affogasanti
Il Giornale di San Marco Anno XXXIV
Siena 15 ottobre 2006 - Autoriz. Trib. di Siena n. 455 del 22/5/1985 - Direttore responsabile: Ester Vanni
Direttore editoriale: Sonia Corsi - Sped. in abb. post. – Comma 20/c - art.2 - Legge 23/12/1996 n°662 - Filiale di Siena
TERZA DOMENICA DI OTTOBRE:
UN APPUNTAMENTO INDEROGABILE
ella Contrada, come nella vita, v’è sempre bisogno che alcune certezze restino tali nonostante il rifluire non mai interrotto del tempo. Nella vita della nostra Contrada una di queste
certezze è la terza domenica di ottobre quale data per l’effettuazione del tradizionale banchetto di fine anno contradaiolo…
È trascorso un altro anno e con questo si conclude anche il biennio
delle cariche istituzionali. La Contrada va avanti, cresce e si rafforza in
sostanziale unità di intenti e di comportamenti. Ognuno ha cercato di
svolgere al meglio il proprio compito ed il proprio ruolo, con sincero
sentire e impegno costante…
È bello vedere lo sciamare dei giovani in Contrada, in Società, nel
rione; ed è piacevole, per chi tanto giovane più non è, fermarsi con i
consueti amici, quelli di antico legame, e rimuginare su queste
nuove generazioni che si propongono con tumultuoso ma confortante attaccamento alla ribalta della Contrada, trovandosi poi
immancabilmente a considerare che è compito (anche) loro adoperarsi per far si che accanto alla passione schietta si sviluppi altresì
quel giusto quadro di consapevolezza che permetta di gustare
appieno la Contrada e quello che la Contrada può darci. A quest’ultimo riguardo il mio pensiero è quello che ebbi a spiegare molti
anni fa in un articolo dell’Affogasanti e che di seguito sintetizzo.
La Contrada, se la fai tua, è un’occasione che si ripete nel tempo; è
un’idea che ti fa sempre compagnia; è il filo che ti collega, ovunque
tu sia, con un territorio (città, rione) e con la gente che in detto territorio si muove. Certo non tutto è facile. V’è un momento in cui il rapporto individuo-contrada è messo duramente alla prova; è il richiamo
della realtà, un appuntamento cui non ci si può sottrarre. È il
momento in cui il giovane scopre che la Contrada non è il mezzo per
sfuggire ai suoi problemi: ed il rapporto può entrare in crisi. È allora
che dobbiamo dire al giovane: forza ragazzo mio, combatti la tua
battaglia e cerca di vincerla; ma non ti allontanare dalla Contrada.
Essa non può darti di più di quello che ha: un libero ed immediato
incontrarsi di persone, spesso l’amicizia, sempre una generosa illusione. Vinta la battaglia, la lotta della vita continua; ed allora avrai sempre bisogno dell’illusione ove poterti rifugiare e riposare e sognare…
Gli amici di Contrada! Tanti se ne sono andati: e quanti quest’anno!
Un nido di memorie, un vortice di sensazioni. Li abbiamo onorati con
tristezza nel loro ultimo cammino; li ricorderemo sempre con affetto.
Hanno gettato un seme che a primavera fiorirà, hanno testimoniato
un amore di Contrada che tocca a noi portare ancora avanti…
Nel crepuscolo incipiente, pian piano l’angoscia cede il passo alla
malinconia…
È la storia della vita…
Oggi ci ritroviamo nel nome della Chiocciola, tutti insieme, noi
loro e tutti i chiocciolini che non ci sono più…
Grande cosa è la Contrada!
W la Chiocciola
N
Il Priore
3
Sammarco di mezzo
(dalla Piazzetta dei Monelli al Bivio)
Si ricomincia da Luciana, tagliata fuori da San Marco di Sopra per
motivi di spazio… insieme al vicolo dei Monelli (venuto alla ribalta della cronaca cittadina di recente per un principio di incendio
di quelli che, a Siena, fanno notizia…) e alla Piazzetta…
Poi c’era Luciana fruttivendola, all’angolo dei Monelli di fronte alla
Piazzetta. La nostra Luciana per lunghi anni sponsor ufficiale
dell’Affogasanti, Luciana che ci compravo sempre le giuggiole, che
allora non si vendevano con tutte quelle frasche ma a peso e nel
cartoccio.. E la Piazzetta senza macchine, la piazzetta con la finestrina a sbarre del Bonucci e il tabernacolo. La piazzetta è dei
ragazzi: per il 28 che ancora ci si fanno i giochi, ora più moderni
come la pista dei barberi, e un tempo persino l’albero della cuccagna che era proprio un gioco bellino, a guardare quegli altri che
annaspavano e scivolavano per raggiungere i salamini e sotto si
rideva. Mi sembra di ricordarmi anche le pentolacce in piazzetta e
poi tanti addobbi, prima con le ghirlande incollate con acqua e
farina e preparate dentro ai Cancelli (non è che ci portavano al
“Campo”), poi più creativi ma,.insomma, lo stesso divertimento per
generazioni, la voglia di stare insieme come collante dell’amore per
la Contrada e la fatica di quanti hanno tirato su generazioni di contradaioli.
Ricordo i fantastici alberi della cuccagna di quando ero piccino con i
baldi giovani di San Marco(e non solo) che si cimentavano nell’ardua
ascesa del palo ben insaponato un po’ sadicamente dal Pitto…
Sull’intonaco della casa che chiude la piazzetta ancora si possono vedere i fori dei proiettili sparati all’impazzata da un soldato tedesco un po’
impaurito e forse ubriaco, tra lo spavento e lo sgomento degli abitanti.
Dalla piazzetta e dal vicolo dei Monelli in giù fino al pozzo ci sono i 30
metri più stretti, più fitti e più popolati dell’intero rione…
Famiglie, clan, stirpi intere di chiocciolini vivono e vivevano in questo
pezzetto di strada.
Perra, Martinelli, Ceccherini, Betti, Guerri, Peccianti (ramo Umberto),
Petrazzi, Brogiotti, Burroni, Mirolli, Bellaccini, Cortecci, Golini, Lotti,
Galardi, Pallassini e via e via e sicuramente altri ancora.
