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I dati saranno conservati presso Il Titolare del trattamento e potranno essere comunicati, esclusivamente per esigenze tecniche ed operative strettamente collegate alle finalità sopra enunciate, alle seguenti categorie di soggetti, con garanzia di tutela dei diritti dell'interessato:Enti, professionisti, società o altre strutture da noi incaricate dei trattamenti connessi all’adempimento degli obblighi amministrativi, contabili e gestionali legati all’ordinario svolgimento della nostra attività economica, anche per le finalità di recupero credito; Alle pubbliche autorità ed amministrazioni per le finalità connesse all’adempimento di obblighi legali; Banche, istituti finanziari o altri soggetti ai quali il trasferimento dei suddetti dati risulti necessario allo svolgimento dell’attività della nostra azienda in relazione all’assolvimento, da parte nostra, delle obbligazioni contrattuali assunte nei Vs. confronti. l dati saranno comunicati agli incaricati interni per l’espletamento di parte degli obblighi imposti dalle leggi vigenti, ferma restando la garanzia di tutela dei diritti dell'interessato. Il titolare rende noto, inoltre, che l'eventuale non comunicazione, o comunicazione errata, di una delle informazioni necessarie, comporterà: l’impossibilità, da parte nostra, di dar corso a contratti ed altri adempimenti connessi, nonché di gestire correttamente le reciproche relazione commerciali. La possibile mancata corrispondenza dei risultati del trattamento stesso agli obblighi imposti dalla normativa fiscale e amministrativa. AUTOGRAFI 1. ALFIERI, Vittorio. Lettera autografa firmata a “Carissima signora madre” Siena, 27 giugno Domenica, 1784, € 1.350 2 ff. in-8, al verso indirizzo e tracce di sigillo in ceralacca. Affettuosa e delicata lettera inedita alla madre in cui Alfieri la informa di essere giunto a Siena: “Ecco, per l’appunto otto giorni dopo averla lasciata, arrivo qui, e niuna premura maggiore ho, che di consignarle che son giunto in perfetta salute, senza aver punto patito di caldo. Non mi sono arrestato che il tempo necessario per dormire nell’ore caldissime e mezza giornata a Parma, un giorno a Bologna e uno a Firenze, e sono arrivato qui questa mane. I miei cavalli che ho trovato a Firenze stanno benissimo…non ho il tempo di scrivere..a Torino, onde la prego di far sapere a mia sorella che sono arrivato felicissimamente…le di lei amorevoli e savie parole mi resteranno sempre impresse nella mente… la prego di porgere i miei ossequi e abbracciamenti al carissimo signor padre”. Alfieri soggiornò a Siena tra il 27 giugno e il 4 agosto, quando partì per un lungo viaggio verso l’Alsazia. Nella città toscana incontrò il suo migliore amico, il mercante Francesco Gori Gandellini, morto qualche mese più tardi, e si occupò della pubblicazione della prima edizione delle “Tragedie” apparse in tre volumi tra 1783 e 1785 presso i tipografi senesi Pazzini e Carli. 3 2. CARDUCCI, Giosué. Importante lotto di 6 lettere autografe con firma indirizzate da Carducci all’editore Barbera, in cui il celebre poeta tratta questioni editoriali e filologiche riguardanti la pubblicazione degli studi intorno a Foscolo, Monti e Petrarca, ma in cui sollecita anche i compensi che l’editore dovrebbe corrispondergli o fa riferimenti a fatti e personaggi dell’epoca. € 2.300 Biglietto a.f.: 2 pagine in-16 su carta velina, datato 20 gennaio s.a. (ma 1861). Probabilmente inviato a Barbera, fa riferimento all’Appendice al Canto dell’Aleardi al proposito del quale C. dice all’editore di averla completata e che “basterà mettere al fondo una C non altro perché non voglio affibbiarmi la... di critico anzi tempo: a mettere il nome intero in cose che spettino ad autori viventi o… aspetteremo che l’età o il caso ci abbia dato un poco di quella autorità che ora non abbiamo”. Parla poi di una iscrizione che chiede all’editore di tirare a sue spese in 200 copie composta in onore del “povero Giannini a cui per molte cose sono affezionato” da inviare alla vedova Marianna. Silvio Giannini, morto nel 1860, fu fondatore di un celebre Gabinetto scientifico-letterario a Firenze, letterato e politico influente. La collaborazione tra C. e Barbera iniziò nel 1857 per un’edizione di tutte le opere del Poliziano con l’aggiunta di una sua prefazione e continuò per decenni. - L.a.f.: 4 pagine in-8 su carta azzurra a quadretti datata “Bologna 1 nov. 1864” a “Barbera Editore Firenze”. C. chiede all’editore dei chiarimenti sui pagamenti per la pubblicazione del lavoro su Monti, Petrarca e Lucrezio: “certamente mio fratello ha inteso male. Perché non è questione di acconti che io desideri. Si tratta di lire 200 da pagarsi a me il 31 dicembre 1864…”. Il fratello di C. infatti gli aveva scritto, come trascrive nella lettera il poeta, che Barbera “…dice che fino a quando non è pubblicato il Monti non può darti nulla… perché di questo mese in poi gli occorrono molti denari per la fabbrica del nuovo stabilimento...”. L’editore affidò a C. le sorti della collezione “Diamante”, facendogli curare le opere dell’Alfieri, del Tassoni, del Monti (di cui si parla nella lettera appunto) e di altri; pubblicò inoltre la sua prima raccolta di versi (Poesie di G. C., Firenze 1871, si veda lettera nel lotto), e gli propose di scrivere articoli letterari per La Nazione. - L.a.f.: 3 pagine in-8 su carta azzurra (strappo alla metà inferiore bianca del terzo f.) datata “Bologna 5 nov. ‘64” a “Barbera gentilissimo”. C. scrive all’editore di un articolo su “le tre storie” già composto che sta valutando di mandare alla rivista Effemeridi o a “La Nazione”, giornale diretto e fondato da Barbera e al quale cooperò come tipografo e come amministratore sino al 1870. C. a proposito de “La Nazione” specifica che “…il mio nome non deve comparirvi più se non sotto articoli riportati”. Il poeta ritorna poi sulla questione dei pagamenti del Monti e della sua pubblicazione, che suggerisce di stampare in due volumetti separati per dar spazio anche alle poesie inedite e rare. Tratta poi del Petrarca: “Non se n’ha a parlar più del Petrarca ? Tanto meglio. Tutta fatica risparmiata”. - L.a.f.: 2 pagine in-8 grande su carta azzurra datata “Bologna 12 giugno ‘68” a “Caro Barbera”. Il C. spiega all’editore di aver incontrato alla Biblioteca Universitaria di Bologna Luciano Scarabelli, letterato, celebre dantista, noto anche per la produzione di testi per l’infanzia, e per il lavoro di archivista a Piacenza e a Bologna, che ironicamente definisce dal “carattere un po’ difficile…”. Propone all’editore di pubblicare un lavoro su un inedito manoscritto dantesco che lo Scarabelli sta studiando “…ci pensi il lavoro può ben essere inte- 4 ressante: edito da lei, anche più”. Chiede poi all’editore delle bibliografie per portare a compimento il suo lavoro sul Petrarca. - L.a.f.: 4 pagine in-8 su carta profilata in nero datate “Bol. 27 febbraio 1871”, a “Caro Barbera” (il nome dell’editore è però solo intuibile perché abraso) in cui C. dichiara di non voler pubblicare nella sua raccolta di Poesie, né “La Croce di Savoia” né la “Canzone al Re” che invece l’editore vorrebbe includere. Il poeta si dichiara eventualmente disponibile ad inserirle in appendice alle riedizioni. Ma scrive che “ristampare i versi del ‘59 oggi sarebbe o ingenuità o falsità…e poi il volume è finito di comporre…”. Aggiunge: “la prego di deporre il pensiero che è moralmente per me, materialmente pel libro impossibile a fare”. Nel ‘71 Barbera pubblicò, questa volta non più sotto pseudonimo, le Poesie, divise in tre parti - Decennalia, Levia Gravia, Juvenilia: la prima, in due libri, comprendeva liriche di ispirazione politica composte fra il ‘60 e il ‘70 (in seguito il libro primo sarebbe confluito quasi tutto in Levia Gravia, il secondo nei Giambi ed Epodi); la seconda, in quattro libri, corrispondeva solo parzialmente alla raccolta del ‘68; la terza, in tre libri. Nelle righe finali C. fa riferimento alla chiusura del periodico “Italia Nuova”, diretto da Angelo Bargoni ed è probabilmente lui che il poeta definisce “Il cappuccino ex-democratico ed ex-ministro la fa un po’ dire?”