Sullo sviluppo economico dell'Africa, e sulle condizioni di vita delle fasce meno abbienti della popolazione, grava anche una situazione sanitaria in molti casi drammatica. La diffusione dell'AIDS in Africa costituisce da oltre un decennio una vera e propria crisi sanitaria,con un numero di morti stimato intorno alle 3.000 unità al giorno, e una percentuale di contagio che registra 11.000 nuovi casi giornalieri, e che un alcune aree si avvicina al 30% della popolazione sessualmente attiva;solo l'1% dei malati di AIDS ha accesso a cure mediche specifiche. Tuttavia l'AIDS e altri virus letali come l'Ebola hanno un effetto sulla mortalità in Africa meno significatico rispetto a quello derivante da patologie da lungo tempo debellate nel mondo occidentale, come la malaria,la tubercolosi,la dissenteria e il verme solitario. In Africa sono presenti tre tipi di malattie: 1) Infettive, dovute all’azione di batteri e virus patogeni. Le principale sono: AIDS,colera, difterite, ebola, epatite, morbillo, pertosse, peste, TBC, tetano, polmonite, tifo. 2) Parassitarie, dovute a parassiti come pidocchi, zanzare, vermi. Le principale sono: dengue, febbre di lassa, febbre gialla, filariosi, malaria, tracoma, leishmaniosi, malattia del sonno. 3) Da carenza alimentare, dovute a insufficienza di cibo, sia come quantità che come qualità. L’organismo ha bisogno di principi nutritivi, senza i quali il fisico non ha sufficiente energia per svolgere le varie funzioni vitali. La principale è la MPE. L'AIDS è la sindrome da immunodeficienza acquisita,malattia provocata dal virus HIV. Essa determina l'annullamento delle difese immunitarie e l'insorgere di infezioni di vario genere. Questa malattia rappresenta oggi un problema soprattutto subsahariano,dal momento che i due terzi dei malati e degli infetti risiede in questa parte del continente e che ogni anno si infettano un 1.7OO.OOO adulti e bambini. L'espansione della pandemia in Africa è stata accelerata e aggravata da molteplici fattori (il neocolonialismo e le sue conseguenze, gli imponenti fenomeni di inurbamento, le guerre civili che hanno sconvolto il continente), nonché dalla fragilità complessiva dei sistemi sociali e sanitari dei paesi subsahariani. L'AIDS stesso si è comportato come un moltiplicatore della povertà. Infatti l’AIDS, oltre a causare un enorme numero di vittime, determina devastanti effetti sociali ed economici che vanno ad incidere pesantemente sul già precario tessuto organizzativo e produttivo che regge la vita di intere nazioni. L’epidemia miete vittime principalmente tra la popolazione in età lavorativa e colpisce duramente i quadri professionali e tecnici. Ogni anno muoiono migliaia di maestri e di insegnanti, di infermieri, di tecnici e di altro personale sanitario, come anche di impiegati e di operai. Tutto questo rende estremamente difficile e doloroso il presente, ma pregiudica anche il futuro. Si pensi al grandissimo numero di orfani dell’Africa subsahariana. Si calcola che sino ad oggi più di 10 milioni di bambini abbiano perso le loro madri o entrambi i genitori a causa dell’AIDS. Molti di questi giovanissimi infoltiscono le schiere dei bambini di strada nelle grandi città africane. Si stima che il virus abbia già sottratto all’incirca dieci anni all’attesa di vita media delle popolazioni africane, invertendo la precedente tendenza alla diminuzione del tasso di mortalità. Nel 2010 - se non si interverrà in modo efficace - il virus avrà rubato in media un terzo alla vita di ogni africano. AIDS Africa America Latina Asia Centrale e Europa dell'est Sezione 4 Una teoria sull'origine dell'AIDS propone che l'epidemia si sia sviluppata a causa di vaccini contaminati, usati nella prima campagna di immunizzazione di massa contro la poliomielite. La teoria risulta plausibile per diverse ragioni: 