Traduzione di Giovanni Gentile
e Giuseppe Lombardo-Radice
Nei «Classici della filosofia moderna»
Prima edizione 1909/1910
Se((ima edizione riveduta
da Vittorio Mathieu 1959
Nona edizione 1965
Nella « Universale Laterza»
con Glossario a cura di Vittorio Mathieu
Prima edizione 1966
Sesta edizione con Introduzione
di Vittorio Mathieu 1977
Settima edizione 1979
Immanuel Kant
Critica
della
•
fagIon pura
Nella «Biblioteca Universale Laterza»
Prima edizione 1981
Decima edizione 2000
OEditoriLater:m
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PREFAZIONE ALLA SECONDA EDIZIONE
[1787]
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Se l'elaborazione delle conoscenze, che appartengono al domi­
nio della ragione, segua o pur no la via sicura di una scienza, si può
giudicare subito dal risultato. Quando essa, dopo aver fatto molti
apparecchi e preparativi, appena viene allo scopo, cade in imbaraz­
zo, o, per raggiunger quello., deve di nuovo e più volte rifarsi da
capo e mettersi per altra via; se a un tempo non è possibile mettere
d'accordo i diversi collaboratori sul modo col quale debba essere
perseguito lo scopo comune; allora sempre si può esser convinti, che
un tale studio è ancor ben lontano dal seguire la via sicura propria
di una scienza, ed è invece un semplice brancolamento; ed è già un
merito verso la ragione scoprire possibilmente questa via, dovesse
pure ripudiarsi come inutile ciò che era contenuto nello scopo, quale
prima veniva senza riflessione concepito.
Chela logica abbia seguito questo sicuro cammino fin dai tem­
pi più antichi, si rileva dal fatto che, a cominciare da Aristotele, non
ha dovuto fare nessun ~o indietro, se non si vogli~no-co'nsidera;e
come correzTc;"ne l'abbandon~-dl'qualche superflua sottigliezza o la
più chiara determinazione della sua esposizione: ciò che appartiene
più all'eleganza, che alla sicurezza di una scienza. ~,?!~yolt: è ~!1:.~ora I
il.. fatto..~h._~~.~_O!g~},a.lO?ica non. ha .~<?t.ut.?fare.unpa~~g il1I~~nZ~,_
modOéfie', secon~?_ ?g~~ ~p'~~!.:Za!~essll: .~Aa ntent:rs1 come5h1UsaJ
e conipTefi:illfiittl, se talum moélerni han preteso di estenderla ag­
gÌungendovi alcuni capitoli, o psicologici, sulle diverse facoltà
conoscitive (l'immaginazione, lo spirito); o metafisici, sull'origi­
ne della conoscenza o sulla specie diversa di certezza secondo la
diversità degli oggetti (idealismo, scetticismo, ecc.); o antro­ pologici, sui pregiudizi (loro cause e rimedi): ciò è dovuto alla loro
ignoranza della natura propria di questa scienza. Non è un accre­
scimento, ma uno stçrpilltrl.errto delle scienze, quando se ne confon­
dono i confini: ma il mnfine clf'l1~ l{\oir~ P ~ ~l1ffiripn7~ rlPtprm;n~tn
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14
Prefazione alla seconda edizione
da ciò, che essa è una scienza, la quale espone per disteso e prova
rigorosamente soltanto le regole formali di tutto iI pensiero, sia que­
sto a pdori od empirico, abbia qualsivogIia origine ed oggetto, trovi
neI nostro spirito ostacoli accidentali o naturali.
Se la logica è tanto ben riuscita, deve questo vantaggio sempli­
ceméIrt;;JIa SUa delimitazione, ond'essa è autorizzata;-o; meg1io~
J061cA
'oobIigata, .ad as'trarre da tutti gli oggetti della conoscenza e dalla
Tò;o differenza; sicché 1'intelletto non deve nella logica ocr~parsi
d'altro che di se stesso e della propria fòrma. Doveva natunilmente
aliscire assai più difficile per la ragione entràre nella via sicura della
)scienza, quando avesse avuto da fare non solo con se stessa, ma
ancora cogli oggetti: quindi la logica, in quanto propedeutica, non
! costituisce quasi altro che il vestibolo delle scienze, e; quando si
parIa di conoscenze, si presuppone bensi una logica peI giudizio su
di esse, ma la loro acquisizione deve cercarsi nelle scienze propria.
mente ed oggettivamente dette.
Ora, in quanto in queste deve aver parte la ragione, è necessario
che in eSse qualcosa sia conosciuto a priori; e la sua conoscenza si
\
può riferire al loro oggetto in doppia maniera: o semplicemente per
.:\ de~erminar questo e il suo concetto (che deve esser dato d'altron~
""\ ae), 2.J,er,feJl1izzarlo. L'una è conoscenza teoretica della
ragione, l'altra pratica. Dell'una e dell'altra è necessario che la
parie pura, ampio o ristretto che ne sia il contenuto, cioè quella
nella quale la ragione determina iI suo oggetto interamente a priori,
sia esposta dapprima da sola, e ciò che proviene da altre fonti non
vi deve essere menoma mente mescolato; giacché è cattiva ammini·
strazione spendere alla cieca tutti gli introiti, senza poter poi di·
stinguere, quanto si sia in imbarazzo, qual parte di essi possa sop­
portare le spese e quale richieda che si limitino.
La m a t e m a t ic a e la f i s i c a sono le due conoscenze teoretiche
della ragione, che devono determinare a priori il loro oggetto: la
prima in modo deI tutto puro, la seconda almeno in parte, ma poi
tenendo conto ancora di altre fonti di conoscenze oltre a quella della
ragione.
La m a t e m a t ic a, dai tempi più remoti a cui giunge la storia
dellamglone:limana, è entrata, col meraviglioso popolo dei Greci,
sulla via sicura della scienza. Soltanto, non bisogna credere che le
sia riuscito così facile come alla logica, dove la ragione hada fare
solo con se stessa, trovare, o meglio aprire a se medesima, la via
regia; io credo piuttosto che a lungo (specialmente presso gli Egizi)
sia rimasta ai tentativi incerti, e che questa trasformazione defini­
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15
Prefazione alla seconda edizione
RIVOW::.tol1lC:.
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tiva debba essere attribuita a una rivoluzione, posta in atto dalla
~~li~)d~L4:un uomo solo, con-~~aric~rca-t;l~'che;dopo dressa~ra
via da seguir~~-poteva' pIresseré·sma~.i:Tta~ la'str"aèla'slcùra deI1à
scienz:àer!;(ormaÌ aperta è tracciata per tutti' i tempi e per infinito
tratto. La storia di questa rivoluzione della maniera di pensare, la
quale è stata ben più importante della scoperta della via al famoso
Capo, e quella del fortunato mortale che la portò i compimento,
non ci è stata tramandata. Ma la leggenda che ci. riferisce Diogene
Laerzio, iI quale nomina il supposto scopritore dei principi più ele­
mentari delle dimostrazioni geometriche, che, secondo iI comune
giudizio, non han bisogno di dimostrazione, prova che iI ricordo
della rivoluzione che si compi col primo passo nella scoperta della
nuova via, dové sembrare straordinariamente importante ai mate·
matici, e perciò divenne indimenticabile. II primo che dimostrò il
triangolo isoscele 1 (si chiamasse T~ o come si voglia), fu colpito da una gran luce: perché comprese ch'egli non doveva seguire
a passo a passo ciò che vedeva nella figura, né attaccarsi aI semplice
concetto di questa figura, quasi per impararne le proprietà; lll..~"'p~r
mezzo di ciò che per i suoi stessi concetti vi pensava e rappresentava
~SU:;-zione), produda; e ch;'-pèr"saiJereèon sicurèz'za q~aIèh-è'l
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necessariamente da quello che, secondo il suo concetto, vi aveva
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- La fisica giunse ben più lentamente a trovare la via maestra della
scienza; giacché non è passato più di un secolo e mezzo circa dacché
la proposta del giudizioso Bacone di Verulamio, in parte provocò, in
parte, poiché si era già sulla traccia di essa, accelerò la scoperta, che
può allo stesso modo essere spiegata solo da una rapida rivoluzione
precedente nel modo di pensare. lo qui prenderò in considerazione
la fisica solo in quanto è fondata su princìpi em pirici.
