N e w s l e t t e r N u m e r o 8 G I U G N O 2 0 0 7 Editoriale............................................................................................................................................. 3 RICERCA & SVILUPPO Quantum devices for voltage metrology and photon counting............................................................ 4 Sub-nanoradian angle measurements.................................................................................................. 8 Shape Memory Actuators for Automotive Applications...................................................................... 12 An overview of the Integrated Project Nanoker “Structural ceramic nanocomposites for top-end functional applications”..................................................................................................................... 17 Design and Development of Advanced Nanosensors and Nanochips for Human Health and Food Safety*.............................................................................................................................................. 21 Nanoscopic polyelectrolyte multilayers as tool for medicine................................................................ 25 The Technology Cluster in Molecular Biomedicine of Region Friuli Venezia Giulia................................ 27 Le implicazioni giuridiche della nanomedicina.................................................................................... 28 Trasferimento tecnologico: le nanotecnologie dal laboratorio al mercato............................................ 30 N o t i z ie in b rev e Master in Tecnologie per la Micro e Nanoelettronica Università di Roma “La Sapienza”..................... 35 Consorzio Nazionale Interuniversitario per la Nanoelettronica............................................................. 35 Primo Certificato di valutazione su prodotti nanotecnologici.............................................................. 36 Rapporto del Parlamento Europeo sui nanomateriali.......................................................................... 36 Governance delle nanotecnologie in UK............................................................................................. 36 S e m inari & C onve g n i Eventi passati Nanotech 2007 NSTI International Conference . ................................................................................ 37 Convegno-Scuola Materiali Polimerici Ibridi e Nanostrutturati e l’Associazione Italiana Scienza . e Tecnologia delle Macromolecole. . .................................................................................................. 39 1st Italian workshop on carbon nanotubes for electronic applications (ICNTE2007)............................ 40 Workshop EPISTEP............................................................................................................................. 40 Nanoforum 2006: l’ultrapiccolo diventa grande................................................................................. 41 Eventi futuri IV Simposio Segredifesa..................................................................................................................... 41 Nanochallenge 2007 e Polymerchallenge.......................................................................................... 41 NanoItalTex 2007............................................................................................................................... 42 A lt ri even t i Periodico di informazione sulle nanotecnologie giugno 2007 Supplemento a Notizie Airi n. 155 marzo-aprile 2007 Anno XXII - 2007 Bimestrale Abbonamento annuo • Soci Euro 49,00 • Non soci Euro 70,00 Spedizione in abb. postale comma 20 lett. B art. 2 L. 23.12.96 n. 662 Roma/Romanina Pubblicità 45% Autorizzazione Tribunale di Roma n. 216 del 29 aprile 1986 Redazione AIRI: 00198 Roma Viale Gorizia, 25/c tel. 06.8848831, 06.8546662 fax 06.8552949 e-mail: [email protected] www.airi.it - www.nanotec.it Workshop NanoMetrology 2007 Metrology for Nanotechnology June 14-15, 2007 - Torino (Italy) National Institute of Metrological Research - INRIM • Nanofabrication, top-down techniques, nanoelectronics, quantum devices • Surfaces, layers and atomic scale metrology • Nanostructured materials, nanocomposites, particles analysis • Interdisciplinary techniques AIRI / Nanotec IT Roma | Tel. +39 068848831 - 068546662 | [email protected] | www.nanotec.it National Insitute for Metrological Research Torino | Tel: +39 011 3977 469 | www.inrim.it p r im o pian o t Editoriale Le nanotecnologie stanno progressivamente passando dai laboratori di ricerca al mercato ed il numero dei cosiddetti “nanotechnology-related products” continua a crescere in maniera costante e con velocità crescente. Secondo un’indagine fatta dal Woodrow Wilson International Center for Scholars americano, dal marzo 2006 al marzo 2007, il numero di tali prodotti censiti è passato da 212 a 475, vale a dire un incremento del 124% da un anno all’altro! I settori ai quali questi prodotti fanno riferimento sono i più disparati e vanno dai dispositivi elettronici ai cosmetici, dal tessile e abbigliamento, al biomedicale e all’alimentare, dall’automotive e aerospazio agli articoli sportivi. Insomma, anche se la piena realizzazione delle attese poste nelle nanotecnologie è collocata su un orizzonte ancora abbastanza lontano, la progressione è costante, sta accelerando e molti prodotti che incorporano le nanotecnologie sono ormai già nelle mani dei consumatori. Anzi, le nanotecnologie sono utilizzate come strumento, talvolta decisivo, di vantaggio competitivo. Questo mercato, quello cioè di prodotti che incorporano nanotecnologie, è ormai dell’ordine di 50 miliardi di dollari e, secondo alcune stime, nell’arco di 10-15 anni questo dovrebbe raggiungere dimensioni superiori ai mille di miliardi e rappresentare il 10-15% della produzione mondiale. Come indicato dagli esempi appena citati, anche settori cosiddetti maturi se ne possono avvantaggiare ed il convegno organizzato da AIRI/Nanotec IT sull’impatto delle nanotecnologie sul Made in Italy vuole appunto mettere in evidenza come queste tecnologie emergenti già trovano spazio in questo ambito ed un loro impiego più ampio può costituire un’arma vincente per sostenere e rilanciare settori nei quali la caratteristiche distintive che li hanno resi vincenti non sono piu’ talvolta del tutto sufficienti per respingere un concorrenza sempre piu’ globale ed aggressiva. La valenza strategica delle nanotecnologie è ormai ampiamente accettata ed è aumentata dal fatto che a queste tecnologie viene anche riconosciuta la capacità di facilitare la messa a punto delle cosiddette “clean technologies” cosi’ che, praticamente in tutti i paesi piu’ avanzati, ma anche in quelli emergenti, l’attenzione e l’impegno per promuovere lo sviluppo di nanoscienze e nanotecnologie e delle loro applicazioni è forte e crescente ed è spesso una vera e propria priorità nazionale. Ancorché il contributo economico dei privati per l’attività di R&S in questo campo sia ormai in alcuni paesi, USA in prima fila, superiore a quello pubblico, quest’ultimo è infatti ancora essenziale per sostenere adeguatamente la crescita e l’impegno ed in una gran parte di questi paesi ciò avviene nell’ambito di iniziative nazionali specifiche attraverso le quali sono assicurati finanziamenti adeguati, viene creata una visione comune, è favorita la individuazione di priorità, sono facilitati networking e collaborazione. Nel nostro Paese, ancorché l’impegno nelle nanotecnologie sia notevole e qualificato, come dimostrato dal Censimento Nanotec IT ed anche dai contributi presenti in questo numero della newsletter, ciò ancora non avviene. AIRI/Nanotec IT, fin dalla costituzione, ha auspicato, anche su queste pagine, e si è adoperata, perché anche in Italia fosse attivata una iniziativa nazionale per le nanotecnologie ed ancora una volta vogliamo ribadire l’urgenza di tale iniziativa. La diffusione crescente di “nano-prodotti” rende sempre più necessario un impegno forte, la messa a punto di norme e strumenti specifici (la metrologia è uno di questi, e proprio alla nanometrologia è dedicato il convegno organizzato insieme ad INRIM e due degli articoli presenti in questo numero) e, più in generale, di adoperarsi per favorire uno sviluppo responsabile di questo settore. Una iniziativa nazionale per le nanotecnologie faciliterebbe tutto questo. Elvio Mantovani Direttore Nanotec IT N e w s l e t t e r N an o t e c i t R I C ER C A t & S V I L U P P O Quantum devices for voltage metrology and photon counting V. Lacquaniti, A. Sosso, D. Andreone, S. Maggi, N. DeLeo, M. Fretto, C. Portesi, S. Borini, M. Rajteri, R. Rocci, E. Monticone Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica, INRIM Introduction The activity on quantum micro and nanodevices for metrology developed at INRIM has contributed to the development of Josephson junctions for new voltage standards and of high quality detectors for.photon counting. In the following we report on some properties of Nb/Al-AlOx/Nb overdamped junctions which can be useful to overcome some basic problems of state of the art Josephson array circuits and of MgB2 devices for mid superconducting electronics. In particular the high values of critical current density and characteristic voltage, together with the temperature dependence of the overdamped jucntions look promising for the realization of improved devices for programmable and AC voltage standard, where a simple fabrication process, a moderate number of junctions and the possible use of cryocoolers with reduced power dissipation can open the employ of these standards to a more widespread employ than for primary metrological institute. On the other hand the discovery of superconductivity at 39 K° in MgB2 offers the possibility of a new class of high-speed superconducting electronic devices due to their favorable combination of higher critical temperature than conventional BCS superconductors and a symmetric order parameter with a large superconducting gap. 1. Josephson junctions for improved AC voltage standard As known, nowadays the most precise voltage measurements and calibrations are based on the Josephson effect. When a Josephson junction is phase-locked to a stable external oscillator, very accurate DC voltages are generated at discrete values Vn = nfΦ0 , f being the frequency of the external oscillator, Φ0 the flux quantum and n = 1, 2, 3,….. In primary DC voltage calibrations, reproducibility in the range of 10-10 has been reached 1. Even if conventional Josephson voltage standard arrays of highly hysteretic tunnel junctions operated at 4.2 K generate maximum DC voltages of 10V, it is very difficult to rapidly adjust a certain voltage in order to synthesize precise AC voltages with sufficient output level. Therefore special Josephson arrays junctions with non-hysteretic current voltage characteristicare are used to realize programmable quantum voltmeters and standards. Practically, these devices allow to make use of the first voltage step only. Since the operating frequency is limited for technical reasons, even for a maximum output voltage of only 1 V, a large junc N e w s l e t t e r N an o t e c i t tion number with an extended microwave distribution circuit is needed 2. In order to realize circuits involving a large number of junctions, several requirements should be fulfilled, like ruggedness and uniformity of materials, as well as the reproducibility of fabrication process. A relevant parameter to be evaluated in such applications is the value of the critical current density, since it has implications on the maximum allowable current and on the junction size, whose value sets the circuit dimensions. The characteristic voltage, Vc = Ic Rn , (critical current per normal state resistance), is also to be considered, since it determines, through the Josephson relation V = n(h/2e)f the operating frequency and number of junctions needed to achieve a voltage suited to metrological applications. An important aspect is the dependence of the critical current Ic on temperature. This parameter is indeed relevant where large superconducting circuits are used, to prevent unwanted transitions, and becomes crucial in experimental setups with a cryocooler, to know how the junction properties degrade by increasing the temperature above liquid helium. Concerning the materials, the possibility of using large arrays of a High Temperature superconductor or MgB2 is not yet available, since the technology of these junctions do not allow to achieve the required integration level, and therefore they do not satisfy the mentioned requirements. The best examples of large circuits for Voltage standards so far are made of niobium and niobium nitride based junctions, the last one requiring some further development respect to the Nb process3 . At INRiM we have developed Nb/Al-AlOx/Nb junctions, where a thick aluminum layer actually shunts a thin oxide barrier. The transition from an hysteretic to a non-hysteretic I-V characteristic is achieved starting from the well established fabrication process of the conventional SIS junctions, by varying a few fabrication parameters, namely the aluminum thickness and the oxidation exposure. The deposition of niobium base and top electrodes films and that of the wiring layer were performed in a RF sputtering system, while the patterning of the electrodes was achieved by lift-off, RIE and liquid anodization. While the typical junctions dimensions were 5 µm wide, the junctions had an aluminum thickness ranging from 50 to 100 nm, far thicker than the equivalent SIS hysteretic junctions, whose alumi- R I C ER C A num layer is no more than 10 nm thick. The oxide insulating barrier, which in the SIS junctions produce the hysteretic behaviour, is correspondingly thinned, by employing oxidation exposures (defined as the product of the oxigen pressure in Pascal for the oxidation time in seconds) ranging from 50 to 400 Pa·s.4 The combination of a thickened aluminum film and a thinned oxide layer results in the shunting of the junction capacitance, originating a monotonic I-V characteristic similar to the intrinsically or extrinsically overdamped junctions, like the metallic barrier SNS or the double barrier SINIS. However these junctions show definite advantages compared to both these well assessed technologies, in fact, the data reported in the literature for the various type of Josephson junctions experimented so far, indicate that they hardly satisfy the requirements cited in the introduction. While SINIS do not provide adequate values of Jc , requiring a size as large as 100 µm2. SNS, if have high enough Jc, do not attain Vc values compatible with radiating frequency of 70 GHz, the most suitable for a reasonable circuit integration. In comparison our overdamped Nb/Al-AlOx/Nb junctions, show both high enough Ic values more than 10 kA, and Vc values, also above 0.5 mV at 4.2 K. These parameters have proven to be reproducible, stable in time and homogeneous on a 2.5 cm side chip. An interesting feature of these junctions is their temperature behaviour, since the dependence of the critical current and the characteristic voltage is a relevant feature for the application to measurement circuits operating in cryocooler set-up. As a matter of fact, apart niobium nitride based junctions, no other overdamped junctions fabricate with niobium electrodes can be satisfactorily used above 4.2 K, since neither SINIS nor SNS junctions have adequate values of Jc,(SINIS) or Vc, (SNS) at T >4.2 K and for the sharp dIc(T) /dT behaviour. The Ic(T) dependence meaured on our overdamped junctions is somewhat intermediate between the SIS-like and the pure SNSlike behaviour, showing a moderate reduction of Ic as of Vc, since there is no change of Rn in this temperature range. the critical current measured with an overdamped junction, in the same range of (normalized) temperatures. Three distinct temperature ranges have been found, and in particular, Jc and Vc values at temperatures above liquid helium still compatible with an employ in voltage standard circuits and suitable for the realization of compact and less expensive measurement systems involving cryocooler setup have been measured (figure 1). As a matter of fact, a major problem when thinking of using series arrays circuits for programmable voltage standards or for AC synthesis is the necessity of both the maximization of the quantized step amplitude and minimization of the power dissipated in the helium bath. The analysis carried out by Kautz states that these conditions are & S V I L U P P O t achieved when the characteristic junction frequency of the device, related to the characteristic voltage by the Josephson relationship Fc = 2e/h Vc , has about the same value as the RF drive frequency F of the signal radiating the array. F/Fc = 1. For F/Fc < 1 the step amplitudes is reduced, while for F/Fc > 1 there is a considerable increment in the dissipated RF power. First experiments carried out on INRIM junctions