IL POSTINO
VOL. 7 NO. 7
JULY 2006/LUGLIO 2006
$2.00
Che Bel Calcio!
Tony Rota Soccer
Challenge
2006
Thank You!
Grazie!
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July 2006
VA A FRANCESCO MANONI IL PRIMO PREMIO DEL
CONCORSO LETTERARIO PER LA POESIA DELLA
SETTIMANA ITALIANA 2006
865 Gladstone Avenue, Suite 101 • Ottawa, Ontario K1R 7T4
(613) 567-4532 • [email protected]
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Publisher
di Luciano Pradal
Preston Street Community Foundation
Italian Canadian Community Centre
Nella nostra pubblicazione di marzo vi abbiamo presentato sua poesia intitolata “Solitudine” Se prevede di assistere all’
“Un poeta appassionato” tra i nostri connazionale di Ottawa, annuncio ufficiale dei vincitori il 3 giugno, che avra’ luogo alla
of the National Capital Region Inc.
Executive Editor
Angelo Filoso
Managing Editor
Marcus Filoso
Associate Editor
Luciano Pradal, Mariano De Marinis
Layout & Design
Marcus Filoso
Web site Manager
Marc Gobeil
Printing
Winchester Print & Stationary
Contributors for this issue
(in alphabetical order)
ebbene, sembra che il nostro giudizio non era un’ esagerazione: residenza dell’ Ambasciatore, La prego di informare la Signora
Maddalena Iannitti”. Il 3 giugno
Il Signor Francesco Manoni ne
2006, il Signor Manoni ha ricevuto
ha dato la prova ed e’ il
gli onori del vincitore alla residenza
vincitore del primo premio per
dell’ Ambasciatore d’ Italia S.E.
la poesia del Concorso
Gabriele Sardo, tra gli applausi dei
Letterario Nazionale indetto
nostri cittadini presenti, ivi invitati
dal comitato organizzatore
alla festa della Reppublica d’ Italia.
della Settimana Italiana 2006
Ci congratuliamo con il nostro Poeta
in Canada. La partecipazione
e, con grande gioia, pubblichiamo
e’ stata molto intensa, di alta
la poesia che ha fatto onore al Signor
qualita’
letteraria
e
Manoni ed alla Comunita’ Italiana
proveniente da tutte le Regioni
di Ottawa. La poesia e’ un sublime
del Canada, per questa
canto a “Una notturna solitudine di
ragione la commissione
pace, che, all urlo di un lupo, diventa
giudicatrice ha dichiarato che:
insopportabile e che alla fine ritrova
“..Il processo di scrutinio e’
conforto nella fratellanza umana.
stato quindi molto difficile,
Noi crediamo che le poesie di
ma, allo stesso tempo,
Congratulazioni Francesco!
Francesco Manoni promuovono la
interessante ed educativo..”.
Un esponenete della commissione ha annunciarto la vittoria al lingua e la cultura italiana e siamo fieri di presentarle ai nostri
Signor Manoni dicendo: “Gentile Signor Manoni..ho il piacere di lettori, ed e’ per questo che ringraziamo il nostro Poeta e lo
informarLa che Lei e’ il vincitore del primo premio per la Poesia esortiamo a continuare a scrivere per il nostro piacere di leggerlo.
del Concorso Letterario della Settimana Italiana. Mi riferisco alla
Carletto Caccia, Angelo Filoso, Santino Filoso, Giovanni,
Lorenzo Greenspon, Ermanno La Riccia, Francesco
Manoni, Corrado Melone, Antonio Nicaso, Luciano Pradal,
Renato Rizzuti, Salvo Taranto,
SOLITUDINE
Esco in un prato e solitario vago
sotto le stelle fuor d’un casolare,
dove tra monti e selve presso un lago
venni per qualche giorno a riposare.
D’ogni città remoto molte miglia,
grande senza confini il cielo brilla,
leggèr la brezza intorno a me bisbiglia,
soltanto il fumo del camino oscilla.
Scialbo nel lago trema il firmamento,
urla nel buio un lupo da lontano,
tra i monti echeggia l’urlo in un lamento.
Uno sgomento allor resisto invano.
Ritorno al casolare e qui risento
dolce il conforto d’un consorzio umano.
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We welcome submissions, letters, articles, story ideas and
photos. All materials for editorial consideration must be
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Francesco Manoni
1
2
3
9
4
5
6
7
8
1) Juventus Soccer Club with Joe Cama
2) Association Pretorese with Silvio Colasante
3)Centro Abruzzese with Walter Scipioni
4) Steno Stars with Ferdinando Dinardo
5) Ambasciata d’Italia with Alessandro Cortese
6) Hawk’s Stars Mark Charron
7) Association Rapinese with Lorenzo Micucci
8) M&U Masonary with Floriano Urbisci
9) Thank You To St. Anthony Soccer Club
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City-Wide
ARTIGIANI ANCORA
Con questa serie di articoli Il Postino desidera rendere omaggio agli artigiani di origine Italiana che
operano nella Regione della Capitale del Canada. La ragione di questi articoli e’ per mettere in
evidenza l’ importanza di questo, sempre piu’ piccolo, stuolo di persone, uomini e donne che
sovvengono ai bisogni, urgenti e meno, della societa’ odierna. L’ artigiano e’ quella persona che, con
strumenti propri e col proprio lavoro manuale, produce o ripara oggetti di uso comune.
Desideriamo far notare ai lettori che l’ etimologia, vale a dire l’ origine, la derivazione, della parola
“Artigiano” ha la stessa radice del termine “Arte” e non c’e’ confine preciso che la separi. Possiamo
allora affermare che un artigiano, nell’ esercitare il suo mestiere, pratica una forma d’ arte.
I SARTI
Nicola Caravatta
Il Postino desidera innanzitutto ringraziare i suoi lettori per i commenti favorevoli fatti a
proposito di questa serie d’ articoli sugli Artigiani Italiani che operano nella Capitale Nazionale
Canadese, vi ricordiamo i nostri Artigiani sono la’ per offrirci la loro esperienza ed i loro servizi
altamente specializzati.
Qualche giorno fa’ ho fatto un fortuito incontro con il sarto Nicola Caravatta, appena ci siamo
conosciuti e presentati abbiamo cominciato a socializzare, parlavamo degli Artigiani e come io
apprezzavo i loro servizi mentre Nicola lavorava su un bellisssimo ed elegante vestito di donna,
io guardavo ed apprezzavo il suo delicato lavoro e pensavo a come Nicola faceva a ritrovarsi tra
tutta quella stoffa, ero stupito e meravigliato della sua professionalita’ e non potei fare a meno
di chiederli dove e come aveva imparato quest’ arte, mi rispose: “ A nove anni andavo a scuola
al mattino, nel pomeriggio ho cominciato ad andare ad imparare il mestiere del sarto, questo
e’ stato un apprendistato molto importante per me poiche’ non solo ho imparato il mestiere ma
ho anche imparato da dove vengono le cose… Vedi, oggi comperiamo tutto fatto e non abbiamo
idea di come e di che cosa sono fatte le cose!”. A dire il vero questa maniera di pensare di
Nicola mi ha fatto molto riflettere, infatti, se tutti noi sapessimo, per esempio, quanta fatica e
quanto lavoro ci vuole per fare un vestito lo apprezzeremmo molto di piu’, ne avremmo molta
piu’ cura, potremmo utilizzarlo piu’ a lungo, si utilizerebbero allora meno risorse e meno
energia….Quello che vale per un vestito vale anche per tutto il resto. Se solo ci rendessimo
conto…Ma la societa’ del consumismo d’ oggigiorno toglie questo aspetto importante di vedere
ed apprezzare le cose.
Il ragionamento di Nicola mi interessava e cosi’ abbiamo cominciato a parlare a lungo
mentre lui lavorava sempre su quel bellissimo, e per me, sempre piu’ intricato vestito.
Nicola e’ nato a S. Martino in Pensilis, come dicevo, a nove anni nel pomeriggio ha cominciato
ad imparare il mestiere del sarto: “ Eri pagato?” Chiesi : “ Eh no!” Mi rispose Nicola : “ Qualche
volta mi davano dei soldi..” “Per comparare il gelato?” Chiesi : “ No non mi bastavano neache
per comperare il gelato!”.
L’ avventura Canadese di Nicola comincia nel ’55 quando suo fratello Leo li fa’ l’ atto di
richiamo per il Canada. Appena arrivato Nicola trova lavoro come sarto, un anno dopo si mette
Nicola mentre lavora su quel famoso vestito rosa!
Nicola e Kent Wilkinson, due artigiani più che amici
per conto proprio. Appena ha potuto, Nicola fa’ l’ atto di richiamo alla sua ragazza, Anna che
consente di venire in Canada e di diventare sua moglie, avranno 3 figli…Ed ora anche 6 nipoti.
Il suo professionalismo e sempre stato molto apprezzato ed ha sempre avuto molto lavoro fino
a che un giorno chiese al fratello Leo di lasciare la costruzione e di andare a lavorare nella sua
sartoria. I due fratelli fanno buona coppia per 35 anni sino al 2000 quando Nicola decide di
andare in pensione.
Ed ora con 6 nipoti c’e’ abbastanza per tenersi occupati, direte, ma no! Nicola lavora ancora
due giorni alla settimana nel negozio G.L. Myles, un negozio d’ abbigliamento per uomo fondato
nel 1918 che e’ situato al 66 Queen Street, la clientela di questo prestigioso negozio vanta alti
Ufficiali dell’ Esercito Canadese, Giudici della Corte Suprema e della Corte Municipale.
Ed e’ la che ho incontrato Nicola mentre, appunto, lavorava su quel vestito da donna che ora
mi preocupava molto perche’ non sapevo veramente come Nicola se la sarebbe cavata da tanto
che il vestito mi sembrava complicato. L’ ammiravo e l’ ascoltavo mentre lui mi raccontava di
come e’ gia’ stato implicato nella promozione dell’ associazionismo della comunita’ quando
era Presidente della’ Associazione Sanmartinese. Poi si alza, prende il vestito lo alza e, con la
mia piu’ grande meraviglia, il vestito e’ impeccabilmente finito, bellissimo. Non posso fare a
meno di ammirare Nicola!
