Atta”POLITECNICO DI MILANO Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica “G. Natta” ANALISI DEL CICLO DI VITA (LCA) DEGLI INTONACI BIOEDILI TERRABASE E TERRAVISTA PRODOTTI DALLA FORNACE BRIONI (MN) A cura di: Ing. Sara Resi - Ing. Andrea Zannetti - Prof. Giovanni Dotelli Dicembre 2010 Indice Indice ..........................................................................................................................................3 1 INTRODUZIONE ........................................................................................................................5 2 DESCRIZIONE DEI PRODOTTI OGGETTO DI ANALISI ..................................................................7 3 METODOLOGIA ........................................................................................................................9 3.1 L’ANALISI DEL CICLO DI VITA (LIFE CYCLE ASSESSMENT)................................................................ 9 3.2 DEFINIZIONE DEGLI SCOPI E DEGLI OBIETTIVI ............................................................................ 11 3.3 ANALISI DI INVENTARIO ....................................................................................................... 12 3.4 ANALISI DEGLI IMPATTI ........................................................................................................ 14 3.4.1 Scelta delle categorie di impatto .............................................................................. 15 4 LCA DI TERRABASE E TERRAVISTA .......................................................................................... 17 4.1 OBIETTIVO, UNITÀ FUNZIONALE E CONFINI............................................................................... 17 4.1.1 Obiettivo dell’analisi ................................................................................................. 17 4.1.2 Unità funzionale, flussi di riferimento e confini del sistema ..................................... 17 4.1.3 Requisiti di qualità dei dati ....................................................................................... 19 4.2 FASE DI INVENTARIO (LCI) ................................................................................................... 20 4.2.1 La costruzione dell’inventario................................................................................... 20 4.2.2 I consumi di energia elettrica e carburante .............................................................. 21 4.2.3 I trasporti .................................................................................................................. 22 4.2.4 Gli imballaggi ........................................................................................................... 23 4.2.5 Il sistema di produzione del TerraBase ..................................................................... 25 4.2.6 Il sistema di produzione dei TerraVista ocra e giallo ................................................ 35 5 RISULTATI ............................................................................................................................... 41 5.1 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI CON IPCC GWP ........................................................................ 42 5.1.1 TerraBase (senza trasporti) ...................................................................................... 43 5.1.2 TerraVista (senza trasporti) ...................................................................................... 45 5.1.3 Risultati della LCA integrale ..................................................................................... 48 5.2 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI CON ECO-INDICATOR 99 .............................................................. 49 5.2.1 TerraBase (senza trasporti) ...................................................................................... 50 5.2.2 TerraVista (senza trasporti) ...................................................................................... 53 5.2.3 Punteggi finali .......................................................................................................... 56 5.2.4 Risultati della LCA integrale ..................................................................................... 57 5.3 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI CON ECOLOGICAL FOOTPRINT ....................................................... 60 5.3.1 Risultati della LCA integrale ..................................................................................... 62 3 6 CONSIDERAZIONI FINALI ........................................................................................................ 63 APPENDICE ............................................................................................................................... 65 4 1 INTRODUZIONE La scelta dei materiali da costruzione è un passo fondamentale nella progettazione di un edificio e andrebbe giustificata dal punto di vista ambientale al pari degli altri aspetti tecnico ed economico solitamente tenuti in considerazione in fase progettuale, poiché non è detto che un materiale con ottime caratteristiche termoisolanti e/o conveniente dal punto di vista economico, sia allo stesso tempo sostenibile dal punto di vista ecologico. Proporsi di studiare un materiale costruttivo di origine naturale è stato il logico compimento di un passo in tale direzione. Il presente documento è redatto con lo scopo di illustrare approfonditamente i risultati derivanti dalla LCA eseguita dagli Ingg. Andrea Zannetti e Sara Resi nell’ambito di un elaborato di Laurea Specialistica in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio presso il Politecnico di Milano, in stretta collaborazione con il relatore del lavoro di tesi, il Prof. Giovanni Dotelli (Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica del Politecnico di Milano) e i correlatori: il Prof. Paco Melià (Dipartimento di Elettronica e Informazione Politecnico di Milano), il Prof. Gianluca Ruggieri (Dipartimento Ambiente-Salute-Sicurezza dell’Università degli Studi dell'Insubria) e l’Arch. Sergio Sabbadini. 5 2 DESCRIZIONE DEI PRODOTTI OGGETTO DI ANALISI L’intonaco è uno strato di malta indurita preposto a proteggere e decorare le superfici edili. Più recentemente ha assunto anche ulteriori funzioni connesse con l’isolamento termico ed acustico, la protezione dal fuoco, la deumidificazione, ecc. A livello di composizione, la malta è un conglomerato costituito da una miscela di legante (cemento, calce, gesso o terra), inerte fine (sabbia) ed eventualmente sostanze additive aggiunte con lo scopo di modificare le caratteristiche dell'intonaco. E’ assai comune, in alcuni casi, l’aggiunta di materiali coibenti, sia naturali che artificiali, per esaltare la funzione isolante dell’intonaco; in altri casi possono essere opportune per accelerare l’indurimento della malta o incrementarne l’azione legante. L’intonaco dunque ha funzione estetica e di protezione: in particolare, quando applicato alle murature esterne, ha lo scopo di proteggere dagli agenti atmosferici, mentre applicato agli interni ha finalità estetiche e d’uso. Gli ulteriori utilizzi possono essere legati ad esigenze specifiche, quali l’isolamento acustico o dal fuoco. Nella composizione degli intonaci analizzati i leganti tradizionali (gesso, calce e/o cemento) sono sostituiti da alcune terre naturali (argille, o terre crude) che, oltre ad influire sulle proprietà igrometriche e di traspirabilità della malta, ne determinano la colorazione, consentendo di evitare l’aggiunta di pigmenti di origine sintetica. - Il TerraBase è un intonaco di fondo a base di argilla. E’ un premiscelato secco da impastare in acqua prima della posa in opera ed è indicato per rivestimenti di superfici verticali ed orizzontali in ambienti interni, nell’ambito di interventi di nuova costruzione, di recupero e di ristrutturazione. E’ generato dalla miscelazione di materie prime di varia provenienza quali l’argilla, la sabbia a granulometria variabile e la paglia di riso. Il TerraBase appartiene alla classe dei prodotti naturali ad alta traspirabilità, è un ottimo regolatore di igrometria interna e volano termico 1 e non presenta alcun elemento di rischio per l’operatore che lo posa. 1 In grado di assorbire energia quando essa è troppa per restituirla quando tende a mancare, con l'effetto globale di tendere ad uniformare il suo moto attraverso la parete 7 - Il TerraVista è un intonaco di finitura speciale premiscelato secco, pronto per essere impastato con acqua, costituito anch’esso da materie prime naturali quali l’argilla, la sabbia di granulometria fine e da una percentuale inferiore allo 0,1% in volume di addensante di origine chimica, dalla lavorazione della cellulosa (la cui denominazione verrà omessa per volontà espressa dall’azienda). La vasta gamma di colori in cui è disponibile (bianco, avorio, giallo, ocra, rosso, cioccolato, camoscio, vinaccia, senape, nocciola e sabbia) è consentita dal colore naturale delle differenti argille utilizzate a cui non viene aggiunto nessun tipo di ossido. L’analisi sul TerraVista è stata effettuata sui colori ocra e giallo. Il processo di produzione del TerraBase e dei due TerraVista è costituito essenzialmente da un’operazione di miscelazione delle materie prime che costituiscono la matrice dei tre prodotti. Ciò che differenzia i tre processi di produzione sono dunque le materie prime di partenza (illustrate in Tabella 2.1 e Tabella 2.2) e, di conseguenza, i passaggi necessari per la loro estrazione, lavorazione e predisposizione alla miscelazione finale. Ingredienti TerraBase Provenienza (provincia) Sabbia grossa Argilla naturale (Terra Tabellano) Paglia di riso Mantova Mantova Mantova Sigla S2 T2 P1 Tabella 2.1 – Materie prime che compongono il TerraBase e loro provenienza (le località sono omesse per rispetto della segretezza dell’informazione, richiesta dall’azienda; fonte: Fornace Brioni (2010) Ingredienti TerraVista Provenienza (provincia) Sigla Sabbia (granulometria 0,12÷0,3 mm) Argilla naturale di colore ocra Argilla naturale di colore giallo Additivo Latina Vercelli Germania settentrionale Shanghai - Cina S10 T1 T9 A1 Tabella 2.2 – Materie prime che compongono i TerraVista e loro provenienza; le due argille indicate in tabella sono impiegate per la sola produzione dell’uno o dell’altro TerraVista, che dunque risultano costituiti da sole tre materie prime; fonte: Fornace Brioni (2010) 8 3 METODOLOGIA 3.1 L’analisi del ciclo di vita (Life Cycle Assessment) L’analisi del ciclo di vita (Life Cycle Assessment - LCA) è un procedimento oggettivo di valutazione dei carichi energetici ed ambientali causati da un processo o un’attività, effettuato attraverso l’identificazione dell’energia e dei materiali usati e dei rifiuti rilasciati nell’ambiente. La valutazione include l’intero ciclo di vita del processo o attività, comprendendo l’estrazione e il trattamento delle materie prime, la fabbricazione, il trasporto, la distribuzione, l’uso, il riuso, il riciclo e lo smaltimento finale. La definizione specifica riportata nella norma esprime la LCA come una compilazione e valutazione attraverso tutto il ciclo di vita dei flussi in entrata e in uscita, nonché i potenziali impatti ambientali, di un sistema di prodotto 2 (ISO 14040:2006). L’interesse nella LCA è cresciuto rapidamente durante gli anni ’90, quando sono comparse anche le prime pubblicazioni scientifiche. A quel tempo si guardava alla LCA con grandi aspettative, ma i suoi risultati venivano spesso criticati. Da quel momento in poi c’è stato un forte sviluppo e un’armonizzazione degli strumenti della LCA che hanno portato al completamento di uno standard internazionale, rappresentato dalle norme ISO 14040:2006 e ISO 14044:2006, integrato con linee guida e manuali; tutto ciò ha incrementato la maturità e la robustezza metodologica della LCA. Le due norme UNI EN ISO 14040:2006 e UNI EN ISO 14044:2006 costituiscono l’accorpamento e la revisione tecnica complessiva delle norme sulle LCA antecedenti (UNI EN ISO 14040, UNI EN ISO 14041, UNI EN ISO 14042, UNI EN ISO 14043), e contengono rispettivamente i principi e il quadro di riferimento la prima, i requisiti e le linee guida la seconda. La LCA può esser considerata un’evoluzione dell’analisi energetica classica, con la quale ha in comune l’obiettivo primario del risparmio di risorse energetiche; un obiettivo che nella LCA risulta esteso a tutte le risorse naturali e integrato con quello della diminuzione dell’inquinamento. 2 Insieme dei processi unitari e dei relativi flussi di materia ed energia che costituiscono il ciclo di vita di un prodotto 9 Figura 3.1 - Fasi di una LCA; fonte: ISO 14040:2006 La struttura della LCA proposta dalla norma ISO 14040:2006 e rappresentata in Figura 3.1 è articolata nelle seguenti quattro fasi: 1. Definizione degli scopi e degli obiettivi (Goal and scope definition): è la fase preliminare in cui vengono definiti le finalità dello studio, l’unità funzionale, i confini del sistema studiato, il fabbisogno e l’affidabilità dei dati, le assunzioni e i limiti; 2. Analisi di inventario (Life cycle inventory analysis, LCI): è la fase di raccolta dei dati e di quantificazione dei flussi rilevanti di input ed output del sistema di prodotto; 3. Analisi degli impatti (Life cycle impact assessment, LCIA): è la fase di valutazione della significatività dei potenziali impatti ambientali dovuti ai rilasci nell’ambiente e ai consumi di risorse calcolati nell’inventario; 4. Interpretazione e miglioramento (Life cycle interpretation): è la parte conclusiva di una LCA, ed ha lo scopo di proporre i cambiamenti necessari a ridurre l’impatto ambientale dei processi o attività considerati. L’approccio metodologico di una LCA è per sua natura un approccio di tipo dinamico e iterativo, il cui presupposto fondamentale è quello della disponibilità dei dati e delle informazioni necessarie allo sviluppo dei calcoli. 