Ma voglio soffermarmi un secondo su una casina buia ed angusta un
seminterrato con le finestre minuscole, ci vivevano Anchise e Nellina e la
figliola Aura o Aurora, intirizzita e sospettosa, secca secca tanto da essere soprannominata Acciuga passava dalla via tra i lazzi e gli sberleffi dei
ragazzacci di rione, storie di un’altra epoca e di un’altra Siena.
Una notte di una cena della prova generale (fine anni 60 o primi anni
70) Anchise definitivamente imbestialito per i continui ed insopportabili sbeffeggiamenti uscì dal suo antro brandendo una mannaia…a
me giovanetto sembrò quasi un orco delle fiabe, minaccioso e pericoloso, ricordo un grande spavento ed il fuggi fuggi di tutti i piccoli,
insolenti provocatori.
In questo pezzetto di cosmo contradaiolo per molti anni c’è stata la stalla prima che venisse spostata al bivio, proprio in quei locali dove ora c’è
la cucina.
2 affogasanti
La cucina e i suoi profumi e la sua gente e le quintalate di tortellini
precotti messi a riposare sui tavoloni in attesa della cena della prova
generale.
Gli uomini della cucina, solitamente gente di “peso” con i grembiali sopra pance importanti e gambe pelose… gente che a fare il battuto per il sugo di 2000 commensali ci mette come …”a sputà in
terra”..
Tra tutti gli “eroi” di queste epiche giornate, quando nel bollore di
mezz’agosto si cuociono tortellini e arrosti per un esercito con una
temperatura che rasenta i 50 gradi…ne voglio citare uno solo…per
non fare torto a nessuno…il mitico Finestra. Il Finestra non lo vedi
per un anno intero e poi compare, qualunque sia la squadra che è in
cucina, il giorno della prova generale, si mette lì e lavora come un
negro…e poi risparisce per un anno intero.
La Chiocciola è fatta così ed ha questi personaggi…
Poi ci sono le donne della cucina…loro non si sobbarcano l’enormità
delle cene della prova generale dove conta la quantità più della qualità…ma loro, con il loro stile completamente diverso,
si sobbarcano un lavoro che dura un anno intero…cene e rinfreschi…e
tanti, tanti, tanti tegami da lavare !!!!!
In questo pezzettino di strada per tanti anni c’è stata la mitica bottega
dei tamburi di Umberto …
Per lui il tamburo era una passione, una tradizione, un amore assoluto.
Questo strumento che scandisce i tempi ed i minuti della nostra festa e
della nostra vita.
Il tamburo che annuncia i momenti topici del palio… che rulla a festa o
suona lugubre ”a morto”,che riesce addirittura ad essere pungente e
salace e che con il suo rullare può sfottere e deridere gli avversari più di
mille parole e stornelli.
Generazioni di tamburini e di economi di tutte le contrade negli anni si
sono affacciati a questa bottega guardando con ammirazione la cura
estenuante con la quale “il Peccianti” eseguiva il suo lavoro fin nei più
minimi particolari con una pignoleria che aveva del patologico.
A chiudere questi cinquanta metri di strada così vivi, vissuti e popolati, i
due punti di maggiore aggregazione dell’intero rione: la Società San
Marco e le panchine in travertino del Bivio.
Alle panchine del bivio (al pozzo) ci siamo stati seduti tante nottate… da
ragazzi ci si giocava intorno, si saliva sul pozzo, si facevano i salti, ci si
stava abbarbicati per veder lavare il cavallo che, per noi, era sempre il
meglio anche quando era una brenna reale come ce n’erano un tempo…
si veniva cacciati perché si faceva baccano e il cavallo doveva riposare,
c’era puzzo di disinfettante… alle panchine ci stavano seduti i nostri
“anziani”. Ce li ho davanti, come svoltassi dalla Diana e li vedessi proprio
ora: Alfio con una maglietta a righine, la sigarettina e i culi di bottiglia
appoggiati sul naso, il Tozzi con una camicia a mezze maniche verdina,
Pierino Martinelli, appoggiato al muro, coi sandali sui calzini, Brunetto,
Ranieri che gesticola con Sergio Chellini a braccetto…e tanti altri…
Ora ci stanno altri, lì a chiacchiera, più che altro, la sera, quelle panchine mi sembrano diventate appannaggio delle donne… cambiano i
tempi…
Quando ancora erano superattivi, e non solo a chiacchiera sulle panchine, quei contradaioli di cui sopra al pozzo c’era la bottega del
Lusini barbiere e, dirimpetto, un bugigattolino con la merceria della
moglie…un negozio buio e zipillito di scatole e scatoline, gingillini,
gancini, bottoni, cerniere…rammendava persino le calze –che ora si
usano una volta e si buttano via-, fasciava i bottoni…con una macchinetta piena di fascino per me bambina che andavo a scuola con la
figliola dei Lusini…come mi garbava vedere mettere un pezzettino di
stoffa da una parte e due aggeggi da un’altra, schiacciare (tipo spremiagrumi) et…voilá: il bottone! E le calze da rammendare tutte nella
sua bustina di carta col nome della signora dalla calza smagliata
scritto sopra…roba da finirsi gli occhi a rammendare una calza…
Non c’entra niente con San Marco ma sì coi mestieri che da noi non esistono più e non solo a Siena…mi sono ricordata di una bottega (credo
in San Martino) che riparava gli ombrelli (gli ombrelli!!!) le bambole e le
borse…quando l’ho detto ai miei figlioli pareva che parlassi di un altro
mondo… come possono pensare che si possa riparare un ombrello
quando ne perdono uno al mese di media, di quelli piccol,i che costano
poco, sì, ma si rompono subito le stecche?!!!
Tutti conoscono l’odierna Società San Marco, ampia, spaziosa, razionale,
confortevole…
Ma non è di questa che voglio parlare, bensì della società della mia
infanzia e giovinezza…quei locali angusti, poveri, affatto sfarzosi…
Per entrare, intanto, si passava dal portone d’ingresso della casa ..a dritto c’erano le scale che salivano agli appartamenti e sulla sinistra la
porta a vetri che immetteva in società.
Subito all’ingresso il minuscolo banco bar in muratura con lo stemma
della chiocciola in mosaico ed alle spalle il leone di San Marco.
Due tavolini e poi da una porticina si entrava, salendo uno scalino in
una stanza semibuia che serviva da magazzino, da saletta per la televi-
sione ed a volte anche da cucina per farsi due spaghetti a mezza
notte…a quei tempi di cene in Società non se ne parlava…
Da una porta a vetri si entrava in un corridoio abbastanza triste dal
quale si accedeva alla stanzina del biliardo ed al… ”salone”.
