C HU TE GU YF UOTC FR A BA VIC L WBE O Q KSJQ LP ABWI PEI MD FC EATBPE AG CI GF SL CAD RC AG CI SL GY VE PO IT OP NE AOER HR GM AG OI ARPERDU TE NE OIDEL LE OU SE ALLA OT OR XSTI PR TW P R A VIJ VT SX TB P RDEARICERCA CL IS MP E BU OL T P MZ A R OL E V N AH BG ECWB GU IY CQ S R VA I EA VA VI CL G MD ABWI NF XMFCABWI NF ZN ALLA RICERCA DELLE PAROLE PERDUTE Biennale delle Arti e delle Scienze del Mediterraneo Associazione di Enti Locali per l’Educational e la Cultura - Ente Formatore per Docenti Istituzione Promotrice della Staffetta di Scrittura Bimed/Exposcuola in Italia e all’Estero Partendo dall’incipit di Roberto Lombardi e con il coordinamento dei propri docenti, hanno scritto il racconto gli studenti delle scuole e delle classi appresso indicate: Scuola Italiana “Cristoforo Colombo” di Buenos Aires (Argentina) - classe IID Scuola Sec. di Primo Grado “Cena” di Cuorgnè (TO) - classe IE Scuola Sec. di Primo Grado “Fresa - Pascoli” di Nocera Sup. (SA) - classi IH/IIH Scuola Sec. di Primo Grado “M. Pironti” di Montoro Inferiore (AV) - classe IA I.C. IV Circolo “Domenico Cimarosa” di Aversa (CE) - classe IF I.C. “A. Maiuri” di Pompei (NA) – classe I I Scuola Sec. di Primo Grado “Demetrio Cosola” di Chivasso (TO) - classe IB Scuola Sec. di Primo Grado “A. Capraro” di Procida (NA) – classi IIC/B I.C. Pescara 2 di Pescara – classe IIM I.C. “G. Pascoli” di Benevento (BN) – classe I I Editing a cura di: Angelo Miraglia Biennale delle Arti e delle Scienze del Mediterraneo Associazione di Enti Locali Ente Formatore per docenti accreditato MIUR Il racconto è pubblicato in seno alla Collana dei Raccontiadiecimilamani Staffetta Bimed/Exposcuola 2013 La pubblicazione rientra tra i prodotti del Percorso di Formazione per Docenti “La Scrittura Strumento indispensabile di evoluzione e civiltà” II livello. Il Percorso di Formazione è promosso dal MIUR Dipartimento per l’Istruzione Direzione Generale per il Personale Scolastico Ufficio VI e si organizza in interazione con l’Istituto Comprensivo “A. De Caro” di Lancusi/Fisciano (SA) Direzione e progetto scientifico Andrea Iovino Monitoraggio dell’azione e delle attività formative collegate Maurizio Ugo Parascandolo Responsabili di Area per le comunicazioni, il coordinamento didattico, l’organizzazione degli Stages, le procedure e l’interazione con le scuole, le istituzioni e i fruitori del Percorso di Formazione collegato alla Staffetta 2013 Linda Garofano Marisa Coraggio Andrea Iovino Area Nord Area Centro Area Sud Segreteria di Redazione e Responsabile delle procedure Giovanna Tufano Staff di Direzione e gestione delle procedure Angelo Di Maso, Adele Spagnuolo Grafica di copertina: Valentina Caffaro Rore, Elisa Costanza Giuseppina Camurati, Iulia Dimboiu, Giulia Maschio, Giulio Mosca, Raffaella Petrucci, Dajana Stano, Angelica Vanni - Studenti del Corso di Grafica dell’Istituto Europeo di Design di Torino, Docente Sandra Raffini Impaginazione Bimed Edizioni Relazioni Istituzionali Nicoletta Antoniello Piattaforma BIMEDESCRIBA Gennaro Coppola Amministrazione Rosanna Crupi Responsabile per l’impianto editoriale Angelo Miraglia I libretti della Staffetta non possono essere in alcun modo posti in distribuzione Commerciale RINGRAZIAMENTI I racconti pubblicati nella Collana della Staffetta di Scrittura Bimed/ExpoScuola 2013 si realizzano anche grazie al contributo erogato in favore dell’azione dai Comuni che la finanziano perché ritenuta esercizio di rilevante qualità per la formazione delle nuove generazioni. Tra gli Enti che contribuiscono alla pubblicazione della Collana Staffetta 2013 citiamo: Siano, Bellosguardo, Pisciotta, Cetara, Pinerolo, Moncalieri, Susa, SaintVincent, Castellamonte, Torre Pellice, Castelletto Monferrato, Forno Canavese, Rivara, Ivrea, Chivasso, Cuorgnè, Santena, Agliè, Favignana, Lanzo Torinese. Si ringrazia, inoltre, il Consorzio di Solidarierà Sociale “Oscar Romero” di Reggio Emilia, Casa Angelo Custode di Alessandria, Società Istituto Valdisavoia s.r.l. di Catania, Associazione Culturale “Il Contastorie” di Alessandria, Fondazione Banca del Monte di Rovigo. La Staffetta di Scrittura riceve un rilevante contributo per l’organizzazione degli Eventi di presentazione dei Racconti 2013 dai Comuni di Bellosguardo, Moncalieri, Ivrea, Salerno, Pinerolo, Saint Vincent, Procida e dal Parco Nazionale del Gargano/Riserva Naturale Marina Isole Tremiti. Si coglie l’occasione per ringraziare i tantissimi uomini e donne che hanno operato per il buon esito della Staffetta 2013 e che nella Scuola, nelle istituzioni e nel mondo delle associazioni promuovono l’interazione con i format che Bimed annualmente pone in essere in favore delle nuove generazioni. Ringraziamenti e tanta gratitudine per gli scrittori che annualmente redigono il proprio incipit per la Staffetta e lo donano a questa straordinaria azione qualificando lo start up dell’iniziativa. Un ringraziamento particolare alle Direzioni Regionali Scolastiche e agli Uffici Scolastici Provinciali che si sono prodigati in favore dell’iniziativa. Infine, ringraziamenti ossequiosi vanno a S. E. l’On. Giorgio Napolitano che ha insignito la Staffetta 2013 con uno dei premi più ambiti per le istituzioni che operano in ambito alla cultura e al fare cultura, la Medaglia di Rappresentanza della Repubblica Italiana giusto dispositivo Prot. SCA/GN/0776-8 del 24/09/2012. Partner Tecnico Staffetta 2013 Si ringraziano per l’impagabile apporto fornito alla Staffetta 2013: i Partner tecnici UNISA – Salerno, Dip. di Informatica; Istituto Europeo di Design - Torino; Cartesar Spa e Sabox Eco Friendly Company; ADD e EDT Edizioni - Torino; il partner Must Certipass, Ente Internazionale Erogatore delle Certificazioni Informatiche EIPASS By Bimed Edizioni Dipartimento tematico della Biennale delle Arti e delle Scienze del Mediterraneo (Associazione di Enti Locali per l’Educational e la Cultura) Via della Quercia, 64 – 84080 Capezzano (SA), ITALY Tel. 089/2964302-3 fax 089/2751719 e-mail: [email protected] La Collana dei Raccontiadiecimilamani 2013 viene stampata in parte su carta riciclata. È questa una scelta importante cui giungiamo grazie al contributo di autorevoli partner (Sabox e Cartesar) che con noi condividono il rispetto della tutela ambientale come vision culturale imprescindibile per chi intende contribuire alla qualificazione e allo sviluppo della società contemporanea anche attraverso la preservazione delle risorse naturali. E gli alberi sono risorse ineludibili per il futuro di ognuno di noi… Parte della carta utilizzata per stampare i racconti proviene da station di recupero e riciclo di materiali di scarto. La Pubblicazione è inserita nella collana della Staffetta di Scrittura Bimed/Exposcuola 2012/2013 Riservati tutti i diritti, anche di traduzione, in Italia e all’estero. Nessuna parte può essere riprodotta (fotocopia, microfilm o altro mezzo) senza l’autorizzazione scritta dell’Editore. La pubblicazione non è immessa nei circuiti di distribuzione e commercializzazione e rientra tra i prodotti formativi di Bimed destinati unicamente alle scuole partecipanti l’annuale Staffetta di Scrittura Bimed/ExpoScuola. PRESENTAZIONE dedicato alle maestre e ai maestri … ai professori e alle professoresse, insomma, a quell’esercito di oltre mille uomini e donne che anno dopo anno ci affiancano in questo esercizio straordinario che è la Staffetta, per il sottoscritto, un miracolo che annualmente si ripete. In un tempo in cui non si ha la consapevolezza necessaria a comprendere che dietro un qualunque prodotto vi è il fare dell’essere che è, poi, connotativo della qualità di un’esistenza, la Staffetta è una esemplarità su cui riflettere. Forse, la linea di demarcazione che divide i nativi digitali dalle generazioni precedenti non è nel fatto che da una parte vi sono quelli capaci di sentire la rete come un’opportunità e dall’altra quelli che no. Forse, la differenza è nel fatto che il contesto digitale che sempre di più attraversa i nostri giovani porta gli individui, tutti, a ottenere delle risposte senza la necessità di porsi delle domande. Così, però, è tutto scontato, basta uno schermo a risolvere i nostri bisogni… Nel con- tempo, riflettere sul senso della nostra esistenza è sempre meno un bisogno e il soddisfacimento dei bisogni ci appare come il senso. Non è così, per l’uomo, l’essere, non può essere così. Ritengo l’innovazione una delle più rilevanti chiavi per il futuro e, ovviamente, non sono contrario alle LIM, a internet e ai contesti digitali in generale, sono per me un motore straordinario e funzionale anche per la relazione tra conoscenza e nuove generazioni, ma la conoscenza è altro, non è mai e in nessun caso l’arrivo, l’appagamento del bisogno… La conoscenza è nella capacità di guardare l’orizzonte con la curiosità, il piacere e la voglia di conquistarlo, questo è! Con la staffetta il corpo docente di questo Paese prova a rideterminare una relazione con l’orizzonte, con quel divenire che accomuna e unisce gli uomini e le donne in un afflato di cui è parte integrante il compagno di banco ma, pure, il coetaneo che a mille chilometri di distanza ac- coglie la tua storia, la fa sua e continua il racconto della vita insieme a te… In una visione di globalizzazione positiva. Tutto questo ci emoziona anche perché è in questo modo che al bisogno proprio (l’egoismo patologico del nostro tempo), si sostituisce il sogno di una comunità che attraverso la scrittura, insieme, evolve, cresce, si migliora. E se è vero come è vero che appartiene alla nostra natura l’essere parte di una comunità, la grande scommessa su cui ci stiamo impegnando è proprio nel rideterminare con la Staffetta una proficua interazione formativa tra l’innovazione e la cultura tipica dei tanti che nell’insegnare hanno trovato… il senso. Dedico questo breve scritto ai docenti ma vorrei che fossero i genitori e gli studenti, gli amministratori e le imprese, la comunità e l’attorno, a prendere consapevolezza del fatto che è proprio ri/partendo dalla Scuola che potremo determinare l’evoluzione e la qualificazione del nostro tempo e dello spazio in cui viviamo. Diamoci una mano, entriamo nello spirito della Staffetta, non dividiamo più i primi dagli ultimi, i sud dai nord, i potenti dai non abbienti… La Staffetta è, si, un esercizio di scrittura che attraversando l’intero impianto curriculare qualifica il contesto formativo interno alla Scuola e, pure, l’insieme che dall’esterno ha relazione organica e continuativa con il fare Scuola, ma la Staffetta è, innanzitutto, un nuovo modo di esprimersi che enuclea nella possibilità di rendere protagonisti quanti sono in grado di esaltare il proprio se nel confronto, nel rispetto e nella comunanza con l’altro. Andrea Iovino L’innovazione e la Staffetta: una opportunità per la Scuola italiana. Quando Bimed ci ha proposto di operare in partnership in questa importante avventura non ho potuto far a meno di pensare a quale straordinaria opportunità avessimo per sensibilizzare un così grande numero di persone sull’attualissimo, quanto per molti ancora sconosciuto, tema di “innovazione e cultura digitale”. Sentiamo spesso parlare di innovazione, di tecnologia, di Rete e di 2.0, ma cosa sono in realtà e quali sono le opportunità, i vantaggi e anche i pericoli che dal loro utilizzo possono derivare? La Società sta cambiando e la Scuola non può restare ferma di fronte al cambiamento che l’introduzione delle nuove tecnologie ha portato anche nella didattica: cambia il metodo di apprendimento e quello di insegnamento non è