LIBRERIA ANTIQUARIA PREGLIASCO
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AUTOGRAFI
1. ALFIERI, Vittorio. Lettera autografa firmata a “Carissima signora
madre” Siena, 27 giugno Domenica, 1784,
€ 1.350
2 ff. in-8, al verso indirizzo e tracce di sigillo in ceralacca. Affettuosa e delicata lettera
inedita alla madre in cui Alfieri la informa di essere giunto a Siena: “Ecco, per l’appunto otto giorni dopo averla lasciata, arrivo qui, e niuna premura maggiore ho, che di
consignarle che son giunto in perfetta salute, senza aver punto patito di caldo. Non mi
sono arrestato che il tempo necessario per dormire nell’ore caldissime e mezza giornata a
Parma, un giorno a Bologna e uno a Firenze, e sono arrivato qui questa mane. I miei
cavalli che ho trovato a Firenze stanno benissimo…non ho il tempo di scrivere..a Torino,
onde la prego di far sapere a mia sorella che sono arrivato felicissimamente…le di lei amorevoli e savie parole mi resteranno sempre impresse nella mente… la prego di porgere i
miei ossequi e abbracciamenti al carissimo signor padre”. Alfieri soggiornò a Siena tra il
27 giugno e il 4 agosto, quando partì per un lungo viaggio verso l’Alsazia. Nella città
toscana incontrò il suo migliore amico, il mercante Francesco Gori Gandellini, morto
qualche mese più tardi, e si occupò della pubblicazione della prima edizione delle
“Tragedie” apparse in tre volumi tra 1783 e 1785 presso i tipografi senesi Pazzini e
Carli.
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2. CARDUCCI, Giosué. Importante lotto di 6 lettere autografe con
firma indirizzate da Carducci all’editore Barbera, in cui il celebre poeta
tratta questioni editoriali e filologiche riguardanti la pubblicazione degli
studi intorno a Foscolo, Monti e Petrarca, ma in cui sollecita anche i compensi che l’editore dovrebbe corrispondergli o fa riferimenti a fatti e
personaggi dell’epoca.
€ 2.300
Biglietto a.f.: 2 pagine in-16 su carta velina, datato 20 gennaio s.a. (ma 1861). Probabilmente
inviato a Barbera, fa riferimento all’Appendice al Canto dell’Aleardi al proposito del quale
C. dice all’editore di averla completata e che “basterà mettere al fondo una C non altro perché
non voglio affibbiarmi la... di critico anzi tempo: a mettere il nome intero in cose che spettino ad
autori viventi o… aspetteremo che l’età o il caso ci abbia dato un poco di quella autorità che ora
non abbiamo”. Parla poi di una iscrizione che chiede all’editore di tirare a sue spese in 200
copie composta in onore del “povero Giannini a cui per molte cose sono affezionato” da inviare
alla vedova Marianna. Silvio Giannini, morto nel 1860, fu fondatore di un celebre Gabinetto
scientifico-letterario a Firenze, letterato e politico influente. La collaborazione tra C. e
Barbera iniziò nel 1857 per un’edizione di tutte le opere del Poliziano con l’aggiunta di una
sua prefazione e continuò per decenni. - L.a.f.: 4 pagine in-8 su carta azzurra a quadretti
datata “Bologna 1 nov. 1864” a “Barbera Editore Firenze”. C. chiede all’editore dei chiarimenti
sui pagamenti per la pubblicazione del lavoro su Monti, Petrarca e Lucrezio: “certamente mio
fratello ha inteso male. Perché non è questione di acconti che io desideri. Si tratta di lire 200 da
pagarsi a me il 31 dicembre 1864…”. Il fratello di C. infatti gli aveva scritto, come trascrive
nella lettera il poeta, che Barbera “…dice che fino a quando non è pubblicato il Monti non può
darti nulla… perché di questo mese in poi gli occorrono molti denari per la fabbrica del nuovo
stabilimento...”. L’editore affidò a C. le sorti della collezione “Diamante”, facendogli curare le
opere dell’Alfieri, del Tassoni, del Monti (di cui si parla nella lettera appunto) e di altri; pubblicò inoltre la sua prima raccolta di versi (Poesie di G. C., Firenze 1871, si veda lettera nel
lotto), e gli propose di scrivere articoli letterari per La Nazione. - L.a.f.: 3 pagine in-8 su carta
azzurra (strappo alla metà inferiore bianca del terzo f.) datata “Bologna 5 nov. ‘64” a “Barbera
gentilissimo”. C. scrive all’editore di un articolo su “le tre storie” già composto che sta valutando
di mandare alla rivista Effemeridi o a “La Nazione”, giornale diretto e fondato da Barbera e al
quale cooperò come tipografo e come amministratore sino al 1870. C. a proposito de “La
Nazione” specifica che “…il mio nome non deve comparirvi più se non sotto articoli riportati”.
Il poeta ritorna poi sulla questione dei pagamenti del Monti e della sua pubblicazione, che
suggerisce di stampare in due volumetti separati per dar spazio anche alle poesie inedite e
rare. Tratta poi del Petrarca: “Non se n’ha a parlar più del Petrarca ? Tanto meglio. Tutta fatica
risparmiata”. - L.a.f.: 2 pagine in-8 grande su carta azzurra datata “Bologna 12 giugno ‘68” a
“Caro Barbera”. Il C. spiega all’editore di aver incontrato alla Biblioteca Universitaria di
Bologna Luciano Scarabelli, letterato, celebre dantista, noto anche per la produzione di testi
per l’infanzia, e per il lavoro di archivista a Piacenza e a Bologna, che ironicamente definisce
dal “carattere un po’ difficile…”. Propone all’editore di pubblicare un lavoro su un inedito
manoscritto dantesco che lo Scarabelli sta studiando “…ci pensi il lavoro può ben essere inte-
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ressante: edito da lei, anche più”. Chiede poi all’editore delle bibliografie per portare a compimento il suo lavoro sul Petrarca. - L.a.f.: 4 pagine in-8 su carta profilata in nero datate “Bol.
27 febbraio 1871”, a “Caro Barbera” (il nome dell’editore è però solo intuibile perché abraso)
in cui C. dichiara di non voler pubblicare nella sua raccolta di Poesie, né “La Croce di Savoia”
né la “Canzone al Re” che invece l’editore vorrebbe includere. Il poeta si dichiara eventualmente disponibile ad inserirle in appendice alle riedizioni. Ma scrive che “ristampare i versi
del ‘59 oggi sarebbe o ingenuità o falsità…e poi il volume è finito di comporre…”. Aggiunge: “la
prego di deporre il pensiero che è moralmente per me, materialmente pel libro impossibile a fare”.
Nel ‘71 Barbera pubblicò, questa volta non più sotto pseudonimo, le Poesie, divise in tre
parti - Decennalia, Levia Gravia, Juvenilia: la prima, in due libri, comprendeva liriche di ispirazione politica composte fra il ‘60 e il ‘70 (in seguito il libro primo sarebbe confluito quasi
tutto in Levia Gravia, il secondo nei Giambi ed Epodi); la seconda, in quattro libri, corrispondeva solo parzialmente alla raccolta del ‘68; la terza, in tre libri. Nelle righe finali C. fa
riferimento alla chiusura del periodico “Italia Nuova”, diretto da Angelo Bargoni ed è probabilmente lui che il poeta definisce “Il cappuccino ex-democratico ed ex-ministro la fa un po’
dire?”. - Biglietto a.f.: 2 pagine in-12 s.l. né d. a “Caro Barbera”. Si riferisce ad un invito per
un “Sabato sera” a cui C. parteciperà con Chiarini e Del Lungo.
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3. DALI’, Salvador. Lettera dattiloscritta con firma autografa. Datata
Paris, 26 Juin 1951,
€ 1.200
1 pagina in-4 con firma e data autografa del pittore in cui dichiara autentico il dipinto
“Le Chevalier de la Mort” da lui realizzato nel 1934 e si rende disponibile a firmarlo
“…quand on me le demandera en Amerique où le sus-dit tableau se trouve actuellement”.
