Noi ragazzi della prima D vogliamo innanzitutto ringraziarla per averci dato l’opportunità, attraverso Habiba, di diventare anche noi piccoli scrittori. Abbiamo scritto un racconto dal titolo “Pettinati che ti passa” che ha preso vita grazie a molti spunti di riflessione che Habiba ci ha dato. Il filo conduttore che lega i due racconti è la magia e dobbiamo proprio dirle che Habiba una prima magia per tutti noi l’ha fatta: avvicinarci con divertimento alla lettura. Quando,infatti, la professoressa all’inizio dell’anno ci ha informato che avremmo letto ogni settimana un capitolo di “Habiba la magica” e ne avremmo poi discusso in classe non l’abbiamo presa troppo bene: “sai che noia!”abbiamo pensato, e invece si è dimostrata un’esperienza stimolante e interessante perché grazie ad Habiba ci siamo aperti ed abbiamo parlato in classe dei nostri problemi quotidiani. Da qui è nata l’idea di scrivere un piccolo racconto parallelo “Pettinati che ti passa” Il protagonista del nostro racconto è Ernesto un ragazzino che frequenta la scuola media e che per la sua eccessiva magrezza viene preso in giro dai suoi compagni. Per nascondersi dagli altri porta un ciuffo lungo che cade sugli occhi. La matematica è il suo terrore e l’arte il suo grande amore. Sua madre vorrebbe per lui gli stessi voti del fratello Emilano e di qualche compagno di classe, e suo padre, uomo di affari, lo riempie solo di regali ma non gli dedica mai del tempo. Per fortuna in classe c’è Amir, il suo amico del cuore e a casa un amico segreto, un pettine magico che lo aiuterà a ritrovare se stesso, a credere in lui e nelle sue capacità. Quando questa magia accadrà e Ernesto capirà di valere per quello che è anche il mondo accanto a lui cambierà e i rapporti con la famiglia e i compagni diventeranno più sereni. A quel punto il pettine ritornerà ad essere un oggetto inanimato e Ernesto avrà anche il coraggio di tagliarsi il ciuffo che lo nascondeva dal mondo. E in tutto questo Habiba? Abbiamo pensato in questa sede di non leggere il racconto ma di mettere in parallelo alcune parti di Habiba con quelle di Pettinati che ti passa per far capire come anche con parole diverse il messaggio sia lo stesso e quanto fondamentale e indispensabile sia stata Habiba per la realizzazione del nostro racconto. Le parti evidenziate di nero sono estratte da Habiba mentre quelle blu sono estratte dal nostro racconto. Pettinati che ti passa Istituto comprensivo Garibaldi Scopetta “Mi dichiaro di servirti ad ogni tuo desiderio. Una cosa è sicura: Vincerai la paura.” Habiba: “Non ce la farò mai.” Non guardarmi così terrorizzato, sono proprio io che ti sto parlando, sono un pettine magico e voglio essere tuo amico; per questo ti dico non arrabbiarti così, sei un ragazzo in gamba ed io ho fiducia in te.” Ernesto si rivolse al pettine con tono imbronciato: “Mi sa che sei l’unico ad averla.” “Chi vuole vola” dice il vento ma per le lezione di volo come sta scritto nel capitolo quarto occorrono impegno e fatica. Habiba: “Devo riuscirci. Devo farmi coraggio: devo trovare la forza!” “Ernesto , stai calmo e dimostra a tuo padre quanto vali.” consigliò il pettine con tono mite, “E in che modo?” “Impegnandoti e trovando in te la forza per dare il tuo meglio. Ognuno di noi vale ma il primo a crederci devi essere tu.” …”La soluzione di tutti i tuoi problemi e non solo della matematica è dentro di te. Devi credere in te stesso e nelle tue capacità.” A proposito dello spezzatino: allora il miracolo si compì e Habiba fece il gesto di più grande coraggio che le fosse mai capitato … chiuse gli occhi e mangiò un boccone dietro l’altro. Quel giorno e i tre giorni a seguire Ernesto studiò con impegno matematica così come non aveva mai fatto e per riposarsi e rilassarsi portò anche a termine il lavoro di arte. Silvia ad Habiba: “Ma che ti credi che siamo come i grandi che quando un bambino è triste gli diamo le vitamine?” “Nagib mi fa regali che non servono a niente.” disse Habiba “Ernesto, guarda cosa ti ho portato da Dubai, un bellissimo aeroplanino telecomandato .“ “E’ bellissimo papà, ma ascoltami” disse Ernesto ”domani c’è la partita LatinaTrapani. Vogliamo andare a vederla allo stadio?” “Ernesto lo sai che tuo padre deve riposare. Lunedì devo ripartire per un altro viaggio di lavoro ma ti prometto che tornerò con un magnifico pallone!” Ernesto senza rispondere ma con le lacrime agli occhi si recò in bagno e prese il pettine in mano: “Ma cosa devo farci con quel maledetto aeroplanino, non si rende conto che ho dodici anni!” Silvia si fermò, l’abbracciò forte. “Insieme a me, naturalmente. Se no che ci stanno a fare le amiche?” …”Ernesto, ora dimmi quali sono i punto notevoli del triangolo?” domandò austero il professore. Non fece in tempo a fare la domanda che Ernesto parlò a ruota libera. Nell’aula calò un silenzio glaciale mentre Amir con un sorriso smagliante faceva segno ad Ernesto con il pollice alzato. …In pizzeria Ernesto era circondato da tutti i suoi amici ma seduto vicino a lui c’era sempre Amir. Dice scopetta: ”Basta un semplice spicchio di aglio per distruggere ogni potere magico” …Tornato a casa Ernesto raccontò alla mamma del concorso di arte ma lei invece lo liquidò con poche parole: ”Pensa a studiare italiano e matematica, queste sono materie importanti!” Scopetta ad Habiba: ”Tu sai volare da sola. Non hai bisogno di me” Habiba:”Proprio ora vuoi lasciarmi da sola?” Scopetta: “Sola? Con tutta quella banda di pazzi che ti circonda?” “Hai visto la mia scopetta? Notte dopo notte lo chiedeva ad ogni albero, ad ogni statua”. “Amico ci sei?” continuò Ernesto scuotendo il pettine. Ma niente, nessuna risposta “Amico, ti prego rispondi, dimmi qualcosa! Non mi lasciare solo!” Il pettine ora stava lì a svolgere il suo compito di semplice oggetto inanimato. Cosa ci insegna tutto ciò? Non c’è bisogno di nessun oggetto magico, di nessuna magia quando crediamo in noi stessi. La vera magia è dentro di noi, nella forza interiore che ognuno di noi ha e che ci permette di credere in noi stessi. Habiba:“ Sono magica anch’io. Ho una scopa magica, ieri notte ho volato.” Tutti noi siamo magici, indistintamente, per quello che siamo. “Non è uno scherzo” rispose il vento serio “ è semplicissimo. Tu sai volare, tutto qui.” Lentamente guidata dall’eco del suo papà Habiba cominciò a battere i piede, a muovere le braccia a controllare il ritmo e il respiro e imparò a nuotare. Per imparare a nuotare nel mare della vita e credere in noi stessi dobbiamo circondarci di bravi maestri, di validi punti di riferimento che possono essere i nostri genitori, professori, amici. Non siamo soli! Grazie cara amica Habiba