che una conseguenza naturale e necessaria per preparare gli “adulti di domani”. Con il concetto di “diffusione della cultura digitale” intendiamo lo svi- luppo del pensiero critico e delle competenze digitali che, insieme all’alfabetizzazione, aiutano i nostri ragazzi a districarsi nella giungla tecnologica che viviamo quotidianamente. L’informatica entra a Scuola in modo interdisciplinare e trasversale: entra perché i ragazzi di oggi sono i “nativi digitali”, sono nati e cresciuti con tecnologie di cui non è più possibile ignorarne i vantaggi e le opportunità e che porta inevitabilmente la Scuola a ridisegnare il proprio ruolo nel nostro tempo. Certipass promuove la diffusione della cultura digitale e opera in linea con le Raccomandazioni Comunitarie in materia, che indicano nell’innovazione e nell’acquisizione delle competenze digitali la vera possibilità evolutiva del contesto sociale contemporaneo. Poter anche soltanto raccontare a una comunità così vasta com’è quella di Bimed delle grandi opportunità che derivano dalla cultura digitale e dalla capacità di gestire in sicurezza la re- lazione con i contesti informatici, è di per sé una occasione imperdibile. Premesso che vi sono indagini internazionali da cui si evince l’esigenza di organizzare una forte strategia di ripresa culturale per il nostro Paese e considerato anche che è acclarato il dato che vuole l’Italia in una condizione di regressione economica proprio a causa del basso livello di alfabetizzazione (n.d.r. Attilio Stajano, Research, Quality, Competitiveness. European Union Technology Policy for Information Society II- Springer 2012) non soltanto di carattere digitale, ci è apparso doveroso partecipare con slancio a questo format che opera proprio verso la finalità di determinare una cultura in grado di collegare la creatività e i saperi tradizionali alle moderne tecnologie e a un’idea di digitale in grado di determinare confronto, contaminazione, incontro, partecipazione e condivisione… I docenti chiamati a utilizzare una piattaforma telematica, i giovani a inventarsi un pezzo di una storia che poi vivono e condividono grazie al web con tanti altri studenti che altrimenti, molto probabilmente, non avrebbero mai incontrato e, dulcis in fundo, le pubblicazioni… Il libro che avrete tra le mani quando leggerete questo scritto è la prova tangibile di un lavoro unico nel suo genere, dai tantissimi valori aggiunti che racchiude in sé lo slancio nel liberare futuro collegando la nostra storia, le nostre tradizioni e la nostra civiltà all’innovazione tecnologica e alla cultura digitale. Certipass è ben lieta di essere parte integrante di questo percorso, perché l’innovazione è cultura, prima che procedimento tecnologico. Il Presidente Domenico PONTRANDOLFO INCIPIT ROBERTO LOMBARDI La Scomparsa «Sparite. Le dico che sono sparite!» «Ma come “sparite”, non possono essersi dileguate nel nulla». «Lo so, sembra incredibile, ma è così». «Se fosse come dice, sarebbe una rovina per il nostro giornale». Mattinata agitata nella redazione del “Mercurio”, quotidiano di provincia, ma non meno agguerrito dei suoi fratelli di maggiore eco. Stefano Duili, vice redattore del quotidiano, da giorni cercava di mettere in guardia i colleghi: giornalisti, freelance, redattori e soprattutto il direttore del quotidiano per il quale lavora, mettendoli a parte di un’idea che si andava facendo strada dentro di lui, con sempre più forza, e che da qualche mese lo agitava. All’inizio niente più di una sensazione, una specie di prurito all’orecchio, ma all’organo più interno dell’udito, al senso stesso della comprensione: gli sembrava che giorno dopo giorno le parole stessero sparendo dai loro contesti usuali: discorsi, conferenze, dibattiti e pure dai libri. Anzi, «Provi a prendere un vocabolario», disse in chiaro tono di sfida al dottor Marasiti, il quale 14 dottore ci teneva ai titoli e a un certo tono formale da mantenere all’interno della redazione, ma poi anche fuori dagli orari di lavoro. «Che vocabolario!?», replicò il Marasiti, dottor Marasiti, più frastornato che sprovveduto. «De Voto Oli, Zingarelli; ha presente quei tomi dove sono celati tesori sconosciuti?» Stefano chiamava il Marasiti coi dovuti appellativi, ma a maggior ragione con lui era schietto e franco, e non mancava di una certa dose d’ironia con tutti, in redazione. «Sì, Zingarelli», ripeté meccanicamente il dottore, riavendosi o sforzandosi un poco di riprendersi dallo stordimento nel quale era precipitato da almeno un quarto d’ora, cioè subito dopo la visita, che era stata più un’incursione, del suo solerte vice . «Ma lei, Duili», il quale non era riuscito ad andare oltre i primi tre esami alla facoltà di Giurisprudenza, «Lei, Duili, li usa ancora i vocabolari? Io ormai mi sono convertito alla rete, a Wikipedia», ammise, stupito che il giovane collega si potesse ancora vantare di andarsene in giro con i volumi del Battaglia sottobraccio. E subito aggiunse: «A proposito: Wikipèdia o Wikipedìa, caro Duili?» La questione era drammatica, anzi “grammatica” per certi versi, e il direttore se ne usciva con curiosità da Settimana Enigmistica? «Se dobbiamo tenere fede al suffisso “pedìa”, al pari di Enciclopedìa, allora la seconda versione è da ritenersi quella cor- 15 retta. Ma il linguaggio si evolve con l’uso, e l’uso vuole che l’enciclopedia del web venga ormai chiamata da tutti, familiarmente, Wikipèdia». «Giusto, Wikipedìa; ma, come dice bene lei: l’uso, il gergo, la gente che parla. E proprio alla gente che chiama la sua enciclopedia in rete Wikipèdia, noi dobbiamo dare le notizie, ogni giorno, nel linguaggio più semplice e chiaro». «Già», aggiunse Stefano; e fu tutto quello che riuscì ad affiancare al tono accorato del dottor Marasiti, che sembrava in preda alla più vaga disperazione. Passato quel momento, e quell’angustia, Stefano tornò alla carica: «Allora ce l’ha un vocabolario?» Il dottore annuì, aprì il cassetto sulla sinistra della sua scrivania, lo richiuse; sembrò riflettere un momento, con lo sguardo rivolto in basso a destra, poi si riebbe alzando gli occhi al cielo, o appena un po’ più in basso, su uno scaffale alla sua sinistra, e indicò col dito puntato con precisione. Stefano, che non si era ancora seduto dal suo ingresso nell’ufficio del direttore, mosse qualche passo e senza tentennamenti afferrò il volume rilegato in tela verde olivo: un’edizione non recentissima del dizionario Gabrielli. Lo porse, col braccio teso, al suo direttore e disse, non senza enfasi: «Ecco, a lei; cerchi la parola ‘saggezza’». Il direttore fu colpito dalla serietà del suo sottoposto, e dall’impegno che metteva in quella dimostrazione che 16 aveva il sapore di una cerimonia vagamente sacra. «Saggezza?!», replicò in un fil di voce il direttore, ma subito si riebbe; inforcò le lenti da presbite, poggiò il libro aperto davanti a sé e cominciò a sfogliare: «Prealpino…», no, siamo ancora distanti, «Scempiaggine…», più indietro Marasiti, più indietro, «Saltellare…», ancora un pochino, «Ruotino…», troppo, «Sacramento», un’altra pagina, un’altra ancora, «Sagèna… Sagèna due… Saggiare… Eh, no!», borbottò il dottor Marasiti, «Eh, no, siamo oltre», e ripeté, percorrendo, col dito, a ritroso: «Saggiare… Sagèna…», e qui s’accorse della falla: «Ma fra Sagèna e Saggiare manca…», «Manca ‘saggezza’; che le dicevo? Adesso mi crede?» Marasiti si prese una dottorale pausa; la sua bocca e i suoi occhi si cercarono, come a volersi dare conforto in una smorfia delusa, preoccupata, irritata. Si alzò con uno scatto, una ingenua dimostrazione di reazione: «Dobbiamo fare qualcosa», disse guardando fisso in volto il suo viceredattore. Il che significava che chi si sarebbe dovuto incaricare di fare qualcosa sarebbe stato proprio il vice. E subito. «Direttore, mi autorizzi; voglio andare per strada, scendere fra la gente e intervistarla, ma senza dare nell’occhio, senza presentarmi come giornalista». «E cosa vuole chiedere al nostro pubblico, Duili?» La voce del 17 povero Marasiti era sfilacciata, i suoi pensieri altrove, all’assemblea dei soci di maggioranza che foraggiavano il giornale che lui dirigeva, ormai, da venticinque anni: cosa sarebbe successo se i lettori fossero calati, svaniti, dileguati? «Voglio chiedere alla gente», continuò Stefano, senza sospettare le trame seguite dai pensieri del suo direttore, «di spiegarmi il significato di parole come: democrazia, libertà, imperialista, fascista, comunista, capitalista, liberale». «Perché, Duili, forse lei non conosce il significato di queste parole?», replicò il dottor Marasiti, ormai alla fine del film che lo vedeva costretto a dare le dimissioni dalla conduzione della redazione del Mercurio. «Beh, non sono più tanto sicuro di sapere che cosa significa veramente destra o sinistra o rappresentate del popolo o demagogia, e soprattutto non sono sicuro che lo sappia la gente che ci ascolta e ci legge. Voglio capire che cosa ci comunichiamo quando parliamo o se diamo per scontato il senso delle parole che usiamo». «Faccia pure, Duili; ma faccia presto». Il pallore del volto di Marasiti sembrava aver cancellato dalla sua espressione ogni parvenza di titolo, di carica, di ruolo. Sem- 18 brava quasi che l’ex dottor Marasiti si stesse chiedendo: «Che significa direttore? Che cosa significa giornalista?» E la risposta giaceva sul fondo di una profondissima valle dalla quale non proveniva più alcun’ombra di eco. 19 CAPITOLO PRIMO A.B.C. L’epidemia si stava diffondendo in maniera rapida ma con effetti strani e talvolta bizzarri. Era un martedì pomeriggio e la maestra Giulia Bonora stava insegnando l’alfabeto ai suoi alunni della 1ªA, l’unica sezione di una piccolissima scuola elementare di campagna. «Allora… A, B, C, D... bambini, qualcuno vuole dire una parola con la A, con la B, con la C e con la D?», disse la maestra Giulia. «Io!», disse Alessandra, «con A apologizzare, con B blenorragia, con C cologaritmo, con D desossiribonucleico». La maestra Giulia rimase a bocca aperta: come poteva essere che una bambina povera, piccola e ancora analfabeta conoscesse quelle parole? Ma subito dopo pensò «forse mi sono sbagliata… magari sto diventando sorda come una campana…» e continuò la lezione. Quando finì, qualche minuto prima della ricreazione, disse ad Alessandra che voleva parlare con lei. La prese da parte e le chiese: «Alessandra, come fai a sapere quelle parole che hai detto prima?» 