with a characteristic voltage of 250- 400 µV at 4.2 K, have shown that ample and stable voltage stesp can be obtained up to a temperature corresponding to 0.8 T/Tc. In figure 2 the profile of the n=1 step measured with sub-microvolt accuracy at 5.4 K is compared to the same step at 4.2 K. Despite the reduction, due to the decrement of Ic, the step is about 1.5 mA wide at the higher temperature. Figure 1 Temperature dependence of Nb/Al-AlOx/Nb overdamped junctions from 2 K to the transition to the normal state. Figure 2 Comparison of the amplitude of the step n = 1 (153 µV) at 4.2 K and 5.4 K for a single junction radiated at 75 GHz, step voltages (x axis) are slightly shifted for clarity. By fabricating these junctions with a combination of niobium and aluminum films thickness able to give a transition temperature near the bulk value of 9.1 K, it is possible to realize standards operating at temperatures as high as 6-7 K, allowing an advantageous cryocooler operation. N e w s l e t t e r N an o t e c i t R I C ER C A t & S V I L U P P O 2. MgB2 nanodevices Part of the work carried out at INRiM is devoted to fabrication and characterization of superconducting nanostructures and superconducting device including nanobridges for application in superconducting electronics. Since 2001, nice results in this fields have been obtained by fabrication and structuring magnesium diboride thin films. Superconducting properties have been discovered in MgB2 in Janaury 2001 and quite soon it became clear that its electrical and transport properties make it interesting in perspective of fabrication of superconducting electronic devices. Actually, MgB2 shows a relatively high Tc among intermetallics compounds (40 K), simple structure, low anisotropy, large coherence lengths, transparency of the grains boundaries to current flow5,6,7. In collaboration with the Low temperature Division at the University of Twente, we obtained nice results in the fabrication and characterization of an MgB2 SQUID magnetometer with a directly coupled pick-up loop. SQUID, or Superconducting Quantum Interference Devices, are used to measure extremely small magnetic fields. They are one of the most sensitive magnetometer known and their extreme sensitivity make them for studies in biology (e.g. in magnetoencephalography analysis). For fabricating the MgB2 films, we used an all-in-situ technique, consisting in the co-evaporation by electron gun of B and Mg, then followed by in-situ annealing. Then, we realized the superconducting device, which incorporates two nanobridges as weak links in the superconducting loop. In figure 3 the design of the magnetometer is shown. Five SQUIDs are coupled to the same inductance shunt. Two 240 nm wide nanobridges were fabricated in the 5 ��������������������������������� µ�������������������������������� m wide predefined striplines of each SQUID by Focused Ion Beam (FIB) milling. The width, height and length of the nanobridges were 240 nm (FWHM), 100 nm and 150 nm, respectively, as determined from the known film thickness, beam profile and FIB etching parameters. The magnetometer was characterized at different temperatures and also measurements of the noise levels have been performed. The device showed Josephson quantum interference up to 20 K and the calculated effective area at low temperatures was 0.36 mm2. Beside FIB, other techniques are suitable for fabrication of nanostructures based on thin films. One of the most popular and convenient is the electron Beam Lithography (EBL) technique, which uses a beam of electrons to generate patterns on a surface and its primary advantage is that it is one of the ways to beat the diffraction limit of light and make features in the sub-micrometer N e w s l e t t e r N an o t e c i t regime. Moreover, if compared to EBL, the FIB milling, presents some limits, as the limited flexibility in terms of geometry definition, and the possible implantation of Ga+ ions in the material, which can be detrimental to the superconducting properties. By an Electron Beam Lithography (EBL)-based method, we defined MgB2 superconducting nanostructures and meanders. The fabrication of superconducting nanobridges or meander is an essential step in perspective of fabricating superconducting devices such as Superconducting NanoTransistor (SNT) or Superconducting Single Photon Detectors (SSPDs). Films were fabricated by all-in situ technique and the process steps that form the nanogeometry including the nanowires were the following: electron beam lithography, removal of the uncovered MgB2 by Ar milling (fabrication of the nanostructures), optical lithography, and second Ar milling to define the microstrip. Figure 3 The design of the magnetometer with directly coupled pick-up loop, with a magnification of the 5 μm wide striplines in which the nanoconstrictions are etched. Figure 4 Voltage modulation of the magnetometer with directly coupled pick-up loop versus applied magnetic field at 14 K for different values of the bias current. In figure 5 SEM and AFM images of MgB2 nanobridges ad meanderlines are reported, together with the resistance vd temperature measurement both of a 450 nm wide nanostrip and of the sample before nanostructuration. R I C ER C A (a) (b) (c) & S V I L U P P O t Electrical and surface analysis of the nanobridges showed that the structuring process by EBL-based method doesn’t affect the superconducting and morphological properties of the material8. In this work, we demonstrated that the nanopatterning technique is quite flexible, and various nanostructures of different shapes may be obtained by this method. Furthermore, the electrical characterization shows that the whole nanostructuring process does not damage the material, and the superconducting properties are preserved. These results open the possibility of fabricating new MgB2 nanodevices. Conclusions We have described quantum devices for precision measurement which are being developed at INRIM. A type of overdamped Josephson junctions suitable for the realization of programmable and AC voltage standard operating at temperatures above liquid helium in cryocooler setup have been tested showing quantized voltage steps of sufficient amplitude and stability up to 7 K. MgB2 nanodevices fabricated with different nanopatterning techniques have shown electrical properties useful for the realization of several quantum sensors. References 1. C. A. Hamilton, “Josephson voltage standards”, Rev. Sci. Instrum., vol. 71, pp. 3611-3623, Oct. 2000. 2. J. Kohlmann, F. Muller, R. Behr, D. Hagedorn, J. Niemeyer, “SINIS junction series arrays for the Josephson arbitrary waveform synthesizer”, IEEE Trans. on Applied Supercond., Vol. 15, no. 2, pp. 121-124, June 2005. 3. A.Shoji, H. Yamamori, H. Sasaki, and M. Ishizaki, “NbN-based digital to analog converters for a programmable jpsephson voltage standard”, Proc 2006 CPEM Conf, June 2006, pp. 444-445. 4. V. Lacquaniti, C. Cagliero, S. Maggi, R. Steni, “Overdamped Nb/Al-AlOx/Nb Josephson junctions,” Applied Physics Letters, n. 86, 042501, 2005. 5. Shimakage H, Tsujimoto K, Wang Z, and Tonouchi M, 2004 Supercond. Sci. Technol. 17 1376–1380. 6. Ueda K, Saito S, Semba K, Makimoto T and Naito M, 2005 Appl. Phys. Lett 86 172502-1–172502-3. 7. Shimakage H, Tsujimoto K, Wang Z, Tonouchi M, 2005 Appl. Phys. Lett. 86 072512-1–072512-3. 8. C.Portesi, S. Borini, G. Amato, and E. Monticone, 2006 J. of Appl. Phys. 99, 066115. Contacts Vincenzo Lacquaniti INRIM Strada delle Cacce 91 10138 Torino Tel. 0113919434 email [email protected] (d) Figure 5 (a) and (b) SEM and AFM images respectively of MgB2 nanobridges. (c) SEM images of MgB2 meander lines. In all cases, the nanometric structures have been defined by EBL-based method. In (d), the R(T) measurements of a 450 nm wide nanowire (straight line) and of the as-grown film (dashed line). N e w s l e t t e r N an o t e c i t R I C ER C A t & S V I L U P P O Sub-nanoradian angle measurements Marco Pisani and Milena Astrua Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica, INRIM Introduction We present a simple method to measure the rotation of a mirror with a sensitivity of fractions of nanoradian. The method makes use of a standard autocollimator and an arrangement of two quasi parallel mirrors. Applications in high precision actuators are foreseen. Small angle measurements in the scale of thousandths of arcseconds or nanoradians are often needed in metrological applications as the calibration of angle measuring instruments like precision autocollimators and electronic levels, the calibration of angle artefacts and for planarity measurements. Very small angle measurements are also needed in many science fields, as for example to control the straightness of the translation stages of X ray interferometers1, to control the angle between mirrors in interferometric telescopes used for astrometry2, to measure the rotation of a torsion balance used to measure the gravitational constant G3-4 or the Casimir force5, to measure the cantilever deflection in atomic force microscopes (AFM)6, to measure angular accelerations etcetera. The most popular instruments for angular measurement are the autocollimator7 and the differential interferometer8. The autocollimator (AC) projects a beam of collimated light on the mirrored surface to be monitored and measures the angle with which the beam is reflected back. It is simple and easy to use, but its sensitivity hardly exceeds 1/100’’ (50 nrad), this because its amplification factor is given by the ratio between the focal length of the optical system and the spatial resolution of the light sensitive detector. Hence, a high sensitivity means a very long focal length, which in turn means increased mechanical stability. As an example, an autocollimator having a focal length of 50 cm in order to resolve 1/1000’’ (5 nrad), should have a detector resolution and a mechanical stability of 2,5 nm. Interferometric angular measurements are based on the measurement of the optical path difference d between the two parallel arms of a Michelson interferometer placed at a given distance D: α = d/D (rad). The technique needs a rather complicated set-up to be implemented and is not easy to use on a flat mirror (indeed it usually makes use of retroreflectors). Further, due to its intrinsically limited resolution, in order to measure small angles a large distance between the measuring beams must be used (e. g. with a typical resolution of 1 nm, to measure 1/1000’’ a 20 cm diameter mirror is needed). N e w s l e t t e r N an o t e c i t Other techniques as the Fizeau phase shifting interferometer, the critical angle method, or the total internal reflection interferometer9-10 can achieve excellent results but with rather complex instruments. In this paper we describe an angle amplification technique which converts a very little tilt in an angle large enough to be easily measured with standard techniques. Angle amplification principle To see how the angle multiplication works, let us start from the basic laws of the geometrical optics (known by Archimedes almost 2300 years ago). Consider a light ray impinging on a mirror with an incidence angle α and reflected back with a reflection angle α. If we rotate the mirror by an angle γ, the reflected ray is rotated by an angle 2γ, i. e.: the rotation of the reflected ray is equal to the rotation of the mirror multiplied by a factor two. Let us now consider two faced parallel mirrors A and B and a ray hitting mirror A with an incidence angle α. The ray will bounce a number of times between the two mirrors and eventually will come out with the same angle α. If we rotate the mirror A by a small angle γ (where γ << α), any reflection on mirror A has the effect to add a rotation 2γ to the ray. Consequently, at the output, the ray is rotated in the same direction by an angle 2NΑγ where NA is the number of reflections on mirror A (the same happens when mirror B is rotated, but now the effect has opposite sign: the rotation is - 2NΒγ) . Let us consider again a light ray impinging on mirror A with an angle α, but now with mirror B placed at an angle β with respect to A. By simple geometrical considerations, is easy to see that if the ratio α/β is an integer number, after α/β + 1 reflections the ray will hit the mirror orthogonally being reflected back on itself, so, after other α/β reflections, it will come out in the same direction α. This configuration is called autocollimation. As an example, in fig. 1 the case where α = 30° and β = 10° is considered. Looking at the solid line, we see that the fourth reflection occurs orthogonally to mirror B. After the seventh reflection the ray is reflected back on itself. As in the case of parallel mirrors, if we rotate mirror A by an angle γ, (e.g. γ = 1°, dashed mirror and ray) after the seventh reflection the ray is rotated by 8° with respect to the input, having gained a rotation equal to 2γ each reflection on mirror A. In general we will have: GA (gain for rotations of mirror A) = 2 NA = 2(1 + α/β), GB (gain for rotations of mirror B) = -2 NB = -2 α/β R I C ER C A This autocollimation configuration was chosen for the realization of the experiment because the input and the output of the laser beam occurs at the same side of the mirrors allowing a more compact set-up, furthermore the maximum number of reflections is about four times larger than in the parallel mirrors configuration; this can be understood considering that the spacing between the reflection points on the mirror decreases constantly down to zero and that the beam runs twice along the mirrors. & S V I L U P P O t switching the power supply. Modulation frequencies between 100 Hz and 10 kHz have been tested. An infrared laser (760 nm) was also used obtaining similar results. Figure 1 Autocollimation angle amplifier: a rotation γ given to mirror A causes a rotation of the reflected beam equal to two times the number of reflections on the same mirror (here the “gain” is 8). It is important to note that, although the previous analysis was made considering angles α, β and γ in the same plane, the rotation amplification occurs for any orientation of γ. Indeed in our experiment angles α and β are on the horizontal plane while the rotation angle γ is on a vertical plane. Practical realization of the angle amplifier (AA) In fig 2 a schematic of the experimental setup is presented. It is composed by a laser source, the angle amplification mirrors and an angle measuring device. The laser emits a collimated and modulated laser beam that hits mirror A, is reflected toward mirror B and bounces a number of times before coming out approximately in the same direction (autocollimation). In the present experiment the number of reflections for each mirror is between 30 and 60. A portion of the emerging beam is reflected by a partially reflecting plate toward the angle measuring device. The latter consists in a positive lens and a position sensitive detector placed in its focal plane. The modulated signal generated on the detector is eventually demodulated and represents the desired angle measurement. The experiment is placed on an air damped optical table in the “angle standard laboratory” at INRIM. The laboratory is thermally stabilized at (20 ± 0,5) °C. The results reported in this paper are obtained with a simple laser pointer emitting a 2×1 mm2 beam having 2 mW optical power at λ = 670 nm. The modulation of the laser (needed by the electronics to apply the lock-in technique) was obtained by periodically Figure 2 Practical realization of the AA. Two dielectric coated 5 cm diameter λ/10 mirrors with a reflectivity in the visible region exceeding 99% have been used. A high reflectivity is preferable in order to limit the power losses thus allowing the use of a low power laser. The “fixed mirror B”, was fixed on a tilt mount where the horizontal axis (which sets the gain) is controlled by a motorized micrometer screw. The “rotating mirror A” was fixed to a “nano-angle generator” (NAG) which delivers an electrically controlled calibrated rotation on the vertical axis. To find the correct relative position of the key optical components (the laser and the two mirrors) the following method was used. Thanks to the minor losses occurring at each reflection due to imperfections of the mirror surface, the reflection pattern is easily visible (when using the infrared laser, a miniaturized CCD camera sensitive to near infrared radiation was used). To maximize the number of reflections the incidence angle on mirror A must be as small as possible: the laser beam must pass close to the edge of mirror B, hit mirror A close to its edge and hit mirror B, again as close as possible to its edge. This condition must be reached by aligning the laser with respect to mirror A. Now, tilting mirror B to diminish the angle between A and B, the number of reflections can be increased until the last reflections reach the opposite edge of one of the two mirrors. This is the maximum gain condition. Actually, in the