Allegata pagina manoscritta dell’allora proprietario Léon Negruzzi datata “2 Juillet
1955” dove dichiara che un disegno preparatorio dell’opera è conservato al Moma
di New York, di aver riportato in Europa il dipinto nel 1952 e che Dalì non l’aveva
ancora firmato. L’opera, o una della stessa serie, è passata in asta presso Christie’s
London nel 2010 realizzando oltre due milioni di dollari. Si trattasse dello stesso
dipinto, sarebbe stato evidentemente firmato da Dalì dopo il 1955.
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4. D’ANNUNZIO, Gabriele. Lettera autografa firmata a lapis a Luisa
Baccara relativa ai levrieri. S.l. né data ma 1920 ca.,
€ 950
2 pagine in-4 scritte a matita (come la maggior parte delle missive mai inviate dal
Vate), firmate “Gabri”. D’Annunzio fa riferimento a difficoltà economiche “..rimango
con molte noie e molti pesi”. Parla poi della gestione dei cani “Per ciò, se debbo continuare
in qualche modo a sostenere i cani, bisogna studiare un piano esatto di economia. I cani
non dovrebbero costare, in media, più di 1,50 al giorno. Son certo che è possibile, senza
danno, metterli al regime di guerra. Altrimenti, con dolore, dovrò rinunziare”. Interessante
missiva di carattere privato. Allegata una bella cartolina d’epoca raffigurante Luisa
Baccara al Vittoriale insieme ad uno degli amati levrieri.
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5. D’ANNUNZIO, Gabriele. Commemorazione di Percy Bisshe
Shelley, nel centenario della nascita, il 4 agosto 1892. Manoscritto autografo. S.d. ma 1892,
€ 9.400
in-4, ff. 25, precede il testo una riproduzione di un busto di Shelley, magnifica legatura in marocchino rosso, al piatto anteriore incisa in oro la firma di d’Annunzio, ai
contropiatti il motto “Immotus nec iners”, sguardie in seta rossa, firmata al contropiatto posteriore da “Conti Borbone”. La frase è di Orazio ed orna, come motto, lo
stemma nobiliare del Principe di Monte Nevoso; lo stemma fu dipinto da Guido
Marussig; il titolo di principe fu concesso a d’Annunzio dal Re d’Italia su iniziativa
di Mussolini il 15 marzo 1924, dopo la definitiva annessione di Fiume all’Italia.
Sembra evidente come la scelta di questo motto avesse un intento dichiaratamente
polemico con lo stesso Duce, che teneva il poeta in un dorato isolamento sul Lago
di Garda. Si tratta del manoscritto autografo dello scritto composto dal Vate in occasione del centenario della nascita del celebre poeta inglese il 4 agosto 1892, ed
apparso a stampa in “Allegoria dell’autunno”. “… Cade oggi il primo centenario del più
grande poeta inglese di questo secolo, d’uno dei più grandi poeti del mondo. E mai nome
d’uomo fu raggiato da una più pura luce di gloria, fu esaltato in una più vasta apoteosi…
. Per ora, quanti fedeli ha il Sogno, quanti vivono assorti nella contemplazione del loro
turbine interno, e quanti vivono solitarii su le estreme vette alimentando un’idealità segreta,
e quanti aspettano l’alba del Giorno annunziato, e quanti che ‘in una esistenza anteriore
hanno amato Antigone’, questi riconoscono in Percy. Bisshe Shelley il Poeta dei Poeti, il
divino figliuolo di Ariele, a cui TUTTE LE VOCI gridarono come a Demogorgon nel poema
immortale: ‘Speak: thy strong words may never pass away! Parla: le tue parole potenti
non passeranno giammai”. Importante testo evidentemente facente parte della collezione di d’Annunzio e fatto rilegare dal Vate dopo il 1924 nella celebre legatoria
milanese di Ignazio Conti Borbone, suo amico come testimonia una dedica in cui
lo ricorda come ”ragazzo del ‘99”. In perfetto stato. “Dei versi di Shelley D’Annunzio
esalta la capacità di superare il dato realistico e di parlare attraverso suoni ed immagini
simboliche, in una concezione della poesia che è “musica di spiriti figli delle montagne
e delle foreste”. Questi sono gli anni in cui il Vate supera il modello poetico carducciano e avvia, già con “Canto novo”, nuove soluzioni che vanno in senso antirealistico
e simbolico anticipando quelle dell’Alcyone. La poesia di Shelley è apprezzata da
D’Annunzio che ne riprende echi e suggestioni, come il motivo dell’alcionio mattino
legato ad una particolare lucentezza del giorno, nella stagione in cui la natura si trasforma (la non nata primavera) e “ridesta la musica di tutte le sorgenti” (Patrizia
FORNACIARI, La vicenda del monumento a Shelley). “But for Shelley… D’Annunzio
has a genuine admiration. In “Il Piacere” he is ‘the divine Ariel, fed on light and speaking
the language of the spirits.’ D’Annunzio delivered a commemorative address on
Shelley in Naples in 1892, in which he calls him ‘ the greatest English poet of the
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century, one of the greatest poets of the world.’ Like Swinburne, D’Annunzio is
forcible and impetuous, with a tendency to superlatives, and he goes on to describe
Prometheus Unbound as the greatest poem of the century, perhaps even greater than
Faust, while he is hardly less enthusiastic in his praise of the Ode to the West Wind.
The story of Shelley’s death and of the finding of his heart, the corcordium, made a
profound impression upon him. He refers to it again in the Trionfo delta Morte…
The whole idea of D’Annunzio’s Sogno di un Mattino di Primavera is taken from
Shelley’s Sunset, and the subject is one which would irresistibly attract the Italian
poet. (THE MODERN L ANGUAGE REVIEW, vol. XI, 1913).
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6. D’ANNUNZIO, Gabriele. Lettera autografa, indirizzata a “Cara, carissima… Anita” (Anita Pittoni?)” Datata Il Vittoriale, 12 febbraio, 1925,
€ 750
3 pagine autografe in-8 firmate “Gabriele” indirizzate a “Cara, Carissima… Anita” da
identificare probabilmente con la Pittoni: carismatica figura femminile triestina che
proprio in quegli anni stava riallestendo i tessuti del Vittoriale. Gabriele D’Annunzio
e Marta Abba scelgono pigiami e vestaglie, ma anche cuscini e tappeti per il Vittoriale
firmati Anita Pittoni e Lupieri. Nella missiva D’Annunzio tratta questioni politiche
relative alla Iugoslavia e a Fiume dicendo di aver rifiutato un incontro con “Jacovic,
uno dei membri più importanti della missione jugoslava in Italia…” “…io per gli jugoslavi
non ho parole, né sguardi, né gesti… ho fatto bene Anita? Non rimproverarmi, perché
quei bastardi, lo sai come me, si meritano questo ed altro”. Anita Pittoni (1901-1982) è
stata un grande personaggio culturale di Trieste che attraverso Futurismo,
Astrattismo e Costruttivismo ha basato i principi sui quali costruire il suo linguaggio
espressivo che la ha spinta attraverso approfondite ricerche strutturali e materiche.
E’ ideatrice di bozzetti per abiti, di figurini per balletti e spettacoli teatrali, si occupa
di moda e di arredamento, dirige un laboratorio per l’esecuzione delle proprie creazioni, si dedica alla formazione delle lavoratrici che educa all’esecuzione di manufatti
di alto livello, si occupa di ricamo, lavoro a maglia e tessitura a telaio.