Il salone delle feste, delle assemblee, delle tombole del sabato e del
cinema del lunedì sera.
Aveva il soffitto in polistirolo ed il pavimento con mattonelle di graniglia.
In fondo una gran vetrata dava sul piccolo “orto” sottostante chiuso
dall’alto muro sulla via delle Sperandie.
I più vecchi possono ricordarsi che in questo orto c’erano le piante di
pomodori di Giulino ed addirittura il pallinaio delle bocce, solo nei primi
anni settanta fu prima coperto di ghiaia e poi pavimentato con il
cemento rosso e ci furono fatti i primi “cenini” nelle sere avanti ai
Palii… roba per pochi intimi, massimo 70 persone !!
I mitici veglioni giallo-rossi del lunedì di carnevale con l’orchestrina che
suonava lisci e melodiche, le nostre signore “in ghingheri” con vestiti con
i lustrini e fantastiche pettinature cotonate o con crocchie alte 30 cm.
Grandi ballerini come Pietro Puzza od il Teatino o il Mari… Guglielma e
Pasqualina, Angiolina e Liliana che piroettavano… che meraviglia !!
Poi le tombole del sabato nel primo pomeriggio..quando i “tombolai” di
tutta Siena arrivavano in anticipo per accaparrarsi le cartelle più “scaramantiche” ed i posti a sedere più vicini al banditore…il banditore era
sempre il Pitto e noi bambini si faceva a gara per andare a tirar su i
numeri perché poi ci offrivano il gelato o la merenda.
Finita la tombola in San Marco i “tombolai” migravano tutti insieme
nella Pantera e poi in Camporegio.
Ogni Contrada ed anche la Pubblica Assistenza ed altri circoli facevano
la tombola settimanale in giorni od orari diversi e i “tombolai” o le
“tombolaie” se la facevano tutte e con che accanimento!!
Questo era ed è San Marco “di mezzo”…rione nel rione.
affogasanti 3
La Tradizione
iena è una città un po’ criticona. E si critica tanto più
facilmente quando a fare
cose “diverse” o comunque
“eccezionali” sono gli altri.
E così all’indomani di quella esuberante, vivace, spontanea manifestazione di gioia e di liberazione che
fece esplodere letteralmente la
nostra contrada la sera del 16
Agosto, mi sono sentito dire da
varie persone con tono saccente
che noi della Chiocciola avevamo
esagerato, troppa gente… troppe
bandiere… ma soprattutto che si
era andati “contro la tradizione”.
I miei interlocutori, evidentemente molto sicuri di se stessi e delle
proprie convinzioni, si permettevano di criticare “in nome della
tradizione”.
Non voglio qui stare a fare una
questione su cosa differenzi “tradizione” e “consuetudine” e su chi è
titolato a decidere ed approvare cosa sia “in linea con la tradizione” e
cosa no….
Però a questi signori che mi hanno un po’ infastidito con la loro “saccenteria” vorrei ricordare che venti, trenta ed anche quaranta anni fa la
notte del Palio era costellata di bandiere e la Piazza era piena di
Contrade festanti e non solo di quella vittoriosa.
Ricordo con immagini indelebili la mia rabbia cocente quando ancor
bambino, nei primissimi anni sessanta (più di quaranta anni fa!) vidi la
notte stessa del Palio la Tartuca uscire con bandiere e tamburi e con un
vero e proprio “funerale” alla lumaca con tanto di bara, fiaccole e cappucci neri, perché la Chiocciola si era purgata con Uberta e Canapino.
Ed allora in nome di quale tradizione parlavano i nostri “amici”?
Altri esempi.
Ricordo benissimo le notti dopo le cene della prova generale contrade
andare in piazza con tamburi e bandiere. Ve lo immaginereste oggi ?
Qual è la tradizione ? Quella di oggi o quella di allora ?
Da un po’ di anni in quasi tutte le Contrade la sera precedente la cena
della Vittoria usa fare feste sempre più eclatanti, sempre più ricche, sfarzose. Un tempo non usavano assolutamente, mentre era uso corrente
fare gallerie di cartelloni umoristici nel rione cosa ad oggi scomparsa.
Oggi sono stati anche ridimensionati i cortei della domenica successiva
al palio vinto mentre un tempo non esistevano i cortei pomeridiani a
tema. Ebbene, chi può dire quale sia la tradizione?
Quale Contrada come la mia Chiocciola, è così legata e gelosa delle tradizioni da voler perseverare ad effettuare il giro contro tutto e contro
tutti il 29 Giugno quando danno i cavalli?
E’ diventata una fatica insostenibile! Lo possono confermare gli amici
del Nicchio, ai quali “tocca” una volta ogni 6 anni quando il 13 Agosto
(giorno della tratta) cade di domenica.
S
4 affogasanti
Anni fa la Selva girava il 15 Agosto, giorno preciso della festa titolare
Maria Assunta.
E la Giraffa girava a metà Luglio, poi cambiò e spostò la festa in Giugno
perché a metà Luglio Siena si svuotava e tutti erano al mare.
Chi è nella tradizione? Chi rispetta la tradizione? Soprattutto chi può
decidere o permettersi di giudicare?
La Chiocciola gira il 29 giugno da sempre.
Ed il 29 Giugno, da sempre, ci sono 10 Contrade che corrono e che
quindi nel pomeriggio hanno il cavallo nella stalla… ma solo da qualche anno a questa parte ci viene richiesto di non andare…o di non suonare i tamburi !!
Che è successo? I cavalli sono diventati più sensibili o i contradaioli
meno attaccati alla tradizione?
E dato che di giri si parla, negli anni 60 ricordo bene che, abitando in
San Prospero, le domeniche mattina assistevo ai giri “fuori le mura” di
tutte le Contrade.
Hanno tutte o quasi tutte smesso di “girare in periferia”.
Chi ha smesso dice di averlo fatto in nome della tradizione…chi continua dice ugualmente di farlo per continuare una tradizione….
Chi ha ragione ? E soprattutto chi può dirlo ?
Fino agli anni 70, in occasione dei giri alfieri e tamburini si monturavano
in altre Contrade.
Ricordo perfettamente in pieni anni 70 tamburini dell’Istrice monturati
per il giro della Tartuca…
Vi potrei fare nomi e cognomi… gente vivente, che può confermare…
E allora ? Ve lo potreste immaginare oggi ?
