Dr. Simone Luoni Medico Chirurgo In formazione specialis:ca in Chirurgia Plas:ca, Ricostru?va ed Este:ca Docente di: Patologia generale Principali esperienze in ambito medico: • Tirocinante in Psichiatria presso Policlinico di Milano • Tirocinante in Ortopedia presso Ospedale Ortopedico G. Pini • A:vità di ricerca clinica in ambito di Anestesia e Rianimazione presso Policlinico di Milano – Dipar@mento di fisiopatologia dell’apparato respiratorio • ADualmente specializzando in Chirurgia Plas@ca, Ricostru:va ed Este@ca presso IST-‐San mar@no, Università di Genova Programma del corso ANATOMIA PATOLOGICA GENERALE: Danno cellulare, adaDamento e morte cellulare; Infiammazione acuta e cronica; Rigenerazione cellulare e fibrosi; Alterazioni emodinamiche, trombosi, embolia; Displasia e classificazione dei tumori; caraDeris@che cliniche dei tumori: grado e stadiazione. PATOLOGIA DELL'APPARATO CARDIOVASCOLARE: Aterosclerosi. Aneurismi. Vasculiti. Insuf?icienza cardiaca. Ipertro?ia cardiaca ed ipertensione. Cardiopatia ischemica (morte improvvisa, angina pectoris, infarto del miocardio, miocardiosclerosi). Cuore polmonare acuto e cronico. Endocarditi e vizi valvolari. Miocarditi. Cardiomiopatie. Pericarditi acute e croniche. Tumori del cuore. Cardiopatie congenite: (a) shunt ds-‐sn con cianosi precoce (tetralogia di Fallot, trasposizione dei grandi vasi arteriosi, tronco arterioso comune, atresia tricuspidale), (b) shunt sn-‐ds con cianosi tardiva (difetti del setto interventricolare, difetti del setto interatriale, persistenza del dotto arterioso di Botallo), (c) ostruzioni cianogene (coartazione aortica, stenosi polmonare od atresia isolata, stenosi aortica od atresia), malposizioni (destrocardia, ectopia cordis).. PATOLOGIA DELL'APPARATO RESPIRATORIO: Edema e congestione polmonare. Atelettasia polmonare. Embolia ed infarto polmonare. Sindrome da distress respiratorio nell'adulto e nel bambino (malattia delle membrane ialine). Malattie polmonari croniche ostruttive (bronchiti, asma bronchiale, bronchiettasie, en?isema). Malattie polmonari restrittive (?ibrosi polmonare idiopatica, pneumoconiosi dei minatori del carbone, antracosi, silicosi, asbestosi, berilliosi, sindrome di Goodpasture, proteinosi alveolare). Infezioni polmonari (tubercolosi, polmoniti, broncopolmoniti, ascessi polmonari). Tumori benigni e maligni del polmone. Patologia della pleura (versamenti, pleuriti e tumori). PATOLOGIA DEL FEGATO E DELLE VIE BILIARI EXTRAEPATICHE: Mala:e della circolazione (stasi epa@ca, infar@, sindrome di Budd-‐Chiari, mala:e veno-‐occlusive, ostruzione e trombosi della vena porta), Atrofia giallo-‐acuta e Subacuta; Epa@@ virali acute e croniche, Ascessi e pseudoascessi, Epatopa@a alcoolica (degenerazione grassa, epa@te alcolica), Fibrosi epa@che, Cirrosi epa@che (alcolica, postepa@@ca e postnecro@ca, da deficit di alfa-‐1-‐an@tripsina, pigmentarie e biliari primi@ve), Ipertensione Portale, Coleli@asi, Colecis@@ acute e croniche; Tumori delle vie biliari, PATOLOGIA DEL PANCREAS: Pancrea@@ acute e croniche, Neoplasie del pancreas esocrino. PATOLOGIA DEL SISTEMA ENDOCRINO: IPOFISI: Malformazioni. Processi infiammatori. Alterazioni di circolo. Tumori del lobo anteriore. Tumori del lobo posteriore. Quadri anatomo-‐clinici: iperpituitarismo, ipopituitarismo, diabete insipido, pubertà precoce, distrofia adiposogenitale. TIROIDE: Malformazioni. Tiroidi@. Gozzo. Quadri anatomo-‐clinici: iper@roidismo, ipo@roidismo. Tumori benigni e maligni. PARATIROIDI: Alterazioni di sviluppo. Iperplasia. Adenoma. Carcinoma. Quadri anatomo-‐clinici: iperpara@roidismo, ipopara@roidismo. PANCREAS ENDOCRINO: Diabete mellito. Neoplasie benigne e maligne delle insule. NEOPLASIE ENDOCRINE MULTIPLE SURRENE: Corteccia surrenale: Alterazioni circolatorie, Processi flogis@ci, Iperplasia, Adenoma, Carcinoma, Quadri anatomo-‐clinici (ipersurrenalismo, iposurrenalismo). MIDOLLARE SURRENALE: Disturbi di circolo, Processi infiammatori, Tumori (feocromocitoma, neuroblastoma, ganglioneuroma, ganglioneuroblastoma) Paragangli extrasurrenalici: Iperplasia, Paragangliomi. PATOLOGIA DELL'APPARATO GENITALE MASCHILE: Ipertrofia e carcinoma della prostata, Tumori del tes@colo. LETTURA ANALISI DEL SANGUE INFIAMMAZIONE Risposta reattiva localizzata ad agenti o situazioni che provocano un danno in una qualsiasi sede dell’organismo FISICHE CHIMICHE CAUSE Radiazioni, alte e basse temperature, traumi, correnti elettriche, corpi estranei inerti Esogene ed endogene Naturali ed artificiali Sostanze denaturanti, (acidi, basi) asbesto, silicio, cristalli di urato BIOLOGICHE Viventi Tutti gli organismi, dai metazoi ai virus (protozoi, miceti, batteri) Non