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PRIMO PIANO
lunedì
31 dicembre 2012
«Si è dimostrata
assolutamente
vincente la struttura
interna dell’Unione
Italiana che affida
alla Giunta esecutiva
e al suo presidente
un ruolo politico»
A colloquio con
Maurizio Tremul sul
lavoro svolto dall’UI,
sulle prospettive per
il 2013, sui rapporti
con il mondo della
diaspora e su altre
tematiche di attualità
FIUME
conceda maggiore autonomia alle
Comunità degli Italiani. Questo
lo stiamo realizzando anche con
l’approccio che la Giunta ha verso
i sodalizi. Le Comunità non hanno
mai avuto tanta autonomia nella
programmazione, nella gestione
delle risorse e, se vogliamo,
mai tante risorse a disposizione
come in questo periodo. Pertanto
ritengo che dobbiamo ritornare
a riflettere seriamente su quelli
che sono gli indirizzi di sviluppo
dello Statuto dell’Unione per dare
risposte concrete ai problemi
reali e non per dare spazio
all’immaginazione di problemi che
non esistono.
I
l 2013 è stato per la
Comunità nazionale italiana
un anno ricco di momenti
importanti. La fine dell’anno
è per antonomasia l’occasione
migliore per tracciare un bilancio
dell’attività svolta e volgere lo
sguardo al futuro. Ne parliamo
con il presidente della Giunta
esecutiva dell’Unione Italiana,
Maurizio Tremul:
L’Unione Italiana si trova a
vivere un momento particolare
vista la crisi che colpisce
tutti gli Stati di riferimento:
la Croazia, la Slovenia e
l’Italia. Ci sono, quindi, degli
inviti ad adeguarsi a questo
momento di crisi, ad assumere
atteggiamenti “sobri”. Lei
ritiene che questo appello sia
già stato pienamente recepito?
Ovviamente in un momento di
crisi bisogna sempre cercare di
individuare la strada migliore per
utilizzare al meglio le risorse a
disposizione. L’invito alla sobrietà
che da alcune parti viene rivolto,
evidentemente tiene conto del
fatto che noi questa sobrietà
l’abbiamo già metabolizzata
e attuata nell’ordine del 43
per cento. Ovvero abbiamo
quasi dimezzato le attività e gli
investimenti a favore dell’etnia,
perché, dal 2003 al 2012 si
sono ridotte quasi della metà le
risorse che lo Stato italiano mette
annualmente a disposizione
della Comunità nazionale
italiana in Slovenia e in Croazia.
Intendiamoci non c’è alcuna
velleità di critica o di polemica in
queste parole: si tratta soltanto
di una constatazione dettata
dai numeri: 43 per cento in
meno di risorse. In questi anni
abbiamo cercato di affrontare
in maniera molto costruttiva la
crisi economica e la riduzione
dei fondi: siamo riusciti a
mantenere in piedi quasi tutte le
attività previste dai programmi
tradizionali, razionalizzando
i costi. Abbiamo compresso a
volte l’ampiezza delle attività,
puntando più sull’intensità e
sulla qualità delle stesse. Non
abbiamo tagliato molte attività
se non le escursioni in Italia
delle Comunità e le borse libro.
Poi nel 2012 c’è stato il taglio
anche per quanto riguarda le
colonie, voluto dal Comitato
di coordiamento, ma non
condiviso dall’Unione Italiana e
nemmeno dalla nostra comunità
nazionale. Però dobbiamo
porci un altro problema. In un
momento di crisi potremmo
decidere di fare alcune attività
tradizionali, eliminando tutta
una serie di costi che rendono
qualitativamente migliori tali
iniziative. La professionalità
ha un costo, per cui potremmo
tornare a fare le attività…
alla partigiana. Ma, si pone la
domanda: ha senso finanziare
ancorché a costi ridotti delle
attività fatte alla partigiana?
Io credo di no, perché sono
soldi buttati via. Se invece
cerchiamo di tagliare i costi
superflui, ma puntiamo sulla
qualità delle iniziative, magari
non risparmiamo tanto, però
investiamo sulla professionalità
e sulla qualità. E non c’è qualità
se non ci sono a disposizione le
risorse necessarie per poterla
assicurare.
Lei ha parlato giustamente
di un’Assemblea articolata.
Dall’inizio di questa legislatura
esiste anche un gruppo
assembleare, chiamiamolo
d’opposizione, di alternativa.
Come valuta l’atteggiamento
tenuto finora da questo
gruppo? Pensa che abbia agito
in maniera costruttiva?
|| Maurizio Tremul
CNI, un grande cantiere
dall’Istria alla Dalmazia
di Dario Saftich
Squadra che vince non si cambia
Già da tempo si discute
della modifica dello Statuto
dell’Unione italiana. Ci sono
coloro che vorrebbero rivedere
i ruoli attuali del presidente
dell’UI e del presidente della
Giunta. Il capo dell’Esecutivo,
in questo contesto, dovrebbe
assumere una funzione più
marcatamente amministrativa.
Lei che ne pensa?
Ho avuto modo di esprimere la
mia opinione in vari contesti su
questo aspetto importante. Lo
Statuto ha già subito modifiche
nel corso degli anni. La più
importante indubbiamente è
quella nel 2010, che ha portato
a una riduzione dei membri
dell’Esecutivo, a una migliore
definizione dei ruoli e delle
competenze tra il presidente
dell’Unione e il presidente della
Giunta, nonché all’elezione
diretta dei due presidenti, che
congiuntamente rappresentano
l’organizzazione ognuno
nell’ambito delle proprie funzioni.
Credo che queste modifiche
abbiano già sufficientemente
precisato il ruolo del presidente
dell’Unione e il ruolo del
presidente della Giunta esecutiva.
In realtà, chi vuole proporre
modifiche nella direzione di cui
dice lei, evidentemente, non ha
saputo leggere adeguatamente lo
Statuto, che già ora prevede una
suddivisione dei ruoli molto chiara
tra il presidente dell’Unione e il
presidente della Giunta. Poi c’è
l’altro aspetto di cui tenere conto.
I padri fondatori della nostra
Carta nel 1991, vollero creare
un’Unione con un governo, che
fosse il governo della minoranza tra tante virgolette, per non essere
frainteso. Ora, riteniamo forse
che in questi due anni o poco più
di mandato avremmo raggiunto
i traguardi fin qui conseguiti se
l’Unione non avesse una Giunta
anche politica? Alcuni esempi di
risultati raggiunti grazie anche
al ruolo politico della GE e del
suo presidente? L’inserimento
nella Legge di stabilità del
rifinanziamento delle Leggi 73/1
e 72/1 in favore della CNI e degli
esuli; il ridimensionamento dal
50 al 20 per cento del taglio delle
risorse dell’FVG per il 2013; il
percorso della riconciliazione
del 12 maggio 2012; la ripresa
del dialogo e della costruttiva
collaborazione con il Veneto;
l’approfondimento del rapporto
con le massime autorità statali
slovene; le importanti visite
istituzionali che abbiamo favorito
e organizzato; l’appoggio
politico accordato ai deputati
Battelli e Radin al momento
dell’articolazione del loro sostegno
e rapporto con i governi Milanović
e Janša, solo per fare qualche
esempio. Riteniamo che questa
organizzazione, sparsa su un
territorio molto vasto, in due
Paesi, con un’Assemblea molto
articolata e con dei meccanismi
anche molto complessi di
deliberazione, con la necessità
di dare risposte immediate a
questioni politiche importanti,
possa funzionare con un
organismo che non sia anche
politico? Ciò presupporrebbe
un’Unione monocratica,
un’Unione in cui c’è un’unica
persona al comando. Credo
invece che ci sia un momento
importante di riflessione, anche
politica, all’interno di quelle che
sono le strutture dell’Unione,
la Giunta in primis e, credo che
questo ruolo, anche politico,
debba essere mantenuto. Quindi
vanno in questa direzione anche
le proposte e i suggerimenti che
sono stati fatti. Non si tratta solo
di una mia proposta, bensì di
una posizione condivisa da una
parte importante dei consiglieri
dell’Assemblea e delle Comunità
degli Italiani. Dall’altro lato
bisognerebbe chiederci perché ci
sia la volontà di ridurre l’Esecutivo
a mera amministrazione? Le
cose si cambiano quando non
funzionano. Ora questa Giunta
esecutiva, che è in carica da due
anni e mezzo, ha dimostrato
forse di non essere efficace, ha
fallito degli obiettivi di fondo?
No, abbiamo realizzato oltre la
metà del nostro programma! Se
una squadra funziona, se porta
a dei risultati importantissimi,
perché la vogliamo cambiare?
Quindi, a meno che non si
vogliano cambiare le cose che
funzionano, non vedo il motivo
per cui questa struttura debba
essere modificata. Io e l’onorevole
Radin ci siamo candidati due anni
e mezzo fa con un programma
molto chiaro e specifico, anche
per quanto riguarda le modifiche
allo Statuto dell’Unione. Ma questi
punti programmatici non sono
contemplati nella bozza di Statuto
in circolazione: le modifiche
proposte sono altre. Noi abbiamo
proposta di andare verso un
processo di decentramento, che
Non sta forse a me valutare
l’approccio dell’opposizione. Lo
valuteranno gli elettori tra un
anno e mezzo o poco più, quando
saranno chiamati a giudicare
quello che ha fatto la posizione e
quello che ha fatto l’opposizione.
Posso solo constatare che molta
dell’azione dell’opposizione è
stata rivolta principalmente a
questioni procedurali e formali. È
vero che a volte la forma è anche
sostanza, però la sostanza non si
consuma tutta quanta solamente
nella forma.
Un’amministrazione efficiente
La Giunta attuale è molto più
snella rispetto a quelle del
passato. c’è stata una riduzione
notevole del numero, ovvero
un accorpamento dei dicasteri.
Soddisfatto di questo modello?
