Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale bimestrale - DL 353/2003 (conv. In L. 27/02/04 n. 46) art. 1 comma 2 NE/TS. In caso di mancato recapito, inviare all'Ufficio Trieste-Cpo per restituzione al mittente, che si impegna a corrispondere il diritto fisso dovuto. '$/0$=,$ ',5(7725(5(1=2GH·9,'29,&+ N° 6 Anno II - Settembre 2015 N° 88 Anno XIX delle pubblicazioni Taxe Perçue in Italy dei Dalmati di Trieste &$77$52 5$*86$ 63$/$72 6(%(1,&2 =$5$ L’ON DI STEFANO RIPORTA ARIA PURA E SVELA TRISTI VERITÀ OCCULTATE RAFFICA DI INTERROGAZIONI AL PARLAMENTO SU ESULI, DALMAZIA, SOTTERFUGI E TRADIMENTI Diventerà pubblico lo Statuto della Fondazione del Mercimonio con i nomi degli approfittatori. Scuole e asili italiani in Dalmazia con l’Accordo Dini-Granić. Voto dei “rimasti” in Italia? CESSA LA STAMPA DI DIFESA ADRIATICA L’ANVGD SI MANGIA LA SEDE DI ROMA L’Anvgd che riceve un finanziamento spropositato rispetto alle modeste attività che svolge, si è impossessata anche della sede di Roma, lasciata a tutti gli esuli dall’indimenticabile frate padre Flaminio Rocchi. Questa Associazione riceve circa la metà dei 2 milioni e 300 mila euro stanziati segretamente ogni anno dallo Stato per gli esuli. Ciò nonostante si è venduta la sede di via Leopoldo Serra per 8-900 mila euro, lasciando Difesa Adriatica senza redazione, e di conseguenza ha cessato le pubblicazioni da oltre un anno. È pensare che volevano sciogliere Il Dalmata ed inglobarlo in Difesa Adriatica per controllarlo e silenziarlo! Se c’era ancora qualcuno a sostenere che la grave frat- tura verificatasi all’interno dell’Associazione dei Dalmati fosse una lite tra vecchietti per un potere che non c’è, ora è servito. Una serie di interrogazioni al Governo presentate dall’on. Fabrizio Di Stefano apre una stagione di pulizie tra le associazioni degli esuli, nessuna esclusa: per cacciare i mercanti dal tempio e rivitalizzare il nostro mondo. Ad eccezione dei Dalmati Trieste, le associazioni sono rimaste senza giovani i quali si sono resi conto prima degli altri che non potevano aderire ad una congrega di faccendieri che avevano abbandonato la politica intesa nel senso alto e nobile della parola, essendosi allontanati dalla gente e avendo perso la spinta ideale delle origini. Dedichiamo ad ogni interrogazione largo spazio del nostro giornale perché sia chiaro chi siano i mercanti e chi siano i matti che continuano una battaglia, la santa pazzia di Rime e di Maria, per la quale in passato hanno dato anche la vita un numero notevole di dalmati, fiumani, istriani, triestini, goriziani e trentini per quella che noi continuiamo a chiamare Patria, dove la “P” maiuscola non è sprecata. NO A DUE RADUNI DEI DALMATI: SOSPESA SENIGALLIA RADUNO UNITARIO A GRADO Il sondaggio fra tutti i Dalmati per scegliere la sede più opportuna del Raduno unitario del 2015 ha dato questi risultati: la città di Grado ha ottenuto il 70,43% delle preferenze, la città di Zara il 16,52%, Trieste il 2,60% mentre altre città come Venezia, Pescara, Milano, Chioggia, Ancona, Pisa e Siena hanno ottenuto singoli voti. La città di Senigallia ha avuto un L’on. Fabrizio Di Stefano, autore delle interrogazioni il dalmata 88-settembre 2015.indd 1 misero 1,74%. Prima delle vacanze Luxardo aveva suggerito al dott. Guido Cace di convocare una riunione a tre con de’Vidovich. Poi è andato in vacanza ed al ritorno si è dimenticato della proposta. Infine ha precisato di dover attendere il consenso di chissà chi per scongiurare una frattura che avrebbe potuto avere effetti dirompenti. La nostra gente ha ben capito che sono in gioco ideali di fondo, la cultura italiana in Dalmazia e la vita delle Associazioni degli esuli in Italia. Sarebbero potuti arrivare pomodori fradici e uova marce sul doppiopetto degli ex dirigenti del nostro Comune, cosa che bisognava assolutamente evitare, anche se risultavano eletti con metodi fraudolenti e quindi sono stati destituiti. A Grado saremo dunque tutti insieme come prima, senza rancori e senza spirito di rivalsa certi però, che operazioni occulte e decisioni segrete cesseranno immediatamente di ammorbare l’aria ed impedire che i giovani disinteressati si avvicinino alle nostre tesi. 04/09/15 11:01 settembre 2015 pag. 2 DALMAZIA REGIONE D’EUROPA E DALMAZIA REGIONE EUROPEA Caro Renzo, leggo sul “tuo Dalmata” l’appunto che hai rivolto alla Scuola. Cominciamo dal titolo: scrivi è ‘quasi uguale’, ma sostanzialmente diverso. “Dalmazia Regione d’Europa” è una definizione puramente geografica. D’Europa lo sono tutte le regioni degli stati che fanno parte dell’Europa; lo sono l’Estremadura, il Tirolo e la Calabria. Dire “Regione Europea” ha il significato “tommaseiano” che non è di un solo stato. Quindi mi pare che parlare di ‘esproprio’ sia esagerato! Conosco Scotti forse meglio di te e seguo i suoi scritti da quando nel 1994 ha pubblicato presso l’Editrice “Elea Press” di Salerno un libro dal significativo titolo “Terre perdute – Riscoperta dell’italianità della Dalmazia”. Anche la Rivista Dalmatica ha cominciato a pubblicare da oltre 20 Lettere al Direttore anni i suoi i suoi scritti quando erano ancora direttori Nicolò Luxardo e Tullio Chiarioni. Lo Scotti essendo giunto dalle nostre parti nel 1947 a cose fatte non ha responsabilità su quanto accaduto. Da coerente comunista come contesta il nazionalismo italiano non esita a contestare quello slavo per di più vivendo in Croazia e quindi esponendosi. Ho scelto tra i suoi scritti quelli che documentano l’italianità dell’arte e della cultura dalmate nonché le falsità e appropriazioni indebite degli slavi. Quindi nessuna riabilitazione ancor meno infortunio da parte mia ma scelta accurata a ragion veduta. L’infortunio forse è da parte tua perché è norma di un buon giornalista prima di parlare di un libro almeno leggerlo. Grazie comunque per “il lungo e benemerito percorso della GIORGIO GIADRINI COLLABORATORE PREZIOSO Caro Renzo, con la mia lettera del dieci novembre 2013 ti avevo scritto in merito al nome dei Laurana ed il 27 gennaio c.a. ti avevo mandato la fotocopia di una cartolina interessando in ambedue i casi la signora Villani, presidente della Comunità degli italiani di Zara. Ora, tra le mie strazze ho trovato un fascicolo (formato cm 26x36) che avevo comprato alla sua prima edizione e che riporta proprio tutto su Francesco Luarana: testo, Scuola Dalmata”, alla quale ho dedicato 60 anni della mia vita! Cordiali saluti e “datti una calmata” che sarà meglio per tutti”! Tullio Vallery Venezia, 28 settembre 2014 Caro Tullio, ho messo nel titoletto le denominazioni dei due libri e lascio ai lettori giudicare se quello pubblicato da Te non crei quanto meno confusione con quello pubblicato da me una ventina di anni prima. Su Giacomo Scotti abbiamo notizie diverse. Nessuno lo ha mai incolpato di essere responsabile degli eccidi titini, ma di essere andato in Jugoslavia di Tito nel periodo del controesodo, quando dai cantieri di Monfalcone e perfino di Castellammare di Stabbia un consistente numero di lavo- biografia e diciassette grandi riproduzioni a colori di opere eseguite. . Ti invio la fotocopia della copertina e della biografia riprodotte in questo fascicolo che potrai trovare all’antiquariato di Trieste. Con tanti saluti a te ed alla dr.ssa Villani che legge per conoscenza. Giorgio Giadrini IL DALMATA LIBERO ratori comunisti andarono a sostituire le maestranze italiane partite per l’esilio, nelle industrie jugoslave rimaste sguarnite soprattutto a Fiume. Essendo stalinisti, finirono per esser spediti nell'inferno di Goli Otok, come capita spesso a coloro che lasciano la loro Patria naturale per adottarne una ideologica. Mentre Tu, e ancora prima tutti noi lasciavamo le nostre terre perché, non volevamo essere comunisti, né tantomeno jugoslavi non volevamo rinunciare alla nostra italianità. Lo Scotti, invece, da comunista napoletano che ignorava la nostra storia e non aveva e non ha il senso dell’appartenenza nazionale, ha fatto l’inverso. Qualche anno fa Scotti si è presentato alle elezioni comunali di Trieste nella lista di Rifondazione comunista che, ancor oggi, giustifica e celebra l’occupazione titina di Trieste (vedi il n. 5 de Il Dalmata libero del luglio scorso). Con l’affetto e la stima di sempre, Tuo Renzo. Caro professore, apprezzo la Tua ironia adatta ai tempi. La verità è che la Fondazione del Mercimonio non prevede alcun indennizzo né agli esuli, né ai loro discendenti. Né poco, né tanto. Neanche un euro bucato a nessuno. Fatti salvi i benefici per alcuni furbetti… Caro Giorgio, Ti sono molto grato delle notizie che mi invii e Ti assicuro che non vanno perdute, perché provvedo a smistarle ai giovani ricercatori della Fondazione Rustia Traine ed a quanti si rivolgono a noi per avere dati certi sull’arte e sulla storia della Dalmazia. Purtroppo non ho trovato tra gli antiquari l’importante fascicolo che mi segnali, ma ho incaricato persona esperta di Internet per ricercarlo tra i libri in vendita nei mercatini on-line. Grazie di tutto, Renzo CIAPA I TUI E SCAMPA Volete un mio consiglio? Cercate voi esuli e discendenti di intascare i soldi e amen. Meglio l’uovo oggi che la gallina domani. Giulio Vignoli il dalmata 88-settembre 2015.indd 2 04/09/15 11:01 IL DALMATA LIBERO settembre 2015 pag. 3 INTERROGAZIONE DELL’ON. DI STEFANO AL MINISTRO DEGLI ESTERI RENDERE PUBBLICA LA FONDAZIONE DEL MERCIMONIO PROPOSTA AL GOVERNO A NOME DEGLI ESULI IGNARI DI TUTTO La FederEsuli di Codarin, in combutta con Luxardo e Varisco, occulta la richiesta di spartirsi 96 milioni di $ dell’Accordo di Osimo per indennizzare i beni espropriati da Tito Non è bastata la vergogna dell’Accordo di Osimo firmato dall’Italia, senza contropartita alcuna, per cedere la Zona B di Trieste alla Jugoslavia nel 1976, cioè ben dopo la fine della guerra e quando ormai non eravamo più nemici ma alleati dell’Occidente. In quell’Accordo la Jugoslavia di Tito si impegnava a versare all’Italia 110 milioni di dollari quale indennizzo dei beni espropriati da Tito agli esuli che andavano versati agli interessati. Dopo aver versato due rate, la Jugoslavia andò in frantumi e i rimanenti 96 milioni di dollari