viventi Prodotti elaborati da vari tipi di organismi Tossine animali e vegetali Complessi immuni Enzimi VIRCHOW (1864) MODIFICAZIONI VASCOLARI: cambiamenti emodinamici a carico del flusso ematico e del calibro dei vasi (microcircolo) Da: Stevens e Lowe, Patologia, Casa Editrice Ambrosiana Copyright 2001 1) Vasocostrizione transitoria delle arteriole, mediata con meccanismo neurogeno o chimico catecolamine 2) Vasodilatazione con inizio nelle arteriole e poi diffusa a tutto il microcircolo aumento del flusso ematico e della pressione idrostatica locale trasudazione di fluidi nell’interstizio, mediato chimicamente istamina, chinine, NO) 3) Rallentamento della circolazione provocato e sostenuto dall’aumento della permeabilità nel microcircolo, con fuoriuscita di proteine dai vasi (essudazione) e formazione dell’edema, aumento della viscosità ematica ed impilamento dei globuli rossi stasi 4) Marginazione dei leucociti con aumento della stasi 5) In alcuni casi, modificazioni dell’endotelio con aumento della viscosità dei mucopolisaccaridi esterni e deposizione di fibrina. Successiva adesione di piastrine e formazione di microtrombi MECCANISMI DI FORMAZIONE DELL’ESSUDATO • alterazione dei meccanismi fisiologici che regolano la formazione del liquido interstiziale • aumento della permeabilità ESSUDATO Materiale solido e liquido che si raccoglie in gran quantità nel tessuto interstiziale o in cavità interne pre-esistenti o CAUSE: neoformate infiammatorie COMPOSIZIONE: simile al plasma, proteine abbondanti (> 2,5-3 g/100 ml) (albumine, globuline e fibrinogeno) enzimi idrolasi acide lisosomiali, acido ialuronico, acidi nucleici, fosfolipidi pH tendente all’acidità (<6) peso specifico > 1,020 TRASUDATO Materiale liquido che fuoriesce dai vasi in quantità superiore al normale e si raccoglie nel tessuto interstiziale o in cavità interne pre-esistenti CAUSE: non infiammatorie (stasi, ipoproteinemia) COMPOSIZIONE: scarse proteine (< 2,5-3 g/100 ml) (solo albumine) pH quasi neutro peso specifico < 1,012 ALTERAZIONE DEI MECCANISMI FISIOLOGICI CHE REGOLANO LA FORMAZIONE DEL LIQUIDO INTERSTIZIALE 1) aumento della pressione idrostatica intravasale 2) aumento della pressione colloido-osmotica interstiziale • per fuoriuscita di proteine dal vaso • per scissione di queste da parte di enzimi proteolitici plasmatici o di origine cellulare • per accumulo di metaboliti derivati dalle cellule infiammatorie • per presenza di molecole denaturate o derivate da cellule degenerate o morte (nucleotidi, TG, peptidi, ecc.) • per scissione di molecole della sostanza fondamentale del connettivo e del collagene da parte di enzimi di origine celluare (collagenasi) o plasmatica (plasmina) ANDAMENTO DELLE PRESSIONI NEL MICROCIRCOLO pompa linfatica 26 + 5 + 6 = 37 37 – 28 = 9 P = - 0.5-7 mm Hg 10 + 5 + 6 = 21 28- 21 = 7 Dal volume: Pontieri “Patologia Generale” Piccin Nuova Libraria S.p.A. AUMENTO DI PERMEABILITA’ Andamento nel tempo Stimoli lesivi lievi. Solo nelle venule di piccolo e medio calibro per allargamento delle giunzioni intercellulari per contrazione attiva delle cellule endoteliali stimolata da istamina, chinine, leucotrieni. calore lieve o moderato, irradiazione X e UV, tossine batteriche (clostridium perfringens), sostanze chimiche Sia venule sia capillari Allargamento delle giunzioni intercellulari mediato chimicamente (PAF, prostaglandine, chinine, IFNγ, IL1, TNFα) e degenerazione delle cellule endoteliali (rigonfiamento, vacuolizzazione, necrosi) per danno diretto su di esse. Cause lesive particolarmente forti (ustioni gravi, tossine di molti clostridi, tossina colerica) Tutto il distretto del microcircolo Grave danno a livello endoteliale sicuramente dovuto a lesione diretta ed immediata da parte dell’agente flogogeno, non mediato chimicamente Spesso è associato ad attivazione ed adesione piastrinica e trombosi TIPI DI ESSUDATO • SIEROSO liquido limpido di composizione simile al siero (albumine, globuline), con scarsa componente cellulare, di derivazione per lo più plasmatica. Ustioni, congelamento, irradiazioni • SIERO-FIBRINOSO in patologie che interessano tuniche sierose (pleura, pericardio, periotoneo) versamenti; fuoriescono anche proteine di grosse dimensioni (fibrinogeno). Evoluzione spesso in organizzazione con formazione di aderenze complete o briglie aderenziali • FIBRINOSO danno endoteliale maggiore, essudato molto ricco di abbondante di fibrinogeno. Frequente in membrane sierose (pleurite, pericardite) ed in infiammazioni di origine batterica (difterite, polmonite). Evoluzione spesso in organizzazione con fibrosi o formazione di aderenze complete o briglie aderenziali POLMONITE LOBARE (INTRALVEOLARE) FASI: CONGESTIONE EPATIZZAZIONE ROSSA EPATIZZAZIONE GRIGIA EPATIZZAZIONE GIALLA RISOLUZIONE • CATARRALE nei processi infiammatori di tessuti ricchi di cellule mucipare (vie aeree superiori: riniti, faringiti, laringiti, bronchiti; apparato digerente: gastriti, enteriti, coliti). Nelle infiammazioni delle vie aeree di origine allergica, sono particolarmente abbondanti i granulociti eosinofili • MUCO-PURULENTO per superinfezione batterica, l’essudato catarrale si trasforma con presenza di molti granulociti e cellule di sfaldamento della mucosa (riniti, bronchiti) • PURULENTO materiale semifluido molto ricco di cellule (granulociti neutrofili, detti piociti) e di detriti cellulari e tessutali. Tipico di processi infiammatori da agenti batterici, detti piogeni (strepto e stafilococco, gonococco, meningococco, pneumococco, ecc.). Se il pus si raccoglie in cavità neoformate, si parla di ascessi (caldi); se si diffonde nell’interstizio, lungo le guaine tendinee, i fasci muscolari e le sierose, si parla di flemmone; se si raccoglie in cavità preformate, si aggiunge il suffisso “ pio..” al nome della cavità interessata • EMORRAGICO E NECROTICO-EMORRAGICO per agenti eziologici che producono un danno grave all’endotelio e/o necrosi estesa di un tessuto (agenti batterici che producono fattori citotossici: streptococchi, clostridi, bacillo del carbonchio) MIGRAZIONE DEI LEUCOCITI marginazione leucociti endotelio leucociti endotelio leucociti endotelio leucociti endotelio Da: Stevens e Lowe, Patologia, Casa Editrice Ambrosiana Copyright 2001 Istamina, trombina, PAF e /1 /VCAM-1 Fattori di adesione selectine, ICAM-1 e VCAM-1, integrine e glicoproteine mucina-simili Da: Stevens e Lowe, Patologia, Casa Editrice Ambrosiana Copyright 2001 MIGRAZIONE DEI LEUCOCITI Mediata da sostanze chimiche CHEMIOTASSI FATTORI CHEMIOTATTICI Esogeni proteine e polipeptidi di derivazione batterica (es. FMLP: formil-metionil-leucil-fenilalanina lipidi di derivazione batterica peptidi di sintesi tipo FMLP Endogeni fattori del complemento attivato (C3a, C5a, C567) prodotti delle cellule (monochine, linfochine, chemochine, ad es. IL8) prodotti derivanti dal metabolismo dell’acido arachidonico a partire dai fosfolipidi delle membrane (prostaglandine, LB4, PAF, aldeidi) MECCANISMI DELLA CHEMIOTASSI 1) RICONOSCIMENTO: interazione dei fattori chemiotattici con la membrana cellulare 2) EVENTI INTRACELLULARI morfologici strutturali e metabolici RICONOSCIMENTO Tramite RECETTORI SPECIFICI SUPERFICIALI (identificati per peptidi sintetici N-formilati [ N-f-MLP] e per C5a e LTB4); circa 50.000 siti recettoriali f-MLP/cellula Di solito sono proteine glicosilate, la cui parte proteica mantiene capacità di legame anche dopo allontanamento della parte glicidica E’ sufficiente l’occupazione del 10-20% dei siti recettoriali per stimolare il movimento delle cellule, sia adirezionale, sia chemiotattico I recettori non sono statici sulla superficie cellulare, ma vengono internalizzati dopo il legame con il chemioattraente. Il complesso così formato si localizza nella frazione dell’Apparato di Golgi. Successivamente il recettore può essere riespresso superficialmente o opsonina (IgG1, IgG3, C3b, varie proteine plasmatiche, ad es. PCR, fibrinogeno, fibronectina, MBL) Da: Stevens e Lowe, Patologia, Casa Editrice Ambrosiana Copyright 2001 PRINCIPALI SOSTANZE CONTENUTE NEI GRANULI DEI NEUTROFILI UMANI GRANULI PRIMARI O AZZURROFILI GRANULI SECONDARI O SPECIFICI mieloperossidasi Enzimi microbicidi lisozima (1/3) lisozima (2/3) Proteasi neutre elastasi metalloproteinasi collagenasi Fattori non enzimatici proteine cationiche lattoferrina Idrolasi acide β-glucuronidasi catepsine (B e D) Altre idrolasi fosfolipasi A2 GRANULI TERZIARI O PARTICELLE C gelatinasi catepsine fosfolipasi A2 fosfatasi alcalina attivatore del plasminogeno MECCANISMI BATTERICIDI Meccanismi ossigeno dipendenti NAD(P)H OSSIDASI 2O2 + NAD(P) 2O2 • + 2 H+ 2O2 • + NAD(P)+ + H+ SOD H2O2 + O2 O2 • + H2O2 OH + OH • + O2 (Haber Weiss) I metaboliti dell’ O2 agiscono in due modi: • SISTEMA H2O2 –MIELOPEROSSIDASI – ALOGENO Il potere battericida dell’ H2O2 viene moltiplicato parecchie volte in presenza di mieloperossidasi (granuli azzurrofili) e di un ione alogeno (Iodio, Bromo o Cloro, quest’ultimo è il più importante dal punto di vista fisiologico) Il radicale reattivo finale è probabilmente HOCl• che è un potente ossidante dotato di attività antibatterica, ma anche antifungina e antimicoplasmica L’ H2O2 viene poi smaltita tramite la CATALASI 2 H2O2 2 H2O + O2 e la GLUTATION PEROSSIDASI 2GSH + H2O2 GSSG + 2 H2O • SISTEMI DI UCCISIONE INDIPENDENTI dalla MIELOPEROSSIDASI L’esistenza di