il GRANDE FRATELLO
La Waferzoo S.r.l. ha comprato
una pagina de “il Resto del
Carlino” di domenica 18.03.2007
per…fare “informazione”.
Già dal 2004 la Agripower dava
per certa la realizzazione dell’impianto e l’inizio dell’attività
per primavera 2007.
MA DA DOVE VENIVA
TANTA SICUREZZA??
AgroTER, agroQUATER…agroQUINQUIES
Waferzoo S.r.l. è stata autorizzata
con
procedura
semplificata,
mediante una comunicazione di
inizio attività alla Provincia, ad
effettuare il "recupero energetico
dei rifiuti” mediante combustione
dal 1998 al 2003.
Nel 2003 ha dichiarato di aver
incenerito 1150 tonnellate di
materiali. I cittadini non ne
sapevano nulla…e non risultano
effettuati controlli sulle emissioni
di quell’attività. I certificati
rilasciati dall’Ufficio Ambiente
della Provincia sono riferiti
unicamente
alle
emissioni
dell’attività di essicazione e non
considerano le emissioni dovute
all’incenerimento.
Il 10 maggio 2006 l’Asur di Fano
si recava presso la Waferzoo
S.r.l. per effettuare un controllo,
ma la documentazione richiesta
non era in stabilimento.
All’Asur veniva detto che la
documentazione era depositata
presso la sede legale e non a
Schieppe.
Il giorno seguente dalla Regione
partiva un fax nel quale si
“invitava” l’Asur a non procedere
in quanto i controlli non
sarebbero
stati
di
sua
competenza.
Un successivo sopralluogo,
comunque effettuato dall’Asur,
ha
evidenziato
molteplici
infrazioni
nella
conduzione
dell’attività e nella gestione dei
rifiuti.
Nel novembre 2004 la Regione
Marche ha rilasciato l’Autorizzazione Integrata Ambientale per
una
“modifica”
all’impianto
esistente, senza procedere ad una
prescritta e preventiva Valutazione
di Impatto Ambientale.
In realtà non si trattava di modifiche
ma di un nuovo impianto di
incenerimento
di
cosiddette
“biomasse”, del quale si giustificava
la necessità allo scopo di produrre
energia
elettrica
e
calore…
L’energia termica risultava però in
maggior parte dispersa poiché nella
zona non esistono infrastrutture tali
da giustificarne l’esistenza, né è
mai stato fatto un progetto di
teleriscaldamento.
Anche in questo caso i cittadini
sono lasciati all’oscuro di tutto.
L’Assessore Amagliani dichiara che l’impianto sarebbe “in linea col Pear”. In realtà si
tratta di un mostro che anche allo stato attuale della proposta da solo avrebbe
coperto il 74% della produzione di elettricità da biomasse decisa dal Pear (30 MWe
secondo l’attuale utopica disponibilità di residui agricoli regionali, e 60MWe al 2015!)
E tutto per disperdere calore in atmosfera… e diossina sul territorio.
NB: ricordiamo che la diossina non è monitorabile in continuo.
Per l’impianto modificato, e per la sola
emissione E1 è stato previsto
Polveri
31,3 tonn/anno
Monossido di carbonio 149,7 tonn/anno
Ossidi di azoto
316,0 tonn/anno
Anidride solforosa
99,8 tonn/anno
Acido cloridrico
16,6 tonn/anno
Carbonio organico totale 29,9 tonn/anno
PCDD/PCDF
<0,17*10-6
Per far comprendere meglio la gravità
delle circostanze rappresentate si
osservino i sottoindicati valori in gioco:
-Valori di emissione giornalieri dichiarati
dal costruttore: 504.000.000 pg/giorno
-Ricaduta giornaliera di diossine per
ARPAM:
50.400.000 pg/giorno
-Dose giornaliera tollerabile di diossine
per la strategia comunitaria (Persona di
80 Kg):
160 pg/giorno
-Dose tollerabile secondo l’EPA (Persona
di 80 Kg):
0,48 pg/giorno
I DUBBI DIVENTANO SEMPRE PIU’ CERTEZZE:
Guarda caso, la Giunta regionale propone con una
delibera, la 1005 del 05.09.2005,di modificare il
Piano regionale rifiuti, in modo che sia possibile
convertire gli impianti esistenti in impianti di
incenerimento del C.D.R. (Combustibile da rifiuti).