10 3.2 Definizione degli scopi e degli obiettivi Gli obiettivi e gli scopi dello studio di una LCA devono essere definiti con chiarezza ed essere coerenti con l’applicazione prevista. L’obiettivo di una LCA deve stabilire quali siano l’applicazione prevista, le motivazioni che inducono a realizzare lo studio, il tipo di pubblico a cui è destinato, e se i risultati saranno o meno utilizzati in valutazioni comparative. Le finalità dello studio influenzano l’ampiezza del ciclo di vita, le eventuali alternative da considerare, l’integrazione con aspetti non ambientali, la qualità e l’affidabilità dei dati a disposizione, la scelta dei parametri ambientali con cui riassumere i risultati, l’estensione della fase di valutazione e di miglioramento, il livello di dettaglio a cui arrivare. Di seguito si illustrano i punti principali della prima fase di una LCA: a) Definizione del sistema di prodotto: Nell’ottica LCA un sistema viene definito come un qualsiasi insieme di dispositivi che realizzano una o più precise operazioni industriali aventi una determinata funzione; esso è delimitato da appropriati confini fisici rispetto al sistema ambiente, e con questo ha rapporti di scambio caratterizzati da una serie di input ed output. Per effettuare un inventario di ciclo di vita di un sistema è necessario innanzitutto definire le singole operazioni che lo compongono; ognuna di queste operazioni unitarie riceve i propri input dalle operazioni unitarie a monte, mentre i suoi output andranno ad alimentare quelle seguenti, secondo l’effettivo schema di produzione; b) Unità funzionale e flusso di riferimento: L’unità funzionale costituisce il termine di riferimento a cui associare consumi di risorse e impatti ambientali di un sistema di prodotto. Lo scopo principale è di legare i flussi in entrata e in uscita ad una stessa quantità di prodotto, così da consentire la comparabilità dei risultati di una LCA. La scelta di tale unità è arbitraria e dipende dagli scopi e dagli obiettivi della LCA in questione. Poiché i sistemi studiati contengono molte unità di processo, risulta comodo utilizzare unità di processo diverse a seconda del sottosistema considerato, per poi far convergere i valori utilizzando l’unità funzionale scelta come rappresentativa dell’intero sistema indagato. A fianco dell’unità funzionale, la norma ISO 14040 introduce il concetto di flusso di riferimento, ovvero la quantità di bene o servizio necessario per ottenere l’unità funzionale scelta. Ad esempio, nel caso di un’analisi di confronto sui sistemi di “asciugatura mani” presenti nei luoghi pubblici, l’unità funzionale potrà essere costituita, ad esempio, dal “numero di mani” che possono ritenersi completamente asciugate utilizzando vari sistemi (elettrico, a carta, asciugamano), mentre il flusso di riferimento sarà, nel caso di sistema elettrico, 11 la quantità d’aria calda necessaria per ottenere l’unità funzionale adottata o, nel caso di sistema a carta, la quantità di carta utilizzata; c) Confini del sistema: Definire i confini del sistema significa determinare le unità di processo che devono essere prese in considerazione dallo studio. Una prima delimitazione dei confini va effettuata con criteri geografici, tecnologici e temporali; inoltre, in alcuni casi, è specifica esigenza di chi commissiona l’analisi escludere già a priori lo studio di determinate fasi dell’intero processo produttivo. La cancellazione di fasi del ciclo di vita, processi, input o output è consentita nel caso in cui ciò non modifichi in modo significativo le conclusioni globali dello studio; qualunque tipo di omissione dovrebbe essere dichiarata chiaramente, e dovrebbero essere spiegate le ragioni e le implicazioni di tale scelta. Altrettanto chiaramente dovrebbero essere esplicitati i criteri di cut-off (quali ad esempio massa, energia, significatività ambientale) per l’iniziale inclusione o meno dei vari input ed output; d) Requisiti di qualità dei dati: Tali requisiti (copertura temporale, spaziale e tecnologica, precisione, completezza, rappresentatività, consistenza, riproducibilità, fonti dei dati, incertezza delle informazioni) specificano in termini generali le caratteristiche dei dati necessarie per lo studio LCA. Descrizioni della qualità dei dati sono importanti per verificare l’affidabilità dei risultati dell’analisi. 3.3 Analisi di inventario L’analisi di inventario è la fase più importante nel processo di LCA (Xing et al., 2008). L’obiettivo è quello di fornire tutti i dati oggettivi necessari alla descrizione di ciascun processo del sistema: non sono comprese valutazioni o giudizi circa gli effetti che i diversi input ed output possono provocare. Un inventario di ciclo di vita deve offrire garanzie di affidabilità, e per questo la sua redazione deve essere effettuata seguendo un codice ben definito; codice che viene fornito dalla ISO 14040. L’accertamento dell’affidabilità dei dati raccolti durante l’inventario costituisce un’importante fase preparatoria. I dati da utilizzare nella fase di inventario dovrebbero, per quanto possibile, essere raccolti direttamente sul campo (primary data); nel caso in cui non sia possibile ottenere i dati in maniera diretta o si preferisca utilizzare informazioni rappresentative settoriali, è necessario servirsi di dati derivati (secondary data) da letteratura o da banche dati appositamente predisposte. Dati tipicamente derivati sono, ad esempio, quelli relativi all’industria energetica del Paese in cui si svolge l’analisi, quelli sulle 12 emissioni prodotte da un autocarro impiegato per il trasporto, e così via. Di seguito si illustrano i punti principali dell’analisi di inventario: a) Raccolta dei dati: Per ogni unità di processo compresa nei confini del sistema, i dati possono essere classificati in grandi categorie quali: o input energetici, materie prime, input ausiliari; o prodotti, co-prodotti e rifiuti; o emissioni in aria, scarichi nelle acque e nel suolo; o altri aspetti ambientali. b) Procedure di calcolo per quantificare gli input e gli output rilevanti di un sistema di prodotto, tra le quali: o validazione dei dati raccolti; o collegare i dati alle unità di processo e all’unità funzionale; o affinare i confini del sistema. Il calcolo dei flussi energetici dovrebbe considerare i diversi combustibili e le fonti elettriche usate, l’efficienza di conversione e distribuzione del flusso energetico, così come gli input e gli output associati alla generazione e all’uso dello stesso. c) Allocazione dei flussi e dei rilasci. La maggior parte dei sistemi industriali produce più di un prodotto, oltre ad avere co-prodotti o sottoprodotti. L’operazione di allocazione consiste nell’associare i carichi energetici e ambientali ai vari prodotti dei singoli processi. Lo stesso problema si presenta ad esempio quando un materiale riciclato entra come materia prima in un nuovo sistema produttivo; la norma infatti prevede l’applicazione delle procedure di allocazione anche nei casi di riutilizzo e riciclaggio. La via più comunemente impiegata nell’allocazione prevede l’utilizzo delle caratteristiche fisiche dei prodotti: massa, volume, energia, o exergia; la scelta di tale parametro richiede la conoscenza dettagliata del funzionamento del sistema e dei vari sottosistemi. Quando non sia possibile stabilire una relazione fisica per procedere all’allocazione, input ed output possono essere allocati tra i vari prodotti sulla base di altre relazioni, ad esempio il valore economico; tale scelta ha un grande limite legato alla variabilità del mercato. 13 3.4 Analisi degli impatti L’analisi degli impatti mira a valutare la significatività dei potenziali impatti ambientali che si generano a seguito dei rilasci nell’ambiente e del consumo di risorse associate a un’attività produttiva. Un impatto è una qualsiasi modificazione causata da un dato aspetto ambientale, ossia da qualsiasi elemento che può interagire con l’ambiente. Per procedere alla valutazione degli impatti del ciclo di vita di un prodotto è necessario prima di tutto avere chiari quali siano gli aspetti ambientali che si vogliono considerare nell’analisi. Sono numerosi, infatti, gli aspetti sui quali un processo produttivo può influire e spesso le prestazioni di un processo o servizio possono essere allo stesso tempo innocue (o addirittura positive) in relazione ad alcune categorie d’impatto e molto nocive in relazione ad altre. La quantificazione dell’impatto di un prodotto, insistente su ciascuna categoria scelta, avviene tramite l’utilizzo di un indicatore, vale a dire un parametro od un valore derivato da parametri capace di fornire un'informazione sintetica relativa ad uno specifico fenomeno. Le procedure di scelta, misurazione e valutazione (aggregazione in indici) degli indicatori sono soggette a una forte variabilità a seconda della regione, dell’utente decisore, delle condizioni ambientali, etc., soprattutto quando la scala della categoria di impatto non sia globale, ma regionale o locale. La SETAC (Society of Environmental Toxicology And Chemistry) individua, all’interno del rapporto del 1999 “Working Group on LCIA” coordinato da De Haes, in dieci categorie le tipologie di impatto relativo alle attività antropiche più importanti, cioè: - Riscaldamento globale; Assottigliamento dell’ozono stratosferico; Acidificazione; Eutrofizzazione; Smog fotochimico; Uso del territorio; Ecotossicità; Tossicità per l’uomo; Impoverimento di risorse naturali, abiotiche e biotiche. Gli impatti o effetti ambientali si suddividono in base alla scala di azione in effetti globali, regionali o locali (Tabella 3.1). Questo aspetto è dovuto fondamentalmente alle caratteristiche fisiche e chimiche dell'emissione che genera l'effetto, nonché chiaramente alle condizioni ambientali. 14 Categoria di impatto Scala Dati LCI rilevanti Riscaldamento globale Globale Assottigliamento dell’ozono stratosferico Globale Acidificazione Regionale Locale Eutrofizzazione Locale Smog fotochimico Locale Uso del territorio Locale Quantità di superficie occupata Superficie Ecotossicità e tossicità per l’uomo Locale Composti chimici tossici con una concentrazione letale nota sugli organismi naturali e sull’uomo LC50 Converte i dati LCI in equivalenti Impoverimento delle risorse naturali, abiotiche e biotiche Globale Regionale Locale Quantità di risorse utilizzate Potenziale di impoverimento Converte i dati LCI in un rapporto tra quantità di risorsa usata e quantità lasciata Biossido di carbonio (CO2) Ossido nitroso (N2O) Metano (CH4) Clorofluorocarburi (CFC) Idroclorofluorocarburi (HCFC) Metil Bromuro (CH3Br) Clorofluorocarburi (CFC) Idroclorofluorocarburi (HCFC) Halon Metil Bromuro (CH3Br) Ossidi di zolfo (SOx) Ossidi di azoto (NOx) Acido cloridrico (HCl) Acido fluoridrico (HF) Ammoniaca (NH3) Fosfato (PO4) Ossido di azoto (NO) Biossido di azoto (NO2) Nitrati Ammoniaca (NH3) Idrocarburi diversi dal metano (NMHC) Indicatore Breve descrizione Potenziale di Riscaldamento Globale Converte i dati LCI in equivalenti di CO2 Potenziale di distruzione dell’ozono Converte i dati LCI in equivalenti di triclorofluorometano (CFC11) Potenziale di acidificazione Converte i dati LCI in equivalenti di ioni idrogeno (H+) Potenziale di eutrofizzazione Converte i dati LCI in equivalenti di fosfato (PO3) Potenziale di creazione di ossidanti fotochimici Converte i dati LCI in equivalenti di C2H6 Converte i dati LCI in equivalenti di superficie utile all’assorbimento di CO2 Tabella 3.1 – Principali categorie di impatto ambientale e loro caratterizzazione 3.4.1 Scelta delle categorie di impatto Ogni LCA rappresenta un caso a sé per il quale va valutata la giusta combinazione di categorie di impatto, per ciascuna delle quali si ha un indicatore che la caratterizza quantitativamente. Il successivo passaggio ad una aggregazione di indicatori avviene attraverso un ecoindicatore, costruito per fornire una sintesi ulteriore dell'informazione ambientale, di più rapida ed immediata interpretazione, sulla quale basarsi per prendere eventuali decisioni o provvedimenti. Ciò che differenzia le possibili metodologie di valutazione, e dunque i vari ecoindicatori, sono le procedure di scelta, di aggregazione e di ponderazione dei diversi indicatori che determinano l'indice finale. In Simapro sono disponibili molteplici procedure di aggregazione, tra le quali le tre utilizzate nel presente lavoro per l’elaborazione e il confronto dei risultati delle LCA su intonaci ed edificio, ovvero: IPCC 2007 GWP, Eco-indicator99 ed Impronta Ecologica. Il Global Warming Potential (GWP) è la misura di quanto un dato gas serra contribuisce all'effetto serra. Questo indice è basato su una scala relativa che confronta il gas 15 considerato con un’equivalente massa di CO2, il cui GWP è per definizione pari a 1. Ogni valore di GWP è calcolato per uno specifico intervallo di tempo. Eco-indicator 99 valuta le emissioni in aria, acqua e suolo in relazione a tre tipi principali di danno ambientale: la salute umana (Human Health), la qualità dell’ecosistema (Ecosystem Quality) e l’esaurimento delle risorse (Resources). Ogni categoria di danno è a sua volta suddivisa in categorie d’impatto. La categoria di danno Human Health comprende le seguenti categorie di impatto: - Danni causati da sostanze cancerogene; Danni causati da sostanze organiche alle vie respiratorie; Danni causati da sostanze inorganiche alle vie respiratorie; Danni causati dai cambiamenti climatici; Danni causati dalle radiazioni ionizzanti; Danni causati dall’assottigliamento dello strato d’ozono. Per la categoria di danno Ecosystem Quality vengono considerati tre tipi di impatto: l’uso del suolo (land-use), le emissioni tossiche (ecotoxicity) e quelle che modificano l’acidità e i livelli nutritivi (acidification/eutrophication). Infine, per la categoria Resources vengono considerati gli impatti dovuti all’estrazione e allo sfruttamento delle risorse minerali e dei combustibili fossili. L’Impronta Ecologica è definita come la misura di superficie biologicamente produttiva di mare e di terra richiesta per produrre le risorse consumate e per assorbire parte dei rifiuti generati dal consumo di combustibili fossili di una popolazione (Wackernagel & Rees, 1996). 16 4 LCA DI TERRABASE E TERRAVISTA 4.1 Obiettivo, unità funzionale e confini 4.1.1 Obiettivo dell’analisi L’obiettivo della presente LCA è quello di valutare gli impatti ambientali complessivi generati dalla produzione degli intonaci bioedili TerraBase e TerraVista e di confrontarli poi con quelli generati per la produzione di un intonaco di pari caratteristiche generali costituito a partire da leganti tradizionali quali la calce o il cemento. La LCA sul materiale fornisce una misura accurata dell’impatto ambientale rappresentato dalla generazione di una quantità di intonaco espressa in unità di massa. L’analisi approfondita dei contributi interni al processo di produzione, intendendosi con contributi la partecipazione all’impatto ambientale di tutte le fasi di produzione del sistema racchiuso nei confini della LCA, potrà così permettere l'individuazione di possibili azioni concrete di intervento mirate alla mitigazione degli impatti ambientali ad esso associati. 