ANICA
ANICA CITAZIONI
12/07/2014 Il Gazzettino - Nazionale
Migliora la distribuzione ma calano gli investimenti
5
12/07/2014 Il Giornale di Napoli
Luci puntate sull'Ischia Global Fest
6
ANICA SCENARIO
14/07/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Fiction , racconti, testimonianze La vita in pillole che va in Rete
8
14/07/2014 Corriere della Sera - Milano
Dai film ai documentari Il cinema premiato che vedrete solo adesso
10
14/07/2014 La Repubblica - Nazionale
Il cinema di frontiera è in Sicilia
11
14/07/2014 La Repubblica - Roma
Ecco il FantaFestival tutto il meglio dei film di fantascienza
12
14/07/2014 Il Messaggero - Nazionale
Isabella luce di Bulgari
13
14/07/2014 La Repubblica - Affari Finanza
La Babele dell'"equo compenso" per gli artisti
15
14/07/2014 La Repubblica - Affari Finanza
Telefonica, voglia di major il modello di Alierta è Hbo
17
14/07/2014 La Nuova Sardegna - Nazionale
«Innamorato della Deledda Narratrice straordinaria»
19
14/07/2014 Il Giornale - Nazionale
Alieni, X Man e ultracorpi. Che film !
21
14/07/2014 L Unita - Nazionale
Sguardo sull'Africa la via italiana
22
14/07/2014 Il Fatto Quotidiano
QUI, DOVE N A SCO N O LE STAR LA VALIGIA DI UN ATTORE
24
13/07/2014 Corriere della Sera - Roma
Scimmie, ninfe & vampiri
26
13/07/2014 Corriere della Sera - Brescia
«I bresciani sono dei cinefili Vorrei anche titoli di nicchia»
27
13/07/2014 Corriere della Sera - Brescia
Cinema , gli effetti speciali anticrisi
28
13/07/2014 Corriere della Sera - Brescia
Peccato che resti un prodotto stagionale
29
13/07/2014 Corriere della Sera - Nazionale
«Freccero boccia le fiction Rai? Insulto agli spettatori »
30
13/07/2014 Corriere della Sera - Nazionale
La nuova coppia De Sica-Papaleo «Siamo come Totò e Peppino»
31
13/07/2014 La Stampa - Nazionale
Richard Gere s'inchina alla corte dei giurati bambini
33
13/07/2014 Il Messaggero - Viterbo
L'Otello di Welles per il 'Tuscia terra di cinema '
35
13/07/2014 Il Messaggero - Nazionale
Winx, la lunga marcia
36
13/07/2014 Il Messaggero - Roma
Ciak da star per Leroy e la Cardinale
38
13/07/2014 Il Sole 24 Ore
Il senso mostruoso della vita
39
13/07/2014 Il Piccolo di Trieste - Nazionale
Pivio, il friulano che ha cambiato la musica dei film
41
13/07/2014 Il Tirreno - Nazionale
Germano nei panni di Leopardi punta alla Mostra di Venezia
43
13/07/2014 Brescia Oggi
Francesco Munzi e Ivano De Matteo verso Venezia
44
13/07/2014 La Sicilia - Agrigento
Al via le riprese del film «Rayana» per la regia di Navarra
45
13/07/2014 Corriere della Sera - La Lettura
Hollywood ama le donne e paga gli uomini
46
12/07/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Metà dei film selezionati qui finisce poi nelle sale o in tv
47
12/07/2014 Corriere della Sera - Nazionale
«Io, da piccolo giurato a film -maker per amore di un sogno»
48
12/07/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Giffoni Elogio della differenza
49
12/07/2014 La Repubblica - Napoli
Jessica Chastain all'Ischia Global Fest
51
12/07/2014 La Stampa - Novara
Selezionati otto film in "lingua muribunda"
52
12/07/2014 Il Messaggero - Umbria
Lungo le viedel cinema e' la volta del Satyricon
53
12/07/2014 Il Messaggero - Umbria
'Santo Vito' di David Fratini trionfa al Roma International Film Festival
54
12/07/2014 Il Messaggero - Marche
La Riviera del Conero brinda al nuovo film delle Winx
55
12/07/2014 Il Messaggero - Viterbo
Gli eroi del curling al Tuscia Film
56
12/07/2014 Il Messaggero - Roma
Torna il FantaFestival 80 i film in concorso
57
12/07/2014 Milano Finanza
Al centro c'è Telecom
58
12/07/2014 Il Tempo - Roma
Sovena rilancia il cinema con la Roma Film Commission
60
12/07/2014 La Gazzetta Del Mezzogiorno - Bari
Per il cinema d' autore workshop a Bari
61
12/07/2014 Libero - Nazionale
Gosling e Crowe poliziotti anni Settanta
62
12/07/2014 L Unita - Nazionale
Un «Sogno» da figli dei fiori
63
12/07/2014 Corriere Fiorentino - Firenze
La Versilia western, con i disoccupati
64
12/07/2014 Pagina99 - N.50 - 12 luglio 2014
scimmioni e Transformers il disumano che cova in noi
65
ANICA CITAZIONI
2 articoli
12/07/2014
Il Gazzettino - Ed. Nazionale
Pag. 26
(diffusione:86966, tiratura:114104)
La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato
I BILANCI
Migliora la distribuzione ma calano gli investimenti
Anche la distribuzione cinematografica italiana è in crescita. In particolare, nel circuito Cinetel, tra il 2012 e il
2013 si è passati da 833 a 979 pellicole (+13,7%). E c'è il boom dei debutti. Nel 2013 le prime opere uscite
nel circuito Cinetel hanno toccato quota 453, rispetto alle 364 del 2012, con un incremento del 24,79%. Fin
troppe secondo Andrea Occhipinti (Presidente Distributori Anica), secondo cui «sarebbe meglio farne meno e
aiutarle nella distribuzione». Prosegue invece la crisi dei mono sala. Nel 2006 erano 713. Nel 2013 sono
passati a 530. In merito agli incassi, dal 2006 al 2013, i mono sala hanno perso il 39,4%. Ma il dato più
preoccupante è il crollo degli investimenti. Nonostante la spinta produttiva, infatti, in un solo anno (tra il 2012
e il 2013) sono calati da 493,1 a 357,6 milioni di euro. Il costo medio di un film in Italia si aggira poi intorno ai
2,1 milioni di euro mentre il sostegno finanziario (diretto e indiretto) del Fondo Unico per lo Spettacolo
destinato al cinema cala ancora a 91 milioni di euro (erano 99,7 milioni nel 2012 e 137,7 milioni nel 2007).
ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
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12/07/2014
Il Giornale di Napoli
Pag. 21
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L'EVENTO Da stasera al via la dodicesima edizione della manifestazione ideata e prodotta da Pascal
Vicedomini
Luci puntate sull'Ischia Global Fest
Parte oggi la XII edizione dell'Ischia Global Film & Music Fest, il festival internazionale di cinema e musica
che fino a domenica prossima porterà sull'Isola Verde artisti da tutto il mondo. Ieri, alla conferenza stampa di
presentazione dell'evento, il giornalista Pascal Vicedomini, ideatore e produttore della manifestazione, ha
sottolineato: «Quest'anno quello di Ischia è il festival dei grandi giovani, a cominciare da Jessica Chastain,
musa del cinema mondiale, già candidata agli Oscar e quest'anno protagonista dell'ultimo film di Christopher
Nolan, continuando con l'attrice indiana Freida Pinto che abbiamo apprezzato nel film "The Millionaire" e con
l'attore candidato all'Oscar con il film "12 anni schiavo", Chiwetel Ejiofor. Tantissimi giovani di grandissimo
talento che vengono gratis ad Ischia per il piacere di visitare la nostra terra». Altra grande star internazionale
attesa sull'isola è Selena Gomez, a tal proposito Vicedomini ha dichiarato: «Siamo assediati dai fans di
Selena, ai quali chiediamo di stare tranquilli, perché faremo in modo che potranno incontrarla nelle sale
cinematografiche sia di Forio d'Ischia che di Ischia Porto. Non sappiamo, invece, se potrà esserci Justin
Bieber, a causa dei suoi recenti problemi giudiziari». Saranno presenti molti altri artisti di fama mondiale, tra
cui: Lena Headey, Sullivan Stepleton, Tom Cullen, Reece Ritchie, Andy Serkis, Keri Russell, Leo Howard,
Emily Ratajkovski e ancora i registi: Marc Webb, Paul Haggis, Michael Radford, Justin Chadwick e Richard
Rymond. Non mancheranno i grandi protagonisti del cinema italiano come: Paolo Virzì, Ferzan Ozpetek,
Carlo ed Enrico Vanzina, Paolo Genovese, Massimiliano Bruno, Carolina Rosi, Pietro Scalia, Ivan Cotroneo,
Maria Sole Tognazzi, Ciro De Caro, Andrea Purgatori, Ugo Fabrizio Giordani, Davide Marengo e i Manetti
Bros e ancora le attrici: Micaela Ramazzotti, Martina Stella, Barbara Bobulova, Valeria Solarino e Liana Orfei
e gli attori: Giampaolo Morelli, Stefano Fresi, Fabio Testi e Ivano Marescotti. Oltre agli incontri con gli artisti ci
saranno anche proiezioni cinematografiche aperte al pubblico, tra cui 13 anteprime e l'omaggio ad Eduardo
De Filippo, con la proiezione di "Napoli milionaria", alla quale saranno presenti Luca De Filippo e Aurelio De
Laurentiis. A prendere parte alla kermesse anche big della musica, tra cui: Noa, Siedah Garrett, Michael
Nyman, Luis Bacalov, Gino Paoli, Giovanni Allevi, Andrea Griminelli, Peppino Di Capri, Cristiano De Andrè,
Nek, Raphael Gualazzi, Sal Da Vinci, Francesco Di Bella, Olen Cesari e l'ensemble "Kinary". Gli ospiti
daranno inoltre il loro contributo al "Social Cinema Forum", iniziativa premiata con la medaglia d'oro dalla
Presidenza della Repubblica per la sua attenzione al sociale. Pasquale Sommese, assessore al Turismo e ai
Beni Culturali della Regione Campania, si è mostrato entusiasta di un evento capace di «richiamare star
internazionali che vengono a contemplare le nostre bellezze e potenzialità». A supportare Vicedomini alla
conduzione degli incontri ci sarà Pasqualina Sanna, giovane modella napoletana che si è detta onorata di
questa possibilità e promette di impegnarsi al massimo per riuscire al meglio nel proprio compito. «Siamo
orgogliosi del festival e lo viviamo con grande senso di responsabilità, facendo tanti sacrifici - ha concluso
Vicedomini, aggiungendo voglio ringraziare l'isola d'Ischia che dimostra di tenere molto all'evento. Mi hanno
dato quest'anno anche la cittadinanza onoraria e io gliene sono grato perché ciò dimostra il loro rispetto per il
lavoro che sto facendo. La nostra missione è ridare visibilità ad una terra che ha tantissime bellezze spesso
non opportunamente valorizzate». L'evento ha il sostegno della Regione Campania, dell'Ue, della Dg
Cinema, del MiBact, unitamente al patrocinio di Ice, Siae e Anica.
ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
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ANICA SCENARIO
44 articoli
14/07/2014
Corriere della Sera - Ed. Nazionale
Pag. 27
(diffusione:619980, tiratura:779916)
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Le altre iniziative Da «Una mamma Imperfetta» a «Iopolitica»
Fiction , racconti, testimonianze La vita in pillole che va in Rete
Alessia Rastelli
Dalla web fiction Una mamma imperfetta al filmweb «Il rumore della memoria» fino alla web serie sul lavoro
«L'Italia che non ti aspetti». Generi diversi, accomunati da un modo nuovo di raccontare le storie, che
permette di leggere la realtà in maniera più completa e complessa grazie alle potenzialità della Rete. Lo ha
fatto il sistema Corriere della Sera con una serie di produzioni video su Corriere Tv , la web tv della testata,
visibili sia da pc sia da tablet e smartphone e arricchite da inchieste e dibattiti sul giornale di carta e sui social
network. Operazioni di successo in cui il Corriere è stato talvolta accompagnato da diversi partner, fino a
coinvolgere il cinema e la tv tradizionale.
Il numero record di 4 milioni di streaming hanno raggiunto nel 2013 le cinquanta puntate complessive delle
due serie di «Una mamma imperfetta», scritta e diretta da Ivan Cotroneo e coprodotta da Indigo Film, Rcs e
Rai Fiction. Protagonista è Chiara, un lavoro e due bambini, alle prese con le difficoltà di conciliare tutto.
Ironica e «normale» ha conquistato gli utenti, che hanno potuto approfondire e dire la loro grazie agli articoli
sul giornale e nel blog La 27esima Ora . Un seguito che ha lanciato la serie in tv, su Raidue , e al cinema con
la «puntatona» «Il Natale della mamma imperfetta».
Nasce già come prodotto crossmediale il documentario «Il rumore della memoria», online in sei puntate lo
scorso gennaio (oltre 500 mila gli streaming), poi diventato un film di prossima distribuzione. Girato dal
regista Marco Bechis, che ne è anche autore con Caterina Giargia e noi giornalisti del Corriere, Alessia
Rastelli e l'editorialista Antonio Ferrari, «Il rumore della memoria» racconta di Vera Vigevani Jarach: un'ebrea
italiana fuggita in Argentina, che perse il nonno ad Auschwitz e l'unica figlia, desaparecida. Per non
dimenticare la Shoah, il Corriere Tv aveva già prodotto nel 2012 il docuweb «Salvi per caso», con le
testimonianze di otto sopravvissuti.
Ancora video testimonianze, ventisette, di altrettante donne de L'Aquila distrutta dal terremoto - «Le
(r)esistenti» - hanno raccolto, sempre nel 2012, le giornaliste della 27esima ora, coordinate da Luisa
Pronzato, inaugurando la formula del docuweb collettivo. Un modello ripetuto l'anno successivo con
«IoPolitica», che ha raccontato con un linguaggio nuovo e interattivo, le proposte delle candidate al
Parlamento italiano.
Sempre di elezioni (europee) il Corriere Tv si è occupato lo scorso maggio con «Grazie Europa»: una video
inchiesta a puntate, «fuori dagli schemi», di David Parenzo, voce del programma radiofonico La Zanzara . Da
un mezzo altro, la tv tradizionale, alla Rete arrivava anche Piero Chiambretti, online l'anno scorso con la
video rubrica «Intercettazioni». Dall'ottobre 2011, inoltre, la giornalista Milena Gabanelli e lo staff di Report
declinano per il web su Corriere.it (sezione Reportime) le loro video inchieste sull'attualità. E per Corriere Tv
ha realizzato una serie web in 12 puntate Alan Friedman, dal suo libro «Ammazziamo il gattopardo» (Rizzoli,
2014).
Effetto nostalgia e volontà di misurarsi con quel passato, hanno animato infine I ragazzi degli anni 90, web
serie scritta e diretta da Errico Buonanno, prodotta da Matteo Benedetti e curata dal giornalista del Corriere
Luca Mastrantonio. La storia, cioè, di un gruppo di maturandi del 1997, che ha subito stregato gli utenti: a
poche ore dalla pubblicazione della prima puntata, l'hashtag #RagazziAnni90, lanciato dall'account Twitter del
Corriere , era già primo tra i temi più gettonati (trend topic).
@al_rastelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: Reportime Lo speciale curato da Milena Gabanelli e dal suo team su Corriere.it
Foto: Tour politico e ferroviario Beppe Severgnini gira l'Italia alla vigilia delle Politiche
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
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14/07/2014
Corriere della Sera - Ed. Nazionale
Pag. 27
(diffusione:619980, tiratura:779916)
La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato
Foto: IoPolitica La 27esima Ora incontra le candidate alle Politiche e ascolta le loro proposte
Foto: I ragazzi degli anni 90 La web serie scritta e diretta
da Errico Buonanno
Foto: Donne forti In alto, una scena dalla web fiction «Una mamma (im)perfetta», scritta e diretta da Roberto
Cotroneo. Sotto, Vera Vigevani, protagonista di «Il rumore della memoria»
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
9
14/07/2014
Corriere della Sera - Milano
Pag. 10
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Dai film ai documentari Il cinema premiato che vedrete solo adesso
Rassegna Da oggi, dieci serate di anteprime che il mercatoha già «censurato»
Maurizio Porro
Da oggi al 23 luglio, alle ore 21, al Nuovo Cinema Parenti (che era il vecchio cinema Ars e poi Continental), in
sala A (ingresso e 6,50, abbonamento e 25, info: 02.59995206) la benemerita associazione con 51 adepti
cinefili di ceCINEpas promuove dieci serate con anteprime di film sommersi da premi e stellette ma che la
«censura» del mercato non ha permesso arrivassero da noi. Quindi, prendere o lasciare, ora o mai più,
offerta di sapore internazionale in edizione originale con sottotitoli che accende un riflettore sui modi
espressivi del cinema contemporaneo. Primo «La bataille di Solfèrino» (replica il 19, ore 18) di Justine Triet:
cronaca parigina tra realtà e finzione del giorno dell'elezione di Hollande. Domani fra gli imperdibili «Take
This Waltz» (foto) della canadese Sarah Polley vira sull'arte di amare con Michelle Williams e il bravo e
sovrappeso Seth Rogen, coppia in crisi sullo sfondo di un quartiere di Toronto. Mercoledì: «Inseguire il
vento» del filmmaker pavese Filippo Ticozzi, presente in sala, che racconta il paziente lavoro di una
tanatoprassi che prepara le salme, professione artigianale rilanciata dalla serie «Six Feet Under». E tra i
documentari «The End of Time» di Peter Mettler sul bergsoniano proustiano tema di filmare la percezione del
Tempo, e «Approved for Adoption» fumetto cartoon franco-coreano di Jung e Laurent Boileau. Due occasioni
asiatiche: giovedì, con replica il 20 alle 18, «Our Sunhi» di Hong Sang-soo, commedia coreana premiata a
Locarno; il 19, spazio al nuovo titolo dell'autore taiwanese Tsai Ming-liang «Stray Dogs», premiato dai giurati
di Venezia. Fu candidato all'Oscar il greco Giorgios Lanthimos per «Kynodontas» (il 22), variante sul dramma
di una famiglia reclusa; poi da segnalare «Keep the Lights On» di Ira Sachs, storia gay (il 18, con regista in
collegamento Skype). Tutta la calcolata follia spagnola di ASlex de la Iglesias per la chiusura con «Le streghe
di Zugarramurdi», che ha avuto in patria 9 premi Goya mixando horror e grottesco. Oggi ore 19
inaugurazione fra il patinoire del foyer, surprise e cotillon.
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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
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Grande schermo in Sala A
14/07/2014
La Repubblica - Ed. Nazionale
Pag. 31
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Il cinema di frontiera è in Sicilia
IL LUOGO è indovinato: la punta più a sud dell'Europa, in Sicilia, Marzamemi, vicino a Pachino dove il
confronto tra diversi confini geografici e umani è pane quotidiano. Lì è in programma dal 21 luglio il sesto
Festival internazionale del Cinema di Frontiera con corti e lungometraggi dedicati a storie di confine. Apre il
film italiano di Alessanaro Lunardelli con Filippo Schicchitano Il mondo fino in fondo.
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
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FESTIVAL
14/07/2014
La Repubblica - Roma
Pag. 6
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Ecco il FantaFestival tutto il meglio dei film di fantascienza
FANTAFESTIVAL, da oggi inizia la 34esima edizione della mostra internazionale del film di fantascienza e
del fantastico. Anteprime, lungo e cortometraggi, web series e presentazioni dedicati agli appassionati di
fantascienza. Fino al 23 luglio gran parte della programmazione è concentrata al multisala Barberini. Ma la
rassegna durerà fino al 7 settembre e si chiuderà al cinema Trevi. Stasera, nella sala 2 sarà proiettata
l'anteprima di Mamula - Nymph, alla presenza del regista Milan Todorovic e del protagonista Franco Nero.
Parte del festival è dedicata alla competizione tra 80 opere di fantascienza, premiate da una giuria di esperti.
Attesa per il 17 luglio la sfilata, denominata Z-Day, con costumi da zombie che collegherà villa Borghese a
piazza Barberini. Il festival si chiuderà con l'anteprima di Apes Revolution, l'ultimo de "Il pianeta delle
scimmie".
Multisala Barberini - piazza Barberini 24, da oggi al 23 luglio, sala 2 e 4. Infotel. 06.86391361
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
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MULTISALA BARBERINI
14/07/2014
Il Messaggero - Ed. Nazionale
Pag. 19
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Isabella luce di Bulgari
CASCATE DI DIAMANTI, RUBINI E SMERALDI DAL 1930 A OGGI E VERRANNO RIACQUISTATI I
GIOIELLI DI LIZ TAYLOR
Paola Pisa
«Mi ha incantato soprattutto il mistero che le circonda. Dedico questa iniziativa a tutte le donne che lottano
per i loro bambini», dice Isabella Ferrari che si fa interprete di icone solite e insolite. Ritratti spesso in ombra.
Primissimi piani. Capelli sconvolti dal vento. Abiti neri senza tempo. Archetipi della mitologia di ieri e
protagoniste di quella di oggi, queste donne sono state immortalate e rivisitate fotograficamente e
poeticamente in un libro. Dalla politica birmana Aung San Suu Kyi, alla guerriera Giovanna d'Arco, dalla
poetessa Gaspara Stampa alla diva Marilyn Monroe e alla spia Mata Hari. Da Saffo ad Antigone. Dalla dea
primordiale Gea alla fotografa e regista Leni Riefenstahl passando per Afrodite, Giovanna La Pazza e Emily
Dickinson. Figure femminili carismatiche rese con intensità. LA STORIA FEMMINILE Non credete al suo
abito bon ton azzurro, ai sandali dorati, sono gli occhi che tradiscono la inquieta Isabella Ferrari. Attrice, ora
produttrice, la sua voce prende veramente calore quando parla del cinema ma soprattutto dei bambini che ha
visitato e visita in giro per il mondo quale ambasciatrice di Save The Children. La sua immagine, come
testimonial della onlus e della gioielleria Bulgari, è ora su un bel volume che racconta attraverso foto in
bianco e nero, con immagini scolpite cogliendo i riflessi delle dune e dell'acqua, personaggi che hanno
segnato la storia femminile. Una parte dei ricavati andrà in beneficenza. Il libro è stato presentato ieri sera
con un evento in cui gli scatti venivano proiettati sugli schermi. Luogo scelto per questa Domus Bulgari, gli
Horti Sallustiani. L'evento, nell'ambito di AltaRoma, ha visto anche la presentazione pomeridiana di gioielli
spettacolari nella sede della grande gioielleria romana. Il libro, edito da Drago, si chiama "Forma/Luce", le
foto sono di Max Cardelli. Le poesie nate in sincrono sono di Aldo Nove. Lo scrittore è anche autore del libro
"La vita oscena", diventato un film. Isabella Ferrari ne è produttrice e il marito Renato De Maria il regista.
«Niente finanziatori? L'ho fatto io». Ieri, tra le magnificenze di Bulgari in via Condotti, la protagonista di tanti
film, l'attrice premiatissima, ha raccontato la sua partecipazione all'opera editoriale. Nelle pagine, una
testimonianza di Francesco Clemente che dice: «Isabella vive con discrezione e leggerezza i dilemmi dell'
attore, dell'artista... E' così difficile vivere a misura di se stessi, Isabella lo fa e così senza sforzo apparente fa
anche il suo dovere di stella del cinema: ci fa sognare». Ricorda la recente partecipazione dell'attrice a "La
grande bellezza". LA BENEFICENZA Povertà e gioielli. Contrasti, che però fanno bene. Bulgari in occasione
dei 130 anni del brand lancia un nuovo pendente in argento e ceramica. L'anello disegnato nel 2009, BZero1,
ha portato a Save The Children 20 milioni di euro. Sulla parete scorrono i volti delle dive che nel corso del
tempo hanno indossato le gioie della maison. «Come tutte le donne amo i gioielli, si sa che alle attrici li
prestano volentieri, ma non mi piace esibirne troppi», dice Isabella Ferrari con al collo e al dito i "pezzi" di
Bulgari nati con mission la charity. Elizabeth Taylor, Sofia Loren, Gina Lollobrigida, Penelope Cruz, mille
altre. Anna Magnani, fan delle perle. Scorrono i filmati alle pareti, ma nelle bacheche del salotto al primo
piano di Bulgari ci sono gli originali che valgono centinaia di milioni. Cascate di diamanti, rubini, smeraldi.
