DI BOCCA IN BOCCA Herpes n° 4 Marzo/Aprile 2010 Anno XIII Indice Pag. ➼ ➼ ➼ WE WANT YOU Contribuisci ad Herpes in qualsiasi forma! Scrivici a [email protected] e potrai contribuire alla redazione del giornalino! Angel and the white tiger HPS DI BOCCA IN BOCCA Redazione 3 Editoriale 3 Gabriella Dorio, atleta 4 Libera Informazione 5 Alziamo la Voce! 6 La Rubrica del Cinema 7 Esperienze 8 La Giustizia 10 Responsabilità, 11 Translescions 11 Hipse dixit 12 La Rubrica della Musica 13 Cristina Mottin, scrittrice 14 Lo Scaffale 15 L’appunto 15 Giochi 16 di Daniele Trentin 2 V ast L’Editoriale del Direttore di Francesca Barco IV bl Italia Sta morendo pure Lei. Direttore: Vicedirettore: Impaginazione: Redazione: Disegnatori: Special guests: Francesca Barco IV bl Filippo Campagnolo III bs Francesca Barco IV bl Noemi Bellò Gloria Bordignon Sara Bourahla Allegra Cerantola Maria Diandra Cristache Laura Gubiolo Martino Guidolin Claudia Husdup Rebecca Luisetto Elisabetta Mezzalira Stefania Neglia Giulia Pagan Irene Pellanda Giulia Pellizzer Andrea Pianezzola Matteo Scalco Luca Strapazzon Giulia Zanin I bca V bs IV dso I aca I bca I aca V ast IV cs I bca V bst I aca I bl I al V bs V bs I bl IV aca IV bs Giacomo Bertollo Silvia Sabatti Daniele Trentin IV dl V bst V ast Boris Contarin Tiziano Canello Gilberto Canesso Foto di copertina: Andrea Basso (ITIS Fermi) Italia è un individuo. Italia è un io vivente. Le sue cellule hanno tanti nomi, anche il tuo. Ognuna di esse è un io e pensa unicamente per se’. Per questo motivo, Italia sta morendo. Le sue cellule occupate a farsi gli affari loro la sostentano appena. Italia appartiene a chi la fa vivere, è una res pubblica, una cosa pubblica, di tutti. Qualche cellula l’ha sempre ricordato, molte altre no e hanno smesso d’informarsi sul suo stato di salute, non hanno più votato, non hanno neanche fatto disobbedienza civile se qualche sinapsi proveniente dal cervello non garbava loro. Tu ed io siamo corpuscoli nucleati che non portano a termine il loro compito di cittadini di un corpo umano, agiamo dimenticando deliberatamente che la libertà è un dovere oltre che un diritto. Se siamo libere cellule, è perché ci meritiamo di esserlo, ma dobbiamo meritarlo giorno per giorno, non solo una volta per tutta la vita. Eppure predichiamo che sono le altre a sbagliare, quelle al cervello che governano, oppure le mani che manipolano, i piedi che pestano. Noi, che siamo le cellule del cuore, siamo solo interessati ad andare contro le sinapsi che ci regolano. E non contro quelle sbagliate come la censura della libera informazione, le leggi ad personam, le riforme elettorali o scolastiche che di democratico o scolastico hanno poco o nulla. Sarebbe troppo difficile cambiare quelle, noi andiamo contro quelle giuste: non rubare, non uccidere, non testimoniare il falso, … regole che dovrebbero essere scritte, prima che nella Costituzione, dentro di noi. È di moda fare i bastian contrari, ma non conta, non conta superare il limite di velocità sperando che nessuno ci becchi, non conta fumare tanta erba per svarionarsi. Anzi, oltre a non contare per rianimare l’individuo Italia, le facciamo pure del male mettendo in pericolo la nostra vita. Ciò che conta però non lo facciamo. Non ci informiamo, non votiamo, non paghiamo le tasse (un giorno ne avremo bisogno, con quella cosa chiamata pensione), non esigiamo riforme giuste e leggi elettorali democratiche. Non attuiamo la legalità contro la criminalità organizzata, non facciamo lotta alle mafie. Sono solo le altre cellule a sbagliare? Se ognuno facesse il proprio dovere, Italia sarebbe viva e vitale. Se Italia muore, non andare al suo funerale. Non serve piangere su cose che potevi ma non hai voluto fare. IV al I aca V ast 3 HPS DI BOCCA IN BOCCA L’intervista di Rebecca Luisetto I bca e di Matteo Scalco Gabriella Dorio, atleta per caso La campionessa si racconta a Herpes. V entisei anni fa l’Italia dell’atletica femminile vinse la sua ultima medaglia d’oro ai Giochi Olimpici, grazie all’impresa di Gabriella Dorio, atleta nata a Veggiano (PD), che trionfò a Los Angeles nei 1500 m. Autrice di una carriera straordinaria, ha conquistato anche un bronzo europeo, un oro indoor, sempre a livello continentale, e 17 titoli nazionali. Sono ancora validi i suoi record italiani con l’1.57.66 negli 800 m e il 3.58.65 sui 1500 m. Nei giorni scorsi, Gabriella ci ha gentilmente rilasciato una breve intervista. _Che differenza c’è, secondo lei, nel diventare una campionessa olimpica oggi rispetto a ieri? Non c’è differenza: di certo si devono avere doti naturali, ma soprattutto costanza e perseveranza. _Con quale mentalità si affronta una finale olimpica, dove si rientra tra le favorite? Fa tutto parte del lavoro fatto prima: molte volte si ha la coscienza di essere tra le favorite, però questo non deve influenzare negativamente sulla propria gara, anzi deve dare carica ed energia per affrontarla al meglio. _Lei, prima della vittoria, ha conseguito nell’edizione stessa di Los Angeles 1984 (800 m) e di Mosca nel 1980 (1500 m), due quarti posti. Al giorno d’oggi si parlerebbe di “maledizione”, ma quant’era la delusione e la voglia di rivincita? Sono stati due quarti posti diversi: a Mosca ero felicissima per la medaglia di legno, perché avevo realizzato il nuovo record italiano e avevo dato il massimo. A Los Angeles, invece, ero arrabbiata con me stessa e ho perfino pianto, cosa che non faccio molto spesso, perché avevo compiuto un errore tattico, che non si deve mai fare all’interno di un’Olimpiade. Non avrei vinto, ma sarei potuta arrivare seconda, anche se questo mi ha dato la forza di vincere la medaglia d’oro nei 1500 m. HPS DI BOCCA IN BOCCA _Come si è avvicinata, inizialmente, all’atletica? Ho iniziato per caso, con la scuola, partecipando ad una campestre in terza media: eravamo solo in 2, però il mio professore ci ha fatto comunque fare quel cross. Poi ho continuato con i Giochi della Gioventù, che sono come quelli studenteschi di oggi, ho vinto a Roma e non ho più smesso, perché mi divertivo. _Quando ha iniziato la sua carriera, avrebbe mai pensato di diventare campionessa olimpica? No, ma quando ho vinto a Roma ho detto ai miei compagni che volevo vincere un’Olimpiade e tutti mi hanno preso in giro. _Com’era il suo rapporto con la scuola? Era difficile combinare la sua