Questa è una Giunta snella che
raccoglie in sé grandi competenze
e professionalità e riesce a
dare risposte rapide e valide
alle necessità della comunità
nazionale. Credo che questa
scelta sia stata giusta e abbia
consentito alla Giunta di svolgere
compiutamente la sua “mission”,
anche grazie al fatto di avere alle
spalle un’amministrazione che
numericamente non è cresciuta
in questi anni - anzi è diminuita
e questo non è un dato positivo
- ma si è sempre dimostrata
in grado di dare una risposta
immediata alle aspettative
dell’Esecutivo, dell’Unione nel
suo complesso e delle Comunità.
Non va scordato un altro punto
importante, quello della completa,
radicale, profonda rivisitazione
dell’apparato amministrativo
dell’Unione. Questo ha consentito
di avere oggi un’amministrazione
più veloce, molto più rispondente
alle necessità della comunità
nazionale, molto più frendly.
In campagna elettorale
avevamo promesso di creare
un’amministrazione che si
avvicinasse ai bisogni del
cittadino, del connazionale,
che sapesse essere sempre più
autonoma nello svolgimento delle
pratiche, che funzionasse in totale
sinergia e sintonia con la Giunta
e ovviamente con l’Assemblea.
Oggi le amministrazioni
dell’Unione italiana a Fiume e
Capodistria sono molto integrate,
PRIMO PIANO
lunedì
31 dicembre 2012
5
I dati del censimento 2011 mentono
Come valuta i risultati del censimento
2011 in Croazia?
I dati del censimento 2011 mentono. Non
abbiamo mai accettato il rilevamento e
non lo accetteremo mai. Sono dati parziali,
non veritieri. Vogliamo sottrarci alla conta
e non possiamo che contestare i dati del
censimento. Si contano i capi di bovini o di
pecore nell’ovile o nella stalla, non si contano
quanti sono gli italiani, i serbi, gli albanesi,
i macedoni, gli sloveni, i turchi rispetto
ai croati e agli sloveni. Si contano quanti
sono i cittadini, quante sono le cittadine,
non si contano sulla base della lingua, della
madrelingua, della nazionalità. Quindi io
contesto i dati e non posso avvalorarli. Se poi,
invece, vogliamo in qualche modo prenderli
in considerazione, credo che il governo o chi
regge le sorti di un Paese che sta per aderire
all’Unione europea debba porsi la domanda:
“Dove abbiamo sbagliato, in quanto a politica
di governo e di parlamento, se riteniamo
sono composte da persone che
hanno grandi competenze,
grandi capacità di iniziativa
e di affrontare i problemi nel
modo giusto. Questo Esecutivo
ha raggiunto molti obiettivi:
potremmo fare un lungo elenco.
C’è però un dato che mi preme
di sottolineare in questa fase
particolare e che sta a evidenziare
quanto sia importante il ruolo
politico del presidente della
Giunta. Dal 23 dicembre 2010 al
17 dicembre 2012, nell’ambito
di questo mandato della Giunta,
siamo riusciti a realizzare
gare d’appalto, fare contratti
e ottenere, ossia incassare da
Roma risorse per un importo di
6.880.000 euro. Questo in 28
mesi. Arriverà una nuova tranche
di finanziamenti da Roma entro
metà gennaio: a quel punto i
mezzi incamerati saranno pari
a 9.950.000 euro. A fronte di
questo ci sono ancora quasi
2.000.000 di euro di contratti
fermi a Roma. Quindi questo
tipo di struttura dell’Unione
che affida alla Giunta esecutiva
e al suo presidente un ruolo
politico, oltre che amministrativo
e di gestione, è assolutamente
vincente. Pertanto ritengo che
una struttura che vince e dà
risposte convincenti non debba
essere cambiata. La gente deve
sapere che oggi l’Istria e Fiume, e
anche una parte della Dalmazia,
sono un grande cantiere. Si
fanno grandi investimenti, si
svolgono numerose attività e
questo grazie al lavoro dell’Unione
Italiana, della Giunta esecutiva e
dell’apparato amministrativo a cui
va la mia più sincera gratitudine.
In questo contesto come non
ricordare che a suo tempo si
parlava anche di una maggiore
professionalizzazione dei
ruoli nell’ambito dell’Unione
italiana...
Se ne era parlato nel periodo
in cui la dimensione della crisi
economica non era quella di oggi.
Oggi purtroppo non abbiamo
grandi possibilità di aumentare
i costi e le spese: dobbiamo
cercare di fare di più con meno
costi. Rimane sempre la volontà
di muoversi in questa direzione.
Se le condizioni economiche
consentiranno di articolare
un progetto di sviluppo anche
in questo senso, e se questo
avverrà durante questo mandato,
certamente lo faremo.
Insistere con il decentramento
Lei ha sottolineato il punto
del programma elettorale che
prevedeva il decentramento.
Ritiene che questo programma
debba essere ancora attuato,
che le modifiche allo Statuto
debbano andare in tal senso?
che questi dati siano veri, visto che tutte le
minoranze storiche sono in calo, si stanno
assimilando. Questo è un preciso atto
d’accusa nei confronti del legislatore e di tutte
le istituzioni che debbono attuare le leggi
di tutela delle etnie, perché evidentemente
non sono in grado di dare risposte concrete
all’esigenza di perpetuazione, di crescita delle
identità minoritarie. Dall’altra parte questi
dati devono essere un campanello d’allarme
pure per chi dev’essere il tutore del trattato
italo-croato sulle minoranze, cioè l’Italia,
chiamata a svolgere un’azione importante
di salvaguardia e controllo. Chi tiene in
considerazione e reputa fondati questi dati
deve incominciare a correre ai ripari. Deve
esigere che la Croazia rispetti quel Trattato, lo
applichi in maniera compiuta affinché questo
trend negativo non abbia più a ripetersi.
Quindi dai dati del censimento emerge una
grande responsabilità per i governi croato e
italiano.
Le modifiche allo Statuto non
vanno in questa direzione, o
vanno poco in questa direzione.
E di ciò me ne dispiaccio. Però va
detto che questo Esecutivo, con
i suoi programmi di lavoro e le
sue proposte all’Assemblea, va
esattamente in questa direzione.
Le Comunità non hanno mai
avuto tanta libertà di scelta e di
programmazione delle proprie
attività come in questo momento.
Questo è il vero decentramento.
L’Assemblea approva un importo
complessivo per finanzare le
attività globali delle Comunità
accanto alle spese di gestione.
I sodalizi poi sono liberi di
agire per quanto concerne la
programmazione e la gestione
di queste risorse. Quindi stiamo
pienamente attuando quello che
abbiamo promesso in campagna
elettorale. Ritengo che questo
aspetto debba essere parte
integrante delle modifiche dello
Statuto dell’Unione. Quindi,
cercare di far funzionare meglio
quello che già funziona, piuttosto
che impedire il funzionamento di
quello che già funziona.
Sviluppare la CNI
Lei ha parlato dell’Istria,
di Fiume, di parte della
Dalmazia come di un grande
cantiere. In questi anni
parecchia attenzione è stata
rivolta proprio all’edilizia,
alle forniture di attrezzature
alle scuole, alle Comunità.
Siamo giunti a una situazione
soddisfacente, oppure pensa
che si debba procedere ancora
in questa direzione?
Ci sono alcuni grossi progetti nel
campo degli asili, delle scuole,
delle Comunità che dobbiamo
ancora portare a termine. Abbiamo
assunto inoltre alcuni impegni
importanti nel campo delle
istituzioni prescolari e scolastiche,
ma anche nei confronti delle
Comunità. Ogni sodalizio deve
avere una struttura adeguata in
cui poter funzionare. E in questa
direzione bisogna continuare a
muoversi. Certamente questa parte
non avrà più quella rilevanza che
ha avuto in questi anni. Dovremo
puntare di più sulla cultura, sulla
promozione dell’italiano. Però
un aspetto va ben focalizzato.
Le finalità della legge italiana
in favore delle attività dell’etnia
sono rivolte al mantenimento,
alla crescita, allo sviluppo della
lingua, della cultura, dell’identità
della Comunità nazionale italiana
in Croazia e Slovenia. Questo
è un punto su cui dobbiamo
ulteriormente incrementare gli
sforzi. D’altra parte possiamo
comunque svolgere un ruolo
importante nella promozione
e nella diffusione della lingua
italiana nel mondo. Si tratta però
di due aspetti diversi. Uno è quello
della diffusione della cultura
italiana nel mondo e quindi anche
al di fuori del nostro territorio di
insediamento storico e un altro molto più rilevante e importante
- è quello del mantenimento della
presenza e dello sviluppo della
comunità italiana autoctona.
Siamo l’unica minoranza italiana
autoctona che l’Italia ha al di fuori
del proprio territorio. Questa
presenza non può essere surrogata
con la semplice diffusione della
lingua e della cultura italiane
all’estero.
Fondi, Zara è terza
Per cause di forza maggiore
la Dalmazia è rimasta
storicamente un po’ isolata
rispetto a quella che è l’ossatura
della comunità nazionale
italiana. Vede delle prospettive
per i connazionali in Dalmazia,
c’è la possibilità di poterli
aiutarli ulteriormente?
Si può fare sempre meglio e di
più. Detto questo, credo che
abbiamo investito molto sulla
Dalmazia. A Spalato è stato
appena completato un ulteriore
restauro della Comunità. La sede
si è ampliata. Stiamo cercando di
assecondare con grande passione e
partecipazione i desideri e i bisogni
della Comunità di Spalato, che
sta evidenziando una rinnovata
vitalità. Stiamo sostenendo da
anni la Comunità degli Italiani del
Montenegro con sede a Cattaro,
con l’assegnazione di risorse, ma
anche con altre iniziative culturali.
A Zara, nonostante i problemi che
ben conosciamo, arriveremo a
capo e realizzeremo l’asilo italiano.