. - Biglietto a.f.: 2 pagine in-12 s.l. né d. a “Caro Barbera”. Si riferisce ad un invito per un “Sabato sera” a cui C. parteciperà con Chiarini e Del Lungo. 5 3. DALI’, Salvador. Lettera dattiloscritta con firma autografa. Datata Paris, 26 Juin 1951, € 1.200 1 pagina in-4 con firma e data autografa del pittore in cui dichiara autentico il dipinto “Le Chevalier de la Mort” da lui realizzato nel 1934 e si rende disponibile a firmarlo “…quand on me le demandera en Amerique où le sus-dit tableau se trouve actuellement”. Allegata pagina manoscritta dell’allora proprietario Léon Negruzzi datata “2 Juillet 1955” dove dichiara che un disegno preparatorio dell’opera è conservato al Moma di New York, di aver riportato in Europa il dipinto nel 1952 e che Dalì non l’aveva ancora firmato. L’opera, o una della stessa serie, è passata in asta presso Christie’s London nel 2010 realizzando oltre due milioni di dollari. Si trattasse dello stesso dipinto, sarebbe stato evidentemente firmato da Dalì dopo il 1955. 6 4. D’ANNUNZIO, Gabriele. Lettera autografa firmata a lapis a Luisa Baccara relativa ai levrieri. S.l. né data ma 1920 ca., € 950 2 pagine in-4 scritte a matita (come la maggior parte delle missive mai inviate dal Vate), firmate “Gabri”. D’Annunzio fa riferimento a difficoltà economiche “..rimango con molte noie e molti pesi”. Parla poi della gestione dei cani “Per ciò, se debbo continuare in qualche modo a sostenere i cani, bisogna studiare un piano esatto di economia. I cani non dovrebbero costare, in media, più di 1,50 al giorno. Son certo che è possibile, senza danno, metterli al regime di guerra. Altrimenti, con dolore, dovrò rinunziare”. Interessante missiva di carattere privato. Allegata una bella cartolina d’epoca raffigurante Luisa Baccara al Vittoriale insieme ad uno degli amati levrieri. 7 5. D’ANNUNZIO, Gabriele. Commemorazione di Percy Bisshe Shelley, nel centenario della nascita, il 4 agosto 1892. Manoscritto autografo. S.d. ma 1892, € 9.400 in-4, ff. 25, precede il testo una riproduzione di un busto di Shelley, magnifica legatura in marocchino rosso, al piatto anteriore incisa in oro la firma di d’Annunzio, ai contropiatti il motto “Immotus nec iners”, sguardie in seta rossa, firmata al contropiatto posteriore da “Conti Borbone”. La frase è di Orazio ed orna, come motto, lo stemma nobiliare del Principe di Monte Nevoso; lo stemma fu dipinto da Guido Marussig; il titolo di principe fu concesso a d’Annunzio dal Re d’Italia su iniziativa di Mussolini il 15 marzo 1924, dopo la definitiva annessione di Fiume all’Italia. Sembra evidente come la scelta di questo motto avesse un intento dichiaratamente polemico con lo stesso Duce, che teneva il poeta in un dorato isolamento sul Lago di Garda. Si tratta del manoscritto autografo dello scritto composto dal Vate in occasione del centenario della nascita del celebre poeta inglese il 4 agosto 1892, ed apparso a stampa in “Allegoria dell’autunno”. “… Cade oggi il primo centenario del più grande poeta inglese di questo secolo, d’uno dei più grandi poeti del mondo. E mai nome d’uomo fu raggiato da una più pura luce di gloria, fu esaltato in una più vasta apoteosi… . Per ora, quanti fedeli ha il Sogno, quanti vivono assorti nella contemplazione del loro turbine interno, e quanti vivono solitarii su le estreme vette alimentando un’idealità segreta, e quanti aspettano l’alba del Giorno annunziato, e quanti che ‘in una esistenza anteriore hanno amato Antigone’, questi riconoscono in Percy. Bisshe Shelley il Poeta dei Poeti, il divino figliuolo di Ariele, a cui TUTTE LE VOCI gridarono come a Demogorgon nel poema immortale: ‘Speak: thy strong words may never pass away! Parla: le tue parole potenti non passeranno giammai”. Importante testo evidentemente facente parte della collezione di d’Annunzio e fatto rilegare dal Vate dopo il 1924 nella celebre legatoria milanese di Ignazio Conti Borbone, suo amico come testimonia una dedica in cui lo ricorda come ”ragazzo del ‘99”. In perfetto stato. “Dei versi di Shelley D’Annunzio esalta la capacità di superare il dato realistico e di parlare attraverso suoni ed immagini simboliche, in una concezione della poesia che è “musica di spiriti figli delle montagne e delle foreste”. Questi sono gli anni in cui il Vate supera il modello poetico carducciano e avvia, già con “Canto novo”, nuove soluzioni che vanno in senso antirealistico e simbolico anticipando quelle dell’Alcyone. La poesia di Shelley è apprezzata da D’Annunzio che ne riprende echi e suggestioni, come il motivo dell’alcionio mattino legato ad una particolare lucentezza del giorno, nella stagione in cui la natura si trasforma (la non nata primavera) e “ridesta la musica di tutte le sorgenti” (Patrizia FORNACIARI, La vicenda del monumento a Shelley). “But for Shelley… D’Annunzio has a genuine admiration. In “Il Piacere” he is ‘the divine Ariel, fed on light and speaking the language of the spirits.’ D’Annunzio delivered a commemorative address on Shelley in Naples in 1892, in which he calls him ‘ the greatest English poet of the 8 century, one of the greatest poets of the world.’ Like Swinburne, D’Annunzio is forcible and impetuous, with a tendency to superlatives, and he goes on to describe Prometheus Unbound as the greatest poem of the century, perhaps even greater than Faust, while he is hardly less enthusiastic in his praise of the Ode to the West Wind. The story of Shelley’s death and of the finding of his heart, the corcordium, made a profound impression upon him. He refers to it again in the Trionfo delta Morte… The whole idea of D’Annunzio’s Sogno di un Mattino di Primavera is taken from Shelley’s Sunset, and the subject is one which would irresistibly attract the Italian poet. (THE MODERN L ANGUAGE REVIEW, vol. XI, 1913). 