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7. D’ANNUNZIO, Gabriele. Lettera autografa firmata a Natalia de
Goloubeff. S.d. ma Parigi 1911-13 ca.,
€ 900
1 pagina in-8 su carta intestata dell’“Hotel d’Iéna” a Parigi, busta conservata con
scritto a lapis verde “Mm Golubeff”. Il vate scrive all’amante, Natalia de Goloubeff, la
donna che gli fu vicino negli anni dell’esilio ad Arcachon (marzo 1910 - maggio
1915). Si scusa ma impegni lo trattengono ancora lontano dall’amata “Non potrò passare neppure oggi ! Ho ancora molte cose da fare… Verrò a vederti… Spero di trovare il
sorriso”. La missiva, insieme a altre 325 acquistate dallo stato una ventina d’anni fa,
costituisce la cronaca di uno dei periodi più importanti e, allo stesso tempo, meno
documentati della vita di D’Annunzio. Ottimo esemplare.
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8. DE AMICIS, Edmondo. Lettera autografa firmata indirizzata a “Caro
Goffredo” datata 11 Xbre, s.d. (ma 1908 c.a),
€ 850
3 pagine in-8, chiaramente vergate e firmate “Edmondo”. Missiva di tono familiare e
affettuoso scritta verosimilmente negli ultimi mesi di vita di De Amicis (1846-1908)
ad un non meglio precisato amico “Goffredo”. Lo scrittore fa cenno a suo figlio Ugo,
ventinovenne (essendo nato nel 1879 la lettera si deve presumere essere scritta nel
1908), ne descrive la sua passione per l’alpinismo e ai suoi esordi da scrittore “Caro
Goffredo... Mi rallegro con tutto il cuore del grande successo di Firenze e te ne preannuncio
uno eguale a Milano... Desidera veramente di vederti anche il mio figliuolo Ugo, che a vent’anni (nove anni fa) scrisse una commedia assai promettente, la quale, non so perchè non
ebbe sorella. E tu conoscerai in lui un giovane forte e buono, che ti riuscirà simpatico.
Sarebbe la mia felicità se non fosse alpinista temerario, irrefrenabile, incurabile, che mi fa
tremare ogni anno dal primo di luglio al trenta settembre, quasi senza interruzione...”.
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9. DUMAS, Alexandre, fils. Lettera autografa firmata indirizzata a
“Monsieur”. Senza luogo nè data, fine XIX secolo,
€ 850
6 pagine in-8, cucite entro astuccio in percallina rossa con dorso in pelle. Nella missiva autografa firmata “A. Dumas” il celebre letterato e drammaturgo francese scrive
ad anonimo corrispondente ringraziandolo per una dedica ricevuta e auspicando
un miglioramento della condizione femminile in Italia, sulla linea di quello già avvenuto in Europa. “Monsieur, j’accepte avec le plus grand plaisir la dédicace que vous me
faites l’honneur de m’envoyer”. Alexandre Dumas figlio (1824-1895), come il padre, è
stato un autore di grande successo ed è noto soprattutto per il suo romanzo “La
signora delle camelie” a cui si ispira “La Traviata” di Giuseppe Verdi, e per sue opere
teatrali “Le Fils naturel” e “Un Père prodigue”. Questa missiva risulta particolarmente
interessante poiché documento storico tangibile dell’attività di Dumas come portavoce delle cause particolari e degli avvenimenti incresciosi della società, soprattutto
legati alla condizione femminile e dell’infanzia. Buon esemplare eccetto per strappo
senza perdita di testo al primo foglio.
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10. DUSE, Eleonora. Lettera autografa a Gabriele d’Annunzio. Roma,
s.d. ma 1904 ca.,
€ 2.900
15 pagine in-8, vergate in inchiostro viola su carta intestata dell “Hotel Bristol- Rome”,
firmate “El...”. Dalle parole della Duse si evince uno stato di estrema sofferenza e tormento interiore per la fine del rapporto con d’Annunzio ma anche la preghiera di
non contattarla più per poterle permettere di ricominciare a vivere. “…non so bene
se ho saputo dire - ma è una preghiera - (e arriva così bene a proposito - con questo bel
sole a chi vuole libertà). - Preghiera di lasciarmi ritrovare me stessa… ma io penso di
ritrovare me stessa… guarirò - né rancore - né iracondia - dolore- niente altro. Questo non
posso impedirmi di averlo - perché non sono niente. Perché io stessa ho donato… sarà ben
dolce “il ritorno” oggi, per altra vita ! Ogni augurio! Ogni augurio - Non potrò dire né
tacere - ma mangerò il mio dolore fino a estinguerlo. Credimi”. La tormentata storia
d’amore tra l’attrice e d’Annunzio durò per circa dieci anni tra 1894 e 1904 ed è testimoniata da decine di lettere, per la maggior parte della Duse al vate, perché quelle
di D’Annunzio vennero bruciate dalla Divina. Lunga, vibrante missiva d’addio.
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11. GARIBALDI, Giuseppe. Lettera autografa a Ambrogio Terrizzano.
Datata Caprera 17 Dicembre 1878,
€ 550
1 pagina in-8 (mm 210x120) vergata a inchiostro, firmata “suo G. Garibaldi” con
busta con timbri, francobollo annullato e indirizzo “Ambrogio Terrizano Commissario
sul piroscafo Sud America”. Breve missiva di ringraziamento “…per l’involto… da
Montevideo…” scritta negli ultimi anni di vita dell’“eroe dei due mondi” (Nizza, 4
luglio 1807 – Caprera, 2 giugno 1882) che fu in esilio in Uruguay dal 1835 al 1848.
Il destinatario era probabilmente un controllore alla dogana. Segni di piegatura e
usuale arrossamento della carta.
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12. LEONCAVALLO, Ruggero. Lettera autografa indirizzata a “Caro
Giovacchino” (Gioacchino Forzano). Datata “3 maggio 1918”,
€ 650
1 pagina in-8, chiaramente vergata e firmata “Leoncavallo”. Missiva dal tono affettuoso
indirizzata probabilmente a Forzano, librettista collaboratore del Leoncavallo. “Caro
Giovacchino. Bacioni ! bacioni ! bacioni ! Ho letto il dispaccio e vedo con gioia ...confermate
le mie impressioni della prima lettura ! Vedi che il tuo amico e collaboratore ha sempre
l’orecchio giusto !”. L’opera più celebre di Leoncavallo (Napoli, 1857 – Montecatini
1919) fu I Pagliacci, rappresentata per la prima volta nel 1892 al Teatro Dal Verme
di Milano, sotto la direzione di Toscanini.
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13. LEOPARDI, Giacomo. Lettera autografa firmata indirizzata a
Michele Leoni, relativa alla prima edizione delle Canzoni. Recanati 21
Maggio 1819,
€ 6.800
Significativa lettera su 2 pagine (cm 10,3 x 6,6), vergata recto e verso del foglio, in bella e
chiara minuta grafia in inchiostro seppia. Conservata in elegante camicia in cart. con al piatto
superiore piccolo tassello con titolo in oro. L’indirizzo “Al Sig. Michele Leoni. Firenze” è posto
sotto la firma. Il poeta si presenta all’umanista, saggista e critico, accompagnando alla lettera
una copia dell’edizione a stampa delle Canzoni. Sull’Italia. Sul monumento di Dante che si prepara a Firenze pubblicata dal Bourlié nel 1818. Questi primi componimenti leopardiani in
versi ebbero una travagliata vicenda editoriale. Il manoscritto fu spedito dall’autore nel
giugno del 1818 al Giordani, che avrebbe dovuto farlo stampare a Piacenza; fu invece
impresso a Roma e distribuito dal Leopardi a pochi amici ed estimatori all’inizio del 1819:
“Finalmente il desiderio vince ogni altra considerazione, e io mi risolvo a tentare la benignità di
V.S. con questa lettera e colla stampa che l’accompagna. Dalle quali Ella potrà stimare quanto io
mi sia confidato nella sua cortesia, e forse non le sarà discaro che la fama che divulga le altre sue
virtù, non taccia né anche di questa”. In quegli anni Leopardi ed il Leoni furono accomunati
dall’interesse per “Le poesie di Ossian”. Il giovane Giacomo leggeva l’edizione curata dal
Cesarotti (Remondini, 1789) traendone ispirazione decisiva per la composizione della propria opera prima; il Leoni nel 1818 ne curava la traduzione; è probabile che i due si fossero
inviati reciprocamente le rispettive novità editoriali. Cfr. Raffaele GAETANO, Leopardi e il
sublime, p.209: “i versi del leggendario poeta gaelico come uno dei probabili modelli assorbiti da
Leopardi per la sublimità stilistica delle sue canzoni patriottiche”. EPISTOLARIO LEOPARDIANO
pag. 117, n. 75.