E quindi, signori, piantiamola una buona volta di giudicare e di ergersi a
“tutori e vestali” di tradizioni che nessuno ha mai definito e consolidato. I tempi cambiano e con essi cambiano le consuetudini, a volte in
meglio…le più volte in peggio
3
Gli “Affogasantini”
affogasanti 5
I piccoli… e i ragazzi raccontano
l sabato non sono potuto
andare al giro perché ero al
mare.
La domenica mattina mi sono
svegliato presto ed ero in San
Marco alle ore 8.15, mi sono
messo la montura ho preso la
bandiera e siamo partiti. Quando
siamo arrivati fuori porta San
marco abbiamo preso la macchina di Enrico e io, Francesco,
Andrea e Giovanni siamo andati
sotto le case a sbandierare.
Questo giro in periferia è stato
anche molto dolce perché 4 o 5
persone ci hanno offerto un rinfresco dove c’erano tanti dolci
buoni.
Abbiamo fatto tante sbandierate,
I
è stato molto divertente perché
per me è stata la prima volta.
La sera c’è stata l’estrazione delle
contrade, correvano d’obbligo il
Valdimontone, Oca, Pantera,
Drago, Giraffa, Istrice, Selva e in
più dovevano uscire 3 contrade a
sorte cioè l’Aquila, la Torre e il
Leocorno.
Io volevo che uscisse la Chiocciola
e quindi ci sono rimasto male
però ero anche contento perché
non è uscita neanche la Tartuca.
Vabbè, usciremo ad agosto e vinceremo il Palio!
Matteo Rossi
16 AGOSTO 2006 – ore 19,00… il tonfo del mortaletto ammutolisce la piazza, i cavalli escono dall’entrone e in San Marco c’è chi
piange già e chi si strappa i capelli per la tensione. Chi guarda la
TV si alza in piedi e incomincia a gridare: “Bene! Bene! Speriamo
che non si rialzi!”
Altri gridano: “E’ cascato, è cascato!”.
I televisori si affollano di gente e l’aria si fa gioiosa ma torna subito pesante quando il “caro” Gigi si rialza e dà l’ok al mossiere...
“So’ partiti, la mossa è valida e la Selva è prima , la Tartuca è
seconda...” sono 3 minuti di panico, in società il caos regna sovrano... ha vinto la Selva!!
Tamburi, bandiere... è festa! La confusione continua fino a tarda
notte, si canta e si beve... per quest’anno c’è andata bene e per il
prossimo speriamo di arrivare noi primi al bandierino per poter rinfrescare la memoria della vittoria, soprattutto dei giovani come me.
Mattia Costantino
6 affogasanti
Gli “Affogasantini”
I piccoli… e i ragazzi raccontano
CHIO… CHIO…
CHIOCCIOLE!
PS Fescion vi voglio tato bene
a (Gloria Camilla Alessia Elisa
Lucrezia)
Io sono Elena una bambina della
Chiocciola, è una contrada bellissima, vorrei che fosse l’unica contrada della terra perché è bellissima, e si fa tanti giochi.
Ciao da Elena
FORZA
CHIOCCIOLONE,
EVVIVA!
Maddalena Ludovica Elena
Francesco Martina Matilde
***
Sono Costanza una bambina dei
piccoli chiocciolini, mi diverto
tanto qui in San marco; perché si
gioca e si scherza. Spero che non
vincha la tartuca;
Ciao Costanza Rabissi
Tanti-auguri –a-te
Tanti-auguri –a-te
Tanti-auguri-a il Chiocciolone
Tanti-auguri-a-te
che bello stare nella chiocciola a
divertirsi a giocare e a ridere
evviva la chiocciola
firme nei piccoli chiocciolini
Maschi
| Femmine
Francesco
Martina
Ludovica
***
AL CAMPO CON LE
FASHION!
Quando siamo arrivati, siamo
andate nella nostra camera. Era
grande, bella e con un bagno
mega!!!! Il posto si chiamava
acquapendente, noi eravamo in un
casale chiamato Tigna. Il primo
giorno abbiamo fatto una piccola
escursione per visitare il posto. Il
secondo giorno abbiamo osservato
le feci degli animali e poi abbiamo
fatto la caccia alle cavallette. Dopo
siamo ritornate al casale. Ci siamo
fatte la doccia, poi siamo andate a
mangiare, non ci aspettavamo una
cena coi fiocchi. Dopo la cena
siamo andati al cinema sotto le
stelle e abbiamo guardato
“Narnia”. Il giorno successivo
abbiamo fatto la caccia al tesoro
ma il tesoro erano semplici caramelle. La notte stessa, siamo andati nel bosco con le torce ma abbiamo dovuto spengere, perché davamo sentire Fruzzico e Gomoldo (gli
gnomi). Il giorno dopo abbiamo
fatto una passeggiata di 7 km.
L’ultimo giorno a casa!!
Le fashion
Cami Elisa Gloria Lucrezia
W la Chiocciola
***
LE MIE AMICHE
Le feschion sono delle vere amiche perché quando c’è qualche
problema loro ti sostengono io gli
voglio tanto Bene perché condivido i miei momenti più sensibili e
condivido anche i momenti in
contrada.
Giulia
Gli “Affogasantini”
IL CAMPO
Tutto è cominciato il 24 agosto
quando siamo partiti per il campo
ad Acquapendente. Il primo giorno ci siamo sistemati ognuno in
camera sua per poi andare a mangiare dei deliziosi panini per pranzo ed a fare la nostra prima faticosissima escursione!!!!
Il nostro gruppo, gli “Squallidors”,
non ha mai amato queste escursioni, ma alla fine ci si divertiva anche
noi a vedere cascare la “Pia” …
La mattina si andava fuori a giocare a ping-pong o a pallavolo
oppure si andava in bici per il
bosco. La prima sera invece di
guardare “Le cronache di
Narnia”, il nostro film preferito
era “le crisi di Viola” ...
Il nostro gruppo ha giocato tanto
anche con gli “Skifidors”, che
sono veramente forti… !!!!!
Uno dei giorni più divertenti è stato
il secondo con l’escursione notturna dove qualcuno del gruppo aveva
paura… Chissà chi?
Lì a Tigna abbiamo mangiato bene,
ma la brace del terzo giorno è sata
imbattibile!!! Questo è stato un
giorno faticosissimo con una camminata interminabile nel bosco, ma
la sera abbiamo fatto un meraviglioso “Nutella party”.