9 6. D’ANNUNZIO, Gabriele. Lettera autografa, indirizzata a “Cara, carissima… Anita” (Anita Pittoni?)” Datata Il Vittoriale, 12 febbraio, 1925, € 750 3 pagine autografe in-8 firmate “Gabriele” indirizzate a “Cara, Carissima… Anita” da identificare probabilmente con la Pittoni: carismatica figura femminile triestina che proprio in quegli anni stava riallestendo i tessuti del Vittoriale. Gabriele D’Annunzio e Marta Abba scelgono pigiami e vestaglie, ma anche cuscini e tappeti per il Vittoriale firmati Anita Pittoni e Lupieri. Nella missiva D’Annunzio tratta questioni politiche relative alla Iugoslavia e a Fiume dicendo di aver rifiutato un incontro con “Jacovic, uno dei membri più importanti della missione jugoslava in Italia…” “…io per gli jugoslavi non ho parole, né sguardi, né gesti… ho fatto bene Anita? Non rimproverarmi, perché quei bastardi, lo sai come me, si meritano questo ed altro”. Anita Pittoni (1901-1982) è stata un grande personaggio culturale di Trieste che attraverso Futurismo, Astrattismo e Costruttivismo ha basato i principi sui quali costruire il suo linguaggio espressivo che la ha spinta attraverso approfondite ricerche strutturali e materiche. E’ ideatrice di bozzetti per abiti, di figurini per balletti e spettacoli teatrali, si occupa di moda e di arredamento, dirige un laboratorio per l’esecuzione delle proprie creazioni, si dedica alla formazione delle lavoratrici che educa all’esecuzione di manufatti di alto livello, si occupa di ricamo, lavoro a maglia e tessitura a telaio. 10 7. D’ANNUNZIO, Gabriele. Lettera autografa firmata a Natalia de Goloubeff. S.d. ma Parigi 1911-13 ca., € 900 1 pagina in-8 su carta intestata dell’“Hotel d’Iéna” a Parigi, busta conservata con scritto a lapis verde “Mm Golubeff”. Il vate scrive all’amante, Natalia de Goloubeff, la donna che gli fu vicino negli anni dell’esilio ad Arcachon (marzo 1910 - maggio 1915). Si scusa ma impegni lo trattengono ancora lontano dall’amata “Non potrò passare neppure oggi ! Ho ancora molte cose da fare… Verrò a vederti… Spero di trovare il sorriso”. La missiva, insieme a altre 325 acquistate dallo stato una ventina d’anni fa, costituisce la cronaca di uno dei periodi più importanti e, allo stesso tempo, meno documentati della vita di D’Annunzio. Ottimo esemplare. 11 8. DE AMICIS, Edmondo. Lettera autografa firmata indirizzata a “Caro Goffredo” datata 11 Xbre, s.d. (ma 1908 c.a), € 850 3 pagine in-8, chiaramente vergate e firmate “Edmondo”. Missiva di tono familiare e affettuoso scritta verosimilmente negli ultimi mesi di vita di De Amicis (1846-1908) ad un non meglio precisato amico “Goffredo”. Lo scrittore fa cenno a suo figlio Ugo, ventinovenne (essendo nato nel 1879 la lettera si deve presumere essere scritta nel 1908), ne descrive la sua passione per l’alpinismo e ai suoi esordi da scrittore “Caro Goffredo... Mi rallegro con tutto il cuore del grande successo di Firenze e te ne preannuncio uno eguale a Milano... Desidera veramente di vederti anche il mio figliuolo Ugo, che a vent’anni (nove anni fa) scrisse una commedia assai promettente, la quale, non so perchè non ebbe sorella. E tu conoscerai in lui un giovane forte e buono, che ti riuscirà simpatico. Sarebbe la mia felicità se non fosse alpinista temerario, irrefrenabile, incurabile, che mi fa tremare ogni anno dal primo di luglio al trenta settembre, quasi senza interruzione...”. 12 9. DUMAS, Alexandre, fils. Lettera autografa firmata indirizzata a “Monsieur”. Senza luogo nè data, fine XIX secolo, € 850 6 pagine in-8, cucite entro astuccio in percallina rossa con dorso in pelle. Nella missiva autografa firmata “A. Dumas” il celebre letterato e drammaturgo francese scrive ad anonimo corrispondente ringraziandolo per una dedica ricevuta e auspicando un miglioramento della condizione femminile in Italia, sulla linea di quello già avvenuto in Europa. “Monsieur, j’accepte avec le plus grand plaisir la dédicace que vous me faites l’honneur de m’envoyer”. Alexandre Dumas figlio (1824-1895), come il padre, è stato un autore di grande successo ed è noto soprattutto per il suo romanzo “La signora delle camelie” a cui si ispira “La Traviata” di Giuseppe Verdi, e per sue opere teatrali “Le Fils naturel” e “Un Père prodigue”. Questa missiva risulta particolarmente interessante poiché documento storico tangibile dell’attività di Dumas come portavoce delle cause particolari e degli avvenimenti incresciosi della società, soprattutto legati alla condizione femminile e dell’infanzia. Buon esemplare eccetto per strappo senza perdita di testo al primo foglio. 13 10. DUSE, Eleonora. Lettera autografa a Gabriele d’Annunzio. Roma, s.d. ma 1904 ca., € 2.900 15 pagine in-8, vergate in inchiostro viola su carta intestata dell “Hotel Bristol- Rome”, firmate “El...”. Dalle parole della Duse si evince uno stato di estrema sofferenza e tormento interiore per la fine del rapporto con d’Annunzio ma anche la preghiera di non contattarla più per poterle permettere di ricominciare a vivere. “…non so bene se ho saputo dire - ma è una preghiera - (e arriva così bene a proposito - con questo bel sole a chi vuole libertà). - Preghiera di lasciarmi ritrovare me stessa… ma io penso di ritrovare me stessa… guarirò - né rancore - né iracondia - dolore- niente altro. Questo non posso impedirmi di averlo - perché non sono niente. Perché io stessa ho donato… sarà ben dolce “il ritorno” oggi, per altra vita ! Ogni augurio! Ogni augurio - Non potrò dire né tacere - ma mangerò il mio dolore fino a estinguerlo. Credimi”. La tormentata storia d’amore tra l’attrice e d’Annunzio durò per circa dieci anni tra 1894 e 1904 ed è testimoniata da decine di lettere, per la maggior parte della Duse al vate, perché quelle di D’Annunzio vennero bruciate dalla Divina. Lunga, vibrante missiva d’addio. 14 11. GARIBALDI, Giuseppe. Lettera autografa a Ambrogio Terrizzano. Datata Caprera 17 Dicembre 1878, € 550 1 pagina in-8 (mm 210x120) vergata a inchiostro, firmata “suo G. Garibaldi” con busta con timbri, francobollo annullato e indirizzo “Ambrogio Terrizano Commissario sul piroscafo Sud America”. Breve missiva di ringraziamento “…per l’involto… da Montevideo…” scritta negli ultimi anni di vita dell’“eroe dei due mondi” (Nizza, 4 luglio 1807 – Caprera, 2 giugno 1882) che fu in esilio in Uruguay dal 1835 al 1848. Il destinatario era probabilmente un controllore alla dogana. Segni di piegatura e usuale arrossamento della carta. 15 12. LEONCAVALLO, Ruggero. Lettera autografa indirizzata a “Caro Giovacchino” (Gioacchino Forzano). Datata “3 maggio 1918”, € 650 1 pagina in-8, chiaramente vergata e firmata “Leoncavallo”. Missiva dal tono affettuoso indirizzata probabilmente a Forzano, librettista collaboratore del Leoncavallo. “Caro Giovacchino. Bacioni ! bacioni ! bacioni ! Ho letto il dispaccio e vedo con gioia ...confermate le mie impressioni della prima lettura ! Vedi che il tuo amico e collaboratore ha sempre l’orecchio giusto !”. L’opera più celebre di Leoncavallo (Napoli, 1857 – Montecatini 1919) fu I Pagliacci, rappresentata per la prima volta nel 1892 al Teatro Dal Verme di Milano, sotto la direzione di Toscanini. 