Quando Galilei fece rotolare le sue sfere su di un piano inclina­
to, con un peso scelto da lui stesso, e Torricelli fece sopportare al­
l'aria un peso, che egli stesso sapeva di già uguale a quello di una
colonna d'acqua conosciuta, e, più tardi, Stahl trasformò i metalli in
calce, e questa di nuovo in metallo, togliendovi o aggiungendo quall Vedi EUCLIDE, Eiem., lib. I, prop. 5. In tutte le edizioni originali, per un tra­
scorso di penna, si legge gieichseitigen (equilatero) invece di gleichschenklichlen (iso·
scele), come avverte lo stesso Kant in una lettera a Cristoforo Gottofredo Schi.itz del
25 gennaio (giugno?) 1787.
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16
Prefazione alla seconda edizione
che cosal, fu una rivelazione luminosa per tutti gli investigatori del­
la natura. Essi compresero che la ragione vede solo ciò che lei stessa.
I tD.'7f?Wb'3f:'i produce secondo ~ 'proprio ~i~egno, e che, con pri~cìpi d~' s~~~~u-I
I :A /lt41Ut:/: aizi secondo leggI lmmutabih, deve essa entrare mnanzI e costrIn­
~gite là nàtura a rIspondere alle suè domande; è non laSCiarS(gcid~ar
<!~ ~ei,·'per di~ così, co~e ,redini; ~~!~~~~r;ti}e Ec:s~re ~~~~r­
vaZlOnt, fatte a caso~~EE dIsegno .prestabllito, non mettere ­
èapoa~.!?a !e$g~ !?eces?l!!"i~, _ch<: p_u~~ la_!.~gìone .cerca·-e :~rèui"
"ha 'bIs~ognò. E necessario dunque che la ragione si presenti alla na­
tur'i àvendo in una mano i princìpi, secondo i quali soltanto è pos­
sibile che fenomeni concordanti abbian valore di legge, e nell'altra
Il'esperimento, che essa ha immaginato secondo questi princlpi: per
venire, bensì, istruita da lei, ma non in qualità di scolaro che stia a
sentire tutto ciò che piaccia al maestro, sibbene di giudice, che co­
stringa i testimoni a rispondere alle domande che egli loro rivolge.
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"""1 La fisica pertanto è debitrice .d,.i così feI,ice, ri~oIU. Zioo.e. comPiutas.i
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nel suo metodo solo a questa Idea, che la ragIone deve (senza fan­
tasticare intorno ad essat cercare nella natura, conformemente a
I_q_~e~,?"~~~s~~ ste~_~,,:iJ?o!:e, ·cF!."c~e devè" ~pp-re~.d~~~'e, -~drcui
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.f!~~.l~otrebbe da" s~ ~t~~~_ s~p'~re.. Così la fisie~ ha potuto perla
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prIma volta esser posta sulla VIa SIcura della SCIenZa, laddove da
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tanti secoli essa non era stato altro che un semplice brancolamento.
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Alla !!!.~!.~ f i ~i}: a', conoscenza speculativa razionale, affatto isoI;
lata, che si eleva assolutamente al di sopra degli insegnamenti deI­
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l'esperienza, e 'mediante semplici concetti (non, come la matemati­
',~,~ .:I '.
ca, per l'applicazione di questi all'ihtuizione), nella quale dunque la
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ragione deve essere scolara di se stessa, non è sinora toccata la for­
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t~na.?i po.tersi. avviare per la ~ia sicura della ~cienza; S5:~.~~~~~a
!tiri~
I sl~E.lU ant~_~.~.!!lltt~ le altre sClet}z.e, ~ sopravvlverebbe anche quan­
'" .~ rdo le .altre do~essero tutte quante essere inghiottite nel bàrafrò-di
W"fi'i~~n-(l?ar!?_a!f<; ch~ tutto devasta~se. Giacché la ra.gj~"e~Lt~ova}n
essa continuamente in imbarazzo, anche quando vuole scoprire (co­
me essa prèsume)" a' pì.-iorrquelle leggi, che la più comune esperienza
conferma. In essa si deve innumerevoli volte rifar la via, poiché si
trova che quella già seguita non conduce alla mèta; e, quanto alI'ac­
cordo dei suoi cultori nelle loro affermazioni, essa è così lontana
dall' averlo raggiunto, che è piuttosto un campo di lotta: il quale par
proprio un campo desti~ato ad esercitar le forze antagonistiche, in
l Non seguo qui, in maniera precisa, il filo storico del metodo sperimentale, i cui
primi inizi non sono del resto ben noti (N. d. K.).
Prefazione alla seconda edizione
17
cui nemmeno un campione ha mai potuto impadronirsi della più
piccola parte di terreno e fondar sulla sua vittoria un durevole pOS­
sesso. Non v'è dunque alcun dubbio, che il suo procedimento finora
sia stato un semplice andar a tentoni e, quel che è peggio, tra sem­
plici concetti.
Da che deriva dunque che essa non abbia. ancora potuto trovare
il cammino sicuro della scienza? Egli è forse impossibile? Perché
dunque la natura ha messo nella nostra ragione questa infaticabile
tendenza, che gliene fa cercare la traccia, come se fosse per lei l'in­
teresse più grave tra tutti? Ma v'ha di più; quanto poco motivo
abbiamo noi di ripor fede nella nostra ragione, se essa non solo ci
abbandona in uno dei pjù importanti oggetti della nostra curiosità,
ma ci attira con lusinghe"e alla fine c'inganna? Oppure, sefjno ad
oggi abbiamo semplicemente sbagliato stfada, di quali indizi pos­
siamo profittare, per sperare di essere più fortunati che gli altri fio
nora non siano stati, rinnovando la ricerca?
lo dove~o. pensare che gli esempi della matematica e della fisica, I
che sono ciò che ora sono per effetto di una rivoluzione attuata!
tutta d'un colpo, fossero abbastanza degni di nota, per riflettere sul I
punto essenziale del cambiamento di metodo, che è stato loro di I
tanto vantaggio, e per imitarIoquCaImeno' come tentativo, per
q,l,1anto l'analogia delle medesime, come conoscenze razionali, con la i
metafisica ce lo permette. Sinora si è ammesso che ogni nostra co- ~J
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noscenza dovesse regolarsi sugli oggetti; ma.-futiiTfentat1vtllhta@lfre" intornoa(rissr~qu"aIcliecoSilapfiòn, per mezzo dei concetti, Rl'v.
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COI. qu al"l SI sareb ebpotuto
aIIargare 1a nostra conoscenza, assumen- cOf'ERN,
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~---40 un tal pres'!P..e,0sto, non riuscirono a nulla. Si faccl~dll~g~
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~l~malme.~~e laClir:Q["J24Lyeçlete se sa1.:e,rnopiù fortunati nei probleml...
~~rie~a_E1~c:!~Hs~~a~_c.~~~9, ~~Eh~_ g}i oggetti debba~o r~go!~rsi
, sUlla nostra conoscenz.a: ciocne si accorda W~glioC.9.!!~_d~~ideratl!.
