SORVEGLIANZA E PREVENZIONE DELLA MALNUTRIZIONE NELLE STRUTTURE ASSISTENZIALI Torino, 8 Novembre 2010 L’INSEGNAMENTO AGLI ADULTI. Metodi e strategie Silvia Cardetti In 30 minuti… che cosa si intende per andragogia alcuni presupposti di base dell’insegnamento agli adulti progettare un intervento formativo metodi e tecniche utilizzabili dagli operatori SIAN 1 Socrate con i suoi studenti – Johann Friedrich Greuter, XVII Sec L'educazione degli adulti è stata probabilmente la prima forma di educazione sistematica. Tutti i grandi maestri dei tempi antichi, come Confucio, Socrate, Cicerone, insegnavano ad adulti e non ai bambini. Questi maestri consideravano l‘apprendimento come un processo di ricerca attiva, non come una ricezione passiva di contenuti, e usavano di conseguenza metodi di insegnamento che coinvolgevano attivamente i discenti. Che cosa sappiamo dell'adulto che apprende? man mano che gli individui maturano, il loro bisogno e la loro capacità di essere autonomi, di organizzare e utilizzare l’esperienza di apprendimento in relazione a problemi della vita reale cresce costantemente. I metodi della pedagogia non sono più adatti in età adulta 2 L’andragogia di M. Knowles – presupposti Il bisogno di conoscere: gli adulti sentono l'esigenza di sapere perché occorra apprendere qualcosa. Il concetto di sé del discente: Gli adulti desiderano essere trattati e considerati come persone capaci di gestirsi autonomamente. Se pensano che altri stiano cercando di imporre loro la propria volontà, la respingono (“insegnatemi qualcosa se siete capaci...”) Il ruolo dell'esperienza: L’adulto affronta il momento formativo con un bagaglio di conoscenze ed esperienze precedenti che assicurano maggiore ricchezza e possibilità d'utilizzo di risorse interne, ma anche, a volte, una “zavorra” di preconcetti e pregiudizi difficile da scaricare. Inoltre qualsiasi gruppo di adulti sarà più eterogeneo (per background, obiettivi, esperienze, …) di quanto non accada in gruppi di giovani. L’andragogia di M. Knowles - presupposti La disponibilità ad apprendere: quanto viene insegnato deve migliorare le competenze e deve poter essere applicato in modo efficace alla vita quotidiana. L'orientamento verso l'apprendimento: non deve essere centrato sulle materie ma sulla vita reale. Gli adulti infatti apprendono nuove conoscenze, capacità di comprensione, abilità e atteggiamenti molto più efficacemente quando sono presentati in questo contesto. La motivazione: nel caso degli adulti le motivazioni interne sono in genere più forti delle pressioni esterne, soddisfacendo i bisogni psicologici innati di competenza, autonomia e relazione. 3 Ancora una distinzione iniziale Quando l’apprendimento è di tipo semplice, per la persona si tratta di una somma di nuove informazioni ad un insieme di conoscenze di cui già dispone Nell’apprendimento complesso si tratta di imparare un nuovo approccio al lavoro, un nuovo ruolo, nuovi comportamenti o strategie. L’apprendimento più che una somma diventa una moltiplicazione, perché implica l’operazione di rimettere complessivamente in gioco idee, valori e stili che si ricombinano e arricchiscono. Spesso l’apprendimento semplice viene indicato con i termini addestramento e/o aggiornamento, quello complesso con la parola formazione. Quindi nella progettazione di un evento formativo: teniamo conto dei presupposti dell’andragogia (spiegare) Adattiamo il metodo alla complessità e alla natura dell’apprendimento richiesto, in funzione dei partecipanti e dell’obiettivo da raggiungere. (metodi frontali/ metodi di gruppo) 4 Non buttiamo alle ortiche la formazione frontale ... preconcetto: metodo tradizionale = negativo Una buona esposizione, chiara consequenziale, che inviti a seguire un ragionamento, stimoli la curiosità e accenda l’interesse può risultare efficacissima e invitare ad esplorare nuovi territori conoscitivi. È utilissima per fornire velocemente conoscenze già strutturate, indicazioni su procedure e metodologie consolidate. In un tempo limitato si possono porgere molti più contenuti che con altre tecniche e portare tutti i discenti allo stesso livello. Lo stile espositivo e la sostanza della preparazione e dei contenuti giocano un ruolo essenziale ...e non abusiamo del gruppo l’uso di tecniche interattive o di gruppo non garantisce automaticamente ottimizzazione delle risorse e aumento dell’efficacia formativa (esempi dei tempi dei gruppi) Accenno a tipi di gruppo Vantaggi: coinvolgente, possibilità di confronto, consente approfondimenti,... Svantaggi: produttività, tempi, difficoltà di gestione, ... 