20 A.B.C. «Non lo so… so solo che le so e basta». «Ma… dimmi la verità… non puoi saperle e basta…» «Ma è vero, io non dico bugie!» «Va bene, scusami. Adesso puoi andare a giocare». Dopo questa conversazione la maestra Giulia decise di andare a parlare con il direttore della scuola. «Signor direttore, mi scusi, avrei bisogno di parlare con lei: oggi ho scoperto con grande sorpresa che la mia alunna Alessandra Tilibra della 1ªA parla con parole molto ricercate per la sua età. Magari le può sembrare strano, ma le assicuro che non è normale che una bambina di sei anni, e per di più proveniente da una famiglia molto povera, conosca le parole che ha usato oggi in classe». «Ma signora, per favore! Le può aver sentite da qualche adulto o magari da qualche pubblicità. Adesso vada, per cortesia: i bambini non possono stare da soli!» La maestra Giulia uscì dall’ufficio del direttore un po’ delusa, ma quando arrivò di nuovo in classe si ritrovò con una sorpresa ancor più grande della prima: i bambini chiacchieravano fra loro, come sempre, ma stavolta nei loro soliti discorsi tutti quanti usavano parole ricercate. Ed era stranissimo sentir uscire dalle loro piccole bocche parole come ecumenismo, sciorinare, mitteleuropeo, turricolato, ecc... Capitolo primo 21 Giulia corse subito verso l’ufficio del direttore e stavolta lo trascinò in classe perché vedesse con i suoi occhi, ma soprattutto sentisse con le sue orecchie, quello che stava succedendo. Dopo un primo, lungo momento di smarrimento, il direttore disse: «In tutta onestà, non ho mai visto né sentito niente del genere! Sono senza parole…» «Signor direttore, neanch’io! Sono impaurita ed impressionata allo stesso tempo. Mi sembra che la miglior cosa che possiamo fare è che lei mi dia un permesso per andare in città a vedere se là succede lo stesso», disse la maestra Giulia. «Sono d’accordo. Parta domani stesso: non c’è tempo da perdere!» Giulia aveva pensato a tutto: sarebbe andata da Maria, una sua vecchia compagna di scuola che adesso insegnava anche lei in una prima elementare di una importante scuola del centro, e avrebbe provato a vedere se anche là stava succedendo la stessa cosa. Il viaggio fu tranquillo, ma Giulia era pensierosa, perché continuava a chiedersi come mai dei bambini che ancora non conoscevano l’alfabeto potessero usare parole che a volte neanche tanti adulti sanno e usano. 22 A.B.C. Una volta arrivata in città, Giulia andò subito alla scuola di Maria e la trovò che stava entrando in classe con i suoi alunni. Quando questa la vide esclamò: «Giulia, che bella sorpresa! È da tantissimo che non ci vediamo… ma cosa ci fai qui? Perché non mi hai avvisata che saresti venuta?» «Mah… volevo farti una sorpresa…» «Brava! Vieni, entra. Rimani un po’ con noi, tanto sei abituata a stare con i piccolini, no?» «Certo! Rimango molto volentieri!», disse Giulia accettando l’invito dell’amica. «Perfetto! Allora, bambini, vi presento una mia carissima amica. Si chiama Giulia e anche lei insegna a bambini della vostra età, ma in una scuola in campagna». Dopo la presentazione Giulia, che non voleva disturbare, rimase per tutta la lezione seduta in fondo all’aula. Anche gli alunni di Maria stavano imparando l’alfabeto, ma in un’ora di lezione Giulia non sentì nessuna parola “strana”: per gli esempi che la maestra chiedeva, i bambini usavano solo parole come ape, buono, casa, dito… Finita la lezione, le due amiche andarono a prendersi un caffè e a fare due chiacchiere, visto che era da tanto che non si vedeCapitolo primo 23 vano. Parlando del più e del meno, a un certo punto Maria disse: «Sai che domani me ne vado a Milano con il mio fidanzato? Ci staremo una settimana». «Davvero? Che bello!», disse Giulia. «Ma come fai con la scuola e con le lezioni?» «Ho chiesto un permesso al mio direttore e me lo ha dato!» «Che fortuna che hai! Io a scuola mia non ho tutta questa libertà!» «Non hai cosa?», chiese Maria stupita. «Libertà». «Non capisco…» «Cosa non capisci?» «La parola che hai usato». «In che senso “la parola che ho usato?”» Il dialogo assurdo continuò ancora un po’ e solo dopo un paio di minuti Giulia si rese conto di una cosa che la confuse ancora più di prima che arrivasse in città: adesso, infatti, si trovava davanti ad un adulto che non sapeva il significato della parola libertà… 24 A.B.C. CAPITOLO SECONDO Si parte! Il giorno dopo, Maria e Fabio, il fidanzato, erano da poco saliti sul treno che li avrebbe portati verso una meritata vacanza. Entrambi lavoravano molto e da tempo desideravano trascorrere alcuni giorni da soli. Erano fidanzati già da due anni ma le occasioni di viaggiare erano fino ad allora state poche; le loro mete preferite erano le città d’arte, infatti Milano era in programma da tempo. In realtà Milano, per Fabio, che faceva il pubblicitario, era in questo caso anche un viaggio di lavoro, ma avevano a disposizione un’intera settimana, sottratti i due pomeriggi previsti per gli impegni di lavoro. Erano seduti l’uno di fronte all’altra, in corrispondenza del finestrino, dal quale potevano osservare il tipico paesaggio circostante: alberi isolati, prati, boschetti, campi coltivati… Attraverso il vetro un po’ opaco li raggiungevano i raggi di un timido sole che illuminava i loro capelli biondi e gli occhi azzurri: avevano entrambi un aspetto angelico. Era una giornata abbastanza calda e fortunatamente la vettura non era molto affollata: vicino a loro una elegante signora, con barboncino in cuccia al seguito, era assorta in lunghe conversa- 26 Si parte! zioni al cellulare, più avanti una donna con in braccio un bambino piccolo, un anziano addormentato e alcuni gruppi abbastanza rumoreggianti di studenti universitari. Fabio, solitamente molto loquace, era quella mattina anche emozionato all’inizio della tanto attesa vacanza, e, come un fiume in piena, investiva Maria con mille argomenti diversi, a partire dai luoghi da visitare, il Duomo, la Galleria, il Castello Sforzesco, il Museo di Storia Naturale…, fino ad arrivare al nuovo capo, alle riunioni che lo attendevano, interrompendosi di tanto in tanto per indicare a Maria qualcosa che fuori dal finestrino attraeva la sua curiosità: un campanile medievale, stormi di uccelli, cavalli al pascolo… Dal canto suo Maria, che normalmente si sarebbe anche lei entusiasmata a quei discorsi, stavolta non riusciva a seguirlo, pur mantenendo un’espressione apparentemente partecipe. Ogni tanto, però, le sue palpebre si chiudevano. «E tu?», questa domanda la distolse per un istante dai pensieri che la tenevano occupata e si avvide che Fabio la scrutava con aria perplessa. Solo così si accorse di non aver condiviso tutti i suoi pensieri che con se stesso e che, preso dall’entusiasmo per i preparativi, aveva trascurato di osservare che la fidanzata già dal giorno precedente era immersa come in un mare di pensieri. 27 Capitolo secondo «Scusa, ero distratta, stavo pensando ad altro. Che cosa dicevi?» domandò Maria dispiaciuta. «Non preoccuparti, anche io sono stato così poco attento a te che solo ora mi accorgo che c’è qualcosa che non va» rispose lui, «comunque ti stavo solo chiedendo se anche tu berresti un caffè visto che arriva il carrello delle vivande». «Sì, hai ragione, sono un po’ pensierosa, ma niente di grave. Forse un caffè mi tirerebbe su. Anzi no. Meglio qualcosa di fresco, se ci fosse un gelato sarebbe perfetto!» Nel frattempo il carrello, dal fondo del vagone, era giunto da loro. Nel momento in cui l’hostess porgeva a Maria l’ultimo gelato, il barboncino, elusa facilmente la sorveglianza della frivola signora, con un balzo addentò il gelato e corse a mangiarlo lontano, gocciolando via sulla moquette del corridoio. La buffa scena riportò il sorriso e distese gli animi dei due innamorati che dimenticarono la loro momentanea difficoltà di comunicazione. L’elegante signora, invece, tutta mortificata, si alzò di scatto e correndo sui tacchi cercò di riacciuffare il cagnetto. Maria e Fabio ripiegarono su un the freddo. Giunti intanto all’ultima fermata prima di Milano, alcuni passeggeri scesero, l’unico a salire fu un signore anziano, con baffi e capelli bianchi e un aspetto distinto da professore in pensione e, forse, lo 28 Si parte! era; reggeva in mano una valigetta da viaggio e teneva sotto il braccio un quotidiano ripiegato. Aveva l’aria di essere di buonumore, il classico tipo ciarliero, infatti nell’ampia scelta di sedili, si diresse da loro. «È libero?» chiese cortesemente. «Sì certo, si accomodi pure» gli risposero stupiti. Il distinto signore, sorridendo, si sedette accanto a Fabio, di fronte a Maria. Spiegò il giornale, iniziò a leggere, alzando lo sguardo di tanto in tanto, con fare da vecchio osservatore. Leggeva “Mercurio”; Maria, incuriosita, notò che leggeva le ultime pagine e immaginò che fosse l’inserto culturale. «Anche voi andate a Milano dunque!» il lettore ruppe il ghiaccio con un sorriso. «Sì, andiamo in vacanza per una settimana, finalmente!» rispose Maria,e continuò: «Anche lei approfitta di questo accenno di bel tempo?» «Ora ho tanto tempo libero in più rispetto a quando insegnavo e cerco di occuparlo leggendo e viaggiando, dal momento che sono solo». Durante quello scambio di battute, gli occhi di Maria erano stati attratti dai titoli della prima pagina di fronte a sé: MARCONISTA INGLESE BREVETTA NUOVO CODICE, e più in basso: 29 Capitolo secondo CHE LINGUA PARLIAMO? RICERCATORI UNIVERSITARI SI INTERROGANO SULLA LINGUA CHE CAMBIA. Maria scosse Fabio indicandogli quel titolo ed esclamò: «Forse dovremmo cercare di saperne di più, potrei trovare la risposta alle domande che mi ponevo, ne parlavo anche l’altro giorno con la mia collega Giulia… non so come spiegarti, ma notavo che ci sono parole che non conosco o che credevo di conoscere…» «Sì, per vendere i giornali ci si inventa di tutto oggigiorno!» la interruppe Fabio, quasi bruscamente. «Mi permetta di dissentire, giovanotto. Io che sono di un’altra epoca ho l’impressione di vivere in un altro mondo, come se si stesse realizzando l’ossimoro della comunicazione a-comunicativa» fu la riflessione in tono un po’ avvilito del loro compagno di viaggio, che li lasciò entrambi silenziosi: poco sensibile al problema, lui cominciava a pianificare gli impegni di lavoro che lo pressavano, invece lei ripiombava nei pensieri iniziali, forse cominciando a porsi altre domande. In quel momento la voce registrata annunciò l’imminente arrivo a destinazione e i passeggeri cominciarono a prepararsi con calma. Il distinto signore salutò col consueto sorriso e si mise in fila prima di loro. Tra i passeggeri ormai tutti incolonnati scorsero nuova- 30 Si parte! mente l’elegante signora con in braccio il piccolo furfante che ancora si leccava i baffi. CAPITOLO TERZO Agenda verde Appena il treno si fermò, Maria e Fabio salutarono il loro compagno di viaggio che ricambiò con un simpatico sorriso. Scendendo i due ragazzi incontrarono un “vu cumprà” che vendeva dei coloratissimi portachiavi a forma di gelato, con un cono, che sembrava molto croccante, e con tanti diversi gusti dai colori differenti. Fabio decise di comprarne uno a Maria per distoglierla dai suoi pensieri. Il “vu cumprà” appena si avvicinò, iniziò a fare un insolito discorso: «Sapete, sta accadendo una cosa molto strana… Dei bambini di campagna parlano con delle parole estremamente difficili e complesse, che gli adulti non conoscono e non usano. Le maestre di questi individui sono molto sbalordite e sorprese. Invece il gruppo di bambini di città conosce delle paroline troppo semplici e poco adatte alla loro età. Questa massa di bambini sta crescendo in maniera inconsueta e i loro genitori sono molto preoccupati». «Ma che parole sono in… in… individuo, gruppo e ma…massa?» disse Maria frastornata dal discorso fatto dal “vu cumprà”. Fabio vedendola così confusa e disorientata iniziò a schernirla. La ragazza si sentì offesa e si turbò ancora di più. Pensò, che il suo 32 Agenda verde ragazzo era un presuntuoso. Ad un tratto Maria percepì un dolce ed intenso profumo di caffè e cominciò ad aprire gli occhi pigramente e vide il bel volto sorridente di Fabio che le porgeva un bollente caffè. La ragazza accennò un sorriso, prese il caffè si raddrizzò sulla poltrona e gli chiese: «Cosa succede Fabio? Non eravamo già scesi dal treno? Non avevo incontrato un “vu cumprà?» «No,cara» le spiegò affettuosamente Fabio «Ti eri solo addormentata e avrai sognato». Un altoparlante annunciò l’arrivo a Milano Centrale. I passeggeri iniziarono a prepararsi per scendere e si avvicinarono alle porte; i due fidanzati salutarono amichevolmente il loro compagno di viaggio che ricambiò con un simpatico sorriso. Fabio e Maria scesero dal