4 PRIMO PIANO lunedì 31 dicembre 2012 «Si è dimostrata assolutamente vincente la struttura interna dell’Unione Italiana che affida alla Giunta esecutiva e al suo presidente un ruolo politico» A colloquio con Maurizio Tremul sul lavoro svolto dall’UI, sulle prospettive per il 2013, sui rapporti con il mondo della diaspora e su altre tematiche di attualità FIUME conceda maggiore autonomia alle Comunità degli Italiani. Questo lo stiamo realizzando anche con l’approccio che la Giunta ha verso i sodalizi. Le Comunità non hanno mai avuto tanta autonomia nella programmazione, nella gestione delle risorse e, se vogliamo, mai tante risorse a disposizione come in questo periodo. Pertanto ritengo che dobbiamo ritornare a riflettere seriamente su quelli che sono gli indirizzi di sviluppo dello Statuto dell’Unione per dare risposte concrete ai problemi reali e non per dare spazio all’immaginazione di problemi che non esistono. I l 2013 è stato per la Comunità nazionale italiana un anno ricco di momenti importanti. La fine dell’anno è per antonomasia l’occasione migliore per tracciare un bilancio dell’attività svolta e volgere lo sguardo al futuro. Ne parliamo con il presidente della Giunta esecutiva dell’Unione Italiana, Maurizio Tremul: L’Unione Italiana si trova a vivere un momento particolare vista la crisi che colpisce tutti gli Stati di riferimento: la Croazia, la Slovenia e l’Italia. Ci sono, quindi, degli inviti ad adeguarsi a questo momento di crisi, ad assumere atteggiamenti “sobri”. Lei ritiene che questo appello sia già stato pienamente recepito? Ovviamente in un momento di crisi bisogna sempre cercare di individuare la strada migliore per utilizzare al meglio le risorse a disposizione. L’invito alla sobrietà che da alcune parti viene rivolto, evidentemente tiene conto del fatto che noi questa sobrietà l’abbiamo già metabolizzata e attuata nell’ordine del 43 per cento. Ovvero abbiamo quasi dimezzato le attività e gli investimenti a favore dell’etnia, perché, dal 2003 al 2012 si sono ridotte quasi della metà le risorse che lo Stato italiano mette annualmente a disposizione della Comunità nazionale italiana in Slovenia e in Croazia. Intendiamoci non c’è alcuna velleità di critica o di polemica in queste parole: si tratta soltanto di una constatazione dettata dai numeri: 43 per cento in meno di risorse. In questi anni abbiamo cercato di affrontare in maniera molto costruttiva la crisi economica e la riduzione dei fondi: siamo riusciti a mantenere in piedi quasi tutte le attività previste dai programmi tradizionali, razionalizzando i costi. Abbiamo compresso a volte l’ampiezza delle attività, puntando più sull’intensità e sulla qualità delle stesse. Non abbiamo tagliato molte attività se non le escursioni in Italia delle Comunità e le borse libro. Poi nel 2012 c’è stato il taglio anche per quanto riguarda le colonie, voluto dal Comitato di coordiamento, ma non condiviso dall’Unione Italiana e nemmeno dalla nostra comunità nazionale. Però dobbiamo porci un altro problema. In un momento di crisi potremmo decidere di fare alcune attività tradizionali, eliminando tutta una serie di costi che rendono qualitativamente migliori tali iniziative. La professionalità ha un costo, per cui potremmo tornare a fare le attività… alla partigiana. Ma, si pone la domanda: ha senso finanziare ancorché a costi ridotti delle attività fatte alla partigiana? Io credo di no, perché sono soldi buttati via. Se invece cerchiamo di tagliare i costi superflui, ma puntiamo sulla qualità delle iniziative, magari non risparmiamo tanto, però investiamo sulla professionalità e sulla qualità. E non c’è qualità se non ci sono a disposizione le risorse necessarie per poterla assicurare. Lei ha parlato giustamente di un’Assemblea articolata. Dall’inizio di questa legislatura esiste anche un gruppo assembleare, chiamiamolo d’opposizione, di alternativa. Come valuta l’atteggiamento tenuto finora da questo gruppo? Pensa che abbia agito in maniera costruttiva? || Maurizio Tremul CNI, un grande cantiere dall’Istria alla Dalmazia di Dario Saftich Squadra che vince non si cambia Già da tempo si discute della modifica dello Statuto dell’Unione italiana. Ci sono coloro che vorrebbero rivedere i ruoli attuali del presidente dell’UI e del presidente della Giunta. Il capo dell’Esecutivo, in questo contesto, dovrebbe assumere una funzione più marcatamente amministrativa. Lei che ne pensa? Ho avuto modo di esprimere la mia opinione in vari contesti su questo aspetto importante. Lo Statuto ha già subito modifiche nel corso degli anni. La più importante indubbiamente è quella nel 2010, che ha portato a una riduzione dei membri dell’Esecutivo, a una migliore definizione dei ruoli e delle competenze tra il presidente dell’Unione e il presidente della Giunta, nonché all’elezione diretta dei due presidenti, che congiuntamente rappresentano l’organizzazione ognuno nell’ambito delle proprie funzioni. Credo che queste modifiche abbiano già sufficientemente precisato il ruolo del presidente dell’Unione e il ruolo del presidente della Giunta esecutiva. In realtà, chi vuole proporre modifiche nella direzione di cui dice lei, evidentemente, non ha saputo leggere adeguatamente lo Statuto, che già ora prevede una suddivisione dei ruoli molto chiara tra il presidente dell’Unione e il presidente della Giunta. Poi c’è l’altro aspetto di cui tenere conto. I padri fondatori della nostra Carta nel 1991, vollero creare un’Unione con un governo, che fosse il governo della minoranza tra tante virgolette, per non essere frainteso. Ora, riteniamo forse che in questi due anni o poco più di mandato avremmo raggiunto i traguardi fin qui conseguiti se l’Unione non avesse una Giunta anche politica? Alcuni esempi di risultati raggiunti grazie anche al ruolo politico della GE e del suo presidente? L’inserimento nella Legge di stabilità del rifinanziamento delle Leggi 73/1 e 72/1 in favore della CNI e degli esuli; il ridimensionamento dal 50 al 20 per cento del taglio delle risorse dell’FVG per il 2013; il percorso della riconciliazione del 12 maggio 2012; la ripresa del dialogo e della costruttiva collaborazione con il Veneto; l’approfondimento del rapporto con le massime autorità statali slovene; le importanti visite istituzionali che abbiamo favorito e organizzato; l’appoggio politico accordato ai deputati Battelli e Radin al momento dell’articolazione del loro sostegno e rapporto con i governi Milanović e Janša, solo per fare qualche esempio. Riteniamo che questa organizzazione, sparsa su un territorio molto vasto, in due Paesi, con un’Assemblea molto articolata e con dei meccanismi anche molto complessi di deliberazione, con la necessità di dare risposte immediate a questioni politiche importanti, possa funzionare con un organismo che non sia anche politico? Ciò presupporrebbe un’Unione monocratica, un’Unione in cui c’è un’unica persona al comando. Credo invece che ci sia un momento importante di riflessione, anche politica, all’interno di quelle che sono le strutture dell’Unione, la Giunta in primis e, credo che questo ruolo, anche politico, debba essere mantenuto. Quindi vanno in questa direzione anche le proposte e i suggerimenti che sono stati fatti. Non si tratta solo di una mia proposta, bensì di una posizione condivisa da una parte importante dei consiglieri dell’Assemblea e delle Comunità degli Italiani. Dall’altro lato bisognerebbe chiederci perché ci sia la volontà di ridurre l’Esecutivo a mera amministrazione? Le cose si cambiano quando non funzionano. Ora questa Giunta esecutiva, che è in carica da due anni e mezzo, ha dimostrato forse di non essere efficace, ha fallito degli obiettivi di fondo? No, abbiamo realizzato oltre la metà del nostro programma! Se una squadra funziona, se porta a dei risultati importantissimi, perché la vogliamo cambiare? Quindi, a meno che non si vogliano cambiare le cose che funzionano, non vedo il motivo per cui questa struttura debba essere modificata. Io e l’onorevole Radin ci siamo candidati due anni e mezzo fa con un programma molto chiaro e specifico, anche per quanto riguarda le modifiche allo Statuto dell’Unione. Ma questi punti programmatici non sono contemplati nella bozza di Statuto in circolazione: le modifiche proposte sono altre. Noi abbiamo proposta di andare verso un processo di decentramento, che Non sta forse a me valutare l’approccio dell’opposizione. Lo valuteranno gli elettori tra un anno e mezzo o poco più, quando saranno chiamati a giudicare quello che ha fatto la posizione e quello che ha fatto l’opposizione. Posso solo constatare che molta dell’azione dell’opposizione è stata rivolta principalmente a questioni procedurali e formali. È vero che a volte la forma è anche sostanza, però la sostanza non si consuma tutta quanta solamente nella forma. Un’amministrazione efficiente La Giunta attuale è molto più snella rispetto a quelle del passato. c’è stata una riduzione notevole del numero, ovvero un accorpamento dei dicasteri. Soddisfatto di questo modello? Questa è una