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CNS VI
Ottobre Novembre Dicembre
2009
Anno 3 - n. 2
NERO ASSOLUTO EDIZIONI SRL
VICENZA
euro 8,00
ARCHITETTURE
IL PROGETTO
CITTÀ DELLA SPERANZA
SPAZIO MUSEALE
IL VENTRE DEL PESCE - CANE FONDAZIONE VEDOVA - VENEZIA
GENTI E ARCHITETTURE NEL MONDO
ANGKOR - CAMBOGIA
Gruppo Editoriale Vicenza
una nuova sinergia editoriale a Vicenza
Dall’unione di due grandi e consolidate realtà
editoriali come Kyoss Vicenza e Nero Architetture nasce il Gruppo Editoriale Vicenza.
Il desiderio e lo scopo del Gruppo Editoriale
Vicenza è raccontare persone, progetti, idee
e storie delle eccellenze vicentine e non solo,
che vivono e operano nell’arte, nel design,
nell’industria, nell’artigianato, nella musica. Contenuti, idee e fotografie che prendono corpo e si dipanano con gli inconfondibili
stili di Kyoss e di Nero Achitetture: eleganti,
mai banali, emozionali e intuitive, immagini
evocative e parole che si fanno leggere con
curiosità ed interesse. Da questa sinergia nasceranno anche nuovi eventi oltre a quelli che
già Kyoss e Nero Architetture hanno in calendario. Gruppo Editoriale Vicenza è un ulteriore passo compiuto da Kyoss e Nero Architetture, finalmente insieme, verso una diffusione
capillare della cultura vicentina, in tutte le
sue forme. Un’unione di competenze per raccontare lo spirito di una Terra, la nostra, che
non ha mai smesso di credere nelle proprie
eccellenze •
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www.neroassolutoedizioni.eu
CONTRIBUTORS
SOMMARIO
3
nero ARCHITETTURE
Trimestrale
2009 - Vicenza - Anno 3 - n. 2
nero ARCHITETTURE È REGISTRATA
PRESSO IL TRIBUNALE DI VICENZA
AL N. 1139 DEL 14 DICEMBRE 2006
SOCIETÀ EDITRICE
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DIRETTORE RESPONSABILE
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REDAZIONE
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ALESSANDRA VALENTE
FLAVIO GIANESELLO
LUISA ZORZI
HANNO COLLABORATO
MARZIA BARCARO
MARIO BRUNETTI
STEFANIA FOCHESATO
TEA GUALDO
ANNA CHIARA BRIGHENTI
LORIS BARCARO
NICOLÒ SCIALANGA - Ufficio Stampa - Arti Visive e
Architettura Fondazione La Biennale di Venezia
ABOUT DESIGN VICENZA
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FOTOGRAFIE
MARZIA BARCARO
MARIO BRUNETTI
MICHELE CROSERA
FRANCESCA KRANZ
ALBERTO SINIGAGLIA
MARCO DAL MASO
MARCO ZORZANELLO
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Salvo accordi scritti o contratti di cessione di copyright, la collaborazione a questo
periodico è da considerarsi del tutto gratuita e non retribuita. In nessun caso si garantisce la restituzione dei materiali giunti in redazione. Senza preventiva autorizzazione, è vietata ogni riproduzione integrale o parziale di testi, grafica, fotografie,
immagini, disegni e spazi pubblicitari realizzati da Nero Assoluto Edizioni srl.
Sommario...
il nostro “Filo di Arianna”
SPAZIO MUSEALE
IL VENTRE DEL PESCE - CANE
FONDAZIONE VEDOVA - VENEZIA
6
LA BIENNALE DI VENEZIA
53. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE
FARE MONDI
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GENTI E ARCHITETTURE NEL MONDO
ANGKOR - CAMBOGIA
Marzia Barcaro
Mario Brunetti
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IL PROGETTO
CITTÀ DELLA SPERANZA
42
DESIGN
VICENZA DESIGN WEEK 2009
48
REDAZIONALE
PATRICIA URQUIOLA - FONTANA LUCE
54
COMUNALE DI VICENZA
STAGIONE 2009-2010
56
6
SPAZIO MUSEALE
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il ventre del pesce - cane
Fondazione Vedova - Venezia
la pelle resta originale, l’interno, dinamico e contemporaneo
di Tea Gualdo
foto Michele Crosera e Francesca Kranz
“Pinocchio, cascando giù in corpo al Pesce-cane, battè un colpo così screanzato a restarne sbalordito per un quarto d’ora.
Quando ritornò in sé da quello sbigottimento, non sapeva raccapezzarsi,
nemmeno lui, in che mondo si fosse. Intorno a sé c’era da ogni parte un
gran buio: ma un buio così nero e profondo, che gli pareva di essere entrato col capo in un calamaio pieno d’inchiostro. Stette in ascolto e non sentì
nessun rumore: solamente di tanto in tanto sentiva battersi nel viso alcune
grandi buffate di vento. Da principio non sapeva intendere da dove quel
vento uscisse: ma poi capì che usciva dai polmoni del mostro...Pinocchio,
appena ebbe detto addio al suo buon amico Tonno, si mosse brancolando
in mezzo a quel buio, e cominciò a camminare a tastoni dentro il corpo del
Pesce-cane, avviandosi un passo dietro l’altro verso quel piccolo chiarore
che vedeva baluginare lontano lontano. E più andava avanti, e più il chiarore
si faceva rilucente e distinto: finché, cammina cammina, alla fine arrivò: e
quando fu arrivato... che cosa trovò?
Ve lo dò a indovinare in mille: trovò una piccola tavola apparecchiata, con
sopra una candela accesa infilata in una bottiglia di cristallo verde e seduto
a tavola un vecchiettino tutto bianco, come se fosse di neve o di panna montata, il quale se ne stava lì biascicando alcuni pesciolini vivi, ma tanto vivi,
che alle volte mentre li mangiava, gli scappavano perfino di bocca”.
Quando “Le Avventure di Pinocchio - Storia di un burattino” uscì a puntate
Emilio Vedova - Al lavoro ai Dischi - Venezia 1985.
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SPAZIO MUSEALE
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Magazzini del Sale.
sul “Giornale per i bambini” nel 1881, Carlo Collodi era un uomo lunatico e
stravagante che possedeva una doppia personalità: odiava la confusione,
amava la solitudine ma contemporaneamente si occupava di teatro e giornalismo in modo accorto e professionale. Riuscì a liberarsi dal suo malessere
interiore grazie alla scoperta dello spazio liberatorio della fiaba. Il fascino
delle piccole creazioni è quello di non avere a tutti i costi un’ispirazione
culturale, un significato recondito, un messaggio da lanciare forzatamente.