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14. LISZT, Franz. Lettera autografa firmata a Maurice Sand, Baron
Dudevant, relativa alla morte della madre George Sand. Datata Weimar, 28
Juillet (18)76,
€ 4.900
una pagina e 3 bianche, in inchiostro marrone. Liszt (1811-1886) indirizza a Monsieur le
Baron un commovente tributo alla grande scrittrice, morta il mese precedente, l’8 giugno.
“Le génie de George Sand charme et captive le monde. Sa gloire est un leg im(m)ortel à la glorieuse
Littérature française… J’y reste respectuesement fidèle”. Ricorda quando conobbe Maurice nel
castello della madre à Nohant nel 1837; Liszt incontrò la stessa George Sand a Pargi nell’ottobre 1834, quando le fu presentata da Alfred de Musset. I rapporti si incrinarono, malgrado
i tentativi di approccio di Liszt ed un’ultima lettera del 1845, alla quale non ebbe risposta.
Curiosamente, esiste una minuta dal testo analogo, vergata da Liszt sull’annuncio funebre,
venduto da Christie’s, lotto 152 dell’asta German & Austrian Art Part I, 19 maggio 1993
“black ink, 1 page, 262 x 195mm. Liszt writes a glowing tribute to George Sand (1804-1876),
who holds a unique position in 19th century literature” .
Si unisce un prezioso ritratto fotografico (mm 230x174) di Liszt, realizzato da Nadar (pseud.
Gaspard-Félix Tournachon) uno dei pionieri della fotografia a Parigi. Noto per le caricature
per il Charivari, vi affiancò la nuova arte: nel suo studio di Boulevard des Capucines (che
ospitò la prima mostra collettiva dei pittori impressionisti) ritrasse Baudelaire, Bakunin,
Champfleury, Delacroix, Dantan, Doré, Nerval, Victor Hugo. Nei suoi ritratti, definiti giustamente psicologici, Nadar tendeva a far emergere le personalità dei personaggi da lui
fotografati: in questi scatti realizzati poco prima della morte di Liszt riuscì a cogliere la sua
espressione più intima e malinconica. Con mano tremante il grande compositore volle
apporre la propria firma nel margine inferiore del cartoncino su cui la foto fu applicata.
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15. MANZONI, Alessandro. Lettera autografa firmata a Federico
Cocastelli di Montiglio. Mantova Milano, 17 del 1837,
€ 4.400
4 pagine in-4, con indirizzo e sigillo in ceralacca al verso dell’ultima, carta con timbro
a secco “Bath”, rilegata entro cartellina del XIX secolo in carta decorata e preceduta
da foglio con alcune note “prezioso autografo del Manzoni importante anche per il contenuto: la lettera non è stata ancora pubblicata per le stampe”. In realtà la missiva è edita
e riguarda alcune carte di Antonio Manzoni, cugino di Alessandro, che il letterato
dice di non saper “… di certo in che mani siano pervenute. Suppongo che esse debbano
essere presso la Contessa Zanchi di Bergamo nepote di lui, colla quale da molti anni non
mi trovo in relazione. Se avessi almeno indicazioni più sicure, sarebbe per me una soddisfazione il potergliele comunicare..”. Ricorda poi alcuni bei momenti passati con il
destinatario della missiva “…. La gentile ospitalità che lo ho ricevuta nella venerata sua
casa, e le gioconde giornate che vi passai non mi usciranno mai dalla mente”. In ottima
conservazione (piccola mancanza al margine bianco dell’indirizzo, segni di piegatura).
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16. BECCARIA MANZONI, Giulia. Lettera autografa firmata a
Giovambattista Somis di Chiavrie relativa a Massimo d’Azeglio. Milano,
10 aprile 1831,
€ 2.000
4 pagine in-4, con indirizzo al verso dell’ultima, rilegate entro cartellina del XIX secolo in carta
decorata e precedute da foglio con alcune note. Lettera di notevole interesse, nella quale la madre
(1762-1841) di Alessandro Manzoni chiede informazioni su Massimo d’Azeglio, che dopo
nemmeno un mese dalla missiva avrebbe sposato l’omonima nipote Giulia (detta anche
Giulietta), primogenita del Manzoni. “Mio caro e prezioso amico, in una circostanza delle più importanti per la nostra famiglia io m’indirizzo a voi, non fa di bisogno ch’io metta la domanda che vado a
fare nel santuario per così dire, del segreto. Voi conoscete il Cavaliere Massimo D’Azeglio, giovine il più
compito e certamente ornato d’ogni talento. Il carattere suo delicato, schietto, morale e religioso tutto
insomma concorrono a renderlo come si può desiderare, non parlo dei beni di fortuna bastantissimi
all’aurea mediocrità… se ci fosse caso in cui si potesse credersi dispensati di dimandare informazione
sarebbe questo ma la qualità di parenti ci obbliga ad eseguirne i doveri… il mio Alessandro dice a voi
che queste cose”. G.B. Somis di Chiavrie fu consigliere alla Corte d’appello di Torino e a Parigi, in
contatto con gli ambienti giansenistici della capitale francese, conobbe Giulia Beccaria e
Alessandro Manzoni intorno al 1809. Il matrimonio non fu felice: Giulietta, gelosa della mondanità di D’A zeglio, si lamentava delle ristrettezze in cui la faceva vivere. Quasi per ripicca,
spendeva molto denaro nell’acquisto di mobili, mentre Massimo si rifugiava nei suoi molteplici
interessi, la pittura, le donne, gli amici. Dopo un solo mese dalla morte della ventiseienne
Giulietta, d’Azeglio si risposerà: questo prematuro nuovo matrimonio creò dissapori con Giulia,
che dovette separarsi dalla pronipote Alessandrina, e con il Manzoni stesso, che pur nel 1833
aveva aiutato il genero nella revisione del romanzo storico “Ettore Fieramosca”. Importante missiva
di carattere privato.
20
17. MARCONI, Guglielmo Lettera autografa firmata indirizzata a
“Gentilissimo Marchese” datata 23 febbraio 1924,
€ 1.700
3 pagine in-8 su carta intestata “Hotel Ritz Paris”, chiaramente vergata e firmate
“Guglielmo Marconi”. Nella missiva si fa riferimento alla pratica di divorzio appena
accettata da Parte del Tribunale della libera città di Fiume: la sentenza fece scandalo
in Italia ove la pratica venne comunque accettata il 15 giugno 1927 e diede la possibilità a Marconi (1874-1937) di sposare in seconde nozze la giovane Maria Cristina
Bezzi-Scali da cui ebbe poi la figlia Elettra. “Gentilissimo Marchese, l’avvocato Fabrizi
mi ha riferito con quanta benevolenza tanto S.E. che Lei hanno seguito ed aiutato la mia
procedura a Fiume. Ora resta l’altra (ed ultima tappa) di questo cammino poco lieto ed è
che la sentenza venga deliberata in Italia. Sono persuaso che anche in quest’occasione non
mi mancherà il suo appoggio...”. Marconi aggiunge che sarebbe disposto anche a rinviare il viaggio in America qualora la sua presenza fosse determinante per la “buona
riuscita della deliberazione”.
