamento W il proprietario non si è presentato • Per il Lotto di completamento V i proprietari non si sono presentati Montemerano-Poderi di Montemerano • E’ stata presentata la definizione dell’Ambito Unitario ER6 e il progetto delle opere di urbanizzazione • E’ stata presentata la definizione dell’Ambito Unitario ER5 e il progetto delle opere di urbanizzazione • E’ stata presentata la definizione dell’Ambito Unitario ER3, il progetto delle opere di urbanizzazione, i lavori di opere di urbanizzazione e delle palazzine 220 • • • • • E’ in corso la progettazione dell’Ambito Unitario ER4 a destinazione residenziale E’ in corso la progettazione dell’Ambito Unitario ER2 a destinazione residenziale E’ in corso la progettazione dell’Ambito Unitario ER1 a destinazione residenziale Sono stati definiti gli accordi per la realizzazione della zona di espansione artigianale EAI7 E’ stato chiesto a Poderi di Montemerano il ridisegno dell’Ambito unitario ER1 al fine di realizzare due lotti di completamento data la limitatezza dell’intervento • Il Lotto di completamento A suscita interese di realizzazione ma non sono state avviate alcune procedure Saturnia• Sono stati definiti gli accordi per la realizzazione della zona di espansione ER1 • Sono stati definiti gli accordi per la realizzazione della zona di espansione ER2 • Il Lotto di completamento D verrà inserito in una proposta avanzata direttamente dai proprietari in fase di Regolamentio Urbanistico • Per la zona di espansione artigianale EA3 i proprietari hanno chiesto il ridisegno Marsiliana • Sono state definite le modifiche al Piano di Lottizzazione della zona di espansione artigianale EA4 in merito alla verifica di rischio idraulico S. Martino sul Fiora • Gli incontri proseguono alla presenza di tecnici incaricati in relazione all’Ambito Unitario ER1 e ER2 • In relazione alla Zona Artigianale EA3 è stato richiesto il ritorno alla funzione agricola per mancanza di interessi locali • Il Lotto di completamento A non suscita interese di realizzazione Poggio Capanne • Previsioni esaurite Poggio Murella • E’ stato richiesto di attendere su decisioni che stanno maturando in relazione all’Ambito Unitario ER2. • E’ stato richiesto di ripensare completamente il disegno di piano in relazione all’Ambito Unitario ER1 per difficoltà di realizzazione a causa del mancato accordo dei proprietari e per le difficoltà tecniche . • Lotto di completamento A-I proprietari hanno avviato le procedure di progettazione 7.3 Le fasi successive di partecipazione Come anticipato precedentemente nel mese di agosto 2003 era stato affisso un’avviso che comunicava la disponibilità di accettare domande ed istanze con scadenza al mese di dicembre successivo. Nel mese di maggio 2004, in una riunione pubblica, è stata invitata la popolazione ad esaminare il quadro conoscitivo fin li stilato e un primo abbozzo di statuto del territorio redatto allora secondo il concetto di statuto dei luoghi come espresso dalla L.R. 5/95. Durante la riunione sono state distribuite circa 40 copie della relazione, mentre le cartografie erano regolarmente esposte e proiettate. 221 Successivamente fino al 15 novembre del 2007 l’amministrazione ha raccolto i contributi di cittadini e imprenditori che a vario titolo hanno presentato domande per lo più a carattere privatistico come si evince dall’elaborato allegato. Dal mese di aprile 2007, ritenuta sufficientemente dettagliata la struttura del quadro conoscitivo e sufficientemente articolata la componente normativa e le scelte relative, tenuto conto anche della definitiva entrata in vigore della L.R.1/05 attraverso l’emanazione di gran parte dei regolamenti, si sono predisposte nuove riunioni da un lato con le associazioni di categoria e le componenti politiche e dall’altro con la popolazione residente. Nel primo caso le riunioni si sono tenute presso il palazo comunale con il seguente calendario: 1. Giunta Comunale 12 giugno ore 20,30; 2. Coalizione 14 giugno ore 20,30; 3. Commissione urbanistica 19 giugno ore 20,30; 4. Minoranza nel Consiglio Comunale 21 giugno ore 20,30; 5. Associazioni di categoria agricole, cooperative agricole e consorzi 26 giugno ore 20,30; 6. Associazioni di categoria artigiani 