Quindi credo che in questo senso
stiamo facendo molto. Non resta
che aumentare ancor di più,
laddove è possibile, gli sforzi in
questa direzione. Però ritengo che
una parte rilevante di quello che
possiamo fare per la Dalmazia, la
stiamo già facendo. E qui desidero
esporre un altro dato: mettendo
in ordine decrescente le Comunità
maggiormente beneficiarie delle
risorse che l’Unione Italiana
destina, nell’ambito dei fondi
concessi dallo Stato italiano, al
primo posto risulta Fiume. Al
secondo ovviamente c’è Pola.
Ebbene, qual è la terza Comunità
maggiormente beneficiaria delle
risorse? Zara! Prima di Rovigno,
prima di Umago e Dignano e
di tantissime altre Comunità
importanti e storiche. Quindi
anche questo sta a dimostrare
che la nostra attenzione verso la
Dalmazia è molto elevata.
Fraternità con gli esuli
In questi ultimi anni si parla
molto di dialogo, di sinergie
con gli esuli. È soddisfatto
di come stia procedendo il
processo di riconciliazione con
il mondo della diaspora?
Il termine soddisfatto forse
non è nemmeno quello esatto.
Sono entusiasta. Il 12 maggio
2012 c’è stato il percorso della
riconciliazione, della memoria,
compiuto insieme con gli esuli.
Ho lavorato molto per questa
iniziativa. C’è un’autostrada che
si è aperta. Come non ricordare
l’azione congiunta con gli esuli per
il rifinanziamento della legge in
favore della CNI e della diaspora.
Stiamo portando avanti un lavoro
quotidiano, a dimostrazione che i
tempi si stanno rapidissimamente
evolvendo. Certo c’è chi rimane
ancorato agli schemi del passato e
preferisce guardare indietro invece
di volgere lo sguardo oltre la linea
dell’orizzonte. Però questo è un
problema suo, non nostro. Noi,
assieme alla parte preponderante,
più illuminata e intelligente
del mondo degli esuli, stiamo
portando avanti un discorso di
grande unità e rinnovamento. Un
discorso di ritrovata fraternità - e
non uso il termine fratellanza
per non essere frainteso. Sono
veramente molto soddisfatto,
perché una grande strada è stata
percorsa, anche se molto ancora
dev’essere fatto. Ma questo è
oramai un percorso senza ritorno.
Ho ancora vive negli occhi quelle
quattro cerimonie del 12 maggio
2012 nei luoghi della memoria,
delle violenze fasciste, naziste e
comuniste. Ho parlato di recente
al Consiglio dell’Associazione
dei Dalmati italiani nel mondo:
mi hanno ascoltato con grande
attenzione. Al congresso nazionale
dell’ANVGD a Gorizia oltre a me
ha parlato anche il rappresentante
della minoranza slovena. Tutti
hanno pronunciato parole di
rispetto reciproco, di fraternità tra
esuli e rimasti.
Sappiamo fare cultura!
Il 2013 si preannuncia come
un anno duro per la società nel
suo complesso alla luce della
crisi economica. Come l’Unione
Italiana affronterà l’anno
nuovo, quali saranno le priorità
della Giunta?
La priorità sarà sicuramente
quella di completare nel 2013,
o cercare di completare, perché
non si riuscirà mai a farlo
completamente, il programma
della Giunta. Vogliamo realizzare
il più possibile di ciò che abbiamo
promesso in campagna elettorale.
E poi dovremmo attuare nel modo
migliore e con quanta maggiore
qualità ciò che sappiamo fare
da sempre. E sappiamo fare
cultura, nel senso più ampio
del termine. Cultura vuol dire
dire carta stampata, quotidiani,
riviste, libri. Cultura vuol dire
anche multimedialità, vuol
dire produzione di DVD, di CD,
produzione artistica, musicale, ma
anche sport, scienza. Dobbiamo
cercare di rendere sempre più
attraenti le nostre attività, perché
siamo appetibili anche a un
pubblico che non sia soltanto
quello della comunità nazionale.
Nel 2012 siamo riusciti a
raggiungere obiettivi importanti in
maniera molto brillante. La parte
preponderante della presenza
della cultura italiana nella
capitale europea della cultura
2012, Maribor, è stata quella
della Comunità nazionale italiana
in Croazia e Slovenia. Abbiamo
rappresentato l’Italia. E credo
l’abbiamo rappresentata a livelli
qualitativi molto alti. Poi c’è stata
la bellissima mostra di Missoni,
con cui abbiamo valorizzato
un grande figlio della nostra
terra, un dalmata, e lo abbiamo
presentato alla maggioranza
croata e slovena, con un responso
ottimo di pubblico e di critica,
nonché con straordinarie ricadute
mediatiche. Poi possiamo parlare
anche di Allevi. Un grande
dell’eccellenza italiana portato
a Portorose, nel contesto della
cerimonia di premiazione di Istria
Nobilissima, e poi a Lubiana. Per
finire con un’altra iniziativa di
un’eccellenza straordinaria: aver
avuto ospite per due giornate in
varie conferenze Antonio Stella,
una delle penne giornalistiche
più note, più temibili, ma anche
più importanti del panorama
giornalistico editoriale e
culturale italiano. Ed è venuto
qui da noi praticamente a costo
zero, perché ama la comunità
nazionale. Quindi anche nel
2013 dobbiamo puntare sempre
di più sulla qualità delle nostre
iniziative e cercare di far tesoro
delle esperienze avute finora.
Dobbiamo continuare sulla
strada seguita fino a questo
momento, per garantire anche
un coinvolgimento sempre
maggiore della maggioranza.
croata e slovena nelle nostre
iniziative. Se i dati finanziari
saranno confermati, nonostante
la grave crisi economica,
avremo un anno di certezze,
avremo risorse importanti su
cui fare affidamento. Avremo
a disposizione anche un anno
per riflettere sulle ulteriori
innovazioni da apportare alla
nostra attività. In questi due
anni e mezzo di mandato della
Giunta, nell’ambito di un processo
di rinnovamento e di crescita,
abbiamo percorso una grande
strada. Abbiamo assicurato le
condizioni politiche e finanziarie,
acciocché le nostre istituzioni
possano crescere e svilupparsi.
Non resta che riflettere e operare
per rendere ancora migliore la
nostra azione.
6
PRIMO PIANO
lunedì
31 dicembre 2012
GORAN ŽIKOVIĆ
A Casa Tartini, con il
prof. Luciano Monica,
capogruppo consiliare
della lista L’Unione per
la Comunità. Riflessioni
sullo stato di salute
della minoranza e
proposte per migliorarlo
Non so
con i c
sono l
U
n primo bilancio di questi
due anni e passa di
mandato come consigliere
“dell’opposizione” nell’Assemblea
dell’Unione Italiana, ma anche
i propositi e le aspettative per
il futuro. Andiamo a Pirano,
a Casa Tartini, per incontrare
Luciano Monica, capogruppo della
lista L’Unione per la Comunità,
movimento d’opinione emerso
alle ultime consultazioni elettorali
in seno alla Comunità nazionale
italiana in Croazia e Slovenia, che
ha ottenuto oltre il 40 per cento
delle preferenze. Un impegno
assunto con la volontà di cambiare
il modo di funzionare in ambito
UI, quello di cui si è fatto portatore
Monica, figura storica della
minoranza e, in particolare del suo
universo scuola.
Un’Assemblea «amorfa»
“Il bilancio, posso dirlo
tranquillamente, è positivo
sotto l’aspetto dell’impegno che
abbiamo profuso, ma negativo
nei risultati effettivi – ci risponde
–. Innanzitutto, trovo che
quest’Assemblea sia amorfa,
non attenta a quelli che sono i
problemi, l’evoluzione delle cose,
anche fuori dall’Unione Italiana.
Viene richiesto il voto, e questo
è garantito. Dunque, non c’è
necessità di dibattito, di confronto,
di sintesi, di arrivare a risultati
che siano magari diversi da quelli
che si propone colui che dirige in
lungo e in largo gli organismi e le
faccende dell’Unione, ossia il capo
dell’Esecutivo”.
In democrazia le regole sono fatte
per essere rispettate
“Da questo punto di vista, devo
dire che mi delude il lavoro della
presidente dell’Assemblea. Appare
impreparata per quanto riguarda le
conoscenze di tipo amministrativo,
per cui conduce le riunioni in
modo non idoneo a portare a
qualsiasi tipo di risultato. Senza
badare a quelli che sono i principi
e i regolamenti scritti. E quando
questi non vengono rispettati si
entra in un altro campo, che non è
quello della democrazia, ma di altri
sistemi, di altre visioni. E, dunque,
dicono spesso che, per il bene della
Comunità, per la speditezza delle
pratiche, il regolamento può essere
letto anche in modo superficiale,
ovvero non rispettato fino in
fondo”.
Opposizione esclusa
“Invece, anche quando costa
sacrificio, specialmente per chi
è al comando, è responsabile,
rispettare il regolamento: è cosa
fondamentale. Innanzitutto
per il rispetto di sé stessi,
perché le regole le ha scritte
lui assieme ad altri. In secondo
luogo per rispetto degli altri,
che dentro a quel regolamento
si ritrovano e hanno portato la
propria esperienza, le proprie
idee. Tante volte qualcuno
vorrebbe insistere e si sente quasi
ridicolizzato, dentro a questo
sistema che non rispetta niente.
Alle ultime elezioni il gruppo che
rappresento ha avuto circa il 44
per cento dei voti. Ma non ha
nessun ruolo di responsabilità,
né di vicepresidente di una
qualsiasi commissione, né di
vicepresidente dell’Assemblea,
niente di niente. Nelle
democrazie invece c’è sempre
posto anche per l’opposizione,
Floriana Bassanese R
Italiana, parla del su
della CNI, dei momen
delle previsioni e degl
Interviste di Ilaria Rocchi
«Sento che il 2013 sarà
un anno... fortunato»»
anche perché occorre che ci siano
sempre dei contrappesi”.