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.~:~~~tt:~u~;g~i~~S;;~~ ~t:i~::i··~?esl:ri~i~:~~:1)~t~s~:~~:~~r~<1. -."
come per la-prrrna idea" dI Cop~niçQ; ilquaIe;vèdendo che non
lpoteva spiegare i movimentlceresdimmettendo che tutto l'esercito
degli astri rotasse intorno allo spettatore, cercò ~~J~.2!~ riu­
scir meglio facendo girare l'osservatore, e lasciando invece in riposo
gli astri. Ora in metafisica s,i P':l"ò~t:ger.dLfare l!!!.~!lJ:_~tiyosifI!.q!
per ciò~he_ rig~~~' i~! u i z i ~!! ~_ çl.s;gli2gM!!i..~ ~~c:..l' in!~~z.L<?!l~ Ji_
evereg~are sulla natura degli oggetti, non v~do punto come si
p'()trebbe ~~p~rnequalc~s~ a pòo~i;, s~'l~ogie~o"In~~e.~(iri,qU!lft-to.
o.g~.~~.to. del se~~o) si regola sulla llatura della nostra facoltà intuiti­
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va, mi posso benissimo rappresentare questa possibilità. Ma, poiché
~p~s~o arrestar~la irltu{zioni di questo genere,'-~e esse devono
diventare conoscenze; e poiché è necessario che io le riferisca, in
quanto r!lppresentazioni, a qualcosa che ne sia l'oggetto e che io
determini mediante quelle; cosl non mi rimane che' amnrettere: o
-'7> ~~~ i concetti, .coi ~J9.SQmQi~Lg\lest_a determina~~one, si re=-j
golìrlO a~cpe suW<?~~~t~~, e.in questo caso io non mi t!~
stessa aIHicoltà~..circa ilm,od.o ,cioè in cui pos~a conoscer~~ualche
SQsa "a~ Pì:ì9P;·-~'pure~.E~!~~L~B.8..e.ttL9J ciò che è lo §J~s.S.Q, l'espe..:;
rienza, nella quale soltanto essisono conosciuti (in quanto oggetti:
~~tìr-~r r~g911nò" su .q\Je~d~~~I!~:e.ttç~~E!.i~ vedo sublt~" una .~
(l'uscita più facile, perché l'esperienza stessa è un modo di conoS'CèìiZaCne nèmedeJLcQn.cQrso·4el1']n!~H~~to, deI quale dè~ym
supporretnmèStesso la regola prima che gli oggetti mi sieno dati, I
ejJeicÌòi
questa regola sCesprime 'in concetti a' priori, sui i
~(ìi;atftuiti gli oggetti dell'esperienza devono necessariamente rego­
larsi, e coi quali devono accordarsi. Per ciò che riguarda gli oggetti
. in quanto sono semplicer:p.ente pensati dalla ragione, ossia necessa­
riamente, ma non possono esser dati punto nell'esperienza (almeno
come la ragione li pensa), i tentativi di pensarli (devono pur potersi
pensare!) forniranno quindi una eccellente pietra di paragone di quel
\'A che noi assumiamo come il mutato metodo nel modo di pensare, e
"" cioè: che nqi delle cose non conosciamo a priori, se non quell.Q ~te.§iQ
che nOfStessi vi mettiamol ..- ...
----Ouestote'iltaclVo riesce conforme al desiderio, e promette alla
metafisica, nella sua prima parte, dove ella si occupa dei concetti a
prior,i, di cu~ possono .es~er dati ?ell' ~sperie~za gli o?getti c~rris~~n­
denti ad eSSi adeguati, tI cammmo Sicuro di una SCienZa. Si puo In­
fatti spiegare.benissimo, secondo questo mutamento di metodo, la
priorI;e'
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Prefazione alla seconda edizione
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Questo metodo, imitato dal fisico, consiste, dunque, in ciò: ricercare gli dementi
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u.ll,s.§.Illli~~U o. Ora, non v e esperunento pOSS1oile (come c'e in fisica);Che per­
metta di verificare, quanto ai loro oggetti, le proposizioni della ragion pura, soprat­
tutto quando queste si avventurano di là dai limiti di ogni esperienza possibile; non si
potrà dunque far questa verifica se non con concetti e prindpi che non ammettiamo a
priori, prendendoli in tal maniera, che questi medesimi oggetti possano essere consi­
derati, d a un la t o come oggetti dei sensi e dell'intelletto peri'esperienza, d a Il' al·
t r o come oggetti che soltanto si pensa, tutt'al più per luagione isolata, e sforzantesi
di elevarsi al di sopra dei limiti dell'esperienza; e perciò da due diversi punti di vista,
Ora, se si trova che, considerando le cose da questo duplice punto di vista, ha luogo
l'accordo col principio della ragion pura, mentre, considerandoli da un solo punto di
vista, la ragione viene necessariamente in conflitto con se stessa, allora l'esperimento
decide per la esattezza di tal distinzione (N. d. K).
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19
possibilità di una conoscenza a priori, e, ciò che è più, munire delle
prove sufficienti le leggi che a priori sono a fondamento della na­
tura, come complesso degli oggetti dell'esperienza; due cose che, col
tipo di procedimento fin oggi seguito, erano impossibili. Ma da ue- l
11~!a deduzione de~a. nostra f~coltà ~~ç"o?~t;r~..~tP..rjg!:~ .~~Q~Q!ima ;
Lp.~t~ della metahsic~, ne viene _~~~..st~a~~ !-~s~!~ato~m ~lJ~are~~~ I
as.:'ai dannoso allo ~copo generale CUi essa mira nella seconaa p~rte, 11/0171
:cioè: che noi con essa non possiamo oltrepassare i limiti dell'espe- i:. V~~ ,,'101'/
j:ri;n~~ p~s_si~lle, c~~ è_tùtt~YI~.'pr~Iiif~J~~sunto·plÒ essep..i".i4t; di ('(.f':IRI d:
~i~~~~a_scienza.M~ ~roprio. in ciò co?siste l'es'p~rim~.nto d'una c~­
~op.!ova
venta del rISultato di questo pnmo apprezzamento EPEl!II76'
0
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~ella ~o.stra con~scenza a prio~i della. ragione; ch~. e~sa gi~l?-ge .solo
A/7
pfmo al fenomen,h mentre laSCia che la cosa 10 se sia bensl per s~l
~'
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Il steS-s~;~~~;;~·~~~~'~~~~~~oi. Gia.cc~~_q~~I5!t~~CLipfOg~ aliSeI: l
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ofre-neces-sariamente dai limiti dell'esperienza e di tutti i fenomeni, è
j'!I' incondizion"at'(;J" ~he la ragioneneces~ariament~ e a b~o~ dirit~
f!to esige n~n'~co~-e in se stesse, per tutto -ciò' ch-;è condizio'nato,
lìfuie-dichI~aere .con_oess-o'Ia-;erie-delfe condizIonI-'dea, se ammet:-'
'terido 'ché lliri'ostra-conosceiiia~spèrimentale si regoli sugli oggetti
come cosa in sé si trova che l'!J:.l.~_0!ld!_~!9_nat.o.nQp. p.!!.ò~~~er
eensatQ..s.J':JUJlj:..Q'lJudgi~ione, mentre, al contrario, se si am­
.mette che la nostra rappres,entazione delle cose, quali ci son date,
non si regoli su di esse, come cose in se stesse, ma piuttosto che
questi oggetti, come fenomeni, si regolino sul nostro modo di rap­
presentarceli [si trova chel la co n tr ad d i z io,Il~_.~~j>~ re, e che
perciò l'incondizionato non deve trovarsi nelle cose in quanto noi le
conosciamo (esse ci son date), ma nelle cose in quanto noi non le
conosciamo, come cose in sé, ciò che noi abbiamo ammesso prima,
soltanto in~~_~i}~E~~.~!VOl_~~~~èY~~'·t~~dato'-l(est·ao~ra al
V~eie: 'aop~~y.~.r.~ negl!t.s>, ~lla !a,gione specU1a~iv~ ogni paJso nel ~
campooOdel sopi'a~ensibile, se non si trovino nella sua conoscenza
pratica dati, per dete. r.mi!lare quel.co.ncetto ùascendénte déll'Incon­
~dizionato propiioc!.e~a ra_gi9n!Le_per oftrepassare iii tal' modo, ~e:
a
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i.l.~
I Questo esperimento della ragion pura ha molto di simile con quello che i c h
mici chiamano, qualche volta, prova di riduzione e, in generale, procedim e n t o s i n t e t i c o. L'a n a li si d er-rùTawi c o· Sc<impone la conoscenza a priori l'
in-due elementTllSsai differenti, cioè: quello delle cose come fenomeni e quello delle
cose in se stesse. La dialettica li riunisce da capoiin accordo con l'idea neces.\
saria, propria della r ione, dell' i n co n d i z i o n a t o, e trova che questo accordo non
si ha mai altrimenti ~e mediante tale distinzione, la quale, per conseguenza, è vera
(N. d. K.).