passione per l’atletica con lo studio? Avevo un bel rapporto con la scuola e non era difficile combinare le due cose. Con una buona organizzazione riuscivo a correre, studiare e, perfino, lavorare. Quindi i ragazzi che dicono di non riuscire a fare sport, perché devono studiare, cercano solo una scusa per non faticare. Per me, inoltre, era una bella sfida combinare le due cose e mi faceva sentire realizzata. _Cos’è e cos’è stata l’atletica per lei? L’atletica è stata per me la cosa più bella che mi sia successa. Ho avuto la fortuna di vincere tanto, ho viaggiato, ho conosciuto molta gente e ho imparato a essere sicura di me stessa, perché ero molto timida. -Parlando di attualità, secondo lei le scuole si comportano correttamente aiutando i giovani talenti che emergono nelle varie discipline? La scuola dovrebbe fare di più, soprattutto oggi che gli adolescenti si muovono poco. Inoltre, gli studenti che vincono sono soltanto penalizzati e non riconosciuti come I bl dovrebbero. _La sua è l’ultima medaglia d’oro olimpica conquistata dall’atletica femminile e negli ultimi anni la squadra italiana è entrata in crisi a tal punto di non conquistare nessuna medaglia nei recenti campionati mondiali di Osaka 2009. Secondo lei si sta lavorando bene con i giovani in previsione futura? Mah, si può fare di meglio, e comunque in atletica è più difficile prendere medaglie, a differenza degli altri sport, perché è universale e ci sono molti avversari. Per vincere bisogna dedicare anima e corpo e di certo bisognerebbe seguire di più gli atleti nella scuola, in famiglia, nella società e via dicendo. L’atleta, sempre e comunque, cercherà di migliorarsi, perché è nella sua mentalità. -Qual è la sua opinione sul doping? È come rubare ed è il peggior modo per vincere, perché non si rispetta l’avversario, lo sport e se stessi. L’atletica serve a dimostrare a se stesso e non agli altri ciò che si sa fare. Ci si deve divertire. _Gli ultimi eventi internazionali hanno lanciato fenomeni del calibro di Usain Bolt. Questi atleti che infrangono record su record sono un bene o un male per l’atletica? Sicuramente è un bene e, comunque, è uno spettacolo vedere Bolt. Io l’ho visto gareggiare quando aveva 15 anni: era fortissimo e si poteva già prevedere quello che avrebbe fatto. In seguito alle vittorie, in Jamaica, l’atletica è diventata lo sport nazionale. _Per concludere, che consiglio darebbe ai ragazzi che vorrebbero intraprendere una carriera nel difficile campo dell’atletica? Voglio dire solo che io ho passato gli anni più belli della mia vita: si gira il mondo, si conoscono molte persone, ci si diverte e si conosce il rispetto per le regole. Un grande grazie a Gabriella per la sua disponibilità e gentilezza nel rilasciare questa intervista. Libera Informazione di Giulia Zanin La Libertà di stampa IV bs La Libertà sancita dalla nostra Costituzione non è sempre rispettata. T utti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. (…) La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica. Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni. (Costituzione della Repubblica Italiana, Articolo 21). La libertà di stampa è un diritto fondamentale del nostro Paese e di molti altri: deve perciò essere garantito e tutelato. L’Italia è uno Stato dove la democrazia è consolidata, dove il popolo è sovrano e dove possiamo essere liberi ed informati! Ma è proprio così? Se pensiamo che ogni giorno arrivano circa 3000 accadimenti notiziari alle agenzie di stampa, ma solo il 9% può essere contenuto nei quotidiani e solo 1% nei telegiornali, capiamo che direttori, giornalisti ed editori scelgono di togliere dall’informazione il 90% delle notizie! Il nostro giornalino non ha pretese di schierarsi verso nessuna corrente politica, perché questo non è il nostro fine. Ma è comunque giusto, in qualità di cittadini, porsi delle domande riguardo ai nostri diritti: non possiamo permetterci, per esempio, di dare per scontato di essere liberi se prima non ci guardiamo attorno per capire se è veramente così! Ad ogni modo la domanda che voglio proporvi è: siamo davvero convinti di essere “liberamente” informati dai mezzi di comunicazione ? Non voglio fare commenti perché è giusto che ognuno abbia il proprio pensiero, ma ritengo opportuno informarvi, infatti, solo se siamo informati possiamo crearci una nostra idea e possiamo difenderla e solo così possiamo davvero definirci uomini e donne libere. Nel sito Freedomhouse.org (un’organizzazione non-profit e indipendente fondata negli Stati Uniti nel 1941 per la difesa della democrazia e la libertà nel mondo) si può trovare un punto di vista diverso, ossia come viene vista dall’estero la nostra libertà di stampa. “NEW YORK - L’Italia è l’unico Paese europeo ad essere retrocesso nell’ultimo anno dalla categoria dei «Paesi con stampa libera» a quella dei Paesi dove la libertà di stampa è «parziale». (…) Un declino che dimostra come anche democrazie consolidate e con media tradizionalmente aperti non sono immuni da restrizioni alla libertà. ” Probabilmente molti di voi diranno che queste cose le sanno già, ma allora perché non ci ribelliamo? Perché viviamo passivamente questa situazione pensando che non ci riguarda? Siamo codardi! Sappiamo solo lamentarci di “quelli” che sono al potere, ma quando è il momento di fare qualcosa molti si tirano indietro! Prendendo in considerazione un altro sito ossia il “Reporter sens frontière” (un’organizzazione internazionale che ha come obiettivo la difesa della libertà di stampa,www.rsf. fr ha pubblicato la classifica mondiale annuale della libertà di stampa “ (…) e non sono mancate le sorprese. Innanzitutto va rilevato che, pluralismo e libertà nella diffusione delle notizie non sono una prerogativa dei paesi più ricchi e sviluppati. Presentando il rapporto, il presidente di Rsf, Jean-François Julliard, non ha celato la sua preoccupazione per quanto riguarda la situazione europea, dove diversi paesi, come Francia (43esima), Italia (49esima), Slovacchia (46esima), mostrano un progressivo restringersi degli spazi per la libertà di stampa. «Inquietante constatare come, anno dopo anno, importanti democrazie europee come Francia, Italia, Slovacchia perdano progressivamente posizioni. L’Europa dovrebbe essere d’esempio sul fronte delle libertà pubbliche. Come possiamo denunciare le varie violazioni nel mondo se non siamo irreprensibili noi stessi in prima persona?».” Già, pretendiamo di creare la pace, l’uguaglianza, e la democrazia nei Paesi asiatici ed africani quando siamo noi i primi ad avere questi stessi problemi! Non possiamo pensare che non sia un problema nostro! Perché abbiamo tutto il diritto di essere informati e quindi liberi. Ma se proprio noi tacciamo e non facciamo nulla per difendere i nostri diritti allora non possiamo più nemmeno lamentarci! Basta accettare le informazioni che altri hanno scelto di comunicarci! Essere informati ci da la possibilità di cercarci una strada nostra, che nessuno ci propone o ci porge in un piatto d’argento, ma che possiamo avere solo se la costruiamo. 