I presidenti UI come quelli... degli USA
Si sta procedendo con la
revisione dello Statuto dell’UI,
si sta parlando di “snellire” la
stessa Assemblea?
“Sì, qualcosa si dovrebbe fare:
è evidente che molti consiglieri
nemmeno leggono i documenti,
perché sono interessati solamente
ai problemi che li riguardano da
vicino, quasi sempre cose materiali,
tipo ‘avrò o no la fotocopiatrice,
avrò o no la sede ecc.’. Certo,
trovare un metodo non è facile,
perché anche le Comunità più
piccole hanno la necessità di avere
un qualche legame con coloro che
poi decidono sulle loro sorti.
Per quanto riguarda le modifiche
allo Statuto, ciò che mi preme
soprattutto è limitare la durata
dei mandati. Secondo me, se
un presidente degli Stati Uniti
d’America – e parliamo della
massima potenza mondiale – ha
a disposizione al massimo due
mandati, credo che sarebbe più
che sufficiente anche ai nostri
piccoli livelli avere un massimo
di due mandati a disposizione,
evitando la formazione di élite,
chiamiamole di potere.
Nel primo quadriennio,
d’avvio, si acquisirebbero le
conoscenze necessarie per
svolgere un determinato lavoro
con responsabilità e per avviare
progetti di riforma; il secondo
servirebbe per consolidarli.
Sarebbe anche un modo per far
entrare nel circolo della Comunità
e nell’Assemblea persone più
fresche, giovani, con idee moderne.
Ciò al momento non accade perché
coloro che sono al potere – e sono
lì da parecchio tempo – vogliono
rimanerci ancora”.
Mantenere la diarchia
A proposito della diarchia,
come espressione dei due
territori, quello croato e quello
sloveno, andrebbe mantenuto,
secondo lei, questo principio?
“Secondo me sì. È una necessità di
tipo formale, perché ci troviamo
comunque di fronte due territori
che hanno le loro caratteristiche,
anche di tipo amministrativo. In
Slovenia, rispetto alla Croazia, ad
esempio, ci sono altri organismi,
altri finanziamenti, altre modalità
di rapporto con lo Stato. I due
presidenti sono espressione di
due realtà diverse e consentono
ai rispettivi territori di sentirsi
rappresentati. Con un presidente
unico questo aspetto potrebbe non
essere recepito”.
Un certo malessere che perdura
Come valuta lo stato di salute
della Comunità nazionale
italiana oggi?
“La salute della CNI non è stata
mai proprio scoppiettante. Per un
lungo periodo è stata strumento,
diciamolo chiaramente, del
regime: ci facevano cantare,
ballare, suonare, ecc. per motivi
ben precisi. E dunque il corpo
della Comunità italiana non ha
mai goduto di buona salute.
E nemmeno ora sta meglio,
nonostante ci sia più libertà di
espressione, di attività creativa, più
mezzi, anche se questi non sempre
vengono incanalati negli ambiti
che, secondo me, potrebbero dare
risultati migliori”.
“C’è, in ogni caso, una disponibilità
finanziaria che permette a colui
che ha la volontà, la necessità di
esprimere anche il proprio essere
o malessere, di farlo, di trovare
concretezz in uno scritto, in un
quadro.... Da questo punto di visto
credo che la Comunità stia bene”.
Dare alle scuole standard maggiori
Quali i campi prioritari nei
quali investire le risorse?
“Sarà forse deformazione
professionale, ma per me è
importantissimo investire nelle
scuole. Non solamente negli
edifici, dove bisognerebbe fare
intervenire di più lo Stato. L’UI
invece dovrebbe dare quello che si
potrebbe dire il sovrappiù rispetto
agli standard nazionali. E investire
nel potenziale umano, perché
anche gli insegnanti hanno molto
bisogno di aggiornamento, sia per
quanto riguarda l’uso di nuove
tecnologie, sia per quanto riguarda
l’uso corrente della lingua italiana
che si evolve, e noi come CNI non
la sentiamo nella sua evoluzione
ma l’abbiamo assorbita in un dato
momento.
I mass media sono anche
importantissimii e devono essere
supportati, come la cultura.
Sarebbe un bene aver la possibilità
di intervenire a livello finanziario,
economico, mettere su qualche
impresa, però le esperienze fatte
finora non hanno dato esito
alcuno”.
Per quanto riguarda l’anno che
ci stiamo per lasciare alle spalle,
qual è l’evento in ambito CNI da
ricordare?
“Gli incontri di capi di Stato hanno
fatto bene alla salute, alla morale,
all’animo sicuramente, e sono
stati anche utili nelle relazioni fra
Paesi, di conseguenza la ricaduta
su di noi è anche positiva. Ma a
me piace ricordare soprattutto
gli eventi partecipati, quelli in
cui ci si incontra, si parla, ci si
diverte anche. A tale proposito
vorrei dare dei suggerimenti,
partendo dall’incontro dei
docenti in pensione organizzato
dall’UI. Propongo non il solito
spettacolino, ma invece di sedereci
a un tavolo e parlare, instaurare
un vero dialogo. E questa è una
prassi che potrebbe valere per
tutte le dimensioni della vita
comunitaria”.
Come sarà il 2013? Cosa
vorrebbe vedere che si
realizzasse?
“Sarà un anno di grandi euforie.
Il 13 lo considero un numero
fortunato: è il giorno della mia
nascita. Dunque, auspico a tutti
quanti che il 2013 sia un anno
fortunato, di risalita economica,
ma anche di tipo morale. Ciò che
auguro al gruppo nazionale è
che possa trovare un amalgama
nuovo, affinché possa svolgere le
sue attività senza grosse difficoltà,
possa avere dei buoni risultati
e godere di un rapporto, di una
relazione con quanti ci stanno
intorno – e dunque, il popolo di
maggioranza –senza conflitti.
Questo mi pare utile perché porta
progresso reciproco a tutti e due o
a tutti e tre i popoli che convivono
in questa regione”.
È
stata tra le insegnanti
più attive della Scuola
elementare italiana “Galileo
Galilei” di Umago; poi l’ha voluta
il mondo della politica, prima
come assessore alla Cultura e allo
Sport e vicesindaco in seguito
come primo cittadino di Umago.
Oggi Floriana Bassanese Radin
è responsabile della sezione
culturale dell’Università popolare
aperta “Ante Babić” e presidente
dell’Assemblea dell’Unione
Italiana. Nata a Capodistria
nel 1962, nel segno della
Bilancia, dopo aver frequentato
le elementari a Umago e la
Scuola media superiore italiana
a Buie, si è laureata in Lingua e
Letteratura croata all’Università
di Fiume. Per 15 anni è stata
docente della SEI umaghese e
ha sempre partecipato alla vita
culturale e sportiva della sua città
(ha giocato a lungo pallamano,
cantato nel coro e svolto attività
presso la Comunità degli Italiani
“Fulvio Tomizza”); quindi è
arrivato l’incarico in sede di
Giunta municipale (1996 – 2001)
e successivamente la nomina a
sindaco, incarico che ha ricoperto
per un mandato,”rientrando”
quindi nelle acque più tranquille
della cultura e dell’istruzione,
all’UPA di Umago.
Per anni è stata attiva in
seno alla Comunità nazionale
italiana; poi, per un periodo è
stata “ufficialmente” lontana
dalla sua vita istituzionale,
rientrando nel 2010. Che cosa
ha significato per lei assumere
le redini dell’Assemblea
dell’Unione Italiana, organismo
al quale è stato assegnato un
ruolo più marcato rispetto al
passato, ma anche nel quale si
sono cristallizzati due diversi
gruppi d’opinione, con una
maggioranza e un’opposizione.
Come si è sentita?
“La nomina a sindaco ha segnato
una svolta importante nella mia
vita, mi ha portata su una strada
diversa, e in un primo momento
ho dovuto riprogrammare strada
facendo le ‘vecchie’ attività, tra
le quali anche quelle legate alla
Comunità. A mandato concluso,
non sono rientrata a scuola e ho
ripreso in parte l`attività alla
CI, ho fatto parte della Giunta
esecutiva e dell’Assemblea della
Comunità di Umago. Non sono
rientrata ancora tra le file del
coro, ma conto di tornarci e
magari anche di inserirmi nel
corso di ceramica, al quale mi
sono in un certo senso ‘prenotata’
3 anni fa”.
Un’eredità impegnativa
“Nel luglio del 2010, al momento
della nomina a presidente
PRIMO PIANO
lunedì
31 dicembre 2012
7
IVOR HRELJANOVIĆ
Radin, presidente dell’Assemblea dell’Unione
uo ruolo in seno al massimo organismo
nti più importanti vissuti nel 2012,
li auspici per l’anno che verrà
sono fiscale
consiglieri:
la «base»
dell’Assemblea, ho provato un
sentimento misto di orgoglio
e di timore, che provo tuttora.
Sono orgogliosa di far parte di
una Comunità nazionale come
la nostra, che vanta una lunga
storia, una ricca tradizione e
una grande cultura, organizzata
come nessun’altra associazione
minoritaria in Croazia. Se poi
penso ai nomi che mi hanno
preceduta in questo incarico
e hanno portato l’UI ai livelli
di oggi, mi prende un po’ di
inquietudine. È una grande
eredità e una responsabilità
ricoprire questo ruolo.
Nel 2010 per la prima volta,
i connazionali hanno potuto
eleggere direttamente i vertici
dell’Unione Italiana. Una novità,
un adeguamento ai tempi che
corrono, e di conseguenza si
sono creati dei gruppi d’opinione
come espressione di democrazia
matura anche in Assemblea.
Vedo pertanto come importante il
ruolo che è chiamato a svolgere
il presidente dell’Assemblea:
dev’essere la figura unificante di
fronte alla dialettica del confronto
che si sviluppa durante i dibattiti,
compito non sempre facile”.
