Tecniche di separazione per miscugli eterogenei Le tecniche di separazione sono tutte quelle procedure che consentono di separare un miscuglio eterogeneo nei suoi costituenti. Per facilitare la trattazione si presume che i miscugli siano tutti costituiti da due fasi e che siano: • • • • • miscugli solido – solido miscugli solido – liquido miscugli solido – gas (fumi) miscugli liquido - liquido (solo per liquidi immiscibili) miscugli liquido – gas (nebbie) Separazione solido solido Separazione manuale Può sembrare una idiozia ma, nella ricerca scientifica, c'è almeno un caso in cui questa tecnica è stata utilizzata: il prof. Pasteur (a cui si deve anche la pastorizzazione) nei suoi studi sull'acido tartarico poté separare i due isomeri ottici solo mediante una separazione manuale condotta con luce polarizzata, in quanto all'epoca, non erano conosciuti metodi per poter separare due isomeri ottici. Vedi Acido Tartarico (solo in inglese) Separazione magnetica La separazione magnetica è attuabile solo in presenza di materiali ferromagnetici quali ferro, più raramente cobalto e nichel, i quali risentono dell'azione di un campo magnetico; è largamente utilizzata, per esempio, nel trattamento dei rifiuti solidi urbani per la separazione del ferro (lattine o altri manufatti) dal resto dei rifiuti. Separazione mediante vagliatura o stacciatura (o setacciatura) Utilizzando un setaccio è possibile separare tra loro corpi che presentano diverse dimensioni. Le dimensioni delle maglie dei setacci possono essere espresse sia come numero di maglie per centimetro lineare sia come dimensione delle maglie stesse. Negli Stati Uniti si usa il Mesh che rappresenta il numero di maglie per pollice lineare. Flottazione La flottazione è una tecnica che sfrutta la diversa bagnabilità del minerale rispetto alla ganga per concentrare il minerale. In campo minerario la si attua per operare su prodotti più concentrati in particolare modo con l'uso di tensioattivi. Vedasi anche il capitolo “Flottazione con schiuma” nella voce Flottazione di Wikipedia. Separazione mediante levigatura La levigatura (da non confondere con l'omonima operazione tecnologica di “lisciatura” di un manufatto) è quella tecnica che consente di separare i minerali più pesanti dalla ganga che presenta densità minore. Di solito la si attua utilizzando un recipiente largo e basso nel quale viene posto il minerale grezzo e un po' d'acqua: con dei movimenti circolari è possibile separare il minerale con densità maggiore dalla ganga, la quale presenta una densità minore. Questa tecnica è stata largamente utilizzata, per esempio, dai cercatori d'oro. Estrazione con solvente Dovendo separare del sale dalla sabbia è possibile utilizzare un solvente (acqua) che, selettivamente, porta in soluzione il sale e consente, mediante una filtrazione, di separare la sabbia. Il sale poi può essere recuperato facendo evaporare (ma non è l'unica opzione possibile) l'acqua usata per la solubilizzazione. In alcuni casi si rende necessario l'uso di appositi estrattori che ripetono il ciclo di estrazione più e più volte (come nella figura qui a fianco) utilizzando sempre solvente puro e caldo al punto di ebollizione (cosa che facilita la solubilizzazione del componente desiderato) che viene fatto passare ripetutamente sul miscuglio da separare. L'apparecchio in questione si chiama Estrattore Soxhlet e una sua accurata descrizione, anche con animazioni, è disponibile su Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Estrattore_Soxhlet Separazione solido - liquido Decantazione La decantazione è il sistema più economico che è possibile utilizzare in ambito industriale per questo tipo di separazione: questa tecnica viene utilizzata quando si devono separare piccole quantità di materiale solido da una grande quantità di miscuglio solido liquido (torbida). La decantazione viene normalmente effettuata in grandi vasche, di solito cilindriche, nelle quali la torbida viene immessa lentamente, in maniera da non creare turbolenze nel liquido già presente nel decantatore. Nella torbida lasciata a riposo il solido tende a depositarsi sul fondo, mentre il liquido chiarificato esce dagli sfioratori e viene raccolto a parte. Il solido depositato sul fondo viene raccolto mediante raschiatoi, portato al centro della vasca e da qui eliminato. Questa tecnica sfrutta la forza di gravità per ottenere la separazione. In alcuni casi in vengono aggiunte delle sostanze chiamate flocculanti che favoriscono e facilitano tale operazione. In campo industriale generalmente si utilizzano dei decantatori chiamati decantatori Dorr i quali consentono di effettuare tale operazione in maniera continua con un minimo di presenza di operatori umani. L'utilizzo più comune è legato alla potabilizzazione dell'acqua e al trattamento delle acque reflue. Vedasi anche Wikipedia: Potabilizzazione e, in particolare, i paragrafi 3.1, 3.2, 3.3 e 4.2 Filtrazione La filtrazione è la tecnica di eccellenza che si utilizza in laboratorio quando si vuole separare un solido da un liquido. In questa tecnica si utilizza una carta oppure altri dispositivi che hanno la funzione di trattenere la parte solida della torbida e di lasciar passare la parte liquida della stessa. La carta che si utilizza nella filtrazione è una carta del tipo particolare, non patinata, non caricata, generalmente di pura cellulosa. Questo garantisce una dimensione dei pori pressoché costante su tutta la carta. La torbida, dopo la decantazione, viene travasata nel filtro dove le particelle solide sono trattenute e la parte liquida viene lasciata passare. Le carte da filtro si distinguono tra loro in base alla porosità. Uno dei sistemi di riconoscimento più vecchi ed ancora usati si basa su un codice colore associato ad ogni tipo di carta: Fascia azzurra: carta adatta alla filtrazione di precipitati microcristallini, molto lenta. Fascia bianca: carta adatta alla filtrazione di precipitati normali, di media velocità. Fascia nera: carta adatta alla filtrazione di precipitati macro cristallini o di precipitati gelatinosi, molto veloce. Per preparare un filtro si piega la carta da filtro in quattro in modo da creare un dispositivo a forma di cono, che viene poi adattato all’imbuto. Il filtro di carta piano viene preparato sul momento, piegando a metà e poi ancora qausi a metà un pezzo di carta da filtro (Vedi la procedura guidata che segue). Successivamente lo si inserisce nell'imbuto e lo si bagna facendolo aderire alle pareti per tenerlo in posizione. Si dovrebbe fare in modo che il bordo del filtro sia di circa 5 mm più basso del bordo dell'imbuto e che il filtro sia perfettamente “indossato” dall'imbuto ovvero non deve “ballare” all'interno dell'imbuto né, tantomeno, rimanere sospeso perché troppo largo. La torbida viene poi trasferita nel filtro a piccole porzioni usando la bacchetta come guida evitando di appoggiarla sul filtro che, essendo bagnato, potrebbe rompersi. Infine si lavano le pareti del bicchiere con una spruzzetta, raccogliendo le acque di lavaggio sempre nel filtro. Il filtro “a pieghe” può essere preparato a mano ma, attualmente, è disponibile anche già pronto all'uso. Esso viene inumidito e mantenuto con le pieghe in quanto in questa maniera la superficie filtrante è molto più ampia (circa il doppio) di un normale filtro piano. Quando si usa un filtro piano si intende recuperare la parte solida della torbida, mentre quando si usa un filtro a pieghe, si intende recuperare la parte liquida della stessa. Per facilitare e velocizzare la filtrazione è buona norma fare in modo che il filo di liquido che esce dal gambo dell'imbuto scorra lungo le pareti del bicchiere dove