restarono e restano tuttora in sospeso, perché l’Italia, sulla spinta delle Associazioni degli esuli del tempo, formate da personalità di ben altro spessore di quello dei mercanti di oggi, rifiutava di accettare queste somme risibili rispetto al valore dei beni cosiddetti “abbandonati”, intendendo rinegoziare l’intera vicenda. Gli anni sono passati ed il Ministro degli Esteri Antonio Martino ed il Sottosegretario agli Esteri Livio Caputo del Governo Berlusconi bloccarono l’entrata della Slovenia e della Croazia nell’Unione europea fino a che non fosse stato risolto positivamente il diritto di proprietà dei beni degli esuli in Slovenia ed in Croazia. Poi venne il Governo di Prodi e Fassino che, su ordine di Clinton, ritirò il blocco dell’Italia (vedi Il Dalmata n. 32 del luglio 2003). I 96 milioni di dollari rimasero fermi. Ora la FederEsuli, o chi per essa, propone di garantirsi un’autorevole vecchiaia proponendo allo Stato italiano di dividere i 96 milioni di dollari e gli interessi maturati in questo lungo periodo tra il Governo ed una fantomatica Fondazione di cui si vergognano di rendere noto il sistema spartitorio con- il dalmata 88-settembre 2015.indd 3 tenuto nello Statuto proposto al Governo. È stato infatti presentato un progetto di Statuto della Fondazione al Ministero degli Esteri (ed al Ministero dell’Economia) nel quale la FederEsuli parlava a nome di tutti gli esuli che restavano incredibilmente ignari di ciò che si proponeva a loro nome. Da prima hanno negato che esistesse la Fondazione ed il progetto di Statuto. Poi hanno cercato di attribuirlo all’ex Sottosegretario del Governo Berlusconi Alfredo Mantica, un autentico amico degli esuli e dei Dalmati, che ne aveva fatto un cenno in una chiacchierata privata per concludere che era un progetto indecoroso. Infine, pian piano, pressati dai Dalmati di Trieste, sono arrivate le prime ammissioni: 63 milioni di dollari alla Fondazione, il resto allo Stato italiano. Ma la dirompente interrogazione dell’on. Di Stefano scopre gli altarini e spiega le ragioni per le quali si è messa a repentaglio perfino l’unità della nostra Associazione. I primi risultati non si sono fatti attendere. Riprendendo una situazione pirandelliana verificatasi a Trieste, alcune badanti di vecchi esuli istriani sono riuscite a far avere ai loro datori di lavoro qualche migliaio di euro, quale indennizzo dallo Stato sloveno (non ridete, è successo proprio questo!). Codarin ha pensato bene di fare dietrofront dicendosi disponibile ad appoggiare l’azione delle badanti, perché ciò non comporta automaticamente la fine del progetto della Fondazione del Mercimonio che resta però ferita a morte. Faranno di tutto per nascondere una pagina vergognosa che pesa sui dirigenti degli esuli che l’hanno sottoscritta e che non capiscono perché i giovani stiano alla larga da questo ambientino. Interrogazione a risposta scritta Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Premesso che: la Federazione delle Associazioni degli Esuli Istriani Fiumani e Dalmati ha depositato presso codesto Ministero in forma ufficiale il progetto di Statuto di una costituenda Fondazione che dovrebbe utilizzare i fondi che le Repubbliche di Croazia e di Slovenia si sono impegnate a versare con l’accordo di Osimo, oltre agli interessi maturati in questo lungo lasso di tempo. per sapere: se non intenda rendere pubblico il testo integrale del citato progetto di Fondazione al fine di consentire alle forze politiche una corretta valutazione delle proposte della FederEsuli ed agli esuli giuliano-dalmati, che ancora attendono il saldo dell’indennizzo dei beni espropriati da Tito, di conoscere quanto proposto a loro nome senza che ne siano stati minimamente informati. on. Fabrizio Di Stefano Ecco perché dovevano togliere da Trieste Il Dalmata! Il Dalmata (TS) n. 32 del luglio 2003 Il Dalmata (TS) n. 68 dell’aprile 2011 Pezo el tacon del buso! Il Piccolo del 21 agosto 2015 04/09/15 11:01 settembre 2015 pag. 4 IL DALMATA LIBERO I TITINI CERCARONO DI INCOLPARE I SOLITI CLERICO-MONARCO-FASCISTI LA STRAGE DI VERGAROLLA RICORDATA A SAN GIUSTO NEL 69° ANNIVERSARIO Fu un segnale: gli italiani potevano restare solo se accettavano di sottomettersi al comunismo e alla Jugoslavia. Tutti, non solo i polesani, andarono in esilio in nome della Patria e della Libertà. Le autorità schierate sul Piazzale delle Milizie mentre sfila il Gonfalone di Trieste decorato di MdOVM Manca ancora quello di Zara! Il Patriziato ed i discendenti della nobiltà dalmata scortano il Gonfalone di Dalmazia nell’importante manifestazione L’on. de’Vidovich ha portato al coll. Andrea Guglielmi, comandante della benemerita di Trieste, la solidarietà dei Dalmati all’Arma dei Carabinieri, particolarmente amata dai nostri associati, dopo gli attacchi subiti a Trieste ed il cordoglio a Nives Basile per la scomparsa del marito ricordato tra gli amici dei Dalmati defunti. A lato la lapide per i Caduti di Vergarolla NOTIZIE LIETE Il capo dell’organizzazione dei Dalmati di Trieste Fulvio Del Toso accompagna la figlia Diletta nella Chiesa di San Giovanni in Tuba alle Sacre fonti del Timavo dove l'attende lo sposo Massimiliano Bartoli il dalmata 88-settembre 2015.indd 4 Una rimpatriata tra vecchi amici. Invitati dal pittore Secondo Raggi Karuz nella villa di Ariccia si sono gettate le basi per la pubblicazione a Trieste di un suo complesso libro dove la filosofia si intreccia con l’arte e con la visione del mondo delle genti dalmate. Nella foto: il Commissario straordinario Guido Cace, Renzo de’Vidovich, Daria Garbin e Secondo Raggi Karuz. A lato lo stemma della Dalmazia e un antico saggio adagio 04/09/15 11:01 IL DALMATA LIBERO settembre 2015 pag. 5 VOTANO NEL FRIULI VENEZIA GIULIA SENZA AVERCI MAI SOGGIORNATO I COMPAGNI “RIMASTI” CONDIZIONANO IL VOTO SU SINDACI, PRESIDENTI, CONSIGLI COMUNALI E REGIONALI La casta silenzia gli interventi de Il Piccolo, la Voce del Popolo ed Il Dalmata di Trieste, ma un’interrogazione dell’on. Di Stefano rompe il muro dell’omertà e degli affaristi Interrogazione a risposta scritta Al Ministro dell’Interno Premesso che: la Circolare dell’Amag Aire, pubblicata nel sito del Ministero degli Interni, senza data e senza firma e nella quale non viene citata alcuna legge di riferimento, consenta ai cittadini italiani all’estero (che possono giustamente votare per il Parlamento italiano come previsto da una legge specifica), siano autorizzati a votare anche nelle elezioni comunali e regionali di città nelle quali non hanno mai soggiornato; la Legge 27.10.1988 n. 470 ed il D.P.R di attuazione 6 settembre 1989 n. 323 si limitano ad includere i residenti all’estero negli elenchi dei comuni da loro scelti; per sapere: quali provvedimenti intenda assumere per evitare in futuro che elementi estranei alle regioni ed ai Comuni possano influenzare in particolare le elezioni delle amministrazioni regionali e comunali del Friuli Venezia Giulia, dove risultano aver votato alcune migliaia di persone che nessun legame diretto hanno con quei luoghi. on. Fabrizio Di Stefano Nessuno poteva credere che i “rimasti residenti da Capodistria a Cattaro” potessero votare e decidere sulle elezioni dei sindaci di Gorizia, Trieste, Muggia ecc. e dei relativi consigli comunali e perfino sulla scelta del Presidente della Regione del Friuli Venezia Giulia e dei consiglieri regionali, senza aver mai risieduto prima in Italia né avere alcun legame con le Città e la Regione nelle quali hanno votato. Le ripetute denunce su Il Dalmata edito a Trieste e su Il Piccolo venivano coperte da un imbarazzato silenzio. Eppure le autorità ben sapevano che i “rimasti” potevano votare illegalmente nelle elezioni amministrative e regionali del Fvg. Caso unico in tutta l’Europa! il dalmata 88-settembre 2015.indd 5 Abbiamo pubblicato in numerosi numeri de Il Dalmata e su Il Piccolo la nostra denuncia e Il Panorama di Fiume e Il Dalmata n. 79 del luglio 2013 hanno pubblicato la foto, che ripubblichiamo, della campagna elettorale svolta in Slovenia ed in Croazia dalla candidata Debora Serracchiani, risultata poi eletta con una differenza di voti sul candidato del centrodestra di poco più di un migliaio preferenze. Per cui i voti dei “rimasti” sono risultati decisivi, come ben sa Tremul che è stato promosso grande elettore del Presidente della regione Friuli Venezia Giulia, con possibilità di condizionare ancora di più la FederEsuli che, nella versione ridimensionata dal ex Presidente Renzo Codarin, non è più in grado di spostare neanche un voto. Silenzio anche da parte del neo Presidente della FederEsuli Antonio Ballarin che voleva “cacciare i mercanti dal tempio” ma che è rimasto impigliato nella rete degli intrighi ed interessi che unisce alcuni dirigenti degli esuli (compresi, ahimè, i nostri Luxardo e Varisco) con gli eterni dirigenti dei “rimasti”. Quale forza contrattuale potrebbe avere Renzo Codarin per mantenere i vecchi finanziamenti della Regione essendo rimasto senza seguito elettorale e senza una base di esuli da indirizzare – come faceva nel passato – nelle elezioni politiche e locali? Nessuna! Per cui, i 4-5 mila voti dei “rimasti” tornavano comodi per contare elettoralmente qualcosa, facendosi belli con le penne altrui. In cambio di che cosa? Della connivenza delle Associazioni degli esuli con l’Ui dei “rimasti” sul fatto che gli immobili acquistati con i quattrini dello Stato italiano sono intestati a due Associazioni private (la croata Unione italiana di Fiume e la slovena Unione italiana di Capodistria) entrambe guidate da Tremul. Che cosa faranno, dopo le interrogazioni, i Revisori dei Conti dell’Università Popolare di Trieste, posto che i loro predecessori hanno fatto regolare denuncia di questa situazione intollerabile, bloccata dalla Casta? Ma soprattutto lo scambio di favori tra FederEsuli e l’Unione italiana di Fiume è la ragione del silenzio sull’applicazione dell’Accordo Dini-Granić di cui parliamo a pagg. 8 e 9. Tutto ciò spiega la tolleranza delle amministrazioni e del fisco della Repubblica croata e della Repubblica slovena verso proprietà private, per non parlare degli altri indecorosi silenzi rotti per sempre