Centro Diurno Disabili di Nembro
Via Kennedy n. 2 – tel. e fax. 035 523477
Centro Diurno Disabili di Gandino
Via Resendenza n. 10 – tel. e fax. 035 745542
LABORATORIO
DI ANIMAZIONE MUSICALE
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La Fenice Società Cooperativa sociale Onlus,
Via Duca d’Aosta 17 – 24021 Albino (BG) tel e fax 035 752876 e.mail [email protected] Cod. Fisc. e p.i. 01956530164
Registro Imprese CCIAA BG n. 250195 – Registro Prefettizio Cooperative n. 462 sez. produzione e lavoro e n. 5 sez. VIII Cooperative Sociali
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PREMESSA
Il presente progetto di animazione musicale ha un doppio riferimento.
Relativamente alla progettualità socio-educativa e relazionale generale nasce dall’esperienza della
Cooperativa Sociale “La Fenice” maturata nella gestione di servizi per persone disabili lungo
l’intero arco di vita e specificamente dei Centri Diurni Disabili di Nembro e Gandino.
Relativamente alla progettualità musicale, e dunque anche alle metodologie di conduzione e alle
attività, si fonda invece sulle esperienze promosse da Giulia Cremaschi Trovesi e Simona Colpani
(FIM) e sulle esperienze realizzate nel quadro dei laboratori di animazione musicale attivati
dall’Associazione “In-Oltre onlus” di Bergamo rielaborate all’interno del percorso formativo La
danza dell’incontro che tale associazione ha realizzato nel 2008.
Il presente progetto rappresenta lo sviluppo delle attività di animazione musicale che da più di dieci
anni il CDD di Nembro e Gandino (ex CSE) propone all’interno della sua programmazione.
DESCRIZIONE
Il gruppo è composto da quattro tipologie di partecipanti.
Tutte sono accomunate dal diretto coinvolgimento nel fare musicale. Nessuno dei presenti può
limitarsi ad un ascolto passivo e nemmeno ad un ruolo di assistenza alle persone disabili. Ciascuno
deve mettersi in gioco in prima persona nelle attività proposte, nell’uso degli strumenti e dei
materiali, nei giochi di movimento, nell’uso della voce.
All’interno di questo quadro di condivisione è possibile rintracciare però alcune specificità di ruolo.
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Si tratta di utenti dei CDD di Nembro e Gandino.
Persone con L’accesso al laboratorio non è vincolato al possesso di determinate abilità e/o
disabilità
autonomie e, anzi, questo contesto si presta in maniera particolare a valorizzare il
ruolo anche di persone con elevati livelli di compromissione.
Operatori
educativi o
assistenziali
Si tratta di figure del servizio di provenienza delle persone con disabilità.
Garantiscono la cura e l’assistenza necessarie agli utenti partecipanti e facilitano
l’interazione degli stessi con il contesto (altre persone e attività proposte) sia a
livello individuale che di gruppo.
Sono persone con specifiche competenze nel campo musicale e strumentale che per
una sensibilità verso la dimensione sociale della relazione con le persone disabili e
per l’interesse a sperimentare modalità non tradizionali di fare musica partecipano al
Musicisti
volontari
laboratorio contribuendo con i propri strumenti alla produzione musicale.
La relazione con le persone disabili avviene innanzitutto attraverso la mediazione del
linguaggio musicale. La loro presenza nel laboratorio, però, apre la possibilità di
attivare percorsi progettualmente consapevoli di avvicinamento ad una relazione
personale diretta che affianchi e anche parzialmente sostituisca il ruolo di facilitatore
degli operatori educativi o assistenziali.
Si tratta di persone con sensibilità verso la dimensione sociale e disponibilità a
Volontari
con
passione
per la
musica
sostenere i percorsi delle persone con disabilità.
Nello specifico dovrebbero essere interessate alla musica, perché non potrebbero
esimersi da un coinvolgimento diretto.
La loro presenza è del tutto analoga a quella dei musicisti volontari a parte la
mancanza di competenze strumentali strutturate.