Comunicare è fondamentale
Come ha concepito il suo
incarico di presidente
dell’Assemblea dell’UI? Alle
volte i lavori dell’Assemblea
sono caratterizzati da lunghe
polemiche. Lei lascia fare,
lascia cioè che i consiglieri
parlino, alle volte forse pure
fuori contesto. Come mai?
“Rigorosa, fiscale, da regolamento
non lo sono mai stata, anche
perché penso che il consigliere sia
la voce della base, quindi cerco di
dare ai consiglieri l’opportunita
di intervenire. Qualche volta
questo crea confusione; e chi mi
critica per quest’aspetto forse non
ha tutti i torti, ma ritengo che
per capirci e funzionare bisogna
parlare, comunicare. Ognuno, poi
ha il suo modo di comunicare, di
esprimersi; ma ogni intervento
è un pensiero, un parere che va
sentito e rispettato”.
Dicono che l’Assemblea si
riunisca di rado. Condivide
quest’opinione? E se è così, a
suo avviso, qual è il motivo?
Forse pure i costi, se è vero
che la spese di una seduta si
aggirano sui 6mila euro?
“Per ciò che che riguarda le
riunioni dell’Assemblea, non
penso che i nostri incontri
siano radi; ci riuniamo ogni
quadrimestre, quando nella
maggior parte dei casi, le
Assemblee si riuniscono una
volta all’anno. È vero, i costi sono
elevati, per cui ogni nostra seduta
dev’essere razionale e concreta”.
Riusciamo a fare tante attività
perché siamo bene organizzati
Ha una sua visione di come
dovrebbe funzionare la stessa
Unione Italiana per essere
più vicina alle esigenze dei
connazionali e delle nostre
istituzioni? Rispettivamente,
ritiene che si stia remando nella
direzione giusta?
“Le attività della CNI a tutti i
livelli e settori, dalle Comunità
alle istituzioni, nonché quelle
della stessa UI sono vastissime.
Solo un’associazione ben
organizzata, attenta alle esigenze
dei suoi soci può sostenere
questa mole di lavoro, che
letteralmente va dai mattoni
alle attività artistiche, culturali
e sportive delle Comunità,
istituzioni, scuole ed altro.
Tutto questo non sarebbe
possibile con un’UI, una Giunta
esecutiva, un’Assemblea o
un’Amministrazione ‘lontana’
e disorganizzata. Sì, siamo
nella direzione giusta, che
va aggiornata alle esigenze
e ai tempi. Viviamo in un
mondo molto veloce e di
conseguenza dobbiamo avere
un’organizzazione veloce,
agile, razionale, in grado di
accompagnare tutte le attività,
con ruoli e competenze chiare e
distinte”.
Stima reciproca e collaborazione
I rapporti con i due presidenti,
Furio Radin e Maurizio Tremul,
come sono? E con il suo vice?
C’è collaborazione con il
gruppo di opinione Unione per
la Comunità?
“I rapporti con i presidenti
Radin, Tremul, il vice Demarin
sono di collaborazione e stima
reciproca, e non potrebbe essere
diversamente, così come con tutti
i consiglieri”.
Tracciando il bilancio del 2012,
che cosa ricorderà di buono? E
la cosa, o le cose negative da
dimenticare o eventualmente
da cambiare? E, guardando a
questi due anni di mandato,
quali sono stati, secondo lei, i
momenti più significativi per la
CNI dal 2010 a oggi?
“Il 2012 è stato un anno ricco
di avvenimenti, di progetti e di
investimenti portati a termine,
ricco di attività e importanti
anniversari nell’ambito delle
Comunità e delle nostre
istituzioni. Ricordo, ad esempio,
la visita del sottosegretario agli
Affari esteri della Repubblica
Italiana, Staffan de Mistura, al
Convegno di studi a Capodistria
e poi all’inaugurazione di
Palazzo Bembo a Valle. Va poi
assolutamente evidenziato
l’impegno dell’UI nel promuovere
| Floriana Bassanese Radin con il suo vice, Paolo Demarin, alla presidenza dei lavori dell’Assemblea dell’Unione Italiana
varie attività culturali ad
altissimo livello, come appunto
l’allestimento della mostra di
Ottavio Missoni a Maribor,
Capitale della Cultura 2012, e
in varie città della Croazia. Un
momento molto significativo e
una sfida è stata l’organizzazione
del Percorso della Memoria,
in collaborazione con il Libero
Comune di Pola in Esilio e altre
associazioni degli Esuli istriani,
fiumani e dalmati. E potrei citare
ancora tante altre iniziative”.
Siamo un interlocutore credibile e serio
“Andando indietro ancora un
po’, penso all’incontro dei capi di
Stato di Italia, Croazia e Slovenia
a Trieste nel 2010, e quello dei
dei presidenti Ivo Josipović e
Giorgio Napoletano a Pola nel
2011: sono eventi da ricordare.
Se un’associazione ‘muove’ i
presidenti dei rispettivi Stati, vuol
dire che questa è un interlocutore
credibile e serio. Grazie al
lavoro dei due presidenti dell’UI,
Maurizio Tremul e Furio Radin.
Ritengo importante ricordare la
collaborazione con l’Università
Popolare di Trieste, una
collaborazione di quasi 50
anni. È grazie anche a questa
collaborazione se le nostre
Comunità, le scuole, le istuzioni
sono oggi a dei livelli che spesso
le istituzioni della maggioranza ci
invidiano.
Da buttare, ma non da
dimenticare, il momento quando
era in forse il finanziamento da
parte del Governo italiano, che
deve essere un impegno sul quale
lavorare per arrivare a una legge
di interesse permanente”.
Ci può essere qualcosa di buono
anche nei momenti difficili
Che cosa si aspetta dal 2013?
“Il 2013 sarà difficile per tutti,
in particolare per le associazioni
come la nostra che ‘producono’
cultura. Dovremo aggiungere più
di un buco alla cintura. Spesso
però le situazioni difficili alla
fine portano a ottime soluzioni
e buoni risultati. Sta a noi fare
le scelte giuste, equilibrate,
concordate, e anche nel 2013 non
mancheranno momenti positivi
e di crescita. A tutti l`augurio
più sincero di trascorrere
serenamente le feste e che l’anno
nuovo porti gioia e serenità”.
8
PRIMO PIANO
lunedì
31 dicembre 2012
FIUME
ZLATKO MAJNARIĆ
Guarda soprattutto
al futuro europeo,
il console generale Renato Cianfarani.
Tra i suoi propositi, incrementare le relazioni
italo-croate e diversi progetti culturali
In missione
per il bene
della CNI
di Gianfranco Miksa
R
enato Cianfarani, console
generale a Fiume,
rappresenta l’Italia nella
città che, assieme a Pola, vanta
tra le più importanti comunità
autoctone italiane. È il quinto
diplomatico a capo del Consolato
istituito nel 1994 e, come hanno
fatto i suoi predecessori, oltre a
favorire lo sviluppo di relazioni
commerciali, economiche, culturali
e sociali volte a promuovere in
qualsiasi maniera i rapporti tra
la Croazia e l’Italia, si concentra
pure sulle problematiche inerenti
alla nostra realtà comunitaria.
Giunto a metà mandato, dal suo
insediamento ha realizzato eventi e
manifestazioni di grande rilievo.
Dopo le importanti missioni
a Norimberga e a Strasburgo,
come reputa la sua esperienza
fiumana?
“Norimberga e Strasburgo sono
le sedi che, fra le altre dove
ho prestato servizio, hanno
maggiormente arricchito la mia
preparazione in campo consolare
e la mia conoscenza di questa
regione. Ma dopo due anni a
Fiume posso dire che essere
Console generale qui, anche se il
ritmo di lavoro è molto intenso,
è particolarmente interessante.
In una sede come questa sono
soddisfatto di poter fare ogni
giorno qualcosa di concreto per
gli Italiani e per i rapporti fra
Italia e Croazia. Sapevo di venire
in una sede molto speciale per
l’Italia, direi forse unica, date
le travagliate vicende storiche
e la presenza della più grande
comunità italiana autoctona fuori
dai nostri confini. È stata una
sfida, ma volevo porre la mia
professionalità a disposizione di
tanti connazionali che da sempre
guardano con rispetto e con
amore al nostro Paese, per molti
anni troppo lontano”.
Come si è trovato nella nostra
città?
“A Fiume, come in Istria e nelle
isole, nonostante le difficoltà
economiche, la vita è in generale
gradevole e tutti sono ben accolti.
La vicinanza con l’Italia non è poi
solo geografica: dopo tanta storia
e tradizioni comuni, e grazie alla
presenza di una vivace comunità
autoctona, non mi sento per nulla
all’estero”.
Attaccamento al territorio
Ha visitato praticamente tutte
le Comunità degli Italiani della
sua circoscrizione. Che realtà ha
trovato?
“Nel mio primo anno sono riuscito
a visitare tutte le 40 Comunità
della mia circoscrizione consolare,
per alcuni versi abbastanza
diverse fra loro. In primo luogo
cambia il numero di iscritti, che
varia da poche decine ad alcune
migliaia, e in secondo luogo è
diverso il valore percentuale degli
Italiani rispetto alla popolazione
di un Comune, che può variare dal
2 p.c. al 50 p.c., con quello che
ne consegue per la sua influenza.
Vi sono poi Comunità con un’età
media diversa o con un grado
diverso di attaccamento al folclore
locale. Ma ho potuto vedere che
tutte le CI, anche quelle meno
grandi, partecipano attivamente
alla vita delle loro città e offrono
a tutti uno spazio d’incontro e
di cultura. Il loro attaccamento
all’Italia è molto forte e fanno di
tutto per mantenere viva la loro
identità, le loro tradizioni, la
lingua italiana e i diversi dialetti”.
vantaggio di accrescere il pubblico
e diversificare l’offerta culturale.