Nascono e basta, per volontà di un momento, di un incanto, di una voglia
di raccontare. Non c’è cosa più duratura come quella occasionale. Se poi
hanno la forza di un gesto sicuro, sobrio, leggiadro, allora succede che le
piccole cose possono avere un grande valore comparativo. Il primo capitolo
della nostra storia ha inizio a Venezia, quando, nel 1984 un gruppo di amici
mise in scena l’opera “Il Prometeo”. Luigi Nono compose le musiche, Massimo Cacciari i testi, Claudio Abbado fu il direttore; Emilio Vedova si occupò
delle scenografie e Renzo Piano dello spazio scenico. Nacque allora l’idea
di inventare uno spazio espositivo che avrebbe ospitato le opere del Maestro, già si sapeva che una navata dei Magazzini del Sale alle Zattere, il
luogo per tanti anni amato e vissuto dal Maestro, avrebbe ospitato prima o
poi le sue opere. L’intuizione che sottende il progetto arriva dal gesto infantile che l’artista compie quando dal magazzino estrae uno dopo l’altro i suoi
pezzi, spesso senza una sequenza precisa, sovrapponendoli o addirittura
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Dettaglio Plastico Progetto Fondazione Emilio e Annabianca Vedova.
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SPAZIO MUSEALE
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Vedova al lavoro ai Plurimi ai Magazzini del Sale, 1972.
capovolgendoli secondo il sentire del momento. Trasformare questo semplice gesto in un sistema silenziosamente e sobriamente dinamico, come
Emilio e Annabianca Vedova avrebbero voluto, non è facile. Il Comune di
Venezia, proprietario dei Magazzini del Sale, decide un anno fa di risanare
e cedere ad uso mostra permanente del Maestro, il primo dei nove saloni
trecenteschi dei Magazzini, e ne affida il compito ad un gruppo di amici,
“anime ribelli e monellesche” che trasformano con grande leggerezza e professionalità un desiderio in un progetto concreto. Renzo Piano ha concepito
lo spazio come uno “Studio salone”, lasciando intoccate le capriate, i muri;
il progetto dinamico, sviluppato e diretto da Maurizio Milan con la collaborazione di Alessandro Traldi, Metalsistem e Iccem, si realizza con un sistema
meccanico-robotico di alta tecnologia che raccoglie le opere (in tutto 27)
in tre tranche posizionandole sotto la regia di Germano Celant, curatore
scientifico e artistico della Fondazione, dentro il ventre buio e silenzioso
del Pesce-cane. Ognuno di noi può camminare e camminare all’interno del
ventre del Pesce-cane e scoprire la propria piccola tavola apparecchiata.
La candela accesa infilata nella bottiglia di cristallo verde è sempre lì, presenza tangibile del vecchiettino tutto bianco che se ne stava lì biascicando
i suoi pesciolini vivi.
Oltre - 6 (ciclo II, rosso ‘85) - 280x280 cm - pittura su tela.
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Di Umano ‘84- II - 1984 - 275x275 cm - pittura su tela.
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Oltre - 4 (ciclo I ‘85) - 280x280 cm - pittura su tela.
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SPAZIO MUSEALE
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ilprogetto
Plastico Progetto Fondazione Emilio e Annabianca Vedova.
L’intervento del Renzo Piano Building Workshop rispetta l’originario carattere della prima navata dei Magazzini del Sale messo a disposizione della
Fondazione dal Comune di Venezia. Uno spazio lungo sessantacinqe metri
e largo nove, con pareti in mattoni faccia a vista interrotte da imponenti
contrafforti e struttura di capriate in legno che sorregge la copertura, che
è stato sobriamente ripulito e all’interno del quale si sono compiute scelte
progettuali rispettose del luogo e del nostro ecosistema. Significativo il primo schizzo di Renzo Piano fatto il 20 maggio 2008, soltanto un anno prima
dell’inaugurazione, che riassume “l’idea” progettuale nella sua interezza.
Il pavimento in pendenza in legno di larice (essenza tradizionale nelle costruzioni venete) e i due vani tecnici (anch’essi rivestiti con doghe in larice)
sono l’unico “gesto” architettonico di Piano, mentre lo spazio viene “invaso”
dalla presenza dinamica dei quadri.
Le opere sono custodite in fondo al Magazzino, dentro una gabbia metallica nera, sollevate da un braccio meccanico mobile e orientabile, che con
precisione assoluta le posizionerà a tranche di nove alla volta all’interno
dello spazio vuoto, con un ordine deciso dal curatore Celant. Il visitatore si
muoverà intorno ai quadri, che conquisteranno lo spazio con assi ed altezze
diverse scivolando dalle capriate. Come sta accadendo da tempo nei numerosi progetti dello RPBW, l’attenzione si è focalizzata sul controllo compiuterizzato dell’illuminazione per evitare lo spreco di corrente e l’installazione
di sonde geotermiche per la climatizzazione ambientale senza emissioni
nell’ambiente.
Schizzi pianta - Renzo Piano.
Ciclo ‘81 - Compresenze - 6 - 1981 - 272x272 cm - pittura su tela.
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LA BIENNALE DI VENEZIA
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Paolo Baratta,
Presidente della Biennale di
Venezia con Daniel Birnbaum,
Direttore della 53. Esposizione
d’Arte della Biennale di Venezia.
la Biennale di Venezia
53. Esposizione Internazionale d’Arte
Fare Mondi // Making Worlds // Bantin Duniyan //
Weltenmachen // Construire des Mondes //
Fazer Mundos...
Venezia (Giardini e Arsenale)
7 giugno – 22 novembre 2009
La Fondazione la Biennale di Venezia presieduta
da Paolo Baratta ha inaugurato la 53. Esposizione Internazionale d’Arte dal titolo Fare Mondi //
Making Worlds // Bantin Duniyan// Weltenmachen //
Construire des Mondes // Fazer Mundos..., diretta
da Daniel Birnbaum che si è chiusa domenica 22
novembre 2009.
La cerimonia di inaugurazione e di premiazione della 53. Esposizione ha avuto luogo sabato 6 giugno
ai Giardini con la consegna dei premi ufficiali assegnati dalla giuria internazionale. Sono stati inoltre
consegnati due Leoni d’oro alla carriera agli artisti
Yoko Ono e John Baldessari.
La Giuria internazionale, presieduta da Angela Vettese (Italia) e composta inoltre da Jack Bankowsky
(USA), Homi K. Bhabha (India), Sarat Maharaj (Sudafrica) e Julia Voss (Germania), ha assegnato i
seguenti premi: Leone d’Oro per la migliore Partecipazione nazionale della 53. Esposizione, Leone
d’Oro per il miglior artista della mostra Fare Mondi
// Making Worlds, Leone d’Argento per il più promettente giovane artista della mostra Fare Mondi //
Making World.
La 53. Esposizione ha presentato come di consueto negli storici Padiglioni ai Giardini, all’Arsenale
e nel centro storico di Venezia 77 Partecipazioni
nazionali e 44 Eventi collaterali, proposti da enti e
istituzioni internazionali.