21
18. MARCONI e altri. Cartolina postale (con veduta al recto del
Chateau de St.-Germain-en-Laye) Timbro di invio 10-10-1919, € 450
Cartolina postale uscita in occasione della Conferenza di Pace di Parigi nel 1919 con
affrancatura. Al verso quattro sigilli in ceralacca rossa di Tommaso Tittoni, Vittorio
Scaiola, Maggiorno Ferraris e Guglielmo Marconi. Note manoscritte in inchiostro
bruno permettono l’identificazione dei sigilli. Curioso notare che quello di Marconi
rappresenta il Panfilo Elettra acquistato quello stesso anno per potervi condurre i
suoi esperimenti.
22
19. (Depero) - MASCAGNI, Pietro Antonio Stefano. Fotografia originale, con firma autografa. Sanremo, Moreschi, 1938,
€ 240
mm 225x160, firma al centro in basso, data a stampa “Sanremo il 13/11/1938”. La
fotografia ritrae il celebre compositore e direttore d’orchestra (Livorno, 1863 - 1945)
davanti ad un’opera di Depero realizzata appositamente per il Secondo Torneo
Nazionale dello Scopone. La scultura raffigura un cavallo su ruote con un fantino
che regge una carta da gioco. Mascagni fu promotore del torneo nazionale di
Scopone la cui prima edizione si tenne al Casinò di Sanremo nel dicembre del 1936
e la seconda appunto nel novembre del 1938. In perfetto stato di conservazione.
23
20. MAZZINI, Giuseppe. Lettera autografa indirizzata a “Mio Signor”
Senza luogo nè data,
€ 1.350
in-16, una pagina autografa e firmata “Gius. Mazzini” (1805-1872) scritta durante il
soggiorno londinese “Ella giunge tardi. Dopo due mesi di soggiorno sul Continente, tornato a Londra ho ricevuto ogni giorno una lettera uguale alla sua. Non potrei soccorrere
tutti se fossi Rothschild. E sono invece povero, e lavoro con la mia penna. Mi duole della
di lei situazione; ma non posso fare altro che questa miseria”.
24
21. MUSSOLINI - VITTORIO EMANUELE III. Lettera con firme
autografe. Datata San Rossore 2 Settembre 1938,
€ 400
Una pagina e mezza in folio (mm 355x250) su carta intestata. “Vittorio Emanuele
III per grazia di Dio e per volonta (sic) della Nazione Re d’Italia Imperatore d’Etiopia”.
Con timbro della Corte dei conti in alto a destra. Lettera di mano cancelleresca di
naturalizzazione, con l’obbligo di leva e diritti politici, per tre cittadini delle Isole italiane del Mar Egeo residenti a Rodi. In calce, chiare firme autografe di Vittorio
Emanuele III e Mussolini.
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22. PASCOLI, Giovanni. Lettera autografa a Pilade Mascelli, senza
luogo, 18 marzo, (18)89,
€ 1.300
2 pagine in-8, autografe firmate “Giov. Pascoli” a “Caro Pilade”, in cui il poeta da alcuni
consigli su come tradurre dei versi del De Musset a cui stava lavorando il suo corrispondente. “…in primis non trovo bello che tu abbia cambiato il metro, che è di
settenari…nel particolare non mi pare corretta la interpretazione de’ primi versi…non è
reso bene in nessuno dei tuoi modi...”. Di questa lettera si conserva una copia non autografa all’Archivio pascoliano (coll. G.21.5.1) mentre era sconosciuta l’esistenza di
questo originale. Tra il 1887 e il 1890 Pascoli ebbe una fitta corrispondenza con
Pilade Mascelli, grazie all’interessamento del quale poté ottenere mediante cambiale
il prestito di mille lire a un banco di Pisa. In cambio aveva promesso al Mascelli la
prefazione a un suo libro di traduzioni dal De Musset. Ottimo esemplare, traccia di
piegatura centrale.
26
23. PIRANDELLO, Luigi. Lettera autografa firmata a Giuseppe
Saverio Gargano, Bonn, IV Kal. Nov. 1889,
€ 750
3 pagine in-8 indirizzate all’editore della “Vita Nuova”, periodico apparso tra gennaio
1889-marzo 1891. Pirandello (1867-1936) ringrazia Garagno (1859-1930) per aver
recensito la sua antologia poetica “Mal Giocondo”, apparsa secondo l’autore con
troppi errori e inesattezze. Gli parla poi di alcuni suoi scritti a cui sta lavorando: le
“Elegie Boreali”, che verranno pubblicate con il titolo “Elegie Renane” soltanto nel
1895 e di cui alcuni brani vennero già editi nel 1890 proprio sul periodico diretto
dal Gargano. Pirandello si trovava a Bonn dove si laureò con una tesi di argomento
linguistico (1891; trad. it. La parlata di Girgenti, 1981). “Egregio Signore, ricevo soltanto oggi dal mio Editore il n. 40 del Periodico Vita Nuova…convengo a pieno con Lei
che in questo mio libro sia qualche difetto. Andato in istampa senza la mia direzione…
Sa egli è vero, che il non tenersi mai pago del già fatto sia indirizzo di virtù irrequieta che
spinga a far sempre meglio… Spero, ove Ella lo vorrà, che io potrò inviarle… qualche
saggio del mio nuovo libro in lavorazione, il qual forse porterà il titolo Elegie Boreali….”.
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24. ROSSINI,Gioacchino. Lettera autografa firmata all’amico Angelo,
datata “Parigi 29 Nov. 1866”,
€ 2.900
2 fogli in-8 con 2 pagine vergate intere ed una con sole due righe, firmata “Suo aff.
Amico Rossini”. La lettera tratta soprattutto di questioni economiche, interessante la
parte i cui parla della vendita di alcuni oggetti d’arte provenienti da Casa Hercolani
di Bologna: “Veniamo ora agli oggetti d’arte della Casa Hercolani, io temo che l’amico
Duzza si faccia illusioni sulla vendita dei quadri Italiani a Parigi, sappia sig. Angelo mio
che poche collezioni di quadri italiani sono venute a Parigi e si sono venduti a prezzi vilissimi !!. Solo i quadri fiamminghi sono ricercati e pagati ..non dirò cattiva speculazione
quella delle Porcellane, Tavole, cose cinesi etc. etc., questi oggetti sono di prima qualità si
vendono bene, però fa d’uopo venderli!... io farò quanto da me dipende per la vendita degli
oggetti detti essendo ognora affezionatissimo ala Casa Hercolani ed al suo degno agente.”
La collezione Hercolani di attuale proprietà della Fondazione Rossini è collocata
presso i Musei Civici di Pesaro. Composta da 38 dipinti e un marmo è pervenuta
alla Città insieme all’eredità di Rossini. Il lascito risarciva un prestito in danaro fatto
dal Compositore alla nobile famiglia bolognese. Per la verità il grande musicista non
vide mai questi quadri nella propria casa; ma doveva conoscerli bene allorché erano
conservati, insieme a tanti altri capolavori, sulle pareti del palazzo del principe
Astorre Hercolani, in Strada Maggiore. Questi era stato suo carissimo amico, al punto
che, trovandosi in cattive acque, non aveva esitato a chiedergli un ingente prestito
in denaro (equivalente ad un mezzo milione di euro attuale) che il maestro, generoso
come sempre, gli aveva accordato lasciandogli pro tempore quanto aveva ricavato
dalla sua villa di Castenaso e da altri immobili, venduti al momento di trasferirsi a
Parigi. Allorché nel 1868 Rossini fu in punto di morte, i suoi legali si erano recati a
Bologna e avevano preteso dal principe la restituzione del prestito, che egli si era
visto costretto ad onorare ipotecando parte della collezione di famiglia. Lo scritto
appartiene al secondo periodo di Rossini a Parigi (1855-68), in cui il compositore
vive sulla sua gloria passata, continuando a prodigare consigli ai suoi fedeli. Indulge
ai piaceri della tavola, che gli saranno fatali (“mangia come tre orchi, ingozza fino a
venti bistecche al giorno”, scrive il suo ammiratore e biografo Stendhal). Cfr. VICENDE
COLLEZIONISTICHE DI CASA HERCOLANI. in “La quadreria di Gioacchino Rossini. Il
ritorno della Collezione Hercolani a Bologna”, 2002.