La situazione non ci permette
di avere già un programma di
attività, ma anche il prossimo anno
avremo molti eventi interessanti,
che culmineranno nella seconda
edizione delle ‘Giornate della
Cultura e della lingua italiana
a Fiume’, con altri ospiti ed
eventi speciali ai quali stiamo già
lavorando”.
Promuovere i rapporti economici
tra i due Paesi vicini
Qual è il suo impegno maggiore
per il nuovo anno?
Dispiacere per le difficoltà della gente
Dal momento del suo
insediamento a Fiume qual è
stato il momento più difficile
e quale invece quello più
entusiasmante?
“Provo grande dispiacere nel
vedere alcuni connazionali in
difficili condizioni economiche
e non poter sempre riuscire ad
aiutarli, oppure dover comunicare
a qualcuno che la documentazione
per il riacquisto della cittadinanza
da noi caldeggiata non è
stata ritenuta sufficiente dalla
Commissione competente. Sono
molto soddisfatto invece del
successo di pubblico e presso i
media delle ‘Giornate della Cultura
e della Lingua italiana’ che dal
9 al 22 ottobre scorso hanno
portato a Fiume una serie di eventi
culturali finora mai proposti. E
sono soddisfatto non solo di aver
offerto a tutti un’ampia e vivace
panoramica su diversi aspetti della
cultura italiana contemporanea,
ma anche per il successo della
collaborazione avviata con
altre istituzioni: la Città di
Fiume, l’Unione Italiana, l’EDIT,
l’Università e la Sovrintendenza di
Fiume”.
Lungaggini: non dipende da noi
Gli utenti del Consolato si
lamentano dei servizi, dei
tempi d’attesa. Che cosa manca
all’interno del Consolato
generale di Fiume per
rispondere meglio alle esigenze
dei connazionali?
“Se consideriamo il volume dei
servizi offerti dal Consolato
generale a Fiume ogni giorno
a migliaia di connazionali, ma
anche ai numerosi turisti in
difficoltà, i casi in cui non si riesce
a venire incontro in tempi rapidi a
tutte le richieste sono veramente
sporadici, nonostante il numero
d’impiegati abbia subito una
drastica riduzione. Comprendo
la delusione se in qualche raro
caso non si riesce a rilasciare un
passaporto in tempi brevissimi, ma
in determinati casi la procedura
comprende anche una serie di
autorizzazioni che non dipendono
da noi. Anche per il riacquisto della
cittadinanza, siamo riusciti, dopo
molte insistenze, ad accelerare i
tempi di risposta da parte della
Commissione competente; mi
rendo conto che la situazione per
alcuni è ancora insoddisfacente,
anche perché la legge prevede
un iter piuttosto complesso, ma
purtroppo il Consolato generale
non ha margini di manovra”.
Attenzione costante, a prescindere
da chi guida il governo
È arrivato a Fiume mentre era
ancora in carica come premier
Silvio Berlusconi, ma poco
dopo è subentrato alla guida
del Consiglio il “tecnico” Mario
Monti. Ha percepito un diverso
atteggiamento dei due governi
nei confronti della CNI?
“Come recita la legge, i funzionari
della carriera diplomatica
sono all’esclusivo servizio dello
Stato e, direi giustamente, non
sono autorizzati a esprimere
pubblicamente opinioni politiche.
Quello che posso dire è che, al di
là dei cambiamenti di governo,
la politica estera dell’Italia, data
anche la sua tradizione e il suo
equilibrio, risente in misura minima
delle nostre vicende di politica
interna. L’attenzione per gli Italiani
all’estero, e in particolare per quelli
autoctoni, è stata nuovamente
dimostrata dal Ministro degli Affari
Esteri in carica attraverso l’impegno
da parte del nostro Ministero a
mantenere per il 2013 il volume
del finanziamento alle Comunità
italiane in Croazia e Slovenia. Non
credo che il futuro governo potrà
discostarsi molto da questa linea”.
Ha organizzato numerose
manifestazioni culturali:
concerti di musica classica e
di musica leggera, conferenze
e convegni, rassegne
gastronomiche, mostre e
rassegne cinematografiche.
Quali sono i progetti culturali
per il 2013?
“Come già sa, negli ultimi due
anni le manifestazioni culturali
organizzate dal Consolato generale
sono state molte, di alto livello
e di grande successo, culminate
due mesi fa nelle due settimane
di Cultura e lingua italiana, un
evento che definirei storico, grazie
anche, per la prima volta, alla
valida collaborazione con la Città
di Fiume. La chiave del successo
è, infatti, la collaborazione con
tutte le istituzioni (UI, UPT, Città,
Università, Sovrintendenza, CI),
arricchita dal ricorso a sponsor.
Questa politica porta anche il
“Il primo obiettivo rimane,
anche per il prossimo anno,
la promozione dei rapporti
economici fra Italia e Croazia,
già a un ottimo livello, ma
dove c’è ancora spazio per una
crescita, soprattutto per quanto
riguarda gli investimenti. Tra
un paio di mesi si svolgeranno
poi in Italia le elezioni politiche
anticipate. Assicurare un efficiente
svolgimento del voto all’estero
sarà per il Consolato generale
un compito molto delicato
e impegnativo. Stiamo già
verificando e aggiornando le liste
elettorali, dovremo poi stampare
le schede e inviarle alle migliaia
di elettori di Fiume, dell’Istria e
del Quarnero, per trasmetterle
alla fine in Italia. In occasione del
referendum del 2011 quello di
Fiume è stato il Consolato che ha
registrato il maggior numero di
schede votate e ritornate, il che
ha confermato la validità della
nostra anagrafe. Anche quest’anno
ce la metteremo tutta, ma non
posso escludere disguidi postali
indipendenti o qualche caso
in non ci è stato comunicato il
cambio di indirizzo”.
Spero in un miglioramento
Che cosa si aspetta dal 2013?
“Sono certo che il lavoro
continuerà a darmi soddisfazioni,
mi piacerebbe soprattutto sapere
di aver fatto qualcosa di concreto
e di duraturo per i connazionali e
aver contribuito agli ottimi rapporti
fra Italia e Croazia. Come dicevo,
la vita da queste parti è gradevole
e spero di avere abbastanza tempo
per conoscere ancora di più queste
bellissime terre e per stringere
ancora di più i rapporti con la
comunità italiana”.
Qual è il suo augurio agli
italiani dell’Istria e del
Quarnero?
“Lo scorso anno è stato duro per
tutti, sia in Italia che in Croazia.
Auspico quindi che il nuovo anno
porti un miglioramento delle
nostre economie nazionali e,
attraverso di esse, del livello di
vita di tutti i cittadini”.
PRIMO PIANO
lunedì
31 dicembre 2012
9
CAPODISTRIA Nostra intervista al Console Generale d’Italia, insediatosi di recente
Maria Cristina Antonelli: «È tempo
di nuove strategie, proiettate nel futuro»
di Jana Belcijan
D
La scheda
opo oltre un anno di
reggenza provvisoria, il
Consolato Generale d’Italia
a Capodistria ha ritrovato di recente
il responsabile a pieno titolo nella
persona della dott.ssa Maria Cristina
Antonelli. Nei giorni scorsi, si è
incontrata con le massime autorità
municipali di Pirano e Isola,
cogliendo l’occasione per avere un
primo contatto con i rappresentanti
della Comunità Nazionale Italiana
e tra giorni lo stesso dovrebbe
avvenire a Capodistria.
Puntare su obiettivi più dinamici
- Come vede il ruolo istituzionale
del Consolato oggi, in circostanze
diverse rispetto al passato?
“Il Consolato di Capodistria, nato
da un Trattato di pace, ha una
funzione storica. In questo contesto
è chiara la sua valenza speciale,
direi unica, imprescindibilmente
legata a dolorose vicende connesse
alle modifiche dei confini, ciò
che inevitabilmente lo richiama a
una funzione di rappresentanza
e di partecipazione ben più
pregnante rispetto a un normale
ufficio consolare. È un punto di
legame con l’Italia, anche se nel
tempo le cose sono parzialmente
cambiate. Da ausilio politicoburocratico, com’era inizialmente,
opera attualmente in un ambito
fortunatamente normalizzato.
L’Italia e la Slovenia si trovano
oggi nella più ampia dimensione
europea, non più, dunque, in una
situazione negativa o ostile, che
vincolava il Consolato a un’attività
prevalente di tutela e di assistenza.
Credo che si tratti di una cosa
positiva. Le cicatrici del passato
rimangono, certo, e la memoria
va salvaguardata, ma la storia va
avanti e bisogna puntare su altri
obiettivi, più dinamici”.
- Come può venire incontro alle
necessità dei connazionali di
questo territorio?
“Credo che le tematiche principali
siano il riacquisto della cittadinanza
e il bilinguismo. Le problematiche
legate a quest’ultimo sono reali:
possiamo dire che è attuato in
maniera non soddisfacente e noi
saremo sempre molto vigili in
questo senso. Si tratta di questioni
da affrontare in seno ai rapporti di
collaborazione, a vari livelli, con
la Slovenia. Ho constatato che qui
un po’ tutti parlano l’italiano o lo
capiscono, ma meno di quanto
mi sarei aspettata. Penso che la
causa di ciò sia da ricercare in un
disinteresse verso la nostra lingua
da parte delle giovani generazioni,
magari più attratte dalla conoscenza
di altre lingue straniere. Reputo
sia necessaria una strategia nuova
per evitare un impoverimento
linguistico e culturale del territorio”.
- La possibilità di richiedere la
cittadinanza italiana è stata poco
utilizzata, anche per l’apparente
complessità del procedimento.
Che cosa si potrebbe fare?