Photo: Giorgio Zucchiatti, Wolfgang Guenzel.
Courtesy: Fondazione La Biennale di Venezia.
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LA BIENNALE DI VENEZIA
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Yoko Ono premiata con il Leone d’Oro alla carriera dal Sindaco Cacciari; Carlos Basualdo,
Leone d’Oro per la migliore Partecipazione Nazionale; Bruce Nauman Leone d’Oro per la
migliore Partecipazione Nazionale premiato da Paolo Baratta.
Intervento del Presidente della Biennale di Venezia, Paolo Baratta
John Baldessari
Ocean and Sky
(with Two Palm Trees)
2009
nero ARCHITETTURE
Per dirigere la 53. Esposizione abbiamo scelto Daniel Birnbaum, e abbiamo
scelto lui per più ragioni, per la sua già dimostrata capacità curatoriale, ma
soprattutto perché lo sentiamo “dalla parte degli artisti”, attitudine culturale
che egli ha sviluppato quale responsabile di una Scuola dove da anni vive la
ricerca insieme alla realtà quotidiana degli artisti. Ed è il più giovane direttore del Settore Arti Visive della nostra storia, e chi ha più futuro davanti a sé,
forse sa analizzare meglio il presente, può assumersi maggiori rischi, all’insegna della qualità e della libertà. Tutto ciò in un’epoca in cui ci pare opportuno affermare con particolare sottolineatura che ruolo fondamentale della
Biennale, alla base del suo prestigio, non è quello di segnalare l’andamento
delle quotazioni di mercato dell’arte, ma di osservare dove stanno andando
gli artisti e, attraverso l’arte, dove sta andando il mondo. Non è quello di dar
consigli per le scelte immediate di collezionisti privati o pubblici, né di consacrare ufficialmente artisti alla moda, ma indagare con spirito di ricerca,
fermo il criterio della qualità, le scelte degli artisti, i fili che legano gli artisti
tra loro, e quelli che legano la loro opera con la nostra capacità di conoscere
meglio, o percepire meglio, il mondo nel quale viviamo. Ben si addice a questa finalità la scelta del titolo che Daniel ha voluto dare alla 53. Esposizione,
Fare mondi, e la sua qualificazione: l’artista fa mondi, non oggetti.
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LA BIENNALE DI VENEZIA
Lygia Pape - TTÉIA 1, C - (2002) 2005.
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Tobias Rehberger - Was du liebst, bringt dich auch zum weinen
Palazzo delle Esposizioni - Giardini, Venezia - 2009.
Paolo Baratta,
Presidente della
Biennale di Venezia,
con Giorgio Napolitano,
Presidente della
Repubblica Italiana
alla Cerimonia di
Inaugurazione
e Premiazione
della 53. Esposizione
Internazionale d’Arte
Fare Mondi // Making Worlds
di Daniel Birnbaum
Un’opera d’arte è più di un oggetto, più di una merce. Rappresenta una visione del mondo, e, se presa seriamente, deve essere vista come un modo
di “costruire un mondo”. Pochi segni tracciati su un foglio, una tela appena
dipinta, una complessa installazione, possono essere paragonati a diversi
modi di fare mondi. La forza della visione non dipende dal tipo o dalla complessità degli strumenti messi in gioco.
Fare Mondi // Making Worlds è stata una vasta mostra, non divisa in sezioni,
che articola temi diversi assemblati in un’unica struttura.
Inclusi i collettivi, Fare Mondi // Making Worlds ha presentato i lavori di più
di 90 artisti provenienti da tutto il mondo. Fare Mondi // Making Worlds ha
messo in mostra l’intero panorama delle strategie artistiche di oggi, una
pluralità indicata già dal titolo.
La Biennale ha deciso che il Palazzo delle Esposizioni ai Giardini diventi
centro di attività permanenti e, per questo, parte dell’edificio è stato attrezzato di nuove strutture. Per lanciare questa idea mi è stato chiesto, al fine
di arredare tali strutture, di invitare artisti che in tal modo partecipano alla
mostra. Il compito è stato affidato a Massimo Bartolini per lo spazio educational, Tobias Rehberger per il bar caffetteria e Rirkrit Tiravanija per il bookshop, tre principali protagonisti della ricerca che esplora le zone di confine
tra arte, design e architettura.
La natura interdisciplinare della Biennale è rinforzata da questa espansione
delle forme assunte tradizionalmente da una mostra d’arte, proponendo possibili contaminazioni tra arti visive, danza, cinema, musica e architettura.
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LA BIENNALE DI VENEZIA
Nathalie Djurberg - Experimentet - 2009.
La Giuria della 53. Esposizione Internazionale d’Arte composta da Jack
Bankowsky (USA), Homi K. Bhabha (India), Sarat Maharaj (Sudafrica), Angela Vettese (Italia, presidente) e Julia Voss (Germania) ha deciso di attribuire nel modo seguente i premi ufficiali della 53. Esposizione Internazionale d’Arte:
Leone d’Oro per la migliore Partecipazione Nazionale
agli Stati Uniti d’America
(Padiglione ai Giardini)
Bruce Nauman: Topological Gardens
Commissari: Carlos Basualdo, Michael R. Taylor
Leone d’Oro per il miglior artista della Mostra Fare Mondi // Making Worlds
a Tobias Rehberger
(Germania, espone al Palazzo delle Esposizioni ai Giardini)
Was du liebst, bringt dich auch zum Weinen
Leone d’Argento per il più promettente giovane artista della Mostra Fare
Mondi // Making Worlds
a Nathalie Djurberg
(Svezia, espone al Palazzo delle Esposizioni ai Giardini)
Experimentet
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Tobias Rehberger - Was du liebst, bringt dich auch zum weinen - Palazzo delle Esposizioni - Giardini, Venezia - 2009.
La Giuria ha inoltre deciso di assegnare quattro Menzioni Speciali:
Rifare Mondi:
Menzione speciale assegnata a Lygia Pape
(Brasile, 1927 – 2004; espone alle Corderie dell’Arsenale)
Ttéia 1, C
Curare Mondi:
Menzione speciale al duo Michael Elmgreen & Ingar Dragset
Curatori del Padiglione della Danimarca e Paesi Nordici (Finlandia, Norvegia, Svezia)
(Padiglioni ai Giardini)
The Collectors
Mondi Emergenti:
Menzione speciale all’artista Ming Wong
Espone al Padiglione del Singapore (Padiglione in città)
Tradurre Mondi:
Menzione speciale assegnata a Roberto Cuoghi
(Italia, espone al Palazzo delle Esposizioni ai Giardini, giardino Scarpa)
Mei Gui
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LA BIENNALE DI VENEZIA
Gutai - Various works - Plazzo delle ESposizioni, Giardini.