4.1.2 Unità funzionale, flussi di riferimento e confini del sistema Dati gli obiettivi appena esposti ed alla luce di quanto introdotto dalla norma ISO 14040 relativamente ad unità funzionale e flusso di riferimento, l’unità funzionale dell’analisi è costituita da 1 kg di materiale “al cancello”, vale a dire giunto al termine della lavorazione e dell’imballaggio in azienda. La scelta è logica conseguenza della funzione primaria del sistema su cui è stata svolta la LCA, vale a dire la produzione del materiale finale. L’intera LCA è costituita dalla successione di varie unità di processo, che garantiscono l’elasticità necessaria a poter intervenire eventualmente sul valore dell’unità funzionale (ad esempio passare dalla produzione di 1 kg di TerraBase alla produzione di 1 t, o di 1000 sacchi, etc.) intervenendo solo sul processo finale di miscelazione e imballaggio (o di intonacatura, nel caso della LCA “allargata“). Simapro in tal caso realizza automaticamente la ricalibrazione di tutti i flussi a monte secondo le nuove disposizioni dell’utente; questo è possibile perché, in fase di inventario, per ogni unità di processo è scelto un appropriato flusso di riferimento sulla base del quale sono pesati i quantitativi di dati in ingresso ed in uscita all’unità di processo. I processi di produzione delle materie prime hanno tutti come 17 flusso di riferimento 1 kg di materiale lavorato, dato che gli input della successiva fase di miscelazione in Fornace Brioni prevede l’impiego delle materie prime in dosi espresse in massa. Nei confini del sistema sono state considerate le seguenti macrocategorie entranti: - Materie prime necessarie alla produzione degli “ingredienti” dei due intonaci; Fabbisogno di acqua ed energia elettrica necessaria alle macchine di produzione; Consumo di carburante da parte dei macchinari di escavazione e mobilitazione delle argille, sabbie, etc.; Trasporti dei materiali via camion. L’analisi del ciclo di vita dei prodotti TerraBase e TerraVista è stata concepita per valutarne gli impatti ambientali prodotti "dalla culla alla tomba". Tuttavia, data la tipologia di materiale e il committente dell’analisi, non è parsa necessaria né significativa l’elaborazione di uno scenario di utilizzo (fase operativa del prodotto o di permanenza in parete per n anni) e di fine vita. Il processo di miscelazione ed imballaggio in Fornace Brioni non produce emissioni, data la presenza di un abbattitore di polveri nella fabbrica e l’assenza di scarichi liquidi o solidi di entità rilevante. Le emissioni sono solamente relative alle precedenti fasi di lavorazione dei materiali da miscelare, al di fuori della Fornace Brioni, e al loro trasporto alla stessa. In Figura 4.1 sono schematizzati i confini del sistema in cui sono ripartiti gli input e le emissioni principali (rispettivamente caratterizzati dal bordo verde e rosso) dei processi che costituiscono il sistema di prodotti. Natura Materie prime (sabbia, argilla, paglia, etc.) Tecnosfera Energia elettrica Carburante Acqua, gas, combustibili fossili Emissioni da estrazione e produzione materiali Fornace Brioni Materiali costituenti gli intonaci Trasporto degli ingredienti all'azienda Emissioni da trasporto dei materiali Figura 4.1 - Confini di sistema dell'analisi; fonte: Fornace Brioni (2010) 18 Nel caso dell’allargamento della LCA alla intonacatura di una ipotetica parete i consumi ulteriori sarebbero legati all’energia necessaria alla miscelazione con betoniera, alla posa con intonacatrice e al trasporto necessario a portare il materiale dall’azienda al sito di costruzione, tutti input già considerati nello schema di Figura 4.1. 4.1.3 Requisiti di qualità dei dati I dati su cui si costruisce una LCA sono raggruppabili in tre tipologie differenti di dato: - Dati primari: provenienti da rilevamenti diretti; Dati secondari: ricavati da letteratura; Dati terziari: concepiti attraverso stime e valori medi statistici. Lo studio svolto in Fornace Brioni non ha richiesto la rilevazione diretta di dati primari, poiché tutto ciò che era necessario per la LCA era esaurientemente descritto e quantificato nelle schede tecniche e negli studi precedenti forniti dal proprietario. I dati forniti dalla Fornace Brioni sono stati: - - La caratterizzazione degli intonaci e le porzioni in volume dei materiali costituenti gli intonaci 3; Le modalità di trasporto (mezzo, capacità, frequenza, etc.) con le quali questi ultimi arrivano in azienda; I consumi elettrici e i dati di produttività relativi alla miscelatrice/insaccatrice e all’abbattitore delle polveri; Le tipologie e i regimi di lavoro dei macchinari operanti in azienda (muletti, pala gommata, etc.) per la mobilitazione dei materiali e per la sistemazione del prodotto finito; Le tipologie di imballaggi applicate al prodotto finito e le aziende da cui questi provengono; Il Sabbione S2 (i codici dei materiali sono elencati in Tabella 2.1 e Tabella 2.2 di pagina 8) è estratto in cava Medole, in provincia di Mantova, e successivamente lavorato al frantoio Gonzaga, che dista 500 m dalla Fornace Brioni; per questo materiale è stato possibile disporre dei dati di consumo di carburante della scavatrice in cava e delle statistiche di produzione e consumo elettrico del frantoio, derivanti da una precedente LCA. Sono da considerarsi dati secondari tutti quei dati mantenuti dalla banca dati Ecoinvent laddove né la documentazione fornita dalla Fornace Brioni, né le eventuali misurazioni dirette potessero fornire dati esaurienti per la descrizione di alcune specifiche fasi di produzione. E’ il caso delle procedure di produzione dei materiali che la Fornace Brioni 3 Nel presente lavoro non verranno mai forniti esplicitamente, come specificamente richiesto dalla Fornace Brioni 19 compra da altre aziende italiane e, in un caso solamente, dalla Germania. In linea teorica, se si avesse voluto disporre dei dati completi per tutti questi processi, sarebbe stata da condurre per ciascun fornitore una ulteriore LCA che avrebbe comportato il contatto con l’azienda, le visite e il reperimento dei dati come fatto per la Fornace Brioni, ampliando a dismisura la mole di lavoro per la realizzazione della LCA. Il database Ecoinvent ha consentito di superare l’ostacolo fornendo dei processi di produzione standard assimilabili a quelli dei materiali comprati dalla Fornace Brioni e rappresentando a tutti gli effetti una fonte di informazione valida e completa. Gli unici dati terziari inseriti nel lavoro sono stati quelli impiegati per stimare i consumi specifici di macchinari quali pale gommate, muletti elettrici ed intonacatrici, per l’impossibilità di ottenere il dato in altro modo. Tipologia di dato Affidabilità A M B Schede tecniche del prodotto finito (TerraBase e TerraVista) • • Statistiche di consumo Fornace Brioni, cava Medole e frantoio Gonzaga Regimi di lavoro pale gommate, muletti e mulino a martelli • • Consumi medi pale gommate, muletti e mulino a martelli • Trasporti Tabella 4.1 – Gradi di affidabilità dei dati della LCA (A=Alta, M=Media e B=Bassa) 4.2 Fase di inventario (LCI) 4.2.1 La costruzione dell’inventario La fase di inventario ha costituito la parte più dispendiosa, in termini di tempo e di energie, dell’intera LCA. Nei prossimi paragrafi è illustrata la struttura del sistema di produzione di TerraBase e TerraVista nei dettagli. A titolo introduttivo va specificato che la procedura di creazione della LCA ha richiesto la compilazione di ciascuno dei processi che costituiscono la catena di produzione del prodotto. Tali processi informatici non corrispondono sempre a quelli fisici, poiché talvolta questi possono essere accorpati in un’unica unità informatica, mentre in altri casi il passaggio al modello informatico richiede la disaggregazione del processo produttivo in più parti (come risulterà più chiaro dal confronto tra Figura 4.3 e Figura 4.4 di pagina 26). Nella generazione di un processo in Simapro, è opportuno cercare sempre di integrare i dati primari di cui si è in possesso con quelli secondari disponibili nel database Ecoinvent di Simapro: questo vuol dire individuare preliminarmente se sia presente nel database la 20 tipologia di processo (ad esempio processo di estrazione di minerale, oppure di macinazione, o ancora di miscelazione, di trasporto, etc.), analizzarne la descrizione nella scheda “documentation” per valutare se le condizioni al contorno del processo siano compatibili con quelle del proprio progetto 4 e, qualora queste lo risultino, andare a sostituire nella scheda del prodotto Ecoinvent gli eventuali dati di cui si è in possesso. Questo procedimento consente di mantenere nel processo parametri di difficile determinazione, sfruttando l’accuratezza dei dati del database svizzero, come l’ammortamento dei macchinari di lavorazione o di trasporto, la costruzione delle strutture, l’occupazione del suolo, la ricoltivazione del post-utilizzo del sito di produzione, l’onere dei trasporti interni, il consumo di acque di lavaggio, di oli combustibili, di impianti di riscaldamento o illuminazione, etc. 4.2.2 I consumi di energia elettrica e carburante Sviluppare una LCA comporta la ricostruzione dei processi di produzione a partire dal prodotto finito risalendo a monte passando per i processi di produzione di quest’ultimo, per quelli di produzione delle sue materie prime fino ad arrivare ai fabbisogni di beni quali l’energia elettrica o i combustibili fossili per i quali valutare l’impatto ambientale risulterebbe impensabile. Nel database Ecoinvent sono sviluppati i processi che consentono di inserire nella LCA questi beni senza dover sacrificare la bontà e la precisione del lavoro. Le corrispondenze di questi processi con i beni primari di cui ci si è serviti nella LCA sono riordinati in tabella Tabella 4.2. Consumo Processo Simapro UM Energia elettrica Carburante per i macchinari di lavorazione Electricity, medium voltage, at grid/IT U Diesel, burned in building machine/GLO U kWh MJ Tabella 4.2 – Corrispondenze tra i consumi di energia elettrica e di carburante e i processi in Simapro Per ciò che concerne l’energia elettrica, il database Ecoinvent contiene i mix energetici specifici di ogni paese, sia per la scala nazionale che per la produzioni su scala locale. Il mix energetico di ogni paese è combinazione della produzione propria, delle importazioni, e delle perdite di energia lungo la rete di trasmissione. Tutti i mix specifici di ogni paese sono basati sul contesto produttivo del 2004/2005. Per ogni tecnologia sono disponibili quattro differenti dataset, relativi alla sorgente, alla fase di alto, medio e basso voltaggio. Nella redazione dei dati sono stati tenuti in considerazione anche gli oneri realizzativi e gestionali 4 Tipicamente nella scheda “documentation” sono chiarite quali fasi di lavorazione sono incluse nel processo; ad esempio, per un processo di estrazione si precisa se oltre a questo siano considerati eventuali lavaggi del materiale, trasporti interni, raffinamenti. Nei processi di lavorazione dei materiali si possono trovare descrizioni delle densità di questi ultimi, delle caratteristiche fisiche, etc. 21 delle infrastrutture di trasporto, trasformazione e distribuzione dell’energia. Per la redazione di una corretta LCA è consigliabile l’utilizzo dell’adeguato livello di voltaggio a cui fare riferimento, (medio voltaggio per la maggior parte delle industrie, basso voltaggio per le abitazioni, le strutture commerciali ed agricole) e della corretta collocazione geografica; nel presente progetto è stata utilizzata la rete italiana (suffisso “IT”) di medio voltaggio. I “vettori” di energia quali petrolio (benzina, diesel, gpl, etc.), gas naturale o legno, sono compresi nel database Ecoinvent e la loro catena produttiva include il loro trasporto e la loro distribuzione ai consumatori (che possono appartenere al settore industriale, commerciale, agricolo o anche essere utenti privati). Il processo ha come unità il MJ e per la corretta elaborazione dei dati raccolti e le spesso necessarie trasformazioni (la maggior parte dei dati di consumo di carburante dei macchinari si riferiscono a quantità di volume, tipicamente i litri di gasolio consumati nell’unità di tempo, o per ciclo di lavoro) sono stati utilizzati i valori di letteratura 5 di 0,84 kg/l e 40,9 MJ/kg rispettivamente per la densità del diesel da autotrazione e per il suo potere calorifico. 4.2.3 I trasporti Il trasporto di beni e di persone è strettamente necessario a collegare i diversi stadi del ciclo di vita di un prodotto. Nel database Ecoinvent sono inclusi gli inventari relativi al ciclo di vita medio di servizi di trasporto via camion, ferrovie, navi e aerei (basati su fattori medi di carico). Questi processi descrivono il trasporto in tkm. Le condizioni di carico (pieno, vuoto, etc.) dei camion e la distanza percorsa sono dati di grande importanza in un contesto in cui i trasporti influiscono in larga parte sulle prestazioni ambientali di un prodotto, soprattutto quando il prodotto è di origine naturale, come in questo caso. Nella presente LCA sono stati utilizzati un fattore di carico medio e la distanza di sola andata di ogni trasporto, per semplificare la modellizzazione del trasporto che teoricamente avverrebbe su una doppia distanza di andata e ritorno con un viaggio a camion completamente carico e un altro a camion vuoto. Infatti, nella pratica i trasporti sono spesso coordinati in modo tale che un camion non viaggi mai vuoto, per massimizzarne le prestazioni a parità di carburante speso. In tali condizioni l’analisi svolta alle condizioni appena esposte risulta abbondantemente cautelativa. I trasporti con i quali ci si è trovati a trattare sono stati riprodotti nel software Simapro come di seguito illustrato in Tabella 4.3. I valori di capacità dei camion sono, per i primi due automezzi, ricavati dalla raccolta dati effettuata in azienda, mentre per il trasporto di collettame si è adottata una capacità di 5 t/camion come da definizione fornita dalla Circolare n. 103/2009 (DM 153/2009) della Confederazione Generale Italiana dei Trasporti e della Logistica. 5 Le specifiche nazionali del gasolio per l’autotrazione sono armonizzate in Europa Occidentale dalla specifica di riferimento europea EN 590, che è stata recepita in Italia come UNI EN 590, da cui sono tratti i valori indicati 22 Tipologia di trasporto Bilico per il trasporto di materiali sfusi Camion a 4 assi per il trasporto di materiali sfusi o imballati Eurocargo per il trasporto di materiale da collettame (trasporto di merci in colli di vari clienti e destinazioni effettuato con un unico mezzo) Trasporto navale di merci in container Capacità Processo Ecoinvent 40 t Transport, lorry >32t, EURO4/RER U 29 t Transport, lorry 16-32t, EURO4/RER U 5t Transport, lorry 3.5-7.5t, EURO4/RER U - Transport, transoceanic, freight ship/ OCE U Tabella 4.3 – Corrispondenze tra i trasporti reali ed i processi in Simapro Nel dover scegliere tra le categorie di automezzo EURO3, 4 o 5, si è deciso di mantenersi su una linea di valutazione intermedia, ipotizzando gli automezzi di categoria EURO 4. 