16 13. LEOPARDI, Giacomo. Lettera autografa firmata indirizzata a Michele Leoni, relativa alla prima edizione delle Canzoni. Recanati 21 Maggio 1819, € 6.800 Significativa lettera su 2 pagine (cm 10,3 x 6,6), vergata recto e verso del foglio, in bella e chiara minuta grafia in inchiostro seppia. Conservata in elegante camicia in cart. con al piatto superiore piccolo tassello con titolo in oro. L’indirizzo “Al Sig. Michele Leoni. Firenze” è posto sotto la firma. Il poeta si presenta all’umanista, saggista e critico, accompagnando alla lettera una copia dell’edizione a stampa delle Canzoni. Sull’Italia. Sul monumento di Dante che si prepara a Firenze pubblicata dal Bourlié nel 1818. Questi primi componimenti leopardiani in versi ebbero una travagliata vicenda editoriale. Il manoscritto fu spedito dall’autore nel giugno del 1818 al Giordani, che avrebbe dovuto farlo stampare a Piacenza; fu invece impresso a Roma e distribuito dal Leopardi a pochi amici ed estimatori all’inizio del 1819: “Finalmente il desiderio vince ogni altra considerazione, e io mi risolvo a tentare la benignità di V.S. con questa lettera e colla stampa che l’accompagna. Dalle quali Ella potrà stimare quanto io mi sia confidato nella sua cortesia, e forse non le sarà discaro che la fama che divulga le altre sue virtù, non taccia né anche di questa”. In quegli anni Leopardi ed il Leoni furono accomunati dall’interesse per “Le poesie di Ossian”. Il giovane Giacomo leggeva l’edizione curata dal Cesarotti (Remondini, 1789) traendone ispirazione decisiva per la composizione della propria opera prima; il Leoni nel 1818 ne curava la traduzione; è probabile che i due si fossero inviati reciprocamente le rispettive novità editoriali. Cfr. Raffaele GAETANO, Leopardi e il sublime, p.209: “i versi del leggendario poeta gaelico come uno dei probabili modelli assorbiti da Leopardi per la sublimità stilistica delle sue canzoni patriottiche”. EPISTOLARIO LEOPARDIANO pag. 117, n. 75. 17 14. LISZT, Franz. Lettera autografa firmata a Maurice Sand, Baron Dudevant, relativa alla morte della madre George Sand. Datata Weimar, 28 Juillet (18)76, € 4.900 una pagina e 3 bianche, in inchiostro marrone. Liszt (1811-1886) indirizza a Monsieur le Baron un commovente tributo alla grande scrittrice, morta il mese precedente, l’8 giugno. “Le génie de George Sand charme et captive le monde. Sa gloire est un leg im(m)ortel à la glorieuse Littérature française… J’y reste respectuesement fidèle”. Ricorda quando conobbe Maurice nel castello della madre à Nohant nel 1837; Liszt incontrò la stessa George Sand a Pargi nell’ottobre 1834, quando le fu presentata da Alfred de Musset. I rapporti si incrinarono, malgrado i tentativi di approccio di Liszt ed un’ultima lettera del 1845, alla quale non ebbe risposta. Curiosamente, esiste una minuta dal testo analogo, vergata da Liszt sull’annuncio funebre, venduto da Christie’s, lotto 152 dell’asta German & Austrian Art Part I, 19 maggio 1993 “black ink, 1 page, 262 x 195mm. Liszt writes a glowing tribute to George Sand (1804-1876), who holds a unique position in 19th century literature” . Si unisce un prezioso ritratto fotografico (mm 230x174) di Liszt, realizzato da Nadar (pseud. Gaspard-Félix Tournachon) uno dei pionieri della fotografia a Parigi. Noto per le caricature per il Charivari, vi affiancò la nuova arte: nel suo studio di Boulevard des Capucines (che ospitò la prima mostra collettiva dei pittori impressionisti) ritrasse Baudelaire, Bakunin, Champfleury, Delacroix, Dantan, Doré, Nerval, Victor Hugo. Nei suoi ritratti, definiti giustamente psicologici, Nadar tendeva a far emergere le personalità dei personaggi da lui fotografati: in questi scatti realizzati poco prima della morte di Liszt riuscì a cogliere la sua espressione più intima e malinconica. Con mano tremante il grande compositore volle apporre la propria firma nel margine inferiore del cartoncino su cui la foto fu applicata. 18 15. MANZONI, Alessandro. Lettera autografa firmata a Federico Cocastelli di Montiglio. Mantova Milano, 17 del 1837, € 4.400 4 pagine in-4, con indirizzo e sigillo in ceralacca al verso dell’ultima, carta con timbro a secco “Bath”, rilegata entro cartellina del XIX secolo in carta decorata e preceduta da foglio con alcune note “prezioso autografo del Manzoni importante anche per il contenuto: la lettera non è stata ancora pubblicata per le stampe”. In realtà la missiva è edita e riguarda alcune carte di Antonio Manzoni, cugino di Alessandro, che il letterato dice di non saper “… di certo in che mani siano pervenute. Suppongo che esse debbano essere presso la Contessa Zanchi di Bergamo nepote di lui, colla quale da molti anni non mi trovo in relazione. Se avessi almeno indicazioni più sicure, sarebbe per me una soddisfazione il potergliele comunicare..”. Ricorda poi alcuni bei momenti passati con il destinatario della missiva “…. La gentile ospitalità che lo ho ricevuta nella venerata sua casa, e le gioconde giornate che vi passai non mi usciranno mai dalla mente”. In ottima conservazione (piccola mancanza al margine bianco dell’indirizzo, segni di piegatura). 19 16. BECCARIA MANZONI, Giulia. Lettera autografa firmata a Giovambattista Somis di Chiavrie relativa a Massimo d’Azeglio. Milano, 10 aprile 1831, € 2.000 4 pagine in-4, con indirizzo al verso dell’ultima, rilegate entro cartellina del XIX secolo in carta decorata e precedute da foglio con alcune note. Lettera di notevole interesse, nella quale la madre (1762-1841) di Alessandro Manzoni chiede informazioni su Massimo d’Azeglio, che dopo nemmeno un mese dalla missiva avrebbe sposato l’omonima nipote Giulia (detta anche Giulietta), primogenita del Manzoni. “Mio caro e prezioso amico, in una circostanza delle più importanti per la nostra famiglia io m’indirizzo a voi, non fa di bisogno ch’io metta la domanda che vado a fare nel santuario per così dire, del segreto. Voi conoscete il Cavaliere Massimo D’Azeglio, giovine il più compito e certamente ornato d’ogni talento. Il carattere suo delicato, schietto, morale e religioso tutto insomma concorrono a renderlo come si può desiderare, non parlo dei beni di fortuna bastantissimi all’aurea mediocrità… se ci fosse caso in cui si potesse credersi dispensati di dimandare informazione sarebbe questo ma la qualità di parenti ci obbliga ad eseguirne i doveri… il mio Alessandro dice a voi che queste cose”. G.B. Somis di Chiavrie fu consigliere alla Corte d’appello di Torino e a Parigi, in contatto con gli ambienti giansenistici della capitale francese, conobbe Giulia Beccaria e Alessandro Manzoni intorno al 1809. Il matrimonio non fu felice: Giulietta, gelosa della mondanità di D’A zeglio, si lamentava delle ristrettezze in cui la faceva vivere. Quasi per ripicca, spendeva molto denaro nell’acquisto di mobili, mentre Massimo si rifugiava nei suoi molteplici interessi, la pittura, le donne, gli amici. Dopo un solo mese dalla morte della ventiseienne Giulietta, d’Azeglio si risposerà: questo prematuro nuovo matrimonio creò dissapori con Giulia, che dovette separarsi dalla pronipote Alessandrina, e con il Manzoni stesso, che pur nel 1833 aveva aiutato il genero nella revisione del romanzo storico “Ettore Fieramosca”. Importante missiva di carattere privato. 