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Chen Zhen - Back to fullness, face to emptiness - 1997.
Yoko Ono e John Baldessari, Leoni d’Oro alla Carriera 53.Esposizione Internazionale d’Arte
Gli artisti Yoko Ono e John Baldessari – fra le più importanti personalità
nell’arte del nostro tempo – sono i due Leoni d’Oro alla Carriera della 53.
Esposizione Internazionale d’Arte.
Il riconoscimento – attribuito dal Cda della Biennale di Venezia presieduto
da Paolo Baratta, su proposta del Direttore Daniel Birnbaum – è stato consegnato ai due artisti a Venezia il 6 giugno 2009, nel corso dell’inaugurazione della 53. Esposizione, Fare Mondi // Making Worlds.
“I Leoni d’oro alla carriera celebrano due artisti il cui lavoro all’avanguardia
ha aperto nuove possibilità di espressione poetica, concettuale e sociale
per gli artisti di tutto il mondo, che si esprimono attraverso ogni linguaggio”,
ha dichiarato il Direttore Daniel Birnbaum. “Yoko Ono e John Baldessari
hanno dato forma alla nostra comprensione dell’arte e al suo rapporto con il
mondo nel quale viviamo. Il loro lavoro ha rivoluzionato il linguaggio dell’arte
e rimarrà fonte di ispirazione per le generazioni a venire.”
Yoko Ono (Tokio, 1933) è una figura chiave nell’arte del dopoguerra. Pioniera della performance art e dell’arte concettuale, è oggi una delle artiste più
influenti. Molto prima di diventare un’icona nella cultura popolare, ha sviluppato strategie artistiche che hanno lasciato una traccia duratura sia nel suo
nativo Giappone, sia in Occidente.
John Baldessari (California, 1931) è uno dei più importanti artisti visivi di
oggi. Spesso ritenuto il più autorevole docente d’arte dei nostri tempi, ha
innanzitutto sviluppato un proprio specifico linguaggio visivo. Dagli anni ’60
ha lavorato in molte discipline e ha realizzato un eccezionale corpus d’opere
che ha ispirato diverse generazioni di artisti.
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GENTI E ARCHITETTURE NEL MONDO
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viaggio in Cambogia tra storia,
religione e architettura
Marzia Barcaro
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Mario Brunetti
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Nel contesto geografico del sud-est asiatico la Cambogia si colloca tra il Vietnam, il Laos, la Thailandia e il Golfo del Siam; a chiudere l’arco del Golfo
stesso, troviamo la lunga penisola di Malacca, che
termina con Singapore e le grandi isole del Borneo,
Sumatra e Giava, che la separano dall’Australia.
Le testimonianze dell’antica storia di questa nazione, che faceva parte di quell’area geografica che
un tempo veniva chiamata “Indocina Francese”, si
perdono spesso tra il verde della sua giungla. È qui
che, a metà del XIX secolo, si scoprirono infatti i
resti di una delle più grandi città dell’Asia: Angkor.
La città si presenta agli occhi dei suoi visitatori
come una vera e propria metropoli dell’antichità.
Risalente all’XI – XIII secolo d.C, Angkor poteva
vantare infatti una popolazione stimata sull’ordine
del milione di abitanti.
Molteplici sono gli aspetti storici, religiosi, architettonici di una cultura lontana da noi nello spazio e
nel tempo, attraverso i quali si può approfondire la
conoscenza di un popolo, un luogo, un’epoca o un
singolo evento. Quindi, più approfondiamo le nostre
conoscenze e più riusciremo a comprendere il significato palese o simbolico di ciò che sta davanti
ai nostri occchi.
Vi sono però luoghi che, grazie alla loro atmosfera,
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GENTI E ARCHITETTURE NEL MONDO
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al loro magnetismo e indipendentemente dal grado
di conoscenza che abbiamo di essi, ci colpiscono
così profondamente da lasciare tracce indelebili
nel nostro immaginario. Angkor è così: splendida
capitale dell’antico regno Khmer che, attraverso la
pietra, ci narra l’ordine supremo del cosmo con una
tale intensità da renderci non solo spettatori, ma
quasi partecipi dell’atto della Creazione. Un racconto che traccia il cammino che l’uomo deve compiere per raggiungere l’Entità Suprema.
La chiave di lettura dell’architettura Khmer è dunque la sua visione cosmologica. Tutto nell’opera
dell’Uomo, dalla trasformazione orografica del sito,
dal posizionamento e la struttura dei templi sino al
più piccolo decoro parietale, riporta all’Imago Mundi della visione induista.
Degli edifici di questa grande capitale, adibiti un
tempo al semplice uso abitativo, non rimane pressoché nulla. Costruiti in legno, materiale troppo
deperibile per giungere integro sino a noi, si sono
dissolti nel verde della giungla. Alla pietra, invece,
proprio grazie alla sua durata nel tempo, è stata affidata la narrazione della visione cosmologica, che
ancora oggi possiamo seguire nel lento dipanarsi
narrativo dei fregi lungo le pareti del tempio di Angkor Vat.
Questo tempio, simbolo della Cambogia tanto da
essere rappresentato nella bandiera nazionale, fu
costruito nel XII secolo dal Re Suryavarnam II ed è
la rappresentazione della Montagna sacra, Monte
Merhu, circondata dalle acque primordiali.
La trasposizione architettonica di questo concetto
religioso è data invece da una serie di laghi-cisterna, frutto di notevoli conoscenze idrauliche e inge-
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GENTI E ARCHITETTURE NEL MONDO
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gneristiche che sfruttano l’orografia della zona. Da questi si erge un edificio
ricco di guglie, corridoi e gradinate che richiama nella verticalità del suo
complesso l’immagine della montagna.
Percorriamo l’ampia spianata seguiti dalle spire di pietra di enormi serpenti,
muti guardiani dei misteri celesti, e ci avviciniamo al percorso che ci porterà
tra corridoi e gradinate sino al vertice del tempio-collina.
Quali pellegrini senza tempo, seguiamo la narrazione della creazione del
mondo incisa mirabilmente nella pietra. Poi, nel lento dipanarsi di fronte ai
nostri occhi delle gesta di Arjuna, il mitico guerriero, apprendiamo gli insegnamenti di Krsna-Visnu che spiega a lui, e quindi a noi, il percorso che ogni
fedele deve intraprendere per giungere sino al Suo Cospetto. E così, presi
sia dal fascino e dalla bellezza delle statue, sia dalla profondità spirituale
degli insegnamenti stessi, giungiamo al vertice del tempio e al cospetto
della Divinità.
In questa città ogni Sovrano ha lasciato il suo tempio e se Angor Vat è considerato il sito religioso più vasto al mondo, vertice della visione religiosa
induista, il Bayon, costruito nel XIII secolo dal grande Re Jayavarnam VII, è
la risposta buddista del significato spirituale della vita.