Pietre e oro. Dal 1930 a oggi. Sono stati prestati da collezionisti. Ma intanto la griffe riacquista gli esemplari
più belli per farne una esposizione. Si potrà vedere in autunno. Ci saranno i favolosi monili appartenuti a Liz.
Ieri sera all'evento-benefico, tra gli invitati accolti dal ceo di Bulgari Jean Christophe Babin, era presente
molto cinema italiano. Tra gli altri: Valeria Golino, Riccardo Scamarcio, Claudio Santamaria, Valentina Cervi,
Alba Rohrwacher.
Foto: Isabella Ferrari davanti alle vetrine della Domus Bulgari
Foto: L'ESPOSIZIONE Sopra collana e orecchini in smeraldi e rubini e spilla in oro e platino con diamanti
Sotto collana in platino e zaffiri e anello con smeraldi e diamanti
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
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La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato
La Ferrari, testimonial della maison e di Save The Children, in occasione di AltaRoma inaugura la Domus che
in autunno verrà aperta al pubblico . Presentato il libro con foto di Max Cardelli e poesie di Aldo Nove
L'EVENTO
14/07/2014
Il Messaggero - Ed. Nazionale
Pag. 19
(diffusione:210842, tiratura:295190)
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
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La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato
Foto: LO SPLENDORE Collana e orecchini Bulgari in oro, rubini e diamanti del 1993-'94 provenienti da
collezione privata
14/07/2014
La Repubblica - Affari Finanza - N.26 - 14 Luglio 2014
Pag. 24
(diffusione:581000)
SEMPRE PIÙ COMPLESSO IL PAGAMENTO DEI DIRITTI PER GLI INTERPRETI ED ESECUTORI, NON
TUTELATI DALLA SIAE . IL NUOVO IMAIE, L'ENTE CREATO NEL 2010 DA UN'ASSOCIAZIONE DI
CANTANTI E ATTORI , È BLOCCATO DA UN PASTICCIO BUROCRATICO
Eugenio Occorsio
Un cantante, noto o meno noto, esegue una canzone non scritta da lui. All'autore vanno i diritti Siae come
sempre, ma anche l'esecutore ha diritto a una royalty. Una fiction "passa" in televisione: regista e
sceneggiatori se la vedono con la Siae, ma protagonisti e comprimari hanno anche loro dei diritti. Benvenuti
nel mondo delle royalties per gli artisti, precisamente gli esecutori e gli interpreti (cantanti, attori, doppiatori) e
non gli autori. Una giungla di procedure complicate dagli esiti spesso incerti: «Il decreto per la liberalizzazione
varato dal governo Monti nel gennaio 2012 ha causato una paralisi del sistema», accusa Andrea Micciché,
l'avvocato specializzato in tutela dei diritti d'autore che presiede il Nuovo Imaie, l'ente morale creato nel 2010
un gruppo di artisti (fra cui Claudio Baglioni, Massimo Di Cataldo, Marco Masini, Lino Banfi, Enzo De Caro,
Andrea Roncato, Luca Zingaretti) appunto per garantire il pagamento delle spettanze dovute agli interpreti,
che non sono nelle competenze Siae. «Per i primi due anni - spiega Micciché - tutto è andato per il meglio.
Poi il decreto per le liberalizzazioni ha previsto che oltre a noi potessero nascere altre associazioni private di
collecting , che sono subito cominciate a proliferare. Per il pagamento degli autori è rimasta la sola Siae, che
continua a fare il suo lavoro. Per i nostri associati, appunto interpreti ed esecutori, invece, il broadcaster o
chiunque altro ha il dovere di corrispondere i giusti pagamenti deve effettuare una selezione e una
ripartizione a seconda della collecting cui sono iscritti uno per uno gli aventi diritto. Un'operazione talmente
complessa che come prevedevamo ha causato la totale paralisi del sistema». Il pagamento dei diritti agli
esecutori avviene con tre modalità: 1) Per il cinema e le fiction televisive l' equo compenso è pagato
direttamente dai produttori o dall'emittente (Rai, Mediaset) alle collecting ; 2) per la musica tutti i compensi,
compresi quelli per gli autori, sono versati ai produttori discografici che poi li ripartiscono: gli autori da una
parte, le collecting per gli esecutori dall'altra; 3) per la musica o film fruiti tramite privatamente smartphone ,
tablet e altri apparecchi digitali si paga "all'origine", un sovrapprezzo sull'oggetto stesso al momento
dell'acquisto. In questo caso si chiama copia privata: le somme vanno tutte alla Siae, che le ripartisce a tutti
gli aventi diritto e quindi pro quota anche agli esecutori tramite le loro collecting . «Tutte e tre questi
meccanismi - insiste l'avvocato Micciché - si inceppano, nel caso degli esecutori, al momento della
complicatissima ripartizione finale fra le collecting. Mi chiedo che bisogno ci fosse di varare una
liberalizzazione del genere: noi siamo un'associazione d'interesse pubblico, vigilata dal ministero dei Beni
Culturali, da quello del lavoro e dalla presidenza del Consiglio. In casi del genere la concorrenza non ha
senso: l'importante è garantire la trasparenza e la correttezza dei comportamenti. La prova dei fatti è tutta
online : noi stiamo per distribuire 5 milioni di euro a sostegno dell'intera categoria e non solo dei nostri iscritti,
per esempio a favore degli artisti indigenti con un assegno una tantum di 2000 euro o delle attrici madri che
avranno per i primi 18 mesi di maternità 150 euro al mese». Sulla copia privata infuriano anche altre
polemiche. La settimana scorsa il Mibac con un decreto ha rialzato le cedolari per garantire gli artisti dalle
registrazioni private o pirata, con il risultato di rialzare anche sensibilmente il prezzo degli apparecchi. «Noi ci
siamo battuti contro questo provvedimento perché non riteniamo corretta la procedura», commenta Cesare
Avenia, presidente dell'Asstel (Confindustria digitale). «Il Nuovo Imaie è una struttura sana ma il problema è
nell'eccessivo potere dato alla Siae, che viceversa è un ente poco trasparente e in sostanza di incerta
affidabilità. Eppure gestirà quest'anno 150 milioni di diritti. Sarebbe stato meglio per esempio avviare una
seria campagna perché tutta la musica registrata online provenga da fonti certe e a pagamento, pur basso».
S. DI MEO, FONTE: DECRETO FRANCESCHINI PUBBLICATO IN G.U. IL 6 LUGLIO 2014 [ I
PERSONAGGI ] Alcuni dei cantanti e attori iscritti al Nuovo Imaie: Sofia Loren (1); Luca Zingaretti (2) ; Dodi
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
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La Babele dell'"equo compenso" per gli artisti
14/07/2014
La Repubblica - Affari Finanza - N.26 - 14 Luglio 2014
Pag. 24
(diffusione:581000)
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
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Battaglia ,il chitarrista dei Pooh (3); Gian Marco Toignazzi (4). Ai musicisti, quando sono solo esecutori,
vanno i diritti del Nuovo Imaie, e altrettanto agli attori ogni volta che un loro film o fiction "passa" in
televisione. In tutto, sono iscritti oltre 5mila artisti italiani. Inoltre l'ente gestisce il "collecting" per quasi 400mila
artisti stranieri ogni volta che maturano diritti in Italia, tra cui i Pink Floyd, Madonna e gli U2
Foto: Andrea Micciché (1), presidente del Nuovo Imaie ; Cesare Avenia (2), presidente di Asstel , aderente a
Confindustria Digitale
14/07/2014
La Repubblica - Affari Finanza - N.26 - 14 Luglio 2014
Pag. 4
(diffusione:581000)
Telefonica, voglia di major il modello di Alierta è Hbo
L'OPERAZIONE DIGITAL PLUS VA ASSIEME A "STUDIOS" LA CONTROLLATA CREATA PER
PRODURRE FILM E SERIE TV . LA SVOLTA GIÀ SI VEDE: PER L'INCORONAZIONE DI FELIPE VI PER
LA PRIMA VOLTA LE RIPRESE VIDEO NON SONO STATE AFFIDATE A TVE MA ALLA TELCO
Alessandro Oppes
Madrid Il 19 giugno, data della proclamazione di Felipe VI, giornata storica per la Spagna. Ovviamente per
l'avvicendamento al trono. Ma non solo. Quella cerimonia, trasmessa in mondovisione, non è stata ripresa
dalle telecamere dell'emittente pubblica Tve, come era sempre accaduto finora nel caso di eventi di portata
istituzionale. No, è un prodotto targato Telefónica. Segnale evidente del fatto che il gigante delle tlc - come
ripetono con sempre maggiore insistenza gli analisti del settore, usando una formula gergale - ormai «va a
por todas». Ossia, si gioca il tutto per tutto. E lo fa in un campo, come quello televisivo, che giurava di aver
abbandonato per sempre un decennio fa. Allora, sommersa dai debiti, fu costretta a disfarsi di Antena3 e,
poco dopo, a sciogliere la divisione Admira Media, alla quale faceva capo la pay tv Via Digital, obbligata alla
fusione con Canal Satelite Digital, controllata da quella che all'epoca era la corazzata del Grupo Prisa. Ora fa
il cammino esattamente inverso. E non per capriccio o tentando un nuovo salto verso l'ignoto. Il panorama è
radicalmente cambiato, la telefonìa tradizionale è in declino e il business si sostiene solo con una forte
scommessa sul settore televisivo. In più, gli scenari interni si sono rovesciati. Il colosso della comunicazione
fondato da Jesús de Polanco, editore del quotidiano El País, ha accumulato un indebitamento monstre da 3
miliardi di euro. Così che la società guidata da César Alierta non ha avuto difficoltà a restituirgli il favore,
inghiottendo per intero la compagnia nata sulle ceneri di Canal Satelite: Telefónica, che già controllava il 22%
di Digital Plus, ha acquistato un mese fa per 750 milioni il 56% appartenente a Prisa, e sta per staccare un
ulteriore assegno di 335 milioni per ottenere da Mediaset il pacchetto azionario mancante, che gli consentirà
di avere il controllo totale sulla società. A questo, poi, si aggiunge l'ultima operazione sul fronte italiano, con
l'ingresso nel capitale di Mediaset Premium. Uno «shopping» costoso ma calibrato, che non ha nulla di
casuale. La «teleco» spagnola ha una strategia precisa, che si va delineando a grandi passi. Il vero asso
nella manica - quello con cui i top manager madrileni stanno presentando i loro piani di sviluppo ai grandi
fondi d'investimento stranieri - è quello di trasformare Telefónica in una sorta di Hbo europea. Anzi,
marcatamente spagnola, a sottolineare il peso ormai fondamentale a livello globale di una lingua parlata da
circa 580 milioni di persone. La madrepatria ha in fondo una rilevanza marginale in fatto di numeri, rispetto al
complesso del continente latino-americano, e agli stessi Stati Uniti dove, in prospettiva, gli
«hispanohablantes» potrebbero superare i 100 milioni di persone. Produrre contenuti di alta qualità, film e
serie televisive (come fa Hbo con un'infinità di titoli, da Sex and the City ai Soprano o Games of Thrones)
significa trasformare la sua pay-tv in qualcosa di imprescinbibile. Produzione propria ed esclusiva. Un
progetto che si basa sul rafforzamento di una piattaforma basata sul «quadruple play», che sta portando già
risultati rilevanti alla compagnia nel suo complesso: l'offerta «fusión», che integra in un solo pacchetto
telefonìa fissa e mobile, fibra ottica ad alta velocità per il collegamento Internet e 80 canali di Movistar Tv,
consente di far quadrare il cerchio. La scelta «all in one» limita i danni sul fronte telefonico (il fisso non genera
più guadagni, il cellulare dà sempre meno introiti, ma quantomeno la compagnia ha potuto bloccare la
recente fuga di abbonati, determinata da una guerra delle tariffe scatenata dagli avversari di Vodafone e
Orange), e permette di concentrarsi sulle sfide del futuro. Sfide televisive, appunto. Con margini di crescita
impressionanti se si pensa che, solo in Spagna, gli attuali 3,5 milioni di abbonati delle pay-tv potrebbero
diventare 10 nei prossimi cinque anni. E all'estero (in Argentina, ad esempio, Telefónica controlla Telefé) si
aprono enormi praterie. In quest'ottica nasce Telefónica Studios (produrrà almeno 25 film nei prossimi tre
anni, oltre a un numero ancora indefinito di serie televisive). La nuova entrata nel portafoglio di famiglia,
Digital Plus, porta in dote la ricchezza dei canali tematici di Canal+, mentre le forme di collaborazione con
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
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[ IL CASO ]
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La Repubblica - Affari Finanza - N.26 - 14 Luglio 2014
Pag. 4
(diffusione:581000)
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
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Mediaset Premium sono ancora tutte da esplorare. In gioco, e con un peso determinante in questo scenario,
ci sono poi i diritti per i grandi eventi sportivi. Telefónica si è già assicurata, a partire dal 2016, la Formula1 e il
mondiale di motociclismo. L'asta per la Champions sembra invece che abbia visto prevalere (anche se
manca la conferma ufficiale dell'Uefa) il gruppo Mediapro. Il cui patron, Jaume Roures, è già comunque
pronto a negoziare con Alierta perché le partite trasmesse dai suoi canali GolT vengano ospitate sulla
piattaforma Movistar Tv. A un prezzo, questo sì, che si prevede particolarmente salato. © RIPRODUZIONE
RISERVATA S. DI MEO
Foto: Il gruppo telefonico sta diventando un produttore di contenuti per tutto il mondo di lingua ispanica: 580
milioni di persone
Foto: Qui sopra, il ceo di Telefonica Cesar Alierta
14/07/2014
La Nuova Sardegna - Ed. Nazionale
Pag. 21
(diffusione:59819, tiratura:72030)
«Innamorato della Deledda Narratrice straordinaria»
«Innamorato della Deledda
Narratrice straordinaria»
Parla Angelo Maresca , regista del film "La madre", tratto dal libro della scrittrice
Protagonisti della pellicola Stefano Dionisi e l'attrice spagnola Carmen Maura
di Fabio Canessa Presentato e ben accolto in diversi festival internazionali, in Francia e negli Stati Uniti, da
qualche giorno è in sala "La madre", liberamente ispirato all'omonimo romanzo di Grazia Deledda. Prodotto
da Flavia Parnasi della Combo Produzioni, il film è diretto dal marchigiano Angelo Maresca, al suo primo
lungometraggio dopo una lunga carriera come attore in teatro, cinema e televisione. Maresca, come è
arrivato a Grazia Deledda? «Quando andavo al liceo ce l'avevano nominata, ma alla fine non fatta studiare.
Ci si dimentica quasi che questa donna ha vinto il Nobel per la letteratura. Nel 2009 mi trovavo a Nuoro per
uno spettacolo e una mattina ho deciso di andare a vedere la casa-museo della Deledda. Mi ha incuriosito la
sua vita, dove è cresciuta, e mi sono messo a leggere un po' tutta la sua produzione. Ho letto anche "La
madre" e mi ha colpito più di tutti perché l'ho trovato molto attuale». Perché ha deciso di spostare il racconto
ai giorni nostri? «Da una parte devo dire perché un film in costume avrebbe avuto dei costi maggiori,
proibitivi. Ma è stata anche una scelta registica. Portare i punti fondamentali del romanzo, il rapporto di
questa madre con il figlio prete, ai giorni nostri ma in un tempo non ben definito. Per l'attualità della tematica
di cui parla la vicenda: il dilemma del confine tra il bene e il male, nel senso profondamente cristiano». Anche
l'ambientazione non è ben definita. «Sì, ho ritenuto fosse più interessante collocare la storia in un luogo quasi
metafisico, un non luogo». E dove avete girato? «A Roma, all'Eur. Mi ha sempre inquietato quel quartiere. Le
palazzine enormi, il marmo bianco. Per la chiesa ho scelto una struttura moderna, vuota, non ricca come le
chiese antiche dove si respira spiritualità. La particolare descrizione scenografica mi serviva anche per far
capire meglio, con meno parole, lo stato d'animo dei personaggi». Colpisce a proposito la costruzione per
sottrazione che è abbastanza rara nel cinema italiano. Da cosa deriva questa scelta? «Volevo che le persone
fossero concentrate sulla storia, su quello che sta per succedere nel corso dell'evoluzione del film. E che a
parlare fossero soprattutto le immagini. Per questo anche i dialoghi sono super essenziali». Le prime parole
arrivano dopo ben dieci minuti. «Se uno ci pensa, in fondo nella vita reale ci succede di non parlare anche
per ore. L'inizio serve a catapultare lo spettatore subito nella storia e le parole secondo me non servivano in
tutta quella scena costruita su Paolo che si prepara a uscire di notte per andare da Agnese». Quali sono state
le difficoltà maggiori legate alla trasposizione? C'è stato qualche passaggio del romanzo particolarmente
complicato da trasformare in immagini? «Seguire passo per passo il romanzo significava fare un
lungometraggio in costume e il film rischiava di diventare una fiction. Portandolo ai giorni d'oggi ho cercato di
cogliere l'essenza del romanzo, di restituire i punti fondamentali che credo interessavano alla scrittrice. Come
libertà, cambiamento rispetto al libro, c'è il finale. La Deledda si concentra sulla madre, con la sua morte. Io
mi sono concentrato invece soprattutto su Paolo, sul prete, la sua scelta o non scelta che non posso rivelare
nei dettagli per chi non ha visto il film». La narrazione coinvolge pochi personaggi e tutto ruota intorno a
Paolo, Agnese e la madre Maddalena. Come ha scelto gli interpreti? «Stefano Dionisi mi è sempre piaciuto.
Penso sia uno degli attori migliori che abbiamo nel cinema italiano. Ha avuto una carriera molto importante
all'inizio, poi si è un po' fermato anche per problemi personali. È stato eccezionale, io Paolo me lo
immaginavo così, come Stefano. Laura Baldi, oltre che brava, è una bellissima donna. E doveva essere così,
algida e affascinante. Una bellezza che doveva in qualche giustificare l'azione di un prete che mette in
discussione un po' tutto. Carmen Maura è una grandissima attrice che non ha bisogno di presentazioni. In
pratica è lei che ha scelto me. Le ho mandato la sceneggiatura e ha fortunatamente accettato». Per l'ultima
domanda torniamo alla Deledda. In futuro le piacerebbe portare al cinema un altro romanzo della scrittrice?
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
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«Innamorato della Deledda Narratrice straordinaria» Parla Angelo Maresca , regista del film "La madre", tratto
dal libro della scrittrice Protagonisti della pellicola Stefano Dionisi e l' attrice spagnola Carmen Maura
14/07/2014
La Nuova Sardegna - Ed. Nazionale
Pag. 21
(diffusione:59819, tiratura:72030)
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«Trovo molto belli "Canne al vento" e "Cenere". Ma in generale tutti i suoi libri. Realizzare un'altra
trasposizione mi piacerebbe, ma adesso non è il momento di pensarci. Vedremo. So che è stato già un
azzardo scegliere "La madre". Erano 50 anni che nessuno faceva una operazione del genere. Monicelli
aveva preso spunto dal libro per "Proibito", che però con il romanzo alla fine c'entrava poco. E poi silenzio
totale per mezzo secolo. Sapevo quindi il rischio che correvo tirando fuori una scrittrice di questo calibro e
non sono mancate delle critiche. Ma son contento che il film non abbia lasciato indifferenti: ha avuto critiche
massacranti da una parte, super positive dall'altra. Soprattutto all'estero il film ha ricevuto consensi. L'Italia lo
sappiamo è sempre un paese strano, se fai qualcosa di audace ti dicono che sei presuntuoso, se non la fai
che sei superficiale». ©RIPRODUZIONE RISERVATA
14/07/2014
Il Giornale - Ed. Nazionale
Pag. 22
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Alieni, X Man e ultracorpi. Che film !
Dai B-movie ai capolavori: 120 anni di un «genere» popolarissimo
Alexis Paparo
La fantascienza è sempre stata approdo naturale di innovatori e visionari e insieme specchio di sogni e paure
dell'uomo. Nella letteratura, e nel cinema. Oggi, la storia - ben lontana dall'essere alla fine - di questo
«genere» la ripercorre (nei suoi primi 120 anni... ) una bellissima Guida al cinema di fantascienza (Odoya,
pagg. 329, euro 22) curata da Roberto Chiavini, Gian Filippo Pizzo e Michele Tetro. Manuale - diviso in due
macrocapitoli, uno racconta l'evoluzione del cinema di fantascienza attraverso i film e i generi più
rappresentativi, l'altro raccoglie in ordine alfabetico le icone, reali o cinematografiche, del genere: da Alien a
Robocop - ha il merito di restituire l'idea di ciò che, nelle diverse epoche, ha significato «futuro», oltre ad
aiutare il lettore a districarsi fra registi, epoche, tematiche, a individuare le perle e ciò di cui fare a meno.
Perché se davvero molti riconoscono come cult Metropolis di Fritz Lang (1927), L'invasione degli ultracorpi di
Don Siegel (1956), e i più recenti Blade Runner , Star Wars o Ritorno al Futuro , la guida permette di
avvicinarsi a gioiellini forse un po' trascurati. Come La Mandragora di Henrik Galeen, capolavoro
dell'espressionismo tedesco del 1928, in cui la protagonista porta alla rovina tutti gli uomini che la
frequentano nonostante il suo creatore e genitore adottivo le abbia impartito una buona educazione. La
ragazza infatti è frutto di un esperimento che ha unito i geni di una prostituta a quelli di un delinquente
impiccato. Oppure La cosa da un altro mondo di NybyHawks e Ultimatum alla Terra di Robert Wise, entrambi
del '51 e capostipiti di due sottogeneri che avranno grande fortuna: l'arrivo imprevisto sulla Terra di un alieno,
che può essere inconoscibile e pericoloso o «buono» ma trattato come nemico. Ancora sull'ingegneria
genetica, di matrice aliena o umana, e sui dilemmi filosofici e morali che pone, Il villaggio dei dannati (1951)
di Wolf Rilla e I bambini venuti dal Brasile (1978), di Franklin J. Schaffner con Gregory Peck che impersona il
dottor Mengele. Un tema che ritornerà molte volte: degni di nota Gattaca. La porta dell' universo (1997), del
neozelandese Andrew Niccol, che ci racconta la lotta per diventare astronauta di un uomo «normale», con il
suo bagaglio di peculiarità e difetti, in un mondo in cui l'eugenetica e la perfezione sono la regola, e il recente
Looper di Rian Johnson (2012). Tra le chicche a tema scientifico L'esperimento del dottor K (1958) di Kurt
Newman (con innumerevoli remake: dal notevole La mosca di David Cronenberg al tralasciabile sequel di
Chris Walas). Notevole ma sfortunato invece La cosa di John Carpenter del 1982, remake del capolavoro di
Nyby-Hawks. Gli autori della guida lo considerano uno dei migliori film del regista, che all'epoca non ebbe
successo perché schiacciato tra Blade Runner e E.T . Ma dalla guida si impara soprattutto che a ogni epoca
corrisponde un sottogenere: ovvero che le esplorazioni spaziali e gli amori interplanetari stanno agli anni '10,
'20 e '60 come gli assalti alla Terra agli anni '50. Che nei '70, prima dell'arrivo di Guerre Stellari , andavano
per la maggiore le pellicole che affrescavano un futuro cupo e spazzato dalla guerra. Che negli anni Ottanta
si insiste molto sul rapporto uomo-macchina, almeno quanto si fa nel 2000 con la carica dei Batman,
Spiderman, X Man e supereroi vari. Poi, certo, ci sono gli evergreen: i viaggi spaziali, le catastrofi naturali, gli
animali extralarge o futuribili, dal brontosauro che terrorizza Londra in The Lost World (1925) di Harry Hoyt,
agli innumerevoli Godzilla e King Kong , passando per la saga del Pianeta delle Scimmie . E, ovviamente,
alieni in tutte le salse.