experiment, the maximum number of reflections was limited by the divergence of the beam. N e w s l e t t e r N an o t e c i t R I C ER C A t & S V I L U P P O Eventually, a telescope must measure the angle deviations of the laser beam coming out from the amplifier, with respect to its optical axis, while being insensitive to lateral translations. This is done by means of a positive lens with focal length f = 80 mm and a position sensitive detector (PSD) with active area 2×2 mm2 placed in its focal plane. Any beam rotation δ causes a lateral displacement d of the spot of light in the focal plane: d = f sin δ which is measured by the PSD. An electronic circuit measures the photocurrents generated by the PSD and delivers three voltage outputs: two (X and Y) are proportional to the vertical and the horizontal angles and the third (P) is proportional to the light power hitting the detector. The circuit makes use of the lockin technique to minimize low frequency electronic noises. The instrument has a full scale angle of about 1°. This angle, divided by the amplification of the mirrors, will give the full scale of the complete instrument. The sensitivity of the amplifier is obtained by the sensitivity of the telescope (in V/rad) multiplied by the number of reflections, but in practice is not possible to count the single spots since they are superimposed one to each other. Therefore, to count the number of reflections the following method has been adopted. Starting from a low gain configuration, say 5 or 7 reflections which can be easily counted, mirror B is rotated (reducing β) to increase the number of reflections while looking, with an oscilloscope, at the power signal P. The power impinging on the detector will go alternatively to zero, when the laser beam falls outside the active area, and to a more or less constant value PN when the beam falls on the active area. Increasing the gain, the power peaks become closer and closer but remain well separate. Each peak correspond to an increment of 1 in NA and NB, so the number of reflections can be determined without ambiguity. To verify the validity of the principle, mirror A was fixed to a calibrated “nano-angle generator” built for this purpose (NAG, see fig.3). This is made by a rotating arm pivoting on an elastic hinge which is placed in rotation by a calibrated piezo-capacitive transducer. The generator has a 50 µrad full scale angle with an uncertainty of 50 nrad and a resolution of the order of few nradians. Figure 3 Top (A) and side (B) view of the NAG. In B is visible the fulcrum made with an elastic hinge and the piezo-capacitive transducer in contact with a ceramic sphere. Results As described above, to characterize the angle amplifier (AA), one of the two mirrors has been fixed to the calibrated nano-angle generator (NAG). As a term of comparison, a precision autocollimator developed at NIST (ACNIST) is placed in front of a second mirror fixed to the same NAG and the two measurements are recorded together. The NAG was used to characterize the instruments in terms of full scale capability, sensitivity and linearity. In fig 4 the sensitivity curves of the two instruments are shown. It is evident that the linear region of the AA exceeds ± 10” (approx. ± 50 μrad) while the one of the ACNIST is less than ± 2” (approx. ±10 μrad). Figure 4 Calibration and comparison of the angle amplifier AA (thicker negative slope curve, right scale) and the ACNIST (oscillating curve, left scale) with the NAG. To characterize the instrument in terms of the smallest measurable rotation we need to compare the sensitivity and the noise. Once found the maximum gain configuration, the sensitivity S, expressed in V/rad, is obtained by measuring the ratio between the output voltage variations and the known rotation given to mirror A by means of the NAG, i.e.: the derivative of the central part of the curves of fig. 4. A FFT analyzer has been used to measure the noise density spectrum of the output signals. The noise spectral density in V/√Hz units is eventually divided by S to obtain the spectral density in rad/√Hz. This last will allow to 10 N e w s l e t t e r N an o t e c i t R I C ER C A calculate the ultimate measurable angle on a given bandwidth. Fig 5 shows the angular noise spectral density in obtained for the AA and for the ACNIST (not in the same scale): the dashed lines indicate for both measurements a noise density level equivalent to 100 prad/√Hz. Although the system is placed on an air damped optical table in a particularly stable laboratory, for both instruments the residual noise spectral density is limited by the residual vibrations and/or acoustic noise of the environment. This is evident by looking at the spectra of fig 6 where are shown the accelerations and the acoustic pressure measured in proximity of the two instruments: features of both curves can be recognized in the spectra of fig 5. Figure 5 Angular noise spectral density of the ACNIST (upper curve) and of the AA (lower curve) not in the same scale. The dashed line represent a noise density reference level corresponding to 100 prad/√Hz. & S V I L U P P O t Conclusions A method to measure very small rotations based on the angle amplification experienced by a ray which is reflected between two quasi-parallel mirrors has been presented. The method is simple and allows high angular sensitivities to be obtained without the need of ultrastable mechanical structures, since the sensitive area is very compact. A noise limited sensitivity better than 0,1 nrad has been demonstrated. Besides the obvious applications in the field of angle metrology, it is expected that the technique can find applications in all the experiments where a very small rotation must be measured and/or controlled. References 1. A. Bergamin, G. Cavegnero and G. Mana “A displacement and angle interferometer with subatomic resolution”, Rev. Sci. Instr. 64, 3076-3081 (1993) 2. M. A. C. Perryman “An astrometric and photometric survey of our galaxy”, in Astrophysics and Space Science Springer Science Business Media (2002) 3. M P Fitzgerald, T R Armstrong, R B Hurst and A C Corney “A Method to Measure Newton’s Gravitational Constant”, Metrologia 31 301-310 (1994) 4. T J Quinn , C C Speake and R S Davis “Novel torsion balance for the measurement of the Newtonian gravitational constant” Metrologia 34 245249 (1997) 5. S. K. Lamoreaux “Demonstration of the Casimir force in the 0.6 to 6 m range” Phys. Rev. Letter 78, 5-8 (1997) 6. R. Wiesendanger, Scanning Probe Microscopy and Spectroscopy: Methods and Applications Cambridge University Press (1994) 7. D. H. Rank “High Precision Achromatic Autocollimator” Rev. Sci. Instr. 17, 243244 (1946) 8. J. Rohlin “An interferometer for precision angle measurement”, Appl. Opt. 2, 762-763 (1963) 9. P. S. Huang, S. Kiyono, and O. Kamada “Angle measurement based on the internal-reflection effect: a new method,” Appl.Opt. 31, 6047–6055 (1992) 10. M.-H. Chiu and D.-C. Su “Angle measurement using total internal-reflection heterodyne interferometry,” Opt. Eng. 36 Contacts Marco Pisani Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica, INRIM Strada delle Cacce, 73 10125 Torino Italy e-mail: [email protected] Figure 6 Acoustic noise (lower curve) and acceleration (upper curve) spectral densities measured in proximity of the device. The main peaks of both spectra are visible in the angular sensitivity spectra of the two instruments. N e w s l e t t e r N an o t e c i t 11 R I C ER C A t & S V I L U P P O Shape Memory Actuators for Automotive Applications Francesco Butera, Alberto Coda, Giorgio Vergani SAES Getters S.p.A Introduction Modern cars feature an increasingly high number of automatic or intelligent functions tied to vehicle and engine control, passenger safety and comfort. For this reason, the vehicle is equipped with more and more sensors, actuators and microchips which account for a major part of the weight and volume of vehicle components. This is confirmed by the fact that new car models usually weights more than the previous ones. This increasingly market trend towards ever higher “functional density” and development of “smart vehicles” will have to contend with restrictions on available space and allowable costs. For this reason, research must be concentrated on enabling technologies to make these compatible with automotive component development [1]. Considerable progress has been made in this direction thanks to integration and miniaturization of sensors and control electronics and implementation of intelligence stemming from the use of integrated micro-controllers and specific software. However, development of actuators and transducers for control of mechanical systems is lagging behind. Today, the more than sixty actuators on a vehicle are implemented exclusively with conventional electromagnetic motors and, in many cases, are certainly not optimized for weight, volume and reliability. Use of “smart materials” for actuation represents an excellent technological opportunity for development of electro-mechanical components for the vehicle. In particular, the typical characteristic of “smart materials” promotes development of simple, very compact, reliable actuators that can be integrated in the components or in the structures thus transforming these from static to dynamic or, in some cases, adaptive as they can react directly to environmental stimuli. Component makers can therefore use smart materials to simplify products, to add new functions, to upgrade performance, to improve reliability and to reduce component cost accompanied by a significant reduction in mechanical complexity and size. This paper investigates the possibility of using shape memory actuators for automotive components. After establishing the operating specifications of the automotive components, certain design criteria will be defined for the construction of shape memory actuators for the vehicle. Shape memory actuators towards vehicle applications Although smart materials have many possible applications, those that improve comfort and convenience are characterized by the 12 N e w s l e t t e r N an o t e c i t best short-term prospects [2]. One of the main areas of interest is that of actuators. The actuators present on a car can be divided generally into three categories: 1) low power actuators for comfort and bodywork functions 2) high power vehicle control actuators 3) high frequency engine control actuators. Figure 1 Representing the three areas corresponding to the three categories and plotting the characteristics of the main smart materials on these, it can be seen that some of these can be considered for development of automotive actuators. In particular low power actuators intersect the electro-magnetic technology area but most of this is also covered by shape memory technology. Therefore, shape memory actuators represent an alternative to electro-magnetic actuators in the area of comfort and bodywork components. Figure 1 shows the main actuators, divided according to category of use, whose characteristics are within the area covered by SMA. As they react to heat stimuli, SMAs are by definition slow actuators (frequency response is usually below 2 Hz) and the move- R I C ER C A ments that can be obtained are typically linear or angular. The most interesting actuation functions are those referring to components used occasionally with non-rotary movements, such as for example rear-view mirror folding or movement of the climate control flaps for air flow adjustment. Shape Memory Components Characterization The equiatomic system NiTi has over the years established as a standard alloy covering a wide range of application requirements [������������������������������������������������������������� 3������������������������������������������������������������ ]����������������������������������������������������������� . The majority of ca. 90% of all shape memory applications make use of NiTi pure binary alloy system. NiTi shows the best combination of properties, especially in terms of the amount of work output per material volume and the large amount of recoverable strain. The obvious simplicity of mechanical design and minimum number of moving parts is amazing for an actuator. In particular, the mechanically stabilized binary NiTi Smartflex wire actuator shows a very sophisticated profile of properties that can be examined in depth, in order to design the actuator so that the functional properties of the material can be optimized and fully exploited. The thermo-mechanical properties of NiTi wire are investigated and measured by several methods. The most common and useful tests will be described here below for a commercially available wire called Smartflex 76, which is a 76 ������������������������������������������� μ������������������������������������������ m high temperature NiTi shape memory wire. Hysteresis In this test, the wire is subjected to a constant load and its deformation is measured during a controlled temperature profile in an environmental cell. Figure 2 shows the test output for Smartflex trained wire for actuators under constant stress of 300 MPa. As it can be seen from the graph, some important information can be gathered, such as the maximum stroke (difference in wire length between the cold shape and the hot shape) and the transition temperatures (Ms–martensitic start and As-austenitic finish of the direct and reverse phase transformation). Most often, the transition temperatures are determined using the tangent method ����� [���� 4��� ]��. In the following curve the maximum stroke of the wire is around 5%, Mf at 65 °C and As at 96 °C. Figure 2 Constant load test on Smartflex 76 shape memory wire. & S V I L U P P O t The applied load is an important factor affecting wire performances as shown in Figure 3: Figure 3 Transition temperatures under different loads. The Martensite (M)-Austenite (A) transformation temperatures increase with load as one can also expect from a modified ClausiusClapeyron equation ���� [��� 5�� ]�: In actuators, wire deformation is kept below the maximum stroke, since it is well known that the smaller the application strain is, the longer the wire lifetime; so showing a large recoverable strain is a very important parameter for a SMA wire. Wire transformation temperatures are of course fundamental parameters to measure, know and control ������������������������� [������������������������ 6����������������������� ]���������������������� : in the case of wire actuated by Joule effect, reverse transition temperatures concern the needed actuation current and time. Also the A-M transition temperatures are very useful to determine the system speed for recovering the cold shape, once the electrical feeding is removed. A limitation for usage of NiTi wire is the relatively low transformation temperature, which makes applications with environmental temperatures above 80 °C fairly critical: if the environmental temperature increases above this value, the SMA wire does not fully recover the initial shape, so that a certain strain deficit accumulates over the number of cycles. Of course this can be healed by just one cycle at lower temperatures, but it certainly can lead to functional problems during application. Transition temperatures could be obtained also from DSC or resistivity test; DSC has the advantage of a high sensitivity for the detection of different phases; unfortunately since the sample is analyzed without load, it does not provide information about the transition temperatures in actuation conditions (i.e. under an applied stress). The main problem related with the hysteresis test is the duration (a single cycle between 15 and 150 °C at a rate of 1 °C/min lasts more than 4 h). Another problem is the maximum usable length: N e w s l e t t e r N an o t e c i t 13 R I C ER C A t & S V I L U P P O in a typical hysteresis system only samples of about 100-150 mm can be analyzed. For this reason, SAES Getters S.p.A. has developed and patented ������������������������������������������� [������������������������������������������ 7����������������������������������������� ]���������������������������������������� a new characterization method in which the quality control on the total length of the produced wire is possible. This equipment will enable an on-line 100% product quality control to measure and guarantee NiTi wire thermo-mechanical properties. Fatigue life test Another very important feature that defines the wire suitability for a specific application is the shape memory effect stability during cycling. Thus, a fatigue life test, in which the wire is subjected to electrical actuation cycles under an applied constant load, is fundamental in the characterization of SMA wires. To do this, the wire is hanged with a weight clamped at the bottom end (Fig. 4) and thermally cycled by Joule effect under a constant load. In this test the heating of the wire can be very fast (typically less than 1 second) and the stroke is fixed so that a position sensor can stop