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GENTI E ARCHITETTURE NEL MONDO
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GENTI E ARCHITETTURE NEL MONDO
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Centinaia di volti del Buddha dallo sguardo enigmatico sovrastano questo tempio rendendo l’atmosfera carica di una molteplicità di emozioni che
portano a perdersi non solo tra il dedalo dei suoi
corridoi, ma perdere anche l’orientamento visto
che viene a mancare qualsiasi punto di riferimento. Si comprende così come l’unico insegnamento
valido sia quello offerto dal Buddha il cui sguardo
vigile e al contempo assorto in meditazione non ci
aveva mai abbandonato.
L’Induismo è una religione molto complessa ed
articolata. Il suo lento evolversi nel tempo l’ha
portata a far suoi miti e divinità delle popolazioni
con le quali veniva in contatto, trasformandosi in
un intricato dedalo di narrazioni, testi sacri, Dei
ed eroi.
Anche se si rifà ai Veda, testi sacri redatti in forma scritta intorno ai 2.500 anni a.C., la sua canonizzazione si fa risalire al 500 a.C., quando una
rinnovata spinta spirituale scuote l’intera India e
vede la nascita di altre due religioni: il Buddismo
e il Jainismo, che hanno con essa non pochi punti
in comune.
Non vi è nessuno storico dell’induismo o tantomeno un mitico fondatore ed è forse anche per
questo motivo che mancano dei canoni comportamentali e di fede. Vi sono tre divinità principali:
Brama,Visnu e Shiva, collegati in una sacra Trinità che a differenza di quella cristiana presenta
fissi ruoli più specifici di Creatore, Conservatore,
Distruttore. Una frammentazione popolare dei diversi aspetti divini fa sorgere innumerevoli altre
divinità secondarie, nomi diversi di una stessa
entità suprema che solo la nostra limitatezza di
uomini ci impedisce di comprendere. È con il Vedanta (ultimo libro dei Veda) che si raggiungono
le vette più alte, per l’intera umanità, di una impostazione filosofico-religiosa che spiega la natura
della creazione da parte di un Essere supremo.
Angkor, città-tempio, ma non solo. La si può visitare seguendo il filo di Arianna che di tempio in
tempio ci mostra l’evoluzione della raffinata arte
scultorea khmer lungo un percorso di 4-5 secoli.
Oppure, sotto l’onnipresente sguardo sereno ed
enigmatico di divinità, perderci tra la foresta che
si insinua tra le pietre dei templi e le restituisce
alla natura sgretolandole, legge inesorabile della
caducità delle cose, anche delle stesse rocce.
Colpiti dalle mille raffigurazioni dei serpenti, i
Naga, che ci seguono lungo tutto il nostro cammino, possiamo fantasticare su strane coincidenze
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GENTI E ARCHITETTURE NEL MONDO
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astrologiche. La data mitica della fondazione della
città è infatti l’equinozio del 1050 d.C., quando la
costellazione del Drago-Serpente sorgeva sul sito
e, singolare coincidenza, ben 15 templi risultano
esattamente disposti per rappresentarla, anche se
capovolta di 180 gradi.
Tristemente, per ultimo, la recente storia che ha
visto questo luogo profanato dalla guerra civile
trasformandolo in campo di guerra, tanto che alcune zone non risultano visitabili perché non ancora
bonificate dalle mine. Al tramonto, dall’alto di uno
degli innumerevoli templi di questa immensa città,
raccogliamo tutte le emozioni regalateci in più giorni di visita e ci rendiamo conto che per descrivere
questo luogo magico e veramente unico si dovrebbe sezionarlo sotto i molteplici aspetti, per poter
restituire, se pur parzialmente, il caleidoscopio di
impressioni che ci hanno colpito.
La Cambogia non è dunque solo questo e assieme
a forti emozioni culturali offre ancor più forti “dolori
della coscienza”.
Questa Nazione è dolorosamente legata ai Khmer
Rossi, che nulla hanno a che vedere con la storica
popolazione Khmer, e che durante gli anni ‘70 hanno compiuto probabilmente la più cruenta quanto
devastante e folle rivoluzione della storia.
Phnom – Penh, la capitale, è una città martoriata,
ferita più nell’anima che negli edifici.
Siamo diretti alla scuola 21, vero edificio degli orrori situato nella periferia della città, pronti, almeno
così pensavamo, a prendere visione della crudeltà
umana che si manifesta apertamente, sotto qualsiasi bandiera politica, nei lager. L’edificio, una ex
scuola, non ha nulla di terrifico e solo il filo spinato
lungo i muri di cinta ricorda al primo sguardo quello
che l’ignoranza e la crudeltà l’hanno fatta diventare.
Entriamo così nel cortile, in una bella giornata di
sole, ed entriamo di “classe” in “classe” a visitare questo terribile campo di concentramento. Non
sono certo le stanze di torture con i loro primitivi ma crudelmente efficaci strumenti a colpirci di
più, ma l’atmosfera di disperazione e cieca paura
che si respira ad ogni passo. Troppo poco tempo è
trascorso dalle sofferenze atroci sopportate da un
numero incredibile persone, torturate e uccise solo
perché usavano gli occhiali, e venivano perciò considerate intellettuali sovversivi, o perché avevano
un titolo di studio. Così la follia autodistruttiva dei
capi ha fatto eliminare non solo politici, artigiani e
persone della borghesia ma anche infermieri, me-
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dici e professionisti di tutte le categorie lasciando il paese stremato nelle
spirito e privo di qualsiasi guida. Ragazzini, se non addirittura bambini, resi
aguzzini spietati dalla propaganda di partito che macchia così una intera
generazione di colpe troppo gravi da sopportare. Generazione che è oggi al
potere avendo praticamente annullato la precedente e che cerca disperatamente di dimenticare.
C’è ancora il sole fuori e la giornata è splendida, alcuni monaci pregano
sommessamente cercando di dare riposo e conforto alle anime di quelle
povere persone. Nessuno di noi ha voglia di parlare e ci allontaniamo in
silenzio.
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IL PROGETTO
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sui laboratori
della Città
della Speranza
Prof. Arch. Paolo Portoghesi
Poter dare un contributo ad una iniziativa così generosa e opportuna come quella della Città della
Speranza che vuol garantire ai ricercatori italiani
uno spazio di lavoro, sottraendoli alla tentazione di
emigrare in paesi più propensi a incoraggiare e sostenere la ricerca, è stato per me un grande stimolo
e una grande sfida.
Il mio lavoro quindi si è svolto fin da principio all’insegna dell’entusiasmo e della piena adesione agli
obiettivi della committenza.
Occorreva pensare un edificio che garantisse oltre alla qualità ambientale e tecnologica un valore
simbolico che potesse in qualche modo rafforzare il
messaggio implicito nell’istituzione e il lavoro preparatorio, una volta individuate le esigenze funzionali, è stato quello di individuare un flusso di immagini capace di comunicare in modo subliminale un
messaggio di fiducia nella scienza e di solidarietà
umana verso chi soffre.