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
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La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato
il libro Una «Guida al cinema di fantascienza»
14/07/2014
L Unita - Ed. Nazionale
Pag. 21
(diffusione:54625, tiratura:359000)
Come il nostro cinema ha affrontato soggetti africani di nascita o di origine . . . In attività nel settore molte
presenze dal Corno d'Africa: dal regista Dagmawi Yimer ad attori come Amin Nour
SARA ANTONELLI
COME QUALUNQUE ALTRO PAESE, L'ITALIA CAMBIA E SI EVOLVE RAPIDAMENTE. Lo si capisce dalle
strade in cui camminiamo, dai posti in cui lavoriamo, dalle classi in cui studiamo, dai supermercati in cui
facciamo gli acquisti. È così da sempre, naturalmente, perché la penisola italiana è sempre stata al centro di
rotte migratorie e gli italiani un paese di migranti. Mai come oggi, tuttavia, è diventato importante domandarsi
chi siano gli italiani e le italiane, e quale sia stato il peso della storia coloniale, delle migrazioni interne,
europee e transoceaniche nella costruzione della nostra identità. Chi siamo, insomma, e come ci
rappresentiamo? Dopo averne discusso con Cristina Lombardi-Diop, continuiamo la conversazione con
Leonardo de Franceschi, docente di storia e critica del cinema all'Università di Roma Tre e curatore di un
volume recente che fin dal titolo militante esprime l'urgenza di tali questioni: L'Africa in Italia. Controstoria
postcoloniale del cinema italiano (pagine 512, euro 23, Aracne). Partiamo proprio dal titolo. Cosa intende per
«L' Africa in Italia?» «L'idea mi è venuta dall'immagine dell'"America in Italia" che negli ultimi anni ho sentito
usare spesso per descrivere il presunto benessere che i migranti avrebbero trovato nel nostro paese. È
davvero così? In realtà basterebbe andare oltre la cappa di disinformazione dei media per capire che le
condizioni impossibili in cui si trovano in Italia i migranti, i richiedenti asilo, i lungoresidenti e le seconde
generazioni, e che l'incapacità dell'intera classe politica di portare avanti una seria politica di inclusione, non
si configurano affatto come benessere. Il titolo del libro è una provocazione basata su almeno tre stereotipi
italiani, quello sull'America, quello sull'Italia e quello sull'Africa». E il sottotitolo: «controstoria postcoloniale del
cinema italiano»? «Qui si trattava invece di esplicitare la matrice teorica del volume e della collana di Studi
postcoloniali di cinema e media che il libro inaugura. Sia io sia gli altri autori del volume volevamo dare un
primo contributo a una rilettura complessiva del cinema italiano, che facesse emergere le tracce culturali del
colonialismo, permettendo di cogliere le ricadute dei discorsi e delle pratiche dominanti in fatto di razza,
classe e genere sull'immagine e sui modi di funzionamento del cinema prodotto in Italia». È evidente che per
lei esiste una via italiana degli studi postcoloniali. In cosa si differenzia dalla scuola statunitense, indiana,
francese, ecc.? «Nell'area angloamericana gli studi postcoloniali e in tutte le prospettive affini, dagli studi
culturali a quelli intersezionali e a quelli focalizzati sulla razza e sulla bianchezza, hanno acquistato visibilità
anche nel dibattito pubblico. Nonostante l'eredità gramsciana sia centrale per questa tradizione, una via
italiana al postcoloniale sta emergendo solo da pochi anni, grazie soprattutto al lavoro di giovani studiose e
studiosi. Un contributo decisivo per lo studio dell'Italia postcoloniale sta venendo anche da ricercatrici e
ricercatori che lavorano nei dipartimenti di Italian Studies all'estero. Le potenzialità sono enormi, perché la
realtà italiana ha caratteristiche specifiche. Penso alla difficoltà a portare nel dibattito pubblico la questione
dell'eredità del colonialismo e all'abitudine inveterata a considerarci come un paese razzialmente bianco e
monoculturale. Abbiamo inoltre una storia unica e inestricabile di emigrazione e immigrazione. Per ora
l'accademia e il sistema dei media perlopiù ignorano questo dibattito ma è solo questione di tempo». Come
ha organizzato il libro? «L'Africa in Italia ha una struttura ternaria: la prima parte presenta dieci saggi nei quali
abbiamo provato ad interrogarci sui modi in cui, dal muto fino agli ultimi venticinque anni, il cinema italiano ha
affrontato soggetti africani di nascita o d'origine, presentandoceli attraverso l'idealtipo dell'ascaro fedele e
della faccetta nera nell'epoca del colonialismo, e poi quello del militare afroamericano nel dopoguerra. Poi c'è
stata la stagione di Hollywood sul Tevere e dei generi di profondità, con attori e attrici perlopiù afroamericane
che hanno attraversato il grande schermo in ruoli di contorno. Negli anni Settanta è stata la volta del filone
esotico-esotico di Zeudi Araya e Ines Pellegrini e dal 1989 siamo ancora alle prese con vizi e vezzi del
cosiddetto cinema italiano dell'immigrazione. La seconda parte del libro presenta dieci conversazioni con
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Sguardo sull'Africa la via italiana
14/07/2014
L Unita - Ed. Nazionale
Pag. 21
(diffusione:54625, tiratura:359000)
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altrettanti cineasti e cineaste africani di nascita o d'origine che lavorano nel cinema italiano da anni, tra grandi
e piccole difficoltà. La terza parte include oltre cinquecento schede di lavoratori e lavoratrici dello spettacolo
spesso ancora in attività come attori, registi, tecnici, organizzatori. Questa banca dati confluirà in un blog in
inglese (Cinemafrodiscendente - Filmmakers of African Descent in Italian Cinema), che si collega al lavoro
portato avanti da anni con la testata online Cinemafrica - Africa e diaspore nel cinema (cinemafrica.org) e
coordinato insieme a Maria Coletti». Dalla lettura del volume ricavo una presenza importante di richiami al
cinema nero statunitense e al cinema africano. Sono loro i maestri del cinema postcoloniale italiano? «Sul
piano dei quadri e delle maestranze ci sono numerose figure originarie del corno d'Africa in attività: dal regista
Dagmawi Yimer ad attori come Jonis Bascir e Amin Nour. Del resto, tante e tanti vengono anche da paesi
non legati all'Italia da un passato coloniale, come la Tunisia, penso al direttore della fotografia Tarek Ben
Abdallah per esempio, e l'Algeria, dov'è nato il regista Rachid Benhadj. Quanto agli Stati Uniti, l'Italia ha
prodotto il prototipo del film sul New Negro, con l'episodio napoletano di Paisà , ha inventato come attore
l'ingegnere afroamericano John Kitzmiller e lanciato anche in Europa icone black come Woody Strode e Fred
Williamson». Chi sono gli autori che firmano i diversi saggi questo libro? «Con poche eccezioni, la gran parte
degli autori sono ricercatrici e ricercatori italiani entrati da poco nell'università, precari e studiosi indipendenti.
Ci sono anche due giovani colleghe statunitensi. All'estero, chi si occupa di questioni postcoloniali e di razza
viene da un background interdisciplinare. In Italia, dove l'università è arroccata a difesa degli steccati tra
discipline, c'è un problema drammatico di rinnovamento etico-culturale, oltre che generazionale, e la
situazione è molto diversa. Se In alcuni settori - letteratura, comparatistica, scienze sociali, anglistica e
americanistica - gli spazi per gli insegnamenti e le ricerche di impronta postcoloniale si sono già aperti, in altri,
come gli studi filmici e dello spettacolo più in generale, la situazione è ancora più arretrata». Che tipo di
dibattito ha suscitato questo libro all' uscita in Italia? « L'Africa in Italia è stato accolto con interesse
soprattutto nella rete dei festival attenti alle cinematografie del sud ma anche da una platea di studiosi e
lettori curiosi di ciò che si muove fuori dal mainstream. La risposta sul versante degli Italian Studies è
promettente perché il libro si inserisce in un filone di ricerca molto interessante sull'Italia postcoloniale e
multiculturale». Quale è lo stato della critica cinematografica italiana osservata in prospettiva postcoloniale?
«Nonostante le resistenze, l'abitudine a reiterare idealtipi di epoca coloniale e le difficoltà incontrate
soprattutto dai registi - penso al videoartista Theo Eshetu che lavora soprattutto all'estero - il cinema italiano
comincia a far emergere personalità interessanti di autori e interpreti afrodiscendenti, come Ahmed Hafiene
ed Esther Elisha. La critica - salvo rare eccezioni, per esempio Mauro Gervasini di Film TV - stenta a star
dietro a questi fenomeni, innanzi tutto per sudditanza culturale a un impero euroatlantico dell'audiovisivo che
lascia scarso spazio alle cinematografie del sud e alle voci degli "altri interni". E tuttavia, lo ripeto: è solo
questione di tempo. Presto o tardi migranti e seconde generazioni cominceranno a muoversi anche sul
terreno dell'accesso al mercato del lavoro, nell'audiovisivo e non solo, e interrogheranno la loro immagine
così come è veicolata dai media, e allora anche il cinema, la fiction e la stessa critica dovranno adeguarsi».
Foto: Da «Paisà» di Roberto Rossellini
Foto: A colloquio con Leonardo De Franceschi, curatore di un volume sul Continente nero rappresentato sui
nostri schermi. Dal New Negro di «Paisà» alle icone black come Woody Strode
14/07/2014
Il Fatto Quotidiano
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Con i ragazzi dell ' Accademia Silvio D ' Amico d ove sono nati Gassman, Magnani, Bene, Vitti, Buy e Favino.
Dove si formano i grandi di domani. Tra tanti sacrifici e una sola certezza: la passione infinita per il palco
OGNI ANNO OTTOCENTO DOMANDE, MA SOLO VENTI ENTRANO. SPESSO NON SI PASSA ALLA
PRIMA. ARRIVANO DA TUTTA ITALIA, SENZA SPINTE, SOLO CON IL TALENTO. LI ASPETTA UNA VITA
PIENA DI INCOGNITE, DOVE OGNI GIORNO DEVI REINVENTARTI. MA IN FONDO QUESTO È IL
GRANDE FASCINO DI RECITARE
Emiliano Liuzzi
Ci vuole determinazione. E la capacità di sapersi reinventare tutti i giorni, mettere la propria personalità al
servizio di altre mille facce, espressioni, dialetti e lingue. Il cuore da buttare lontano, perché il mestiere dell'
attore poi assomiglia più alla Valigia dell'attore, memorabile pezzo scritto da Francesco De Gregori ( " stare
qua " ) che non alle ville e ai lustrini, il red carpet e gli autografi. È molto più " ce l'hanno già che ormai non ci
chiedono più il documento di identità " che non la villa che Marcello Mastroianni acquistò a Castiglioncello,
arrampicata sugli scogli e che fece della località toscana una sede distaccata di Cinecittà. Quando Roma era
il cinema e il cinema era Roma. Sì, il mestiere dell'attore, l'attore di teatro che è quella cosa più reale se si
parla di una professione, la leggi negli occhi dei ragazzi dell ' Accademia nazionale d'arte drammatica Silvio
D'Amico, Roma. Una palazzina ai margini del quartiere Parioli e un teatrino a due passi da via del Corso:
sono nati qui Vittorio Gassman, Carmelo Bene, Anna Magnani, Monica Vitti, solo per citare qualche
monumento, e finire con Margherita Buy e Pierfrancesco Favino. Sì, forse l' Ac tor's studio di New York è
riuscito a mandare sul palco o dietro la macchina da presa star del genere, riconosciute a livello mondiale.
Mastroianni non la fece la scuola, ma solo perché di Mastroianni ne nasce uno e poi basta. Non la fece
Alberto Sordi, che inizò la Filodrammatici a Milano, ma venne espulso. I ragazzi che incontriamo a Spoleto,
dove sono al Festival dei Due Mondi, non avranno volti né nomi conosciuti, ma negli occhi hanno quella cosa
lì che chiamano passione. E tecnica, già provata. Perché ogni anno si presentano in ottocento e ne prendono
22. Arrivano da Roma, ma c'è chi è partito da lontano, la Sicilia, la Puglia, dalla Liguria, ha mollato le due
magliette e i pantaloncini corti, salutato la mamma, i fratelli, e si è lasciato alle spalle la porta di casa per
inseguire quel sogno. Hanno nomi che oggi sembrano normali, domani chissà, come Ilenia D'Avenia. " Non lo
so, ma è stata una folgorazione il teatro. Ricordo che ero seduta a teatro con papà e avevo pantaloni a
costine di velluto. Quel giorno decisi quale sarebbe stata la mia vita, ma non c'è un motivo, solo un momento
" , racconta. E il momento è quello che serve per fare l'attore. Non è che ci siano altri trucchi: intelligenza,
movimento, voce. E momenti, appunto. La selezione " Mai alla prima " La strada, chi la sogna facile, può
tornare da dove è arrivato. Perché il più delle volte alla prima l'Accademia è difficile che arruoli. Più facile il
secondo tentativo. " È un percorso " , raccontano, " una costruzione " . " S p o l eto " , dice Giacomo Mattia,
lui nato e cresciuto a Roma, " è per esempio una grande occasione di crescita, qui incontriamo ragazzi da
tutta Europa, di altre compagnie teatrali. Qui incontriamo al bar Tim Robbins, e può anche impazzirti il cuore.
Io sono al secondo anno, devo arrivare al terzo e diplomarmi, quello che sarà dopo non lo so, ma voglio
arrivarci " Si perché la vita di Accademia è a dir poco totalizzante. Tre anni dove tutti sanno l'orario d'inizio la
mattina e poi chissà a che ora si finisce. " Un po' come immaginiamo sia il mestiere negli anni a venire. Ecco
cos'è Spoleto, anche questo. La riscoperta del mondo fuori, perché altrimenti ci sono lo studio e la pratica, la
pratica e lo studio " . Il corpo docenti dell'Accademia varia, ce ne sono di quelli che sono usciti dalla scuola e
sono tornati a insegnarci, come Anna Marchesini, Massimo Popolizio. Ma è bello sentirli raccontare delle
giornate. Come lo fa Giulia Carpaneto da Genova. Alta, determinata, quando le chiedi se ha messo in conto
di non farcela e di finire a fare altro nella vita e non l'attore dice: " No, non l'ho messo in conto perché non
sarei qui. Vorrebbe dire partire male, malissimo, qui devi solo pensare che ce la fai a fare quello che vuoi.
Altrimenti salta tutto " . E dopo? Una volta fuori? " Provini, e dita incrociate. Provini e la consapevolezza " ,
dice Manuel Capraro, abruzzese di Pescara, " che una volta fuori non si smette di imparare, non si smette
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
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QUI, DOVE N A SCO N O LE STAR LA VALIGIA DI UN ATTORE
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Il Fatto Quotidiano
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mai " . Questa è forse la differenza rispetto alle scuole americane che, in Italia, poi tutto avviene sul
palcoscenico, invece in Germania o negli Stati Uniti, " gli attori continuano a frequentare la loro scuola,
continuano a non lasciare il mondo accademico, lo conciliano con la professione " . Piano piano, mentre
parliamo, si rompe il ghiaccio. È una chiacchierata con un gruppo di persone che non vogliono la pappa
scodellata. Nessuno di loro è entrato per raccomandazione. Non ci sono figli di questo o l'altro. " Loro magari
non hanno bisogno di fare la scuola " , arriva la freccia, ma non si dice da quale direzione. Sicuramente,
accanto al teatrino delle 6, dove provano, vedi l'Umbria più bella, non ci sarebbe da stupirsi nel vedere
arrivare indiani a cavallo tanto c'è verde, fiumi e infinito. Il teatrino delle 6 è dove nacque il Festival, alla fine
degli anni Cinquanta. E da quassù è lecito sognare. Loro lo fanno con gli occhi, ma il resto è ben piantato per
terra. Certo, arrivare a qualsiasi provino con tre anni di Accademia delle arti drammatiche D'Amico, vuol dire
avere un passo in più rispetto agli altri. E il segreto è forse quello più semplice: nel metodo di studio non
esiste nessun metodo. Il concetto non è banale. L'attore è, nelle più svariate interpretazioni, quando la critica
non vuole elogiarlo, accademico. Tradotto è che ha recitato bene quello che gli è stato insegnato. Ma loro
abbinano il canto, la danza, la palestra, il movimento, l'impostazione della voce. Ma soprattutto, hanno un
grande vantaggio sul testo del mondo: gli spazi per poter inventare e reinventarsi. Questo fa della scuola
italiana, soprattutto di questa, un ingrediente in più. La strada non è solo talento Per questo vale la pena
continuare coi nomi, chissà che presto non si parli di rivelazioni. Cecilia Guzzardi è siciliana di Siracusa. Ha
studiato filosofia. Andrea Vico invece arriva da Barletta. Poi c'è il gruppo dei romani, nelle classi terze e
seconde abbastanza, ma non è sempre detto: Gloria Carovana, Paolo Minnielli, Flavio Francucci. Studiano
recitazione, altri regia. Proviamo a chiedere quali sono le vacanze: " Non ci sono vacanze, nei tre anni non
c'è lo spazio. Ma ne vale la pena se si realizzano le proprie aspettative. Il resto non importa. Finito Spoleto
inizia la preparazione del Festival Contaminazioni, a Roma, una cosa molto nostra, degli studenti. Magari la
nostra vacanza saranno gli anni di disoccupazione, i provini che si concludono con "torna, perché mi sei
piaciuto molto, ma per questa parte mi serve altro. Ci sarà tempo " . O magari semplicemente, e come ce lo
auguriamo, quando entreranno definitivamente nell'età adulta, quella senza libri di testo e sogni respirati, ma
copioni da leggere e studiare. Perché il talento sì, fa molto, ma non basta.
DIPLOMATI ILLUSTRI CARMELO BENE Forse il più grandi attore e regista VITTORIO GASSMAN Sempre
tra teatro e cinema NINO MANFREDI E ra originario della Ciociaria ANNA MAGNANI Ha vinto il premio
Oscar PAOLO STOPPA Umile, ma grandissimo attore ADOLFO CELI Era il Sassa- roli di " Amici miei "
ANNA MARCHESINI In- segna all ' Accademia MONICA VITTI Una voce i n c o n fo n d i b i l e
Foto: I ragazzi dell ' Acc a d e mia d ' ar te d ra m m a t i c a Silvio D ' Amico a Roma fotografati a Spoleto al
festival dei Due Mondi
13/07/2014
Corriere della Sera - Roma
Pag. 19
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Scimmie, ninfe & vampiri
Al via il Fantafestival, 80 film da tutto il mondo
Marco Andreetti
L'anteprima di «Apes Revolution», nuovo capitolo della serie «Il pianeta delle scimmie» che verrà proiettato in
occasione della serata di premiazione; una «Zombie Walk» aperta a tutti purché abbiano voglia di travestirsi e
truccarsi da morto vivente e poi una lunga carrellata di proiezioni, retrospettive, incontri, dibattiti e sezioni
competitive, con un occhio di riguardo nei confronti del cinema indipendente italiano e dei suoi giovani autori.
Comincia domani al Cinema Barberini la trentaquattresima edizione del «Fantafestival». La mostra
internazionale del film di fantascienza e del fantastico, diretta da Adriano Pintaldi e Alberto Ravaglioli,
concentrerà gran parte della sua programmazione fino al prossimo 23 luglio, con una coda dal 5 al 7
settembre alla sala Trevi. Per quanto riguarda la sezione competitiva del festival, verranno presentate circa
ottanta opere, fra lungometraggi e cortometraggi, provenienti da ogni parte del mondo. Tra i film in
programma domani, «Chimères» di Olivier Beguin, una pellicola sul mondo dei vampiri ambientata in
Romania (ore 20.30),a seguire si terranno la cerimonia di apertura e, alla presenza del regista, verrà
proiettato «Nymph» di Milan Todorovic, un film con Franco Nero in cui due giovani donne in vacanza sulle
coste del Mediterraneo scoprono gli atroci massacri compiuti da una donna sirena nascosta in un antico forte
abbandonato (piazza Barberini 24, tel. 06.8841246).
Grande attesa per la serata del 23 luglio in cui verrà proiettato «Apes Revolution» di Matt Reeves che sarà
nelle sale italiane a partire dal 30. Il film è ambientato all'indomani della quasi totale autodistruzione del
genere umano a causa di un virus creato in laboratorio. Al «Fantafestival» da quest'anno saranno assegnati
due nuovi premi ai registi partecipanti. Oltre ai quattro Pipistrelli d'Oro (al miglior cortometraggio italiano e
straniero, al miglior lungometraggio italiano e straniero), la giuria consegnerà a una donna il «Premio Mary
Shelley», omaggio internazionale alla migliore regista, per celebrare l'impegno creativo femminile all'interno di
un genere cinematografico popolato prevalentemente da registi uomini. Inoltre Lamberto Bava, il regista del
cult «Demoni» (1985), assegnerà alla migliore opera prima tra i film italiani il «Premio Mario Bava», dedicato
alla memoria di suo padre - in occasione del centenario dalla sua nascita - uno dei registi che hanno fatto la
storia del cinema dell'orrore Italiano.
Tra gli eventi collaterali del «Fantafestival» giovedì 17 è prevista una «Zombie Walk» durante la quale
l'organizzazione metterà a disposizione anche delle truccatrici per dare agli interessati il look da zombie.
L'appuntamento e alle 18 all'esterno della Casa del Cinema di Villa Borghese (largo Marcello Mastroianni 1)
per scendere poi tutti insieme lungo via Veneto alla volta del Barberini (Piazza Barberini 24), con arrivo
previsto intorno alle 20. La serata proseguirà all'interno del multisala con l'anteprima italiana dello zombiemovie canadese «Antisocial». Il film di Cody Calahan racconta di un'epidemia che si diffonde a macchia d'olio
in tutto il mondo. Infine, nei tre giorni di settembre, verrà dato spazio alle «Eroine del cinema fantastico
italiano». In collaborazione con il Centro Sperimentale - Cineteca Nazionale, verrà offerto uno sguardo inedito
al cinema di genere italiano tra la fine degli anni Settanta e quella degli anni Novanta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: A sinistra, una scena da «Nymph», di Milan Todorovic. In alto, «Chimères» di Olivier Beguin e, a destra,
lo zombie-movie canadese «Antisocial» di Cody Calahan. Nella foto piccola, una delle action figures di «Apes
Revolution» di Matt Reeves, nuovo capitolo della serie «Il pianeta delle scimmie» che verrà proiettato durante
la serata di premiazione
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
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La rassegna Attesa per la serata del 23 luglio con l'anteprima di «Apes Revolution»
13/07/2014
Corriere della Sera - Brescia
Pag. 3
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«I bresciani sono dei cinefili Vorrei anche titoli di nicchia»
«A breve nuovi investimenti, è presto per i titoli di coda» A Natale non possiamo contare su Zalone, ma l'anno
prossimo ci saranno tanti successi
Alessandra Troncana
San Checco Zalone dovrebbe fare la grazia due volte l'anno: biglietti a catinelle. «Pensi che l'anno scorso il
suo film, Sole a catinelle, ha inciso dell'8 per cento sul mercato nazionale» dice Tomaso Quilleri. Sulla sua
tomba, il bisnonno Amilcare ha fatto scrivere: «Pionieri del cinema»: i Quilleri brothers hanno aperto la prima
sala in città, Charlie Chaplin era in bianco e nero e Mary Pickford era la diva del momento.
Oggi avete decine di schermi: la multisala Wiz e la Oz, il Sociale e il Moretto, senza contare quelle chiuse,
tipo l'Astra e il Metropol.
«Brescia è una delle province con più cinema, in Italia. I numeri precisi alla virgola non li ho, ma quest'anno
siamo cresciuti di 5 o 6 punti dal 2013. Dal 2008, quand'è iniziata la crisi, siamo rimasti costanti: gli ingressi
scendono o salgono del 5 per cento».
Conta il prezzo del biglietto?
«È rimasto lo stesso, a differenza della pizza. Gli incassi dipendono dai film, piuttosto. Per dire: all'inizio di
quest'anno sono uscite pellicole fortissime, e il pubblico se l'è guardate tutte. Ma quest'estate nessun
blockbuster, e a Natale niente Checco Zalone: so già che gli incassi scenderanno rispetto all'anno scorso,
quando abbiamo proiettato l'Uomo d'acciaio, la Grande bellezza e Wolverline».
L'anno prossimo ci saranno le code in biglietteria?
«Guardi, sono appena tornato dalle Giornate del cinema di Riccione, la fiera del settore: nel 2015 usciranno
grandi titoli. Zalone, Lo hobbit, i pinguini di Madagascar, il nuovo film di Tim Burton e forse pure Sorrentino».
Dicono ci siano troppi schermi, in giro.
«Non credo. Con la legge Veltroni, nel '98, c'era stato il boom, hanno aperto tutti. Oggi, però, il mercato si è
auto-regolamentato. Certo, contano anche il taglio dei crediti d'imposta e dei contributi e il calo delle
pubblicità, per citare due o tre cause: ci tocca sostentarci da soli».
Avete anche i cinema con le poltrone che scattano se ti alzi e le stecche di liquirizia.
«Il Sociale, dice? Lavora parecchio, anche se è d'essai, come pure lavora il Nuovo Eden, che è di Brescia
Musei. Il centro ha bisogno delle sue sale: il nostro sogno sarebbe una programmazione di nicchia come
quella del Colosseo e dell'Eliseo a Milano, sa, gestiamo pure quelli. Ma questa è una città piccola: Kaurismaki
a Milano è una cosa, a Brescia è un'altra».