Ed eccoci alla fina, l’ultimo pomeriggio prima della partenza: ci siamo
messi per le scale de casale a pensare con malinconia a tutti quei
momenti belli passati insieme ed è
per questo che il nostro gruppo
vuole ringraziare Enrico, Oscar,
Raffa, Elena ed il resto degli addetti
per tutto quello che hanno fatto per
noi ed in conclusione non ci resta
che urlare “Viva il Chiocciolone”!
Giulia Cinelli
Benedetta Rabissi
Andrea Maggi
affogasanti 7
8 affogasanti
Gli “Affogasantini”
Un ricordo
del dottore
Tem pus fugit
n un attimo ti guardi intorno
e vedi che il paesaggio è
mutato... le case, però, ci
sono tutte come pure gli alberi,
le strade, la gente che cammina
per la strada, le auto ed i motorini che assediano le vie che
sono sempre più strette e congestionate, le facce… ma non ci
sono più molte, troppe, di quelle
a cui sei da sempre abituato… i
negozi sono aperti, i turisti
vanno e vengono da ogni dove
con le solite bandierine da quattro soldi e l’ombrellino in testa
alla carovana per non perdersi
nel Rione – a Siena non si smarriscono nemmeno i lattanti… e
allora cerchi con gli occhi quelle
persone a cui sei da sempre abituato ad avere a che fare, quelle
che sono stati punti di riferimento e quelle con cui sei cresciuto
e di cui hai imparato ad apprezzare pregi ed anche i difetti e
I
comunque la presenza, nei
momenti di gioia ed in quelli tristi,
per
dividerli
e
condividerli… sempre insieme.
Con qualcuno hai pure discusso,
ti sei incazzato anche per un
nonnulla e per far valere le tue
ragioni ma hai sempre fatto pace
anche se ognuno …è rimasto
della sua idea!
Ti giri e rigiri, chiedi aiuto a quelli
che stanno intorno a te… anche
a loro però manca qualcuno,
sono nelle tue stesse condizioni.
Non so cosa sta accadendo ma
da tempo perdiamo “pezzi pregiati” come tasselli di un puzzle
investito da una folata di
vento… ma così la Contrada non
sarà più la stessa!… aiuto…!
Non è giusto, mi arrabbio perché
non c’è la possibilità di riportare
indietro il tempo e magari ti
penti di non essere stato loro più
vicino, quando c’era l’occasio-
ne… magari ti hanno chiesto
aiuto ma tu eri troppo indaffarato per dare loro ascolto… vi
chiedo e vi chiediamo scusa.
Allora ti ricordi dei momenti,
anche semplici, che hai passato
in loro compagnia, anche solo
per mangiare una pizza in
Società e vorresti che quelle sere
fossi rimasto anche solo un quarto d’ora in più a parlare con loro
oppure anche a stare zitto, a
volte non è necessario dire qualcosa di sensato o intelligente od
interessante, basta esserci.
Tempus fugit…
All’appello mancano troppi volti:
quelli che hanno fatto grande la
Chiocciola e quelli che “sono
stati la Chiocciola”, che molti
magari non conoscevano per
nome e cognome… ma il
soprannome, quello si che era
noto a tutti…
Qualcuno ha scritto che vivere
senza aver lasciato alcun ricordo
è come non essere mai nati: questo non succederà per loro perché solo il vuoto che ci hanno
lasciato basterà a ricordarli per
sempre…
Tristezza infinita…
Non voglio ricordare tutto
quello che il dott. Piero
Iannone ha fatto per la
nostra Contrada – questo lo
lascio fare a chi forse se ne
intende più di me – ma lo
voglio ricordare con poche
parole che spero possano
far capire quello che egli ha
fatto per me e per la mia
famiglia.
Piero Iannone era il tipico
medico di famiglia che veniva chiamato anche per un
semplice mal di pancia e
che, anche se a volte diceva
che sia mia madre e soprattutto mia nonna erano forse
un po’ troppo apprensive
nei miei riguardi, aveva
sempre una soluzione a
ogni problema.
È per questo che noi abbiamo continuato a chiamarlo,
anche se ormai era in pensione, per avere un consiglio
da una persona fidata, ma
soprattutto da una persona
a cui volevamo bene. Ci è
stato vicino come farebbe
un amico e non un dottore
in uno dei momenti più difficili (se non il più difficile)
della nostra vita, ovvero
quando abbiamo perso nel
2001 mio nonno e dopo
solo una settimana anche
mio zio.
Volevo dirgli GRAZIE perché
una volta parlando mi disse
che avrei anche potuto
vederlo come un nonno,
quel nonno che avevo perso
qualche anno prima. Ora se
ne è andato anche lui, ma
sicuramente rimarrà nel mio
cuore, in quello di mia
mamma e in quello di mia
nonna ed è per questo che
voglio finire queste mie
poche righe con un “ARRIVEDERCI DOTTORE”.
Elena Viani
affogasanti 9
Il mio amico guascone
iero, conosciuto in tutta Siena come
“Pistillo” entrò in contrada e immediatamente sulla scena paliesca nel 1973, come
mangino del popolo (allora aiuto-mangino) con
capitano Mario Bruttini.
A quei tempi essere nominato mangino del popolo,
nella Chiocciola, voleva dire ambire quasi certamente a diventare il futuro capitano.
Nessuno si sarebbe mai aspettato che dimostrasse,
dopo appena un anno di apprendistato, una capacità, una sfrontatezza ed una spavalderia tali da
permettergli di affrontare un ballottaggio in sede di
elezioni del capitano, proprio in contrapposizione a
chi lo aveva inserito nell’ambito paliesco, avvenimento unico nella storia della nostra contrada.
Nel 1974 Piero divenne capitano e subito apparve
chiara la sua innata capacità di “leggere” la contrada chiamando come collaboratori suoi Giorgio Giorgi
e me, lasciando all’assemblea la nomina del Ranieri.
Il primo palio fu un disastro: ancora prima che
Robin Hood arrivasse nella stalla Piero si dimostrò
determinato a montare Peppinello, (ribattezzato da
P
lui stesso come “l’avvocato”) nonostante la sua
lontananza dalla piazza. La scelta si dimostrò parzialmente giusta visto che fu l’unico fantino in una
rosa di cinque a restare a cavallo almeno un giro.