Per questo, fin da principio il pensiero andava a due
Render edificio.
figure lontanissime tra loro ma egualmente pertinenti, la figura dell’angelo e quella della molecola
del DNA con la sua doppia elica ascendente.
L’edificio è fatto da un piano terreno arretrato e da
nove piani sovrapposti rigorosamente eguali tra
loro, ma sovrapposti ruotando ciascuno di 1,5 gradi. In questo modo l’organismo ha perso la staticità
del volume bloccato, mantenendo un equilibrio di
tipo dinamico.
La rotazione dei piani suggerisce un movimento elicoidale che a un certo punto si inverte con il risultato di rendere più evidente la concavità accogliente
della facciata d’ingresso.
La figura dell’Angelo, con le ali socchiuse, non lontana dall’immagine onirica di Wim Wenders nel film
“Der Himmel uber Berlin”, emerge da questo gioco
volumetrico non attraverso un riferimento figurativo
ma in virtù di un’analogia strutturale di una evocazione che potrà essere decodificata attraverso una
scultura da collocare nell’atrio o nel giardino.
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IL PROGETTO
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Città della Speranza: la storia
La Fondazione Città della Speranza è nata il 16 dicembre 1994 ad opera di un numeroso gruppo di
imprenditori veneti e privati cittadini, con il duplice
scopo di costruire un nuovo reparto di Oncoematologia Pediatrica nell’Azienda Ospedaliera di Padova e di sostenere la ricerca sulle neoplasie infantili.
Attraverso l’impegno costante - la gestione della
Fondazione è totalmente gratuita e quindi tutto ciò
che viene raccolto va destinato allo scopo prefissato - è stato possibile inaugurare alla fine del 1996
il nuovo reparto diretto dal prof. Luigi Zanesco. Nel
1998 è sorta la seconda ala comprensiva di labora-
tori di ricerca e Day-hospital. Dal 1999 l’impegno è
di corrispondere per un decennio almeno un milione di euro all’anno a favore della ricerca scientifica,
con lo scopo di aumentare la percentuale di guarigione nell’ambito delle neoplasie infantili. La Fondazione finanzia e gestisce direttamente l’aspetto
economico di progetti di ricerca scientifici nel campo delle patologie maligne infantili per garantire il
corretto impiego ed il trasparente utilizzo delle risorse; i progetti sono scelti da un Comitato Scientifico Internazionale del quale fanno parte i più autorevoli scienziati italiani ed europei. Dal 2000 al
Progetto: sezione edificio.
Da quando, a ventidue anni, ha cominciato a scrivere e a studiare architettura, Paolo Portoghesi, nato a Roma nel 1931, combatte a tutto campo contro
l’amnesia che ha dato alla modernità l’illusione di aver azzerato la storia e
che rischia, a suo parere, di portarla oggi verso il naufragio nell’irrazionalismo.
Figura anomala, che unisce al talento dello storico e del critico quello dell’architetto creatore, si è scontrato con molti dei protagonisti della cultura
architettonica italiana, da Zevi a Benevolo, a Tafuri, sostenendo la necessità
di ridare spazio alla tradizione intesa come stimolo all’innovazione nella
continuità.
«Il metodo storico di Portoghesi», ha scritto Argan, «non consiste nella operazione relativamente facile di trovare Palladio in Aalto o Borromini in Wright, ma nella operazione inversa e più difficile di trovare Aalto in Palladio e
Wright in Borromini; ergo nel dimostrare che, dati Palladio e Borromini, non
possono non esserci Aalto e Wright e quello che viene dopo fino all’impegno
morale, personale dello storico. Si entra così in un ordine di necessità, lo
stesso per cui lo storico non può non essere un politico: la poetica non è la
premessa, ma la necessità etica dell’impegno sul piano operativo dell’arte».
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Progetto: pianta piano tipo.
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IL PROGETTO
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La figura dell’Angelo, con le ali socchiuse, emerge da questo gioco volumetrico in
virtù di una analogia strutturale di una evocazione che potrà essere decodificata
attraverso una scultura da collocare nell’atrio o nel giardino.
giugno 2003 ha finanziato 12 progetti di ricerca per
un importo totale di € 2.255.058 e da giugno 2003
sono iniziati 10 nuovi progetti di ricerca, che termineranno a giugno 2006, con un budget totale previsto per i tre anni di € 2.846.544. La Clinica di Oncoematologia Pediatrica, grazie anche all’apporto
della Fondazione Città della Speranza, è un centro
di ricerca diventato punto di riferimento diagnostico
a livello nazionale per le leucemie e di riferimento
europeo per linfomi, sarcomi, tumori epatici. Oggi la
Clinica di Oncoematologia Pediatrica ospita il 90%
dei pazienti del Veneto, con oltre 1000 ricoveri all’anno, 7000 prestazioni di Day-hospital all’anno ed
è stata la prima istituzione italiana ad eseguire il
trapianto di midollo nei bambini. La Fondazione per
mantenere alti i livelli qualitativi delle prestazioni
sta creando presso le varie USSL venete una serie
di unità operative, legate tra loro, sulla base di linee
guida e protocolli di cura del Centro di Padova. In
tal modo si riduce l’impegno relativo alle cure di sostegno dei bimbi in via di guarigione e si riducono
anche i disagi dei familiari residenti nelle province
venete diverse da Padova. Attualmente a Belluno
esiste un’unità di questo tipo.
A Vicenza è stata inaugurata una struttura analoga presso l’Unità Operativa di Pediatria e Patologia
Neonatale dell’USSL n. 6, costruita con il contributo
della Città della Speranza per attrezzature, arredi
speciali e un medico pediatra strutturato. La Fondazione Città della Speranza stà inoltre realizzando
un progetto che coinvolga i Comuni del Veneto con
l’obiettivo di una efficace collaborazione nell’ambito del volontariato. Il progetto è costituito dalla
“CHARTA DEI COMUNI GEMELLATI CON LA FONDAZIONE CITTÀ DELLA SPERANZA”, un docu-
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mento redatto dalla Fondazione, un vero e proprio
codice deontologico, la cui sottoscrizione implica
un impegno da parte delle amministrazioni comunali a sensibilizzare i cittadini per far crescere in
loro l’impegno civile nei confronti di coloro che hanno bisogno, a tenere almeno due incontri all’anno
nelle scuole con l’appoggio di associazioni no-profit e ad organizzare un incontro annuale con le associazioni no-profit coinvolgendo tutta la comunità.
La Charta testimonia l’impegno della Fondazione a
farsi promotrice ed esempio per le altre fondazioni e associazioni per raggiungere risultati concreti
nel sociale, per una più efficace collaborazione tra
enti pubblici, privati ed associazioni di volontariato,
impegnati al raggiungimento di obiettivi importanti
per una sana crescita dei ragazzi e dei cittadini in
genere.
