> S E T T I M A N A L E IDG di Giarre ANNO XXXIV • N. 4 • GIARRE, SABATO 15 FEBBRAIO 2014 • € 1,00 • A DIFFUSIONE REGIONALE • SPED. IN A.P. ART. 2 COMMA 20/B LEGGE 662/96 FIL. DI CATANIA • PUBBL. INF. 45% • www.gazzettinodigiarre.it > Promesse... “spazzate” dal vento? > La solita “bolletta pazza”? No! Luci ed ombre sulla tassa sui rifiuti, la più “amata” dai giarresi, tra le più alte d’Italia ma senza i necessari servizi collegati > a pag. 2 Randazzo: notificata al Sindaco una maxi richiesta di circa un milione di euro relativa alla ricostruzione del dopoguerra > a pag. 6 Come si “architetta” la nuova Giunta? presidente del Consiglio ed il presidente della IV commissione consiliare. Scalpitano infatti “Giarre Futura” che rivendica il rispetto di un accordo pre elettorale ed “Articolo 4″ che, da un ruolo da “socio sostenitore”, vorrebbe riconosciuto, invece, uno da protagonista nella gestione amministrativa della città. Ma accontentare queste 2 formazioni potrebbe non bastare al sindaco che, per ottenere una quadratura del cerchio con le forze politiche, potrebbe giocarsi la carta delle nomine del pool di esperti (5 avvocati ed 1 commercialista) per cercare di bilanciare eventuali malcontenti in Consiglio… Certo è che, per la prima volta, il sindaco dovrà applicarsi non poco per dipanare una matassa che rischia di ingessare i lavori consiliari proprio quando, ad esempio, all’ordine del giorno arriva il “famigerato” Regolamento sulle strisce blu… Corrado Petralia >CONTINUA A PAG. 2 A zioni ed è inevitabile che questo panorama debba trovare un nuovo equilibrio. E se prima il sindaco Bonaccorsi avrebbe potuto permettersi di temporeggiare oltre, rimanendo sordo alle richieste del gruppo Giarre Futura (col quale pare vi sia un accordo pre elettorale per un assessorato), adesso non può non rimboccarsi le maniche per dipanare questa intricata vicenda che, per quanto agli occhi dei non addetti ai lavori possa apparire irrilevante, oggi è strategica per il prosieguo dell’attività amministrativa. Primo nodo da sciogliere, ed in tempi brevi, sarà la ricomposizione delle commissioni consiliari dove appare ormai certo il cambio in corsa della presidenza della II commissione, assegnata ad inizio legislatura a Patrizia Caltabiano di “Città viva” ed al cui posto siederà certamente un consigliere di maggioranza, così come potrebbero essere a rischio la presidenza della III commissione di Francesco Cardillo e della V di Salvo Camarda. Ma la partita più “calda” si gioca sul- l’eventuale ricomposizione della Giunta. Ad oggi, politicamente parlando, appare evidente che l’attuale rosa di assessori non rappresenti adeguatamente le forze di maggioranza ed il probabile progetto del sindaco di mantenere questi assessori almeno fino all’estate sembra tramontare inesorabilmente. Attualmente in giunta dovrebbero essere rappresentati il ”Nuovo centro destra” con Giovanni Finocchiaro e Nino Raciti e “RilanGiarre” con Piera Bonaccorsi, mentre sembra non avere nessun consigliere comunale di riferimento il vicesindaco Salvo Patané, anche se gli viene attribuito un buon “legame” con il sottosegretario Giuseppe Castiglione, anch’egli appartenente al “Nuovo centro destra”. Stante questa situazione le posizioni esposte a maggiore rischio di sostituzione sono appunto quelle di Patané e Bonaccorsi così come, a detta di alcuni, risulta ad oggi sovradimensionato nei ruoli il ”Nuovo centro destra” che, oltre ad i due assessori, annovera il “M anu Militari”! Proprio così: “Militarmente”! Locuzione, tuttora di uso comune, quando si vuole sottolineare che un’operazione è stata condotta con l’ausilio delle armi o – in senso metaforico – che una situazione si è sbloccata solo grazie alla forza. La locutio – usata largamente nella lingua latina, per indicare un insieme di due o più parole, tese ad esprimere un determinato concetto, e atta a costituire un’unità lessicale autonoma – è diffusa nella letteratura classica a cominciare dal quarto secolo d.C.: si vedano, ma solo per indicare alcuni esempi, Servio (Commento all’Eneide, 8,652), Lucifero Cagliaritano (De regibus apostolicis, 7), Sulpicio Severo (Dialogus, 2,8,6; Chronica, 2,34,2) e poi Gregorio Magno (Epistulae, 4,20 e 6,35). Si rende, davvero, necessario agire, giovane ductor Matteo Renzi, “militarmente”: sì, alla luce delle tante, numerose imprese ordite da ogni parte del mondo politico nel tentativo di scoraggiarti, di bloccarti, perché tutto resti immutato, come per lunghi anni ci hanno abituati tutti lor signori, per non perdere i loro tanti privilegi nei quali stavano comodamente, mentre il popolo minuto viveva alla men peggio. Una vita, questa appunto del popolo minuto, che man mano però si è ridotta, divenendo vera e propria infelicitas, E non solo, raggiungendo limiti mai prima conosciuti, neppure quando il Paese Italia era uscito dalle lunghe vicende della seconda guerra mondiale. Proprio così, dal momento che allora, per quanto la vita fosse grama, il popolo minuto guadagnava terreno: cresceva la speranza per un domani migliore. Tempi sicuramente duri, quelli vissuti sino a tutti gli anni Cinquanta, per divenire più vivibili negli anni Sessanta e accettabili infine negli anni Settanta e Ottanta. A seguire poi un periodo di stasi, per giungere al terzo millennio, caratterizzato da un lento ma inesorabile declino, ad una vera e propria disgrazia, a causa degli sperperi senza fine che la classe politica ha messo in campo, sì, d’intesa con il potere economico, e non solo nazionale, e con le banche acchiappa tutto. I cui risultati sono quelli che stanno ormai sotto gli occhi di tutti. Masse enormi di denaro utilizzati per ogni e qualsivoglia desiderio da soddisfare, senza ritegno alcuno: dalle case di lusso e dai piaceri più sfrenati alle gite nei luoghi più optabiles. Situazioni, tutte queste, uscite alla luce del sole, appalesate, come per incanto, dagli organi di informazione. Mentre il popolo, sì, il cosiddetto popolo minuto, è sempre più costretto a stringere la cinghia, a mordersi le labbra, per l’impossibilità di vivere come invece vorrebbe: in pace nelle proprie famiglie e con la muta speranza di dare un avvenire ai propri figli, costretti, nel migliore dei casi, a lasciare il Paese Italia per trovare, come un tempo fecero i nostri padri, un quieto vivere all’estero. Una vicenda che torna purtroppo a galla – poveri tutti Giarre: maggioranza consiliare frammentata con 12 consiglieri sparpagliati in ben 7 grupppi e per il Sindaco si apre la delicata questione di garantire visibilità a tutti nche se ancora, alla luce della recente composizione consiliare, sembrerebbe essere prematuro, in Consiglio Comunale il fermento, se non anche la tensione, aumenta di giorno in giorno. Infatti dalla scomposizione del Gruppo del Pdl, originariamente composto da 6 consiglieri, sono nati 2 gruppi (uno costituito da 2 consiglieri ma anomalo): “Nuovo centro destra” del senatore Pippo Pagano con Antonella Santonoceto, Mario Marano, Angelo Spina e Francesco Longo e “Forza Italia” con Francesco Cardillo ed un “indipendente Pdl” cioé Orazio Scuderi. Questa ulteriore frammentazione si aggiunge ad un già ben variegato assortimento di gruppi in Consiglio. Infatti ad oggi i consiglieri di maggioranza, che restano 12, sono sparpagliati in 7 gruppi distinti. Ai 2 già citati si aggiungono “Articolo 4″ con Raffaele Musumeci e Carmelo Strazzeri, “Giarre Futura” con Salvo Camarda ed Angelo Turrisi, “Tutti per Giarre” con Giovanni Barbagallo e Vittorio Valenti e RilanGiarre con Vincenzo Mangano. È innegabile che adesso si rivoluzionino anche le dinamiche interne ad una maggioranza che, se fino ad oggi ha cercato di mostrare compattezza, adesso inevitabilmente mostra le prime crepe dovute sopratutto alla voglia di alcuni consiglieri che oggi non si sentono rappresentati in Giunta di soddisfare legittime aspettative di partecipazione a scelte strategiche con, ad esempio, una partecipazione in Giunta o un maggiore peso nei lavori consiliari. Infatti, pur essendo la maggioranza composta da tutti gli uomini della prima ora con il solo innesto di Raffaele Musumeci, cambiando la geografia dei gruppi consiliari mutano i rapporti di forza che si erano acclarati dopo le ele- Manu militari! *** 2 > S E T T I M A N A L E IDG giarre N. 4 • Sabato 15 Febbraio 2014 di Giarre Promesse... “spazzate” dal vento? Luci ed ombre sulla tassa sui rifiuti, la più “amata” dai Giarresi, tra le più alte d’Italia S ul finire dello scorso anno i cittadini Giarresi hanno fatto i conti anche con la tassa sui rifiuti del 2013 nonostante che, nello stesso anno, avessero finito di pagare quella del 2012. L’Ente comunale, tuttavia, ha inviato delle richieste di pagamento meno elevate rispetto alle precedenti, così come previsto dalla delibera del Consiglio comunale (n. 86 del 29/11/2013) ed annunciato dal Sindaco Bonaccorsi durante la pubblica assemblea del 12 ottobre scorso. Tale riduzione doveva ammontare al 10% e prevedere, inoltre, il rimborso proveniente dai precedenti pagamenti per il quale l’Ente comunale ha incassato di più (il 110%) rispetto al costo totale del servizio. Nella realtà, l’Amministrazione comunale ha dovuto rimandare tale rimborso all’aprile di quest’anno, e l’importo della bolletta si è abbassato, esclusivamente, in quanto sono stati eliminati dal computo la maggiorazione e l’addizionale “ex ECA” che gravavano ognuna, rispettivamente, di un 5%. Quindi, in totale, si ha il 10% che veniva aggiunto sull’ammontare della tassa sui rifiuti. I minori incassi saranno, tuttavia, recuperati dall’aumento dell’addizionale Irpef. I costi per metro quadro sono quasi i medesimi e tra i più alti d’Italia: ad esempio 4,35 €uro al metro quadro per le abitazioni, 8,50 €uro al mq per negozi di generi non alimentari, 16,81 €uro al mq per supermercati ed ipermercati, 18,66 €uro al mq per i pubblici esercizi che somministrano bevande. Nel 2013, tuttavia, la tassa sui rifiuti (Tarsu) è diventata tassa sui rifiuti e sui servizi (Tares) in quanto ai cittadini è stato richiesto, in più rispetto al passato, di contribuire sui cosiddetti servizi “indivisibili” (pubblica illuminazione, polizia locale, anagrafe, la manutenzione del verde pubblico e delle strade) per una quota pari a 30 centesimi al mq, riservata allo Stato (introdotta dall’art. 14 comma 13 DL. 201/11). Tutto ciò accade a Giarre mentre, dalle cifre ricavabili dal bilancio di previsione 2013, recentemente approdato e votato dal Consiglio comunale, aumenta ancora leggermente per l’Ente il costo del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti (da 4.693.641,65 €uro del 2012 siamo passati a 4.808.250,00 €uro nell’anno 2013). Il dato sulla lotta all’evasione appare, invece, basso ed invariato negli ultimi due anni: appena 50.000,00 €uro nell’ultimo biennio, rappresentano poco più dell’1% del costo del servizio, un’inezia se consideriamo che nel nostro territorio esistono oltre 29.000 unità abitative ed appena 14.000 utenti che ricevono la bolletta (da questo dato sono pure escluse le imprese e si desume, quindi, un congruo numero di utenti non conosciuti dall’Ente). Inoltre Giarre, per diverse motivazioni di natura tecnica, ha ricevuto due K.O. sul piano dei rifiuti da parte della Regione e, pertanto, continua a non disporre del piano e di un’isola ecologica. Da sottolineare, ancora, l’assenza di collaborazioni ricercate con le città attigue, che permetterebbero di ottimizzare i costi e condividere delle aree. Così, il servizio di raccolta di rifiuti, da parte dell’Amministrazione a favore dell’attuale gestore, è stato prorogato fino al prossimo aprile e non si conosce ancora una data certa, ma solo delle presunzioni, per l’inizio della raccolta differenziata. Ecco perché, visto l’attuale panorama, ci si potrebbe chiedere quali speranze di riduzioni della tassa si potranno garantire nell’immediato futuro al cittadino. Intanto, l’effetto “contemporaneo” di questa situazione è l’impossibilità del cittadino di conferire rifiuti differenziati o ingombranti presso la vicina isola ecologica di Riposto in quanto, tale servizio, è ormai riservato ai soli residenti del Comune marinaro. Pure il servizio di raccolta degli ingombranti risulta sospeso ormai da mesi. Causa della situazione è certamente la cattiva pianificazione della gestione dei rifiuti da parte di chi ha amministrato nel passato la nostra città. Certo, nel presente la situazione non migliora, e quindi, se nel nostro territorio proliferano anche delle microdiscariche, non diamo la colpa solo ai cattivi costumi dei concittadini. Armando Castorina I “cunti” del demistificatore Roberto Bonaccorsi, Primo cittadino di Giarre, elegge Pietrangelo Buttafuoco