L'Astra non stacca più biglietti, ma si parla di una possibile riapertura. Non è ancora arrivato il the end?
«Al momento, nessun progetto, davvero. Ma credo che tra un po' di tempo, qualche anno, potremo tornare a
investire».
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La scheda
Il primo schermo, in città, l'ha acceso la famiglia Quilleri (nella foto Tomaso) , ai tempi di Chaplin. La prima
multisala, l'Oz (cui poi si è aggiunta la Wiz) ha aperto 15 anni fa: dagli anni Novanta a gennaio 2014 ha
proiettato 788.400 chilometri di pellicola. 7.550 le ore di programmazione.
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
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L'intervista Per Tomaso Quilleri, titolare delle sale cittadine, gli incassi dipendono solo dai film : se la pellicola
è bella il pubblico c'è
13/07/2014
Corriere della Sera - Brescia
Pag. 3
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La passione della Leonessa per il grande schermo resiste alle difficoltà In 5 anni lieve calo degli spettatori ,
nonostante l'aumento del biglietto
Roberto Giulietti
Resiste. La passione dei bresciani per il cinema non dà segnali di rallentamento nonostante la crisi si sia fatta
sentire. A confermarlo sono gli ultimi dati disponibili della Siae (Società italiana degli autori ed editori) che
tratteggiando anche la serie storica: proprio dal 2008, l'anno dell'inizio della recessione economica,
confermano un trend altalenante ma sostanzialmente stabile. Per tutti i parametri presi in considerazione
come il numero degli ingressi o la spesa al botteghino. Unico a salire costantemente, anche se di pochi
centesimi, è il prezzo medio del biglietto che in città è passato dai 6,81 euro ai 7,64 del 2012 mentre in
provincia si è fermato a 7,06 euro con il record di 7,90 a Corte Franca. Cinema parrocchiali compresi.
Costanti oltre il milione i frequentatori delle sale cinematografiche cittadine anche se, rispetto al massimo di
1,2 milioni toccato nel 2010, si sono persi quasi 200 mila spettatori. Stesso andamento per la provincia con la
multisala di Erbusco che è passata da 261 mila ingressi del 2010 ai 222 mila di due anni dopo e quella di
Lonato che, nello stesso arco di tempo, ha perso circa 42 mila spettatori pur confermandosi con oltre 325
mila biglietti staccati, la seconda meta più frequentata dopo la città. Gli esperti del settore assicurano che il
calo degli spettatori non è imputabile esclusivamente alle difficoltà delle famiglie di destinare soldi ad una
spesa considerata non essenziale ma che trova una ragione anche in una programmazione con poco appeal.
Affermazione giustificata se si ricorda che nel 2013, 51 dei 613 milioni incassati complessivamente dalle sale
cinematografiche italiane sono arrivati da un solo film: «Sole a catinelle» di Checco Zalone che con otto
milioni di biglietti venduti è stato il film più visto lo scorso anno.
Per tornare alla nostra provincia, gli spettatori che nel 2012 hanno scelto questo tipo di intrattenimento sono
stati in totale 2 milioni e 97 mila, «solo» 57 mila in meno di quelli che avevano assistito ad un film nel 2008.
Un calo di ingressi che, compensato dall'aumento del costo del biglietto, non ha inciso sul fatturato del
settore. Nel 2008 la spesa complessiva dei bresciani per assistere ad una pellicola è stata di 13.5 milioni di
euro contro i 14.8 incassati nel 2012. Lontani però dal record di 17.4 fatto registrare ancora una volta nel
2010. Il capoluogo è partito dai 7 milioni entrati nelle casse dei cinematografi cinque anni fa e, passando dagli
8.8 del 2010, è arrivata ai 7.7 milioni del 2012. Più della metà del totale provinciale.
Anche in questa specifica graduatoria, in seconda posizione con oltre 2.2 milioni di incassi, si colloca la
multisala di Lonato. Il numero degli schermi presenti in provincia, passati da 163 a 138, dicono anche di
un'offerta cinematografica che negli anni si è concentrata nel capoluogo (in calo da 33 a 29) e nelle multisale
provinciali.
Il cinema «Alpi» di Temù non avrà incassi da record dai suoi 18mila e 717 ingressi, ma - per fortuna - resiste.
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D'ARCO Brescia Capriolo Castelmella Darfo Boario Erbusco Lonato Rezzato 2008 2009 2010 2011 2012
2008 2009 2010 2011 2012 2008 2009 2010 2011 2012 2008 2009 2010 2011 2012 2008 2009 2010 2011
2012 2008 2009 2010 2011 2012 2008 2009 2010 2011 2012 1.040.812 32.914 88.430 94.011 98.905
93.023 83.817 10.601 9.133 10.452 10.686 9.562 32.275 33.822
Foto: In coda Nella stagione fredda i cinema fanno il pieno
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Cinema , gli effetti speciali anticrisi
13/07/2014
Corriere della Sera - Brescia
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NINO DOLFO
Maleficent, rivisitazione non proprio memorabile de «La Bella Addormentata nel bosco» con una Angelina
Jolie strega da sgranocchiare come pop corn, è il film che in Italia ha incassato di più nel 2014 (12.565.408
euro al 29 giugno). Da mercoledì prossimo arriva nelle sale italiane «Transformers 4. L'era dell'estinzione»,
un altro blockbuster che promette sfracelli (anche al botteghino). Fantasy e fantascienza, produzione
rigorosamente stelle-e-strisce, appartengono ad un genere che, soprattutto in estate, si impone al vertice
della catena alimentare e stritola ogni biodiversità.
E il cinema italiano? Qualcuno potrebbe rispondere: mica male, grazie. Il film sul secondo gradino del podio
(12.296.848 euro), sempre per quanto riguarda il 2014, è una commediola italiana, «Un boss in salotto» (di
Luca Miniero con la solita squadra: Papaleo, Cortellesi, Siani, Bisio...) e con i soliti luoghi comuni del terrone
al Nord e del polentone al Sud. Tutto qui? Beh, no. La stagione in corso, che è iniziata nel settembre 2013,
ha registrato l'onda lunga di «Sole a catinelle» di Checco Zalone, che da solo ha comportato un confortante
aumento del +6,56% dei biglietti venduti (secondo i numeri Cinetel, nel 2013 il bacino di utenza nazionale ha
contato 97.380.572 spettatori paganti). Se uno vuol conoscere le posizioni in classifica di film da Oscar o d'
autore o di prodotto d'alta qualità («Il capitale umano», tanto per fare un esempio) deve scorrere l'elenco. E
non di poco. Nulla di nuovo sul fronte occipitale, la rivoluzione russa, nel senso che dorme. Questo il quadro
in corsa di un sistema cinematografico, quello italiano, che rimane stazionario, in cui aumenti e decrementi
appartengo ad una fisiologia stabile. Il pubblico è diviso in target abbastanza rigidi, la commedia è il nostro
«genere tritacarne» che ha livellato i gusti e imposto il suo dominio coloniale, Natale rimane il periodo di
afflusso comunitario in cui i distributori puntano, rendendo convulsa l'offerta. Le sale sono state climatizzate,
ma le abitudini dello spettatore e del distributore non mutano. Il cinema in Italia è un intrattenimento invernale
e ormai sempre più generazionale. Tra domanda ed offerta c'è ormai una reciproca intesa. Settembre e
ottobre sono i mesi delle novità festivaliere, novembre è tempo di transizione, dicembre è un tripudio di
uscite. Così anche gennaio. Poi arrivano gli Oscar, qualche sussulto a maggio per Cannes. Razionalizzare il
calendario? Non se ne parla. Peccato, perché il cinema, dopo la vita, è il miglior grande schermo che ci sia.
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
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Peccato che resti un prodotto stagionale
13/07/2014
Corriere della Sera - Ed. Nazionale
Pag. 35
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«Freccero boccia le fiction Rai? Insulto agli spettatori »
Emilia Costantini
ROMA - «Mi meraviglio che Carlo Freccero, che ha lavorato tanti anni nella tv generalista anche in Rai, non
conosca la differenza con la pay-tv. La prima si pone l'obiettivo di raggiungere un pubblico il più vasto
possibile, la seconda si rivolge alle nicchie del mercato».
All'indomani delle esternazioni del neodirettore del RomaFictionFest, che stigmatizza la fiction italiana
definendola «edificante con eroi, giudici, santi e rivolta al passato», le reazioni non si fanno attendere. Luca
Bernabei, amministratore delegato di Lux Vide, si sente chiamato in causa e reagisce indignato: «In quanto
produttore di serie come "Don Matteo", mi sento insultato io insieme agli 8 milioni di persone che la seguono.
Il suo discorso è molto elitario e si permette di fare ironie su milioni di telespettatori, ma non mi stupisce più di
tanto: da altri "intellettuali" come lui ho sentito fare battute del tipo "speriamo che Ciro, cioè il protagonista
sanguinario di "Gomorra", uccida presto Don Matteo».
Per quanto riguarda poi la qualità e il tipo di pubblico che segue i prodotti di Rai1, che Freccero ha definito
«attempato e che si rifugia nel ricordo dei tempi andati», Bernabei obietta: «La nostra platea composta da
rimbambiti? Tra i nostri spettatori, ci sono il 25,28% di laureati e il 31% di laureate; tra il 30 e il 40% di donne
del Nord Est e tra il 40 e 43% del Centro Nord. Inoltre, un target commerciale tra i 25 e i 44 anni di età. Una
curiosità? Le 10 fiction più viste nel 2014 dagli abbonati Sky, la pay-tv magnificata da Freccero, sono stati 10
episodi proprio di "Don Matteo"».
Sul fronte della «mancata sperimentazione» che lamenta Freccero da parte di Rai1 e Canale 5, Bernabei
ribatte: «L'innovazione di contenuti non si misura con la quantità di litri di sangue che si vedono scorrere sullo
schermo. E comunque la sperimentazione che può fare la tv generalista deve essere mirata all'allargamento
del target, non dimenticando lo zoccolo duro degli affezionati. Inoltre, la mission della Rai in particolare, che è
servizio pubblico, è quella di parlare a tutti! L'Italia non è un Paese bigotto, bensì laico che sceglie di vedere
una fiction come "Don Matteo" che è detection, dove però si parla anche di valori».
Poi il produttore, come un fiume in piena, aggiunge: «Sono stufo di queste sterili polemiche demagogiche,
fatte per far parlare di sé. È sbagliato che una persona, che dovrebbe essere super partes, rilasci simili
dichiarazioni. Io al festival diretto da Freccero non manderò nessun nostro prodotto, e magari lui sarà
contento, ma si ricordi che l'unica vera differenza che esiste è quella tra fiction fatta bene e quella fatta
male».
Intanto Marco Follini, presidente dell'Associazione produttori televisivi che organizza la vetrina romana,
rinnova la fiducia a Freccero, ma puntualizza: «L'ho voluto per convinzione e non per "disperazione", come
scherzosamente ha detto lui».
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La vicenda La polemica
Carlo Freccero, ex direttore di rete sia in Mediaset che in Rai, e oggi alla guida di RomaFictionFest, ha
criticato le serie italiane: «Abbiamo solo due generi: divertimento puro e quello edificante con eroi, preti e
santi... rivolto al passato. Negli Usa si guarda al futuro»
Foto: Il prete e il manager Terence Hill, 75 anni, nei panni di don Matteo. Qui sopra Luca Bernabei (50)
amministratore delegato di Lux Vide che produce la serie per Rai1
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Il caso Luca Bernabei, produttore di serie tv come «Don Matteo», risponde alle affermazioni del neodirettore
della rassegna romana
13/07/2014
Corriere della Sera - Ed. Nazionale
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La nuova coppia De Sica-Papaleo «Siamo come Totò e Peppino»
Christian: ma al cinema solo le donne brutte fanno ridere
Valerio Cappelli
ROMA - Christian De Sica, la Famiglia del cinema italiano, una vita da cinepanettone ma la popolarità non
basta e dunque la voglia di fare altro, il riscatto nel recente musical su Cinecittà. Rocco Papaleo, una vita da
mediano ovvero da comprimario, studiava Matematica e non pensava di fare l'attore, poi il botto come
«spalla» di lusso al Festival di Sanremo. È la nuova coppia di comici. Debutteranno in La scuola più bella del
mondo di Luca Miniero, in uscita il 16 novembre. De Sica preside puntiglioso in Toscana, Papaleo prof poco
motivato al Sud. Per un grande equivoco originato da un errore del bidello, a un concorso musicale della
scuola toscana, invece della classe africana da Accra, in Ghana, parteciperà quella da Acerra, nel
napoletano.
Le coppie comiche, per funzionare, hanno sempre obbedito a certe regole: devono essere «asimmetriche»,
affini e distanti, geograficamente lontane... Il romano Christian, classe 1951, è un cartone animato con una
recitazione dal moto perpetuo, Rocco, classe 1958, è della Basilicata e punta sulla fissità alla Buster Keaton.
Dice che da ragazzo «suonavo la chitarra, facevo ridere».
E non sarà per caso se De Sica per parlare di loro due comincia dalla musica: «Ci ammiriamo da tempo, ci
piace più cantare che recitare. Io sono un attore che si accoppia spesso. Dopo Massimo Boldi, Ghini, Siani,
ora Rocco, che è un comico puro mentre io ho lavorato sugli stereotipi, avendo fatto più farse che commedie.
Rocco: «Si deve essere sempre coppia quando si lavora insieme, come nei rapporti sentimentali. C'è quella
necessità di sentirsi uniti, che non dev'essere una forzatura. In lui amo il senso del ritmo, lo swing. La
difficoltà è la capacità di essere veri e allo stesso tempo musicali».
Christian, fra tutte le coppie comiche storiche, da Gianni e Pinotto a Vianello e Tognazzi, Jerry Lewis e Dean
Martin... «Be', Totò e Peppino erano come zii, sono cresciuto con loro. Peppino molte volte lo superava nelle
sue cose folli e surreali. In Totò, Peppino e la... malafemmina , Steno nella famosa lettera (che fu dettata da
Totò a braccio) rideva e dovette uscire dal set per non distruggere la presa diretta». Rocco: «Ecco, noi siamo
tutti e due Peppino, siamo il gatto e il gatto. La volpe non c'è. Ci piacerebbe farne un altro insieme». «Io
sogno una commedia musicale con il Dottor Jekyll cantante neomelodico e Mr. Hyde come re del R'n'B», dice
Christian. È la prima volta che non fa il cinepanettone... «Dopo trent'anni. E quante accuse mi sono piovute
addosso da una certa intellighenzia, mi hanno dato del maschilista, omofobo, parolacciaio, fascista. In quei
film sono stato ladro e imbroglione, ma nella vita non sono così. Ma sai, facciamo il cinema comico e in fondo
sono tutte quante commedie, non vedo questa grande differenza tra Siani, Bisio, Papaleo... Ecco, Rocco si
avvicina a Lando Buzzanca, se si eccita gli vengono gli occhi rotanti. Quando ho fatto cinque o sei commedie
con Massimo Ghini, sembravamo incompatibili: eravamo due ex belli, ex generone romano, piacioni, alti,
prepotenti. Invece funzionavamo, a dispetto di chi dice che nella coppia dev'esserci il carnefice e la vittima. Io
divido i comici in chi fa l'amore e chi non lo fa. Gli unici che lo facevano, facendo anche ridere, erano Troisi e
Nuti. Verdone non ha mai interpretato una vera storia d'amore. Mi sono fatto l'idea che i comici siano
ermafroditi, se avessimo il sesso, non faremmo più ridere».
«Noi - interviene Papaleo - non ci possiamo paragonare a nessuna coppia. Ma questo film non è basato sulla
nostra contrapposizione, c'è un coro robusto di attori comprimari: Angela Finocchiaro, Miriam Leone». Ecco,
le donne: De Sica, perché le coppie maschio-femmina sono rare? «C'è stato qualcosa, Vitti-Sordi... Le donne
fanno ridere se sono brutte, Tina Pica, la Littizzetto, la Valeri. La Melato era una brava attrice ma non mi
faceva tanto ridere, e nemmeno la Vitti, che era brillante ma non comica. Quando sono belle non si prendono
in giro. Una delle poche che ci riusciva era Sophia Loren e, in parte, la Magnani. Ma anche gli uomini
riservano sorprese, Leo Gullotta mi piace nei ruoli drammatici, meno nei panni della signora Leonida. Lo
stesso discorso vale per Lino Bandi».
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
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La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato
L'intervista Dopo 30 anni niente cinepanettone. Il film «La scuola più bella del mondo» nelle sale a novembre
13/07/2014
Corriere della Sera - Ed. Nazionale
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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
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Per Christian, il «ruolo» della spalla nel duo comico non esiste più, com'era invece tra Castellani con Totò;
Rocco ha la teoria del doppio nel tennis: «Uno prepara il colpo e l'altro fa lo smash». L'altro totem che
smontano è l'improvvisazione. Christian: «Papà mi diceva che sul set bisogna arrivare con la parte mandata a
memoria come l'Ave Maria. Poi, si può aggiungere qualcosa». «A tutt'oggi io non ho mai improvvisato»,
aggiunge Rocco. Il talento comico spesso ci mette un po' a essere riconosciuto. A Christian vengono in
mente il padre e l'altro grande Vittorio, Gassman, «con la differenza che io sono il pittore della domenica e
loro De Chirico. Ma insomma io sono quello lì, il borghese che accavalla le gambe e scopri che la scarpa ha il
buco».
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Foto: Sul set Christian De Sica (63 anni) e Rocco Papaleo (55) nel nuovo film di Miniero
Foto: Una delle poche chesi prendevain giro
13/07/2014
La Stampa - Ed. Nazionale
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Richard Gere s'inchina alla corte dei giurati bambini
Apre dal 18 al 27 la grande manifestazione diventata un brand esportato nel mondo Più di 160 le opere in
programma, tante le anteprime al vaglio dei 3.500 piccoli giurati
Avete bambini? Figli giovani? Avete voglia che crescano con una mentalità aperta, allegri, ricchi di curiosità?
Mandateli al Festival di Giffoni, anzi a Giffoni Experience perché facciano l'esperienza più divertente della loro
vita, entrino nel cinema dalla porta principale e nel mondo adulto con il piede giusto. Questa manifestazione
irreplicabile che vanta tentativi d'imitazione internazionali, anche quest'anno torna dal 18 al 27 luglio, tra le
colline sopra Salerno, con un programma ricco di anteprime, novità, ospiti eccezionali che arrivano non per
promuovere un loro film ma solo per incontrare questi preparatissimi ragazzi, 3.500 quest'anno, divisi per
sezioni d'età, dai 3 ai 25 anni provenienti da 41 nazioni e 160 città italiane, giurati irreprensibili e severi. Per
loro si spostano 60 ospiti impegnati in, 4 masterclass (recitazione, sceneggiatura, stopmotion, giornalismo).
Sono 163 le opere in programma, tra concorso e fuori concorso, serie tv, teaser e documentari. Tante anche
le anteprime con due nuovi film Disney: «Planes2 - missione antincendio» e «Trilli e la nave pirata», oltre a
«Cata e i misteri della sfera», «Le vacanze del piccolo Nicolas», «Colpa delle stelle» e allo scatenato, «Step
up all in». Tantissimi gli ospiti, su tutti, Richard Gere annunciato attraverso My Puppit, il pupazzo. Grande
attesa c'è anche per Matt Bomer di «White Collar» e Lea Michelle di «Glee» e poi Vittorio Storaro, Alan
Rickman che i ragazzi conoscono per il ruolo del professor Piton nella saga di Harry Potter, Pif, Gino Paoli,
Jean Sorel, Ornella Muti, Giulia Michelini, Paolo Ruffini, Sydney Sibilia, il cast di «Braccialetti rossi», Giacomo
Campiotti, Isabella Ferrari, la brava e giovanissima Marta Gastini richiesta in tutto il mondo da quando fu
scelta come protagonista della fiction tedesca «I Borgia», Rayan Guzman e le star del web come The Jackal
e Nirkiop. Ma l'esperienza di Giffoni non si esaurisce nel cinema, quest'anno la colonna sonora la scriveranno
i concerti di Negramaro, Rocco Hunt, Giorgia che apre il suo tour proprio da lì, Emis Killa, Zero Assoluto,
Coez, per un pienone di emozioni. Già in questi giorni i social sono in fibrillazione: 73.600 fan su Facebook,
31.900 followers su twitter, oltre ai 29 milioni di italiani che conoscono e apprezzano il Festival. Che per
questa edizione si è dato un tema ambizioso: «Be different». Spiega il perché Patron Caludio Gubitosi, lo
stesso che 44 anni fa ebbe l'intuizione di un festival fatto dai ragazzi: «La differenza è la cifra esatta della
bellezza, è la sostanza del nostro essere e la forza della nostra evoluzione. Il nostro invito è «Be different»
perché essere diverso è l'unica via per cambiare il mondo intorno a te, per inseguire il domani e farlo
proprio». E il domani, per Giffoni è la «Multimedia Valley», il centro di produzione multimediale sognato per
anni e che potrebbe presto diventare realtà. Come realtà è l'appeal internazionale che Giffoni trasmette come
testimoniano le «Giffoni Experience» in Qatar e in Albania. «A Doha - ha ricordato Caterina Miraglia,
assessore regionale alla Cultura - il festival ha portato condivisione di sentimenti, valori e ideali a ragazzi
provenienti da culture diversissime». Proprio perché nessuna sensibilità venga mai ferita, di qualsiasi ordine e
genere, particolare attenzione è da sempre riservata alla scelta dei film che in nessun modo possano turbare
alcuna confessione che certamente sarà rappresentata nella giuria dei ragazzi, date le delegazioni
dall'Azerbaijan e dal Libano, dall'Argentina, Croazia, Nigeria, Turchia, Macedonia e Georgia. Giffoni dei
ragazzi, parla il linguaggio del mondo.
Foto: Step up all in
Foto: Planes 2- Missione antincendio
Foto: Le vacanze del piccolo Nicolas
Foto: È lo scatenato e adrenalinico street dance ambientato a Las Vegas diretto dalla coreografa e regista
Trish Sie
Foto: Una nuova avventura per gli aerei animati targati Disney: equipaggio stravagante e apparecchi
antincendio che si dedicano alla protezione di un parco
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
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GIFFONI EXPERIENCE
13/07/2014
La Stampa - Ed. Nazionale
Pag. 26
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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
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Foto: Tratto dal bestseller francese che ha venduto più di 15 milioni di copie nel mondo, il secondo episodio
delle avventure del piccolo Nicolas e della sua famiglia.
Foto: Onori
Foto: A sinistra, Richard Gere ospite a Giffoni di Claudio Gubitosi (in alto) patron del Festival
13/07/2014
Il Messaggero - Viterbo
Pag. 41
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Questa sera al Tff la pellicola -capolavoro girata nel capoluogo tra il 1949 e il 1952
LA RASSEGNA
Quattro anni di lavorazione (1949-1952) tra l'Italia e il Marocco. Un mare di traversie in fase di produzione,
compreso il fallimento della major che aveva accettato di finanziare il progetto, molto complesso soprattutto a
livello di ambientazioni e scenografie. Ma il risultato finale, esaltato dalla critica e dagli storici della settima
arte, fu straordinario: Orson Welles aveva realizzato un capolavoro assoluto, la migliore versione
cinematografica di tutti i tempi dell'opera shakesperiana, non solo per la fattura, ma anche per
l'interpretazione dello stesso Welles nel ruolo del protagonista, di Suzanne Cloutier (Desdemona) e del
bravissimo Micheál MacLiammóir nel ruolo di Iago.
A piazza San Lorenzo (ore 21,15), Tuscia Film Fest proietta il film più atteso dell'XI edizione: "Otello", Grand
Prix al Festival di Cannes del 1952, le cui scene topiche furono girate proprio nel palazzo dei Papi, nel tempio
di S. Maria della Salute e nella basilica di S. Pietro di Tuscania. «Abbiamo scelto Otello - spiega Mauro
Morucci, direttore organizzativo del Tff - uno dei grandi capolavori del cinema internazionale, fra l'altro
utilizzando per il manifesto della rassegna un fotogramma del film con Welles davanti al palazzo dei Papi, per
presentare il progetto "Tuscia terra di cinema" che propone di esaltare il ruolo della Tuscia viterbese nella
storia del cinema italiano ed estero».
La proiezione sarà preceduta (ore 19,30) dallo spazio "Enocinema: incontri col gusto", con l'associazione "Un
giro in centro", curato dal presidio Slow food "I giardini di Ararat", con le migliori aziende enogastronomiche
locali. In caso di maltempo, il film viene proiettato al Cinema Genio (Via del Teatro Genio, Viterbo) con inizio
alle ore 21.30 (programma completo in www.tusciafilmfest.com).