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29
25. SAND, George. Lettera autografa firmata indirizzata a “Chère amie”
all’indirizzo del figlio Maurice. Datata Nohant 6 Janvier (18)51, € 1.100
2 pagine in-8 autografe firmate. Nella missiva ricca di contenuti Sand si lamenta con
l’anonima amica che il figlio Maurice non fosse riuscito a farle recapitare delle lettere
poiché ha perduto il suo nuovo indirizzo e la invita ad alcune rappresentazioni di
Bocage, noto attore parigino dell’epoca ed amante di Sand, al Théâtre de la PorteSaint-Martin. Infine parla del problema della censura di “Claudie”, pièce teatrale in
tre atti, di cui dovette modificare alcune frasi e eliminarne altre poiché ritenute a
contenuto socialista. “J’irai à Paris, je ne sais trop quand, car je veux attendre la 2de ou
3me réprésentation de Claudie et je suis aux prises avec la censure qui est d’une absurdité
incroyable avec moi et qui me forcerà peut-etre à laisser interdire ma piece”. Infine augura
ogni bene all’amica per “toute una vie d’affection et par consequent de bonheur” con il
compagno “Alexandre” da identificare forse con Alexandre Dumas figlio.
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26. UNGARETTI, Giuseppe. Lettera autografa firmata indirizzata a
“Mio caro Vigna”,” S.l. e S.d. (ma 1942),
€ 1.500
1 pagina in-4 (mm 290x225), vergata in chiara grafia e firmata “Ungaretti”, relativa al
fascino che il mito di Stendhal dovette esercitare anche su Ungaretti. Il poeta scrive a
un non meglio identificato amico Vigna per annunciargli una sua prossima visita a
Civitavecchia, insieme ad un musicologo francese di nome Banzi: “....sabato, o venerdì
della settimana ventura, io e il mio amico Banzi, un musicologo e uno scrittore francese... si
verrebbe a Civitavecchia”. Domanda al corrispondente di fissare un appuntamento con
Bucci, da identificare con Clodoveo Bucci, per poter visionare alcuni manoscritti e
volumi appartenuti a Sthendal, attualmente conservati presso il Comune di Milano nel
fondo Stendhaliano Bucci (“...se ti è possibile preparare per quel giorno l’incontro con Bucci,
col quale si potrebbe parlare di Sthendal, scrivimi”). Il primo custode di questa importante
raccolta dei libri appartenuti a Sthendal e rinvenuti nel 1842, anno della sua morte, è
stato Donato Bucci (1798-1870), suo fedele amico e poi suo esecutore testamentario
per i beni lasciati in Italia. Morto Donato è appunto il nipote Clodoveo (1855-1942)
che continua a conservare i volumi e gli altri cimeli stendhaliani. Con il cambio di secolo
inizia a fiorire intorno ai documenti rimasti in Italia un’attenzione rivolta ad indagare gli
autografi contenuti nei libri mentre Stendhal si avvia ad essere uno scrittore di culto.
Casa Bucci diventa sia una meta privilegiata degli studiosi, tra gli altri appunto Ungaretti
(come questa importante lettera sembra confermare), Gian Pietro Lucini, Margherita
Sarfatti e Alberto Savinio. La
Raccolta venne venduta nel
1942 dagli eredi di Clodoveo a
Federico Gentile, figlio del
senatore Giovanni Gentile. La
visita di Ungaretti è quindi da
collocare proprio nel ‘42, anno
in cui il poeta rientrò in Italia
dopo il lungo soggiorno a San
Paolo del Brasile. Curioso
anche il fatto che la lettera
venne spedita ad un destinatario erroneo come si legge in
calce da mano dello stesso
Ungaretti: “Ecco la lettera che era
stata mandata per errore a
Maroni.
Rispondi
Telegraficamente”. In perfetto
stato (piccola mancanza nel
margine inferiore, ininfluente).
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27. VERGA, Giovanni. Lettera autografa firmata a Domenico Lanza.
Catania, 21 (?) di. 1899,
€ 850
4 pagine in-8, nella tipica grafia verghiana di difficile lettura in cui si complimenta
con il Lanza (torinese, 1868-1949), presidente della Commissione per l’esposizione
d’arte drammatica per il progetto del “Teatro d’Arte” a Torino, che può essere considerato come il primo consapevole tentativo di creare un teatro stabile in Italia:
“Caro Lanza, Evviva voi! L’idea di questo Teatro d’Arte è eccellente, a Torino saprai farla
valere … costatare la necessità del teatro stabile”; seguono importanti considerazioni
sulla situazione dell’attività teatrale in Italia. L’anno precedente il Lanza - il quale non
riconobbe la grandezza di Pirandello - aveva invece manifestato il proprio apprezzamento per la produzione drammatica di Verga, richiedendogli “… il più
sollecitamente possibile … un suo ritratto …”, avendo “la Commissione ordinatrice …
pensato di raccogliere i ritratti dei principali autori drammatici contemporanei italia”.
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28. VERLAINE, Paul. Lettera autografa firmata all’editore Léon Vanier.
S.l., le 14 Janvier 93, 2 heures du matin,
€ 1.300
Bella pagina in-8, fittamente vergata a inchiostro su carta quadrettata, in cui il celebre autore
parla al suo editore di alcune opere che ha terminato, di progetti lavorativi e di difficoltà
finanziarie, fa inoltre riferimento alla sua relazione con Philomène Boudin, maitresse che fu
sua musa ma anche una delle cause della sua decadenza economica. “Mon cher Vanier, La
nuit porte conseil. Et je vous envoie ceci par le fils du concierge de l’hôpital. Ceci c’est le complément
du volume de 450 vers, Dans Les limbes, qui clora la série des mes petits vers “Chansons, Odes,
Elégies”. Verlaine fa riferimento ad un dramma incompiuto di cui esiste un frammento di 9
pp. nel volume de la “Pleiade” datato Octobre 1899 (p. 841-849); parlava già di quest’opera
nel 1866 ed avrebbe voluto come interprete protagonista Sarah Bernardt. “En attendant je
vous renouvelle ma demande d’1 Louis... Philoméne est une bonne fille que j’aime beaucoup…
Donc envoyez moi quelque sous, je veux dire un Louis immédiatement pour moi…Je dois 15 francs
à mon père et j’ai besoin d’un peu de monnaie jusqu’a mon prochain départ. Toutefois avant ce
départ je veux finir mon opuscul (100 pages environs). 15 jours en Hollande que je vous cède donc.
Ce ma sortie je vous serai oblige d’une plus grosse somme, o pas des millions! Pour attendre les
fonds. belges…venez lundi de 1 à 4 , chercher mes prisons complétés. J’espère que vous me trouvez
gentil d’avoir travaillé, sans compte que j’ai enfin commencé “Vive le roi” drame en vers en 3 tableau
(Louis XVII)”. Léon Vanier fu celebre per aver pubblicato i poeti simbolisti ed i Moderni
come: Verlaine, Rimbaud, Mallarmé, Jules Laforgue, Jean Moréas, Gustave Kahn. A partire
dal 1884 pubblicò le “œuvres completes” di Verlaine.
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29. ZOLA, Émile. Biglietto da visita autografo firmato. S.d. ma ca.