treno accolti da un pallido sole. All’improvviso la ragazza si toccò l’orecchio e si accorse di aver perso uno dei due orecchini che le aveva donato Fabio. «Fabio, ho perso l’orecchino che mi hai regalato a Natale… Uffa no! Anche questo… Ti prego sali sul treno, forse l’ho perso quando mi sono addormentata». Il ragazzo salì velocemente sul vagone ferroviario alla ricerca dell’orecchino. Maria rimase ad attenderlo vicino al treno con tutti i loro bagagli cercando di controllare la sua ansia. Non riusciva a comprendere 33 Capitolo terzo cosa le stesse succedendo… Ed era molto preoccupata. Nel frattempo Fabio cercò l’orecchino dove erano stati seduti. Lo trovò sotto il sedile e si chinò per prenderlo e lì vide anche un’agenda di un bel color verde muschio. «Di chi è?» domandò Fabio raccogliendola. Immaginò subito che potesse essere del loro distinto e simpatico compagno di viaggio, scese dal treno e la mostrò a Maria. Timidamente iniziarono a sfogliarla e a leggere qualche appunto. Notarono che l’agenda era molto ordinata e al suo interno c’erano moltissimi appunti e riflessioni ed anche tanti bigliettini dello stesso colore dell’agenda. Era piena di numeri di telefono con dei nomi strani e vi erano segnati tanti appuntamenti e alcuni articoli ritagliati del giornale Mercurio, in un piccolo scompartimento c’era una penna che sponsorizzava lo stesso giornale. Decisero così di rincorrere l’uomo per riconsegnare l’agenda; ma lo persero di vista e chiesero informazioni ad un capostazione che non seppe rispondere. Maria, voltandosi, all’improvviso lo vide e lo indicò a Fabio. Lo rincorsero per un lungo tratto ma il professore aveva un passo veloce e i ragazzi non riuscirono a raggiungerlo. Arrivato all’uscita della stazione si infilò velocemente in una macchina nera e lucida 34 Agenda verde di grande cilindrata con vetri scuri e una evidente ammaccatura sul lato destro. Salendo in macchina salutò l’uomo alla giuda che indossava un cappello e occhiali da sole il quale gli rispose con un enigmatico sorriso e mise in moto l’auto. Maria e Fabio cercarono di chiamare ad alta voce il loro compagno di viaggio ma inutilmente e pensarono di salire su di un taxi per raggiungere l’auto che si allontanava con il proprietario dell’agenda. 35 Capitolo terzo CAPITOLO QUARTO La solitudine Lì alla stazione i taxi si susseguivano veloci, era difficilissimo fermarne uno, ma i due fidanzati si salvarono in zona ‘cesarini’ perché un signore distratto dal cellulare, non poté salire sul suo taxi e i due ne approfittarono. Caricarono tutte le loro valigie nel portabagagli e salirono a bordo; l’autista, un po’ in là con gli anni, appesantito e anche un po’ sordo, si sistemò piano piano alla guida e chiese con un vocione: «Dove vi porto?» «Presto, segua quell’auto nera, la raggiunga» gli ordinò freneticamente Fabio. «Bene, un inseguimento, che sarà mai?» rispose l’autista «vi hanno derubato eh? Al giorno d’oggi certo che non si può avere fiducia di nessuno, sapeste quante ne vedo e ne sento con il mio lavoro!» «FIDUCIA» quella parola fu come un’esplosione nella testa di Maria: cosa è la fiducia? Perché la fiducia? Fiducia di che, di chi? Il cervello si era come bloccato e gli occhi si spalancarono come per la paura o la meraviglia; Fabio intervenne: «Non si preoccupi, si tratta solo di un compagno di viaggio che ha perso qualcosa, faccia in fretta». 36 La solitudine «Ah, avevo capito bene allora, si tratta di un furto, e, ma me lo immaginavo, ne succ…» «No, no, faccia in fretta le dico» replicò Fabio tra l’infastidito e il preoccupato e girò lo sguardo per cercare conforto negli occhi della fidanzata, ma… «Maria, cos’hai? Non stai bene?» «Fabio non è possibile!» «Cosa? Che cos’altro è successo adesso». «Non so ancora, non so ti dico, ma ho come l’impressione di vedere il mondo da dietro un vetro, di seguire quello che accade intorno e di non capire quasi nulla, una sensazione che neanch’io comprendo e che non so bene spiegarti, però…» «Cosa c’è da capire, scusa: un signore un po’ distratto ha dimenticato qualcosa e noi abbiamo deciso di essere gentili con lui, si tratta di civiltà…» «Come hai detto?» «E noi…» «No, l’ultima parola che hai pronunciato». «Civiltà?» «Cos’è, che cos’è la civiltà? Perché parli così adesso? Lo fai apposta per mettermi in difficoltà? Vuoi farmi uno scherzo, prendermi Capitolo quarto 37 in giro, ancora non hai capito allora…» «Maria, ma cosa dici, davvero non ti capisco... cosa ti capita... eri così contenta di fare finalmente questo viaggio, non vedevi l’ora, ne abbiamo parlato per settimane ed ora, forse, ti sei pentita, magari pensi agli alunni che hai lasciato, è così? Il tuo proverbiale senso del dovere…» «Ancora? Ancora insisti a pronunciare parole oscure? Continui?» Il tono di Maria ora era davvero duro, quello che doveva essere un momento sereno per loro, si stava rivelando un vero incubo, solo nervosismo e incomunicabilità. Ora i due fidanzati pur seduti sullo stesso sedile l’uno accanto all’altro, nei loro pensieri erano lontani anni luce, Fabio prigioniero dei suoi interrogativi guardava spaesato le automobili che sfrecciavano accanto al loro taxi, la strada era un turbinio di persone e colori, nulla che ricordasse la pace del loro paese così rassicurante con le casette rosse, le soffitte in alto con gli abbaini che sembrano angeli protettori… qui scorreva tutto velocemente, addirittura, nonostante il semaforo fosse di colore rosso, le auto continuavano la loro corsa obbligando i pedoni a lanciarsi tra i veicoli per attraversare, nella speranza di non essere investiti. «Ma qui sono tutti matti, scusi autista, ma si rende conto?» 38 La solitudine «Vuole il conto? Ma se non siamo ancora arrivati!...» All’improvviso una brusca frenata fece cadere l’agenda ai piedi di Maria e le parole scivolarono via spezzettandosi in tante lettere ammassate sul fondo della macchina. «Scusi, ma non ha visto che l’auto davanti stava frenando, non può stare più attento?» Intanto l’autista cominciò a inveire contro il conducente della macchina davanti che aveva frenato di botto: «Ma da dove viene quello, dalle montagne? È il caso di fermarsi in questo modo? Che ne sanno loro, montanari che non sono altro…e poi chi me lo ripaga il taxi?» «Ma cosa dice» intervenne Fabio «si rende conto che stavamo per sbattere la testa, per fortuna ci siamo ancorati al sedile anteriore altrimenti…» «Oh, dica cosa vuole? il lavoro è lavoro mica mi posso preoccupare se a bordo ci sono dei distratti… Prima mi dice di correre e poi…» «Attento, ma lo vede che quella grossa auto ha svoltato, non la perda di vista!» Intanto Maria, piegata in due, cercava di raccogliere tutte le lettere che riusciva a trovare. Capitolo quarto 39 «Maria cosa fai, alzati, non è successo nulla!» «Guarda, l’agenda mi è caduta e le parole sono scivolate via ed ora non riesco a trovarle tutte perché si sono spezzate in mille lettere, come faremo?» «Questa proprio non ci voleva, certo che a distrazione sei una campionessa, non ti si può affidare nulla!» «Da quanto tempo pensi questo di me, non me lo avevi mai detto». «Per la verità sono molte le cose che penso ma non dico!» «Ah si, e sentiamo come sarei io?... sono proprio curiosa di sentire il genio!» Fabio la guardò negli occhi e fu come se la vedesse ora per la prima volta, il suo sguardo, il tono della sua voce, la sua arroganza; certo bella era bella, per questo si era innamorato di lei, ma in quanto a carattere… «Ecco», l’autista interruppe i suoi pensieri «l’auto che vi interessa si è fermata, siamo arrivati al ‘Grand Hotel’». «Spicciati Fabio, scendiamo ora e comincia a pensare come fare per spiegare a quel signore il guaio che abbiamo combinato». «Guaio?… Abbiamo?...» «Certo, dovrai pur spiegare come mai tutto questo macello di lettere!» 40 La solitudine «Ma… a te non viene mai in mente che puoi aver commesso un errore e che ti devi assumere la responsabilità dei tuoi atti?» A quelle parole Maria scoppiò in un pianto irrefrenabile, spalancò la portiera della macchina e si lanciò fuori mentre tutte le lettere le cadevano per terra sparpagliandosi sull’asfalto bagnato dalla pioggia che ora veniva giù piano, non si era mai sentita così sola… Capitolo quarto 41 CAPITOLO QUINTO Uno strano personaggio La pioggia, sempre più incessante, faceva scorrere le lettere nei pressi del “Grand Hotel” Maria cercò di raccoglierle tutte. Poi si accorse che le lettere nella sua mano iniziavano a muoversi componendo la parola “Consapevolezza”. Maria, alla vista della parola chiese a Fabio: «Fabio, puoi dirmi cosa significa questa parola nella mia mano?» Fabio le rispose: «Ma come è possibile che non conosci il significato di questa parola?» Maria, completamente confusa da tutto quello che stava succedendo, gli disse: «Fabio devo confessarti una cosa: in questi giorni mi sta succedendo qualcosa di molto strano e sono davvero preoccupata; mi sono accorta che alcuni bambini utilizzano parole ricercate difficili perfino per noi adulti mentre io non riesco a capire neanche le parole più semplici». Fabio cercò di rassicurarla e allora Maria, quasi ragionando a voce alta, continuò a chiedergli: «Fabio, non credi che le parole scomparse, le lettere staccate, la mia difficoltà a comprendere il significato dei vocaboli, abbiano un legame fra loro?» 42 Uno strano personaggio E Fabio, non riuscendo fino in fondo a capire le parole della sua fidanzata, le rispose: «Si, può essere così…» Maria prese le lettere che aveva raccolto e cercò di incollarle tra loro, ma, nelle sue mani, come era accaduto per la parola “consapevolezza“, le lettere presero vita, formando stavolta una frase “Gatto con gli stivali”. Maria, un po’ confusa sentì un clacson dietro di sé e si voltò. Dalla macchina extra lusso bianca avorio, che aveva bussato, uscì uno strano personaggio. La prima cosa che apparve fu un grande stivale di pelle, subito dopo seguì un cappello con una lunga piuma, poi una spada e infine… una folta coda arancione! Maria, non riusciva a credere ai suoi occhi, stava quasi per svenire, ma lo strano personaggio fortunatamente la prese al volo. Quando riprese i sensi, Maria, si trovo tra due braccia pelose di color arancio a strisce bianche: era proprio lui, il gatto con gli stivali! In quel momento a Maria ritornarono in mente le tante sere di molto tempo fa quando il nonno, davanti al camino, sorseggiando una bella tazza di cioccolato caldo, le leggeva le favole del suo personaggio preferito: il Gatto con gli stivali, appunto. «Signorina le serve qualcosa?» chiese “Il Gatto con gli stivali” e Maria, ancora un po’ frastornata, rispose: «Si, avrebbe visto un Capitolo quinto 43 uomo dall’apparente aria di professore in pensione? Ha la barba bianca e corta, porta sempre con sé un giornale sotto braccio, insieme ad un contagioso sorriso». Il gatto le rispose: «Si lo conosco, è il dottor Marasiti, il direttore del giornale “Il Mercurio”, sto proprio andando da lui per un affare importante: Pare che ultimamente, la gente di città dimentichi e non usi più alcune parole e la redazione del Mercurio sta indagando, se volete potete venire con me». Maria allora disse felice: «Ok, buona idea». Con aria indifferente Fabio e Maria entrarono dall’ingresso principale dell’hotel cercando di nascondere come meglio potevano il “Gatto con gli stivali”. Grazie alle indicazioni della reception, finalmente la loro ricerca stava per terminare. Ma ci fu un piccolo imprevisto. Davanti all’ascensore sostava una enorme comitiva di turisti giapponesi, quindi Fabio e Maria, per