Nella provincia di Padova hanno già aderito Piombino Dese, Borgoricco, San Martino di Lupari e
San Giorgio delle Pertiche; in provincia di Treviso,
Castelfranco Veneto e Riese Pio X; mentre in provincia di Vicenza ci sono Thiene, Malo, Calvene,
Carrè, Sarcedo, Montecchio Maggiore, Chiampo,
Rosà, Tezze sul Brenta, San Nazario, Chiappano,
Pozzoleone, Isola Vicentina, Recoaro Terme e altri
in corso di gemellaggio.
La Fondazione organizza inoltre manifestazioni ed
eventi di diversa portata che contribuiscono alla raccolta di fondi per le opere assistenziali e il sostegno
della ricerca scientifica. Le manifestazioni sportive,
i concerti e le azioni dirette a sensibilizzare il singolo cittadino sono l’occasione per raccogliere contributi economici ma anche per condividere un impegno, aumentare il numero dei sostenitori, rilanciare
nuove iniziative, coinvolgere nuove competenze.
Render edificio.
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DESIGN
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organizzazione Associazione Culturale
ABOUT DESIGN VICENZA
coordinamento
Francesca Braga Rosa architetto
Sotirios Papadopoulos architetto
Giovanni Nicola Roca architetto
Ivano Vianello architetto
in collaborazione con
Luca Biancoviso architetto
Giulia Costa designer
Carlotta La Jacona architetto
VICENZA DESIGN WEEK 2009
è promossa e organizzata da
Associazione Culturale ABOUT DESIGN VICENZA
Associazione Culturale IEC–Independent Event
Center
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DESIGN
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TEMPORARY TREES
Sotirios Papadopoulos in collaborazione con studio
Nicolussi Anzolon e Flash Design ha presentato tre
alberi in cartone disegnati da Alessandro Mendini, David Trubridge e Leonida De Filippi disegnati
on-pur-pose per VICENZA DESIGN WEEK 09, posizionati rispettivamente all’interno del cortile di
Palazzo Valmarana Braga, del giardino del palazzo
sede della Biblioteca Internazionale “La Vigna” e
del cortile di Palazzo Trissino e lasciati “consumare” dal tempo davanti agli occhi dei cittadini e dei
visitatori.
IL PROGETTO VICENZA DESIGN WEEK è un’iniziativa atta a trasformare la città di Vicenza in una
vibrante piattaforma del design. Dal 4 all’11 giugno
2009 la manifestazione, alla sua prima edizione,
ha fatto convergere in città il fervore, la passione e
l’energia di designer, architetti e creativi.
VICENZA DESIGN WEEK promuove e valorizza la
cultura del design nella città di Vicenza e nel Veneto. Include mostre, incontri, tavole rotonde e presentazioni dei designers locali. Tra gli eventi più
significativi l’esposizione About Design Vicenza,
frutto di un concorso a livello nazionale di designers emergenti.
ABOUT DESIGN VICENZA 2009
Dal 4 all’ 11 giugno si è tenuta l’esposizione ABOUT
DESIGN VICENZA 09 al piano nobile di Palazzo
Valmarana Braga, frutto di un concorso a livello
nazionale. Una mostra dedicata ai designers italiani, che sono stati presenti con i loro progetti per
evidenziare le più recenti evoluzioni del design nei
diversi paesi di provenienza.
.it
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REDAZIONALE
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lalucesidiverte
Patricia Urquiola e la luce che stimola la creatività. Con Chasen, una lampada che esce
dalla sua condizione silenziosa di “cosa”, un design a sorpresa, per divertire.
Da sinistra: lampade Chasen, Patricia Urquiola, un dettaglio della flessibilità di Chasen, scorcio dell’evento da Fontana arredamenti.
La spagnola Patricia Urquiola, una perfetta sconosciuta nella sua terra è, per gli esperti, uno dei nomi
di cui si parlerà in futuro nel mondo dell’architettura
e del design di interni. Ha studiato alla Faculdad de
Arquitectura de Madrid e si è laureata al Politecnico di Milano nel 1989. Ha avuto, e li cita spesso,
grandi maestri: Magistretti e Castiglioni primi fra
tutti. Ha lavorato e lavora con il fior fiore del design
internazionale, e non solo, nel campo del mobile.
Questa spagnola di Oviedo oscillante fra Madrid e
Milano - dove vive e lavora e dove, nel 1999, ha
aperto il suo quartier generale – viene soprannominata “Uragano” per la sua vitalità; perché attraversa
come un tornado la scena del design. È un architetto a 360 gradi. Anzi, come si dice in gergo, un architetto integrato, ovvero che realizza mobili, interni,
allestimenti ed edifici. Senza disdegnare i piccoli
oggetti di design: “La cosa comune è il processo
creativo - ha spiegato, in una serata organizzata da
Fontana arredamenti a Costabissara a novembre,
per presentare le sue nuove lampade Flos - che è
uguale per qualunque prodotto, anche se cambiano la scala e la complessità del sistema”. Forte di
parole-chiave come innovazione e comfort Patricia
Urquiola disegna di tutto: vasi, oggetti, outdoor, ta-
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volini, lampade, bagni e divani. Le piace pensare,
più che a un singolo oggetto, a una collezione, a un
insieme. Non crede nei noiosi elementi modulari ma
in una sistemazione informale, flessibile e modificabile, mescolando idee, progetti e stimoli di qualsiasi tipo. “Le idee nascono dalle sollecitazioni che
ricevo dalla vita di ogni giorno, dai viaggi, dai libri,
dall’arte. Guardando con un punto di vista “inusuale” quello che è intorno a me. Poi nasce il momento
più bello, lo sviluppo del progetto. Un lavoro a quattro mani dove in molti momenti tutto sembra impossibile, ma da cui quasi magicamente nasce un
prodotto industrializzato e riproducibile in serie. Mi
piace mettermi in relazione con le cose assieme a
cui vivo, che fanno parte della mia quotidianità. Un
progetto può nascere da tutto ciò che fa parte della
mia memoria emotiva”. Ed è dalla cerimonia del tè
la Urquiola trae ispirazione per presentare un nuovo
modo per illuminare: si chiama Chasen. La lampada, creata per Flos, è una sorta di gabbia flessibile
che grazie alla luce in essa racchiusa genera un
sofisticato gioco di ombre. Prende proprio la forma
dal “chasen”, il frustino in bambù usato durante
la cerimonia del tè. Le sottili strisce longitudinali
che la compongono sono flessibili, in modo che la
lampada cambi dolcemente forma sotto la pressione delle mani; la struttura taglia la luce creando un
sofisticato gioco di luci e ombre, forma modificando
di conseguenza anche l’effetto luminoso finale. Una
volta scoperto il meccanismo che regola l’intensità
della luce (facendo scorrere una fascia orizzontale,
le lamelle si aprono o si raccolgono, variando la
schermatura della sorgente luminosa al centro) difficile resistere alla tentazione di toccare con mano,
così come la stessa Urquiola vuole: “Mi accorgo di
quanto è gradito un mio prodotto da quanta gente lo tocca, ho necessità che la gente si avvicini,
senta la necessità di sfiorarlo. Che l’oggetto susciti
una curiosità attiva. La critica mi preoccupa molto
poco”. Chasen è una lampada originale e con una
flessibilità che è insita in tutti i progetti della Urquiola: “All’inizio di un lavoro, nemmeno io so come
verrà fuori: nella prima fase c’è una buona dose di
libertà intuitiva, faccio una serie di associazioni di
idee e poi applico un metodo. Ho un certo talento
nel ragionare con le mani, mi riesce bene tradurre
in cose i miei pensieri”. Ed è per questo che Chasen è un oggetto di luce, un oggetto per illuminare,
ma esce dalla sua condizione silenziosa di “cosa”
per diventare presenza attiva. Compagna di gioco.