tali sistemi è dimostrato dal fatto che leucociti carenti del sistema mieloperossidasico, sono capaci di uccidere batteri, anche se più lentamente delle cellule normali Anche questo sistema richiede O2 . Sono coinvolte le specie reattive dell’ O2 : O2 •, OH• e anche il 1O2 O2 • + Fe3+ O2 + Fe2+ Fe2+ + H2O2 Fe3+ + OH + OH• (reazione di Fenton) Meccanismi indipendenti dall’O2 • RIDUZIONE del pH intracellulare (< pH 4) • LISOZIMA attivo soprattutto sui GRAM +, idrolizzando il legame ac. muramico/N- acetilglucosamina • PROTEINE CATIONICHE ricche in arginina, possono lisare le membrane batteriche • LATTOFERRINA (granuli specifici), attività batteriostatica • Dopo l’uccisione possono intervenire le IDROLASI ACIDE dei granuli azzurrofili, che trovano un pH ottimale all’interno dei fagolisosomi (< 4 ) INFIAMMAZIONI CRONICHE Prevalenza di fenomeni cellulari: istoflogosi macrofagi, linfociti, plasmacellule Tipi cellulari infiltrati parvicellulari presentano gli antigeni di classe II del sistema MHC ai linfociti Spesso, alterazione della nutrizione per obliterazione progressiva dei vasi processi regressivi atrofia (es. rinite atrofica, gastrite atrofica) Infiammazione cronica diffusa o interstiziale Caratteri poco differenziati, pochi macrofagi, sempre presenti linfociti e plasmacellule e proliferazione fibroblasti. Detta interstiziale quando colpisce organi parenchimatosi: epatite interstiziale (atrofia da sclerosi), nefrite interstiziale (sclerosi) Cause: • infezioni virali - epatite cronica B • malattie autoimmuni - gastrite atrofica, artrite reumatoide, colite ulcerosa • malattie da intossicazione cronica- pancreatite o epatopatia alcolica Infiammazione cronica circoscritta o granulomatosa Aspetto caratteristico ben circoscritto rispetto ai tessuti circostanti granuloma MORFOLOGIA DEI GRANULOMI • Fenomeni vascolari molto fugaci • Prevalenza di fenomeni cellulari produttivi: linfociti, plasmacellule, macrofagi (cellule epitelioidi) • Presenza di cellule particolari derivate dai macrofagi, o caratteristiche di un certo granuloma (cellule di Langhans TBC), o comuni a vari tipi di granuloma (cellule giganti plurinucleate), originate per fusione di più cellule epitelioidi (sincizio) • Nel caso di agenti eziologici viventi, partecipazione di fenomeni immunitari (prove sierologiche, presenza di linfociti e plasmacellule) • Evoluzione spesso verso la necrosi, per lo più coagulativa (TBC), colliquativa nel granuloma luetico • Guarigione spesso in sclerosi DANNO INFIAMMATORIO CRONICO FATTORI CHEMIOTATTICI MITOGENI LINFOCITI T PER I MONOCITI (ORIGINE TESSUTALI ATTIVATI BATTERICA, TISSUTALE E CELLULARE): LPS, MCP-1, C5a, PDGF, TGF-α, frammenti di collagene e fibronectina, fibrinopeptidi FATTORI FATTORI DI CHEMIOTATTICI CRESCITA (linfochine) RICHIAMO DI MONOCITI CIRCOLANTI PROLIFERAZIONE MACROFAGI TESSUTALI INCREMENTO DEL NUMERO DI MACROFAGI PARTICELLA INERTE (Asbesto, silice, corpo estraneo) MACROFAGO Reclutamento Rilascio di enzimi all’esterno Rilascio di mediatori chimici infiammatori FIBROBLASTO Fibrogenesi ANTIGENE LINFOCITA B ANTICORPI LINFOCITA T LINFOCHINE (es. IFN-γ) Immunocomplessi e complemento Sostanze chemiotattiche MACROFAGO Rilascio di enzimi all’esterno Rilascio di mediatori chimici infiammatori GRANULOMI BATTERICI G. TUBERCOLARE Mycobacterium tubercolosis cellula di Langhans cellule epitelioidi Più frequente nel polmone, ma può trovarsi anche in altri organi (intestino, cute…) Caratteristica è la necrosi caseosa centrale Tubercoli epitelioidi (polmonari) Tubercoli linfoidi (extra-polmonari) Da: Stevens e Lowe, Patologia, Casa Editrice Ambrosiana Copyright 2001 Evoluzione • tubercoli miliari • fusione: noduli • fluidificazione • fibrosi • detersione • calcificazione • quiescenza GRANULOMI DA AGENTI NON VIVENTI • GRANULOMA DA CORPO ESTRANEO Schegge di legno, frammenti di proiettili, spine (animali e vegetali), materiali silicei, fibre tessili, schegge ossee, punti di sutura… Al centro: corpo estraneo Intorno: cellule epitelioidi e giganti fibroblasti Scarsa necrosi Scarsa tendenza alla guarigione Patogenesi: liberazione per solubilizzazione di materiali presenti nel corpo estraneo che stimolano la chemiotassi dei macrofagi. Non digeribilità da parte degli enzimi = cronicizzazione GRANULOMI DA AGENTI NON VIVENTI • GRANULOMA DA OLIO • GRANULOMA DA SILICE (silicosi) A livello dei bronchioli preterminali Fagocitosi da parte dei macrofagi, necrosi, reazione fibroblastica, feltro fibro-ialino Vasi: degenerazione ialina e processi endovasculitici mastzellen F. granulomatosa propriamente detta (macrofagi) F. nodulare (reazione fibrotica) F. anodulare (reazione fibrotica diffusa con coinvolgimento