4.2.4 Gli imballaggi I prodotti della Fornace Brioni escono imballati in tre tipologie di contenitore: - - Big bag (capienza di 1 t di materiale) in polipropilene, il cui peso a vuoto risulta di 2,175 kg. Sono prodotti dalla Franchi Pack di Bibbiano (Reggio Emilia). Figura 4.2a; Sacchi (capienza di 25 kg) costituiti da una pellicola di polietilene a bassa densità (LDPE) da 35 g racchiusa in tre strati di carta kraft (due esterni ed uno interno) del peso complessivo di 105 g. Sono prodotti dal Sacchettificio il Canguro di Correggio (Modena). Figura 4.2b; Bidoni (capienza di 25 kg) in polipropilene, il cui peso a vuoto risulta di 1,002 kg. Sono prodotti dalla Casone Srl di Noceto (Parma). Figura 4.2c; Figura 4.2 – Fotografica di un big bag (a), di un sacco da 25 kg (b) e di un bidone da 25 kg (c) L’imballaggio rappresenta un punto di criticità della LCA, a maggior ragione quando questa sia svolta, come in questo caso, su di un prodotto di origine naturale. Ciò avviene poiché gli imballaggi sono costituiti, nella maggioranza dei casi, da materiali di origine sintetica derivati dal petrolio, la cui produzione richiede stadi di lavorazione nell’industria 23 Sacco (25 kg) Bidone Sacco (20 kg) Flussi di riferimento Big bag chimica che generano un impatto ambientale notevole anche laddove gli spessori degli strati imballanti siano molto ridotti. Non a caso, come verrà meglio illustrato nei risultati, la LCA ha evidenziato le pessime prestazioni ambientali del bidone, al punto da convincere la Fornace Brioni a pianificare il cambio dell’imballaggio, programmato per quando le scorte di bidoni saranno esaurite. L’imballaggio sostitutivo in cui verrà stoccato il TerraVista sarà un sacchetto di 20 kg, proveniente dallo stesso sacchettificio dei sacchi da 25 kg, la cui composizione sarà di una pellicola di LDPE di 74 g e tre strati di carta kraft il cui peso complessivo sarà di 220 g. Sono stati dunque generati quattro processi indipendenti il cui flusso di riferimento è stato per tutti il pezzo unitario prodotto, così da poter richiamare l’imballaggio nei processi successivi della LCA in termini di quantità di “big bag” o di “sacco” necessari ad imballare 1 kg di TerraBase o di TerraVista. In Tabella 4.4 si riportano gli input di ogni processo legato alla produzione di ciascun imballaggio, in cui le sigle PP ed LDPE si riferiscono rispettivamente ai materiali plastici polipropilene ed polietilene a bassa densità (Low Density Poliethylene). Input Processo Simapro Estrusione del polietilene (resa del 97,6%) Extrusion, plastic film/RER U Polietilene Polypropylene, granulate, at plant/RER U Estrusione del LDPE Extrusion, plastic film/RER U LDPE Polyethylene, LDPE, granulate, at plant/RER U Carta Kraft Kraft paper, unbleached, at plant/RER U Stampa a iniezione del polipropilene (resa del 99,4 %) Injection moulding/RER U Polipropilene Polypropylene, granulate, at plant/RER U Estrusione del LDPE (resa del 97,6%) Extrusion, plastic film/RER U LDPE Polyethylene, LDPE, granulate, at plant/RER U Carta Kraft Kraft paper, unbleached, at plant/RER U Calcolo kgPP kg big bag = 2,2285 PP 0,976 big bag kgPP 2,2285 big bag kg 0,035 LDPE sacco = 3,586∙10-2 kgLDPE 0,976 sacco -2 kgLDPE 3,586∙10 sacco kgcarta 0,105 sacco kgPP 1,002 bidone = 1,00804 kgPP 0,994 bidone kgPP 1,00804 bidone kgLDPE 0,074 sacco = 7,514∙10-2 kgLDPE 0,976 sacco -2 kgLDPE 7,514∙10 sacco kgcarta 0,22 sacco 2,175 Tabella 4.4 - Input dei processi relativi ai vari tipi di imballaggio impiegati in Fornace Brioni Per quel che riguarda il trasporto degli imballaggi dai fornitori alla Fornace Brioni, si è deciso di allocarlo più avanti, nel processo finale di generazione ed imballaggio della TerraBase e del TerraVista. Questa scelta è stata presa affinché i processi degli imballaggi 24 permanessero nel database di Simapro a disposizione di chiunque volesse riproporre in un’altra LCA degli imballaggi analoghi a quelli adottati nel presente lavoro 6. 4.2.5 Il sistema di produzione del TerraBase Il sistema di produzione del TerraBase si articola secondo il diagramma di flusso riportato in Figura 4.3, in cui i campi tratteggiati indicano la localizzazione geografica dei passaggi di lavorazione rappresentati da ogni blocco del diagramma. Date le caratteristiche del software, la ricostruzione in Simapro del sistema non coincide in realtà perfettamente con la struttura di Figura 4.3, poiché alcuni processi “reali” sono stati accorpati in un unico processo “informatico”, come visibile nella successiva Figura 4.4 in cui è rappresentato l’algoritmo dei processi, in parte creati ad hoc per il sistema in questione ed in parte assunti dal database Ecoinvent. Ciascuno dei processi costituenti la sequenza di produzione del TerraBase è di seguito esaurientemente illustrato affinché risultino chiare le modalità con le quali è stato inserito nella LCA. 6 Il trasporto è relativo ad una situazione molto specifica che è quella della destinazione finale alla Fornace Brioni; è improbabile che un futuro lavoro sarà nuovamente incentrato su una produzione in quel sito. In tal modo l’utente in futuro potrà riproporre questo tipo di imballaggio a prescindere dal trasporto specifico ed inserirlo nel proprio sistema di processi 25 Figura 4.3 - Schema di processo complessivo della produzione del TerraBase; fonte: Fornace Brioni (2010) Sabbione S2, cava Sabbione S2, frantoio Sabbione S2 Terra Tabellano, cava Terra Tabellano T2 Straw, from straw areas, at field/kg/CH Baling/CH U Paglia di riso P1 Loading bales/ CH U TerraBase Polypropylene, granulate, at plant/RER U Big bag Extrusion, plastic film/RER U Polyethylene, LDPE, granulate, at plant/RER U Kraft paper, unbleached, at plant/RER U Sacco da 25 kg Extrusion, plastic film/RER U Figura 4.4 - Struttura dei processi della LCA del TerraBase in Simapro Sabbione S2, cava La cava di ghiaia grossa è situata a 60 km dalla Fornace Brioni. Si tratta di uno scavo in terra sovrastante una falda, la cui superficie ammonta a circa 1000 ha e il cui volume utile complessivo è di 720.000 m3. Uno studio precedente al presente ha consentito di disporre delle seguenti informazioni: - Sul sito è operante uno scavatore che consuma 100 l/d di gasolio; Dati sperimentali dedotti dall’impiego del macchinario suggeriscono il valore operativo di consumo del carburante in relazione al volume di ghiaia scavata di 0,25 l/m3; A partire dal processo Ecoinvent “Sand, at mine/CH U” relativo ad un sito standard per l’estrazione di materiale sabbioso, è stato modificato il valore del consumo relativo alla scavatrice (alla voce “Diesel, burned in building machine/GLO U”) come suggerito dalle informazioni precedentemente elencate e considerati peso medio del carburante e potere calorifico pari a 0,84 kgdiesel/l e 40,9 MJ/kgdiesel: 27 Consumo= 0,25 kg MJ l ∙ 0,84 diesel ∙ 40,9 kgdiesel l J m3 = 4243,38 kgghiaia kgghiaia 2.000 m3 Come premesso a pagina 18, il flusso di riferimento è rappresentato dal kg di ghiaia estratto, che successivamente verrà trasportato al frantoio Gonzaga. Si è deciso di allocare il trasporto più avanti, nel processo “Sabbione S2” (che si trova “a valle” in Figura 4.4), affinché “Sabbione S2, cava” permanga nel database di Simapro a disposizione di chiunque volesse riproporre un sistema di estrazione uguale a quello qui adottato, analogamente a quanto già detto per gli imballaggi. In Figura 4.5 è possibile vedere come il valore vada ad inserirsi in un elenco di input la cui fonte è il database Ecoinvent, in riferimento ad un impianto di estrazione di sabbia standard. La scelta di affidarsi alle determinazioni di Ecoinvent è obbligata, data l’impossibilità di reperire tutti i dati necessari ed elaborarli per ottenere parametri così sofisticati come quelli visibili in Figura 4.5. Come già detto, la principale funzionalità dei dettagliatissimi database di Simapro è proprio quella di ovviare a questo genere di problema. Figura 4.5 - Schermata di setup del processo Sabbione S2, cava; fonte: Simapro 28 Sabbione S2, frantoio Il Frantoio di Gonzaga si colloca a poca distanza dalla Fornace Brioni – a soli 500 metri nella stessa strada Ronchi di Gonzaga. Nel frantoio avviene la frantumazione della ghiaia, in arrivo dalla cava attraverso bilici 7 della capienza di 40 t, e la selezione della sabbia della granulometria richiesta nelle successive fasi. Il processo Ecoinvent “Limestone, crushed, for mill/CH U” ben si presta a modellizzare questo passaggio della lavorazione, trattandosi di un processo di macinazione in mulino del calcare. Tenuto poi conto dei seguenti punti: - - - Flusso di riferimento: 1 kg di sabbia grossa - L’alimentazione della ghiaia al frantoio è operata tramite una pala gommata 8 Komatsu WA470 che carica nel mulino circa 650 m3/d (tenuto conto della densità media di 2 t/m3 della ghiaia depositata nel piazzale dai bilici, equivale ad un carico giornaliero del frantoio di 1300 t che, suddivise per le 8 ore lavorative giornaliere, equivalgono a 162,5 t orarie); Data la capacità della benna (organo per il sollevamento e carico/scarico di materiali sciolti o per lo scavo e spostamenti di terreni) del mezzo di 4 m3, ogni giorno la pala gommata compie circa 160 cicli di carico, vale a dire circa 20 all’ora. A questo regime di lavoro, dati sperimentali forniti dall’azienda produttrice e riscontrati nei pareri di alcuni operatori suggeriscono un consumo medio orario di 23,5 l/h di gasolio; Per quel che riguarda il frantoio, il consumo elettrico annuo ammonta a 500.000 kWh per una produzione di 280.000 t/a; Del prodotto in uscita dal frantoio, solo il 35% costituisce la sabbia S2 di granulometria adeguata e densità 1,4 t/m3 da inviare alla Fornace Brioni. Input Processo Simapro Calcolo Sabbione proveniente dalla cava Sabbione S2, cava Energia elettrica consumata dal mulino �0,35 Electricity, medium voltage, at grid/IT U Gasolio pala gommata Komatsu Diesel, burned in building machine/GLO U kgg -1 � = 2,857 kgg kgs kgs 5 kWh 5∙10 anno = 1,785∙10-3 kWh kgs 8 kgs 2,8∙10 anno kgg kg l MJ 23,5 ∙2,857 ∙0,84 d ∙ 40,9 h kgd kgs l -3 MJ = 1,785∙10 kgg kgs 162.500 h Tabella 4.5 - Input del processo "Sabbione S2, frantoio" modificati rispetto al processo standard Ecoinvent “Limestone, crushed, for mill/CH U” 7 Autotreno formato da una motrice con telaio e motore e da un rimorchio collegato ad essa tramite un perno 8 Macchina per la movimentazione di materiale sciolto 29 L’elaborazione dei dati raccolti ha portato a modificare tre voci degli input da tecnosfera del processo Ecoinvent, così come riportato in Tabella 4.5, in cui i pedici delle formule indicano: g=ghiaia, s=sabbia fine, d=diesel. Sabbione S2 Flusso di riferimento: 1 kg di sabbione S2 Il sabbione così ottenuto è poi trasportato sfuso alla Fornace Brioni con camion a 4 assi (29 t di capienza), steso al sole e rigirato con pala gommata FIATALLIS FR10B. Il prodotto viene infine stoccato in big bags di una tonnellata di capienza che sono poi movimentati e sistemati in magazzino da un muletto elettrico OM PIMESPO E15. La quantificazione di questi processi avviene a partire dalle seguenti considerazioni: - Il contenuto di ciascun camion (29 t) richiede 3,5 ore di lavoro della pala gommata per la stesura in piazzale, le operazioni di rigiro e lo stoccaggio in big bags della sabbia essiccata; - Il consumo della pala gommata FIATALLIS fornito dalla azienda produttrice e calcolato in condizioni medie di carico e di lavoro è di 21 l/h; - Il consumo del muletto elettrico è rilevato nella scheda di prodotto fornita dall’azienda produttrice del veicolo, e quantificato in 5,7 kWh/h (calcolata sulla base di 60 cicli orari). In 1 ora il muletto movimenta e sistema 15 big bags da 1 t ciascuno. Input Processo Simapro Calcolo Sabbione in arrivo dal frantoio Sabbione, frantoio 1 Gasolio pala gommata Diesel, burned in building machine/GLO U Consumo muletto elettrico Electricity, medium voltage, at grid/IT U Trasporto cava-frantoio Transport, lorry >32t, EURO4/RER U Trasporto frantoio-Fornace Brioni Transport, lorry 16-32t, EURO4/RER U kgs kgS2 kg kg l h MJ ∙3,5 ∙0,83 d ∙ 40,9 ∙1 s h camion kgd l kgS2 -2 MJ = 8,604∙10 kgs kgS2 29.000 camion 21 kg kWh ∙1 s h kgS2 -4 kWh = 3,8∙10 kgs kgS2 15.000 h 5,7 kgg kgs kgkm = 170 kgS2 kgS2 kgs kgkm 1 ∙ 0,5 km = 0,5 kgS2 kgS2 2,857 kgs ∙ 59,5 km ∙ 1 Tabella 4.6 - Input del processo "Sabbione S2” Come si può notare in Tabella 4.6, l’imballaggio non è inserito nel processo. Questo perché il big bag, dopo aver contenuto il Sabbione S2 fino all’utilizzo in fase di miscelazione finale, viene riutilizzato per imballare temporaneamente una nuova quantità di sabbia. Il riutilizzo consente di non considerare nella LCA l’imballaggio, poiché il prodotto non è mai inviato a discarica, se non a seguito di numerosi riutilizzi che alterano la funzionalità del big bag, rendendo il costo ambientale di un ciclo di utilizzo dovuto alla produzione del sacco trascurabile. Nel processo sono invece stati allocati i trasporti, come visibile in Tabella 4.6, secondo i criteri già esposti a pagina 22. 30 Terra Tabellano T2, cava Flusso di riferimento: 1 kg di argilla estratta e lavorata La cava di argilla di Golena Torricella risiede nella provincia mantovana e si estende per 70.146 m2. Il processo da database Ecoinvent “Clay, at mine/CH U” è stato opportunamente modificato secondo le caratteristiche della cava Golena Torricella seguendo le linee guida di una precedente LCA relativa alla produzione in Fornace Brioni del mattone in terra, come riportato in Tabella 4.7. Input Processo Simapro Valore Periodo e superficie occupata dalla cava Occupation, mineral extraction site 4,4117∙10 Destinazione d’uso del terreno prima dell’estrazione Transformation, from forest 4,4117∙10 Destinazione d’uso del terreno durante l’estrazione Transformation, to mineral extraction site 4,4117∙10 Destinazione d’uso del terreno dopo l’estrazione Transformation, to forest 4,4117∙10 Consumo dei mezzi meccanici Diesel, burned in building machine/GLO U 0,004 Ricoltivazione dopo la chiusura della cava Recultivation, limestone mine/CH U 4,4117∙10 -3 m -4 -4 -4 MJ kga Tabella 4.7 - Input del processo "Terra Tabellano T2, cava" modificati rispetto al processo standard Ecoinvent “Clay, at mine/CH U” -4 2 ∙anno kga m2 kga m2 kga m2 kga m2 kga Terra Tabellano T2 Tutte le argille che arrivano alla Fornace Brioni vengono stese in piazzale per 5 giorni tramite la pala gommata FIATALLIS. Il contenuto di ciascun camion è poi caricato in un mulino a martelli – TEZESA CS31/1S da 90 kW di potenza – in cui viene ottenuta l’omogeneizzazione della granulometria dell’argilla prima che questa venga stoccata in big bags (analogamente a quanto già detto del Sabbione S2, i big bags sono tutti derivanti da riutilizzo) e sistemata in magazzino da un muletto elettrico. Essendo parte determinante del processo il mulino a martelli, si è partiti dalla compilazione del processo Ecoinvent “Limestone, crushed, for mill/CH U”, modificando o aggiungendo le voci di Tabella 4.8, sapendo che: - Come per la sabbia, ogni camion di argilla da 29 t richiede 3 ore e mezza circa di lavorazione per la stesura; Il contenuto di ogni camion richiede poi 4 ore di macinazione e 4 contemporanee ore di lavoro della pala gommata per caricare il materiale nel mulino e riempire i bigbags; Il consumo del mulino in azione fornito dalla Fornace Brioni è di circa 50 kWh/h. 31 Flusso di riferimento:1 kg di Terra Tabellano Input Processo Simapro Calcolo Argilla proveniente dalla cava Terra Tabellano T2, cava 1 Carburante pala gommata Diesel, burned in building machine/GLO U Consumo mulino a martelli Electricity, medium voltage, at grid/IT U Consumo muletto elettrico Electricity, medium voltage, at grid/IT U Trasporto frantoio-Fornace Brioni Transport, lorry 16-32t, EURO4/RER U kga kgT2 21 50 kg kg l h MJ ∙(3,5+4) ∙0,84 d ∙ 40,9 ∙1 a h camion kgd l kgT2 -2 MJ = 18,437∙10 kga kgT2 29.000 camion kg kWh h ∙4 ∙1 a h camion kgT2 -3 kWh = 6,896∙10 kga kgT2 29.000 camion kg kWh ∙1 a h kgT2 -4 kWh = 3,800∙10 kga kgT2 15.000 h kg kgkm 1 a ∙ 14 km = 14 kgT2 kgT2 5,7 Tabella 4.8 - Input del processo "Terra Tabellano T2 " modificati rispetto al processo standard Ecoinvent “Limestone, crushed, for mill/CH U”, Figura 4.6 - Stesura delle argille in piazzale (a) e mulino a martelli della Fornace Brioni (b) Paglia di riso P1 La paglia di riso (input di processo in Tabella 4.9 proviene dai campi di Villimpenta, situati a 24 km di distanza dalla Fornace. Il processo Ecoinvent “straw, from straw areas, at field/kg/CH” fornisce tutte le informazioni relative alla trinciatura ed alla raccolta della paglia, mentre per quel che riguarda invece la creazione e il carico sul camion delle rotoballe compresse, si utilizzano i processi “Baling/CH U” e “Loading bales/CH U” riferiti ad una rotoballa standard di 1,5 m3di volume e 700 kg di peso. Le rotoballe sono trasportate fino alla Fornace Brioni da un eurocargo. Qui la paglia di riso viene depositata prima del carico in una trinciatrice da 7,5 kW (Peruzzo 132SB/2 - Figura 4.7a) il cui consumo è 32 Flusso di riferimento:1 kg di Paglia di riso P1 riassumibile in 10 kWh circa ogni m3 di paglia triturata (il peso specifico della paglia è di 63,9 kg/m3 - Figura 4.7b). La paglia è macinata in prossimità della zona dove verrà in seguito impiegata per la produzione della TerraBase, non è perciò necessario valutare l’ulteriore trasporto della paglia prodotta, come invece avviene negli altri processi. Input Processo Simapro Calcolo Raccolto Straw, from straw areas, at field/kg/CH 1 Creazione rotoballa Baling/CH U Carico rotoballa Loading bales/CH U �700 kgp kgP1 -1 kgp -3 rotoballa = 1,428∙10 � ∙1 rotoballa kgT2 kgP1 kgp -3 1,428∙10 10 Consumo trinciapaglia Electricity, medium voltage, at grid/IT U Trasporto campo-Fornace Brioni Transport, lorry 3.5-7.5t, EURO4/RER U 1 rotoballa kgP1 kWh kgp ∙1 kgP1 m3p kWh = 0,1564 kgp kgP1 63,9 3 mp kgp kgP2 ∙ 24 km = 24 kgkm kgP2 Tabella 4.9 - Input del processo "Paglia di riso P1" Figura 4.7 – Trinciapaglia per la preparazione della Paglia P1 (a) e Paglia trinciata (centro) e grezza (alto)(b) TerraBase Il processo di preparazione del TerraBase è di per sé molto semplice, trattandosi di una miscelazione a secco degli ingredienti S2, T2 e P1 nelle quantità esatte indicate dalla ricetta della Fornace Brioni. Poiché si vuole garantire all’azienda il segreto professionale riguardo a quest’ultimo aspetto del processo, ci si rifarà alle dosi in kg dei tre ingredienti denominandoli DS2, DT2 e DP1. 