Capitolo 11 Il controllo dell’espressione genica Copyright © 2006 Zanichelli editore La regolazione genica nei procarioti e negli eucarioti 11.1 Le proteine che interagiscono con il DNA attivano e disattivano i geni dei procarioti in risposta ai cambiamenti ambientali Figura 11.1A Copyright © 2006 Zanichelli editore Colorizzata SEM 7000× I primi risultati nel campo del controllo genico furono ottenuti grazie a esperimenti condotti sul batterio Escherichia coli. L’operone del lattosio • Spesso, nei procarioti, i geni con funzioni interconnesse sono aggregati in strutture chiamate operoni. • Il vantaggio principale che deriva dal raggruppare i geni in operoni è che l’espressione di questi geni può essere facilmente coordinata. Copyright © 2006 Zanichelli editore Proteine di regolazione si legano a sequenze di controllo nel DNA e attivano o disattivano gli operoni in risposta a cambiamenti ambientali. OPERONE Gene regolatore Promotore Operatore Geni per metabolizzare il lattosio DNA mRNA Proteina Repressore attivo L’RNA-polimerasi non può attaccarsi al promotore Operone del lattosio disattivato (lattosio assente) DNA mRNA Proteina Lattosio L’RNA-polimerasi si lega al promotore Repressore inattivo Enzimi per l’utilizzo del lattosio Figure 11.1B,C Operone del lattosio attivato (il repressore è disattivato dal lattosio) Copyright © 2006 Zanichelli editore Altri tipi di operone • L’operone trp è simile all’operone del lattosio (operone lac) ma funziona in modo un po’ differente. • Questo operone controlla la sintesi degli enzimi per la produzione del triptofano. Promotore Operatore Geni DNA Repressore attivo Repressore attivo Triptofano Repressore inattivo Repressore inattivo Lattosio Figura 11.1D Copyright © 2006 Zanichelli editore Operone lac Operone trp 11.2 Il processo di differenziamento dà origine a una grande varietà di cellule specializzate • La regolazione dell’espressione genica negli organismi eucariotici, soprattutto nei pluricellulari, è più complicata che nei batteri. • Durante le ripetute divisioni cellulari che portano uno zigote a diventare un organismo pluricellulare adulto, le singole cellule vanno incontro al differenziamento e diventano cellule specializzate nella struttura e nelle funzioni. Copyright © 2006 Zanichelli editore • Differenti tipi di cellule umane producono differenti tipi di proteine a seconda delle combinazioni di geni che sono attivi in ciascuna di esse. • A seconda dei geni attivi, ciascuna cellula assume una specifica struttura e funzione. Figura 11.2 Cellule muscolari Copyright © 2006 Zanichelli editore Cellule del pancreas Cellule del sangue 11.3 Le cellule differenziate possono conservare tutto il loro potenziale genetico Le cellule differenziate esprimono solo una piccola percentuale dei loro geni. Radice di una pianta di carota Singola cellula Figura 11.3 Copyright © 2006 Zanichelli editore Cellule radicali coltivate in una soluzione nutritiva Le cellule Germoglio Pianta adulta si dividono nel terreno di coltura 11.4 Il modo in cui il DNA si ripiega all’interno dei cromosomi eucariotici contribuisce a regolare l’espressione genica Un nucleosoma è formato da un filamento di DNA avvolto attorno a un nucleo proteico centrale costituito da otto istoni. Copyright © 2006 Zanichelli editore Spiralizzazione del DNA in un cromosoma eucariotico: Doppia elica di DNA (2 nm di diametro) Istoni Linker TEM «Perle di una collana» Nucleosoma (10 nm di diametro) Figura 11.4 Copyright © 2006 Zanichelli editore TEM Fibra elicoidale compatta Superavvolgimento (30 nm di diametro) (300 nm di diametro) Cromosoma in metafase 700 nm • Questa fibra elicoidale compatta si avvolge e ripiega