Basilicata
Basilicata e CdLT di Potenza
Provinciale di Potenza
SINTESI per la STAMPA
L’indotto industriale e di servizi del
Centro Olio ENI di Viggiano e dei pozzi
di estrazione petrolifera della Val d’Agri:
la proposta del contratto di sito
Gennaio 2009
Rapporto di ricerca redatto da Davide Bubbico
(Università di Salerno, Osservatario FIOM Basilicata sull’industria meccanica)
I motivi della ricerca
Oggi pomeriggio nel Centro Sociale di Villa d’Agri (comune di Viggiano) la Fiom
Cgil Basilicata e la Filcem Cgil Potenza presentano un primo rapporto di ricerca
sull’indotto industriale dell’ENI in Basilicata. Si tratta di un rapporto che cerca di
fare il punto sull’effettivo impatto che l’estrazione petrolifera in Val d’Agri, insieme
al funzionamento del Centro Olio di Viggiano, ha avuto finora sul contesto
imprenditoriale dell’area e soprattutto sull’occupazione. Naturalmente non solo
numeri, ma anche il tentativo di comprendere la natura dell’indotto imprenditoriale
coinvolto e le ricadute in termini occupazionali da un punto di vista qualitativo. Il
rapporto è stato voluto dalle due organizzazioni anche per ragionare intorno alla
proposta di un contratto di sito contenente una clausola sociale che permetta ai
lavoratori delle ditte appaltatrici di conservare, nel passaggio da un’azienda all’altra,
gli stessi trattamenti salariali e, più in generale, le stesse tutele dal punto di vista
dell’inquadramento, delle garanzie occupazionali, ecc. per evitare ciò che un anno fa
è accaduto nel caso del rinnovo del contratto di appalto della manutenzione
programmata del Centro Olio, dalla Valteco alla Sudelettra, dove pur a fronte del
mantenimento dei livelli occupazionali, altri problemi di natura contrattuale
rischiavano di azzerare completamente professionalità, inquadramento e
riconoscimenti economici legati all’attività svolta.
L’attività estrattiva dell’ENI in Basilicata e il Centro Olio
Le attività di ricerca petrolifera in Basilicata sono state piuttosto modeste fino
alla metà degli anni ’90. La scoperta del giacimento della Val d’Agri da parte
dell’ENI risale all’inizio degli anni ’80, ma solo dalla metà degli anni ’90 la società ha
deciso di procedere ad una campagna di coltivazione su larga scala e alla costruzione
di un Centro Olio nel quale avviene una prima attività di trattamento del greggio
(separazione da acqua, zolfo e dall’idrogeno solforato, H2S, un gas inodore e per
questo pericoloso e mortale). In anni successivi è stato poi costruito un oleodotto
che trasporta il petrolio dal Centro alla raffineria ENI di Taranto (in precedenza
questo trasporto era effettuato attraverso l’uso di camion cisterna, come in piccola
parte avviene ancora oggi per i pozzi che non sono collegati alla rete di raccolta, con
l’occupazione di circa 120 addetti, scesi ora a 50, riuniti nel Superconsorzio
Trasporto Lucano). Attualmente i pozzi di estrazione in Val d’Agri sono 39, ma non
tutti sono ugualmente utilizzati. L’esaurimento degli attuali giacimenti in
concessione all’ENI è previsto per il 2025. Le previsioni di investimento da parte
dell’ENI in Basilicata formulate, a metà degli anni ’90, ammontavano fino al 2002, in
3 mila miliardi di lire. Nel 1998 l’ENI ha concluso con la Regione Basilicata e con
l’allora governo un accordo per lo sfruttamento delle risorse minerarie da cui
dipendono le c.d. royalties petrolifere (393 milioni di euro accreditati alla Regione
Basilicata alla fine del 2007), una parte delle quali destinate al sostegno delle attività
produttive, ma di cui mancano ancora ricadute definitive e soprattutto positive.
Il funzionamento dell’attività estrattiva e la rete dell’indotto ENI
Le attività di perforazione sono gestite dalla SAIPEM (gruppo ENI) e
dall’emiliana PERGEMINE. La gestione dei pozzi, insieme con altre attività come il
controllo dei parametri di produzione, sono affidate all’abruzzese ITALFUID e
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all’APM (Appalti petroliferi Meridionali) sua controllata, ma con sede legale a
Viggiano. L’affidamento delle attività di manutenzione del Centro e dei pozzi è
gestita dalla Saipem Energy Service, che a sua volta l’affida ad altre imprese. Le
attività di monitoraggio dell’attività estrattiva, quella che in gergo è definita “attività
di giro pozzi” è svolta da operatori ENI. Tutte le attività di manutenzione ordinaria
e straordinaria, di opere civili, servizi ambientali, di sicurezza, ecc. sono, invece,
realizzate da aziende esterne all’ENI.