33 La miscelazione e l’imballaggio avvengono in un macchinario apposito (Figura 4.8a) in cui tre tramogge di tela sono collegate ad un mulino in cui avviene la miscelazione ed il rilascio del materiale nell’imballaggio adottato, che può essere un sacco da 25 kg o un big bag da 1 t. I dati a disposizione per la creazione del processo finale TerraBase sono: - - - - Il consumo di miscelatore e insaccatrice, congiuntamente all’abbattitore di polveri (Figura 4.8b), è quantificabile in 5 kWh/h; Basandosi sulle vendite dell’anno 2009 della Fornace Brioni, si può ipotizzare una ripartizione della produzione di materiale imballato in sacchi piuttosto che in big bags rispettivamente del 61,1% e 38,9%; Quando l’imballaggio è costituito dai sacchi, la cui lavorazione prevede la cucitura manuale della sommità del sacco pieno, l’insaccatrice produce 20 sacchi all’ora, equivalenti a 0,5 t/h di materiale finito. I sacchi vuoti arrivano alla Fornace Brioni dal Sacchettificio il Canguro di Correggio, distante 23 km dall’azienda; Quando invece l’imballaggio utilizzato sono i big bags, la produzione è più rapida, e in un’ora il macchinario produce 1,5 big bags pieni (1,5 t/h di materiale imballato) e pronti alla vendita; i big bags vuoti arrivano alla Fornace Brioni dalla Franchi Pack di Bibbiano, che dista 68,3 km dall’azienda; Gli imballaggi arrivano alla Fornace Brioni su camion da collettame di capacità di 5 t circa. In questo caso, tra gli input del processo (Tabella 4.10), figurano anche i processi di Simapro degli imballaggi, generati secondo le modalità esposte precedentemente al paragrafo 4.2.4. Questo avviene perché al contrario degli utilizzi dei big bags nelle fasi precedenti per il momentanea immagazzinamento dei materiali come sabbione o argille, non si procede al riutilizzo, dato che le sorti dell’imballaggio dipenderanno dall’acquirente che comprerà il prodotto della Fornace Brioni. E’ in tal caso dunque indispensabile conoscere e inserire nell’analisi il contributo di sacchi, big bags e bidoni poiché questi sono “a perdere” in un’ottica di LCA i cui confini si estendano solo fino al cancello della Fornace Brioni. 34 Flusso di riferimento:1 kg TerraBase Input Processo Simapro Calcolo Sabbia grossa Sabbione S2 DS2 Argilla naturale (Terra Tabellano) Terra Tabellano T2 DT2 Paglia di riso Paglia di riso P1 DP1 Consumo insaccatrice + abbattitore Electricity, medium voltage, at grid/IT U Big bag Big bag Sacco Sacchi 25 kg Trasporto big bag Transport, lorry 3.5-7.5t, EURO4/RER U Trasporto sacchi Transport, lorry 3.5-7.5t, EURO4/RER U kgS2 kgTB kgT2 kgTB kgT2 kgTB 5 kWh h -3 kWh = 5,926∙10 kgTB kgTB kgTB �0,611∙1.500 + 0,389∙500 � h h -1 kgTB -4 big bag 0,611∙ �1.000 � = 6,11∙10 big bag kgTB -1 kgTB -2 sacco � = 1,556∙10 sacco kgTB kg bigbag -4 big bag -2 kgkm 6,11∙10 ∙2,175 ∙ 68,3 km = 9,078∙10 big bag kgTB kgTB kg sacco kgkm -2 -2 1,556∙10 ∙0,14 sacco ∙ 23 km = 5,009∙10 kgTB sacco kgTB 0,389∙ �25 Tabella 4.10 - Input del processo "TerraBase” Figura 4.8 – Miscelatrice e insaccatrice (a) e abbattitore polveri (b) 4.2.6 Il sistema di produzione dei TerraVista ocra e giallo Con analoga procedura si illustrano ora i processi di Simapro (Figura 4.10) che hanno reso possibile la ricostruzione a livello informatico del sistema di produzione riepilogato in Figura 4.9. L’unica differenza che intercorre tra i due tipi di TerraVista è la tipologia di argilla che dona la colorazione, come si vedrà nelle prossime pagine. 35 Figura 4.9 - Schema di processo complessivo della produzione dei TerraVista giallo e ocra; fonte: Fornace Brioni (2010) Sand, at mine/CH U Sabbia essiccata S10 Clay, at mine/ CH U Argilla T1/T9 TerraVista Polypropylene, granulate, at plant/RER U Additivo A1 Bidone Injection moulding/RER U Figura 4.10 - Struttura dei processi della LCA del TerraVista in Simapro Sabbia essiccata S10 Flusso di riferimento: 1 kg di sabbia fine Lo stabilimento di estrazione ed elaborazione della sabbia fine è situato nella provincia di Latina. Il giacimento è costituito da un vasto deposito sabbioso di origine alluvionale del Pleistocene. In questo impianto il prodotto viene lavato, classificato, deferrizzato, flottato, essiccato e vagliato. Il processo “sand, at mine/kg/CH” del database Ecoinvent riassume tutte le fasi di lavorazione interne al processo di produzione della sabbia. La densità della sabbia estratta è mediamente di 1,5 t/m3. Il trasporto della sabbia così ottenuta viene effettuato in big bags su camion da 29 t fino allo stabilimento della Fornace Brioni, che dista dalla cava circa 530 km. Il processo Sabbia essiccata S10 contiene dunque le due sole voci illustrate in Tabella 4.11: Input Processo Ecoinvent Calcolo Sabbia fine Sand, at mine/CH U 1 Trasporto Transport, lorry 16-32t, EURO4/RER U 1 kgs kgS10 kgs kgkm ∙ 531 km = 531 kgS10 kgS10 Tabella 4.11 - Input del processo "Sabbia essiccata S10” Argilla T1 - Argilla T9 Le due argille naturali che donano la colorazione ocra e gialla al TerraVista sono estratte rispettivamente nella provincia di Vercelli e in un sito della Germania occidentale. Per l’estrazione in cava si adotta il processo da database Ecoinvent “Clay, at mine/CH U”. L’estrazione delle due argille è assunta equivalente nelle modalità, nei consumi, nelle 37 Flusso di riferimento:1 kg di Argilla T1/T9 emissioni, etc. Ciò che cambia, e che rende interessante la realizzazione di due LCA differenti per i due tipi di TerraVista, è la distanza delle cave dalla Fornace Brioni, che attribuisce particolare importanza al trasporto della materia prima e agli impatti relativi a questa fase, poiché l’onere triplica passando dalla produzione del TerraVista ocra – con cava di estrazione dell’argilla a 293 km di distanza – alla produzione di TerraVista gialla, per la quale è necessario trasportar l’argilla per 940 km. Dato che il metodo di trattamento delle argille in Fornace Brioni è uguale per tutte, il procedimento di trattamento susseguente all’arrivo in azienda del materiale è il medesimo illustrato a pagina 31 per la Terra Tabellano T2. In Tabella 4.12 sono riportati gli input del processo complessivo di produzione delle due argille. Input Processo Ecoinvent Calcolo Argilla da cava Clay, at mine/CH U 1 Gasolio pala gommata fiatallis (per stesura e successivo carico) Diesel, burned in building machine/GLO U Consumo mulino martello Electricity, medium voltage, at grid/IT U Consumo muletto elettrico Electricity, medium voltage, at grid/IT U Trasporto Argilla T1 Transport, lorry 16-32t, EURO4/RER U Trasporto Argilla T9 Transport, lorry 16-32t, EURO4/RER U kga kgT1/T9 21 50 kg kg l h MJ ∙(3,5+4) ∙0,84 d ∙ 40,9 ∙1 a h camion kgd l kgT2 -2 MJ = 18,437∙10 kga kgT1/T9 29.000 camion kg kWh h ∙4 ∙1 a h camion kgT2 -3 kWh = 6,896∙10 kga kgT1/T9 29.000 camion kg kWh ∙1 a h kgT2 -4 kWh = 3,8∙10 kga kgT1/T9 15.000 h kg kgkm 1 a ∙ 237 km = 237 kgT1 kgT1 5,7 1 kga kgkm ∙ 921 km = 921 kgT9 kgT9 Tabella 4.12 - Input dei processi “Argilla T1” e “Argilla T9” Additivo A1 L'additivo è ottenuto dalla lavorazione chimica della cellulosa, il principale polisaccaride e costituente del legno ed è usato come agente addensante. La Fornace Brioni si rifornisce dell’additivo da un distributore italiano che importa il prodotto chimico direttamente dall’azienda di produzione cinese della provincia di Shanghai (Cina). Il trasporto dalla società di distribuzione allo stabilimento avviene attraverso camion che fanno collettame, trasportando un po’ di tutto per ottimizzare i viaggi. La Fornace Brioni si rifornisce di solito di un big bag da una t per volta. Date le esigue quantità utilizzate nella ricetta del TerraVista (nella ricetta la dose di additivo è di due ordini di grandezza inferiore alle altre due componenti) si è deciso di trascurare i trasporti via terra del materiale su camion, 38 concentrandosi solo sull’ipotesi di un trasporto navale dalla Cina all’Italia per una distanza di 18.000 km. L’unico input ulteriore che è stato aggiunto al processo Ecoinvent “Carboxymethyl cellulose, powder, at plant/RER U” è stato dunque il processo “Transport, transoceanic, freight ship/OCE U” con un valore di 18 tkm per kg di additivo trasportato. TerraVista ocra e TerraVista giallo La preparazione dei TerraVista segue il medesimo procedimento del TerraBase, con miscelazione dei materiali e successivo imballaggio in bidoni da 25 kg (per la discussione del processo relativo alla produzione di un bidone si rimanda a pagina 23). Assunti i dati di consumo della miscelatrice e dell’abbattitore già esposti nel paragrafo del TerraBase (pagina 34), considerata poi una produttività di 40 bidoni all’ora del macchinario (1.000 kg/h) e definite le dosi dei tre ingredienti DS10, DT1/T9 e DA1 per il rispetto della richiesta di discrezionalità delle stesse avanzata dalla Fornace Brioni, gli input complessivi dei processi TerraVista ocra e TerraVista giallo sono riportati in Tabella 4.13. La questione della sostituzione dell’imballaggio per il TerraVista, introdotta a pagina 23 e che sarà più approfonditamente esposta nel capitolo di conclusioni, ha costretto a dividere il processo in due versioni, una con l’imballaggio vecchio, e un’altra con i nuovi sacchi da 20 kg. Si ipotizza che in questo caso la produttività della miscelatrice torni ad essere, come nel caso dello stoccaggio in sacchi da 25 kg, di 20 sacchi all’ora (equivalenti a 400 kg/h di TerraVista insaccato) nonostante la differenza di 5 kg di capienza tra le due tipologie di imballaggio. Questo perché si presume che il fattore maggiormente limitante in termini di rendimento di produzione sia la fase di cucitura a mano del sacco, e non tanto il tempo di riempimento che si risparmia non insaccando i 5 kg di differenza tra i due sacchi. In Tabella 4.13 la linea tratteggiata delimita i tre processi che nel caso dell’imballaggio con sacchi da 20 kg cambiano rispetto ai processi riportati nella parte sovrastante della tabella. 39 Flusso di riferimento:1 kg TerraVista giallo e ocra Input Processo Simapro Calcolo Sabbia (gran. 0,12÷0,3 mm) Sabbia essiccata S10 DS10 Argilla ocra o gialla Argilla T1/Argilla T9 Addensante chimico Additivo A1 Consumo insaccatrice + abbattitore Electricity, medium voltage, at grid/IT U Bidone Bidone Trasporto bidoni Transport, lorry 3.5-7.5t, EURO4/RER U Consumo insaccatrice + abbattitore Electricity, medium voltage, at grid/IT U Sacco sostitutivo Sacchi 20 kg Trasporto del sacco Transport, lorry 3.5-7.5t, EURO4/RER U kgS10 kgTV kg DT1/T9 T1/T9 kgTV DA1 kgA1 kgTV kWh -3 kWh h = 5∙10 kgTB kgTB 1.000 h -1 kgTV bidone �25 � = 0,04 bidone kgTV 5 0,04 kg bidoni kgkm ∙1,002 bidoni ∙ 101 km = 4,048 bidoni kgTV kgTv kWh h = 1,25∙10-2 kWh kgTB kgTB 400 h 5 -1 �20 0,05 kgTV sacco � = 0,05 sacco kgTV kg sacco kgkm ∙0,294 sacco ∙ 23 km = 0,3373 sacco kgTV kgTv Tabella 4.13 - Input dei processi "TerraVista giallo” e “TerraVista ocra”nelle due versioni, in bidone e in sacco da 20 kg 40 5 RISULTATI La LCA dei materiali bioedili prodotti in Fornace Brioni è stata portata a termine per le 5 tipologie di intonaco seguenti: - TerraBase color sabbia: intonaco di sottofondo naturale; TerraVista: intonaco di finitura naturale in quattro versioni: o Giallo in sacchi da 20 kg; o Giallo in bidoni di PP 9 da 25 kg; o Ocra in sacchi da 20 kg; o Ocra in bidoni di PP da 25 kg. Gli impatti dei processi di produzione sono stati determinati per mezzo dei tre ecoindicatori IPCC GWP, Eco-indicator 99 ed Ecological Footprint, che hanno determinato tre set di risultati distinti, rispettivamente riportati nei paragrafi 5.1, 5.2 e 5.3. Le loro analogie, così come le loro discordanze, saranno illustrate parallelamente all’esposizione dei risultati. In virtù di una miglior comprensibilità degli impatti ottenuti, è stato scelto di confrontare gli impatti provocati dai suddetti materiali di Fornace Brioni con due quelli generati dalla produzione di due intonaci tradizionali, uno di sottofondo (da confrontare con il TerraBase) ed uno di finitura (da confrontare con il TerraVista) prelevati dal database Ecoinvent di Simapro: - Intonaco di sottofondo tradizionale di calce e cemento, composto dalla seguente miscela: Inerte sabbioso (77,2%), legante cementizio (20,5%), legante di calce idraulica (2,3%) ed additivi chimici (0,02%); - Intonaco di finitura tradizionale di calce idraulica, composto dalla miscela: inerte sabbioso (72,96%), legante di calce idraulica (27,02%) ed additivi chimici (0,02%). 9 Polipropilene 41 Va specificato come il paragone tra i prodotti di Brioni e gli intonaci tradizionali sia soggetto ad una forte limitazione: i processi di produzione degli intonaci nel database Ecoinvent non tengono in considerazione gli spostamenti necessari al trasporto delle materie prime dai siti di estrazione e lavorazione agli impianti di miscelazione e produzione finale dell’intonaco (riportano solo gli spostamenti interni ai siti di produzione per il trasporto del materiale da una fase all’altra della lavorazione), presupponendo quindi che la filiera di processi che porta alla generazione dell’intonaco avvenga tutta nel medesimo sito. Come invece si potrà osservare nei risultati della LCA di TerraBase e TerraVista, il trasporto riveste un ruolo fondamentale nelle prestazioni ambientali del prodotto, soprattutto quando questi sia un prodotto bioedile (poiché i restanti processi assicurano impatti ambientali contenuti). Si demandano dunque ad ulteriori analisi ed approfondimenti gli scenari di paragone tra i prodotti di Fornace Brioni e i tradizionali da database Ecoinvent che includano anche i trasporti, poiché sarebbe necessario studiare la distribuzione geografica di cementifici e produzioni di calce idrata (molto probabilmente più presenti sul territorio di quanto non siano i fornitori dell’argilla colorata di cui si rifornisce l’azienda mantovana) per poter decretare da quali distanze e con che tipo di trasporto cemento e calce potrebbero giungere al sito di produzione. In quest’ottica ci si è limitati dunque ad effettuare un paragone (che in ogni caso è stato giudicato imprescindibile, al fine di garantire una soddisfacente leggibilità dei risultati) dei prodotti tradizionali e bioedili a prescindere dai trasporti dei materiali, per poi fornire i risultati integrali della LCA dei soli prodotti studiati. I risultati che verranno di seguito esposti e commentati saranno sempre da riferirsi alla produzione di 1 kg di intonaco, sia che si tratti di prodotto della Fornace Brioni, che di un intonaco tradizionale utilizzato come metro di paragone. 