Burli e il caso Ruby
«Indagine doverosa
dai. costi limitati»
Il procuratore di Milano difende Bocc&ssúù:
«Attacc ' vergognosi da chi so e di al esia»
MILANO Scende in campo il procuratore della Repubblica di
Milano Edmondo Bruti Liberati per difendere a 36o gradi il
suo ufficio ma soprattutto il
suo aggiunto Ilda Boccassini
«attaccata reiteratamente in
modo vergognoso» dopo la
sentenza con la quale martedì
scorso la Cassazione ha confermato l'assoluzione di Silvio
Berlusconi nel processo Ruby.
«Difendo la professionalità a
tutto tondo della collega Ilda
Boccassini» dichiara Bruti Liberati dopo gli attacchi arrivati
da esponenti e da giornali di
centrodestra. Con i colleghi
Piero Forno e Antonio Sangermano, Ilda Boccassini aveva
svolto le indagini che avevano
portato alla condanna in primo
grado di Berlusconi a 7 anni di
reclusione per concussione e
prostituzione minorile in un
processo che ha perfino dovuto
assistere a marzo 2013 all'inva-
sione del Palazzo di Giustizia di
Milano da parte di un centinaio
di parlamentari del Pdl con alla
testa l'allora segretario del partito Angelino Alfano, oggi ministro dell'Interno.
Bruti non ci sta. Dice di non
aver mai parlato della vicenda
«per evitare strumentalizzazioni» e che lo fa ora, ma «senza
entrare nel merito, perché solo
ora la sentenza è definitiva».
Spiega che «l'indagine era doverosa. Le stesse motivazioni
dell'appello confermano il quadro probatorio e se non c'è stata la condanna lo si deve solo a
una diversa valutazione rispetto al primo grado delle accuse
di prostituzione minorile e
concussione».
Come a dire che tutti i giudici hanno sempre dato per pacifico che ad Arcore si svolgessero serate condite dalla prostituzione di giovani donne, tra cui
Ruby, ma in appello, e probabilmente anche in Cassazione,
non hanno ritenuto provato
che Berlusconi sapesse che Karima El Mahroug fosse minorenne. I giudici non hanno ritenuto provato neppure che l'allora premier avesse commesso
un reato nella telefonata fatta
in questura la notte del 27 maggio 2010 quando chiamò dicendo che Ruby gli era stata segnalata come la nipote di Mubarak
(circostanza falsa) e chiedendo
che l'allora 17enne fosse affidata a Nicole Minetti, come infatti
avvenne. I pm «non vincono né
perdono i processi. Fanno le
indagini e le portano all'analisi
dei giudici», aggiunge intervenendo all'«Intervista di Maria
Latella» su Skytg24.
E, quasi sminuendo la portata di un'inchiesta che da anni
catalizza ossessivamente l'attenzione sul suo ufficio, sostiene che «è stata una delle cose
marginali di cui si è occupata la
procura e che, contrariamente
a ciò che si dice, ha visto in
campo forze estremamente limitate a una piccola squadra di
polizia giudiziaria e un numero
di intercettazioni telefoniche
quanto quello di una qualunque indagine per spaccio di
stupefacenti in periferia», tanto da costare appena «66 mila
curo, tutto compreso. Cifra assolutamente modesta».
Bruti accusa di «amnesia»
chi critica Ilda Boccassini dimenticando che «si tratta dello
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«È il magistrato che
ha guidatole inchieste
che hanno stroncato
le cosche al Nord»
stesso magistrato che ha guidato le inchieste che hanno stroncato le cosche della `ndrangheta al Nord. A lei e ai suoi collaboratori della Dda si devono in
questi anni le indagini più importanti sulla `ndrangheta a livello nazionale con un'efficienza e un riscontro da parte degli
uffici giudicanti assolutamente
straordinari». Come l'inchiesta
«Infinito» fatta in collaborazione con la Dda di Reggio Calabria che in quattro anni «è arrivata alla conferma delle condanne in Cassazione». Ed è
sempre lei che «con il suo metodo di lavoro» ha diretto le indagini su alcuni episodi di corruzione e turbativa d'asta in appalti legati all'Expo «bloccando
l'attività di un'associazione a
delinquere che in pochi mesi si
è conclusa con patteggiamenti
in primo grado».
Giuseppe Guastella
gguastel la@corri ere. it
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Gli euro spesi
per l'inchiesta
sul caso Ruby
secondo il
procuratore
Bruti Liberati
anni
di reclusione
la condanna
di Berlusconi
in primo grado,
poi assolto
in appello e in
Cassazione
Ilda Boccassini
(seconda
da sinistra),
e al suo fianco
il procuratore
di Milano
Edmondo
Bruti Liberati.
Dietro i pm
Paolo Storari
e Francesca
Celle. Con
la cartellina
il generale
Mario Parente
(Fotogramma)
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