5 Cooperative learning: la formazione frontale di gruppo che cos’è vantaggi come si può applicare nella formazione degli adulti Attenzione ai limiti … l’attenzione di chi ci ascolta è limitata e quello che diciamo passa attraverso la sua dotazione di significati e schemi concettuali La curva di spprendiemnto cade dopo circa 20 minuti una delle prime regole dei giornalisti della BBC è che si può comunicare UNA SOLA NUOVA IDEA ogni tre minuti. dobbiamo chiarirci con precisione ciò che riteniamo veramente importante trasmettere e limitare tutto il resto far sì che ciò che è importante per noi lo diventi anche per chi ascolta (condivisione degli obiettivi) 6 Progettare un corso obiettivi chiari e validi: l’obiettivo formativo deve essere motivato, condiviso e accettato. definizione dei contenuti e dei metodi indirizzare l’intervento formativo sulla base delle caratteristiche dei destinatari (esempi) motivare i partecipanti sulla base delle loro esigenze e delle loro interpretazioni delle nostre motivazioni tempi e sedi compatibili con le esigenze dei destinatari predisposizione di eventuali materiali di supporto La struttura dell’intervento 1. Introduzione: il pubblico fa la vostra conoscenza, si abitua alla vostra voce; è il menù del giorno: serve a preparare l’attenzione, far venire l’acquolina, pregustare il seguito – 30% del tempo e dell’importanza strategica 2. Parte principale: è il cuore del messaggio e la sua struttura deve essere ordinata e chiara al pubblico; avere ordine e struttura semplice e chiara); decidere se leggere o andare a braccio; essere concisi e chiari nei dati; se si usano diapositive: né troppe né troppo poche – 60% del tempo e dell’importanza strategica 3. Conclusione: riassume e ferma i concetti principali esposti; evitare, nella conclusione, di esporre concetti nuovi. 10% del tempo per commenti e saluti 7 Una tecnica per ogni stagione (da spiegare brevemente e calare nel caso concreto degli operatori SIAN che formano i dipendenti delle case di riposo) 1. •Tecniche dell'acquario, della palla di neve •brain storming, metaplan •giochi, esercitazioni ed esperienze pratiche, •lavori di individuali o di gruppo finalizzati, •lavoro su casi e su autocasi, incident •role playing e simulazioni •discussione su spezzoni di film, slogan, immagini o altri stimoli •Somministrare test o questionari •counselling di gruppo (da approfondire),…. Un esempio di counselling motivazionale i nonni di vilcabamba 1. •Costruzione dei ritratti secondo la teoria degli stadi della motivazione di Prochascka e Di Clemente • Validazione dei ritratti • Counselling motivazionale di gruppo (uso di tecniche specifiche come la bilancia decisionale, il regolo del cambiamento, a seconda dello stadio di cambiamento del gruppo ...) •Valutazione del cambiamento motivazionale utilizzando i ritratti validati 8 Un esempio di counselling motivazionale i nonni di vilcabamba TEST DEI RITRATTI (ricavato dalle schede di valutazione dei “PROCESSES OF CHANGE”,Miller, Rollnick ) 1. Ritratto (Precontemplativo) Parla Daniela o Daniele: ”Ecco cosa penso degli anziani. Penso che bisogna lasciarli tranquilli. Ormai sono “a fine corsa” e non hanno più voglia di niente. Pensano solo a mangiare e dormire. Sono le uniche loro soddisfazioni. Che male c’è?.... Per i pochi anni che gli restano da vivere, perché devo interferire? Non è neanche giusto, non è compito mio. È una questione di libertà: a loro piace così. E poi ho visto che è inutile cercare di fargli fare qualcosa, tanto poi non lo fanno. Non gli interessa. Hanno lavorato troppo da giovani, adesso si riposano. Sono stanchi di tutto: non tormentiamoli inutilmente”. Ritratto (Contemplativo) Parla Carla o Carlo: “Se guardo un anziano mi fa pena. La solitudine, il degrado fisico, quel suo lasciarsi andare: una persona non dovrebbe ridursi così. Forse qualcosa per lui si può ancora fare, ma cosa? È difficile agire con un anziano. Certe volte non sai da che parte prenderli. Sono pigri, si muovono poco. Talvolta mangiano in maniera sbagliata. Ma è difficile intervenire: anche a causa dei turni, del poco tempo che abbiamo. Siamo sempre con l’acqua alla gola. Inoltre c’è la burocrazia.... Poi penso che se gli anziani hanno scelto di stare così è perché a loro non va poi così male: infatti non collaborano molto.” Un esempio di counselling motivazionale i nonni di vilcabamba Ritratto Parla Pina o Pino: “Non si può permettere che un 1. si(Determinato) anziano lasci vivere ... In giro vedo che ci