affogasanti Il Giornale di San Marco Anno XXXIV Siena 15 ottobre 2006 - Autoriz. Trib. di Siena n. 455 del 22/5/1985 - Direttore responsabile: Ester Vanni Direttore editoriale: Sonia Corsi - Sped. in abb. post. – Comma 20/c - art.2 - Legge 23/12/1996 n°662 - Filiale di Siena TERZA DOMENICA DI OTTOBRE: UN APPUNTAMENTO INDEROGABILE ella Contrada, come nella vita, v’è sempre bisogno che alcune certezze restino tali nonostante il rifluire non mai interrotto del tempo. Nella vita della nostra Contrada una di queste certezze è la terza domenica di ottobre quale data per l’effettuazione del tradizionale banchetto di fine anno contradaiolo… È trascorso un altro anno e con questo si conclude anche il biennio delle cariche istituzionali. La Contrada va avanti, cresce e si rafforza in sostanziale unità di intenti e di comportamenti. Ognuno ha cercato di svolgere al meglio il proprio compito ed il proprio ruolo, con sincero sentire e impegno costante… È bello vedere lo sciamare dei giovani in Contrada, in Società, nel rione; ed è piacevole, per chi tanto giovane più non è, fermarsi con i consueti amici, quelli di antico legame, e rimuginare su queste nuove generazioni che si propongono con tumultuoso ma confortante attaccamento alla ribalta della Contrada, trovandosi poi immancabilmente a considerare che è compito (anche) loro adoperarsi per far si che accanto alla passione schietta si sviluppi altresì quel giusto quadro di consapevolezza che permetta di gustare appieno la Contrada e quello che la Contrada può darci. A quest’ultimo riguardo il mio pensiero è quello che ebbi a spiegare molti anni fa in un articolo dell’Affogasanti e che di seguito sintetizzo. La Contrada, se la fai tua, è un’occasione che si ripete nel tempo; è un’idea che ti fa sempre compagnia; è il filo che ti collega, ovunque tu sia, con un territorio (città, rione) e con la gente che in detto territorio si muove. Certo non tutto è facile. V’è un momento in cui il rapporto individuo-contrada è messo duramente alla prova; è il richiamo della realtà, un appuntamento cui non ci si può sottrarre. È il momento in cui il giovane scopre che la Contrada non è il mezzo per sfuggire ai suoi problemi: ed il rapporto può entrare in crisi. È allora che dobbiamo dire al giovane: forza ragazzo mio, combatti la tua battaglia e cerca di vincerla; ma non ti allontanare dalla Contrada. Essa non può darti di più di quello che ha: un libero ed immediato incontrarsi di persone, spesso l’amicizia, sempre una generosa illusione. Vinta la battaglia, la lotta della vita continua; ed allora avrai sempre bisogno dell’illusione ove poterti rifugiare e riposare e sognare… Gli amici di Contrada! Tanti se ne sono andati: e quanti quest’anno! Un nido di memorie, un vortice di sensazioni. Li abbiamo onorati con tristezza nel loro ultimo cammino; li ricorderemo sempre con affetto. Hanno gettato un seme che a primavera fiorirà, hanno testimoniato un amore di Contrada che tocca a noi portare ancora avanti… Nel crepuscolo incipiente, pian piano l’angoscia cede il passo alla malinconia… È la storia della vita… Oggi ci ritroviamo nel nome della Chiocciola, tutti insieme, noi loro e tutti i chiocciolini che non ci sono più… Grande cosa è la Contrada! W la Chiocciola N Il Priore 3 Sammarco di mezzo (dalla Piazzetta dei Monelli al Bivio) Si ricomincia da Luciana, tagliata fuori da San Marco di Sopra per motivi di spazio… insieme al vicolo dei Monelli (venuto alla ribalta della cronaca cittadina di recente per un principio di incendio di quelli che, a Siena, fanno notizia…) e alla Piazzetta… Poi c’era Luciana fruttivendola, all’angolo dei Monelli di fronte alla Piazzetta. La nostra Luciana per lunghi anni sponsor ufficiale dell’Affogasanti, Luciana che ci compravo sempre le giuggiole, che allora non si vendevano con tutte quelle frasche ma a peso e nel cartoccio.. E la Piazzetta senza macchine, la piazzetta con la finestrina a sbarre del Bonucci e il tabernacolo. La piazzetta è dei ragazzi: per il 28 che ancora ci si fanno i giochi, ora più moderni come la pista dei barberi, e un tempo persino l’albero della cuccagna che era proprio un gioco bellino, a guardare quegli altri che annaspavano e scivolavano per raggiungere i salamini e sotto si rideva. Mi sembra di ricordarmi anche le pentolacce in piazzetta e poi tanti addobbi, prima con le ghirlande incollate con acqua e farina e preparate dentro ai Cancelli (non è che ci portavano al “Campo”), poi più creativi ma,.insomma, lo stesso divertimento per generazioni, la voglia di stare insieme come collante dell’amore per la Contrada e la fatica di quanti hanno tirato su generazioni di contradaioli. Ricordo i fantastici alberi della cuccagna di quando ero piccino con i baldi giovani di San Marco(e non solo) che si cimentavano nell’ardua ascesa del palo ben insaponato un po’ sadicamente dal Pitto… Sull’intonaco della casa che chiude la piazzetta ancora si possono vedere i fori dei proiettili sparati all’impazzata da un soldato tedesco un po’ impaurito e forse ubriaco, tra lo spavento e lo sgomento degli abitanti. Dalla piazzetta e dal vicolo dei Monelli in giù fino al pozzo ci sono i 30 metri più stretti, più fitti e più popolati dell’intero rione… Famiglie, clan, stirpi intere di chiocciolini vivono e vivevano in questo pezzetto di strada. Perra, Martinelli, Ceccherini, Betti, Guerri, Peccianti (ramo Umberto), Petrazzi, Brogiotti, Burroni, Mirolli, Bellaccini, Cortecci, Golini, Lotti, Galardi, Pallassini e via e via e sicuramente altri ancora. Ma voglio soffermarmi un secondo su una casina buia ed angusta un seminterrato con le finestre minuscole, ci vivevano Anchise e Nellina e la figliola Aura o Aurora, intirizzita e sospettosa, secca secca tanto da essere soprannominata Acciuga passava dalla via tra i lazzi e gli sberleffi dei ragazzacci di rione, storie di un’altra epoca e di un’altra Siena. Una notte di una cena della prova generale (fine anni 60 o primi anni 70) Anchise definitivamente imbestialito per i continui ed insopportabili sbeffeggiamenti uscì dal suo antro brandendo una mannaia…a me giovanetto sembrò quasi un orco delle fiabe, minaccioso e pericoloso, ricordo un grande spavento ed il fuggi fuggi di tutti i piccoli, insolenti provocatori. In questo pezzetto di cosmo contradaiolo per molti anni c’è stata la stalla prima che venisse spostata al bivio, proprio in quei locali dove ora c’è la cucina. 