Iniziò poi il periodo della fortuna “cercata”.
La monta di Aceto determinò non solo la rottura
dell’alleanza tra l’Oca e la Tartuca, sottolineando
l’astuzia della scelta, ma fu coronata dalla prima
splendida vittoria nel 1975, preludio ad un periodo
irripetibile e al “cappotto rovesciato” del 1976.
Anche in questa occasione la scelta coraggiosa di
montare Antonio Zedde, contro ogni pronostico, si
rivelò giusta.
Furono anni splendidi e non solo per le vittorie: la
Chiocciola grazie ad una dirigenza di palio e di contrada, attraversò la sua fase più fulgida.
Forza, determinazione, allegria, coesione, amicizia,
questi erano i nostri valori.
Nemmeno le mancate vittorie con cavalli importanti, riuscirono a scalfire minimamente la potenza della nostra contrada tanto è vero che il
“capolavoro” di strategia paliesca del 1981,
sempre magistralmente condotto da Piero capace
di giocare in anticipo su tutti, si concretizzò con il
trionfo del 1982.
La terza vittoria gli permise di mantenere la promessa fatta al momento della sua elezione, (guascone!): regalare un palio ad ogni figlio e così fu.
Piero è e rimane per me, per noi, un esempio di valori che appartengono al Palio e a tutti, che sono stati
e sono insegnamenti di vita, non solo contradaiola.
La tua ironia, caro baffo beffardo, è stata e sarà
sempre un punto di riferimento per me e una
lezione per tutti; la tua determinazione è rimasta
immutata anche nel momento estremo, ultima
sfida alla vita.
Vito
È un volo
uesta notte ho volato, ho aperto la finestra eguardato le stelle. Come brillavano,
come era fresca l’aria che mi ha avvolta;
così ho chiuso gli occhi e ho preso un bel respiro… che volo… su, sopra ai tetti, su dentro al
nero del cielo a cercare due piccole stelle, due
puntini lucenti che mi chiamavano, su sopra alle
nostre vite, ai nostri dolori, alle nostre ore trascorse a pensare a quello che volevamo fosse e
non è stato…ricordi, rimpianti, tutto si è dissolto
in un attimo di intesa rara, profonda e ti ho visto
ancora tra di noi, ti vedrò sempre tra di noi perché forte e potente è la tua presenza.
È con questa che dobbiamo misurarci, l’assenza
non esiste, esiste la vita che abbiamo avuto con
gli altri, per gli altri, e pesa come un macigno, la
tua, che fatica sai…
Così ho preso il volo verso un tempo lontano,
leggera l’aria, leggera io, e ti rivedo con gli occhi
di una bambina timida, tu, il mio babbo e pochi
amici e Alessandro, Francesco, Duccio, Anna sorridente, mamma, Massimo, la mia infanzia serena,
la mia vita, la tua, la nostra.
“Guarda Francesca, quello è un fantino!”
”…un fantino, allora monterà sul nostro cavallo,
con i nostri colori, sarà palio, sarà festa!…poi vi
correvamo intorno, con le nostre risate che avvolgevano le parole dei grandi in una piazza antica.
“Siamo a Faenza, sai, qui ci nascono tanti cocomeri…”
…il cocomero, non c’era estate che non battessi i
piedi per avere una pallina scavata nel bel mezzo
di questo benedetto cocomero, gioia e tormento
Q
10 affogasanti
delle vacanze al mare, parentesi tra un palio e
l’altro:”… una pallina, babbo, la voglio tonda,
no così, tonda come una biglia di vetro…”e
piangevo…
…una biglia di vetro sotto l’alberone fuori porta,
si giocava a boccino, si tornava sempre a casa
con qualche biglia in più; le conserviamo ancora,
nel fondo di un armadio, dentro alla borsa della
scuola...
…scuola e foto di gruppo, Massimo in classe con
Alessandro, biondo come il grano maturo, occhi
colore del cielo a giugno…
…giugno, “ ma noi si corre, vero? Sì, si corre e si
vince, vedrai!” E abbiamo vinto davvero.
“…abbiamo vinto, vero babbo? Sì, ma ora dormi,
dormi che è tardi.”…mi dicesti queste parole tornando a casa una mattina e io pensavo alla gioia
di avere un babbo che era il mangino di Piero,
Piero il nostro capitano vittorioso. Che allegria
dietro a tante assenze, che sospiro grande che ho
fatto prima di riaddormentarmi.
Passano gli anni, guardo la tua collezione di
chiocciole mentre mi chiedi “ Che hai ora, ci risiamo?” “Ho la tosse Piero, vedrai…” Ci ridevi su,
perché della tosse si può anche ridere, e mi dicevi:
” Smetti di fumare…” con il sigaro in mano
“…e mettiti la maglia di lana…”. Poi mi pungevi con i tuoi occhi e ridevi sotto i baffi e mi raccontavi quello che volevi, per me la Chiocciola eri
tu, nelle tue parole mi ritrovavo. Eri…sei, sei
sempre così nei miei pensieri, nella stagione della
vita che ho amato di più, la contrada sempre in
festa, tre figli, tre palii, loro piangevano e noi si
rideva come matti.
Piero, come dirtelo ora che ci vorrebbe un altro
amico come te, amico della mia famiglia, amico
mio? Ma dove sei?
Tu sei qui, con me, con noi, non sei lontano, lo
sento dentro di me, lo so. Ci guardi beffardo e
sornione, ci chiedi ragione di tanta determinazione nel voler lasciare la vita, ma come accettarlo,
come si fa?
Quella vita non è solo tua, è parte della nostra e
Dio sa quanto pesa e non ritorna e non ritornerai,
è dura.
Così mentre scrivo e fumo, penso all’ultimo seggio in cui ti ho visto, abbiamo parlato dentro ai
cancelli, le tue parole e la tua considerazione
erano e sono fonte di grande orgoglio per me.
Piero, mio non padre biologico, mio padre di contrada, indosserò quella benedetta maglia di lana,
perché l’inverno sarà lungo e freddo, tanto freddo e forse smetterò di fumare…forse.
E aspetterò per il tempo che avrò, ti aspetto in
chiesa al mattutino, ti aspetto alla mossa sotto al
tuo palco con la bandiera in tasca e tutti i palii
che avremo saranno ancora tuoi e nostri,
come…cosa?