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Tempi, durata e spazi
Il laboratorio prevede un appuntamento alla settimana della durata di un’ora.
Lo spazio deve essere sufficientemente ampio da poter accogliere il gruppo e consentire attività di
movimento. Utile è anche la possibilità di avere angoli e contesti in cui le persone possono sdraiarsi
e fare/ricevere massaggi.
Durante il periodo estivo il laboratorio può svolgersi anche all’aperto, utilizzando i parchi pubblici
presenti nei diversi paesi del territorio.
In queste occasioni viene a configurarsi anche come animazione aperta, in cui i bambini, i ragazzi e
le famiglie presenti possono essere coinvolti in alcuni giochi.
Contenuti e attività
Al centro dell’attività si colloca la produzione di musica in un intreccio costante e complesso con il
movimento e il contatto.
La produzione della musica avviene attraverso l’utilizzo di strumenti diversi che vanno dagli
strumenti del conduttore e dei musicisti-volontari alla strumentazione ritmica di vario genere, a
oggetti sonori. Tutti i presenti sono coinvolti nel fare musica, anche se ruolo importante ha la
conduzione (cfr. sotto).
La musica è tendenzialmente improvvisata in modo che possa entrare in un dialogo reciproco con il
movimento e le interazioni dei partecipanti, reciproco nel senso stretto per cui talvolta conduce e
suggerisce, talvolta riprende e amplifica. Possiamo parlare di una esperienza di forte intreccio tra
danza e musica, purchè si sappia adottare una visione sufficientemente ampia di questi due termini e
non limitata all’interpretazione professionale e specialistica che ne ha dato la nostra tradizione
culturale.
Il suono e la musica sono qui giocati attraverso tutte le loro qualità, a partire dalla peculiarità del
risuonare per tutti. Il gesto musicale, attraverso l’assunzione, l’ ”imitazione” delle dinamiche e del
ritmo del movimento del gruppo o dei singoli, gli dà enfasi e “visibilità” per tutti, lo impone ad una
presenza condivisa perché risuona allo stesso modo per tutti. Così facendo, è in grado di far
sperimentare vari livelli di attività/passività, cioè di potere: io muovo il mio corpo, la musica rende
presente a tutti il mio movimento, gli altri nell’ascoltare la musica e nell’adeguarsi al suo
andamento si accordano ai miei movimenti, sono in qualche modo da me diretti. E viceversa.
Il tema della passività introduce la questione della violenza. Fino a che punto posso agire (dunque
essere attivo) nei confronti di chi è in condizione di passività? In altri termini, dove l’esercizio del
potere che l’operatore (o in generale la persona normodotata) possiede nei confronti della persona
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disabile si trasforma in violenza? Non ci sono soluzioni semplici a queste domande e infatti vanno
escluse entrambe le polarità: assoluto adeguamento all’altro, richiesta di normalizzazione e di
adeguamento al contesto.
Si individuano due criteri da utilizzare nelle situazioni in cui si intende operare delle forzature:
- ho costruito una relazione positiva con la persona che le consenta di vivere le mie richieste
come “poco minacciose”?
- dopo un certo periodo in cui sto attuando le mie “forzature” la persona tende ad aprirsi di
più alle cose e alle persone o al contrario tende ad aumentare gli atteggiamenti di rifiuto e di
fuga?
Sugli elementi strutturali della musica sin qui descritti e sulla capacità di fascinazione del suono
stesso si fondano diversi giochi che consentono di sperimentare la dimensione di gruppo, la
dimensione dell’ascolto e dell’attesa, la dimensione del protagonismo e della conduzione, la
dimensione di piacere legata al proprio corpo, ai suoi movimenti, alla sua capacità di relazione
attraverso il contatto con gli altri.
Questi giochi prevedono l’utilizzo, oltre che degli strumenti e degli oggetti sonori sopra richiamati,
di teli, palline, stoffe, cioè di tutto ciò che può sostenere, valorizzare e mediare le potenzialità
espressive e comunicative del corpo in movimento, del corpo danzante.
