RELAZIONE SVOLTA DA REBECCA PIERAZZUOLI, 4ª D L’amore rubato “Sono tutte qui le donne raccontate da Dacia Maraini, in questo piccolo libro importante. Sono qui a mostrarci qualcosa di intimo, qualcosa di necessario e doloroso. Le donne di Dacia sono forti, hanno lottato, a volte hanno perso ma non si sono mai arrese. Le protagoniste de L’amore rubato combattono una battaglia antica e sempre attuale, contro gli uomini amati che sempre più spesso si dimostrano incapaci di ricambiarle, di confrontarsi con il rifiuto, il desiderio. Davanti a queste donne, mariti, amanti, compagni si rivelano ragazzini che stentano a crescere e confondono la passione con il possesso e, per questo, l’amore lo rubano: alle bambine che non sanno, alle donne che si donano troppo…” Commento personale Questo libro mi è piaciuto, ed essendo una lettrice donna sono stata catturata da queste semplici parole che sono riuscite a legare un significato cosi grande: la condizione femminile e gli abusi sulle donne. Quello rappresentato è un amore rubato, orrendamente sottratto con odio, inganno e brutalità, e le mani colpevoli e assassine sono spesso quelle di chi ti sta accanto, di chi ti dovrebbe avvolgere e proteggere con un caldo abbraccio. Ciò che mi ha colpita e mi ha permesso di immedesimarmi nel romanzo, è stata sicuramente la cruda realtà di queste storie e ciò che mi ha lasciato una pesante sensazione di tristezza e delusione, è stato il non trovare una giustizia per tutto l'amore ingiustamente sottratto alle donne protagoniste. Rebecca Pierazzuoli 4ªD Titolo: “L’amore rubato” Autrice: Dacia Maraini nasce a Fiesole (Firenze). La madre Topazia appartiene ad un’antica famiglia siciliana, gli Alliata di Salaparuta. Il padre, Fosco Maraini, per metà inglese e per metà fiorentino, è un grande etnologo ed è autore di numerosi libri sul Tibet e sull’Estremo Oriente. E’ oggi una tra le più conosciute scrittrici italiane, e probabilmente la più tradotta nel mondo. La fama della Maraini è dovuta inoltre anche al suo grande talento come critico, poetessa e drammaturgo. Si è dedicata e continua a dedicarsi al teatro, che vede come il miglior luogo per informare il pubblico riguardo a specifici problemi sociali e politici. Riassunto: Pubblicato nel 2012, “L’amore rubato”, é un libro che raccoglie una serie di racconti che si soffermano su un tema ben definito: la condizione femminile. Si tratta di otto storie tratte da fatti di cronaca successi, su violenze ed abusi sulle donne spesso nell’ambito familiare. Sono appunto otto le protagoniste de “L’amore rubato” ma tutte presentano una propria storia che le distingue dalle altre. Ciò che le lega è invece un solo motivo: il silenzio che spesso non permette la ribellione, quindi una denuncia a questi fatti. É la Maraini stessa a dirci che in queste violenze c’entra l’amore. L’amore che rende fragili e incontrollabili uomini che, in seguito all’abbandono, reagiscono in modo violento. Ma, a guardar bene dentro la questione, c’è da vedere che non si tratta di una violenza fatta dagli uomini sulle donne, bensì di una cultura sull’altra. Tematiche: La condizione femminile: abusi e violenze sulle donne. Primo racconto: Marina è caduta per le scale. Il primo racconto del romanzo è dedicato ad una piccola grande donna: Marina. É mattino ed il giovane dott. Gianni Lenti, dopo una giornata tranquilla al pronto soccorso, vede arrivare davanti a sè una ragazzina descritta con zigomi sporgenti e lunghi capelli castani che avanza trascinando un braccio evidentemente spezzato (pag.9). É Marina, la protagonista di questa tragica vicenda. Non trova il coraggio di parlare, di dire chi è colui che la “concia” così e dopo ripetute volte al pronto soccorso si giustifica semplicemente dicendo di essere caduta dalle scale. Il giovane dottore sa benissimo la verità, ed è così che un’assistente sociale si reca a casa Savina per presentare una denuncia. L'assistente è accolta da un gentile signore, il marito della giovane diciassettenne, che sostiene innumerevoli false teorie su una possibile epilessia della moglie Marina. L’assistente sociale è cosi costretta a credere ai tratti gentili di quest’uomo e dopo essere stata premurosamente accompagnata alla porta decide di andarsene. Per Marina è ora di un’altra interminabile violenza, e per ingenua paura si abbandona nuovamente ad un giovane marito “giovane, bello, e tenerissimo” (pag.24). Terzo racconto: Lo stupratore premuroso Sullo sfondo di una piccola stazione ferroviaria spagnola, la terza storia del romanzo è dedicata a Giorgia; una ragazza che non sa come raggiungere Siviglia (dove