a icona rappresentativa della sua filosofia di vita I l processo di massificazione e di omologazione scatenato dal fenomeno della globalizzazione, ha determinato un appiattimento dei valori tale da annebbiare la vista dell’osservatore critico che tenta di riconoscere, tra i componenti dell’universo che lo circonda, i soggetti cui dare credito. Forse, solo ricorrendo all’espediente della decontestualizzazione dell’individuo esaminato, chi indossa i panni dell’osservatore potrebbe riuscire nell’impresa di carpire la vera essenza che caratterizza la persona oggetto delle sue indagini. Premesso ciò, esistono alcuni soggetti i quali hanno compreso che remare controcorrente rappresenti l’unica strategia da adottare, al fine di non degradare la propria quotidianità a frammento dell’esistenza improntato, esclusivamente, alla tutela della propria sopravvivenza. Il declino scaturito dal perseguimento di una politica i cui meccanismi inducono l’individuo ad uniformarsi ad un determinato modello, ha suggerito, a quanti hanno intravisto in questa dinamica il rischio di dover rinunciare al proprio io, l’idea di impugnare la propria identità e rivendicarla, al fine di lanciare un messaggio denso di quel fascino che solo un’immagine improntata alla diversità racchiude. Secondo questa visione, quindi, solo sposando quel- l’atipicità che rappresenta una cesura rispetto ai condizionamenti generati dall’appartenenza a un microcosmo, l’essere umano può riconquistare autorevolezza e autonomia. Nella società odierna, sottrarsi all’omologazione potrebbe rappresentare un rischio per la qualità dell’esistenza, ma l’insipido risvolto di una scelta condivisa comincia a suggerire a qualcuno di provare una strada alternativa. È su questo aspetto che convergono i pensieri di Bonaccorsi e del giornalista Buttafuoco, durante l’incontro svoltosi, presso la Sala “Messina”. Il Sindaco di Giarre, in linea con il pensiero del giornalista de “Il Foglio”, secondo cui l’uomo debba avere un’identità e non un’appartenenza, ricorda, infatti, di aver appoggiato, nella sua precedente esperienza amministrativa a Catania, un Sindaco (non più in carica) come Stancanelli, distintosi per la sua propensione a privilegiare un interesse generale che non era la sommatoria di interessi particolari. Bonaccorsi addebita, pertanto, l’ultimo insuccesso elettorale di Stancanelli a quel provvedimento impopolare che indusse quest’ultimo ad innalzare gli oneri fiscali e ad approvare un piano delle partecipate che, sostanziandosi nella cessione di queste, infliggeva un duro colpo ad un privilegiato strumento di espressione del clientelismo. Riallacciandosi alla dissertazione di Bonaccorsi, secondo cui occorrerebbe affrancarsi dai vincoli di matrice ideologica o partitica, Buttafuoco esplicita tutta la sua rabbia per una subcultura che ha portato il popolo siciliano ad essere, non solo mercè delle istanze altrui, ma anche ostaggio delle logiche dell’invasore di turno, tese al depauperamento della nostra terra. Egli, poi, stigmatizza l’autonomia, in quanto la storia della Sicilia ci racconta di un popolo soggetto a dominazioni che testimoniano l’incapacità “sicula” di essere comunità in grado di preservarsi. Il giornalista esprime anche tutta la sua amarezza, non solo per gli inganni di una sedicente politica locale che indossa i panni della redentrice, ma anche per la costante involuzione conosciuta da una regione sempre più lontana dalla cultura imperniata sulla sacralità del libro. La perdita di consapevolezza del valore commerciale e umano che un libro può racchiudere ha, infatti, trasformato la società siciliana in una realtà ulteriormente schiava di un mercato alieno al patrimonio di risorse isolane. Diversamente, i tempi rispolve- rati dal giornalista e afferenti alla sua opera “Il dolore pazzo dell’amore”, sono quelli di una società in cui i figli, assorbendo i contenuti dei racconti tramandati oralmente, assimilavano un patrimonio di conoscenze che li rendeva, oltre che siciliani, cittadini del mondo. La riflessione sull’amore come sentimento che assume un profilo eterno quando matura la consapevolezza del distacco, sembra, nella raccolta dei “cunti” in questione, un espediente con cui l’autore si rifugia, nostalgicamente, in quel passato lontano dalle amarezze di un arido presente siciliano. Ma sarebbe riduttivo limitarsi a tale disamina. Abbeverarsi del dolore che gocciola dall’amore perduto, significa infatti, oltre che rivivere la percezione sensoriale di certi momenti, custodire la propria storia personale e dunque non rinnegare se stessi. Umberto Trovato C La diciannovesima edizione della manifestazione eno-sciistica “Vineve” ha fatto registrare una grande partecipazione di escursionisti zione uno degli appuntamenti classici per gli appassionati della montagna. Testimonianza ne è il coin- volgimento della maggior parte delle sezioni siciliane dei CAI (Catania, Messina, Linguaglossa, Polizzi Generosa, Novara di Sicilia, Acireale), assieme ai componenti dell’associazione “Etnaviva” ed una folta rappresentanza del CAI di Cosenza e Reggio Calabria. Un appuntamento che ha registrato la preziosa collaborazione del Comando dei Carabinieri di Sant’Alfio, del Soccorso Alpino del Corpo Forestale e delle guide del Parco dell’Etna, Convegno Lions al Palazzo di Città di Giarre su “La riforma del diritto di famiglia” S abato scorso l’elegante Sala degli specchi del Palazzo municipale di Giarre ha ospitato un convegno organizzato dal Lions club Giarre-Riposto, presieduto dal dott. Carmelo Di Natale, sull’attuale tema: “La riforma nel diritto di famiglia: 19752013”. I lavori sono stati aperti dai saluti dei Sindaci di Giarre, dott. Roberto Bonaccorsi, e di Riposto, dott. Enzo Caragliano. Quindi, alla presenza di un folto ed interessato pubblico (tra cui il Giudice di Pace coordinatore di Giarre avv. Gaetano Gullotta, il presidente dell’Associazione Giarrese Avvocati, avv. Giuseppe Fiumanò, gli assessori di Giarre, dott.ssa Piera Bonaccorsi e di Riposto prof. Gianfranco Pappalardo Fiumara), il presidente Di Natale ha introdotto il tema sottolineando come il club service debba occuparsi anche di tematiche attuali e sociali. Ha preso poi la parola il notaio dott. Filippo Patti, condirettore della scuola di notariato di Catania e socio fondatore del Lions locale, che si è soffermato, in particolare, sulle questioni relative al regime patrimoniale della famiglia, e spiegando la differenza tra separazione e comunione dei beni, avvalendosi della sua pluriennale esperienza professionale, ha precisato come non sempre il regime di comunione sia conveniente per la famiglia, auspicando un ritorno a quello di separazione. È poi intervenuto il secondo relatore, il dott. Giuseppe Fichera, magistrato del Tribunale di Catania, il quale ha illustrato i passaggi legislativi che, dal 1942 al 1975 fino alle recentissime leggi del 2012 e 2013, hanno portato all’equiparazione dei figli, cancellando la distinzione tra legittimi, illegittimi e poi naturali; nonché l’eliminazione della potestà patria e genitoriale fino all’introduzione della “responsabilità dei genitori”. Il convegno è stato chiuso dal presidente del consiglio dei governatori Lions avv. Salvatore Giacona, da sempre vicino al sodalizio giarrese, il quale ha rivolto il proprio apprezzamento sia agli illustri relatori che agli organizzatori. Mario Vitale da pag. 1 - Manu militari! Un abbraccio alla montagna ome era nelle previsioni una grande partecipazione di amanti dell’escursionismo, con oltre 200 partecipanti, ha portato al successo la diciannovesima edizione della manifestazione eno-sciistica Vineve 2014, organizzata dal Club Alpino Italiano, sez. di Giarre, nell’ambito del programma annuale di attività promozionali. Dopo la lunga esperienza del passato si considera la manifesta- Sotto il segno dei tempi che hanno assicurato l’ assistenza e la sicurezza dei partecipanti. Il percorso, come ogni anno, ha interessato i territori altomontani di tre Città del Vino dell’Etna (Sant’Alfio, Piedimonte Etneo e Linguaglossa), con partenza dal Rifugio Vitelli, percorso che si è snodato attraverso il sentiero natura dei Monti Sartorius ed arrivo al Rifugio di Monte Baracca, recentemente ristrutturato dalla Provincia regionale di Catania, che ha offerto un libro omaggio a tutti i partecipanti. Sonia Santamaria noi! – dopo aver assaporato anni di un qual certo benessere. Da qui, allora, deve incominciare, giovane ductor Matteo Renzi, il tuo per nulla facile compito di far cambiare verso all’Italia. Senza timore alcuno e se necessario anche “Manu militari”, sì, “militarmente”, dal momento che le resistenze al cammino da te intrapreso sono state, sin dai primi tuoi passi, tante, numerose. Questo, allora, dev’essere il tuo motto: “Frangar, non flectar”! > S E T T I M A N A L E IDG di Giarre Direttore responsabile: Salvatore Agati Condirettore: Corrado Petralia Già Direttore: Angelo Patanè Editore: Società Cooperativa di Lavori e Servizi Sant’Isidoro a r.l. Sede: Via Callipoli n. 18 - 95014 Giarre (CT) Tel. 095/9895138 - Fax 095/9895036 Reg. al Tribunale di Catania N. 557 del 1980 Nuova edizione 16-12-1994 Registro Naz. della Stampa N. 6419 del 1996 e-mail: [email protected] Stampa: Eurografica s.r.l. S.S. 114 Orientale Sicula - RIPOSTO (CT) Tel. 095 931661 - Fax 095 7799108 Abbonam. 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Ai privati una prima inserzione viene concessa gratuitamente per un massimo di 30 parole. > S E T T I M A N A L E IDG caleidoscopio di Giarre N. 4 • Sabato 15 Febbraio 2014 3 La memoria sempre viva H H umanacconsilia umana di Urty Tagay Mascali: un convegno, con l’intervento del prof. Antonino Alibrandi, ha ricordato gli eventi miracolosi del 5 febbraio 1865 D omenica 2 febbraio, nella chiesa Madre S. Leonardo Abate di Mascali, al termine della Santa Messa pomeridiana, alla presenza di un foltissimo e interessato pubblico e alla presenza del parroco sac. Rosario Di Bella, il professore Antonino Alibrandi (Docente, Assistente di “Storia Moderna” e di “Storia della Sicilia” presso l’Università degli Studi di Catania), su invito dell’associazione culturale Mascali e della Confraternita S. Leonardo Abate di Mascali, presieduta da Concetto Stagnitta, ha relazionato sugli eventi miracolosi che hanno interessato la cittadina il 5 febbraio del 1865. La conferenza è stata tenuta per spiegare perché ogni 5 febbraio il simulacro di San Leonardo Abate (Patrono di questa cittadina) viene portato, processionalmente, fin sul sagrato del Duomo, fra spari di fuochi d’artificio, suono di banda musicale e notevole accorrere di fedeli. I Mascalesi hanno immaginato che si sia sempre trattato del ringraziamento per essere stati salvati durante il terribile terremoto del 9-11 gennaio 1693 (quando, al momento della maggior scossa dell’11 gennaio, mentre si completava l’eccidio della popolazione della Sicilia Orientale, fra il crollo quasi totale degli abitati dall’Etna a Capo Passero – 80000 morti – l’abitato di Mascali sì crollava quasi del tutto, ma i Mascalesi, come ci testimoniano cronache e documenti del tempo, si salvarono quasi tutti – solo 4 morirono – perché si trovavano in processione, presso l’attuale borgo di Carrabba, “con le reliquie di San Leonardo, lor Protettore”, mentre si recavano verso il Santuario di Santa Maria la Strada). Il prof. Alibrandi ha escluso questo riferimento, perché non c’è nessuna testimonianza documentale in proposito e perché, con estrema evidenza, non coincidono le date del 9-11 gennaio e del 5 febbraio. Inoltre, molte sono le comunità siciliane che ricordano il 1693, ma mai il 5 feb- braio (data senza nessun collegamento con quell’evento, se non per essere quella della festa di Sant’Agata, patrona della Città di Catania). La soluzione data dal prof. Alibrandi non presenta, invece, possibilità di smentita. Infatti, una delibera del Consiglio Comunale di Mascali, datata 2 maggio 1865, chiarisce tutto; ecco il testo: “Ritenuto che il giorno cinque dello scorso febbraio questi abitanti portavano in processione il simulacro del glorioso patrono San Leonardo presso l’incandescente lava vulcanica che minacciava questo territorio e che, da quel giorno in poi fermò questa ultima il suo violento e gigantesco cammino verso l’est. Considerando che questo popolo desiderava che siasi fatto un solenne ringraziamento di un sì miracoloso beneficio accordatogli il consiglio all’unanimità per voti nominali delibera che siano spesi lire 100 per solennizzare una festa di ringraziamento al glorioso patrono nel giorno otto corrente”. Dopo quell’anno, per logica conseguenza, la ricorrenza sarà stata celebrata proprio il 5 febbraio. Il 