5 HPS DI BOCCA IN BOCCA Alziamo la Voce! di Boris Contarin IV al Questo articolo vi sembrerà fazioso e maleducato. L’intenzione dell’autore era e resta la provocazione, non l’offesa. Siamo contro la censura che è stata imposta sempre più ai media (compresa la televisione di Stato, negli ultimi tempi), una censura che va contro i dettami della nostra Costituzione (vedi pag. 5). Non intendiamo offendere nessuno e tantomeno colorarci di una qualche bandiera politica. Siamo stanchi della situazione, vogliamo dire le cose come stanno, anche con toni forti, se serve. Buona lettura. Francesca Barco Fine delle Trasmissioni Come le persone non dicono quello che non possono dire. Q uella sera avevo appena finito di vedere “¡Viva Zapatero!”, noleggiato alla Biblioteca; dare in prestito dvd non autorizzati è illegale, ma forse loro non lo sanno. La povera Sabina Guzzanti nel documentario si lamentava della soppressione del suo programma satirico subito dopo la prima puntata, perché ritenuto offensivo verso i politici (riassumibili nel Cavaliere Berlusconi). Censurare senza vero motivo ad esempio trasmissioni satiriche è illegale, ma forse loro non lo sanno. L’odierno comportamento del riassunto dei politici italiani (il Cavalier Berlusconi) è comparabile al progressivo accentramento e monopolio dei media su Benito Mussolini nell’era fascista. Il fatto di aver appena paragonato Berlusconi a Mussolini è di certo offensivo, ma il punto è che io posso farlo. L’individuo tutelato dal diritto inalienabile di parola è libero di dire qualunque cosa. Io ora in questo articolo posso benissimo scrivere: il Papa è gay; i negri vanno sottomessi; i froci vanno bruciati; i politici non servono a un caspio; gli HPS DI BOCCA IN BOCCA omosessuali sono una razza superiore. Ah, forse invece non posso: sono in Italia. Un esempio per tutti è l’intervento su RAI 2 di Aldo Busi: spero si capisca che il motivo per cui lo scrittore è stato radiato dalle reti RAI non fosse perché avesse inneggiato all’omofobia clericale, o per aver scoraggiato l’adozione, ma fondamentalmente per aver pronunciato una tutto sommato modesta critica al riassunto dei politici italiani (il Cavalier Berlusconi). Non sembra strano il fatto che nella satira italiana il Presidente del Consiglio sia praticamente assente? Se ogni battuta su di lui è la causa immediata di una querela per diffamazione a risarcimento milionario da parte del PdL non è strano, è logico. Ma forse tutto sommato , in questo momento io posso dire tutto ciò che voglio nonostante la mia cittadinanza italiana: dato il relativamente scarso pubblico di questo giornale, e data la mia minore età che implica la mia incapacità di intendere e di volere, io posso dire ciò che voglio. Detto, Fatto: il Papa è gay. 6 La Rubrica del Cinema di Gloria Bordignon V bs Notte di Donna L’Oscar alla realtà E bbene anche marzo sta passando con i suoi sbalzi di tempo e di temperatura, speriamo che la tanto attesa primavera non ci faccia scherzi come l’inverno… ma tra le tante cose che il terzo mese dell’anno ci lascia, non possiamo non ricordare una data: il sette marzo 2010! Nel Kodak Theatre a Los Angel, dopo 82 anni dalla prima edizione, gli Academy Awards assegnano per la prima volta la statuetta di miglior regia ad una donna: Kathryn Bigelow per il suo “The Hurt Locker”. Ce ne è voluto di tempo prima che il premio più ambito nella carriera cinematografica fosse vinto dal gentil sesso, ma che trionfo, alla vigilia dell’otto marzo, festa della donna. Noi piccole e graziose fanciulle ci prendiamo la rivincita sul mondo cinematografico, grandi attrici e grandi donne sempre in scena. Ci voleva una storia di guerra e di coraggio, di adrenalina e di corpi dilaniati: una pellicola su una squadra di artificieri americani in Iraq, perché una donna vincesse finalmente l’Oscar per la miglior regia e il miglior film, trascinandosi dietro per giunta altre quattro statuette, e non solo minori: miglior sceneggiatura originale (scritta dall’attuale compagno di miss Bigelow, il reporter Mark Boal), miglior montaggio, miglior montaggio sonoro e miglior suono. Il premio assegnato a questa pellicola ci dimostra come il cinema si stia trasformando e stupendo, perché noi italiani avevamo scommesso poco su “The Hurt Locker”, basti pensare al “magro” incasso ottenuto (appena 132.000 euro) in confronto a “Bastardi senza gloria” di Quentin Tarantino e di “Avatar” di James Cameron certi di conquistare la statuetta. Ma questo ci dimostra come si preferisce la produzione di nicchia e al posto del botteghino. Merito del cinema è quello di poter mettere in scena nel modo più vario le fantasie di registi e sceneggiatori, portando così sulle pellicole storie straordinarie e fantastiche, ma ricordiamo che è uno strumento che ci porta anche alla scoperta di piccole storie nel mondo e a realtà talvolta sconvolgenti. Gli Oscar riescono a lasciarci a bocca aperta e aiutano la nostra memoria a ricordare i film che passano alla storia, grazie allora di averci dato due forti ricordi: la vittoria di un film che regala grandi emozioni mostrandoci crudamente un’altra faccia della guerra e la vittoria del mondo femminile. A lato, la Bigelow con Barbra Streisand, che le ha consegnato l’Oscar. 