2 affogasanti La cucina e i suoi profumi e la sua gente e le quintalate di tortellini precotti messi a riposare sui tavoloni in attesa della cena della prova generale. Gli uomini della cucina, solitamente gente di “peso” con i grembiali sopra pance importanti e gambe pelose… gente che a fare il battuto per il sugo di 2000 commensali ci mette come …”a sputà in terra”.. Tra tutti gli “eroi” di queste epiche giornate, quando nel bollore di mezz’agosto si cuociono tortellini e arrosti per un esercito con una temperatura che rasenta i 50 gradi…ne voglio citare uno solo…per non fare torto a nessuno…il mitico Finestra. Il Finestra non lo vedi per un anno intero e poi compare, qualunque sia la squadra che è in cucina, il giorno della prova generale, si mette lì e lavora come un negro…e poi risparisce per un anno intero. La Chiocciola è fatta così ed ha questi personaggi… Poi ci sono le donne della cucina…loro non si sobbarcano l’enormità delle cene della prova generale dove conta la quantità più della qualità…ma loro, con il loro stile completamente diverso, si sobbarcano un lavoro che dura un anno intero…cene e rinfreschi…e tanti, tanti, tanti tegami da lavare !!!!! In questo pezzettino di strada per tanti anni c’è stata la mitica bottega dei tamburi di Umberto … Per lui il tamburo era una passione, una tradizione, un amore assoluto. Questo strumento che scandisce i tempi ed i minuti della nostra festa e della nostra vita. Il tamburo che annuncia i momenti topici del palio… che rulla a festa o suona lugubre ”a morto”,che riesce addirittura ad essere pungente e salace e che con il suo rullare può sfottere e deridere gli avversari più di mille parole e stornelli. Generazioni di tamburini e di economi di tutte le contrade negli anni si sono affacciati a questa bottega guardando con ammirazione la cura estenuante con la quale “il Peccianti” eseguiva il suo lavoro fin nei più minimi particolari con una pignoleria che aveva del patologico. A chiudere questi cinquanta metri di strada così vivi, vissuti e popolati, i due punti di maggiore aggregazione dell’intero rione: la Società San Marco e le panchine in travertino del Bivio. Alle panchine del bivio (al pozzo) ci siamo stati seduti tante nottate… da ragazzi ci si giocava intorno, si saliva sul pozzo, si facevano i salti, ci si stava abbarbicati per veder lavare il cavallo che, per noi, era sempre il meglio anche quando era una brenna reale come ce n’erano un tempo… si veniva cacciati perché si faceva baccano e il cavallo doveva riposare, c’era puzzo di disinfettante… alle panchine ci stavano seduti i nostri “anziani”. Ce li ho davanti, come svoltassi dalla Diana e li vedessi proprio ora: Alfio con una maglietta a righine, la sigarettina e i culi di bottiglia appoggiati sul naso, il Tozzi con una camicia a mezze maniche verdina, Pierino Martinelli, appoggiato al muro, coi sandali sui calzini, Brunetto, Ranieri che gesticola con Sergio Chellini a braccetto…e tanti altri… Ora ci stanno altri, lì a chiacchiera, più che altro, la sera, quelle panchine mi sembrano diventate appannaggio delle donne… cambiano i tempi… Quando ancora erano superattivi, e non solo a chiacchiera sulle panchine, quei contradaioli di cui sopra al pozzo c’era la bottega del Lusini barbiere e, dirimpetto, un bugigattolino con la merceria della moglie…un negozio buio e zipillito di scatole e scatoline, gingillini, gancini, bottoni, cerniere…rammendava persino le calze –che ora si usano una volta e si buttano via-, fasciava i bottoni…con una macchinetta piena di fascino per me bambina che andavo a scuola con la figliola dei Lusini…come mi garbava vedere mettere un pezzettino di stoffa da una parte e due aggeggi da un’altra, schiacciare (tipo spremiagrumi) et…voilá: il bottone! E le calze da rammendare tutte nella sua bustina di carta col nome della signora dalla calza smagliata scritto sopra…roba da finirsi gli occhi a rammendare una calza… Non c’entra niente con San Marco ma sì coi mestieri che da noi non esistono più e non solo a Siena…mi sono ricordata di una bottega (credo in San Martino) che riparava gli ombrelli (gli ombrelli!!!) le bambole e le borse…quando l’ho detto ai miei figlioli pareva che parlassi di un altro mondo… come possono pensare che si possa riparare un ombrello quando ne perdono uno al mese di media, di quelli piccol,i che costano poco, sì, ma si rompono subito le stecche?!!! Tutti conoscono l’odierna Società San Marco, ampia, spaziosa, razionale, confortevole… Ma non è di questa che voglio parlare, bensì della società della mia infanzia e giovinezza…quei locali angusti, poveri, affatto sfarzosi… Per entrare, intanto, si passava dal portone d’ingresso della casa ..a dritto c’erano le scale che salivano agli appartamenti e sulla sinistra la porta a vetri che immetteva in società. Subito all’ingresso il minuscolo banco bar in muratura con lo