“Prima di assumere l’incarico di
Console Generale facevo parte
della Commissione che esamina
le domande di cittadinanza e ho
effettivamente notato un calo
d’interesse in questa zona. Vorrei
quindi organizzare degli incontri
presso le Comunità, per illustrare
la procedura e chiarire alcuni dubbi
sul tipo di documentazione da
allegare per rispettare le condizioni
|| Il Console Generale d’Italia a Capodistria, Maria Cristina Antonelli
richieste dalla legge speciale che,
ricordo, si riferisce espressamente
alle popolazioni di etnia italiana
residenti nei territori ceduti
dall’Italia. Condizione preliminare
è la presenza di un antenato in
queste terre nel periodo tra lo
scoppio della guerra, nel giugno
del 1940, sino all’entrata in vigore
del Trattato di pace del 1947.
Può sembrare talvolta un compito
impossibile, invece gli indizi utili
possono essere tanti e di varia
natura, da aggiungere a documenti
veri e propri. Un secondo criterio è
la conoscenza della lingua e della
cultura italiana, da intendersi,
quest’ultima in senso lato”.
- Qual è la sua visione dell’azione
futura del Consolato?
“Sono dell’opinione che per
rivitalizzare la comunità italiana
dovrebbe essere sfumata
la dimensione nostalgica
dell’appartenenza di un tempo,
che le giovani generazioni
inevitabilmente sentono meno,
anzi, può essere, paradossalmente,
motivo d’indifferenza, dato che
riguarda un mondo che non c’è più
e i giovani se ne distaccano. Da una
parte ciò non è un male, perché
in tal modo si crea una maggiore
interazione con i coetanei sloveni,
facendo venire meno quella patina
di discriminazione di cui hanno
sofferto le generazioni passate.
Come aspetto controproducente
può esservi, invece, il rischio della
perdita della vitalità quotidiana
della lingua. Perché ciò non accada
credo che il Consolato debba
svolgere una funzione di stimolo
nei confronti della CNI verso nuove
prospettive, più proiettate nel
futuro”.
Una CNI psicologicamente autosufficiente
- Quindi come dovrebbe guardare
all’Italia la minoranza?
“La CNI dovrebbe divenire più
autosufficiente psicologicamente e
non ripiegarsi sull’aiuto dell’Italia e
sui fondi, il cui stanziamento futuro
è incerto, ma puntare su modalità
di azione diverse. Il sostegno non è
mai mancato, però questo legame
deve portare a un crescita. Ci
vuole quindi una ventata di novità
nella struttura, un’evoluzione
|| La sede del Consolato Generale d’Italia a Capodistria
anche delle Comunità e della loro
organizzazione. Detto ciò, l’Italia
sul piano morale e politico sarà
sempre accanto alla minoranza,
come in passato, ma ci si deve
muovere insieme ponderando
l’impiego delle risorse che in futuro
saranno probabilmente più scarse,
indirizzandole su iniziative più
fruttuose e meno dispersive per
quanto riguarda la conservazione
della lingua e del patrimonio
culturale italiano. Tengo però a
sottolineare che, nonostante il
periodo estremamente difficile – e
c’è stato il rischio concretissimo
che il Consolato chiudesse – il
governo italiano, e in particolare il
ministro degli Esteri, Giulio Terzi di
Sant’Agata, l’ha mantenuto come
segno di attenzione e di rispetto nei
confronti della comunità italiana
dell’Istria. Le difficoltà economiche
e di bilancio che l’Italia sta
attraversando non hanno impedito
questa scelta, anzi l’hanno resa
ancora più sentita e carica di attese.
Senza dubbio è una decisione
dalla quale devono scaturire
rapporti ancora più intensi nell’area
istriana”.
- Che tipo di progettualità si
prospetta con l’Ambasciata
d’Italia a Lubiana?
“Con l’Ambasciatore italiano
a Lubiana, Rossella Franchini
Sherifis stiamo lavorando a
iniziative comuni per il 2013 che
spero incontreranno il favore
della minoranza. Si tratta di idee
che partendo da Lubiana o da
Capodistria, faranno parte di un
sistema integrato fra le due sedi.
L’identità culturale e la lingua
italiana ne saranno l’aspetto
principale, ma saranno veicolate in
un modo più attuale, per attrarre
i giovani, anche, perché no, quelli
di etnia slovena. A tal fine penso
sia importante far conoscere
maggiormente l’Italia di oggi,
magari attraverso personalità di
spicco in sfere e discipline diverse”.
Un’accoglienza sorpendente e
commovente
- Per concludere, come si
trova nel nuovo ambiente,
assolutamente diverso da una
metropoli come Roma?
“Non ero mai stata in Slovenia,
però in un certo senso queste realtà
mi sono familiari. Mia madre,
infatti, ha abitato a Trieste prima
della guerra ed era insegnante
elementare a Pinguente, esperienza
della quale spesso mi ha parlato,
ricordando le scuole rurali, i
paesaggi bellissimi e il mare di
un’Istria che le é rimasta nel cuore.
Per me ora è cambiata soprattutto
la dimensione del quotidiano: dalla
grande città, caotica - ma pur sempre
la più bella del mondo - a questa
Il nuovo Console Generale
d’Italia a Capodistria, Maria
Cristina Antonelli è nata a
Tarquinia, non lontano da
Roma, cittadina sulla costa
tirrenica dalle antichissime
origini etrusche, fra l’altro
sede di un meraviglioso
museo archeologico. Laureata
in Scienze politiche, risiede
a Roma. Professionalmente
ha delle esperienze di
tutto rispetto, soprattutto
nell’ottica della conoscenza
della tematica minoritaria.
È impiegata al Ministero
degli Esteri dal 1983, avendo
seguito per molti anni il
settore dei trattati e del
contenzioso internazionale
presso le Corti di giustizia
europee (Lussemburgo, L’Aia
e Strasburgo). Si è interessata
a lungo di diritti umani
(rifugiati e minoranze), sia
in ambito internazionale
(Consiglio d’Europa, ONU,
OSCE), sia a livello nazionale.
Nell’ultimo decennio è stata
responsabile del settore
consolare presso la Direzione
Generale per gli italiani
all’estero del Ministero
degli Esteri. “Esperienza
interessantissima che mi ha
dato modo di conoscere le
comunità dei connazionali
nel mondo e la conseguente
varietà delle problematiche
dei consolati italiani nelle
differenti aree geografiche”.
È profonda conoscitrice delle
tematiche della minoranza
in Istria, avendole seguite
con particolare attenzione
nei comitati ad hoc sia presso
la Presidenza del Consiglio,
sia in collaborazione con
il Ministero dell’Interno e
con quello dell’Economia e
delle Finanze, in particolar
modo in riferimento alle
questioni degli indennizzi
degli esuli o del riacquisto
della cittadinanza per coloro
che sono rimasti a vivere nel
territorio d’insediamento
storico.
realtà più ridotta nelle dimensioni,
ma dove il tempo e le relazioni
fra le persone sono più intense e
più serene. Vengo spesso a piedi
al lavoro, e mi sembra un vero
lusso, sul bellissimo lungomare
di Semedella: non posso non
entusiasmarmi ogni giorno per
i colori splendidi e il paesaggio
fantastico di questo golfo.
L’accoglienza dei connazionali è
inoltre di un’intensità sorprendente,
talvolta commovente. Sul piano
generale, da una parte mi aspettavo
una maggiore distinzione tra italiani
e sloveni, dall’altra mi dispiace
trovare interlocutori che, pur
capendomi, insistono per parlare in
sloveno, e ciò fa riflettere”.
- E dal punto di vista
professionale?
“Conosco molto bene l’attività
consolare e ho visitato per lavoro
molti consolati italiani. La novità
che ho trovato qui e che mi ha
particolarmente toccato é il
rapporto caloroso, veramente
speciale, fra il Console e la nostra
comunità”.
10
PRIMO PIANO
lunedì
31 dicembre 2012
SPALATO
Sulla collaborazione
con l’Unione Italiana:
«Tra gli italiani c’è una
grande voglia di fare.
Chiediamo maggiore
attenzione per le attività
che vengono svolte nelle
località della Dalmazia»
Italia e la Croazia oltre
ad essere unite dal Mare
Adriatico sono legate
da numerosi rapporti storici,
culturali ed economici. L’Italia
è uno dei principali partner
commerciali della Croazia e
negli ultimi vent’anni le imprese
italiane sono tra quelle che a
livello internazionale hanno
investito di più nel nostro Paese.
Dal punto di vista istituzionale,
in Croazia l’Italia è rappresentata
dall’Ambasciata di Zagabria, dal
Consolato generale di Fiume e dal
Consolato di Spalato. Dal luglio
del 2011 il Consolato italiano
nel capoluogo dalmata è affidato
a Paola Cogliandro. Alla fine
del mese scorso, in occasione
dell’inaugurazione della sede
ristrutturata della Comunità degli
Italiani di Spalato, abbiamo avuto
il piacere di conoscere il Console
Cogliandro. Una donna di “fede
rossonera”, dai modi cortesi,
elegante, preparata e soprattutto
molto attenta ai temi cari alla
Comunità nazionale italiana. Nata
a Legnano nel 1974, laureata in
giurisprudenza alla Statale di
Milano nel 1999, ha intrapreso
la carriera diplomatica nel 2002.
Prima di giungere in Dalmazia
ha prestato servizio presso il
Consolato Generale d’Italia a
Londra e presso l’Ambasciata
d’Italia a Tripoli.
Al mio arrivo a Spalato,
uscendo dall’autostrada,
mi sono imbattuto nello
stabilimento di Calzedonia.
Crede che sarà possibile
aumentare ulteriormente
gli investimenti italiani in
quest’area della Croazia?
L’interesse c’è, soprattutto da
parte delle piccole e medie
imprese. Calzedonia è una realtà
produttiva enorme. Ma ci sono
delle piccole e medie imprese
che hanno manifestato interesse.
A Stobreč, vicino a Spalato,
opera un’azienda veneta che
produce infissi in pvc ormai da
15 anni. È un’impresa di 20-25
dipendenti, quindi piccola,
ma che riesce a dare lavoro
ai croati e a consentire alla
società italiana, di cui è affiliata,
di essere concorrenziale sui
mercati.