7 HPS DI BOCCA IN BOCCA Esperienze di Claudia Husdup IV cs Colori etici per un Paese legale Cinque giorni per cominciare un Cammino di Legalità contro tutte le mafie. C inque giorni densi di colori, profumi e sapori di una terra ricca di bellezze e contraddizioni. Cinque giorni di parole, di incontri, di visite ai luoghi storici. Cinque giorni trascorsi intensamente da giovani drogati di cultura. Cinque giorni saturi di occhi e sguardi di persone che hanno, hanno avuto e continueranno ad avere un obiettivo comune da raggiungere: debellare il fenomeno mafioso. Questo è stato un viaggio di formazione etica, non una comune gita, formalmente chiamato “educare alla legalità, percorsi di cittadinanza” e organizzato dal Ministero dell’Istruzione in collaborazione con l’ufficio scolastico provinciale di Vicenza. A questa quarta edizione dell’iniziativa hanno partecipato oltre alle cinque studentesse del nostro liceo, studenti del Canova, del Boscardin, del Da Schio, del Quadri, del Lioy, del Farina, del liceo Zanella, del Pasini e Tron di Schio, accomunati dalla curiosità di scoprire nuove cose sul fronte della legalità, a contatto diretto e tangibile con la realtà palermitana e dei dintorni. «I ragazzi hanno ascoltato testimonianze importanti, hanno parlato con i giornalisti che si occupano quotidianamente delle piaghe che affliggono questa terra, hanno insomma toccato con mano una realtà che finora conoscevano soltanto indirettamente» spiega Franco Venturella, dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale. I quarantacinque privilegiati, tra ragazzi, professori, presidi e operatori sociali sono stati i protagonisti di esperienze uniche, iniziate subito dopo aver messo piede sull’isola, appena fuori dall’aeroporto con una sosta in autostrada nel luogo dove, diciott’anni orsono, avvenne l’assassinio del giudice Falcone e della sua scorta. Sono seguiti incontri come quello con Rita Borsellino, la sorella dell’eroe di stato Paolo Borsellino, ucciso nella strage di via d’Amelio. E proprio HPS DI BOCCA IN BOCCA sotto l’albero di via d’Amelio in memoria dell’assassino di Paolo e la scorta, i ragazzi hanno incontrato Rita, e dopo aver cantato la celebre canzone di Fabrizio Moro “Pensa”, hanno ascoltato le sue parole, parole ricche di speranza e fiducia nei confronti dei giovani. I ragazzi sono stati poi a Brancaccio, alla parrocchia di Don Pino Puglisi, il parroco che lottò con tutte le sue forze per migliorare la vita nel suo quartiere dove l’illegalità era ed è tuttora diffusa. Padre Pino Puglisi aveva tre progetti: creare un centro polivalente sportivo, un poliambulatorio e infine una scuola, che a Brancaccio non c’era. Infatti, la scuola è l’arma migliore per combattere l’illegalità e formare delle coscienze pulite riscoprendo dei valori morali fondamentali. Solo educando il progresso sarà possibile e realizzabile. Padre Puglisi, come molti altri che contro la mafia hanno combattuto la loro battaglia, è stato ammazzato la sera del proprio compleanno. Altro personaggio ucciso dal mostro, la mafia, è stato Peppino Impastato. I ragazzi sono stati a Cinisi, città natale dell’eroe, poeta e artista, a visitare la sua casa museo e hanno avuto l’opportunità di parlare con il fratello di Peppino, Giovanni. Fondamentale nella lotta all’illegalità è, infatti, la memoria; senza di essa fatti sarà impossibile costruire un futuro migliore. E’ un po’ come un albero: senza le sue radici esso non può crescere e tanto meno produrre dei frutti. Altro fattore d’importanza primaria è l’educazione. “La mafia è un problema culturale, se lo si vuole sconfiggere bisogna fare leva sulla cultura e percepire il vero concetto di legalità, praticando anche la disubbidienza civile se lo si ritiene giusto!”, questo sono le parole di Giovanni Impastato. Questa educazione alla legalità dovrebbe anche sviluppare delle coscienze critiche e consapevoli che contrastano l’atteggiamento passivo e acritico di cui i giovani 8 d’oggi sono accusati. Molti giovani mostrano indifferenza e superficialità nei confronti di questo tema. Eppure la legalità e la lotta contro la mafia sono delle premesse culturali indispensabili. Altra importante tappa del percorso intrapreso è stato l’incontro con Pino Maniaci, direttore della televisione comunitaria Telejato, emittente a conduzione familiare caratterizzata dalla sua opera di informazione orientata alle notizie relative alla criminalità organizzata, sovente con toni di denuncia in un bacino d’utenza caratterizzato storicamente dalla forte presenza mafiosa. “Per sconfiggere il fenomeno mafioso non bisogna avere peli sulla lingua!” dice Pino, ed è proprio questa sua convinzione, questa filosofia di vita ad averlo sottoposto alle pericolose mire della criminalità organizzata: ora è sotto tutela da parte dei carabinieri. I giovani sono stati poi ospiti del Questore. Dr. Alessandro Marangoni e hanno ricevuto un grande messaggio di speranza. “Oggi nel 2010 a Palermo c’è una forte presa di coscienza, cosa che non c’era nel vicino 2004. Oggi la società civile dice ‘basta’ e le conseguenze si vedono: dal giugno del 2007 non vi sono più stati omicidi causati dal fenomeno mafioso”. Certo la Sicilia è una terra di forti contraddizioni ossimoriche: la mafia è ancora in evoluzione, sta lavorando in modo forte, nonostante abbia subito delle pesanti sconfitte e sebbene i principali boss mafiosi siano stati incarcerati. Cosa Nostra è allo sbando ed è forse per questo motivo che è ancor più pericolosa. È per questo che c’è bisogno d’informazione costante sul fenomeno e di forza e coraggio per contrastarlo: la mafia non è un problema circoscritto alla Sicilia, la mafia è un problema di tutti noi, d’altronde gestisce l’8% del PIL (che in questo caso è decisamente un prodotto INTERNO). Il braccio armato della mafia è al sud, al centro la mafia sta nel potere politico e al nord si manifesta nella finanza. E alla politica tremano le gambe quando si parla di mafia: “Quelli che ammazzano sono gli esecutori degli ordini dei veri mafiosi, parlamentari e banchieri”. Per questa affermazione e per le numerose analisi e inchieste inerenti alla mafia Giuseppe Fava, giornalista, fu assassinato nell’84. A questo proposito i ragazzi hanno partecipato alla mostra “Il giornalismo che non muore”, per fare memoria dell’importante contributo dato dai tanti, troppi giornalisti caduti sotto i tremendi colpi della mafia, allestita dagli studenti delle scuole terminate, presso i locali della scuola media “Tisia d’Imera”. All’incontro hanno presenziato Franco Nicastro e lo scrittore e giornalista Luciano Mirone. Alte importanti tappe nell’itinerario sono state la visita a Piana degli Albanesi per visitare i luoghi dell’eccidio di Portella