dalle interrogazioni dell’on. Di Stefano che riportiamo e commentiamo in questo giornale. Chissà se salterà fuori il numero esatto dei “rimasti” che hanno partecipato illecitamente a molte votazioni. Questo dato, che si può desumere facilmente incrociando, attraverso i computer comunali, i nominativi dei “rimasti” (i comuni hanno inviato gli inviti a votare ai singoli “rimasti”), con l’elenco degli effettivi votanti. In tal modo si potrebbe conoscere il numero dei voti dei “rimasti” in tutte le elezioni e stabilire quanto abbiano influito illegittimamente sul voto di triestini, goriziani e muggesani, inquinando la volontà dei regolari residenti della Regione Friuli Venezia Giulia. L’on. Ettore Rosato, la candidata Debora Serracchiani, il Presidente dell’Ui Maurizio Tremul, Fabrizio Somma e Silvio Forza durante la campagna elettorale in Slovenia ed in Croazia per far votare i “rimasti” per il Pd 04/09/15 11:01 settembre 2015 pag. 6 IL DALMATA LIBERO CIVILTÀ SIGNIFICA STORIA, CULTURA E TRADIZIONE, IGNORATE E CELATE IL MUSEO DEGLI ESULI SI ISPIRA A QUELLO ETNOGRAFICO JUGOSLAVO DI TITO Ignorate le vestigia romane e venete dell’Arena di Pola, di Tersatto, Jadera, Traù, Spalato e Cattaro, la Civiltà mediterranea e occidentale dell’Olio e del Vino e dei Regni d’Italia Quando discutemmo sul nome da dare al Museo si pensò di evitare la parola “esuli” perché non si voleva restringere il campo all’ultimo drammatico periodo della nostra storia, ma si volevano includere le millenarie traversie della nostra terra dai tempi della fusione di Illiri e Romani, dei numerosi imperatori romani di Dalmazia (di cui si conosce solo Diocleziano), del lungo periodo di prosperità della Serenissima che ha lasciato un segno indelebile in tutta l’urbanistica istriana, fiumana e dalmata, del Regno d’Italia di Napoleone, durato uno-due decenni ma che portò una ventata di modernità nelle nostre terre da Capodistria a Cattaro, del Regno di Dalmazia e del Margraviato d’Istria dell’Impero austro-ungarico, per arrivare alle battaglie dell’Irredentismo per conservare l’identità italiana fino alla Fiume di d’Annunzio che rivoluzionò il modo di pensare del mondo con la sua Carta del Carnaro. Trascurati anche i Volontari giuliani, istriani e dalmati che disertarono dall’esercito imperiale austro-ungarico per combattere nell’Esercito del Regno di Italia di Casa Savoia e così via. Vestigia venete, come quelle delle isole quarnerine di Veglia, Cherso, Lussino, Arbe e Pago e delle isole dell’arcipelago spalatino Curzola, Lesina, La Brazza e Lissa e degli isolotti montenegrini di Santo Stefano e della Madonna dello Scalpello sono del tutto ignorate insieme ai molti altri gioielli veneti che richiederebbero lo spazio di un’enciclopedia. Come abbiamo già detto, nulla il dalmata 88-settembre 2015.indd 6 di tutto questo è stato realizzato e le nostre insistenze riusciranno a malapena a far dedicare qualche stanzetta del sottotetto del quarto piano a grandi personaggi dell’esilio, come il nostro Ottavio Missoni. Punto e basta. Abbiamo visionato il Museo né meno di Dalmati, Liburni e Giapidi, dei Veneti, che hanno dato luogo alla Serenissima e di quelle della costa orientale italiana quali Peceuzi, Dauni, Messapi, Giapidi, Salenti e di altre tribù minori della Puglia. Le uniche attività documentate Due carri istriani esposti rispettivamente nel Museo etnografico di Pisino, voluto dal Maresciallo Tito, e nel Museo della Civiltà istriana fiumana e dalmata di Trieste. È il massimo dello sviluppo tecnologico raggiunto in millenni di operosità della nostra gente?! etnografico jugoslavo istriano di Pisino voluto dal maresciallo Tito nel lontano 1962, in puro stile Federativa Popolare Socialista Jugoslava, dove la cultura delle città era bollata come una sovrastruttura inutile e imposta dagli occupatori di turno, compresi gli Illiri che in Dalmazia e nell’Istria erano presenti da alcuni millenni, prima dell’incontro e della fusione con i Romani. Finché si è creduto alla favola di Ljudevit Gaj degli Illiri antenati dei popoli slavi, si parlava molto. Da quando abbiamo pubblicato la carta geografica dello stanziamento delle tribù illiriche in Dalmazia, in Istria, nel Veneto, nelle Marche e soprattutto nelle Puglie, siamo stati subito censurati e c’è un divieto assoluto di parlarne. E infatti, questo nome non compare proprio nel Museo di via Torino, anche se gli Histri sono una tribù illirica, né più riguardano l’agricoltura, ma si è stati ben attenti a non mettere insieme la coltivazione e la lavorazione dell’olio e del vino perché questi due prodotti tipici della nostra terra danno il nome alla Civiltà protostorica mediterranea e occidentale dell’Olio e del Vino, in qualche modo contrapposta a quella danubiana del Sego e della Birra, per non urtare la sensibilità di Lubiana, Zagabria e Belgrado che della Civiltà danubiana fanno parte a pieno titolo. Abbiamo colto una generale delusione dei tanti che sono accorsi a vedere il Museo di via Torino trovando solo arnesi agricoli comuni un po’ a tutto il resto del mondo. Naturalmente, ci ripromettiamo di rivoluzionare completamente questo deprimente allestimento del Museo, perché non è possibile sacrificare la nostra Civiltà che è illirico-romana, veneta ed italiana, che ci è invidiata da tutto il mondo e che gli intellettuali croati esibiscono agli altri scienziati ed ai turisti come un esempio da ammirare e visitare. Il tutto mentre alcune Associazioni di esuli sono conniventi nel nascondere e occultare il nostro grande patrimonio artistico, culturale e urbanistico. L’unica grande sala del Museo di Trieste è interamente dedicata all’esposizione di falci, rastrelli, zappe, badili ed altri utensili agricoli che richiameranno numerose frotte di turisti da tutto il mondo, ma nel 3000, quando diventeranno una rarità. Oggi sono oggetti insignificanti ed usuali che non interessano nessuno. Men che meno gli esuli, compresi quelli che erano contadini. 04/09/15 11:01 IL DALMATA LIBERO settembre 2015 pag. 7 GLI ITALIANI DI DALMAZIA, IL MAGGIOR GRUPPO NAZIONALE CON IL 28% Giulio de’Renoche chiede che vengano pubblicati i censimenti su Istria e Dalmazia contenuti nell’Archivio del conte Antonio Aldini, Primo ministro del Regno d’Italia (1806-1812) Il titolo è stato preso dall’inizio del Proclama del generale Mattio Dumas emanato a Zara il 19 febbraio 1806, in tre lingue: francese, italiano e dalmatino (slavo), tratto dai due Albi d’Oro della Nobiltà pubblicati dalla Fondazione Rustia Traine. Nonostante i nostri sforzi, la storiografia italiana, per quanto riguarda la Dalmazia, è rimasta pigra e svogliata. Sulla presenza italiana in Dalmazia i più generosi ci assegnano storicamente un risicato 5% benché vi siano prove documentali che, anche dopo la fine della Serenissima (i cui censimenti non tenevano conto dell’appartenenza nazionale), gli italiani erano una componente importante. Anzi, la più numerosa, come risulta dai censimenti francesi dell’inizio dell’Ottocento che assegnano agli italiani il 28% delle presenze, mentre le altre componenti croate, serbe, morlacche, montenegrine, albanesi ed altre sono tutte al di sotto di quella italiana. Giulio de’Renoche, protagonista di alcune recenti importanti manifestazioni a Padova, dove ha parlato sui Caduti del ’53 a Trieste, ultimi Martiri del Risorgimento, ed ha presentato con l’ammiraglio Romano Sauro il libro “Nazario Sauro, storia di un marinaio” il dalmata 88-settembre 2015.indd 7 Lo stendardo d’esercito del Regno d’Italia di Napoleone nel quale era inquadrato il Reggimento dei Dalmati che si coprì di gloria nelle numerosi spedizioni militari del grande Corso Anche dopo mezzo secolo dall’inclusione dell’intero Regno di Dalmazia nel nesso dell’Impero asburgico, le prime elezioni nel 1861 dei Podestà e della Dieta della Dalmazia, chiamata riduttivamente dal Governo di Vienna “Dieta di Zara” dal nome della capitale, non lasciano dubbi: ben 29 deputati su 41, cioè il 70,73% degli eletti appartenevano al partito autonomista dalmata filo italiano, che simpatizzava apertamente per il Regno d’Italia nato quell’anno a Firenze. Tutti, proprio tutti, gli 84 sindaci e podestà eletti appartenevano al detto schieramento filo italiano. In buona sostanza, solo dopo tre esodi causati da un secolo di angherie austriache, da vent’anni di persecuzioni del Regno di Jugoslavia e dalle stragi della Repubblica Socialista Federativa Jugoslava di Tito, la presenza italiana è stata ridotta al lumicino. Ma pochi italiani sanno, compresi gli studiosi del settore, che eravamo non solo la classe economica, politica, culturale ed amministrativa dominante, ma anche la più numerosa componente nazionale. Assume, quindi, notevole rilevanza l’iniziativa di Giulio de’Renoche, esponente della Lega Nazionale di Padova, del Movimento Monarchico Italiano, del centro studi “Alberto Cavalletto”, dell’Istituto di Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Panteon e redattore di “Opinioni nuove” che è andato a ricercare documenti che sono stati consegnati dall’Impero austriaco all’appena nato Regno d’Italia in un periodo immediatamente successivo al 1861. Vi è anche l’intero archivio del Regno d’Italia di Napoleone che comprendeva, com’è noto, l’Istria e l’intera Dalmazia da Veglia ad Antivari, cioè da Fiume all’Albania. Tra questi documenti vi è l’Archivio del conte Antonio Aldini che fu Segretario del Regno d’Italia di Napoleone, cioè Primo ministro dal 1806 al 1812, nel quale sono conservati tra le altre cose, i censimenti in Istria e Dalmazia fatti durante il Regno napoleonico. Giulio de’Renoche sottolinea che l’Archivio non riguarda solo il periodo 1805-1808, ma comprende anche il tempo delle famose Provincie illiriche. Le Soldati del I Battaglione dalmata, del II Battaglione dalmata e della Legione dalmata, confluiti nel Reale Reggimento dalmata (1° marzo 1808 - ottobre 1814) quali, precisa de’Renoche “di fatto però continuarono a rimanere sotto il controllo militare e civile italiano, quanto meno nella parte istro-dalmatica e financo Corfù che era la terza base navale, insieme a Venezia ed Ancona, della Reale marina italiana napoleonica”. Aggiunge che “i battaglioni dalmatici (circa 4.600 uomini) al commando di Millosevitz rimasero sempre incorporati nel Reale esercito italiano, con bandiera bianca, rossa e verde. Così altrettanto i marinai dalmati della Reale marina italiana al commando di Niccolò Pasqualigo”. L’Archivio, pervenuto in mani italiane, fu dato più tardi per il riordino dal Governo Mussolini al celeberrimo esperto Cencetti che concluse i lavori depositandoli nel 1936-’38. Benché l’Austria tra il 1866 ed il 1918 avesse notoriamente paura dalla documentazione contenuta nell’Archivio Aldini, gli studiosi italiani ne parlano poco o niente. Così come s’ignora che il Governatore napoleonico della Dalmazia Vincenzo Dandolo e Melzi d’Eril introdussero molte innovazioni e tra queste la coltivazione della patata in Dalmazia, dove prima era ignorata. Come molti ricordano, Giulio de’Renoche ha già collaborato con la Fondazione Rustia Traine nella compilazione di vari libri sulla storia e cultura dalmata, per cui facciamo voti affinché anche questi preziosi spunti che ci ha regalato si traducano in una ricerca presso vari archivi italiani e la pubblicazione di un libro che costituirà un importante strumento di studio sulla massiccia presenza degli italiani in Dalmazia e sulla secolare opera di snazionalizzazione ai nostri danni. 