1865, dunque, anno di una delle colate laviche più formidabili dell’Etna di questi ultimi secoli, e anno di un terremoto, nel mese di luglio, che, con 80 morti, incise sulle comunità rurali, soprattutto, poste fra Giarre e Acireale. Tuttavia, il prof. Alibrandi non ha escluso che negli anni successivi al terribile terremoto del 1783 (50000 morti per la Calabria meridionale e nella città di Messina che fu tutta distrutta; terremoto avvenuto proprio il 5 febbraio, ma che non ebbe, però, riflessi su Mascali), vi sia stato proprio il 5 febbraio una festa di ringraziamento, voluta propriamente, per tutte le comunità dell’Arcidiocesi Messina (alla quale, allora, Mascali faceva parte) e su questo il prof. Alibrandi sta operando puntuali ricerche. Angela Di Francisca Una nave, arrivata “tardi” Riposto: 25 luglio 1879, la collisione della pirofregata “Principe Amedeo” davanti alle coste Joniche N ell’agosto del 1865 nei Cantieri del Regio Arsenale di Castellammare di Stabia, su progetto dell’Ispettore Generale Giuseppe De Luca, fu impostata la Regia Fregata Corazzata ad elica denominata “Principe Amedeo”. Il varo dell’unità avvenne il 15 gennaio 1872 e l’allestimento si completò il 15 dicembre 1874. Si trattava di una nave con scafo in legno e corazza riportata in ferro. Entrò in servizio nel 1875. Aveva un dislocamento di 5.854 tonnellate che, a pieno carico, raggiungeva le 6.274 tonn. Le dimensioni erano: lunghezza metri 79,70; larghezza metri 17,50; ed una immersione di metri 7,50. Era dotata di un impianto di propulsione con una motrice alternativa a vapore a singola espansione, la potenza sviluppata era di 3.130 hp, con 6 caldaie cilindriche ed una elica. L’armamento velico, a brigantino a palo, era formato da due alberi con vele quadre ed un albero per vele auriche (a forma trapezoidale), la superficie velica totale era di 3.800 mq. Raggiungeva una velocità di 13 nodi ed aveva una autonomia di 1.780 miglia con la velocità di 10 miglia orarie. Per l’impianto di produzione del vapore, le 6 caldaie consumavano 580 tonn di carbone. L’equipaggio era formato da 548 persone. Le navi di questa classe, furono le prime corazzate interamente progettate e costruite in Italia e furono nel contempo le ultime corazzate con scafo in legno. Mostravano un miglioramento rispetto a quelle della classe Roma, ma essendo state varate dopo 10 anni, dalla loro impostazione, risultarono superate al momento dell’entrata in servizio. L’unità era di scarso valore bellico e non prese mai parte ad azioni, ma venne utilizzata nei servizi coloniali. La notte del 25 luglio 1879 alle ore 3,40 la Principe Amedeo, davanti la costa di Riposto, venne in collisione con la nave della Società Navigazione Florio “Mediterraneo”, che era stata varata nel 1863 ed aveva una stazza lorda di 1.664 tonn. Il 12 giugno 1881 era presente a Castellammare di Stabia al varo dell’incrociatore Flavio Gioia assieme alla corazzata Duilio e all’ariete Affondatore. Nel novembre del 1881 l’unità, che si trovava ormeggiata nel porto di Napoli, affiancata dalla corazzata Roma, durante una forte burrasca quest’ultima ruppe gli ormeggi e fece collisione con la Principe Amedeo, riportando però lievi danni. Il 19 gennaio 1885 l’unità salpò da Napoli come nave ammiraglia di squadra, assieme alle navi pirofregata Castelfidardo, l’incrociatore Amerigo Vespucci, la pirofregata Garibaldi e dagli avvisi Messaggerie e Vedetta che componevano la squadra, per trasportare a Massaua 4 compagnie di bersaglieri, una di artiglieria, reparti del Genio e Sussistenza, per un totale di 800 uomini. A Porto Said, la Principe Amedeo si incagliò su un fondale sabbioso e venne rimorchiata in acque profonde senza subire danni. Il 4 febbraio 1885 le unità gettarono le ancore nel porto di Massaua ed effettuato lo sbarco, le truppe occuparono la città, dopo la resa dei 400 soldati egiziani della guarnigione. Al ritorno l’unità, ormai vecchia, venne utilizzata per servizi secondari e di addestramento. Nel 1895, venne radiata e successivamente demolita. Rosario Sessa Genitori tra i banchi L’Istituto scolastico comprensivo “Elio Vittorini” di San Pietro Clarenza e Camporotondo Etneo, con ‘Open Day, ha accolto le famiglie mostrando strutture ed attività formative P resso l’Istituto Scolastico Comprensivo “Elio Vittorini” di San Pietro Clarenza e Camporotondo Etneo, si è svolta la manifestazione “Open Day”: i plessi scolastici sono rimasti aperti al pubblico, per consentire alle famiglie di assistere alle attività didattiche che si svolgono quotidianamente, per conoscere gli insegnanti, le strutture, uffici di segreteria. In mattinata, nell’auditorium comunale di San Pietro Clarenza, si è svolto il “question time” preliminare alla costituzione del Consiglio comunale dei ragazzi, a cui hanno partecipato gli alunni di tutte le classi V della scuola primaria e di tutte le classi prima di scuola secondaria. Nel pomeriggio, presso la sede centrale di via Dusmet, per la scuola materna, primaria e secondaria, si sono tenute attività ricreative di manipolazione, riciclo, scientifico, artistico, linguistico, musicale e coro, lavori vari, lingua francese. Presenti la preside Angela Fiscella, con i docenti dei due Comuni; l’assessore clarentino Andrea Cavarra; il puparo Salvo Mangano, che ha presentato il pupo Orlando; il presidente della Pro Loco, Concetto Bonaccorso; il presidente dell’associazione animalista “Mi Fido”, Maria Grazia Pellegrino; Franco Bandieramonte. Per Camporotondo erano presenti il presidente del consiglio Giovanni Torrisi con il consigliere Simona Arena. Ha assistito alla manifestazione il presidente provinciale Unicef, prof. Vincenzo Lorefice. Michele Milazzo onsilia Q Facta, non verba Fatti, non parole uesto motto, tuttora usato, è piuttosto tardo, tant’è che appartiene al latino volgare. Lo si veda, ad esempio, al verso 43 dell’“Ad Astralabium” di Pietro Abelardo (1079 – 21.4.1142): «Factis non verbis sapientia se profitetur» (“La sapienza trae profitto dai fatti e non dalle parole”). Un modo di dire, “Facta, non verba”, che, per la verità, era anche attestato in ambito classico: esso, infatti, può essere, a ben riflettere, collegato al contrasto fra “factum” e “verbum”, che tanta e così importanza ebbe non solo nella retorica greca ma anche in quella latina. E infatti, il motivo dell’opera che deve essere compiuta non a parole, ma con i fatti, o quello dei fatti che devono comprovare le parole, è evidenziato, ad esempio, in Cicerone (De amicitia, 20,72): «Qui hac opinione non modo verbis, sed etiam ope levandi sunt», e cioè “Bisogna cercare di liberare costoro da tale opinione, non solo con le parole ma anche con i fatti”, oltreché in Seneca (Lettere a Lucilio, 20,1): «Verba rebus proba», ovvero “I fatti devono provare la bontà delle parole”. A questa tradizione, che contrappone una politica di parole ad una di fatti, si collegano anche due passi dell’“Eneide” (XI,378-379): «Larga quidem, Drance, semper tibi copia fandi / tum, cum bella manus poscunt»: “In larga fiumana, o Drance, tu spargi parole / proprio quando la guerra ne urge ad agire”; e ancora «Sed non replenda est curia verbis, / quae tuto tibi magna volant» (XI, 380-381): “Ma non di parole che volan superbe, / da te riparato al sicuro si deve colmare la sala”. Mentre Livio (Storie, VIII, 22,8) definisce la stirpe dei Greci: «Lingua magis strenua quam factis», ovverossia “Più valente nella lingua che nell’azione”. E infine, va rilevato che vari proverbi moderni sono imparentati con il medievale «Verbum laudatur, si tale factum sequatur»: “Le parole vengono lodate, se sono seguite dai fatti”. Si veda, ad esempio, «Detto senza fatto ad ognun pare misfatto», per non dire che il motto «Fatti, non parole» è frequente in tutte le lingue. Si legge, ad esempio, in “Zazie nel metrò” dello scrittore francese Raymond Queneau (Le Havre 21.2.1903 – Parigi 25.10.1976): «Tu causes, tu causes, c’est tout ce que tu sais faire»: “Parli, parli, è tutto quello che sai fare”. Per non dire ancora che una tradizione parallela afferma che «Chi parla molto realizza poco», espressione che ha un precedente nel motto medievale «Mare verborum gutta rerum»: “Mare di parole, goccia di fatti”. Gli italiani ritornano a riparare G li Italiani comprano sempre meno e riparano sempre più. Una tendenza ormai consolidata che inizia a cambiare anche una fetta di economia e richiedere una nuova generazione di riparatori. Il dato è ormai certo, lo rileva un sondaggio, gli italiani comprano meno, piuttosto riparano, rattoppano, riutilizzano. Due su tre hanno ridotto l’acquisto di vestiario, il 60 per cento hanno fatto ricorso a riparazioni di sartoria nell’ultimo anno e l’87 per cento tende a recuperare un capo danneggiato e usurato. Discorso analogo per gli elettrodomestici: in caso di rottura, solo il 13 per cento dei connazionali ricorre a un nuovo acquisto, la stragrande maggioranza, l’85 per cento, propende per la riparazione affidandosi, nel 43 per cento dei casi, a riparatori professionisti e, nel 42 per cento, al fai da te, magari chiedendo aiuto ad amici e parenti. La tendenza a riparare è cresciuta esponenzialmente proprio dall’inizio della crisi, raggiungendo dal 2008 un più 48 per cento nell’abbigliamento, più 29 per cento nelle calzature e più 21 per cento negli elettrodomestici. Gli esperti, tuttavia, pur confermando che il motore di questa tendenza è proprio la difficoltà economica delle famiglie, ci intravedono anche inizio di un cambiamento culturale. Il comparto, invece, dove l’acquisto resiste ad ogni sensibilità ambientale e vento di crisi è quello dell’elettronica di consumo. Tra computer e telefonini la riparazione è ancora una cenerentola, un po’ perché mettere le mani su un telefonino sembra roba da cervelloni, un po’ perché è difficile resistere alle sirene del marketing ed ai veloci sviluppi del settore. Un cambiamento che i pessimisti vedono come un ritorno al passato e gli ottimisti come un ritorno al futuro, come possibilità, insomma, di ricominciare, partendo proprio dalla crisi. Gaetano Bonaventura 4 > S E T T I M A N A L E IDG N. 4 • Sabato 15 Febbraio 2014 catania e provincia di Giarre Sta tornando Re Burlone… Con la presentazione ufficiale Acireale si appresta a regalare divertimento ed allegria con il suo “più bel Carnevale di Sicilia” “I l più bel Carnevale di Sicilia”, edizione 2014, avrà luogo ad dai Acireale prossimi15-16 febbraio, 22-23 febbraio, e dal 26 febbraio al successivo 4 marzo. Il Carnevale di Acireale è organizzato dalla omonima Fondazione, presidente il sindaco della Città, avv. Antonino Garozzo, direttore artistico Giulio Vasta, ed è cofinanziato dalla Città di Acireale, Regione Siciliana (assessorato al Turismo, Dipartimento Turismo, Sport e Spettacolo), Provincia Regionale di Catania, Credito Siciliano, e dalla partecipazione di sponsor privati. E sabato 8 febbraio scorso, la Fondazione del Carnevale di Acireale, nella sala del Consiglio comunale della Città, ha presentato, in conferenza stampa, la manifestazione che è momento di sana gioia e di grande coinvolgimento popolare: carri allegorici in cartapesta, carri infiorati, costumi in maschera, musica, scherzi e coriandoli! L’edizione 2014 vuole stupire, nel segno della chiara tradizione carnascialesca acese, con sfilate mattutine, pomeridiane e serali dei Carri allegorici (otto) e dei Carri infiorai (otto), con concerti e discoteca in piazza, bimbi in maschera e scuole protagoniste nelle danze e nei costumi. Sono stati presenti vari operatori della carta stampata e Tv, rappresentanti politici, forze dell’ordine, dirigenti scolastici, rappresentanti dei Clubs Service, di associazioni di artigiani e commercianti e gli artigiani della cartapesta e dei carri infiorati. Manifestazione introdotta dal- l’assessore al Turismo acese, prof.ssa Nives Leonardi (nella foto mentre interviene), che ha sottolineato i diversi aspetti che caratterizzano la manifestazione. A segui- re, il presidente del Consiglio comunale, prof. Toruccio Di Maria, che ha voluto sottolineare come il Carnevale fa sistema ad Acireale perchè momento economico signi- ficativo; il dott. Santo Sciuto, responsabile Area commerciale Sicilia Orientale del Credito Siciliano; il direttore artistico Giulio Vasta (primo da sinistra in alto nella foto), che ha elencato le principali attrattive dell’edizione 2014, tra cui la prima grande festa in maschera in piazza. A chiudere l’avv. Garozzo (al centro in alto nella foto), nella sua duplice veste: “Noi crediamo che il Carnevale di Acireale debba essere aiutato nell’immane sforzo della sua realizzazione perchè è una grande risorsa che incentiva il turismo vero nella nostra isola. È una