di vasi, bronchioli e setti interalveolari; Silicosi massiva primitiva: interi lobi trasformati in masse fibroialine) • GRANULOMA DA ASBESTO (asbestosi) Reazione inizialmente acuta con partecipazione di granulociti neutrofili In seguito: macrofagi (cellule giganti tipo corpo estraneo) Al centro: corpuscoli dell’amianto (fibra di amianto con astuccio di proteine e sali di Ca e Fe). Si possono ritrovare nell’escreato Patogenesi: data la dimensione (5-100 micron) non sono fagocitati completamente dai macrofagi = necrosi colliquativa NECROSI Morte di singole cellule in un tessuto o in un organismo vivente Meccanismi • denaturazione di proteine calore, acidi, basi, metalli pesanti, radiazioni, radicali liberi • distruzione meccanica o chimica delle strutture fondamentali della cellula tensioattivi, fosfolipasi, variazioni di pressione osmotica, congelamento, radicali liberi • inibizione di enzimi o catene enzimatiche vari veleni (KCN, fluoruro, dinitrofenolo ecc.) • riduzione o soppressione della nutrizione e dell’apporto di ossigeno ischemia, ipossia Colorazioni sia “vitali” sia di cellule alterate IPOSSIA Cause Mancanza di apporto ematico (ischemia) Esaurimento delle capacità di trasporto di ossigeno del sangue (insufficienza cardio-respiratoria, anemia, CO) Inibizione degli enzimi respiratori cellulari (KCN, As, Hg) ISCHEMIA Fosforilazioni ossidative Attivazione R fosfolipasi E ATP Altri effetti (es. V distacco E Pompa del Na+ glicolisi ribosomi) R Na+ e H2O glicogeno S pH scambiatore Na+/H+ I Sintesi + 2+ B Efflusso di K e influsso di Ca proteica Rigonfiamento cellulare Aggregazione I cromatina L perdita di microvilli Deposizione di nucleare lipidi E comparsa di “blebs” rigonfiamento R.E. figure mieliniche IRREVERSIBILE Danno alle membrane Rilascio intracellulare di enzimi lisosomiali Influsso di Ca2 Uscita di Basofilia enzimi 2 Ca nei MTC Cambiamenti nucleari (LDH, AST, Digestione proteine ALT, CPK) ASPETTI MORFOLOGICI NECROSI COAGULATIVA “Coagulazione” (denaturazione) delle proteine Calore, acidi, inibitori dei gruppi -SH Necrosi caseosa (TBC) Infarto del miocardio NECROSI COLLIQUATIVA Intervento di enzimi idrolitici, o propri delle cellule del tessuto (AUTOLISI) o provenienti da altre cellule (ETEROLISI) Le cellule devono avere molti enzimi lisosomiali Questi enzimi devono essere funzionanti Il tessuto deve contenere una quantità di acqua sufficiente per l’idrolisi pH lievemente acido Ictus cerebrale ESCARA Necrosi circoscritta dei tessuti superficiali E. secca: cute E. umida: placche di Peyer, stomaco ULCERA Tessuto di granulazione con scarsa tendenza alla guarigione, che si espone quando si asporta l’escara CANCRENA Interessa un organo intero o una regione anatomica estesa C. secca: prevale l’evaporazione (arti) Per alterazioni circolatorie (diabete, aterosclerosi) C. umida: prevalgono i processi litici (visceri) Per alterazioni circolatorie C. gassosa: per intervento di germi anaerobi (CO2) (arti) APOPTOSI Morte cellulare programmata In processi fisiologici A. Morfogenesi (delezione di epitelio in eccesso dopo la fusione dei processi palatini, formazione dei villi intestinali, dei vasi, differenziazione della retina) B. e C. Rimozione di vestigia filogenetiche Involuzione tessutale endocrino-dipendente (via mitocondriale) • endometrio pre-mestruale • ghiandola mammaria al termine del ciclo e dopo svezzamento • atrofia da invecchiamento (follicoli ovarici in menopausa) Eliminazione di cellule in tessuti proliferanti (via mitocondriale) • regressione dei fenomeni iperplastici (fegato) • turn-over dell’epitelio delle cripte intestinali Eliminazione di cellule quando la loro funzione non è più necessaria (via mitocondriale) • neutrofili al termine del processo infiammatorio • linfociti al termine di una risposta immunitaria Eliminazione di linfociti auto-reattivi (recettore-dipendente) Difesa antivirale, antitumorale e rigetto dei trapianti (linfociti T citotossici, perforine-granzima B) In processi patologici Nei tumori (p53) Rimozione di cellule danneggiate (p53) Danno da radiazioni o chemioterapici (p53) Danno da ischemia o ostruzione dei dotti deferenti (p53) Malattie genetiche Fase di inizio Via intrinseca Via estrinseca Attivazione di caspasi Fase effettrice Le caspasi agiscono inducendo morte cellulare tramite attivazione di endonucleasi e distruzione del citoscheletro Via estrinseca (CD95) 8, CASPASE 10 Via intrinseca Apoptosi indotta da linfociti T citotossici Patologie da carenza di apoptosi • cancro (mutazioni di p53; tumori ormonodipendenti: mammella, prostata e ovaie) • malattie autoimmuni Patologie da eccesso di apoptosi • malattie neurodegenerative • danno ischemico • morte da virus NECROSI E APOPTOSI NECROSI Processo di dissoluzione cellulare di tipo passivo, conseguente all’alterazione irreversibile dell’omeostasi interna Rigonfiamento cellulare Dissoluzione di membrane di organuli subcellulari e plasmatica infiammazione APOPTOSI Fenomeno attivo programmato intrinsecamente Condensazione del citoplasma Convoluzione della superficie cellulare Distacco di corpi apoptotici Fagocitosi dei corpi apoptotici da parte di cellule adiacenti o fagociti Assenza di reazioni infiammatorie NECROSI E APOPTOSI NECROSI APOPTOSI Colpiti gruppi di cellule contigue Colpite singole cellule nel contesto tessutale Distribuzione zonale Distribuzione casuale Sincronia del processo Asincronia del processo Esclusivamente patologico Processo fisiopatologico RIDUZIONE DELLA RICHIESTA DI FUNZIONE DENERVAZIONE DISUSO TESSUTO NORMALE MANCANZA DI NUTRIMENTO MANCANZA DI STIMOLAZIONE ENDOCRINA RIDUZIONE DELLE DIMENSIONI CELLULARI RIDUZIONE DEL NUMERO DELLE CELLULE RIDUZIONE DELLA GRANDEZZA E DEL NUMERO DELLE CELLULE ATROFIA CELLULARE INVOLUZIONE ATROFIA CELLULARE ED INVOLUZIONE RIDUZIONE DELL’APPORTO EMATICO INVECCHIAMENTO RICRESCITA NORMALIZZAZIONE DELLA STIMOLAZIONE ATROFIA ED INVOLUZIONE ATROFIA riduzione del volume di un tessuto o di un organo, rispetto ad un volume già raggiunto, per diminuzione del volume delle cellule che lo compongono INVOLUZIONE riduzione del volume di un tessuto o di un organo, rispetto ad un volume già raggiunto, per diminuzione del numero delle cellule che lo compongono Si utilizza il termine di IPOPLASIA nel caso in cui un tessuto o un organo abbiano dimensioni inferiori al normale a causa di un arresto di crescita verificatosi durante lo sviluppo embrionale, cioè non hanno mai raggiunto le dimensioni normali CAUSE • diminuzione o scomparsa della richiesta di lavoro • diminuzione o assenza di stimolazione ormonale o di fattori trofici sia in ambito fisiologico, sia in ambito patologico ATROFIE DA DIMINUITA RICHIESTA FUNZIONALE Fisiologiche • involuzione di strutture embrionali dopo la nascita • riduzione di grandezza delle fibre muscolari nell’anziano • involuzione del timo dopo l’adolescenza Patologiche • da disuso: atrofia delle fibre muscolari scheletriche in seguito ad immobilizzazione forzata (ingessature, lesioni tendinee, prolungata degenza) • da denervazione o per lesioni al midollo spinale: atrofia delle fibre muscolari • atrofia di una ghiandola da occlusione del dotto escretore ATROFIE DA RIDUZIONE DELLA STIMOLAZIONE ORMONALE O DI FATTORI TROFICI Fisiologiche • atrofia del miometrio dopo il parto • riduzione del numero e sostituzione con adipociti delle cellule delle paratiroidi secernenti paratormone durante l’invecchiamento • riduzione del testicolo durante l’invecchiamento per riduzione della stimolazione gonadotropa • atrofia dell’endometrio in menopausa da riduzione dei livelli di estrogeni ATROFIE DA RIDUZIONE DELLA STIMOLAZIONE ORMONALE O DI FATTORI TROFICI Patologiche • atrofia di tiroide e surreni dopo ipofisectomia • atrofia di utero e ghiandole mammarie dopo ovariectomia bilaterale • atrofia di uno o più organi in rapporto alla riduzione graduale dell’apporto ematico o nutritivo (a. da ischemia parziale, a. da compressione) A. da inanizione: in rapporto alla sospensione o forte riduzione dell’apporto nutritivo, colpisce i vari organi e tessuti in maniera diversa + S E N S I B I L I T Á - Tessuto adiposo Tessuto linfatico Mucose gastro-intestinali Cute Tessuto muscolare Fegato Surrene Rene Cuore Tessuto nervoso PATOGENESI A seconda dei tessuti, può prevalere una diminuzione dei mitocondri (tessuto muscolare), una diminuzione della sintesi proteica con degradazione dei poliribosomi e riduzione delle membrane del reticolo endoplasmatico (fegato) o un’attivazione dei meccanismi autofagici (atrofie da mancata stimolazione ormonale) TESSUTO NORMALE STIMOLO PATOLOGICO RISPOSTA DA STRESS CELLULARE ANNULLAMENTO DELLO STIMOLO LA CELLULA SOPRAVVIVE LO STIMOLO PERSISTE STIMOLO GRAVE O CELLULA SENSIBILE MANCATO ADATTAMENTO DANNO O MORTE DELLE CELLULE AUMENTO DELLA RICHIESTA DI FUNZIONE LO STIMOLO PERSISTE AUMENTO DELL’ATTIVITA’ CELLULARE RIDOTTA RICHIESTA AMBIENTE DI FUNZIONE O OSTILE ALTERATA NUTRIZIONE LO STIMOLO PERSISTE LO STIMOLO PERSISTE RIDUZIONE CAMBIAMENTO DELL’ATTIVITA’ DEL TIPO DI CELLULA CELLULARE AUMENTO DELL’ATTIVITA’ CELLULARE RIDUZIONE DELL’ATTIVITA’ CELLULARE CAMBIAMENTO DEL TIPO DI CELLULA INDUZIONE METABOLICA RIDUZIONE DEL METABOLISMO CAMBIAMENTO DELLA DIFFERENZIAZIONE AUMENTO DELLE DIMENSIONI O DEL NUMERO DELLE CELLULE RIDUZIONE DELLE DIMENSIONI O DEL NUMERO DELLE CELLULE METAPLASIA IPERTROFIAIPERPLASIA ATROFIAINVOLUZIONE