04/09/15 11:01 settembre 2015 pag. 8 IL DALMATA LIBERO ALCUNI POLITICI ISTRIANI BLOCCANO IL PATTO ITALO-CROATO DEL 5 NOVE L’ACCORDO DINI-GRANIĆ MAI RICHIESTO DA PER LA DALMAZIA. NESSUN ASILO E SCU Solo il Centro Ricerche Culturali Dalmate - Spalato ha richiesto ai Ministri degli Esteri italiano e L’asilo privato italiano di Zara ogni anno in difficoltà finanziarie e il Liceo “Leonardo da Vinci” d Interrogazione a risposta scritta Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Premesso che: in data 5 novembre 1996 è stato stipulato a Zagabria l’Accordo italo-croato per la tutela della cultura e delle popolazioni italiane già residenti nei territori d’Istria, Fiume e Dalmazia e che è stata richiesta a codesto Dicastero ed al Ministero degli esteri croato l’applicazione del detto Accordo in Dalmazia da parte delle Comunità italiane ivi esistenti per il tramite del Centro Ricerche Culturali Dalmate Spalato per sapere: se non intenda sollecitare l’applicazione dell’Accordo Dini – Granić in tutta la Dalmazia, tenuto conto che finora è stato applicato solo e parzialmente in Istria ed a Fiume. on. Fabrizio Di Stefano Abbiamo più volte pubblicato su Il Dalmata, edizione naturalmente di Trieste, il testo dell’Accordo Dini-Granić, ma gli interessati hanno fatto orecchie da mercanti. L’Unione italiana di Fiume si è ben guardata dal chiedere al Governo croato, come era suo dovere, che l’Accordo DiniGranić trovasse applicazione ed ha preferito trattare con singoli politici croati dell’Istria per ottenere scuole pubbliche, asili pubblici e vantaggi vari facendoli passare come grandi risultati ottenuti dalla bravura di qualche loro dirigente che giustificava così la propria inamovibilità. Erano diritti che spettavano in seguito all’accordo tra Italia e Croazia risalente al 5 novembre 1996 ma tenuto nascosto agli iscritti ed ai dirigenti perché sarebbe apparso chiaro a tutti che i provvedimenti filo-italiani ot- il dalmata 88-settembre 2015.indd 8 tenuti parzialmente in Istria ed a Fiume erano dovuti ad un accordo tra stati e non alla furbizia e bravura di qualche dirigente dell’Unione italiana. Riportiamo a lato una parte di un articolo apparso su Il Piccolo del 17 agosto u.s. nel quale risulta che gli italiani rimasti, pur ignorando l’esistenza del l’Accordo DiniGranić si sono resi conto di essere guidati da dirigenti che, secondo il loro Statuto, non potrebbero mantenere il potere per più di due legislature. Ma ciò che impressiona di più è la voce che corre tra la gente, che parla sottovoce come ai tempi dell’Ozna: con un efficiente passaparola diventa ogni giorno più diffusa. La parola è grossa, mette a disaggio tutti, compresi noi, ma si pronuncia sempre più chiaramente: tradimento! Naturalmente tutto ciò ci imba- razza perché non riguarda solo l’Unione italiana di Fiume, ma coinvolge la nostra FederEsuli che, inspiegabilmente, in tutti questi anni non ha voluto mai richiedere allo Stato italiano l’applicazione dell’Accordo Dini-Granić. Le ragioni sono oscure e incomprensibili e giustificano, quindi, il coinvolgimento dei vertici anche dei Dalmati in un pateracchio che rischia di compromettere per sempre la rinascita delle nostre comunità in Dalmazia e della cultura veneto-italiana in quella nostra martoriata terra. Nell’Accordo Dini-Granić vi è la parola bilinguismo che preoccupa i nazionalisti croati e gli anti nazionalisti titini che sono un po’ peggio dei nazionalisti, perché hanno le loro radici profonde nel razzismo: bilinguismo in Istria, Fiume e Dalmazia, é la presenza nelle scuole e nelle istituzioni della lingua italiana com’era nei secoli della Repubblica veneta, nel Regno d’Italia di Napoleone, nel Regno di Dalmazia e nel Margraviato d’Istria dell’Impero AustroUngarico. Il ritorno dell’italiano come seconda lingua non viene, però, percepito, come una ricchezza che aiuterà, come nel passato, la lingua croata a sopravvivere in un calderone europeo dove qualcuno vorrebbe trasformare le lingue parlate in gran parte d’Europa in lingue regionali per poi confinarle nei musei e nei cenacoli per pochi intenditori. L’interrogazione dell’on. Di Stefano non consente più a qualche nostro amico dalmata, non so se più ingenuo o più disinformato, di parlare di polemiche inutili nel nostro ambiente. Tutti intuiscono ormai che le scuole e la cultura italiana in Dalmazia, nonché l’istituzione di Centri culturali in appoggio a quelli economici siano essenziali per mantenere viva la lingua di Dante che risuonò per secoli accanto a quella croata e non in contrapposizione a questa. Vero è che l’asilo di Zara ogni anno è in affanno per ricercare finanziamenti tra gli esuli che servirono l’altro anno per pagare gli stipendi delle maestre e quest’anno per aprire la terza sezione che era prevista fin dall’inizio. Finché sono vivi i vecchi dalmati italiani i soldi vengono fuori. Ma quando, fra qualche anno, la nostra presenza sarà limitata a quelli che sono nati in Italia e agli italiani residenti in Dalmazia, le cose si metteranno sempre peggio e non passerà un decennio che il nostro asilo, per il quale abbiamo buttato sangue per decenni, sarà prima ridimensionato e poi si dissolverà nel nulla. Migliori speranze ci sono per il Liceo “Leonardo da Vinci” di Spalato, dove l’insegna-mento della lingua italiana consente ai maturati, e sono già due annate, di trovare facilmente posto grazie alla perfetta conoscenza dell’italiano, dell’inglese e, ovviamente, del croato. Potrà sopravvivere senza i modestissimi contributi che vengono tramite il Crcd-S e la Fondazione Rustia Traine? Noi speriamo di sì, ma se riusciremo ad imporre l’applicazione dell’Accordo Dini-Granić che potrebbe portare qualche tangibile aiuto a questo spontaneo istituto scolastico, le sue dimensioni potrebbero crescere enormemente ed espandersi anche in sedi locali di altre città della Dalmazia croata e montenegrina. 04/09/15 11:01 IL DALMATA LIBERO settembre 2015 pag. 9 OVEMBRE 1996. SOTTOVOCE, MA CORRE UNA PAROLA GROSSA: TRADIMENTO! DALL’UI DEI “RIMASTI” E DALLA FEDERESULI CUOLA PUBBLICI A ZARA, SPALATO, ECC. no e croato che i patti venissero rispettati. La parola “bilinguismo” fa paura a Tremul e Codarin. ci” di Spalato vive senza aiuti di Stato italiani. Ma fino a quando potrà durare questa situazione? Palazzo Modello, sede dell’Ui di Tremul, trasformato in un’associazione privata proprietaria di immobili per il valore di circa 30 milioni di euro, comperati con i soldi dello Stato italiano Poiché questo ritardo appare incomprensibile lo scrivente Centro, che rappresenta gli italiani di Dalmazia, fa istanza Centro ricerche Culturali Dalmate - Spalato Centar za Dalmatinska Kurturalna Istraživanja - Split Al Ministro degli Affari Esteri della Repubblica italiana Giulio Terzi di Sant’Agata Al Ministro degli Affari Esteri della Repubblica di Croazia Ph. D. Vesna Pusić Signori Ministri, i recenti tentativi del nostro Centro di istituire iniziative culturali in varie città e isole della Dalmazia facente parte della Repubblica di Croazia, hanno trovato insormontabili difficoltà perché in questo territorio non sono stati applicati i trattati stipulati da Italia e Croazia per tutelare la cultura e le popolazioni italiane, come già parzialmente avviene nella parte della Dalmazia appartenente alla Repubblica del Montenegro. In particolare non risulta esteso a questo territorio l’Accordo italo-croato stipulato tra il Ministro degli Esteri italiano Lamberto Dini e il Ministro degli esteri croato Mate Granić a Zagabria in data 5 novembre 1996. Nel citato Accordo si prevede all’art. 3 che “La Repubblica di Croazia si impegna a concedere, al più elevato livello raggiunto, l’uniformità di trattamento nel suo ordinamento giuridico della minoranza italiana all’interno del suo territorio; tale uniformità può essere realizzata attraverso la graduale estensione del trattamento concesso alla minoranza italiana nell’ex-Zona B nelle aree della Repubblica di Croazia tradizionalmente abitate della minoranza italiana e dai suoi membri.” Ci risulta che gli effetti di tali accordi sono stati estesi a tutta l’Istria appartenente alla Repubblica di Croazia e, parzialmente alla zona di Fiume ma non anche alle isole della Dalmazia quarnerina (Veglia-Krk, Cherso-Cres, Lussino-Lošinj ed Arbe-Rab) e neppure ai territori ed alle isole delle Contee di Zara-Zadar, di Sebenico e Tenin-Šibensko kninska, Spalato dalmata-Splitsko dalmatinska e di Ragusa e Narenta-Dubrovačko neretvanska. il dalmata 88-settembre 2015.indd 9 affinché le disposizioni in favore dei cittadini croati di nazionalità italiana e della cultura italiana contenute nei trattato ed accordi bilaterali italo-croati e ancor prima italo-jugoslavi, in particolare il citato Accordo Dini-Granić, vengano estesi anche alle contee della Dalmazia della Repubblica di Croazia e precisamente: alle isole