the current passage once this value is reached. This gives the possibility to investigate the fatigue wire behavior in a very wide range of operating conditions, being the lifetime strongly dependent upon the heating current, actuation time, applied load, and required stroke. Different configurations and conditions can be set for the analysis: one can observe the largest stroke setting a constant actuation time high enough to assure the M-A transition to completely take place. Otherwise, it is possible to carry out the test in constant run condition (generally closer to the application conditions). One can also control actuation by the electrical feeding conditions (constant I or V). of 104 – 105 cycles) that must be respected. Investigations about the wire stability during cycling mean the observation of how can change the previously mentioned quantities (like stroke and actuation time) during the wire life. For example Smartflex 76µm shape memory wires have been tested by using a current of about 170 mA under a constant load of 150 gr. (325 MPa) and controlling the stroke to 1%. Under these operating conditions, the samples have survived longer than 106 cycles. Functional characterization By using the same equipment shown in Figure 4, it is also possible to carry out “one-shot” cycles to assess the effect of current, applied load or fixed stroke to the actuation profile: this enables development of tailored wire actuation conditions. Figure 4 shows the actuation times and stroke of Smartflex 76 as a function of the feeding current, by controlling the stroke at 2%. For current lower than 150 mA the wire is not able to achieve the fixed stroke. On the other hand above 180 mA, the actuation is so fast that the wire acceleration cannot be exactly controlled by the position sensor, due to its slower response time. Figure 5 Actuation times and strokes of Smartflex 76 using different heating currents. Such a work is very important since it allows exploitation of the material performances at best and, through an appropriate design, adapts them to a very wide range of industrial and automotive applications. Figure 4 Given the test parameters and configuration, the total number of thermal cycles is a customer’s typical specifications (in the order 14 N e w s l e t t e r N an o t e c i t Design process of a shape memory vehicle component According to the design approach described in the paragraph above, the first step in developing a component activated by shape memory actuators optimized in terms of performance, size, cost and reliability, is functional analysis and definition of the specifications as a function of the system. After defining the functional specifications of the system, the alloy is selected and the active element is designed. According to force, movement and number of cycles required, the voltage and deformation values of the material are established in the marten- R I C ER C A sitic and austenitic phase and, using the σ−ε diagram in the two phases of the alloy considered, the load history of the actuator is reconstructed and any preload parts are scaled. Figure 6 shows an example of the design of an SMA element with a preload spring. As can be seen, the element is deformed up to 3.5% by the spring in the martensitic phase with an initial stress of around 110 MPa. During heating, the element transforms into the austenitic phase following the characteristic of the spring and recovering its initial deformation (minus a small fraction due to the elasticity of the austenite). Once transformation has been completed, final stress will be around 210 MPa. During the phase change from martensite to austenite, the element is able to develop a maximum force corresponding to the maximum level of stress reached by the elastic zone of the material. This is the maximum available force during actuation. In the cooling phase, the element is deformed again by the action of the spring which returns to its initial condition ready for subsequent actuation. In this way, the element is designed safely to carry out a high number of cycles before reaching yield point and mechanical breakage. & S V I L U P P O t Electronic driver To obtain the performance levels required and to guarantee long service life of the device, drive electronics able to provide the right levels of power for heating of the shape memory element and to control actuation of this must be developed. For this second purpose, normal component feedback control systems which, according to mechanical output, control the electric power provided in feedback, are able to control transformation of the shape memory alloy, avoiding in particular overheating of the material which could be fatal for the actuator. As regards power levels, it is much more difficult to obtain simple, low cost stages able to provide current to SMA elements as these elements usually have very low electrical resistance (from a few mΩ to a few Ω). There seem to be two more interesting solutions to solve this problem in the case of application on the vehicle: 1.Pulse control of the current on the SMA element using a MosFet 2.Induction heating of the SMA element. Car components based on shape memory actuators Today, a fully-equipped car has around sixty electro-magnetic actuators. Some of these could be replaced with shape memory actuators to achieve movement optimization and reduction of size and cost. Figure 7 shows potential applications of SMA actuators on vehicles. These prototypes work with different shape memory elements, such as wires in tensile or in torsion modes, strips in bending, helical springs in compression or in extension mode. Figure 6 Design example of a shape memory element with a bias spring. Figure 7 Potential vehicle application for shape memory components. Once the material has been selected and the actuator element designed the NiTi component is characterized. This phase will be used subsequently to design the control electronics of the element. The next step in integrating the SMA element in the component is perhaps the most critical in the process of developing a shape memory actuator. As regards mechanical fastening, alteration of the thermal and mechanical conditions of the element must be avoided so that critical conditions do not occur, such as the presence of concentrated stress or inefficient heat exchange between the SMA element and the environment. At the moment the best method of fastening is still mechanical crimping. The typical requirements of automotive components are very demanding for performance and reliability [9]. This component checking process is very stringent and often makes it difficult to introduce new devices in the car, in particular in the case of new emerging technologies. However, it also stimulates development of new materials able to meet the specifications required. Table 1. Typical requirements of automotive components. Typical automotive requirement for low power actuators Operating voltage 12 VDC +/- 4 VDC Operating temperature -40 ÷ +85 °C Number of cycles 10k ÷ 100k Relative humidity 95 % @ +65 °C for 100 hours Vibration 50 ÷ 2000 Hz, 4 ÷ 10g RMS N e w s l e t t e r N an o t e c i t 15 R I C ER C A t & S V I L U P P O Table 1 indicates the main specifications that an automotive component must comply with. The most critical points, to be monitored for development of new actuators, in particular those based on shape memory materials, are the following: • operating temperatures • fatigue and number of cycles • long-term stability of mechanical characteristics. As far as temperature is concerned, shape memory alloys available at the moment on the market show a maximum Ap of 100 °C. However, because of the high level hysteresis involved the reverse temperature (Mp – Martensite peak), which permits recovery of the actuator after completion of the movement, is below 80°C at maximum. This means that these materials can be used in actuators that normally operate below 80 °C. This factor limits the potential field of application of SMA alloys in automotive applications. SAES already started experimental activities to develop high temperature shape memory alloys with the transformation cycle above 100 °C. As far as fatigue and long-term stability of shape memory materials are concerned, an appropriate device design can deliver extended lifetime. In the case of shape memory actuators or, more generally, those based on smart materials, considering only these specifications and tests is restrictive and it would be preferable to assess functional performance at system level. Electrically-controlled SMA actuators Today’s vehicles are characterized by an ever increasing number of electric actuators for functions tied not only to vehicle and engine control but also to occupant compartment comfort and safety. In this area, research is focused on developing miniaturized systems able to increase functional density with minimum impact on component size and weight. Considerable progress has been made in this direction both by electronics and sensors, in particular with the development of digital systems and MEMS. However, the same cannot be said for the actuators which still account for most of the size, weight and cost of the components. This sector of research can therefore be expected to play a strategic role in the next few years and shape memory materials will certainly be one of the most valid alternatives to current electro-magnetic motors in particular, as indicated above, as regards comfort and bodywork functions. SMA actuators permit linear or angular movements without using external mechanisms, assuring silent functioning and very limited size. Summary Today, when developing a vehicle, digital electronics and software are tending to replace the mechanics and hardware. There are however certain functions that need to translate info received 16 N e w s l e t t e r N an o t e c i t from the “electronic brain” into mechanical action: applications can be in vehicle control as well as in occupant comfort and safety. Smart materials will play an important role in the next few years in the development of high power density micro-actuators; shape memory materials are one of the most promising. Future evolution can be described according to progressive phases, involving different levels of integration and therefore component redesign. The first step involves a single actuator that replaces traditional motors. Subsequent developments are based on SMA elements integrated in components, with partial redesign, up to and including new disappearing actuators embedded in the composite matrix which involves complete redesign of the components without any external mechanisms or moving parts. The last solution in particular represents a major breakthrough in the concept and design of automotive components. Saes Getters S.p.A. manufactures Shape Memory Alloy components (wire, springs, etc.) in vertically integrated manufacturing lines: particular emphasis is focused on quality control, mass production and development of new alloys and processes. SAES Getters S.p.A. is also active in supporting final customer development of shape memory alloy based device for industrial application. References [1] C. E. Borroni-Bird, Smarter vehicles, SPIE proceedings, (1997). [2] N. I. Gaston Festa, Smart materials technology map, SRI Consulting, (2000). [3] H. 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Contacts Francesco Butera SAES Getters S.p.A, Viale Italia 77, 20020 Lainate (Milano), Italy e-mail: [email protected] R I C ER C A & S V I L U P P O t An overview of the Integrated Project Nanoker “Structural ceramic nanocomposites for top-end functional applications” Laura Montanaro (1) and Teodoro Valente (2) (1) Politecnico di Torino, INSTM Reference Centre LINCE on Ceramics Technology and Engineering (2) Università di Roma La Sapienza, INSTM Reference Centre on Engineering of Surface Treatments Introduction The main objective of the Integrated Project NanoKer is to find ceramic material solutions which allow the industrial application of knowledge-based nanoceramics and nanocomposites for topend functional and structural applications. The industrial exploitation of nanostructured ceramics rely to the successful consolidation of these materials which preserve their nanostructure. Traditional processing techniques still show strong limitations in retaining conventional nanoparticles as the starting materials. Therefore, in addition to new material solutions, the full addedvalue chain of ceramic manufacturing has to be revisited. The final application of this new generation of ceramic components will be achieved through appropriate selection and design of the microstructures by the material scientists, combined with adequate device concept design made by the material engineers plus the development of appropriate manufacturing technologies enabling cost-effective industrialization. The technological objectives and expected breakthroughs of IP NANOKER will consist of new multifunctional materials with outstanding hardness, fracture resistance and fracture toughness operating in chemically and physically aggressive environments, and of new multifunctional materials processed into knowledge-based, industrially applicable nanoceramics and nanocomposites with added multifunctionality, e.g. biocompatible functions and very long lifetime, optical properties, tribochemical functions and excellent electrical conductivity, nanostructured coatings with tribological and barrier functions, etc. IP Nanoker is carrying out research activities in many strategic fields of industrial application, such as Hip, knee and dental implants with life spans superior to the actual ones; new-concept bone substitutes; radiation windows for satellite guidance; satellite mirrors with high stability and reduce surface roughness; polycrystalline lasers of high efficiency; components and nanostructured coatings for engine in aeronautics; conductive nanoceramics to be machined by EDM technologies; metal-ceramic materials of extreme hardness for cutting tools and finally high-creep resistant ceramic nanocomposites. 22 European Partners are involved in this project, and 5 of them are Italian, precisely Avio S.p.A., Colorobbia Italia S.p.A., Consorzio Interuniversitario Nazionale di Scienza e Tecnologia dei Materiali (INSTM), Istituti Ortopedici Rizzoli, Wright Medical Italy. Further details on IP NanoKer project are collected on the WEBsite: http://nanoker-society.org. This paper mainly deals with the activities performed by the Research Units of the Consortium INSTM in the frame of this IP project. Role of the Consortium INSTM Established in 1992 as a Consortium of Italian Universities with the goal to promote research activities in the field on Materials Science and Technology, nowadays INSTM groups 45 Italian Universities and is an original researchers bottom-up aggregation. The role of INSTM in IP NanoKer concerns innovative synthesis of ceramic nanocomposites by wet chemical routes; set-up of forming and natural sintering for massive and porous components; thermal spraying processes based on plasma and combustion methods; process modelling by FEM-based codes, CFD codes and Fortran-based proprietary codes; development of methodologies for nano/microstructural characterization of materials and analyses of nanostructure/microstructure/properties/performances correlations, aimed at modelling and simulating the behaviour in service, the reliability and degradation modalities. Some examples of research activities performed by the Consortium INSTM in the frame of the IP NanoKer are briefly summarised below. Ceramic oxide-oxide nanocomposites development The research aim is to develop micro-nano and nano-nano alumina-based composites, in particular yttrium-aluminium garnet (YAG)–alumina nanocomposites which are promising materials for optical, electronic and structural applications. INSTM research units are involved in the wet chemical synthesis of nanocomposites powders whose full densification as a nanoscaled material is pursued by using conventional sintering routes coupled to particular mechanical and/or thermal powder pre-treatments. One of the main results up to now achieved is the production of an aluN e w s l e t t e r N an o t e c i t 17 R I C ER C A t & S V I L U P P O mina-YAG (50 vol%) nano-nanocomposite material by coupling an optimised powder pre-treatment to an extensive mechanical activation, performed by a conventional wet milling (1-2). The setup of this procedure allowed the Consortium INSTM to deposit an Italian Patent and now an European Patent is pending (3). After that powder compacts fully sintered (>98%) at very low sintering temperature, ranging between 1370 and 1420°C. As a consequence, a very fine microstructure was obtained in which -alumina and YAG grains were lower than 300 nm in size (Fig.1) (4). perature was followed by TEM observations (Fig. 2). From this investigation it was possible to demonstrate a relevant influence of the