Esiste poi l’interesse da parte
di aziende dell’Abruzzo per la
vendita di macchinari per la
produzione di olio. Ci sono stati
pure contatti tra la Regione
raguseo-narentana e la Puglia
per la produzione di arance.
C’è un’economia molto simile
tra le due sponde dell’Adriatico
e ripeto, al di là delle grandi
imprese, si stanno formando
collaborazioni tra piccoli
imprenditori che ritengo sia
molto positivo.
A colloquio con Paola
Cogliandro, Console
italiano, che afferma:
«Questa è una città che
merita di essere esplorata.
Si tratta di un mondo che
va scoperto poco a poco»
L’
Lavora a Spalato da oltre un
anno. Come vive la città?
Sin da quando sono arrivata
ho trovato molto facile vivere
a Spalato. La trovo un luogo
molto simile alle città italiane per
qualità della vita, per il tempo
e per il cibo. È una città dove
si vive in comunità e all’aria
aperta. È una città che merita di
essere esplorata. Dopo un anno
di permanenza sto scoprendo
tante cose di Spalato, le attività
culturali, le mostre, i contatti con
varie città italiane, le numerose
persone che si organizzano per
promuovere eventi. Un mondo
che va scoperto poco a poco.
Nella circoscrizione consolare
operano due Comunità degli
Italiani affiliate all’Unione
Italiana, Zara e Spalato.
Quali sono le similitudini e le
differenze?
Le differenze sono principalmente
storiche e anche per questo la
Comunità di Zara è più numerosa.
Più che le differenze io sarei
propensa a vedere le similitudini.
Il fatto che grazie alla volontà
dei soci, alla loro voglia di fare,
si riescano a sviluppare tante
attività, nonché il grande senso di
coesione tra i membri.
Parlando di Zara è impossibile
non fare riferimento al progetto
relativo all’asilo italiano, al
quale si sta lavorando da anni.
Quali sono le sue impressioni?
Sono molto ottimista sia per
natura, ma anche perché c’è
un grandissimo sforzo da parte
della CI di Zara, da parte mia,
da parte dell’Ambasciata, da
parte dell’Unione Italiana e del
ministero degli Affari Esteri
italiano. Tutti stiamo lavorando
per raggiungere il risultato
sperato. I problemi ci sono, però
stiamo andando avanti. Non ci
sarebbero se non si facesse niente.
La villa che ospiterà l’asilo è stata
acquistata e i lavori sono iniziati.
|| Il Console italiano a Spalato, Paola Cogliandro, assieme al suo vice, Giuseppe De Luca
Maggiori attenzioni
per gli Italiani in Dalmazia
TONKO TOMAŠ
di Krsto Babić
Quindi è vero che ci sono delle
difficoltà, ma è vero anche che
c’è l’assoluta volontà, da parte di
tutti, di arrivare al risultato, di
creare un asilo per la comunità
italiana a Zara.
In Dalmazia l’impronta italiana
è presente un po’ ovunque. Ci
sono le realtà associative di
Zara e Spalato, ma esistono
testimonianze di lingua e
cultura italiane anche in altri
luoghi. Qual è la sua opinione
in merito?
Sì assolutamente. Gli italiani
sono ovunque, magari sono
pochi, la cultura italiana però
è parte integrante della cultura
dalmata. A Lesina (Hvar) c’è una
piccola comunità, ma per esempio
adesso, grazie ai fondi della Legge
15 della Regione Veneto, si sta
procedendo alla previsione del
Restauro della Loggia di Lesina.
Un progetto molto interessante,
perché il restauro verrà fatto in
collaborazione tra studenti italiani
del Veneto e studenti croati. Penso
che – oltre all’obiettivo in sé del
restauro della Loggia – sia molto
bello mettere insieme queste due
culture e lavorare insieme, italiani
e croati, per salvare un elemento
che appartiene alla cultura di
entrambi.
Ci sono poi anche iniziative
organizzate direttamente dal
Consolato, ad esempio, la
rassegna del cinema italiano.
Per il secondo anno consecutivo
abbiamo fatto una rassegna
del cinema italiano, del cinema
italiano più moderno, più
leggero, di film che non sono
stati ancora distribuiti in Croazia.
La rassegna si è conclusa con
un grande successo di pubblico,
abbiamo coinvolto gli studenti
italiani dell’Università e dei licei
che hanno apprezzato molto
quest’iniziativa. L’anno scorso la
rassegna è stata portata anche a
Zara e l’anno prossimo pensiamo
di portarla non solo a Zara, ma
anche a Sebenico. Inoltre grazie
all’impegno dell’Ambasciata e
dell’Istituto di cultura di Zagabria
dal 30 novembre al 4 dicembre
verrà portata anche a Spalato
la Mostra del Nuovo cinema
italiano, che già da anni viene
presentata sia a Zagabria che
a Fiume. I film, sottotitolati in
croato, possono attirare anche un
pubblico non italofono.
Ci sono state poi numerose
Come giudica la collaborazione
tra il Consolato italiano di
Spalato e l’UI?
|| Il Console Paola Cogliandro, al centro della foto, ha inaugurato la sede ristrutturata della CI di Spalato
iniziative, soprattutto in
collaborazione con le Università,
in particolare con i Dipartimenti
di italianistica degli Atenei di
Spalato e Zara. L’anno scorso un
professore della Ca’ Foscari, un
illustre dantista, ha tenuto delle
lezioni all’Università di Spalato.
Quest’anno, sempre all’Università
di Spalato c’è stata un’insegnate
di grammatica italiana che ha
fatto dei corsi di aggiornamento
agli insegnanti di italiano.
Abbiamo in mente iniziative
analoghe per l’anno prossimo,
sempre in collaborazione con le
Università, i cui dipartimenti sono
sempre aperti e coinvolti nelle
nostre iniziative.
Con il Comune di Spalato
abbiamo poi organizzato
l’anno scorso, e speriamo di
riuscirvi anche quest’anno,
la partecipazione italiana
al “Gastroavvento”, una
presentazione di prodotti
gastronomici tipici del nostro
Paese, durante una delle
domenica che precedono il
Natale.
E a proposito della visita della
Palinuro a Spalato e della
mostra su Ottavio Missoni a
Ragusa (Dubrovnik), che cosa ci
racconta?
Il 2012 è stato un anno pieno di
eventi. A ferragosto è venuta la
nave scuola Palinuro ed è stata
veramente una bellissima festa.
La Palinuro era attraccata di
fronte alla città nel periodo di
maggior attrazione turistica ed
è stato offerto un ricevimento
al quale hanno partecipato non
solo l’ambasciatore Emanuela
D’Alessandro, ma anche
numerose autorità croate a
livello governativo. È stato
veramente un vanto vedere
una nave che rappresenta
l’eccellenza italiana attraccata
di fronte al porto di Spalato.
Nel giugno scorso a Ragusa
(Dubrovnik) c’era stata anche la
nave scuola Amerigo Vespucci,
che ha avuto un successo
incredibile di pubblico. Sempre
a Ragusa (Dubrovnik), l’Unione
Italiana ha organizzato la mostra
su Missoni. Un evento che ha
suscitato l’interesse non solo del
pubblico croato, ma anche di
numerosissimi turisti.
Come vede il futuro del turismo
italiano in Croazia?
Quest’anno c’è stata una leggera
flessione del turismo italiano
dovuto alla crisi economica,
ma penso che sia un fatto
decisamente contingente. Gli
italiani sono molto affezionati
alla Croazia e il turismo è
in continua crescita. Ci sono
persone che vengono qui da
anni e continuano a venire con
i figli e con i nipoti. La Croazia
riesce a offrire una qualità della
vita simile a quella italiana, ma
a prezzi inferiori. Quindi c’è un
continuo aumento del turismo e
ormai, non più concentrato solo
ed esclusivamente ad agosto.
La stagione si sta allungando, e
soprattutto Spalato, che prima era
anzitutto un punto di passaggio
per i tanti turisti che erano
diretti sulle isole o in altre zone
della costa dalmata, adesso sta
diventando un’attrazione turistica
di per sé.
Ottima. Basti pensare alla
recente mostra su Missoni o al
restauro della CI di Spalato.
Gli interessi principali dell’UI e
anche del vostro giornale sono
però più indirizzati sull’Istria e
su Fiume, dove è concentrata la
presenza italiana. Qui tuttavia,
non abbiamo meno voglia di
fare, quindi chiediamo maggiore
attenzione sulle attività che
vengono svolte in Dalmazia.
E con le autorità del posto,
Regione e Comune come
funziona?
Io ho trovato sempre un’ottima
collaborazione. Faccio un
esempio: le due Rassegne di
cinema sono state organizzate
praticamente a costo zero grazie
alla collaborazione delle autorità
locali che hanno dato la sala
gratuitamente. Le autorità del
luogo, sia della Città sia della
Regione, sono sempre partecipi
alle attività organizzate dalla
CI. Vedo pertanto che si riesce
sempre a trovare un interlocutore.
O come menzionato prima,
siamo stati coinvolti dalla città di
Spalato nell’organizzazione del
“Gastroavvento”, manifestazione
allestita durante le quattro
domeniche che precedono il
Natale. Un evento al quale, oltre
all’Italia, hanno partecipato anche
Austria e Francia. Il patrimonio
enogastronomico italiano è stato
rappresentato per l’occasione
dai prodotti della Provincia di
Fermo. Un’attività che partiva
dalla Città, che ha chiesto la
nostra collaborazione e l’ha
subito ricevuta. Quindi è una
collaborazione a doppio senso.
Qualcosa da aggiungere?
Sì, un’ultima cosa. Mi permetta di
cogliere l’occasione per augurare
a tutti gli italiani, e in particolare a
coloro che vivono in Dalmazia, delle
Buone feste e un sereno 2013.
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CNI, un grande cantiere dall`Istria alla Dalmazia