ulteriormente. • Presumibilmente, la spiralizzazione del DNA impedisce l’espressione dei geni in quanto non consente all’enzima RNA-polimerasi (e ad altre proteine che contribuiscono alla trascrizione) di prendere contatto con il DNA. Copyright © 2006 Zanichelli editore 11.5 Nelle femmine dei mammiferi uno dei due cromosomi X è disattivato in tutte le cellule Nelle femmine dei mammiferi uno dei due cromosomi X si presenta fortemente condensato in tutte le cellule somatiche e quasi del tutto inattivo (disattivazione del cromosoma X). Embrione Divisione cellulare e inattivazione casuale del cromosoma X Cromosomi X Figura 11.5 Copyright © 2006 Zanichelli editore Allele per il pelo Allele per arancione il pelo nero Due cellule nella popolazione adulta X attivo X inattivo X inattivo X attivo Pelo arancione Pelo nero 11.6 Negli eucarioti la trascrizione è controllata da complessi aggregati di proteine • Come i procarioti, anche gli eucarioti utilizzano proteine di regolazione che, legandosi al DNA, attivano o disattivano la trascrizione. • I meccanismi di controllo comprendono proteine che si legano a segmenti specifici del DNA (con sistemi più complessi di quelli dei procarioti). Copyright © 2006 Zanichelli editore I fattori di trascrizione Alcune proteine di regolazione, chiamate fattori di trascrizione, favoriscono l’inizio della trascrizione. Intensificatori Promotore Gene DNA Induttori Fattori di trascrizione Altre proteine RNA-polimerasi Ripiegamento del DNA Figura 11.6 Copyright © 2006 Zanichelli editore Trascrizione La coordinazione dell’espressione genica negli eucarioti • Negli eucarioti la coordinazione dell’espressione genica sembra dipendere dalla presenza di una specifica sequenza enhancer (o di diversi enhancer) in ogni gene che fa parte dello stesso «gruppo di lavoro». • Diverse copie di fattori di trascrizione che riconoscono queste sequenze di DNA si legano a esse promuovendo la trascrizione simultanea dei geni. Copyright © 2006 Zanichelli editore 11.7 L’RNA eucariotico può essere modificato in vari modi • Completata la trascrizione, i segmenti non codificanti (introni) vengono rimossi grazie al processo di splicing. • In alcuni casi la cellula svolge lo splicing in maniera differente e genera diverse molecole di mRNA a partire dallo stesso trascritto di RNA. Esone DNA Trascritto di RNA Splicing dell’RNA Figura 11.7 Copyright © 2006 Zanichelli editore mRNA oppure 11.8 Anche la traduzione e le ultime fasi dell’espressione genica sono soggette a regolazione Dopo che l’RNA è stato modificato e trasferito dal nucleo al citoplasma, avvengono altre forme di controllo dell’espressione genica: • demolizione più o meno rapida dell’mRNA; • attivazione della traduzione; • modificazione dei polipeptidi tradotti; • demolizione delle proteine. Copyright © 2006 Zanichelli editore La degradazione dell’mRNA • Le molecole di mRNA non sono eterne: nel citoplasma si trovano, infatti, degli enzimi che hanno il compito di degradarle. • Il tempo di sopravvivenza delle molecole di mRNA è un fattore importante che regola la quantità di proteine assemblate dalla cellula. Copyright © 2006 Zanichelli editore L’innesco della traduzione • Anche il processo di traduzione dell’mRNA in polipeptidi offre una possibilità di regolazione genica. • Tra le molecole coinvolte nella traduzione vi sono numerose proteine che hanno la funzione di regolare l’inizio della sintesi proteica. Copyright © 2006 Zanichelli editore L’attivazione delle proteine S S SH SH SH Polipeptide iniziale (inattivo) Figura 11.8 Copyright © 2006 Zanichelli editore Taglio S S Ripiegamento del polipeptide e formazione dei legami S—S S SH SH SH I polipeptidi che si formano