Giunta snella che raccoglie in sé grandi competenze e professionalità e riesce a dare risposte rapide e valide alle necessità della comunità nazionale. Credo che questa scelta sia stata giusta e abbia consentito alla Giunta di svolgere compiutamente la sua “mission”, anche grazie al fatto di avere alle spalle un’amministrazione che numericamente non è cresciuta in questi anni - anzi è diminuita e questo non è un dato positivo - ma si è sempre dimostrata in grado di dare una risposta immediata alle aspettative dell’Esecutivo, dell’Unione nel suo complesso e delle Comunità. Non va scordato un altro punto importante, quello della completa, radicale, profonda rivisitazione dell’apparato amministrativo dell’Unione. Questo ha consentito di avere oggi un’amministrazione più veloce, molto più rispondente alle necessità della comunità nazionale, molto più frendly. In campagna elettorale avevamo promesso di creare un’amministrazione che si avvicinasse ai bisogni del cittadino, del connazionale, che sapesse essere sempre più autonoma nello svolgimento delle pratiche, che funzionasse in totale sinergia e sintonia con la Giunta e ovviamente con l’Assemblea. Oggi le amministrazioni dell’Unione italiana a Fiume e Capodistria sono molto integrate, PRIMO PIANO lunedì 31 dicembre 2012 5 I dati del censimento 2011 mentono Come valuta i risultati del censimento 2011 in Croazia? I dati del censimento 2011 mentono. Non abbiamo mai accettato il rilevamento e non lo accetteremo mai. Sono dati parziali, non veritieri. Vogliamo sottrarci alla conta e non possiamo che contestare i dati del censimento. Si contano i capi di bovini o di pecore nell’ovile o nella stalla, non si contano quanti sono gli italiani, i serbi, gli albanesi, i macedoni, gli sloveni, i turchi rispetto ai croati e agli sloveni. Si contano quanti sono i cittadini, quante sono le cittadine, non si contano sulla base della lingua, della madrelingua, della nazionalità. Quindi io contesto i dati e non posso avvalorarli. Se poi, invece, vogliamo in qualche modo prenderli in considerazione, credo che il governo o chi regge le sorti di un Paese che sta per aderire all’Unione europea debba porsi la domanda: “Dove abbiamo sbagliato, in quanto a politica di governo e di parlamento, se riteniamo sono composte da persone che hanno grandi competenze, grandi capacità di iniziativa e di affrontare i problemi nel modo giusto. Questo Esecutivo ha raggiunto molti obiettivi: potremmo fare un lungo elenco. C’è però un dato che mi preme di sottolineare in questa fase particolare e che sta a evidenziare quanto sia importante il ruolo politico del presidente della Giunta. Dal 23 dicembre 2010 al 17 dicembre 2012, nell’ambito di questo mandato della Giunta, siamo riusciti a realizzare gare d’appalto, fare contratti e ottenere, ossia incassare da Roma risorse per un importo di 6.880.000 euro. Questo in 28 mesi. Arriverà una nuova tranche di finanziamenti da Roma entro metà gennaio: a quel punto i mezzi incamerati saranno pari a 9.950.000 euro. A fronte di questo ci sono ancora quasi 2.000.000 di euro di contratti fermi a Roma. Quindi questo tipo di struttura dell’Unione che affida alla Giunta esecutiva e al suo presidente un ruolo politico, oltre che amministrativo e di gestione, è assolutamente vincente. Pertanto ritengo che una struttura che vince e dà risposte convincenti non debba essere cambiata. La gente deve sapere che oggi l’Istria e Fiume, e anche una parte della Dalmazia, sono un grande cantiere. Si fanno grandi investimenti, si svolgono numerose attività e questo grazie al lavoro dell’Unione Italiana, della Giunta esecutiva e dell’apparato amministrativo a cui va la mia più sincera gratitudine. In questo contesto come non ricordare che a suo tempo si parlava anche di una maggiore professionalizzazione dei ruoli nell’ambito dell’Unione italiana... Se ne era parlato nel periodo in cui la dimensione della crisi economica non era quella di oggi. Oggi purtroppo non abbiamo grandi possibilità di aumentare i costi e le spese: dobbiamo cercare di fare di più con meno costi. Rimane sempre la volontà di muoversi in questa direzione. Se le condizioni economiche consentiranno di articolare un progetto di sviluppo anche in questo senso, e se questo avverrà durante questo mandato, certamente lo faremo. Insistere con il decentramento Lei ha sottolineato il punto del programma elettorale che prevedeva il decentramento. Ritiene che questo programma debba essere ancora attuato, che le modifiche allo Statuto debbano andare in tal senso? che questi dati siano veri, visto che tutte le minoranze storiche sono in calo, si stanno assimilando. Questo è un preciso atto d’accusa nei confronti del legislatore e di tutte le istituzioni che debbono attuare le leggi di tutela delle etnie, perché evidentemente non sono in grado di dare risposte concrete all’esigenza di perpetuazione, di crescita delle identità minoritarie. Dall’altra parte questi dati devono essere un campanello d’allarme pure per chi dev’essere il tutore del trattato italo-croato sulle minoranze, cioè l’Italia, chiamata a svolgere un’azione importante di salvaguardia e controllo. Chi tiene in considerazione e reputa fondati questi dati deve incominciare a correre ai ripari. Deve esigere che la Croazia rispetti quel Trattato, lo applichi in maniera compiuta affinché questo trend negativo non abbia più a ripetersi. Quindi dai dati del censimento emerge una grande responsabilità per i governi croato e italiano. Le modifiche allo Statuto non vanno in questa direzione, o vanno poco in questa direzione. E di ciò me ne dispiaccio. Però va detto che questo Esecutivo, con i suoi programmi di lavoro e le sue proposte all’Assemblea, va esattamente in questa direzione. Le Comunità non hanno mai avuto tanta libertà di scelta e di programmazione delle proprie attività come in questo momento. Questo è il vero decentramento. L’Assemblea approva un importo complessivo per finanzare le attività globali delle Comunità accanto alle spese di gestione. I sodalizi poi sono liberi di agire per quanto concerne la programmazione e la gestione di queste risorse. Quindi stiamo pienamente attuando quello che abbiamo promesso in campagna elettorale. Ritengo che questo aspetto debba essere parte integrante delle modifiche dello Statuto dell’Unione. Quindi, cercare di far funzionare meglio quello che già funziona, piuttosto che impedire il funzionamento di quello che già funziona. Sviluppare la CNI Lei ha parlato dell’Istria, di Fiume, di parte della Dalmazia come di un grande cantiere. In questi anni parecchia attenzione è stata rivolta proprio all’edilizia, alle forniture di attrezzature alle scuole, alle Comunità. Siamo giunti a una situazione soddisfacente, oppure pensa che si debba procedere ancora in questa direzione? Ci sono alcuni grossi progetti nel campo degli asili, delle scuole, delle Comunità che dobbiamo ancora portare a termine. Abbiamo assunto inoltre alcuni impegni importanti nel campo delle istituzioni prescolari e scolastiche, ma anche nei confronti delle Comunità. Ogni sodalizio deve avere una struttura adeguata in cui poter funzionare. E in questa direzione bisogna continuare a muoversi. Certamente questa parte non avrà più quella rilevanza che ha avuto in questi anni. Dovremo puntare di più sulla cultura, sulla promozione dell’italiano. Però un aspetto va ben focalizzato. Le finalità della legge italiana in favore delle attività dell’etnia sono rivolte al mantenimento, alla crescita, allo sviluppo della lingua, della cultura, dell’identità della Comunità nazionale italiana in Croazia e Slovenia. Questo è un punto su cui dobbiamo ulteriormente incrementare gli sforzi. D’altra parte possiamo comunque svolgere un ruolo importante nella promozione e nella diffusione della lingua italiana nel mondo. Si tratta però di due aspetti diversi. Uno è quello della diffusione della cultura italiana nel mondo e quindi anche al di fuori del nostro territorio di insediamento storico e un altro molto più rilevante e importante - è quello del mantenimento della presenza e dello sviluppo della comunità italiana autoctona. Siamo l’unica minoranza italiana autoctona che l’Italia ha al di fuori del proprio territorio. Questa presenza non può essere surrogata con la semplice diffusione della lingua e della cultura italiane all’estero. Fondi, Zara è terza Per cause di forza maggiore la Dalmazia è rimasta storicamente un po’ isolata rispetto a quella che è l’ossatura della comunità nazionale italiana. Vede delle prospettive per i connazionali in Dalmazia, c’è la possibilità di poterli aiutarli ulteriormente? Si può fare sempre meglio e di più. Detto questo, credo che abbiamo investito molto sulla Dalmazia. A Spalato è stato appena completato un ulteriore restauro della Comunità. La sede si è ampliata. Stiamo cercando di assecondare con grande passione e partecipazione i desideri e i bisogni della Comunità di Spalato, che sta evidenziando una rinnovata vitalità. Stiamo sostenendo da anni la Comunità degli Italiani