5.1 Valutazione degli impatti con IPCC GWP La valutazione dell’impatto svolta con l’ecoindicatore IPCC GWP, ha portato a risultati che hanno tendenzialmente rispecchiato quanto ci si aspettava di ottenere dai risultati finali della LCA, anche se non sono mancate sorprese per quel che riguarda il TerraVista imballato in bidoni, come più avanti verrà esplicitato. Tutte le considerazioni sui risultati esposti in questo paragrafo sono frutto di una valutazione coerente con quelle che sono le finalità dell’ecoindicatore IPCC GWP, vale a dire la valutazione degli impatti finali di un processo produttivo dal punto di vista del rilascio dei gas climalteranti che concorrono al surriscaldamento globale ed a tutti gli effetti negativi ad esso correlati sugli ecosistemi e sul pianeta. 42 5.1.1 TerraBase (senza trasporti) La determinazione dell’impatto dovuto alla produzione in Fornace Brioni di 1 kg di TerraBase, imballato e pronto per la vendita, al netto dei trasporti necessari a trasportare le materie prime all’azienda per le premesse specificate al paragrafo precedente, ha portato ad ottenere 3 risultati differenti, a seconda dell’orizzonte temporale su cui l’indice è stato calcolato. Si ricorda quanto già spiegato allora, cioè che nel passare dalla scelta di orizzonti temporali minori a maggiori si decrementa l’emissione di CO2 equivalente 10, come è possibile notare dal grafico di Figura 5.1. Emissioni complessive di CO2/kgprodotto 250 221,97 212,26 208,51 g di CO2 200 150 100 50 22,29 19,70 18,51 0 TerraBase t=20 anni Intonaco di sottofondo tradizionale in calce e cemento t=100 anni t=500 anni Figura 5.1 – Confronto tra le emissioni di CO2 legate alla produzione di 1 kg di TerraBase e di intonaco tradizionale in calce e cemento presente nel database Ecoinvent. Lo stesso grafico introduce i primi due importanti risultati della LCA, vale a dire il quantitativo di CO2 emesso per la produzione di 1 kg di TerraBase e il confronto di questi valori (22,29 gCO2/kg, 19,70 gCO2/kg e 18,51 gCO2/kg) con quelli di cui è responsabile la sequenza di processi necessaria alla produzione di 1 kg di intonaco tradizionale da database Ecoinvent (221,97 g gCO2/kg, 212,26 gCO2/kg e 208,51 gCO2/kg). Dal confronto emerge che le emissioni dovute alla produzione del TerraBase risultano inferiori di un ordine di grandezza rispetto alle corrispondenti emissioni dovute all’intonaco tradizionale in calce e cemento. La marcata differenza è da imputarsi ai processi di produzione degli ingredienti di cui i due intonaci sono composti, più che ai procedimenti con cui questi sono poi miscelati: il TerraBase è infatti costituito da materiali di origine completamente naturale che prima di 10 La CO2 è il gas di riferimento per il calcolo del GWP, come spiegato al paragrafo 8.2.2. D’ora in poi, quando si parlerà di CO2, si intenderà sempre CO2 equivalente, anche se non verrà più specificato davanti alla sigla 43 arrivare in Fornace Brioni sono sottoposti a poche lavorazioni di tipo esclusivamente fisico, il che favorisce la sostenibilità dell’intera catena di produzione. L’inerte sabbioso è estratto, lavato e macinato; il legante argilloso è estratto e trasportato tal quale all’azienda mantovana; l’additivo è composto dalla paglia di riso, per la quale sono necessarie mietitura, compressione in rotoballe e trinciatura. Il grafico successivo (Figura 5.2) riporta la ripartizione delle emissioni (valutata mediante IPCC GWP con orizzonte temporale di 100 anni, metodo più diffuso in campo scientifico) tra gli input del processo di produzione del TB. Tra questi, la paglia di riso non figura poiché la sua produzione, secondo i criteri del GWP, non genera impatti negativi ma anzi, come molti prodotti di origine agricola, aiuta nel sequestro di una parte di CO2, con benefici che si manifestano in un contributo negativo alle emissioni totali del -6,9% (non rappresentabile nel grafico a torta), del quale i 19,70 gCO2 del grafico di Figura 5.1 già tengono conto. Un discorso analogo è da farsi per il sacco da 25 kg che, essendo costituito da uno strato di LDPE e da tre strati di carta Kraft riciclata, ha un contributo negativo, seppur molto piccolo (-0,6%), da imputarsi al parziale riciclo che Simapro considera nella produzione della carta e al fatto che per produrre carta sia necessaria la disponibilità di piante, che determinano un contributo di assorbimento della CO2. 12,2% 12,9% 60,1% 14,7% Inerte - Sabbia Legante - Argilla Consumo energia elettrica Imballaggio - Bigbag Figura 5.2 – Ripartizione delle emissioni di CO2 (calcolate mediante IPCC GWP 100a) negli input di processo, per la produzione del TerraBase. Da una prima analisi della successiva Figura 5.3, si intuisce immediatamente quale sia la discriminante che rende molto meno sostenibile l’intonaco tradizionale scelto, rispetto al TB: la produzione del cemento causa più dell’80% delle emissioni provocate dall’intonaco. 44 81,9% 7,8% -0,2% 1,6% 0,2% 8,4% Inerte - sabbia Legante - cemento Legante - calce idrata Additivi chimici organici Consumo en. elettrica Imballaggio - sacco Figura 5.3 – Ripartizione delle emissioni di CO2 (calcolate mediante IPCC GWP 100a) negli input di processo, per la produzione del’intonaco di sottofondo tradizionale in calce e cemento 5.1.2 TerraVista (senza trasporti) Le emissioni dovute alla produzione del TerraVista sgravate del contributo all’emissione dei trasporti dei materiali sono molto simili a quelle del TerraBase appena illustrate, trattandosi sempre della produzione di un intonaco, seppur con additivi diversi (la paglia di riso del TB è sostituita con un addensante chimico). Anche in questo caso dunque è garantita la miglior prestazione ambientale del prodotto in terra rispetto all’intonaco di finitura tradizionale in calce idrata (Figura 5.4). Emissioni complessive di CO2/kgprodotto 300 245,18 232,10 g di CO2 250 230,68 176,03 146,86135,64 200 150 100 50 19,98 14,92 12,84 0 TerraVista in sacco t=20 anni TerraVista in bidone t=100 anni Intonaco di finitura tradizionale in calce idraulica t=500 anni Figura 5.4 – Confronto tra le emissioni di CO2 (calcolate mediante IPCC GWP 100a) legate alla produzione di 1 kg di TerraVista in sacco, TerraVista in bidone e di intonaco tradizionale in calce idraulica per finiture 45 Dai risultati è inoltre emerso che l’imballaggio è un nodo cruciale su cui si giocano le prestazioni ambientali dell’intero prodotto: lo studio ha infatti rintracciato nel vecchio bidone in polipropilene un elemento molto penalizzante dal punto di vista della sostenibilità del prodotto. La Fornace Brioni ha quindi previsto la sostituzione dell’imballaggio con un sacco simile a quello utilizzato per l’imballaggio del TerraBase, ma da 20 kg invece che da 25 kg. Si noti infatti in Figura 5.4 quanto la prestazione ambientale di TerraVista giallo ed ocra peggiorasse laddove la scelta dell’imballaggio ricadesse sui vecchi bidoni in polipropilene da 25 kg di capienza. La successiva Figura 5.5 denota, nella prospettiva di un TerraVista imballato in sacchi, una ripartizione (valutata con IPCC GWP 100a) piuttosto equilibrata tra le varie componenti del TV. Anche in questo caso l’imballaggio in carta non figura poiché il suo impatto ambientale è negativo (-5,7%). In tal caso poi, trattandosi di un sacco di grammatura circa doppia rispetto a quella del sacco da 25 kg ed essendo diminuita la capienza del sacco (da 25 a 20 kg), la quantità di carta kraft utilizzata per unità di prodotto è maggiore, con una conseguente maggiore influenza sulle prestazioni ambientali della quantità di carta (infatti il contributo è passato dallo 0,6% del TB – vedere pagina 44 - al 5,7% del TV). Ciò è dovuto ai benefici, in termini di emissioni di gas serra, dovuti al parziale riciclo del materiale ed allo stesso tempo al fatto di disporre di maggiori superfici adibite a foresta (con un miglioramento del tasso di sequestro della CO2). Come verrà mostrato in seguito quando si parlerà di Eco-indicator 99, è possibile invece che l’utilizzo di carta si presenti come un impatto positivo (e dunque dannoso), come capiterà per la categoria di impatto “Uso del suolo”. 11,5% 18,4% 40,2% 29,9% Inerte - Sabbia Legante - Argilla colorata Additivo Consumo energia elettrica Figura 5.5 – Ripartizione delle emissioni di CO2 (calcolate mediante IPCC GWP 100a) negli input di processo, per la produzione del TerraBase. 46 Durante la produzione di TerraVista imballato in bidoni la Fornace Brioni vanificava inconsapevolmente la virtuosità ambientale del proprio prodotto, poiché quasi il 90% delle emissioni erano causate dalla produzione del bidone di polipropilene, com’è illustrato dalla successiva Figura 5.6. 1,2% 4,3% 3,2% 89,3% Inerte - Sabbia Additivo Imballaggio - Bidone 25 kg 2,0% Legante - Argilla colorata Consumo energia elettrica Figura 5.6 - Ripartizione delle emissioni di CO2 (calcolate mediante IPCC GWP 100a) negli input di processo, per la produzione del TerraVista in sacco Per quel che riguarda invece l’intonaco tradizionale preso come termine di paragone dal database Ecoinvent, anche in questo caso come nel caso dell’intonaco tradizionale di sottofondo il peso del legante (calce idraulica), penalizza notevolmente le prestazioni ambientali dell’intonaco di rifinitura tradizionale, poiché contribuisce per il 90% all’emissione di CO2 nel processo di produzione dell’intonaco tradizionale (Figura 5.7). 1,4% 2,2% 6,2% 0,2% 90,1% Inerte - sabbia Additivi chimici organici Imballaggio - sacco Legante - calce idrata Consumo en. elettrica Figura 5.7 - Ripartizione delle emissioni di CO2 (calcolate mediante IPCC GWP 100a) negli input di processo, per la produzione dell’intonaco tradizionale in calce idrata 47 Per riassumere quanto fino ad ora esposto, guardando il problema da un’ottica attenta alle emissioni di gas climalteranti e alla mitigazione del problema del surriscaldamento globale (posizione su cui l’IPCC ha tarato il proprio ecoindicatore GWP, utilizzato in questo paragrafo), i danni ambientali derivanti dai processi legati alla produzione finale dell’intonaco, vale a dire i consumi di energia elettrica per l’alimentazione dei macchinari di miscelazione ed abbattimento delle polveri e dei muletti che movimentano i materiali all’interno dell’azienda, sono sovrastati da quelli causati dalla produzione delle materie prime. Ne deriva l’importanza della scelta dei materiali di miscela dell’intonaco. L’intonaco naturale è premiato perché sceglie materiali il cui danno nei confronti dell’ambiente, in termini di emissioni di gas serra, è decisamente minore. Quanto appena affermato risente però della incognita costituita dai trasporti poiché, come si vedrà meglio nel prossimo paragrafo, i trasporti dei materiali sono in grado di influenzare notevolmente i risultati della LCA. In quest’ottica, non è possibile affermare con certezza che un intonaco tradizionale sia sempre meno sostenibile, poiché ciò dipende anche dalla distanza dei luoghi dai quali le materie prime provengono. 5.1.3 Risultati della LCA integrale La riproposizione dei risultati della LCA integrale dei prodotti della Fornace Brioni, inclusi i contributi dei trasporti dei materiali dai siti di produzione e lavorazione all’azienda mantovana, ha decisamente risentito di questo contributo, come è possibile vedere in Tabella 5.1, in cui sono riportate le nuove emissioni a fianco di quelle finora esposte e la frazione percentuale che rappresentano le emissioni dei trasporti rispetto a queste ultime. Intonaco TerraBase TerraVista ocra in sacco TerraVista giallo in sacco TerraVista ocra in bidone TerraVista giallo in bidone No trasp. 22,29 EMISSIONI TOTALI IN gCO2 PER 1 kgprodotto t=100 anni t=20 anni Con trasp. % No trasp. Con trasp. 36,47 85,1% 19,70 % 40,22 80,5% 19,98 94,90 374,9% 14,92 85,55 473,2% 19,98 126,70 534,0% 14,92 115,47 176,03 253,39 43,9% 146,86 176,03 285,19 62,0% 146,86 No trasp. 18,51 t=500 anni Con trasp. % 34,78 88,0% 12,84 81,50 534,8% 673,8% 12,84 110,58 761,2% 219,80 49,7% 135,64 206,55 52,3% 249,73 70,1% 135,64 235,63 73,7% Tabella 5.1 – Emissioni integrali delle LCA dei prodotti della Fornace Brioni suddivise per orizzonte temporale adottato e confrontate al caso di omissione dei trasporti Il caso più eclatante è sicuramente quello del TerraVista in sacco, le cui emissioni di CO2 subiscono un incremento che può variare dal 374,9% dell’ocra valutato sui 20 anni al 761,2% del giallo valutato sui 500 anni. I trasporti nel caso del TV si svolgono infatti su lunghe distanze: ciò avviene poiché le materie prime del TV devono rispondere a 48 caratteristiche specifiche, trattandosi di un intonaco a vista che deve possedere qualità anche estetiche, oltre che prestazionali. Il TV è infatti costituito da una sabbia più fine di quella utilizzata nel TerraBase ed inoltre ha la peculiarità di avere una colorazione ottenuta senza l’aggiunta di nessun pigmento sintetico; la tonalità di colore è propria dell’argilla impiegata nell’impasto. Questo aspetto rappresenta un fattore importante nella scelta dei siti di estrazione dai quali far arrivare queste terre naturali colorate, che sul suolo nazionale sono pochi (tanto da costringere la Fornace Brioni a rifornirsi, nel caso della terra gialla, da una cava tedesca). Di conseguenza, i materiali arrivano da zone più lontane della provincia mantovana, come invece succede per il TerraBase. La discrepanza tra le emissioni dei due TV è da imputare all’impiego di diversi tipi di argilla colorata: il TV giallo paga la provenienza dell’argilla (Germania) più distante rispetto alla ocra (provincia di Vercelli), che aggrava di un peso ambientale extra il trasporto della stessa alla Fornace Brioni. L’influenza del trasporto sui TerraVista in bidone non è marcata come nel caso dell’imballaggio nel sacco semplicemente perché la maggior parte delle emissioni è dovuta alla produzione del bidone, come è già stato illustrato precedentemente. 