Guardo ora Nicola e Kent Wilkinson, il proprietario del negozio, quello che mi sorprende
e’ il rapporto di lavoro tra i due e come lavorano bene insieme, la maniera che hanno per
accogliere i clienti nel negozio, la maniera di come i clienti sono trattati, tra Kent e Nicola c’e’
un’ accordo, un’ armonia totale. E’ stata veramente un’ esperienza valorizzante guardare questi
due Artigiani lavorare insieme per la completa soddisfazione del cliente e del sottoscritto che
era la’ a guardarli con grande ammirazione.
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General Interest
The Discrimination against Immigrants and the Contradiction of
the Canadian Society during Prohibition and the Second World War
PART II
Antonio Nicaso
Journalist and author
As the years passed, the racism became ever more prevalent. On March 29, 1901 The Daily
Star wrote an article entitled “A stilettist goes to prison:” Michael Magno, the Italian who tried to
cut the throat of a fellowcountryman named Carlo Fazio last Sunday during a fight in the rear
of 117 Edward Street, was sent to the Central for a year. Fazio saved his throat at the expense
of his hand. Eight stitches were required to sew up the gash. “Italians must be taught that they
cannot be so free with their knives in this country,” said Police Magistrate Denison in passing
sentence. “In Italy there are 800 murders, every year in a 10,000,000 population. In Canada the
average is only one un 10.000.000, and we must
discourage the use of knives in order to keep the average down.” (The Daily Star, March 29,
1901, p. 2) Note the words used by Magistrate Denison: “Italians must be taught…;” not only the
two Italians that were arrested for using knives, but all Italians.” Newspapers complained also
about the nuisance created by Italian fruit peddlers, considered to be a menace to public peace.
AN ARMY OF NUISANCES – July 26, 1898
Italian Fruit Peddlers a Source of Menace to the Public Peace. The case of the Italian who
was arrested at Yonge street and Richmond on Saturday afternoon, has attracted a great deal of
attention. People have written to the paper to say that the Italian was arrested, not because he
had assaulted somebody, but because somebody had assaulted him. There is in every British
community a class of persons who are most delicately sensitive as to the privileges to be
conceded to the foreign resident.
The heated Chinese or the knifing Dago, is to these persons a vastly more interesting and
worthy citizen than the decent white man and whenever their outlandish favorites are mixed up
in a street brawl they rush into print with the statement that the foreigner has been abused, and
that some native-born black-guard has been responsible for the whole trouble. They so keenly
desire the maintenance of the privileges of the strangers within the gates that they are unable to
do justice to the members of their own household.
ABAND OF NUISANCES—The Italian who got himself into the hands of the police on Saturday
may be, in point of fact, a very decent man. But that is a question for the police magistrate. The
people of this nuisance- burdened city are more concerned with the fact that whatever he may
be himself, he is in very bad company. The presence of these Italian fruit peddlers in the downtown streets is become almost an intolerable nuisance. They are constantly impending traffic.
Wherever the Dago peddler plants his push cart there you shall find a turbulent eddy of disturbance
of what should be a well-ordered, uninterrupted and peaceful stream of vehicular and pedestrian
motion. That is not all. They are so many storm centers, from which are thrown out breaches of
the peace. The sympathetic person to whom reference has been made are always complaining
that the Italians are the aggrieved parties; that they are a law-abiding lot, plying a peaceful and
legitimate trade, minding their own business, interfering with no one, and fighting only when by
reason of some invasion of their rights, they are forced to do so. If would be folly to say that an
Italian fruit vendor cannot be a good man. It is always folly to condemn indiscriminately all the
members of any class. But at least three incidents
that have come under the personal observation of the Star reporters are of a kind to suggest
the cause of these riots which are constantly taking place in the neighborhood of the Italian fruit
cart air banana stand. (The Daily Star, July 26, 1898, p. number 1) The general consensus was
that immigrants had to be “cleaned out”:
THIEVERY AND ABUSE SHOULD BE CLEANED OUT
ADESSO TOCCA A NOI!
di Carletto Caccia
Prima di esplorare quanto viene discusso dai parlamentari in questi giorni, occorre notare
che il 6 giugno la stampa canadese, salvo rare eccezioni, si è dimenticata di commemorare lo
sbarco degli Alleati in Normandia nel 1944, data di grande significato nella storia della seconda
guerra mondiale. E come mai?
Perché la stampa era assorbita dal sensazionale arresto di 17 terroristi nostrani che si erano
prefissi, tra l’altro, di decapitare il Primo Ministro. Anche nei corridoi del parlamento la notizia
del terrorismo canadese e dei 17 musulmani arrestati ha suscitato scalpore ed è diventata
argomento di conversazione e riflessione. Naturalmente non mancano quelli che puntano il
dito verso la comunità musulmana, come se fosse lei la colpevole. A questo riguardo dobbiamo
fare attenzione e prevenire che la comunità musulmana diventi il capro espiatorio del terrorismo
nostrano. Ricordiamoci che a suo tempo noi non siamo stati dichiarati colpevoli delle malefatte
della mafia. Ricordiamoci che la comunità irlandese non venne messa al bando a causa del
terrorismo in Irlanda. E ricordiamo che i canadesi di origine serba non vennero incolpati delle
atrocità commesse a suo tempo nella ex Jugoslavia. Anche nel caso che stiamo considerando,
dobbiamo concludere che la maggioranza dei musulmani sono brava gente che cerca di
sbarcare il lunario come noi, con le stesse preoccupazioni e le stesse aspirazioni per il futuro.
Grazie alla Carta dei Diritti e delle Libertà si può dire che oggi in Canadà non c’è posto per
l’anticattolicesimo o per l’antisemitismo, come era il caso a suo tempo, così come non c’è
posto per sentimenti antiislamici né a livello comunitario, né a livello nazionale.
Il compito dello stato sarà quello di decidere se tra i diciassette arrestati ci siano dei
colpevoli e, in caso affermativo, di punirli secondo le leggi del paese. Infatti la supremazia dell
legge è la forza che ci unisce, è un contratto sociale basato su due principi fondamentali: che
la legge è uguale per tutti e che si è innocenti fino a quando dichiarati colpevoli. Questi principi
valgono per tutti, i contraenti del patto sociale, che siano nati qui o altrove.
Questa è la forza del Canadà. Spetta a noi difendere questi principi, tramandarli ai nostri
successori, e in tal modo costruire un Canadà giusto: l’invidia del mondo intero.
The Italian fruit vendors are a public nuisance. Most of them should be driven off the streets.
The rest should be under strict and constant police surveillance. The alderman who makes this
a main plank in his platform will deserve much of his fellow-citizens, and will get it. (The Daily
Star, July 26, 1898, p. 1)
In 1908, in a letter sent to the Deputy Prime Minister, Clifford Sifton, Minister of Internal
Affairs, expressed concern over the arrival of other Italians, warning that “it was necessary not
to encourage Italian immigration in any way.” (“Clifford Sifton Paper”) In February 1909, the
same minister proposed that restrictions be placed on “anarchists, members of the Black Hand,
of the Mafia and of other similar organizations.” (“Immigration policy,” The Toronto Daily Star,
February 23, 1909, p. 6) Italians found themselves competing with other equally desperate
ethnic groups in a sort of war among the poor. Half of the fruit and vegetable shops in Toronto
were owned by
Italians, many of whom had emigrated from Termini Imerese, near Palermo, Sicily. Italians
were also barbers, shoe shiners, cooks, waiters, tailors, shoemakers, store owners, and street
organ players. But most of all, they were labourers who had been brought to Canada by companies
building the country’s burgeoning industrial infrastructure and opening new mines in its northern
regions. In addition to the lack of occupational health and safety regulations, there was no set
minimum wage. There was no unemployment insurance and no paid holidays for the workers—
and it was illegal to strike. In 1911, a blue-collar worker earned less than $400 a year (hardly a
substantial wage); wages on construction sites ranged from 15 to 20 cents an hour. Women
working ten hours a day would earn $4 to $7 a week. The historian Robert Harney writes, “The
first contribution made to the city by Italians were the sewers, that the fruit and vegetable
vendors, Italians from South and Central Italy, built in the Ward, when previously there existed
only black holes.” (Dalla frontiera alle Little Italies 225) The pick and shovel army was made up
of labourers recruited in Italy either by agents working for navigation companies, or by the
socalled padroni or bosses. The labourers filled up the third-class compartments for ships
destined for North America; the padroni were the driving force behind what, a royal commission
eventually described as “the commerce of human cargo.” (Nicaso 31) In those years, companies
and industry turned to padroni in order to supply them with labourers, in particular, non-union
labour prepared to accept wages of any sort. Their business consisted of connecting capital
investments with a body of readily exploited labourers. It was very lucrative for the padroni and
for the employers. “We were treated worse than black but – unlike them – we couldn’t speak
English,” Perri would often say, referring to his early years in Canada. (author’s interview to
Perri’s relatives, Hamilton
2004) He would explain how in those years Italians and other immigrants arriving from the
most depressed regions of Europe would be offered the most difficult and the worst-paying jobs.
In Welland, prior to being hired, Perri was asked to walk a steel wire, tens of metres above the
ground. If he had fallen, it would have been his tough luck. In other towns he had seen signs that
announced, “No rental available to Italians and Blacks.” The absence of laws protecting workers
resulted in worker abuse and exploitative employment practices. In 1912, for example, in Fort
William, a small city in northern Ontario, two brothers, Domenic and Nick De Prenzo, had been
seriously injured during a confrontation with the police and were subsequently sentenced to ten
years in prison.