del Montenegro con sede a Cattaro, con l’assegnazione di risorse, ma anche con altre iniziative culturali. A Zara, nonostante i problemi che ben conosciamo, arriveremo a capo e realizzeremo l’asilo italiano. Quindi credo che in questo senso stiamo facendo molto. Non resta che aumentare ancor di più, laddove è possibile, gli sforzi in questa direzione. Però ritengo che una parte rilevante di quello che possiamo fare per la Dalmazia, la stiamo già facendo. E qui desidero esporre un altro dato: mettendo in ordine decrescente le Comunità maggiormente beneficiarie delle risorse che l’Unione Italiana destina, nell’ambito dei fondi concessi dallo Stato italiano, al primo posto risulta Fiume. Al secondo ovviamente c’è Pola. Ebbene, qual è la terza Comunità maggiormente beneficiaria delle risorse? Zara! Prima di Rovigno, prima di Umago e Dignano e di tantissime altre Comunità importanti e storiche. Quindi anche questo sta a dimostrare che la nostra attenzione verso la Dalmazia è molto elevata. Fraternità con gli esuli In questi ultimi anni si parla molto di dialogo, di sinergie con gli esuli. È soddisfatto di come stia procedendo il processo di riconciliazione con il mondo della diaspora? Il termine soddisfatto forse non è nemmeno quello esatto. Sono entusiasta. Il 12 maggio 2012 c’è stato il percorso della riconciliazione, della memoria, compiuto insieme con gli esuli. Ho lavorato molto per questa iniziativa. C’è un’autostrada che si è aperta. Come non ricordare l’azione congiunta con gli esuli per il rifinanziamento della legge in favore della CNI e della diaspora. Stiamo portando avanti un lavoro quotidiano, a dimostrazione che i tempi si stanno rapidissimamente evolvendo. Certo c’è chi rimane ancorato agli schemi del passato e preferisce guardare indietro invece di volgere lo sguardo oltre la linea dell’orizzonte. Però questo è un problema suo, non nostro. Noi, assieme alla parte preponderante, più illuminata e intelligente del mondo degli esuli, stiamo portando avanti un discorso di grande unità e rinnovamento. Un discorso di ritrovata fraternità - e non uso il termine fratellanza per non essere frainteso. Sono veramente molto soddisfatto, perché una grande strada è stata percorsa, anche se molto ancora dev’essere fatto. Ma questo è oramai un percorso senza ritorno. Ho ancora vive negli occhi quelle quattro cerimonie del 12 maggio 2012 nei luoghi della memoria, delle violenze fasciste, naziste e comuniste. Ho parlato di recente al Consiglio dell’Associazione dei Dalmati italiani nel mondo: mi hanno ascoltato con grande attenzione. Al congresso nazionale dell’ANVGD a Gorizia oltre a me ha parlato anche il rappresentante della minoranza slovena. Tutti hanno pronunciato parole di rispetto reciproco, di fraternità tra esuli e rimasti. Sappiamo fare cultura! Il 2013 si preannuncia come un anno duro per la società nel suo complesso alla luce della crisi economica. Come l’Unione Italiana affronterà l’anno nuovo, quali saranno le priorità della Giunta? La priorità sarà sicuramente quella di completare nel 2013, o cercare di completare, perché non si riuscirà mai a farlo completamente, il programma della Giunta. Vogliamo realizzare il più possibile di ciò che abbiamo promesso in campagna elettorale. E poi dovremmo attuare nel modo migliore e con quanta maggiore qualità ciò che sappiamo fare da sempre. E sappiamo fare cultura, nel senso più ampio del termine. Cultura vuol dire dire carta stampata, quotidiani, riviste, libri. Cultura vuol dire anche multimedialità, vuol dire produzione di DVD, di CD, produzione artistica, musicale, ma anche sport, scienza. Dobbiamo cercare di rendere sempre più attraenti le nostre attività, perché siamo appetibili anche a un pubblico che non sia soltanto quello della comunità nazionale. Nel 2012 siamo riusciti a raggiungere obiettivi importanti in maniera molto brillante. La parte preponderante della presenza della cultura italiana nella capitale europea della cultura 2012, Maribor, è stata quella della Comunità nazionale italiana in Croazia e Slovenia. Abbiamo rappresentato l’Italia. E credo l’abbiamo rappresentata a livelli qualitativi molto alti. Poi c’è stata la bellissima mostra di Missoni, con cui abbiamo valorizzato un grande figlio della nostra terra, un dalmata, e lo abbiamo presentato alla maggioranza croata e slovena, con un responso ottimo di pubblico e di critica, nonché con straordinarie ricadute mediatiche. Poi possiamo parlare anche di Allevi. Un grande dell’eccellenza italiana portato a Portorose, nel contesto della cerimonia di premiazione di Istria Nobilissima, e poi a Lubiana. Per finire con un’altra iniziativa di un’eccellenza straordinaria: aver avuto ospite per due giornate in varie conferenze Antonio Stella, una delle penne giornalistiche più note, più temibili, ma anche più importanti del panorama giornalistico editoriale e culturale italiano. Ed è venuto qui da noi praticamente a costo zero, perché ama la comunità nazionale. Quindi anche nel 2013 dobbiamo puntare sempre di più sulla qualità delle nostre iniziative e cercare di far tesoro delle esperienze avute finora. Dobbiamo continuare sulla strada seguita fino a questo momento, per garantire anche un coinvolgimento sempre maggiore della maggioranza. croata e slovena nelle nostre iniziative. Se i dati finanziari saranno confermati, nonostante la grave crisi economica, avremo un anno di certezze, avremo risorse importanti su cui fare affidamento. Avremo a disposizione anche un anno per riflettere sulle ulteriori innovazioni da apportare alla nostra attività. In questi due anni e mezzo di mandato della Giunta, nell’ambito di un processo di rinnovamento e di crescita, abbiamo percorso una grande strada. Abbiamo assicurato le condizioni politiche e finanziarie, acciocché le nostre istituzioni possano crescere e svilupparsi. Non resta che riflettere e operare per rendere ancora migliore la nostra azione. 6 PRIMO PIANO lunedì 31 dicembre 2012 GORAN ŽIKOVIĆ A Casa Tartini, con il prof. Luciano Monica, capogruppo consiliare della lista L’Unione per la Comunità. Riflessioni sullo stato di salute della minoranza e proposte per migliorarlo Non so con i c sono l U n primo bilancio di questi due anni e passa di mandato come consigliere “dell’opposizione” nell’Assemblea dell’Unione Italiana, ma anche i propositi e le aspettative per il futuro. Andiamo a Pirano, a Casa Tartini, per incontrare Luciano Monica, capogruppo della lista L’Unione per la Comunità, movimento d’opinione emerso alle ultime consultazioni elettorali in seno alla Comunità nazionale italiana in Croazia e Slovenia, che ha ottenuto oltre il 40 per cento delle preferenze. Un impegno assunto con la volontà di cambiare il modo di funzionare in ambito UI, quello di cui si è fatto portatore Monica, figura storica della minoranza e, in particolare del suo universo scuola. Un’Assemblea «amorfa» “Il bilancio, posso dirlo tranquillamente, è positivo sotto l’aspetto dell’impegno che abbiamo profuso, ma negativo nei risultati effettivi – ci risponde –. Innanzitutto, trovo che quest’Assemblea sia amorfa, non attenta a quelli che sono i problemi, l’evoluzione delle cose, anche fuori dall’Unione Italiana. Viene richiesto il voto, e questo è garantito. Dunque, non c’è necessità di dibattito, di confronto, di sintesi, di arrivare a risultati che siano magari diversi da quelli che si propone colui che dirige in lungo e in largo gli organismi e le faccende dell’Unione, ossia il capo dell’Esecutivo”. In democrazia le regole sono fatte per essere rispettate “Da questo punto di vista, devo dire che mi delude il lavoro della presidente dell’Assemblea. Appare impreparata per quanto riguarda le conoscenze di tipo amministrativo, per cui conduce le riunioni in modo non idoneo a portare a qualsiasi tipo di risultato. Senza badare a quelli che sono i principi e i regolamenti scritti. E quando questi non vengono rispettati si entra in un altro campo, che non è quello della democrazia, ma di altri sistemi, di altre visioni. E, dunque, dicono spesso che, per il bene della Comunità, per la speditezza delle pratiche, il regolamento può essere letto anche in modo superficiale, ovvero non rispettato fino in fondo”. Opposizione esclusa “Invece, anche quando costa sacrificio, specialmente per chi è al comando, è responsabile, rispettare il regolamento: è cosa fondamentale. Innanzitutto per il rispetto di sé stessi, perché le regole le ha scritte lui assieme ad altri. In secondo luogo per rispetto degli altri, che dentro a quel regolamento si ritrovano e hanno portato la propria esperienza, le proprie idee. Tante volte qualcuno vorrebbe insistere e si sente quasi ridicolizzato, dentro a questo sistema che non rispetta niente. Alle ultime elezioni il gruppo che rappresento ha avuto circa il 44 per cento dei voti. Ma non ha nessun ruolo di responsabilità, né di vicepresidente di una qualsiasi commissione, né di vicepresidente dell’Assemblea, niente di niente. Nelle democrazie invece c’è sempre posto anche per l’opposizione, Floriana Bassanese R Italiana, parla del su della CNI, dei momen delle previsioni e degl Interviste di Ilaria Rocchi «Sento che il 2013 sarà un anno... fortunato»» anche perché occorre che ci siano sempre dei contrappesi”. I presidenti UI come quelli... degli USA Si sta procedendo con la revisione dello Statuto dell’UI, si sta parlando di “snellire” la stessa Assemblea? “Sì, qualcosa si dovrebbe fare: è evidente che molti consiglieri nemmeno leggono i documenti, perché sono interessati solamente ai problemi che li riguardano da vicino, quasi sempre cose materiali, tipo ‘avrò o no la fotocopiatrice, avrò o no la sede ecc.’