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21
Prefazione alla seconda edizione
20
condo i desideri della metafisica, i limiti di ogni esperienza possibile
medIante nos tra conoscenza a priori, possibile: per -altro.- solodal
·punto di vista pratico. Con questo procedimento Il l"agt(mespecu~
Iàtiva ci ha àlmeno procurato un campo libero per tale 'estensione
[della ricerca], sebbene essa abbia dovuto lasciarlo vuoto; e noi re­
stiamo cos1 autorizzati, anzI, veniamo da lei stessi invitati ad occu­
parlo, se ci riesce, con i datL~ratici della medesima l .
In quel tentativo di cambiare il procedimento fin qui seguito in
metafisica, e pròprio nel senso di operare in essa una completa ri·
voluzione seguendo l'esempio dei geometri è- dei fisici, consiste il
compito di questa'critica della ragion pura speculativa. J;:s~~ è un I
rattato del metodo, e non un sistema della scienza stessa; rnaessa.
rrSTVfJO
?e-ùii~~!~)utto il c~ntorno,. sia. rigu'ar~o ai ~uoi lim!ti, sia .r~guàrào.;
\ . , alla sua completa struttura mterna. GIacche la ragion p~ra specu­
." "x/
lativa ha in sé questo di p~culiare, che essa può e deve misurare
esattamente il suo proprio potere secondo il diverso modo col quale
sceglie gli oggetti pel suo pensiero; e perfino enumerare esaurien­
temente'tutti i differenti modi di porsi i problemi; esos1, d~line~'
re tutto il disegno per un sistema di metafisica. Infatti, pei-ciò che
'c~n~~me"il primo pÙnto:nell~'conoscenza-apdori nulla può esse­
r~~lQuiJo agli Qggetti, all'ìn!uori di_c~~~h<: il so~t9.p'en~ante
trae da se medesimo; e, per ciò' che riguarda il secondo punto; ess"a;
piinclpiClella conoscenza, è un'unità affatto indipenden­
te e per sé stante, nella quale ciascun membro, come in un corpo
organico, esiste per gli altri, e tutti esistono per ciascuno; e nessun
principio può essere assunto con certezza in un rapporto, se non sia
stato investigato nell' insieme dei suoi rapporti, con tutto l'uso
puro della ragione. Ma perciò la ~etafisica ha anche la rara felicità,
della quale E~ssu!!.~altr~ scie~z~_ ~l!z.i~ale; (heo'abbia da fare con_oi­
~~~Jgiacché la logica si occupa solo della'forma del pensiero in
la
~
rispetto'al
iNIZIO
/POTE'l/fO
'ì-f..~
l Cosi le lellgi centrali dei movimenti dei corpi celesti conferiscono certezza as­
soluta a quel che Copernico da p~incipio aveva ammesso soltanto come una ipotesi,
e rivelarono nello stesso tempo la forza invisibile che lega il sistema del mondo (l'at·
trazione di Newton); la quale sarebbe rimasta per sempre ignota, se Copernico non
avesse per primo osato cercare, in modo del tutto opposto alla testimonianza dei
sensi, e pur vero, la spiegazione dei movimenti osservati, non negli oggetti del cielo,
ma nel loro spettatore. I~ qu.~~apr_ef.%iQ~e i9 pr~sento c:.ol!Jeunaj~tesi il~~mbi~­
mento di metodo che espongo nella CrItica, e che è analogo a quella Ipotesi: sel:ibene,
1!eLcQ'!}.g aèl!!.ft:l\!t.~~9!le,·jarà cllD.1ostraro, non più ipoteticamente, ma-:;ipq,élifiiCa­
mente,~d~natura ddIe nostre rappresentazioni dello spazio e del tempo e dei con­
cetti elementari dell' intelletto: ma egli è solo per far vedere i primi tentativi di una
riforma di questo genere, che son!?l~!I.!p~ipotç!ici (N. d. K.).
Prefazione alla seconda edizione
el;1~'-partecipare: ch.sJì~J?~l..~ez~o d.~ q~es!~ criti~a) v!~n.l
generale),
messa. sulla via sicura della scienza, essa può abbracciare completa­
melùe
che le appartengono, e puÒ
juin lasciare la sua
e tramandarla
deUà
di come un'opera impbrtante che'rlonsarà-'ma'fcraacàé'scere:
.- osterità
poiché essa ha cfièfare semplicementecon"pi-inClpi è con limitazioni
(ielloro uso.
A questa complutéìzaqulfidi.
scienza fondamentale, è anche obbligata, e di essa
si
essa,
1
et
deve poter dire: nil aètum reputans, si quid superess agendum '­
Ma, si chiederà, che' tesoro'è mai dunque questo, che noi pen-\
siamo di lasciare in eredità ai posteri' con una siffatta metafisica, \
epurata dalla critica, e riduttà quindi a stabile stato? Da uno sguar- i
do fuggevole a quest'op.era si crederà di argomentare che l'utilità di I·:
.ia
ti V!' che cioè noi con la ragione speculativa \ . v,
non potremo mai avVenturarci di là dai limiti dell'esperienza; e que- ,i,
.
sto è infatti il primo vantaggio. ~~.rà~1!c.hç.PJ>sitiv_a pa-f~lVt:ri
appena si acc~~~c.~~ .-!.Eri~c!p~.-~~i _9u~i. si f~J:!da !!!,~9:g.iQ1!..e_ ~p~:
\ ct.JIativa J:1er _ s~ER~!~J.A! .làAaU<U~ li.p-!!i, J:..1d_ fa!to non_son~_.~!1.i
'!largame n to; anzi, se si considerano più da vicino, portano, co- \
.../
conseguenza, una r!.s teizio
della \
I
!
in quanto essi in realtà minacciano di estendere a
i \
I limiti della sensibilità, alla quale propriamente appartengono, e di \
\ S9EB!!Dtare
Perciò una critica \'
che limiti la prima, è, in ciò, veramente negativa; ma, in quanto
l nello stesso; tempo con ciò non toglie pur via un ostacolo, che ne
IUmita o minaccia di distruggere affatto l'uso indicato da ultimo, in
realtà è di vantaggio positivo e grandissimo, quando si sia rico- .
nosciuto che vi è un uso
\
la ,agione
si
;::"
,dI la daI
delLt_!etISìb.i!Ita,.e
per qp d<1 sussI,h .. ()
\\ speculativi, ma solo di assicurarsi contro le loro opposizioni, pe'
\non cadere in contraddizione con se medesima. Negare a questo
l servizio della critica un'utilità positiva, sarebbe come negare che
la polizia renda alcun vantaggio positivo, poiché il suo ufficio prin­
cipale è quello dichiudere la porta alla violenza che i cittadini pos­
sono temere dai cittadini, affinché ciascuno possa, sicuro e tran­
quillo, attendere alle proprie faccende. Nella parte analitica della
critica sarà provato che lo spazio e il tempo non sono se non forme
turtoil'campode-ll~ co~sc~nze
;;iiera~cÒmÌ>iu;;'~
alI;u,u
(te~t~!p-in~!~:a~lej ~I~ss~:
i~ q~anto
e~a solt~o~
X;~~;1; \
I
~
ne_.<!el_~"'tro.>lso
!a~one,
tut~o
c~~.E!l11dp!.l!Qco) dell~!..ag~~ne.
I
Q!~!!c~d!1.!o!.~-t;t d~~!l.!.~g!()E pur~!..-~ssol~­
t~ent~ ~ec~~~ario;.n~lqu."!e,
~evitabilmen.t~ ~"en~~
~m1ll
~9n h'!.b!~ogno
I LUCANO,
et
Fars., II, 657 dice: Nil actum credens. quum quid superess agmdum.