manifestazione che offre uno spettacolo la cui qualità è migliorata negli anni, riuscendo a riempire gli alberghi non solo della città, ma dell’intero litorale”. Si parte, dunque. Da sabato 15 febbraio (inizio ore 17) con la consegna delle chiavi della Città a Re Burlone da parte del sindaco Garozzo, la grande parata di apertura con bande comiche e folkloristiche, provenienti da varie regioni d’Italia, e con la sfilata del Carro Allegorico del cantiere vincitore dell’edizione del 2013, sul quale salirà Greta Carbonaro quale “reginetta del Carnevale”. Alle ore 21,00, in piazza Duomo, “Discoteca Nazionale” da RTL 102,5 con Angelo Baiguini e Angel Gravagno. Martedì 4 marzo, giornata finale, l’ultima sfilata dei carri allegorico-grotteschi, carri infiorati, bande comiche e majorettes, Brasil Show e le Charlie’s Angel band, e alle ore 21,00 (piazza Duomo), premiazione ed un arrivederci all’edizione 2015. Camillo De Martino Le radici storiche nel territorio Un’escursione alla ricerca della casa di Pietro Paolo Vasta nelle campagne di Santa Venerina U na passeggiata lungo la via rurale XXV Aprile a Santa Venerina, in parte basolata in epoca remota per il passaggio dei carretti ed in alcuni tratti rimasta con semplice selciato naturale, per esplorare un’area, la contrada Fago, una volta appartenente all’ex Contea di Mascali e che oggi fa da confine tra i Comuni di Santa Venerina e Giarre. Sono in compagnia dell’ing. Leonardo Russo che in quei pressi, assieme ad alcuni suoi parenti, possiede dei terreni con dei fabbricati e conosce benissimo quel territorio, non solo per averlo frequentato, ma anche per aver sviluppato una ricerca storica, tramite atti notarili dei passaggi di proprietà in tutto il circondario, per ragioni professionali, dovendo individuare le particelle e i loro titolari di ieri e di oggi per fini “volturali”. Un’escursione molto interessante, perché contribuisce ad integrare la conoscenza dei luoghi e delle vie poco frequentate del territorio comunale ed a esplorare altarini ed edifici di alcuni secoli fa. Soprattutto, però, il mio interesse si è concentrato su una casa in mezzo alla campagna, ma non molto distante dalla stradella sopra indicata, di cui fu proprietario il noto pittore acese Pietro Paolo Vasta e successivamente il figlio Alessandro. Da testimonianze scritte e da studi effettuati, oltre che da me, da altri studiosi di storia locale, risultava questa presenza dei Vasta in quest’area che faceva da spartiacque tra le Terre di Aci e l’antica Contea di Mascali. Presenza che veniva messa in relazione con la presenza nella Chiesa Madre Santa Venera (edificata nel 1749) di uno dei quadri più belli di Pietro Paolo Vasta, recentemente restaurato, che raffigura la Sacra Famiglia e si trova collocato nel coro a destra dell’altare maggiore. Altri due quadri del figlio Alessandro raffigurano l’Immacolata e San’Antonio Abate (anch’essi restaurati), il primo di fronte a quello dipinto dal padre e l’altro in alto sul lato destro dell’ingresso principale della chiesa. Paolo Vasta, da buon acese, volle rendere il suo tributo alla patrona della sua città S. Venera e alla nuova chiesa edificata da acesi al confine tra i due territori, anch’essa dedicata alla santa. La casa si trovava all’interno di una zona “vitata e arborata” ed era funzionale per una vita semplice ma con le “comodità” comuni dell’epoca. La casa mantiene tuttora le sue caratteristiche settecentesche, mentre invece la cantina allocata poco distante ha subito dei rifacimenti in tempi più recenti ed il cancello in ferro originario è stato trafugato. Attualmente, i due edifici sono condivisi dagli proprietari (Fichera e Pulvirenti) dei due appezzamenti di terreno, i quali hanno provveduto a separare le parti di propria pertinenza. Paolo Vasta, dopo aver dominato la scena artistica per tanti anni affrescando le principali chiese di Acireale, nel 1755 fu colpito da ictus cerebrale e, per ben cinque anni, rimase paralitico fino alla morte, che intervenne all’età di 63 an- ni, il 28 novembre 1760. Aveva avuto sette figli da Isabella Adami, che aveva sposato durante il suo periodo di perfezionamento artistico a Roma tra il 1714 e il 1730. La malattia di cui venne colpito impedì a Vasta di continuare il suo lavoro e si trovò in cattive acque, mancandogli le risorse finanziarie per il mantenimento della numerosa prole. Dovette ipotecare i suoi beni, richiedere prestiti e fruire dei frutti del fondo della sorella Teresa. Una testimonianza interessante è quella raccolta nell’archivio storico di Acireale da Gaetano Grava- gno, il quale riferisce che, con atto del 19 aprile 1745 del notaio Mariano Gambino, ricevettero, lui e Alessandro, unico figlio maggiorenne, un aiuto di venti onze dalla “Venerabile Arciconfraternita S. Maria del Suffragio delle Anime Purganti”, ma dovettero dare in garanzia proprio questo terreno di contrada Fago a Santa Venerina, e nel 1755 il Vasta fu costretto ad assumere nuove obbligazioni per 130 onze per far fronte ai debiti scaduti. Mesta fu l’ultima parte della vita del grande pittore, non soltanto per le condizioni economiche, bensì anche per la cattiva condotta del figlio Rosario che gli procurò dolore e ulteriori spese legali. Oggi, Vasta è stato finalmente riconosciuto nella sua grandezza e studiosi d’arte autorevoli ne hanno messo in risalto la genialità e le qualità artistiche. La passeggiata in contrada Fago, dunque, mi ha riportato indietro nel tempo perché in quei luoghi si ha l’impressione di trovarsi in un posto ancora in- Sicily & Co. Via Novaluce, 38 Tremestieri Etneo (CT) www.favolesiciliane.it contaminato e l’immaginario si scatena, al pensiero che in quel sito figure illustri vi svolgevano parte della loro vita, contribuendo allo sviluppo del territorio e lasciando tracce indelebili della loro arte. L’occasione è stata propizia anche per scoprire nella confluente via Napoleone Colajanni, che segna il limite tra S. Venerina e Giarre, un altarino dedicato a San Giuseppe, recentemente restaurato da volontari. In ogni angolo del territorio, infatti, a protezione dei residenti e dei passeggeri, venivano edificati questi altarini con l’effigie della Vergine Maria o di altri santi. Dalla visione degli atti di successione apprendiamo, inoltre, che in contrada Fago parte dei terreni furono di proprietà di Mariano La Rosa, che fece parte della commissione nominata dal senato cittadino di Acireale, nel 1837, per recarsi a Napoli per chiedere al sovrano, tra l’altro, l’elevazione di Acireale a Capo di Distretto e che fu eletto, nel 1848, componente del “Comitato provvisorio”, per reggere la cosa pubblica in occasione della rivolta che aveva interessato la città. Dunque, un’immersione nel passato, per consolidare la conoscenza delle radici storiche di questo territorio. Giovanni Vecchio Azienda Agricola “La Contea” Via Novaluce, 69 Tremestieri Etneo (Ct) www.cantinelacontea.it > S E T T I M A N A L E IDG attualità di Giarre N. 4 • Sabato 15 Febbrai o 2014 Amy Lyon: l’orribile vendetta Nelson non mostrò alcuna umanità ed Emily non si comportò diversamente. Anzi, si racconta che le criminali esecuzioni le procurassero brividi di piacere I l primo ad aprire il catalogo delle vittime illustri fu il commodoro Francesco Caracciolo. Questi, dopo aver accompagnato il re in Sicilia, aveva chiesto e ottenuto il permesso di tornare a Napoli, precisando che si sarebbe trattenuto il tempo necessario per sbrigare alcune faccende familiari. Ma a Palermo avevano atteso invano il suo rientro. L’ammiraglio si era schierato con i giacobini, assumendo il comando dei pochi legni, una fregata e qualche brigantino, che formavano la marina repubblicana. Probabilmente, la sua prima intenzione era stata quella di farsi da parte, di ritirarsi a vita privata. A fargli cambiare idea, una volta giunto a Napoli, erano stati gli amici impegnati nel governo rivoluzionario, i quali avevano chiesto insistentemente il suo aiuto, sapendo di seminare in un terreno fertile. Cavaliere dell’Ordine gerosolimitano, gentiluomo di camera e maggiordomo di settimana di Sua Maestà, Francesco Caracciolo di Brienza aveva subito, negli ultimi tempi, una serie di delusioni. Già turbato dalla crescente influenza degli inglesi negli affari napoletani e dalla fuga del re, che considerava un tradimento, era stato anche ferito dalla decisione della famiglia reale di imbarcarsi per la Sicilia su una nave straniera e dall’autoaffondamento nel golfo di Napoli di alcune delle migliori unità della flotta. Questo era il dramma dell’ammiraglio napoletano quando, in una città dilaniata dalla guerra civile, gli era stato proposto di difendere gli ideali giacobini, lasciandosi alle spalle una lunga e onorata carriera al servizio del re. La decisione, sofferta, era maturata dopo qualche giorno. Poi, era entrato in azione senza tentennamenti. Aveva firmato proclami contro i Borbone e contro gli inglesi, ritenuti i principali responsabili delle sventure napoletane, e aveva attaccato più volte il naviglio borbonico, danneggiando tra l’altro nelle acque di Procida la fregata che era stata ai suoi ordini e sulla quale sarebbe stato impiccato. Per tali motivi, ordini severi erano stati dati da Nelson, perché Ca- racciolo non cadesse in potere della plebe reazionaria né venisse pugnalato come assassino; era un provvedimento di precauzione per soddisfare la sua vendetta personale in modo più atroce. Caracciolo, tradito da un servo, fu consegnato a Nelson, che, insieme ad Emily, ne decretò l’impiccagione all’albero di trinchetto della fregata Minerva e ordinò di gettare il suo cadavere in mare, rifiutandosi di accogliere l’ultimo desiderio del collega napoletano: un colpo di pistola alla tempia invece dell’impiccagione. Nelson non mostrò, in diverse circostanze, le sue doti migliori, come hanno riconosciuto del resto autorevoli storici inglesi, concordi nel ritenere che un senso di umanità sarebbe stato auspicabile. Ed Emily non si comportò diversamente. Anzi, si racconta che le criminali esecuzioni dettate dall’ammiraglio inglese le procurassero, addirittura, brividi di piacere. L’11 luglio avvenne la resa di Castel Sant’Elmo. Il giorno prima era giunto nelle acque di Napoli re Ferdinando, trasferitosi subito a bordo del Foudroyant, dove sarebbe rimasto per circa quattro settimane senza scendere mai a terra, per tornare poi a Palermo in attesa che nella capitale le turbolenze si fossero completamente placate. Per lui, superstizioso fin dalla tenera età, l’arrivo fu traumatico. Infatti, a pochi metri dalla nave affiorò improvvisamente il cadavere dell’ammiraglio Caracciolo. Il re si impressionò negativamente. Si rasserenò soltanto quando qualcuno gli sussurrò all’orecchio che l’ammiraglio era venuto a chiedergli cristiana sepoltura. Immediato, a questo punto, fu l’ordine di recuperare il cadavere e trasferirlo in città, dove venne sepolto nella chiesa di Santa Maria della Catena, nel popolare quartiere di Santa Lucia. Tornando ai terribili provvedimenti adottati da Nelson, va detto che nella triste storia della repressione della Repubblica Partenopea fa- ceva spicco, oltre, alla ferocia della reazione, la qualità degli uomini che vi furono sacrificati: nobili di antico e illustre casato, intellettuali, giuristi, valorosi soldati. Più di cento repubblicani vennero impiccati o decapitati (la decapitazione spettava come privilegio ai nobili, anche se non sempre fu osservata questa macabra distinzione), e molti di questi furono giudicati o tenuti per qualche tempo prigionieri sul Foudroyant o su altre navi inglesi. Venne impiccato il generale Oronzio Massa e fu addirittura squartato, dopo il supplizio, Nicola Fiani; fu ghigliottinato il generale Federico Federici, mentre venne impiccata sulla piazza del Mercato (17 agosto 1799), nonostante il suo titolo di marchesa, Eleonora de Fonseca Pimentel, animatrice principale del Monitore napoletano. Il rovello della regina, lasciata volontariamente a Palermo da re Ferdinando, e quindi impossibilitata ad eseguire di persona le sue vendette, fu grande ed è documentato da una serie di lettere fra querule, furibonde e amareggiate, inviate a lady Hamilton (luglio 1799) nelle quali si evidenzia, oltre la crudeltà, soprattutto, la sua miopia politica e la sua ristrettezza mentale. Febbrile ed intensa era l’attività di Emily, in quel luglio veramente infernale. Oltre ad occuparsi di Nelson, sia come interprete sia come amante, doveva leggere tutte le suppliche di centinaia di persone in vario modo implicate nella Repubblica Partenopea; e poi, ancora, seguire le pratiche trasmessile da Maria Carolina per commutazioni di pene, in meglio o in peggio, prigionieri da liberare (e