5.2 Valutazione degli impatti con Eco-indicator 99 Eco-indicator 99 è proposto in Simapro, a seconda della tipologia di approccio alla valutazione dell’impatto, in tre versioni diverse di ecoindicatore (Ugualitaria, Gerarchica ed Individualista), che si differenziano in tutti e tre i passaggi riportati in Figura 5.8, necessari al passaggio dal dato di emissione al punteggio finale di prestazione ambientale. Quantificazione dei danni per ciascuna delle 11 categorie di impatto considerate Normalizzazione dei danni attribuiti a ciascuna categoria per consentire il confronto tra le stesse Attribuzione dei pesi alle categorie per l'aggregazione dei danni in tre classi principali di danno e per la restituzione del punteggio finale Figura 5.8 – Procedura semplificata di elaborazione del punteggio finale relativo alla prestazione ambientale di un prodotto secondo Eco-indicator 99. Data la mole di risultati che Eco-indicator 99 ha fornito, si è scelto di proporre la valutazione con Eco-indicator 99 (H) di prospettiva gerarchica (comprende assunzioni sostenute con sufficiente riconoscimento dalla comunità scientifica e politica è infatti la prospettiva che trova un maggiore accordo con tutti gli altri modelli) e di rimandare l’illustrazione dei risultati relativi alle altre due tipologie di ecoindicatore in Appendice 1, per non appesantire eccessivamente il capitolo presente. 49 5.2.1 TerraBase (senza trasporti) Eco-indicator 99 consente di visualizzare gli impatti di una LCA aggregati nelle 11 categorie d’impatto scelte dai fautori dell’ecoindicatore. E’ così possibile visualizzare il confronto tra le prestazioni del TB e dell’intonaco di sottofondo tradizionale in calce e cemento per ciascuna categoria. In Figura 5.9, Figura 5.10 e Figura 5.11 sono riportati i risultati delle due LCA a confronto, rispettivamente per le categorie di danno Human Health, Ecosystem Quality e Resources. I punteggi sono espressi, a seconda delle categorie di danno in 10-9 DALY, in millesimi di PDFm2yr e in millesimi di MJ surplus. Tra i risultati di Figura 5.9 saltano all’occhio due categorie d’impatto che sovrastano l’influenza delle restanti relative alla categoria di danno Human Health. La categoria di impatto “Cambiamenti climatici” registra due risultati in evidente continuità con quanto ottenuto nei risultati con ecoindicatore IPCC GWP: vale a dire lo stesso divario a favore del TerraVista. Inoltre, la moltitudine di informazioni che Eco-indicator 99 è in grado di fornire in più, rispetto a quanto faceva l’IPCC GWP, rivela l’importanza della categoria relativa ai danni provocati dall’emissione di sostanze inorganiche in atmosfera, con particolare attenzione agli effetti che queste comportano sulle vie respiratorie, dovute soprattutto, come si può osservare in Figura 5.12 di pagina 52, ai processi di estrazione e trattamento del Sabbione S2 (66,19%) e, in minor misura, della Terra Tabellano T2 (18,64%). 70 59,726 10-9 DALY/kgintonaco 60 50 38,276 40 44,480 30 20 10 0 -10 2,036 4,125 0,090 0,048 0,802 0,075 0,010 0,003 -0,434 Sost. cancerogene Sost. inorganiche (vie respiratorie) Radiazioni ionizzanti Categorie d'impatto TerraBase Intonaco di sottofondo tradizionale in calce e cemento Figura 5.9 – Impatti di TerraBase ed intonaco di calce e cemento nella categoria di danno Human Health L’intonaco di TerraBase conferma le proprie ottime prestazioni ambientali in tutte le categorie di impatto analizzate ad eccezione di una sola, quella dell’occupazione del suolo, in cui il suo punteggio è di gran lunga peggiore di quello dell’intonaco tradizionale (Figura 5.10). Ciò è naturalmente da imputarsi alla necessità di disponibilità di campi per la 50 coltivazione da destinarsi alla produzione di paglia di riso, che costituisce l’additivo fibroso del TB, come è facile notare in Figura 5.12 di pagina 52, in cui la categoria d’impatto “uso del suolo” è quasi interamente occupata dalla paglia di riso (91,97%). 10-3 PDF m2yr /kgintonaco 35 29,290 30 25 20 15 10 5,587 5 0,059 0 1,178 0,242 Ecotossicità TerraBase 2,244 Acidificazione/eutrofizzazione Uso del suolo Categorie d'impatto Intonaco di sottofondo tradizionale in calce e cemento Figura 5.10 – Impatti di TerraBase ed intonaco di calce e cemento nella categoria di danno Ecosystem Quality Per quel che riguarda la categoria di danno “Resources”, si ha un evidente maggior sfruttamento delle risorse fossili rispetto a quelle minerali sia nel TB che nell’intonaco tradizionale (Figura 5.11). Nella successiva Figura 5.12, alla voce che corrisponde allo sfruttamento dei combustibili fossili si nota l’elevato contributo del Sabbione S2 (45,06%), dovuto ai consumi della scavatrice (anche l’argilla è estratta con lo stesso metodo, ma è presente in quantità molto minore in 1 kg di TB, rispetto alla sabbia S2) e a seguire quello dell’imballaggio in big bags (21,5%), che essendo fatti in polipropilene determinano un ulteriore consumo di petrolio. 10-3 MJ surplus/kgintonaco 140 125,709 120 100 80 62,228 60 40 20 0 0,895 1,566 Sfruttamento risorse minerali TerraBase Sfruttamento combustibili fossili Categorie d'impatto Intonaco di sottofondo tradizionale in calce e cemento Figura 5.11 - Impatti di TerraBase ed intonaco di calce e cemento nella categoria di danno Resources 51 Sfruttamento combustibili fossili Sfruttamento risorse minerali Uso del suolo Acidificazione/eutrofizzazione Ecotossicità Assottigliamento strato di ozono Radiazioni ionizzanti Cambiamenti climatici Sost. inorganiche (vie respiratorie) Sost. organiche (vie respiratorie) Sost. cancerogene -50% -30% -10% 10% 30% 50% 70% Inerte - Sabbia Legante - Argilla Additivo - Paglia di riso Consumo energia elettrica Imballaggio - Bigbag Imballaggio - Sacco 25 kg 90% Figura 5.12 – Ripartizione dei danni per ciascuna categoria di impatto tra gli input del processo di produzione del TerraBase Sfruttamento combustibili fossili Sfruttamento risorse minerali Uso del suolo Acidificazione/eutrofizzazione Ecotossicità Assottigliamento strato di ozono Radiazioni ionizzanti Cambiamenti climatici Sost. inorganiche (vie respiratorie) Sost. organiche (vie respiratorie) Sost. cancerogene -10% 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% Inerte - sabbia Legante - Cemento Legante - Calce idrata Consumo en. elettrica Imballaggio - Sacco 25 kg Altro Additivi chimici organici Figura 5.13 – Ripartizione dei danni per ciascuna categoria di impatto tra gli input del processo di produzione dell’intonaco di sottofondo tradizionale in calce e cemento Figura 5.13 evidenzia come, nel caso dell’intonaco tradizionale, gran parte degli impatti sia dovuta al legante, cioè al cemento (informazione che conferma quanto già era stato concluso nel caso di ecoindicatore GWP), eccezion fatta per la categoria “Uso del suolo” che 52 è invece soggetta al danno prodotto dalla produzione della carta di cui è costituito l’imballaggio. 5.2.2 TerraVista (senza trasporti) Come si è visto nel capitolo 5, il processo di produzione dei due TerraVista differisce solamente nella fase di trasporto, provenendo le argille da siti diversi a seconda del colore del TV che si sta realizzando. Dal momento che i risultati qui esposti sono provvisoriamente forniti al netto dei trasporti per consentirne la contrapposizione ai corrispondenti materiali tradizionali, i dati di emissione per le due versioni di TV, ocra e giallo, saranno inizialmente trattati come un’unica voce, in quanto identici. Sono invece differenziati i due casi già affrontati precedentemente con il GWP riguardanti l’imballaggio del TV. I risultati di Figura 5.14, Figura 5.15 e Figura 5.16 riassumono le prestazioni delle due versioni di TV contrapposte a quelle dell’intonaco di calce e cemento. Trattandosi di un processo molto simile a quello di produzione dell’intonaco di sottofondo, le categorie d’impatto che maggiormente influenzano le prestazioni ambientali del prodotto sono anche in questo caso le stesse quattro che sovrastavano le restanti nel caso del TerraBase, come si può vedere dai grafici. 80 10-9 DALY/kgintonaco 70 60 50 40 30 20 10 0 Sost. cancerogene Sost. organiche Sost. inorganiche Cambiamenti (vie respiratorie) (vie respiratorie) climatici Radiazioni ionizzanti Assottigliamento strato di ozono Categorie d'impatto TerraVista in sacco TerraVista in bidone Malta di finitura tradizionale con calce idraulica Figura 5.14 – Impatti di TerraVista in sacco e in bidone e dell’intonaco di finitura tradizionale in calce idraulica nella categoria di danno Human Health 53 16 13,834 10-3 PDF m2yr /kgintonaco 14 12 10 8 5,507 6 4 0,882 0,984 2 1,452 1,005 2,176 2,479 1,733 0 Ecotossicità Acidificazione/eutrofizzazione Uso del suolo Categorie d'impatto TerraVista in sacco TerraVista in bidone Malta di finitura tradizionale con calce idraulica Figura 5.15 – Impatti di TerraVista in sacco e in bidone e dell’intonaco di finitura tradizionale in calce idraulica nella categoria di danno Ecosystem Quality 10-3 MJ surplus/kgintonaco 600 483,356 500 400 300 200 141,700 76,844 100 0 0,855 1,281 1,313 Sfruttamento risorse minerali Sfruttamento combustibili fossili Categorie d'impatto TerraVista in sacco TerraVista in bidone Malta di finitura tradizionale con calce idraulica Figura 5.16 – Impatti di TerraVista in sacco e in bidone e dell’intonaco di finitura tradizionale in calce idraulica nella categoria di danno Resources Per quel che riguarda le due categorie d’impatto maggiormente influenti sulla categoria di danno Human Health, “Sostante inorganiche” e “Cambiamenti climatici”, è ben visibile la miglior prestazione del TV sull’intonaco tradizionale qualora il primo sia imballato in sacchi da 20 kg (Figura 5.14). Il comportamento del TV imballato in bidone è, nel caso della categoria “Cambiamenti climatici” intermedio ai restanti due, mentre nel caso delle 54 emissioni di sostanze inorganiche risulta addirittura peggiore dell’intonaco tradizionale. Nella categoria “Uso del suolo” i risultati sono ribaltati e il TV imballato in sacchi risente dell’influenza che comporta la produzione della carta di cui sono costituiti questi ultimi (Figura 5.15). Infine, la categoria di sfruttamento dei combustibili fossili registra ancora una volta la migliore prestazione del TV rispetto all’intonaco tradizionale e, soprattutto, l’importante decremento nello sfruttamento delle risorse fossili nel passare dall’imballaggio in bidone di propilene (polimero termoplastico) al sacco in carta kraft, scelta che la Fornace Brioni ha ultimamente adottato, in coerenza con i risultati di questo studio. Ad avvalorare la scelta, Figura 5.17 mostra la netta predominanza in tutte le categorie d’impatto del bidone rispetto agli altri input di produzione dell’intonaco. Sfruttamento combustibili fossili Sfruttamento risorse minerali Uso del suolo Acidificazione/eutrofizzazione Ecotossicità Assottigliamento strato di ozono Radiazioni ionizzanti Cambiamenti climatici Sost. inorganiche (vie respiratorie) Sost. organiche (vie respiratorie) Sost. cancerogene -10% 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% Inerte - Sabbia Legante - Argilla colorata Consumo energia elettrica Imballaggio - Bidone 25 kg Additivo Figura 5.17 – Ripartizione dei danni per ciascuna categoria di impatto tra gli input del processo di produzione del TerraVista in bidone Figura 5.18 riassume infine le distribuzioni percentuali degli impatti per la produzione dell’intonaco tradizionale in cui la calce idraulica gioca un ruolo chiave in tutte le categorie eccezion fatta per l’”Uso del suolo”, in cui l’imballaggio in carta genera più dell’80% dell’impatto. 55 Sfruttamento combustibili fossili Sfruttamento risorse minerali Uso del suolo Acidificazione/eutrofizzazione Ecotossicità Assottigliamento strato di ozono Radiazioni ionizzanti Cambiamenti climatici Sost. inorganiche (vie respiratorie) Sost. organiche (vie respiratorie) Sost. cancerogene -10% 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% Inerte - sabbia Legante - calce idrata Additivi chimici organici Consumo en. elettrica Imballaggio - sacco Altro Figura 5.18 – Ripartizione dei danni per ciascuna categoria di impatto tra gli input del processo di produzione dell’intonaco di finitura tradizionale in calce e cemento 5.2.3 Punteggi finali Resources Ecosystem Quality Human Health A seguito della fase di normalizzazione e pesatura dei danni sin qui illustrati, realizzate avvalendosi dei coefficienti di seguito illustrati in Tabella 5.2, le LCA delle cinque tipologie d’intonaco finora illustrate hanno fornito i punteggi visualizzati nella successiva Tabella 2.2. Categoria di impatto Fattore di caratterizzazione Carcinogens Respiratory inorganics Respiratory organics Climate change Ozone layer Radiation DALY/kg Ecotoxicity Acidification/ Eutrophication Land use PAFm2Yr/kg = 0.1 PDFm2Yr/kg PDFm2Yr/kg Fattore di normalizzazione Fattore di valutazione (pt) E I H E I H 64,7 DALY-1 121 DALY-1 65,1 DALY-1 300 550 400 1,95·10-4 (PDF·m2Yr)-1 2,22·10-4 (PDF·m2Yr)-1 1,95·10-4 (PDF·m2Yr)-1 500 250 400 1,68·10-4 (MJ·Surplus)-1 6,68·10-3 (MJ·Surplus)-1 1,19·10-4 (MJ·Surplus)-1 200 200 200 PDFm2Yr/kg Minerals Fossil fuels MJ·Surplus/kg Tabella 5.2 – Categorie di impatto e di danno e fattori di normalizzazione e valutazione nelle tre prospettive di Eco-indicator 99; fonte: Simapro 7 56 Intonaco TerraBase Intonaco di sottofondo tradizionale TerraVista in sacco TerraVista in bidone Intonaco di finitura tradizionale HH GERARCHICA PUNTEGGIO FINALE IN MILLESIMI UGUALITARIA HH EQ R R 0,82 3,02 1,36 5,20 EQ 1,50 1,33 1,69 1,20 4,22 3,03 6,55 2,09 0,91 3,09 6,09 4,28 0,45 2,09 6,83 1,23 1,85 1,53 1,74 0,83 1,14 2,06 0,48 10,23 4,03 12,77 1,22 11,53 4,10 14,67 0,76 0,38 4,12 0,22 1,71 3,19 6,05 0,74 3,40 7,19 3,05 0,74 3,40 7,19 3,05 0,74 3,40 7,19 R 1,10 2,41 2,79 0,73 1,02 2,76 3,05 tot INDIVIDUALISTA tot 5,01 EQ HH tot Tabella 5.3 – Punteggi finali in millesimi per 1 kg di prodotto nelle tre prospettive culturali di Eco-indicator 99, suddivisi nelle tre categorie di danno (HH=Human Health, EQ=Ecosystem Quality, R=Resources) I risultati finali delle LCA, valutati con Eco-indicator 99, si pongono in linea di continuità con quanto già concluso utilizzando l’ecoindicatore IPCC GWP. In Tabella 2.2 i punteggi sono forniti per ciascun materiale nelle tre prospettive, nonostante qui sia stata illustrata in esteso solo quella gerarchica. Per ciascuna prospettiva si distinguono poi i punteggi (già pesati con i coefficienti di Tabella 5.2) di ciascuna classe di danno e il punteggio totale. In tutte le prospettive, i prodotti di Fornace Brioni, quando imballati in sacco, si mantengono su prestazioni ambientali più virtuose, rispetto ai corrispondenti intonaci tradizionali. Va altresì notato come però tali differenze siano meno marcate rispetto al caso della valutazione con GWP, in cui il solo risultato di CO2 risultava di gran lunga a favore dei prodotti in terra naturale. Rimane da constatare che quello che è stato svolto nel presente paragrafo è un confronto arbitrario che manca della componente del trasporto, impossibile da stimare nel caso degli intonaci tradizionali, se non a seguito di importanti approssimazioni ed assunzioni che non è sembrato il caso di affrontare. Il prossimo paragrafo fornirà i risultati completi della LCA dei soli materiali di Fornace Brioni e chiarirà dunque il ruolo che l’impatto dovuto al trasporto dei materiali gioca sulla intera LCA del prodotto. 