. Certo, trovare un metodo non è facile, perché anche le Comunità più piccole hanno la necessità di avere un qualche legame con coloro che poi decidono sulle loro sorti. Per quanto riguarda le modifiche allo Statuto, ciò che mi preme soprattutto è limitare la durata dei mandati. Secondo me, se un presidente degli Stati Uniti d’America – e parliamo della massima potenza mondiale – ha a disposizione al massimo due mandati, credo che sarebbe più che sufficiente anche ai nostri piccoli livelli avere un massimo di due mandati a disposizione, evitando la formazione di élite, chiamiamole di potere. Nel primo quadriennio, d’avvio, si acquisirebbero le conoscenze necessarie per svolgere un determinato lavoro con responsabilità e per avviare progetti di riforma; il secondo servirebbe per consolidarli. Sarebbe anche un modo per far entrare nel circolo della Comunità e nell’Assemblea persone più fresche, giovani, con idee moderne. Ciò al momento non accade perché coloro che sono al potere – e sono lì da parecchio tempo – vogliono rimanerci ancora”. Mantenere la diarchia A proposito della diarchia, come espressione dei due territori, quello croato e quello sloveno, andrebbe mantenuto, secondo lei, questo principio? “Secondo me sì. È una necessità di tipo formale, perché ci troviamo comunque di fronte due territori che hanno le loro caratteristiche, anche di tipo amministrativo. In Slovenia, rispetto alla Croazia, ad esempio, ci sono altri organismi, altri finanziamenti, altre modalità di rapporto con lo Stato. I due presidenti sono espressione di due realtà diverse e consentono ai rispettivi territori di sentirsi rappresentati. Con un presidente unico questo aspetto potrebbe non essere recepito”. Un certo malessere che perdura Come valuta lo stato di salute della Comunità nazionale italiana oggi? “La salute della CNI non è stata mai proprio scoppiettante. Per un lungo periodo è stata strumento, diciamolo chiaramente, del regime: ci facevano cantare, ballare, suonare, ecc. per motivi ben precisi. E dunque il corpo della Comunità italiana non ha mai goduto di buona salute. E nemmeno ora sta meglio, nonostante ci sia più libertà di espressione, di attività creativa, più mezzi, anche se questi non sempre vengono incanalati negli ambiti che, secondo me, potrebbero dare risultati migliori”. “C’è, in ogni caso, una disponibilità finanziaria che permette a colui che ha la volontà, la necessità di esprimere anche il proprio essere o malessere, di farlo, di trovare concretezz in uno scritto, in un quadro.... Da questo punto di visto credo che la Comunità stia bene”. Dare alle scuole standard maggiori Quali i campi prioritari nei quali investire le risorse? “Sarà forse deformazione professionale, ma per me è importantissimo investire nelle scuole. Non solamente negli edifici, dove bisognerebbe fare intervenire di più lo Stato. L’UI invece dovrebbe dare quello che si potrebbe dire il sovrappiù rispetto agli standard nazionali. E investire nel potenziale umano, perché anche gli insegnanti hanno molto bisogno di aggiornamento, sia per quanto riguarda l’uso di nuove tecnologie, sia per quanto riguarda l’uso corrente della lingua italiana che si evolve, e noi come CNI non la sentiamo nella sua evoluzione ma l’abbiamo assorbita in un dato momento. I mass media sono anche importantissimii e devono essere supportati, come la cultura. Sarebbe un bene aver la possibilità di intervenire a livello finanziario, economico, mettere su qualche impresa, però le esperienze fatte finora non hanno dato esito alcuno”. Per quanto riguarda l’anno che ci stiamo per lasciare alle spalle, qual è l’evento in ambito CNI da ricordare? “Gli incontri di capi di Stato hanno fatto bene alla salute, alla morale, all’animo sicuramente, e sono stati anche utili nelle relazioni fra Paesi, di conseguenza la ricaduta su di noi è anche positiva. Ma a me piace ricordare soprattutto gli eventi partecipati, quelli in cui ci si incontra, si parla, ci si diverte anche. A tale proposito vorrei dare dei suggerimenti, partendo dall’incontro dei docenti in pensione organizzato dall’UI. Propongo non il solito spettacolino, ma invece di sedereci a un tavolo e parlare, instaurare un vero dialogo. E questa è una prassi che potrebbe valere per tutte le dimensioni della vita comunitaria”. Come sarà il 2013? Cosa vorrebbe vedere che si realizzasse? “Sarà un anno di grandi euforie. Il 13 lo considero un numero fortunato: è il giorno della mia nascita. Dunque, auspico a tutti quanti che il 2013 sia un anno fortunato, di risalita economica, ma anche di tipo morale. Ciò che auguro al gruppo nazionale è che possa trovare un amalgama nuovo, affinché possa svolgere le sue attività senza grosse difficoltà, possa avere dei buoni risultati e godere di un rapporto, di una relazione con quanti ci stanno intorno – e dunque, il popolo di maggioranza –senza conflitti. Questo mi pare utile perché porta progresso reciproco a tutti e due o a tutti e tre i popoli che convivono in questa regione”. È stata tra le insegnanti più attive della Scuola elementare italiana “Galileo Galilei” di Umago; poi l’ha voluta il mondo della politica, prima come assessore alla Cultura e allo Sport e vicesindaco in seguito come primo cittadino di Umago. Oggi Floriana Bassanese Radin è responsabile della sezione culturale dell’Università popolare aperta “Ante Babić” e presidente dell’Assemblea dell’Unione Italiana. Nata a Capodistria nel 1962, nel segno della Bilancia, dopo aver frequentato le elementari a Umago e la Scuola media superiore italiana a Buie, si è laureata in Lingua e Letteratura croata all’Università di Fiume. Per 15 anni è stata docente della SEI umaghese e ha sempre partecipato alla vita culturale e sportiva della sua città (ha giocato a lungo pallamano, cantato nel coro e svolto attività presso la Comunità degli Italiani “Fulvio Tomizza”); quindi è arrivato l’incarico in sede di Giunta municipale (1996 – 2001) e successivamente la nomina a sindaco, incarico che ha ricoperto per un mandato,”rientrando” quindi nelle acque più tranquille della cultura e dell’istruzione, all’UPA di Umago. Per anni è stata attiva in seno alla Comunità nazionale italiana; poi, per un periodo è stata “ufficialmente” lontana dalla sua vita istituzionale, rientrando nel 2010. Che cosa ha significato per lei assumere le redini dell’Assemblea dell’Unione Italiana, organismo al quale è stato assegnato un ruolo più marcato rispetto al passato, ma anche nel quale si sono cristallizzati due diversi gruppi d’opinione, con una maggioranza e un’opposizione. Come si è sentita? “La nomina a sindaco ha segnato una svolta importante nella mia vita, mi ha portata su una strada diversa, e in un primo momento ho dovuto riprogrammare strada facendo le ‘vecchie’ attività, tra le quali anche quelle legate alla Comunità. A mandato concluso, non sono rientrata a scuola e ho ripreso in parte l`attività alla CI, ho fatto parte della Giunta esecutiva e dell’Assemblea della Comunità di Umago. Non sono rientrata ancora tra le file del coro, ma conto di tornarci e magari anche di inserirmi nel corso di ceramica, al quale mi sono in un certo senso ‘prenotata’ 3 anni fa”. Un’eredità impegnativa “Nel luglio del 2010, al momento della nomina a presidente PRIMO PIANO lunedì 31 dicembre 2012 7 IVOR HRELJANOVIĆ Radin, presidente dell’Assemblea dell’Unione uo ruolo in seno al massimo organismo nti più importanti vissuti nel 2012, li auspici per l’anno che verrà sono fiscale consiglieri: la «base» dell’Assemblea, ho provato un sentimento misto di orgoglio e di timore, che provo tuttora. Sono orgogliosa di far parte di una Comunità nazionale come la nostra, che vanta una lunga storia, una ricca tradizione e una grande cultura, organizzata come nessun’altra associazione minoritaria in Croazia. Se poi penso ai nomi che mi hanno preceduta in questo incarico e hanno portato l’UI ai livelli di oggi, mi prende un po’ di inquietudine. È una grande eredità e una responsabilità ricoprire questo ruolo. Nel 2010 per la prima volta, i connazionali hanno potuto eleggere direttamente i vertici dell’Unione Italiana. Una novità, un adeguamento ai tempi che corrono, e di conseguenza si sono creati dei gruppi d’opinione come espressione di democrazia matura anche in Assemblea. Vedo pertanto come importante il ruolo che è chiamato a svolgere il presidente dell’Assemblea: dev’essere la figura unificante di fronte