METAPLASIA Modificazione di un tipo cellulare differenziato in un altro tipo cellulare, stabile e maturo, più adatto a sopportare lo stress ambientale Risposta ad un danno cronico come meccanismo adattativo Esempi: • metaplasia squamosa dell’epitelio bronchiale (fumatori) • metaplasia squamosa dell’epitelio della cervice uterina (infiammazione cronica) • metaplasia intestinale dell’epitelio gastrico (da infiammazione cronica) • metaplasia cilindrica dell’epitelio dell’esofago (da reflusso esofageo) • metaplasia squamosa dell’epitelio della vescica (da calcoli, infezioni croniche) • metaplasia ossea di un tessuto fibroso (traumi cronici) La metaplasia è completamente reversibile se la causa viene rimossa DISPLASIA Presenza all’interno di un tessuto, per altro normale, di cellule con variazioni di forma e dimensione; di nuclei ingrossati, irregolari ed ipercromici; di disposizione disordinata delle cellule Rappresenta la risposta a stimoli lesivi persistenti Esempi: • nella cheratosi attinica epidermica (epitelio squamoso iperplastico) • nelle aree di metaplasia squamosa della cervice uterina o dei bronchi • nella colite ulcerosa Può regredire quando gli stimoli lesivi cessano, ma ha molte caratteristiche citologiche in comune con il cancro E’ considerata una forma di lesione preneoplastica in cui le cellule sono meno differenziate di quelle iperplastiche o metaplastiche e sono più resistenti alla lesione. Hanno quindi maggiori capacità di sopravvivenza IPERPLASIA AUMENTO DEL NUMERO DELLE CELLULE IN UN ORGANO O TESSUTO, LIMITATO NEL TEMPO E NELLO SPAZIO METAPLASIA ALTERAZIONE REVERSIBILE IN CUI UN CITOTIPO DIFFERENZIATO E’ SOSTITUITO DA UN ALTRO CITOTIPO DIFFERENZIATO DISPLASIA ALTERAZIONE PROLIFERATIVA, IN UN CERTO SENSO IRREGOLARE, IN RISPOSTA AD UNA IRRITAZIONE O INFIAMMAZIONE CRONICA PUO’ ESISTERE NEI TUMORI, MA NON NECESSARIAMENTE, IN QUANTO REVERSIBILE NEOPLASIA PROLIFERAZIONE ATIPICA, ECCESSIVA, INDIPENDENTE, PERSISTENTE ANCHE DOPO CESSAZIONE DEGLI STIMOLI CHE L’HANNO INDOTTA Cosa è lo stadio di un tumore? E’ la rappresentazione sintetica dell’estensione anatomica del tumore. E’, in pratica, il modo più semplice e standardizzato per dire quanto il tumore sia grande e quanto sia diffuso nel momento in cui viene diagnosticato. Perché é necessario definire lo stadio tumorale? Aiuta il clinico nel progettare il trattamento Fornisce elementi utili alla prognosi Aiuta nella valutazione dei risultati del trattamento Facilita lo scambio di informazioni tra i vari centri di cura Perché é necessario registrare lo stadio tumorale? Perché è indispensabile nella valutazione di impatto degli screening. Perché permette di effettuare valutazioni sulla qualità delle cure Perché fornisce informazioni più approfondite per interpretare i dati di sopravvivenza. TNM Il sistema TNM è il modo, universalmente accettato, per definire l’estensione di un tumore Il sistema TNM si basa sulla valutazione di tre elementi T : estensione del tumore primitivo N: assenza o presenza e estensione di metastasi ai linfonodi regionali M: assenza o presenza di metastasi a distanza L’aggiunta di numeri a queste 3 componenti indica l’estensione del tumore, cioè T0, T1,T2,T3,T4 N0,N1,N2,N3 M0,M1 Norme generali Tutti i casi devono essere confermati istologicamente. Quelli che non lo sono devono essere riportati separatamente. Per ogni sede vengono definite due classificazioni Clinica ( cTNM) Patologica (pTNM) Dopo aver definito le categorie T, N e M queste possono venir raggruppate in stadi Se esistono dubbi il clinico deve assegnare la categoria di grado inferiore In caso di tumori multipli simultanei in un organo si deve classificare il tumore con la categoria più alta ed indicare tra parentesi il numero di tumori , p.es T2 (3) Criteri generali T Tumore primitivo TX Tumore primitivo non definibile T0 Tumore primitivo non evidenziabile Tis Carcinoma in situ T1, T2, T3,T4 Aumento delle dimensioni e/o dell’estensione locale del tumore primitivo Criteri generali N Linfonodi regionali NX linfonodi regionali non valutabili N0 linfonodi regionali liberi da metastasi N1, N2, N3 Aumento dell’interessamento dei linfonodi regionali LINFONODO SENTINELLA Il linfonodo sentinella è il primo linfonodo a ricevere il drenaggio linfatico del tumore primitivo Quando viene eseguita la valutazione del linfonodo sentinella bisogna applicare la seguente classificazione: pNX(sn) linfonodo sentinella non valutabile pN0(sn) linfonodo sentinella libero da metastasi pN1(sn) metastasi nel linfonodo sentinella CRITERI GENERALI M METASTASI A DISTANZA C M0 Metastasi a distanza assenti C M1 Metastasi a distanza presenti P M1 polmonari PUL Midollo