talvolta, persone ancora libere da imprigionare) e, come se ciò non bastasse, esercitare la funzione di “grande elemosiniera” della regina, allorché questa le inviava somme da distribuire ai bisognosi e ai meritevoli (600 ducati il 20 luglio, 1.000 ducati il 30). Per avere contezza del potere esercitato da Emily, in quel periodo, basta scorrere la lunga lettera scritta dalla stessa, il 19 luglio, all’amico Charles Greville, nella quale spiega i suoi molteplici impegni, come diretta rappresentante di Maria Carolina, a sostegno della riconquista borbonica: «(…) Sua Maestà il re è a bordo con noi e qui tiene ogni giorno i suoi consigli con i ministri (…) La regina non è venuta a Napoli, ma mi ha inviato qui come sua delegata, poiché io sono molto popolare: parlo napoletano e sono considerata, con sir William, un’amica del popolo. (…) Io ho costituito qui il “partito della regina” e ora ella sta ritrovando un po’ della sua popolarità. (…) Comunque, per quanto io ne posso giudicare, sarà di vantaggio ai napoletani aver gustato un po’ di repubblicanesimo. Ma quale gloria per il nostro re, per il nostro paese e per noi stessi di avere avuto, noi, la nostra brava flotta e il nostro grande Nelson, la gioia di restaurare il re di Napoli sul trono (…)». In realtà, anche se non ufficialmente, lady Emily Hamilton era divenuta “viceregina di Napoli”. (16. – “Amy Lyon: una lady alla Corte di Napoli” 2013-2014) Roberta Mangano Salvatore Musumeci «La maggior parte delle donne non ha quasi principi: esse si lasciano guidare dal cuore, e dipendono quanto a costumi da coloro che amano» (Jean de la Bruyere) 5 Uno sport che sa crescrere Grande ammirazione e successo per la “Associazione Nazionale Bastone Siciliano” con il presidente Nuccio Tomarchio al 2° Gran Galà delle Arti Marziali a Nicosia “Il Maestro Tomarchio con il gruppo di maestri ed atleti allo Stage” L a città di Nicosia (EN) è stata, per un giorno, la capitale delle Arti Marziali quando, presso il Palazzetto dello Sport, è stata celebrata la seconda edizione del “Gran Galà delle Arti Marziali”, organizzata egregiamente dal Maestro Francesco Occhipinti. Erano presenti i seguenti settori sportivi: Karate e Difesa personale, con il Maestro Francesco Occhipinti; Judo, con il Maestro Antonino Tomarchio; Aikido, con il Maestro Antonio Morgano; Bastone Siciliano, con i Maestri Giovanni Tomarchio, Sebastiano Di Mauro, Fabio Spina, Silvestro Del Popolo e Giovanni Bonfiglio; Ju-Jitsu con il Maestro Bartolomeo Buscami; Kick–Jitsu, con il Maestro Sebastiano Todero; Krav Maga, con il Maestro Salvo Grasso; Kick-Boxing, con il Maetsro Giovanni Giustiniano. Erano presenti circa duecento tra Atleti ed i Tecnici provenienti da tutta la Sicilia, seguiti da un folto pubblico che, sin dalle prime ore della mattinata, hanno riempito il palazzetto e seguito i vari docenti nelle lezioni. La fase più importante dello stage è stata quando gli atleti delle diverse discipline hanno seguito le lezioni degli altri stili, e proprio l’“Associazione Nazionale Bastone Siciliano” ha riscosso grande ammirazione e successo di partecipanti durante la lezione di Bastone Siciliano. Tanti sono stati gli interventi dei Maestri e degli Atleti per conoscere meglio questo sport, e molti hanno chiesto informazioni per intraprendere il percorso per l’insegnamento del Bastone Siciliano stesso. Il Maestro Giovanni Tomarchio, è stato intervistato da un’emittente televisiva di Nicosia sullo sport del Bastone Siciliano, ed insieme al Maestro Nuccio Tomarchio hanno ricevuto i complimenti da parte dell’assessore allo Sport del Comune di Nicosia. A fine stage gli atleti, i Tecnici ed i Docenti hanno ricevuto un diploma di partecipazione, il Maestro Nuccio Tomarchio ha ricevuto l’invito, da parte del Maestro Occhipinti, di ritornare a Nicosia per uno stage di Bastone Siciliano, data la notevole richiesta dei partecipanti. Mario Di Nuzzo In cucina con Dadra Pasta con crema di ricotta e pistacchio verde di Bronte L asciate che la pasta venga avvolta e travolta da questa crema di ricotta, sapida, gustosa ed al contempo delicata, resa preziosa dal verde smeraldo di Sua Maestà il Pistacchio di Bronte! Ci sono svariate salse a base di pistacchi per condire la pasta che, per quanto ottime, sono molto “strutturate”, un po’ “ridondanti” ma pur sempre squisite. In ogni caso, ecco come io interpreto la pasta col pistacchio… E volete mettere la comodità di un condimento che si prepara in pochi minuti e senza bisogno di fornelli?! Dosi per 2 persone 180 gr di pasta 200 gr di ricotta 2 cucchiai di parmigiano grattugiato 2 cucchiai di olio extravergine d’oliva 2 cucchiai di granella di pistacchio Pepe nero macinato al momento q.b. Sale q.b. 1 pizzico di cannella Mettete sul fornello la pentola con l’acqua per cuocere la pasta… il resto è una passeggiata!!! Quanto al formato della pasta vi consiglio un formato corto, sicuramente, e rigato, per trattenere meglio il condimento; nella foto ho usato un for- mato molto piccolo di tortiglioni che è stato molto apprezzato Preparate la crema di ricotta: setacciatela direttamente dentro una capace terrina, che poi andrà anche in tavola, quindi sceglietela con cura. Non è fondamentale setacciarla ma questo passaggio renderà la vostra crema più raffinata. Unite tutti gli altri ingredienti, il sale, il pepe, il parmigiano grattugiato, l’olio ed un solo cucchiaio di granella di pistacchio. La cannella, spezia profumatissima e sicuramente molto apprezzata in pasticceria, non è molto usata nelle pietanze salate in Italia, ma vi assicuro che la sua fragranza darà un “nonsochè” inedito alla vostra pasta, quindi fidatevi di me e mettetene un pizzico nella crema di ricotta. Per ammorbidire la crema, fluidificarla leggermente e fondere meglio tra loro i vari ingredienti, unite 2 cucchiai dell’acqua di cottura della pasta. La crema è pronta! Potete prepararla in anticipo senza problemi ma, in questa eventualità, tiratela fuori dal frigo almeno un quarto d’ora prima di unirla alla pasta. Non resta che scolare la pasta al dente (mi raccomando!) e versarla nella terrina, mescolare bene, spolverizzare sopra il secondo cucchiaio di granella di pistacchio e servire ben calda! Il mio blog: http://lestortedidadra.blogspot.com/ Agricoltura - Giardinaggio - Brico - Enologia - Ricambi GIARRE (CT) - Via Continella, 2 (angolo via Ruggero I) Tel. e Fax: +39 095 8730434 - Cell.: 366 4173715 email: [email protected] 6 > S E T T I M A N A L E IDG catania e provincia N. 4 • Sabato 15 Febbraio 2014 Andare oltre le emergenze Riposto: il lungomare “E. Pantano”, ancora una volta danneggiato dalle mareggiate, ritorna con la mente ai giorni in cui era salotto “buono” P assato il vento della tempesta, le onde che flagellano la costa e la pioggia che gonfia torrenti e trasforma le strade in fiumi in piena, arriva il tempo della ricostruzione. Tra polemiche e progetti, ricomincia il “balletto” delle dichiarazioni, dei sopralluoghi, degli interventi tampone e, soprattutto, si ricomincia a parlare di interenti urgenti. Ancora una volta, ad essere stato sottoposto ad un martellamento furioso da parte delle onde è stato il lungomare che, tra muretti abbattuti e “caverne” aperto sotto la massicciata, da risorsa diventa problema. Eppure, da tempo, il lungomare, pur nella mancanza di interventi di riqualificazione radicale (mancano i fondi per progetti ad ampio respiro…), era tornato ad essere protagonista delle passeggiate domenicali dei ripostesi. La pista ciclabile, sottratta all’invasione delle auto, accoglieva ciclisti (dai più esperti alle famigliole con bambini piccoli) e seguaci del jogging, sul muretto ci si sedeva nuovamente per una chiacchierata. Davanti a questa lenta riconquista, purtroppo, rimangono alcune “situazioni” che andrebbero fatte oggetto di interventi di manutenzione. Una di queste situazioni riguarda il muretto che delimita il marciapiede. Nonostante alcuni cantieri di lavoro lo abbiano interessato, appare evidente il continuo “saliscendi” dovuto alle diverse altezze dello stesso muretto. Altezze che, quasi di fronte all’ex Ostello, raggiungono pochi centimetri, costituendo un pericolo soprattutto per i bambini, che potrebbero benissimo cadere sulla spiaggia sottostante nel caso sfuggissero al controllo di chi riaccompagna. Eppure, nonostante la situazione sia presente da tanti anni, non si è riusciti a trovare le somme necessarie per intervenire, livellando il muretto da una altezza univoca, che consenta in piena sicurezza il passeggio anche di bambini piccoli. E cosa dire delle due piazzole (una nei pressi della cosiddetta “cupola di ferro” e una di fronte al ristornate “La Torretta”) che, una volta, ospitavano alcune semplici ma utili attrezzature per svolgere semplici esercizi ginnici? Le attrezzature, efficaci nella loro semplicità, costituivano una sorta di “percorso ginnico” messo in opera al tempo dell’Amministrazione Mirone, assessore allo Sport il prof. Rosario Guarrera. Apprezzate da sportivi e praticanti, le strutture, non sottoposte a periodica manutenzione, andarono man mano rovinandosi e, ad oggi, restano soltanto alcuni pali e nulla più. Perché non ripristinare questo percorso, peraltro molto apprez- zato? Anche qui, piccoli interventi di manutenzione potrebbero ridare il giusto valore al lungomare. Ed ancora, perché non riportare in atto l’idea di un concorso grafico, riservato alle scuole, per abbellire con graffiti e disegni il percorso ciclabile del lungomare, dando così ai ragazzi l’opportunità di diventare “protagonisti” di una rinascita di quello che, per molti anni, era il “salotto” dove passeggiare, non solo per i ripostesi ma anche per tantissimi visitatori. Certo, non si tratta di realizzazione da rendere effettive in pochi giorni, ma già cominciare a riconsiderarle potrebbe davvero essere un inizio incoraggiante. Anche perché, considerando gli interventi da effettuare sul lungomare per ripristinare i luoghi dopo i gravi danni provocati dalla mareggiata, queste piccole realizzazioni potrebbero trovare una loro collocazione nell’ambito dei più ampi progetti. E si potrebbe anche realizzare un risparmio sugli stessi interventi di manutenzione. Cosa che, in questi periodi bui, non guasta! Corrado Petralia Riceviamo e pubblichiamo Al sig. Direttore del Gazzettino Giarre C on il comunicato stampa del Comune di Riposto, pubblicato a pag. 6 del Gazzettino dell’8 febbraio 2014 sotto il titolo “Occorre fare chiarezza... subito”, si dà notizia che il sindaco dott. Vincenzo Caragliano, dopo gli ingenti danni provocati dalla mareggiata della settimana precedente, ha presentato, presso il Comando Compagnia della Guardia di finanza di Riposto un esposto denuncia. Nel comunicato stampa alla notizia segue una lunga dichiarazione del sindaco, nella quale, fra l’altro, è detto che, dopo quanto avvenuto con l’ultima mareggiata, si è reso necessario richiedere l’intervento dell’Autorità Giudiziaria per verificare se a carico dei progettisti, dei tecnici e degli amministratori pro tempore siano ascrivibili illeciti, anche di carattere penale, nella progettazione e costruzione nonché nella gestione dei finanziamenti pubblici utilizzati per la costruzione del bacino del porto di Riposto. L’esposto indirizzato alla Guardia di finanza, se si esclude che esso sia stato presentato per rinviare a tempo indeterminato l’accertamento della verità, appare un atto del tutto insensato. La Guardia di finanza e l’Autorità giudiziaria, dati i tempi della giustizia penale, supposto che siano stati commessi reati (il che io categoricamente escludo), potrebbero dirci qualcosa in via definitiva tra otto-dieci anni. Il sindaco avrebbe dovuto seguire una strada ben diversa, da me indicata con un atto ispettivo del 3 febbraio u.s.: affidamento a un esperto di rilievo nazionale dell’incarico di esaminare tutti i progetti relativi al porto a partire dal piano regolatore generale per accertare se e a quale livello siano stati commessi errori; immediato intervento per eliminare i danni causati dall’ultima mareggiata ed evitare l’aggravarsi della situazione; esplorazione di tutte le vie per la realiz- zazione con assoluta rapidità del molo pennello in massi. Ritengo a questo punto opportuno formulare alcune rapide considerazioni per offrire ai lettori una corretta informazione sulla problematica in oggetto. Chi redige un piano regolatore portuale, nell’ambito del quale viene previsto un porto turistico, deve indicare tutte le opere indispensabili perché il moto ondoso nel bacino turistico non crei situazioni incompatibili con l’esigenza di sicurezza delle imbarcazioni ormeggiate. Deve, pertanto, verificare che in qualsiasi condizione la situazione interna al