20 17. MARCONI, Guglielmo Lettera autografa firmata indirizzata a “Gentilissimo Marchese” datata 23 febbraio 1924, € 1.700 3 pagine in-8 su carta intestata “Hotel Ritz Paris”, chiaramente vergata e firmate “Guglielmo Marconi”. Nella missiva si fa riferimento alla pratica di divorzio appena accettata da Parte del Tribunale della libera città di Fiume: la sentenza fece scandalo in Italia ove la pratica venne comunque accettata il 15 giugno 1927 e diede la possibilità a Marconi (1874-1937) di sposare in seconde nozze la giovane Maria Cristina Bezzi-Scali da cui ebbe poi la figlia Elettra. “Gentilissimo Marchese, l’avvocato Fabrizi mi ha riferito con quanta benevolenza tanto S.E. che Lei hanno seguito ed aiutato la mia procedura a Fiume. Ora resta l’altra (ed ultima tappa) di questo cammino poco lieto ed è che la sentenza venga deliberata in Italia. Sono persuaso che anche in quest’occasione non mi mancherà il suo appoggio...”. Marconi aggiunge che sarebbe disposto anche a rinviare il viaggio in America qualora la sua presenza fosse determinante per la “buona riuscita della deliberazione”. 21 18. MARCONI e altri. Cartolina postale (con veduta al recto del Chateau de St.-Germain-en-Laye) Timbro di invio 10-10-1919, € 450 Cartolina postale uscita in occasione della Conferenza di Pace di Parigi nel 1919 con affrancatura. Al verso quattro sigilli in ceralacca rossa di Tommaso Tittoni, Vittorio Scaiola, Maggiorno Ferraris e Guglielmo Marconi. Note manoscritte in inchiostro bruno permettono l’identificazione dei sigilli. Curioso notare che quello di Marconi rappresenta il Panfilo Elettra acquistato quello stesso anno per potervi condurre i suoi esperimenti. 22 19. (Depero) - MASCAGNI, Pietro Antonio Stefano. Fotografia originale, con firma autografa. Sanremo, Moreschi, 1938, € 240 mm 225x160, firma al centro in basso, data a stampa “Sanremo il 13/11/1938”. La fotografia ritrae il celebre compositore e direttore d’orchestra (Livorno, 1863 - 1945) davanti ad un’opera di Depero realizzata appositamente per il Secondo Torneo Nazionale dello Scopone. La scultura raffigura un cavallo su ruote con un fantino che regge una carta da gioco. Mascagni fu promotore del torneo nazionale di Scopone la cui prima edizione si tenne al Casinò di Sanremo nel dicembre del 1936 e la seconda appunto nel novembre del 1938. In perfetto stato di conservazione. 23 20. MAZZINI, Giuseppe. Lettera autografa indirizzata a “Mio Signor” Senza luogo nè data, € 1.350 in-16, una pagina autografa e firmata “Gius. Mazzini” (1805-1872) scritta durante il soggiorno londinese “Ella giunge tardi. Dopo due mesi di soggiorno sul Continente, tornato a Londra ho ricevuto ogni giorno una lettera uguale alla sua. Non potrei soccorrere tutti se fossi Rothschild. E sono invece povero, e lavoro con la mia penna. Mi duole della di lei situazione; ma non posso fare altro che questa miseria”. 24 21. MUSSOLINI - VITTORIO EMANUELE III. Lettera con firme autografe. Datata San Rossore 2 Settembre 1938, € 400 Una pagina e mezza in folio (mm 355x250) su carta intestata. “Vittorio Emanuele III per grazia di Dio e per volonta (sic) della Nazione Re d’Italia Imperatore d’Etiopia”. Con timbro della Corte dei conti in alto a destra. Lettera di mano cancelleresca di naturalizzazione, con l’obbligo di leva e diritti politici, per tre cittadini delle Isole italiane del Mar Egeo residenti a Rodi. In calce, chiare firme autografe di Vittorio Emanuele III e Mussolini. 25 22. PASCOLI, Giovanni. Lettera autografa a Pilade Mascelli, senza luogo, 18 marzo, (18)89, € 1.300 2 pagine in-8, autografe firmate “Giov. Pascoli” a “Caro Pilade”, in cui il poeta da alcuni consigli su come tradurre dei versi del De Musset a cui stava lavorando il suo corrispondente. “…in primis non trovo bello che tu abbia cambiato il metro, che è di settenari…nel particolare non mi pare corretta la interpretazione de’ primi versi…non è reso bene in nessuno dei tuoi modi...”. Di questa lettera si conserva una copia non autografa all’Archivio pascoliano (coll. G.21.5.1) mentre era sconosciuta l’esistenza di questo originale. Tra il 1887 e il 1890 Pascoli ebbe una fitta corrispondenza con Pilade Mascelli, grazie all’interessamento del quale poté ottenere mediante cambiale il prestito di mille lire a un banco di Pisa. In cambio aveva promesso al Mascelli la prefazione a un suo libro di traduzioni dal De Musset. Ottimo esemplare, traccia di piegatura centrale. 26 23. PIRANDELLO, Luigi. Lettera autografa firmata a Giuseppe Saverio Gargano, Bonn, IV Kal. Nov. 1889, € 750 3 pagine in-8 indirizzate all’editore della “Vita Nuova”, periodico apparso tra gennaio 1889-marzo 1891. Pirandello (1867-1936) ringrazia Garagno (1859-1930) per aver recensito la sua antologia poetica “Mal Giocondo”, apparsa secondo l’autore con troppi errori e inesattezze. Gli parla poi di alcuni suoi scritti a cui sta lavorando: le “Elegie Boreali”, che verranno pubblicate con il titolo “Elegie Renane” soltanto nel 1895 e di cui alcuni brani vennero già editi nel 1890 proprio sul periodico diretto dal Gargano. Pirandello si trovava a Bonn dove si laureò con una tesi di argomento linguistico (1891; trad. it. La parlata di Girgenti, 1981). “Egregio Signore, ricevo soltanto oggi dal mio Editore il n. 40 del Periodico Vita Nuova…convengo a pieno con Lei che in questo mio libro sia qualche difetto. Andato in istampa senza la mia direzione… Sa egli è vero, che il non tenersi mai pago del già fatto sia indirizzo di virtù irrequieta che spinga a far sempre meglio… Spero, ove Ella lo vorrà, che io potrò inviarle… qualche saggio del mio nuovo libro in lavorazione, il qual forse porterà il titolo Elegie Boreali….”. 27 24. ROSSINI,Gioacchino. Lettera autografa firmata all’amico Angelo, datata “Parigi 29 Nov. 1866”, € 2.900 2 fogli in-8 con 2 pagine vergate intere ed una con sole due righe, firmata “Suo aff. Amico Rossini”. La lettera tratta soprattutto di questioni economiche, interessante la parte i cui parla della vendita di alcuni oggetti d’arte provenienti da Casa Hercolani di Bologna: “Veniamo ora agli oggetti d’arte della Casa Hercolani, io temo che l’amico Duzza si faccia illusioni sulla vendita dei quadri Italiani a Parigi, sappia sig. Angelo mio che poche collezioni di quadri italiani sono venute a Parigi e si sono venduti a prezzi vilissimi !!. Solo i quadri fiamminghi sono ricercati e pagati ..non dirò cattiva speculazione quella delle Porcellane, Tavole, cose cinesi etc. etc., questi oggetti sono di prima qualità si vendono bene, però fa d’uopo venderli!... io farò quanto da me dipende per la vendita degli oggetti detti essendo ognora affezionatissimo ala Casa Hercolani ed al suo degno agente.” La collezione Hercolani di attuale proprietà della Fondazione Rossini è collocata presso i Musei Civici di Pesaro. Composta da 38 dipinti e un marmo è pervenuta alla Città insieme all’eredità di Rossini. Il lascito risarciva un prestito in danaro fatto dal Compositore alla nobile famiglia bolognese. Per la verità il grande musicista non vide mai questi quadri nella propria casa; ma doveva conoscerli bene allorché erano conservati, insieme a tanti altri capolavori, sulle pareti del palazzo del principe Astorre Hercolani, in Strada Maggiore. Questi era stato suo carissimo amico, al punto che, trovandosi in cattive acque, non aveva esitato a chiedergli un ingente prestito in denaro (equivalente ad un mezzo milione di euro attuale) che il maestro, generoso come sempre, gli aveva accordato lasciandogli pro tempore quanto aveva ricavato dalla sua villa di Castenaso e da altri immobili, venduti al momento di trasferirsi a Parigi. Allorché nel 1868 Rossini fu in punto di morte, i suoi legali si erano recati a Bologna e avevano preteso dal principe la restituzione del prestito, che egli si era visto costretto ad onorare ipotecando parte della collezione di famiglia. Lo scritto appartiene al secondo periodo di Rossini a Parigi (1855-68), in cui il compositore vive sulla sua gloria passata, continuando a prodigare consigli ai suoi fedeli. Indulge ai piaceri della tavola, che gli saranno fatali (“mangia come tre orchi, ingozza fino a venti bistecche al giorno”, scrive il suo ammiratore e biografo Stendhal). Cfr. VICENDE COLLEZIONISTICHE DI CASA HERCOLANI. in “La quadreria di Gioacchino Rossini. Il ritorno della Collezione Hercolani a Bologna”, 2002. 