Manta, 27 maggio 2010
Cancro batterico dell’actinidia in Piemonte
attuali conoscenze e indicazioni per la difesa
La batteriosi dell’actinidia sta provocando
gravi danni a Latina. Stato di preallarme più
che giustificato anche in Piemonte,
considerato che i tecnici del nostro gruppo di
coordinamento hanno individuato nelle scorse
settimane piante e appezzamenti con
sintomatologie ascrivibili a questa malattia.
A fine aprile un viaggio studio organizzato
dal Creso a Latina ha fatto capire la gravità
della situazione fitosanitaria e la sua
diffusione. La malattia (Pseudomonas
syringae pv. actinidiae) colpisce soprattutto le
varietà a polpa gialla, che appartengono alla
specie Actinidia chinensis. Questi impianti
costituiscono i focolai da cui l’infezione è in
grado di passare anche sulle cv a polpa verde,
quali Hayward (A. deliciosa) risultata meno
sensibile.
Intanto i campioni di piante che
manifestavano sintomi sospetti sono stati
sottoposti alle analisi del Settore Fitosanitario
Regionale (SFR). In tale contesto, venerdì
scorso il CReSO ha convocato un incontro
con i consulenti tecnici e i funzionari del
Settore Fitosanitario Regionale.
Sono stati esaminati e discussi i seguenti
punti.
• Definizione della reale diffusione della
batteriosi sul territorio sulla base di
sintomatologie ascrivibili al batterio.
• Determinazione dell’agente patogeno.
• Misure atte a prevenire ed a
contrastarne la diffusione.
Definizione delle zone di diffusione
Da una prima indagine svolta con i tecnici del
coordinamento frutticolo CReSO, si è giunti a
localizzare in modo abbastanza preciso le
zone in cui sono risultate presenti piante
sintomatiche e precisamente: Savigliano
frazione S. Giacomo (1 caso), Envie frazione
Occa (2 casi), Revello regione S. Pietro (2
casi), Verzuolo zona S. Anna, Chiamina (8
casi), Manta zona Collegno (4 casi), Piasco (2
casi). Ovviamente questo programma di
monitoraggio è tuttora in corso e, appena
concluso, verrà creata una carta completa con
le aree più a rischio.
Da una prima sommaria analisi risulta che
sovente si tratta di zone che hanno subito
violente grandinate nel corso del 2009, le
quali hanno provocato gravi ferite al legno
con formazione di essudati. In altri casi si
tratta di impianti giovani, il cui il materiale
vivaistico proviene presumibilmente da
Latina con elevata probabilità di essere infetto
già in partenza.
Classificazione del batterio
I funzionari del Settore Fitosanitario hanno
riferito che da alcuni campioni prelevati dagli
impianti suddetti sono stati isolati batteri del
genere Pseudomonas. Finora erano state
individuate in Piemonte solo le specie
Pseudomonas viridiflava e P. syringae pv.
syringae. Alcuni dei campioni delle scorse
settimane non sarebbero ascrivibili a questi
patotipi, anche se la determinazione in
laboratorio
non
risulta
un’operazione
semplice ed immediata. Infatti, dopo un primo
step di isolamento su substrato selettivo è
necessario, per un’identificazione corretta e
puntuale, ricorrere alla biologia molecolare
ovvero al metodo della PCR (Polymerase
Chain Reaction). Nel frattempo, alcuni
campioni sono stati sottoposti in questi giorni
a PCR presso “ AGROINNOVA - Università
di Torino”, Istituto di Patologia vegetale e
presso il SFR, che hanno accertato casi di
positività allo Pseudomonas syringae pv .
actinidiae (il patotipo agente del cancro
batterico dell’actinidia riscontrato a Latina)
1
utilizzando protocolli di PCR internazionali.
Il campione analizzato dall’università deriva
da un impianto al secondo anno di età
proveniente da un vivaio fuori regione che ha
sedi di produzione proprio nel Lazio. Per
contro, il prelievo effettuato su piante più
vecchie con presenza evidente di essudato,
non ha dato esito positivo al test, a riprova del
fatto che una diagnosi realizzata solamente
sulla base dei sintomi, ancor più se questi
sono incompleti, non è sufficiente per avere la
certezza della presenza del batterio
fitopatogeno.
3 emissione di essudato di color
rossastro dalla corteccia;
Sintomatologia
Al momento attuale in campo la patologia si
manifesta con i seguenti sintomi:
1. abbondanti
macchie
necrotiche
poligonali sulle foglie, talvolta alonate
di giallo;
Foto 1: Macchie necrotiche su foglie
(Piemonte)
2. necrosi basipete dei germogli apicali
dei tralci causate dalla tendenza del
batterio
a
vascolarizzare
(appassimento dei germogli).