Nel gioco musicale dei movimenti e dei contatti vengono reinterpretati anche alcuni dei
comportamenti problematici come i gesti “stereotipati”. Anzi, il contesto del laboratorio musicale
rappresenta un momento privilegiato in cui questi stessi gesti, la loro ritmicità e la loro espressività
(il dondolio, lo sbattere delle mani, …) non sono più guardati come “comportamento problema” da
eliminare ma come qualcosa che possiede una potenzialità espressiva e di comunicazione in quanto
ha un ruolo preciso nell’equilibrio esistenziale che la persona si è andata costruendo nella sua storia.
La centralità del corpo e del suo movimento conducono alla centralità dello spazio. Le differenze
agite all’interno dei giochi saranno accompagnate e spiegate dal linguaggio verbale ma anche, e per
molti1 soprattutto, attraverso quella che potremmo chiamare scrittura dello spazio. Disporsi in
cerchio, muoversi liberamente, sdraiarsi, porsi di fronte, separare con una linea direttore e
“orchestra” saranno configurazioni spaziali utilizzate consapevolmente e progettualmente.
La centralità del corpo e del suo movimento si traduce poi in un’attenzione costante ai suoi assetti,
cioè alla sua postura, alla tonicità/rilassamento, e a tutti quegli elementi che limitano o aprono al
mondo, alle cose, alle azioni, alle persone.
Conduzione
La conduzione del laboratorio avviene in maniera coordinata tra l’esperto e gli operatori educativi e
assistenziali presenti.
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Non si dimentichi che il laboratorio prevede la presenza di persone con disabilità senza limite ai livelli di gravità. E’
quindi prevedibile che alcuni partecipanti non siano in grado di esprimersi attraverso un linguaggio verbale articolato e
abbiano limitate capacità di comprensione dei suoi contenuti logici.
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Il laboratorio musicale all’esterno: animazione musicale aperta
Il gruppo che ha compiuto un percorso di animazione musicale può provare a sperimentare delle
uscite all’esterno.
Non si tratta, evidentemente, di concerti musicali, ma piuttosto di interventi di animazione che
prevedano il coinvolgimento attivo di chi assiste. I contesti possono essere diversi, anche se è più
facile pensare che il pubblico consista di bambini: scuole, parchi durante la stagione estiva, feste
all’aperto, …
Gli interventi di animazione musicale aperti partono da occasioni diverse:
- feste e iniziative proposte dai CDD
- collaborazioni con le scuole
- attività svolte all’esterno (cfr. sopra)
Dal punto di vista dei contenuti non si discostano molto dalle attività normalmente proposte
all’interno del percorso: giochi ritmici e di movimento, uso della voce, improvvisazioni, …
Cambiano però gli obiettivi e i risultati perseguibili. In questi contesti infatti diventa centrale la
capacità di coinvolgimento del pubblico, cosa che richiede una adeguata progettazione che tenga
conto delle caratteristiche dei diversi contesti.
Per gli utenti il valore aggiunto dipende dall’aumento del proprio livello di autostima derivante dal
fare qualcosa di fronte agli altri e dall’occasione di conoscenza/interazione con persone nuove (il
pubblico) in una dimensione di piacere e di festa.
Alla luce di questa parziale modifica degli obiettivi va di volta in volta definito il gruppo di utenti
per i quali è più opportuno l’impegno davanti al pubblico. Il criterio di scelta però non è quello
dell’abilità, per cui vengono proposti solo gli utenti disabili “più bravi” (cioè più autonomi e
“presentabili”). L’unico criterio che può portare, magari anche solo in via transitoria, a non proporre
uscite all’esterno a determinati utenti è l’eventuale eccessivo disagio che si prevede questi possano
vivere.
FINALITA’ E OBIETTIVI
Alla luce di quanto sopra esposto si possono individuare per i diversi tipi di destinatari diverse
modalità di fruizione e dunque diverse finalità principali.
Di seguito si trova una tabella di sintesi.
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TIPOLOGIA DI DESTINATARI E
FRUITORI
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FINALITA’
Persone con disabilità
Il laboratorio è occasione per (ri)sperimentare la propria corporeità
valorizzando canali di interazione con sé, con il mondo, con gli oggetti e
con gli altri.