Povero Luciano
Gonella!
di Carletto Caccia
Un commento su “Vale la pena di sentirsi italiani?”e il
comportamento da parte del governo italiano nei confronti dei
votanti all’estero, pubblicato nel Cittadino canadese e Ora di Ottawa
Come se il sentirsi italiani dovesse dipendere dal comportamento del governo
italiano! Povero Luciano Gonella, solo ora si è accorto dell’illusione del voto a chi ha lasciato
l’Italia…. Una volta trapiantato un albero, sono le radici nella terra nuova che contano per
tenerlo in vita, e non la pietosa immagine (di Luciano Gonella), “di essere gli eredi ed
ambasciatori di una civiltà antica che duemila anni fa, con le legioni romane, si era sparsa in
tutto il mondo…e che si era imposta, più che con le armi, con il diritto romano.” In Abissinia?
Entrando in guerra nel 1940? Che mi sbagli, non era questa la retorica che ci veniva amministrata
a scuola sino al 1945?
Il sentirsi italiani, Luciano Gonella, dipende da quello che si sente nell’animo,
e non dai politici a Roma, nè dalla retorica roboante. Dopo il ’45, eravamo in troppi in Italia,
dove non c’era abbastanza lavoro. Il governo, comprensibilmente, era ben lieto di veder emigrare
i propri figli e figlie. Siamo partiti perchè non c’era speranza nel luogo nativo. Non è il caso di
ricamarci tanto sopra. E se vogliamo continuare a sentirci italiani, facciamolo con dignità,
senza piagnucolamenti politici e lamentele. Il sentirsi italiani non ha bisogno di stampelle
politiche da Roma!
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Italy Continues Development With Rich and Long History
It is always difficult to find a slogan or a single sentence that
can fully describe the character of a given country. This is all the
more true for Italy. For tens of centuries, the Italian Peninsula has
always been the playground of an extraordinary set of different
cultures, states, economic achievements and regional traditions.
A foreigner who travels through Italy will experience different
landscapes and changing climates: from the amazing white
slopes and valleys of the Alps and the central “Appennini” range,
through the enchanting beaches and blue sea of the Mediterranean
South. The traveler will be surrounded _ at the same time and in
the same city _ by contemporary and ancient buildings, such as
the new avant-garde Show-House for the imperial Roman Ara
Pacis recently built in the center of Rome. The traveler will enjoy
the beauties of large, dynamic cities such as Turin, Milan, Rome
and Naples and at the same time will fall in love with dozens of
middle-size or small cities proud of their rich and long history.
Every spot he or she will look, will reveal insights of a colorful
and powerful reality that never stops living, working and changing.
Italy is mostly known all-over the world for its passion for life and
beauty, its “dolce vita” its art achievements and its culture.
Italy Moving to New Fields
But the truth of this country is that it has always strived to
explore new fields of activity and bring them to their best
performance. Let’s take the example of a famous city, like Pisa
in Tuscany. Its historic center with the steep tower, dating back to
the 12th century, never stops enchanting the tourist. In the same
city, though, old and new traditions live together. Nobel Prize
graduates, like Rubbia in Physics, used to teach at Pisa’s
universities, which today host some of the most advanced
laboratories and research centers in the world in the field of
robotics and medicine. This is the very same city where four
centuries ago Galileo started his experiments that paved the
way for modern science and that is surrounded by high-tech
industrial clusters in the mechanical and motorcycle sector.
As you may see, thus, it is difficult to synthesize and present
in a few words a country like Italy. Host for centuries to ancient
civilizations and cultures, such as the Etruscans, the Roman
Empire and Christianity, paving the way to modern thinking and
science starting with the Renaissance period, Italy is today the
sixth economy among OECD members, the fourth in the EU and
the seventh in the world.
Balanced Economy
Its economy is well balanced between the manufacturing
sector (almost 28 percent of GDP) and services (70 percent).
The Italian economic landscape is characterized by thousands
of dynamic small- and medium-sized enterprises but also by
large firms well ahead in some key technological sectors. This is
the case of the Finmeccanica Group in the fields of aviation,
aerospace, weapons, transport; Ferrari, Maserati, Alfa Romeo
and Piaggio in the automotive sector; Techint and Danieli in the
field of equipment and technologies for the steel industry; Eni
and Enel in energy and petrochemicals; and ST Microelectronics
in the chip industry, just to name a few.
The share of the services sector in the GDP is increasing as in
all major and most advanced economies in the world. Italy has
one of the largest and most developed telecommunication
markets in Europe (the per capita ratio of mobile phones is one of
the highest, thus permitting the Italian firm TIM to be one of the
biggest in this sector in the EU) and is investing heavily (seven
billion euros) in transport infrastructures, especially in port and
railway facilities devised to connect the peninsula with Europe’s
and the Mediterranean’s major hubs. Needless to say, how well
developed are the tourism, leisure, entertainment and
gastronomy industries.
Italian Reforms
In the last few years, the Italian government has undertaken
reforms to enhance assets and productivity that needed
stimulation. Since the 1990s the banking sector went through a
process of concentration and increase in the average dimension
of credit companies. The intervention of the public sector in the
economy has been widely reduced through a long series of
privatizations and liberalizations that have enhanced competition
and further opened many key markets. Fiscal reforms have been
designed to help firms and consumers increase investments
and consumption and have led to a lowering of both the corporate
and the direct tax. Furthermore, Italy has a wide network of
agreements against double taxation with all major trading
partners in the world, including Korea.
Since 2004, a new corporate law, which dramatically
improved rules for company start-ups, organization and
administration, is in force. This reform has brought Italian
corporate law in line with that of most other advanced countries,
introducing simplification and greater flexibility for companies’
decision-making and investments. In the last few years, Italy
updated its labor legislation in order to allow for more options,
flexibility in the management of human resources and labor, and
the selection of professional skills. To achieve this end, more
options in the labor market have been introduced such as “lease”
job contracts, greater room for part-time and job-sharing among
workers, freelance collaborations with companies for specific
projects, and so on.
Thanks to these reforms and the investments made in
education and the acquisition of professional skills, the
unemployment rate has diminished significantly. The government,
furthermore, and in compliance with EU rules, has streamlined
a wide-range of incentives and support schemes in order to help
business start-ups and investments, especially in the southern
regions. Turning now to non-economic issues, it is worth
mentioning some reforms that have recently modernized both
the school and the university education systems. These reforms
have been conceived to give better education and professional
qualifications to the young, to improve the performance of S&T
research and stimulate cooperation among universities and firms.
Finally, the interaction between citizens and the public
administration is being made smoother and quicker; major
innovations are gradually being introduced to develop a full egovernment system and to make it more “user-friendly” for
everybody. The Italian economy has begun reaping the effects of
these reforms: Manufacturing output in the first months of 2006
has experienced a sharp increase and the prospects for economic
growth are bright.
Scientific, Technological Researches
A full and complete picture of contemporary Italy cannot
omit the engagement of Italian researchers to foster scientific
and technological discoveries. The excellence in the science
field has roots in the enormous development of fundamental
science carried out since the 16th century. This development
allowed _ through continuous efforts _ achievement of worldwide,
well-recognized contributions of scientists like Natta in chemistry,
Marconi, Fermi and Rubbia in physics, Levi Montalcini in
medicine, all among others, Nobel prize graduates. Creativity
and a well-established network of universities and research
centres is the key of Italian success in the field of science and
technology. Science, at the highest level, requires not only well
equipped laboratories, but also a large ability to overcome the
barriers of common knowledge with new and revolutionary
interpretations of results and observations. It is typical of the
nature of Italians to put in the basket of scientific knowledge both
intelligence and fantasy. At present, Italy is considered among
the most advanced countries in several S&T fields.
We can be reminded of some of them: fundamental science
(physics, chemistry, materials), health and vaccines, aerospace,
mechanics (both in the field of car design and in the field of
industrial machinery devoted to almost any kind of advanced
production process), renewable and new energies (mainly solar
thermodynamics and hydrogen, as energy vector and related
technologies) and so on. The reader will now have a brief outline
of Italy and its life, but will still be a long way in appreciating and
exploiting the potential and richness of this country. The best
way is to visit Italy _ as a tourist in its beautiful cities, museums
and landscapes; as a businessman in its trade fairs; as a student
at its universities; or as a scientist in its research centres. All this
and more you will find in this fascinating country.
ST. ANTHONY SCHOOL STILL MEAN GREEN SEVEN YEARS AFTER
TRANSFORMATION PLAN BEGAN
Councillor Diane Holmes helps students with planting event and utilize outdoor classroom
City of Ottawa Councillor Diane Holmes along with Joe Mendes, Dealer Principal at Mendes
Toyota, were at St. Anthony School this morning to join students, parents, and teachers for a
planting event. With the winter months now in the rearview, St. Anthony School took the time to
clean up and prepare its green space for the event as the school continues to maintain its
naturalized school ground. Before the plantings, Mr. Mendes presented St. Anthony School with
a cheque on behalf of the Toyota Evergreen Learning Grounds program, a program that is
sponsored by Toyota Canada and involves all of its dealerships across Canada, including
Mendes Toyota in Ottawa. The program provided the school with additional funding ($800) in
2006 to be able to maintain its beautiful school ground. “It is so important to be involved with
the schools within our community,” says Mr. Mendes. “It is the Ottawa community that Mendes
Toyota serves and we are proud to support these initiatives that help make it better for the
children and the community as a whole.” “The children benefit from having green space at
their schools, and the community benefits as well; most of all, the Earth benefits when healthier
choices are made to create safer, and greener spaces, for all to enjoy,” says Councillor Holmes.