stemma della chiocciola in mosaico ed alle spalle il leone di San Marco. Due tavolini e poi da una porticina si entrava, salendo uno scalino in una stanza semibuia che serviva da magazzino, da saletta per la televi- sione ed a volte anche da cucina per farsi due spaghetti a mezza notte…a quei tempi di cene in Società non se ne parlava… Da una porta a vetri si entrava in un corridoio abbastanza triste dal quale si accedeva alla stanzina del biliardo ed al… ”salone”. Il salone delle feste, delle assemblee, delle tombole del sabato e del cinema del lunedì sera. Aveva il soffitto in polistirolo ed il pavimento con mattonelle di graniglia. In fondo una gran vetrata dava sul piccolo “orto” sottostante chiuso dall’alto muro sulla via delle Sperandie. I più vecchi possono ricordarsi che in questo orto c’erano le piante di pomodori di Giulino ed addirittura il pallinaio delle bocce, solo nei primi anni settanta fu prima coperto di ghiaia e poi pavimentato con il cemento rosso e ci furono fatti i primi “cenini” nelle sere avanti ai Palii… roba per pochi intimi, massimo 70 persone !! I mitici veglioni giallo-rossi del lunedì di carnevale con l’orchestrina che suonava lisci e melodiche, le nostre signore “in ghingheri” con vestiti con i lustrini e fantastiche pettinature cotonate o con crocchie alte 30 cm. Grandi ballerini come Pietro Puzza od il Teatino o il Mari… Guglielma e Pasqualina, Angiolina e Liliana che piroettavano… che meraviglia !! Poi le tombole del sabato nel primo pomeriggio..quando i “tombolai” di tutta Siena arrivavano in anticipo per accaparrarsi le cartelle più “scaramantiche” ed i posti a sedere più vicini al banditore…il banditore era sempre il Pitto e noi bambini si faceva a gara per andare a tirar su i numeri perché poi ci offrivano il gelato o la merenda. Finita la tombola in San Marco i “tombolai” migravano tutti insieme nella Pantera e poi in Camporegio. Ogni Contrada ed anche la Pubblica Assistenza ed altri circoli facevano la tombola settimanale in giorni od orari diversi e i “tombolai” o le “tombolaie” se la facevano tutte e con che accanimento!! Questo era ed è San Marco “di mezzo”…rione nel rione. affogasanti 3 La Tradizione iena è una città un po’ criticona. E si critica tanto più facilmente quando a fare cose “diverse” o comunque “eccezionali” sono gli altri. E così all’indomani di quella esuberante, vivace, spontanea manifestazione di gioia e di liberazione che fece esplodere letteralmente la nostra contrada la sera del 16 Agosto, mi sono sentito dire da varie persone con tono saccente che noi della Chiocciola avevamo esagerato, troppa gente… troppe bandiere… ma soprattutto che si era andati “contro la tradizione”. I miei interlocutori, evidentemente molto sicuri di se stessi e delle proprie convinzioni, si permettevano di criticare “in nome della tradizione”. Non voglio qui stare a fare una questione su cosa differenzi “tradizione” e “consuetudine” e su chi è titolato a decidere ed approvare cosa sia “in linea con la tradizione” e cosa no…. Però a questi signori che mi hanno un po’ infastidito con la loro “saccenteria” vorrei ricordare che venti, trenta ed anche quaranta anni fa la notte del Palio era costellata di bandiere e la Piazza era piena di Contrade festanti e non solo di quella vittoriosa. Ricordo con immagini indelebili la mia rabbia cocente quando ancor bambino, nei primissimi anni sessanta (più di quaranta anni fa!) vidi la notte stessa del Palio la Tartuca uscire con bandiere e tamburi e con un vero e proprio “funerale” alla lumaca con tanto di bara, fiaccole e cappucci neri, perché la Chiocciola si era purgata con Uberta e Canapino. Ed allora in nome di quale tradizione parlavano i nostri “amici”? Altri esempi. Ricordo benissimo le notti dopo le cene della prova generale contrade andare in piazza con tamburi e bandiere. Ve lo immaginereste oggi ? Qual è la tradizione ? Quella di oggi o quella di allora ? Da un po’ di anni in quasi tutte le Contrade la sera precedente la cena della Vittoria usa fare feste sempre più eclatanti, sempre più ricche, sfarzose. Un tempo non usavano assolutamente, mentre era uso corrente fare gallerie di cartelloni umoristici nel rione cosa ad oggi scomparsa. Oggi sono stati anche ridimensionati i cortei della domenica successiva al palio vinto mentre un tempo non esistevano i cortei pomeridiani a tema. Ebbene, chi può dire quale sia la tradizione? Quale Contrada come la mia Chiocciola, è così legata e gelosa delle tradizioni da voler perseverare ad effettuare il giro contro tutto e contro tutti il 29 Giugno quando danno i cavalli? E’ diventata una fatica insostenibile! Lo possono confermare gli amici del Nicchio, ai quali “tocca” una volta ogni 6 anni quando il 13 Agosto (giorno della tratta) cade di domenica. S 4 affogasanti Anni fa la Selva girava il 15 Agosto, giorno preciso della festa titolare Maria Assunta. E la Giraffa girava a metà Luglio, poi cambiò e spostò la festa in Giugno perché a metà Luglio Siena si svuotava e tutti erano al mare. Chi è nella tradizione? Chi rispetta la tradizione? Soprattutto chi può decidere o permettersi di giudicare? La Chiocciola gira il 29 giugno da sempre. Ed il 29 Giugno, da sempre, ci sono 10 Contrade che corrono e che quindi nel pomeriggio hanno il cavallo nella stalla… ma solo da qualche anno a questa parte ci viene richiesto di non andare…o di non suonare i tamburi !! Che è successo? I cavalli sono diventati più sensibili o i contradaioli meno attaccati alla tradizione? E dato che di giri si parla, negli anni 60 ricordo bene che, abitando in San Prospero, le domeniche mattina assistevo ai giri “fuori le mura” di