coprecipitation temperature on the phases appearance, crystallisation path and final homogeneity of these powders (5). Figure 1 SEM and TEM micrographs of a 50 vol% alumina-YAG composite, after natural sintering. Synthesis of pure YAG nanopowders Although a lot of investigations on pure alumina preparation have underlined the strong influence of some process parameters (temperature, pH, rate of addition and nature of the precipitation agent) on the phase evolution and on the properties of the synthesized alumina, when wet chemical syntheses and particularly precipitation are used, similar studies on pure yttrium-aluminium garnet (YAG) were lacking in the literature. YAG powders were therefore synthesized using a reverse-strike precipitation, by adding an aqueous solution of yttrium and aluminium chlorides to dilute ammonia while monitoring the pH to a constant value of 9. After precipitation, the gelly product was washed several times; precipitation and washing procedures were performed at three different temperatures, namely at 5, 25 and 60°C. After drying, the powders were calcined at different temperatures and times. Phase evolution was investigated by X-ray analysis; the evolution of crystallites formation and growth as a function of the tem18 N e w s l e t t e r N an o t e c i t Figure 2 TEM micrographs of YAG powder synthesized at 25°C: (a) just dried at 60°C (bright field), (b) pre-treated at 950°C (dark field) and (c) at 1350°C for 30 min (dark field). (d) High-resolution TEM image of the same powder pre-treated at 850°C R I C ER C A New scaffolds for bone substitution based on hydroxyapatite (HAp) nanopowders This activity is aimed at finding possible solutions for the increasing need for advanced ceramic scaffolds for bone substitution, showing improved mechanical performances and biological properties in terms of cell adhesion and bone ingrowth. One of the major objectives is to achieve a suitable control of the porosity features in terms of total porosity, pore size distribution, pore distribution from the surface to the bulk of the component from the nano up to the micro-scale. To reach this goal, first of all, it is necessary to produce and characterize HAp nanopowders and then to control their sintering behaviour in order to control the final nano-microstructural features. Hydroxyapatite (HAp) nanopowders were synthesised following different precipitation routes and the pivotal role of the type of the preparation process on the thermal stability of HAp powders as well as on their sintering behaviour and final fired microstructure (Fig.3) was clearly pointed out during the preliminary study through nanostructured scaffolds (6). & S V I L U P P O t of APS the materials under investigation are Al2O3/TiO2/ZrO2, Y2O3/ZrO2, CaO/ZrO2/SiO2, Cr2O3. With respect to coatings fabricated with the same methodology but with conventional microstructured powders improvements in terms of microhardness, fracture toughness, wear resistance and thermal cycling resistance have been observed. An example of plasma densified aluminatitania powders, the corresponding coating and microhardness values are reported in Fig.4-6. Figure 4 SEM images of plasma densified Al2O3/TiO2/ZrO2 powder Figure 5 Coatings by APS based on Al2O3/TiO2/ZrO2 powders: a) OM cross section; b) SEM images of selected areas. Figure 3 HAp materials prepared by precipitation (a) from calcium hydroxide and phosphoric acid solution and (b) from calcium nitrate and diammonium hydrogen phosphate solutions, and then sintered at 1050°C for 3 hrs. Thermal spraying of nanostructured powders Three main deposition methods are actually under investigation: high velocity oxy-fuel (HVOF), high velocity suspension flame spraying (HVSFS) and air plasma spraying (APS), for fabrication of wear and/or high temperature resistant coating (7-10). In the case Figure 6 Vickers hardness (HV – 25 gr) of Al2O3/TiO2/ZrO2 coatings fabricated with different processing parameters compared with value of coatings obtained by standard Al2O3/TiO2/ZrO2 powders (AT_std) N e w s l e t t e r N an o t e c i t 19 R I C ER C A t & S V I L U P P O Even in the case of WC-Co HVOF coatings, improvements in terms of fracture toughness, microharndess and wear resistance have been observed. In both cases, a strict control of spraying temperature distribution, injection properties as well as jet properties is required in order to retain nanostructured areas inside the coatings. For this reasons an off-line modelling procedure of the jet and of the particle-jet interactions has been developed to address processing parameters optimization (Fig. 7). Bibliography (1) P. Palmero, A. Simone, C. Esnouf, G. Fantozzi, L. 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Valente, Plasma-sprayed glass-ceramic coatings on ceramic tiles: microstructure, chemical resistance and mechanical properties, J. of the European Cer. Soc, vol. 25(11), pp. 1835-1853 (2005) Contacts Laura Montanaro Politecnico di Torino Tel.: +39 011 5644680 e-mail: [email protected] Teodoro Valente Università di Roma La Sapienza Tel.: +39-06-6892568 e-mail: [email protected] Figure 7 Example of CFD modelling for an HVOF torch: a) temperature distribution in the combustion chamber; b) contour of Mach number at the barrel exit; c) spray pattern traced by particles temperature. 20 N e w s l e t t e r N an o t e c i t R I C ER C A & S V I L U P P O t Design and Development of Advanced Nanosensors and Nanochips for Human Health and Food Safety* Maria Staiano, Vincenzo Aurilia, Tullio Labella, Pierangelo Orlando, Mosè Rossi, and Sabato D’Auria Laboratory of Molecular Sensing, Istituto di Biochimica delle Proteine, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Napoli, Italy Introduction For many decades, scientists have recognized the power of incorporating biological principles and molecules into the design of artificial devices. Biosensors, an amalgamation of signal transducers and biocomponents, play a prominent role in medicine, food and processing-technologies (1). Fluorescence detection is the dominant analytical tool in medical testing, biotechnology and drug discovery. Starting in 1980s fluorescence probes for specific analytes become available (2-4). Some of these sensing fluorophores are relatively simple, as illustrated by quinoline probes which are collisionally quenched by chloride (5,6). However, the molecular complexity of the sensors quickly increases if one requires analyte binding to cause a spectral change. For example, the fluorophores specific for calcium are structurally complex and only a few display spectral shifts upon binding calcium (7). As consequence, the development of specific sensors for biochemically relevant analytes is even more challenging. In fact, it is difficult to imagine how one would design a fluorescent probe which specifically binds pyruvate, lactate, or creatinine. Even a suitable structure could be designed and synthesized, there is no guarantee that the final molecule will display a spectral change, adequate water solubility, and a suitable affinity constant. To circumvent these difficulties modern biotechnology has resorted to the idea in using proteins and enzymes as components of sensors for biochemical analytes (8). Detection of living cells of Ca++ dependent changes in the fluorescence emission of an indicator composed of two green fluorescent protein variants linked by a calmodulin-binding sequence (9). The idea is to exploit extremely wide range of selective affinities sculpted into the various proteins by biological evolution. The number of potential ligands specifically recognized by different proteins is very large and ranges from small molecules to macromolecules (including protein themselves). The advantages of using proteins as components of biosensors are many and include relatively low costs in design and synthesis, the fact that proteins are, at least in general, solu- ble in water, and finally, with the progresses of molecular genetics, the possibility of improving/changing some of the properties of the proteins by genetic manipulation. Many of the ligands that are important in clinical medicine and in the food control industry are relatively small (MW up to 1000). In these cases the enzymes appear to be the class of proteins endowed with the highest specificity and affinity. Other classes of proteins, such as receptors, transporters, antibodies etc., often present lower specificity although they offer other advantages such as the fact that they can specifically recognize a wide range of much larger ligands. The widespread use of proteins as sensors depends on protocols to enhance stability, but an alternative method is to use naturally thermostable enzymes or proteins isolated from extremophiles. These macromolecules have intrinsically stable structural features, and they can be considered as ideal probe for the construction of advanced biosensors. However, the use of enzymes as biosensors presents the disadvantage of the substrate consumption, which is a disadvantage in the design of implantable clinical sensors or in biotechnology assays. In our Lab (Figure 1 shows the Lab personnel), we have addressed the concern of the substrate consumption by using coenzymedepleted enzymes as fluorescence probes for the development of an innovative class of non-consuming substrate biosensors. Apoenzymes are still able to bind the substrate, but not to transform it. Additionally, the binding of substrates may result in conformational changes which can be easily detected by fluorescence and/ or polarization measurements. There is a wealth of knowledge on enzymes which transform numerous substances of biochemical interest. Hence, the possibility of using inactive apo-enzymes as reversible sensors greatly expands the range of biochemically relevant analytes which can be measured using proteins as sensors. In addition, we have also developed a fluorescence platform of advanced methodologies that allows the study of protein-protein and/or ligand-protein interactions even at single molecule level. *These activities are part of the CNR grant “Progettazione e sviluppo di avanzati nanosensori ottici e biochip per la salute e sicurezza alimentare” in the frame of the national project AGP05 “Sicurezza, qualità alimentare e salute” (Project Head Dr. Amedeo Conti) of the Department of Agro-Food, Director Dr. Alcide Bertani N e w s l e t t e r N an o t e c i t 21 R I C ER C A t & S V I L U P P O This capability in biophysical methodologies together with expertise in protein biochemistry, molecular genetics and microbiology allows the research team to challenge with cutting-edge biochemical questions as well as to rapidly answer to biotechnological requests from SMEs and public institutions Figure 1 Personnel of the Laboratory of Molecular Sensing (LMS) at IBP, CNR, Naples. Starting from left /rear: Vincenzo Aurilia, Sabato D’Auria, Tullio Labella, Viviana Scognamiglio, Maria Staiano, Luisa Iozzino, Micaela Tartaglia, Antonio Varriale, Paola Ringhieri, Antonietta Pararcino, Roberta Crescenzo. Dr. Pierangelo Orlando is full involved in the Commessa, but he is not present in the picture. lyzes the conversion of ������������������������������������ β����������������������������������� -D-glucose and oxygen to D-glucono1,5-lactone and hydrogen peroxide. It is a flavoprotein highly specific for ���������������������������������������������������� β��������������������������������������������������� -D-glucose, and is widely used to estimate glucose concentration in blood or urine samples through the formation of coloured dyes. Because glucose is consumed, this enzyme cannot be used as a reversible sensor. In order to prevent glucose oxidation, we removed the FAD cofactor that is required for the reaction. The coenzyme-depleted enzyme can still bind glucose with an affinity comparably to the holo-enzyme. Additionally, the tryptophan fluorescence of the apo-GO was sensitive to glucose binding, resulting in a decrease of emission intensity of about 25%. However, the intrinsic fluorescence intensity from proteins is usually not useful for clinical sensing because of the need for complex or bulky light sources as well as for the presence of numerous proteins in most biological samples. In an attempt to obtain a glucose sensor with longer excitation and emission wavelengths we labelled GO with 8-anilino-1-naphthalene sulfonic acid (ANS) (21). Figure 2 shows the effect of the addition of glucose on emission intensity spectra of ANS-labelled GO. In this article we will briefly review the most recent and advanced applications of fluorescence-protein nanosensors for the sensing of analytes of high interest. As example, we have chosen to illustrate the non-consuming glucose biosensor based on the use of a manipulated glucose oxidase as specific probe for glucose sensing. Glucose sensing There is considerable medical interest in measurements of blood glucose (10). Close control of blood glucose is necessary to avoid the long term health effects of diabetes, which include blindness and neuropathies. As a consequence there is a substantial world-wide effort to develop non-invasive and minimally invasive methods for frequent and/or continuous monitoring of glucose in blood (11-12). A wide variety of methods have been tested, including optical rotation, near-infrared absorbance, Raman scattering, as well as the design and synthesis of glucose-specific fluorescence probes and resonance energy transfer between proteins that bind glucose and acceptor-labeled glucose analogues (13-16). Proteins that bind glucose have also been used, such as hexokinases, glucose oxidase, glucose-galactose-binding protein, as probes to monitor the concentrations of glucose (17-20). In the following section, we will describe the use of an inactive form of a mesophilic glucose oxidase as non-consuming sensor. Glucose oxidase for glucose sensing Glucose oxidase (GO) (EC 1.1.3.4) from Aspergillus niger cata22 N e w s l e t t e r N an o t e c i t Figure 2 Emission spectra of 1,8-ANS-apo-glucose oxidase in the presence of different amount of glucose. The results show that the glucose affects the fluorescence features of the ANS-labeled GO. In particular, the glucose addition results in a decrease of the intensity and the mean-lifetime of 25 % and over 40 %, respectively, indicating the potential usefulness of the apo-GO as a glucose sensor. Immobilization of macromolecules on a solid support: nanopatterning on porous silicon The realization of a biosensor requires the immobilization of the sensing system, i.e. the macromolecule, on a solid support. The immobilization of biomolecules on a solid substrate and their lo- R I C ER C A calization in ‘‘small’’ regions are major requirements for a variety of novel intriguing applications, such as bioelectronics, biosensing, and other emerging interdisciplinary fields. In particular, scaling down to submicrometre resolution opens the door to the fabrication of completely new nanodevices, e.g. molecule-based transistors and nanosensors. Porous Silicon (PS) is a silicon nanosponge with three main advantages for the fabrication of biodevices: the large specific surface (of order of 200 m2 cm-3) (22, 23), the biocompatibility (24), and compatibility with standard silicon technology (electronics). In fact, in recent years a lot of work has been devoted to investigating chemical and biological applications of PS technology (25).