dalmato-quarnerine della contea del Litorale e alla parte marittima delle Contee di Zara-Zadarske, di Sebenico e Tenin-Šibensko-kninske, di Spalato dalamata-Splitsko dalmatinske e di Ragusa e Narenta-Dubrovačko neretvanska, nella parte dei territori che si estendono tra le Alpi Bebie e Dinariche ed il mare Adriatico. È ben nota e documentata la presenza in tutta la Dalmazia di un’importante componente storica tradizionale italiana e veneta, che ancor oggi è presente nelle comunità italiane, nonché in scuole, circoli ed associazioni culturali dalmate che fanno riferimento al nostro Centro ed ad altre organizzazioni. Ci limitiamo in questa sede a ricordare che la presenza tradizionale di popolazioni italiane in tutta la Dalmazia è ampiamente documentata dall’accorpamento dell’intera Dalmazia, compresa la Dalmazia montenegrina (dalle Bocche di CattaroBoka Kotorska a Dulcigno-Ulcinj) nel Regno d’Italia di Napoleone con decreto imperiale del 1806, che nelle elezioni del 1861 della Dieta del Regno di Dalmazia, incluso nel nesso dell’Impero austroungarico, ben 29 deputati su 41 sono stati eletti nelle liste del Partito autonomista dalmata filo italiano e che tutti gli 84 sindaci e podestà eletti in quell’anno appartenevano al detto schieramento. Restiamo a disposizione per fornire, all’occorrenza, ulteriori documenti storici del passato remoto e del presente, comprovanti la tradizionale presenza storica italiana in tutta la Dalmazia della Repubblica di Croazia (e la Dalmazia della Repubblica del Montenegro), decimata dalle persecuzioni dell’Impero austroungarico, del Regno di Jugoslavia e della Repubblica Federativa Socialista Jugoslava del maresciallo Tito. Con i dovuti ossequi, Trieste, 20 settembre 2012 Il Presidente On. Renzo de’V de’Vidovich Vid i ovich 04/09/15 11:01 settembre 2015 pag. 10 PETROLIO ADRIATICO Il Premier croato Milanović, assediato dai giornalisti sulle ricerche petrolifere in Dalmazia ha commesso una gaffe nel tentativo di tranquillizzare la sua opinione pubblica, tutta ferocemente contraria. Ha precisato, infatti che per ora sono in atto solo delle trivellazioni di prova, incorrendo nell’ironia dell’opposizione che ha fatto presente che queste costose prove sono finalizzate alla ricerca del petrolio che presuppongono lo sfruttamento dei giacimenti, naturalmente nel caso che petrolio e metano siano reperiti. Anche in Italia l’opinione pubblica e gli ambientalisti delle regioni della Riviera adriatica sono finalmente insorte: il Premier Renzi non ha potuto visitare l’Aquila perché i terremotati addebitano il loro devastante dramma allo sfruttamento del giacimento di Pisticci, collegato con il sottosuolo aquilano e con quello della Riviera pugliese dove si stanno effettuando altre trivellazioni. Non sappiamo se e quanto abbia inciso la denuncia de Il Dalmata libero, che è stata la prima in Italia. previsto dallo Stanumero prev tuto, era presente tu solo la metà e, so qquindi, la riunione qu non poteva essere no co considerata valida per mancanza mancan del numero legale, ooltre al fatto che l’ex Giu Giunta è giuridicamente inesistente, in perché l sciolta. Niente paura: hanno violato ulteriormente lo Statuto portando arbitrariamente a 14 il numero dei membri, per raggiungere il numero legale, aggiungendo due persone ai sei presenti. Naturalmente nella riunione come protestava regolarmente per anni la Chiara Motka - non si è parlato di niente e men che meno dei gravi problemi ormai di dominio pubblico e oggetto anche di interrogazioni parlamentari. Il secondo “giovane” ammesso alla riunione è stato Dalmi Politeo, al quale - sfidando il ridicolo - Luxardo e Varisco hanno assegnato il compito di rivedere lo Statuto che non hanno mai applicato. Il detto Statuto, una volta ristabilita la legalità ed ottenuto l’elenco degli iscritti con il relativo pagamento della quota d’adesione, potrà anche essere rivisto dall’Assemblea generale dei soci che si svolgerà il 3 e 4 ottobre p.v. nella sede che è stata indicata dal sondaggio, cioè a Grado. Il Commissario Cace proporrà in quella sede di ridurre a 30 i Consiglieri comunali, posto che in 12 anni i presenti erano sempre e solo una trentina. SENTIRE I GIOVANI, ORMAI ULTRA SESSANTACINQUENNI Ridotti ormai alla disperazione, i massoni di Padova si sono accorti, dopo qualche decennio, che esistevano i “giovani” nati nel dopoguerra in Italia da esuli zaratini, diventati ormai ultra 65enni. Hanno ammesso Corrado Vecchi ad assistere a una seduta dell’ex Giunta “per riferire”. Deve aver avuto un’impressione deprimente perché su 12 membri dell’ex Giunta, IL CAMERAGNO Apprendiamo da una solerte lettrice che, in gran segretezza, il cameragno (ex camerata diventato compagno) Giorgio Varisco ha partecipato addirittura il 24 febbraio del 2009 ed il 19 maggio 2009 a due Convegni internazionali indetti dalla sinistra a Roma ed a Rovigo, senza (come al solito) che nessuno ne sapesse nulla. Ha fatto da foglia di fico, lasciando intendere un assenso degli esuli Dalmati il dalmata 88-settembre 2015.indd 10 a questi Convegni dove non ha detto assolutamente nulla, ma ha avvalorato a nome nostro la vecchia tesi titina ben spiegata dalla Copresidente della famigerata Commissione Culturale italo-slovena Milica Kacin Wohinz, che ha sostenuto la simpatica tesi di 300 mila slavi inglobati dal Trattato di Rapallo nel territorio italiano e dei pochi italiani che sarebbero stati invece, garantiti nei loro diritti in Dalmazia!!! Naturalmente, una parte notevole dei 300 mila esuli (non 350 mila!) non sarebbero autoctoni, ma persone importate in Istria e Dalmazia dal fascismo! UN LIBRO SCOPRE LE MARACHELLE DEL CAMERAGNO Come si sa, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi e la tesi della slovena Kacin, unitamente al bla bla bla di tanti personaggi messi nella vigna a far da pali è stata pubblicata in un libro con il titolo “Tragedia delle foibe. Il libro sottrae definitivamente la vicenda alle opposte strumentalizzazioni” dalla casa editrice del ex Partito comunista “Editori riuniti” nel gennaio del 2010. La distribuzione del libro è stata oculatamente fatta fra deputati, senatori e segreterie di alcuni partiti da sempre depositari della verità, quali il Partito comunista d’Italia, Rifondazione comunista ed il Partito democratico (ex Partito progressista, ex Partito dell’ulivo, ecc.). Anche le varie e foraggiatissime Associazioni dei partigiani e del Movimento di Liberazione hanno così saputo quale fosse l’indirizzo degli ex tittini dell’ex Jugoslavia e della sinistra italiana rimasta coerentemente succube dei titini come nel 1943-’46. Naturalmente, nessuno di noi ha scoperto per cinque anni questo fantomatico libro e non sappiamo se Italia Giacca e Adriana Ivanov siano state informate dal cameragno dei Convegni o siano state mandate piuttosto allo sbaraglio, fidando nella loro buona fede IL DALMATA LIBERO e nella loro fama di buone patriote. Ma quando capiranno a Padova che i sotterfugi non pagano? SIAMO ALLA COMICA FINALE: I RIMBORSI AGLI ESULI TRAMITE LE BADANTI SLOVENE Nell’aprile scorso ha divertito i lettori de Il Piccolo la notizia che, tramite le loro badanti alcuni anziani istriani hanno ottenuto mille-due mila euro dallo Stato sloveno. Si tratta di una legge del 2005 che, si badi bene, non riguarda i beni espropriati da Tito, bensì un compenso elargito dalla Slovenia a tutti coloro che hanno subito discriminazioni da parte dei titini senza distinzione tra sloveni e italiani, compresi quelli costretti all’esilio dalla parte slovena dell’ex Zona B di Trieste. Hanno fatto cadere letteralmente le braccia a tutti le tardive assicurazioni di alcune Associazioni degli istriani di Trieste, prima fra tutte l’Anvgd di Renzo Codarin, che ha assicurato l’appoggio alle brillanti azioni delle badanti, senza giustificare i 10 anni di ritardo, perché la legge risale al 2005. Importante che non si parli, però, di rimborsi milionari dei beni espropriati perché quelli rientrano nei 63 milioni di dollari che alcune associazioni, tra le quali la nostra (allora guidata da Luxardo e Varisco) hanno chiesto segretamente di devolvere alla Fondazione del Mercimonio, sottraendoli agli esuli che – secondo loro – sarebbero del tutto disinteressati ad ottenere i rimborsi ben più sostanziosi di quelli assicurati dalle badanti. Il Referendum Adriatico ha aggiunto ai 517 voti espressi fino al mese di luglio altri 115 del mese di agosto, quando era stato meglio specificato il punto se si doveva dare i soldi dei rimborsi dei beni degli esuli alla Fondazione del Mercimonio, cioè a favore di alcuni dirigenti delle associazioni e non agli esuli stessi. Ben 113 hanno risposto che dovevano andare agli esuli e solo 2 ai dirigenti delle Associazioni. 