Nous, les enfants du XX siècle Regia: Vitalij Kanevskij; sceneggiatura: Vitalij Kanevski, Varvara Krasil'nikova; interpreti: i ragazzi di San Pietroburgo, Pavel Nazarov, Dinara Drukarova; produzione Lapsus, La Sept-Art, Dar, in coproduzione con Rai Tre. 1994, 95' Un documentario sulla realtà di ragazzi di strada nella Russia appena uscita dal comunismo. Il regista si identifica pienamente con la realtà che rappresenta e che ha fatto parte anche della sua esperienza di vita. CRITICA La partecipazione dell'autore è così forte e gli argomenti sono così universali che Kanevski sembra parlarci anche attraverso i volti e le parole degli altri. La regia controllata per la finzione e la spontaneità empatica per il documentario sono le due facce di un unico metodo, che si innesta direttamente nel nucleo emotivodell'uomo Kanevskij e si concretizza in un'espressione diretta e necessaria, sulla quale poi, in maniera naturale, regista e spettatori -ognuno a suo modo -innestano un processo di elaborazione e consolidamento della memoria e della consapevolezza di ciò che si è. (Vitalij Kanevski – la tenacia dell'innocenza, a cura di Stefano Francia, Torino, 2010) Intervista di Stefano Francia a Vitalij Kanevski In Nous, les enfants du xx siècle il modo di girare è molto diverso, basato sull'improvvisazione. Come si è sentito non potendo controllare la messa in scena? Sono andato per strada e ho cominciato subito a girare, dialogando con i ragazzi. Mi sembrava di essere ripiombato nella mia infanzia, volevo sentirmi tra loro, ubriacarmi come loro, andare in giro, rubare...Era interessante vedere che i ragazzi sentivano la minaccia della punizione ma anche la possibilità di fuggire da un momento all'altro e di essere liberi I ragazzi di strada li incontrava per la prima volta davanti alla macchina da presa, ma i ragazzi negli orfanotrofi li conosceva già No, neanche quelli. Andavo nei posti, chiedevo l'autorizzazione, spesso si trattava di pagare, e iniziavo subito a girare come volevo. Nei gruppi ad esempio chiedevo di mettere un ragazzo in particolare in fondo, perché parlasse alla fine di una carrellata. Chiedevo loro che lavoro volevano fare, improvvisavo le domande. Il percorso era quasi sempre obbligato, dalla strada, a orfanotrofi specializzati, alla prigione. I ragazzi erano completamente liberi di riflettere davanti alla macchina da presa, era tutto molto spontaneo. Qualcuno ha criticato l'aspetto “costruito” del film, che invece era tutto naturale; emergevano le motivazioni più profonde che spingevano i ragazzi al crimine. Ad esempio nella parte dedicata alle omicide compare una ragazza: si capisce che ha ucciso la compagna per gelosia, anche se non viene mai detto chiaramente. Per girare un film documentario bisogna provare un vero interesse per il soggetto, e io mi consideravo uno di quei ragazzi, partecipavo della loro vita. Non ho fatto nessuno studio particolare, ho una grande esperienza in proposito... A un certo punto nel film lo spettatore si trova davanti Paša, il suo alter ego protagonista dei lungometraggi. E un momento molto intenso. Ho voluto incontrare Paša per mostrare come il cammino di un criminale sia legato a determinati eventi che avvengono una volta sola, ma che rendono difficile cambiare strada. Anche adesso che va in chiesa, che si è sposato e sta per avere un bambino, non riesce a cambiare: non trova un posto nella vita normale. Paša era in quella struttura penitenziaria da circa un anno e non sapeva che sarebbe arrivata Dinara, non la vedeva dai tempi di Una vita indipendente. E stato gentile con lei, è nella sua natura, lui è sempre dolce. E' un aspetto della sua furbizia. L'AUTORE Vita, destino, opere di Vitalij Kanevskij sono strettamente intrecciati e costituiscono un unicum del tutto particolare, simile forse in alcuni aspetti alla biografia di François Truffaut. Nato nel 1935, precocemente orfano del padre, un musicita ucciso durante la Seconda guerra mondiale, vive la sua infanzia con la madre in condizioni di povertà e disagio in una cittadina della lontana Siberia, Sučan , poi denominata Partisansk, facendo la vita del bambino di strada. Trasferitosi in un'altra cittàsiberiana Nikolaesk-na-Amure, lavora come saldatore specializzato. Dopo il servizio militare riesce a entrare a Mosca al Vgik (l'Istituto Statale di cinematografia), dove si distingue per il talento ma anche per il carattere ribelle. Poco prima del diploma, nel 1966, viene accusoto e condannato per violenza sessuale, con un'accusa falsa sostenuta dal padre della sua ragazza, un colonnello del Kgb. Condannato, sconta la prigione. All'uscita dal carcere l'aiuto del grande regista Vasilij Suškin, che gli era stato amico ai tempi del Vgik, gli permette di rientrare al Vgik e di trovare lavoro come assistente alla regia. Nel 1977, dopo aver conseguito il diploma si trasferisce a Leningrado dove lavora per la Len'film e inizia a scrivere il soggetto di quello che sarà il suo capolavoro Sta' fermo, muori e resuscita, che girerà nel 1989 tra mille problemi produttivi nell'ultimo anno della Russia comunista. Il film, presentato a Cannes nel 1990, otterrà la Caméra d'or ma non avrà quasi distribuzione in Russia. Il film, autobiografico, narra la vita del piccolo Valerka, che nella Sučan del secondo dopoguerra è un bambino ribelle che invano, madre, insegnanti e tutori dell'ordine cercano di contenere. Il film avrà un seguito, due anni dopo, con lo stesso protagonista Pavel Nazarov, Una vita indipendente, prodotto in Francia, dove nel frattempo Kanevskij si trasferisce. Anche questo film ottiene a Cannes il Premio speciale della Giuria. Seguirà nel 1994 il documentario Nous les enfants du XX siècle, che lo vede coinvolto in prima persona a filmare e intervistare i ragazzi di strada della nuova Russia, alla ricerca del suo protagonista Pavel Nazarov, anche lui, pur dopo il successo dei due film, finito in riformatorio. Il terzo film della serie di Valerka, progettato nel 1995 da Kanevskij non riesce invece ad arrivare sullo schermo per difficoltà produttive. Il regista si dedica allora alla realizzazione di documentari sulla nuova realtà della Russia post sovietica. Negli ultimi anni ha scritto sceneggiature per film e serie televisive.