Carlo Maria Ponzi
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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
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L'Otello di Welles per il 'Tuscia terra di cinema '
13/07/2014
Il Messaggero - Ed. Nazionale
Pag. 17.18
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Winx, la lunga marcia
CON 130 DIPENDENTI PER METÀ DONNE ETÀ MEDIA 31 ANNI LA RAINBOW È LO STUDIO DI
ANIMAZIONE PIÙ GRANDE D'EUROPA
Gloria Satta
LORETO Tornano le fatine made in Italy. Le Winx saranno nei cinema il 4 settembre protagoniste del nuovo
cartoon Il mistero degli abissi , poi sbarcheranno in Cina dove la tv pubblica trasmetterà le serie che dal 2004
furoreggiano nel mondo intero. «Non potevo festeggiare in mondo migliore i dieci anni delle mie creature»,
sorride Iginio Straffi, l'ex fumettista di Macerata, 48 anni, una moglie di Shangai e una figlia di un anno: è lui
che ha inventato le fatine animate e coloratissime, adorate dalle bambine. Più che un cartoon le Winx sono
una moda, un fenomeno di costume, un business globale. «E pensare», racconta, «che i primi tempi mi
davano del pazzo perché osavo sfidare i giganti americani e giapponesi dell'animazione...». Oggi la "follia" di
Straffi è una realtà tutta italiana che compete ad armi pari o quasi con i cartoon hollywoodiani e con i manga.
Si chiama Rainbow, arcobaleno. E' il più grande studio europeo di animazione televisiva e cinematografica e
ha prodotto sei serie tv, quattro film (tre delle Winx e Gladiatori di Roma ), m usical, spettacoli sul ghiaccio e
parchi a tema: uno già esiste a Valmontone, altri apriranno in Malesia e a Singapore. I ricavi? Circa cinquanta
milioni di euro all'anno mentre nello stesso arco di tempo il merchandising genera 3,5 miliardi di dollari.
Finora, per dare l'idea, si sono vendute cinquanta milioni di bambole. LA SEDE Tutto è nato nel 2004,
quando la serie Winx Club in onda sulle retei Rai sbancò gli ascolti (ma già Tommy Oscar , realizzata da
Straffi nel 1997, aveva avuto un enorme successo). Aisha, Flora, Bloom, Tecna, Stella, Musa, cioè le sie
fatine dai corpi affusolati e dal look "di tendenza" hanno poi conquistato 150 Paesi. «Le serie hanno superato,
per spettatori, perfino La Piovra », giura Straffi. Ma qual è il segreto di questo successo globale? «Rispetto
agli altri cartoon, le Winx hanno caratteritiche nuove: personaggi dal carattere forte, segno grafico originale e
colonna sonora pop», spiega il patron di Raimbow. «Cambiano più volte abiti e acconciature. Rispettano i
valori e l'ecosistema, difendono i deboli, credono nel sacrificio. Sono indipendenti e sanno cosa vogliono:
qualunque ragazzina può identificarsi in loro». Se il volume d'affari è kolossal, la filosofia di lavoro sembra a
misura umana. Basta visitare la sede di Rainbow, tra Loreto e Recanati, per rendersene conto: incastonato
nelle dolci colline marchigiane, un edificio tutto in vetro e legno chiaro accoglie i 130 dipendenti (altri 90
lavorano a Roma), età media 31 anni e per metà donne, che gestiscono gli aspetti creativi, produttivi e il
marketing. L'energia viene dai pannelli solari, ci sono palestra, piscina e tutti a fine giornata hanno diritto a
corsi di yoga e ballo. MAGHI E STILISTE Qui, tra disegnatori e stiliste, sceneggiatori e maghi del software
nascono i nuovi cartoon, si scelgono i look delle fatine, si creano sofisticatissimi programmi digitali per
animare le storie. Il reparto editoriale sforna 25 pubblicazioni e nel grande showroom sono allineati vestiti,
accessori e giocattoli. Non crede che le fatine funzionerebbero anche in carne e ossa? «Per un film di fiction
aspetto la storia giusta dall'America», risponde Iginio. Quali attrici interpreteranno Musa, Tecna, Bloom, Flora,
Aisha, Stella? Sono già aperte le scommesse.
La squadra BLOOM La fata del fuoco. La sua vita cambia quando incontra Stella: per difenderla da un troll,
scoprirà di avere poteri magici FLORA La fata dei fiori. Dal suo pianeta d'origine, Linphea, ha imparato ad
apprezzare la natura. E' un'allieva diligente MUSA La fata della musica. Suona qualunque strumento, il flauto
su tutti, e balla ogni tipo di ritmo: hip-hop, disco, rap, techno STELLA La fata del sole e della luna. Figlia unica
del re e della regina di Solaria, non disdegna i ragazzi e ama vestirsi alla moda TECNA La fata della
tecnologia. Nel tempo libero inventa e progetta nuovi marchingegni o si cimenta con i videogiochi AISHA La
fata dei fluidi. Ultima arrivata nel gruppo Winx, è la principessa del pianeta Andros. Appassionata di sport
Foto: In arrivo due nuovi parchi a tema in Malesia e a Singapore
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
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Il "papà" delle Winx, Iginio Straffi, svela i nuovi piani delle popolari fatine per il loro decennale. Un film molto
ecologico, ambientato nelle profondità del mare, nelle sale a settembre. E lo sbarco in Cina della serie tv IL
RITORNO
13/07/2014
Il Messaggero - Ed. Nazionale
Pag. 17.18
(diffusione:210842, tiratura:295190)
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
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Foto: MONDO FATATO Dall'alto in senso orario, Iginio Straffi, una scena del nuovo film Winx Club e un
disegnatore al lavoro
13/07/2014
Il Messaggero - Roma
Pag. 54
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Ciak da star per Leroy e la Cardinale
Un vicolo di Roma, fra piazza Navona e la chiesa barocca di Sant'Antonio dei Portoghesi. Via dell'Orso è a
pochi passi con gli aperitivi serali in strada, una consuetudine, gli atelier e le botteghe degli artigiani. Una
donna apre il piccolo portone e tira una secchiata d'acqua in strada, colpendo in pieno un bambino che
passeggia con lo zainetto sulle spalle. Il malcapitato non è un semplice passante ma un piccolo attore
distratto dalle bellezze artistiche della città, fra i protagonisti del film "Una gita a Roma". Nemmeno la signora
maldestra che lo inzuppa dalla testa ai piedi è una residente qualunque: ecco Claudia Cardinale alla sua
pellicola numero centoquarantadue. Per l'attrice che ha incarnato l'indimenticabile Angelica nel Gattopardo,
sono stati tre giorni di full immersion nel centro della Capitale, chiamata a una partecipazione straordinaria sul
set che racconta di due fratelli, Francesco e Maria, arrivati dalla provincia, e delle loro avventure alla scoperta
della metropoli. Un cameo quello della Cardinale voluto con grande determinazione da Karin Proia , attrice
alla sua prima prova da regista di un lungometraggio, dopo anni trascorsi davanti alla macchina da presa nella serie cult "Boris", ad esempio - e dopo aver firmato due cortometraggi. Con queste riprese ha coronato il
suo sogno di bambina: «Mi sono innamorata del cinema nel momento in cui è apparso il primo piano di
Claudia Cardinale in 'C'era una volta il West' di Sergio Leone!» ricorda. Ora si ritrova a battere il primo ciak
del suo primo film dirigendo madame Cardinale, insieme con un altro grande nome del cinema, Philippe
Leroy . Claudia e Philippe nella storia, scritto dalla stessa Proia, sono due fratelli che non si parlano da
tempo. «Claudia è strepitosa, e Philippe un gran professionista. Ci stiamo divertendo, sul set c'è un bel
clima». A Parigi Claudia Cardinale, dopo aver letto il copione, aveva aperto la porta a Karen Proia
esclamando: «Un film meraviglioso». Era l'ottobre del 2013. A pochi mesi di distanza, il passaggio dalla carta
alla pellicola nell'intreccio di vie e di palazzi che hanno fatto da sfondo anche a Julia Roberts in "Mangia,
prega, ama". Assistono ai ciak il produttore e attore Raffaele Buranelli e Giovanni Lombardo Radice , nel cast
insieme con Chiara Conti, Gisella Burinato, Mauro Mandolini, Silvana Bosi e Pietro De Silva. C'è attesa anche
per Davide Merlini, star di X Factor, nel ruolo di se stesso, osannato dalle fan (reali) adoranti .
COME DA COPIONE Claudia Cardinale lancia una secchiata d'acqua sul giovanissimo Francesco
SULLE ONDE DELLA RADIO LORY DEL SANTO SCENDE IN CAMPO PER RACCONTARE LE PARTITE
DI CALCIO E I LORO PROTAGONISTI
Foto: Accanto, Raffaele Buranelli con Karin Proia alla sua prima prova da regista In alto, a sinistra le riprese
in vicolo del Giglio
Foto: Sopra, Claudia Cardinale in un momento di pausa scherza con il ventaglio A destra, Philippe Leroy
assiste alle riprese A destra in alto, Davide Merlini
Foto: (FOTO RINO BARILLARI)
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
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La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato
SUL SET Dietro piazza Navona gag e colpi di scena durante le riprese del film "Una gita a Roma"
13/07/2014
Il Sole 24 Ore - Domenica
Pag. 34
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Il senso mostruoso della vita
Perfido, splatter, colto e popolare: torna il gruppo che cambiò la storia del cinema e della tv . A Londra e nelle
sale il 20 luglio
Emanuela Martini
S'intitola Monty Python Live (mostly); e il sottotitolo ha una geniale zampata di umorismo necrofilo: One Down
(Five To Go), "Uno fuori, ne restano cinque". Quando si è aperta la vendita online, il 25 novembre 2013, i
biglietti per i cinque spettacoli dal 1° al 5 luglio 2014 alla 02 Arena di Londra (capienza: 20.000 posti) si sono
esauriti in quarantatre secondi e mezzo. Tant'è vero che le serate sono diventate dieci, con il culmine
dell'ultima, trasmessa live in streaming il 20 luglio in millecinquecento sale cinematografiche di tutto il mondo.
In Italia, l'evento è curato dalla Nexo Digital e presentato in settanta sale. Imperdibile: domenica 20 alle 20,
l'ultima occasione (pare, ma i "ragazzi" sono notoriamente bugiardi e, come dicono loro stessi, avidi di
denaro) per vedere insieme cinque leggende viventi (e una defunta), John Cleese, Terry Gilliam, Eric Idle,
Terry Jones, Michael Palin e, omaggiato a più riprese, Graham Chapman (morto a quarantotto anni nel
1989): i Monty Python, il gruppo comico più rivoluzionario della storia (della televisione, se non del cinema),
che ha mescolato raffinatissimi riferimenti colti e strabordante fecalità, parodia, animazione, music-hall,
Shakespeare e Lewis Carroll, le Crociate e Lawrence d'Arabia, Karl Marx, Che Guevara, la Regina Elisabetta
(prima e seconda), il Papa, Brian di Nazareth, la Santa Inquisizione, e una folla sterminata e petulante di
proletari, aristocratici, borghesi, funzionari e poliziotti, militari in pensione e bottegai imbroglioni, massaie coi
bigodini e vecchiette scatenate (le Hell's Grannies, che nei parchi assaltano e malmenano i passanti), signore
al té delle cinque e giudici irreprensibili in guêpiére e calze a rete, per lo più britannici, ma anche ungheresi,
russi, italiani, canadesi (Giubbe rosse e boscaioli che intonano l'intramontabile Canzone del Lumberjack) e
francesi in maglia a righe e basco. Con Carol Cleveland, attrice bionda e prosperosa che partecipò ai loro film
, agli show televisivi ed è oggi sulla scena dell'Arena, soprannominata "il settimo Python" o, da loro, "Carol
Cleavage" (in omaggio al suo decollété), erano sette, ma parevano settanta o settemila, in un moltiplicarsi di
battute, travestimenti, disastri, esplosioni, invenzioni.
Tutto cominciò domenica 5 ottobre 1969, sulla Bbc in seconda serata. Annunciata da un compassato
presentatore (John Cleese) con la frase «And now for something completely different» (E adesso, qualcosa di
completamente diverso) e accompagnata dalla marcetta tradizionale Liberty Bell di Sousa (che la banda delle
Guardie della Regina non poté più suonare perché la gente fuori da Buckingham Palace scoppiava a ridere),
partì la sigla animata di Terry Gilliam, fatta di teste mozzate e bocche spalancate dalle quali escono fiori,
scritte, polli con testa d'uomo, la Venere di Botticelli, maiali volanti, tutti schiacciati da un piedone che cala dal
cielo. Era il Monty Python's Flying Circus, quarantacinque episodi di quaranta minuti, per quattro stagioni, dal
1969 al 1974. La Bbc era abituata a rischiare parecchio, ma questa era la cosa più irriverente e destrutturata
che si fosse mai vista, un mosaico popolare impazzito, un frullato perfido, creato da cinque inglesi colti e
cattivi usciti da Cambridge e Oxford e da un americano (Gilliam) visionario. In due stagioni, i Monty Python
diventano un gruppo di culto, in Gran Bretagna e Nord Europa, poi negli Stati Uniti, tardi in Italia (dove il
Circus è trasmesso solo nel 1992, da Italia 1). Dopo la serie, arrivano i film, diretti da Jones e Gilliam, che
culminano nel 1979 con Brian di Nazareth e, nel 1983 con Il senso della vita, che vince il Gran premio della
giuria a Cannes. Nel frattempo, ognuno si dedica alle attività preferite: recitazione per Palin e Cleese, regie
per Gilliam e Jones (che poi si dà alla storia, alla saggistica e alla narrativa per bambini), musica per Idle (che
ha ancora una voce notevole).
La morte di Chapman, nel 1989, segna lo scioglimento virtuale del gruppo, che in realtà è litigioso e testardo
e si è già diviso: quelli di Oxford (Jones e Palin) e l'americano Gilliam da una parte, quelli di Cambridge
(Cleese, Chapman e Idle) dall'altra. Ma la società non l'hanno mai sciolta e la premiata ditta di
ultrassettantenni torna in scena, presa in giro, nello sketch promozionale, dal coetaneo Mick Jagger che,
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
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monty python
13/07/2014
Il Sole 24 Ore - Domenica
Pag. 34
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La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato
seduto sul divano con Charlie Watts, brontola seccato: «Ma chi vuole vedere dei settantenni rugosi che fanno
sempre lo stesso show?» (e che, si mormora, potrebbe essere la guest star dello spettacolo del 20). Come
disse il Beatles George Harrison (che fu produttore dei loro film): «Ci sono delle cose nella vita che la
rendono degna di essere vissuta; e i Monty Python sono una di queste!».
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Foto: one down, five to go Questo è il sottotitolo irriverente dello spettacolo. Del gruppo sono rimasti in 5, nel
1989 è mancato Graham Chapman
13/07/2014
Il Piccolo di Trieste - Ed. Nazionale
Pag. 56
(diffusione:44247, tiratura:212000)
Pivio, il friulano che ha cambiato la musica dei film
Pivio, il friulano che ha cambiato la musica dei film
David di Donatello, Globo d'Oro e Nastro d'Argento per la colonna sonora di "Song'e Napule". È la rivincita
dei compositori
di Beatrice Fiorentino «Pivio, che cosa ne pensa della decisione di Barbera di mettere Desplat a capo della
giuria della Mostra del cinema di Venezia?». «Penso che Barbera sia un genio. È sufficiente come
risposta?». È il momento della rivincita per i compositori che scrivono musica per il cinema. Quegli attori
invisibili che per primi vedono un film che noi non vedremo mai, quello appena uscito dalle mani del regista.
Quelli che con intelligenza lo studiano e lo interpretano per restituire alla fine qualcosa di inedito e compiuto.
«Altro che figure tecniche, il nostro è un ruolo creativo», afferma sicuro e con una punta di orgoglio Roberto
Pischiutta, in arte Pivio, che con questo nome ormai firma anche gli sms. «Neppure mia madre mi chiama più
Roberto»,dice sorridendo. Musicista, compositore, editore musicale, assieme all'amico-collega Aldo De Scalzi
(guai a scambiarli per fratelli!) ha composto più di cento colonne sonore in diciassette anni, tra cinema e
televisione. «È cominciato tutto quasi per caso - racconta -. La musica ha sempre fatto parte della mia vita,
ma al contrario di Aldo, che è quello bravo, a un certo punto ho scelto un altro mestiere. Facevo l'ingegnere e
mi occupavo di sistemi editoriali, ho lavorato in molte città, anche a Udine, al Messaggero Veneto. Nel '97 mi
trovavo a Madrid, dove lavoravo per El País, quando mi raggiunse una telefonata. Un certo Ferzan Özpetek,
al suo primo film, aveva sentito un nostro disco da un comune amico e ci voleva per comporre la colonna
sonora de "Il bagno turco". Ci ha dato dodici giorni di tempo. Ho preso ferie, mi sono trovato con Aldo e ce
l'abbiamo fatta. Il film poi non fu preso a Venezia, com'era nei piani, ma alla Quinzaine des Realisateurs del
Festival di Cannes. Mi sono ritrovato su un palco, in mezzo a un applauso, e lì ho avuto una specie di
folgorazione. Appena tornato a Madrid ho dato subito le dimissioni». Il film riempie le sale e Pivio e Aldo De
Scalzi vendono più di trecentomila dischi. È l'inizio di qualcosa, anche se i due si conoscono fin da ragazzi
dalla scena musicale anni '70-'80 di Genova, città dove entrambi sono nati e cresciuti. Il primo viene dal punk
e dalla new wave, il secondo dal progressive. Entrambi curiosi di sperimentare un po' tutti i generi. «In quegli
anni c'era un gran fermento musicale a Genova», racconta Pivio. «Si era di fatto abbandonata la scuola dei
cantautori più orientata allo story telling. Noi prendevamo come riferimento la scuola anglosassone, il punk, il
progressive, che da noi ha avuto molti esponenti: i New Trolls, i Latte e Miele, i Picchio dal pozzo. C'erano
tanti gruppi che nascevano in quel periodo. Aldo è il fondatore dei Picchio dal pozzo, ma è molto legato
anche ai New Trolls perché il fondatore è suo fratello (quello vero!). Io invece suonavo negli Scortilla, noi
eravamo più scanzonati, facevamo un punk allegro, cantavamo testi come "Cara non mandarmi in serie B" e
cose del genere. Aldo è stato anche nostro produttore per il singolo "Fahreneit 451" con cui abbiamo
partecipato al Festivalbar nel 1984». Un'amicizia che viene da lontano quella dei due musicisti che vivono
oggi una stagione particolarmente fortunata. Il loro proficuo sodalizio con i Manetti Bros., iniziato nel 2004 con
la colonna sonora de "L'ispettore Coliandro" e che, passando per "Rex" e per "Morte di un confidente", è
arrivato fino alla "poliziottesco-comedy" "Song'e Napule", ha dato i suoi frutti traducendosi in una meritata
pioggia di riconoscimenti. Il Premio intitolato a Ennio Morricone al Bifest, ma soprattutto la tripletta infilata con
il David di Donatello, il Globo d'Oro e il Nastro d'Argento. «All'epoca de "Il bagno turco" il tempo che avevamo
a disposizione era talmente poco che abbiamo dovuto inventare un nostro "metodo" per comporre - svela
l'artista -. Consiste nel cercare la scena che ci sembra la più importante nel film e cercare di capire qual è il
suono che quella scena richiede. Quella volta ci siamo messi ad ascoltare della musica per capire se ci
fossero già degli elementi sonori che potessero funzionare. Siamo partiti da un pezzo orchestrale turco molto
complicato, lo abbiamo ascoltato, campionato e girato alla rovescia, una tecnica molto in voga nel
progressive. Sono venute fuori le prime quattro note e immediatamente abbiamo detto: eccole! Da lì, tutto il
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Pivio, il friulano che ha cambiato la musica dei film David di Donatello, Globo d'Oro e Nastro d'Argento per la
colonna sonora di "Song'e Napule". È la rivincita dei compositori
13/07/2014
Il Piccolo di Trieste - Ed. Nazionale
Pag. 56
(diffusione:44247, tiratura:212000)
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tema del film». In questi giorni Pivio è stato a Trieste per accompagnare la moglie Carmen Giardina, che ha
partecipato all'International ShorTS Film Festival con il cortometraggio "Fratelli minori", prodotto e musicato ça va sans dire - dal duo artistico. «È un ritorno a casa, mio padre è di Aquileia e venivamo molto spesso da
queste parti. D'estate andavamo al mare a Grado. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
13/07/2014
Il Tirreno - Ed. Nazionale
Pag. 24
(diffusione:80832, tiratura:102004)
Germano nei panni di Leopardi punta alla Mostra di Venezia
Germano nei panni
di Leopardi punta
alla Mostra di Venezia
cinema
VENEZIA Fino al 24 luglio, giorno della presentazione ufficiale a Roma della 71ma Mostra internazionale
d'arte cinematografica di Venezia (27 agosto-6 settembre), c'è tempo per mettere a punto il programma ma
intanto i rumors, come sempre di questi tempi corrono veloci. Due titoli sono ormai dati per scontati.
Innanzitutto "Il giovane favoloso" inteso come il Giacomo Leopardi rivisitato da Mario Martone e con
l'interpretazione di uno dei nostri attori più bravi, Elio Germano (il film prodotto dalla Palomar con Rai Cinema
sui social ha già un altro titolo "Noi poetavamo"). E poi il film che Abel Ferrara ha dedicato a Pier Paolo
Pasolini a 40 anni dalla morte, girato tutto a Roma nei luoghi cari a PPP e con un cast ricco con Willem Dafoe
nel ruolo principale, Riccardo Scamarcio in quello di Pino Pelosi, Valerio Mastandrea, Maria de Medeiros,
Giada Colagrande. Una produzione della Urania Pictures di Conchita Airoldi con Capricci Films, Tarantula.
Un terzo titolo circola per il concorso principale: Alberto Barbera potrebbe prendere "Anime nere", il nuovo
film di Francesco Munzi che torna alla regia dopo "Saimir" e "Il resto della notte". Liberamente ispirato
all'omonimo romanzo di Gioacchino Criaco (Rubettino Editore) racconta una storia familiare potente come
una tragedia greca ambientata nell'Aspromonte e nella Locride. Prodotto da Cinemaundici con Rai Cinema e
Babe Films, sarà distribuito nelle sale da Good Films. Poi c'è Ermanno Olmi. "Torneranno i prati", l'opera del
maestro dedicata alla Prima Guerra Mondiale che proprio nella terra che dagli anni '80 è la sua casa, ossia
Asiago e Bassano del Grappa, è stata vissuta con il sangue delle battaglie, alla Mostra del cinema di Venezia
avrebbe un posto naturale per la prima mondiale. Ma il film prodotto da Cinema Undici e Ipotesi Cinema con
Rai Cinema non è stato ancora fatto vedere e potrebbe prendere una strada più istituzionale a novembre
nell'ambito delle cerimonie per il centenario della Grande Guerra. Nella rosa degli italiani al Lido dovrebbe
trovare un posto anche il nuovo film di Ivano De Mattei "I nostri ragazzi" con Alessandro Gassman, Giovanna
Mezogiorno, Luigi Lo Cascio e Barbora Bobulova.