dopo la traduzione non sempre sono già pronti ad agire: spesso devono essere modificati per diventare funzionali. S S S Polipeptide ripiegato (inattivo) S S S S Insulina (ormone attivo) La demolizione delle proteine • Un altro meccanismo di controllo che opera dopo la traduzione è la demolizione selettiva delle proteine. • Alcune proteine che controllano il tasso metabolico delle cellule vengono demolite in pochi minuti o in poche ore. Copyright © 2006 Zanichelli editore 11.9 Una visione d’insieme dell’espressione genica negli eucarioti I molteplici meccanismi che controllano l’espressione genica sono analoghi alle valvole di controllo delle tubazioni. Figura 11.9 Copyright © 2006 Zanichelli editore La clonazione degli animali 11.10 Gli animali possono essere clonati tramite trasferimento nucleare Nucleo della cellula del donatore Cellula del donatore Impianto della blastocisti Nascita di un clone in una madre surrogata del donatore (clonazione riproduttiva) Accrescimento in coltura Rimozione Inclusione del nucleo di una cellula per produrre una blastocisti del nucleo dalla cellula uovo somatica del donatore adulto Figura 11.10 Copyright © 2006 Zanichelli editore Cellule staminali embrionali si sviluppano dalla blastocisti e crescono in coltura Formazione di cellule specializzate a partire dalle cellule staminali (clonazione terapeutica) COLLEGAMENTI 11.11 La clonazione terapeutica può produrre cellule staminali che hanno grandi potenzialità mediche • La clonazione riproduttiva dei mammiferi è utile per la ricerca, l’agricoltura e la medicina. • L’uso di cellule staminali embrionali è però correlato a problemi di natura tecnica e di ordine etico, connessi all’utilizzo di embrioni umani. Figura 11.11A Copyright © 2006 Zanichelli editore • Le cellule staminali adulte sono cellule indifferenziate presenti in molti tessuti adulti che sostituiscono le cellule che non sono in grado di dividersi. • Anche le cellule staminali adulte possono crescere in coltura e dare origine a cellule differenziate. Cellule ematiche Cellule staminali adulte nel midollo osseo Cellule nervose Colture di cellule staminali embrionali Cellule muscolari del cuore Figura 11.11B Copyright © 2006 Zanichelli editore Diverse condizioni Diversi tipi di cellule di coltura differenziate • Contrariamente alle cellule embrionali staminali, le cellule staminali adulte si trovano già sulla strada del differenziamento ed è molto più difficile isolarle e coltivarle in laboratorio. • Normalmente le cellule staminali adulte danno origine solo a un gruppo limitato di tipi di cellule. • Un terzo modo per ottenere cellule staminali è quello di prelevarle dal sangue del cordone ombelicale o dalla placenta al momento del parto. Copyright © 2006 Zanichelli editore Il controllo genetico dello sviluppo embrionale 11.12 Le reazioni in sequenza dell’espressione genica e la comunicazione cellulare dirigono lo sviluppo di un animale Le prime intuizioni sulle relazioni esistenti tra espressione genica e sviluppo embrionale scaturirono studiando i mutanti dei moscerini della frutta (Drosophila melanogaster). Occhio SEM 50× Antenna Figura 11.12A Copyright © 2006 Zanichelli editore Capo di un moscerino della frutta normale Zampa Capo di un moscerino della frutta mutante Un gradiente di espressione genica controlla lo sviluppo del moscerino della frutta a partire dalla cellula uovo fecondata: Figura 11.12B Copyright © 2006 Zanichelli editore • Un gene omeotico (detto anche omeogene) è il gene di controllo principale che regola una serie di altri geni adibiti allo sviluppo del piano strutturale di un organismo. • Un gruppo di geni omeotici dei moscerini della frutta ordina