alla dialettica del confronto che si sviluppa durante i dibattiti, compito non sempre facile”. Comunicare è fondamentale Come ha concepito il suo incarico di presidente dell’Assemblea dell’UI? Alle volte i lavori dell’Assemblea sono caratterizzati da lunghe polemiche. Lei lascia fare, lascia cioè che i consiglieri parlino, alle volte forse pure fuori contesto. Come mai? “Rigorosa, fiscale, da regolamento non lo sono mai stata, anche perché penso che il consigliere sia la voce della base, quindi cerco di dare ai consiglieri l’opportunita di intervenire. Qualche volta questo crea confusione; e chi mi critica per quest’aspetto forse non ha tutti i torti, ma ritengo che per capirci e funzionare bisogna parlare, comunicare. Ognuno, poi ha il suo modo di comunicare, di esprimersi; ma ogni intervento è un pensiero, un parere che va sentito e rispettato”. Dicono che l’Assemblea si riunisca di rado. Condivide quest’opinione? E se è così, a suo avviso, qual è il motivo? Forse pure i costi, se è vero che la spese di una seduta si aggirano sui 6mila euro? “Per ciò che che riguarda le riunioni dell’Assemblea, non penso che i nostri incontri siano radi; ci riuniamo ogni quadrimestre, quando nella maggior parte dei casi, le Assemblee si riuniscono una volta all’anno. È vero, i costi sono elevati, per cui ogni nostra seduta dev’essere razionale e concreta”. Riusciamo a fare tante attività perché siamo bene organizzati Ha una sua visione di come dovrebbe funzionare la stessa Unione Italiana per essere più vicina alle esigenze dei connazionali e delle nostre istituzioni? Rispettivamente, ritiene che si stia remando nella direzione giusta? “Le attività della CNI a tutti i livelli e settori, dalle Comunità alle istituzioni, nonché quelle della stessa UI sono vastissime. Solo un’associazione ben organizzata, attenta alle esigenze dei suoi soci può sostenere questa mole di lavoro, che letteralmente va dai mattoni alle attività artistiche, culturali e sportive delle Comunità, istituzioni, scuole ed altro. Tutto questo non sarebbe possibile con un’UI, una Giunta esecutiva, un’Assemblea o un’Amministrazione ‘lontana’ e disorganizzata. Sì, siamo nella direzione giusta, che va aggiornata alle esigenze e ai tempi. Viviamo in un mondo molto veloce e di conseguenza dobbiamo avere un’organizzazione veloce, agile, razionale, in grado di accompagnare tutte le attività, con ruoli e competenze chiare e distinte”. Stima reciproca e collaborazione I rapporti con i due presidenti, Furio Radin e Maurizio Tremul, come sono? E con il suo vice? C’è collaborazione con il gruppo di opinione Unione per la Comunità? “I rapporti con i presidenti Radin, Tremul, il vice Demarin sono di collaborazione e stima reciproca, e non potrebbe essere diversamente, così come con tutti i consiglieri”. Tracciando il bilancio del 2012, che cosa ricorderà di buono? E la cosa, o le cose negative da dimenticare o eventualmente da cambiare? E, guardando a questi due anni di mandato, quali sono stati, secondo lei, i momenti più significativi per la CNI dal 2010 a oggi? “Il 2012 è stato un anno ricco di avvenimenti, di progetti e di investimenti portati a termine, ricco di attività e importanti anniversari nell’ambito delle Comunità e delle nostre istituzioni. Ricordo, ad esempio, la visita del sottosegretario agli Affari esteri della Repubblica Italiana, Staffan de Mistura, al Convegno di studi a Capodistria e poi all’inaugurazione di Palazzo Bembo a Valle. Va poi assolutamente evidenziato l’impegno dell’UI nel promuovere | Floriana Bassanese Radin con il suo vice, Paolo Demarin, alla presidenza dei lavori dell’Assemblea dell’Unione Italiana varie attività culturali ad altissimo livello, come appunto l’allestimento della mostra di Ottavio Missoni a Maribor, Capitale della Cultura 2012, e in varie città della Croazia. Un momento molto significativo e una sfida è stata l’organizzazione del Percorso della Memoria, in collaborazione con il Libero Comune di Pola in Esilio e altre associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati. E potrei citare ancora tante altre iniziative”. Siamo un interlocutore credibile e serio “Andando indietro ancora un po’, penso all’incontro dei capi di Stato di Italia, Croazia e Slovenia a Trieste nel 2010, e quello dei dei presidenti Ivo Josipović e Giorgio Napoletano a Pola nel 2011: sono eventi da ricordare. Se un’associazione ‘muove’ i presidenti dei rispettivi Stati, vuol dire che questa è un interlocutore credibile e serio. Grazie al lavoro dei due presidenti dell’UI, Maurizio Tremul e Furio Radin. Ritengo importante ricordare la collaborazione con l’Università Popolare di Trieste, una collaborazione di quasi 50 anni. È grazie anche a questa collaborazione se le nostre Comunità, le scuole, le istuzioni sono oggi a dei livelli che spesso le istituzioni della maggioranza ci invidiano. Da buttare, ma non da dimenticare, il momento quando era in forse il finanziamento da parte del Governo italiano, che deve essere un impegno sul quale lavorare per arrivare a una legge di interesse permanente”. Ci può essere qualcosa di buono anche nei momenti difficili Che cosa si aspetta dal 2013? “Il 2013 sarà difficile per tutti, in particolare per le associazioni come la nostra che ‘producono’ cultura. Dovremo aggiungere più di un buco alla cintura. Spesso però le situazioni difficili alla fine portano a ottime soluzioni e buoni risultati. Sta a noi fare le scelte giuste, equilibrate, concordate, e anche nel 2013 non mancheranno momenti positivi e di crescita. A tutti l`augurio più sincero di trascorrere serenamente le feste e che l’anno nuovo porti gioia e serenità”. 8 PRIMO PIANO lunedì 31 dicembre 2012 FIUME ZLATKO MAJNARIĆ Guarda soprattutto al futuro europeo, il console generale Renato Cianfarani. Tra i suoi propositi, incrementare le relazioni italo-croate e diversi progetti culturali In missione per il bene della CNI di Gianfranco Miksa R enato Cianfarani, console generale a Fiume, rappresenta l’Italia nella città che, assieme a Pola, vanta tra le più importanti comunità autoctone italiane. È il quinto diplomatico a capo del Consolato istituito nel 1994 e, come hanno fatto i suoi predecessori, oltre a favorire lo sviluppo di relazioni commerciali, economiche, culturali e sociali volte a promuovere in qualsiasi maniera i rapporti tra la Croazia e l’Italia, si concentra pure sulle problematiche inerenti alla nostra realtà comunitaria. Giunto a metà mandato, dal suo insediamento ha realizzato eventi e manifestazioni di grande rilievo. Dopo le importanti missioni a Norimberga e a Strasburgo, come reputa la sua esperienza fiumana? “Norimberga e Strasburgo sono le sedi che, fra le altre dove ho prestato servizio, hanno maggiormente arricchito la mia preparazione in campo consolare e la mia conoscenza di questa regione. Ma dopo due anni a Fiume posso dire che essere Console generale qui, anche se il ritmo di lavoro è molto intenso, è particolarmente interessante. In una sede come questa sono soddisfatto di poter fare ogni giorno qualcosa di concreto per gli Italiani e per i rapporti fra Italia e Croazia. Sapevo di venire in una sede molto speciale per l’Italia, direi forse unica, date le travagliate vicende storiche e la presenza della più grande comunità italiana autoctona fuori dai nostri confini. È stata una sfida, ma volevo porre la mia professionalità a disposizione di tanti connazionali che da sempre guardano con rispetto e con amore al nostro Paese, per molti anni troppo lontano”. Come si è trovato nella nostra città? “A Fiume, come in Istria e nelle isole, nonostante le difficoltà economiche, la vita è in generale gradevole e tutti sono ben accolti. La vicinanza con l’Italia non è poi solo geografica: dopo tanta storia e tradizioni comuni, e grazie alla presenza di una vivace comunità autoctona, non mi sento per nulla all’estero”. Attaccamento al territorio Ha visitato praticamente tutte le Comunità degli Italiani della sua circoscrizione. Che realtà ha trovato? “Nel mio primo anno sono riuscito a visitare tutte le 40 Comunità della mia circoscrizione consolare, per alcuni versi abbastanza diverse fra loro. In primo luogo cambia il numero di iscritti, che varia da poche decine ad alcune migliaia, e in secondo luogo è diverso il valore percentuale degli Italiani rispetto alla popolazione di un Comune, che può variare dal 2 p.c. al 50 p.c., con quello che ne consegue per la sua influenza. Vi sono poi Comunità con un’età media diversa o con un grado diverso di attaccamento al folclore locale. Ma ho potuto vedere che tutte le CI, anche quelle meno grandi, partecipano attivamente alla vita delle loro città e offrono a tutti uno spazio d’incontro e di cultura. Il loro attaccamento all’Italia è molto forte e fanno di tutto per mantenere viva la loro identità, le loro tradizioni, la lingua italiana e i diversi dialetti”. vantaggio di accrescere il pubblico e diversificare l’offerta culturale. La situazione non ci permette di avere già un programma di attività, ma anche il prossimo anno