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Germano nei panni di Leopardi punta alla Mostra di Venezia cinema
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Brescia Oggi
Pag. 56
(diffusione:16000)
Francesco Munzi e Ivano De Matteo verso Venezia
Ermanno Olmi sul set di Torneranno i prati, ad Asiago| Francesco Munzi| Ivano De Matteo ... Fino al 24 luglio,
giorno della presentazione ufficiale a Roma della 71esima Mostra Internazionale d´Arte Cinematografica di
Venezia (27 agosto-6 settembre), c´è tempo per mettere a punto il programma, ma intanto i rumors, come
sempre di questi tempi corrono veloci. Due titoli sono ormai dati per scontati. Innanzitutto Il giovane favoloso,
inteso come il Giacomo Leopardi rivisitato da Mario Martone e con l´interpretazione di uno dei nostri attori più
bravi, Elio Germano (il film prodotto dalla Palomar con Rai Cinema sui social ha già un altro titolo Noi
poetavamo). E poi il film che Abel Ferrara ha dedicato a Pier Paolo Pasolini a 40 anni dalla morte, girato tutto
a Roma nei luoghi cari a PPP e con un cast ricco, con Willem Dafoe nel ruolo principale, Riccardo Scamarcio
in quello di Pino Pelosi, Valerio Mastandrea, Maria de Medeiros, Giada Colagrande. Una produzione della
Urania Pictures di Conchita Airoldi con Capricci Films, Tarantula. Un terzo titolo circola per il concorso
principale: Alberto Barbera potrebbe prendere Anime nere, il nuovo film di Francesco Munzi che torna alla
regia dopo Saimir e Il resto della notte. Liberamente ispirato all´omonimo romanzo di Gioacchino Criaco
(Rubettino Editore) racconta una storia familiare potente come una tragedia greca ambientata
nell´Aspromonte e nella Locride. Prodotto da Cinemaundici con Rai Cinema e Babe Films, sarà distribuito
nelle sale da Good Films. OLMI. Poi c´è Ermanno Olmi. Torneranno i prati, l´opera del maestro dedicata alla
Prima Guerra Mondiale che proprio nella terra che dagli anni ´80 è la sua casa, ossia Asiago e Bassano del
Grappa, è stata vissuta con il sangue delle battaglie, alla Mostra del cinema di Venezia avrebbe un posto
naturale per la prima mondiale. Ma, a quanto si apprende, il film prodotto da Cinema Undici e Ipotesi Cinema
con Rai Cinema, tutto girato tra i monti dell´Altopiano dove è stata ricostruita un´intera trincea sul modello di
quelle in cui soffrirono i soldati, non è stato ancora fatto vedere e potrebbe prendere una strada più per così
dire istituzionale a novembre nell´ambito delle cerimonie per il centenario della Grande Guerra. Ma non è
ancora detto e al Lido si spera di vedere il film accompagnato da Olmi e dai suoi attori, come Claudio
Santamaria, Alessandro Sperduti e altri alla prima esperienza. ALTRI ITALIANI. Nella rosa degli italiani al
Lido dovrebbe trovare un posto, secondo le indiscrezioni, anche il nuovo film di Ivano De Matteo dopo lo
splendido Gli Equilibristi: I nostri ragazzi, interpretato da due coppie Alessandro Gassman, Giovanna
Mezzogiorno (in una delle sue ormai rare concessioni al cinema), Luigi Lo Cascio e Barbora Bobulova. Il film
di Rodeo Drive e Rai Cinema sarebbe in pole position per le Giornate degli autori. La sezione curata da
Giorgio Gosetti si è intanto assicurata il primo lungometraggio di protagonisti di spicco dell´arte visuale e della
ricerca sull´immagine in movimento, i Masbedo (Nicolò Massazza e Jacopo Bedogni): The Lack come evento
speciale. Il panorama italiano non è completo, anche la sezione Orizzonti, secondo concorso, potrebbe avere
film tricolori e anche le altre sezioni della Mostra. Intanto di italiano c´è la madrina: Luisa Ranieri, mentre Alice
Rohrwacher, reduce dal prestigioso Gran Premio della giuria a Cannes, presiederà a Venezia quella per
l´Opera prima.
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
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CINEMA . I film italiani in gara, secondo le indiscrezioni sulla Mostra
13/07/2014
La Sicilia - Agrigento
Pag. 32
(diffusione:64550, tiratura:80914)
L´attrice lucia lorè Sciacca. Passato e presente si incrociano nella produzione cinematografica «Rayana»
dell'associazione culturale «Màkara film Production», il cui primo ciak verrà dato la prossima settimana a
Sciacca. Un film del regista saccense Vincent Navarra, che dopo tanta esperienza a Roma vuole raccontare
la sua Sicilia attraverso il desiderio di fuga e la necessità del ritorno. Le riprese di «Rayana» cominceranno il
prossimo 20 luglio tra Sciacca, Caltabellotta, Sambuca di Sicilia, Gibellina e Menfi. Il film è raccontato su due
binari paralleli, il presente (1986) e il passato (1948), che si incroceranno più volte. «Rayana - dice Navarra è la celebrazione dell'amore per la terra e della terra, visto attraverso le relazioni che passano tutte tra le
strade polverose della cittadina siciliana di Rocciarossa del secondo dopoguerra e del 1986». Lo studio del
passato, come nella vita di tutti i giorni, diventa necessità per scoprire il presente, attraverso un racconto di
matrice neorealista. La Màkara film Production con la realizzazione di questo lungometraggio intende
valorizzare la memoria storica, delle fonti orali, attraverso i protagonisti minori della storia d'Italia dal
dopoguerra in poi. Protagonista femminile Lucia Corè («La santa», per la regia di Cosimo Alemà al cinema,
«Tre sorelle: stratigrafia di un vuoto» in teatro), che interpreta una siciliana dal carattere ribelle e attraente,
mentre Elio Pagano («Rumori fuori scena in teatro» e tanti ruoli di protagonista in cortometraggi), è il
protagonista maschile, un uomo deciso e forte, ma anche idealista e romantico. «Rayana» rivela i percorsi
umani di tutti i membri di una famiglia siciliana, un lungo racconto, tra il 1986 e il 1948, un intreccio che svela
rapporti intensi di un popolo con la propria terra. Navarra, che nel 2007 è stato regista e sceneggiatore del
corto «Lacrima nera» (in concorso al David di Donatello), con Ornella Giusto e Gilberto Idonea, crede molto
in questo importante lavoro e intende scommettere ancora una volta sulla Sicilia location di idee e serbatoio
di cultura e rinnovamento sociale. Nel cast anche Luigi Maria Rausa, Serena Lupo, Davide Lo coco, Enrico
sortino, Paolo Mannina, Vincenzo Catanzaro, Laura Monaco, Sarah Collu, Rosalba Battaglia, Paola Sini,
Nicola Puleo, Giugiù Gramaglia, Liliana Abbene, Giuseppe Lo Piccolo. Giuseppe Recca 13/07/2014
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
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Al via le riprese del film «Rayana» per la regia di Navarra
13/07/2014
Corriere della Sera - La Lettura - N.28 - 13 Luglio 2014
Pag. 9
Hollywood ama le donne e paga gli uomini
PAOLO BELTRAMIN
Gli attori più pagati di Hollywood non hanno mai vinto l'Oscar, sono specializzati in film d'azione e sono tutti
maschi. La prima donna in classifica, Angelina Jolie, è decima e nel 2013 ha guadagnato meno della metà di
Robert Downey Jr: 33 milioni di dollari contro 75; più o meno lo stesso reddito di Denzel Washington, che
insieme alla Jolie è anche l'unico nella top ten a essere stato premiato dall'Academy.
Cifre alla mano, i media americani hanno denunciato una grave discriminazione di genere; ma anche per le
attrici si tratta di compensi in grado di garantire una certa indipendenza economica. Peraltro, le donne
arrivano al top della carriera molto più giovani: Jennifer Lawrence e Kristen Stewart, rispettivamente 26 e 22
milioni di dollari di entrate, entrambe nate nel 1990 . La vera disparità, rivela la New York Film Academy, non
riguarda le star ma i ruoli tecnici: è donna solo il 9% dei registi, il 15% degli sceneggiatori, il 17% dei
produttori esecutivi e appena il 2% dei direttori della fotografia. Nella storia degli Oscar solo 4 donne sono
state nominate per la miglior regia: Lina Wertmüller, Jane Campion, Sofia Coppola e Kathryn Bigelow, e solo
quest'ultima ha vinto, nel 2010. L'anno scorso nelle 19 categorie gli uomini nominati erano 140, le donne 35;
del resto sono uomini anche il 77% dei giurati dell'Academy.
I rapporti delle donne con l'industria cinematografica (e con il denaro) sono da sempre burrascosi. Anche
quelli della stella più grande di tutte. Un libro appena uscito negli Usa, Joe and Marilyn , scritto da C. David
Heymann, racconta gli sfoghi contro gli studios di Joe Di Maggio, mito dei New York Yankees, marito della
Monroe per pochi mesi, suo amico, confidente e innamorato per tutta la vita. «Loro sulla tua sensualità
guadagnano milioni, tu qualche migliaio di dollari. Per loro sei solo un pezzo di carne».
Ma l'uomo che adorò e valorizzò di più Marilyn fu un regista, Billy Wilder. Sul set di A qualcuno piace caldo ,
dovette girare 59 volte la stessa scena perché la diva non riusciva a ricordare una battuta: «Dov'è il
bourbon?». Diceva: «Dov'è la bottiglia?», «Dov'è il bon bon?», altre volte restava a bocca chiusa, confusa. E
il regista, con infinita pazienza, ogni volta ricominciava tutto da capo. Ma pensate alla luce che emana Marilyn
in quel film: dimostra che il cinema di Hollywood non è affatto maschilista, anzi è la prova scientifica della
superiorità della donna sull'uomo.
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20 30 40 50 60 Sotto il profilo dei compensi, l'età è per le attrici un fattore assai più determinante che per gli
attori ETÀ DONNE ETÀ MEDIA 34.8 ETÀ UOMINI ETÀ MEDIA 46.5 Fonte: New York Film Academy
ROBERT DOWNEY JR. $75 CHANNING TATUM $60 HUGH JACKMAN $55 MARK WAHLBERG $52
DWAYNE JOHNSON $46 LEONARDO DICAPRIO $39 ADAM SANDLER $37 TOM CRUISE $35 DENZEL
WASHINGTON $33 LIAM NEESON $32 ANGELINA JOLIE $33 JENNIFER LAWRENCE $26 KRISTEN
STEWART $22 JENNIFER ANISTON $20 EMMA STONE $16 CHARLIZE THERON $15 NATALIE
PORTMAN $14 MILA KUNIS $11 SANDRA BULLOCK $14 JULIA ROBERTS $11 La dimensione del cerchio
rappresenta la somma guadagnata nel 2013, in milioni di dollari La posizione sull'asse orizzontale
corrisponde all'età dell'attore o dell'attrice UOMINI DONNE CLASSIFICA Le prime nove posizioni della
classifica vanno agli uomini Gli uomini meglio pagati guadagnano più del doppio delle donne meglio pagate
Le donne giovani, come Jennifer Lawrence, protagonista di «Hunger Games», o Kristen Stewart, nota per
«Twilight» prevalgono nella classifica ETÀ 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 ANGELINA
JOLIE $33 milioni AND THE WINNER IS ROBERT DOWNEY JR. $75 milioni AND THE WINNER IS
Foto: L'autrice La visualizzazione dati di questa settimana è a cura di Monica Serrano Estepa, grafica
spagnola specializzata in design dell'informazione e illustrazioni. I suoi lavori sono visibili all'indirizzo
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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
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Cinema Gli attori con i compensi più alti non hanno mai vinto l'Oscar e le attrici continuano a prendere meno.
Discriminazione di genere: il 91% dei registi e il 98% dei direttori della fotografia sono maschi
12/07/2014
Corriere della Sera - Ed. Nazionale
Pag. 45
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Metà dei film selezionati qui finisce poi nelle sale o in tv
Peppe Aquaro
Tutti in sala. Con le cuffie davanti a un monitor. È la Video Library, collocata nelle antiche Ramiere
(affascinanti e filmiche, da archeologia industriale) dove poter scorrere i film in gara. Lungometraggi, corti e
cartoon, le anteprime e le pellicole non selezionate. È la stanza dei compratori di sogni - dai produttori ai
distributori, dai buyer ai registi ai selezionatori di festival.
È l'angolo del «Giffoni Youth Media Market». Perché il cinema è bello farlo, coinvolgendo i ragazzi e
regalando sogni e speranze, ma se poi non si vende, è come se fosse fatica sprecata. Questo è il quarto
anno consecutivo di Video library consultabile da tutti gli accreditati che ne fanno richiesta. Con tanto di lista
cartacea sulla quale puntare il dito e dire: sì, lo voglio. I film sono 200, tra i 160 selezionati e una quarantina
di short-list, tenendo conto che, in preselezione, i lungometraggi sono stati 816 e 2665 i corti.
Per gli stakanovisti del cinema, sono comunque ben ottocento i film nella video-library. Da qui uscirà il nuovo
titolo blockbuster? No. «Solo pellicole di nicchia e opere prime di autori, soprattutto dell'area nord europea»
spiega subito Antonia Grimaldi, vicedirettore artistico del Giffoni Film Festival. Per loro parlano numeri e
percentuali. Punto primo. «Nell'ultimo anno, l'80% dei film trasmessi da Sky Family è stato presentato al
Media Market». Secondo: se le sale sono in crisi, il mercato del cinema per ragazzi, i nativi digitali, vede
nell'on demand un'ottima via d'uscita. «Anche perché, ai ragazzi, rispetto a noi adulti, interessa poco se il film
è una prima visione da vedere al cinema o no; abbiamo sempre avuto un occhio di riguardo per il mercato
televisivo: si pensi alla serie Cata della Disney, una sorta di nuova Violetta, sulla quale puntiamo tantissimo»
aggiunge Antonio Giannattasio, responsabile marketing del Giffoni.
Terzo aspetto, non di poco conto: «A parte le anteprime, almeno il 50 per cento dei film selezionati qui
trovano visibilità nel mercato italiano» dice ancora Giannattasio. I conti in tasca all'unica rassegna di cinema
per ragazzi (occorre uscire fuori dall'Italia per trovare degli ottimi concorrenti: dal Cinekid di Amsterdam al
festival-mercato di animazione a Monferran alla sezione per bambini, Generation, del festival di Berlino) si
fanno presto. Con una premessa: «Il Giffoni è un service di promozione per l'industria del cinema italiano».
«Se considerassimo una ventina di film di punta, da 400 mila euro l'uno, potremmo dire che il festival
promuove un giro d'affari da otto milioni di euro ogni anno» aggiunge il responsabile marketing. C'è poi
l'indotto. «Qui da noi i film arrivano nudi e crudi: c'è bisogno che siano tradotti, doppiati, adattati e che
abbiano un corredo grafico». In soldoni fa altri 40-50 mila euro a pellicola, ovvero un milione tondo tondo.
L'unico neo: scorrendo i titoli in rassegna, i film prodotti in casa non sono tantissimi. Le cause? «Nel Nord e
Centro Europa, il film family è supportato dai governi locali, che arrivano a coprire il 50% dei costi, e dai fondi
europei: vuol dire partire da una base di 5-6 milioni sicuri, praticamente il costo di un film per tutti».
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Foto: 8 mln
Foto: il giro d'affari in euro attorno al Festival di Giffoni: 200 i nuovi film sul mercato
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
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La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato
Gli acquisti Il Media Market è ormai uno dei punti forti del festival , affollato di buyer
12/07/2014
Corriere della Sera - Ed. Nazionale
Pag. 44
(diffusione:619980, tiratura:779916)
«Io, da piccolo giurato a film -maker per amore di un sogno»
Il presente Ha studiato cinema al Dams, gira backstage e sta scrivendo un corto su alcuni fatti di cronaca
Biagio Coscia
Una volta c'erano le sedie di paglia che ognuno si trascinava in piazza per guardare i film di fronte a un
lenzuolo, ora gli schermi del festival sono digitali in dolby surround. Per il Giffoni Film Festival sono passati
migliaia di ragazzi, intere generazioni. Che fine hanno fatto quelli che ascoltavano i discorsi di Truffaut, Sordi,
Streep a bocca aperta? Dopo 40 anni sono migliaia le storie cominciate in un festival che ha continuato a
evolversi e ad insinuare nei ragazzi curiosità e passione.
«Per me Giffoni è stata una porta sul mondo dei sogni» spiega Daniele Santonicola di Angri che nel 2002 è
stato per la prima volta al festival da giurato, ha continuato gli anni successivi e l'anno scorso ha vinto una
borsa di studio al dipartimento di cinema della Ucla di Hollywood. «Il festival ha trasformato in realtà il mio
sogno più grande: il cinema, quello vero» afferma.
Lo scopo del Giffoni Film Festival non è quello di allevare generazioni di cineasti, ma forse di cinefili. Le storie
raccontate attraverso il cinema e il confronto sono uno strumento di crescita. Con la costruzione della
Multimedia Valley ci saranno corsi per preparare i ragazzi anche al mondo della produzione. La storia di
Daniele Santonicola che a 13 anni era uno spaurito membro della giuria è emblematica. «Potrei raccontare di
una cena con Kathy Bates o di un giro per gli Universal Studios accompagnato da John Voight, papà di
Angelina Jolie - dice - e quando un premio Oscar ti mostra un set e ti regala marshmallow e noccioline, ti
sembra davvero di far parte di quell'universo incantato. Tutto è possibile, persino giocare a bowling con Will
Smith: è successo nel 2005, alla prima edizione del Giffoni-Hollywood di Los Angeles. Ma quello che
veramente ha segnato la mia strada è stata la possibilità di vedere film in lingua originale da tutto il mondo,
dibatterne assieme ad altre centinaia di ragazzi giunti da ogni nazione, incontrare quei divi, quei registi le cui
pellicole per anni avevo studiato».
«La componente decisiva rimane comunque la passione» ripetono come un mantra tutte le star che passano
per il festival per incontrare i giurati di tutte le età. «Dopo vari anni in giuria - racconta Daniele - il seme
introdotto da Giffoni ha continuato a germogliarmi dentro. Nel 2007, grazie alla partecipazione al programma
Talk-on from Giffoni e al contest Corto in progress , il canale Coming Soon Television mi sceglie tra i cinque
partecipanti del programma l'Appartamento veneziano , in onda tutti i giorni dalla Mostra di Venezia. Nel
2010, con il mio collega e amico Giovanni D'Amaro, giro uno spot per la città di Pompei che vince il primo
premio di un concorso della Regione Campania e viene proiettato nelle più importanti fiere internazionali».
Ora Daniele vive a Roma dove ha studiato cinema al Dams, gira backstage per cinema, tv, teatro e
pubblicità. Con un'amica sta scrivendo un corto su fatti di cronaca e il suo desiderio è realizzare un vero film.
«Dopo la favola giffonese, Hollywood è rimasta nel mio cuore - conclude - e nel 2013 ci sono tornato, grazie a
una borsa di studio vinta per studiare ancora alla Ucla. Prima o poi spero di stabilirmi nella Mecca del grande
schermo».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: Al lavoro Sopra, Daniele Santonicola (26 anni) sul set del videoclip «Estate». A destra, con Will Smith,
incontrato durante l'esperienza americana
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
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La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato
Il personaggio La storia di Daniele Santonicola che a 13 anni intuì il suo futuro gironzolando negli Universal
Studios con Kathy Bates e Will Smith
12/07/2014
Corriere della Sera - Ed. Nazionale
Pag. 44
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Giffoni Elogio della differenza
Il cinema dei ragazzi sfida i pregiudizi Viaggio nel mondo di una kermesse che adesso nasce dai social
network Il patron Gubitosi: «È straordinario che non esiste una struttura ufficiale. Tutto si muove e matura su
web e social» Punti cardinali Fra i titoli che rispecchiano il tema di quest'anno, «The finisher» di Nils Tavernier
e «The notebook» di János Szász
Raffaele Nespoli
Tanto affascinante quanto impegnativo. Giffoni Experience ha scelto stavolta la diversità come filo conduttore
attorno al quale far ruotare la 44ª edizione del Film Festival, in programma dal 18 al 27 luglio. Dunque, la
parola d'ordine di quest'anno è «Be different»; ed è proprio la diversità «la cifra esatta della bellezza» come
spiega il patron e direttore artistico del festival Claudio Gubitosi. «Le differenze - dice - sono la sostanza del
nostro essere, la forza della nostra evoluzione».
Del resto, la capacità di rompere gli schemi è anche la chiave del successo della kermesse salernitana
dedicata ai giovani. «Giffoni - aggiunge Gubitosi - è solo uno delle migliaia di comuni sparsi per l'Italia. Ciò
che lo ha reso unico è proprio la sua "diversità", ovvero la capacità di plasmarsi sull'idea iniziale. In una sorta
di osmosi tra la comunità e il festival è nata una realtà vincente che oggi esportiamo nel mondo».
Anche quest'anno il programma è ricco e molto articolato. Sono infatti ben 163 i film, in concorso e non,
selezionati su oltre 3.760 produzioni di novanta Paesi. Le diverse sezioni competitive sono Elements+3 (3-5
anni), Elements+6 (6-9 anni), Elements+10 (10-12 anni), Generator+13 (13-15 anni), Generator+16 (16-17
anni), Generator+18 (dai 18 anni in su). È invece una novità assoluta la selezione di cortometraggi in
concorso, i Masterclass short films.
Entrando nei dettagli, tra le sezioni non competitive c'è Reload/Parental Control, con alcuni tra i migliori film
già distribuiti in Italia, e tre focus dedicati al Qatar, alla Macedonia e alla Georgia. Moltissimi anche gli ospiti
attesi, un nome su tutti: Richard Gere. «La cosa straordinaria - ricorda il direttore artistico - è che non esiste
una struttura organizzativa ufficiale. Certo, c'è il nostro team, ma tutto viene condiviso tramite i social network.
Dai film al tema da affrontare, perfino la grafica delle magliette. L'intera esperienza si muove e matura sul
web».
Ed è proprio grazie alla naturale capacità di creare un continuo di battito sui social network, primo tra tutti
Facebook, che si alimenta quella che nel tempo è stata istituzionalizzata come «Giffoni Experience». Vera e
propria esperienza di vita, che prosegue ben oltre il cartellone estivo. Così, il festival è oggi l'unica kermesse
cinematografica che in un certo senso può contare su 130 mila organizzatori ufficiali, sparsi nel mondo.
Ma quali sono i titoli che rispecchiano al meglio il tema di quest'anno? Si parte senza dubbio da «The
finishers», diretto dal regista è Nils Tavernier. Basato su una storia vera, racconta la sofferenza e la
determinazione di un diciassettenne, Julien, che costretto su una sedia a rotelle decide di prendere parte a
una gara di triathlon. Una sfida quasi impossibile che lo aiuterà a ritrovare se stesso, ma soprattutto a
rinsaldare un difficile rapporto con il padre.
Un altro titolo molto atteso è «The notebook», diretto dall'ungherese János Szász. Ambientato durante la
Seconda guerra mondiale, la pellicola racconta la storia di due gemelli abbandonati dalla madre a casa di una
nonna fino a quel momento sconosciuta. I due ragazzi capiranno che la sopravvivenza è legata a doppio filo
alla loro capacità di crescere e maturare.
Cambiando genere, un esempio di buon cinema indio americano è invece «Beneath the harvest sky». Anche
in questo caso i protagonisti sono due adolescenti, amici da sempre, che trascorrono le giornate lavorando
nei campi di patate della provincia del Maine. Sognano di andare altrove, lontano da una cittadina che è
arrugginita, un po' come le vite dei suoi abitanti.
Infine, novità assoluta, tra i lungometraggi in concorso quest'anno c'è anche un film d'animazione: «Jack and
the cuckoo-clock heart», prodotto da Luc Besson e tratto dal bestseller «La meccanica del cuore». Tra colpi
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L'appuntamento Dal 18 al 27 luglio 163 pellicole sull'universo giovanile Le star Come al solito tra gli ospiti divi
di Hollywood Quest'anno Richard Gere
12/07/2014
Corriere della Sera - Ed. Nazionale
Pag. 44
(diffusione:619980, tiratura:779916)
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di scena e atmosfere che ricordano molto quelle proposte da Tim Burton, l'animazione è di quelle che fanno
sorridere e commuovere.
Insomma, uno di quei film che sembrano pensati e girati appositamente per il Giffoni Film Festival.
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La guida Dal 18 al 27 luglio si svolge a Giffoni Valle Piana (Salerno) la 44ª edizione del Giffoni Experience ,
rassegna cinematografica per ragazzi ormai nota in tutto il mondo il cui motto è quest'anno «Be different».