alle cellule dei segmenti del capo e del torace (la parte centrale del corpo) di formare rispettivamente le antenne e le zampe. Copyright © 2006 Zanichelli editore 11.13 Sequenze di trasduzione del segnale trasformano i messaggi ricevuti dalla membrana plasmatica in reazioni di risposta all’interno della cellula • Uno dei fattori più importanti nello sviluppo di un organismo è la comunicazione tra cellule, un meccanismo con cui certe proteine o altri tipi di molecole portano i messaggi dalle cellule che li trasmettono alle cellule (bersaglio) che li ricevono. • Questo consente di coordinare meglio le attività cellulari in un organismo adulto. Copyright © 2006 Zanichelli editore Una sequenza di trasduzione del segnale trasforma un segnale che arriva sulla membrana di una cellula bersaglio in una risposta specifica all’interno della cellula. Cellula che trasmette il segnale Molecola segnale 1 Membrana Recettore plasmatica proteico 3 2 Cellula bersaglio Ripetitori proteici Fattore di trascrizione (attivato) 4 Nucleo DNA 5 mRNA Trascrizione Nuova proteina 6 Figura 11.13 Copyright © 2006 Zanichelli editore Traduzione 11.14 I geni che sono alla base dello sviluppo sono molto antichi I geni omeotici del moscerino della frutta contengono sequenze di nucleotidi, chiamate homeobox, che sono molto simili in molti tipi di organismi eucarioti. Cromosoma del moscerino Cromosomi del topo Embrione di moscerino (10 ore)Embrione di topo (12 ore) Figura 11.14 Copyright © 2006 Zanichelli editore Moscerino adulto Topo adulto Le basi genetiche del cancro 11.15 Il cancro si può scatenare a causa di mutazioni di geni che controllano la divisione cellulare • Le cellule tumorali, che si dividono in modo incontrollato, derivano da mutazioni in geni codificanti per proteine che influiscono sul ciclo cellulare. • Le cellule possono diventare cancerose se il loro ciclo è alterato a causa dell’espressione di oncogèni di origine virale o dovuti a mutazioni causate da agenti cancerogeni. Copyright © 2006 Zanichelli editore Le mutazioni genetiche possono provocare il cancro L’apoptosi (morte cellulare programmata) è un meccanismo molto importante per la prevenzione della cancerogenesi. Nel cancro la cellula perde il controllo del ciclo cellulare a causa di mutazioni di due tipi di geni: • i protoncogeni, che codificano per proteine che promuovono il ciclo cellulare e inibiscono l’apoptosi; • i geni soppressori dei tumori, che codificano per proteine che inibiscono il ciclo cellulare e favoriscono l’apoptosi. 18 Sylvia S. Mader Immagini e concetti della biologia © Zanichelli editore, 2012 I proto-oncogèni • I proto-oncogèni sono geni che possono essere trasformati in ocogèni da una mutazione nel DNA. • I proto-oncogèni codificano per i fattori di crescita (le proteine che stimolano la divisione cellulare) e per altre proteine che li regolano. DNA del Proto-oncogène Copie multiple Mutazione del gene all’interno del gene Oncogène Proteina iperattiva Figura 11.15A in quantità normale Copyright © 2006 Zanichelli editore Proteina normale in eccesso Il gene si è spostato verso un nuovo locus del DNA e viene regolato da nuovi geni di controllo Nuovo promotore Proteina normale in eccesso Gli oncosoppressori Il cancro può essere indotto anche da alterazioni dei geni (detti oncosoppressori) i cui prodotti inibiscono la divisione cellulare. Gene oncosoppressore Proteina normale Divisione cellulare controllata Figura 11.15B Copyright © 2006 Zanichelli editore Gene oncosoppressore mutato Proteina alterata Divisione cellulare incontrollata 11.16 Le proteine codificate dagli oncogeni e gli oncosoppressori alterati interferiscono con le normali sequenze di