non far notare il loro strano “compagno”, furono costretti a raggiungere la stanza, posta all’undicesimo piano del “Grand Hotel”, usando le scale di servizio, mentre Fabio sbraitava per tutto il tempo contro il Gatto. Ancora affaticati dalla salita, giunsero davanti alla porta, fatta con legno di ciliegio e una maniglia in oro. Bussarono ansiosi e si 44 Uno strano personaggio accorsero che la porta era aperta. L’uomo li accolse con il suo solito contagioso sorriso, per niente stupito dalla vista del gatto con gli stivali che Fabio e Maria maldestramente cercavano ancora di nascondere. Il dottor Marasiti, vedendo il gatto, capì subito cosa volesse da lui. Ma al contrario si stupì nel rivedere i suoi compagni di viaggio con un’agenda verde in mano. Marasiti, sorpreso, chiese loro: «Dove avete trovato la mia agenda? È molto importante per me, contiene molte informazioni utili al mio giornale, al mio lavoro ed anche alle mie ricerche». Allora Maria si affrettò a restituire l’agenda al signore e gli chiese incuriosita, freneticamente: «Signore, posso sapere perché le parole si staccano dalla sua agenda?». Marasiti, sorpreso da quella domanda, li lasciò con una scusa e uscì insieme al “Gatto con gli stivali”. Dopo qualche istante il direttore tornò e disse: «Ragazzi, so perché si sono staccate alcune parole dall’agenda: molte di esse sono ormai “sparite” dal dizionario, hanno perso la loro funzione e giacciono “morenti“ in attesa di essere portate nel cimitero delle parole perdute; ho paura che con il passare del tempo le persone svilupperanno un’intensa incomunicabilità che provocherà molti problemi. La causa di questa perdita di molti termini italiani è il Capitolo quinto 45 fatto che purtroppo la gente di città, al giorno d’oggi, pensa solo al cellulare, alla tecnologia, ai videogiochi e al computer, quindi il suo linguaggio si sta impoverendo. Al contrario, la gente di campagna, entrando in contatto con nuove realtà, acquisisce sempre nuove parole, molto più complicate e difficili di quelle comuni! Così le parole che in città scompaiono, ricompaiono in campagna. Ho incaricato la redazione del Mercurio di indagare su tutto ciò che sta accadendo, insieme al mio amico felino che già da tempo studiava l’evoluzione avanzata del vocabolario dei ragazzi di campagna». Maria pensò a questa spiegazione e capì che quel suo strano compagno di viaggio poteva aver ragione. 46 Uno strano personaggio CAPITOLO SESTO L’arpa magica Il racconto del dottor Marasiti e del “Gatto con gli stivali” convinse ancora di più Maria che la sua incapacità a comprendere il significato di alcuni vocaboli fosse da attribuire a ciò che stava accadendo in città. Si chiedeva il perché di quella strana sindrome. In fondo aveva sempre amato tanto leggere, informarsi, utilizzare un linguaggio forbito! In classe, poi, aveva sempre incoraggiato i suoi alunni a fare altrettanto ed a utilizzare il vocabolario per ricercare il significato di parole non comuni. Mentre erano sul pianerottolo a discutere della situazione, il dottor Marasiti sentì il rumore dell’ascensore che stava per fermarsi proprio all’undicesimo piano e, per evitare che qualcuno potesse scorgere il suo amico delle favole, invitò i tre a entrare. Maria, assorta nei propri pensieri, rimase immobile, come se non avesse sentito; allora Fabio le diede uno scossone e la trascinò all’interno della camera. Qui, il direttore del Mercurio prese dall’armadio il computer, lo accese e contattò su skype il vice-redattore che, dal viso, lasciò chiaramente intuire come potesse essere la situazione al giornale. 48 L’arpa magica Alla domanda del direttore Marasiti: «Ci sono novità?» Duili, con gli occhi fuori dalle orbite e il viso paonazzo, rispose: «La situazione è grave!» e ancora «al Mercurio stanno arrivando numerose e-mail e le linee telefoniche sono intasate». «Perché?» ribatté il primo. «Chi ha comprato oggi il giornale, ha trovato intere pagine vuote; altri, invece, affermano che, sfogliando il giornale, l’inchiostro cade come polvere, portandosi via le parole». «Hai cercato di tranquillizzarli?» «Sì, però…» «Però, cosa?» Duili avrebbe voluto non allarmarlo, ma poi lo informò: «Dottore, si sta verificando ciò che temevamo. In redazione sono giunte una decina di richieste di aiuto da parte di genitori che non riescono a comunicare con i figli. Questi hanno perso la “consapevolezza” del significato dei termini della lingua italiana. Inoltre qualcuno, sostiene che in città si aggira uno individuo losco che, con strumenti super tecnologici, si avvicina ai bambini per farglieli usare». A questo punto il direttore salutò Duili, dopo avergli raccomandato di aggiornarlo su qualsiasi nuovo evento; poi rivolto ai due 49 Capitolo sesto fidanzati disse: «Non c’è tempo da perdere. Abbiamo bisogno del vostro aiuto. Dobbiamo indagare se anche in una città come Milano sta accadendo lo stesso fenomeno». Fabio trovò subito un’idea: «Io e Maria, fingendoci insegnanti di strada, potremo chiedere ai bambini quali sono i loro libri preferiti! Potremmo farli giocare con le parole, per capire se il loro linguaggio si è impoverito». Fabio si voltò verso la fidanzata ed esclamò: «Concordi!... Maria sei d’accordo!?!» Maria aveva lo sguardo perso nel vuoto, ma sul viso le si leggeva chiaramente un’espressione di gioia: il direttore, aprendo l’armadio per tirar fuori il computer, aveva fatto diffondere nella stanza un’intensa fragranza di lavanda, che le aveva ricordato l’infanzia e sua nonna, una donna dolce ma determinata, amante della natura. Ogni primavera, nonna Adele aspettava che arrivasse la piccola Maria per recidere dal giardino i fiori di lavanda, poi sempre insieme, li essiccavano e ne facevano dei sacchettini da riporre nei cassetti. Naturalmente il lavoro richiedeva tempo, così la nonna le raccontava delle storie intriganti e zeppe di avventure, così la piccola trascorreva ore e ore, senza annoiarsi, ad ascoltare quelle favole senza tempo. 50 L’arpa magica Poiché bisognava fare in fretta, Fabio, senza troppo garbo, scosse più che poté l’amata che, ritornando alla realtà aggiunse: «Forse ho capito quale potrebbe essere la soluzione ed evitare che i termini finiscano nel cimitero delle parole perdute». Il dottor Marasiti, Fabio e il nostro fiabesco gatto, in coro, risposero: «A quale soluzione stai pensando? Parla, non tenerci sulle spine!» «Penso» disse Maria «che ai ragazzi di città, dovrebbero essere lette fiabe, racconti, storie; anzi dovrebbero essere i loro genitori a farlo, per riappropriarsi del loro ruolo e riscoprire la bellezza dell’accompagnare i figli nel mondo magico della fantasia e della parola». L’idea piacque tanto al “Gatto con gli stivali” che si lasciò sfuggire: «Finalmente qualcuno dopo tanto tempo, si ricorderà che esisto!». I quattro, prendendo le scale antincendio, scesero nel retro del “Grand Hotel” e, poi, il dottor Marasiti con il suo amico felino si infilò nell’auto extra lusso bianca parcheggiata nella rimessa dell’hotel; mentre Fabio e Maria si portarono all’ingresso, si accostarono a un uomo che era di spalle per chiedere informazioni su come raggiungere un parco pubblico e, quando l’uomo si voltò, con grande stupore si accorsero che era il vu cumpra’ della sta- 51 Capitolo sesto zione. Questa volta, l’uomo aveva con sé un carrettino con la sua merce. Un occhio distratto avrebbe detto che si trattava della solita merce degli ambulanti immigrati: occhiali da sole, cover, bracciali, borse, portachiavi, ecc., ma l’acuto ingegno di Maria vi scorse, ben nascosti, degli oggetti che la colpirono: un acciarino, una scatola di fiammiferi, una scarpetta che sembrava di cristallo, un piffero, e poi un oggetto avvolto in un drappo di velluto rosso, che suscitò a tal punto la curiosità di Maria che, senza sapere cosa fosse, lo voleva comprare, ma alzando il sacchetto fu attratta da una meravigliosa arpa portatile con manici a forma di amorini. Uno dei due aveva il capo leggermente reclinato e un ricciolo gli pendeva sulla fronte, ricadendogli sull’occhio destro e sembrava che stesse facendo l’occhiolino a Maria; le guance paffute velate da un leggero rossore; l’altro con il pollice indicava le corde dell’arpa e sembrava che invitasse a suonarla. Ma ciò che maggiormente attirò la sua attenzione era la forma ad emme dell’arpa. «Che fosse un segno del destino!» esclamò Fabio. Il vu cumpra’ incitò Maria a provare a suonare e le disse che se le piaceva gliel’avrebbe regalata. La ragazza, imbarazzata, guardò Fabio che con lo sguardo la convinse a toccare le corde. 52 L’arpa magica Maria, dapprima timidamente, pizzicò le corde che emisero un suono stridente, facendo sobbalzare tutti; e allora la ragazza la restituì al vu cumpra’ che la incoraggiò a riprovare dicendole: «Delle mani così delicate, non possono che creare una dolce melodia che colpisce le corde del cuore!» e poi «Su dai, riprova». Questa volta Maria con disinvoltura pizzicò le corde e, con stupore vide che ogni corda toccata emanava una melodia e nell’aria appariva una lettera dell’alfabeto; così come per magia si compose la parola LIBERTÀ, ma questa volta ne comprese il significato. 53 Capitolo sesto CAPITOLO SETTIMO La libertà «Libertà» disse Maria «l’arpa ha composto nell’aria la parola Libertà. Ora che la vedo ne ricordo il significato» e, rivolgendosi a Fabio, proseguì: «Dobbiamo avere il coraggio di andare fino in fondo a questa storia per riappropriarci di tutte le parole che stanno scomparendo. Meno parole possediamo meno siamo liberi di comunicare le nostre idee, le emozioni, le paure, i sogni, le curiosità; senza le parole il mondo intorno a noi ci farà sempre più paura e ci sentiremo sempre più soli, proprio come mi sono sentita io in questi giorni!» Fabio la guardò con un’espressione perplessa: «Sei sicura di non esagerare?» «Mai stata così sicura in vita mia!», rispose lei con fermezza. Il venditore ambulante regalò l’arpa, come aveva promesso, e Maria posato un’ultima volta lo sguardo sull’acciarino, la scatola di fiammiferi, la scarpetta di cristallo e il piffero, esclamò: «Ho trovato: per combattere la pericolosa scomparsa delle parole dobbiamo ricominciare a raccontare fiabe e favole, sia agli adulti che ai bambini, e, senti qua che idea, nel farlo ci accompagneremo con 54 La libertà l’arpa, proprio come era abitudine presso gli antichi greci: saremo degli aedi metropolitani! Forza, dobbiamo correre in campagna!». «In campagna?» «Sì, dobbiamo andare a prendere una persona fondamentale per la riuscita del nostro piano: nonna Adele! Nessuno sa raccontare le fiabe meglio di lei!» «Ma tua nonna ha novanta e più anni!» ribatté il ragazzo. «Non per questo ha perso la memoria preziosa di favole e fiabe» rispose Maria. I due entrarono in un bar e con loro fecero ingresso un gruppo di donne e un losco figuro. Maria venne colpita dall’aspetto dell’uomo: era altissimo, vestito tutto di nero ed indossava degli scarponi da montagna. Si muoveva in modo strano, sembrava quasi un robot, e dal suo modo di parlare non trapelava alcuna emozione; questo fatto incuriosì ancora di più Maria che aguzzò le orecchie e si mise in posizione d’ascolto, come i gatti. Riuscì a rubare alcune informazioni: le donne erano insegnanti ed erano appena state ad una conferenza, tenuta proprio dal “losco figuro”, sull’importanza dell’inserimento della multimedialità nella didattica. L’uomo maneggiava uno strano strumento, simile ad un tablet, e ne illustrava il funzionamento dipingendolo come un oggetto in grado di fare miracoli e di far apprendere ogni