28 giugno ore 20,30; 7. Associazioni di categoria Commercianti e operatori turistici 4 luglio ore 20,30; 8. Associazioni ambientaliste 5 luglio ore 20,30; 9. Professionisti locali 10 luglio ore 20,30. Nel secondo caso l’amministrazione ha scelto di incontrare i cittadini direttamente nelle frazioni con il seguente calendario: 1. San Martino Sul Fiora 18 settembre ore 20,30; 2. Capanne 20 settembre ore 20,30; 3. Poggio Murella 27 settembre ore 20,30; 4. Saturnia 2 Ottobre ore 20.30 5. Montemerano 4 Ottobre ore 20.30 6. Poderi di Montemerano 9 Ottobre ore 20.30 7. Marsiliana ore 11 Ottobre 20,30 Durante tali incontri si sono mostrate sia le cartografie aggiornate rispetto a quelle esposte nel maggio 2004 e si è dato lettura della normativa nei passi significativi promuovendo costantemente un dibattito che ha animato le discussioni e in molti casi si è protratto per oltre le tre ore. La fase conclusiva del processo di partecipazione si conclude a Manciano prima dell’adozione de nuovo strumento attraverso una riunione pubblica nella quale, tenuto conto delle singole riunioni frazionali e invitata la popolazione a proporre nuovi contributi relativi alle problematiche emerse, verrano sintetizzati i contenuti delle discussioni rimaste in sospeso. 7.4 Il mercato immobiliare come spia della rendita La Maremma tira in senso turistico, d’immagine e di investimento. Spesso nelle colline interne la Ruralità veicola capitali di natura diversa e fa crescere il senso di appartenenza della popolazione locale. Questo binomio richiesta-offerta unito alla consapevolezza del valore dei beni in mano agli abitanti spinge in alto le quotazioni. Se è vero infatti che nella procedura delle istanze di nuove aree da edificare vengono messi a fuoco i caratteri più individualistici e la tendenza di ognuno a fare per se, nella valutazione del patrimonio immobiliare da alienare emerge invece una sorta di coscienza collettiva veicolata, sostenuta ma anche solamente registrata dalle agenzie immobiliari. Si è tentato così di verificare cosa significhi attualmente possedere dei beni immobiliari nel Comune di Manciano, spinti anche dalla enorme crescita di variazioni di destinazione d’uso a fini di residenza di immobili agricoli scorporati dalle aziende a cui facevano riferimento (circa 13.000 mq. negli ultimi tre anni). Tale indagine consente anche di valutare una sorta di potenzialità economica non espressa e che costituisce una spia di riferimento per le scelte di pianificazione. 222 CENTRI ABITATI VANI MQ. TERRENO RICHIESTA EURO EURO RIST. DA NUOVE MQ. RIST. MONTEMERANO MONTEMERANO PODERI DI MONTEMERANO PODERI DI MONTEMERANO MANCIANO MANCIANO SATURNIA MARSILIANA MARSILIANA MANCIANO MANCIANO MANCIANO POGGIO MURELLA MONTEMERANO POGGIO MURELLA MARSILIANA MARSILIANA MARSILIANA VALORE MEDIO A MQ CASALI RISTRUTTURATI PODERI DI MONTEMERANO MONTEMERANO MONTEMERANO TERME SATURNIA PIANETTI-TERMELA SGRILLA LA SGRILLA MARSILIANA MARSILIANA VALORE MEDIO A MQ ANNESSI - CAMBIO DESTINAZ. D’USO PIANETTI-TERMESATURNIA MONTAUTO MANCIANO MANCIANO MONTEMERANO MANCIANO MANCIANO MANCIANO VALORE MEDIO A MQ 3 5 4 65 130 120 113.000 192.000 290.000 1.750 1.400 2.410 X X X 7 120 245.000 2.400 X 3 4 7 3 5 3 3 4 4 3 5 5 3 2 45 70 150 70 120 40 70 80 80 60 120 120 65 55 108.000 155.000 335.000 100.000 120.000 57.000 77.000 80.000 154.000 120.000 284.000 225.000 120.000 110.000 2.400 2.220 2.230 1.420 1.000 1.420 1.100 1.000 1.920 2.000 2.400 1.700 1.800 2.000 X X X X X VANI MQ. 5+5 260 10 7 6 8 7 7 7 7 200+170 150 300 360 150 150 170 170 800.000 610.000 620.000 670.000 250.000 300.000 300.000 350.000 2.100 4.000 2.000 1.850 1.650 1.650 1.700 2.000 VANI MQ. 4 3 6 / / / 3 8 6 80 80 200 130 180 110 50 300 200 X X X X X X X X X 1.910 1.380 1980 TERRENO RICHIESTA EURO RIST. DA NUOVE EURO MQ. RIM. 300.MQ 500.000 2.400 X 2.HA 1.500.MQ 1,7.HA 1.500.MQ 1,5.HA 7.HA 5.000.MQ 5.000.MQ TERRENO RICHIESTA EURO 5.000.MQ 284.000 2.HA 260.000 2.HA 310.000 3.000.MQ 116.000 3.000.MQ 144.000 2,5.HA 129.000 8.000.MQ. 129.000 1.HA 520.000 3.000.MQ 350.000 X X X X X X X X X 2.300 1.810 2.250 EURO RIST. DA NUOVE MQ. RIST. 3.500 X 1.900 X 1.400 X 800 X 800 X 900 da edifi. 2.200 X 1.700 X 1.750 X 2.215 1.000 1.500 223