Gli apprendimenti e i cambiamenti (per esempio rispetto ai cosiddetti
comportamenti problematici) che sono possibili all’interno del
laboratorio sono spesso poco perseguibili all’esterno perché la musica
(così come qui è proposta) consente un approccio rispettoso delle
caratteristiche di tutte le persone (delle cosiddette diverse abilità), apre
modalità di relazione alternative e integrative del linguaggio verbale,
rende più fluidi e complessi i ruoli assunti dalle persone, consentendo la
crescita della autostima di ciascuno.
Obiettivi specifici devono essere eventualmente declinati sulle singole
persone alla luce della loro storia e delle loro caratteristiche.
Musicisti volontari
Attraverso pratiche musicali “non ortodosse”, o semplicemente non
comuni, è possibile riscoprire un livello della dimensione musicale più
profondo di quello cui normalmente si guarda nella didattica dello
strumento, un livello in cui la tecnica e la dimensione estetica passano in
secondo piano ed emerge il valore conoscitivo ed emotivo dal fare
musica e del fare musica insieme
Volontari con la passione per la musica
Sperimentare modalità di relazione positiva con le persone con disabilità
attraverso la capacità della musica di aprire reciprocità e scambi: di
fronte alla pratica del suonare anche uno strumento semplice io
“normale” scopro che anche il disabile sa produrre musica e – insieme –
scopro che anche la mia “normalità” è attraversata da fragilità e disabilità.
In questa cornice, dunque, è più facile costruire una cultura della
disabilità meno improntata all’assistenza e più vicina alla prospettiva dei
diritti e della valorizzazione delle differenze.
Il pubblico degli interventi di animazione
musicale all’esterno del laboratorio
Pur nella estemporaneità di questo tipo di fruizione, anche in questi
contesti è possibile perseguire un obiettivo di trasformazione delle
rappresentazioni sociali diffuse intorno alla disabilità contrassegnate da
svalorizzazione, diffidenza, paura.
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Alla luce dell’attuale situazione del laboratorio si possono individuare alcuni obiettivi da perseguire
nel corso dell’anno di attività 2009 – 2010.
1. Valorizzare il potenziale arricchimento della rete relazionale contenuto nel gruppo e in
particolare:
- introdurre situazioni di interazioni tra utenti, superando l’esclusività della modalità
singolo/gruppo
- diversificare le relazioni fluidificando la separazione Nembro/Gandino
2. Ridurre il numero di situazioni in cui la musica è utilizzata soprattutto come occasione di
estraniamento piuttosto che come occasione di relazione con gli altri e con il mondo (es.,
l’utente è seduto sul divano e gli si propone ripetitivamente musica registrata da ascoltare)
3. Aumentare la capacità di ascolto reciproco dei partecipanti (compresi gli operatori).
Indicatore utilizzabile è la capacità di ridurre i momenti in cui si vive una situazione di
confusione e non di produzione musicale. Non è tanto un problema di mantenere sempre
bassi i volumi dei suoni, ma piuttosto quando il gruppo arriva a situazioni ad alto contenuto
energetico deve essere possibile poi ritornare a situazioni di maggiore tranquillità o di
pausa/silenzio sulla base del linguaggio musicale, cioè delle indicazioni del conduttore
stesso e dell’ascolto reciproco dell’andamento espressivo. Se invece si rendono necessari
interventi esclusivamente normativi – “adesso basta!” – vuol dire che si è perso
completamente il controllo della dinamica di gruppo e ciascuno dei presenti ha cominciato a
vivere la musica in termini individuali e estranianti dal contesto.
4. Sperimentare momenti in cui singoli utenti approfondiscono il rapporto con un strumento
musicale particolare, su cui dimostrano particolare interesse.
5. Mantenere adeguati spazi al protagonismo individuale, con attenzione sia a chi ha bisogno di
consolidare la propria autostima sia a chi a bisogno di gestire il desiderio di esibizione con
più equilibrio.
Albino, 3 luglio 2009
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progetto laboratorio musica definitivo