� Recently, a new methodology based ��������������������������� based on the electron irradiation of fresh PS in a Scanning Electron Microscope (SEM) has been reported (22). After rinsing in deionized water and drying under a nitrogen stream, the specific binding of proteins to the PS irradiated regions can be observed. This is visible in the optical microscope image of Fig. 3(a), and it is demonstrated in Fig. 3(b), where the fluorescence spectra acquired from irradiated and non-irradiated areas of the same PS sample are shown, after the addition of the rhodamine-labelled glucose-binding protein. Figure 3 a) Optical microscope image of protein patterns created on a porous silicon surface by electron beam irradiation; b) Fluorescence spectra obtained from two different regions of the same porous silicon sample. The strong interaction between proteins and irradiated PS has been explained on the basis of a previously described mechanism (26). The irradiated surface, able to bind alkenes through the cleavage of C=C double bonds, can react with proteins, for instance through the peptide bond. In Fig. 3(a) the optical microscope image of protein patterned areas obtained by electron irradiation at various SEM conditions is shown. The different amount of bound proteins is clearly visible by the contrast between dif- & S V I L U P P O t ferent regions. Moreover, the image in the inset, taken at higher magnification, shows the submicrometre lines filling one of these areas. A nanopatterning method which is controlled by means of the electron beam conditions, such as the energy and the dose, has been developed. By investigating the effect of various parameters on the nanopatterning process, a nice tunability of the amount of bound proteins was found. A monotonic increase of the intensity of the fluorescence signal, coming from the fluorophore-labelled proteins, versus the electronic dose employed for PS irradiation, was observed. Furthermore, it was verified that the incubation time, i.e. the period during which the sample is kept in contact with the protein solution, strongly influenced the amount of molecules binding to the material. Varying this time frame from 5 minutes up to 2 hours, a steep increase in the fluorescence was observed, but even after just a few minutes at room temperature the signal arising from the irradiated patterns was easily detected. Among of the parameters affecting the nanopatterning process, the most interesting result concerned the behaviour of the amount of bound proteins versus the energy of the electrons hitting the material during the irradiation step. It was also pointed out that the fluorescence signal on the PS wafer became more intense when the energy was augmented from 10 keV to 15 keV, but it started lowering under a further increase of the value of this parameter. This is due to the fact that the penetration depth of the electrons in the sample increases with the energy, so that, the higher the accelerating voltage, the greater the volume of PS modified by the incident beam, until the electrons become so fast that they go beyond the porous layer with minimum interaction.. Since proteins selectively bind to irradiated PS, the resolution of this technique is strictly connected to the resolution of standard EBL. As a demonstration of this, the fluorescence spectra coming from two equal areas, one filled by the scanning beam following submicrometre lines (as the pattern of the inset of Fig. 3 (a), and the other fully filled were compared. The lines are optically visible and the fluorescence intensity is almost proportional to the surface fraction directly scanned by the electron beam. Moreover, it is worth noting that PS is a convenient substrate for the EBL technique, because the proximity effect, a key-factor limiting the resolution of the technique, is strongly reduced due to the low density of the sponge-like material. Finally, to demonstrate the sensing capabilities of our system, the functionality of the immobilized biomolecules was investigated. Glucose-binding proteins were grafted to Electron Beam-Activated Porous Silicon (EBAPS), and a solution of fluorescent glucose was dosed on the sample subsequently. Thus, the biomolecules immobilized on a porous silicon surface retained their functionality and their biological activity, so that many sensing applications can be developed by using this approach. Interestingly, the amount of bound glucose increased with the dose employed to create EBAPS patterns, as in the case of binding proteins. This suggested N e w s l e t t e r N an o t e c i t 23 R I C ER C A t & S V I L U P P O that almost all the grafted biomolecules were participating in the detection of the analyte. The main advantage of this technology resides in the high resolution (submicrometre) coupled with the 3-dimensionality of the patterns. This permits localization of a large amount of biomolecules on a small area in the xy plane, and may allow the fabrication of highly sensitive nanobiosensors. Conclusions The possibility of using non-active apo-enzymes or proteins belonging to the “binding-protein” family for the design of reversible biosensor greatly expands the range of analytes which can be selectively sensed. The resulting spectral changes occurring upon ligand binding are still somewhat small, and this is an area that requires improvement and further studies. Exploring other polarity sensitive probes or the use of RET methodologies appears to be a promising avenue in this direction. Although the work with apo-enzymes is, so far, at a more advanced stage, it is possible that other type of proteins will soon enter this field. For instance proteins belonging to the -binding protein family also isolated from extremophilic organisms. In addition, we believe that in the next few years two factors will greatly promote the role that rational gene design/manipulation will have in improving the properties of proteins to be used as sensors. One is the improvement and simplification of the techniques for the manipulation of genes. The second is the accumulation of more information on the three dimensional structure of proteins. Finally, the use of nanotechnological approaches for the design and realization of nano-arrays for analyses of social interest will definitely boost the field of nano-biosensing. References 1. 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D’Auria Biotechnology Progress (2004) 20,1847-1854. · A putative thermostable sugar-binding protein from the archaeon Pyrococcus horikoshii as a probe for the development of a fluorescence biosensor for diabetic patients. M. Staiano, MR Sapio, V. Scognamiglio, A. Marabotti, AM Facchiano, P. Bazzicalupo, M. Rossi, and S, D’Auria Biotechnology Progress (2004) 5:1572-7 · Advanced Protein-Based Biosensors: Glucose Biosensors as a Model for Analyses of High Social InterestM. Staiano, P. Bazzicalupo, M. Rossi, and S. D’Auria Molecular BioSystems (2005)Dec;1(5-6):354-62. · Glutamine-binding protein from Escherichia coli specifically binds a wheat gliadin peptide allowing the design of a new porous silicon-based optical biosensor. De Stefano L, Rossi M, Staiano M, Mamone G, Parracino A, Rotiroti L, Rendina I, Rossi M, and S. D’Auria J Proteome Res. 2006 May;5(5):1241-5 · Glutamine-binding protein from Escherichia coli specifically binds a wheat gliadin Peptide. 2. Resonance energy transfer studies suggest a new sensing approach for an easy detection of wheat gliadine Staiano M, Scognamiglio V, Mamone G, Rossi M, Parracino A, Rossi M, and S. D’Auria. J Proteome Res. 2006 Sep;5(9):2083-6. · A new fluorescence competitive assay for the detection of patulin toxin. M. de Champdore’, P. Bazzicalupo, L. De Napoli, D. Montesarchio, G. di Fabio, I. Cocozza, A. Parracino, M. Rossi, and S. D’Auria Analytical Chemistry (2007) 10.1021/ac0618526 · Enzymes and proteins from extremophiles as hyperstable probes in nanotechnology: the use of D-trehalose/D-maltose-binding protein from the hyperthermophilic archaeon Thermococcus litoralis for sugars monitoring. L. De Stefano, A. Vitale, I. Rea, M. Staiano, L Rotiroti, T. Labella, I. Rendina, V. Aurilia, Mose’ Rossi, and Sabato D’Auria Extremophiles (2007) 10.1007/s00792-006-0058-6 · Advanced Nanotechnological Approaches for Designing New Protein-based “Lab-on-Chips” on Porous Silicon Wafer S. Borini, M. Staiano, M. Rocchia, A.M. Rossi, M. Rossi, and S. D’Auria Recent Patents on DNA & Genes (2007) 1, 1-7. Contact Dr. Sabato D’Auria Institute of Protein Biochemistry CNR, Via Pietro Castellino, 111, 80131 Napoli, Italy Phone: +39-0816132250 E-mail: [email protected] R I C ER C A & S V I L U P P O t Nanoscopic polyelectrolyte multilayers as tool for medicine Silke Krol LANAD3A (Laboratory for NAno Diagnostics, Drug Delivery and Analysis), CBM, Trieste At CBM (Cluster in biomedicine, see next article) approximately a year ago a Nanobiotechnology laboratory was started that is identified by the acronym LANAD3A, that stands for Laboratory for NAno Diagnostics, Drug Delivery and Analysis. Within LANAD3A several lines of work have been started that intersect and support each other. Here we will describe the use of polyelectrolytes as tools I medicine and biology (that makes up about a third of our program) touching on the other activities only in as much as they intersect this subject. For the full description of the other programs we ask the reader to consult our webpage at www. cbm.fvg.it Polyelectrolytes are polymers in which each monomer carries a positive or negative charge. These long-chain highly charged molecules can be applied by a method called “layer-by-layer” technique1. This means that the material can be sprayed or applied by dipping layer-wise onto flat surfaces such as hip transplant or catheters binding to each other by electrostatic interactions much like magnets. The layers are usually very thin, only a few nanometers (2.5-5 nm). The properties of the resulting coatings, or sometimes capsules, make them extremely useful for medical applications. It is possible to cover with this technique solid objects in order to prevent adhesion of blood compounds or cells2. Moreover directly covering living cells or artificial tissue can protect the cellular material against the immune response of the host after transplantation and therefore offer, for instance, a new therapy for diabetes. Moreover, with coated nanoparticles made of gold3 (fig. 1) or coated magnetic beads, it4 is possible to mark the shape of tumors or to release proteins and drugs from the coating. The small size of the particle allow them to go inside the cells and we are quite confident that in a not too distant future the selective transport of pharmaceutical compounds only to diseased cells will be possible. toxic effect on the surrounding tissue or the whole organism. For this several biophysical techniques are available. A valuable tool for investigating the first step (i.e. the contact between the coated particles and the cells) is Tip-Enhanced Raman Scattering (TERS) which takes advantage of the local enhancement of the electromagnetic field induced by a properly coated Atomic Force Microscope (AFM) tip. For this purpose an AFM is equipped with semiconductive or metal particles or wires attached to the tip5 and spectra of proteins in the cell membrane can be taken before and after contact with the particles. Since the enhancement decays exponentially away from the tip, spectroscopic information with lateral resolution up to 15nm can be obtained and can be correlated with mechanical and morphological information from parallel AFM scans. Raman spectra of cell membranes and protein structures from single location as well as chemical maps will be investigated. AFM will be used also to see changes in the morphology of membranes by contact with the drug delivery system. Another advanced technique in order to study in detail the interaction between the polymer covered surface of nano- and microparticles with cells is the laser tweezers (LT) particle manipulation. LT allows to manipulate, without direct contact, one or more particles in the focal plane of a microscope objective. Single and multiple particles can be thus handled like with nano-fingers. This makes possible to use also a pulsed UV laser to combine cell manipulation with cell microdissection, and analyze its behavior with fluorescence and micro-Raman techniques. After in situ characterization of the particle cell interaction the pathway of the particle through an entire body (in vivo) will be followed by microscopy. That technique uses an infra red laser because of its deeper penetration in tissues to visualize fluorescently labeled particles in a anesthetized mouse. Due to the fact that no invasion in the body is necessary the technique allows to follow the particles for a long-time. With this set of advanced techniques the development of drug delivery systems from the lab bench to the characterization of their properties in situ to finally the tracking in vivo is possible. Figure 1 Electron microscopy image of coated gold particle with 4 layers (bar: 10 nm) The up-take and the faith of the particles inside the cell or later inside the body must be investigated as well in order to exclude Acknowledgment The LANAD3A is a collaborative laboratory in which a several partners are included. The authors are grateful for the support N e w s l e t t e r N an o t e c i t 25 R I C ER C A t & S V I L U P P O in writing this article to Prof. Giacinto Scoles (coordinator), Dr. Marco Lazzarino (tip-enhanced Raman; AFM), and Dr. Dan Cojoc (optical tweezers). References 1. Decher G, Fuzzy nanoassemblies: Toward layered polymeric multicomposites. Science 277, 1232–1237, 1997. 2. Chanana M., et al. Interaction of polyelectrolytes and their composites with living cells. NanoLetters 5, 2605-2612, 2005. 3. Naka Y., et al. Neurite Outgrowths of Neurons Using Neurotrophin-Coated Nanoscale Magnetic Beads. J. Biosci. Bioeng. 98, 348-352, 2004. 4. Naka Y., et al. Neurite Outgrowths of Neurons Using Neurotrophin-Coated Nanoscale Magnetic Beads. J. Biosci. Bioeng. 98, 348-352, 2004. 5. F. Martelli, S. Rubini,M. Piccin, G. Bais, F. Jabeen, S. Defranceschi, V. Grillo, E. Carlino, F. D’Acapito, F. Boscherini, S. Cabrini, M. Lazzarino, L. Businaro, F. Romanato, and A. Franciosi Nanoletters 6, 2130 (2006) Contacts Dr. Silke Krol Cluster in Biomedicine– CBM AREA Science Park, Basovizza, SS14 Km 163,5 34012 TRIESTE Tel. + 39 040 3757703 Fax + 39 040 3757710 [email protected] 26 N e w s l e t t e r N an o t e c i t R I C ER C A & S V I L U P P O t The Technology Cluster in Molecular Biomedicine of Region Friuli Venezia Giulia Prof. Maria Cristina Pedicchio President, Cluster in Biomedicine (CBM) Trieste CBM – a public–private consortium – was founded with the ambitious mission of acting as a bridge between public research and industry in an extremely important sector, that of “personalised medicine. It coordinates the Technology Cluster in Molecular Biomedicine of Friuli Venezia Giulia, established in 2004 through a framework agreement signed and financed by the Ministry of Education, University and Research, and the Friuli Venezia Giulia Region. Located in Trieste, within the AREA Science Park, and with laboratories operating in the main regional scientific institutions, CBM manages a network of science centres, companies, governmental bodies, development agencies and financial partners in order to stimulate and accelerate the process that transforms a “scientific idea” into a “product” (a drug, new therapy, new diagnostic system), to the benefit of citizens, society and the social and economic development of the territory. The project is financed by several institutions among which the Friuli Venezia Giulia Region, the Ministry of University and Research, Fondazione CRTrieste and AREA Science Park. CBM’s winning strategy is aimed at creating a synergy between research, training and technology transfer, by involving entrepreneurs, researchers and students in a series of actions and services. All this is accomplished thanks to the Research Network, i.e. six advanced laboratories available for shared use and open to institutions, enterprises, interdisciplinary research groups. They are: • Proteomics and Pharmacogenomics Laboratory (at the National Cancer Institute in Aviano, Pordenone), • Genomics Laboratory located at the CBM in Trieste and run in collaboration with the Pediatric Institute Burlo Garofolo and Sissa (International School for Advanced Studies), • Bioinformatics Laboratory (CBM, Trieste), •Optical Imaging Laboratory (CBM, Trieste), •LANAD3A (Laboratory for NAno Diagnostics, Drug Delivery and Analysis) (CBM, Trieste) •Stem Cells Laboratory (at the Interdepartmental Centre for Regenerative Medicine, University of Udine) • Highly qualified staff are also available within each laboratory for scientific collaboration or service agreement. In particular, CBM has opened an IP Office, a Grant writing and management service, a business development service and two observatories (Biotechnologies for Health and Economics). Activities in this network aim at fostering the region’s economic growth in the biomedical sector, by supporting research. In particular: • fostering the creation of new high-tech companies and promoting entrepreneurial culture • supporting existing companies (mainly thanks to the Economic Observatory) • attracting new companies, entrepreneurs, talents and financing towards Region Friuli Venezia Giulia. Finally CBM operates in the framework of a third important area, the Knowledge Network, focussed on training and mobility of researchers. Particular emphasis is devoted to the development of modular and flexible training courses, marked by business-oriented features, in order to enhance technical, legal and managerial skills in the biomedical sector. In collaboration with the AREA Science Park and its partners, CBM promotes and supports fellowships and doctorates, managerial training, seminars series and international summer schools. It is strongly committed towards key values such as excellence, transparency, and meritocracy, in compliance with principles included in the European Charter for Researchers and on a Code of Conduct for the Recruitment of Researchers. Thanks to a team of determined and dynamic collaborators, matched by an increasingly developed public-private network on the local, national, and international scenario, CBM is effectively applying its strategies and values. Contacts Prof. Maria Cristina Pedicchio Cluster in Biomedicine – CBM AREA Science Park, Basovizza, SS14 