1) Esiste una fortissima coincidenza spaziale. I primi casi di AIDS sono stati registrati in Africa Centrale, nella stesse regioni in cui sono stati sperimentati i vaccini Koprowski su più di un milione di persone fra il 1957 e il 1960; 2) Anche a livello temporale, le coincidenze sono impressionanti. Non ci sono casi documentati di AIDS o d'infezione da HIV prima del 1959. Secoli di commercio di schiavi e sfruttamento coloniale dell'Africa hanno esposto gli Africani e altri a tutte le altre malattie conosciute; è improbabile che l'HIV potesse essere presente e diffondersi in Africa senza essere percepito; 3) I vaccini antipolio sono prodotti utilizzando reni di scimmia che potrebbero essere stati contaminati da un virus dell'immunodeficienza delle scimmie (SIV) progenitore dell'HIV. La maggior parte delle scimmie Africane sono naturalmente infette da questi virus, ma non si ammalano. I vaccini antipolio non potevano essere testati contro la contaminazione di questa famiglia di virus prima del 1985; 4) È diffusamente conosciuto nel mondo medico che un altro virus delle scimmie, l' SV40, è stato trasmesso involontariamente a milioni di persone attraverso i vaccini antipolio. Un lotto specifico del vaccino di Koprowski si è dimostrato essere contaminato da uno sconosciuto virus; 5) Per permettere a un virus di infettare una specie differente, è consigliabile ridurre la resistenza del sistema immunitario del ricevente. Il vaccino antipolio di Koprowski è stato somministrato a molti neonati con meno di un mese di vita, quando ancora il loro sistema immunitario non era completamente sviluppato. Addirittura, in una sperimentazione, fu somministrata ai bambini una dose 15 volte superiore alla normale per assicurare l'efficacia dell'immunizzazione. Se la teoria fosse corretta, avrebbe delle serie implicazioni etiche e politiche. In particolare, si pone l'attenzione ai pericoli della trasmissione di agenti patogeni fra specie attraverso le vaccinazioni, gli xenotrapianti (trapianti di organi animali nell'uomo), etc... che potrebbero condurre a nuove varianti di AIDS o a altre nuove malattie. L'Ebola è un virus in grado di provocare gravi febbri emorragiche. Più precisamente si tratta di un filovirus, dalla caratteristica forma allungata, che deve il suo nome al fiume della Repubblica Democratica del Congo dove fu isolato per la prima volta nel 1976. Dei quattro ceppi del virus isolati fino a ora, tre sono letali per gli esseri umani. Probabilmente il contagio alla nostra specie è avvenuto dalle scimmie e da qualche altro mammifero della foresta africana, ma l'origine e la modalità di trasmissione rimangono un mistero. A oggi si sono registrate quattro epidemie di Ebola: nello Zaire, nel Sudan, nel Gabon e nella Costa d'Avorio. La mortalità ha raggiunto l'88% dei casi rilevati. Il contagio avviene con il contatto diretto con il sangue (spesso tramite siringhe infette), il seme, le secrezioni e il vomito di chi è già infetto, di norma circa 4-16 giorni dopo l'esposizione all'agente virale. I primi sintomi sono febbre, vomito ed eruzioni cutanee: il virus attacca preferibilmente i reni, il fegato e la milza, sedi di emorragie interne. Le perdite emorragiche dopo pochi giorni sono generalizzate a tutti i vasi arteriosi e il sangue fuoriesce da occhi, naso e orecchie. La disgregazione dei tessuti interna provoca l'ultimo terribile sintomo, la fuoriuscita di liquido nero. Sembra che alla base del meccanismo biochimico della disgregazione dei capillari e dei tessuti sia la presenza di una glicoproteina sulla superficie esterna del virus in grado di danneggiare i vasi sanguigni. Il virus si riproduce all'interno della cellula infetta provocandone poi l'esplosione. La morte sopraggiunge dopo circa 72 ore dall'insorgenza dei primi sintomi. Attualmente non