contenuto 55 Capitolo settimo col solo divertimento e senza fare alcuna fatica. Maria si rivolse a Fabio: «Amore, ricordi che abbiamo sentito dire che c’è in giro un losco figuro che avvicina i ragazzi con aggeggi super-tecnologici? Guarda il tizio al tavolo dietro di me, non pensi che corrisponda per filo e per segno alla descrizione?» «Tesoro» rispose Fabio «quelle non mi sembrano affatto ragazzine e credo che tu ti stia facendo condizionare un po’ troppo da tutta questa faccenda. Prendi la tua borsa e andiamocene in campagna dalla nonnina, prima che io cambi idea». Maria sorrise un po’ imbarazzata, si mise la giacca e, con un gesto automatico, raccolse la borsa poggiata dietro la sedia. Sull’autobus Fabio divenne scuro in volto: si domandava come avrebbero fatto i bambini e gli adulti a comprendere le fiabe, dal momento che molte parole erano già scomparse dall’uso comune e dai vocabolari, e se tutta quella fatica e quel tempo spesi non si sarebbero rivelati inutili. Si rivolse a Maria e lei lo rassicurò: «A questo provvederà l’arpa magica, ogni sua corda darà vita all’immagine di una parola e nel leggerla ci si riapproprierà del suo significato. Come è successo a me con la LIBERTA’, fidati!» Detto ciò, Maria prese in braccio quella che fino a quel momento aveva ritenuto essere la sua borsa, ma nell’aprirla si rese tragica- 56 La libertà mente conto che l’aveva sottratta a qualcun altro. «Non è la mia! E adesso? I miei documenti? I nostri biglietti per il rientro?» Fabio tentò di calmarla e si mise a frugare nelle tasche della borsa alla ricerca di un qualcosa che potesse ricondurre al legittimo proprietario. La sua attenzione fu rapita da un foglio sul quale c’era una sigla, S.L.E.E.P. (Società Loschi Elementi Elimina Parole), seguita da quello che, a prima vista, pareva un programma. Lo lesse a voce alta: “La nostra Società ha come obiettivo quello di distruggere l’autonomia delle persone e di instaurare una dittatura. Per raggiungere lo scopo ogni membro si fingerà un insegnante esperto in didattica multimediale e con l’uso della macchina dimentica parole eliminerà dal linguaggio termini pericolosi quali: AMORE, LIBERTA’, FELICITA’, GIUSTIZIA, CORAGGIO, CULTURA, RESPONSABILITA’ e CONSAPEVOLEZZA. Sarà sufficiente introdurre nelle scuole l’apparecchio e far scrivere agli alunni i vocaboli sopra elencati, premendo il tasto invio questi finiranno nel cimitero virtuale delle parole”. Fabio guardò Maria e, solo in quel momento, capì l’importanza della loro missione. Scesi dall’autobus, dopo una passeggiata nel verde, Maria e Fabio scorsero una casetta di legno e pietra, con un tetto spio- 57 Capitolo settimo vente, era la casa di nonna Adele. I due bussarono alla porta. Venne ad aprire una donna anziana che camminava a passo lento, reggendosi con un bastone. Era bassa, magra e con un paio di occhiali a mezzaluna; aveva capelli corti e bianchi ed un sorriso che le illuminava il viso. «Che sorpresa, nipotina mia! Non mi aspettavo una tua visita. Vieni, venite, entrate!» Maria presentò Fabio alla nonna e questa li fece accomodare su un grosso divano di fronte al quale c’era un’enorme libreria. Maria, nel vederla, quasi si commosse poiché riconobbe tutti i suoi libri di quando era ragazzina. La nonna li aveva custoditi con cura perché sosteneva che le belle fiabe facessero bene ad ogni età. Senza perdere tempo Maria spiegò la situazione alla nonna e le illustrò il piano mostrandole l’arpa magica. Adele accolse con gioia l’idea di collaborare e cominciò a far domande. Si interruppe solo per dire: «Maria, dimenticavo di dirti che ha chiamato la tua mamma e dice che un tale l’ha contattata chiedendo di te. Pare abbia con sé la tua borsa ed è pronto a restituirtela oggi stesso alla scuola elementare del paese». Maria sobbalzò e, senza dire nulla alla nonna sull’identità di quell’uomo per non allarmarla, disse: «Fabio, prima di rilassarci è meglio recuperare la mia borsa». 58 La libertà Il ragazzo capì senza bisogno che lei aggiungesse altro. Davanti alla scuola, un gruppo di alunni festanti e di professoresse ignare accoglieva il losco figuro che era lì per tenere una lezione spettacolo dal titolo “Il massimo della conoscenza con il minimo sforzo”. Fabio e Maria si presero per mano. In quel momento le nuvole in cielo sembravano formare la parola “PAURA”. 59 Capitolo settimo CAPITOLO OTTAVO Il temporale Maria, subito chiamò la sua amica Giulia per avvertirla del losco personaggio e dei suoi complici che si aggiravano per le scuole. Mentre lei la chiamava, il losco personaggio si avvicinò al preside per chiedergli di entrare nel corpo insegnanti. Giulia, nel frattempo, aveva intuito che Maria era molto preoccupata, ed incuriosita le chiese come mai era così allarmata; Maria si trattenne dal raccontare tutta la storia telefonicamente alla sua amica e le anticipò solamente della presenza di questo personaggio riconoscibile solo dal suo aspetto: era molto alto, vestito di nero, con delle scarpe da montagna, si muoveva in modo strano e somigliava a un robot. Così facendo Maria la mise in guardia dalla possibile presenza di qualsiasi personaggio vestito in quel modo all’interno della sua scuola. Dall’altra parte della città, nella redazione del giornale “Il Mercurio”, il vice-direttore Stefano Duili riceveva una telefonata da una maestra di nome Maria che denunciava la presenza sul territorio di questi truffatori che avevano l’intenzione di far sparire il significato di tutte le parole affettuose e cortesi del vocabolario italiano. Maria informò Duili dell’invenzione del losco personaggio: la macchina “dimentica-parole”. Gli raccontò il piano 60 Il temporale diabolico dell’individuo e Duili rimase sbalordito. Nel frattempo si scatenò un violento temporale che interruppe la conversazione tra i due. Tuoni che all’improvviso si propagarono per il cielo emanando un suono che rimbombava in tutta la città e lampi che incrinavano il cielo colpendo il cortile e illuminando per un attimo la scuola. Il cielo si illuminava di rosso, come fosse di fuoco, incutendo terrore nelle persone. Sui monti il cielo era nero come la pece, e nuvole oscure vagavano qua e là. Gli alunni e gli insegnanti che si trovavano lì fuori per assistere alla lezione del losco figuro, si precipitarono all’interno. Il giorno successivo, Maria organizzò un gita alla stalla per far conoscere ai suoi alunni gli animali. Arrivati, Maria e gli alunni incominciarono a vedere le galline, le giraffe, i cavalli… Ad un tratto si accorse di un fatto molto strano. I cavalli, le giraffe, le galline… con le loro lettere incise sul dorso formavano parole come: CLEMENZA, PRUDENZA, LIBERTA’, CONSAPEVOLEZZA, AMORE, GIUSTIZIA e PAURA. Maria era ancora più confusa, gli animali cominciarono a volteggiare quasi stessero danzando e di volta in volta comparivano le lettere che di continuo si assemblavano formando sempre le succitate parole. Alla fine Maria si rese conto che le parole cortesi e gentili, scomparse dalla redazione del giornale “Il Mercurio”, erano finite nella stalla. 61 Capitolo ottavo CAPITOLO NONO Nuovi indizi Maria chiamò l’amica Giulia per raccontarle della scoperta: le parole non erano scomparse, erano finite in una stalla!! «Non ci crederai» disse Maria «sul dorso degli animali sono comparse le parole che si erano perse!!! Dobbiamo fare in fretta a recuperarle… non devono sparirne altre. Ti raggiungerò in campagna con Fabio… Ti illustreremo il piano che abbiamo in mente». Maria sebbene confusa, era ottimista nel pensare che, prima o poi, tutte le parole cortesi scomparse dal vocabolario d’ italiano sarebbero tornate al loro posto. Giunti in campagna, a casa di Giulia, i tre davanti ad una buona tazza di tè, parlarono e misero a punto il piano che consisteva nel raccontare fiabe e favole nella piazza del paese. La nonna Adele avrebbe dovuto raccontare le favole e fiabe più conosciute, aiutata dalle due ragazze, Maria e Giulia. Quest’ultima avrebbe accompagnato il racconto con delle danze, per attirare l’attenzione e per facilitare il lavoro della nonna. Questo piano sarebbe stato d’aiuto per risolvere la situazione: adulti e bambini, assistendo a questa “recita animata”, avrebbero 62 Nuovi indizi potuto riappropriarsi del significato delle parole cortesi, scomparse dai dizionari delle città e finite in campagna. Maria e Fabio, ben presto, si resero conto che era fantastico aver trovato qualcuno che li potesse aiutare. Maria, rivolgendosi a Giulia: «Cominceremo a raccontare anche agli adulti fiabe e favole insieme alla nonna Adele. Ci potresti aiutare accompagnando la melodia e la voce della nonna con delle danze. Che ne dici?» Giulia non rispose subito, ci ragionò qualche minuto e poi esclamò: «Ma certo. Sono sicura che la CULTURA si salverà». Maria, confusa, chiese: «Cosa intendi per cultura?» Giulia le rispose: «La cultura è la qualità di chi è colto, l’insieme delle nozioni e delle conoscenze che ognuno possiede». Poi aggiunse: «…e con CORAGGIO affronteremo anche il losco figuro!!!» Maria ricordò: «Ah… Il losco figuro! Me ne stavo quasi per dimenticare! Fabio, ti ricordi che avevamo scambiato le borse? Dobbiamo assolutamente recuperare la mia… Facciamo in fretta». Giulia non capì bene cosa stesse dicendo Maria ma non si preoccupò più di tanto. All’ingresso della scuola, Maria si fece coraggio, salì di corsa le scale e con una grande ansia aprì la porta della sala professori. Era vuota. La stanza era illuminata dai pochi e deboli raggi del Capitolo nono 63 sole che stava tramontando e in essa regnava un silenzio assordante. Sul tavolo c’era una borsa: la sua! Si avvicinò per prenderla e si accorse di un bigliettino ripiegato più volte lasciato li vicino. Maria lo prese e lesse un indirizzo, forse del losco figuro: Via Bergamotto 16. Un nuovo indizio. Sempre più preoccupata e piena di pensieri tornò subito da Giulia e Fabio per raccontare dell’accaduto ed insieme stabilirono il da farsi per raggiungere l’indirizzo segnato sul biglietto. La mattina dopo, i tre, andarono alla ricerca della via facendosi aiutare da uno stradario della città. Arrivati a destinazione si trovarono davanti ad una palazzina arancione a macchie rosse. C’era una terrazza con un insegna: S.L.E.E.P. I tre, lievemente spaventati, erano curiosi di scoprire chi era veramente il losco figuro. Aprirono la porta, ma anche questa volta la stanza era vuota. Pensarono subito che, forse, il losco figuro fosse in una riunione o ad una falsa lezione e quindi, abbandonata la palazzina, continuarono la ricerca. Provarono ad andare nella scuola per chiedere alle insegnanti se avessero visto il losco figuro ma le risposte non furono positive. 