tutte le Contrade. Hanno tutte o quasi tutte smesso di “girare in periferia”. Chi ha smesso dice di averlo fatto in nome della tradizione…chi continua dice ugualmente di farlo per continuare una tradizione…. Chi ha ragione ? E soprattutto chi può dirlo ? Fino agli anni 70, in occasione dei giri alfieri e tamburini si monturavano in altre Contrade. Ricordo perfettamente in pieni anni 70 tamburini dell’Istrice monturati per il giro della Tartuca… Vi potrei fare nomi e cognomi… gente vivente, che può confermare… E allora ? Ve lo potreste immaginare oggi ? E quindi, signori, piantiamola una buona volta di giudicare e di ergersi a “tutori e vestali” di tradizioni che nessuno ha mai definito e consolidato. I tempi cambiano e con essi cambiano le consuetudini, a volte in meglio…le più volte in peggio 3 Gli “Affogasantini” affogasanti 5 I piccoli… e i ragazzi raccontano l sabato non sono potuto andare al giro perché ero al mare. La domenica mattina mi sono svegliato presto ed ero in San Marco alle ore 8.15, mi sono messo la montura ho preso la bandiera e siamo partiti. Quando siamo arrivati fuori porta San marco abbiamo preso la macchina di Enrico e io, Francesco, Andrea e Giovanni siamo andati sotto le case a sbandierare. Questo giro in periferia è stato anche molto dolce perché 4 o 5 persone ci hanno offerto un rinfresco dove c’erano tanti dolci buoni. Abbiamo fatto tante sbandierate, I è stato molto divertente perché per me è stata la prima volta. La sera c’è stata l’estrazione delle contrade, correvano d’obbligo il Valdimontone, Oca, Pantera, Drago, Giraffa, Istrice, Selva e in più dovevano uscire 3 contrade a sorte cioè l’Aquila, la Torre e il Leocorno. Io volevo che uscisse la Chiocciola e quindi ci sono rimasto male però ero anche contento perché non è uscita neanche la Tartuca. Vabbè, usciremo ad agosto e vinceremo il Palio! Matteo Rossi 16 AGOSTO 2006 – ore 19,00… il tonfo del mortaletto ammutolisce la piazza, i cavalli escono dall’entrone e in San Marco c’è chi piange già e chi si strappa i capelli per la tensione. Chi guarda la TV si alza in piedi e incomincia a gridare: “Bene! Bene! Speriamo che non si rialzi!” Altri gridano: “E’ cascato, è cascato!”. I televisori si affollano di gente e l’aria si fa gioiosa ma torna subito pesante quando il “caro” Gigi si rialza e dà l’ok al mossiere... “So’ partiti, la mossa è valida e la Selva è prima , la Tartuca è seconda...” sono 3 minuti di panico, in società il caos regna sovrano... ha vinto la Selva!! Tamburi, bandiere... è festa! La confusione continua fino a tarda notte, si canta e si beve... per quest’anno c’è andata bene e per il prossimo speriamo di arrivare noi primi al bandierino per poter rinfrescare la memoria della vittoria, soprattutto dei giovani come me. Mattia Costantino 6 affogasanti Gli “Affogasantini” I piccoli… e i ragazzi raccontano CHIO… CHIO… CHIOCCIOLE! PS Fescion vi voglio tato bene a (Gloria Camilla Alessia Elisa Lucrezia) Io sono Elena una bambina della Chiocciola, è una contrada bellissima, vorrei che fosse l’unica contrada della terra perché è bellissima, e si fa tanti giochi. Ciao da Elena FORZA CHIOCCIOLONE, EVVIVA! Maddalena Ludovica Elena Francesco Martina Matilde *** Sono Costanza una bambina dei piccoli chiocciolini, mi diverto tanto qui in San marco; perché si gioca e si scherza. Spero che non vincha la tartuca; Ciao Costanza Rabissi Tanti-auguri –a-te Tanti-auguri –a-te Tanti-auguri-a il Chiocciolone Tanti-auguri-a-te che bello stare nella chiocciola a divertirsi a giocare e a ridere evviva la chiocciola firme nei piccoli chiocciolini Maschi | Femmine Francesco Martina Ludovica *** AL CAMPO CON LE FASHION! Quando siamo arrivati, siamo andate nella nostra camera. Era grande, bella e con un bagno mega!!!! Il posto si chiamava acquapendente, noi eravamo in un casale chiamato Tigna. Il primo giorno abbiamo fatto una piccola escursione per visitare il posto. Il secondo giorno abbiamo osservato le feci degli animali e poi abbiamo fatto la caccia alle cavallette. Dopo siamo ritornate al casale. Ci siamo fatte la doccia, poi siamo andate a mangiare, non ci aspettavamo una cena coi fiocchi. Dopo la cena siamo andati al cinema sotto le stelle e abbiamo guardato “Narnia”. Il giorno successivo abbiamo fatto la caccia al tesoro ma il tesoro erano semplici caramelle. La notte stessa, siamo andati nel bosco con le torce ma abbiamo dovuto spengere, perché davamo sentire Fruzzico e Gomoldo (gli gnomi). Il giorno dopo abbiamo fatto una passeggiata di 7 km. L’ultimo giorno a casa!! Le fashion Cami Elisa Gloria Lucrezia W la Chiocciola *** LE MIE AMICHE Le feschion sono delle vere amiche perché quando c’è qualche problema loro ti sostengono io gli voglio tanto Bene perché condivido i miei momenti più sensibili e condivido anche i momenti in contrada. Giulia Gli “Affogasantini” IL CAMPO Tutto è cominciato il 24 agosto quando siamo partiti per il campo ad Acquapendente. Il primo giorno ci siamo sistemati ognuno in camera sua per poi andare a mangiare dei deliziosi panini per pranzo ed a fare la nostra prima faticosissima escursione!!!! Il nostro gruppo, gli “Squallidors”, non ha mai amato queste escursioni, ma alla fine ci si divertiva anche noi a vedere cascare la “Pia” … La mattina si andava fuori a giocare a ping-pong o a pallavolo oppure si andava in bici per il bosco. La prima sera invece di guardare “Le cronache di Narnia”, il nostro film preferito era “le crisi di Viola” ... Il nostro gruppo ha giocato tanto anche con gli “Skifidors”, che sono veramente forti… !!!!! Uno dei giorni più divertenti è stato il secondo con l’escursione notturna dove qualcuno