Dunque una MUTAZIONE facile da fare, e che può
consentire a chi investe in grosse caldaie di
assicurarsi il continuo funzionamento del suo
impianto, alimentandolo senza sottostare alle
leggi di mercato ed ai tempi di approvvigionamento di biomasse vegetali…infatti i
RIFIUTI costano meno, anzi, c’è chi paga per
liberarsene!
A questo si aggiunge la legge nazionale,che
purtroppo equipara il C.D.R. alle biomasse vegetali
ammettendolo agli incentivi CIP 6 (Certificati verdi).
Decreto Legislativo 29 dicembre 2003, n. 387
"Attuazione
della direttiva 2001/77/CE relativa alla
promozione
dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato
interno dell'elettricità" pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 25 del 31
gennaio 2004 -Supplemento Ordinario n. 17
Art. 2. Definizioni
1. Ai fini del presente decreto si intende per: […]
a) fonti energetiche rinnovabili o fonti rinnovabili:
le fonti energetiche rinnovabili non fossili (eolica, solare,
geotermica, del moto ondoso, maremotrice, idraulica,
biomasse, gas di discarica, gas residuati dai processi di
depurazione e biogas). In particolare, per biomasse si
intende: la parte biodegradabile dei prodotti, rifiuti e
residui provenienti dall'agricoltura (comprendente
sostanze vegetali e animali) e dalla silvicoltura e dalle
industrie connesse, nonche' la parte biodegradabile dei
rifiuti industriali e urbani;
Art. 17. […] sono ammessi a beneficiare del regime
riservato alle fonti energetiche rinnovabili i rifiuti, ivi
compresa, anche tramite il ricorso a misure promozionali,
la frazione non biodegradabile ed i combustibili derivati
dai rifiuti (C.D.R.) …
Oltre a tutto ciò, cosa può far ritenere comunque
redditizia, ad un imprenditore, la costruzione di un
inceneritore in una zona nella quale non esiste una
reale possibilità di venderne il calore?
LA TRUFFA CIP6 !!!
cioè gli incentivi alle energie rinnovabili stabiliti dal provvedimento CIP6 nel
lontano 1992.
La norma allargata dalle paroline “e assimilate” ha equiparato alle rinnovabili
anche i residui di raffineria e i rifiuti non biodegradabili come la plastica.
Comodo no? Con il dizionario alla mano si può cambiare il rosso in verde!
E così per 15 anni circa 30 miliardi di euro prelevati dalle bollette elettriche
degli italiani invece che in pannelli solari sono finiti in fumo, o meglio nelle
tasche dei soliti noti.
La Comunità Europea con direttiva 2001/77 mise l’Italia in infrazione visto che
le energie “assimilate” non sono in realtà affatto rinnovabili!
Con l’ultima finanziaria il Governo pare rimuovere l’incongruenza, e il
Parlamento si appresta a votare un emendamento.
E’ forse per tale motivo che l’impianto di Schieppe viene autorizzato con
decreto V.I.A. a fine 2006, in volata per rientrare nelle lista degli ammessi ai
Cip6.
Perché negare ciò che in altre sedi si afferma?
Il mistero del sito agripower.biz
Già nel 2004 l’Agripower, assicurava ai suoi investitori la certezza della costruzione
dell’impianto di Schieppe di Orciano, dedicandovi un sito dal quale esso risulta la
sua attività principale:
Agripower.biz ha un dominio di primo livello .biz che non è iscritto all’autorità
italiana. Il sito agripower.it risulta mancante…delle affermazioni che invece
abbiamo reperito su agripower.biz
Qui ad esempio si spiega come i Cip6 potranno comunque garantire un’ottima
resa agli investitori…ovviamente si omette di dire che l’Unione Europea sta
procedendo contro l’Italia proprio per infrazione sui Cip6.