22
Prefazione alla secondo edizione
della intuizione sensibile, e perciò soltanto condizioni dell'esistenza
delle cose come fenomeni; e che inoltre noi ·non abbiamo punto con­
cetti dell'intelletto, e perciò nessun elemento per la conoscenza del­
le cose, se non in quanto può esser data una intuizione corrispon­
dente a questi concetti; e che per conseguenza non c'è dato d'aver
PJ\m"G1f!A 5.?Il°.:'~~nza_.~i_~~ss';ln()ggetto come cosa-in ·se·stessa, ma~solo come
Ltn!?4rA
~ggetto dell'intuizione sensibile; vale a dire come fenomeno; donde
lo!..!.: =JPf.R,. evìdè.IÌtemente der!ya. l~ -.liiiì.it~:lì_ò.n~. di ogni POssibil..eiO-noscenza
speCUlaIivaoeIfiragione ai semplici oggetti della es per-ienza. Tut­
tavrà, e questo d~ve essere-ben- n-otat(); in tutto ciò si oevetar sem­
-.. pre questa riserva: che noi dobbiam;Q.Qoter pens are gli oggetti stes-/
/~.<J ~"~ si anche come cose in sé, sebbene non pOSSIamo corioscèill 1 . Giacche
(J) ~rimentrneseg.-;Ii~~bbil~a-SSE!~_O._ ~~~ci. sarebbe uii~;~p.2~~enza2 se'2­
EClualCIie cosache in essa appaia. Ora, supposto che non fosse
U punto fiiftàlìi-diStinzìòne, fatt-an-ecessariamente dalla nostra critica,
i: delle cose come oggetti dell'esperienza dalle medesime come cose in
. sé, ne nascerebbe la conseguenza, che il principio di causalità, e co~
esso il meccanismo naturale nella determinazione delle cose, do­
:' vrebbe valere per tutte le cose stesse in generale, come cause effi­
cienti. Dello stesso ente, dunque, -come per es., dell'anima umana,
' io non potrei dire che la sua volontà sia libera e che sia a un tempo
j soggetta alla necessità naturale, cioè non sia libera, senza cadere in
J una contraddizione manifesta; giacché in ambedue le proposizioni,
q avrei preso l'anima nell'identico significato, cioè come cosa
il senz'altro (cosa in se stessa); e senza una critica precedente non
avrei potuto prenderla diversamente. M.~~~}~critica non haer~t?r
quando c'insegna a prendere l'oggetto in un Cl up lice significato,
ctoè come fenomeno -o·Come cosa in sé; se è esatta la sua deduzione
léTconcetti dell'intelletto, e- p~rtanto anche il principio di causalità
conviefle._solo alle çose n~l primo senso,·i;; qu·anto cioè sono oggélli:
él1~S.JR~r!~nZa, mentre le cose l).eI secondo significato non s~!i<:; sog­
!t~e a tal prindpi(); allora la stessa volontà è pensata nenenomeno'
!I
Il:
(J)
I Per conoscere un oggetto si richiede che io possa provare la sua possibilità
(sia per il testimonio dell'esperienza della sua realtà, sia a priori per mezzo della
ragione). Ma io posso pensare ciò che voglio, alla sola condizione di non contrad­
dire a me stesso, cioè quando il mio concetto è solo un pensiero possibile, sebbene io
non possa stabilire punto se, nel complesso di tutte le possibilità, gli corrisponda o no
un oggetto. Per attribuire a un tale concetto validità oggettiva (reale possibilità, poi­
ché la prima era solo logica) è richiesto qualcosa di più. Ma questo qualcosa di più
nQn OCcO!!~_ che silLcçrçato nelle fonti teoretich~ çlella conpscenza; può anche tro­
varsi nelle _I!!'aticIie (N. d. K.).
,- i Erscheinung = apparenza. o fenomeno, come sarà pure tradotto per solito.
Prefazione alla secondo edizione
23
(azione ViSib.ile) come necessar.iamente conforme. alla legge .naturale~
e pertanto non libera; e pure d'altra parte, in quanto apparte­
~~~~ un~ ~~sa in sé, è perisataco1?~.non s~gg~!ta ! queIIà;-e .9.u
di libera, senza che in ciò vi sia contraddizione. Ora, sebbene io
"rWn poss~-co~rioscere la mia anima, considerata sotto il secondo
rispetto, per mezzo della ragione speculativa (e tanto meno per os­
servazione empirica), e perciò nemmeno la libertà come proprietà di
un essere al quale attribuisco azioni nel mondo sensibile, giacché
dovrei conoscere un tale essere determinato nella sua esistenza e pur
fuori del tempo (la qual cosa è impossibile, non potendo io mettere
a base del mio concetto alcuna intuizione); ~re posso, ciò malgfa-I ~t:J;Af/ur;.:
do, pensare la libertà, - cioè la sua rappresentazione per lo meno LlI3~rA '.
non racchi~de ~n-; contraddizione in- se stessa, - ove sia stata -~
fermata la nostra distinzione critica dei due modi di rappresentamii
lecosei(sensibile-~a-riiteÙ~~it;~I~), e lalin:ÌTt·azlone-·chè~ne segue del'
concetti puri dell'intelletto, è perciò anche dei prindpi che ne de­
rivano. Ora, posto che la morale necessariamente supponga la liber­
tà (nel senso più rigoroso) come proprietà del nostro volere, giacché
essa ammette immanenti a priori nella nostra ragione, come i suoi
dati, princ1pi pratici originari, i quali senza il presupposto della
\
libertà sarebbero assolutamente impossibili; ove però la ragione spe­
culativa avesse provato che essa non è pensabile, di necessità quel
presupposto, cioè il presupposto morale, dovrebbe cedere a quel-
l'altro, il cui contrario importa una evidente contraddizione; e, per
conseguenza, lib.ertà e con lei moralità (il cui contrario non rac­
chiude alcuna contraddizione, se non si presuppone già la libertà)
dovrebbero cedere il posto al meccanismo della natura. Ma,
poiché per
la morale io ho bisogno soltanto che la libertà
sia~in
"-:r".-".-'.' .-.--.----------~-~.~-_.
---h·' - ..non
-.-..-_..
..­
sé contrl!:0dittoria,e SI possa almeno pensare senza c e occorra pe­
netraria più a fondo; in altri termini, che essa non crei un ostacolo
al meccanismo naturale della medesima azione (presa sotto altro rap/
porto), co~1la d~!trina d~p_a.l!!.o!al~tà E.1~~ti~ne..il.suo P?st~,.e a~- I
trettanto fa la SCIenza della natura; il che non avverrebbe, se la crt- r"
rn­
0--
,fl
·'ji~~ao~:~ac~i:~~::f.~~Pt*~Jt~~:
. ~/:~~~~~.'_~:'~:s~rli.~~~.-~~~f:~:;:~:·
tutto ciòdie possi!lI!1o conoscere teoricamente. La stes­
f~nomeni
sa disamina dell'utili~~ po~Jti~!l dei i;rinc1picrrtlc~ ~eUà ragion pura
si può presentare
a proposito del concetto-arDìo-é
delIa natura sem.
-~'~
1
Vorstellungsorten
= modi di rappresentazione.
.
24
Prefazione a/la seconda edizione
Prefazione a/la seconda edizione
plice della nostra a n i ma. su che non insisto per brevità. lo dunque
non posso ammettere mai Dio, la libertà, l'immortaIi~'<
M'uso pratico qecessario della mia ragione, senza togliere alln te'iiipo
~alla ragione speculativa le sue pretese a vedute tràscend e'n ti; giac­
chè per arrivare a questo, bisogna che essa impieghi tali p'FinciPi,
'estendendosi ip rea1tà"s"è-no àgli oggetti di esperienza possi.-­
~~~qu~~~ tutta~ja ~~ v(?gliano applicare ~ciÒ ch~ll_on_~ò e~
i
!f!etto di espe"rien~,Jo trasforma,no realmente SUbi,to in fenome.
li
no,-e_cosi mo.syano, impossibile ognrèÙensìonepra1ìCli·~
f
ra ion J>ur!l. lo dunque ho dovuto sopprimere il sapere per sosti~
;' -/:', -. ~~ t.:tir~i la.!~~e ;eaerr~sto, il ~~!D~!!~mo della met~f~tca, cioè il
!~ FBY:: ' pre~illiIìzlO ~ progredIre in questa s~i~nza senz~ una critica della
nt.