64 Nuovi indizi «C’è qualcosa di strano, dobbiamo scoprire cosa ci nasconde di così grave…» disse Maria. Erano ormai le 18.30 e, dopo aver salutato l’amica Giulia, Maria e Fabio decisero di tornare a casa con un taxi. Mentre erano in viaggio, Fabio sentì una musica in sottofondo e chiese al tassista il titolo della canzone. “È una famosa canzone intitolata ‘FELICITA’”. Maria chiese a Fabio: «Cosa vuol dire “felicità”?» Fabio, alla domanda di Maria, non riuscì a rispondere e propose: «Per comprendere il significato di questa parola, prova a suonare l’arpa magica del vù cumpra’!» Maria rispose: «Hai ragione: suonerò l’arpa e vedremo se potrà esserci d’aiuto». Maria allora,con la sua solita prudenza e delicatezza, che a quel punto avevano lasciato spazio a curiosità e voglia di conoscenza, toccò le corde dell’arpa e magicamente, si compose la parola felicità. Questa volta Maria e Fabio ne compresero il significato. Fabio esclamò: «Sì, ora ricordo, la felicità è un sentimento di estrema gioia, come quello che provano i bambini quando raccontiamo loro le fiabe». Capitolo nono 65 66 Il giorno dopo, al risveglio, Maria e Giulia, si prepararono per la recita. Ad attenderle c’erano molti bambini. «… E vissero per sempre felici e contenti!» Mentre Giulia riponeva i libri nello zaino, disse a Maria: «È stato molto divertente, i bambini sembravano molto felici. Che ne pensi?» Aspettò qualche secondo… «Maria, ci sei?» Giulia si girò preoccupata. Maria era scomparsa. Dopo averla cercata per qualche minuto nella piazza, pensò che forse era già tornata a casa da Fabio. Si avviò, un po’ preoccupata, verso casa sperando di trovarla lì, ma non fu così. «Fabio, Maria è scomparsa… Non la trovo da nessuna parte!» disse Giulia «Ma come scomparsa?! …È venuta insieme a te per raccontare le fiabe!» rispose Fabio. «Su, non perdiamo tempo! Torniamo velocemente in piazza!» esclamò Giulia. Sulla panchina, dove erano sedute al momento della recita, trovarono un bigliettino: Nuovi indizi SE MI PORTERETE L’ARPA MAGICA, NON FARO’ DEL MALE A MARIA. RECATEVI IN VIA LORETO 313. Maria era stata rapita dal losco figuro e tenuta in ostaggio legata mani e piedi. Si trovava, senza sapere come, in una fabbrica. Si guardò intorno e vide scatoloni pieni di tablet. La stanza in cui era rinchiusa era tetra, con poche finestre dai vetri oscurati. Le pareti erano buie, pitturate con una vernice grigia a strisce nere. La ragazza voleva scappare, ma le corde con cui era legata, non le permettevano di muoversi, però riuscì a vedere che il losco figuro aveva due folti baffi bianchi. C’era qualcosa, però, che aveva attirato l’attenzione di Maria: un’agenda verde muschio, infilata nella tasca posteriore dei pantaloni del losco figuro… Pensò: «No, non posso crederci! Il nostro compagno di viaggio, il professor Marasiti…» Capitolo nono 67 CAPITOLO DECIMO Il Ritorno 68 Maria scrutò con attenzione nella poca luce del tetro locale: i baffi bianchi, i capelli bianchi… Intanto la figura nell’ombra si avvicinò alla prigioniera. «Lei qui, professor Marasiti? Non ci posso credere, non mi dica che ha a che fare con il mio rapimento. Non mi dica che anche Lei è d’accordo con quei loschi figuri che vogliono eliminare le parole cortesi dal vocabolario, dalla cultura e dalle abitudini della gente. Non mi dica che vuole contribuire a riportare l’umanità ai periodi più bui e vergognosi della nostra storia!» «Ma come può pensare questo di me! Il Suo solo sospetto mi offende, dopo tutto l’impegno che ho dedicato all’informazione corretta e all’incremento della cultura, come direttore del libero quotidiano “Mercurio”! Io faccio parte della S.A.E.L., Società Anti Elementi Loschi. La S.L.E.E.P. con i suoi loschi associati ha avuto facile vittoria sui bambini che si appassionano facilmente a tutte le nuove tecnologie e hanno ancora poca CONSAPEVOLEZZA di sé stessi, della propria responsabilità e del proprio valore come persone uniche e irripetibili. Ma con me, vecchio ed esperto profesIl Ritorno sore, non l’hanno spuntata. Ho fatto finta di essere caduto nella loro trappola, sono diventato come loro mi volevano e ho utilizzato un linguaggio vuoto, ripetitivo e volgare, ma ero sempre sostenuto dall’arma più potente che nessuno può mai distruggere, la CULTURA!» Così dicendo Marasiti liberò Maria e corsero all’aria aperta dove trovarono il Gatto con gli Stivali, altro membro della S.A.E.L., che con cappello, occhiali da sole, un enigmatico sorriso e con un inchino li invitò a salire sulla mitica automobile nera e lucida, di grande cilindrata, con vetri scuri e una evidente ammaccatura sul lato destro. Arrivarono a casa di nonna Adele che era in compagnia di Fabio e Giulia. Fabio abbracciò Maria mentre la nonna li informava, cercando di celare la sua apprensione,di aver sognato tanti bambini, vestiti di grigio, con gli occhi tristi e spenti che sussurravano: «se ci volete liberare alla fabbrica dovete tornare e il pulsante rosso che nella botola sta qualcuno di voi schiacciare dovrà». «Era una cantilena sempre uguale ma diffondeva nell’aria un suono che io non avevo mai udito prima, melodioso, dolce, solenne come Capitolo decimo 69 credo debba essere stato il canto delle sirene che aveva attratto i compagni di Ulisse». «Presto» incitò il Gatto «alla fabbrica, qualcuno ha bisogno di noi». Alla fabbrica, con grande sorpresa, trovarono il vu cumpra’ che sembrava li stesse aspettando. «Ciao, ragazzi! Vi ricordate di me? Anche io, insieme al Gatto e al dott. Marasiti, faccio parte della S.A.E.L. Abbiamo scoperto le intenzioni malvagie dello S.L.E.E.P. e abbiamo deciso di aiutare tutte le persone che vogliono salvare la CULTURA vera, lo stupore e la gioia dei bambini dall’ uso sbagliato e smodato della tecnologia». In quel momento arrivò una moltitudine di bambini che, vestiti di grigio e con lo sguardo assente, camminavano come robot, in lungo e in largo per l’ampio cortile. I bambini non si accorsero di loro, non si fermarono e continuarono la loro marcia senza meta e senza gioia. Il vu cumpra’ propose: «Vedete quel computer laggiù? Andiamo e cerchiamo di distruggere gli iPad via wi-fi». Fabio si avvicinò al computer, inciampò su una specie di maniglia, si aprì una piccola botola dove apparve un pulsante rosso. Ap- 70 Il Ritorno pena lo schiacciò si sentì un rumore stridulo di metallo e incominciò il conto alla rovescia per l’eliminazione degli iPad. Quando l’ultimo bambino fu portato lontano dalla fabbrica si sentì un forte boato e una gran nuvola di fumo uscì dal sinistro edificio. I vestiti dei bambini, di Maria e del dottor Marasiti si colorarono e i loro occhi si fecero sereni e sorridenti. In quel momento nella redazione di “Mercurio” il viceredattore Stefano Duili era esasperato dal gran numero di telefonate, era vinto da un forte sentimento di scoraggiamento e impotenza di fronte a tutto ciò che stava succedendo e inoltre non aveva più notizie dal dottor Marasiti. Gli occhi poi gli uscivano dalle orbite e qualche lacrima rigava il suo volto mentre sfogliava il dizionario ormai completamente bianco e vuoto. All’improvviso ebbe un gran tuffo al cuore quando sul vocabolario ricomparve un’unica parola: CONSAPEVOLEZZA. Esultò. «Allora il lavoro di Marasiti sta funzionando!» Intanto davanti alla fabbrica in fumo i nostri eroi salvatori di parole si accalcavano intorno ai bambini per abbracciarli e rassicurarli. Poi ad un cenno di Giulia nonna Adele incominciò a raccontare “Cenerentola” e la scarpetta del vu cumpra’ si trasformò nella bellissima fanciulla; continuò con “Cappuccetto Rosso”, e dal sacCapitolo decimo 71 chetto rosso sbucò Cappuccetto. Quando poi raccontò “Il pifferaio magico” il flauto si trasformò nel pifferaio. Cenerentola cantava, il pifferaio suonava, Cappuccetto distribuiva dolcetti preparati dalla mamma, nonna Adele raccontava, Maria suonava l’arpa, Giulia danzava, Fabio preparava un bellissimo cartellone pubblicitario con il computer. Nel bel mezzo di quella bellissima festa arrivò a bordo di un furgoncino grigio con la scritta S.L.E.E.P il losco individuo con i suoi compari; le loro orecchie inorridirono sentendo quei suoni melodiosi, dolci, solenni, come il canto delle sirene che aveva attratto i compagni di Ulisse e parole come PACE, AMICIZIA, TOLLERANZA, COMPRENSIONE, DISPONIBILITA’ e terrorizzati gridarono: «Aiuto, aiuto, fermateli! Parlano tutti la stessa lingua, si comprendono, usano tutte le parole perdute. Hanno recuperato una comunicazione semplice ed efficace e utilizzano i computer solo per migliorare il loro lavoro». In quel momento uscì dall’ arpa una nuvola con la parola INCLUSIONE e i vestiti dei loschi individui si colorarono, i loro occhi si fecero sorridenti e tutti si unirono alla festa. Intanto nella redazione di Mercurio le parole ritornavano nelle pagine del vocabolario e negli articoli dei giornalisti. 72 Il Ritorno I discorsi della gente si arricchirono, nelle conferenze, nei dibattiti, nei libri, tutti comprendevano tutte le parole, anche quelle dei linguaggi più specifici e difficili. Un arcobaleno colorato unì il Nord al Sud e L’Est all’Ovest e i bambini e gli adulti pensarono: «L’abbiamo scampata bella! Con la tecnologia non si deve esagerare e leggere un libro, parlare con un amico, con la mamma, con il papà, con il vicino di casa… con gli altri non fa mai male». Capitolo decimo 73 APPENDICE 1. A.b.c. Scuola Italiana “Cristoforo Colombo” di Buenos Aires (Argentina) – classe IID Dirigente Scolastico Claudio Morandi Docente referente della Staffetta Mariangela di Bello Docente responsabile dell’Azione Formativa Michele Porfiri Gli studenti/scrittori della classe IID Ana Bauer, Martina Bernard, Carlos Bugianessi, Florentina Burgol, Victoria Buriasco-Diaz, Michel Calvaresi, Lucila Cerdán, Dante Cervi, Agustín de Bianchetti, Joan Da Silva, Clara Gaspari, Guillermina León, Ignacio Nucci, Martín Orlando, Guido Premoli, Nina Quintiero, Paloma Rojo, Franco Schonwalder, Julián Sicardi, Luigi Tregua, Gianluca Urbani, Valentina Vricella Ricci, Ana Yulita Hanno scritto dell’esperienza: “…Ci è piaciuta molto l’idea della staffetta, soprattutto il fatto di lavorare insieme a ragazzi che si trovano in Italia. L’incipit che ci è stato dato ci è piaciuto; non è stato facile continuarlo, ma ne è valsa la pena. È stata proprio una bella esperienza! Aspettiamo con ansia che venga pubblicato il libro”. 74 APPENDICE 2. Si parte! Scuola Secondaria di Primo Grado “Cena”di Cuorgnè (TO) – classe IE Dirigente Scolastico Maria Costantino Docente referente della Staffetta Anna Maria Ingrosso Docente responsabile dell’Azione Formativa Anna Maria Ingrosso Gli studenti/scrittori della classe IE Alessia Agostino, Luca Bellandi, Valeria Berta, Katia Bevilacqua, Alan Borille, Stefano Burzio, Alessandro Calvo, Sara Commisso, Pietro De Venuto, Geremia Feira, Angelo Fiorello, Christian Giuliani, Jasmine Oliverio, Stefano Petra, Matteo Querio, Giulia Pianasso, Monica Saccoman, Lorenzo Scafidi, DanielTouti, Youssef Errfig Il disegno è di Monica Saccoman, Giulia Pianasso, Jasmine Oliverio 75 APPENDICE 3. Agenda verde Scuola Secondaria di Primo Grado “Fresa - Pascoli” di Nocera Superiore (SA) – classi IH/IIH Dirigente Scolastico Michele Cirino Docente referente della Staffetta Cesira Amoroso Docente responsabile dell’Azione Formativa Cesira Amoroso Gli studenti/scrittori delle classi IH - Alfonso Esposito, Carmelapia Abate, Chiara Trezza, Melania Milite, Daniele Della Porta, Simone Pisapia, Francesco Volpicelli, Anna Pecoraro IIH - Adriana Aurucci, Giada Bassano, Rossella Battipaglia, Danilo Botta, Assunta Caldarese, Francesca Caldarese, Claudio Capaldo, Gianmarco Capaldo, Morena Casaburi, Chiara Consalvo, Antonia Contaldo, Andrea Esposito, Antonio Lamberti, Antonio Marmora, Federica Paolillo, Giovanni Petrosino, Vincenzo Russo, Carmela Scudellaro, Carmine Serafino Il disegno è di Alfonso Esposito 76 Hanno scritto dell’esperienza: “…Il progetto di Scrittura Creativa è stata molto interessante soprattutto per noi ragazzi di prima; è stata un’esperienza nuova entrando nell’ambito della Scuola Secondaria di I grado. Durante questo progetto siamo stati curiosi e volenterosi di partecipare alla composizione di questo capitolo, ma sicuramente non è stato molto facile. È stato anche un modo per poter sentirci ancora di più uniti e alla fine le nostre idee si sono materializzate e ci siamo sentiti molto emozionati...” per leggere l’intero commento www.bimed.net link: staffetta di scrittura creativa APPENDICE 4. La solitudine Scuola Secondaria di Primo Grado “M. Pironti” di Montoro Inferiore (AV) – classe IA Dirigente Scolastico Carmine Iannaccone Docente referente della Staffetta Anna Guida Docente responsabile dell’Azione Formativa Anna Guida Gli studenti/scrittori della classe IA Maria Assunta Barone, Teresa D’Orsi, Giuseppe Fiorillo, Martina Foglia, Pierpaolo Fortunato, Michele Grimaldi, Mario Guarino, Stefano Guarino, Miriam Iasimone, Daniele Ippolito, Alina Elena Ladan, Annamaria Langella, Anna Luciano, Simone Mazzocca, Giuseppe Moffa, Umberto Montone, Carmine Napoli, Luigi Napoli, Chiara Novi, Giuseppe Paolantonio, Costantino Pastore, Michele Ricci, Veronica Riccio, Gerardo Russo, Giuseppe Serafino, Vincenzo Sessa, Federica Streppone, Maria Rosaria Torello, Gioacchino Zambrano Il disegno è di Giuseppe Paolantonio Hanno scritto dell’esperienza: “…Il primo momento per l’avvio dell’attività è fondamentale, è indispensabile motivare gli alunni solleticando in essi il senso dell’amor proprio, stuzzicandoli con l’informazione che saranno gli autori di un capitolo che sarà parte integrante di un libro letto da tanti, che il loro nome figurerà sulle pagine stampate, che essi daranno l’avvio ad un’altra classe per la stesura di un nuovo capitolo; ce n’è abbastanza per incuriosirli, senza contare che la fantasia e l’immaginazione sono autorizzate, anche nel rispetto di alcune regole, a viaggiare a briglie sciolte. Così è cominciata l’avventura per la numerosa classe IA: ragazzi contenti, inorgogliti del nuovo ruolo, pronti a mettersi in gioco per competere con coetanei anche lontanissimi dal loro paese”. 