avremo molti eventi interessanti, che culmineranno nella seconda edizione delle ‘Giornate della Cultura e della lingua italiana a Fiume’, con altri ospiti ed eventi speciali ai quali stiamo già lavorando”. Promuovere i rapporti economici tra i due Paesi vicini Qual è il suo impegno maggiore per il nuovo anno? Dispiacere per le difficoltà della gente Dal momento del suo insediamento a Fiume qual è stato il momento più difficile e quale invece quello più entusiasmante? “Provo grande dispiacere nel vedere alcuni connazionali in difficili condizioni economiche e non poter sempre riuscire ad aiutarli, oppure dover comunicare a qualcuno che la documentazione per il riacquisto della cittadinanza da noi caldeggiata non è stata ritenuta sufficiente dalla Commissione competente. Sono molto soddisfatto invece del successo di pubblico e presso i media delle ‘Giornate della Cultura e della Lingua italiana’ che dal 9 al 22 ottobre scorso hanno portato a Fiume una serie di eventi culturali finora mai proposti. E sono soddisfatto non solo di aver offerto a tutti un’ampia e vivace panoramica su diversi aspetti della cultura italiana contemporanea, ma anche per il successo della collaborazione avviata con altre istituzioni: la Città di Fiume, l’Unione Italiana, l’EDIT, l’Università e la Sovrintendenza di Fiume”. Lungaggini: non dipende da noi Gli utenti del Consolato si lamentano dei servizi, dei tempi d’attesa. Che cosa manca all’interno del Consolato generale di Fiume per rispondere meglio alle esigenze dei connazionali? “Se consideriamo il volume dei servizi offerti dal Consolato generale a Fiume ogni giorno a migliaia di connazionali, ma anche ai numerosi turisti in difficoltà, i casi in cui non si riesce a venire incontro in tempi rapidi a tutte le richieste sono veramente sporadici, nonostante il numero d’impiegati abbia subito una drastica riduzione. Comprendo la delusione se in qualche raro caso non si riesce a rilasciare un passaporto in tempi brevissimi, ma in determinati casi la procedura comprende anche una serie di autorizzazioni che non dipendono da noi. Anche per il riacquisto della cittadinanza, siamo riusciti, dopo molte insistenze, ad accelerare i tempi di risposta da parte della Commissione competente; mi rendo conto che la situazione per alcuni è ancora insoddisfacente, anche perché la legge prevede un iter piuttosto complesso, ma purtroppo il Consolato generale non ha margini di manovra”. Attenzione costante, a prescindere da chi guida il governo È arrivato a Fiume mentre era ancora in carica come premier Silvio Berlusconi, ma poco dopo è subentrato alla guida del Consiglio il “tecnico” Mario Monti. Ha percepito un diverso atteggiamento dei due governi nei confronti della CNI? “Come recita la legge, i funzionari della carriera diplomatica sono all’esclusivo servizio dello Stato e, direi giustamente, non sono autorizzati a esprimere pubblicamente opinioni politiche. Quello che posso dire è che, al di là dei cambiamenti di governo, la politica estera dell’Italia, data anche la sua tradizione e il suo equilibrio, risente in misura minima delle nostre vicende di politica interna. L’attenzione per gli Italiani all’estero, e in particolare per quelli autoctoni, è stata nuovamente dimostrata dal Ministro degli Affari Esteri in carica attraverso l’impegno da parte del nostro Ministero a mantenere per il 2013 il volume del finanziamento alle Comunità italiane in Croazia e Slovenia. Non credo che il futuro governo potrà discostarsi molto da questa linea”. Ha organizzato numerose manifestazioni culturali: concerti di musica classica e di musica leggera, conferenze e convegni, rassegne gastronomiche, mostre e rassegne cinematografiche. Quali sono i progetti culturali per il 2013? “Come già sa, negli ultimi due anni le manifestazioni culturali organizzate dal Consolato generale sono state molte, di alto livello e di grande successo, culminate due mesi fa nelle due settimane di Cultura e lingua italiana, un evento che definirei storico, grazie anche, per la prima volta, alla valida collaborazione con la Città di Fiume. La chiave del successo è, infatti, la collaborazione con tutte le istituzioni (UI, UPT, Città, Università, Sovrintendenza, CI), arricchita dal ricorso a sponsor. Questa politica porta anche il “Il primo obiettivo rimane, anche per il prossimo anno, la promozione dei rapporti economici fra Italia e Croazia, già a un ottimo livello, ma dove c’è ancora spazio per una crescita, soprattutto per quanto riguarda gli investimenti. Tra un paio di mesi si svolgeranno poi in Italia le elezioni politiche anticipate. Assicurare un efficiente svolgimento del voto all’estero sarà per il Consolato generale un compito molto delicato e impegnativo. Stiamo già verificando e aggiornando le liste elettorali, dovremo poi stampare le schede e inviarle alle migliaia di elettori di Fiume, dell’Istria e del Quarnero, per trasmetterle alla fine in Italia. In occasione del referendum del 2011 quello di Fiume è stato il Consolato che ha registrato il maggior numero di schede votate e ritornate, il che ha confermato la validità della nostra anagrafe. Anche quest’anno ce la metteremo tutta, ma non posso escludere disguidi postali indipendenti o qualche caso in non ci è stato comunicato il cambio di indirizzo”. Spero in un miglioramento Che cosa si aspetta dal 2013? “Sono certo che il lavoro continuerà a darmi soddisfazioni, mi piacerebbe soprattutto sapere di aver fatto qualcosa di concreto e di duraturo per i connazionali e aver contribuito agli ottimi rapporti fra Italia e Croazia. Come dicevo, la vita da queste parti è gradevole e spero di avere abbastanza tempo per conoscere ancora di più queste bellissime terre e per stringere ancora di più i rapporti con la comunità italiana”. Qual è il suo augurio agli italiani dell’Istria e del Quarnero? “Lo scorso anno è stato duro per tutti, sia in Italia che in Croazia. Auspico quindi che il nuovo anno porti un miglioramento delle nostre economie nazionali e, attraverso di esse, del livello di vita di tutti i cittadini”. PRIMO PIANO lunedì 31 dicembre 2012 9 CAPODISTRIA Nostra intervista al Console Generale d’Italia, insediatosi di recente Maria Cristina Antonelli: «È tempo di nuove strategie, proiettate nel futuro» di Jana Belcijan D La scheda opo oltre un anno di reggenza provvisoria, il Consolato Generale d’Italia a Capodistria ha ritrovato di recente il responsabile a pieno titolo nella persona della dott.ssa Maria Cristina Antonelli. Nei giorni scorsi, si è incontrata con le massime autorità municipali di Pirano e Isola, cogliendo l’occasione per avere un primo contatto con i rappresentanti della Comunità Nazionale Italiana e tra giorni lo stesso dovrebbe avvenire a Capodistria. Puntare su obiettivi più dinamici - Come vede il ruolo istituzionale del Consolato oggi, in circostanze diverse rispetto al passato? “Il Consolato di Capodistria, nato da un Trattato di pace, ha una funzione storica. In questo contesto è chiara la sua valenza speciale, direi unica, imprescindibilmente legata a dolorose vicende connesse alle modifiche dei confini, ciò che inevitabilmente lo richiama a una funzione di rappresentanza e di partecipazione ben più pregnante rispetto a un normale ufficio consolare. È un punto di legame con l’Italia, anche se nel tempo le cose sono parzialmente cambiate. Da ausilio politicoburocratico, com’era inizialmente, opera attualmente in un ambito fortunatamente normalizzato. L’Italia e la Slovenia si trovano oggi nella più ampia dimensione europea, non più, dunque, in una situazione negativa o ostile, che vincolava il Consolato a un’attività prevalente di tutela e di assistenza. Credo che si tratti di una cosa positiva. Le cicatrici del passato rimangono, certo, e la memoria va salvaguardata, ma la storia va avanti e bisogna puntare su altri obiettivi, più dinamici”. - Come può venire incontro alle necessità dei connazionali di questo territorio? “Credo che le tematiche principali siano il riacquisto della cittadinanza e il bilinguismo. Le problematiche legate a quest’ultimo sono reali: possiamo dire che è attuato in maniera non soddisfacente e noi saremo sempre molto vigili in questo senso. Si tratta di questioni da affrontare in seno ai rapporti di collaborazione, a vari livelli, con la Slovenia. Ho constatato che qui un po’ tutti parlano l’italiano o lo capiscono, ma meno di quanto mi sarei aspettata. Penso che la causa di ciò sia da ricercare in un disinteresse verso la nostra lingua da parte delle giovani generazioni, magari più attratte dalla conoscenza di altre lingue straniere. Reputo sia necessaria una strategia nuova per evitare un impoverimento linguistico e culturale del territorio”. - La possibilità di richiedere la cittadinanza italiana è stata poco utilizzata, anche per l’apparente complessità del procedimento. Che cosa si potrebbe fare? “Prima di assumere l’incarico di Console Generale facevo parte della Commissione che esamina le domande di cittadinanza e ho effettivamente notato un calo