RINATURAZIONE
E INGEGNERIA
NATURALISTICA LUNGO
I CORSI D’ACQUA
PERCORSI
D’ACQUA
2006
Lezione dell’ing. Maurizio Bacci
Milano, 17 gennaio 2007
INGEGNERE PER LA DIFESA E LA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE. PRIMO LAUREATO IN ITALIA NELL’INDIRIZZO DI
INGEGNERIA AMBIENTALE. ESPERTO IN INGEGNERIA IDRAULICA-NATURALISTICA, FITODEPURAZIONE, VALUTAZIONE
DELL’IMPATTO AMBIENTALE. DOCENTE IN NUMEROSI CORSI UNIVERSITARI. MEMBRO DEL COMITATO TECNICO AUTORITÀ
DI BACINO DEL FIUME ARNO. COMPONENTE COMMISSIONE VIA NAZIONALE – MINISTERO DELL’AMBIENTE. FONDATORE
DEL CIRF (CENTRO ITALIANO RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE). FONDATORE, AMMINISTRATORE E DIRETTORE TECNICO
DELL’IRIS, SAS DI CERBAIA – FIRENZE.
SOMMARIO: IL CONCETTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE, CHE SI È SVILUPPATO DI RECENTE, SOTTINTENDE UN APPROCCIO
CARATTERIZZATO DA UNA FORTISSIMA TRANSDISCIPLINARIETÀ. RIQUALIFICARE UN FIUME NON SIGNIFICA FORNIRE UN’UNICA
SOLUZIONE A UN PROBLEMA SPECIFICO O APPLICARE DETERMINATE TECNICHE, MA PIUTTOSTO VUOL DIRE INNESCARE UN
PROCESSO DI MIGLIORAMENTO MULTIOBIETTIVO.
Il concetto di Riqualificazione Fluviale si è sviluppato di recente: è probabilmente questa la
ragione principale per cui ciascuno tende a definirla in base alla propria formazione.
Va rilevato che si tratta di un approccio, non di una tecnica, e che è caratterizzata da una
fortissima transdisciplinarietà.
La recente attenzione al miglioramento dei fiumi, con una notevole variabilità di approcci e
applicazioni, ha prodotto una varietà di neologismi.
Molti sono i termini, italiani e inglesi, legati alla riqualificazione ambientale: rinaturazione/
rinaturalizzazione (restoration), conservazione (conservation), ripristino (rehabilitation),
valorizzazione (enhancement/revitalization), ricostituzione/creazione (Re-creation/creation),
bonifica, recupero/ambientale (reclamation/remediation/sanitation/rescue), recupero ecologico
(ecological recovery), recupero/valorizzazione/riqualificazione, ambientale e/o paesaggistica
(landscape design).
Molti di questi vocaboli non hanno un significato univoco e molti hanno un significato comune
e a volte si confondono.
Spesso quando si parla di Riqualificazione Fluviale, si pensa a soluzioni che permettano di
realizzare in modo “più verde” gli interventi tradizionali (le opere idrauliche), cioè all’impiego di
tecniche a basso impatto ambientale e d’ingegneria naturalistica. La riqualificazione può talora
coincidere col “disegnare il paesaggio”, nel senso dell’architettura del paesaggio, ma non si limita
a questo e non è il suo senso più generale e intrinseco.
Con il termine “Riqualificazione” si intende il passaggio da una situazione degradata a una
migliore senza voler tornare a tutti i costi ad uno stato originario precedente l’intervento umano
(in questo caso si parlerebbe di rinaturazione). Nella riqualificazione, il “restauro” rimane un
obiettivo auspicabile, ma da perseguire solo dove e quando le condizioni lo permettono.
Inoltre, quando si parla di riqualificazione, si intende più un processo di miglioramento
multiobiettivo che non la sola soluzione a un problema specifico o l’applicazione di determinate
tecniche.
Per chiarire gli intenti e quindi il linguaggio, il Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale
(Cirf) ha elaborato la sua definizione: riqualificazione fluviale è un insieme integrato e sinergico di
azioni e tecniche, di tipo anche molto diverso (dal giuridico-amministrativo-finanziario, allo
strutturale), volte a portare un corso d’acqua, con il territorio ad esso più strettamente connesso
(“sistema fluviale”), in uno stato più naturale possibile, capace di espletare le sue caratteristiche
funzioni ecosistemiche (geomorfologiche, fisico-chimiche e biologiche) e dotato di maggior valore
ambientale, cercando di soddisfare nel contempo anche gli obiettivi socio-economici.
COME NASCE LA RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE
Da sempre l’uomo ha cercato di controllare i fiumi, per difendersi dalla loro irruenza e sfruttarne
le risorse.
La rivoluzione industriale si è rivolta ad essi come forza motrice.
I secoli XIX e XX hanno guardato ai fiumi per soddisfare le necessità emergenti: navigazione,
energia idroelettrica, irrigazione. Così la prima metà del secolo scorso ha visto la nascita e la
proliferazione delle dighe, delle grandi bonifiche e delle reti irrigue.
A partire dagli anni ‘80, però, emerge la consapevolezza – prima isolata, poi dilagante – che
l’artificializzazione sia la forma di “inquinamento” più devastante e persistente. Maturano così le
condizioni culturali e sociali che rendono possibile la “riscoperta” di tecniche d’esecuzione dei
lavori fluviali più rispettose degli aspetti ambientali e paesaggistici.
È così che quelle tecniche di ricorso a legname, pietrame e piante vive – che nella prima metà del
secolo scorso erano impiegate, soprattutto nell’area alpina – sono rivisitate e sviluppate con le
nuove finalità di inserimento paesaggistico e riduzione dell’impatto ambientale.
Dalle vecchie tecniche di sistemazione idraulico-forestale nasce così quella classe di tecniche oggi
denominata in Italia “ingegneria naturalistica”.
Il concetto di riqualificazione fluviale, invece, pur stimolato dallo stesso motore socio-culturale
che ha originato l’ingegneria naturalistica e pur giovandosi talora delle sue tecniche, ha iniziato
a comparire ed emergere all’interno della conservazione della natura (talora più specificatamente
definita “biologia della conservazione”), nella quale hanno trovato ampio spazio di
approfondimento, sperimentazione e applicazione i concetti della rinaturazione o restoration
ecology.
Sono anche sorte alcune associazioni, come la Society of Ecological Restoration, creata nel 1987,
che si occupano specificamente di queste problematiche. Da questo contesto hanno quindi avuto
origine i primi piani e progetti pilota di riqualificazione fluviale (uno dei più importanti è The River
Restoration Project www.therrc.co.uk/p rojects/cole_brochure.pdf e www.therrc.co.uk/projects
skerne_brochure.pdf che hanno al contempo determinato la nascita delle prime associazioni
europee Rrc (River Restoration Centre-UK) e Ecrr (European Center for River Restoration), alle
quali si è ispirato il Cirf (che ora è membro di quest’ultimo e in stretto rapporto col primo).
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Lezione dell`ing. Maurizio Bacci