The Toyota Evergreen Learning Grounds program motivates and supports school ground greening
projects by also providing resources and expert assistance. It was with the help of Evergreen
Learning Grounds Associate Ann Coffey that St. Anthony School created a school grounds
transformation plan in 1999 that has ultimately transformed a dull concrete space into a vibrant
school ground that includes active areas for children to run around and play, as well as quiet
natural areas where they can sit, relax, talk, and read in the shade. In many cases, transformed
school grounds can also become venues for teaching students about nature and about sustainable
environments, and even about where food comes from by including the physical and visual
spaces into the curriculum. “The natural school ground has been used for whole class teaching
of science concepts and kept by the environment club through planting and ensuring the garden
areas are clear and clean,” says Ms. Swanson. “Many kids enjoy the gardens as a quiet space
where they can visit with friends or read.” The students played a significant role in helping to
design the outdoor classroom at St. Anthony School. Ann Coffey and the school staff consulted
students directly to find out what they wanted for their school ground, offering them a true sense
of ownership over their school. Asking the children first allows them to share mutual respect
and responsibility, and it has also developed citizenship among the students at St. Anthony
Since 1993, the Toyota Evergreen Learning Grounds program has distributed more than $1
million in grants,helping more than 1,800 schools across Canada in creating healthy, safe, and
dynamic natural school spaces where the students can learn, play, and develop a genuine
respect for nature and each other. “Evergreen was founded on the idea that nature is a critical
element of healthy, vibrant cities and nowhere is that more important than at our children’s
schools,” says Ann Coffey. “When we bring nature back to our school grounds, we nurture
learning and cultivate communities.” Since 2000, Toyota Canada and its 229 Dealerships across
the country have contributed more than $4 million to Evergreen’s national Learning Grounds
program.
About Evergreen: Evergreen is an innovative charity that builds the relationship between
nature, culture and community in urban spaces. Since 1991, it has engaged people in creating
and sustaining healthy, dynamic outdoor spaces across Canada - in schools, communities and
homes. Its entrepreneurial approach to social responsibility creates vibrant neighbourhoods, a
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World Cup Soccer 2006
Stretto
Indispensabile
Mondiali di calcio Germania 2006: gli italiani d’Australia davanti al bivio del tifo
by Salvo Taranto
MELBOURNE- Chi avrebbe mai potuto immaginare che nell’Anno Domini 2006 l’Italia avrebbe
incontrato l’Australia negli ottavi di finale di Copa del Mondo di calcio? Questo storico incontro
della palla rotonda avra’ un enorme impatto sulla comunita’ italo-australiana che per la prima
volta dovra’ scegliere e mostrare le sue priorita’ sportive. Gli italiani, prima e dopo la seconda
guerra mondiale, hanno contribuito allo sviluppo di questo sport che per lunghissimi anni e’
stato considerato un passatempo degli emigrati sia anglosassoni che europei. Ma furono proprio
questi emigrati a portare sulle platee piu’ alte della scena calcistica l’undici verdeoro che fino
all’incontro con la Croazia era considerato semplicemente un autentico outsider.
Vogliamo ricordare che dal 1950 fino alla formazione della nuova Lega di Calcio Australiana,
squadre di origini italiane dominarono la scena calcistica, Si inizio’ con l’ arrivo di giocatori di
Serie B e C, alcuni sulla soglia del ritiro, dal 1950 al 1960, per continuare nel 1977 con l’
avventura di Roberto Vieri, seguito da Rampanti, Evani e Colombo, questi ultimi membri del
glorioso Milan di Sacchi e Capello. Vieri e’ stato indubbiamente uno dei giocatori che ha
cambiato la faccia del calcio australiano con la sua enorme classe . Da ricordare pure che
Christian Vieri, l’ eroe italiano dei Mondiali 2002, ha dato i primi calci alla palla rotonda proprio
in Australia.
Oggi l’ Australia “esporta” giocatori in tutto il mondo, si, anche in Italia, e gli ultimi arrivati
sono Marco Bresciano e Vince Grella del Parma.
In questi ultimi anni il calcio Australiano ha fatto passi da giganti, e cio’ deve attribbuirsi
proprio agli emigrati, specialmente noi italiani, basta leggere la formazione di Guus Huddink.
Con rammarico, ma allo stesso tempo con grandioso orgoglio, noi italiani d’ Australia, di
prima, seconda o addirittura di terza generazione, dobbiamo decidere per quale squadra
tifare. Sarebbe stato molto piu’ bello rimandare di uno o piu’ incontri questo “ duello calcistico”,
ma il fato ha deciso cosi’.
Chi scrive, anche se ha vissuto la maggior parte della sua vita in Australia, tifera’ ITALIA, suo
figlio invece AUSTRALIA, anche se ha nel cuore l’undici azzurro che ha sempre seguito sin dall’
infanzia.
Cosi’, per poche ore, intere famiglie saranno divise sportivamente, ma una cosa e’ certa,
sara’ il vero calcio giocato in campo a trionfare, anche perche’ indifferente dal risultato, alla
fine non ci saranno nè vinti nè vincitori. Nel susseguente incontro dei quarti di finale, l’intera
comunita’ italo-australiana sara’ nuovamente unita. Speriamo che si possa andare fino alla
finale e, perche’ no, addirittura festeggiare il trionfo del prestigioso trofeo.
A Melbourne fervono i preparativi della grande sfida. Australiani, italo-australiani e milioni
di vecchi patiti e convertiti al calcio non dormiranno l’ intera notte. Dato il fuso orario, in
Australia l’ incontro verra’ teletrasmesso alle ore piccole del mattino. Enormi schermi televisivi
verranno installati in zone centrali della citta’ e a Federation Square si anticipa un partecipazione
di circa 200.000 persone.
Carlton, il sobborgo italiano a pochi passi dal centro di Melbourne, ospitera’ oltre 50.000
tifosi dell’ undici azzurro ed anche qui l’ incontro verra’ seguito su giganti schermi. Lygon
Street, il centro della ristorazione italiana, sara’ chiuso al traffico per 24 ore e tutti i ristoranti ed
altri negozi italiani, saranno il punto di riferimento della tifoseria italiana. Non mancheranno le
tradizionali bandiere, striscioni, palloncini tricolori ecc. ecc. Ci saranno altri centri pubblici e
privati che ospiteranno simili manifestazioni. L’ intero continente australiano seguira’ con
trepidazione questo incontro da fantascienza. Sara’ una notte e giorno di festa per la nostra
comunita’ dell’ intera Australia che ha contribuito per oltre 150 anni allo sviluppo, e non solo
calcistico, del nuovo continente “downunder”.
A fine partita una parte festeggera’, l’ altra rimpiangera’ quello che avrebbe potuto essere.
Ma per noi italo-australiani sara’ sempre un trionfo del calcio e l’ avventura Mondile 2006
continuera’ almeno per un’ altra partita, e nel caso dell’ undici Australiano, il sogno proibito e’
stato gia’ realizzato. Intere famiglie, dopo un breve divisione sportiva, saranno nuovamente
riunite e grideranno a squarciagola: Forza Italia!! o Forza Australia!! E tutti saranno orgogliosi
delle prestazioni delle due squadre.
Il pronostico della vigilia dice Italia, il cuore dice Italia, ma sara’ difficile ignorare in campo
la presenza degli italo-australiani di Melbourne (Bresciano e Grella) e di Adelaide (Aloisi), veri
artefici della qualificazione australiana alla fase finale dei Mondiali contro l’ Uruguay. A Melbourne
Bresciano e’ stato il realizzare del gol che ha pattato quello dei sudamericani dell’ in contro d’
andata, e John Aloisi ha convertito il calcio di rigore decisivo.
Cosi’, in questa cornice, per circa 2 ore la comunita’ italo-australiana, e non solo quella
sportiva, vivra’ la sua piu’ bella ed attesa esperienza calcistica. Il countdown e’ gia’ iniziato, ora
si attende il fischio d’ inizio. Il resto fara’ parte della storia e del folklore del calcio mondiale.
E questa volta saranno gli italo-australiani a recitare la parte principale, proprio come nel 1982.
E vinca il migliore!!!
THE WORLD CUP: A CULTURAL SMORGASBORD
Des Moines Register
Jerry Anderson
Although the prospect of seeing fantastic soccer is a draw for
true fans, for me the World Cup tournament is a chance to bask
in a cultural smorgasbord without leaving my living room. And in
a world that seems to be becoming more monocultural every
day, it’s a rare treat.
I won’t try to convince you that soccer is the world’s greatest
game. Many Americans sneer at soccer as an elitist sport, even
though around the world, the poorest of kids find joy in the
simple game by playing in the dirt with bare feet. No special
equipment is needed : just a ball and a couple of sticks for goals.
Part of its beauty is its simplicity.
Others find the game boring, seizing on the 0-0 draw as the
equivalent of watching paint dry. I could wax poetic about the
beauty to be found in a goal-less draw, but I won’t. Even if you
think soccer in general is not for you, though, let me tell you why
the World Cup is different. Of course the games themselves are
often epic battles, with their turning points burned forever into
the minds of fans worldwide. When Argentina legend Diego
Maradona used the “hand of God” to coax in a header in the
1986 quarterfinal against England, or when Italian star Roberto
Baggio missed a crucial penalty kick in the 1994 final, another
legend was born.
For the world’s premier players, the World Cup is typically
the defining moment of their careers. Unlike Olympic basketball,
where some of the best players decline to play or seem like they
are treating it as a second-rate vacation, the World Cup is what
soccer players live and breathe for. And, unlike the “World”
Series, this truly is the championship of the world.
But aside from the sheer intensity of the matches, for me, the
World Cup is about culture. With the rise of globalization, national
identities are becoming more and more blurred. You can get off
a plane in Frankfurt or even Beijing and get the same Big Mac
you could get in Des Moines. Want to get famous Turkish coffee
in Ankara? They have a Starbucks, for heaven’s sake. On a visit to
Oxford, England, rather than finding myself in some quaint bed
and breakfast, I ended up in a Holiday Inn. In Mexico, you can
buy your groceries at Wal-Mart. Is there no “there” anywhere?
The World Cup serves to allay those feelings of cultural
annihilation. In spite of the rise of globalization, each nation’s
team still has unique characteristics that make for interesting
comparisons. For example, the German team, this year’s host,
displays the same kind of precision you find in their train
schedules. The passes are crisp, the attack methodical. In
contrast, the favored Brazilians play with a flair that reminds you
of Carnaval. To their fans, the beauty of the game is at least as
important as the final score, although they manage to have
enormous success while seeming to have a lot of fun.
The Italians are known for their passionate play and tend to
wear their hearts on their sleeves. They can be expressive, let’s
say, to the opposite team and even to their own teammates. This
can sometimes include rather poetic pleas to the referees. When
the United States plays Italy in the first round, watch for an Italian
player to fold his hands in a prayerful attempt to have the call go
his way.
The French have incredible talent, but are sometimes prone
to bouts of self-doubt, which always reminds me of the
introspective excesses of their great artists and philosophers.
The culture watch extends to the fans as well. When I attended
the 2002 Women’s World Cup match pitting the U.S. against
Nigeria, the stands were full hours before the game with fans
decked out in colorful costumes, dancing endlessly to the beat
of African drums. The party lasted throughout the game, even
though the U.S. won 6-1.
So does the American team, with all of our multiculturalism,
still have defining characteristics? Absolutely, and our strength
stems from that diversity. Just as our society weaves the qualities
of various cultures into a resilient, colorful fabric, the U.S. national
soccer team blends the talents of players with diverse styles and
strengths for an impressive final product - from the rock-solid
defense of Eddie Pope, to the impressive speed of DaMarcus
Beasley, to the creative playmaking of Landon Donovan. The
American team is also known for the “can-do” spirit that has
characterized our culture from the colonial days. Until recently,
American teams could rarely match the pure talent found in
other parts of the world, where kids learn to kick a ball before
they can walk. But for sheer determination, guts, and effort, the
United States team is second to none. When our team takes the
field, they are a reflection of the country’s own proud spirit.
The celebration of cultural differences is not a glorification
of ethnic purity. True, every member of Iceland’s women’s
national team has blonde hair and a name ending in “dottir”
and you will not confuse their team with the Nigerians. If a goal
was scored by Gudrun Gunnarsdottir, you knew which team it
was for. Nevertheless, even though a player must be a citizen of
the nation he plays for, most of the teams are of mixed ethnicity
these days. For example, France’s star, Zinedine Zidane, is of
Algerian descent, and the French national team has players of
African, Indian, and Caribbean origins. Yet the team is
unmistakably “French.”
Enjoying the cultural scenery of the World Cup adds another
dimension to the sport itself. While stereotypes are undoubtedly
dangerous, recognizing the variety of approaches makes the
experience a little like a quick trip around the globe. If everyone
and everything were the same all over the world, what would be
the point of going? In our pluralistic, globalistic society, it is
somehow comforting to me to know that when Sweden plays
Ecuador, it won’t be hard to tell which team is which, and the fun
of comparing the variety of ways to kick the ball into the net will
begin.
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World Cup Soccer 2006
ITALIAN SOCCER: NOW THAT’S AMORE
John Canalis
Long Beach Press Telegram
No offense to American soccer fans, but I am not going to root for the USA against Italy
Saturday in the World Cup. I am pulling for the team in blue that would be Italy even though
I was born in this country and grew up nursing bruises from slide tackling on dry Southern
California fields. Soccer loyalties are complex, just like they are in what Americans call football.
Many root for USC, for example, even if they went to another college.
In soccer, American fans like winners, too. They back foreign clubs because they or their
parents came from elsewhere. European and Latin American leagues are better, though Major
League Soccer (MLS) is steadily improving. So why Italy? My father was born and raised in Peru.
Pretty far from Italy, I know, but his parents immigrated to Lima from Italy. My moms parents
were also Italian but they came to the United States.
My blood is Italian, but my cultural influences are American, both South and North. The
children of immigrants tend to grow up playing soccer. I did my duty as a so-so defender. Back
in the 1970s and 1980s, the decades of my childhood, the U.S. had lousy national teams, so I
adopted Italy. I caught World Cup fever at age 11 in 1982 in Switzerland. The tournament was in
Spain, and my family and I were living in an Italian neighborhood in Zurich. Time stopped
throughout Europe during that cup. Stores closed. Streets emptied. Soccer ruled. My father and
I caught games on TV, and he turned me on to the Italian team. When Italy beat West Germany
3-1 in the final, our Italian neighborhood went nuts. The Italians, much like Hispanics here, were
a visible working-class minority in primarily Germanic Switzerland, and they took to the streets.
Olive-skinned people draped in flags jumped into fountains; the honking, singing and partying
lasted for hours. That tournament is now considered the second-best in soccer history after the
1970 cup (Brazil trounced Italy in the final).
Since 82, Italy has disappointed. Even though they are always highly ranked, the three-time
cup winners break hearts every four years. Take 2002. I watched with Robin, my soon-to-be wife,
at her Bluff Park apartment. She was a newcomer to soccer, and I boasted about Italy, only to
watch them lose in the one-eighth finals to South Korea, hardly a powerhouse. I went to my
parents house in L.A. in 1998 to watch Italy play France in the quarter finals. Italy lost, in the
weakest manner, on penalty kicks. But that wasnt the worst of it. The real red card of all
memories I wish I could erase took place right here. In 1994, Italy made it to the cup finals at the
Rose Bowl against, of course, Brazil.
At the time, both teams had three cups, so the game meant even more. And, as soccer fans
know, Europeans win in Europe and South Americans win in the Americas. Plus, yellow-andgreen Brazil won over plenty of the red, white and blue, who always like a champion. I remember
watching inches from the TV with my roommates in Belmont Heights. Italy played lazily, forcing
the match to be decided by penalty kicks. One Italian kick famously sailed well over the goal.
Brazil won. Mama mia. So I will root from the other side of the world for Italy once again, this
time against my home team. I hope it doesnt come down to penalty kicks.
Company Makes the Game
By Santino Filoso
The atmosphere on Preston Street was incredible! The streets were packed with people
eager to catch a glimpse of the sleek Ferraris. When the amazing cars were done racing
around, many people including myself flocked to St. Anthony’s soccer club to watch the Italian
soccer team take on the United States in what was a very important World Cup game for both
sides. I was excited, as it was my first time going to St. Anthony’s to watch the game and I’d
heard only good things about it. Words couldn’t prepare me for what waited. Everything people
had said about it was true. The atmosphere was spectacular. There was a great mix of young
and old people, men and women, all crammed into the basement room. Everyone talked
excitedly before the game started. They talked about every detail, about every player’s worth to
the team and every possible outcome. The buzz of chatter in the air was contagious and I could
feel my excitement building. I was lucky enough to grab a seat near the back of the room and
after I settled in, the game soon began. For me, not only was the game mesmerizing but so were
the people sitting in front and all around me. Shouts of “FORZA ITALIA!” and “FORZA AZZURRI!”
filled the room every time Italy had the ball. As the Italian team buzzed around the American net
seconds before they scored the opening goal, the crowd in the room held their breath and
waited patiently. They were soon rewarded and the room exploded with cheers. Everyone was
on his or her feet clapping, singing and waving flags and banners. Sadly, this elation quickly
evaporated when Italy scored an own goal after an odd bounce off a defender’s leg. It was the
complete opposite as people all around shouted curses in both Italian, English and I think I
heard some French as well. The audience both loved the referees and hated them, depending
on if the call was in Italy’s favor or not. After a few red cards and an exciting but scoreless
second half the game was over and unfortunately the people in St. Anthony’s had nothing more
to cheer about. I had a fantastic time and thoroughly enjoyed myself. As much as I wanted Italy
to win, I think that the atmosphere created by the passion of the fans all around me was much
more rewarding. For this reason I’ll be at Italy’s next game and I hope that you will come and
part take in this great experience too. The World Cup comes only once every four years, so why
wait?
Tony Rota Soccer Challenge
To The Association Rapinese, Team Lorenzo
Micucci
Tony Rota Trophy
Frank Plastino
Cup
To The M&U old Timers Team, Floriano Urbisci
To the Association Pretorsese Team, Silvio Colasante
Steno Rosanese
Cup
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La Festa di Sant’ Antonio - Giugno 2006
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Italian Week Launch - June 2006
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General
E DIO DOV’ERA?
di Ermanno La Riccia
Il Papa,Benedetto XVImo, nel suo viaggio in Polonia, si è recato a pregare ad Auschwitz
dove la furia assassina nazista aveva sterminato milioni di innocenti.
E Dio dov’era ? » questa frase la pronunciavano in tanti, tantissimi, di tutte le razze,
cattolici,cristiani e non cristiani, esasperati e feriti nei loro sentimenti e nella loro umanità
davanti allo scempio che i nazisti di Hitler, nel corso della seconda guerra mondiale, facevano
ammazzando, bruciandoli vivi nei forni crematori, milioni di esseri umani. Davanti alla
impossibilità di fermare i rastrellamenti e la ferocia impassibile di quelle bestie dal volto
umano, cercavano di interrogarsi sulla natura del loro Dio, di quel Dio nascosto a cui tutti
chiedevano aiuto.
Confesso che anch’io, molti anni dopo, durante l’estensione del racconto contenuto nel mio
libro «Infinito Amore » ho pronunciato parecchie volte a me stesso quella frase angosciante
perché la trama del mio racconto si svolge nel più famoso dei campi di sterminio nazista:
Auschwitz.
Giorni fa la stessa frase è rimbalzata da più parti durante la visita del Papa in Polonia e
Benedetto XVImo, che è andato a pregare nel campo di Auschwitz , ha dato col suo discorso
alla folla, una esauriente risposta a quell’interrogativo.Il viaggio del Papa in Polonia, della
durata di quattro giorni, ha avuto due importanti significati: rendere omaggio al suo predecessore,
Giovanni Paolo II ed al suo popolo, di cui lui era stato un fervente ammiratore ed un fedele
seguace. E’ voluto tornare nei luoghi dove Carol Wojtyla era nato, dove aveva vissuto come
prete, come parroco e come vescovo prima del pontificato.
Il secondo motivo era quello di tornare nei luoghi dove i nazisti, ossia i suoi connazionali, si
erano resi colpevoli di uno dei più efferati crimini contro l’umanità: l’olocausto di milioni di
esseri umani. E Auschwitz era diventato il simbolo dell’orrore, dove , durante l’ultimo conflitto
mondiale del 1939-45, sono stati mandati a morte milioni di esseri umani innocenti,
uomini,donne, vecchi e bambini.
In Polonia Benedetto XVImo è stato accolto con lo stesso calore con cui veniva accolto il loro
grande Papa Giovanni Paolo II. La sua prima tappa è stata la capitale, Varsavia, ormai rinata
dalle macerie dell’ultima guerra ed in via di offrirsi come tappa importante nel futuro dell’Europa.
In questa città egli ha trovato una popolazione festante che del cattolicesimo ha fatto la sua
bandiera.
Poi si è recato sulla Jasma Gore, la collina luminosa, dove sorge il famoso santuario della
Madonna Nera di Czestochova, luogo caro a Papa Wojtyla, dove ha celebrato una messa
davanti ad una moltitudine di fedeli. Con questo viaggio egli ha toccato la città di Cracovia dove
Giovanni Paolo II è stato vescovo e le città di Wadoice, e Kalwaria Zebrzydowska.
Infine si è recato a pregare nei luoghi dove gli uomini di Hitler avevano creato il più grande
campo di sterminio e dove per gli ebrei si è consumata la più grande tragedia di questo
popolo.Per avere un’idea di quello che è accaduto bisogna risalire agli anni della seconda
guerra mondiale, 1939-1945 quando il potentissimo esercito di Hitles, occupò, nel giro di un
mese, prima tutta la Polonia e poi continuò la sua marcia occupando tutti i Paesi Bassi, la
Francia invadendo, con la complicità dell’Italia, il resto dell’Europa.
Non staremo qui a rievocare la storia di quegli anni di fuoco ma vogliamo soltanto dare una
idea di quello che è stato « l’olocausto » evocato dagli ebrei che in pratica è stato anche
l’olocausto di tantissimi esseri umani che ebrei non erano e che sono morti nei vari campi di
sterminio creati dalla pazzesca furia nazista.
Dunque i prigionieri nella gran parte erano civili, uomini di tutte le età, donne e bambini.
Erano presi di mira in gran parte gli ebrei in qualsiasi parte essi si trovavano. Ma c’erano anche
tanti non ebrei:li caricavano sui vagoni bestiame nelle stazioni ferroviarie e li spedivano in
Germania dove avveniva lo smistamento verso i vari campi di lavoro e di morte.
In questi campi , secondo il racconto dei sopravvissuti, quasi ogni giorno venivano fatti
sfilare davanti a dei militari i quali facevano la selezione:quelli che venivano ritenuti idonei per
fare certi lavori li mettevano da una parte e gli altri da un’altra parte dove venivano fatti
spogliare completamente nudi e con la scusa che dovevano fare una doccia, li facevano
entrare nelle camere a gas dove venivano soffocati e poi buttati nei forni crematori per ridurli
in cenere. I più deboli ed i meno adatti a lavorare erano le vittime preferite. Gli scampati di
Oswiecim, un piccolo paese della Polonia, che in tedesco era diventato Auschwitz, e degli altri
campi di Dacau, Bergen Bergen dove è morta Anna Frank, la bambina che nel suo diario ha
denunciato al mondo le agghiaccianti peripezie di tanti poveri disgraziati. Dopo la liberazione
una parte di essi ripararono ad Israele, molti a New York e Montreal. Solo poco tempo fa sono
riusciti a far aprire gli archivi di quell’olocausto dove morirono 6 milioni di ebrei,40 mila
zingari,80 mila polacchi e ungheresi,rumeni, russi e di tanti altri paesi e furono ritrovati tonnellate
di agghiaccianti documenti.C’erano anche parecchi italiani tra cui la figlia del re d’Italia
Mafalda di Savoia.
Davanti a tanto scempio ed a tanto dolore c’è chi continua a chiedersi «E Dio dov’era ? ».
Io non me lo chiedo più perché un personaggio del mio libro l’ha già data la risposta: «
Dio,dice Elisabetta a Francesco, è in ognuno di noi e se non ci fosse Lui ne dovremmo inventare
uno…perché ci da la forza di resistere in questo inferno ». Il nostro non è un Dio vendicatore
perché ci ha dato la libertà di scegliere tra il bene e il male. « Ed allora …anche chi muore vivrà
in eterno, dice il Vangelo. Se noi crediamo in Lui dobbiamo accettare anche la morte…come
Cristo ha accettato la sua morte ».
Il Papa tedesco ha avuto il coraggio di andare a pregare a Auschwitz davanti al muro della
morte ed a chiedere perdono a tutti coloro, morti e vivi ,vittime di questo obbrobrio.
« Parlare nei luoghi dell’orrore, dove crimini senza precedenti furono commessi contro Dio
e contro gli uomini è praticamente impossibile,ha detto Benedetto XVImo, ed è particolarmente
difficile e sconcertante per un cristiano, per un papa Tedesco ».
Seguendo le orme di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI si è recato a pregare nella cella dove
è morto di fame padre Maximilian Koble, un francescano polacco che aveva volontariamente
preso il posto di una famiglia polacca condannata a morte dai tedeschi.
Benedetto XVImo è stato soprannominato il Papa della riconciliazione per aver avuto il
coraggio, da tedesco, di parlare a coloro che dei tedeschi sono state le vittime.
TREMAGLIA: PER IL REFERENDUM GLI ITALIANI ALL’ESTERO HANNO
VOTATO A FAVORE DEL SI. GRANDE SODDISFAZIONE
In Italia i SI hanno perso, all’estero i SI hanno vinto.
· Lo diciamo a pieni polmoni e con soddisfazione. Ha un senso anche di rivincita e soprattutto
con questo evento si chiude il tentativo dell’ignobile linciaggio fatto nei miei confronti dopo le
elezioni politiche.
· Nel pronunciamento degli Italiani nel mondo per il SI al Referendum della nuova
Costituzione i SI hanno ottenuto più del 51% complessivo.
· Nel Collegio elettorale Africa-Australia i SI sono arrivati al 53% ed è molto significativo
perché sembrava tutto a sinistra. In Nord America-Canada i SI si hanno raggiunto il 52,8%, in
America Latina si è arrivati ad uno straordinario 63%.
· Certamente io ho appreso questi risultati con profondo orgoglio anche perché la stampa e
la televisione di qualsiasi parte hanno mantenuto un irresponsabile silenzio come se non ci
fossero più di 2.500.000 elettori che operano con grande successo al di fuori dei nostri confini.
· Questo risultato mi appaga dopo tante amarezze e propone una iniziativa politicoparlamentare di grande rilievo. Per questo io continuo a proporre, al di là della presa di
posizione di ciascuno dei Deputati e dei Senatori eletti all’estero, di costituire una Commissione
bicamerale dove si possa discutere ed approvare linee ed iniziative degli Italiani eletti al di là
dei confini.
Debbo dire purtroppo che il Comitato Generale dei SI, così come quello di Sinistra, hanno
quasi del tutto, forse del tutto, ignorato l’importanza e persino l’esistenza elettorale degli
Italiani all’estero.
Ritengo che questo risultato riproponga in primo piano i problemi politici, culturali ed
economici degli Italiani nel mondo in uno sforzo unitario al di sopra di alcune faziosità dei
Partiti.
Dico GRAZIE ai rappresentanti delle altre forze di Centro Destra che hanno agito questa
volta in modo unitario all’estero, agli Azzurri nel Mondo con l’On. Rivolta ed il Cav. Gentile, al
Comitato Tricolore con il sottoscritto e con il Cav. Ferretti, all’UDC con il Sen. Trematerra ed alla
Lega con il Sen. Stefani.
Si è iniziata una nuova grande prova di politica attiva per gli Italiani nel Mondo!
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Community Events
DAN FANTE VISITA L’AQUILA
San Memo Song Festival
By Renato Rizzuti
There is a new venue for English language songs with an
Italian theme at the San Memo Song Festival. San Memo
is a small Italian neighbourhood in Wen Kory city.
I have been busy composing and rehearsing two songs for
the festival. One song is in the style of “Italian Country”
music. These are the lyrics:
I can’t resist your charming charm
Come and live on my pig farm
You’ll never have a regretta
When you eat my pancetta
Oh be my little polpetta
On the porch we’ll setta
In that lovely summer breeze
We’ll eat porco with ease
Together we can feed the pigs
Then dance some tarantella jigs
We’ll be feeling mighty fine
When we’re drinking my wine
In the morning you’ll wake up for sure
To the smell of sweet smellin’ manure
Gonna eat eggs from my gallina
Then I’m gonna kiss you Gina!
Please be my country gella
I’ll be your country fella
Together we can both tella
Country livin’ is swella!
The other song is written in “Italian Rap” style:
Yo! Yo! Rig up that righteous rigatoni
Feed up this hungry homeboy Tony
This bad dude crazy fella
Needs some mortadella
Gonna be cool and gonna be chillin’
Eating cannoli with ricotta fillin’
Come perk me up adesso
With some nice espresso
I excitedly say oly oly oly
Bout your pasta e fagioi
Yo girl if you pretty please
Pass the Romano cheese!
You such a fine eyetalian girly
That you drive me squirrely
Yo hear my desperate cry
Fo’ yo delish pizza pie!
On yo bedroom window I’m gonna tap
So you can hear my heart beatin’ rap
Be my partner in hot lovin’ crime
Forever together we’ll do the time
Make sure to order your tickets to San Memo.
You’ll get to see and hear me live!
di Goffredo Palmerini*
Dan Fante ce lo aveva promesso a Los Angeles, a gennaio dell’anno scorso, parlando con
Gabriele Lucci, con il Sindaco dell’Aquila e con me, che quando fosse venuto in Italia sarebbe
venuto all’Aquila a trovarci. Avevo cercato un contatto con lui per il tramite dell’Associazione
Abruzzese e Molisana di Los Angeles, e costoro attraverso l’unione degli scrittori, per proporgli
un incontro con la delegazione dell’Accademia dell’Immagine e dell’Istituto Cinematografico
dell’Aquila in missione in California, essendo desiderio nostro e del Sindaco della città
capoluogo regionale rendere omaggio alla memoria del grande scrittore John Fante, suo
padre, nato a Denver (Colorado) ma figlio d’un emigrato abruzzese di Torricella Peligna. Ma
anche per conoscere lui, Dan Fante, scrittore anch’egli di successo. Non pensavamo di riuscirci.
Invece fu una sorpresa vederlo entrare nell’aula magna della UCLA, prestigiosa università della
metropoli californiana, dove Gabriele Lucci ed il prof. Robert Rosen, direttore del Dipartimento
Cinema e Teatro, intervistavano lo scenografo Dante Ferretti, che due mesi dopo avrebbe
ricevuto l’Oscar dall’Academy per il film “The Aviator” di Martin Scorzese. Ci fu un breve ma
intenso incontro, alla fine dell’evento, nel quale Dan Fante rese subito testimonianza del suo
amore per l’Abruzzo, del profondo legame con la terra degli avi. Fu molto felice di ricevere
dalle mani del Sindaco dell’Aquila, Biagio Tempesta, la medaglia della Municipalità, che
riproduce l’antico sigillo della città.
Al suo sesto viaggio in Abruzzo, invitato da Valeria De Cecco che molto degnamente così ha
voluto celebrare il decennale della rivista “Abruzzo Italia” di cui è direttrice editoriale, Dan ha
voluto mantenere la promessa. Accompagnato da lei e dal giornalista Paolo Di Vincenzo, fine
cultore della vita e delle opere di John Fante, martedì pomeriggio Dan ha fatto visita all’Accademia
dell’Immagine, all’Istituto Cinematografico ed all’Abruzzo Film Commission, guidato da Gabriele
Lucci, direttore generale dell’Accademia, alla scoperta delle strutture e delle attività che nel
palazzo dell’Immagine si conducono. Attrezzature tecnologiche d’avanguardia, la Cineteca
con le sue rare collezioni, la moviola diagnostica Catozzo, il fondo della Mediateca ricca di
titoli, gli studi di montaggio, le aule ed i mezzi elettronici di dotazione, l’aula magna e le
strutture di luci da set per la produzione, il settore editoriale in piena attività: tutto ha interessato
la curiosità attenta e stupita dello scrittore. Si è complimentato con Lucci per i libri pubblicati,
per l’alta qualità editoriale dei volumi. Una grande passione ha Dan per la settima arte, non solo
perché scrive sceneggiature, ma ha dimostrato una grande conoscenza del settore e della
storia del cinema. Insomma, è stato assai compiaciuto delle attività di queste Istituzioni e del
loro valore culturale, lasciandone anche un apprezzamento autografo. Ci ha parlato d’un film di
prossima produzione tratto da “Mooch” (Agganci, ed. Marcos y Marcos), uno dei suoi romanzi
con una storia coinvolgente dai forti richiami autobiografici.
Era poco il tempo a sua disposizione, circa due ore. L’ora rimanente intendeva dedicarla ad
una visita alla
città, che vedeva
per la prima
volta. Prima
tappa l’abbazia di
Collemaggio. E’
entrato nella
basilica, subito
p r e s o
dall’incanto delle
architetture
g o t i c o romaniche. Gli ho
parlato di Pietro
Angelerio
e
quindi di papa
Celestino V, della
sua vita in un
s e c o l o
travagliato, del suo messaggio spirituale e civile, dei simboli stessi del suo straordinario papato:
l’opera di pacificazione, l’incoronazione nella sua chiesa di Collemaggio il 29 agosto 1294, il
dono universale della Perdonanza – il primo giubileo della cristianità – e della Bolla istitutiva,
la rinuncia alla tiara papale, infine la prigionia disposta da Bonifacio VIII a Fumone e la morte,
due anni dopo. Di ogni cosa ha chiesto notizie e dettagli, specie sul proditorio trafugamento ad
opera di alcuni monaci delle spoglie di Celestino, nel 1327, da Ferentino all’Aquila. Quindi s’è
raccolto in silenzio dinanzi al mausoleo che conserva il suo corpo e poi alla Porta Santa. Della
basilica ha ammirato ogni dettaglio: i rosoni, i dipinti di Karl Ruther con le scene di vita di
Celestino, ha chiesto dei miracoli del Santo. Quando gli ho parlato del processo di
canonizzazione, conclusosi in tempi rapidi con la santificazione, nel 1313, si è impressionato
della grandezza spirituale dell’umile monaco e della popolarità del suo ordine. Poi ha soffermato
la sua attenzione sul bel pavimento della basilica. L’ho incuriosito con la notizia del raggio
solare che nel solstizio filtra dal rosone centrale e si sofferma in punti precisi, della singolarità
di alcuni disegni costruttivi della basilica e del pavimento. Dell’interesse che stanno suscitando
alcune relazioni con l’ordine dei Templari, delle analogie dell’Aquila con Gerusalemme. Penso
che verrà ancora a Collemaggio. Per conoscere la spiritualità dell’Aquila, per scoprire meglio
la storia di S. Pietro Celestino, e poi di S. Bernardino da Siena e S. Giovanni da Capestrano.
Tornerà di certo, Dan. L’ho capito quando, risalendo la medioevale via Fortebraccio, ha rubato
fugacemente con gli occhi la splendida facciata di pietra bianca di S. Bernardino, illuminata
dal sole calante verso l’ incipiente tramonto.
* Managing Director dell’Istituto Cinematografico dell’Aquila
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Italian Car Parade - June 2006
Giacomelli’s Action allowed to
continue in Our Court System!
Giacomelli v. The Attorney General of Canada Representing Her majesty the Queen in Right
of Canada
Crown-Civil actions- -Immunity – Plaintiff born in Canada of Italian Ancestry – Plaintiff
arrested and detained from 1940 to 1945 under alleged authority of War Measures Act and
Defence of Canada Regulations – Plaintiff bringing action alleging that he was arrested and
detained solely because he was of Italian origin - Defendant’s motion to strike statement of
claim as disclosing no reasonable cause of action dismissed – Statement of claim raising
possibility that defendant acted outside scope of its authority and breached its fiduciary duty On facts as pleaded defendant could be stripped of immunity – Claim raising difficult and
important points of law that ought to be left to trial judge.
The plaintiff was of Italian ancestry and was born in Canada in 1921. He was arrested in
1940 and detained until 1945 under the alleged authority of the War Measures Act, R.S.C 1927,
c. 206 and the specific provisions of the Defence of Canada Regulations, P.C. 2483 in force
pursuant to s.3 of that Act. The Plaintiff brought an action against the defendant for damages.
The defendant brought a motion to strike the statement of claim as disclosing no reasonable
cause of action.
Held, the motion should be dismissed.
If it was established in this case that the only reason the plaintiff, a British subject, born in
Canada , was detained was because he was of Italian origin , then the court could well find that
the Government of Canada acted outside the scope of its authority. The defendant would have
to satisfy the court that the plaintiff was arrested to prevent him from acting in a manner
prejudicial to the public safety or the safety of the state. If the defendant acted outside the scope
of its authority, then it would probably be open to the plaintiff to argue that the government
breached its fiduciary duty. No limitation period is applicable to a breach of fiduciary duty. On
the facts as pleaded, the defendant could well be stripped of the cloak of immunity. The action
raised difficult and important points of law that ought to be left to the trial judge.
One of the arguments used in this case is the following:
The plaintiff also pleads and relies upon a speech made by former Prime Minister Mulroney.
These statements may also have been made in the House of Commons. The question is can they
be construed as admissions against interest. If the plaintiff relied on them to his detriment, does
this amount to a fresh step allowing compensation under the Canadian Charter of Rights and
Freedoms?
Conclusion
An order shall issue dismissing the defendant’s motion to strike out the Statement of Claim
for failure to disclose any reasonable cause of action and the defendant shall be allowed to
serve and file a Statement of Defence in the within action 30 days after the date of this
Endorsement.
Motion Dismissed
Tomb raider leads Italy
police to ancient paintings
Reuters
By Robin Pomeroy
FORMELLO, Italy (Reuters) - Italy unveiled on Friday a new archaeological site that some
experts say houses the oldest paintings in the history of Western civilization.
Italy’s culture minister took reporters to an unremarkable field outside Rome under which
they were shown a room carved into the hillside, decorated with colorful frescoes which
archaeologists said were 2,700 years old. “It’s a prince’s tomb that is unique, and I would say
is at the origins of Western art,” said Minister Francesco Rutelli, standing on what, until two
weeks ago when the site was found, was just a field of barley.
Authorities were led to the spot — in an area known for its remains from the Etruscan
civilization that thrived in Italy before the Roman Empire — by an 82-year-old Austrian tour guide
who police were questioning for looting ancient artifacts. Archaeologists were amazed at what
they found once the earth was removed — a large, square room, with niches that would once
have stored cremated remains, remnants of a bright red painted ceiling and colored frescoes
of birds and roaring lions. “There are thousands of tombs here,” said Francesca Boitani, a
culture ministry archaeologist, pointing to the rolling hills north of Rome which were once home
to the Etruscan city of Veia. “But this one, it’s the pictures that are stunning. They give a sense of
the primitive.” It is the primitive nature of the paintings that has convinced the experts that they
are at least a generation older than any others yet found — dating from 700-680 BC.
OLDEST
Giovanni Colonna, a professor at Rome’s Sapienza University, said although the frescoes
were not as old as Egyptian art or some cave paintings, they had to be the oldest examples of the
Western tradition of art that was then developed by the Greek and Roman civilizations. Fragments
of decorated pottery found in the tomb, and the clearly visible remnants of a wheel which once
was part of a cart buried along with the bodies, indicate the burial site was that of a nobleman
or prince.
In Etruscan art, the birds would have symbolized the passage between life and death and
the lions represented the underworld. While art historians salivate at the finding, it illustrated
two serious problems for Italy — the constantly rising cost of excavating and managing ancient
treasures and the fight against organized criminals who plunder the country’s heritage. Ironically,
police were led to the “Roaring Lions” site by a tomb raiding suspect who hoped to receive
lenient treatment.
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General
Ciao Alessandro Cortese
Goodbye!
Au Revoir!