…come se niente fosse accaduto…niente, non è
niente, solo una salto nel buio,è un volo, ti tendo
la mano, ci sono due stelle piccole e luminose, sei
tu, siamo e saremo sempre tutti insieme nell’oscurita di questa notte e nella luce dei tuoi sorrisi. Ciao Piero, sei qui, lo so, lo sento, lo sento…
Ciao Marchino
iao Marchino amico mio; abbiamo passato 30 anni a ridere di tutto, anche
quando stavo male, all’ospedale o a
Volterra mi facevi forza e coraggio e nel frattempo ci divertivamo a prendere in giro qualche bella infermiera o quando ci prendevamo in
giro per far ridere i ragazzi ,ciccione, cicciobomba, testone, buzzone, Firenze, Monteroni, il
panino del pellegrino o quando venisti a sapere
di Sabrina e Francesco e soprattutto che io e
Luca si sapeva e non ti s’era detto niente.
Quando s’accompagnarono a Fiumicino per il
viaggio di nozze e tra una risata e l’altra si
fecero viaggiare in prima classe e uscendo dall’aeroporto indicandoti un aereo a caso ti dissi:
C
“è quello dei ragazzi, guarda!”, quando pensasti di farmi piglia’ la sbornia e invece finisti
come al solito alle 4 di notte a dire “Letizzina
mica avevi voglia di pigliammi la novalgina”;
facevi polemica su tutto: se s’era per un capitano, te eri contro; se si parlava della Mens Sana,
te eri contro; tale fantino non ti andava bene,
quell’altro nemmeno; l’avevi con Berlusconi e
soprattutto con Bush che ti voleva globalizzare;
una volta volevi far polemica tra Coppi e Bartali
finchè riuscii a convincerti che avevano smesso
di correre prima che noi si fosse nati; facevi il
tifo per la Civetta e vinceva il Leocorno; pronosticavi la vittoria del Nicchio e puntualmente il
cavallo si azzoppava.
Martedì, mentre facevo fisioterapia, sentii una
vocina che mi diceva vai da Marco; sono venuto
e te eri praticamente addormentato, ma mi hai
voluto dare la mano e io ho capito che quello
era l’ultimo saluto; sono andato via; fuori ho
pianto e ho ripensato a quando ci trovammo
piangendo a San Martino il 16 agosto del ’99.
Carlo
Ciao Martino
uongiorno? Buongiorno una
s…?» Una frase un po’ abusata,
e che non mi piace moltissimo, a
dire la verità… troppo negativa, un po’
scortese… Ma quando la sentii la prima
volta quaranta anni fa pronunciata da
Martino, la ritenni perfetta.
Pensai che l’avesse inventata lui, tanto corrispondeva al suo carattere, scorbutico e lezzo,
ma ironico ed autoironico, come solo un uomo
intelligente come lui può essere. Ed oggi posso
dire veramente con dolore infinito e con rabbia
impotente: «Buongiorno una s…!»
È l’ennesimo mattino che affrontiamo con un
dolore enorme in mezzo al petto per la scomparsa di un amico carissimo.Per la terza volta
in pochissimi giorni la bandiera della
Chiocciola listata di nero comunica la scomparsa di un altro suo figlio.
Se può essere vero che davanti a Dio e di fronte
alla morte siamo tutti inconfutabilmente uguali,
è però sicuro che coloro che si sono allontanati
in questi giorni hanno lasciato una traccia indelebile nella nostra Contrada e nei nostri cuori.
Piero, Marco, Martino tre calibri da novanta .
Le tre anime della Contrada:
Piero – Il Palio, la corsa, l’agone… l’astuto
capitano, l’arguto tessitore di strategie ..
Marco – Il popolo, l’uomo della prima fila, il
contradaiolo schietto e passionale, semplice e
sincero, artefice dei ragù più sublimi e della
trippa più squisita che si possa assaggiare…
Martino – La Contrada nella sua essenza, il
dirigente per antonomasia, il prototipo dell’uomo di cancelleria, la formica che costruisce e si dedica alla contrada non solo e non
«B
tanto nell’ebbrezza della breve estate ma
soprattutto nelle lunghe sere di inverno con
l’ingrato compito di tessere le fila economiche con parsimonia e saggezza.
Martino, il lezzo, il pessimista, lo scorbutico…Martino l’entusiasta, il filosofo, l’ironico, il
colto. Martino l’amico. Martino il mio maestro,
colui che mi ha insegnato i “fondamentali”
quando, giovanissimo dirigente inesperto, mi
affacciavo per la prima volta al seggio. Martino
il grande contradaiolo, figlio della Contrada e
del Rione, rampollo di famiglie storiche, erede
di quel grandissimo priore degli anni 30 che fu
Orlando Peccianti.
Uomo di profondissimi principi morali, e di una
onestà e riservatezza leggendarie. Fu il fulcro
di quelle dirigenze degli anni 70 ed 80 che
portarono la Chiocciola nel suo momento più
felice ad inanellare una serie straordinaria di
successi sul tufo ed a costruire le basi immobiliari e strutturali di cui oggi andiamo fieri, l’acquisto e la realizzazione della cripta, dei locali,
degli appartamenti. E lui lì a firmare assegni ed
a pagare conti, brontolando e gioendo al
tempo stesso. Ma non fu mai alla ribalta, non
fu mai in vetrina, non si sedette mai al tavolo
del “concone”… Tutto quello (tantissimo) che
ha dato alla Contrada lo ha dato per amore e
generosità, non certo per “apparire”.
Era nato nell’estate del 1933 a cavallo tra i
due palii vinti dalla Tartuca nello storico cappotto… lo raccontava sempre e sosteneva che
questo era il motivo del suo caratteraccio “scaglionato” e funereo tanto da fargli meritare il
nomignolo di “Cipressino”…
Martino ha segnato la sua vita anche con un
importante e straordinario impegno sociale e
civile dedicando la sua attività e la sua competenza al Tribunale dei Diritti del Malato ed al
movimento di Cittadinanza Attiva.
Dimostrando così la sua sensibilità “politica” e
la sua altissima forza morale.
Ricordi dolcissimi e del tutto personali…
Una notte di ebbrezza e di follia quando a
pochi giorni dall’esaltante vittoria del 1975 ci
ritrovammo alle ore piccole, anzi piccolissime,
nel piazzale fuori porta a giocare un improbabile tuliscio, e Martino, solitamente così serio e
compassato, si scatenò con una gioia ed un
entusiasmo da adolescente.