Foto 2: Necrosi basipete dei germogli
apicali dei tralci (Latina)
Foto 3: Essudato rossastro (Piemonte)
In questo stadio di sviluppo solamente quando
sono contestualmente presenti i primi due
sintomi è possibile supporre che si è davanti
ad un caso di cancro batterico dell’actinidia
per il quale è necessario procedere a
successive analisi laboratorio. Se manca uno
di questi due sintomi, le possibilità che si
tratti di Pseudomonas s. pv . actinidiae è
quasi da escludere. Come si è già
precedentemente accennato, invece, la
presenza solamente di essudato non è
assolutamente probante per una positività per
la diagnosi batterica
Misure di prevenzione e profilassi
Trattandosi di un batterio che si diffonde con
estrema
facilità, le misure preventive
assumono un’importanza capitale e possono
così riassumersi.
• Attenta osservazione sulla presenza
di eventuali piante sintomatiche
(vedi descrizione dei sintomi al
punto precedente).
• In caso positivo, il tecnico preleverà
con le dovute attenzioni (strumenti
disinfettati
dopo
il
prelievo,
materiale deposto in sacchetti ben
chiusi) le parti di pianta da far
pervenire al Creso, il quale
2
•
•
•
provvederà a sottoporli a laboratori
specializzati.
Le
piante
che
isolatamente
manifestano vistosi sintomi con gravi
deperimenti
ed
essudati
vanno
estirpate e distrutte.
All’atto dell’acquisto delle piante di
qualunque
tipologia
(talea
o
micropropagazione), accertarsi sempre
della provenienza, per escludere che
arrivino da aree infette. Purtroppo,
non essendo prevista per l’actinidia la
certificazione
sanitaria (passaporto
verde) si potrà fare affidamento solo
sulla rintracciabilità volontaria o
stando semplicemente sulla fiducia del
vivaista.
Considerata la dimostrata sensibilità
delle varietà della specie A. chinensis
(in pratica tutte le cultivar a polpa
gialla) a causa della numerosa
presenza di lenticelle sulla corteccia si
ritiene in questo contesto di sospendere
cautelativamente l’impianto di queste
varietà nel nostro areale.
Difesa fitosanitaria
Anche in questo caso si può considerare
semplicemente una difesa di tipo preventivo
in quanto non si conoscono prodotti curativi
di efficacia certa. A tale proposito, i
funzionari del Settore fitosanitario hanno
ribadito che l’unica sostanza registrata a
sicura azione batteriostatica resta il rame.
Purtroppo presenta alcune limitazioni o di
tipo selettivo (fitotossicità) o di tipo
normativo (limitazione nel periodo di
applicazione).
L’actinidia presenta una discreta tolleranza al
rame, anche se con trattamenti ripetuti in
verde
potrebbe
manifestare
qualche
intolleranza. Di qui l’importanza di effettuare
saggi sui diversi formulati e concentrazioni. Il
Creso ha già avviato una prova presso il
Centro ricerche di Manta.
Per quanto riguarda l’aspetto normativo, si
ricorda come non tutti i prodotti rameici
hanno l’actinidia come coltura in etichetta
e fra questi non tutti hanno come avversità
le batteriosi. In ogni caso nessun fungicida
rameico ha per ora in etichetta l’impiego in
vegetazione bensì solo a caduta foglie e/o alla
ripresa
vegetativa.
Restano
prodotti
contenenti rame ma annoverati fra i concimi
fogliari che però in etichetta non prevedono
alcuna avversità di tipo patologico.
Prodotti induttori di resistenza e/o
disinfettanti:
E’ questa una categoria di agrofarmaci che,
spesso a sproposito, viene proposta come
coadiuvante, se non addirittura risolutiva per
le batteriosi. I funzionari del Settore
Fitosanitario hanno precisato che queste
sostanze sono comprese fra i concimi fogliari
(è il caso ad esempio dei fosfiti), mentre altri,
ad azione disinfettante , ( ipoclorito, perossido
di idrogeno ) non sono ancora registrati per
l’utilizzo in campo
Al momento le proprietà terapeutiche di
queste sostanze ad azione disinfettante sono
in corso di sperimentazione. Come per altre
situazioni, conviene quindi attendere i risultati
delle sperimentazioni in atto (abbiamo avuto
modo di verificarlo a Latina). Nel caso
dimostrassero
efficacia,
una
volta
regolamentati, se potrà pensare ad una
corretta applicazione a complemento dei rame
nel periodo estivo.
Foto 4: Esito di un grave attacco di
batteriosi in un actinidieto di Latina
Allo stato attuale delle cose, si raccomanda
prima di tutto di mantenere elevato il
livello di attenzione, verificando se d’ora in
avanti – con l’elevarsi delle temperature – i
sintomi subiranno una regressione. E’
importante iniziare a mettere in atto una
profilassi con i prodotti rameici consentiti,
3
sia dopo un evento grandinigeno, sia dopo
la raccolta e infine alla ripresa vegetativa.
Solo negli appezzamenti nei quali, a seguito
di accertamento diagnostico venisse
confermata la presenza del batterio
responsabile del cancro dell’actinidia, si
procederà
sperimentalmente
e
con
l’autorizzazione
degli
organismi
istituzionali competenti, ad una strategia
con prodotti a diversa modalità di azione.
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Maggio 2010