della Ginestra, dove poi hanno pranzato presso l’agriturismo sorto sui beni confiscati ai boss, gestito dalle cooperative di LiberaTerra. Questi ragazzi si sono messi in gioco, hanno scoperto una realtà a loro estranea oppure conosciuta 9 solo a livello meramente teorico. E ora, fortemente animati da spirito d’iniziativa, vogliono fare qualcosa, fare da testimoni ai loro compagni di quello che hanno visto, ascoltato, sentito, conosciuto. Loro hanno questo progetto e ci credono: vogliono demolire i muri dell’ignoranza e dell’indifferenza e disseminare ciò che hanno raccolto in quei cinque giorni perchè la mafia è un fenomeno umano e come tale può essere debellato. Per questo serve una nuova mentalità, l’eliminazione del pregiudizio e anni d’impegno da parte di istituzioni coraggiose e serie. Sono ottimisti e per loro Speranza è una parola chiave. La speranza, dice Pablo Neruda, ha due figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per le cose che ci sono e il coraggio per cambiarle. La speranza è indispensabile per intraprendere questo viaggio. Deve assolutamente esserci nella valigia di ciascuna di noi. E coraggio, molto coraggio di URLARE parole di protesta perchè le idee di tutti quelli a cui la bocca è stata cucita con lo spago della morte camminano sulle nostre gambe. Protesta all’illegalità perchè “la mafia uccide, il silenzio pure! D’altronde “a che serve essere vivi se non si ha il coraggio di lottare?”. A sinistra Peppino Impastato, sopra Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Le loro idee camminano sulle nostre gambe. HPS DI BOCCA IN BOCCA Attualità di Martino Guidolin V ast Giustizia riformata o da riformulare? Uno sguardo al ddl sulla giustizia che tanto ha fatto parlare di se’ R iforma della Giustizia 2009: un decreto legislativo che ha decisamente scosso l’opinione pubblica. Perché? Cosa prevede la riforma? Essa consiste sostanzialmente nell’accelerazione dei processi e può essere divisa in tre punti. Primo: ormai troppi processi in Italia durano da un’infinità di tempo, quindi si è deciso di imporre un limite di tempo. Due anni in primo grado, due anni per l’appello, due anni per la Corte di Cassazione, per un totale di sei anni. Secondo: questo limite vale per qualsiasi processo, esclusi il reato di mafia, delinquenza abituale e delinquenza professionale; può essere applicato anche a processi in corso durante l’entrata in vigore della legge purché sia fatta richiesta entro due mesi da tale data. Terzo: la prescrizione, ovvero quando un processo cade perché è stato protratto troppo a lungo. Essa viene applicata al termine del tempo prestabilito; però questo vale anche per i processi di primo grado attualmente in corso. Ora, passando dalla legislatura alla fisica, è vero che accorciando un percorso ci vorrà meno tempo per portarlo a termine, però qui si sta parlando di justitia, da jus, “diritto, ragione”… e un ragionamento vuole il suo tempo. Piuttosto, è la velocità quella che bisogna aumentare: di fatto, la Magistratura italiana si trova in gran difficoltà a causa della disorganizzazione e della mancanza di mezzi. Certo, la riforma prevede anche una Stripssssss HPS DI BOCCA IN BOCCA maggiore disponibilità di risorse per questo importante ramo della nostra società, ma effettivamente servirà a farlo funzionare meglio? L’abbreviazione del rito giudiziario potrebbe anche rivelarsi adatto per accorciare la durata di un processo, però questo comporterebbe la prescrizione di alcuni di essi, come ad esempio il cosiddetto “Processo Mills”… Se la giustizia è lenta, a nulla serve stringerle i tempi se poi finito il tempo cade l’intero processo! Sarebbe più sensato riorganizzare più efficientemente il sistema giudiziario affinché la burocrazia e l’apparato statale svolgano meglio il loro compito; d’altronde, in un paese come il nostro più che un processo breve serve una giustizia rapida. di Silvia Sabatti 10 V bst Responsabilità di Giulia Pagan Competenze sociali e civiche I bl Quale è il ruolo della scuola oggi? L a globalizzazione continua a porre l’Unione Europea di fronte a nuove sfide e ciascun cittadino dovrà così disporre di un’ampia gamma di competenze chiave per adattarsi in modo flessibile a un mondo in rapido mutamento. L’istruzione, in particolare, è il mezzo attraverso il quale noi futuri cittadini possiamo apprendere e fare nostre tali competenze, indispensabili per la realizzazione e lo sviluppo personali, la cittadinanza attiva e il futuro inserimento nel mondo del lavoro. L’Unione Europea ha pertanto delineato otto competenze chiave: comunicazione nella madrelingua; comunicazione nelle lingue straniere; competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia; competenza digitale; imparare a imparare; competenze sociali e civiche; spirito di iniziativa e imprenditorialità; consapevolezza ed espressione culturale. Vorrei soffermarmi sul punto 6 che, al di là delle diverse denominazioni assunte (educazione civica, cultura costituzionale, educazione alla convivenza civile), sottolinea l’esigenza che la Scuola non si occupi solo dell’istruzione, ma anche dell’educazione dei futuri cittadini, offrendo loro valori, competenze ed esperienze significative. Si tratta quindi dei valori che possiamo sia apprendere dai libri, ma soprattutto dalle nostre esperienze personali. Questa esigenza è maggiormente sentita nel mondo d’oggi dove moltissime persone vivono ancora il razzismo, l’emarginazione e la discriminazione sulla loro pelle. Ma come mai persistono ancora questi problemi? Nella Costituzione Italiana, la NOSTRA Costituzione, sono presenti vari articoli che, in modi diversi, trattano tutti su come un qualsiasi individuo abbia il diritto di sentirsi libero (cito tra questi l’Art. 