E nell’82, quando non volle assistere al palio
ma si chiuse nel buio della “sua” stanza di
camerlengo ed attese…
Poi corse con le braccia levate al cielo ed un
lungo interminabile grido di “È Chiocciolaaa”
per stramazzare esausto e semi-collassato…
da capo a Sammarco
E quei meravigliosi Pizzoccheri della Valtellina
che la sua dolce Carla, cuoca sublime, ci preparava…
Martino è con il ricordo di quei Pizzoccheri che
ci siamo salutati pochi giorni fa…
Martino, non sarai seduto accanto a me al
banchetto, la terza domenica di ottobre…
Per la prima volta da quasi quarant’anni.
affogasanti 11
È Fabrizio Scarpini il vincitore
del IV Memorial Valacchi-Martelli
l riconoscimento, sempre molto
sentito, premia i chiocciolini
che si sono distinti per passione ed impegno nel mondo dello
sport e nell’occasione è stato ritirato dal figlio Manuel, a causa dell’impossibilità di Fabrizio a partecipare alla serata. Il vincitore di quest’anno impersonifica alla perfezione lo spirito del Memorial:
chiocciolino purosangue come
pochi, Fabrizio, più conosciuto
come Caino, è nato e cresciuto nel
cuore del rione ed ha ricoperto tra
l’altro anche la prestigiosa carica
di mangino a metà degli anni
ottanta. Dopo aver giocato a
lungo a calcio militando in moltissime formazioni del Gruppo
I
Sportivo San Marco, Fabrizio si è
avvicinato già grandicello al podismo. Quello che inizialmente doveva essere soltanto un modo per
tenersi in forma e in buona salute,
si è trasformato col tempo in una
passione così grande, tanto da
spingere Fabrizio a macinare chilometri su chilometri, partecipando
da principio alle varie corse podistiche organizzate in città. Quando
queste gare di provincia hanno
cominciato a stargli un po’ strette,
Fabrizio ha deciso di cimentarsi
con la disciplina podistica per
eccellenza: la maratona. In quasi
dieci anni di attività, ha corso tutte
le maratone più importanti d’Italia,
da Roma a Milano passando per
Padova, Venezia e Firenze. Ma
Fabrizio si è spinto più in là: negli
ultimi anni ha portato i colori della
Chiocciola anche all’estero, partecipando alle maratone di Parigi e
Berlino. La sua prossima fatica
sarà niente popò di meno che la
regina delle maratone, quella di
New York, ad inizio Novembre.
Allora corri Fabrizio, corri!
Fantini, sta forse cambiando qualcosa?
e vittorie di Brio e di Salasso
nei palii 2006 hanno evidenziato sostanzialmente un
fatto e cioè che, pur rimanendo
indiscutibilmente il migliore, Luigi
Bruschelli non è imbattibile. Certo è
che è se a luglio non è stato certo
favorito dalla posizione al canape
essendo di rincorsa, ad agosto le
premesse per la vittoria c’erano
tutte anche se con nostra somma
gioia non si sono verificate. Si parlava di Brio e Salasso. Due giovani
L
fantini senesi che hanno dimostrato
di saper uscire da determinate strategie e di tirare a vincere; due fantini che hanno fatto la ‘gavetta’
anche se Salasso aveva già assaporato nel 2004 nella Giraffa il piacere della vittoria.
Il loro exploit deve servire da stimolo e da esempio agli altri giovani fantini che sono oggi nel giro;
penso al Tittia, allo Zedde e a
Gingillo. Una valida alternativa a
Trecciolino poteva diventare il
Minisini ma dopo una serie di palii
incolori, sembra avviato verso un
inesorabile
declino.
Anche
Sgaibarre dopo la vittoria nella
Selva nel 2003 sembra essersi un
po’ perso; avrà però nel 2007
modo di rifarsi dopo la delusione
della mancata partecipazione al
palio di Agosto. Il 2007 potrebbe
l’anno della verità anche per
Bighino dopo che L’Onda gli ha
dato l’opportunità di diventare il
suo fantino di contrada. Tra le
nuove leve non c’è molta scelta, si
parla molto bene di Gianluca Faisun giovane proveniente dalle
regolari al quale la Lupa ha dato
fiducia facendolo diventare fantino
di contrada e che alla tratta di
agosto ha fatto intravedere buone
doti. Insomma, L’Imperatore Luigi
Bruschelli farà bene nel 2007 a
stare accorto perché i pretendenti
al suo scettro sono tanti e il 2006
ha dimostrato che se hai mano,
cuore e costanza, puoi emergere.
San Marco News
Nati
Sono arrivati ad allietare la grande e bellissima famiglia
chiocciolina i piccoli:
Leonardo di Federico Mensini e Silvia Focardi
Federico di Alberto Saracini e Lucia Martelli
Guido di Daniele Prosperanti e Mariangela Machetti
Aurora di Daniele Zacchini e Claudia Naldini
Edoardo di Giuseppe Tridico e Claudia Neri
Teresa di Davide Martinelli e Benedetta Corsini
Pietro di Gabriele Grandi e Silvia Marzocchi
Tommaso di Federico Paoli e Laura Franci
Hanno collaborato a questo numero:
per i testi
Bruno Alfonsi, Michele Balestri, Sonia Corsi,
Carlo Lorenzini, Roberto Martinelli, Stefano Mecattini,
Nicola Panzieri, Maria Antonietta Peccianti, Elena Viani,
Leonardo di Andrea Magrini e Silvia Celeghin
Stefano di Alessandro Gradi e Giovanna Bartalini
Deceduti
La contrada della Chiocciola ricorda con affetto:
Palmiero Bonari
Altero Butini
Sergio Corsi
Piero Iannone
Marco Marchetti
Martino Bratto
Francesca Volpi, Vito Volpi, Roberto Zalaffi,
Francesco Zanibelli, gli scrittori
e gli addetti della Sezione Piccoli Chiocciolini
per le fotografie
Archivio Contrada della Chiocciola, archivi privati,
Sonia Corsi, Stefano Galli, Marco Lorenzini
per i disegni e le vignette
Enrico Ninci, i pittori della Sezione Piccoli Chiocciolini
progetto grafico: Alessandro Bellucci, Siena
realizzazione: nuova immagine editrice, Siena
stampa: Industria Grafica Pistolesi, Siena
Scarica

15 Ottobre - Contrada della Chiocciola