trasduzione del segnale I prodotti normali degli oncogèni e dei geni soppressori sono proteine coinvolte nelle sequenze di trasduzione del segnale. Copyright © 2006 Zanichelli editore Le proteine degli oncogèni possono stimolare la sequenza di trasduzione del segnale: Fattore di crescita Recettore Cellula bersaglio Ripetitore proteico iperattivo Prodotto normale del gene ras (prodotto da un oncogène) inv ia i segnali autonomamente Ripetitori proteici Fattore di trascrizione (attivato) DNA Nucleo Figura 11.16A Copyright © 2006 Zanichelli editore Proteina che stimola la divisione cellulare Trascrizione Traduzione Le proteine degli oncosoppressori possono inibire la sequenza di trasduzione del segnale: Fattore che inibisce la crescita Ripetitori proteici Fattore di trascrizione (attivato) Recettore Fattore di trascrizione non funzionante (prodotto dal gene oncosoppressore p53) non può attivare la trascrizione. Prodotto normale del gene p53 Trascrizione Traduzione Figura 11.16B Copyright © 2006 Zanichelli editore Proteina che inibisce la divisione cellulare Assenza delle proteine (divisione cellulare non inibita) 11.17 Lo sviluppo del cancro ha origine da mutazioni genetiche multiple Perché si abbia un completo sviluppo del cancro, è necessario che si verifichi più di una mutazione nelle cellule somatiche. Copyright © 2006 Zanichelli editore Le mutazioni che conducono all’insorgenza di un tumore possono accumularsi in una linea di cellule somatiche: Cromosomi 1 mutazione 2 mutazioni Cellula normale 4 mutazioni Cellula maligna Figura 11.17B Copyright © 2006 Zanichelli editore 3 mutazioni Il cancro procede lentamente e diventa maligno gradualmente La cancerogenesi, ossia lo sviluppo di un tumore maligno, richiede l’intervento di numerose mutazioni; il processo risulta quindi graduale. 22 Sylvia S. Mader Immagini e concetti della biologia © Zanichelli editore, 2012 Le cellule del tumore rilasciano fattori di crescita che promuovono l’angiogenesi, ossia la formazione di nuovi vasi sanguigni. Le cellule tumorali invadono anche i vasi linfatici e sanguigni, e vengono così trasportate ad altre parti del corpo. Quando le cellule cancerose danno origine a nuovi tumori in distretti lontani dal tumore originario, si dice che il cancro è in metastasi. 23 Sylvia S. Mader Immagini e concetti della biologia © Zanichelli editore, 2012 COLLEGAMENTI 11.18 Evitare l’esposizione agli agenti cancerogeni può ridurre il rischio del cancro • Gli agenti che causano il cancro, cioè i fattori che alterano il DNA e rendono una cellula cancerosa, sono detti cancerogeni. • Evitare l’esposizione agli agenti cancerogeni e scegliere altri stili di vita può aiutare a ridurre il rischio di cancro. Copyright © 2006 Zanichelli editore Fattori di rischio del cancro nei paesi sviluppati: Tabella 11.18 Copyright © 2006 Zanichelli editore La terapia del cancro tende a colpire le cellule malate in modo selettivo La diagnosi del cancro richiede un’attenta valutazione della salute generale e un esame medico del paziente (esami del sangue e delle urine, indagini per immagini, biopsia, esami endoscopici e chirurgici, test genetici). L’asportazione chirurgica è indicata per i cancri in situ, ma visto il rischio di lasciare alcune cellule malate, gli interventi sono spesso preceduti e/o seguiti da chemioterapia e/o radioterapia. La chemioterapia è il trattamento del cancro con farmaci e tende ad agire in modo selettivo sulle cellule cancerose. La radioterapia si basa sull’uso di radiazioni ionizzanti che colpiscono con forte energia le cellule cancerose danneggiandole o distruggendole. 24 Sylvia S. Mader Immagini e concetti della biologia © Zanichelli editore, 2012