Km 163,5 34012 TRIESTE Tel. + 39 040 3757703 Fax + 39 040 3757710 [email protected] Furthermore, a Competitiveness Network has been created, in order to provide services to support researchers and entrepreneurs in sectors such as IP, business development, technology transfer. N e w s l e t t e r N an o t e c i t 27 j Le implicazioni giuridiche della nanomedicina Giorgia Guerra Dipartimento di scienze giuridiche, Università di Trento Nell’era della c.d. post-genomica la nanomedicina, termine che identifica tutta la tecnologia biomedica ottenuta dallo stadio più avanzato della ricerca integrata tra sapere scientifico e progresso tecnologico, promette di contribuire ampiamente alla soluzione di numerosi problemi della società contemporanea, rendendo praticabile l’idea di realizzare una medicina personalizzata e predittiva. I nuovi prodotti della tecnica danno avvio a notevoli cambiamenti nei contesti socio-economici entro i quali la medicina si sviluppa, poiché comportano inedite aspettative e nuovi rischi per gli assistiti. L’originale potenzialità applicativa e l’attuale assenza di certezza scientifica in merito al livello di sicurezza della strumentazione hanno indotto la Comunità Europea a cogliere i tratti essenziali e dissonanti delle reazioni che accompagnano le prime invenzioni di nanomedicina: da una lato l’entusiasmo per le promesse che il nuovo modo di operare presenta circa il miglioramento di molti problemi sociali; dall’altro, le inquietudini e l’allarmismo causati dalle ipotesi dei potenziali rischi, i quali mettono in dubbio la validità dei parametri tradizionali predisposti dall’ordinamento comunitario a tutela della salute. In ragione, quindi, della necessità di regolamentare la commercializzazione e l’impiego dei nuovi strumenti per non ostacolare il progresso ma incentivarne, invece, uno sviluppo sicuro e responsabile, anche la Comunità Europea, sulla scia di quanto avvenuto con qualche anno di anticipo nell’ordinamento statunitense, ha colto le sfide lanciate dalla nanomendicina dedicandole i primi documenti normativi finalizzati a disciplinarla. Tali orientamenti comunitari di politica normativa, al pari di quanto sta avvenendo in molti altri paesi sviluppati che attribuiscono importanza prioritaria allo sviluppo della ricerca nel campo della nanomedicina, delineano la volontà di approntare una strategia integrata e responsabile, in grado di incentivare la continua implementazione della strumentazione in esame e di proteggere, al contempo, le esigenze di sicurezza e fiducia del pubblico dei consumatori. Queste necessità sono state da ultimo ribadite nell’ “Opinione sugli aspetti etici della nanomediciana” pubblicata dallo European group on ethics in sciences and new technologies alla commissione europea lo scorso 17 gennaio 2007. Le problematiche giuridiche connesse all’obiettivo di predisporre una strategia per lo sviluppo responsabile delle nanotecnologie sono numerose, e inerenti, in primo luogo, il necessario ade28 N e w s l e t t e r N an o t e c i t guamento dei tradizionali e consolidati metodi di valutazione dei rischi. Proprio la descrizione delle emergenti e peculiari caratteristiche strutturali dei prodotti di nanomedicina guida all’individuazione delle specifiche sfide poste dagli stessi al diritto. Il problema più evidente che si pone nel disciplinare gli strumenti di nanotecnologia biomedica, e che nel recente passato si è già presentato nel disciplinare le applicazioni biomedicali ottenute con la biotecnologia, è relativo alle difficoltà di classificare i prodotti, e quindi di individuare la disciplina giuridica atta a regolarli, sulla base del tradizionale sistema classificatorio adottato fino ad oggi per disciplinare i dispositivi medici tradizionali. Le produzioni su nanoscala permettono però di realizzare combinazioni di materiali assolutamente inedite, che travalicano i medicinali, i dispositivi medici, i materiali biologici. Per questo motivo, avvertito in un primo momento negli Stati Uniti e poi con pari intensità anche negli Stati membri della Comunità europea, la Commissione si interroga circa l’opportunità di disciplinare i nuovi strumenti attraverso il quadro normativo già presente in materia di dispositivi medici, rivisitandolo, ove necessario, al fine di introdurre previsioni di legge ad hoc adatte a contemplare gli strumenti contenenti nanoparticelle. Un esame concreto della natura della nuova strumentazione [4] è sufficiente per comprendere il tenore delle difficoltà di adeguare le norme tecniche che predispongono i consolidati metodi di valutazione dei rischi, all’obiettivo di individuare anche le nuove ipotesi di rischi per la salute e l’ambiente dei ritrovati presi in considerazione. La previsione delle potenziali implicazioni negative connesse agli aspetti benefici delle tecnologie induce a fare il punto sulle modalità di realizzazione della strategia di gestione responsabile dello sviluppo che abbia i requisiti per disciplinare un ambito, come quello della ricerca nano-bio-tecnologica, caratterizzato dalla profonda incertezza tecno-scientifica, garantendo la sicurezza degli assistiti destinatari delle nuove tecnologie biomediche già in commercio. I potenziali rischi si estendono, anche ad alcuni diritti fondamentali come il diritto alla riservatezza. Si pensi ad un sofisticato strumento diagnostico, quale ad esempio un biochip, che dopo l’impianto nel corpo umano può registrare milioni di sequenze di DNA dell’individuo ospitante. In questa ipotesi i sistemi di archiviazione e di accesso a tali dati sono messi a dura prova dalla prospettazione dei pericoli legati agli utilizzi delle informazioni, desumibili dai dati genetici, considerate tendenzialmente predit- j tive e possono dar luogo ad una condizione di scetticismo verso l’utilizzo di questa tecnologia ad uso medicale. L’incompleta conoscenza del corretto rapporto rischi-benefici delle nuove applicazioni mediche rende difficile l’esatta valutazione delle aspetti negativi per la salute degli assistiti rendendo, così, ulteriormente difficoltosa la predisposizione di un modello normativo idoneo a gestirle. L’obiettivo che però è sempre presente nelle linee guida predisposte dalla Commissione Europea è relativo all’adozione di un “approccio proattivo” nella gestione dei rischi, volendo riferirsi con tale definizione soprattutto alla necessità che i produttori predispongano un incisivo controllo sulla nuova apparecchiatura anche in seguito al loro impiego, in modo da poter opportunamente agire in caso di difetti sopravvenuti o in caso di eventuali conseguenze negative causate dalle stesse e non prevedibili. L’utilità sociale della nuova strumentazione è, dunque, accompagnata da numerosi interrogativi di natura etica e giuridica che comportano, fin dalle prime fasi di sviluppo della tecnologia, la necessità di considerare la percezione sociale del fenomeno e l’elaborazione di risposte regolative in grado di garantire, anche attraverso la scelta delle specifiche condizioni di commerciabilità della strumentazione, la tutela degli elevati standard di sicurezza predisposti dalla Comunità europea a tutela degli assistiti. 15. S. Rodotà, Tecnologie e diritti, Bologna, 1995, 208. 16. W. Zhou, Ethics of Nanobiotechnology at the Frontline, in 19 Santa Clara Computer & High Tech. L. J. 481 (2003). Contatti Giorgia Guerra Dottore di ricerca in Studi giuridici europei e comparati Dipartimento di scienze giuridiche, Università di Trento. Collaboratrice in studio legale E-mail: [email protected] Bibliografia 1. A. Albanese, La sicurezza generale dei prodotti e la responsabilità del produttore nel diritto italiano ed europeo, in Europa e dir. privato, 2004, 977. 2. B. Bushan, Social and Ethical Implications of Nanotechnology, in B. Bhushan (ed.), Handbook of Nanotechnology, Sprinter, 2004, 1135. 3. E.F. Einsiedel, G. McMullen, Stakeholders and technology: challenges for nanotechnology, in 12 Health L. Rev. No. 3, 5 – 9 (2004). 4. G. Guerra, “A Model for Regulation of Medical Nanobiotechnology: The European Status Quo” Nanotechnology Law & Business, Feb, March 2006, Volume 3 No. 1 5. G. Guerra, Nanomedicina e diritto: un primo approccio, in Danno e resp., 2006, 1029 6. A.P. Halluin, L. P. Westin, Nanotechnology: The Importance of Intellectual Property Rights in an Emerging Technology, in 86 J. Pat. & Trademark Off. Soc’y 220 (2004). 7. U. Izzo, La precauzione nella responsabilità civile. Analisi di un concetto sul tema del danno da contagio per via trasfusionale, Padova, 2004. 8. A.C. Lin, Size Matters: Regulating Nanotechnology, research paper No. 90 October/2006, in rete: http://ssrn.com/abstract=934635. 9. E. Lin-Easton, It’s Time for Environmentalists to Think Small-real Small: A Call for the Involvement of Environmental Lawyers in Developing Precautionary Policies for Molecular Nanotechnology, in 14 Geo. Int’l Envtl. L. Rev. 107 (2001). 10. J. Lopez, Compiling the Ethical, Legal and Social Implications of Nanotechnology, in 12 Health L. Rev. (2004). 11. J.C. Miller et al., The Handboook of Nanotechnology. Business, Policy, and Intellectual Property Law, New Jersey-Canada, 2005, 13. 12. G.H. Reynols, Nanotechnology and Regulatory Policy: Three Futures, in 17 Harv. J. Law & Tech 179 (2003). 13. M.C. Roco, W. S. Bainbridge, Nanotechnology, Biotechnology, Information Technology and Cognitive Science, Dordrect, 2001, 19. 14. S. Rodotà, La vita e le regole. Tra diritto e non diritto, Milano, 2006, 164 spec. 193. N e w s l e t t e r N an o t e c i t 29 j Trasferimento tecnologico: le nanotecnologie dal laboratorio al mercato Alessandro Piras, Roberto Cafagna Nanto Srl, Trieste Introduzione I processi di valorizzazione della ricerca, al pari di quelli di produzione di nuovi risultati, sono tra i pilastri delle azioni ritenuti necessari per portare l’Europa ad essere “…entro il 2010 l’economia basata sulle conoscenze più competitiva e più dinamica al mondo…”, come affermato nel corso del meeting di Lisbona del 2000. In questa strategia di sviluppo le nanotecnologie hanno assunto una crescente importanza fino a rappresentare una delle principali linee tematiche all’interno del VII Programma Quadro che è stato recentemente avviato (2007-2013). La maggior parte della ricerca relativa alle nanotecnologie viene condotta da gruppi Universitari, supportati da un progressivo incremento degli investimenti pubblici in paesi come Stati Uniti, Europa, Giappone, Cina e Corea del Sud. L’ottenimento di risultati scientifici rilevanti è quindi sufficientemente supportata da finanziamenti pubblici, ma per incidere concretamente a livello economico sono necessarie delle dinamiche di exploitation, che portino alla valorizzazione ed allo sfruttamento commerciale della ricerca. Come affermato da più parti la collaborazione tra industria ed Università è un aspetto fondamentale per la crescita del tessuto economico ed industriale di un territorio. Tra le modalità di valorizzazione di una tecnologia due hanno assunto un notevole interesse: a)creazione di un impresa start-up b)brevettazione e licensing Le modalità elencate non si escludono a vicenda il che implica ad esempio l’esistenza di start up tecnologiche che basano il loro vantaggio competitivo su di un forte portafoglio brevettuale. Uno dei principali problemi italiani ed europei è la scarsa capacità nel definire ed utilizzare pratiche che permettano di trasformare invenzioni in innovazioni. Nel processo di trasferimento tecnologico emergono diversi punti critici che si acuiscono maggiormente nel caso delle nanotecnologie, essendo per loro natura trasversali a vari settori disciplinari. Nella maggior parte dei casi i risultati di ricerca si trovano in uno stadio iniziale di sviluppo industriale e sono necessarie competenze e risorse economiche per procedere nell’ulteriore fase di lavoro, che permette il raggiungimento di un prodotto pienamente industrializzato e commercializzabile. Come sottolineato da Vercesi, per quanto complesso ed articolato possa essere, il 30 N e w s l e t t e r N an o t e c i t trasformare idee in tecnologie o tecnologie in applicazioni è approssimabile ad un percorso lineare, mentre portare una tecnologia sul mercato è un tragitto che si fonda su un pattern alquanto incerto. Alcuni punti critici da rammentare lungo il percorso di valorizzazione delle nanotecnologie sono: •Scarso orientamento al mercato da parte degli inventori • Carenza di operatori specializzati nel trasferimento tecnologico • Bassa propensione degli imprenditori a presentare business plan a potenziali investitori •Esiguo numero di soggetti operanti, e competenti, nel finanziamento di imprese start up ad alto contenuto tecnologico •Legislazione non adeguata riguardo l’impatto delle nano-tecnologie Se consideriamo il caso pratico di un nanomateriale in un ben definito settore applicativo, come ad esempio le nanoparticelle di argento utilizzate come principio antibatterico nei settore ospedaliero, sorgono inevitabilmente 3 domande cruciali: • esiste un mercato per questa tecnologia? • siamo in grado di trasformare la tecnologia in un prodotto? • funzionerà davvero il prodotto finale? Per rispondere a questi interrogativi gli uffici universitari e le società preposte al trasferimento tecnologico applicano delle metodologie che talvolta si basano su degli step codificati, mentre altre volte operano attraverso una spiccata flessibilità d’azione. Qualunque sia l’approccio utilizzato è necessaria una corretta pianificazione del percorso che porta alla valorizzazione dell’idea. Per minimizzare i rischi di un progetto coinvolgente le nanotecnologie ed aumentare i fattori di successo è opportuno eseguire un’analisi approfondita e creare una precisa strategia di azione da seguire mediante: • Due diligence tecnologica • Business planning • Competitive intelligence • Marketing tecnologico I concetti di valore aggiunto, strategia e marketing sono la chiave per portare un idea dalla sua fase embrionale di risultato di ricerca, attraverso lo sviluppo di una tecnologia fino alla realizzazione di un prodotto apprezzato dal mercato. j Il processo di valorizzazione Due diligence La due diligence tecnologica è uno strumento di supporto alle scelte di investimento dei private equity, dei fondi chiusi, delle merchant bank e degli investitori pubblici e privati. Rappresenta un servizio avviato a seguito dell’individuazione di una tecnologia ritenuta strategica, che generalmente emerge da una attività di scounting tecnologico. La tecnologia in esame può trovarsi a vari gradi di sviluppo, cioè essere sotto forma di risultato di una ricerca scientifica, di brevetto, di prototipo o di idea innovativa allo stato embrionale. La due diligence comprende un analisi qualitativa ed un analisi quantitativa, entrambe svolte da un gruppo di esperti competenti sulla tematica in oggetto. La valutazione viene definita quantitativa perché risulta rapportata ai costi di implementazione dell’attività di ricerca scientifica ed ai costi di sviluppo industriale. Inoltre si utilizza il termine analisi qualitativa poiché si investiga la fattibilità dell’implementazione della tecnologia ed il grado di miglioramento apportato al prodotto o al processo individuato. In sostanza come punto chiave si cerca di valutare oggettivamente attraverso una serie di parametri se l’invenzione possa essere trasferita con successo in un prodotto di mercato e ancor di più se possa evolvere in oggetto di investimento finanziario. Questo presuppone la necessità di considerare sin da subito tutti gli aspetti critici tra cui brevetti, know-how, tecnologie produttive, risorse umane, sia sotto l’aspetto scientifico sia sul piano legale e di fattibilità economica. La due diligence tecnologica prevede inoltre delle risposte concrete a supporto delle strategie di mercato, per valutare il posizionamento del prodotto ed il relativo pricing. Il risultato del lavoro è generalmente un report finale strategico/operativo utilizzato come strumento di decisione da un investitore, dal responsabile di ricerca e sviluppo o dal Board della società. L’obiettivo è rispondere alla necessità di valutare se le tecnologie in esame siano efficaci sotto il profilo del business e pianificare le relative azioni per rendere il progetto realizzabile. Si tratta di un delicato equilibrio nel quale le risorse impiegate, il budget individuato e la partecipazione in equity devono essere coerenti e proporzionati al reale valore dell’innovazione in oggetto. Da tutto ciò si evince una proiezione a breve e medio termine dell’investimento per quanto concerne il rischio tecnico, finanziario e di mercato. Il crescente interesse per le nanoparticelle, da parte di specifici settori di mercato, ha sensibilizzato i venture capital riguardo a prototipi e possibili applicazioni sviluppabili, che potrebbero essere oggetto di investimento. Ad esempio, le proprietà catalitiche ed antimicrobiche delle nanoparticelle di ossido di titanio sono argomento portante di business plan di alcune aziende italiane ed estere. Dando per assodate le proprietà chimico-fisiche del materiale, un