del gruppo aveva paura… Chissà chi? Lì a Tigna abbiamo mangiato bene, ma la brace del terzo giorno è sata imbattibile!!! Questo è stato un giorno faticosissimo con una camminata interminabile nel bosco, ma la sera abbiamo fatto un meraviglioso “Nutella party”. Ed eccoci alla fina, l’ultimo pomeriggio prima della partenza: ci siamo messi per le scale de casale a pensare con malinconia a tutti quei momenti belli passati insieme ed è per questo che il nostro gruppo vuole ringraziare Enrico, Oscar, Raffa, Elena ed il resto degli addetti per tutto quello che hanno fatto per noi ed in conclusione non ci resta che urlare “Viva il Chiocciolone”! Giulia Cinelli Benedetta Rabissi Andrea Maggi affogasanti 7 8 affogasanti Gli “Affogasantini” Un ricordo del dottore Tem pus fugit n un attimo ti guardi intorno e vedi che il paesaggio è mutato... le case, però, ci sono tutte come pure gli alberi, le strade, la gente che cammina per la strada, le auto ed i motorini che assediano le vie che sono sempre più strette e congestionate, le facce… ma non ci sono più molte, troppe, di quelle a cui sei da sempre abituato… i negozi sono aperti, i turisti vanno e vengono da ogni dove con le solite bandierine da quattro soldi e l’ombrellino in testa alla carovana per non perdersi nel Rione – a Siena non si smarriscono nemmeno i lattanti… e allora cerchi con gli occhi quelle persone a cui sei da sempre abituato ad avere a che fare, quelle che sono stati punti di riferimento e quelle con cui sei cresciuto e di cui hai imparato ad apprezzare pregi ed anche i difetti e I comunque la presenza, nei momenti di gioia ed in quelli tristi, per dividerli e condividerli… sempre insieme. Con qualcuno hai pure discusso, ti sei incazzato anche per un nonnulla e per far valere le tue ragioni ma hai sempre fatto pace anche se ognuno …è rimasto della sua idea! Ti giri e rigiri, chiedi aiuto a quelli che stanno intorno a te… anche a loro però manca qualcuno, sono nelle tue stesse condizioni. Non so cosa sta accadendo ma da tempo perdiamo “pezzi pregiati” come tasselli di un puzzle investito da una folata di vento… ma così la Contrada non sarà più la stessa!… aiuto…! Non è giusto, mi arrabbio perché non c’è la possibilità di riportare indietro il tempo e magari ti penti di non essere stato loro più vicino, quando c’era l’occasio- ne… magari ti hanno chiesto aiuto ma tu eri troppo indaffarato per dare loro ascolto… vi chiedo e vi chiediamo scusa. Allora ti ricordi dei momenti, anche semplici, che hai passato in loro compagnia, anche solo per mangiare una pizza in Società e vorresti che quelle sere fossi rimasto anche solo un quarto d’ora in più a parlare con loro oppure anche a stare zitto, a volte non è necessario dire qualcosa di sensato o intelligente od interessante, basta esserci. Tempus fugit… All’appello mancano troppi volti: quelli che hanno fatto grande la Chiocciola e quelli che “sono stati la Chiocciola”, che molti magari non conoscevano per nome e cognome… ma il soprannome, quello si che era noto a tutti… Qualcuno ha scritto che vivere senza aver lasciato alcun ricordo è come non essere mai nati: questo non succederà per loro perché solo il vuoto che ci hanno lasciato basterà a ricordarli per sempre… Tristezza infinita… Non voglio ricordare tutto quello che il dott. Piero Iannone ha fatto per la nostra Contrada – questo lo lascio fare a chi forse se ne intende più di me – ma lo voglio ricordare con poche parole che spero possano far capire quello che egli ha fatto per me e per la mia famiglia. Piero Iannone era il tipico medico di famiglia che veniva chiamato anche per un semplice mal di pancia e che, anche se a volte diceva che sia mia madre e soprattutto mia nonna erano forse un po’ troppo apprensive nei miei riguardi, aveva sempre una soluzione a ogni problema. È per questo che noi abbiamo continuato a chiamarlo, anche se ormai era in pensione, per avere un consiglio da una persona fidata, ma soprattutto da una persona a cui volevamo bene. Ci è stato vicino come farebbe un amico e non un dottore in uno dei momenti più difficili (se non il più difficile) della nostra vita, ovvero quando abbiamo perso nel 2001 mio nonno e dopo solo una settimana anche mio zio. Volevo dirgli GRAZIE perché una volta parlando mi disse che avrei anche potuto vederlo come un nonno, quel nonno che avevo perso qualche anno prima. Ora se ne è andato anche lui, ma sicuramente rimarrà nel mio cuore, in quello di mia mamma e in quello di mia nonna ed è per questo che voglio finire queste mie poche righe con un “ARRIVEDERCI DOTTORE”. Elena Viani affogasanti 9 Il mio amico guascone iero, conosciuto in tutta Siena come “Pistillo” entrò in contrada e immediatamente sulla scena paliesca nel 1973, come mangino del popolo (allora aiuto-mangino) con capitano Mario Bruttini. A quei tempi essere nominato mangino del popolo, nella Chiocciola, voleva dire ambire quasi certamente a diventare il futuro capitano. Nessuno si sarebbe mai aspettato che dimostrasse, dopo appena un anno di apprendistato, una capacità, una sfrontatezza ed una spavalderia tali da permettergli di affrontare un ballottaggio in sede di elezioni del capitano, proprio in contrapposizione a chi lo aveva inserito nell’ambito paliesco, avvenimento unico nella storia della nostra contrada. Nel 1974 Piero divenne capitano e subito apparve chiara la sua innata capacità di “leggere” la contrada chiamando come collaboratori suoi Giorgio Giorgi e me, lasciando all’assemblea la nomina del Ranieri. Il primo palio fu un disastro: ancora prima che Robin Hood arrivasse nella stalla Piero si dimostrò determinato a montare Peppinello, (ribattezzato