28 29 25. SAND, George. Lettera autografa firmata indirizzata a “Chère amie” all’indirizzo del figlio Maurice. Datata Nohant 6 Janvier (18)51, € 1.100 2 pagine in-8 autografe firmate. Nella missiva ricca di contenuti Sand si lamenta con l’anonima amica che il figlio Maurice non fosse riuscito a farle recapitare delle lettere poiché ha perduto il suo nuovo indirizzo e la invita ad alcune rappresentazioni di Bocage, noto attore parigino dell’epoca ed amante di Sand, al Théâtre de la PorteSaint-Martin. Infine parla del problema della censura di “Claudie”, pièce teatrale in tre atti, di cui dovette modificare alcune frasi e eliminarne altre poiché ritenute a contenuto socialista. “J’irai à Paris, je ne sais trop quand, car je veux attendre la 2de ou 3me réprésentation de Claudie et je suis aux prises avec la censure qui est d’une absurdité incroyable avec moi et qui me forcerà peut-etre à laisser interdire ma piece”. Infine augura ogni bene all’amica per “toute una vie d’affection et par consequent de bonheur” con il compagno “Alexandre” da identificare forse con Alexandre Dumas figlio. 30 26. UNGARETTI, Giuseppe. Lettera autografa firmata indirizzata a “Mio caro Vigna”,” S.l. e S.d. (ma 1942), € 1.500 1 pagina in-4 (mm 290x225), vergata in chiara grafia e firmata “Ungaretti”, relativa al fascino che il mito di Stendhal dovette esercitare anche su Ungaretti. Il poeta scrive a un non meglio identificato amico Vigna per annunciargli una sua prossima visita a Civitavecchia, insieme ad un musicologo francese di nome Banzi: “....sabato, o venerdì della settimana ventura, io e il mio amico Banzi, un musicologo e uno scrittore francese... si verrebbe a Civitavecchia”. Domanda al corrispondente di fissare un appuntamento con Bucci, da identificare con Clodoveo Bucci, per poter visionare alcuni manoscritti e volumi appartenuti a Sthendal, attualmente conservati presso il Comune di Milano nel fondo Stendhaliano Bucci (“...se ti è possibile preparare per quel giorno l’incontro con Bucci, col quale si potrebbe parlare di Sthendal, scrivimi”). Il primo custode di questa importante raccolta dei libri appartenuti a Sthendal e rinvenuti nel 1842, anno della sua morte, è stato Donato Bucci (1798-1870), suo fedele amico e poi suo esecutore testamentario per i beni lasciati in Italia. Morto Donato è appunto il nipote Clodoveo (1855-1942) che continua a conservare i volumi e gli altri cimeli stendhaliani. Con il cambio di secolo inizia a fiorire intorno ai documenti rimasti in Italia un’attenzione rivolta ad indagare gli autografi contenuti nei libri mentre Stendhal si avvia ad essere uno scrittore di culto. Casa Bucci diventa sia una meta privilegiata degli studiosi, tra gli altri appunto Ungaretti (come questa importante lettera sembra confermare), Gian Pietro Lucini, Margherita Sarfatti e Alberto Savinio. La Raccolta venne venduta nel 1942 dagli eredi di Clodoveo a Federico Gentile, figlio del senatore Giovanni Gentile. La visita di Ungaretti è quindi da collocare proprio nel ‘42, anno in cui il poeta rientrò in Italia dopo il lungo soggiorno a San Paolo del Brasile. Curioso anche il fatto che la lettera venne spedita ad un destinatario erroneo come si legge in calce da mano dello stesso Ungaretti: “Ecco la lettera che era stata mandata per errore a Maroni. Rispondi Telegraficamente”. In perfetto stato (piccola mancanza nel margine inferiore, ininfluente). 31 27. VERGA, Giovanni. Lettera autografa firmata a Domenico Lanza. Catania, 21 (?) di. 1899, € 850 4 pagine in-8, nella tipica grafia verghiana di difficile lettura in cui si complimenta con il Lanza (torinese, 1868-1949), presidente della Commissione per l’esposizione d’arte drammatica per il progetto del “Teatro d’Arte” a Torino, che può essere considerato come il primo consapevole tentativo di creare un teatro stabile in Italia: “Caro Lanza, Evviva voi! L’idea di questo Teatro d’Arte è eccellente, a Torino saprai farla valere … costatare la necessità del teatro stabile”; seguono importanti considerazioni sulla situazione dell’attività teatrale in Italia. L’anno precedente il Lanza - il quale non riconobbe la grandezza di Pirandello - aveva invece manifestato il proprio apprezzamento per la produzione drammatica di Verga, richiedendogli “… il più sollecitamente possibile … un suo ritratto …”, avendo “la Commissione ordinatrice … pensato di raccogliere i ritratti dei principali autori drammatici contemporanei italia”. 32 28. VERLAINE, Paul. Lettera autografa firmata all’editore Léon Vanier. S.l., le 14 Janvier 93, 2 heures du matin, € 1.300 Bella pagina in-8, fittamente vergata a inchiostro su carta quadrettata, in cui il celebre autore parla al suo editore di alcune opere che ha terminato, di progetti lavorativi e di difficoltà finanziarie, fa inoltre riferimento alla sua relazione con Philomène Boudin, maitresse che fu sua musa ma anche una delle cause della sua decadenza economica. “Mon cher Vanier, La nuit porte conseil. Et je vous envoie ceci par le fils du concierge de l’hôpital. Ceci c’est le complément du volume de 450 vers, Dans Les limbes, qui clora la série des mes petits vers “Chansons, Odes, Elégies”. Verlaine fa riferimento ad un dramma incompiuto di cui esiste un frammento di 9 pp. nel volume de la “Pleiade” datato Octobre 1899 (p. 841-849); parlava già di quest’opera nel 1866 ed avrebbe voluto come interprete protagonista Sarah Bernardt. “En attendant je vous renouvelle ma demande d’1 Louis... Philoméne est une bonne fille que j’aime beaucoup… Donc envoyez moi quelque sous, je veux dire un Louis immédiatement pour moi…Je dois 15 francs à mon père et j’ai besoin d’un peu de monnaie jusqu’a mon prochain départ. Toutefois avant ce départ je veux finir mon opuscul (100 pages environs). 15 jours en Hollande que je vous cède donc. Ce ma sortie je vous serai oblige d’une plus grosse somme, o pas des millions! Pour attendre les fonds. belges…venez lundi de 1 à 4 , chercher mes prisons complétés. J’espère que vous me trouvez gentil d’avoir travaillé, sans compte que j’ai enfin commencé “Vive le roi” drame en vers en 3 tableau (Louis XVII)”. Léon Vanier fu celebre per aver pubblicato i poeti simbolisti ed i Moderni come: Verlaine, Rimbaud, Mallarmé, Jules Laforgue, Jean Moréas, Gustave Kahn. A partire dal 1884 pubblicò le “œuvres completes” di Verlaine. 