d’interesse in questa zona. Vorrei quindi organizzare degli incontri presso le Comunità, per illustrare la procedura e chiarire alcuni dubbi sul tipo di documentazione da allegare per rispettare le condizioni || Il Console Generale d’Italia a Capodistria, Maria Cristina Antonelli richieste dalla legge speciale che, ricordo, si riferisce espressamente alle popolazioni di etnia italiana residenti nei territori ceduti dall’Italia. Condizione preliminare è la presenza di un antenato in queste terre nel periodo tra lo scoppio della guerra, nel giugno del 1940, sino all’entrata in vigore del Trattato di pace del 1947. Può sembrare talvolta un compito impossibile, invece gli indizi utili possono essere tanti e di varia natura, da aggiungere a documenti veri e propri. Un secondo criterio è la conoscenza della lingua e della cultura italiana, da intendersi, quest’ultima in senso lato”. - Qual è la sua visione dell’azione futura del Consolato? “Sono dell’opinione che per rivitalizzare la comunità italiana dovrebbe essere sfumata la dimensione nostalgica dell’appartenenza di un tempo, che le giovani generazioni inevitabilmente sentono meno, anzi, può essere, paradossalmente, motivo d’indifferenza, dato che riguarda un mondo che non c’è più e i giovani se ne distaccano. Da una parte ciò non è un male, perché in tal modo si crea una maggiore interazione con i coetanei sloveni, facendo venire meno quella patina di discriminazione di cui hanno sofferto le generazioni passate. Come aspetto controproducente può esservi, invece, il rischio della perdita della vitalità quotidiana della lingua. Perché ciò non accada credo che il Consolato debba svolgere una funzione di stimolo nei confronti della CNI verso nuove prospettive, più proiettate nel futuro”. Una CNI psicologicamente autosufficiente - Quindi come dovrebbe guardare all’Italia la minoranza? “La CNI dovrebbe divenire più autosufficiente psicologicamente e non ripiegarsi sull’aiuto dell’Italia e sui fondi, il cui stanziamento futuro è incerto, ma puntare su modalità di azione diverse. Il sostegno non è mai mancato, però questo legame deve portare a un crescita. Ci vuole quindi una ventata di novità nella struttura, un’evoluzione || La sede del Consolato Generale d’Italia a Capodistria anche delle Comunità e della loro organizzazione. Detto ciò, l’Italia sul piano morale e politico sarà sempre accanto alla minoranza, come in passato, ma ci si deve muovere insieme ponderando l’impiego delle risorse che in futuro saranno probabilmente più scarse, indirizzandole su iniziative più fruttuose e meno dispersive per quanto riguarda la conservazione della lingua e del patrimonio culturale italiano. Tengo però a sottolineare che, nonostante il periodo estremamente difficile – e c’è stato il rischio concretissimo che il Consolato chiudesse – il governo italiano, e in particolare il ministro degli Esteri, Giulio Terzi di Sant’Agata, l’ha mantenuto come segno di attenzione e di rispetto nei confronti della comunità italiana dell’Istria. Le difficoltà economiche e di bilancio che l’Italia sta attraversando non hanno impedito questa scelta, anzi l’hanno resa ancora più sentita e carica di attese. Senza dubbio è una decisione dalla quale devono scaturire rapporti ancora più intensi nell’area istriana”. - Che tipo di progettualità si prospetta con l’Ambasciata d’Italia a Lubiana? “Con l’Ambasciatore italiano a Lubiana, Rossella Franchini Sherifis stiamo lavorando a iniziative comuni per il 2013 che spero incontreranno il favore della minoranza. Si tratta di idee che partendo da Lubiana o da Capodistria, faranno parte di un sistema integrato fra le due sedi. L’identità culturale e la lingua italiana ne saranno l’aspetto principale, ma saranno veicolate in un modo più attuale, per attrarre i giovani, anche, perché no, quelli di etnia slovena. A tal fine penso sia importante far conoscere maggiormente l’Italia di oggi, magari attraverso personalità di spicco in sfere e discipline diverse”. Un’accoglienza sorpendente e commovente - Per concludere, come si trova nel nuovo ambiente, assolutamente diverso da una metropoli come Roma? “Non ero mai stata in Slovenia, però in un certo senso queste realtà mi sono familiari. Mia madre, infatti, ha abitato a Trieste prima della guerra ed era insegnante elementare a Pinguente, esperienza della quale spesso mi ha parlato, ricordando le scuole rurali, i paesaggi bellissimi e il mare di un’Istria che le é rimasta nel cuore. Per me ora è cambiata soprattutto la dimensione del quotidiano: dalla grande città, caotica - ma pur sempre la più bella del mondo - a questa Il nuovo Console Generale d’Italia a Capodistria, Maria Cristina Antonelli è nata a Tarquinia, non lontano da Roma, cittadina sulla costa tirrenica dalle antichissime origini etrusche, fra l’altro sede di un meraviglioso museo archeologico. Laureata in Scienze politiche, risiede a Roma. Professionalmente ha delle esperienze di tutto rispetto, soprattutto nell’ottica della conoscenza della tematica minoritaria. È impiegata al Ministero degli Esteri dal 1983, avendo seguito per molti anni il settore dei trattati e del contenzioso internazionale presso le Corti di giustizia europee (Lussemburgo, L’Aia e Strasburgo). Si è interessata a lungo di diritti umani (rifugiati e minoranze), sia in ambito internazionale (Consiglio d’Europa, ONU, OSCE), sia a livello nazionale. Nell’ultimo decennio è stata responsabile del settore consolare presso la Direzione Generale per gli italiani all’estero del Ministero degli Esteri. “Esperienza interessantissima che mi ha dato modo di conoscere le comunità dei connazionali nel mondo e la conseguente varietà delle problematiche dei consolati italiani nelle differenti aree geografiche”. È profonda conoscitrice delle tematiche della minoranza in Istria, avendole seguite con particolare attenzione nei comitati ad hoc sia presso la Presidenza del Consiglio, sia in collaborazione con il Ministero dell’Interno e con quello dell’Economia e delle Finanze, in particolar modo in riferimento alle questioni degli indennizzi degli esuli o del riacquisto della cittadinanza per coloro che sono rimasti a vivere nel territorio d’insediamento storico. realtà più ridotta nelle dimensioni, ma dove il tempo e le relazioni fra le persone sono più intense e più serene. Vengo spesso a piedi al lavoro, e mi sembra un vero lusso, sul bellissimo lungomare di Semedella: non posso non entusiasmarmi ogni giorno per i colori splendidi e il paesaggio fantastico di questo golfo. L’accoglienza dei connazionali è inoltre di un’intensità sorprendente, talvolta commovente. Sul piano generale, da una parte mi aspettavo una maggiore distinzione tra italiani e sloveni, dall’altra mi dispiace trovare interlocutori che, pur capendomi, insistono per parlare in sloveno, e ciò fa riflettere”. - E dal punto di vista professionale? “Conosco molto bene l’attività consolare e ho visitato per lavoro molti consolati italiani. La novità che ho trovato qui e che mi ha particolarmente toccato é il rapporto caloroso, veramente speciale, fra il Console e la nostra comunità”. 10 PRIMO PIANO lunedì 31 dicembre 2012 SPALATO Sulla collaborazione con l’Unione Italiana: «Tra gli italiani c’è una grande voglia di fare. Chiediamo maggiore attenzione per le attività che vengono svolte nelle località della Dalmazia» Italia e la Croazia oltre ad essere unite dal Mare Adriatico sono legate da numerosi rapporti storici, culturali ed economici. L’Italia è uno dei principali partner commerciali della Croazia e negli ultimi vent’anni le imprese italiane sono tra quelle che a livello internazionale hanno investito di più nel nostro Paese. Dal punto di vista istituzionale, in Croazia l’Italia è rappresentata dall’Ambasciata di Zagabria, dal Consolato generale di Fiume e dal Consolato di Spalato. Dal luglio del 2011 il Consolato italiano nel capoluogo dalmata è affidato a Paola Cogliandro. Alla fine del mese scorso, in occasione dell’inaugurazione della sede ristrutturata della Comunità degli Italiani di Spalato, abbiamo avuto il piacere di conoscere il Console Cogliandro. Una donna di “fede rossonera”, dai modi cortesi, elegante, preparata e soprattutto molto attenta ai temi cari alla Comunità nazionale italiana. Nata a Legnano nel 1974, laureata in giurisprudenza alla Statale di Milano nel 1999, ha intrapreso la carriera diplomatica nel 2002. Prima di giungere in Dalmazia ha prestato servizio presso il Consolato Generale d’Italia a Londra e presso l’Ambasciata d’Italia a Tripoli. Al mio arrivo a Spalato, uscendo dall’autostrada, mi sono imbattuto nello stabilimento di Calzedonia. Crede che sarà possibile aumentare ulteriormente gli investimenti italiani in quest’area della Croazia? L’interesse c’è, soprattutto da parte delle piccole e medie imprese. Calzedonia è una realtà produttiva enorme. Ma ci sono delle piccole e medie imprese che hanno manifestato interesse. A Stobreč, vicino a Spalato, opera un’azienda veneta che produce infissi in pvc ormai da 15 anni. È un’impresa di 20-25 