“Financial Data
The most important parameters of the business model and the cashflow are the
revenues for the produced energy and heat, the sale of “green certificates”,
as well the price for the required biomass. In all cases, long term contracts with
buyers and suppliers will ensure a high degree of investment security. The
contracts concerning the supply of biomass are secured. There are
already detailed inquiries on the sale of the heat. The mature technology with a
short amortisation period profits from the system of “green certificates”.
Taking into account the relatively high energy tarifs, these are good conditions
for investing in renewable energies.”
Agripower will build a biomass plant in Orciano.
For this purpose an already existing dryer has
been bought and extended.
The building permit for the plant is expected in
September 2004.
The biomass plant will be built within 18 months.
Starting 2007, environmentally friendly energy
and heat will be produced with German, Swiss
and Italian techniques.
All the space necessary
for this project is either property of the company
or has been leased on a longterm basis.
The proximity to the required biomass and the
area under crops provides an efficient feeding of
the burner in the plant.
About 30,000 tons of biomass can be stored
right on site. This equals a 60-day supply.
The plantユs smoke will be used to operate the
dryer with an evaporation capacity of 30 t/h.
Damp, and therefore cheap biomass can be
bought in addition, if necessary.
TRADOTTO:
“Agripower costruirà un impianto a biomasse in Orciano. Per questo scopo un
essiccatoio già esistente è stato acquistato e ingrandito.
Il permesso per l’impianto è atteso per settembre 2004. L’impianto a
biomasse sarà costruito in 18 mesi.
All’inizio del 2007 energia e calore sostenibili dall’ambiente saranno prodotti
con tecnologia tedesca, svizzera e italiana. Tutti gli spazi necessari per questo
progetto sono di proprietà della compagnia o sono stati affittati come base a
lungo termine. Il raggio di reperibilità delle biomasse e delle aree coltivate
provvedono ad una efficiente alimentazione del bruciatore. Circa 30.000
tonnellate di biomassa possono essere immagazzinate esattamente all’interno
del sito. Ciò equivale ad un rifornimento di 60 giorni. Il fumo dell’impianto sarà
usato per azionare l’essiccatoio con una capacità di evaporazione di 30 t/h.
Umido, e di conseguenza biomasse a poco prezzo (?) possono essere
acquistate in più, se necessario.”
La traduzione in inglese del testo per molte inesattezze sembra fatta da un
italiano, e la frase finale, nella quale si usa la parola “DAMP” (umido) non è
chiaro se vada riferita a combustibile da rifiuti e biomasse da residui industriali.
BIOMASSE: chi le ha viste?
Nel respingere le contro-deduzioni presentate da tante amministrazioni e cittadini
durante il procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale, i tecnici preposti
commettono l’errore di usare le stesse frasi proposte dalla Ditta, cioè quel
“raggio di 50 km” nel quale si potrebbero recuperare biomasse e che
comprende...il mare Adriatico: raggio che in realtà altro non è che l’escamotage
per giustificare il rastrellamento di “biomasse” anche dalla provincia di Ancona,
raggio misterioso che comprende anche Macerata, il riminese e l’entroterra sino a
Gubbio.
Ci chiediamo quale “sindrome di
Lex Luthor” abbia colpito anche i
tecnici preposti, tanto da credere ad
un cerchio su di una cartina e dire
che tutti i residui agricoli di quella
zona andranno sottratti agli altri
legittimi
usi
(in
primis
la
concimazione, poi i piccoli impianti
progettabili dagli stessi agricoltori e
centri rurali) per finire in bocca
all’inceneritore di Schieppe.