33 29. ZOLA, Émile. Biglietto da visita autografo firmato. S.d. ma ca. 1889-1891, € 430 Cartoncino vergato al recto e al verso, recante l’indirizzo di “Rue de Bruxelles 21bis” presso il quale si trasferì nel 1889. Biglietto ad anonimo amico “Mon cher confrère” che fa riferimento ad una questione molto privata della vita dello scrittore: il desiderio della moglie Gabrielle Alexandrine di separarsi da lui. Scrive all’amico per avere l’indirizzo e il nome di un amico comune che gli ha inviato “la brochure sur un cur de divorce, qu’il m’avait promise. Je desire le remercier”. Nel 1870, lo scrittore sposò Gabrielle Alexandrine, sebbene intrattenesse da diverso tempo una relazione clandestina con la giovane Jeanne Rozerot, dalla quale avrà due figli, Denise e Jacques, nati rispettivamente nel 1889 e nel 1891. Dopo un fallito tentativo di separazione da parte della moglie, Zola decise di lasciare la propria amante, anche se la stessa Alexandrine avrebbe accettato di ospitare ed allevare i due bambini e, in seguito alla morte dello scrittore, pare che avesse anche instaurato un rapporto conciliante con la giovane ex-amante del marito. 34 LIBRI CON AUTOGRAFI 30. D’ANNUNZIO, Gabriele. La Riscossa. Milano, Besetti e Tumminelli, s.d. (1918), € 920 in-16, pp. 171, (5), brossura editoriale perfettamente conservata, rilegato in bellissima legatura in pelle tricolore con armi reali sabaude coronate al piatto anteriore. Alla brossura silogr. di G.A. Sartorio, del quale è anche il disegno al verso dell’occhietto e la cornice che racchiude il titolo. Prima edizione originale fuori commercio, di cui si conoscono due differenti tirature, recante al verso del frontespizio soltanto la scritta “proprietà letteraria” mentre note tipografiche e indicazione “Edizione fuori commercio a cura del Sottosegretariato per la stampa” si trovano sulla copertina posteriore. Raccolta di 10 discorsi e messaggi, già apparsi in gran parte sul “Corriere della Sera”, pronunciati o diretti dal Poeta tra novembre 1917 e maggio 1918. Queste prose non vennero comprese nell’ “Edizione Nazionale di Tutte le Opere” di d’Annunzio. Esemplare con dedica autografa di D’Annunzio “Alla signora Angela Mond «ut ardentius» 31 luglio 1918. Gabriele d’Annunzio”. Angela Mond, probabilmente da identificare con Mary Angela Mond (1901-1937), è da avvicinare alle figure di Frida e Ludwig Mond che a è partire dal 1889 a Palazzo Zuccari a Firenze diedero vita ad un importante centro culturale destinato a diventare la Biblioteca Hertziana - Istituto Max Planck. Tra gli ospiti abituali vi erano Gabriele d’Annunzio, Giuseppe Cuboni, Paul Deussen… Ottimo esemplare. De Medici n. 92, note. Guabello n. 260-1. Vecchioni n. 54, note. 35 31. D’ANNUNZIO, Gabriele. Nocturne. Traduit de l’Italien par André Dauderet. Illustrations de Adolfo De Carolis. Paris, Calmann-Lévy éditeurs, MCMXXII, € 1.400 in-8, pp. (12), 318, (4). Legatura d’amatore in mezzo marocchino blu e angoli, dorso a nervi con titolo in oro, brossura editoriale figurata conservata. Dedica autografa ad Antonia Addison, pittrice che il Vate aveva cercato in tutti i modi di conquistare: “à Antonie Addison pour sa lumière ce poème noir de l’Aveugle. Gabriele d’Annunzio”. Prima edizione in francese di opera dalla travagliata vicenda editoriale per le questioni fiumane e la difficoltà di lettura dei cartigli: la prima edizione in italiano apparve nel 1921 anche se dal testo si evince che doveva essere già pronto nel 1917. Foglio di dedica con strappo restaurato al margine inferiore bianco. 36 32. DE PISIS, Filippo. Prose. Ferrara, Taddei, 1920, € 800 in-8, pp. 211, (5), broch. edit. fig. Edizione originale. Con dedica autografa su 7 righe sul foglio d’occhietto. Esemplare intonso, uniformemente brunito e con difetti al dorso, non comune. ASOR ROSA , p. 191. SPADUCCI, p. 109. 37 33. DURANTI, Durante. Rime. Brescia, Gian-Maria Rizzardi, 1755. € 2.300 in-4, pp. (2), VIII, (2), CCXXXIV, legatura dell’epoca in marocchino granata, piatti decorati in oro da una bordura di rotelle fitomorfe stilizzate, al dorso liscio titolo in oro e fregi di foglie, tagli dorati, piccoli difetti. Ex libris di Charles Cammell al contropiatto. Fuori testo un bell’antiporta allegorico inc. in rame da B. Crivellari dal dis. di P. Scalvini; e due finissimi ritratti in ovale, di Carlo Emanuele III inc. da Marco Pitteri e del Duranti inc. da F. Zucchi; una vignetta al frontesp.; testata con sue armi sabaude; 8 originali testate finem. inc. da Crivellari e Zucchi e altrettanti finalini, oltre 120 iniziali inc. in rame ornate a carattere architettonico. Deliziosa edizione, senz’altro una delle più eleganti produzioni della tipografia bresciana. Si compone di 8 epistole in versi e di circa 110 sonetti. Ottimo esempl. Pur non essendo edita a Venezia, è ampiamente descritta dal Morazzoni a pag.174. Splendido esempl. su carta di lusso, arricchito da dedica autografa dell’autore a Girolamo Reniero su 4 linee “per segno di vera divozione ed eterna gratitudine a lui e a tutta l’ecc.ma di lui famiglia”. Fratello del doge Paolo, penultimo doge di Venezia, Girolamo fu Podestà e Vice Capitano di Brescia; a p. 209 il Duranti gli dedica un sonetto “per le Nozze di Andrea suo nipote”. GAMBA 2223 nota. 38 34. MARINETTI, Filippo Tommaso. Mafarka le futuriste. Paris, Sansot, 1909, € 1.500 in-16, pp. XII, 310, (2); bella legatura d’artista, firmata “Devauchelle” in m.marocchino con titolo oro al dorso a due nervi, brossura editoriale perfettamente conservata. Edizione originale, sulla prima di copertina: “Cinquième édition. Paris, Sansot, 1910”, ma all’interno la data di pubblicazione effettiva è il 1909, essendo l’edizione unica, e le varianti sono indicaggiunte per scopo promozionale. Magnifico esemplare, in perfetto stato di conservazione, arricchito da una dedica autografa firmata, sull’occhietto, “a Odette Merlini, F.T. Marinetti, Piazza Adriana 30, Roma”. Inoltre, una lettera autografa, in francese, firmata «F.T. Marinetti Hotel Lutetia », indirizzata a Odette Merlin : “Mademoiselle Je serai heureux de vous revoir a une conference sur la Peinture d’Avangarde/Futurisme et Aeropeinture/ à l’ecole du Louvre (organizée par André Dezarrois)…”. Una cartolina autografa firmata « Villa Piccoli Salò », della serie aeroritratto futurista di Giovanni Acquaviva, “Geniale amica scrivetemi se il grande libro è terminato…saluti fascisti…”. Una cartolina con riprodotta l’opera “Aerofecondità” di A.G. Ambrosi Futurista, con l’indirizzo parigino di Odette Merlin, personalità delle vita notturna parigina, più tardi in contatto con Joséphine Baker ed Edith Piaf. MARTIN p. 130. FALQUI p. 69. 