si conosce una cura all'infezione di Ebola, né un vaccino. La malaria è una malattia febbrile ed acuta, diffusa dal morso della zanzara Anophele femmina che è stata infettata dal parassita malarico. È una infezione, dovuta a un protozoo, trasmessa agli esseri umani attraverso la puntura delle zanzare di solito tra il tramonto e l'alba. La malaria umana è causata da quattro specie diverse di parassita che prendono il nome collettivo di Plasmodium: P. Falciparum, P. Vivax, P. Ovale, P. Malariae. Due di essi sono molto comuni: il P. Falciparum è la specie più aggressiva ed è in aumento a livello mondiale. Si può trovare ovunque ma è più diffuso in Africa e provoca spesso il decesso dovuto a coma o anemia. Il P. Falciparum si sviluppa rapidamente nel corpo e i sintomi si manifestano di solito entro due settimane. Il P. Vivax è esteso in tutta l'Asia, l'Africa, il Medio Oriente, l'Oceania e l'America; può provocare infezione e debilitare, ma raramente uccide. Due miliardi e 400 milioni di persone (il 40% della popolazione mondiale) sono esposti al rischio della Malaria. Ogni anno la malaria colpisce da 300 a 500 milioni di persone ed è endemica in oltre 100 paesi. Ogni anno muoiono di malaria oltre 2 milioni di persone, soprattutto bambini sotto i 5 anni e donne incinte. La malaria uccide un bambino ogni 30 secondi. Il 90% dei casi si registra nell'Africa sub sahariana, dove la malattia è la prima causa di morte. La situazione è destinata ad aggravarsi per l'aumento della resistenza ai farmaci più comunemente usati per il trattamento. La malattia del sonno è essenzialmente epidemica dell'Africa; i protozoi che provocano la malattia vengono trasmessi attraverso la puntura della famigerata mosca tse-tse, un insetto grigio-marrone simile ai tafani. La forma acuta della malattia è provocata dal tripanosoma brucei rhodiense ed il principale sintomo è una progressiva sonnolenza, da cui deriva il nome. I sintomi si manifestano dopo circa 620 giorni dall'infezione. La forma cronica, invece, è provocata dal tripanosoma brucei gambiense e potrebbe non manifestare sintomi anche per anni dopo l'infezione. Quando si manifestano sono riconoscibili in febbre, edemi, tachicardia, gonfiore dei linfonodi, ingrossamento di milza e fegato, ipotensione. Non esiste vaccino, né profilassi specifica contro questa malattia, benché esista una terapia farmacologia. L'unica profilassi attuata dagli stati in cui la malattia è endemica è la lotta alla mosca tse-tse e alla sua diffusione sul territorio, oprando una distruzione vera e propria degli habitat in cui questo insetto si riproduce. La MPE (Malnutrizione Proteico Energetica) si presenta in tre forme: asciutta, umida e combinata intermedia. Ciascuna di queste tre forme può essere classificata come lieve, moderata e grave. La forma asciutta è conosciuta come marasma, che deriva da un digiuno quasi completo con carenze sia di proteine che di sostanze nutritive non proteiche. Il bambino con marasma consuma delle quantità di cibo molto piccole, è quindi molto magro per la perdita della massa muscolare e del grasso corporeo. La forma umida, il kwashiorkor, nel mondo africano significa "primo bambino-secondo bambino": questo termine si riferisce al fatto che il primo bambino sviluppa la MPE quando nasce il secondo bambino che lo sostituisce al seno materno. Il bambino svezzato viene alimentato con poca pappa d'avena che ha poche qualità nutrizionali (in confronto al latte materno) e non riesce a crescere. La carenza di proteine è di solito più marcata del deficit energetico e provoca un edema. I bambini affetti dal kwashiorkor tendono ad essere più grandi di età rispetto a quelli affetti dal marasma e tendono a sviluppare la malattia dopo lo svezzamento. Presentazione a cura di Chiara Condorelli e Martina Schillaci Classe 4^I