viene raccolto il liquido. Esistono degli imbuti appositi (con gambo lungo strozzato, con seni impressi, con spirale) che sono stati studiati e creati per velocizzare le operazioni di filtrazione in condizioni normali. Procedura per la preparazione di un filtro piano Prendere un pezzo di carta da filtro approssimativamente quadrato Piegarlo a metà Piegarlo nuovamente QUASI a metà. Ciò è indispensabile per avere il giusto angolo al vertice del cono che deve essere uguale a quello dato dalle pareti dell'imbuto. Eliminare i quattro angoli (che ora sono raggruppati) con un taglio approssimativamente circolare. Completato il taglio cestinare il pezzo con i quattro angoli e ricordarsi che questo pezzo deve essere un buco (quasi) circolare con della carta attorno. Ogni altra conformazione è errata. Inserire un dito tra i quattro foglietti lasciandone 3 da una parte e uno dall'altra ed aprire a cono il filtro. Ora il filtro può essere inserito nell'imbuto e bagnato per farlo rimanere a posto. Particolari tipi di filtrazione L'imbuto Büchner è un particolare tipo di imbuto, di solito fatto in ceramica, munito di un setto forato, sul quale viene posta la carta da filtro tagliata a misura. Inserendo questo imbuto su una beuta da vuoto ed applicando l'aspirazione si ottiene un notevole velocizzazione delle operazioni di filtrazione. Questa tecnica, conosciuta come filtrazione sotto vuoto, viene largamente usata nella chimica organica. Vedi anche Buchner Il crogiolo filtrante (chiamato anche Gooch) è un piccolo contenitore a forma di bicchiere in cui il fondo è stato sostituito da un setto filtrante in ceramica. Adattando questo crogiolo su di un imbuto mediante un anello di gomma è possibile operare sotto vuoto e separare rapidamente precipitati analitici. Sul corpo del crogiolo sono riportate delle sigle alfanumeriche che consentono di determinare la grandezza dei pori e quindi anche la velocità di filtrazione. Vedi anche Crogiolo Gooch (solo in inglese) Filtrazione con imbuto filtrante: l'imbuto filtrante è un imbuto nel quale, sul fondo, è stato inserito un setto filtrante in ceramica. L'utilizzo di tale apparecchio è analogo a quello del crogiolo filtrante. Microfiltrazione: nel caso si debba operare su quantità minime di torbida bisogna utilizzare delle tecniche adatte al caso. Una di queste tecniche prevede l'utilizzo di una bacchetta di vetro munita di una estremità ingrossata, conosciuta con il nome di “chiodo di Wilstatter”. In questo caso il “chiodo” viene inserito nell’imbuto e al di sopra di esso viene posto un filtro rotondo di carta di dimensioni adeguate, ottenuto di solito utilizzando un foratappi. Con questo sistema è possibile filtrare quantità minime di torbida Centrifugazione: la centrifugazione viene largamente utilizzata nei laboratori di chimica clinica in quanto consente di separare rapidamente piccole quantità di solido dalla torbida. Questa tecnica si basa sulla diversa densità delle particelle che compongono la torbida. Aumentando localmente la forza di gravità per effetto centrifugo si ottiene una separazione molto più rapida che non con le tecniche tradizionali. Quando si utilizza una centrifuga è indispensabile che il carico sia ben bilanciato altrimenti si corre il rischio di rovinare o rompere l'asse della centrifuga stessa. Nella centrifugazione si usano delle provette particolari: hanno il fondo conico e le pareti più spesse per poter meglio resistere agli effetti della forza centrifuga. Mentre in laboratorio si usano centrifughe a 5000 – 7000 giri, in alcune applicazioni particolari è possibile trovare centrifughe a 150.000 giri; ovviamente queste ultime sono racchiuse in un contenitore blindato in quanto, in caso di rottura, esiste la possibilità che i pezzi siano proiettati a velocità molto elevate. Sistemi di separazione Solido – Liquido (nebbie) e Solido – Gas (fumi) In questa sezione si trattano congiuntamente i casi di separazione dei costituenti di fumi e nebbie in quanto i metodi sono analoghi. Per le nebbie solitamente si usano gli abbattitori elettrostatici e le torri di lavaggio mentre per i fumi le tecnologie a costo minore sono le prime due. Ciclone Il ciclone è un dispositivo di forma cilindrica nel quale il gas contenente particelle solide viene fatto entrare tangenzialmente ad una certa velocità. Per effetto della forza centrifuga le particelle solide vanno a collidere sulla parete esterna, perdono la loro inerzia e cadono sul fondo. Il gas così purificato viene fatto uscire tramite un camino e una bocca a vento. Questo sistema è largamente utilizzato, ad esempio, per la separazione della segatura nelle segherie con impianti di aspirazione centralizzata. Vedi Ciclone su Wikipedia Camere a polvere Le camere a polvere sono degli enormi stanzoni in cui il fumo viene convogliato e dove, per effetto del rallentamento che così si ottiene, le particelle solide hanno la possibilità di depositarsi sul pavimento della stanza. Questi dispositivi attualmente sono poco utilizzati in quanto hanno un funzionamento discontinuo (di tanto in tanto bisogna chiudere l'afflusso di gas e pulire il pavimento dove si sono depositate le parti solide, quindi servono due strutture: mentre una è in funzione, l'altra viene pulita e viceversa), e occupano moltissimo spazio. Vedi Wikipedia e anche Wikipedia 2 Abbattitori elettrostatici Gli abbattitori elettrostatici sono dei tubi metallici ai cui centro è sospeso un filo metallico isolato dalla carcassa e collegato ad una differenza di potenziale di 150 o più KV. Le particelle solide che entrano in questo tubo vengono caricate dal campo elettrico in cui vengono a trovarsi e vanno scaricarsi sulla parete metallica dell’abbattitore che è collegata a terra. In questo modo il fumo viene liberato dalle particelle solide ed esce dall'alto mentre le particelle solide si raccolgono sul fondo dell’abbattitore e vengono raccolte. Questi dispositivi consentono di eliminare buona parte delle particelle solide più minute presenti in un fumo. Vedi Elettrofiltro Torri di lavaggio Le torri di lavaggio sono dei cilindri anche di dimensioni notevoli al cui interno viene posto del materiale inerte (Calcare in pezzi, rottami di ferro, apposito “materiale da riempimento” in grès o ceramica, ecc.). Il fumo viene fatto entrare dal basso e viene diviso dal materiale inerte in tanti rivoli i quali incontrano dell'acqua spruzzata in controcorrente dall'alto della torre. In questo modo le particelle solide vendono trattenute dall'acqua mentre il gas (non trattenuto dall'acqua) esce dall'alto. Una successiva filtrazione o decantazione consente di recuperare eventualmente le particelle solide trascinate dall'acqua. Questo sistema consente l’eliminazione di tutte le particelle solide da un fumo. Vedi Wikipedia Depolveratore a umido Separazione liquido liquido (solo per sistemi eterogenei). Imbuto separatore Un imbuto separatore è un dispositivo a forma di imbuto, munito di un rubinetto alla base mediante il quale è possibile separare due liquidi immiscibili. Utilizzando un imbuto separatore è possibile quindi ottenere la separazione di due fasi liquide non miscibili tra loro. Sistemi eterogenei quali acqua e olio oppure acqua e benzina possono essere agevolmente separati mediante questa tecnica. Il presente lavoro, redatto dall' ITP Eligio ZLATICH, nell'ambito della formazione di base per il laboratorio di chimica per l'I.T.I.S. “A.Volta” di Trieste, viene rilasciato con licenza Creative Commons: (Obbligo di citare la fonte, Opera gratuita, L'opera può essere modificata ma deve essere rilasciata con gli stessi attributi) Per approfondire: http://it.wikipedia.org/wiki/Creative_Commons