Fin da allora, l’Ufficio Ambiente della Regione Marche si è incartato per
giustificare la nascita dell’impianto, affermando che le biomasse necessarie per
alimentarlo erano disponibili, mentre nessun reale contratto agricolo di
fornitura è mai stato esibito. Ed ora è tardi per correre ai ripari su bugie che
hanno già dimostrato di avere le gambe corte.
Da verifiche condotte sui dati del PEAR, circa la
disponibilità di biomasse a scopo energetico
nella regione Marche, ed in base al riscontro da
noi effettuato presso l'ISTAT, è possibile
affermare con certezza che l’affermazione fatta
dai Tecnici redigenti il Decreto V.I.A. ("In base ai
dati Istat la disponibilità
di biomasse per
l'impianto è di 5 volte superiore nel raggio di 50
km") deriva, non da dati ufficiali certificati, ma
da una proiezione statistica basata sul Pear e
sul totale della SAU – Superficie agricola utile
del censimento 2000. Infatti è la proiezione Pear
che calcola un totale di circa 600mila t/anno di
biomasse a cui attingere sul territorio regionale,
considerando però che solo una piccola parte di
queste in realtà può essere realisticamente
usata per la combustione invece che per la
concimazione ed altri usi!
“Di fatto, i quantitativi di residui
agricoli e forestali, così come
sopra
valutati,
sono
da
considerarsi
un
potenziale
teoricamente disponibile allo stato
attuale delle coltivazioni agricole e
della silvicoltura, prescindendo dai
relativi prezzi, vincoli di mercato e
considerazioni
agronomiche.
Queste ultime, in particolare,
vorrebbero che buona parte dei
residui rimanessero sul campo per
contrastare la diminuzione di
sostanza organica nel terreno.
In
aggiunta
vanno
anche
considerati gli aspetti legati alle
dispersione dei residui agroforestali sul territorio e, quindi,
anche
alle
problematiche
di
raccolta, trasporto e stoccaggio
(intermedio e finale). Questi aspetti
risultano poi strettamente legati ai
costi del combustibile vegetale e
quindi alla reale fattibilità della sua
conversione energetica.”
(Cap.6 Piano energetico regionale)
Altri misteri: i convitati ignoti!
Alle Conferenze di Servizi partecipa il rappresentante di una ditta tedesca
costruttrice di inceneritori: la OSCHATZ
Da oschatz.com, società tedesca presente con un suo rappresentante alla
conferenza di servizi per la Autorizzazione Integrata Ambientale del 22
ottobre 2004:
“…Oschatz offre soluzioni complete e componenti basati sul pieno sviluppo
di sistemi per l’incenerimento…”
In recent years, environmental technology has been characterised by more
stringent statutory requirements (the technical guideline governing waste not
directly due to the production process, the German Recycling Management Act,
emission reduction laws and the statutory instrument governing waste
incineration, as well as many other legal initiatives). It has also been
characterised by more complex technical solutions.Against this background,
Oschatz – a plant engineering company in the energy and environmental sectors
which operates around the world- plans and constructs plants for the
environmetally-friendly reuse of biomasses, alternative fuels and residual
materials, utilising state-of-the art conversion technologies.
To facilitate the thermal utilization of biomasses and solid residual
substances, Oschatz offers complete solutions and component solutions
based on fully-developed incineration systems.
Il sito della OSCHATZ si presenta con la sua lunga
esperienza in costruzione di inceneritori di rifiuti ed altra
tecnologia; tra i vari impianti la Oschatz produce sì anche
caldaie a biomasse, ma specifica che le sue griglie ed
i suoi sistemi di combustione possono bruciare vari
tipi di combustibile.
Oschatz combustion systems are characterised by constant
ongoing development of the tried-and-tested grate firing
technology used, and adaptation to changing fuels. By
combining the firing technology with state-of-the-art control and
feedback control systems, the basis has been provided for
meeting a wide variety of application requirements.