"
raglOn pura"e la vera fonte dello s,cettlc1smo ch~ SI contral?pone a1l3
Ili:!"d7/'I{,lj7/fp'r
al' ,
h~
,
.f
d'" S d
li i'
mor
1ta, e c e e sempre mal ortemente ommatlco. -:- e l,1nque
I ','
!/l!t.'/f ',cp,;
può affatto esser difficije lasciare ai posteri una metafisica si­
[,i ,:."l ,'" ::,~
stematica, costruita a seconda della critica delia ragion pura, questo
'I'!~!I<j'r':!l.;',!i
non va considerato un dono di scarso prezzo; sia che si consideri
'II ;;,"~~'i';:,'
,'i;t
semplicemente la coltura della ragione lungo le vie sicur~ di una
,~i!~!'
scienza in generale, in paragone ai tentativi a casaccio e alle scor­
'I ':, i1Iij~::'
rerie fatte alla leggiera senza critica; o che si badi anche al miglior'
1,'1 1~i;'-l>·
jl'.ihì')
impiego del tempo per una gioventù avida di sapere, che trova nel­
!f,:",f.:, ij,
l'ordinario'dommatismo
un incentivo, cosi precoce e cosi efficace, a
~'
ragionare alla leggieradi cose di cui non comprende nulla, e delle
'1(",,'1 i'
quali essa, come nessuno al mondo, intenderà mai nulla, o a correre
\:; Iii','1 I
alla ricerca di pensieri o di opinioni alla moda, trascurando lo studio
l,Oli ~ ~
delle scienze solide; o, soprattutto, che si tenga in conto l'inestima­
bile v'antaggìo di finirla una volta per sempre, 'al modo di Socra­
te, cioè con la più evidente prova dell'ignoranza dell' avversario,
Ili''~J {'I
con tutte le obbiezioni contro la moralità e la religione. Giacché nel
l!,
mondo <è~.!!!Qre stata e ci sar~_~~E!1?!.~anc!te in avven~~~e­
tafisica, ma accanto ad essa si troverà anche sempre una dialettica
i,
della ragion' purad?Qisli1'Te èn~t-uia]è:-rrprìmo~e il piuT
'
bÌsogno dénarrrosofia è dunque quello di sottrarla a ogni pernicioso
influs~o, facendo cessare le fonti degli errori.
Malgrado questo importante cambiamento nel campo delle
scienze, e la pe rd i t a che la ragione speculativa deve risentirne nei
'K
possessi che sino ad ora s'era figurato d'avere,' ogni cosa resta nel
vantaggioso stato di prima, per ciò che concerne il fatto generale
~1 '/'
dell'umanità, e il frutto che il mondo traeva dalle teorie della ragion
"I!
i!llji
'r pura; e la perdita tocca soltanto il monopolio delle scuole, ma
~i
1\ non già punto gl'interessi degli uomini. lo domando al più tÌ­
I",I"II'll
Q,il "',I"~ i
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n"11Hl' i!~'.,1
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fii! il:I~,'1 :
.. ~':~ "i
VI:.1. l,i:' ~
f
25
gido dei dommatici, se la prova della sopravvivenza della nostra ani­
ma dopo la morte, ricavata dalla semplicità della sostanza, o quella
della libertà del volere, fondata; di contro al meccanismo universa­
le, sulle sottili ma imponenti distinzioni della necessità pratica sog­
gettiva e oggettiva, o se quella dell' esistenza di Dio desunta dal con­
cetto di un essere realissimo (dalla contingenza del mutevole e
necessità di un primo motore); - se, uscite dalle scuole, queste pro­
ve abbiano mai potuto arrivare al pubblico, ed esercitare il minimo
influsso sulle sue convinzioni. Ora, se ciò non è accaduto, né si può
mai sperare che accada, a causa della incapacità intellettuale degli
uomini per cosi sottili speculazioni; se, inoltre, per ciò che riguarda
il primo punto, questa n~~~ole_di~posi~i<?I?-e, pr.oP!i~ d'ogni ~()J!l.2,
a non poter mai restar soddisfatto dal temporale (come insufficiente
a(bis~gn~ 'di tutt~ intero.-lrS-~~ destino) E"~~~~!..~~s~c:reJa ,sR~Ean:i~ l
,d~ una,.~i!a Jll!]lll~.~~i~5he !i~ar.c:la il secondo punto, la i
sempfke idea chiara dei doveri, in contrasto con tutte te "è'sigenze '
·d~lle-,!.<;>"~!~~jE~lf~i!~~l-:~àsta--d;·.so.la li far "nascere la co~c~~_n.~à
'clelIa libertà; se, da ultimo, per ciò che riguarda il terzo punto,'
~rdirie sovrano, la b~Ue.z.:z~, l~ pr()vvi~~nza ch.e}rl!spare d.~ ~~ni:
;cosa naturale, sono da sole sufficienti a suscitare la fede che ci sia un!
sapiente e grande 'èreator'e déf"mondò, fede' che si diffonde nel i
. ubbli~o, 'perché ~il?osa su" tònda~enti' ~azionàlCè-dàcondudeè~
che ~~r.!--,'so,lt~,!it~q~_e,st,~- domi,n,lo,,~es"t~in~t'i?~~a~~T!1?ltiè,
g~aa~-I
'gna ~ 1mpo!'.tan~!l,,_<!~IIatt() è~le scuole avr.anno imparato final- I
~e~te ~ n~I?- açc~mp.aJ;,P!~!_C:~~J s~.u!!_a"rgo.meni~ èhe riguarda'il ge- !
r:erale ,intc:r~sse_Il~,~?.! .. di un~ ~ognizlone più vasta ,e più alt~drt
quella alla gqale puo arrIvare fad!.me~!.e la"gr~n magg.15?!anz,~ ~egIt1
o~in},(p.er noi degnissima di ,stim,a); e a),imitarsi 9~n.~~ u,Ei~~_,e~~
~ li coltivar quelk..e.~ve ~h~s~n~. alla p'o~!~~a .ai tutti, Ne.sufftcien§]
~I,p~~~,_~Lyi~~.rp.orax~.La riforma dùnque colpisce' soliàni'o'Ie
!U"roganti pret~se delle scuole, che in questo punto (come spesso a
ragione in parecchi altri) si vantano volentieri d'esser sole capaci di
çonoscere e custodire la verità; delle quali alla folla lasciano solo
l'uso, ma serbano gelosamente per, sé la chiave (quod mecum nescit,
solus vult scire videri l ). NQndimeno iQ ho ay.~to cura di alcune pretese l
PiÙ l~itt.in:!.e del filosOfo S~,lativo:'",E, gli rimi~~ié~P!e," ir aepo~1
Sltano eS,CIusivo dIuna scienza, aie e utile al pubblico senza d1èl
guesto lo sappTà;v~g1i.o~:,~#,e' ~ep~ ~ritica della ~iglOò~: Essa noò
li,:'"',
I
,
"J
.
...... _"k:t,~
'.;.,
1 ORAZIO,
Epist" II,
I,
87: Quod mecum ignorat, ecc.
(
'0
26
27
Prefazione alla seconcla edizione
Prefazione alla seconda edizione
stematic.hç,-~f>erò
POPOLA ~uò, infatti, diventar ml!Lp9.P9l!lI'el ma nemmeno è necessario che
scolasticamente (non in maniera popolare); poi-,
Ché' t;;Je esigenza,lnessa,-è-Impreieribile, dal momento che prende f
si~ tJe;-gia~~hé, ~~~ ~l popolo i sottili argomenti, filati in s~ssidio
delle verità utili, entrano poco in testa, altrettanto poco glj vengono
in mente le obbiezioni, egualmente sottili, in contrario; d'altra par­
te, poiché la scuola, come ogni uomo che s'innalzi alla speculazione,
casca inevitabilmente nell'una cosa e nell' altra, la critica è tenu ta a
S(AN!l~o oldl,H prevenire una volta per sempre, mediante l'esame profondo dei di­
h/sperE
ritti della ragione speculativa, lo scandalo che presto o tardi deve
~l provenire anche al popolo dalle dispute nelle quali si avvolgono ine­
\1 vitabilmente i metafisici (e, in quanto tali, infine anche molti dei
teologi), non infrenati dalla critica, e che finiscono pe~ falsare le
loro dottrine. Soltanto dalla critica possono essere tagliati alla ra­
dice il materialismo, il fatalismo, l'ateismo, l'incredulità
dei liberi pensatori, il fanatismo, la superstizione, che posso­
no diventare perniciosi a tutti, e infine anche l'idealismo e lo
scetticismo, che sono dannosi più specialmente alle scuole, e dif­
ficilmente possono passare nel pubblico. Se i governi trovano con­
veniente mescolarsi nelle faccende dei dotti, sarebbe più convenien­
te alla loro savia sollecitudine per le scienze come per gli uomini,
favorire la libertà di una tale critica, per cui soltanto le produzioni
della ragione potrebbero essere messe su un solido piede, anzi che
sostenere il ridicolo dispotismo delle scuole, che mandano alte grida
annunziando un pubblico danno, quando si strappano quelle loro
ragnatele, di cui, pure, il pubblico non ha avuto mai notizia e non
può avvertire perciò la perdita.