bacino turistico sia caratterizzata da un’oscillazione del livello dell’acqua nei limiti di 20-30 centimetri. La mareggiata del 2009 ha messo in rilievo una situazione anomala. Si è ipotizzato allora che sugli effetti della mareggiata nel primo bacino avesse influito il mancato completamento della diga foranea fino all’attuale progressiva. Mancato completamento dovuto alle note vicende della ditta appaltatrice. l tecnici, tuttavia, hanno suggerito la realizzazione di un molo in massi trasversale rispetto al molo di risvolto, qualificando tale opera di adeguamento funzionale. Il progetto di tale molo è stato approvato dal Comune con la deliberazione della Giunta n. 126 del 12 ottobre 2010, adottata con la partecipazione dell’attuale sindaco nella qualità di assessore. Lo studio preliminare ambientale redatto dall’ing. Luca Cavallaro è stato acquisito dal Comune il 17 giugno 2013, cioè dopo le elezioni amministrative. Nulla si è fatto in oltre sei mesi per dare impulso al procedimento per l’appalto dei lavori di realizzazione del molo in massi, opera oggi assolutamente indispensabile perché nel primo bacino del porto turistico si abbia quella condizione di quiete presupposto della sua agibilità. Solo il 24 gennaio 2014 è stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale della Regione siciliana l’avviso pubblico con il quale il sindaco ha reso nota la tra- smissione all’Assessorato territorio e ambiente del progetto e dello studio di prefattibilità ambientale relativo alle “Opere per la protezione dello specchio acqueo del 1° bacino del porto turistico di Riposto” per gli adempimenti connessi alla verifica di assoggettabilità alla procedura di valutazione di impatto ambientale. Le ultime mareggiate hanno ulteriormente messo in rilievo l’assoluta necessità del molo predetto, da me ribadita nel corso del dibattito in consiglio comunale dedicato alle problematiche del porto. Il completamento della diga foranea fino all’attuale progressiva non si è rivelato idoneo a garantire l’agibilità del primo bacino del porto turistico. Non sono in grado di precisare in quale misura abbiano influito sugli effetti della mareggiata nel primo bacino il carattere riflettente del molo divisorio dei due bacini realizzato dalla società Marina di Riposto e la circostanza che tale molo nella parte est, lato nord, sia stato realizzato sulla base di una variante del piano regolatore del porto a suo tempo approvata dall’organo tecnico competente. Se valutazione erronea c’è stata, essa è da imputare ai tecnici che hanno effettuato oltre venticinque anni fa lo studio idraulico-marittimo finalizzato alla costruzione del porto turistico. Essi sono i medesimi che negli anni ottanta hanno redatto il piano regolatore del porto. Tecnici di grande valore fra i quali, con funzione di coordinatore, un prestigioso ingegnere docente universitario, che ha progettato in Sicilia numerosi porti turistici. Alla luce delle suesposte considerazioni l’inutilità della denuncia alla Guardia di finanza appare di un’evidenza solare anche alla persona più sprovveduta. Perché allora la denuncia è stata presentata? Con l’occasione La ringrazio e porgo il mio deferente ossequio. Riposto, 12 febbraio 2014. Carmelo D’Urso consigliere comunale di Giarre Randazzo: “cartella pazza”? No! Notificata al sindaco Mangione una maxi richiesta di circa un milione di euro relativa alla ricostruzione del dopoguerra I l Settantesimo anniversario dai bombardamenti Alleati del luglio-agosto 1943 contro la città di Randazzo – che ridussero in un cumulo di macerie il pregevolissimo patrimonio architettonico di origine medievale –, nei giorni scorsi, ha riservato alla “sfortunata” comunità un’amara notizia. Infatti, si è tanto parlato di una cartella di pagamento, di circa un milione di euro, notificata al sindaco Michele Mangione a conclusione di un’ingarbugliata e macchinosa istruttoria contabile e amministrativa che preoccupa non poco gli amministratori locali ma, soprattutto, i malcapitati cittadini che temono una stangata per le nuove imposizioni fiscali che potrebbero gravare sulle loro tasche. La notifica dell’esoso fardello – a dir il vero – non è arrivata al Municipio di sorpresa, né si tratta di una “cartella pazza”. In tempi, come quelli attuali, caratterizzati da una grave crisi finanziaria, lo Stato tenta di far quadrare i conti raggranellando ogni “briciola” disponibile. L’ingiunzione di pagamento di euro 964.336,23, emessa da Riscossione Sicilia Spa su incarico della Ragioneria territoriale dello Stato di Catania, si riferisce all’estinzione di un annoso debito – oggi comprensivo d’interessi di mora e altre spese – contratto dal Consiglio comunale nel 1949 per finanziare l’esecuzione di opere pubbliche inerenti all’attuazione del “Piano di ricostruzione”, progettato dal Prof. Ing. Giovanni Rizzo nel 1946. Sì! Ancora una volta loro, i bombardamenti Alleati del 1943 che unitamente alla ricostruzione postbellica, a pieno titolo, possono essere considerati per Randazzo – senza tema di smentita – la più grande sciagura di tutti i tempi. Il debito erariale pendente, cui oggi lo Stato chiede l’immediato rimborso, fu concesso dal Ministero dei lavori pubblici ai sensi dell’art. 15 della legge 27 ottobre 1951, n. 1402 e si riferisce alla tranche finale (lotti VII, VIII e IX) di un maxi finanziamento di più progetti. Tale onere fu originariamente garantito e pagato dal Comune con l’imposizione di una sovrattassa sui terreni e sui fabbricati e dalle imposte di consumo. La prima parte del finanziamento (lotti I-VI) fu estinta dal 1970 in poi, mentre i rimanenti lotti (VII, VIII e IX) non sono mai stati saldati. Con il finanziamento in questione furono realizzati i seguenti lavori: sistemazione via Tagliamento (da piazza Tutti i Santi a piazza Rabatà), realizzazione via Salemi, P. S. Mattarella e piazza Vagliasindi, proseguimento di via Basile, realizzazione via IV Novembre (da via Galliano a via Turati), sistemazione piazza XI Bersaglieri, via Veneto e piazza Loreto, completamento vie IV Novembre e Basile, sistemazione delle vie Portale, Archimede, Turati, Magro, Lombardia e Papotto. Stante la documentazione, le somme cui lo Stato ha intimato il recupero forzoso riguarderebbero il ripristino di opere comunali diverse da quelle danneggiate o distrutte dagli eventi bellici, il che aggraverebbe la posizione del Comune. È evidente che, negli anni, in questa vicenda si sono commessi diversi errori. Innanzitutto, non c’è stata chiarezza da parte dell’amministrazione statale, né c’è stato rigore da parte delle amministrazioni comunali e dei burocrati che nel tempo, verosimilmente, hanno sottovalutato la grave situazione debitoria nei confronti dell’erario; complice, probabilmente, la ristrettezza delle risorse finanziarie dell’Ente che non ha consentito di prendere una decisione risolutiva. Lo Stato e la Regione Siciliana, dal canto loro, da sempre, sono rimasti insensibili alle suppliche invocate dal Consiglio comunale e dagli amministratori che fin dagli anni Cinquanta hanno rappresentato la difficile situazione, tanto dei danni causati dalla guerra, quanto dalla mancanza di reddito per la popolazione e di gettito fiscale per l’ente. Del debito che oggi è stato iscritto a ruolo, si iniziò ad avere contezza tra il 1995 e il 2000, quando la Direzione provinciale del tesoro trattenne coattivamente dai trasferimenti dello Stato la somma di euro 34.386,52. Nel 1995, il debito ammontava a euro 599.856,29 mentre nel 2004, dopo alterne vicende, accrebbe a euro 737.064,02. Il 9 marzo 2000, il Comune fece richiesta, tanto al Ministero del Tesoro, quanto all’ufficio provinciale del Tesoro di Catania, affinché il debito fosse totalmente abbuonato o, in subordine, ulteriormente rateizzato a lunga scadenza. Tuttavia, nonostante le richieste, al comune non è pervenuta mai nessuna risposta. Il 13 agosto 2003, l’argomento dell’estinzione del debito, mediante esenzione, fu oggetto di una mozione presentata in Consiglio comunale dall’ex consigliere Mariano Caggegi. La mozione impegnava l’amministrazione a intraprendere ogni utile iniziativa affinché la situazione debitoria fosse definita mediante abbuono. Da indiscrezioni trapela che il Comune, oggi, non è in grado di quantificare l’esatto importo eventualmente dovuto all’erario, poiché il flusso di denaro derivante dall’originario finanziamento non transitò dalle casse del Comune. Infatti, la contabilità con i relativi pagamenti a favore delle imprese appaltanti, nel tempo, fu curata direttamente dal Genio Civile di Catania. Pertanto, l’ente, benché fosse titolare del debito, non ebbe nessun controllo, diretto o indiretto, ma si limitò solamente a presentare i progetti per ottenere il finanziamento. La materia risulta complessa ed estremamente delicata per il comune e presenta delle criticità difficilmente superabili senza un intervento di natura politico-amministrativa e legale. «Sicuramente – afferma l’ex sindaco Ernesto Del Campo – è stato un errore pensare di potere definire la questione esclusivamente per via amministrativa. Durante i miei due mandati – rileva l’ex Sindaco – il dirigente dell’ufficio di ragioneria ha tentato più volte di concordare le possibili soluzioni con i funzionari del Ministero recandosi a Roma e ricevendo qualche rassicurazione verbale». In realtà, questi “viaggi della speranza”, di volta in volta, hanno fatto rientrare temporaneamente l’emergenza senza che, tuttavia, il Comune ottenesse provvedimenti ufficiali dal Ministero circa possibili dilazioni del debito o altri interventi. Ciò sino alla fine del 2012, quando fu notificata, all’allora sindaco Del Campo, un’ingiunzione di pagamento che, non essendo stata impugnata, ha comportato il consolidamento dell’attuale credito vantato dallo Stato. «Oggi, alla luce degli ultimi sviluppi, – dichiara l’ex sindaco Del Campo – si può affermare che il fatto di non essere intervenuti con forti pressioni politiche è stata un’ingenuità. Ovviamente – conclude – si deve recuperare e tentare ora un intervento “politico” molto forte, anche perché nel frattempo le condizioni finanziarie dei comuni sono mutate e Randazzo non può permettersi di far fronte all’ingente richiesta di pagamento, al di là della possibile legittimità dello stesso». Il sindaco Michele Mangione, intanto, ha già conferito a un legale di fiducia il mandato per opporsi al pagamento della cartella: «Siamo di fronte ad un colmo – dichiara –: uno dei centri abitati maggiormente distrutti dai bombardamenti aerei del secondo conflitto mondiale chiamato a pagare i costi della ricostruzione, dopo aver già pagato in termini di vite umane ed enormi danni materiali tra i quali monumenti architettonici, beni archivistici, librari e archeologici d’inestimabile valore. Se poi si pensa – rimarca il Sindaco Mangione – che la città di Randazzo è stata insignita della medaglia d’argento al valore civile, proprio per i danni di guerra, siamo all’assurdo». Pertanto, ci sarà un contenzioso e il sindaco Mangione vorrà raggiungere l’obiettivo dell’estinzione del debito puntando anche sul valore della medaglia d’argento al Merito Civile, conferita dal Presidente Ciampi il 25 gennaio 2005, al termine di una pratica avviata dall’ex sindaco Salvatore Agati: «Tenteremo – dichiara ancora il Sindaco Mangione – anche un’azione politica che faccia notare ai più alti vertici istituzionali le peculiarità di Randazzo e della sua storia durante la seconda Guerra Mondiale. In merito, ho già reso noto ad alcuni membri del Governo la questione e non escludo di scrivere pure al Capo dello Stato. Certo, una maggiore solerzia amministrativa in occasione delle richieste “bonarie” avanzate dallo Stato negli ultimi anni, anche se in maniera discontinua, ci avrebbe forse visto oggi in una posizione più favorevole». Gaetano Scarpignato > S E T T I M A N A L E IDG alcantara di Giarre N. 4 • Sabato 15 Febbraio 2014 7 «Giù le mani dall’ospedale di Taormina!» Un appello che il politico e sindacalista di Giardini Naxos, Giuseppe Russo, ha rivolto al Governatore Crocetta ed all’assessore regionale alla Salute Borsellino, intenzionati a chiudere diversi reparti del nosocomio di contrada Sirina I governanti italiani annunciano continuamente “interventi concreti” atti a risolvere i problemi della popolazione da essi amministrata. Ma sta di fatto che, ormai da alcuni anni a questa parte, l’unica “concretezza” si vede solo ed esclusivamente nell’adozione di provvedimenti che “concretamente” accrescono i disagi per il cittadino. Trattasi di “manovre” che, a detta dei loro ideatori, dovrebbero portare ad una riduzione della spesa pubblica; ma il risultato è che finiscono con l’incidere