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali di fronte alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali….”). Questo ci porta a riflettere sull’importanza che ha la scuola nel farci conoscere e vivere tali principi poiché e’ proprio in questo luogo che noi impariamo a vivere, a ragionare e vedere le situazioni sotto più punti di vista. Concludo quindi con un insegnamento che credo debba divenire il nostro motivo di speranza e fonte di forza: «Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo» Mahatma Gandhi. Tranlescions ➼ ➼ ➼ ➼ ➼ ➼ di Gilberto Canesso V ast IL CARATTERE AULICO E SUBLIME DEL DIALETTO VENETO Alla mattina, quando vengo a scuola, ho molto sonno. L’ideale sarebbe un buon caffè. DE MATINA CO’ VEGNO SCOEA GO UN SONO CHE ME RABALTO INDRIOSCHENA. A GHE VORÌA ‘NA GRASPETA! Ridammi il mio portafoglio per piacere o sarò costretto a prendere seri provvedimenti al riguardo. RIDAME EL ME TACUIN O TE VERDO FA UN CAPUSSO! Sono piuttosto affamato. Ci vorrebbe una merendina ipocalorica per reintegrarmi. A GO NA FAME CHE ME SBREGO. A GHE VORÌA ‘NA BEA FETA DE MUSETO CO A POENTA! Ti vedo alquanto stanco. Coraggio, dai, manca poco alla fine della lezione. A TE VEDO STUFO! ‘NDEMO VANTI TOSO, CHE MI ALA TO ETÁ SALTAVO I FOSSI PAR LONGO! 11 HPS DI BOCCA IN BOCCA Cenni storici di Giacomo Bertollo IV dl Hipse dixit uarise: Dai ragazzi, seguitemi! G Studenti: (come Fabri Fibra) tutti quanti seguitemi seguitemi.... Dalla Stella: Ci sono stati tre grandi momenti bui nella storia dell’umanità, dove Dio si è addormentato: medioevo ellenico, medioevo precarolingio e oggi con voi: la catalessi! Parlando degli artisti bevitori di assenzio. Bonotto: Ah... no xèra mia come desso che te fè el festin e te te capoti via...!! Dalla Stella: TU! Come ti chiami? Stud: Frigo.. Dalla Stella: Brrrrr! Dopo un compito. Bonotto: Vardè tosi, no ste sognarve... doman no corego niente, ansi, l’unica cosa che corego xè el cafè! Stud: I Pipinidi sono stati nominati “Re fannulloni”... Dalla Stella: Si nominati.. erano al Grande Fratello! L’alunno entra in classe super vestito perché è arrivato in moto con la pioggia Tessarolo: Bene ora faremo una strip interroghescion: ad ogni risposta giusta potrai toglierti un indumento! Giancotti: Gheto finìo Eleonora de far casin? Eleonora: NO!! Giancotti: Compiti per casa: NON leggete la poesia! Tessarolo: Modello che bello sarebbe, vogliamoci bene, we are the world. Cortese M. R.: Tenetevi liberi lunedì 8 marzo al pomeriggio che andiamo in gita! Stud: Ahdddio, speriamo di essere a casa ora di sera che c’è la finale del Grande Fratello!! Cardellicchio: Sono stato tante volte in Francia ma non ho mai imparato il francese. Stud: Guardi, capita. Noi facciamo matematica da una vita e non l’abbiamo mai imparata. Bonotto: Ma Giada, non ti piace Cézanne? chi ti piace? Giada: Mi piaceva Renoir..... Bonotto: Bè te credo, l’è el pi feice, chealtri i xè copa tuti!!! Rodeghiero: He wonder... Stud: Stevie Wonder! Rodeghiero: Stevie Wonder... I just called (la classe, in coro) to say I love you! Rodeghiero: Ok. Come distruggere l’attenzione in classe! De Marchi: La Magna Charta Libertatum, conceduta da Carlo Magno... De Marchi: Ricordate che demos vuol dire “cosa pubblica del popolo”... HPS DI BOCCA IN BOCCA Invia il tuo Ipse dixit a [email protected]! 12 La Rubrica della Musica di Elisabetta Mezzalira V bst Alan Meiins e i Pandora a Casse Usciti da poco i loro demo, ascoltiamo cos’hanno da dirci N alcune incomprensioni, Allday e Azot (Dietro le linee) e la nostra gang! Ci hanno sempre incoraggiati. on capita tutti di stampare un demo. Abbiamo chiesto com’è a chi ce l’ha fatta. _Avete rimpianti a riguardo della vostra esperienza? Rimpiangete di non aver fatto qualcosa di importante? A. M. : No nessun rimpianto, non dico che lo rifarei perché sono sicuro che lo rifarò molto presto. Per quanto riguarda la cosa importante penso di averla già fatta nel mio piccolo. Ho unito la passione per la musica con le conoscenze acquisite con quello che studio sia a scuola sia nella vita privata; divulgare il pensiero è l’obbiettivo e l’hip hop ne fa da mezzo. S. : Non ho rimpianti, penso che abbiamo fatto la cosa giusta. _Nome, Cognome Classe/Scuola? A. M. : Giovanni De Caneva, 5bst S. : Edoardo Battistel, 5bst C. G. : Giovanni Busnardo, Liceo Da Ponte _Nome d’arte? A. M. : Alan Meiins S. : Scotch C. G. : Chewin Gum _Da dove nasce lo stimolo per scrivere i vostri testi? A. M. : I miei ideali cozzano spesso contro la corrente comune del pensiero e tutti questi punti di attrito, questa diversa posizione presa, sono un’ottima sorgente di temi per i miei testi S. : Nasce da quello che ci succede accanto, da piccole cose, da ciò che non accettiamo, da ciò che ci piace, dai contrasti tra queste due cose, un’infinità di cose e col tempo gli stimoli si raddoppieranno. C. G. : Dagli impatti col mondo esterno, ma è comunque qualcosa di intrinseco alla persona il voler scrivere per comunicare qualcosa. Tanti non lo vorrebbero fare, o comunque non con la musica. _Come si chiamano le vostre demo? Quando sono uscite? A. M.: Nemici Pubblici Mixtape è uscito il 23 Gennaio 2010 S. : La demo s’intitola “Sorridi Fratello”: è stata pubblicata il 12 ottobre 2009 su myspace (www.myspace.com/pandoraacasse). Tutto il denaro verrà devoluto a Emergency. _Perché avete voluto incidere su disco la vostra musica? A. M. : La musica è un’arte che deve portare dei messaggi chiari. Molte canzoni non dicono niente di fatto ed è ciò che tendo ad evitare. S. : Per quello che mi riguarda la musica è messaggio e tenerla per se stessi nega la mia stessa idea di musica. C. G. : Sul disco perché risultava più concreto in un certo senso, restava qualcosa. Ma decisamente speravamo di più nel freedownload. _Cosa vi ha dato la forza per andare avanti sempre e comunque? S.: La forza proviene un po’ da me stesso un po’ da quello che mi succede attorno, da delle immagini che mi sono rimaste in testa, dei momenti particolari, alcuni comportamenti, ma in particolar modo la certezza di non essere da solo e per questo ringrazio ancora Chewin Gum, te l’ho detto tante volte ma sei veramente un fratello, le critiche, i momenti migliori e quelli peggiori che spesso mi hanno motivato di più. C. G. : La voglia di fare, di cambiare, di non stare zitti. E devo un grazie particolare a Edo, da lui ho imparato molto, veramente. _Da quanto avete questa passione per l’Hip Hop? A. M. : Dal 2006/2007, giù di li… S. : Più o meno nel 2006 ho capito bene la mentalità Hip-Hop e devo questo a chi lo rappresenta già prima di me a Bassano e alla mia voglia di apprendere, che loro sono riusciti a farmi accrescere e ad apprezzare. C. G. : Dall’estate 2006 credo. Me l’hanno fatto conoscere Edo e un certo Luca Pegoraro, fratello n°1! Massimo rispetto! _Questa esperienza vi ha fatto crescere? A. M. : Questa esperienza mi ha aiutato moltissimo, a crescere, a maturare e ad allargare i miei