dipendenti, quindi piccola, ma che riesce a dare lavoro ai croati e a consentire alla società italiana, di cui è affiliata, di essere concorrenziale sui mercati. Esiste poi l’interesse da parte di aziende dell’Abruzzo per la vendita di macchinari per la produzione di olio. Ci sono stati pure contatti tra la Regione raguseo-narentana e la Puglia per la produzione di arance. C’è un’economia molto simile tra le due sponde dell’Adriatico e ripeto, al di là delle grandi imprese, si stanno formando collaborazioni tra piccoli imprenditori che ritengo sia molto positivo. A colloquio con Paola Cogliandro, Console italiano, che afferma: «Questa è una città che merita di essere esplorata. Si tratta di un mondo che va scoperto poco a poco» L’ Lavora a Spalato da oltre un anno. Come vive la città? Sin da quando sono arrivata ho trovato molto facile vivere a Spalato. La trovo un luogo molto simile alle città italiane per qualità della vita, per il tempo e per il cibo. È una città dove si vive in comunità e all’aria aperta. È una città che merita di essere esplorata. Dopo un anno di permanenza sto scoprendo tante cose di Spalato, le attività culturali, le mostre, i contatti con varie città italiane, le numerose persone che si organizzano per promuovere eventi. Un mondo che va scoperto poco a poco. Nella circoscrizione consolare operano due Comunità degli Italiani affiliate all’Unione Italiana, Zara e Spalato. Quali sono le similitudini e le differenze? Le differenze sono principalmente storiche e anche per questo la Comunità di Zara è più numerosa. Più che le differenze io sarei propensa a vedere le similitudini. Il fatto che grazie alla volontà dei soci, alla loro voglia di fare, si riescano a sviluppare tante attività, nonché il grande senso di coesione tra i membri. Parlando di Zara è impossibile non fare riferimento al progetto relativo all’asilo italiano, al quale si sta lavorando da anni. Quali sono le sue impressioni? Sono molto ottimista sia per natura, ma anche perché c’è un grandissimo sforzo da parte della CI di Zara, da parte mia, da parte dell’Ambasciata, da parte dell’Unione Italiana e del ministero degli Affari Esteri italiano. Tutti stiamo lavorando per raggiungere il risultato sperato. I problemi ci sono, però stiamo andando avanti. Non ci sarebbero se non si facesse niente. La villa che ospiterà l’asilo è stata acquistata e i lavori sono iniziati. || Il Console italiano a Spalato, Paola Cogliandro, assieme al suo vice, Giuseppe De Luca Maggiori attenzioni per gli Italiani in Dalmazia TONKO TOMAŠ di Krsto Babić Quindi è vero che ci sono delle difficoltà, ma è vero anche che c’è l’assoluta volontà, da parte di tutti, di arrivare al risultato, di creare un asilo per la comunità italiana a Zara. In Dalmazia l’impronta italiana è presente un po’ ovunque. Ci sono le realtà associative di Zara e Spalato, ma esistono testimonianze di lingua e cultura italiane anche in altri luoghi. Qual è la sua opinione in merito? Sì assolutamente. Gli italiani sono ovunque, magari sono pochi, la cultura italiana però è parte integrante della cultura dalmata. A Lesina (Hvar) c’è una piccola comunità, ma per esempio adesso, grazie ai fondi della Legge 15 della Regione Veneto, si sta procedendo alla previsione del Restauro della Loggia di Lesina. Un progetto molto interessante, perché il restauro verrà fatto in collaborazione tra studenti italiani del Veneto e studenti croati. Penso che – oltre all’obiettivo in sé del restauro della Loggia – sia molto bello mettere insieme queste due culture e lavorare insieme, italiani e croati, per salvare un elemento che appartiene alla cultura di entrambi. Ci sono poi anche iniziative organizzate direttamente dal Consolato, ad esempio, la rassegna del cinema italiano. Per il secondo anno consecutivo abbiamo fatto una rassegna del cinema italiano, del cinema italiano più moderno, più leggero, di film che non sono stati ancora distribuiti in Croazia. La rassegna si è conclusa con un grande successo di pubblico, abbiamo coinvolto gli studenti italiani dell’Università e dei licei che hanno apprezzato molto quest’iniziativa. L’anno scorso la rassegna è stata portata anche a Zara e l’anno prossimo pensiamo di portarla non solo a Zara, ma anche a Sebenico. Inoltre grazie all’impegno dell’Ambasciata e dell’Istituto di cultura di Zagabria dal 30 novembre al 4 dicembre verrà portata anche a Spalato la Mostra del Nuovo cinema italiano, che già da anni viene presentata sia a Zagabria che a Fiume. I film, sottotitolati in croato, possono attirare anche un pubblico non italofono. Ci sono state poi numerose Come giudica la collaborazione tra il Consolato italiano di Spalato e l’UI? || Il Console Paola Cogliandro, al centro della foto, ha inaugurato la sede ristrutturata della CI di Spalato iniziative, soprattutto in collaborazione con le Università, in particolare con i Dipartimenti di italianistica degli Atenei di Spalato e Zara. L’anno scorso un professore della Ca’ Foscari, un illustre dantista, ha tenuto delle lezioni all’Università di Spalato. Quest’anno, sempre all’Università di Spalato c’è stata un’insegnate di grammatica italiana che ha fatto dei corsi di aggiornamento agli insegnanti di italiano. Abbiamo in mente iniziative analoghe per l’anno prossimo, sempre in collaborazione con le Università, i cui dipartimenti sono sempre aperti e coinvolti nelle nostre iniziative. Con il Comune di Spalato abbiamo poi organizzato l’anno scorso, e speriamo di riuscirvi anche quest’anno, la partecipazione italiana al “Gastroavvento”, una presentazione di prodotti gastronomici tipici del nostro Paese, durante una delle domenica che precedono il Natale. E a proposito della visita della Palinuro a Spalato e della mostra su Ottavio Missoni a Ragusa (Dubrovnik), che cosa ci racconta? Il 2012 è stato un anno pieno di eventi. A ferragosto è venuta la nave scuola Palinuro ed è stata veramente una bellissima festa. La Palinuro era attraccata di fronte alla città nel periodo di maggior attrazione turistica ed è stato offerto un ricevimento al quale hanno partecipato non solo l’ambasciatore Emanuela D’Alessandro, ma anche numerose autorità croate a livello governativo. È stato veramente un vanto vedere una nave che rappresenta l’eccellenza italiana attraccata di fronte al porto di Spalato. Nel giugno scorso a Ragusa (Dubrovnik) c’era stata anche la nave scuola Amerigo Vespucci, che ha avuto un successo incredibile di pubblico. Sempre a Ragusa (Dubrovnik), l’Unione Italiana ha organizzato la mostra su Missoni. Un evento che ha suscitato l’interesse non solo del pubblico croato, ma anche di numerosissimi turisti. Come vede il futuro del turismo italiano in Croazia? Quest’anno c’è stata una leggera flessione del turismo italiano dovuto alla crisi economica, ma penso che sia un fatto decisamente contingente. Gli italiani sono molto affezionati alla Croazia e il turismo è in continua crescita. Ci sono persone che vengono qui da anni e continuano a venire con i figli e con i nipoti. La Croazia riesce a offrire una qualità della vita simile a quella italiana, ma a prezzi inferiori. Quindi c’è un continuo aumento del turismo e ormai, non più concentrato solo ed esclusivamente ad agosto. La stagione si sta allungando, e soprattutto Spalato, che prima era anzitutto un punto di passaggio per i tanti turisti che erano diretti sulle isole o in altre zone della costa dalmata, adesso sta diventando un’attrazione turistica di per sé. Ottima. Basti pensare alla recente mostra su Missoni o al restauro della CI di Spalato. Gli interessi principali dell’UI e anche del vostro giornale sono però più indirizzati sull’Istria e su Fiume, dove è concentrata la presenza italiana. Qui tuttavia, non abbiamo meno voglia di fare, quindi chiediamo maggiore attenzione sulle attività che vengono svolte in Dalmazia. E con le autorità del posto, Regione e Comune come funziona? Io ho trovato sempre un’ottima collaborazione. Faccio un esempio: le due Rassegne di cinema sono state organizzate praticamente a costo zero grazie alla collaborazione delle autorità locali che hanno dato la sala gratuitamente. Le autorità del luogo, sia della Città sia della Regione, sono sempre partecipi alle attività organizzate dalla CI. Vedo pertanto che si riesce sempre a trovare un interlocutore. O come menzionato prima, siamo stati coinvolti dalla città di Spalato nell’organizzazione del “Gastroavvento”, manifestazione allestita durante le quattro domeniche che precedono il Natale. Un evento al quale, oltre all’Italia, hanno partecipato anche Austria e Francia. Il patrimonio enogastronomico italiano è stato rappresentato per l’occasione dai prodotti della Provincia di Fermo. Un’attività che partiva dalla Città, che ha chiesto la nostra collaborazione e l’ha subito ricevuta. Quindi è una collaborazione a doppio senso. Qualcosa da aggiungere? Sì, un’ultima cosa. Mi permetta di cogliere l’occasione per augurare a tutti gli italiani, e in particolare a coloro che vivono in Dalmazia, delle Buone feste e un sereno 2013.