1889-1891,
€ 430
Cartoncino vergato al recto e al verso, recante l’indirizzo di “Rue de Bruxelles 21bis”
presso il quale si trasferì nel 1889. Biglietto ad anonimo amico “Mon cher confrère”
che fa riferimento ad una questione molto privata della vita dello scrittore: il desiderio della moglie Gabrielle Alexandrine di separarsi da lui. Scrive all’amico per avere
l’indirizzo e il nome di un amico comune che gli ha inviato “la brochure sur un cur de
divorce, qu’il m’avait promise. Je desire le remercier”. Nel 1870, lo scrittore sposò
Gabrielle Alexandrine, sebbene intrattenesse da diverso tempo una relazione clandestina con la giovane Jeanne Rozerot, dalla quale avrà due figli, Denise e Jacques,
nati rispettivamente nel 1889 e nel 1891. Dopo un fallito tentativo di separazione
da parte della moglie, Zola decise di lasciare la propria amante, anche se la stessa
Alexandrine avrebbe accettato di ospitare ed allevare i due bambini e, in seguito alla
morte dello scrittore, pare che avesse anche instaurato un rapporto conciliante con
la giovane ex-amante del marito.
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LIBRI CON AUTOGRAFI
30. D’ANNUNZIO, Gabriele. La Riscossa. Milano, Besetti e Tumminelli,
s.d. (1918),
€ 920
in-16, pp. 171, (5), brossura editoriale perfettamente conservata, rilegato in bellissima legatura in pelle tricolore con armi reali sabaude coronate al piatto anteriore.
Alla brossura silogr. di G.A. Sartorio, del quale è anche il disegno al verso dell’occhietto e la cornice che racchiude il titolo. Prima edizione originale fuori commercio,
di cui si conoscono due differenti tirature, recante al verso del frontespizio soltanto
la scritta “proprietà letteraria” mentre note tipografiche e indicazione “Edizione fuori
commercio a cura del Sottosegretariato per la stampa” si trovano sulla copertina
posteriore. Raccolta di 10 discorsi e messaggi, già apparsi in gran parte sul “Corriere
della Sera”, pronunciati o diretti dal Poeta tra novembre 1917 e maggio 1918. Queste
prose non vennero comprese nell’ “Edizione Nazionale di Tutte le Opere” di
d’Annunzio. Esemplare con dedica autografa di D’Annunzio “Alla signora Angela
Mond «ut ardentius» 31 luglio 1918. Gabriele d’Annunzio”. Angela Mond, probabilmente da identificare con Mary Angela Mond (1901-1937), è da avvicinare alle
figure di Frida e Ludwig Mond che a è partire dal 1889 a Palazzo Zuccari a Firenze
diedero vita ad un importante centro culturale destinato a diventare la Biblioteca
Hertziana - Istituto Max Planck. Tra gli ospiti abituali vi erano Gabriele d’Annunzio,
Giuseppe Cuboni, Paul Deussen… Ottimo esemplare. De Medici n. 92, note. Guabello
n. 260-1. Vecchioni n. 54, note.
35
31. D’ANNUNZIO, Gabriele. Nocturne. Traduit de l’Italien par André
Dauderet. Illustrations de Adolfo De Carolis. Paris, Calmann-Lévy éditeurs, MCMXXII,
€ 1.400
in-8, pp. (12), 318, (4). Legatura d’amatore in mezzo marocchino blu e angoli, dorso
a nervi con titolo in oro, brossura editoriale figurata conservata. Dedica autografa
ad Antonia Addison, pittrice che il Vate aveva cercato in tutti i modi di conquistare:
“à Antonie Addison pour sa lumière ce poème noir de l’Aveugle. Gabriele d’Annunzio”.
Prima edizione in francese di opera dalla travagliata vicenda editoriale per le questioni fiumane e la difficoltà di lettura dei cartigli: la prima edizione in italiano
apparve nel 1921 anche se dal testo si evince che doveva essere già pronto nel 1917.
Foglio di dedica con strappo restaurato al margine inferiore bianco.
36
32. DE PISIS, Filippo. Prose. Ferrara, Taddei, 1920,
€ 800
in-8, pp. 211, (5), broch. edit. fig. Edizione originale. Con dedica autografa su 7
righe sul foglio d’occhietto. Esemplare intonso, uniformemente brunito e con difetti
al dorso, non comune. ASOR ROSA , p. 191. SPADUCCI, p. 109.
37
33. DURANTI, Durante. Rime. Brescia, Gian-Maria Rizzardi, 1755.
€ 2.300
in-4, pp. (2), VIII, (2), CCXXXIV, legatura dell’epoca in marocchino granata,
piatti decorati in oro da una bordura di rotelle fitomorfe stilizzate, al dorso liscio
titolo in oro e fregi di foglie, tagli dorati, piccoli difetti. Ex libris di Charles Cammell
al contropiatto. Fuori testo un bell’antiporta allegorico inc. in rame da B. Crivellari
dal dis. di P. Scalvini; e due finissimi ritratti in ovale, di Carlo Emanuele III inc. da
Marco Pitteri e del Duranti inc. da F. Zucchi; una vignetta al frontesp.; testata con
sue armi sabaude; 8 originali testate finem. inc. da Crivellari e Zucchi e altrettanti
finalini, oltre 120 iniziali inc. in rame ornate a carattere architettonico. Deliziosa edizione, senz’altro una delle più eleganti produzioni della tipografia bresciana. Si
compone di 8 epistole in versi e di circa 110 sonetti. Ottimo esempl. Pur non essendo
edita a Venezia, è ampiamente descritta dal Morazzoni a pag.174. Splendido esempl.
su carta di lusso, arricchito da dedica autografa dell’autore a Girolamo Reniero
su 4 linee “per segno di vera divozione ed eterna gratitudine a lui e a tutta l’ecc.ma di lui
famiglia”. Fratello del doge Paolo, penultimo doge di Venezia, Girolamo fu Podestà
e Vice Capitano di Brescia; a p. 209 il Duranti gli dedica un sonetto “per le Nozze di
Andrea suo nipote”. GAMBA 2223 nota.
38
34. MARINETTI, Filippo Tommaso. Mafarka le futuriste. Paris, Sansot,
1909,
€ 1.500
in-16, pp. XII, 310, (2); bella legatura d’artista, firmata “Devauchelle” in m.marocchino con titolo oro al dorso a due nervi, brossura editoriale perfettamente
conservata. Edizione originale, sulla prima di copertina: “Cinquième édition. Paris,
Sansot, 1910”, ma all’interno la data di pubblicazione effettiva è il 1909, essendo
l’edizione unica, e le varianti sono indicaggiunte per scopo promozionale. Magnifico
esemplare, in perfetto stato di conservazione, arricchito da una dedica autografa
firmata, sull’occhietto, “a Odette Merlini, F.T. Marinetti, Piazza Adriana 30, Roma”.
Inoltre, una lettera autografa, in francese, firmata «F.T. Marinetti Hotel Lutetia »,
indirizzata a Odette Merlin : “Mademoiselle Je serai heureux de vous revoir a une conference sur la Peinture d’Avangarde/Futurisme et Aeropeinture/ à l’ecole du Louvre
(organizée par André Dezarrois)…”. Una cartolina autografa firmata « Villa Piccoli
Salò », della serie aeroritratto futurista di Giovanni Acquaviva, “Geniale amica scrivetemi se il grande libro è terminato…saluti fascisti…”. Una cartolina con riprodotta
l’opera “Aerofecondità” di A.G. Ambrosi Futurista, con l’indirizzo parigino di Odette
Merlin, personalità delle vita notturna parigina, più tardi in contatto con Joséphine
Baker ed Edith Piaf. MARTIN p. 130. FALQUI p. 69.
39
35. Bodoni – MISTRALI, Vincenzo Paolo. Raccolta con Cinque Odi a
stampa (Parma, Giambattista Bodoni 1807-1809) e nove Odi autografe.