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COMUNALE DI VICENZA
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COMUNALE DI VICENZA
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cameristica
danza
sinfonica
prosa
VENERDÌ 8 GENNAIO ore 20.30
BACH Concerto per pianoforte e orchestra
in re min. BWV 1052
HAYDN Concerto per violino, pianoforte e orchestra in fa magg.
Hob. XVIII: 6
MENDELSSOHN-BARTHOLDY Concerto per violino, pianoforte
e orchestra in re min.
Orchestra da Camera di Mantova
Carlo Fabiano violino e concertatore
Giovanni Angeleri violino
Angela Hewitt pianoforte
DOMENICA 31 GENNAIO ore 21.00
MI ULTIMO SECRETO
Compañia Mercedes Ruiz (Spagna)
direzione artistica Mercedes Ruiz
musica originale e direzione musicale Santiago Lara
coreografia Mercedes Ruiz
con la collaborazione straordinaria Javier latorre
esclusiva regionale
LUNEDÌ 21 DICEMBRE ore 21.00
MENDELSSOHN-BARTHOLDY
Sinfonia n. 4 in la magg. op. 90 “Italiana”
CAJKOVSKIJ
“Romeo e Giulietta” ouverture fantasia in si min.
Giancarlo De Lorenzo direttore
Orchestra del Teatro Olimpico
MARTEDÌ 22 DICEMBRE ore 21.00 (turno A)
MERCOLEDÌ 23 DICEMBRE ore 21.00 (turno B)
MOLTO RUMORE PER NULLA
di William Shakespeare
traduzione Chiara De Marchi
con Pietro Biondi,
Lorenzo Lavia, Giorgia Salari, Francesco Bonomo,
Salvatore Palombi, Andrea Nicolini
regia Gabriele Lavia
produzione Teatro di Roma - Compagnia Lavia Anagni
MERCOLEDÌ 27 GENNAIO ore 20.30
Per il giorno della memoria
MESSIAEN “Quatuor pour la fin du temps”
Trio di Parma
Alberto Miodini pianoforte
Ivan Rabaglia violino
Enrico Bronzi violoncello
Alessandro Carbonare clarinetto
Sandro Cappelletto voce recitante
GIOVEDÌ 4 FEBBRAIO ore 20.30
Ricordando Teodora Campagnaro
“Integrale delle sonate per violoncello e pianoforte”
BEETHOVEN
Sonata n. 2 in sol min. op. 5
Dodici variazioni in fa magg. op. 66
Due sonate in do e in re magg. op.102
Enrico Bronzi violoncello
Filippo Gamba pianoforte
MERCOLEDÌ 24 FEBBRAIO ore 20.30
CAJKOVSKIJ
Quartetto n. 2 in fa magg. op. 22
SCHUMANN
Quartetto n. 1 in la min. op. 41
ŠOSTAKOVIC
Ottavo quartetto in do min. op.110
Michelangelo String Quartet archi
Michaela Martin violino
Stephan Picard violino
Nobuko Imai viola
Frans Helmerson violoncello
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DOMENICA 7 FEBBRAIO ore 21.00
CASANOVA
Compagnia Aterballetto
Fondazione Nazionale della Danza (Italia)
direzione artistica Cristina Bozzolini
coreografia Eugenio Scigliano
musica Antonio Vivaldi, Carl Philipp Emanuel Bach, Karl Friedrich Abel, Johann Shenk, Tobias Hume, Monsieur de SainteColombe
nuova produzione
MARTEDÌ 2 MARZO ore 21.00
VENERDÌ 5 MARZO* ore 21.00
SERATA RAVEL – DE FALLA
Il ritratto dell’Infanta
L’amore stregone
Malandain Ballet | Biarritz (Francia)
direzione artistica Thierry Malandain
coreografia Thierry Malandain
mezzosoprano Rosario Mohedano
direttore Nicolas Brochot
Orchestra del Teatro Olimpico
prima italiana
* data fuori abbonamento
Ogni spettacolo di Danza sarà preceduto alle
ore 20.00 dalla presentazione di un esperto.
GIOVEDÌ 31 DICEMBRE * ore 22.00
Nella notte di San Silvestro
musiche di
CAJKOVSKIJ
STRAUSS
BERNSTEIN
GERSHWIN
ROSSINI
LOEWE
Anna Maria Di Filippo soprano
Giancarlo De Lorenzo direttore
Orchestra del Teatro Olimpico
SABATO 23 GENNAIO ore 21.00
Concerto lirico-sinfonico
musiche di
MASSENET
PUCCINI
VERDI
BELLINI
CILEA
GOUNOD
Inva Mula soprano
Luca Canonici tenore
Martin Lebel direttore
Orchestra del Teatro Olimpico
MARTEDÌ 12 GENNAIO ore 21.00 (turno A)
MERCOLEDÌ 13 GENNAIO ore 21.00 (turno B)
GIOVEDÌ 14 GENNAIO* ore 16.00
FILUMENA MARTURANO
di Eduardo De Filippo
con Lina Sastri, Luca De Filippo
regia Francesco Rosi
produzione Teatro di Roma - Elledieffe
GIOVEDÌ 18 MARZO ore 21.00 (turno A)
VENERDÌ 19 MARZO ore 21.00 (turno B)
CYRANO DE BERGERAC
di Edmond Rostand
con Massimo Popolizio
regia Daniele Abbado
produzione Teatro di Roma
SABATO 13 FEBBRAIO ore 21.00
STRAUSS
Concerto per oboe in re magg.
“Il borghese gentiluomo” suite op. 60
Francesco Quaranta oboe
Giancarlo De Lorenzo direttore
Orchestra del Teatro Olimpico
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