La critica per altro non è contraria al procedimento dom­
matico della ragione nella sua conoscenza pura in quanto scienza
(giacché questa sempre deve essere dommatica, cioè rigorosamente
dimostrativa, per sicuri principi a priori); ma al d o mm at i s m o,
cioè alla pretesa di procedere innanzi solo con una conoscenza pura
ricavata da concetti (la conoscenza filosofica), secondo principi co­
me quelli di cui la ragione fa uso da molto tempo, senza ricercare in
che modo e con qual diritto essa vi sia arrivata. Il dommatismo dun·
que è il procedimento dommatico che segue la ragion pura, senza
una critica preliminare del suo proprio potere. Questaop­
posizione non deve quindi prender partito per quella ciarliera su­
perficialità che impropriamente prende nome di popolarità, né per
quello scetticismo, che fa giustizia sommaria di ogni metafisica; la
critica è anzi la prepArazion~ necessaria allo svolgimento di una mei
t~~i<:~~n_data, come .scie-nz'a che de~e esse<t.rattat~ necess~-i
'" rtamente. In modo dommatlco e secondo ngoroslsslme eS1genze s11
R.E-
l'impegno di adempiere il suo ufficio del tutto a priori, e però con ~
(piena soddisfazione della ragione speculativa. Nell'es~cuzJ.9!1_e,A~~·:
que, del disegno~~ .la ~ri.~i~a traç<:!~,.S~oè nel~ist~~a tqt.uro.d~lla ,/
metafisic~, ci toccherà ~n giorno di_~~~.JLm~todo ri.8()!.o~C?Èe:I;./'
-celebre Wolff, il più grande dei filosofi dommatici, il quale per pri.
mo diedefesempio (e per questo esempio divenne in Germania il
creatore di quello spirito di sistemai, che non s'è ancora smarrito) di
come si possa prendere il sicuro cammino di una scienza, stabilendo
regolarmente i prinèlpi, definendo nettamente i concetti, cercando
il rigore nelle dimostrazioni, e rifiutandosi ai salti temerari nel trar·
re le conseguenze: ~!:9ò s~~.e.~b~ stato ~,i!~~!1mente c~Q~<:e,~
metter~ un~ sci~nza com~Ja metafisica su questa via, s.e avesse llvu..:.1
. ~to l'ideaaTprepararsi in precedenzail t~r.~~.~~ ~()n la critica dell'o~r
ian.o, ci~Lden.l! st~.ss. a r~.g.ìo~.:pur~. dif.et.to da attribuire piuùosto '
Il
Il
alla ma~te~i'r<i~~atk~-df~~!l~~~.q~l_t~.mp~
s_li_~~'.chè'a)ul s-te~so;
e 'pel quale i filosofi, del suo e di tutti i tempi anteriori, non han
nulla da i-improverarsì l'un l'altro. Quelli che respingono il suo me­
todo e a un tempo i procedimenti della critica della ragion pura, non
possono aver in animo, se non di spezzare le catene della scienza e
trasformare in giuoco il lavoro, in opinione la certezza e la filosofia
in filodossia.
Per quel che riguarda questa se'conda edizione, io non
ho voluto, com'era giusto, lasciarmi sfuggire l'occasione di togliere,
fin dove ciò m'era possibile, le oscurità e difficoltà, dalle quali pos­
sono aver preso origine parecchie false interpretazioni in cui son
caduti, forse non senza colpa mia, uomini d'acuto ingegno neI giu­
dicare di questo libro. Nelle tesi e nelle loro dimostrazioni, come
nella forma e neU'insieme della costruzione, non ho trovato neces­
sario di mutar nulla; e questo è spiegato, in parte, dal lungo esame
a cui avevo sottoposto l'opera mia prima di presentarla al pubblico;
in parte, è da attribuire alla natura stessa dell'argomento, cioè alla
natura di una ragion pura speculativa, che possiede una vera strut­
tura organica, nella quale tutto è organo, cioè il tutto è per ciascun
membro e ciascun membro peI tutto; e nella quale perciò ogni im­
perfezione, per piccola che sia, difetto, errore od omissione, deve
Immancabilmente apparire nell'uso. In questa sua immodificabilità
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Griindlichkeit, abito di pensare secondo princlpi, e quindi solidamente.
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I,l.i'; ~'II'~' I
'l'ì, 'I" r''
Il: 'd,
Prefazione alliJ seconda edizione
Prefazione alla seconda edizione
29
fu segnalato fraintendimento di nessuno dei lettori competenti e
imparziali; i quali, senza che io abbia bisogno di nominarli con le
lodi che meritano, vedranno da sé ai loro luoghi il conto da me fatto
dei loro avvertimenti. Ma queste correzioni importano per il lettore
una piccolissima perdita, che non si poteva evitare senza rendere il
libro troppo voluminoso; cioè che diverse cose, che nòn erano per
vero essenziali alla compiutezza del tutto, ma di cui tuttavia qualche
lettore non avrebbe volentieri fatto a meno, potendo per altri ri­
spetti essere utili, si son dovute sopprimere o abbreviare per dar
luogo .a una esposizione ora, spero, più piana; la quale, in fondo,
questo sistema si affermerà, spero, anche in avvenire. Mi autorizza
a questa fiducia, non una vana presunzione, ma solo-l'evidenza che
conferisce a ciascuna parte l'esperimento delia identità del risultato
movendo dai più piccoli elementi all'insieme della ragion pura, e
ridiscendendo dal tutto a ciascuna parte (giacché questo tutto è an­
che dato per se stesso dallo scopo finale della ragione nella pratica),
laddove il tentativo di mutare solo il più piccolo particolare ricon­
duce a contraddizioni, che toccano non solamente il sistema, ,ma
anche tutta la ragione umana in generale. Soltanto, resta ancor mol­
to da fare nell' e sp os iz io n e; e in questa seconda edizione ho ten­
tato correzioni che debbono rimediare, sia ai fraintendimento del­
l'estetica, soprattutto nel concetto del tempo, sia all'oscurità della
deduzione dei concetti dell'intelletto, sia al presunto cJifetto di suf­
ficiente evidenza nelle prove dei principi dell'intelletto puro, sia
infine alla falsa interpretazione dei paralogismi imputati alla psico­
logia razionale. Soltanto finO a questo punto (vale a dire, sino alla
fine del primo capitolo della dialettica. trascendentale), non più ol­
tre, si estendono i mutamenti che ho arr~cati nel modo dell'espo­
sizione l , poiché il tempo era troppo breve, e rispetto al resto non mi
rapporto a qualcosa che, legato con la mia esistenza, sia fuor di me. Questa co­
scienza della mia esistenza nd tempo è dunque identicamente legata con la coscienza
di un rapporto a qualche cosa fuori di me; ed è perciò l'esperienza e non la finzione,
il senso e non l'immaginazione, che lega inseparabilmente l'esterno al mio senso in­
terno; poiché il senso esterno è già in sé relazione c;Iell'intuizione a qualcosa di reale
fuor di me, e la realtà di questo qualcosa - a differenza della' immaginazione -·non
riposa se non su ciò che è inseparabilmente legato alla stessa esperienza interna, come
la condizione della sua possibilità; e cosi è nel nostro caso. Se io alla coscienza
intellettuale del mio esistere, nella rappresentazione lo sono, che accompagna
tutti i' miei giudizi e le operazioni del mio intelletto, potessi unire anche una deter­
minazione.della mia esistenza mediante una intuizione intellettuale, a que­
sta non apparterrebbe n~essariamente la coscienza di un rapporto a qualcosa fuori
ili me. Se non che quella coscienza intellettuale precede veramente; ma l'intuizione
interna; nella quale soltanto può essere determinato il mio esistere, è sensibile, e
legata alla condizione del tempo; e questa determinazione, e con essa l'esperienza
interna, dipende da qualcosa di immutabile, che non è in me, e per conseguenza è
. solo in qualche cosa fuori di me; per modo che la realtà del senso esternò è neces­
sariamente collegata, perché possa esservi una esperienza in generale, con quella del
senso interno: cioè io sono consapevole con tanta certezza che fuori di me esistono
cose, che vengono in rapporto coi miei sensi, con quanta certezza sono consapevole
che esisto io stesso determinato nel tempo. Ma, a quali intuizioni date corrispondano
realmente fuor di me degli oggetti, che appartengonò perciò al senso esterno, cui
debbono attribuirsi piuttosto che alI'immaginazione, è cosa da stabilire in ciascun
caso particolare secondo le regole con cui l'esperienza in genere (anèhe interna) vien
distinta dall'immaginazione; laddove il principio, che c'è realmente una esperienza
esterna, rimane immutabile come fondamento. A questo si può ancora aggiungere
l'osservazione, che la rappresentazione di qualche cosa di permanente nell'esi­
stenza non è tutt'uno con la rapp resen tazione permanente; giacché <I,uesta *
può essere mutevoijssima e instabilissima, come le nostre rappresentazionl tutte,
comprese quella di materia, e aver tuttavia rapporto con qualcosa di permanente, che
~rciò deve essere alcunché di esterno e di diverso da tutte le nostre rappresenta­
Zioni; la cui esistenza, compresa necessariamente nella d'eter mi nazione della mia
propria esistenza, costituisce con essa un'unica esperienza, che non vi sarebbe in
nessun modo come interna, se a un tempo non fosse (in parte) anche esterna. Come?