€ 5.600
in-4 real folio, legatura coeva in carta decorata, pp. (2 manoscritte con titolo e indice),
11, (3) con “Il Catalogo” con indicazione tipografica Crisopoli 1807; (2 bianche),
(8) con la “Falsa Prudenza”, (2 bianche), (10) al “Padre”, (12, ultimo bianco) con
“L’Amicizia” in formato più piccolo, (8) con la “Solitudine”. Seguono 17 ff. manoscritti con le seguenti Odi: La moglie suicida (manca all’edizione a stampa del 1869),
Gli Esposti, Al mio Giuseppe, Il 26 Dicembre, La Camera in Ajaccio, La Maremma
Sanese, Temo di morir non poeta, La Morte, La Gelosia. Il Catalogo è una delle poche
copie di cui parla il De Lama con variante al luogo di stampa (senza indicazione della
Tipografia Omerica), prive delle cornici al testo e delle aggiunte nelle note: “essendosene però tirate alcune copie, si ristamparono le annotazioni perché la 24a strofa
riuscendo oscura...”. Questa prima Ode fu quindi utilizzata insieme alle altre quattro
odi edite nel 1809 (Brooks 1064-1067) per una edizione collettiva alla quale Bodoni
poi aggiunse un occhietto “Saggio di Odi di Vincenzo Mistrali” e “regalò all’Autore ed
agli amici queste quattro Ode che i raccoglitori di Miscellanee terranno sempre in pregio”
(De Lama p.188). Nella presente raccolta il Mistrali aggiunse 9 odi manoscritte
con numerose chiose e correzioni anche alle parti già date in luce dal Bodoni che
vennero poi evidentemente ritrovate, forse dopo la sua morte, e stampate nell’edizione di Ferrari e Figli a Parma nel 1869. All’edizione a stampa del 1869 venne
aggiunta l’ode “Gli Alunni di Fontanellato” (qui mancante) e non inserita La moglie
suicida, di cui si conosce un solo esemplare a stampa conservato in Palatina a Parma
senza indicazioni tipografiche; compaiono invece nell’indice manoscritto i titoli delle
Odi “Il Ritratto”, “La Scranna” e “Simonetta e i Sanvitali” ma non il testo che invece
compare nell’edizione a stampa. L’occhietto autografo del Mistrali avverte “Le Ode
che non sono raccolte in questo volume o stampate o da me scritte non le ho per mie”.
Vincenzo Paolo Mistrali (Parma, 3 luglio 1780 - 14 maggio 1846) è stato un politico
e poeta italiano. Fu governatore del Ducato di Parma e Piacenza e ministro delle
Finanze di Maria Luigia d’Austria. DE L AMA p.188. BROOKS 1064-1067.
40
41
36. VERLAINE, Paul. Chanson pour elle. Paris, Léon Vanier, 1891,
€ 2.000
in-12, pp. 52, ritratto dell’autore in antiporta, legatura in mezza pelle rossa, titolo in
oro al dorso, brossura editoriale conservata. Edizione originale sur vergé, con
dedica autografa di Verlaine all’occhietto a Georges Adam. Perfetto esemplare, a
pieni margini.
37. VERLAINE (Paul). Dédicaces. Nouvelle édition augmentée. Paris,
Léon Vanier, 1894,
€ 12.800
in-12, pp. 234, (2), legatura d’amatore in m. pelle ed angoli, titolo ed eleganti fregi
floreali a secco e in oro al dorso: doppia pagina di titolo, ritratto inciso, aggiunte due
lunghe poesie autografe del poeta. Seconda edizione, in gran parte originale, di
questa raccolta di 108 dediche poetiche: la prima del 1890, comprendeva infatti solo
41 composizioni. Di questa edizione definitiva Vanier impresse 55 copie numerate
su carta distinta a ciascuna delle quali fu allegato un solo brano autografo di Verlaine.
Il presente esemplare (n. 39) non solo è tra questi di gran pregio con una bozza (n.
CI, dedica al Conte di Robert de Montesquiou-Fézensac) ma ne presenta un altro,
e di notevole interesse, legato in antiporta. Si tratta dunque di un esemplare unico,
con due poemi autografi di Verlaine. Il foglio aggiunto è infatti la versione del
sonetto n. LXXVI, dedicato ad Antoine Duvigneaux e composto da Verlaine in alfabeto fonetico come provocazione e divertissment. Scritta sul retro di un modulo
d’ingresso ospedaliero, l’autografo include sia la versione “fonetica”, pubblicata nel
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volume, sia la sua versione in francese, inedita. Mentre il sonetto in versione editoriale è censurato della sua parola conclusiva, “merde”, è presente in entrambe le
versioni. “é coi vréman, bon duvignô, / vous zôci dou ke lé zagnô / et meïeur ke le pin con
manj, / vous metr’an ce courou zétranj / contre ce tâ de brave jan / o fon plus bête ke
méchan / drapan leur linguistic étic / dans l’ortografe fonétic ? / kel ire donc vous zambala ¿
/ vi zavi de cé zoizola / sufi d’une parole verde. / Et pour leur prouvé san déba / kil é dé
mo ke n’atin pa / leur sisteme, disons-leur Merde”. Duvigneaux, amico di Verlaine, nella
dedica definito: “trop fougueux adversaire de l’orthographe phonetique” era evidentemente stato critico col poeta riguardo alla scrittura fonetica, tutt’ora in vigore ed
inventata da Paul Passy e Henry Sweet nel 1886, tanto che nel “Soné fonétic” Verlaine
gli raccomanda indulgenza. Il dibattito sull’ortografia fonetica, che aveva già preoccupato i poeti del movimento Parnassiano, intrigava Verlaine, che infatti in una lettera
del luglio 1887 invita Jules Tellier ad andarlo a trovare all’ospedale per scorrere un
commentario ortografico (Olivier BIVORT, Verlaine philologue, Cahiers de
l’Association internationale des études francaises. 1991). Esemplare assai bello, fresco,
di eccezionale rarità. CARTERET II, 428. VICAIRE VII, 996. VAN BEVER - MONDA 43.
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AFFICHES
38. CHERET, Jules. Théatrophone. Imp Chaix (Succ.le Cheret) 18 Rue
Brunel Paris, (1890 ca.),
€ 3.800
Manifesto originale, litografia a colori cm. 123x88, intelato. Firmata J. Cheret al centro
della parte inferiore del manifesto, francobollo d’affissione sullo sfondo azzurro sopra
il cappello della modella. In primo piano una delle modelle più caratteristiche dei
manifesti di Cheret, l’elegante signora con lunghi guanti neri, avvicina gli auricolari
per ascoltare la musica. Dietro di lei un uomo con cappello a cilindro aspetta, presumibilmente, il proprio turno, oppure la giovane donna, sullo sfondo due figure
femminili. Durante l’esposizione di Parigi del 1881 la Società telefonica cerca di farsi
conoscere grazie al teatrophone, strumento che permetteva di ascoltare l’Opera e le
pièces teatrali attraverso le linee telefoniche. Chiunque inserisse una monetina nello
strumento, installato in alberghi e ristoranti, poteva ascoltare la musica. Il teatrophone
può essere considerato l’antenato di i-tunes; cadde in disuso negli anni ‘30, con l’affermazione di radio e grammofoni. Manifesto abilmente restaurato ed intelato, nel
complesso bell’esemplare. “This was the earliest example of live transmission for a fee,
a subscriber could listen to an opera or a recital that was being picked up by a telephone
hookup. The young woman doing the listening is one of Cheret’s most charming models”
(RENNERT, XXVII, 353). MAITRES 33. CHERET 341.
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39. CHERET, Jules Théâtre national de l’Opéra. Carnaval 1892. Samedi
13 février, 2e Bal masqué. Imp Chaix (Ateliers Cheret) 20 Rue Bergère.
Paris 598 92
€ 2.900
Manifesto originale, litografia a colori, cm 123x87.8, intelato. Deliziosa scena con in
primo piano tre personaggi in costume che danzano. Manifesto “avant lettre”, ma firmato nella parte inferiore. Realizzato per il secondo Ballo in maschera tenutosi in
occasione del Carnevale del 13 Febbraio 1892. Il presente esemplare essendo avanti
lettera non reca la scritta nel margine superiore: “Théâtre national de l’Opéra.
Carnaval 1892” e neppure quella in basso a destra: “Samedi 13 février, 2e Bal masqué”.
Bell’esemplare, fresco, di estrema rarità privo delle scritte che caratterizzano l’evento.
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