Fig. 1.1 – Il quadro occupazionale delle imprese e degli occupati collegate al Centro Olio
e alle estrazioni petrolifere dell’ENI in Val d’Agri – v.a. stimati per imprese dell’indotto e
per gli occupati
ENI Exploration &
Production
(Centro Olio + uffici
Viggiano)
178 addetti
S.E.S.
Saipem Energy
Service
(gestione appalti)
(circa 10 addetti)
Sudelettra,
COSMI ed altre
(manutenzione
elettromeccanica
e strumentale,
circa 60 addetti)
Aziende
indotto
(circa 90
imprese)
SAIPEM
(gestione impianti
di perforazione)
(60 dipendenti)
PERGEMINE
(gestione impianti
di perforazione)
(circa 90 addetti)
Aziende
indotto
(circa 140
imprese)
APM e ITALFULID
(gestione presidio pozzi,
circa 100 addetti)
MAERSK e Baker (controllo
sicurezza, fornitura prodotti chimici,
circa 30 addetti)
Fonte: ns. indagine diretta. Per le aziende dell’indotto solo indicazione del numero delle imprese.
La componente locale dell’occupazione
Sulla base dei dati e delle informazioni che abbiamo rilevato si può ritenere
che gli addetti che svolgono un’attività stabile e continuativa tra il Centro e i pozzi di
estrazione siano complessivamente circa 450. Questo numero comprende oltre ai
180 dipendenti dell’ENI, i circa cento di APM e ITALFLUID (gestione pozzi,
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attività di presidio e di LPT che consiste nei caricamenti provvisori del petrolio in
vasche di accumulo), i circa 60 della manutenzione programmata elettrostrumentale
del Centro Olio (Sudelettra, COSMI, Iniziative Industriali), i circa 30 della Baker
(fornitura prodotti chimici) e della MAERSK (gestione e verifica dei sistemi di
sicurezza), e circa 50 tra SAIPEM e PERGEMINE. Altre imprese minori, spesso
locali, svolgono poi attività marginali in modo continuativo come Garramone e
GDM (circa 30 addetti). Una stima degli addetti secondo la provenienza geografica
lascia valutare l’occupazione regionale non oltre il 50% (la metà dei dipendenti
dell’ENI, i due terzi di APM e ITALFUILD, il 90% delle imprese della
manutenzione programmata e in misura minore in tutte le altre aziende finora citate
con esclusione di quelle dell’indotto minore). Ai 450 addetti impiegati in modo
strutturale vanno poi aggiunti una media di 140 addetti che lavorano per conto delle
altre ditte appaltatrici (compresi i servizi di trasporto greggio). Nel complesso si può,
dunque, stimare un’occupazione giornaliera di 600 addetti, anche se quest’ultimo
aggregato di unità di lavoro è presente in numero molto variabile e indeterminabile
durante la normale attività di estrazione.
Tab. 1.2 – Occupati in modo continuativo tra il Centro Olio e pozzi per azienda e tipologia
di attività (v.a.)
Azienda
Attività
Addetti*
ENI Exploration & Production –
Trattamento degli idrocarburi (Centro Olio)
130
Zone Industriale Viggiano
ENI Exploration & Production –
Servizi amministrativi
50
Uffici Viggiano (**)
ITALFLUID e APM
Gestione pozzi e attività di presidio
100
SAIPEM e PERGEMINE
Sudelettra,
Industriali
MAERSK
COSMI,
Iniziative
Baker
Garramone,
GDM
e
imprese minori dell’indotto
Totale
altre
Gestione degli impianti di perforazione
50
Manutenzione programmata elettrostrumentale
Centro Olio
60
Gestione e verifica sistemi di sicurezza
15
Fornitura prodotti chimici
15
Servizi vari
30
450
Fonte: ns. indagine diretta. (*) Numeri approssimati. (**) Sede del distretto di produzione Val d’Agri per
ricerca e produzione di idrocarburi.