04/09/15 11:01 IL DALMATA LIBERO PECORE NERE E PECORE FURBE ANCHE NELLA NOSTRA GRANDE FAMIGLIA Caro Renzo, voglio raccontarti una storia vera e, per farlo, partirò dal mio incontro con il nostro Piero, diventato poi mio marito, come ben sai. Ci alzavamo alle 5.00 del mattino per poter essere presenti alle riunione del nostro “Libero Comune di Zara in Esilio” che si svolgevano a volte a Bologna, Varese, Sumirago, Padova, Senigallia, Trieste, Brescia ecc. dove discutevamo dei vari problemi dei nostri Cittadini Dalmati. La prima cosa che mi disse Piero è stata: “Questa è la mia Famiglia, e voglio che tu ne faccia parte e la conosca a fondo” ed è con questo spirito che ci mettevamo in viaggio dopo aver duramente lavorato ogni giorno, e questo per ben 25 anni. Al tavolo dove ci sedevamo, dopo baci e abbracci come se fosse stata la prima volta, trovavamo Oddone Talpo, Mario de’Vidovich, Giovanni Puccinelli, Ottavio Missoni, Massimo Barich, Giuliano De Zorzi, Mirian Paparella, Honorè Pittamitz, Tullio Vallery, Rime e Maria, Tu, Franco Luxardo, Dario Remigio, Cattalini Silvio, Giovanni Rolli, Guido Battara (e spero di non aver dimenticato nessuno) e il “piccolo Varisco Giorgio”, così veniva chiamato dai Grandi del Comune. Si incominciava e le discussioni a volte salivano di tono fortemente, andando avanti per ore e ore, ma alla fine, in ogni caso, il punto si trovava sempre, perché lo spirito dei nostri incontri era quello di portare avanti questo tragico percorso della memoria e di quanto avevano dovuto subire senza scampo i nostri Cittadini Dalmati, continuando a tramandare ai posteri la storia. Quella vera! Ora, mi pare, leggendo le varie mail spedite da vari Dalmati Italiani (così si definiscono) che stiano sparendo i binari che ci hanno permesso di celebrare il 61° Raduno della il dalmata 88-settembre 2015.indd 11 settembre 2015 Lettere al Direttore nostra Associazione, in quel di Jesolo, quest’anno, e quando si perdono i binari del cuore, mancando di rispetto a destra e a manca si rischia di perdere l’onore e la dignità, motivi per i quali, tanti Zaratini hanno perso, donandola, la propria vita, con l’unica colpa di essere Italiani. Mi crea molta amarezza e sofferenza nel cuore che durante questa ultima ricorrenza che ha celebrato i nostri Morti, ci si possa esprimere in quei modi, anziché scegliere il silenzio, in segno di rispetto verso che non è più tra noi. Non si va avanti senza guardare indietro e ricordare! Dei Cari Fratelli che ho menzionato più sopra, e non solo, molti sono in cielo e tu Renzo, che sei tra i fortunati, dovresti ripercorrere il binario con la carta geografica che ben conosci e senza chiedere la via a falsi consiglieri. Diversamente, tutta la Tua opera sin qui portata avanti, non sarà di conoscenza e di aiuto a nessuno. Caro Renzo, LA FAMIGLIA NON SI DISTRUGGE, SI TRASFORMA. Con affetto zaratino, Franca Balliana Serrentino Cara Franca, condivido la Tua amarezza ed il Tuo dolore. Prima di rendere pubbliche tante malefatte, ho iniziato con piccole dosi, sempre più pesanti rivolgendo garbate osservazioni a quanti si approfittavano della buona fede, dell’entusiasmo di tutti, che oggi scopriamo essere stati troppo ingenui. Le ho tentate tutte. Ho pronunciato un discorso a San Marino che pochi hanno capito perché faceva riferimento a situazioni sconosciute a quasi tutti. Poi, in segno di protesta, ho disertato il Raduno di Abano per non rovinare la festa a tutti. Niente da fare. Infine, ho pubblicato su Il Dalmata alcune notizie non gradite, per cui i massoni di Padova hanno creduto di silenziare me e quanti protestavano, togliendo con un colpo di mano Il Dalmata da Trieste e sciogliendo addirittura la Delegazione di Trieste, per rendere più difficile un ricorso giudiziario. Solo dopo azioni così pesanti mi sono reso conto che nella nostra famiglia c’erano pecore nere e nerissime che volevano continuare, indisturbate, a rovinare la cultura italiana in Dalmazia, l’associazio-nismo degli esuli in Italia, fidando sul senso di responsabilità mio e di tutti gli altri. Se leggi quanto pubblicato sul Referendum Adriatico, al quale hanno detto la loro 628 concittadini e se hai la pazienza e lo stomaco di leggere le interrogazioni alla Camera dell’on. Di Stefano, oltre alle altre precise accuse che abbiamo rivolto in questo giornale, Ti renderai conto che non era possibile più lasciar correre, perché qualcuno se ne approfittava, svendendo il nostro grande patrimonio ideale e culturale. Quanto vorrei tornare ai tempi delle nostre accalorate discussioni in cui ci battevamo perché uscisse il meglio per la nostra Causa! Senza personalismi e anzi compiacendoci quando avevamo torto e l’amico che ci contestava aveva ragione! Quando ho pubblicato 21 pagine nella Rivista Dalmatica n. 61 del 1990 nelle quali esponevo a tutti molte tesi innovative (l’estratto della Rivista fu distribuito in 5000 copie a tutti gli interessati), scoppiò un bellissimo finimondo ed io potei correggere inesattezze ed errori per pubblicare nel 1993 Dalmazia Regione d’Europa, un libro che era il frutto di discussioni e di una tesi diventata ormai collettiva. Che parentela ha questo nostro vecchio mondo, di cui sono uno dei pochi sopravissuti, con la Fondazione del Mercimonio? con il blocco dell’Accordo DiniGranić che impedisce di avere in Dalmazia scuole ed asili ita- pag. 11 liani oltre al bilinguismo? con il silenzio su un’operazione incredibile che ha consegnato ad un gruppetto di capetti dei “rimasti” immobili dello Stato Italiano del valore di una trentina di milioni di euro? con la partecipazione di 4-5mila compagni “rimasti” alle elezioni regionali e comunali di Trieste e della Regione Friuli Venezia Giulia, senza aver risieduto un solo giorno in quelle terre, ma che servono solo ai compagni? ecc., ecc., ecc... Leggendo bene le interrogazioni alla Camera dei Deputati e le domande del Referendum Adriatico Ti renderai anche Tu conto che il silenzio significava tradimento di tutto quello a cui crediamo e che era, quindi, dolorosamente necessario denunciare tutto ciò. E che dire degli imbrogli elettorali ai danni di tutti noi benfidenti fino alla stupidità, se è vero che tutti mi rimproverano oggi di non essermene accorto prima? Bisogna aver il coraggio di andare avanti, di rimettere a posto la casa comune e di perdonare non solo coloro che hanno sbagliato in buona fede, ma financo quelli in malafede, fidando nel fatto che il perdono spetta anche a coloro “che non sanno quello che fanno”. A Grado tornerà l’aria pura e splenderà il sole di Dalmazia su tutti noi, anche se dovesse diluviare! INDENNIZZI AGLI ESULI Non sono né Istriano, né Dalmata. Solamente Italiano e seguo da lungo tempo con grande interesse la Tua battaglia contro le bassezze ed i sotterfugi, più o meno palesi, perpetrati da alcuni, che non avrebbero neppure il diritto (morale) di definirsi Esuli! Sarebbe oltremodo opportuno ed istruttivo conoscere o perlomeno comprendere quali siamo gli interessi personali ed economici, che sono alla base di certi comportamenti. Affinché, anche chi non è coinvolto direttamente, sappia la verità. Con cordialità, Fabio Dominicini 04/09/15 11:01 settembre 2015 pag. 12 IL DALMATA LIBERO COME SI ARRIVA A GRADO IN AUTOMOBILE Per chi parte da Mestre conviene imboccare l’Autostrada A4 Mestre-Trieste, uscire a Palmanova, proseguendo lungo la Statale Cervignano-Aquileia-Grado. Per chi parte da Trieste, la via più breve è quella che passa per Monfalcone IN TRENO Nella tratta Mestre-Trieste si scende alla Stazione di CervignanoAquileia-Grado, che è collegata con Grado da un efficiente servizio di autobus con partenze alle ore 7,05; 9,01; 11,00; 12,35; 13,30; 14,51; 15,51 e 19,01. CON L’AEREO Si scende all’Aeroporto dei Ronchi dei Legionari, collegato a Grado con un servizio di bus diretto delle ore: 6,02; 7,05; 7,36; 7,55; 8,10; 8,34; 8,45; 9,35; 10,35; 11,23; 12,05; 15,05; 13,23; 14,24; 14,09; 14,35; 15,24; 16,05; 18,05; 18,35; 18,45; 20,17 e 22,09. Sala per il pranzo della domenica Hotel Il Guscio*** Via Venezia, 4 IN AUTOBUS Da Trieste, Autostazione Le principali partenze sono alle ore: 6,05; 6,40; 7,05; 7,50; 7,35; 8,05; 9,05; 10,05; 11,35; 12,35; 13,05; 14,05; 15,35; 17,35; 18,05 e 19,35. Da Udine, Autostazione Le principali partenze sono alle ore: 6,05; 6,50; 7,00; 11,10; 12,20; 12,30; 13,35; 17,00; 17,50; 19,05. Prenotazioni Si consiglia di effettuarle presso il Booking Grado, Riva Zaccaria Gregori 9, tel. +39.0431.82929/82347, fax. +39.0431.84980, e-mail: [email protected] Doppia uso singola 64 €, doppia 69 €, tripla 89 € Distanza Sala congressi: in macchina 5 min, a piedi 15 min Hotel Splendor*** Viale dei Moreri, 75 Hotel Laguna**** Riva Brioni, 17 Doppia uso singola 40 €, doppia 70 €, tripla 85 € Distanza Sala congressi: in macchina 7 min, a piedi 30 min Hotel Milano*** Via Verdi, 7 Sala congressi per il Raduno il dalmata 88-settembre 2015.indd 12 Singola 35 €, doppia uso singola 40 €, doppia 60 €, tripla 75 € Distanza Sala congressi: in macchina 8 min, a piedi 17 min 04/09/15 11:01 IL DALMATA LIBERO settembre 2015 pag. 13 62° RADUNO NAZIONALE DEI DALMATI GRADO 3-4 OTTOBRE 2015 Programma Tutte le riunioni si svolgono all’Hotel Laguna, Riva Brioni 17 Sabato 3 ottobre Ore 9 Apertura dell’Ufficio per la distribuzione delle tessere dell’Associazione Libero Comune di Zara in Esilio – Dalmati italiani nel Mondo, per l’accettazione delle iscrizioni dell’ultima ora e la vendita biglietti per il pranzo della domenica Ore 10 Adempimenti statutari dell’Assemblea generale dei soci (Art. 6 dello Statuto) •Apertura dei lavori • Comunicazioni del dott. Guido Cace, Commissario straordina rio per la regolarizzazione dell’Associazione •Elezione del Consiglio comunale (Art. 7 dello Statuto) Ore 11 Adempimenti statutari del Consiglio comunale •Proclamazione degli eletti del nuovo Consiglio comunale •Elezione del Sindaco del Libero Comune di Zara in Esilio e Presidente dei Dalmati italiani nel Mondo (Art. 11 dello Statuto) •Elezione della Giunta comunale (Art. 9 dello Statuto) •Elezione del Collegio dei Sindaci - Revisori dei Conti (Art. 12 dello Statuto) •Elezione del Collegio dei Probiviri (Art. 13 dello Statuto) RITORNO ALLE ORIGINI PRIMATO SULLA DALMAZIA DEL PATRIARCATO DI GRADO DAL 607, PASSATO A VENEZIA NEL 1457 Nella Basilica di Grado dove sarà celebrata la Santa Messa del nostro 62° Raduno vi è un documento dal quale risulta che il Patriarcato di Grado, sorto nel 607 e passato a Venezia nel 1457 ebbe il primato sulla Chiesa apostolica di Dalmazia per otto secoli e mezzo. Alcuni tudiosi contestano il periodo temporale in cui il Patriarca di Grado esercitò le funzioni di Primate di Dalmazia prima di Venezia, ma noi non abbiamo la competenza per discutere su tempi e sull’effettivo esercizio di questo importante magistero. Venendo a Grado torinamo alle origini più remote e nella città ritroviamo le calli, le piazzette e financo i sassi delle strade che ci ricordano le nostre città di origine. Anche la pietra carsica accanto al Monumento ai Caduti con la scritta Histriae, Liburniae Dalmatiae s.v.l.p. filii ricorda i grandi legami tra Grado e le nostre terre. Pausa pranzo Ore 15 Giornata della Cultura Dalmata (presentazione dei libri editi nell’ultimo anno, a cura di Daria Garbin) Ore 17.00 Assemblea generale dei soci. Dibattito aperto a tutti su tutti gli argomenti, presentazione delle mozioni e OdG: discussine e loro approvazione Domenica 4 ottobre Ore 10 Santa Messa nella Basilica di Sant’Eufemia celebrata da mons. Armando Zorzin, Parroco della Basilica Ore 11 Deposizione di una Corona d’alloro al Monumento ai Caduti per la Patria, Commemorazione del Centenario del Sacrificio della MdOVM Francesco Rismondo e ricordo degli altri Dalmati scomparsi Ore 12 •Consegna del Premio Tommaseo •Discorso programmatico del nuovo Sindaco eletto Ore 13 Pranzo conclusivo del Raduno che si terrà nel ristorante adiacente alla sala dei lavori, dell’hotel Laguna il dalmata 88-settembre 2015.indd 13 CARTA DI CITTADINANZA: UNA RELIQUIA DI QUANDO IL NOSTRO LIBERO COMUNE ERA UNA COSA SERIA. E TALE DEVE RITORNARE. Un altro ritorno alle origini è confermato da questo documento intestato all’uomo che si è preso il gravoso incarico di riportare la legalità nella nostra Associazione. Manca la data, ma il periodo di rilascio si desume dal fatto che Guido Cace viene qualificato “Studente universitario”. Poiché si laureò nel 1966, il documento è sicuramente antecedente e risulta emanato dal grande Sindaco Calbiani. Proprio a Grado e proprio dalle mani dell’ex studente universitario Guido Cace riceveranno le tessere, diventate nel frattempo di adesione, quanti hanno sottoscritto o sottoscriveranno la domanda d’iscrizione all’Associazione e verseranno la quota di soci, sia pur minimale. 