orizzonti sia in campo musicale che culturale. Ho scoperto molte cose riguardante la musica e la sua storia che prima non sapevo e che ora ritengo necessarie per definirsi all’interno di un genere musicale. S. : Ritengo di essere cresciuto di più ascoltando canzoni, leggendo testi, scambiando idee e vivendo. La demo mi ha aiutato solo a migliorare dal punto di vista musicale, non a livello di personale. Ma la gran parte degli accorgimenti li ho compresi con l’ascolto constante, la critica, l’autocritica ma soprattutto con il tempo continuando ad applicarmi e mettendo a confronto i due momenti. C. G. : Decisamente si. È stato uno sviluppo delle idee, le abbiamo portate avanti e la demo rispecchia ideali molto semplici ma allo stesso tempo molto chiari. A sinistra Nemici Pubblici, Alan Meiins, in basso a destra Sorridi Fratello, Pandora a Casse. _Chi vi ha aiutato e vi è stato vicino? A. M. : I Pandora a Casse per primi dato che abbiamo iniziato questo percorso insieme, Able e Link, Colomba, tutte le persone che mi hanno supportato, criticando la mia musica in modo costruttivo, e via via tutti gli amici e i conoscenti che mi hanno dato un loro parere su quello che faccio. S. : Principalmente Chewing Gum, grazie frà, poi gli amici e sempre i “vecchi” dell’Hip-Hop a Bassano in particolar modo Dietro le linee, Azot One e Allday (http://www.myspace.com/ dietrolelineeclick consiglio l’ascolto, merita), e i restanti della mia crew: Block Buster (http://www.myspace.com/dirtyjappokids, kidz can’t die frà stai andando benissimo sto dalla tua parte, http://www. myspace.com/ablebdg http://www.myspace.com/alanmeiins ) C. G. : La nostra crew in primis, anche se spesso ci sono state 13 HPS DI BOCCA IN BOCCA L’intervista di Noemi Bellò I bca Cristina Mottin, stella del Brocchi Intervista alla scrittrice di “La stella dell’Opéra” Q uesto articolo è per tutti coloro che amano la scrittura e che si sforzano di buttar giù qualche riga ogni tanto (e non solo per i temi d’italiano…); per coloro che, fantasticando sul grande sogno di diventare scrittori/scrittrici, terminano sempre con un lungo sospiro e gli occhi scintillanti e speranzosi rivolti all’insù; e soprattutto per coloro che non perdono la speranza di vedere la propria passione letteraria diventare qualcosa in più, per esempio, fammici pensare… un libro? Questa intervista è la prova che quello che piace di più, sebbene sia un’impresa ardua, con impegno, costanza e dedizione, alla fine porta grandi soddisfazioni, risultati e, una cosa scontata ma fondamentale, felicità. Intervista a Cristina Mottin, prima superiore liceo classico, scrittrice emergente che ha appena pubblicato il suo primo (speriamo non ultimo!) romanzo, dal titolo “La stella dell’Opéra”, Edizioni Clanto, e che è stato presentato sabato 20 marzo 2010 al Teatro Parrocchiale di Marchesane a Bassano del Grappa. addirittura in Chiocciola! Loro però non sanno ancora di essere stati “chiamati in causa”. Sono persone con cui non ho molta confidenza quindi mi piace solo immaginare che in qualche modo somiglino ai miei personaggi e inoltre il fatto di conoscerli poco aumenta l’aura di mistero che ho creato intorno a loro: è come se fossero sempre irraggiungibili ai miei occhi. _Quando e come è iniziata la tua passione per la danza e per la scrittura? Sono state due passioni intrecciate? Se non ci fosse stata la danza non avrei scritto il libro! È una passione che è sempre stata dentro di me, proprio come la scrittura, e chi mi conosce lo sa bene. Il fatto di aver scritto proprio la storia di una ballerina è stato divertente perché ero informata su molti argomenti. _Hai avuto dei momenti di crisi e i famosi “blocchi dello scrittore”? Ovvio! Mi capitava persino di stare davanti al computer per ore e non riuscivo a scrivere neanche una frase. Mi veniva una tale rabbia! _Ci sveli la trama del libro? È stato un lavoro premeditato o hai scritto tutto man mano? Io non faccio mai niente di premeditato, quando mi veniva in mente una frase o un avvenimento, lo scrivevo così come capitava e dopo lo rileggevo interamente, correggendolo. In quanto alla trama… beh, la storia è quella di una ragazza di sedici anni che sogna di diventare una grande ballerina, purtroppo però viene ostacolata dalla malattia che già da tempo la perseguita e la porta più volte sull’orlo della follia… _Come hai fatto a far combaciare la scuola, gli impegni, come lo sport, e la stesura del libro? Io sono del parere che se si vuole una cosa si trova il modo per farla. Il più delle volte dovevo consegnare il lavoro che avevo svolto entro un tempo molto limitato che mi portava a dividere in due parti la giornata: lo studio e la stesura del racconto, quindi mi trovavo costretta a rinunciare a qualcosa. _Qual è stata la spinta che ti ha portato a scrivere questo libro? La cosa che mi ha ispirata è stato l’incontro avvenuto, quasi due anni fa, con una ragazza malata di anoressia. Aveva la mia stessa età e condividevamo gli stessi interessi e quando le ho parlato per la prima volta sono rimasta talmente coinvolta da volerne sapere di più, non solo sull’anoressia ma su tutte le altre malattie che purtroppo non sono rare tra i giovani di oggi. Il racconto infatti è incentrato proprio sulla bulimia. _Cosa hai in mente di realizzare in futuro? Ti concentrerai solo sullo studio o è in programmazione un altro libro? Vedremo, scrivere mi piace molto ma è comunque un impegno serio che una volta cominciato bisogna portare a termine. Penso che per il momento scriverò solo per passione, poi se fra qualche anno mi verrà voglia rivivere questa esperienza, ne pubblicherò un altro. Cristina è stata per un po’ di tempo redattrice di Herpes, complimentissimi da tutti noi e un grosso in bocca al lupo! _E i personaggi? Nel crearli ti sei basata su persone reali o sono frutto della tua fantasia? Tutti i personaggi sono persone reali calate nella storia del libro (la loro vita non centra con i fatti narrati), che conosco e frequento: la protagonista “si trova” HPS DI BOCCA IN BOCCA 14 Lo Scaffale di Herpes consiglia... di Tiziano Canello I aca Se questo è un Uomo Considerate se questo è un uomo (...) Che muore per un sì o per un no. P rimo Levi nasce il 31 luglio 1919 a Torino come un uomo libero, nel 1937 si laurea in chimica. Aveva ventiquattro anni quando fu catturato dai fascisti alla