osseo MAR ossee OSS pleura PLE epatiche HEP peritoneo PER cerebrali BRA surrene ADR linfonodali LYM cute SKI altre OTH SIMBOLI AGGIUNTIVI Simbolo m: indica la presenza di tumori multipli Simbolo y: indica che la classificazione è effettuata durante o dopo l’inizio di una terapia multimodale Simbolo r: indica tumori recidivi stadiati dopo un intervallo libero da malattia Simbolo a: indica che la classificazione è determinata per la prima volta con l’autopsia Fattore-C Il fattore - C, o fattore di certezza, riflette la validità della classificazione in accordo con la metodologia diagnostica impiegata C1: uso di mezzi diagnostici standard C2: segni ottenuti con mezzi diagnostici speciali C3: segni rilevati con esplorazione chirurgica, incluse biopsia e citologia C4: dopo intervento chirurgico ed esame patologico del pezzo asportato C5: informazioni da esame autoptico R – classificazione dei residui tumorali L’assenza o la presenza di residui tumorali dopo il trattamento viene descritta con il simbolo R. RX: non può essere accertato R0: non vi sono residui tumorali R1: residui tumorali microscopici R2: residui tumorali macroscopici Raggruppamento in stadi E’ la condensazione delle categorie TNM in un numero più ristretto Va da 0 (cancro in situ) a 4 (metastasi a distanza) La stratificazione adottata è tale da assicurare, per quanto possibile, che ogni stadio sia più o meno omogeneo nei confronti della sopravvivenza Ulteriori informazioni sull’estensione e stadiazione Dimensioni del tumore : E’ spesso un dato determinante per la definizione dello stadio T, ma in molte neoplasie consente un dettaglio di estensione più preciso, altrettanto determinante per la valutazione della sensibilità diagnostica (es. nel tumore della mammella in corso di screening). Numero dei linfonodi prelevati e metastatici : E’ un parametro aggiuntivo che migliora notevolmente la sensibilità dello stadio N. In caso di tumori N0 il numero dei linfonodi totali repertati assume un importante ruolo di controllo della qualità della stadiazione. Disease staging Un’ulteriore modalità di stadiazione riguarda il Disease Staging (D.S.) Questo sistema utilizza un sistema di classificazione dei pazienti che misura anche la gravità clinica del paziente, determinandone l’inclusione in stadi che presentano una prognosi simile e necessità assistenziali uguali. E’ utilizzato in particolare per i tumori gastroenterici, per i quali il trattamento chirurgico può avvenire in condizioni di urgenza (per occlusioni, perforazioni, sanguinamenti, etc.) e quindi la gravità clinica del paziente può giustificare, a parità di stadio, differenze importanti nella sopravvivenza nel breve periodo Situazioni particolari Colon-retto Classificazione di Dukes modificata sec. Astler-Coller Stadio A: tumore limitato alla mucosa B1: il tumore si estende attraverso la muscolaris mucosae ma non attraverso la muscolaris propria. B2: il tumore si estende oltre la muscolaris propria C1: stadio B1 con linfonodi regionali positivi C2: stadio B2 con linfonodi regionali positivi D: metastasi a distanza Tumori del colon-retto Raggruppamento in stadi Stadio 0 I II A II B III A III B III C IV T is T1oT2 T3 T4 T1oT2 T3oT4 Ogni T Ogni T TNM N0 N0 N0 N0 N1 N1 N2 Ogni N Dukes Astler-Coller M0 M0 M0 M0 M0 M0 M0 M1 A B B C C C A, B1 B2 B3 C1 C2,C3 C1,C2,C3 D Situazioni particolari Melanoma: livelli di Clark Livello I: la lesione coinvolge solo l’epidermide (tumore in situ) Livello II: invasione del derma papillare ma non raggiunge l’interfaccia papillare-reticolare Livello III: l’invasione si espande nel derma papillare ma non penetra il derma reticolare Livello IV: invasione del derma reticolare ma non dei tessuti sottocutanei Livello V: invasione dei tessuti sottocutanei Situazioni particolari Il linfoma di Hodgkin Stadio I Coinvolgimento di una sola regione linfatica (I); coinvolgimento limitato di un singolo organo o sito extralinfatico (IE) Stadio II Coinvolgimento di due o più regioni linfatiche dallo stesso lato del diaframma (II), oppure interessamento localizzato di un solo organo o sito extralinfatico assieme all'interessamento di una o più sedi linfatiche dallo stesso lato del diaframma (IIE) Stadio III Impegno di più regioni linfatiche sopra e sotto il diaframma (III), che può essere accompagnato da interessamento localizzato di un organo o sito extralinfatico (IIIE), o della milza (IIIS)o di entrambi (IIIES) Stadio IV Coinvolgimento diffuso o disseminato di uno o più organi o siti extralinfatici con o senza coinvolgimento di sedi linfatiche. Gli organi interessati sono indicati con un simbolo: H (fegato), L (polmoni), M (midollo), P (pleura), O (ossa), D (cute)