é attesa dal marito), dopo che il treno al suo arrivo è appena partito. Mentre se ne sta irrequieta e pensierosa con gli occhi fissi sul tabellone degli orari, ecco apparirle davanti un uomo in uniforme. Si tratta di un ferroviere, il quale con aspetto gentile e premuroso, con un sorriso rassicurante e quasi paterno (pag.62) offre alla ragazza un passaggio, affermando di conoscere una breve scorciatoia per arrivare alla prossima stazione, in quanto il treno per Siviglia arriverà non prima delle 20:00. Giorgia potrà quindi arrivare in orario all’appuntamento con il marito, e con quel poco di spagnolo che conosce accetta e ringrazia il ferroviere. Un pò incredula, si lascia convincere dall’idea che ne è pieno il mondo di persone indifferenti ed appunto raro trovare qualcuno di così disponibile. La macchina parte di scatto e dopo molteplici domande, rivolte all’autista, riguardo il percorso quest’ultimo si ostina a non rispondere: rimane concentrato su quella strada deserta, accelerando. Giorgia comincia ad avvertire il pericolo ed è proprio quando insiste per scendere che si vede il cambiamento dell’uomo: alla stazione era apparso come un salvatore, adesso aveva una faccia livida, voce aggressiva, stridula, e occhi semichiusi pieni di rabbia lubrica e violenta (pag.67). Giorgia cerca di riflettere, sente il suo stomaco contrarsi e la voce le esce a stento dalla gola, è costretta a scendere dall’auto, quando l’uomo le si butta addosso. Dopo infiniti tentativi di fuga, non può ribellarsi in nessun modo. Dopo averla violentata, l’uomo mantiene la sua “premurosa” promessa: accompagna Giorgia alla stazione. La ragazza piena di paura e di lividi cerca di denunciare ciò che le è accaduto dando nome e cognome del ferroviere, targa e colore dell’auto, ma l’unica giustizia che riuscirà ad ottenere sarà semplicemente dettata dalla frase: “i ferrovieri sono persone perbene, non farebbero mai una cosa simile”. Settimo racconto: La notte della gelosia La protagonista di questa storia è Angela, che soccombe a Gesuino durante “la notte della gelosia”. Gesuino l’ha conosciuto in palestra: testa piccola e ben salda sul collo lungo e armonioso, le spalle grandi e ampie, la schiena dritta da nuotatore, le gambe snelle e muscolose (pag.151), se ne era innamorata perdutamente. E’ stato un amore immediato e travolgente e i due cominciano a vedersi a casa di Angela, dentro la sua unica piccola stanza vicino all’università dove passavano il loro tempo a fare l’amore. Gesuino è un tipo silenzioso, ma dopo poco confessa di essere stato quasi una “spia” con Angela; la seguiva e sapeva tutto di lei, già prima di iniziare a frequentarla. É maledettamente geloso ma Angela era innamorata persa solo di lui, oltre a Gesuino non pensava a nessun altro. La sua gelosia però non faceva che crescere, era diventato geloso di tutto e tutti e per Angela iniziano una serie di violenze, nonostante la sua pura innocenza. Sperava di poter “curare” il loro amore, ma piano piano si accorgeva di non vivere più con spontaneità, stava diventando rigida e controllata (pag.160). Si alternavano periodi di gelosia con conseguente violenza, ma subito dopo tornava ad essere il giovane Gesuino del quale Angela era innamorata. Fu solo dopo qualche tempo, quando Angela tornò da una riunione, quando senza alcun motivo subì una delle sue violenze più brutte che Gesuino sparì letteralmente per un mese. Quando tornò non affermava altro che d'essere cambiato e ancora innamorato di lei. Angela per l’ennesima volta agì con il cuore e portò avanti il loro rapporto. La speranza di poter cambiare il loro amore non esisteva più e fu vittima ancora una volta di quell’uomo pieno di gelosia. Preso da un’ira incontrollabile, con l'intenzione di colpire la donna con un coltello da cucina, fu fermato in tempo: Angela era stata liberata da Mario (il suo ex ) che si era precipitato a casa sua con due carabinieri. Quinto racconto: Ale e il bambino mai nato “E’ una giornata di sole, ma anche di nuvole che si accumulano all’orizzonte”. La protagonista di questa storia è Ale, che vive il dramma di una maternità indesiderata perché causata da una violenza originaria, alla quale seguono altre violenze e una reazione. Alessandra Belli, è cosi che si chiama la nostra protagonista, dopo vari tentativi, alcune telefonate ed indirizzi sbagliati riesce finalmente a trovare quello giusto: numero civico 32. Sono le 11 in punto quando Ale si ritrova a pigiare il bottone accanto alla targhetta su cui c’è scritto il nome del medico: Dott. Vedova, ginecologo. Ad ogni pianerottolo si ferma per leggere le targhette