04/09/15 11:01 settembre 2015 pag. 14 ESULE DALLA NASCITA Segnato dall’esilio, era nato il 1° marzo 1922, profugo, a bordo di una nave americana nel porto di Prevezza, allora Albania turca e oggi Grecia. Ci ha lasciato il 9 marzo a 93 esule ad Adelaide, sud Australia, il conte Soarez Scrivanich, membro del Corpo nobiliare dell’Europa e dell’Elenco della Nobiltà veneziana e dalmata in quanto discendente del conte Marco Ivanovich di Dobrota, oggi sobborgo di Cattaro, che nel 1756 era stato protagonista di alcune battaglie dove era riuscito ad eliminare Haziz Ibrahim. Per secoli la famiglia Soarez era armatrice di navi stanziate nella penisola di Sabbioncello e nell’isola di Lussino. Nel 1919 la famiglia, italianissima, aveva dovuto lasciare Curzola per trasferirsi a Zara e, dopo i bombardamenti della città, Soarez si è rifugiato a Lussingrande, dove un ramo della famiglia era una delle più famose dell’isola fin dal 1500. Lì nasce la sua unica figlia Antonia Maria Violetta Scrivanich ved. McLellan, nella villa che era stata di un ammiraglio della Flotta imperiale, l’arciduca Stefano d’Austria. È stato nel Campo profughi Marco Foscarini di Venezia fino a che ha trovato un lavoro al Dipartimento delle Finanze. Nel 1950 parte per l’Australia in un avventuroso viaggio ed è il primo segretario della Juventus e l’organizzatore dei Raduni degli zaratini di Adelaide. È anche redattore della locale Radio italiana e segretario sia della Camera di commercio italiana del sud Australia che dell’Associazione nazionale di combattenti della guerra di liberazione, deco- il dalmata 88-settembre 2015.indd 14 rato per la sua partecipazione alla Battaglia di Montelungo presso Montecassino svoltasi dall’8 al 16 dicembre 1943. Partecipa a molti Raduni dei Dalmati in Italia e per tutta la vita piange la sua Zara. È stato sepolto con le bandiere della Dalmazia e dell’Italia. Salve Soarez, caro zaratino e fiero italiano! A.M.V.S. TRE CUGINI Nell’arco di poco tempo sono venuti a mancare tre cugini che, come tutti gli esuli, abitavano lontani gli uni dagli altri, rispettivamente, Roma, Cremona ed Ostia. Il primo a lasciarci a Cremona il 16 otto- bre, Armando de’Vidovich, figlio di Mario de’Vidovich, dirigente per molti anni ai massimi livelli delle Associazioni degli esuli. Armando si è laureato presso l’Università statale di Milano nel ’61 ed ha operato per molti anni nel mondo del marketing e della pubblicità con una propria impresa (Flauto Magico), affiancando a questa attività collaborazioni in ambito accademico con la Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università di Siena e con imprese pubbliche e private come consulente nei settori Organizzazione e Sviluppo. Animato da interessi compositi per la musicologia e la filosofia del linguaggio, si è dedicato allo studio dei rapporti fra psicoanalisi e arte, in particolare la musica, il design e l’architettura e la letteratura. Ha pubblicato diversi libri tra i quali il più amato era L’arpa eolia. Siamo vicini a Marina, ai figli Silvia con Daniele, Sergio con Marcella, Giulia con Riccardo e Lorenzo, alle sorelle Silvana e Adriana ed ai nipoti tutti. *** IL DALMATA LIBERO gliari e de Il Dalmata libero. Dir AMICA DI TRIESTE È deceduto a Roma il 7 mag- gio Attilio Missoni, la cui madre era la contessa de’Vidovich, per noi zia Teresa. Era nato il 21 dicembre 1915 ed è vissuto nella beata Zara tra le due guerre, dove si contendeva con il fratello Ottavio la palma del “più bel mulo zaratin”. Capitano marittimo di lungo corso, come il padre, dopo l’esilio si era laureato in Scienze marittime all’Università di Napoli ed aveva intrapreso un’importante attività come costruttore edile. Ai figli Elisabetta ed Eugenio le condoglianze della famiglia e dei Dalmati. *** È scomparso ad Ostia il 20 Ci ha lasciato a Trieste il 24 maggio Annamaria Bercich nata nella capitale della Dalmazia il 31 luglio 1937. Al figlio Giorgio, noto medico triestino la nostra vicinanza per la grave perdita. DALLA GERMANIA Miranda Medin ved. Chiussi era nata a Zara il 14 novembre 1922 ed è deceduta a Francoforte sul Reno il 10 maggio 2015. Dal 1957 era residente in Germania con il marito Italo Chiussi di Trieste, direttore delle Assicurazioni Generali di Francoforte. Vive condoglianze ai figli Barbara e Stefano. COLONNA DEL JADERA Il 24 gennaio è deceduto a marzo scorso Pietro de’Vidovich, era nato a Zara il 30 dicembre 1935 da Maria Volpi e Oscar de’Vidovich, l’indimenticabile animatore per anni del Circolo dalmatico “Jadera”, presso il quale si erano impegnati Pierino e le sorelle Lidia e Rita. Era stato valente collaboratore della Guardia di Finanza ed aveva operato poi nel settore della scorta al trasporto valori. Alla moglie Anna ed ai figli Roberto, Edi, Patrizia ed Alessandro, ai sette nipoti ed alle sorelle il cordoglio dei fami- Sistiana - Duino Aurisina Odone Gianni Festini nato a Zara l’8 agosto 1917. Era stato fondatore e dirigente del Circolo “Jadera” di Trieste. Era sempre allegro e scherzoso, per cui pubblichiamo una sua foto mentre gioca con il gatto Juri. Alla figlia Alessandra il cordoglio dei Dalmati. 04/09/15 11:01 IL DALMATA LIBERO AGOSTINI ALBERTO, Trieste, per Il Dalmata libero e in memoria dei genitori Marcello e Jolanda, € 10 ALBANESI FERRUCCIO, Messina, per Il Dalmata libero e quota adesione Ass. Lcze-Dim, € 30 Bais Simone, Gorizia, per Il Dalmata libero e quota adesione Ass. Lcze-Dim, € 10 BARCELLESI PIERO, Codogno, per Il Dalmata libero, € 30 BELLONCI BARBARA MARSANO, Milano, in ricordo di mio marito prof. Marsano Romano, deceduto il 29/09/2014, € 30 BERCICH FERRUCCIO, Fermo, per Il Dalmata libero ed in ricordo dei miei genitori Bercich Mario e Matkovic Maria, € 20 BERNOBI ERMINIA, Trieste, per Il Dalmata libero, € 10 BIANCHI VALERIO, Padova, per Il Dalmata libero, € 50 BUCKOWSKY LELIO, Ballart (Australia), ricordando mia cugina Madera Calmetta ed i suoi benitori Stipe e Bettina, 100 A$ CAMIZZI prof. CORRADO, Parma, per Il Dalmata libero, € 24 CAPURSO ved. ANTONELLI LIDIA, Macerata, per Il Dalmata libero e quota adesione Ass. Lcze-Dim, € 20 CARNEVALE LIBERO MARIO, Rodi Garganico (FG), per Il Dalmata libero come zaratino del 1934 / al 1943 in ricordo de studente presso l’Istituto magistrale docenti ed alunni, € 10 CARNIEL GIOVANNI, Quinto di Treviso, per Il Dalmata libero, € 10 CATTARINI VITTORIO, Trieste, per Il Dalmata libero e quota adesione Ass. Lcze-Dim, € 10 COLANI arch. SERGIO, Bergamo (BG), quota adesione Ass. Lcze-Dim, € 10 COSTA LUPARIA CARMEN, Loano, per Il Dalmata libero, € 30 COSTANTINI MAURIZIO, Modena, in memoria di Carlo Boniciolli, Gabriella Betelli e famiglia, € 50 CRAMER ROMANO, Milano, per Il Dalmata libero, € 20 CRNKOVICH GROZDANA, Brescia, contributo da Grozdana e Gianfranco Crnkovich, € 50 CROMICH SIMEONE, Norfolk (USA), in memoria di mia moglie Rina Cromich, 20 £ d’EUFEMIA GRAZIANO, per Il Dalmata libero e quota adesione Ass. Lcze-Dim, € 10 il dalmata 88-settembre 2015.indd 15 settembre 2015 Perché “Il Dalmata libero” resti indipendente da tutti e viva senza condizionamenti D’EUFEMIA GRAZIANO, Roma, quota adesione Ass. Lcze-Dim, € 10 DADICH FRANCO, Milano, per Il Dalmata libero, € 15 de’ MICHIELI VITTURI MATTIA, Arena Metato (PI), per Il Dalmata libero, € 35 de’MICHIELI VITTURI SIMEONE, Fino Mornasco (Como), per Il Dalmata libero, € 35 de’VIDOVICH FRANCO, Fossò (VE), per Il Dalmata libero, € 20 de’VIDOVICH WLADIMIRO, Fossò (VE), per Il Dalmata libero e quota adesione Ass. Lcze-Dim, € 20 DEL TOSO FULVIO, Trieste, quota adesione Ass. Lcze-Dim, € 10 DELLAVIA MARIA GRAZIA, Mestre, per Il Dalmata libero, € 20 DI BRAI MARINA, Trieste, per Il Dalmata libero e quota adesione Ass. Lcze-Dim, € 10 DIONIS ERMINIA, Trieste, per Il Dalmata libero e quota adesione Ass. Lcze-Dim, € 10 (primo versamento) DIONIS ERMINIA, Trieste, per Il Dalmata libero, € 10 (secondo versamento ELEZ BENITO, Varese, per Il Dalmata libero, € 50 FARES ANTONIO, Pescara, per Il Dalmata libero e quota adesione Ass. Lcze-Dim, € 20 FOCARDI ENRICO, Trieste, per Il Dalmata libero e quota adesione Ass. Lcze-Dim, € 10 GAROZZO DAFNE, Firenze, per Il Dalmata libero e quota adesione Ass. Lcze-Dim, € 10 GELSI GIANNA, Trieste, quota adesione Ass. Lcze-Dim, € 10 GIORGOLO GIANFRANCO, Roma, per Il Dalmata libero, € 30 GRIGILLO ALMA, S. Costanzo (PO), quota adesione Ass. Lcze-Dim, € 10 HANDEL RAIMONDO, Mestre, per Il Dalmata libero, € 10 KALMETTA LUISA, Chieti Scalo, per Il Dalmata libero, € 20 (primo versamento) KALMETTA LUISA, Chieti Scalo, per Il Dalmata libero, € 20 (secondo versamento) MABURZIO ARMANDO, Roma, per Il Dalmata libero, € 10 MAINO MARIO, Rovereto, per Il Dalmata libero, € 20 MARACICH MARINO, Trieste, per il Duce!, € 20 MARINELLI DUDA GIANNA, Trieste, per Il Dalmata libero e quota adesione Ass. Lcze-Dim, € 20 MATESICH LUIGI, Bologna, per Il Dalmata libero perché la Dalmazia sia sempre la terra dei popoli liberi e non sottomessi!, € 30 MATESSICH MARIO, Bergamo, per Il Dalmata libero, € 