Le imprese appaltatrici dell’ENI: la ricaduta sul sistema produttivo locale (i
dati della ricerca e quelli dell’ENI)
Le aziende operanti nell’indotto del Centro Olio di Viggiano e dei pozzi di
estrazione risultavano nel mese di settembre dello scorso anno 83, di cui 24 locali (7
aziende della provincia di Matera e 17 della provincia di Potenza).
Complessivamente il numero dei lavoratori che costituisce il potenziale bacino di
impiego è stimabile in circa 1.500; quelli dipendenti delle 24 aziende locali sono
poco più di un terzo (550 addetti). Con bacino di impiego ci riferiamo ad un numero
potenzialmente impegnabile sull’appalto oggetto del contratto, in quanto i numeri
effettivi dell’occupazione sono quelli che abbiamo fornito in precedenza. L’impiego
di questo bacino di lavoratori non supera giornalmente il 10% della forza lavoro, sia
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per la particolarità degli interventi, sia per la loro natura non programmata, a
differenza delle imprese e degli addetti delle imprese prima citate.
Le aziende coinvolte nell’indotto sono prevalentemente aziende del centro
nord, con un numero significativo di imprese lombarde e abruzzesi, un dato che
oltre ad essere spiegato dalla diversa specializzazione produttiva di queste regioni
risente anche del tradizionale indotto industriale dell’ENI. In queste regioni hanno
anche sede le aziende che offrono i servizi a maggior valore aggiunto.
Il maggior numero di addetti è coinvolto nei lavori di manutenzione
meccanica e nella manutenzione in generale, a seguire gli addetti dei servizi
ambientali e quelli dediti alle attività di controllo e sicurezza. Un dato a parte
riguarda le imprese e i relativi addetti impiegati nelle attività di autotrasporto,
(trasporto del greggio, ma in numero maggiore trasporto di prodotti utilizzati nel
primo processo di trattamento, e dei residui di estrazione come acqua, fanghi, ecc.).
Le imprese regionali, definite tali perché la sede legale ricade in Basilicata,
sono effettivamente tali nella maggior parte dei casi. Ma il dato che qui ci interessa
sottolineare è che la maggior parte di queste aziende si posiziona nella maggior parte
dei casi nelle attività tradizionali del ciclo di estrazione e trattamento dell’olio e
quindi in quelle con più basso valore aggiunto (tra queste rientrano molte aziende
del materano che già avevano rapporti con l’insediamento chimico dell’ENI in Val
Basento). La maggior parte di queste imprese sono concentrate nei servizi
ambientali e nei vari tipi di manutenzione (come la Sudelettra); le altre nelle attività
edili, di carpenteria metallica e di montaggi meccanici. Quasi tutte precedenti alla
costruzione del Centro Olio e alle attività di estrazione. Ora pur valutando le
difficoltà connesse alla capacità di generare economie imprenditoriali locali in
relazione ad un investimento complesso come quello relativo all’attività estrattiva in
Val d’Agri, come già in altre occasioni, ciò non costituisce necessariamente un
vincolo alla nascita di nuove imprese specializzate, cosa che l’ENI avrebbe dovuto
favorire; imprese in grado di operare anche dopo l’esaurimento delle attività
estrattive nel settore delle energie ed in particolare delle fonti alternative. Quello che
abbiamo osservato, in altri termini, è che un tale investimento non ha determinato
finora la nascita di nuove imprese e solo in pochi casi sembra aver sostenuto la
crescita di quelle già esistenti.
Si è, dunque, lontani per quanto riguarda l’occupazione, da quelle “significative
ricadute occupazionali connesse all’indotto” come pure la Regione Basilicata aveva
scritto nel passato POR 2000-2006, quando queste erano state stimate in circa mille
addetti (come affermava anche uno studio dell’IEFE-Bocconi).
Al di là dell’impatto occupazionale, rimane il problema dell’assenza di iniziative
industriali sorte a seguito della costruzione del Centro Olio e delle attività estrattive
e dell’effettiva crescita delle aziende locali già impegnate nei settori delle
manutenzioni meccaniche ed elettrostrumentali, e nei servizi ambientali, se pure con
qualche eccezione. Questo problema era del resto già stato sollevato dall’Api di
Matera nel 2001. Eppure secondo le dichiarazioni recenti del vicedirettore dell’ENI,
Claudio De Scalzi, in un articolo apparso sul Corriere della Sera del 22 settembre 2008,
le ditte lucane in rapporto con l’ENI sarebbero 300 e di queste 60 vi lavorerebbero
in modo continuativo.
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Le aziende che lavorano nell`indotto del Centro Oli di Viaggiano