da P lui stesso come “l’avvocato”) nonostante la sua lontananza dalla piazza. La scelta si dimostrò parzialmente giusta visto che fu l’unico fantino in una rosa di cinque a restare a cavallo almeno un giro. Iniziò poi il periodo della fortuna “cercata”. La monta di Aceto determinò non solo la rottura dell’alleanza tra l’Oca e la Tartuca, sottolineando l’astuzia della scelta, ma fu coronata dalla prima splendida vittoria nel 1975, preludio ad un periodo irripetibile e al “cappotto rovesciato” del 1976. Anche in questa occasione la scelta coraggiosa di montare Antonio Zedde, contro ogni pronostico, si rivelò giusta. Furono anni splendidi e non solo per le vittorie: la Chiocciola grazie ad una dirigenza di palio e di contrada, attraversò la sua fase più fulgida. Forza, determinazione, allegria, coesione, amicizia, questi erano i nostri valori. Nemmeno le mancate vittorie con cavalli importanti, riuscirono a scalfire minimamente la potenza della nostra contrada tanto è vero che il “capolavoro” di strategia paliesca del 1981, sempre magistralmente condotto da Piero capace di giocare in anticipo su tutti, si concretizzò con il trionfo del 1982. La terza vittoria gli permise di mantenere la promessa fatta al momento della sua elezione, (guascone!): regalare un palio ad ogni figlio e così fu. Piero è e rimane per me, per noi, un esempio di valori che appartengono al Palio e a tutti, che sono stati e sono insegnamenti di vita, non solo contradaiola. La tua ironia, caro baffo beffardo, è stata e sarà sempre un punto di riferimento per me e una lezione per tutti; la tua determinazione è rimasta immutata anche nel momento estremo, ultima sfida alla vita. Vito È un volo uesta notte ho volato, ho aperto la finestra eguardato le stelle. Come brillavano, come era fresca l’aria che mi ha avvolta; così ho chiuso gli occhi e ho preso un bel respiro… che volo… su, sopra ai tetti, su dentro al nero del cielo a cercare due piccole stelle, due puntini lucenti che mi chiamavano, su sopra alle nostre vite, ai nostri dolori, alle nostre ore trascorse a pensare a quello che volevamo fosse e non è stato…ricordi, rimpianti, tutto si è dissolto in un attimo di intesa rara, profonda e ti ho visto ancora tra di noi, ti vedrò sempre tra di noi perché forte e potente è la tua presenza. È con questa che dobbiamo misurarci, l’assenza non esiste, esiste la vita che abbiamo avuto con gli altri, per gli altri, e pesa come un macigno, la tua, che fatica sai… Così ho preso il volo verso un tempo lontano, leggera l’aria, leggera io, e ti rivedo con gli occhi di una bambina timida, tu, il mio babbo e pochi amici e Alessandro, Francesco, Duccio, Anna sorridente, mamma, Massimo, la mia infanzia serena, la mia vita, la tua, la nostra. “Guarda Francesca, quello è un fantino!” ”…un fantino, allora monterà sul nostro cavallo, con i nostri colori, sarà palio, sarà festa!…poi vi correvamo intorno, con le nostre risate che avvolgevano le parole dei grandi in una piazza antica. “Siamo a Faenza, sai, qui ci nascono tanti cocomeri…” …il cocomero, non c’era estate che non battessi i piedi per avere una pallina scavata nel bel mezzo di questo benedetto cocomero, gioia e tormento Q 10 affogasanti delle vacanze al mare, parentesi tra un palio e l’altro:”… una pallina, babbo, la voglio tonda, no così, tonda come una biglia di vetro…”e piangevo… …una biglia di vetro sotto l’alberone fuori porta, si giocava a boccino, si tornava sempre a casa con qualche biglia in più; le conserviamo ancora, nel fondo di un armadio, dentro alla borsa della scuola... …scuola e foto di gruppo, Massimo in classe con Alessandro, biondo come il grano maturo, occhi colore del cielo a giugno… …giugno, “ ma noi si corre, vero? Sì, si corre e si vince, vedrai!” E abbiamo vinto davvero. “…abbiamo vinto, vero babbo? Sì, ma ora dormi, dormi che è tardi.”…mi dicesti queste parole tornando a casa una mattina e io pensavo alla gioia di avere un babbo che era il mangino di Piero, Piero il nostro capitano vittorioso. Che allegria dietro a tante assenze, che sospiro grande che ho fatto prima di riaddormentarmi. Passano gli anni, guardo la tua collezione di chiocciole mentre mi chiedi “ Che hai ora, ci risiamo?” “Ho la tosse Piero, vedrai…” Ci ridevi su, perché della tosse si può anche ridere, e mi dicevi: ” Smetti di fumare…” con il sigaro in mano “…e mettiti la maglia di lana…”. Poi mi pungevi con i tuoi occhi e ridevi sotto i baffi e mi raccontavi quello che volevi, per me la Chiocciola eri tu, nelle tue parole mi ritrovavo. Eri…sei, sei sempre così nei miei pensieri, nella stagione della vita che ho amato di più, la contrada sempre in festa, tre figli, tre palii, loro piangevano e noi si rideva come matti. Piero, come dirtelo ora che ci vorrebbe un altro amico come te, amico della mia famiglia, amico mio? Ma dove sei? Tu sei qui, con me, con noi, non sei lontano, lo sento dentro di me, lo so. Ci guardi beffardo e sornione, ci chiedi ragione di tanta determinazione nel voler lasciare la vita, ma come accettarlo, come si fa? Quella vita non è solo tua, è parte della nostra e Dio sa quanto pesa e non ritorna e non ritornerai, è dura. Così mentre scrivo e fumo, penso all’ultimo seggio in cui ti ho visto, abbiamo parlato dentro ai cancelli, le tue parole e la tua considerazione erano e sono fonte di grande orgoglio per me. Piero, mio non padre biologico, mio padre di contrada, indosserò quella benedetta maglia di lana, perché l’inverno sarà lungo e freddo, tanto freddo e forse smetterò di fumare…forse. E aspetterò per il tempo che avrò, ti aspetto in chiesa al mattutino, ti aspetto alla mossa sotto al tuo