5.2.4 Risultati della LCA integrale L’influenza dei trasporti sugli impatti ambientali finali delle LCA di TerraBase e TerraVista è notevole, soprattutto per quel che riguarda quest’ultimo, dato che il suo costituente principale, la sabbia fine, viene importata da un sito di estrazione e produzione in provincia di Latina, situato dunque a più di 500 km dalla Fornace Brioni. Oltretutto il TV giallo risente dell’impatto dovuto all’argilla colorata gialla che è importata dalla Germania e deve dunque essere trasportata per oltre 900 km. In Figura 5.19 sono riportati i risultati di tutti i prodotti di Fornace Brioni relativi alle due categorie d’impatto più influenti nella categoria di danno Human Health, isolate dalle restanti per rendere più fruibile la visualizzazione e il confronto tra le varie tipologie di intonaco in terra. 57 152,25 160 10-9 DALY/kgintonaco 140 114,08 120 100 124,86 86,69 80 60 50,92 45,69 40 20 17,87 7,64 51,96 24,15 0 Sost. cancerogene Sost. organiche (vie respiratorie) Categorie d'impatto TerraBase TerraVista Ocra in sacco TerraVista ocra in bidone TerraVista Giallo in bidone TerraVista Giallo in sacco Figura 5.19 – Impatti dei prodotti della Fornace Brioni (valutati con prospettiva gerarchica) per le due categorie d’impatto più influenti nella categoria di danno Human Health 10-3 PDF m2yr /kgintonaco 35 30 29,53 25 20 15,45 14,98 15 10 2,93 5 3,39 0 Sost. cancerogene Categorie d'impatto TerraBase TerraVista Ocra in sacco TerraVista ocra in bidone TerraVista Giallo in bidone TerraVista Giallo in sacco Figura 5.20 – Impatti dei prodotti della Fornace Brioni (valutati con prospettiva gerarchica) per la categoria d’impatto più influente nella categoria di danno Ecosystem Quality 58 10-3 PDF m2yr /kgintonaco 800 700 629,66 689,58 600 500 400 300 200 100 278,55 218,63 96,47 0 Sost. cancerogene Categoried'impatto TerraBase TerraVista Ocra in sacco TerraVista ocra in bidone TerraVista Giallo in bidone TerraVista Giallo in sacco Figura 5.21 – Impatti dei prodotti della Fornace Brioni (valutati con prospettiva gerarchica) per la categoria d’impatto più influente nella categoria di danno Resources Nel caso delle categorie di danno Human Health e Resources i danni vanno crescendo nella misura in cui si passa dal TerraBase ai TerraVista. Tra i due TV il giallo è quello che determina maggiori danni, poiché il sito da cui proviene l’argilla gialla, in Germania, è nettamente più lontano (931 km) rispetto a quello dell’argilla ocra (271 km). Infine, si può notare un ulteriore netto divario tra i TV imballati in bidoni, rispetto a quelli imballati in sacchi per le ragioni già esposte nel paragrafo relativo ai risultati conseguiti con IPCC GWP, vale a dire per la maggior quantità di polipropilene specifica per unità di contenuto utilizzata per imballare il TV. Tale propilene comporta notevoli svantaggi in termini di sfruttamento delle risorse fossili e di emissioni di gas serra in confronto all’imballaggio in carta e polietilene che, di contro, necessita di un più intenso sfruttamento del suolo, con il risultato che in Figura 5.20 l’imballaggio in bidoni è meno dannoso rispetto a quello in carta. Il TerraBase, nella categoria di danno Ecosystem Quality, è l’intonaco più influente, a causa dell’impiego della paglia di riso nell’impasto del materiale bioedile. Di seguito si forniscono i risultati finali delle LCA per le tre prospettive di Ecoindicator 99 e l’influenza che ha avuto l’aggiunta dei trasporti sul risultato totale, in termini percentuali. 59 Intonaco TerraBase TerraVista ocra in sacco TerraVista giallo in sacco TerraVista ocra in bidone TerraVista giallo in bidone No trasp. 5,01 PUNTEGGIO FINALE IN MILLESIMI UGUALITARIA GERARCHICA Con trasp. % No trasp. Con trasp. 6,38 22,87% 5,20 % INDIVIDUALISTA No trasp. Con trasp. 5,51 30,78% 4,22 % 6,37 27,23% 4,10 9,74 137,72% 4,03 8,85 119,63% 3,19 7,02 119,85% 4,10 12,27 199,54% 4,03 12,27 204,32% 3,19 8,63 170,35% 14,67 20,49 39,65% 12,77 17,75 38,93% 6,05 10,00 65,10% 14,67 23,02 56,90% 12,77 19,90 55,79% 6,05 11,61 91,74% Tabella 5.4 – Punteggi finali in millesimi per 1 kg di prodotto nelle tre prospettive culturali di Eco-indicator 99, 5.3 Valutazione degli impatti con Ecological Footprint m2·anno Sono di seguito riportati i risultati delle LCA valutati con l’ecoindicatore Ecological Footprint, disponibile in Simapro. Nel grafico di 58 figurano tutti gli intonaci analizzati fino ad ora al netto dei contributi dei trasporti. 0,8 0,7 0,6 0,5 0,4 0,3 0,2 0,1 0,0 0,75 0,71 0,47 0,27 0,14 TerraBase Intonaco di sottofondo tradizionale in calce e cemento TerraVista in sacco Intonaci della Fornace Brioni TerraVista in bidone Intonaco di finitura tradizionale in calce idraulica Intonaci tradizionali Figura 5.22 – Impatti dei prodotti della Fornace Brioni per le due categorie d’impatto più influenti nella categoria di danno Resources I valori sono espressi in m2a, ciò vuol dire che, ad esempio, per produrre le risorse consumate e per assorbire i rifiuti generati dal processo di fabbricazione di 1 kg di TerraBase è necessaria l’azione della superficie biologicamente produttiva di 0,14 m2 svolta per 1 anno di vita utile della superficie stessa. Anche in questo caso il TerraBase vince nettamente il confronto con il corrispondente intonaco tradizionale. Le due versioni del TerraVista mostrano un comportamento simile a 60 quanto si era visto nella valutazione con GWP: l’imballaggio in sacco garantisce una prestazione nettamente migliore di quella dell’intonaco tradizionale, seppur in questo caso gravi sull’ambiente quasi il doppio del TerraBase. La ragione di tale divario è da ricercarsi nell’imballaggio, com’è possibile notare nelle successive Figura 5.23, Figura 5.24 e Figura 5.25. 22,0% 44,5% 7,3% 7,3% 9,8% 9,0% Inerte - Sabbia Legante - Argilla Additivo - Paglia di riso Consumo energia elettrica Imballaggio - Bigbag Imballaggio - Sacco 25 kg 2 Figura 5.23 – Ripartizione dell’impronta ecologica (m a) negli input del processo di produzione del TerraBase 4,8% 6,4% 10,1% 3,1% 75,6% Inerte - Sabbia Legante - Argilla colorata Additivo Consumo energia elettrica Imballaggio - Sacco 20 kg 2 Figura 5.24 – Ripartizione dell’impronta ecologica (m a) tra gli input del processo di produzione del TerraVista in sacco 61 2,7% 3,6% 5,8% 1,8% 86,1% Inerte - Sabbia Additivo Imballaggio - Bidone 25 kg Legante - Argilla colorata Consumo energia elettrica 2 Figura 5.25 – Ripartizione dell’impronta ecologica (m a) tra gli input del processo di produzione del TerraVista in bidone L’influenza dell’imballaggio sul punteggio finale cresce passando dal sacco da 25 kg del TB a quello da 20 kg di TV fino ad arrivare ad essere l’86,1% nel caso del TV imballato in bidone di polipropilene. L’aumento d’influenza del sacco sulla IE 11 tra le prime due tipologie è spiegato con la maggior quantità specifica di carta impiegata per unità di prodotto, come già era stato esposto a pagina 46, mentre per la terza tipologia valgono le considerazioni già abbondantemente fornite riguardo alla dannosità del polipropilene di cui il bidone è costituito, confermatasi in ogni caso di studio. 5.3.1 Risultati della LCA integrale Anche nel caso di valutazione degli impatti attraverso Ecological Footprint, i danni provocati dai prodotti della Fornace Brioni, subiscono degli importanti incrementi qualora si considerino i trasporti delle materie prime. Ai valori esposti finora si aggiunge una porzione ulteriore di superficie necessaria all’assorbimento delle emissioni che comportano tali trasporti, come è possibile notare in Tabella 5.5. Impronta Ecologica (m2a) No trasp. Con trasp. % Intonaco TerraBase TerraVista ocra in sacco TerraVista giallo in sacco TerraVista ocra in bidone TerraVista giallo in bidone 0,14 0,18 34,2% 0,27 0,47 72,7% 0,27 0,55 103,3% 0,47 0,68 42,9% 0,47 0,76 60,4% Tabella 5.5 – Impronta Ecologica risultato delle LCA integrali dei prodotti della Fornace Brioni confrontate al caso di omissione dei trasporti e percentuale d’aumento delle emissioni dovuta a quest’ultima voce Dei tre indicatori, l’Ecological Footprint è quello che penalizza meno i trasporti, nel senso che gli incrementi percentuali sono in media inferiori. 11 Impronta Ecologica 62 Cap. 11 – Conclusioni e considerazioni finali - 63 6 CONSIDERAZIONI FINALI L’analisi LCA dei due materiali bioedili ha evidenziato le migliori prestazioni ambientali del processo di produzione di TerraBase e TerraVista – intonaci a base di argilla (legante dell’intonaco) rispettivamente di sottofondo e di finitura – prodotti dall’azienda Fornace Brioni di Gonzaga (Mn) rispetto a quelle di due intonaci tradizionali della stessa tipologia (di sottofondo e di finitura), il cui legante è costituito, nel primo caso, da una miscela di calce idrata e cemento, nel secondo da sola calce idrata. La migliore prestazione ambientale del prodotto dell’azienda mantovana è assicurata a prescindere dal tipo di ecoindicatore impiegato per la valutazione dell’impatto. Nel caso di IPCC GWP infatti, le emissioni causate dalla produzione dei due materiali TB e TV (nella versione imballata in sacchi), sono di un ordine di grandezza inferiori alle emissioni degli intonaci tradizionali. Pur mantenendosi in favore dei prodotti della Fornace Brioni, il divario tra le emissioni delle due versioni di intonaco, bioedile e non, si assottiglia nel passare alla valutazione condotta con Ecoindicator 99, ecoindicatore che differisce dal GWP per il fatto di considerare ben undici categorie d’impatto (e non solo quella relativa al riscaldamento globale), rendendo dunque più sfaccettata la valutazione dell’impatto ambientale associato al processo produttivo. Alle prestazioni ambientali del prodotto concorrono più aspetti e, benché anche Eco-indicator 99 confermi l’evidente miglior prestazione di TB e TV nella categoria d’impatto “riscaldamento globale”, ciò non si verifica anche in tutte le altre categorie, consigliando dunque maggior prudenza nel ritenere il prodotto di origine naturale sempre meno impattante. I punteggi finali (eco-punti) del processo di produzione di TB e TV (versione imballata in sacco), calcolati con Eco-indicator 99 nella sua formulazione gerarchica, risultano rispettivamente di 5,01 Pt e 4,10 Pt, a fronte dei punteggi dei corrispondenti intonaci tradizionali di 6,55 Pt e 7,19 Pt. Infine, l’Ecological Footprint, che valuta l’occupazione del suolo, conferma quanto già esposto finora, poiché l’impronta ecologica determinata dalla produzione di 1 kg di TB e TV vale rispettivamente 0,14 e 0,27 m2a, mentre le impronte ecologiche dei due intonaci tradizionali di sottofondo e di finitura risultano ben superiori, pari a 0,71 e 0,75 m2a. Il risultato di quest’ultima valutazione è più 63 Cap. 11 – Conclusioni e considerazioni finali - 64 vicino a quanto si era ottenuto con il GWP rispetto ad Eco-indicator, riconoscendo un netto favore alle prestazioni dei due intonaci prodotti dalla Fornace Brioni. Discorso a parte va fatto per i trasporti delle materie prime dai luoghi di estrazione/lavorazione all’azienda mantovana, poiché si è visto come questi possano influire sul risultato finale in larga misura, arrivando anche a modificarlo sostanzialmente qualora le distanze che i materiali devono percorrere siano notevoli (è il caso delle argille che danno la colorazione naturale al TV, i cui siti di estrazione sono poco diffusi e a distanze rilevanti). Nel confronto tra gli intonaci bioedili e quelli tradizionali non è stato possibile inserire anche tali trasporti poiché i processi di produzione degli intonaci tradizionali presenti nel database Ecoinvent non prevedevano questa voce (il sito di estrazione/produzione delle materie prime in tal caso coincide con quello di produzione finale dell’intonaco). Non sarebbe stato possibile ignorare tale dissimmetria poiché avrebbe falsato il confronto, così come, d’altra parte, sarebbe stato irrealistico ipotizzare aprioristicamente le distanze e le tipologie di trasporto dei materiali con cui si producono gli intonaci tradizionali. Infatti, i cementifici e i siti di produzione di calce idrata hanno sicuramente una distribuzione maggiore sul territorio, differente da quella delle cave in cui si estraggono le argille utilizzate dalla Fornace Brioni. Queste particolari condizioni di confronto suggeriscono quindi ancora una volta prudenza nel valutare i risultati finali dell’analisi, che andrebbe condotta confrontando il caso concreto di un intonaco bioedile con un altrettanto concreto caso di produzione di un intonaco tradizionale di pari caratteristiche (ad es. di sottofondo o di finitura). L’analisi sui materiali bioedili della Fornace Brioni ha inoltre fornito un’importante indicazione in merito alla convenienza di utilizzare come imballaggio del TV i sacchi in carta kraft ed LDPE (polietilene a bassa densità) rispetto ai vecchi bidoni di polipropilene. Proprio i risultati della LCA hanno definitivamente convinto l’azienda della convenienza della sostituzione dell’imballaggio. I bidoni causavano infatti un impatto tale da annullare il beneficio derivante dall’impiego di materiali naturali, rendendo così la produzione dell’intonaco TV nel complesso molto peggiore rispetto a quello imballato in sacchi, ed arrivando addirittura in alcuni casi a rendere il TV meno sostenibile dell’equivalente intonaco tradizionale in calce idrata. 64 APPENDICE Risultati LCA intonaci Eco-indicator 99 (E) 80 70 10-3 PDF m2yr /kgintonaco 60 50 40 30 20 10 0 -10 Sost. cancerogene Sost. organiche Sost. inorganiche (vie respiratorie) (vie respiratorie) Cambiamenti climatici Radiazioni ionizzanti Assottigliamento strato di ozono Categorie d'impatto TerraBase Intonaco di sottofondo tradizionale in calce e cemento TerraVista in sacco TerraVista in bidone Malta di finitura tradizionale con calce idraulica Impatti nella categoria di danno Human Health 65 35 10-3 PDF m2yr /kgintonaco 30 25 20 15 10 5 0 Ecotossicità Acidificazione/eutrofizzazione Uso del suolo Categorie d'impatto TerraBase Intonaco di sottofondo tradizionale in calce e cemento TerraVista in sacco TerraVista in bidone Malta di finitura tradizionale con calce idraulica Impatti per la categoria di danno Ecosystem Quality 10-3 MJ surplus/kgintonaco 350 303,32 300 250 200 150 100 50 0 111,52 90,55 39,598 0,90 1,57 0,85 1,28 50,81 1,31 Sfruttamento risorse minerali Sfruttamento combustibili fossili Categorie d'impatto TerraBase Intonaco di sottofondo tradizionale in calce e cemento TerraVista in sacco TerraVista in bidone Malta di finitura tradizionale con calce idraulica Impatti per la categoria di danno Resources 66 10-9 DALY/kgintonaco Risultati LCA intonaci con Eco-indicator 99 (I) 50 45 40 35 30 25 20 15 10 5 0 Sost. cancerogene Sost. inorganiche (vie respiratorie) Radiazioni ionizzanti Categorie d'impatto TerraBase Intonaco di sottofondo tradizionale in calce e cemento TerraVista in sacco TerraVista in bidone Malta di finitura tradizionale con calce idraulica Impatti per la categoria di danno Human Health 35 10-3 PDF m2yr /kgintonaco 30 25 20 15 10 5 0 Ecotossicità Acidificazione/eutrofizzazione Uso del suolo Categorie d'impatto TerraBase Intonaco di sottofondo tradizionale in calce e cemento TerraVista in sacco TerraVista in bidone Malta di finitura tradizionale con calce idraulica Impatti per la categoria di danno Ecosystem Quality 67 1,8 1,57 10-3 MJ surplus/kgintonaco 1,6 1,4 1,28 1,31 1,2 1 0,90 0,85 0,8 0,6 0,4 0,2 0 Sfruttamento risorse minerali Categorie d'impatto TerraBase Intonaco di sottofondo tradizionale in calce e cemento TerraVista in sacco TerraVista in bidone Malta di finitura tradizionale con calce idraulica Impatti per la categoria di danno Resources 68 69