20 MATESSICHI DIADORA, Novara, per Il Dalmata libero, € 30 MESTROV LUCIANA, Aosta, per Il Dalmata libero, € 20 MILIN GHERDOVICH IRMA, Firenze, contributo 2015, € 30 OBERTI DI VALNERA ROBERTO, Milano, per Il Dalmata libero, € 50 PALAZZOLO de’BIANCHI CARMELA, Trieste, in memoria della mamma Maria Lazzarich, € 50 PISTAN NERINA, Trieste, per Il Dalmata libero, € 20 REATI ALDO, Pisa, per Il Dalmata libero e quota adesione Ass. Lcze-Dim, € 30 ROMANO MARIA GRAZIA, Palermo, in ricordo dei propri cari Marussich - Romano Crainz, € 50 RUBINI LINA-LINO, Sondrio, offerta per il giornale, grazie, € 10 RUZZIER GIOVANNI, Rimini, per Il Dalmata libero e quota adesione Ass. Lcze-Dim, € 15 SCANO ANTONIO, Cagliari, per Il Dalmata libero a ricordo della cara mamma Anna Cavicic, € 20 SCHIECK ROBERT e BENEDETTI PAOLA, Novara, contributo annuale 2015 in memoria di Sebastiano Benedetti, Zaratino, € 30 SCOPELLITI ANNAMARIA, Mestre (VE), per Il Dalmata libero e quota adesione Ass. Lcze-Dim, € 15 SCOPELLITI ANNAMARIA, Venezia, per Il Dalmata libero e in memoria di mio padre e mia madre Giovanni e Giovanna, € 20 SGREGGIA GIULIANA, Seni- pag. 15 gallia (AN), quota adesione Ass. Lcze-Dim, € 2,40 SOPPELSA GIANCARLO, Monfalcone, per Il Dalmata libero, piena condivisione e solidarietà, € 20 SPINELLI ARMANDO, Lucca, per Il Dalmata libero, € 10 STIPANOVICH SABINO, Milano, per Il Dalmata libero e per i miei cari defunti Antonietta e Umberto, W ZARA ITALIANA, € 20 SVIRCICH DOMENICA, Torino, per Il Dalmata libero e quota adesione Ass. Lcze-Dim, € 50 TOLJA MARLENA, Milano, per Il Dalmata libero, € 30 TONY PIERO, Firenze, a nome di Gudi e Cipi Tony, € 30 (primo versamento) TONY PIERO, Firenze, a nome di Guido Tony, € 30 (secondo versamento) TONY PIERO, Firenze, contributo annuale, € 50 (terzo versamento) VAGNINI EUGENIO, Pesaro, quota adesione Ass. Lcze-Dim, € 10 VESELIZZA SARA, Senigallia (AN), quota adesione Ass. LczeDim, € 2,40 € VESSELIZZA VALENTINA, Senigallia (AN), quota adesione Ass. Lcze-Dim, € 2,40 VIGORELLI VITTORIO, Milano, in memoria di Mario Balzarini, legionario di d’Annunzio e Rita Piasevoli, nata a Zara, € 10 (primo versamento) VIGORELLI VITTORIO, Milano, in memoria legionario d’annunziano a Zara di Mario Balzarini e della zaratina Rita Piasevoli, € 10 (secondo versamento) VLADOVICH ALBINO, Marina di Pisa, per Il Dalmata libero e quota adesione Ass. Lcze-Dim, € 20 VOLPI RUBINI LILLI, Brescia, contributo a Il Dalmata libero ricordando i miei cari scomparsi, € 20 ZERAUSCHEK MARSAN EMMA, Fertilia (SS), per Il Dalmata libero, e per ricordare mia madre Enrichetta Decovich e tutti i defunti, € 20 ZUZZI EDDA, Lucca, contributo, € 20 (primo versamento) ZUZZI EDDA, Lucca, per Il Dalmata libero, € 30 (secondo versamento) ZUZZI EDDA, Lucca, per Il Dalmata libero e quota adesione Ass. Lcze-Dim, € 20 (terzo versamento) 04/09/15 11:01 settembre 2015 pag. 16 IL DALMATA LIBERO NONOSTANTE I RITARDI POSTALI DI AGOSTO E LA LEGGE DI STABILITÀ CONTINUANO AD ARRIVARE QUOTE E SCHEDE DI ADESIONE PER FAR VIVERE L’ASSOCIAZIONE DEI DALMATI Al Raduno di Grado funzionerà un ufficio per distribuire le tessere e accogliere le adesioni dell’ultimo momento. Finalmente un voto legale eleggerà una nuova regolare dirigenza Innanzitutto dobbiamo fare alcune doverose correzioni dell’elenco degli iscritti all’Associazione, con relativo versamento del canone di adesione, pubblicato nello scorso numero. Abbiamo confuso l’adesione dell’illustre amico Gianni Ruzzier, il quale oltre a scrivere nei giornali con lo pseudonimo di “Piastra” ricopre anche l’importante incarico di portavoce della Real Casa Savoia Aosta. Abbiamo, poi, omesso di indicare che Enrico Tommaseo ci aveva inviato un contributo di 50 €, mentre Romano Cramer di Milano, Presidente del Movimento Istria Fiume e Dalmazia è stato indicato con il nome errato di Mario, che è altra persona a noi vicina. Abbiamo inoltre chiamato i conti Balleani di Jesi con la “P” anziché con la “B”. Abbiamo, infine, omesso il nome di Carla Cace, giornalista professionista destinata a raccogliere l’eredità del nonno e del padre ne La Rivista Dalmatica, e perfino il nome del Commissario straordinario Guido Cace che ha voluto che la numerazione delle tessere seguisse l’ordine di arrivo. Cace desidera, però, mantenere per sé e per quanti hanno conservato queste reliquie, il vecchio numero della tessera rilasciata quand’era ancora studente universitario al tempo del grande Sindaco Guido Calbiani (Presidente ed Amministratore delegato del più grande gruppo siderurgico dell’Italia di allora la “Dalmine”) che, correttamente si chiamava “tessera di cittadinanza”, e non come la nostra “tessera di adesione”, perché al tempo il nostro era un libero Movimento e solo dal 2003 Luxardo lo ha trasformato in Associazione imponendo la formale iscrizione valida solo se confermata dal versamento della quota - sia pur minima - di adesione. Cosa che moltissimi stanno facendo e che i promotori del nuovo Statuto del 2003 non il dalmata 88-settembre 2015.indd 16 hanno fatto in ben 12 anni. Al raduno di Grado funzionerà un ufficio che provvederà a distribuire le tessere d’iscrizione che comprovano l’appartenenza di ogni singolo socio all’Associazione e gli assicura il diritto di voto nell’elezione di tutti gli organi statutari, di partecipare a tutte le riunioni e, soprattutto, di essere informato su tutto quanto viene deciso in tutte le sedi, Governo compreso. Questa è una novità assoluta: sembra che le ragioni per le quali non sono state stampate e distribuite le tessere dell’Associazione vanno ricercate nella volontà dei massoni padovani di fare tutte le porcheriole e le grandi porcate in gran segreto, all’insaputa dei soci e senza controllo alcuno. Poiché per finire l’attuale legislatura manca ancora un anno, il Commissario straordinario Cace ha preannunciato che chiederà all’Assemblea generale degli iscritti di sollevarlo da questo gravoso incarico perché ritiene che siano state gettate le basi per una corretta funzionalità dell’Associazione e proporrà l’elezione per un anno del nuovo e legale Sindaco del Libero Comune di Zara in Esilio e Presidente dei Dalmati italiani nel Mondo, del Consiglio comunale regolare e di una Giunta finalmente legittima. Il prossimo anno si provvederà - come da Statuto - a nuove elezioni organizzate dalla nuova dirigenza che uscirà dal voto del Raduno di Grado (che durerà in carica - come s’è detto - solo un anno per concludere l’attuale legislatura). Segnaliamo che ben 27 amici e amiche hanno versato la quota di adesione ma si sono dimenticati di firmare la relativa Scheda di Adesione. A questi si aggiunge circa un’altra trentina di amici che hanno, invece, inviato la scheda di adesione a Trieste, anziché a Roma, nella quale hanno spesso indicato l’entità della quota d’adesione (che sarà stata probabilmente inviata attraverso il c/c postale, di cui non ci è pervenuto ancora il resoconto). In tal modo Guido Cace si è visto costretto per evitare contestazioni e possibili tranelli padovani - a non formalizzare la loro iscrizione prima di aver in mano la documentazione completa. Sono pervenute, invece, via posta alcune dei versamenti e adesioni effettuati nell’ultimo scorcio dello scorso mese, che pubblichiamo in calce, avvertendo tutti gli altri amici che non compaiono nell’elenco, che hanno ugualmente diritto di voto per la nuova dirigenza che verrà eletta al Raduno di Grado, dove funzionerà un ufficio per il rilascio delle tessere ma anche per accogliere le adesioni dell’ultimo momento. Coloro che non potranno essere presenti a Grado riceveranno la tessera via posta, con i nuovi tempi che specifichiamo qui di seguito. Le Poste italiane S.p.A. ci hanno, infatti, notificato una disarmante circolare: a causa dei risparmi imposti dalla Legge di Stabilità (che gli esterofili chiamano inspiegabilmente “spending review”!) lettere, cartoline e giornali verranno recapitati con ritardi maggiori di quelli attuali. Gli addetti ai vari passaggi e smistamenti interni lavoreranno un giorno alla settimana in meno e sui postini si risparmierà di più, salteranno due giornate di lavoro nella distribuzione della prima settimana e tre della seconda. Evviva! L’Italia marcia compatta verso il terzo mondo! Sono, infine, pervenuti a Trieste e sono stati tempestivamente girati a Roma (ma attraverso la posta!) i seguenti nominativi: Annamaria Scopelliti, Mestre, € 15; Aldo Reati, Pisa, € 50; Domenica Svircich, Torino, € 50; Albino Vladovich, Marina di Pisa, € 20; Giovanni Ruzzier, Rimini, € 15; Marino Maracich, Trieste, € 20; Ferruccio Albanesi, Messina, € 30; Erminia Dionis, Trieste, € 10; Dafne Garozzo, Firenze, € 10; Capurso ved. Antonelli Lidia, Macerata, € 20; Gianna Gelsi, Trieste, € 10; Sergio arch. Colani, Bergamo, € 10 €; Sara Vesselizza, Senigallia, € 2,40; Valentina Vesselizza, € 2,40; Giuliana Sgreggia, € 2,40, Fulvio Del Toso, Trieste, € 10; Graziano d’Eufemia, Roma, € 10; Eugenio Vagnini, Pesaro, € 10; Alma Grigillo, S. Costanzo, € 10.; Simone Bais, Gorizia; Antonio Fares, Pescara, Presidente dell'Ateneo linguistico del medio Adriatico, Gianna Duda Marinelli, Trieste, Sindaco del Libero Comune di Cherso in Esilio; Vittorio Cattarini, Trieste; Marina Di Brai (Brainovich), Trieste, Enrico Focardi, Trieste. IL DALMATA LIBERO Via dei Giacinti n. 8 - 34135 Trieste tel. 040.425118 - fax 040.4260637 Autorizzazione del Tribunale di Trieste n. 1276 del 9/06/2014 Editore Fondazione Scientifico Culturale Maria e Eugenio Dario Rustia Traine Direttore Renzo de’Vidovich tel. 040.635944 - fax 040.3483946 Redazione Elisabetta de’Dominis, Daria Garbin, Maria Sole de’Vidovich, Enea de’Vidovich, Marino Maracich, Enrico Focardi, Simone Bais, Alberto Rutter, Gianna Duda Marinelli e Marcello Gabrielli Segreteria Daria Garbin Immagine Maria Sole de’Vidovich Coordinamento Alberto Rutter Conto corrente postale: Fondazione Rustia Traine Iban: IT 84 D 07601 02200 000055921985 Codice BIC/SWIFT: BPPIITRRXXX Posta Elettronica [email protected] Sito Internet www.dalmaziaeu.it Stampa Artgroup Graphics S.r.l. - Trieste Iniziativa realizzata con il contributo del Governo italiano ex L. 191/2009 04/09/15 11:01