negativamente sui portafogli dei privati, visto che sopprimendo (alla faccia del decentramento!...) questo o quel servizio in loco, chi vuol far valere, ad esempio, i propri diritti non troverà più la sezione staccata del Tribunale a pochi chilometri da casa, ma dovrà dirigersi alla volta delle lontane città capoluogo affrontando notevoli spese di viaggio e perdite di tempo. Lo stesso dicasi per i servizi sanitari che, sempre in nome del “Dio Risparmio”, dei “patti di stabilità” e della “spending review”, starebbero per essere ridimensionati anche nel comprensorio di Taormina (che, tornando all’esempio di prima, è stato recen- temente “scippato” del proprio Tribunale). In pratica, nell’ottica della spietata logica del risparmio e della razionalizzazione, la Regione Siciliana sarebbe in procinto di accorpare (ossia chiudere) diversi reparti dell’ospedale taorminese “San Vincenzo - Sirina”. Tale “inquie- tante” prospettiva ha messo in allarme il sindacalista e politico di Giardini Naxos (anche se originario del Comune alcantariano di Graniti) Giuseppe Russo il quale, nella sua veste di presidente dell’associazione culturale “Tradizione, Ambiente e Turismo”, ha preso carta e penna per inviare al presi- dente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, ed all’assessore regionale alla Salute, Lucia Borsellino, un’apposita missiva al riguardo. «L’Ospedale “S. Vincenzo” di Taormina – scrive Giuseppe Russo (nel riquadro sulla foto dell’ospedale in questione) – oltre ad essere punto di riferimento sanitario per ben duecentomila persone residenti nei numerosi Comuni ricadenti tra le province di Messina e Catania, insiste in un comprensorio turistico di livello internazionale che, soprattutto nel periodo estivo, ospita utenti di tutte le parti del mondo; tale struttura, pertanto, rappresenta anch’essa, insieme all’offerta turistica, una cartina al tornasole importante delle nostre capacità di accoglienza e di civiltà. Eppure tale ospedale è stato realizzato in una zona strutturalmente inadeguata (carente di parcheggi e strade d’accesso) per il miglioramento della quale le varie autorità si sono in questi anni prodigate a promettere interventi e potenziamenti, salvo poi, come apprendiamo da recenti notizie di stampa, predisporre l’“intervento concreto” della… soppressione, nel nosocomio in questione, di diversi servizi essenziali. Sarebbe, invece, opportuno che i risparmi e le razionalizzazioni andassero ricercati altrove, e non in ciò che serve a garantire la soddisfazione dei diritti fondamentali del cittadino: la gestione “trasparente ed oculata” deve innanzi tutto passare dall’eliminazione dei veri sprechi, a co- minciare dalla riduzione del numero dei parlamentari e dei rispettivi portaborse e dall’eliminazione di quegli “stipendifici” che sono le Regioni. E tutti coloro che sperperano denaro pubblico (parlamentari, assessori, funzionari di partito, ecc.) non vanno semplicemente arrestati (per poi, magari, essere scarcerati…), ma occorre anche procedere alla più utile confisca dei loro beni, altrimenti il popolo italiano continuerà ad essere privato di quei soldi sperperati e che, invece, si sarebbero dovuti impiegare in servizi ed interventi utili alla collettività. Per quanto sin qui considerato, oltre che nella sensibilità del Governatore e del suo assessore alla Salute, confido anche in un impegno serio ed efficace dei sindaci del territorio direttamente interessato ed, in particolare, di quelli di Taormina, Giardini Naxos e Castelmola». Si apprende, intanto, che martedì prossimo (18 febbraio) l’assessore alla Salute, Borsellino e la Commissione Regionale Sanità saranno a Taormina per discutere con gli amministratori comunali sulle sorti del locale presidio ospedaliero. Rodolfo Amodeo Francavilla: il “suicidio” del Consiglio Comunale Prove di dialogo tra renziani e grillini Le valutazioni del capogruppo della maggioranza relativa, Giuseppe Di Natale, sulla probabile decadenza del civico consesso ed i suoi “j’accuse” contro gli esponenti delle opposizioni che l’avrebbero “immotivatamente” determinata rifiutandosi di votare il Bilancio 2013 Il Circolo “Big Bang” di Francavilla di Sicilia ha affidato all’attivista del M5S Antonino Immesi il compito di risollevare le sorti dell’artigianato e del commercio nella cittadina dell’Alcantara N on essendo più in vita il compianto ex sindaco Salvatore Puglisi, il dirigente delle Poste in pensione Giuseppe Di Natale (“Peppuccio” per gli amici) è sicuramente l’attuale decano della politica francavillese avendo frequentato il Palazzo di Piazza Annunziata sin da quando portava i calzoni corti, rivestendo, nei vari decenni, i ruoli istituzionali di consigliere comunale, assessore e vicesindaco. Adesso ricopre la carica di capogruppo consiliare della maggioranza (ormai relativa), anche se, pure per lui, le ore potrebbero essere contate visto che il civico consesso della cittadina dell’Alcantara è a serio rischio di scioglimento non avendo approvato il Bilancio 2013, nemmeno nella recente seduta appositamente convocata da un commissario “ad acta” inviato dalla Regione Siciliana. E quella “maledetta sera” dell’appena trascorso mese di gennaio ha costituito per l’ex democristiano Di Natale (nella foto) il momento forse più amaro della sua lunga vita politica. «Essere protagonista e testimone diretto della fine della democrazia nel nostro Comune – dichiara indignato il capogruppo di “Per Francavilla – Monea Sindaco” – mi ha profondamente rattristato. Anche perché si è trattato di un vero e proprio “suicidio”, visto che è stata una parte di noi consiglieri comunali ad impedire, senza alcun valido motivo, l’approvazione dello strumento finanziario, determinando, così, il probabile scioglimento dell’organo rappresentativo dei cittadini francavillesi». - Perché parla di una bocciatura del Bilancio “senza alcun valido motivo”? «Essenzialmente perché, nella fase in cui eravamo giunti, quanto portato in aula dal commissario regionale (che ha semplicemente ratificato il Bilancio predisposto dall’Amministrazione Comunale) non poteva più essere emendato; tanto valeva, dunque, approvarlo anziché paralizzare i servizi erogati alla cittadinanza (mensa scolastica, assistenza domiciliare, ecc.) ed, addirittura, provocare la “morte” dell’intero organo consiliare eletto appena un anno e mezzo fa. In ogni caso, la richiesta di rinvio della seduta per ulteriori approfondimenti, avanzata da alcuni colleghi consiglieri appartenenti a gruppi diversi dal mio, la si sarebbe potuta approvare, visto che in aula gli avversari dell’Amministrazione Monea sono in maggioranza (otto contro sette); ma, alla prova del voto, le due opposizioni non si sono ritrovate compatte e, pertanto, nessuno ci venga adesso a dire che siamo stati noi della cosiddetta “maggioranza relativa” ad aver “ucciso” la democrazia a Francavilla: ognuno si assuma le proprie responsabilità!». - Ma, prima di approdare a questo “tragico epilogo”, i consiglieri comunali dei vari schieramenti erano stati messi nelle condizioni di poter avere voce in capitolo nella formulazione del Bilancio? «Certamente! Nell’arco del trascorso autunno sono state convocate tutta una serie di riunioni di commissioni e di conferenze dei capigruppo dedicate proprio al Bilancio ed agli atti propedeutici a quest’ultimo (tra cui il Piano Triennale delle Opere Pubbliche). Ma a chi preferisce fare politica stando in piazza o al bar anziché andare a documentarsi, a discutere ed a confrontarsi nelle opportune sedi istituzionali, non è poi consentito lamentarsi di essere stato estromesso dalle decisioni e dalle scelte». - E’ vero che, nei giorni precedenti alla “drammatica” seduta sul Bilancio, gli esponenti dei due gruppi consiliari d’opposizione avrebbero voluto incontrarsi con il commissario regionale e che tale possibilità sarebbe stata loro negata? «Per quanto mi riguarda, poiché, a differenza di “altri” colleghi consiglieri, sono avvezzo a frequentare la casa municipale, non ho avuto alcuna difficoltà ad incontrare il commissario ed a discutere con lui. Lo stesso avrebbe potuto fare qualunque altro consigliere comunale. Ma, a quanto ho capito, coloro che si lamentano si sono rivolti ad “interposte persone”, che del commissario non sono certo i “segretari particolari” e che, come tali, non hanno titolo per prenotare appuntamenti ed incontri con tale funzionario regionale. Anche in questo caso, dunque, noi consiglieri della maggioranza relativa (o “moneiani fedelissimi”, come siete soliti etichettarci voi giornalisti…) respingiamo ogni addebito». - Ma, secondo lei, il Consiglio Comunale di Francavilla decadrà veramente? «Non so se il commissario regionale possa avere una qualche discrezionalità in materia, nel senso di poter convocare una nuova seduta per esperire un estremo tentativo di approvazione del Bilancio. So solo che, dovendoci rigorosamente attenere al dettato della normativa vigente, il civico consesso francavillese si è autodistrutto con le proprie mani». R.A. Da sinistra: Antonino Immesi, Giuseppe Vaccaro e Roberto Buemi U no “scossone” alle logiche politiche tradizionali: è quello che dichiara di voler dare Matteo Renzi, neo segretario del Partito Democratico, il cui esempio viene seguito dalla rete di associazioni culturali “Big Bang” da lui fondata ed articolata in diversi Circoli territoriali. E quello di Francavilla di Sicilia, costituitosi qualche mese fa e guidato dal giovane coordinatore Giuseppe Vaccaro, non sfugge a questa “regola”. Nei giorni scorsi, infatti, tale Circolo si è dotato di quattro “tavoli di lavoro” tematici, per ognuno dei quali è stato designato un referente tenendo conto delle rispettive esperienze professionali e delle competenze personali anziché (come la cosiddetta “vecchia politica”, invece, vorrebbe) della vicinanza a questo o a quell’altro “ambiente”. Per il tavolo che dovrà occuparsi di “Artigianato, Commercio e Promozione”, ad esempio, il “Big Bang” francavillese ha nominato come referente il noto artigiano restauratore Antonino Immesi, il quale non ha mai fatto mistero di essere un attivista del “Movimento 5 Stelle”, che per il “rottamatore” fiorentino non nutre eccessive simpatie. Il maestro Immesi si è, quindi, premurato a diramare una nota di chiarimento al riguardo. «Sono stato invitato ad una pubblica riunione del nuovo Circolo “Big Bang” di Francavilla di Sicilia – precisa Antonino Immesi – nel corso della quale associati e non, riconoscendomi competenze e qualità, mi hanno pregato di rivestire l’incarico di responsabile del tavolo attinente ai settori di cui quotidianamente mi occupo. E devo dire che tutti, a cominciare dal coordinatore Vaccaro, hanno accettato la condizione da me categoricamente posta, ossia quella di rimanere un libero cittadino francavillese non iscritto né al Circolo “Big Bang” e né al Pd. Il regolamento del M5S, del resto, non vieta affatto di confrontarsi con altre forze politiche, ma anzi ci consente di lavorare insieme ad esse per il perseguimento del bene collettivo. Questo perché fare politica non significa dialogare solo tra individui che la pensano alla stessa maniera: viceversa, un vero ed effettivo cambiamento si può ottenere confrontandoci tutti insieme e con le nostre diversità al fine di innescare delle virtuose sinergie in grado di incidere nella realtà e, nel caso che mi riguarda, nel- l’asfittica economia francavillese, che versa in condizioni oltremodo critiche». La nota di Antonino Immesi è stata subito commentata da Roberto Buemi, dirigente del Circolo “Big Bang” di Francavilla di Sicilia in qualità di tesoriere. «Come ha già ufficialmente dichiarato il coordinatore Giuseppe Vaccaro – sottolinea Buemi – la nostra associazione intende stimolare la partecipazione alla vita pubblica di quanta più gente possibile, al di là delle appartenenze politiche. Ed il nostro Statuto tende a favorire effettivamente la meritocrazia, consentendoci di affidare ruoli di responsabilità anche a personalità, come Antonino Immesi, non iscritte a questo Circolo né a qualsivoglia partito, ma che hanno dimostrato professionalità, competenza ed interesse per la comunità in cui viviamo. E visto l’attuale andazzo della politica locale, oggi più che mai si avverte la necessità di creare a Francavilla un clima di dialogo, superando le vecchie contrapposizioni, più personali che ideologiche». R.A. 8 > S E T T I M A N A L E IDG attualità N. 4 • Sabato 15 Febbraio 2014 Ricomincerà la politica? L Giardini Naxos: nuova linfa al Consiglio comunale con la surroga del consigliere decaduto cui subentra Nino Bonavenutara ’anno 2010 fu un anno politicamente straordinario per la città Patria di Tisandros, l’eroe