Del resto, chi spenderebbe decine e decine di milioni di
euro per bruciare un combustibile del quale non è certa la
reperibilità? E chi se ne frega delle emissioni nocive, dal
momento che finora non risultano puntualmente effettuati i
controlli prescritti nemmeno su di un’attività minore quale il
mangimificio, e nel momento che lo stesso Ufficio Ambiente
della Regione dichiara che tanto la zona è “compromessa”?
All’inciucio biomasse-rifiuti, si unisce infatti il discutibile atteggiamento
dell’Ufficio Ambiente regionale, che, invece di proteggere, e rivalutare la
ZPS di Tavernelle, la dichiara già compromessa, in modo da poter
giustificare l’autorizzazione di impianti ed attività industriali nocive.
La PATTUMIERA MARCHE non si salverà certo così da ulteriori attentati
all’equilibrio ambientale, la risorsa più preziosa che abbiamo:
“…le conclusioni proposte dallo studio
di incidenza presentato dalla Ditta
sono volte a dimostrare quantitativamente che l’habitat delle specie
oggetto di tutela, è di fatto già
ampiamente compromesso (giudizio
IFF mediocre). Pertanto l’intervento in
progetto si inserisce su un ambiente
già
alterato
e
compromesso
dall’azione dell’uomo.” (Decreto VIA
12 dicembre 2006)
V.I.A. …
STOP!!
La Soprintendenza di Ancona annulla il decreto a favore di Waferzoo S.r.l.
Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Soprintendenza per i Beni
Architettonici e per il Paesaggio delle Marche di Ancona, ha annullato
l’autorizzazione paesaggistica, e con essa il decreto di V.I.A. Regione
Marche 4/VAA-08 del 12.12.2006.
La Soprintendenza ha stabilito che l’intervento contrasta con i rilevanti
valori paesaggistici sottoposti a salvaguardia nella zona interessata.
“Vale la pena di evidenziare che l’ampliamento con l’introduzione dell’impianto a
biomasse si inserisce in un contesto caratterizzato da un tessuto industriale
piuttosto disordinato e apparentemente privo di una qualche logica paesaggistica”.
Arch. Giuseppe Mariani - Decreto Regione Marche n. 21/VAA_08 DEL 15/03/2007
Ma chi è che ha compromesso con le sue AZIONI il prezioso habitat della Zona di
Protezione Speciale di Tavernelle di Serrungarina?
Perché, invece di riconoscere un danno già prodotto ad un’area protetta, la Regione
Marche decide di aggravarne le conseguenze con l’inceneritore?
NO
NO
(Comune di Orciano)
(Provincia)
CI DEVO
PENSARE!
(Regione Marche)
La Conferenza dei Servizi decisoria A.I.A. è stata convocata il 1° marzo 2007
per la “modifica sostanziale dell’impianto di essiccazione esistente…”
“MODIFICA SOSTANZIALE: una modifica dell'impianto che, secondo un
parere motivato dell'autorità competente, potrebbe avere effetti negativi e
significativi per gli esseri umani o per l'ambiente”. Art. 2, 1° comma, lettera n) del
D.Lgs. 18.02.2005 n. 59 - Attuazione integrale della direttiva 96/61/CE
Misteri, sinergie, simpatie,
TROPPE COINCIDENZE… ?!
Caro signor Marco Amagliani, caro
Presidente Spacca, cari Funzionari
Regionali…i cittadini sanno che
QUANDO IL CACIO CADE SUI
MACCHERONI, È POCO PROBABILE
CHE ACCADA PERCHÉ IL CUOCO È
INCIAMPATO!!
Un momento della conferenza del prof. Paul Connet organizzata dai Comitati
col patrocinio del comune di Sant’ippolito il 22 febbraio.
La strategia ZERO WASTE, zero rifiuti.
Un momento della manifestazione organizzata a Pesaro
Dai comitati il 10 febbraio.
Coordinamento dei Comitati di difesa delle valli del
Metauro, Cesano e Candigliano.
[email protected]
http://www.comitatinrete.it
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