sulle porte, ma del Dott. Vedova non c’è traccia. Arrivata all’ultimo piano si trova davanti una finestrella dai vetri sporchi che dà su un cortile con i balconi sporgenti. La sua attenzione viene catturata proprio da uno di questi, dove vede una giovane ragazzina con un bambino in braccio e con un piccolo volo della fantasia si trova sul balcone accanto alla ragazza e le sembra di essere lei stessa a tenere il neonato tra le sue braccia con immensa cautela. Dopo qualche istante sente un urlo da parte della giovane ragazza per zittire il figlio che piange; apre gli occhi ed è attraversata da un brivido di freddo al ventre. Si allontana dalla finestra e si trova davanti alla targhetta del Dott.Vedova, un po’ cancellata. É accolta da un’infermiera non troppo gentile, che la conduce dal medico mentre le chiede di seguirla lungo un corridoio buio, alle cui pareti sono appesi quadri di madonne e santi. Il dottore è lì che fuma, seduto su una poltroncina girevole, con molta tranquillità e strafottenza. Ale è pronta per la sua operazione ed esegue gli ordini dell’infermiera. L’uomo continua a non parlare mentre lei si trova dietro un paravento di tela, intimidita ed impaurita (pag. 105). “Non possiamo farle l’anestesia per ovvie ragioni”, afferma l’infermiera muovendosi rapida. É così che Ale subisce un intervento direttamente con scavo nella carne viva. Successivamente è travolta da uno svenimento e quando sta per andarsene fa uno sforzo sovrumano per mettersi in piedi: “ha le gambe intorpidite, il ventre lacerato e la nausea che le toglie il fiato”(pag.107). Raggiunto un portone si siede per qualche minuto all’ombra dell’atrio e riconosce il suo stupratore. Viene aiutata dal dottore, al quale cerca di spiegare la sua orribile violenza. Il dottore ora sembra quasi umano: è seduto accanto a lei e le prende una mano (pag.110). Le chiama un Taxi ed Ale torna a casa, è piena di sangue e non appena vede un merlo che si è fermato sul davanzale della sua finestra capisce che non dovrà tenere tutto nascosto, dovrà parlarne a sua madre, a sua sorella e denunciare tutto e tutti, anche il dottore, ne va della sua dignità. Quarto racconto: Cronaca di una violenza di gruppo La protagonista di questa storia è la fragile Franci, che non otterrà giustizia per le assurde reazioni di difesa, tutte a favore del più forte. “Quattro liceali hanno sequestrato una studentessa di tredici anni. L’hanno portata in un casolare abbandonato e l’hanno violentata per ore lasciandola stordita e sanguinante”. La piccola Francesca viene trovata tutta sporca e insanguinata da un prete, che si prende cura di lei portandola al pronto soccorso. Franci è una ragazzina un po’ ritardata, neanche bella, coi capelli rosso carota, le lentiggini su tutta la faccia e perfino sulle cosce (pag.90). Dopo la notizia di cronaca sul giornale vengono intervistati alcuni compagni, ognuno con una testimonianza diversa dall’altro. A catturare l’attenzione del lettore è senza dubbio la testimonianza del preside della scuola, che afferma di considerare questo fatto una semplice eccezione:“La nostra è una scuola tranquilla, credo sia stato un grosso equivoco, e come è stato sospettato c’erano uno, o forse anche due adulti”(pag.88-89). Dopo qualche tempo una nuova notizia sarà presente sulle pagine del giornale locale: “nel piccolo paese di B. non era mai successa una cosa del genere, è un paese tranquillo dove nessuno si aspettava uno stupro da parte di quattro ragazzi verso una loro compagna di scuola. Ma gli alunni sono ragazzi perbene, di educata e ricca famiglia, è considerato tutto un equivoco - ribadisce il preside. La testimonianza forse principale della migliore amica di Francesca, D.M, non si può considerare del tutto vera in quanto la ragazza dice di essersi nascosta per paura. Franci, lo afferma anche il padre, risulta un pò ritardata e noi appoggiamo l’idea del preside, di avere una scuola con ottimi elementi”. Un anno dopo il giornale locale riporta lo stesso articolo, affermando che lo stupro da parte dei ragazzi non si è mai verificato: la vittima è stata dichiarata ritardata e la sua migliore amica una menzognera. Il processo ha appurato che dietro i ragazzi c’erano due adulti, che non sono stati identificati ma che certamente sono colpevoli. Per l’occasione, i due industriali del piccolo paese hanno ritenuto giusto festeggiare, organizzando una grande festa prendendo in affitto una sala dell’hotel Bellavista, dove hanno bevuto e mangiato più di duecento persone, alle quali è stato donato un piccolo ciondolo in argento su cui è scritto: “SEMPRE VINCE L’INNOCENZA”.