sono anche anziani svegli, attivi, che hanno cura di loro stessi, ben diversi da questi qui. Possibile che quelli peggio ce li abbiamo tutti noi? Ma in fondo diventeremo tutti anziani: bisogna fare qualcosa. Per esempio bisognerebbe stimolarli al movimento e stare attenti alle loro variazioni di peso, sia in eccesso che in difetto; anche assisterli adeguatamente ai pasti è importante. La struttura, i turni di lavoro, l’impostazione stessa del lavoro dovrebbe essere un po’ modificata. Anch’io posso fare qualcosa. In fondo lavorare bene dà più soddisfazione.” Ritratto (Attivo) Parla Angela o Angelo: “ Sto facendo del mio meglio per aiutare gli anziani della mia struttura, con altri miei colleghi che la pensano come me. Stimolo gli anziani a muoversi. Li accompagno in piccole passeggiate. Oppure li mandiamo a fare compere in paese. Parlo con loro e cerco di capire cosa gli piace e cosa no. Per esempio sul menù. Chiedo loro dei pareri, su quello che gradiscono mangiare, ma mi oppongo alle loro richieste quando non sono compatibili con le loro patologie. Li osservo, vedo se riescono a masticare bene. Se non riescono, lo segnalo. Mi preoccupo della loro salute e valuto anche che bevano abbastanza.” 9 Un esempio di counselling motivazionale i nonni di vilcabamba Ritratto (autoefficace) Parla Aurelia o Aurelio: “Con i colleghi, Direttore e1. amministrazione compresi ci riuniamo a scadenze fisse per migliorare i programmi. Inoltre pesiamo gli anziani periodicamente e lo scriviamo in cartella; osserviamo quanto gli anziani mangiano ogni giorno. Soprattutto non ci stanchiamo di fare le giuste scelte alimentari tenendo conto delle loro malattie, anche se ciò comporta discutere con gli ospiti ed i loro parenti. Gli anziani fanno anche almeno mezz’ora al giorno di passeggiata. Chi vuole. Gli altri cerco di convincerli, senza obbligo. Si fanno anche corsi di ginnastica, che ripeteremo.” Spostamento motivazionale dei partecipanti dopo gli interventi di “motivazione al cambiamento” secondo le metodiche di Miller e Rollnick (valutazione con il “test dei ritratti di “Di Clemente e Prochaska) 1. Pre- test (risultati in %) Fasce di motivazione al cambiamento Post- test (risultati in %) Precontemplativi 0 0 Contemplativi 11% 7% Determinati all’azione 42% 22% Attivi (in fase attiva) 31% 54% Attivi da lungo tempo operanti una fase di mantenimento dell’azione 16% Totale di “attivi” + in “fase di mantenimento dell’azione” 47% 17% 71% 10 Appunti di metodo 1. •Ruolo del formatore in una situazione di gruppo: guida, sostiene, regola, valuta, tollera •alternanza momenti strutturati/liberi; •Contatto visivo con tutti i membri del gruppo per rilevare se tutti comprendono e seguono, riportando l’attenzione e la partecipazione sugli argomenti trattati •Confronto il più possibile con riferimenti reali: situazioni specifiche, problemi quotidiani, ecc •Mantenere viva l'attenzione •Essenzialità •uso della tecnologia: filmati, foto, internet, … Glossario semiserio •FORMATORE: Professionista più concentrato 1. ad istruire gli altri od a cambiarli anziché formare prevalentemente se stesso. •ANALISI DELLA DOMANDA: processo di trasformazione del cliente in paziente. Esonera dall'analisi della risposta •EMPATIA: capacità di mettersi nei panni dell'interlocutore senza provare disgusto •FEEDBACK FINALE: simulazione di apprezzamento che precede di poche ore critiche e maldicenze •INSIGHT: quando il partecipante improvvisamente vede le cose come le vede il docente •MATERIALE DIDATTICO: dono riparativo mediante il quale il formatore stende un velo pietoso sulla propria ignoranza •METODO DEI CASI: chi sa fa, chi non sa insegna, chi non sa insegnare usa il metodo dei casi •SOTTOGRUPPI: metodo messo a punto dai formatori che devono fare molte telefonate, apprezzata dai partecipanti perchè suscita un'euforica illusione di libertà ed autonomia 11 BIBLIOGRAFIA •Duccio Demetrio, "L'eta adulta. Teorie dell'identità e pedagogie dello sviluppo“, Laterza •Alberici A. : L’educazione degli adulti, 2002 Carocci •Malcom Knowles, Elwood F. Holton III , Richard A Swanson, Quando l'adulto impara. Andragogia e sviluppo della persona, Franco Angeli, Milano, 2008 (9ª edizione, nuova edizione) •Malcom Knowles, La formazione degli adulti come autobiografia., Raffaello Cortina Editore, Milano, 1996. •Rollnick S. Il Colloquio motivazionale: aumentare la disponibilità al cambiamento. In Guelfi G.P. e Spiller V. (Eds), Motivazione e stadi del cambiamento nelle tossicodipendenze, Il Vaso di Pandora II, 4, 1994, pp. 53-68. 12