77 APPENDICE 5. Uno strano personaggio Istituto Comprensivo IV Circolo “Domenico Cimarosa” di Aversa (CE) - classe IF Dirigente Scolastico Cecilia Amodio Docente referente della Staffetta Gabriella Ucciero Docente responsabile dell’Azione Formativa Maria Cristina Moricca Gli studenti/scrittori della classe IF Rossella Abate, Mario Andreozzi, Federica Bouchaucha, Eleonora Buffardi, Olga Cervo, Giorgia Cirillo, Rosaria Conte, Carlo D’Alessio, Alessia D’Aniello, Anna D’Aniello, Raffaele D’Aniello, Lucia D’Errico, Iris Diana, Stefano Fiorito, Erwin Garcia, Edoardo Golia, Raffaele Grassia, Biagio Mariniello, Mario Morrone, Savino Mottola, Elena Pagano, Federica Palmiri, Giulia Perla, Chiara Rindt, Alice Ruberti, Antonietta Saulino, Raffaele Virgilio Il disegno è di Antonietta Saulino, Chiara Rindt 78 Hanno scritto dell’esperienza: “È stata veramente un’esperienza straordinaria perché ci ha permesso di sentirci degli scrittori, anche se solo per due settimane. La lettura dei capitoli precedenti al nostro, non solo ci ha preparato all’“importante” compito che ci aspettava, ma ci ha permesso di entrare a poco a poco nella storia creando in noi un interesse che ha reso l’attesa piena di emozioni. È stato molto bello poterci riunire dopo la scuola e discutere insieme per trovare le idee giuste per la scrittura del capitolo. Dal confronto in classe giorno dopo giorno vedevamo che il nostro capitolo prendeva forma: le idee, anche le più disparate, nate dagli incontri pomeridiani, si dimostravano utili spunti per la storia e così, grazie alla mediazione della nostra insegnante, la storia ha preso vita”. APPENDICE 6. L’arpa magica Istituto Comprensivo “A. Maiuri” di Pompei (NA) – classe I I Dirigente Scolastico Fiorenzo Gargiulo Docente referente della Staffetta Rosalba Palomba Docente responsabile dell’Azione Formativa Rosalba Palomba Gli studenti/scrittori della classe I I Ciro Aiello, Luigi Aquino, Luigi Avino, Anna Avvisati, Ilenia Bergonzini, Alessio Beniamino Bianco, Maria Capoluongo, Maria Luisa Cesarano, Catello D’Apice, Massimo D’Auria, Luigi De Simone, Raffaele Iervolino, Fatima Limelli, Gennaro Manfredi, Francesco Nanni, Matteo Rispoli, Nancy Riccarda Scognamiglio, Giuseppe Severino, Amelia Tabacchino Hanno scritto dell’esperienza: “…Essendo un corso a tempo prolungato, siamo già abituati ad utilizzare la Scrittura Creativa perché ad essa dedichiamo alcune ore pomeridiane, lanciandoci a briglie sciolto nel mondo della fantasia. Quest’esperienza, però, è stata unica ed entusiasmante, perché man mano che si avvicinava il giorno del nostro “debutto” l’adrenalina aumentava e le idee diventavano incontenibili. Sono stati bravissimi gli amici che ci hanno preceduti perché hanno avuto idee meravigliose e singolari. Speriamo di essere stati altrettanto bravi!”. 79 APPENDICE 7. La libertà Scuola Secondaria di Primo Grado “Demetrio Cosola” di Chivasso (TO) - classe IB Dirigente Scolastico Doriano Felletti Docente referente della Staffetta Mariasilvia D’Agnelli Docente responsabile dell’Azione Formativa Cecilia Rosatelli Gli studenti/scrittori della classe IB Sharon Borghesio, Cristian Cammareri, Emanuele Centin, Alessandro Bruno Ciconte, Matteo Cipolla, Sara Dàrdano, Giada Di Maria, Ilaria Valentina Giordano, Melissa Lo Vasto, Chiara Marino, Giorgian Neacsu, Andrea Nocchiero, Umberto Palmieri, Andrea Pansino, Francesca Piu, Gabriele Piretto, Luca Raschiotti, Camila Milagros Reyes, Paolo Rubino, Alessio Svalùto Ferro, Carmela Smimmo, Giorgio Smimmo, Giacomo Vitiello, Claudia Zebelloni, Alberto Zucca Il disegno è di Chiara Marino 80 Hanno scritto dell’esperienza: “…La IB ha accolto con entusiasmo l’esperienza della Staffetta. I ragazzi hanno lavorato con serietà e cura, riuscendo a divertirsi molto. Veder nascere qualcosa frutto di un lavoro collettivo e poi dargli una forma che non tradisse le idee e le proposte di alcuno è stato davvero formativo. Spassosissima l’attesa del capitolo che precedeva il nostro, soprattutto perché la classe si sbizzarriva ad ipotizzare quali sarebbero state le regole che avremmo dovuto seguire, ne sono uscite di folli; anche questo dava la temperatura di quanto il progetto fosse sentito. Non è stato facile rispettare “il limite delle parole”, abbiamo dovuto rinunciare a similitudini, metafore e aggettivi di cui andavamo molto orgogliosi, ma faceva parte del gioco e imparare a rispettare le regole è sempre una cosa preziosa. Grazie per l’opportunità!” APPENDICE 8. Il temporale Scuola Secondaria di Primo Grado “A. Capraro” di Procida (NA) – classi IIC/B Dirigente Scolastico Marisa Nardiello Docente referente della Staffetta Maria Scotto Docente responsabile dell’Azione Formativa Maria Scotto Gli studenti/scrittori delle classi IIC - Ludovica Pagano, Michela Scotto di Minico, Gloria Rosvino, Federica Gagliardi, Stefano Scuotto, Lucio La Muro, Alessandro Mazzella, Biagio Cibelli IIB – Noemi Mattera Il disegno è di Ludovica Pagano Hanno scritto dell’esperienza: “…Per noi alunni scrivere è sempre un’esperienza interessante e piacevole, perché i nostri insegnanti ci incuriosiscono e stimolano la nostra creatività verso forme di comunicazione sempre diverse. Nello specifico l’esperienza “Bimed” è stata accolta per confrontarci con alunni di altre scuole e misurare il nostro valore”. 81 APPENDICE 9. Nuovi indizi Istituto Comprensivo 2 di Pescara – classe IIM Dirigente Scolastico MariaGrazia Santilli Docente referente della Staffetta Roberta Leone Docente responsabile dell’Azione Formativa Erminia Di Mattia Gli studenti/scrittori della classe IIM Deborah Bevilacqua, Umberto Bevilacqua, Francesco Carestia, Luca Colonnello, Giacomo De Rosa, Victor Di Rocco, Annachiara Di Russo, Vincenzo Di Virgilio, Matteo Ferramosca, Fabio Franceschini, Alessia Gargano, Stefano Mazza, Filippo Paolini, Mattia Pesce, Neto Pinheiro, Lorenzo Pinto, Alessandro Principe, Guido Ragnone, Fabio Sciarra, Beatrice Scioletti, Thomas Spizzichino, Beatrice Trivellone Hanno scritto dell’esperienza: “…Noi alunni della classe IIM dell'Istituto Comprensivo 2 di Pescara siamo molto felici per la partecipazione a questa Staffetta di Scrittura. È stata una bella esperienza perché, oltre a lavorare singolarmente, abbiamo anche lavorato in gruppi di 4 componenti. Sicuramente è stata una delle esperienze più forti che abbiamo vissuto, perché ci siamo sentiti protagonisti di un lavoro affidato a ragazzi di varie scuole d'Italia; un progetto che si è basato sulla nostra creatività ed inventiva e speriamo di ripeterla”. 82 APPENDICE 10. Il ritorno Istituto Comprensivo “G. Pascoli” di Benevento (BN) – classe I I Dirigente Scolastico Raffaella Iacovelli Docente referente della Staffetta Rosanna De Lucia Docente responsabile dell’Azione Formativa Giovanna Varricchio Gli studenti/scrittori della classe I I Claudia Ambrosino, Caterina Capobianco, Cristian Casaretti, Noemi Cusano, Gaia De Blasio, Benedetta De Pierro, Laetitia De Toma, Ilaria Delli Carri, Alessandro Iadicicco, Matteo Jaenne, Francesca Lamparelli, Marco Maiello, Lorenzo Maio, Milena Mastrovito, Roberto Matarazzo, Mattia Mignone, Simona Orsillo, Mariolina Panella, Giorgio Pepe, Eleonora Rossit, Lorenzo Saginario, Matteo Schipani, Roberta Taddeo, Sofia Vergona, Matteo Verdicchio Il disegno è di Caterina Capobianco, Milena Mastrovito, Mariolina Panella Hanno scritto dell’esperienza: “…Quando la nostra insegnante ci ha parlato del progetto di “Staffetta di Scrittura Creativa”, eravamo emozionati e impazienti all’idea della nuova esperienza. Leggendo l’incipit abbiamo capito che un racconto può partire da qualsiasi spunto: un sogno, un’idea, un libro, un fatto accaduto… Man mano che le varie scuole componevano i capitoli, nella nostra aula si è creato un magico spazio di ascolto: il racconto ci coinvolgeva, prendevamo appunti, gareggiavamo fra noi per individuare gli indizi via via suggeriti. Poi, finalmente il nostro momento, un compito importante e impegnativo: la stesura dell’ultimo capitolo. Ci è piaciuto scrivere sapendo che altri avrebbero letto le nostre idee...” per leggere l’intero commento www.bimed.net link: staffetta di scrittura creativa 83 NOTE NOTE INDICE Incipit di ROBERTO LOMBARDI ....................................................................pag 14 Cap. 1 A.B.C . ............................................................................................................» 20 Cap. 2 Si parte! ........................................................................................................» 26 Cap. 3 Agenda verde ............................................................................................» 32 Cap. 4 La solitudine ..............................................................................................» 36 Cap. 5 Uno strano personaggio ........................................................................» 42 Cap. 6 L’arpa magica ............................................................................................» 48 Cap. 7 La libertà ......................................................................................................» 54 Cap. 8 Il temporale..................................................................................................» 60 Cap. 9 Nuovi indizi ..................................................................................................» 62 Cap. 10 Il Ritorno ....................................................................................................» 68 Appendici ..................................................................................................................» 74 87 Finito di stampare nel mese di aprile 2013 da Industria Grafica Campana Srl di Agropoli (SA) Italy ISBN 978-8897890-55-3 A.B.C. Si parte! Agenda verde La solitudine Uno strano personaggio La libertà Il temporale Nuovi indizi Il Ritorno