palco con la bandiera in tasca e tutti i palii che avremo saranno ancora tuoi e nostri, come…cosa? …come se niente fosse accaduto…niente, non è niente, solo una salto nel buio,è un volo, ti tendo la mano, ci sono due stelle piccole e luminose, sei tu, siamo e saremo sempre tutti insieme nell’oscurita di questa notte e nella luce dei tuoi sorrisi. Ciao Piero, sei qui, lo so, lo sento, lo sento… Ciao Marchino iao Marchino amico mio; abbiamo passato 30 anni a ridere di tutto, anche quando stavo male, all’ospedale o a Volterra mi facevi forza e coraggio e nel frattempo ci divertivamo a prendere in giro qualche bella infermiera o quando ci prendevamo in giro per far ridere i ragazzi ,ciccione, cicciobomba, testone, buzzone, Firenze, Monteroni, il panino del pellegrino o quando venisti a sapere di Sabrina e Francesco e soprattutto che io e Luca si sapeva e non ti s’era detto niente. Quando s’accompagnarono a Fiumicino per il viaggio di nozze e tra una risata e l’altra si fecero viaggiare in prima classe e uscendo dall’aeroporto indicandoti un aereo a caso ti dissi: C “è quello dei ragazzi, guarda!”, quando pensasti di farmi piglia’ la sbornia e invece finisti come al solito alle 4 di notte a dire “Letizzina mica avevi voglia di pigliammi la novalgina”; facevi polemica su tutto: se s’era per un capitano, te eri contro; se si parlava della Mens Sana, te eri contro; tale fantino non ti andava bene, quell’altro nemmeno; l’avevi con Berlusconi e soprattutto con Bush che ti voleva globalizzare; una volta volevi far polemica tra Coppi e Bartali finchè riuscii a convincerti che avevano smesso di correre prima che noi si fosse nati; facevi il tifo per la Civetta e vinceva il Leocorno; pronosticavi la vittoria del Nicchio e puntualmente il cavallo si azzoppava. Martedì, mentre facevo fisioterapia, sentii una vocina che mi diceva vai da Marco; sono venuto e te eri praticamente addormentato, ma mi hai voluto dare la mano e io ho capito che quello era l’ultimo saluto; sono andato via; fuori ho pianto e ho ripensato a quando ci trovammo piangendo a San Martino il 16 agosto del ’99. Carlo Ciao Martino uongiorno? Buongiorno una s…?» Una frase un po’ abusata, e che non mi piace moltissimo, a dire la verità… troppo negativa, un po’ scortese… Ma quando la sentii la prima volta quaranta anni fa pronunciata da Martino, la ritenni perfetta. Pensai che l’avesse inventata lui, tanto corrispondeva al suo carattere, scorbutico e lezzo, ma ironico ed autoironico, come solo un uomo intelligente come lui può essere. Ed oggi posso dire veramente con dolore infinito e con rabbia impotente: «Buongiorno una s…!» È l’ennesimo mattino che affrontiamo con un dolore enorme in mezzo al petto per la scomparsa di un amico carissimo.Per la terza volta in pochissimi giorni la bandiera della Chiocciola listata di nero comunica la scomparsa di un altro suo figlio. Se può essere vero che davanti a Dio e di fronte alla morte siamo tutti inconfutabilmente uguali, è però sicuro che coloro che si sono allontanati in questi giorni hanno lasciato una traccia indelebile nella nostra Contrada e nei nostri cuori. Piero, Marco, Martino tre calibri da novanta . Le tre anime della Contrada: Piero – Il Palio, la corsa, l’agone… l’astuto capitano, l’arguto tessitore di strategie .. Marco – Il popolo, l’uomo della prima fila, il contradaiolo schietto e passionale, semplice e sincero, artefice dei ragù più sublimi e della trippa più squisita che si possa assaggiare… Martino – La Contrada nella sua essenza, il dirigente per antonomasia, il prototipo dell’uomo di cancelleria, la formica che costruisce e si dedica alla contrada non solo e non «B tanto nell’ebbrezza della breve estate ma soprattutto nelle lunghe sere di inverno con l’ingrato compito di tessere le fila economiche con parsimonia e saggezza. Martino, il lezzo, il pessimista, lo scorbutico…Martino l’entusiasta, il filosofo, l’ironico, il colto. Martino l’amico. Martino il mio maestro, colui che mi ha insegnato i “fondamentali” quando, giovanissimo dirigente inesperto, mi affacciavo per la prima volta al seggio. Martino il grande contradaiolo, figlio della Contrada e del Rione, rampollo di famiglie storiche, erede di quel grandissimo priore degli anni 30 che fu Orlando Peccianti. Uomo di profondissimi principi morali, e di una onestà e riservatezza leggendarie. Fu il fulcro di quelle dirigenze degli anni 70 ed 80 che portarono la Chiocciola nel suo momento più felice ad inanellare una serie straordinaria di successi sul tufo ed a costruire le basi immobiliari e strutturali di cui oggi andiamo fieri, l’acquisto e la realizzazione della cripta, dei locali, degli appartamenti. E lui lì a firmare assegni ed a pagare conti, brontolando e gioendo al tempo stesso. Ma non fu mai alla ribalta, non fu mai in vetrina, non si sedette mai al tavolo del “concone”… Tutto quello (tantissimo) che ha dato alla Contrada lo ha dato per amore e generosità, non certo per “apparire”. Era nato nell’estate del 1933 a cavallo tra i due palii vinti dalla Tartuca nello storico cappotto… lo raccontava sempre e sosteneva che questo era il motivo del suo caratteraccio “scaglionato” e funereo tanto da fargli meritare il nomignolo di “Cipressino”… Martino ha segnato la sua vita anche con un importante e straordinario impegno sociale e civile dedicando la sua attività e la sua competenza al Tribunale dei Diritti del Malato ed al movimento di Cittadinanza Attiva. Dimostrando così la sua sensibilità “politica” e la sua altissima forza morale. Ricordi dolcissimi e del tutto personali… Una notte di ebbrezza e di follia quando a pochi giorni dall’esaltante vittoria