notiziario LA GROTTA DI S. ANGELO DI LIZZANO DESCRIZIONE La grotta di Sant'Angelo di Lizzano si apre sulla sommità di una collina nei calcari bianco-cerulei sub-cristallini del Cretacico e si articola in questi per circa 50 mt. La sua genesi richiama la tettonica plicativa, che si osserva sulle Murge dovuta al sollevamento dell'Appennino Meridionale, la quale ha portato alla formazione di sistemi di piezoclasi normali ai giunti di stratificazione. Negli strati (N45W SW 10 0) così litoclasati si è instaurato un carsismo superficiale che, allargando le piezoclasi nella caverna « A » e nel corridoio « B » in comunicazione da un pseudofusoide, ha contribuito quindi a instaurarsi di una morfologia graviclastica e chimioclastica. L'azione graviclastica nella zona 1 e 2 è stata più accentuata tanto da formare due aperture, che in tempi successivi hanno funzionato da inghiottitoi; infatti, soprattutto nella Caverna « A » lungo le pareti si notano dei gomiti erosivi piuttosto sviluppati che denotano l'attività idrica intensa. Quest'attività ha depositato nella grotta una notevole quantità di materiali fluviali mista a ciottoli e a brecciame. Nel corridoio «B» si sono formate piccole stalattiti e stalagmiti e sottili veli stalagmitici; nella Caverna « A », invece, questi sono completamente assenti a causa della forte aereazione. NUNZIO PACELLA RELAZIONE PALETNOLOGICA Una ricognizione paletno-geologica alla cavità « Grotta Sant'Angelo » nel Comune di Lizzano — Taranto — su incarico del Direttore del Museo di Preistoria di Maglie, potrà finalmente porre in salvo, dalle monomissioni, il sistema cavernicolo risultato, infatti, importante non solo per i fenomeni carsici ma soprattutto per la presenza di un paleosuolo che, data l'ampiezza della concamerazione principale, si ritiene vasto. L'ingresso, che si manifesta con un crollo di volta della larghezza di m. 6 circa a sud est, sembra immettere in una prima concamerazione dato che il passaggio al retrostante antro, è attualmente, a causa di un ripiego della volta 160 Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDS (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce in basso e il materiale di frana, verso destra di chi entra. L'ampiezza è la seguente: m. 8 di profondità per m. 6 circa ed una altezza massima di m. 2 dal piano di calpestìo. La seconda concamerazione, che risulta invece essere la più lunga, ha le seguenti dimensioni: larghezza massima m. 32 circa per una larghezza di m. 5,50 ed una altezza di m. 2,30. L'inizio di questa è caratterizzato da un crollo di volta delle dimensioni di m. 4 per 1,80 circa; all'altezza di questo punto l'asse mediano del sistema cavernicolo subisce una rotazione lieve ad est dando così un leggero ripiego alla Cavità verso la destra di che entra. Dalle osservazioni attente e peculari, senza effettuare alcun saggio di scavo in quanto è stato sufficiente osservare le manomissioni in loco, è risultata la presenza di un paleosuolo su tutta la concamerazione principale; infatti si sono notati in vari punti, sotto il rimaneggiamento, uno strato di terra rossa con abbondante materiale paletnologico (ossa scheggiate per lo più). Il deposito si presenta sconvolto con buche piccole nelle zone centrali, ma abbastanza profonde e quindi più larghe in quelle recondite. Non essendosi effettuato alcun saggio non si può, in alcun modo, dare un'idea litologica e quindi paletnologica sulla stratigrafia del deposito stesso. Sul piano di calpestìo si sono notati vari frammenti di ossa con uno strato di fossilizzazione alquanto avanzata, frammenti di ceramica di varie epoche e quindi non si può escludere la presenza di qualche livello, in posto, del periodo Neo-Eneolitico e Post-Neolitico. Tra il rimaneggiato si sono repertati all'altezza della conoide del materiale detritico formatosi sotto l'apertura del crollo di volta, alcuni strumenti di selce e in calcare di tradizione musteriana unitamente a schegge di rifiuto di lavorazione; nella rimanente area di grotta: frammenti di ossa fossili, alcuni denti di Bos, canis, etc. frammenti di ceramica. Dall'esterno, invece, sull'imboccatura della grotta e nelle vicinanze si sono repertati alcune schegge di selce e frammenti di ceramica. La Grotta è stata anche frequentata per motivi di culto o di abitazione, anche in epoche storiche, data la presenza di un muro, in parte crollato, nella parte terminale della concamerazione (forse con l'intento di chi ci ha abitato di chiudere, ad eventuali « estranei », la restante parte della grotta: due cunicoli soprapposti che dopo l'esplorazione in data odierna sono risultati chiusi alla profondità di ml. 25) e la presenza, a destra di chi entra, di tre affreschi paleo- cristiani. ANTONIO PICCINNO NOTIZIE SINTETICHE E RISULTANZE DELLA ESPLORAZIONE DELLA GROTTA « SANT'ANGELO » IN AGRO DI LIZZANO - TARANTO Da quanto è detto nelle due relazioni stilate dai Sigg. Nunzio Pacella ed Antonio Piccinno, dopo la visita da loro effettuata, in compagnia del Sig. Daniele Rizzo, risultano evidenti due questioni che nella loro disparità d'importanza, confermano, tuttavia, che la Grotta Sant'Angelo investe problemi ancora insoluti, del massimo interesse scientifico. 161 Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDS (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce Dalla relazione del Sig. Pacella si trae conclusione che difficilmente l'antro studiato possa avere un prosieguo che ne completi le dimensioni attuali. Rimane tuttavia evidente che la posizione della grotta stessa, la sua ubicazione nei calcari dà ancora nuova notizia geologica alla pur tanto tormentata e complessa struttura del Salento. La Grotta rimane senza attrattive per il profano, ma desterà certamente gli interessi dello studioso ove si tenga da conto la esistenza di un paleosuolo che nelle sue manifestazioni superficiali, e quindi quasi esteriori del classico rimaneggiato, da ha vedere che è sperabile, anzi quasi certo, che esso conservi nel suo grembo i segni e le testimonianze di un habitat molto antico che potrebbe farsi risalire addirittura al Paleolitico Medio. Tanto risulta evidente dalla esposizione del Sig. Antonio Piccinno il quale, appunto, mentre il Sig. Pacella studiava della grotta la struttura geologica, si interessava di possibili ritrovamenti preistorici e protostoríci. Le sue ricerche hanno portato al ritrovamento di alcuni strumenti litici da attribuire senza esitazione al Paleolitico Superiore ed uno almeno al Paleolitico Medio. In queste ricerche il Piccinno è stato coadiuvato dal Sig. Rizzo. E' sperabile che il deposito in grotta possa essere protetto dalle Autorità di Lizzano, mentre è augurabile che la Soprintendenza alle Antichità decida uno scavo che consenta la identificazione precisa delle Culture custodite nel Paleosuolo. DELIO DE LORENTIIS 162 Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDS (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce