SCUOLA DELL’INFANZIA E D.S.A. : CONOSCERE, PREVENIRE, POTENZIARE ATTRAVERSO L’UTILIZZO DI UNA DIDATTICA INCLUSIVA. La memoria: processi, sistemi, strategie per allenarla Alessia Cadamuro Parma, 30 settembre 2013 LA MEMORIA E LE SUE CARATTERISTICHE Processo cognitivo complesso deputato conservazione e recupero dell’informazione. all’elaborazione, Si caratterizza per la stretta connessione con abilità cognitive diverse, come quelle percettive, attentive, linguistiche e di pensiero. L'informazione in essa contenuta è sicuramente maggiore di quella cui possiamo accedere in un dato momento e maggiore potrebbe essere la sua potenzialità rispetto all'uso che ne facciamo. Tuttavia spesso ci lascia in "panne" e noi dobbiamo imparare a convivere con la sua fallibilità. E’ proprio la coscienza che questo sistema non è infallibile che ci permette di utilizzarlo nel modo migliore. Chi crede che il ricordo si fissi automaticamente, non farà alcun sforzo attivo per ricordare. Di conseguenza, per quanto buone possano essere le sue potenzialità, la sua prestazione di memoria risulterà scarsa. Nell’elaborazione mnestica vanno distinti 3 processi o fasi: 1) la codifica, attraverso la quale l’input in ingresso viene trasformato nel tipo di codice o rappresentazione che la memoria accetta e riconosce; 2) l’immagazzinamento, che consiste nell’attività di mantenere in memoria l’informazione codificata; 3) il recupero, che corrisponde alla fase in cui l’informazione viene ritrovata per essere utilizzata. Struttura della memoria Modello di Atkinson e Shiffrin: la memoria è composta da 3 magazzini distinti per capienza e permanenza delle informazioni Il registro sensoriale Ha lo scopo di mantenere attivo lo stimolo per il tempo necessario al suo riconoscimento (0,25” – 2”), garantendo quindi una sorta di continuazione del processo sensoriale. A questo livello le informazioni non vengono codificate in un formato diverso da quello di presentazione, ma vengono mantenute allo stato grezzo. A tale scopo non si richiede sforzo attenzionale, né elaborazione particolare. Nel sistema della memoria sensoriale, possiamo distinguere una memoria visiva, una memoria ecoica o uditiva, una memoria olfattiva, una tattile, una gustativa. Attualmente sono maggiormente conosciute e studiate la memoria sensoriale visiva e uditiva: la prima coinvolta nell’elaborazione di materiale visuo-spaziale, la seconda di materiale linguistico. La memoria a breve termine (M.B.T) Caratterizzata da limiti - di capienza: in media 7 unità, con una variazione di più o meno 2. - e temporali (30’’). La capacità della memoria a breve termine, definito span, può essere misurata chiedendo di ricordare nell’ordine una sequenza di item (cifre o parole) appena presentata. La prova inizia con la presentazione di 3 elementi, poi 4 e così via. Il numero massimo di unità che il soggetto rievoca correttamente nell’ordine è la capienza o span di memoria. Misura il tuo span di memoria • Cifre: • Lettere: 29304867 AZIMBPSV • Parole: » Occhiale » Sedia » Lavatrice » Borsa » Foglio » Telefono » Macchina Attraverso la ripetizione (o altre strategie) l’informazione passa dalla memoria a breve termine alla memoria a lungo termine (M.L.T.) Qui sono conservate tutte le nostre conoscenze, le esperienze di vario tipo, i ricordi personali, le procedure per fare certi compiti, così come la programmazione di azioni future. Si suddivide essenzialmente in: memoria dichiarativa e memoria procedurale. La memoria dichiarativa, che corrisponde al “cosa”, comprende: • Memoria episodica (ricordi di eventi) • Memoria semantica (il sapere enciclopedico) • Memoria autobiografica (chi siamo) La memoria procedurale corrisponde invece al “come si fa” e riguarda l’insieme di conoscenze implicite che si apprendono automaticamente o in parallelo con altri processi. In genere sono sequenze di movimenti, abilità percettive, abilità cognitive. Nel 1986 Baddeley rielabora e amplia il modello di MBT e propone un nuovo modello di mantenimento e elaborazione dell’informazione: la Memoria di Lavoro. Gli elementi di novità consistono: 1. nella proposta di un sistema multicomponenziale; 2. nell’enfasi posta sulle funzioni elaborative della memoria, a fianco della classica funzione di mantenimento. MEMORIA DI LAVORO (M.L) Magazzino a capacità limitata che serve a trattenere le informazioni per breve tempo e a eseguire operazioni mentali sui contenuti del magazzino. Comprende: • • • circuito fonologico: informazione verbale taccuino visuo-spaziale: informazione visuo-spaziale esecutivo centrale: coordina l’attività dei due sistemi e l’interazione con la MLT Lo sviluppo della Memoria Moltissimi studi hanno dimostrato che, all’aumentare dell’età, le capacità di memorizzazione migliorano per velocità di acquisizione e ritenzione più duratura. Già bambini di pochi mesi fanno molte cose che implicano l’esistenza della memoria (Courage e Howe, 2004): – – – – Abituazione dell’attenzione Imitazione Ricerca di oggetti nascosti Condizionamento classico e operante Rovee-Collier (1987): bambini di 3 mesi sottoposti a condizionamento operante mantengono l’associazione tra lo stimolo e il comportamento per 2 settimane Da 3 a 6 mesi: sono in grado di discriminare gli stimoli, estrarre informazioni rilevanti e riconoscere dopo pochi secondi di familiarizzazione con gli stimoli. Fagan (1973): a 5 mesi, i bambini, a cui è stata presentata la fotografia di una faccia per 2 soli minuti, mostrano di riconoscerla fino a 2 settimane più tardi A 6 mesi i mostrano possibilità di richiamo dopo un breve periodo, a 9 mesi dopo un periodo più lungo e con conservazione dell’ordine di presentazione (di sequenza). La capacità di riconoscimento tra 6 e 9 mesi si mantiene già per periodi abbastanza lunghi e si mostra attraverso l’imitazione differita. Gli intervalli di ritenzione aumentano rapidamente dopo i 9 mesi, e ancor più dopo i 18 con l’inizio del linguaggio: importantissimo sia per il recupero dei ricordi, attraverso la ripetizione e l’associazione con indizi, sia per la ricostruzione attraverso la conversazione e la narrazione. Tra 1 e 2 anni imparano centinaia di parole, informazioni su oggetti, animali, persone, luoghi, mentre di rado è capace di rievocare bene e con completezza un singolo episodio. La Nelson ha mostrato che è più frequente il ricordo di uno script, per esempio “Che cosa si fa solitamente all’asilo” piuttosto che il ricordo di un evento singolo “Che cosa è successo ieri all’asilo?”. Tra i 18 e 24 mesi mettono in atto le prime strategie per ricordare. Tra 2 - 3 anni si consolidano processi che dimostrano memoria dichiarativa. Sono capaci di ripetere una serie di azioni che hanno osservato molto tempo prima; ciò che manca loro è la capacità di riflettere sui propri ricordi ed organizzarli. A 4 anni: arriva a raggruppare intenzionalmente. A 5 anni: costruiscono categorie basate su rappresentazioni interne. Sviluppano tendenza a reiterare. Dai 5 anni cresce la capacità di raggruppare le parole da ricordare sotto categorie tematiche e concettuali, di ricordare meglio le informazioni che si accordano con le conoscenze e le aspettative derivanti dall'esperienza e crescono le capacità metacognitive. Cornoldi ha dimostrato un aumento dello span tra i 5 e i 6 anni, l'effetto recenza compare già a 5 anni, quello priorità a 6, a 7 aumentano le associazioni. Categorizzazione e organizzazione aumentano progressivamente (tra i 6 e i 7 anni). Nei compiti che richiedono immagini mentali attive (es. rotazioni mentali di immagini, ricostruzione di una figura da frammenti di immagini; percorsi immaginari) avviene un forte miglioramento tra i 6 e i 12 anni CHE COSA E’ RESPONSABILE DELL’AUMENTO DI MEMORIA? I fattori alla base dello sviluppo della memoria sono: 1) Aumento della capacità (span) 2) Cambiamento nella velocità di elaborazione 3) Sviluppo delle strategie di elaborazione 4) Aumento delle conoscenze 5) Aumento della Metamemoria 1) CRESCITA DELLA CAPACITÀ FUNZIONALE DELLA MEMORIA Capacità di base: di solito misurata con prove di span Gli studi sullo span hanno evidenziato incremento significativo con l’età: - a 5 anni: - a 6-7 anni: span di 4 span > di 5 Il motivo sarebbe non dilatazione biologica ma chunking e velocità di elaborazione. 2) Cambiamento nella velocità di elaborazione I cambiamenti nella velocità di elaborazione sembrano essere dipendenti dalla maturazione neurologica e dalla progressiva mielinizzazione delle fibre nervose. Un più veloce processo di elaborazione permette di ridurre gli effetti del decadimento e dell’interferenza nella Memoria di Lavoro. Si accompagna ad cambiamento nella capacità attentiva. I processi attentivi possono essere ipotizzati come funzioni proprie dell’esecutivo centrale, funzioni che progressivamente si sviluppano con l’età. 3) ACQUISIZIONE E PERFEZIONAMENTO DELLE STRATEGIE Le strategie di memoria sono sequenze di operazioni usate in modo consapevole per immagazzinare o recuperare informazioni Esse (Siegler, 1992): - Migliorano il ricordo - Sono volontarie - Si impiegano in tutte le fasi della memorizzazione L’uso di strategie permette l’aumento della quantità di informazioni che è possibile memorizzare. Momento significativo nello sviluppo delle strategie mnestiche: passaggio da esecuzione non consapevole a una consapevole, intenzionale, controllata. Secondo Flavell et al. (1993) esistono 4 livelli di sviluppo delle strategie 1. Deficit di mediazione: non sono ancora disponibili o consolidate le operazioni che consentono l’uso di strategie 2. Deficit di produzione: il bambino possiede una strategia e può usarla con successo se stimolato ma non la usa spontaneamente 3. Deficit di utilizzo: il bambino usa la strategia spontaneamente ma non ottiene beneficio 4. Uso maturo: il bambino possiede la strategia e la usa spontaneamente ed in modo efficace Perché bambini non usano in modo spontaneo strategie? - Richiedono grande sforzo cognitivo - E’ necessario sapere di possedere una strategia e quando usarla (metamemoria) A che età si comincia a vedere un’attività cosciente e intenzionale avente lo scopo di tenere a mente un’informazione? DeLoache, Cassidy e Brown (1979): già a 18-24 mesi i bambini impiegano strategie per ricordare anche se rudimentali. A 3 anni utilizzano strategie esterne, come fissare e indicare con il dito, che possono rappresentare dei precursori evolutivi all'uso di strategie "interne" (es. verbali). Flavell, Miller e Miller (1993): a 5 anni utilizzo della reiterazione - Anche bambini di 2 anni in ambiente rassicurante (la propria casa) possono usare questo tipo di strategie - A 2-3 anni si tratta di azioni rivolte a mantenere contatto con lo stimolo da ricordare più che a favorire conservazione o recupero L'elaborazione Integrare gli item in un'unità significative, come un'immagine o una storia Ad es: ORSO-BICICLETTA c'era un orso che andava in bicicletta... L'elaborazione è un'abilità che si sviluppa tardivamente (11 anni) ed aumenta gradualmente durante tutta l'adolescenza Quando appare tende a sostituirsi ad altre strategie di memoria Il comportamento strategico dei bambini emerge se il contesto ne favorisce la messa in atto. E’ necessario renderle esplicite. L'organizzazione degli eventi-stimolo nell'infanzia si basa su 3 classi di relazioni: - relazioni associative: caratterizzate dal fatto che alcuni elementi spesso si presentano insieme; -relazioni categoriali: caratterizzate dal fatto che alcuni membri appartengono alla stessa categoria; -relazioni schematiche: caratterizzate dal fatto che gli elementi si collocano in successioni contigue di tipo causale o spazio-temporale. Queste classi di relazioni compaiono in modo diverso a seconda dell'età. Le prime relazioni che emergono si basano sull'appartenenza al medesimo script o alla stessa routine di eventi; in seguito, nell'età prescolare i concetti tendono a stabilire relazioni orizzontali, e nell'età scolare anche relazioni gerarchiche verticali. 4) CRESCITA DELLE CONOSCENZE DI BASE Col progredire dell’età aumenta e diviene sempre più raffinata e organizzata la conoscenza immagazzinata nella MLT. La memoria migliora quando può disporre di conoscenze adeguate. La conoscenza permette ad esempio di raggruppare le informazioni in modo significativo e questo consente di ridurre la quantità di informazioni da memorizzare. Gli adulti ricorderebbero di più perché più esperti. Ciò è stato dimostrato anche con i bambini (es. giocatori di scacchi). Per migliorare il ricordo sono dunque importanti l’esperienza e l’esercizio. L’expertise di un bambino in un particolare dominio può influenzare anche più di quanto non faccia la sua capacità di apprendimento generale M. Chi (1978): rievocazione della posizione degli scacchi sulla scacchiera è migliore in bambini esperti che negli adulti Schneider et al. (1989): presentarono a bambini una storia relativa ad una partita di calcio. I bambini erano stati classificati in esperti e non e con buone e scarse capacità di apprendimento. Risultati della prestazione di memoria furono: – esperti ricordarono la storia meglio degli inesperti e con migliori inferenze – l’expertise fu un migliore predittore della prestazione rispetto alla capacità di apprendimento generale In che modo il contenuto delle conoscenze può facilitare il ricordo? Bjorklund (1987): - Facilitando la codifica delle informazioni (per es. che cosa è rilevante e cosa no) - Rendendo alcuni elementi specifici più disponibili - Rendendo il ricordo accessibile con minor sforzo - Liberando il carico cognitivo per ulteriori elaborazioni - Favorendo il recupero dell’informazione (per es: attraverso la propagazione dell'attivazione) - Migliorando l'uso di strategie L’aumento delle conoscenze di base può avvenire attraverso la formazione di script, che operano in modo da condizionare sia la selezione del materiale ricordato sia l’organizzazione che si trova nel ricordo. Gli script non cambierebbero nella struttura di base dai 3 agli 8 anni, ma sarebbero più lunghi, con un linguaggio più complesso e con più alternative. Prima di 3 anni: gli script si adattano con fatica alle novità. 5) FORMAZIONE DELLA METAMEMORIA È possibile distinguerne due aspetti di metamemoria - conoscenza dei propri processi mnestici (teoria ingenua della mente e del suo funzionamento) - controllo, autoregolazione di questi processi (meccanismi di previsione, pianificazione, monitoraggio e controllo dei risultati). Sono aspetti di metamemoria le riflessioni su: - le caratteristiche dell’item - le richieste del compito - gli attributi personali e le strategie - il riconoscimento che il alcune circostanze è richiesto uno sforzo di memorizzazione e in altre no - la conoscenza dei fattori che possono modificare la facilità di memorizzazione - il monitoraggio dei propri processi di apprendimento Numerose ricerche condotte hanno permesso la raccolta di un’ingente mole di dati circa le conoscenze relative alla metamemoria e al rapporto tra metamemoria, memoria e comportamento nei soggetti di tutte le età - 1-2 anni: sono convinti di non dimenticare nulla. - Prima dei 3 anni: comprendono i verbi “ricordare” e “dimenticare”. Riconoscono il ruolo di un promemoria. Non sanno che la memoria migliora con l’età e la sovrastimano ancora. Le ricerche di Vianello, Cornoldi e Moniga (1991) dimostrano come i bambini dell'età di 3-4 anni, pur descrivendo la memoria con termini dinamici (le idee possono “entrare” ed “uscire dalla testa”), non riconducono il ricordo o l'oblio a dei processi direzionati intenzionalmente e attivamente dal soggetto. Questo non significa che per i bambini le persone sono in grado di ricordare tutte allo stesso modo; c'è, infatti, chi è più bravo e chi è meno bravo. Tuttavia, queste differenze individuali non dipendono da una diversa conoscenza o capacità di uso delle strategie, ma da caratteristiche intrinseche, come l'esser più o meno intelligenti. All'età di 4-6 anni la memoria non è più descritta dai bambini solo come una sorta di contenitore, dal quale far entrare ed uscire le idee, ma come un processo della mente su cui si può influire attivamente. L'oblio è spesso ricondotto ad una cattiva ricezione (“non aver sentito”, “non aver ascoltato”, “non aver capito”, e all'“essere distratto mentre sono dette le cose”) Le strategie di memoria che si nominano a quest’età, pongono anch'esse principalmente attenzione al momento dell'immagazzinamento: ad es. può essere utile ripetersi l'informazione appena è stata recepita. Il bambino comincia ad intuire che il passare del tempo è una variabile importante, e quindi, riporta la necessità di “fare in fretta”, “fare presto”, o “non perdere tempo”. Una strategia sia di memorizzazione sia di recupero molto menzionata a tutte le età, è quella che fa ricorso ad un aiuto esterno, spesso un adulto. L'accrescimento più indicativo avviene verso i 6 anni (Vianello, Cornoldi, Moniga, 1991): a questa età, grazie all'acquisizione del pensiero operatorio concreto, riescono a prendere in considerazione contemporaneamente più cause di uno stesso evento e comprendono che certe caratteristiche del compito aumentano le difficoltà del ricordo. L'utilizzo del pensiero si fa sempre più finalizzato ed elaborato, (il generico “pensare” diventa “pensare con attenzione”) e sempre più frequentemente è riportata anche la necessità di fare uno sforzo cognitivo (“pensare bene”) e di un impegno personale (“sforzarsi”, “impegnarsi”). In questo periodo compare la capacità di scrivere, che costituisce un buon supporto per il ricordo. Per valutare le conoscenze di metamemoria nei bambini solitamente si usano le tecniche verbali, come ad es. le favole che permettono di suscitare l’interesse e ne facilitano l’identificazione con i personaggi impegnati ad affrontare problemi di carattere mnestico. In seguito sono poste alcune domande che riguardano gli elementi fondamentali della conoscenza che un bambino può aver acquisito sulla memoria: 1. i motivi per cui si dimentica; 2. le modalità con cui è possibile recuperare le informazioni momentaneamente dimenticate e 3. le strategie efficaci per ricordare o memorizzare. AD ESEMPIO:……….. LA PRINCIPESSA IMPRIGIONATA (Cordoli e Orlando) C’era una volta una principessa che aveva dato una festa di compleanno. Aveva invitato tante persone e anche un bel principe di cui si era innamorata. La principessa però aveva dimenticato di invitare la strega, che si arrabbiò e decise di fare un incantesimo. Il principe il giorno dopo andò a trovare la principessa ma trovò il castello chiuso. Decise di farsi aiutare da un vecchio saggio che sapeva tante cose e abitava su una montagna. Dopo aver fatto tanta strada trovò finalmente il vecchio e gli raccontò cosa era successo al castello e alla principessa. Il vecchio disse: per liberare la principessa devi andare davanti alla porta del castello e ripetere a voce alta tre parole: FIORE, RAMO, FOGLIA. Mi raccomando non dimenticare le parole!! Ai bambini vengono rivolte queste domande: - tu pensi che il principe si ricorderà cosa deve fare? (la dimenticanza) - se tu fossi stato il principe come avresti cercato di ricordare? - adesso che il principe è davanti al castello cosa può fare per farsi venire in mente le parole? (strategie di recupero) - quando non ti ricordi più una cosa, come fai per fartela tornare in mente? (strategie di memorizzazione) Questa procedura permette di esplorare direttamente le conoscenze del bambino sulle cause e sui meccanismi del ricordo e dell’oblio, evitando i problemi metodologici posti dalle domande suggestive o dalle risposte casuali I bambini di 4-5 anni, quando spiegano le cause delle possibili dimenticanze del principe, si concentrano soprattutto sulla prima fase, quella della codifica delle informazioni (il principe non ha ascoltato/capito) e sulle strategie di immagazzinamento (non ci ha pensato con attenzione); I bambini di 5-6 anni aggiungono osservazioni anche sulla fase di ritenzione e recupero delle informazioni. Alcune risposte infine fanno riferimento alle teorie della decadenza della traccia e dell’interferenza: è passato molto tempo … ha pensato ad altro...ha incontrato degli amici … Se le strategie di elaborazione subvocalica del materiale (come la reiterazione) abbiamo visto si strutturano abbastanza tardi nello sviluppo (verso i 7 anni, per perfezionarsi negli anni successivi), i bambini, fin da 3 anni, risultano comunque in grado di impiegare alcuni sistemi esterni di facilitazione della memorizzazione. È quanto hanno appurato Flavell e coll. con un ingegnoso impianto sperimentale. A bambini di 2 e 3 anni veniva raccontata una storia che aveva come protagonista un cagnolino. La vicenda veniva mimata con l’ausilio di un cane giocattolo e con alcune tazzine sotto le quali il cagnolino veniva nascosto. A un certo punto lo sperimentatore interrompeva il racconto e si allontanava con una scusa; a metà dei bambini veniva detto di attendere finché lo sperimentatore non fosse tornato, ad altri, invece, veniva richiesto di tenere in memoria dove era andato a finire il cagnolino. Osservando il comportamento attraverso uno specchio unidirezionale, i ricercatori hanno potuto notare che i bambini di 3 anni mettevano in atto varie strategie per favorire la memorizzazione, come tenere l’indice verso la tazzina critica o fissarla a lungo. Questi comportamenti non furono, viceversa, utilizzati dall’altro gruppo di bambini. Al suo ritorno lo sperimentatore, prima di riprendere il racconto interrotto, chiedeva a tutti i bambini di indicargli dov’era rimasto il cagnolino. I bambini che avevano usato le strategie riuscivano in questo compito meglio di quelli ai quali non era stato detto nulla e che, pertanto, avevano memorizzato l’informazione solo in maniera incidentale. In base a ciò è opportuno costruire itinerari educativi basati sui seguenti criteri: - l'arricchimento delle conoscenze strategiche è in parte frutto di certi stili di insegnamento che interagiscono con le capacità, la motivazione e i processi di attribuzione del bambino; - gli adulti possono aumentare la sua informazione e la sua fiducia nel successo - il bambino che apprende deve costruire la sua conoscenza delle strategie applicandole, - praticando diverse strategie ne può confrontare i vantaggi IL GIOCO DI KIM Si dispongono su un piano una serie di oggetti, che possono formare un insieme coerente e/o tematico o essere scelti a caso, possono variare per numero, colore, forma. Si può giocare con un solo partecipante, a coppia o in gruppo. Viene chiesto al partecipante di osservare bene gli oggetti, perché poi dovrà ricordarne quanti più possibile. Si dà un congruo tempo di osservazione, che diminuisce via via le abilità dei partecipanti si raffinano. Gli oggetti vengono coperti da un telo. Si procede quindi alla "gara di ricordo", che può essere svolta in diversi modi a seconda dei prerequisiti di letto-scrittura posseduti dai bambini: · Si può verificare chi ricorda più oggetti in modo orale; · Si può dare il tempo ai bambini di disegnare quanti più oggetti possibile; · Si può far cercare nella stanza oggetti uguali o dello stesso tipo; · Si può far scrivere la lista degli oggetti; Vince chi ricorda più oggetti. Alla fine del gioco, la maestra può disegnare un istogramma e insieme ai bambini fa una statistica degli oggetti più ricordati e quelli più dimenticati. Durante una conversazione circolare si chiede ai bambini quale è stata la strategia che hanno usato per ricordare meglio. Applicazione metacognitiva: Scoperta delle strategie usate per ricordare Confronto delle varie strategie Sviluppo e potenziamento delle abilità di metamemoria