We Serve
Distretto 108 L
Centro Studi “Giuseppe Taranto”
Giornata di Studio
Roma 29 aprile 2013
Tavola Rotonda
“ASSOCIAZIONISMO E CITTADINANZA”
Laboratorio di Idee, Progettualità e Conoscenza
Relazioni, Interventi, Riflessioni
Autori: PDG Bruno Ferraro, Vincenzo Fragolino, Sandro Gasbarri,
Luisa Rettighieri, Paola Tamburrini Rizzi, PDG Carlo Padula, PDG
Giampiero Peddis, Armando Di Giorgio, Pasquale D’Innella Capano,
Leda Puppa
Intervento sulle quattro relazioni
Pasquale D'Innella Capano
Il presente intervento segue immediatamente le relazioni di Ferraro, Fragolino, Gasbarri e
Rettighieri.
Ringrazio il PDG Bruno Ferraro per avermi dato per primo la parola. Purtroppo entro alcuni minuti
dovrò essere presente in un altro incontro di lavoro e non vorrei perdere l'opportunità che mi avete
dato di intervenire in questo interessantissimo dibattito. Con questo spero che comprenderete la mia
richiesta di anticipare il mio intervento senza voler esercitare alcuna prevaricazione su altri
interventi che saranno sicuramente più utili, più interessanti ed appropriati del mio.
Ho ascoltato relazioni di assoluto interesse e di grande capacità interpretativa delle esigenze e delle
situazioni correnti nei nostri club e nel nostro distretto. Abbiamo ascoltato la relazione della Signora
Rettighieri che é stata precisa e, secondo me, addirittura e giustamente impietosa negli ottimi
contenuti.
Per quanto riguarda la relazione di Vincenzo Fragolino: Vincenzo, tu hai parlato di giovani e mentre
parlavi io pensavo, invece, agli anziani.
Giovani, possiamo concordare, si é nel cervello più che sulla carta di identità.
L'anagrafe può in qualche modo dividerci in giovani ed anziani ma dove l'anagrafe ci divide, é la
natura umana che ci accomuna e rende gli anziani simili ai giovani e, non di rado, viceversa.
Si é giovani quando si ha voglia di novità, quando si vogliono percorrere nuove esperienze e
nessuno ha il diritto di dire che Vincenzo o io o chiunque altro di noi é un anziano.
Da questa considerazione concludo che tutte le regole che ha magistralmente espresso Vincenzo
sono regole universali che devono essere prese a patrimonio comune in ogni attività del Club e del
suo management.
Per quanto riguarda la relazione di Sandro Gasbarri: Sandro, la tua é una relazione anche
politicamente e culturalmente interessante ma, noi che siamo stati invitati a far parte dei Lions da
quale società civile proveniamo?
Non veniamo noi proprio da quella società civile che ha fatto quelle leggi?
Sembra cioè nella tua relazione che ci sia una sorta di distacco, una sorta di disappartenenza fra la
società civile, quella che legifera, quella che governa o quella che condiziona il nostro
comportamento economico, politico, sociale, da ciò che, invece, sono i Lions.
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Noi, tutti noi, siamo esattamente coloro che hanno fatto quelle leggi e, con questo, non critico
quello che tu hai affermato, anzi, ne approvo ogni parola. Dico solo che serve meno distacco fra
l'entità del Club e la vita comune di ognuno di noi.
Non credo sia giusto porsi di fronte ai giornali, ai racconti dei fatti come se noi fossimo elementi
diversi dalla società civile, come se noi dovessimo soltanto giudicare.
No, noi siamo quelli che alimentano i fatti. Dico che io non so chi debba sentirmi di essere oggi, se
il ministro che ieri ha giurato o il povero disperato che ieri ha sparato ai carabinieri.
No, io sento di essere e l'uno e l'altro.
Essendo stato io chiamato fra i Lions, oggi sento di aver portato all'interno di questa compagine
ambedue questi sentimenti di appartenenza.
Sono due le sensazioni che mi pervadono: da un lato quella di avere il dovere di governare e
dall'altro quella di avere il diritto di sapere e di conoscere, che, in ultima analisi, coincide con il
diritto di vivere ricercando la propria felicità.
E sempre più evidentemente, in questa società oramai asservita all'interesse partigiano delle
corporazioni e dei gruppi di potere, che il diritto di vivere, il diritto alla propria felicità, non
coincide più con il diritto di governare.
E' questo in fondo il disturbo avvertito nel Lionismo. Ci declamiamo paladini della partecipazione
civica, della cittadinanza attiva e poco o nulla facciamo per riconoscere ed accogliere fra di noi, nel
lionismo vissuto, coloro che vivono questa esperienza nei fatti della vita civile quotidiana.
Per andare al cuore del mio intervento, sapendo di non sentirmi vecchio o anziano, cioè
consapevole di voler ancora contribuire al futuro del Lionismo e consapevole di essere una parte
vitale della società in cui vivo, faccio due osservazioni per me importanti:
vorrei partire dal punto più basso del Lionismo e confrontarmi con il punto più alto del
Lionismo.
Sento parlare troppo, e sento troppi oratori usare i verbi al condizionale e quei due verbi aggiuntivi
vorrei e potrei. Quei due verbi “volere” e “potere” che nella lingua italiana hanno un nome che ora
non ricordo (Vincenzo Fragolino: Sono verbi servili - Pasquale...ecco, ausiliari o servili...no, non mi
piacciono).
In queste riunioni servono meno condizionali e più verbi affermativi. Queste riunioni nascono per
indicare la strada e non parlare della strada.