del 1975 ci ritrovammo alle ore piccole, anzi piccolissime, nel piazzale fuori porta a giocare un improbabile tuliscio, e Martino, solitamente così serio e compassato, si scatenò con una gioia ed un entusiasmo da adolescente. E nell’82, quando non volle assistere al palio ma si chiuse nel buio della “sua” stanza di camerlengo ed attese… Poi corse con le braccia levate al cielo ed un lungo interminabile grido di “È Chiocciolaaa” per stramazzare esausto e semi-collassato… da capo a Sammarco E quei meravigliosi Pizzoccheri della Valtellina che la sua dolce Carla, cuoca sublime, ci preparava… Martino è con il ricordo di quei Pizzoccheri che ci siamo salutati pochi giorni fa… Martino, non sarai seduto accanto a me al banchetto, la terza domenica di ottobre… Per la prima volta da quasi quarant’anni. affogasanti 11 È Fabrizio Scarpini il vincitore del IV Memorial Valacchi-Martelli l riconoscimento, sempre molto sentito, premia i chiocciolini che si sono distinti per passione ed impegno nel mondo dello sport e nell’occasione è stato ritirato dal figlio Manuel, a causa dell’impossibilità di Fabrizio a partecipare alla serata. Il vincitore di quest’anno impersonifica alla perfezione lo spirito del Memorial: chiocciolino purosangue come pochi, Fabrizio, più conosciuto come Caino, è nato e cresciuto nel cuore del rione ed ha ricoperto tra l’altro anche la prestigiosa carica di mangino a metà degli anni ottanta. Dopo aver giocato a lungo a calcio militando in moltissime formazioni del Gruppo I Sportivo San Marco, Fabrizio si è avvicinato già grandicello al podismo. Quello che inizialmente doveva essere soltanto un modo per tenersi in forma e in buona salute, si è trasformato col tempo in una passione così grande, tanto da spingere Fabrizio a macinare chilometri su chilometri, partecipando da principio alle varie corse podistiche organizzate in città. Quando queste gare di provincia hanno cominciato a stargli un po’ strette, Fabrizio ha deciso di cimentarsi con la disciplina podistica per eccellenza: la maratona. In quasi dieci anni di attività, ha corso tutte le maratone più importanti d’Italia, da Roma a Milano passando per Padova, Venezia e Firenze. Ma Fabrizio si è spinto più in là: negli ultimi anni ha portato i colori della Chiocciola anche all’estero, partecipando alle maratone di Parigi e Berlino. La sua prossima fatica sarà niente popò di meno che la regina delle maratone, quella di New York, ad inizio Novembre. Allora corri Fabrizio, corri! Fantini, sta forse cambiando qualcosa? e vittorie di Brio e di Salasso nei palii 2006 hanno evidenziato sostanzialmente un fatto e cioè che, pur rimanendo indiscutibilmente il migliore, Luigi Bruschelli non è imbattibile. Certo è che è se a luglio non è stato certo favorito dalla posizione al canape essendo di rincorsa, ad agosto le premesse per la vittoria c’erano tutte anche se con nostra somma gioia non si sono verificate. Si parlava di Brio e Salasso. Due giovani L fantini senesi che hanno dimostrato di saper uscire da determinate strategie e di tirare a vincere; due fantini che hanno fatto la ‘gavetta’ anche se Salasso aveva già assaporato nel 2004 nella Giraffa il piacere della vittoria. Il loro exploit deve servire da stimolo e da esempio agli altri giovani fantini che sono oggi nel giro; penso al Tittia, allo Zedde e a Gingillo. Una valida alternativa a Trecciolino poteva diventare il Minisini ma dopo una serie di palii incolori, sembra avviato verso un inesorabile declino. Anche Sgaibarre dopo la vittoria nella Selva nel 2003 sembra essersi un po’ perso; avrà però nel 2007 modo di rifarsi dopo la delusione della mancata partecipazione al palio di Agosto. Il 2007 potrebbe l’anno della verità anche per Bighino dopo che L’Onda gli ha dato l’opportunità di diventare il suo fantino di contrada. Tra le nuove leve non c’è molta scelta, si parla molto bene di Gianluca Faisun giovane proveniente dalle regolari al quale la Lupa ha dato fiducia facendolo diventare fantino di contrada e che alla tratta di agosto ha fatto intravedere buone doti. Insomma, L’Imperatore Luigi Bruschelli farà bene nel 2007 a stare accorto perché i pretendenti al suo scettro sono tanti e il 2006 ha dimostrato che se hai mano, cuore e costanza, puoi emergere. San Marco News Nati Sono arrivati ad allietare la grande e bellissima famiglia chiocciolina i piccoli: Leonardo di Federico Mensini e Silvia Focardi Federico di Alberto Saracini e Lucia Martelli Guido di Daniele Prosperanti e Mariangela Machetti Aurora di Daniele Zacchini e Claudia Naldini Edoardo di Giuseppe Tridico e Claudia Neri Teresa di Davide Martinelli e Benedetta Corsini Pietro di Gabriele Grandi e Silvia Marzocchi Tommaso di Federico Paoli e Laura Franci Hanno collaborato a questo numero: per i testi Bruno Alfonsi, Michele Balestri, Sonia Corsi, Carlo Lorenzini, Roberto Martinelli, Stefano Mecattini, Nicola Panzieri, Maria Antonietta Peccianti, Elena Viani, Leonardo di Andrea Magrini e Silvia Celeghin Stefano di Alessandro Gradi e Giovanna Bartalini Deceduti La contrada della Chiocciola ricorda con affetto: Palmiero Bonari Altero Butini Sergio Corsi Piero Iannone Marco Marchetti Martino Bratto Francesca Volpi, Vito Volpi, Roberto Zalaffi, Francesco Zanibelli, gli scrittori e gli addetti della Sezione Piccoli Chiocciolini per le fotografie Archivio Contrada della Chiocciola, archivi privati, Sonia Corsi, Stefano Galli, Marco Lorenzini per i disegni e le vignette Enrico Ninci, i pittori della Sezione Piccoli Chiocciolini progetto grafico: Alessandro Bellucci, Siena realizzazione: nuova immagine editrice, Siena stampa: Industria Grafica Pistolesi, Siena