Noi qui non lo possiamo spiegare, come non ci è possibile pensare in generale.ciò che
nel tempo permane, e dalla cui simultaneità con ciò che cambia sorge il concetto del
Cangiamento (N. d. K).
e
I La sola vera e propria aggiunta che potrei menzionare, ma non si trat~a d'altro
che del modo della dimostrazione, è quella nella quale (a p. 275 *) faccio una nuova
confutazione dell'idealismo psicologico, e do una prova rigorosa (e anche, io cre­
do, la sola possibile) della realtà obbiettiva della intuizione esterna. Sebbene l'idea­
lismo possa parere innocuo rispetto. ai fini essenziali della metafisica (ciò che, nel
fatto, non è), rimane sempre uno scaìldalo per la filosofia e per il senso comune in
generale, che l'esistenza delle cose esteriori (dalle quali pure noi ricaviamo tutta la
materia delle conoscenze anche per il nostro senso interno), si debba ammettere
semplicemente per fede, e che se ad alcuno venisse in mente di dubitarne noi non
potremmo opporgli una prova sufficiente. Poiché c'è una certa oscurità nell'esposi­
zione di questa prova, dal terzo al sesto rigo, prego che si modifichi questo periodo
come segue:
«Ora questo che di permanente non può essere punto una intui­
zione in me. Giacché tutti i fondamenti della determinazione della
mia esistenza che possono trovarsi in me, sono rappresentazioni, ed
han bisogno essi stessi, appunto perché tali, di qualcosa di perma­
nente, distinto da esse, rispetto al quale il loro cambiamento - e
perciò la mia esistenza nel tempo nel quale esse si mutano - possa
essere determinato».
Mi si potrà obiettare a questa prova, che io ho soltanto coscienza immediata, di
ciò che è in me, della mia rappresen tazione delle cose esterne, e che, per con­
seguenza, resta sempre a dimostrare se ci sia o no qualcosa di corrispondente fuor di
me. Ma io ho coscienza della mia esistenza nel tempo (e perciò della sua deter­
minabilità in questo), per mezzo della mia esperienza interna; ciò che è più che aver
coscienza semplicemente della mia rappresentazione. ed equivale alla coscienza
e mp iric a de Ila mi a e sis t e n za, la quale non può essere determinata se non per
* Cioè, la rappresentazione. Non occorre corre$gere, con il Wille, in «quella».
L'Erdmann interpreta: «1a rappresentazione di qualcosa di permanente» (N. d. R.).
* Della seconda edizione originale.
....,
\
30
Prefazione alla seconda edizio1le
rre/azione alla seconda edizione
, ff d
all' altrui sentenza' ma, per chi si è reso pa­
f ili a dis;ipare. Comunque, quando
rispetto alle proposizioni e alle stesse prove di queste, non è asso_' coloro che"sl a 1 an~
lutamente mutata, ma pure nel metodo di trattazione qua e là si drone de!llde~ ce~tf e, sonfid~~à tutte le azioni e reazioni che da
,
allontana tanto dalla precedente, che non si poteva fare per intero ~n,a t~o,rIa h~ m se, a su~~ra di g~ave pericolo, col tempo n~n ser­
!I!
calazioni. Piccola perdita, alla quale ognuno può pletter riparo, prlnclp~o ralOn~ mrac~~omparire le disuguaglianze e a dar1'e ~n~~e
i
quando gli piaccia, col confronto della prima edizione, e che sarà ~ono ~d a tbr~lc el a area ove se ne occupino uomini d'imparzlahta,
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la de Si era 1 e e eganz ,
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ampIamente compensata, lO spero, a una maggIor c arezza, n va· " e no d'
popolarità,
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\ ' 1 rI SCrIttI a stampa SIa occaslOn mente m recenSIone 1 qua c e 1·
I,:
(o,": I~':'''-\'' br?" sia i~ ~rticoli spec~ali) ho n?tato, con ~ioia ricono~cente, che lo
Kanigsberg, nel mese di aprile 1787
I _,'\1.
~lf!~~_ dI slst~ma non e morto m Germama, ma solo e stato soffo·
~ caio per un p6 di tempo dalla moda d'una libertà di pensiero, che
,(,'~ aveva pretese di genialità; e che gli spinosi sentieri della critica, l
~onducenti a una scienza scolastica della ragion pura, ma, appunto,
perché tale, durevele e necessaria, non hanno impedito a spiriti aro
diti e perspicaci di impadronirsene, A questi valentuomini, che ac· :
coppiano cos1 felicemente alla profondità dell'ingegno il talento di \
una lucida esposizione (della quale io non mi sento capace), lascio di :
compiere ciò che, rispetto all'ultima, vi ha qua e là di difettoso;
giacché, in questo caso, il_p.~ic~? non è di esser contraddetto, !Da I
di non essere inteso, Per mio conto, io non-posso d'ora inrianzi im- I
pegnarmi in COlltr~versie, pur proponendomi di tener conto premu- !I
rosamente di tutti gli avvertimenti di amici e di avversari, per uti- I
lizl':arli in un ulteriore svolgimento del sistema, conforme a questa :
propedeutica, Poiché durante questo lavoro mi sono già inoltrato ~
piuttosto a dentro nella vecchiaia (questo mese entro nel 64° anno), i
se voglio svolgere il mio disegno, di lasciare la metafisica della na­
l',
tura e quella dei costumi a conferma della legittimità della critica, sl
della ragione, speculativa e sl della ragion pratica, mi tocca di far
economia del mio tempo, e attendere sia lo schiarimento delle oscu­
rità, a principio appena evitabili in quest'opera, sia la difesa del
tutto, dagli uomini di merito, che se ne sono assunti il carico, Ogni
trattazione filosofica presta il fianco a critiche in qualche sua parte
j!,
(giacché non può procedere ben corazzata, come avviene nella ma­
tematica); e sebbene in fondo la struttura del sistema, considerata
I,
~:
nella sua unità, non corra il minimo pericolo, pure, data la sua no·
~!
vità,
poche persone hanno sufficiente agilità di spirito per impadro­
!
nirsi del suo insieme, e meno ancora son quelle che vi prendon gu­
Il
1,[
sto, poiché ogni novità riesce loro sgradita, Inoltre, apyaf'enti
il
contraddizioni,
quando i singoli luoghi vengano avulsi da}f'i'nsieme
l
iii
che li collega, e messi a fronte l'uno dell'altro, si possono rilevare in
li
ogni scritto, specie se condotto in forma di discorso libero; e pos­
iI
sono gettare su tutto lo scritto una luce sfavorevole agli occhi di
I
',
l
I
11
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