Un’anniversario che celebra anche
un’istituzione italiana a Hollywood
A settembre, VideoAge celebra il suo 25mo anniversario. Ci si potrebbe chiedere cosa ci sia
di speciale, quando ci sono tante riviste che, ogni anno, celebrano anniversari d’oro e d’argento.
VideoAge é speciale per tanti motivi, tra i quali il fatto che rappresenta una delle poche
presenze italiane ad Hollywood. VideoAge é nata grazie ad Hollywood ed all’industria
televisiva italiana che hanno appoggiato Dom Serafini nel lancio della rivista specializzata per
il settore televisivo internazionale.
Serafini, ex-direttore diTv/Radio Age International, creó VideoAge con una formula allora
originale: le grandi societá dell’industria televisiva internazionale finanziarono il progetto in
cambio di pagine pubblicitarie. Tra le 20 societá Usa che inizialmente finanziarono VideoAge vi
erano: Mgm, Abc, Kodak, Osmond International (la famiglia Osmond ) e Cbn (Pat Robertson).
Tra le societá Italiane vi erano: Mifed (Fiera Milano), Rusconi Editore, Canale 5 (Silvio Berlusconi),
TV Port (Giuliano Re) e Italtoons (Giuliana Nicodemi). Dal Brasile arrivó anche l’appoggio di
Globo Tv, la principale rete Tv del paese.
Il 1981, quando nacque VideoAge, era un periodo magico sia per l’Italia –– che introdusse
in Europa le reti televisive private –– che per Hollywood, che poté espandere il suo mercato
oltre i monopoli Tv statali dei paesi europei. Nel 1983, durante la fiera del Natpe a Las
Vegas,VideoAge creó il concetto di un quotidiano per le fiere Tv. A quel tempo non esisteva lo
sviluppo delle foto in un’ora e quindi si faceva uso delle Polaroid; i fax non erano ancora diffusi;
i cellulari non esistevano e, per comunicare, si usavano degli ingombranti walkie-talkie. Per
essere facilmente identificabili nelle affollate sale fieristiche, i giornalisti indossavano magliettine
gialle con la scritta
VideoAge Daily.
Tra le prime aziende americane ad appoggiare i quotidiani di VideoAge furono Enter-Tel,
e Telepictures e, in Francia, la rete Tf1. I quotidiani fieristici di VideoAge sono ancora piú
importanti nell’era di Internet. Infatti, durante le fiere, per mancanza di tempo, i partecipanti
riescono solamente a controllare la posta elettronica, mentre il quotidiano cartaceo di VideoAge
rappresenta un mezzo di facile e conveniente lettura per tenersi informati sugli eventi. Alle fiere
Tv, sia gli espositori che gli acquirenti fanno affidamento sui prodotti cartacei di VideoAge
senza che l’impatto editoriale sia diminuito dai servizi on-line.
Quando fu fondata Videoage, il settore contava 5 riviste specializzate giá affermate:
Variety, The Hollywood Reporter, Brodcasting, Tv/Radio Age e, in Gran Bretagna, TV World.
Sia Tv/Radio Age che Tv World chiusero i battenti verso la fine dagli anni 80. Attualmente,
sono 10 le riviste che coprono tutti gli aspetti del settore televisivo, specialmente quello
internazionale, e molte altre curano campi specifici, come il video sul cellulare. Queste fanno
tutte parte di grandi conglomerati internazionali, con l’eccezione di VideoAge.
Il nome VideoAge venne scelto perché il 1981 era definito come l’era (age) del video. Il
New York Times spesso usava “video age” per descrivere la vita in un universo di 500 canali Tv
(ai giorni nostri definiti del tipo “push”). Oggi, con l’arrivo della televisione Internet e dei canali
video del tipo “pull”, l’era del video continua a risuonare. Per le riviste del settore Tv
professionale, rendersi indispensabili é un compito arduo perché spesso i loro lettori conoscono
giá i dettagli degli argomenti trattati, e molte volte gli articoli rivelano solamente la “punta
dell’iceberg.” Queste riviste, inoltre, devono anche criticare lo stesso settore che le finanzia
con la pubblicitá (le entrate dagli abbonamenti sono trascurabili). Infatti, il contenuto editoriale
tagliente di VideoAge ha, a volte, causato alla rivista la perdita di introiti pubblicitari, ma mai il
rispetto delle societá interessate.
In tutti questi anni la sfida é stata di evolversi editorialmente, graficamente,
tecnologicamente e nel modo in cui si propongono ai clienti le inserzioni pubblicitarie. Tutto ció
in aggiunta ai cambiamenti nell’industria televisiva stessa: basti pensare che, mentre negli anni
90 il settore editoriale Tv specializzato poteva contare su di una clientela di oltre 500 societá,
oggi questo numero si é ridotto a poco piú di 80. Per VideoAge, la somma di questi
cambiamenti ha causato l’eliminazione del reparto vendite. Quando l’integrazione verticale
cominció ad erodere la base clienti del settore, per controbilanciare gli effetti negativi delle
concentrazioni, VideoAge rafforzó la sua struttura vendite aggiungendo piú personale nei suoi
uffici di New York, Los Angeles, Londra e Milano. Divenne presto evidente che, anche con
questa manovra, la vendita delle pagine publicitarie aumentava di poco. In seguito, lo sviluppo
della tecnologia digitale fece sí cheVideoAge potesse eliminare il reparto vendite, sostituendolo
con una semplice operazione di marketing. Questo cambiamento é stato possibile perché i suoi
tipografi, sia in Italia che negli Usa, sono in grado di ricevere ed amministrare tutto il materiale
pubblicitario via Internet. In questo VideoAge non é sicuramente unica, basti guardare il settore
aereo, dove buona parte dei biglietti viene venduta via Internet. La premessa di VideoAge é
semplice: far in modo che le vendite si generino da sole offrendo un ottimo prodotto editoriale
affiancato ad un’eccellente distribuzione. Videoage, comunque, non ha trascurato l’aspetto online del settore, essendo stata, nel 1997, una delle prime ad utilizzare il Web, stabilendo un sito
in inglese, (www.VideoAge.org), uno in spagnolo (www.VideoAgeLatin.com), ed uno in italiano
(www.VideoAge.it). Oggi, VideoAge online é fonte di informazione fondamentale per l’industria
Tv internazione, con “E-beat”, una newsletter quotidiana via e-mail e “Paper Clips”, una rassegna
stampa settimanale via e-mail. VideoAge é stata, inoltre, la prima rivista del settore ad inserire
su ogni numero un Dvd per i clienti che vogliono presentare i loro nuovi programmi televisivi e
cinematografici ai lettori. In questi 25 anni, VideoAge é stata apprezzata dai Baby Boomers,
dalla generazione “X”, oggi dai giovani con “l’infradito” e, presto, dai loro discendenti. Rimane,
di fondo, una creatura degli anni 80 che non apprezza le integrazioni verticali, le consolidazioni,
i monopoli e le posizioni dominanti. VideoAge ama l’industria del film e quella della Tv ed
apprezza la competitivitá, i mercati con pari opportunitá, l’innovazione tecnologica ed un campo
da gioco con regole uguali per tutti.
Per VideoAge, la televisione rimane piú di un’industria: é un universo di stelle (i direttori),
di “superstar” (i vice-presidenti) e di quasar (i presidenti) che si estende dalla politica alla
regolamentazione, sociologia, sondaggi, finanza, produzione, distribuzione, telecomunicazioni,
satelliti, pirateria fino alle nuove tecnologie, senza trascurare l’aspetto storico. VideoAge é
solita trasformare complicati argomenti tecnici in testi comprensibili per chi non se ne intende,
oltre agli editoriali di “My 2¢” (due grani di sale) di Dom Serafini, pagine dalla natura cosí
controversa che, a volte, vengono evitati dagli inserzionisti nel piazzamento della loro pubblicitá.
I prossimi 25 anni sono ancora da tracciare, maVideoAge é ben preparata a continuare
a servire l’industria televisiva internazionale con i suoi editoriali taglienti, un’aggressiva
distribuzione, servizi via Internet e Dvd. # Nella foto, il primo numero di VideoAge. Nel 1995 il
formato diventó “tabloid”.
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Community Calendar/Eventi Comunitari
Public Service Announcement
Villa Marconi Board Members
Election Results For the Board Positions of Villa Marconi Long Term Care Centre
Nine Positions Available for fourteen Candidates
Candidates for the Election
of June 25, 2006
Eolo Bevilacqua
Tony Campanale
Dino Chiumera
Christopher Paul Chong
Elio Coppola
Robert DeToni
Lee(Lina Pavan) Farnworth
Anna Gaudo
Rosetta Giammaria
Mario Giannetti
Tony Marcantonio
Marco Pagani
Josephine Palumbo
Tony Prinzo
Elected for Two Years
Eolo Bevilacqua
Elected for One Year
Tony Campanale
Dino Chiumera
Christopher Paul Chong
Robert DeToni
Lee Farnworth
Mario Giannetti
Rosetta Giammaria
Marco Pagani
Congratulations
Ottawa (June 22, 2006) - The Community Information Centre of Ottawa is pleased
to announce the launch of the e-Blue Book, an online web directory of Ottawa
health, social and human services. The e-Blue Book puts accurate and easy-to-use
information about nearly 700 organizations and programmes available in our
community at the fingertips of area residents. Visit www.cominfo-ottawa.org and
click on e-Blue Book.
The Community Information Centre of Ottawa has been connecting people to
the community, government, health and social programmes that they need for over
30 years.
Contact:
BGen (ret) Peter Holt
President of the Board,
Community Information Centre of Ottawa
260 St. Patrick Street, Suite 301
Ottawa, ON
K1N 5K5
613-241-4636
[email protected]
http://www.cominfo-ottawa.org/
Announcement
French language specialist would like to exchange
French classes for Italian classes (conversation/
grammar), once or twice a week. Evenings or
weekends. (613) 830-1870
Keep Warm, Keep Cool, All Year
Quiet, Economical
- Low operating costs rated for energy
efficiencies of 10 S.E.E.R and above.
- Two speed condenser fan motor
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