naxiota, vincitore di ben quattro olimpiadi. Fu l’anno della svolta: l’anno che vide il trionfo del candidato a sindaco, Nello Lo Turco, vincitore assoluto nelle competizioni elettorali del maggio 2010. La sua affermazione alimentò la speranza dei giardinesi per un domani migliore e, soprattutto, più produttivo, dopo anni di stasi amministrativa e inattività. Nello Lo Turco era riuscito ad annullare gli avversari, conquistando un voto su tre: una affermazione mai vista. Anche se non era una faccia nuova nella politica paesana, era riuscito a convincere e, convincendo, vincere. E la città cominciò a sperare. Ma la vita amministrativa non fu facile. Non tutto andò liscio. L’Amministrazione appena nata fu scossa da uno scandalo: il primo degli eletti, nella lista vincitrice, la lista del Sindaco Lo Turco, venne coinvolto in uno scandalo di tangenti. Inquisito, venne arrestato e condannato per concussione. L’Amministrazione riuscì a sopportare lo scandalo, ma il Consiglio fu privato di uno dei suoi consiglieri. Per quasi tre anni il Civico consesso di Giardini Naxos ha operato con un consigliere in meno. Il con- sigliere condannato non è stato ancora surrogato. È stato sempre un Consiglio vivace, non sempre omogeneo e disciplinato nelle determinazioni dove maggioranza e minoranza, spesso, si sono confuse, stampellandosi a vicenda, generando dubbi e perplessità. Un Consiglio comunale anomalo, dove non è stato facile, per un osservatore obiettivo ed imparziale, capire dove finiva la maggioranza e dove cominciava la minoranza. Scontri e prese di posizione individuali si sono avuti, specialmente, quando l’argomento da discutere riguardava “concessioni edilizie e lottizzazioni”. Non sempre è stato facile individuare chi fossero i difensori dell’am- biente, del territorio, del paesaggio e chi, invece, vista la mancanza di lavoro causata dalla crisi che ha investito il mondo, era per una più larga interpretazione delle disposizioni che regolano e disciplinano l’edilizia paesana. Tre anni passati con consiglieri, spesso litigiosi, che hanno, a volte, paralizzato la vita amministrativa del paese. Ora le cose stanno per cambiare. Finalmente, il consigliere condannato è stato dichiarato decaduto e potrà essere surrogato. Verrà sostituito dal geometra Nino Bonaventura, un tecnico nel campo dell’edilizia. La domanda che corre sulla bocca dei giardinesi è questa: quale sarà il comportamento del nuovo entrato? Sposerà la tesi ambientalista e della protezione del paesaggio e del territorio, già compromesso quasi in modo irreversibile dagli scempi del passato, o sarà sensibile ai bisogni lavorativi della classe operaia ed imprenditoriale, mostrando disponibilità per una più ampia interpretazione nel campo delle costruzioni? Fino ad ora, maggioranza e minoranza si sono scambiati i ruoli, mostrando un ibrido equilibrio, che è stato basato sui voti ballerini di determinati consiglieri. La nomina di Nino Bonaventura modifica profondamente il comportamento del Consiglio. Il suo voto sarà determinante nelle lottizzazioni che verranno presentate. Il futuro di determinate scelte, sempre rimandate, per la indeterminatezza della parità, sta ora nel suo voto, il quale sarà determinante e, quindi, condizionerà qualsiasi decisione. Il tempo ci dirà come evolveranno le situazioni. A Nino Bonaventura, dalle pagine di questo giornale, vogliamo dare un consiglio: ogni qualvolta ci sarà da prendere una decisione importante, mediti, rifletta e ricordi che le esigenze del paese, profondamente martoriato e offeso, sono prioritarie e stanno al di sopra di ogni interesse personale o di schieramento. Francesco Bottari “Personne n’est exclu” All’insegna dell’inclusione sociale la mostra con gli scatti di Jessica Hauf che ritraggono azioni teatrali degli spettacoli di “Néon”, compagnia siciliana con attori portatori di handicap G ià dal titolo “Personne n’est exclu” (Nessuno è escluso), un pezzo di Sicilia, dopo aver oltrepassato l’Italia, è diventata protagonista di una interessante mostra allestita a Losanna, in Svizzera, all’insegna dell’inclusione sociale. Lo scorso 10 febbraio, infatti, nella città elvetica, è stata inaugurata la mostra della fotografa svizzera Jessica Hauf che ha per soggetto le azioni teatrali di alcuni spettacoli quali “L’incanto”, “Il coraggio è una cosa” e “Thank you mister Down”. Si tratta di spettacoli messi in scena, in Sicilia, dalla “Nèon”, l’associazione culturale fondata nel 1989 a Catania da Piero Ristagno e Monica Felloni, che ha dato vita al “Teatro delle diversità” e a diverse compagnie tra le quali «Bagnati di luna–AIPD», gruppo formato in prevalenza da attori down. Fino al prossimo al prossimo 10 marzo ci saranno ventitre fotografie, in formato 50x70, esposte per un mese nella prestigiosa “Ècole d’études sociales et pédagogiques”, che rega- leranno ai visitatori uno spaccato fotografico dell’esperienza teatrale, originale e appassionata, di una compagnia che rivela sul palcoscenico la diversità e l’unicità di ogni singolo artista. Durante il periodo di apertura della mostra, è prevista, inoltre, la partecipazione degli studenti delle scuole cittadine e il 17 febbraio sarà realizzato un collegamento in videoconferenza con Catania, che consentirà ai giovani partecipanti e visitatori svizzeri di dialogare con Piero Ristagno, Monica Felloni e con gli attori della compagnia “Bagnati di luna”. A creare questa cornice davvero unica per intensità e significato sociale, sono gli scatti di Jessica Hauf, fotografa specializzata, sin dall’inizio della sua carriera, nel settore dei grandi eventi culturali. Ha lavorato per il teatro e per il cinema ed è l’ideatrice di un programma di scuola per fotografia e una galleria d’esposizione permanente per un gruppo di giovani rifugiati a Belgrado. Un progetto meritorio che ha ricevuto vari premi, proprio a sottolinearne la va- lenza culturale ma, soprattutto, sociale. Dal 2004, si è dedicata anche al “Teatro delle Diversità”, seguendo molti lavori teatrali con attori portatori di handicap. «Questa mostra – ha sottolineato Jessica Hauf – nasce da tanti anni di lavoro a fianco di molti giovani portatori di handicap psichici o fisici, che ho avuto la fortuna di veder crescere in teatro. Ho avuto la possibilità di tastare l’evoluzione di questi ragazzi e di assistere alla realizzazione di quello che sembrava impossibile. L’opportunità di fotografarli mi ha permesso di seguirli in questa meravigliosa avventura che è il teatro». Un traguardo che ha emozionato, non poco, i fondatori di Néon, Piero Ristagno e Monica Felloni: «La nostra esperienza teatrale, da sempre, è volta a creare, attraverso l’arte del teatro, una cultura basata sul valore esistenziale dell’essere umano. Ogni persona, secondo l’originale visione di Néon, diventa poesia che si manifesta attraverso tutte le forme alle quali è possibile accedere: corpo, voce, movimento, istinto. Il teatro diventa, quindi, una sorta di scrigno dal quale è possibile estrarre e scoprire nuove e infinite forme di arte e di poesia». Salvatore Rubbino Due mondi, tra cuori e stelle Pazzo San Valentino: una scuola rimane chiusa e università aperta di sera. Ma a tutto c’è una spiegazione I l quattordici febbraio è, da sempre, una giornata un po’ particolare. Una data maledetta per tutti i “diversamente accoppiati”, a cui non resta che sospirare in attesa di incontrare l’anima gemella. E non è una festa molto più gradita neanche ai portafogli dei mariti e dei fidanzati meno romantici. Ma a Grammichele, in provincia di Catania, va meglio agli oltre 200 alunni che possono beneficiare di un giorno di vacanza. Rimbalza velocemente sul web la singolare ordinanza che vede protagonista il liceo artistico “Raffaele Libertini”: a San Valentino l’istituto rimane chiuso, esattamente come se si trattasse di una data rossa sul calendario. Dietro la decisione del dirigente scolastico Salvatore Inzirillo, però non c’è l’intenzione di istituzionalizzare la famosa festa degli innamorati, ma semplicemente buon senso. Di fronte alle assenze degli studenti che si sono verificate negli anni passati, l’istituto ha deciso di utilizzare uno dei quattro giorni di vacanza annuali a disposizione delle scuole. E così, fidanzatini e single “vissero tutti felici e contenti”, verrebbe da aggiungere. Ma come spiegare invece l’apertura serale dell’ex monastero dei Benedettini che ospita oggi il dipartimento (facoltà) di Lettere, Filosofia e Lingue? In nome dell’amore? Sì, ma nei confronti del nostro pianeta: per una sera sono state spente le luci per aderire alla campagna di sensibilizzazione “M’illumino di meno”. Giunta alla sua decima edizione, la maratona nazionale del risparmio energetico, lanciata dalla trasmissione radiofonica Caterpillar, ha fatto tappa anche a Catania. Dopo un concerto strumentale in rigorosa penombra, sono state organizzate delle visite guidate all’interno dei sotterranei e delle cucine dell’antico monastero, di Giarre Tessuti di parole per l’anima Nel cromatismo bianco dal riflesso nero vive il “Vestito zebrato” di Roberta Musumeci V ellutate parole tessono tele di liriche che vestono l’anima con l’antitesi cromatica per eccellenza. Poesie color bianco, ma dal riflesso nero. E viceversa. Questo è il “Vestito zebrato” di Roberta Musumeci. Il giorno e la notte proteggono strane ed indifese creature del reale, come il “Ragno cavato”, immobili “Giraffe” di pelouche, o un “Topolino” impaurito, che potrebbero benissimo abitare le pagine del celebre “Alice nel paese delle meraviglie” di Lewis Carroll. Ed indifeso è l’animo della poetessa, immersa nelle problematiche del quotidiano, tra sinusoidali alti e bassi, piccoli momenti di forza ed altrettanti di debolezza, tipici dell’essere uomo “(…) Dovrei darti più sicurezza / smettere di essere gelosa // Per oggi / posso solo girarti / lo zucchero nel caffè”. C’è tutto un vissuto, un vivente ed un vivere in divenire, tra le pagine di questa silloge: un’esplorazione a 360 gradi del globo terrestre e delle esperienze che gravitazionalmente ne fanno parte, problematiche socio-politiche incluse, come in “Annunciazione” (“Seduti / davanti alla TV / attendiamo / che durante la pubblicità / venga annunciato / il nostro prossimo nemico (…)”), o in “Laureati” (“Siamo stati illusi / di essere in difetto / se privi di certificazione (…)”), dalla quale emergono le “attese tradite”. Si sfiora e poi si penetra la sfera dei rapporti interpersonali come in “Scuse accettate” ed “Amicizia strisciante” dall’incisivo incipit (“Con solenne investitura / venni eletta / destinataria / di inusuali confidenze / malcelate in sorrisi irriverenti / e scandite da notifiche / invadenti (…)”). Manipolazioni, un tempo alchemiche, si convertono alla tecnologia (“Ho comprato potenti lampadine / per ricreare il giorno di notte // Soli artificiali / che scacciano pazzie notturne (…)”). Ed i “Castelli in aria” della Musumeci, non sono i comuni castelli di sabbia che il vento solleva da terra e distrugge, bensì sofisticate ed eleganti opere di ingegneria edile nel segno dell’unicità “Ho costruito / castelli in aria / con decori / barocchi // Progettati / da architetti / viziosi e ambiziosi (…)”. La poetessa, dunque, si mette a nudo vestendo unicamente di bianco e nero, con motivo zebrato, attraverso cui può penetrare solo la sensibilità di chi osserva con minuzia dalla lente di un microscopio e non da quella di un cannocchiale. Quest’ultimo può servire ad osservare la luna, certamente, ma occorre prima conoscere le piccole cose, quelle più intime, per poi apprezzare appieno la grandezza degli astri. È così che si offre alla poesia Roberta Musumeci con l’opera prima “Vestito zebrato”, edita da Prova d’Autore. La silloge è stata presentata lo scorso 19 gennaio, nello splendido e gremito “Salone degli Specchi” del Palazzo di Città di Giarre, dalla dott.ssa Renata Governali, dalla prof.ssa Francesca Taibbi, e dal direttore letterario della stessa Casa Editrice, il prof. Mario Grasso, che ha curato anche la prefazione della silloge. Alcune liriche del libro sono state lette dalla stessa autrice e dalla dott.ssa Lucia Marino. Francesco Foti C ontinuerò a crescere con illuminazione a “impatto zero”. Perché, spegnere per una sera le luci, può essere utile per ”risparmiare” alla nostra cara terra una quantità ingente di CO2. O per creare l’atmosfera giusta per esprimere tutti i propri sentimenti romantici. Antonio Percolla Dipingo il tuo viso con le mie parole, i tuoi occhi sono pieni di colori. Voglio respirare il tuo amore, per poter percorrere le strade, che ci sono dentro di te. Con il profumo della mia terra, continuerò a crescere… e non smetterò mai di guardare il mare. Vito Cutuli