163 i film in programma, 3.500 i giurati provenienti da 41 Paesi, oltre 60 talent, 4 Masterclass, prestigiose
anteprime e poi concerti, artisti di strada, circo, teatro e burattini. Info: www.giffonifilmfestival.it
Quattro titoli in cartellone
Sorprese «Antboy», un ragazzino timido che si scopre supereroe (sezione +6)
Denuncia «Behaviour», la vita difficile dei minori a Cuba (sezione +13)
Il maestro Tra gli eventi speciali, l'ultimo film di Hayao Miyazaki, «Si alza il vento»
Foto: Su le mani I giovani giurati del festival: fondamentali le community in rete
Foto: Sequel Tra le anteprime, il 20 luglio verrà proiettato «Le vacanze del piccolo Nicolas», seguito di «Il
piccolo Nicolas e i suoi genitori», diretto da Laurent Tirard
12/07/2014
La Repubblica - Napoli
Pag. 9
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Jessica Chastain all'Ischia Global Fest
Attesi nei prossimi giorni Freida Pinto Fabio Testi, Michael Nyman, Paolo Virzì Micaela Ramazzotti, Selena
Gomez Lindsay Lohan e Antonello Venditti
ILARIA URBANI
BORSALINO di paglia, jeans e t-shirt di seta nera. Piglio elegante, ma casual, tipico degli anglosassoni. Così
Jessica Chastain riscopre Ischia. Racconta di esserci già stata oltre dieci anni fa, con lo zaino in spalla. L'
attrice californiana, 37 anni, due volte nominata all'Oscar, ospite della dodicesima edizione dell'Ischia Global
Film & Music Fest, al via da oggi al 20 luglio. L'anno prossimo la Chastain sarà Marilyn Monroe sul grande
schermo, a novembre la vedremo in "Interstellar" di Christopher Nolan. La rossa di Hollywood, accolta
sull'isola verde con il fidanzato italiano Gianluca Passi de Preposulo dal patron del festival Pascal Vicedomini,
assisterà all'anteprima italiana del film di cui è protagonista e produttrice, "The Disappearance of Eleanor
Rigby" di Ned Benson, lunedì alle 21 nella baia dell'albergo Regina Isabella a Lacco Ameno (ingresso su
inviti). L'attrice, vegana convinta, sarà premiata con l'Ischia Global Art Award. La Chastain ha raggiunto la
popolarità con "The Tree of Life", pluripremiata opera di Terrence Malick, che quest'anno ha scelto un'altra
eroina ospite all'Ischia Global Fest per il suo prossimo film "Knight of Cups": Freida Pinto, che Malick ha
voluto al fianco di Christian Balee Natalie Portman. La diva indiana riceverà l'Ischia Award e presenterà in
anteprima domani il film "Desert Dancer" di Richard Raymond.
Ma ad aprire il festival stasera alle 21 in piazza Santa Restituta a Lacco Ameno sarà "Il giardino dei Finzi
Contini" di Vittorio De Sica: ospite l'attore Fabio Testi, Ischia Award alla carriera. Sempre stasera il
compositore Michael Nyman riceverà l'Ischia William Walton Music Award.
Omaggio ad Eduardo De Filippo per il trentennale dalla morte domani sera in piazza Santa Restituta con la
proiezione di "Napoli milionaria", intervengono Luca De Filippo e Aurelio De Laurentiis. Lunedì è la volta di un
altro candidato all'Oscar Chiwetel Ejiofor, protagonista di "12 anni schiavo" e prossimo antagonista di James
Bond. Tra le anteprime, "Rudderless", musical di William H. Macy con Selena Gomez: ospite della proiezione
il 18, riceverà l'Ischia Kids Global Icons sabato 19, giorno del gala finale con Antonello Venditti a sua volta
premiato con l'Indiana Productions. Tra gli altri ospiti, Paolo Virzì e Micaela Ramazzotti, premiata come attrice
italiana dell'anno, che introdurrà la proiezione de "La prima cosa bella" sabato 19 alle 20.45 in piazza a Lacco
Ameno. Sempre sabato 19 anteprima di "Dawn of the Planet of the Apes" di Rupert Wyatt, presenti gli attori
Andy Serkis e Keri Russell. Tra gli altri ospiti anche Lindsay Lohan, Lena Headey, Ferzan Ozpetek, Giovanni
Allevi, Raphael Gualazzie il presidente dell'Ischia Social Cinema Forum Kerry Kennedy, figlia di Bob.
Foto: LA STAR Jessica Chastain accolta a Ischia dal patron del festival Pascal Vicedomini
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L' ATTRICE AMERICANA OSPITE D'ONORE DELLA RASSEGNA GIUNTA QUEST'ANNO ALLA
DODICESIMA EDIZIONE
12/07/2014
La Stampa - Novara
Pag. 44
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Selezionati otto film in "lingua muribunda"
Sono arrivati da tutta Italia i corti e i testi per «Esterno. Sera», il primo festival di filmati in dialetto e racconti
gialloneri dal 19 al 21 settembre a San Nazzaro Sesia, in piazzetta delle Arti. Il comitato selezionatore,
composto da Enrico Omodeo Salè e Valerio Moggia, ha selezionato 8 film di diversa durata (dai due minuti
fino alla mezzora) e una decina di racconti. Fuori concorso, poi, si potrà vedere anche «L'ultima cuccagna»,
girato proprio a San Nazzaro, in mezzo alla gente, col chiaro intento di preservare il dialetto. Il Festival si
compone dunque di due sezioni: «La lingua muribunda» e «Giallo nuar». La prima è una rassegna
cinematografica dedicata a filmati in dialetto; la seconda un concorso letterario per racconti noir, storie del
mistero, ambientati nel Novarese, che finiranno in una raccolta antologica. I film selezionati saranno proiettati
il 19 e 20 settembre. Finale e premiazioni il 21. [m.ben.]
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IL FESTIVAL DI san nazzaro sesia
12/07/2014
Il Messaggero - Umbria
Pag. 56
(diffusione:210842, tiratura:295190)
LA RASSEGNA
NARNI Un film di Federico Fellini per avviarsi alla fine della ventesima edizione del festival "Narni, Le vie del
cinema". E con una pellicola restaurata da Dolce e Gabbana per la Cineteca Nazionale. "Satyricon", allora. A
parlarne sul palco del Parco dei Pini vi sarà Daniele Manacorda, archeologo ed amico dell'artista, e il regista
e scrittore Gianfranco Angelucci, aiuto regista di Fellini in numerosi film, autore del volume "Segreti e bugie di
Federico Fellini" e curatore della mostra su Giulietta Masina, recentemente allestita a Roma.
Saranno ricordi, "amarcord" come direbbe il grande Federico, ricordi gustosi, spesso inediti da parte di chi ha
lavorato con lui. Ancora cinema, anche per i bambini che potranno gustare l'eterna favole dell'amore, "La
Bella e la Bestia", che ha avuto diverse interpretazioni ma nessuna, si crede, intensa e bella come quella del
cartoon della Walt Disney, completamente restaurato e digitalizzato.
Anche stasera, appena prima delle proiezioni, il Gruppo dei lettori ad alta voce di Terni e del Sistema Museo,
la società che gestisce il museo cittadino di Palazzo Eroli, introdurranno le proiezioni con delle letture a tema,
per grandi e piccini, legate ai film e ai cartoni animati che saranno visti sul grande schermo.
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Lungo le viedel cinema e' la volta del Satyricon
12/07/2014
Il Messaggero - Umbria
Pag. 56
(diffusione:210842, tiratura:295190)
IL FILMAKER TERNANO COLLABORA CON MILLY CARLUCCI A RAIUNO NEL VARIETÀ "BALLANDO
CON LE STELLE" DEL SABATO
IL PERSONAGGIO
I suoi riferimenti artistici sono alti. «Il neorealismo italiano che parte dalla teoria del pedinamento di Zavattini
ed arriva fino a De Sica e Visconti. Ma anche il cinismo amaro della commedia all'italiana di Dino Risi». Il suo
cinema invece ha il respiro corto. Più per necessità che per scelta autoriale. «Ho cominciato con dei corti
perché costano poco, utilizzando attori non professionisti selezionati dalla strada. E sono arrivato al terzo
cortometraggio che sta uscendo in questi giorni».
Il suo è un cinema acerbo, ma molto caratterizzato. E'un cinema della solitudine, quello del regista ternano
David Fratini, 37 anni, laureato in Lettere indirizzo Cinema ed esterno Rai in qualità di collaboratore di Milly
Carlucci per la trasmissione tv Ballando con le stelle dove cura gli higlights dei vip ripresi negli allenamenti
settimanali.
Argenti che ha conosciuto i set come comparsa ed attrezzista in Pinocchio di Benigni prima di mettersi dietro
la macchina da presa propone storie dal retrogusto amaro. Il suo è un cinema che racconta il disagio
quotidiano dei perdenti. Si parte da "Realismo", il suo esordio che narra la vicenda di uno scrittore che si
perde nel labirinto dei fantasmi della sua mente, fino ad uccidere la fidanzata, e si passa per "Domenica" il
secondo film che racconta la storia di un padre alcolizzato che cerca invano di passare il giorno festivo
insieme al figlio. In una ricerca che non si completerà mai. Perdenti persi nella solitudine quindi, a cui si
aggiungono i due protagonisti della nuova opera di Fratini. «Ho in uscita Danny Boy-Come la neve che sarà
presentato il 25 luglio a Giove nell'ambito del Festival Il sole, la luna» spiega, «in cui un tenore sul viale del
tramonto artistico ed una spogliarellista montenegrina si incontrano per caso avvicinando le loro solitudini in
una giornata al termine della quale ognuno tornerà al proprio destino di perdente arricchito però da una
nuova esperienza» conclude il filmaker ternano. Che ha in cantiere anche un lungometraggio, già scritto in
forma di sceneggiatura ottenendo un'importante affermazione proprio in questi giorni. «Con Santo Vito ho
appena vinto il Riff - Roma International Film Festival, dove ho portato la storia di un emarginato che vive
nella Pianura Padana ed all'improvviso scopre di avere il potere di fare miracoli, con il risultato di vedersi
rivoluzionata l'esistenza, a causa delle aspettative che la sua facoltà suscita intorno a lui. E'un progetto di film
in cui credo molto e che mi piacerebbe fosse realizzato con Antonio Albanese e Cristian De Sica ad
interpretare i protagonisti principali, l'emarginato ed il parroco aggressivo del suo paese che cerca di
sfruttarlo». Un soggetto brillante ed originale, nobilitato dalla vittoria in uno dei festival di sceneggiatura
nazionali più importanti, al quale Fratini affida il suo tentativo di dare corpo ad una idea di cinema che
racconta i perdenti ed i marginali in una società che non li comprende.
Antonio De Angelis
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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
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'Santo Vito' di David Fratini trionfa al Roma International Film Festival
12/07/2014
Il Messaggero - Marche
Pag. 55
(diffusione:210842, tiratura:295190)
CARTOON MONDIALE
Bollicine e stile hollywoodiano per l'anteprima regionale del nuovo film sulle Winx. Giovedì sera il
«Sottovento» di Numana, l'elegante salotto della riviera, di Jacopo Ascani, Eugenio Gallo e Andrea Iachini
, ha ospitato la presentazione ufficiale de «Il mistero degli abissi», il terzo film d'animazione, tratto dalle
vicende delle cinque fatine, in uscita al cinema il 4 settembre. L'esclusivo party ha visto la presenza, tra gli
altri, del regista e fondatore della Rainbow, Iginio Straffi, accompagnato dalla moglie Joanne Lee, anche
produttrice della pellicola. La presentazione è stata creata ad hoc per 25 giornalisti della stampa nazionale
specializzata e per alcuni ospiti Rainbow, che hanno potuto gustare il trailer d'animazione in prima assoluta.
L'evento è cominciato alle 20 con un happyhour a tema: finger food a base di pesce e cinque originali
cocktails ispirati alle mitiche fate, composti per l'occasione dal barman specialista in pestati Giampiero Lilliù
. Al termine dell'aperitivo Iginio Straffi, si è lasciato immortalare insieme alla moglie, con sei modelle, che
hanno vestito i magici panni del Winx Club, per rendere la favola ancora più reale. A fare da colonna sonora
la sigla del cartone animato, amato da milioni di spettatori in tutto il mondo e che ha da poco conquistato
anche la Cina.
Dopo il photocall da première americana, che ha visto «posare» anche lo staff Rainbow accanto alla
locandina del film, gli ospiti hanno preso parte alla cena, preparata con uno sfizioso menù di pesce, dedicato
anche a vegani, vegetariani e celiaci. Il locale, allestito alla perfezione seguendo lo stile Winx Club, è stato
interamente riservato agli ospiti dell'evento, che hanno proseguito la serata con la visione del trailer,
(proiettato sul maxischermo) e con l'ascolto delle migliori hit commerciali, mixate dal dj set. Dulcis in fundo,
all'una di notte, un brindisi con coppe di champagne, per festeggiare un successo già annunciato.
Straffi si è detto «soddisfatto per l'impeccabile organizzazione della serata e per l'accoglienza davvero
perfetta». Ieri mattina la stampa specializzata ha proseguito la full immersion "a colori" nella sede della
Rainbow, a Loreto. I giornalisti hanno visionato un estratto della nuova produzione, della durata di circa venti
minuti. Poi, si è parlato nei dettagli del film , che vede Bloom e company ancora alle prese con le perfide Trix.
Nel nuovo capitolo della saga, infatti, le magiche fate trendy dovranno preservare l'equilibrio dell'Oceano
Infinito, recuperando la potentissima Perla degli abissi, finita nelle mani delle loro eterne nemiche.
L'anteprima del film, a differenza di altre occasioni, è stata presentata unicamente nelle Marche: a riprova del
legame di Straffi e del suo staff con il territorio e le sue eccellenze.
Alessandra Bruno
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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
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La Riviera del Conero brinda al nuovo film delle Winx
12/07/2014
Il Messaggero - Viterbo
Pag. 41
(diffusione:210842, tiratura:295190)
CINEMA
"Quattro uomini qualunque scoprono per caso il curling e si convincono di poter partecipare alle Olimpiadi
invernali di Torino 2006. Si ingegnano in allenamenti improbabili, trovano scappatoie alle regole, tentano
l'impossibile pur di conquistare un sogno".
Questa, in estrema sintesi, la trama de "La mossa del pinguino", terzo appuntamento del Tuscia Film Fest in
svolgimento stasera a piazza San Lorenzo (ore 21,15). Il film consente all'autore, Claudio Amendola, di
debuttare alla regia, «grazie a una storia assurda e toccante - spiega Mauro Morucci, direttore organizzativo
del Tff - contenente tutto il cuore dello stesso attore romano, ma anche uno spirito libero da
condizionamenti». I protagonisti di quella che è stata definita l'Armata Brancaleone dei ghiacci sono Antonello
Fassari, Ricky Memphis, Edoardo Leo ed Ennio Fantastichini. Al termine della proiezione toccherà ad
Amendola e a Fassari spiegare il senso della commedia, svelare il dietro le quinte di un set che, a detta di chi
ha partecipato alla lavorazione, è stato un susseguirsi di comiche gag, una sorta di film del film. La proiezione
sarà preceduta (ore 19,30) dallo spazio "Enocinema: incontri col gusto".
Mentre al Dopofestival di piazza della Morte (ore 23,30), nell'ambito dello spazio "Parole, incontri e...", viene
messo in scena il reading calcistico-letterario "Andiamo Chinaglia andiamo!": magica Lazio '73-'74", epicedio
per una squadra di matti e di campioni", di e con Alessandro Tozzi, in collaborazione con Antonello Ricci e
con la partecipazione di Massimiliano Morelli. In caso di maltempo, il film sarà proiettato al Cinema Genio (via
del Teatro Genio, Viterbo) con inizio alle 21,30. Il programma completo in www. www.tusciafilmfest.com.
Carlo Maria Ponzi
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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
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Gli eroi del curling al Tuscia Film
12/07/2014
Il Messaggero - Roma
Pag. 54
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Torna il FantaFestival 80 i film in concorso
Riparte il FantaFestival (Mostra Internazionale del Film di Fantascienza e del Fantastico - a Roma dal 14
luglio al 7 settembre 2014): la XXXIV edizione, diretta da Adriano Pintaldi e Alberto Ravaglioli, rinnova il
tradizionale appuntamento con gli appassionati del genere e, fino al 23 luglio, concentra gran parte della sua
programmazione al Multisala Barberini: anteprime, retrospettive, incontri, dibattiti e sezioni competitive, con
un occhio di riguardo nei confronti del cinema indipendente italiano e dei suoi giovani autori. Il 23 luglio, poi, è
prevista l'anteprima dell'atteso Apes Revolution: Il Pianeta della scimmie (foto), secondo capitolo della nuova
saga diretto da Matt Reeves, che la Fox porterà nelle sale a partire dal 30 luglio. Come sempre, il
FantaFestival offre uno sguardo al passato, uno al presente e uno al futuro. Per quanto riguarda la sezione
competitiva del Festival, verranno presentate circa 80 opere, fra lungometraggi e cortometraggi, provenienti
da ogni parte del globo (molti dei quali in anteprima). Parla italiano, come di consueto, «Panoramica Italia»,
rassegna che, per il quarto anno consecutivo, punta tutto sul cinema italiano contemporaneo. I TITOLI Tanti i
titoli che verranno proiettati alla presenza dei loro autori, tra cui i film corali ad episodi P.O.E.3 (unico titolo
italiano Fuori Concorso) è 17 a mezzanotte . Una panoramica ricca di film indipendenti e di giovani talenti. Si
presentano ai nastri di partenza anche Oltre il guado di Lorenzo Bianchini, girato nelle zone boschive del
Friuli Orientale, dove si aggira qualcosa di diverso rispetto ad un semplice animale feroce, The Perfect
Husband di Lucas Pavetto, con le sue chine diaboliche e i suoi folli sospetti, il fantascientifico Report 51 di
Alessio Liguori, inconsueto alien-movie made in Italy con tanto di creatura extra-terrestre, I Rec U di Federico
Sfascia, alle prese con un difetto ottico da incubo, Surrounded di Laura Girolami e Federico Patrizi, uscito
nelle sale italiane il 3 luglio e ambientato in una villa di campagna popolata da inquietanti presenze,
Taglionetto di Federico Rizzo, storia di una psichiatra che assorbe lo stesso male di cui è vittima il proprio
paziente, La Festa , brutale gioco al massacro diretto da Simone Scafidi, Psychomentary di Luna Gualano,
found footage in cui un killer riprende di nascosto le indagini che lo riguardano, e La Santa di Cosimo Alemà,
alle prese con un paesino del Sud Italia immerso da feroci superstizioni religiose. Il miglior film italiano verrà
premiato con il Pipistrello d'Oro.
Foto: ROBERT PLANT Stasera protagonista della rassegna "Luglio suona bene"
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
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LA RASSEGNA
12/07/2014
Milano Finanza - N.136 - 12 Luglio 2014
Pag. 19
(diffusione:100933, tiratura:169909)
Al centro c'è Telecom
Andrea Di Biase
Qualè il senso industriale dell'investimento da 100 milioni di euro con il quale Telefonica ha prenotato
l'11,11% della società di nuova costituzione nella quale verranno conferite le attività pay di Mediaset? È
questa la domanda che il mercato e gli addetti ai lavori si sono posti, senza riuscire a trovare una risposta
univoca, nel corso dell'ultima settimana. Qualcuno ha adombrato il fatto che l'assegno milionario che il
colosso delle tlc spagnole presieduto da Cesar Alierta si appresta a staccare al gruppo televisivo guidato da
Pier Silvio Berlusconi rappresenti una sorta di compensazione per la disponibilità del gruppo di Cologno
Monzese a cedere, attraverso la controllata Mediaset España, il 22% di Digital Plus a Telefonica, impedendo
così ai qatarioti di Al Jazeera (beIn Sports) di mettere un piede nel mercato spagnolo della pay-tv. Una
disponibilità, quella del gruppo italiano, ben vista anche dal governo di Madrid, oltre che ben remunerata,
considerato che per il 22% di Digital Plus, Telefonica ha messo sul piatto altri 335 milioni, che potrà tuttavia
recuperare beneficiando delle perdite fiscali che troverà nella società acquisita. Ma la tesi del «favore ben
remunerato», non è l'unica che circola tra gli addetti ai lavori. Il fatto che Telefonica, che in Italia non ha asset
propri nel settore delle tlc, se non la partecipazione del 14,7% in Telecom Italia (tuttora vincolata in Teleco),
abbia deciso di investire direttamente nella futura Mediaset Premium, ha portato qualche osservatore a
pronosticare un possibile avvicinamento tra il gruppo televisivo controllato dalla famiglia Berlusconi e l'ex
monopolista dei telefoni. Senza una rete capillare sul territorio, come quella di Telecom Italia, sulla quale fare
viaggiare il segnale della pay-tv di Mediaset, quale apporto potrebbe dare Telefonica alla newco del Biscione,
che dopo l'uscita dalla Spagna, sarà un'operatore esclusivamente nazionale? Su queste basi la risposta
sembra essere nessuno. Ecco allora gli scenari, avvalorati dalle dichiarazioni rilasciate da Pier Silvio
Berlusconi al Corriere della Sera lunedì 7 luglio. «Con Telecom avevamo studiato 14 anni fa un accordo, poi
ci si è messo di mezzo il conflitto di interessi, la poca convinzione... Oggi, la situazione è completamente
cambiata...». Parole che, assieme ai complimenti indirizzati da Berlusconi jr al presidente del Consiglio,
Matteo Renzi, che non può non avere voce in capitolo sui futuri assetti di controllo di Telecom, sono state
interpretate come un ballon d'essai volto a sondare il cielo dei mercati e della politica riguardo un'ipotesi
suggestiva quanto complessa. Non tanto perché il gruppo guidato da Marco Patuano ha da poco siglato un
accordo commerciale con Sky Italia, il principale concorrente di Mediaset Premium nel mercato italiano della
paytv, che consentirà ai clienti di Telecom Italia di accedere all'intera offerta televisiva della pay-tv satellitare
di Rupert Murdoch, quanto per l'oggettiva difficoltà di Telefonica, pur essendo il primo azionista della società
italiana, a incidere sulla governance di Telecom. Lo scorso dicembre, infatti, il Cade (l'Autorità antitrust del
Brasile) ha dichiarato incompatibili con gli impegni presi da Telefonica nel 2010 al momento dell'acquisto del
100% di Vivo, il principale operatore mobile del Paese, la nuova governance di Telco (il veicolo in via di
scioglimento cui partecipano anche Generali, Mediobanca e Intesa Sanpaolo). Per questo ha chiesto agli
spagnoli di sciogliere l'intreccio con Telecom Italia, cui fa capo il 67% di Tim Brasil,o in alternativa di scendere
al 50% di Vivo, dando loro 18 mesi di tempo per farlo. Un diktat che, nonostante la decisione di Alierta e del
chief operating officer di Telefonica, Julio Linares, di lasciare il board di Telecom, è tuttora pendente sulla
testa del colosso iberico. Non solo, la decisione dei soci italiani di Telco di avviare l'iter per lo scioglimento
della holding, deliberato dall'assemblea della società mercoledì 9 luglio, potrebbe mettere Telefonica ancora
più in difficoltà dinnanzi alle autorità brasiliane. Non per niente venerdì 11 il quotidiano brasiliano Folha de
São Paulo ha riportato l'indiscrezione secondo cui Telefonica avrebbe preso contatto con alcuni fondi per
cedere la sua quota nell'operatore italiano. Voci che da Madrid hanno preferito non commentare («non
commentiamo i rumor di mercato né le indiscrezioni di stampa», ha dichiarato un portavoce di Telefonica),
ma che negli ambienti finanziari milanesi sono invece stati letti più come un segnale di distensione indirizzato
alle autorità brasiliane che come una reale intenzione degli spagnoli. Anche perché il processo di
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
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SCENARI
12/07/2014
Milano Finanza - N.136 - 12 Luglio 2014
Pag. 19
(diffusione:100933, tiratura:169909)
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scioglimento di Telco non sarà immediato, in quanto subordinato all'autorizzazione dello stesso Cade e
dell'Anatel (l'autorità delle comunicazioni brasiliana). All'inizio della prossima settimana i legali di Telco
dovrebbero notificare formalmente alle due autorità la delibera di scioglimento della holding, ma non è detto
che queste si pronuncino in tempi brevi. Anche perché il prossimo 5 ottobre si terranno le elezioni
presidenziali in Brasile il cui esito potrebbe avere impatti non trascurabili sul futuro assetto del mercato delle
tlc del Paese. Se un consolidamento tra gli operatori telefonici attivi in Brasile, come preconizzato in
settimana dagli analisti di JP Morgan, sembra essere inevitabile, ancora tutta da capire è la direzione che
prenderà questo processo, visto che Telefonica (anche se non lo ha mai confermato ufficialmente)
auspicherebbe uno spezzatino di Tim Brasil tra la sua controllata Vivo e gli altri due operatori mobili: Claro del
magnate messicano Carlos Slim, e Oi, l'operatore brasiliano da poco fuso con Portugal Telecom. Ma Tim
Brasil, che il nuovo cda del gruppo italiano, presieduto da Giuseppe Recchi, considera un asset strategico,
sarebbe finita nel mirino anche di Vivendi. Il colosso francese dei media presieduto da Vincent Bolloré (cui
fanno capo Canal+ e la major musicale Universal Music) che punterebbe a un'integrazione della propria
controllata brasiliana Gvt (Global Village Telecom) con l'operatore mobile di Telecom Italia. Una
combinazione tra la controllata di Vivendi e Tim Brasil rappresenterebbe un durissimo colpo per Telefonica,
ma anche per gli altri due soggetti operanti nel mercato del grande Paese sudamericano, compreso
l'operatore locale Oi. Ma fintanto che le autorità di Brasilia impediranno a Telefonica, che è pur sempre il
primo socio dell'ex monopolista italiano, di rimanere lontana dalla stanza dei bottoni di Telecom, difficilmente
Alierta avrà modo di riportare a suo favore l'inerzia del risiko delle tlc brasiliane. Ecco perché, viene fatto
notare, un eventuale coinvolgimento nell'azionariato di Telecom di un nuovo socio italiano, non ostile a
Telefonica ma anzi in consolidati rapporti d'affari con la stessa, potrebbe consentire agli spagnoli di
rimpiazzare gli attuali soci di Telco con un partner in grado di garantire l'italianità di Telecom Italia davanti alle
autorità italiane e brasiliane e avere in questo modo mano libera alla propria strategia di espansione nel
grande mercato sudamericano. Ma chi potrebbe essere questo partner? I buoni rapporti in essere con
Mediaset, consolidati con il grande accordo su Digital Plus e l'ingresso di Telefonica in Mediaset Premium,
farebbero del gruppo del biscione il candidato ideale. Non solo perché darebbe un senso industriale
all'investimento degli spagnoli nella pay tv italiana, ma anche perché consentirebbe a Berlusconi di diventare
il principale azionista di un gruppo multimediale integrato. Un risultato che avrebbe risvolti importanti anche a
livello successorio. (riproduzione riservata)
IL GRANDE INTRECCIO DELLE TLC GRAFICA MF-MILANO FINANZA 41,2% 14,7% 88,89% 11,11%
100% 2% 13,2% 4,3% 1,6% 6,46% 5,04% 100% 1,6% 67% MEDIOBANCA GENERALI INTESA SANPAOLO
VIVENDI TIM BRASILE VIVO GVT FININVEST BOLLORÈ MEDIASET TELEFONICA TELECOM ITALIA
MEDIASET PREMIUM
Foto: Pier Silvio Berlusconi
Foto: Vincent Bolloré
12/07/2014
Il Tempo - Roma
Pag. 13
(diffusione:50651, tiratura:76264)
Sovena rilancia il cinema con la Roma Film Commission
«Sono veramente onorato dell'incarico che mi è stato affidato da parte del Presidente della Regione Lazio,
Nicola Zingaretti. Lavorare per il Cinema e per tutto il comparto dell'Audiovisivo, in questo importante
momento di ricostruzione, rappresenta per me una sfida che accolgo con entusiasmo e con grande senso di
responsabilità». Così Luciano Sovena alla notizia del suo incarico di Presidente di Roma Lazio Film
Commission. E aggiunge: «La precedente Giunta regionale era uscita da questa importante struttura
operativa del Lazio, causando così non solo una mancanza di sinergie sul territorio, ma anche di servizi
operativi per coloro che fanno cinema, fiction e lavorano nel settore dell'audiovisivo. Ricostruire una rete di
supporti, servizi e facilitazioni per il settore cinema e audiovisivo, valorizzare le risorse e gli operatori,
ottimizzare le risorse economiche pubbliche, salvaguardare le iniziative internazionali per la coproduzione
sviluppate negli anni da Roma Lazio Film Commission e soprattutto accedere ai fondi europei perché siano a
disposizione del territorio e del comparto audiovisivo, saranno per noi priorità strategiche». Ma non solo,
Luciano Sovena guarda all'estero, alle produzioni internazionali, per rinnovare il loro interesse per Roma e
per il Lazio.