fine del 1943. Era un partigiano ebreo e per questo fu deportato ad Auschwitz, dove per la scarsità di manodopera erano sospese le normali uccisioni e si era inoltre deciso di allungare la vita media dei prigionieri. Grazie a questo e alla sua laurea Levi fu uno dei 20 individui sopravissuti tra i 650 ebrei che con lui erano arrivati al campo. Scrive molti libri di successo e tra questi “Se questo è un uomo” pubblicato nel 1947 e successivamente edito da Einaudi nel 1956. “Se questo è un uomo” è solo uno dei tanti libri sui campi di sterminio nazisti, ma questo, forse perché è scritto attraverso gli occhi di un testimone, non di una vittima, forse perché è ricco di terribili ricordi o forse perché fa piangere e più di tutti fa pensare è per me un capolavoro… “Nulla è più nostro (…) Ci toglierebbero anche il nome: e se vorremo conservarlo dovremo trovare in noi la forza di farlo” È questa una delle prime frasi del libro, dopo che Primo Levi fa il suo ingresso ad Auschwitz III. Il romanzo descrive sostanzialmente il periodo di prigionia dell’autore, un periodo fra due gelidi inverni. Levi si trova all’interno di un mondo nuovo, un mondo grigio e meccanico, con delle regole precise e insensate, un meccanismo tenuto insieme dalla forza dell’odio e del terrore, un mondo tanto terribile da sembrare incarnare tutti i peggiori incubi, l’autore si trova di fronte al sistema del Lager. Il Lager è un campo attraverso il quale, tramite stenti, impensabili condizioni igieniche, follia e maltrattamenti, morali e non, si raggiunge a poco a poco l’annientamento dell’uomo, impedendo a questo di provare pietà, amore o ribellione. Il Lager non chiede di sopravvivere ma è con questo tentativo forse assurdo e lontano che gli uomini ridotti a larve si potranno definire tali. Dopo non troppo tempo Levi comprende il funzionamento del Lager, sa come sopravvivere, senza farsi derubare ma possibilmente rubando, sostenendosi con gli altri, cercando amici e trovandoli, persino qui, persino negli incubi. Primo Levi si salverà grazie anche a fortuiti eventi e circostanze come egli stesso scrive. Levi si è salvato e la prima cosa che ha voluto fare era comunicare, comunicare la sua sofferenza e quella di molti altri, comunicare come tutti sentivano il tremendo bisogno di fare. “Se questo è un uomo” pretende dal lettore una totale immedesimazione, il suo scopo è quello di farci provare almeno in parte le atroci sofferenze o di capirle e rinnovare in noi il ricordo. Ma nessuno di noi potrà mai capire com’è vivere dieci giorni tra lo sterco, tra striscianti cadaveri, tra malati in un mondo che non sembra il nostro ma che eppure è così vicino a tutti noi. E’ per questo che secondo me, ciò a cui mira Primo Levi non è farci sapere, perché sapere significherebbe aver visto, dietro il filo spinato la morte, lo sdegno, aver sentito il proprio animo dissolversi insieme alla propria carne. E lo scopo non è nemmeno “comprendere” e quindi giustificare, il nostro compito dopo aver letto “se questo è un uomo” é ricordare. Ricordate di cosa l’uomo è capace d’infliggere all’uomo e che, se inferno significa far soffrire, pensare di punire o distruggere un uomo, ricordare che l’inferno è stato creato dall’uomo. L’appunto P er la prima volta dopo 14 anni di giornalini degli Studenti, la preside ha presenziato a una riunione di Redazione. Per un’ora, dalle 13.30 alle 14.30, si è parlato di fumo, cittadinanza, problemi della scuola. La speranza è di mantenere questo rapporto e farlo germogliare, perché il dialogo tra le varie parti deve essere sempre aperto. Ancora una volta grazie alla prof.ssa Lazzarotto che ci ha dedicato il suo tempo. la Redazione 15 HPS DI BOCCA IN BOCCA Giochi ORIZZONTALI. 1. Filosofo inglese dell’”Homo homini lupus”. 13. La Elia televisiva (iniz.). 14. Ornate rappresentando fatti leggendari o storici. 15. Affiorati ancora a galla. 17. Editor web collegato alla fondazione Mozilla. 19. Resi mansueti, miti. 21. Il numero totale degli arti della dea Kalì. 22. Prima e terza in amare. 23. Indica un’identità fittizia. 24. Seguace di un movimento giovanile con look vistoso. 25. Unità di misura adimensionale del traffico telefonico 27. Automobil Club Italia. 29. A te. 30. Cattivissima. 31. Fiume della Savoia. 33. Risata demoniaca. 35. Iniziali di Regolo. 36. Metallo prezioso. 37. Iniziali di Gable. 38. Prefisso che indica bambino, fanciullo. 41. Iniziali di Orsini. 42. La Louise a cui Flaubert scrisse lettere d’amore. 43. Congiunzione latina spesso accompagnata dal congiuntivo. 44. Momento angolare di una particella elementare. 46. Iniziali dell’attore Rubini. 47. Filosofo greco della scuola cinica nato a Gadara. 49. Filosofo greco allievo di Aristotele fine scrittore di teoria musicale. 52. Storico e filosofo greco autore di una “Storia dei Giudei” andata perduta. 54. Filosofo e dossogrofo greco autore della “Raccolta di dottrine”. 55. Open Architecture Network. 56. Negazione. VERTICALI. 1. Pianta erbacea perenne delle Composite con fiori gialli. 2. Città dello Schleswig-Holstein. 3. Recita a gesti. 4. Che ha un significato proprio, autonomo. 5. Corsa di persone nude attuata per protesta. 6. Rudolf Franz Ferdinand gerarca nazista e Nina attrice. 7. Mammifero africano con corpo tozzo e muso lunghissimo. 8. Mezza bile. 9. Si usa come comando a scialuppe perché si portino sotto bordo. 10. Congiunzione telegrafica. 11. La parte più bassa e interna della nave. 12. Organizzazione di Stati. 16. Riferito a un complesso freudiano. 18. Farmaco per maschi. 20. Arto pennuto. 26. In mezzo ai mariti. 28. Parte dell’esoscheletro dei crostacei. 32. Filosofo greco peripateico di Faselide avversatore della ricerca del piacere. 34. A forma di globo. 39. Località della Nigeria. 40. Stella della costellazione del Cigno. 41. Lo erano i moschettieri di Dumas. 42. Comune piemontese di una bevanda analcolica. 43. Ultima Online. 45. Il regno di Jorian personaggio di Lyon Sprague De Camp. 46. Si dice a sette e mezzo. 48. Attrazione per i personaggi dei videogiochi detta in slang. 50. Search Engine Optimization. 51. E va bene! 52. Seconda e terza in dea. 53. Pari in arena È difficile, lo sappiamo. Buon divertimento! Grazie al Comitato Genitori per aver finanziato l’acquistro della carta su cui è stato stampato questo numero del Giornalino degli Studenti. HPS DI BOCCA IN BOCCA 16