39 35. Bodoni – MISTRALI, Vincenzo Paolo. Raccolta con Cinque Odi a stampa (Parma, Giambattista Bodoni 1807-1809) e nove Odi autografe. € 5.600 in-4 real folio, legatura coeva in carta decorata, pp. (2 manoscritte con titolo e indice), 11, (3) con “Il Catalogo” con indicazione tipografica Crisopoli 1807; (2 bianche), (8) con la “Falsa Prudenza”, (2 bianche), (10) al “Padre”, (12, ultimo bianco) con “L’Amicizia” in formato più piccolo, (8) con la “Solitudine”. Seguono 17 ff. manoscritti con le seguenti Odi: La moglie suicida (manca all’edizione a stampa del 1869), Gli Esposti, Al mio Giuseppe, Il 26 Dicembre, La Camera in Ajaccio, La Maremma Sanese, Temo di morir non poeta, La Morte, La Gelosia. Il Catalogo è una delle poche copie di cui parla il De Lama con variante al luogo di stampa (senza indicazione della Tipografia Omerica), prive delle cornici al testo e delle aggiunte nelle note: “essendosene però tirate alcune copie, si ristamparono le annotazioni perché la 24a strofa riuscendo oscura...”. Questa prima Ode fu quindi utilizzata insieme alle altre quattro odi edite nel 1809 (Brooks 1064-1067) per una edizione collettiva alla quale Bodoni poi aggiunse un occhietto “Saggio di Odi di Vincenzo Mistrali” e “regalò all’Autore ed agli amici queste quattro Ode che i raccoglitori di Miscellanee terranno sempre in pregio” (De Lama p.188). Nella presente raccolta il Mistrali aggiunse 9 odi manoscritte con numerose chiose e correzioni anche alle parti già date in luce dal Bodoni che vennero poi evidentemente ritrovate, forse dopo la sua morte, e stampate nell’edizione di Ferrari e Figli a Parma nel 1869. All’edizione a stampa del 1869 venne aggiunta l’ode “Gli Alunni di Fontanellato” (qui mancante) e non inserita La moglie suicida, di cui si conosce un solo esemplare a stampa conservato in Palatina a Parma senza indicazioni tipografiche; compaiono invece nell’indice manoscritto i titoli delle Odi “Il Ritratto”, “La Scranna” e “Simonetta e i Sanvitali” ma non il testo che invece compare nell’edizione a stampa. L’occhietto autografo del Mistrali avverte “Le Ode che non sono raccolte in questo volume o stampate o da me scritte non le ho per mie”. Vincenzo Paolo Mistrali (Parma, 3 luglio 1780 - 14 maggio 1846) è stato un politico e poeta italiano. Fu governatore del Ducato di Parma e Piacenza e ministro delle Finanze di Maria Luigia d’Austria. DE L AMA p.188. BROOKS 1064-1067. 40 41 36. VERLAINE, Paul. Chanson pour elle. Paris, Léon Vanier, 1891, € 2.000 in-12, pp. 52, ritratto dell’autore in antiporta, legatura in mezza pelle rossa, titolo in oro al dorso, brossura editoriale conservata. Edizione originale sur vergé, con dedica autografa di Verlaine all’occhietto a Georges Adam. Perfetto esemplare, a pieni margini. 37. VERLAINE (Paul). Dédicaces. Nouvelle édition augmentée. Paris, Léon Vanier, 1894, € 12.800 in-12, pp. 234, (2), legatura d’amatore in m. pelle ed angoli, titolo ed eleganti fregi floreali a secco e in oro al dorso: doppia pagina di titolo, ritratto inciso, aggiunte due lunghe poesie autografe del poeta. Seconda edizione, in gran parte originale, di questa raccolta di 108 dediche poetiche: la prima del 1890, comprendeva infatti solo 41 composizioni. Di questa edizione definitiva Vanier impresse 55 copie numerate su carta distinta a ciascuna delle quali fu allegato un solo brano autografo di Verlaine. Il presente esemplare (n. 39) non solo è tra questi di gran pregio con una bozza (n. CI, dedica al Conte di Robert de Montesquiou-Fézensac) ma ne presenta un altro, e di notevole interesse, legato in antiporta. Si tratta dunque di un esemplare unico, con due poemi autografi di Verlaine. Il foglio aggiunto è infatti la versione del sonetto n. LXXVI, dedicato ad Antoine Duvigneaux e composto da Verlaine in alfabeto fonetico come provocazione e divertissment. Scritta sul retro di un modulo d’ingresso ospedaliero, l’autografo include sia la versione “fonetica”, pubblicata nel 42 volume, sia la sua versione in francese, inedita. Mentre il sonetto in versione editoriale è censurato della sua parola conclusiva, “merde”, è presente in entrambe le versioni. “é coi vréman, bon duvignô, / vous zôci dou ke lé zagnô / et meïeur ke le pin con manj, / vous metr’an ce courou zétranj / contre ce tâ de brave jan / o fon plus bête ke méchan / drapan leur linguistic étic / dans l’ortografe fonétic ? / kel ire donc vous zambala ¿ / vi zavi de cé zoizola / sufi d’une parole verde. / Et pour leur prouvé san déba / kil é dé mo ke n’atin pa / leur sisteme, disons-leur Merde”. Duvigneaux, amico di Verlaine, nella dedica definito: “trop fougueux adversaire de l’orthographe phonetique” era evidentemente stato critico col poeta riguardo alla scrittura fonetica, tutt’ora in vigore ed inventata da Paul Passy e Henry Sweet nel 1886, tanto che nel “Soné fonétic” Verlaine gli raccomanda indulgenza. Il dibattito sull’ortografia fonetica, che aveva già preoccupato i poeti del movimento Parnassiano, intrigava Verlaine, che infatti in una lettera del luglio 1887 invita Jules Tellier ad andarlo a trovare all’ospedale per scorrere un commentario ortografico (Olivier BIVORT, Verlaine philologue, Cahiers de l’Association internationale des études francaises. 1991). Esemplare assai bello, fresco, di eccezionale rarità. CARTERET II, 428. VICAIRE VII, 996. VAN BEVER - MONDA 43. 43 AFFICHES 38. CHERET, Jules. Théatrophone. Imp Chaix (Succ.le Cheret) 18 Rue Brunel Paris, (1890 ca.), € 3.800 Manifesto originale, litografia a colori cm. 123x88, intelato. Firmata J. Cheret al centro della parte inferiore del manifesto, francobollo d’affissione sullo sfondo azzurro sopra il cappello della modella. In primo piano una delle modelle più caratteristiche dei manifesti di Cheret, l’elegante signora con lunghi guanti neri, avvicina gli auricolari per ascoltare la musica. Dietro di lei un uomo con cappello a cilindro aspetta, presumibilmente, il proprio turno, oppure la giovane donna, sullo sfondo due figure femminili. Durante l’esposizione di Parigi del 1881 la Società telefonica cerca di farsi conoscere grazie al teatrophone, strumento che permetteva di ascoltare l’Opera e le pièces teatrali attraverso le linee telefoniche. Chiunque inserisse una monetina nello strumento, installato in alberghi e ristoranti, poteva ascoltare la musica. Il teatrophone può essere considerato l’antenato di i-tunes; cadde in disuso negli anni ‘30, con l’affermazione di radio e grammofoni. Manifesto abilmente restaurato ed intelato, nel complesso bell’esemplare. “This was the earliest example of live transmission for a fee, a subscriber could listen to an opera or a recital that was being picked up by a telephone hookup. The young woman doing the listening is one of Cheret’s most charming models” (RENNERT, XXVII, 353). MAITRES 33. CHERET 341. 44 39. CHERET, Jules Théâtre national de l’Opéra. Carnaval 1892. Samedi 13 février, 2e Bal masqué. Imp Chaix (Ateliers Cheret) 20 Rue Bergère. Paris 598 92 € 2.900 Manifesto originale, litografia a colori, cm 123x87.8, intelato. Deliziosa scena con in primo piano tre personaggi in costume che danzano. Manifesto “avant lettre”, ma firmato nella parte inferiore. Realizzato per il secondo Ballo in maschera tenutosi in occasione del Carnevale del 13 Febbraio 1892. Il presente esemplare essendo avanti lettera non reca la scritta nel margine superiore: “Théâtre national de l’Opéra. Carnaval 1892” e neppure quella in basso a destra: “Samedi 13 février, 2e Bal masqué”. Bell’esemplare, fresco, di estrema rarità privo delle scritte che caratterizzano l’evento. 45