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
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Neo-presidente
12/07/2014
La Gazzetta Del Mezzogiorno - Bari
Pag. 46
(diffusione:48275, tiratura:63756)
Per il cinema d' autore workshop a Bari
Dal 15 cinque rassegne monografiche
Il Cineclub Canudo, in collaborazione con Apulia Film Commission, Cineporti di Puglia - Bari e con il
patrocinio dell'A s s e s s o r at o al Mediterraneo, alla Cultura e al Turismo della Regione Puglia, organizza al
Cineporto di Bari (Fiera del Levante, Lungomare Starita 1) a partire dal 15 luglio alle 20, Avvistamenti
Workshops. Il progetto, curato da Bruno Di Mar i n o , Daniela Di Niso , Antonio Musci e Antonio Trimani , è
realizzato nell'ambito della dodicesima edizione della mostra internazionale del video e del Cinema d'a u t o
re Av v i s t a m e n t i . Gli artisti invitati a condurre i workshop saranno: Cosimo Terlizzi (15 e 17 luglio),
Davide Pepe (22 e 24 luglio), Zbig Rybczynski (29 e 31 luglio), Pe ter Campus (13 ottobre), Pierre Coulibeuf
(13 novembre). La valenza formativa dei laboratori sarà amplificata dallo spessore artistico delle cinque
rassegne monografiche, anch'esse a ingresso libero, dedicate ai suddetti autori, con la possibilità di fruizione
pressoché integrale della loro opera e di dibattito con gli stessi, che presenzieranno alle proiezioni in sala. Si
parte il 15 luglio alle 20 con la proiezione di corti, mediometraggi e videoclip, del periodo 1996-2013, di
Cosimo Terlizzi, artista a tutto tondo, che sviluppa il suo lavoro attraverso l'uso di diversi media, dalla
fotografia alla performance, alla video arte e le cui opere/film sono stati esposti/proiettati in numerosi musei,
gallerie e festival di tutto il mondo. Alle 21.30 Terlizzi incontrerà il pubblico in una conversazione con Claudia
Attimonelli e si terminerà con la proiezione del suo ultimo lungometraggio «L'uomo doppio». Si prosegue il 17
alle 20 con la proiezione di «Murgia» e «SN via senza nome casa senza numero», entrambi del 2008, per poi
incontrare il pubblico alle 21.30 in una conversazione con Bruno Di Marino e terminare con la proiezione di
«Folder», lungometraggio del 2010. Il secondo appuntamento è previsto il 22 luglio alle 20 con la proiezione
delle opere di Davide Pepe, artista indipendente che ha all'attivo numerosi cortometraggi, lavori di video
danza e di video arte ed una lunga serie di collaborazioni internazionali con James Mackay (produttore di
Derek Jarman), Lucio Dalla, David Tibet (Current 93), Steven Stapleton (Nurse with Wound), Andrew Liles e
Diamanda Galás . Alle 21.30 Pepe incontrerà il pubblico insieme al curatore della rassegna, Bruno Di Marino
e a seguire ci sarà la proiezione di «Working around vice versa» del 2013. [email protected],
www.cineclubcanudo.it.
Foto: PAUSA MORFEO Performance di Cosimo Terlizzi
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PELLICOLA E DINTORNI CINECLUB CANUDO CON APULIA FILM COMMISSION
12/07/2014
Libero - Ed. Nazionale
Pag. 32
(diffusione:125215, tiratura:224026)
Gosling e Crowe poliziotti anni Settanta
Uno ha impersonato l'indimenticabile Gladiatore, l'altro invece è il giovane divo più richiesto a Hollywood:
lavoreranno insieme per il creatore di Arma Letale. Russell Crowe e Ryan Gosling saranno i protagonisti di
The Nice Guys, nuovo film di Shane Black. Ambientata negli anni '70, la pellicola racconta la vicenda di un
detective e un lottatore (ancora non è dato sapere chi farà chi), che indagano sulla scomparsa di una
pornostar. Così facendo, però, i due scoprono un vorticoso giro di corruzione. Il film è stato concepito come
una dark comedy. Shane Black, dunque, torna a collaborare con Warner Bros., lo Studio che ha prodotto la
saga di Arma letale, da lui creata, e il suo primo film da regista Kiss Kiss Bang Bang. Grazie a quest'ultimo
thriller, nel 2005, è stata rilanciata la carriera di Robert Downey Jr., che Black ha poi diretto nuovamente in
Iron Man 3. Il nuovo film The Nice Guys, che vedrà protagonisti Crowe e Gosling, era stato inizialmente
pensato come una serie tv, ma non si è mai arrivati alla produzione di un episodio pilota. È stato lo stesso
Shane Black, insieme al produttore Joel Silver, a riadattarne il concept per il cinema. G.L.M.
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CINEMA
12/07/2014
L Unita - Ed. Nazionale
Pag. 21
(diffusione:54625, tiratura:359000)
Tim Robbins firma a Spoleto uno Shakespeare artigianale La Actor's Gang fondata dall' attore americano
nell'82 non fa sognare a Spoleto. Molto più visionari i «Morti» di Sepe . . . Poco incisivo l'allestimento del
regista americano mentre i «Dublinesi» italiani creano inquiete emozioni
ROSSELLA BATTISTI INVIATA A SPOLETO
ABBIAMO ANCORA NEGLI OCCHI LA RAPINOSA VISIONE DEL «RICCARDO III» proposto a teatro da
Kevin Spacey, un paio d'anni fa a Napoli, e dunque l'idea che anche un altro attore americano di bel calibro
come Tim Robbins debuttasse a Spoleto con Shakespeare ci allettava. Robbins al cinema si è distinto per
ruoli drammatici come attore non protagonista per il cupo Mystic River di Eastwood o nel triplice ruolo di
regista, sceneggiatore e produttore di Dead Man Walking , incentrato sui prigionieri nel braccio della morte.
Ma al Festival dei Due Mondi di Spoleto ha scelto un registro diverso per la sua compagnia - la Actor's Gang : non una tragedia e i suoi rovelli sanguinosi bensì le illusioni e gli incanti d'amore del Sogno . Di magico,
però, non c'è molto in questo allestimento, costruito, forse per bilanciare la differenza di temperatura tra
cinema e teatro, con artigianato povero. Una partitura da figli dei fiori, priva di scenografie, con frasche in
mano per il regno nei boschi di Oberon e Titania, abiti borghesi per quello a corte di Teseo e Ippolita. C'è il
testo del Bardo a illuminare la fantasia, proposto, tra l'altro, in una versione pressoché integrale (circa tre ore)
che ne riporta anche passi meno conosciuti. Il resto è noto, già visto, praticato. Come le tournées in cui gli
attori cavalcano più personaggi per coprire un cast fitto, ormai quasi per default come Pierre Adeli che ricopre
i ruoli di Teseo e Oberon e Sabra Williams che si alterna fra Ippolita e Titania. Altre, è vero, un po' più
singolari come il Demetrio di Adam J. Jefferis che diventa Tom Snout o Will Thomas McFadden che
addirittura si fa trino (Lisandro, una fata e Snug). Per compensazione, comunque, nessuno si fa notare più di
tanto, nemmeno Puck, interpretato così sottotraccia da Cihan Sahin da confondersi tra le altre creature dei
boschi. Non si può giudicare da un solo allestimento le capacità di regista teatrale di Tim Robbins, peraltro
premiato in patria con la sua compagnia per molti lavori, tra i quali Embedded , rimasto in scena per più di
quattro mesi a New York o l'adattamento di 1984 di Orwell che ha girato quattro continenti. Tuttavia questo
Sogno è proprio un sonno, malgrado i saltelli e i balletti che i protagonisti inanellano per animare la
situazione. Dimenticabilissimo, senza rimorsi di coscienza. Diverso impatto offre la prima parte che Giancarlo
Sepe dedica ai «Dublinesi» di Joyce. La scena iniziale, nel silenzio sepolcrale della chiesa di San Salvatore,
vale tutto lo spettacolo aprendo allo sguardo un doppio filare di «morti», composti a terra uno dopo l'altro,
mentre dal lungo tavolo che li divide, mazzi di fiori esalano l'ultimo profumo. Sepe è a volte discontinuo nelle
sue regie, ma quando si inoltra - come in questo lavoro - tra le righe di autori che gli sono cari, crea un
interfaccia emozionante. Dalle Favole di Wilde (uno dei picchi della sua produzione) a Beckett in camera da
letto , passando per questo Joyce e pensando a un futuro quarto dublinese, Yeats, Sepe naviga in un mare
familiare. The Dubliners/by James Joyce/15: The Dead - Part I è un racconto trasfigurato di morti piuttosto
inquieti, accesi da un desiderio che li scuote e li fa correre da una parte all'altra delle volte, tra una partitella a
calcio e il tentativo fallito di andar via. «Tarantati» dell'amore e della vita, ma incapaci al tempo stesso di
staccarsi dalle proprie radici. Sepe rilegge con enfasi le miniature umane di Joyce, le trasfigura, le fa sue,
mettendoci un calore mediterraneo che all'autore è probabilmente un po' estraneo. Non importa, è una
frenesia che ha una sua ragione, una sua potenza teatrale. Anzi, chissà perché Sepe fa recitare ai suoi attori
il poco testo selezionato in inglese (tra l'altro non impeccabile). Tanto valeva tradurlo.
Foto: Una scena dal «Sogno» messo in scena a Spoleto da Tim Robbins
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
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Un «Sogno» da figli dei fiori
12/07/2014
Corriere Fiorentino - Firenze
Pag. 11
(diffusione:12000)
Il film di un giovane regista di Pietrasanta senza professionisti. Costo 400 euro
Edoardo Semmola
PIETRASANTA - Mano alla fondina: c'è un nuovo sceriffo a Pietrasanta, ma non è venuto a ripulire la città dai
cattivi. È lui, il cattivo. Parola di Luca Telese, giornalista televisivo nella vita, giornalista con pennino e
calamaio nel film western «Welcome To Elderstorm» girato appunto a Pietrasanta dal neppure 21enne Diego
Bonuccelli. Il conduttore di Matrix lo ha raccontato ieri l'altro in trasmissione: si è divertito a fare l'attore per
gioco e ha preso parte alla particolarissima (e «poverissima») epopea di questo film realizzato in condizioni di
fortuna con un budget complessivo di 400 euro. Un western, crudo e violento, dove Telese però fa parte dei
«buoni». Per il quale alcune zone disabitate di Pietrasanta e Seravezza sono state «trasformate» in un
campo di prigionia per lavori forzati, facendo finta di essere nell'America di inizio secolo. Siamo infatti a
Elderstorm, come da titolo, cittadina immaginaria nel sud degli Stati Uniti. In una colonia penale per la
precisione. È l'anno 1913. Due detenuti in fuga vengono ripresi dal perfido corrotto e spietato sceriffo e
costretti a diventare, loro malgrado, dei bounty killer al soldo della legge. Il regista, sceneggiatore, autore del
soggetto, ma anche della fotografia, del montaggio, curatore dell'audio e autore di 9 dei 16 brani musicali
della colonna sonora Diego Bonucelli - insomma, in mancanza di soldi, ha fatto davvero tutto lui, senza una
troupe che lo assistesse - è uno studente di Discipline dello spettacolo e della comunicazione a Pisa. «Dopo il
liceo mi sono messo a fare corti e mediometraggi con gli amici e la famiglia. Ne ho fatto anche uno di taglio
western, di 40 minuti. E adesso volevo provare il salto di qualità e buttarmi su un vero film: ho girato un'altra
storia da vecchio West di 83 minuti. Un vero film». Tutto realizzato tra Seravezza e Pietrasanta, in qualunque
location dove «non si dovesse pagare». Gli esterni nei boschi e in una cava dismessa. E gli interni in centro a
due passi dal Teatro Comunale dove «sono ancora in piedi delle vecchie carceri usate come vere prigioni nel
film, che tanto è quasi tutto di ambientazione carceraria». Si è arrangiato davvero con poco, il giovane Diego.
«Con i costumi trovati in giro e oggetti di scena prestati dagli amici» Attori e comparse sono disoccupati e
cassintegrati della città, 125 in tutto, non professionisti e alla prima esperienza. Sono le guardie e i carcerati
condannati ai lavori forzati «trattati come schiavi dallo sceriffo padrone della cittadina che terrorizza tutti»
prosegue nella trama. «I due protagonisti, un immigrato italiano e un tedesco, sono prigionieri politici. A un
certo punto evadono, in modo rocambolesco, ma vengono ripresi e il sindaco decide di usarli come killer di
altri tre criminali fuggiti precedentemente... in cambio di una promessa di libertà». E Luca Telese, cosa c'entra
in tutto questo? Lo vedremo in versione cowboy armato di tutto punto? No, anche nel film veste i panni del
giornalista. Con il medesimo slancio incalzante. «L'ho incontrato per caso d'estate al Caffè della Versiliana lo
scorso anno, proprio mentre facevamo la festa di chiusura del precedente film. Si è trovato nel posto giusto al
momento giusto. Visto e preso. Si è offerto lui stesso di partecipare: il suo è un piccolo ruolo, quello di un
giornalista che compare in un flash back dove intervista il cattivissimo sindaco incalzandolo a suo modo». Un
po' western, un po' prison movie, ma anche con elementi dello stile gangster, il film si basa su un'idea del
tutto originale ed è stato finito la scorsa primavera. «È una storia d'azione dura e spietata dove anche i
"buoni" costretti alla violenza diventano implacabili e senza pietà». Ha avuto un'anteprima il 20 maggio a
Pietrasanta nello stesso cinema e nella stessa sera in cui Alfonso Cuaron presentò il suo blockbuster premio
Oscar Gravity. Lo hanno visto 730 persone. Ma non è bastato al giovane intraprendente regista per trovare
una distribuzione. Il 18 luglio si replica a Seravezza, alle Scuderie Medicee. E il 1 agosto al cinema Goldoni di
Viareggio.
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
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La Versilia western, con i disoccupati
12/07/2014
Pagina99 - N.50 - 12 Luglio 2014
Pag. 38
scimmioni e Transformers il disumano che cova in noi
Grande schermo In sala i nuovi capitoli del Pianeta delle scimmie e dei robot proteiformi. Due blockbuster
segnati dalla stessa angoscia per i tormenti delVuomo, diviso tra richiamo della foresta e ossessione
tecnologica Il revisionismo darwiniano si salda con l'intelligenza artificiale e stringe d'assedio gli esseri umani
Per Varietyìa pellicola sugli automi è anti-patriottica: a sconfiggere il male non sono gli americani, ma i cinesi
MARIUCCIACIOTTA
• «Permettete che un uomo si rivolga a voi. So che il mio aspetto è grottesco, la mia forma ributtante, il mio
profilo bestiale, infetto il mio odore e ripugnante il colore della mia pelle». Cosa è successo all'essere umano
dal nome mitologico, Ulisse, e perché Cesare, al quale chiede clemenza, è una scimmia? Finito all'ultimo
gradino dell'evoluzione, l'homo sapiens non solo deve fronteggiare «i nobili gorilla, i sapienti orangutan e gli
arguti scimpanzè» del romanzo Le Planète des Singes di Pierre Boulle, ma anche riconfermare la sua
superiorità di fronte a giganteschi robot che in un prossimo futuro si spartiranno con le bestie il dominio del
mondo. Il revisionismo darwiniano si salda con la super-intelligenza artificiale e stringe l'uomo d'assedio. Tra
gli umanoidi pelosi del fìimDawn ofthePlanet oftheApes (in Italia.4pes revolution - II pianeta delle scimmie
uscirà il 30 luglio) e le macchine dalle capacità mimetiche di Transformers :Age ofExtinction (in sala da
mercoledì prossimo). Dietro la natura di film per teenager, i due blockbuster nascondono la stessa angoscia
esistenziale, effetto di quella arrendevolezza della specie denunciata da Boulle nel suo racconto. Entrambi i
kolossal rimettono in circolazione una forte controparte immaginifica non più esterna all'io. Il nemico è il
disumano che cova dentro la specie. La saga di bestie e automi, l'uomo diviso a metà tra "richiamo della
foresta" e ossessione tecnologica, rimpiazza in questa stagione cinematografica i super-eroi Marvel, anche
se Batman, Superman e Uomini ragno festeggeranno fra qualche giorno l'immortalità al meeting annuale di
Comicon, il megafestival di San Diego dedicato a fumetti, videogiochi e cinema fantasy. Il successo strepitoso
del quarto capitolo dei pupazzi metallici nati nel 1984, prodotti dall'americana Hasbro, si spiega forse così,
visto che Michael Bay più che un regista è un tecnico degli effetti speciali (sua la società Digital Domain) e
tratta il cinema alla maniera dei Dinobot, la nuova genia di robot-dinosauri devastatori. Snobbato da critici e
cinefili, Bay ha diretto film fracassoni come Armageddon e Pearl Harbor e incassato miliardi di dollari.
Transformers 4 è primo in classica in queste settimane, e segue il record degli altri, tutti targati Paramount, e
"battezzati" da Steven Spielberg (produttore esecutivo), innamorato dei robot epilettici. Niente di più lontano
dalla poetica del regista di-E. T, il film risolve i problemi dei pixel sparati a velocità insostenibile per l'occhio (e
pure in 3D e in Imax) dei capitoli precedenti e rinnova le grandi ammucchiate di ferraglia, come nella
sequenza clou del n.3, la distruzione di Chicago, ma da forfait su script e protagonisti (a parte Mark Wahlberg
e il magnifico Stanley Tucci), una coppia di ventenni alla Li! Abner che giustificherebbero l'estinzione
dell'umanità. Mentre Optimus Prime, leader degli Autobots, camion, j aguar e pick up tramutati all'istante in
guerrieri buoni dai muscoli (letteralmente) d'acciaio, dimostra più sensibilità dei suoi "creatori", e disegna un
mondo dove le macchine rifondano la civiltà. Lo stesso obiettivo degli scimmioni capitanati da Cesare, il Che
Guevara dei primati, cavie torturate in laboratorio, schiavi ribelli. Ma un campanello d'allarme suona sulle
pagine di Variety, che ha dedicato a Transformers: Age of Extinction un articolo dove il film è definito antipatriottico, colluso con il vero nemico, la Cina, intenzionata a impossessarsi della "Dream Factory" e a
soppiantare i valori americani. Girato per metà a Hong Kong e co-finanziato dallaChinaMovieChannel,latv di
Stato, il kolossal segna il (quasi) sorpasso del mercato cinese su quello hollywoodiano e concede a Pechino
un trattamento di favore: a una Cia corrotta, "sciocca e piagnucolosa" rispondono i rossi che sgomineranno i
Transformers. Variety da dei venduti a Bay e Spielberg: «Che fine ha fatto il regista di Lincoln e di Salvate il
soldato Ryariì... è nauseante vederlo arrendevole di fonte al Pcc mentre i negozianti e i camerieri di Hong
Kong marciano perlalibertà». Il virus contagia dentro e fuori lo schermo, e la Terra è destinata a soccombere.
«Voi uomini l'avete distrutta! Maledetti, maledetti per l'eternità, tutti ! » urla Charlton Heston, protagonista di II
pianeta delle scimmie, anno '68, anzi 3978, suicidio dell'umanità, distrutta dalle radiazioni atomiche. Nessuno,
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 12/07/2014 - 14/07/2014
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CINEMA
12/07/2014
Pagina99 - N.50 - 12 Luglio 2014
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però, ricorda né il libro né il film di Franklin Shaffher e allora ecco il reboot, Rise ofthePlanet ofApes (2011) e
adesso il suo sequel, Dawn ofthePlanet oftheApes di Matt Reeves che perde oltre al regista Rupert Wyatt
anche James Franco (contrari ai tempi ristretti di lavorazione) ma conserva l'ispirazione originale del romanzo
scritto da Boulle, partigiano della Francia anti-Vichy e prigioniero di guerra, dopo II Ponte sul fiume Kwai,
pensando alla malattia contagiosa della subalternità, ai pavidi e agli opportunisti, compiici di un potere
autoritario che li degrada. Ulisse Mérou, l'io narrante del romanzo, si ritrova in quest'ultimo rifacimento
lontano dal pianeta Soror, satellite della stella Betelgeuse, icona di letteratura e cinema di fantascienza, da
Lovecraft a Tolkien fino a Tim Burton (anche lui autore di un "pianeta delle scimmie"). Lo scontro
uomini/animali si svolge in un "prima", quando ancora l'infezione non si è propagata sulla Terra, e i nostri eroi
tentano ancora di ricacciare sugli alberi il loro sé bestiale. Ma il controllo dell'animale che è in noi si coniuga
con il terrore di perdere il comando tecnologico, di non essere più. Il corpo consegnato alle scimmie, la mente
agli automi. Il cinema torna a Méliès dove i fantasmi ballano, effetti di luce, creature disincarnate.
Allorabastavaun salto di fotogramma, adesso la e-motion capture, gli elettrodi applicati all'attore, compie la
magia e, puff, al posto dell'umano svanito compare il mostro.
Foto: CULT
Foto: Una scena del film Apesrevolution II pianeta delle scimmie, in uscita in Italia il 30 luglio
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