E con questo dico solo che desidero un Centro Studi efficace, meno analitico e più propositivo
senza nulla togliere al valore di questi incontri come di tutte le altre riunioni e come di tutti gli
elaborati che da queste ne sono derivati.
Si utilizzano nel nostro parlare e nei nostri confronti troppi verbi condizionali e troppi verbi
"servili" e questo modo di esprimersi non produce valore.
uindi partiamo dal punto piu' basso del Lionismo.
Come si entra in un club e come si é chiamati ad essere Lions.
Si entra nei Club perché si é rappresentato o si rappresenta qualcosa di utile ed importante nella
società civile. Voglio dire che é il territorio, attraverso il club ti ha etichettato ma direi meglio "ti ha
riconosciuto" o ha riconosciuto delle qualità civili presenti ben prima che si entri a far parte del
club.
Insomma i Lions sono il ricavato della società civile che é una miniera a cielo aperto dalla quale i
Club vanno ad estrarre il valore del proprio essere Club Lions.
Insomma, dobbiamo smetterla di volere insegnare a tutti i costi come essere Lions (e Leda mi
perdoni questo dire).
Io mi aspetto che si scelgano i soci cercandoli in una società che é vivissima, attivissima, e Sandro
ce lo ha detto. In una società in cui da destra e da sinistra, politicamente parlando, vengono
continuamente offerti contributi immensi.
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Ebbene, io da questa società devo prendere il meglio prima ancora, sapendo di non saper scegliere,
di cercare insegnare il bene, o di voler semplicemente insegnare cosa significhi l'essere Lions.
Cioè vogliamo irregimentarci? Diciamocelo chiaramente: se vogliamo fare dei Lions un sistema
monolitico in cui le regole si insegnano, si affermano e non si esercitano, in cui tutti devono essere
convinti, solidali e capaci di esprimere questa volontà, allora diciamocelo con chiarezza, io domani
mattina pero' sono fuori dai Lions.
Non é una critica, é solo una osservazione.
E allora ecco la strada che io ho sempre sognato: oramai
sono Lions da ventitre anni e spesso lo ripeto a me stesso: cosa io vorrei dai Lions, dai miei Lions
(io sono Lions, mi sento profondamente Lions e amo sinceramente questa assemblea di uomini e
donne e pero', proprio perché la amo, desidero che sia come vorrei vederla - non che il mio punto di
vista sia importante): Le regole.
Su che regole si basa il nostro sodalizio? Sullo statuto; e cosa dice lo statuto? che c'e' un direttivo, e
questo direttivo come si forma? con delle votazioni; é un metodo democratico, quindi il lionismo é
una realtà assolutamente democratica e allora, dal punto piu' basso in cui io devo scegliere le
persone che rappresentano al meglio la società civile, corro, attraverso le regole dello statuto Lions
al punto piu' alto che é il Governatore se non addirittura su, su, il Presidente del Consiglio dei
Governatori.
Mi permetto allora di criticare il Governatore? no! mi permetto solo di dire che noi abbiamo uno
statuto che sembra rappresenti più, dal mio personale punto di vista, la capacità di proteggere i
diritti dei singoli o dei gruppi rispetto invece alla vocazione di uno statuto di spingere le società, le
aziende, le compagini verso il proprio futuro.
Ecco, noi sfruttiamo lo statuto al novanta per cento per confermare, validare e affermare i diritti dei
singoli o dei gruppi e non invece per gestire il futuro della associazione e vi faccio un esempio, e lo
dico a tutti voi e penso di fare praticamente outing su questioni di coscienza e di convincimento.
Parliamo dei tre personaggi Presidente, primo Vicepresidente, secondo Vicepresidente e, in qualche
club ho visto anche il terzo vicepresidente.
Bene, la mia sensazione, con tutto il rispetto per chi concorre é che noi andiamo a sclerotizzare, a
bloccare, a rendere assolutamente inamovibile la proiezione dei club verso il suo futuro.
E allora questo statuto che ora vede la votazione di chi sarà sicuramente fra tre anni un leader,
blocca il club e la sua massima istituzione che é il distretto. Ci rende bloccati per cicli continui di tre
anni.
Io credo che da qui parta il discorso della nostra incapacità a rinnovarci.
Siamo bloccati dal non voler accettare la sfida delle contrapposizioni sull'immediato, dal non
accettare la sfida tutta politica della massima espressione della democrazia: "se fossi io domani il
Governatore svolgerei questo programma!" Lo devo dire invece da qui a tre anni e accettare la
compresenza di due vicepresidenti non scelti da me ma da altri e secondo criteri di confronto sui
personaggi e non sui loro effettivi programmi.
Bene, Io non credo che questa regola possa assicurare alcun che, né ai club né tanto meno al
distretto e né ancora meno al Lionismo.
Io vi ho detto esattamente quello che mi brucia nel pensiero. Mi piacerebbe vedere una sfida, per
esempio ad Alghero, fra due o tre gruppi che si candidano al vertice, ciascuno con il proprio
rappresentante, con la propria bandiera e con i propri vice (perché si gioca a squadre) e che
presentino un programma, presentino una idea, diano un futuro riconoscibile alla nostra
associazione.
Quindi dal punto più basso di avere in associazione elementi già significativamente capaci di
esprimere dei valori, al punto più alto cioè alla scelta di colui che dovrà guidare anche se solo per
un anno il distretto, ecco, io su questi due estremi penso che si possa lavorare efficacemente e penso
che solo intervenendo su questi due estremi, questo nostro Lionismo possa costruire il suo futuro
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migliore e tornare ad essere tranquillo in un mare sociale ed economico che obiettivamente oggi, e
non solo per noi, é molto tempestoso.
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