qualsiasi venture capital disposto ad investire su di un business plan, che prevede la valorizzazione di mercato di un nanomateriale, potrà utilizzare fino a 60 parametri per valutare la bontà dell’iniziativa. In quest’ottica la proprietà intellettuale rappresenta il primo punto di analisi di una due diligence nanotecnologica, il cuore dell’intera struttura del progetto. Senza un adeguata copertura brevettuale del materiale, del processo o del dispositivo in oggetto gli investitori potrebbero rigettare sin da subito un idea di business che gli venga sottoposta. Come nel caso delle biotecnologie, anche per le nanotecnologie il brevetto assume il ruolo di bene aziendale imprescindibile. Un punto critico per una due diligence nanotecnologica è la verifica di un effettivo mercato per la tecnologia, il che non significa evidenziare i benefici del suo utilizzo: il business plan deve indicare chiaramente clienti, prodotto finale, nonché la strategia per raggiungere gli obiettivi prefissati. Risulta estremamente delicato delineare il punto esatto in cui la nanotecnologia andrà ad impattare nella catena del valore. Ad esempio, le nanoparticelle di ossido di titanio trovano applicazione nella riduzione e controllo dello sporco su superfici quali vetro, piastrelle o metalli. Diversi prototipi hanno dimostrato l’efficacia del nanomateriale, ma il suo effettivo utilizzo a livello industriale necessita ad esempio di esplicitare in che modo effettuare uno scale up mantenendo sotto controllo il rapporto costi/benefici. Business planning a) creazione di start-up nanotecnologiche Le imprese start-up basate sulle nuove tecnologie, rappresentano un importante canale di commercializzazione della ricerca scientifica e allo stesso tempo giocano un ruolo determinante per la crescita economica dei moderni sistemi industriali. La nascita e la crescita di questo tipo di imprese viene favorita da un ambiente con forti connotazioni scientifiche e ad ampio respiro internazionale. La presenza sul territorio di imprese che si occupano di tecnologie emergenti quali le nanotecnologie fungono a loro volta da centri di attrazione per investitori privati, per l’incremento di competitività di altre aziende ed infine fanno da traino per l’avvio di progetti di ricerca scientifica di elevata qualità. Partendo da questa ipotesi, un azienda produttrice di nanoparticelle di argento potrebbe essere il primo anello di un filera che vede la co-partecipazione di realtà a vari livelli: • aziende che utilizzano le nanoparticelle per produrre semilavorati, come ad esempio polimeri caricati • aziende che usufriscono dei semilavorati per ottenere prodotti ad elevate prestazioni • aziende che forniscono servizi di deposizione di nanoparticelle su prodotti finiti, per ottenere superfici attive La valorizzazione dei risultati della ricerca attraverso la creazione di imprese innovative presenta diversi punti critici di carattere N e w s l e t t e r N an o t e c i t 31 j tecnico, economico-finanziario e di approccio al mercato. Questo significa che non è mai scontato che un risultato brillante ottenuto in un laboratorio di ricerca si trasformi in un prodotto di successo: questo per il semplice motivo che potrebbe non esistere ancora un mercato interessato all’innovazione. Bisogna sempre tenere conto che i risultati della ricerca scientifica rappresentano una serie di idee innovative che per trovare un utilizzo quotidiano nel mercato necessitano di ottimizzazione ed ingegnerizzazione. Talvolta le richieste di un cliente sono molto meno stringenti in termini di caratteristiche tecniche rispetto invece ad una elevata affidabilità ed alla possibilità di implementare velocemente la tecnologia in questione. Un mercato in continua trasformazione presenta numerose possibilità di business ed altrettante criticità. Di conseguenza è fondamentale procedere per target e progetti specifici monitorando costi, tempi e risorse. Di qui la necessità di supportare le iniziative di start up con il trasferimento di adeguate conoscenze e competenze ai soggetti coinvolti oltre che con specifiche iniziative di assistenza tecnica di accompagnamento. Tipicamente le start up tecnologiche, ed in modo particolare lo spin off da ricerca, sono avviate da persone con scarso orientamento al business ed al mercato, con nessuna esperienza di tecniche manageriali, e che risultano spesso carenti nei seguenti aspetti: • Definizione di una sostenibile strategia di sviluppo della tecnologia per passare dal risultato di ricerca, al prototipo, fino al prodotto finale, tenendo conto dello scale up industriale • Adeguata protezione intellettuale della tecnologia nei confronti dei concorrenti • Definizione del business plan e delle strategie di marketing e di commercializzazione • Adeguata conoscenza dei competitor, delle tendenze e delle tecnologie alternative alla propria • Adeguata competenza nella gestione delle relazioni con clienti/fornitori • Adeguato utilizzo degli strumenti di finanziamento pubblico regionale/nazionale/europeo e bassa conoscenza di investitori privati eventualmente interessati ad entrare nel capitale di rischio Quindi la creazione della neo impresa high tech necessita della stesura di un documento di strategia contenente le linee di azione da seguire per la realizzazione del progetto. A seconda dell’ambito scientifico e dell’applicazione finale si definiranno: la situazione di mercato, i possibili clienti, il piano economico-finanziario, le fonti di finanziamento, il piano marketing e le risorse umane da coinvolgere. b) brevettazione e licensing L’importanza del technology licensing è stata ampiamente riconosciuta dalla letteratura di stampo economico ed industriale. Diversi studi sottolineano le implicazioni della proprietà intellettuale sulla diffusione delle tecnologie, sullo stimolo alla ricerca e soprattutto 32 N e w s l e t t e r N an o t e c i t sul vantaggio competitivo per un impresa. Nella protezione ed utilizzo di un idea innovativa è possibile individuare due grandi attori: il mondo scientifico e l’impresa. Il primo genera conoscenza che può essere trasformata in proprietà intellettuale da dare in licenza o da assegnare alle imprese, a fronte di un certo ritorno economico, ad esempio sotto forma di royalties. Mentre la seconda acquisisce, riceve in licenza o deposita un brevetto a fini commerciali per mantenere o incrementare quote di mercato e clienti. Il deposito o l’acquisizione di un brevetto è il modo più diretto per ottenere un vantaggio esclusivo, in modo da salvaguardarsi dalla possibilità di vedere copiata la propria innovazione da parte di chi altro, esperto nello stesso campo, possa essere capace di riprodurla. L’alternativa sarebbe la secretazione del know how. Per un’impresa il possesso di un brevetto può contribuire alle strategie aziendali secondo diverse modalità: 1.Ricavi dalle vendite conseguenti all’immissione sul mercato del prodotto coperto da brevetto 2.Accrescimento dell’immagine e della reputazione dell’azienda 3.Esclusiva dell’utilizzo della tecnologia in alcuni Paesi 4.Stipula di partnership attraverso la vendita o la cessione di licenze, anche attraverso cross-licensing agreement Quindi il valore di un azienda operante in un area tecnolgica è fortemente influenzato dalle caratteristiche del suo portafoglio brevettuale. Da alcune analisi condotte sugli inventori, gli assegnatari ed i Patent Office è emerso che gran parte dei brevetti pubblicati risultano inutilizzati. I motivi possono essere legati ad un basso valore economico della tecnologia descritta, alle strategie aziendali, alle difficoltà nella cessione o ad altri aspetti critici della transazione. In un recente documento della Lux Research sullo stato di sviluppo delle nanotecnologie a livello mondiale, si sottolinea come un terzo dei brevetti relativi ai fullereni siano inutilizzati ed in uno stato di totale abbandono. Questa situazione limite evidenzia che la brevettazione di un risultato di ricerca non deve essere fine a se stessa. In altri termini, la protezione intellettuale di una tecnologia non significa aver già costruito un ritorno economico: al contrario sono state appena poste le basi. E’ auspicabile che il deposito di un brevetto sia sin da subito inserito all’interno di una strategia di concreto utilizzo o di licensing. Innumerevoli sono gli esempi di proprietà intellettuale che non ha o non troverà applicazione: le Università italiane possiedono diversi brevetti riconducibili alle nanotecnologie che non trovano sbocco verso un’applicazione economicamente rilevante. Competitive intelligence La centralità delle nanotecnologie nei piani di sviluppo pubblici e privati ha generato una fitta rete di relazioni tra vari attori: enti governativi, gruppi di ricerca, start up, piccole-medie e grandi imprese, investitori, clienti, stakeholder. Lo scenario si presenta molto dinamico ed in costante evoluzione, il che complica l’in- j dividuazione di tecnologie ad elevato potenziale applicativo ed il loro sviluppo in termini di prodotto innovativo. Nasce quindi la necessità di ottenere una mappa, con livello di dettaglio variabile, che descriva l’andamento e gli sviluppi di un certo settore o di una certa tecnologia, prendendo in considerazione innumerevoli fattori. La legislazione, i piani industriali nazionali ed internazionali e le tendenze di mercato sono alcuni di questi fattori che influiscono sulle strategie di sviluppo e di commercializzazione di un prodotto caratterizzato da una nanotecnologia. Un piano d’azione ben strutturato nasce da una conoscenza esauriente dei punti di forza e dei punti deboli della propria iniziativa raffrontata con gli altri elementi in gioco: i concorrenti, i clienti ed i fornitori. Si ricorre quindi alla Competitive Intelligence (CI), che rappresenta un metodo sistematico di immagazzinamento, elaborazione ed analisi di dati che considera l’evoluzione dello scenario dando risposte ben precise sui competitor ed il percorso di valorizzazione della tecnologia. La Competitive Intelligence viene condotta incrociando dati derivanti da fonti primarie (ad esempio interviste) con dati ottenuti da fonti di informazioni pubbliche relative a brevetti, pubblicazioni scientifiche, informazioni economico-finanziarie e business news. La qualità dei dati raccolti influisce profondamente sulla successiva fase di analisi che prevede il coinvolgimento di competenze multidisciplinari e l’utilizzo di sistemi statistici come il text mining. Il valore aggiunto della competitive intelligence risiede nell’ultima fase di interpretazione delle informazioni, direttamente connessa allo sviluppo di una strategia aziendale, che può essere: a breve, a medio o a lungo termine. Attraverso questa metodologia si cercano di minimizzare i rischi e massimizzare le opportunità dando risposte precise a domande del tipo: • Chi sta operando in questo momento sul mercato delle nanoparticelle di argento per applicazioni nel biomedicale? • Cosa sta proponendo il mio competitor? • Dove sviluppa, produce e commercializza il prodotto contenente nanoparticelle? • Che investimento ha richiesto l’avvio del progetto e la fasi successive? • Quando ha cominciato ad operare sul mercato? • Come si sta muovendo a livello di partnership e distribuzione? • A che prezzo propone il prodotto? Per giungere a delle risposte adeguate si segue il processo che è schematicamente riportato in Figura 1, in cui si parte dalle esigenze dell’utilizzatore finale (come ad esempio un manager), per poi tornare alla fine del ciclo al punto di partenza con un bagaglio di informazioni strutturate in un piano d’azione. Diverse possono essere le esigenze delle imprese che portano allo svolgimento di indagini approfondite. Un elenco non esaustivo di richieste o necessità possono essere: • Monitorare le attività dei competitor e della loro strategia • Monitorare i clienti ed i fornitori •Effettuare benchmarking dell’operatività e performance • Analizzare scenari futuri •Supportare operazioni di investimento, partnership o merger &acquisition • Verificare l’impatto di leggi e regolamenti sull’evoluzione del business •Supportare il deposito o l’acquisizione di proprietà intellettuale • Analizzare i risultati di R&D pubblica e privata su argomenti specifici • Valutare i trend dell’industria e del mercato Ogni prodotto possiede un suo ciclo di vita che è possibile descivere come il susseguirsi di una serie di stadi di sviluppo. La CI fornisce diversi benefici a seconda dello specifico punto nel percorso di evoluzione. La Figura 2 descrive la funzione delle attività di intelligence utilizzate nella trasformazione della tecnologia per giungere sul mercato. Figura 1 Processo schematico di Competitive Intelligence (CI): sono evidenziati gli attori coinvolti ed i vari step che portano al documento strategico finale. Figura 2 Benefici attesi dalle attività di intelligence utilizzate nel corso della trasformazione di una tecnologia in un prodotto (tratto da Brenner 2005) N e w s l e t t e r N an o t e c i t 33 j Marketing delle nanotecnologie Il presupposto da cui partire per delineare la commercializzazione di un quasiasi prodotto è la contemporanea presenza di rischi ed opportunità. La tipica polarizzazione che si è creata anche nel caso delle nanotecnolgie vede da un lato le prospettive di sostanziali ricavi da parte delle imprese, mentre dall’altro il timore dell’opinione pubblica relativamente all’impatto sull’ambiente e sulla salute nell’adozione di queste tecnologie. Questo sta portando i prodotti con prefisso nano ad essere al centro di alcune controversie ed a crescenti controlli, soprattutto nel caso di un ipotetica ampia diffusione sul mercato. Per determinati settori si teme l’instaurarsi di un nuovo “effetto OGM”. Diversi tavoli di lavoro sono stati avviati in Europa e negli USA per definire norme e procedure adeguate all’entrata sul mercato. Quindi nel predisporre un piano di marketing è necessario tener conto della legislazione vigente, ma anche delle proposte in fase di valutazione e stesura che potrebbero modificare profondamente lo scenario. Nel proporre delle soluzioni nanotecnologiche alle imprese si possono scatenare emozioni contrastanti in cui da un lato si trovano degli interlocutori nettamente entusiasti e ben predisposti alla sperimentazione, invece dall’altro persone avverse al minimo cambiamento. In entrambi i casi, ed in tutte le situazioni intermedie, ricopre un ruolo fondamentale il rapporto costi-benefici. Un suo valore favorevole rappresenta la chiave di volta, che, se opportunamente corredata da grafici e valori numerici, riesce a sorreggere un intero progetto di trasferimento nanotecnologico. La definizione di un rapporto ottimale fra il risultato raggiunto e l’investimento effettuato è facilitata quando le azioni di Competitive Intelligence, le strategie di mercato e le attività di R&D sono interconnesse. Sia nel caso in cui una nuova tecnologia venga spinta da un gruppo di ricerca (technology push), sia trovandosi di fronte a precise richieste da parte di un azienda che ha bisogno di innovare un prodotto (technology pull), l’approccio deve essere fortemente orientato al mercato: si avvia il trasferimento tecnologico pensando ad un ipotetico cliente e si conclude il processo fornendo la soluzione tecnologica adeguata al cliente individuato. Le strategie di comunicazione giocano un ruolo non trascurabile nell’approccio al mercato delle nanotecnologie. Ad esempio le imprese che commercializzano prodotti nanotech si trovano a dover scegliere se sottolineare la presenza di una nanoparticella come elemento differenziante oppure tramettere in modo discreto la presenza della tecnologia puntando maggiormante sulla funzione che svolge. Naturalmente la diversa strategia dipende dall’ambito di applicazione. I due seguenti casi esemplificativi riguardano l’aggiunta di argento nanocristallino in materiali polimerici e tessuti per sfruttare le spiccate caratteristiche antibatteriche. Caso 1: contenitore per alimenti Nel corso del 2006 era possibile acquistare online un set di contenitori in polipropilene (FreshLonger™) capaci di rallentare la pro34 N e w s l e t t e r N an o t e c i t liferazione di batteri e di muffe grazie alla presenza dell’argento. La promozione del prodotto puntava in modo massiccio sull’azione antimicrobica naturale delle particelle nonché il significativo miglioramento nella conservazione dei cibi. Caso 2: garze per medicamenti. L’utilizzo dell’argento nanocristallino come principio attivo nei medicamenti è stato approvato dall’FDA da diversi anni. Sin dal 1998 sono presenti sul mercato le garze Acticoat™ che permettono un efficace controllo dei batteri per mezzo della tecnologia SILCRYST™. In questo caso il prodotto ha sfruttato appieno il vantaggio competitivo dato dall’approvazione dell’ente governativo americano e dall’immagine tecnologica costruita attraverso i brand. Il medicamento viene atttualmente utilizzato a livello mondiale, negli ospedali di almeno 30 paesi. Bibliografia 1. F. Cesaroni, A. Piccaluga, “Exploration ed exploitation: strategie di valorizzazione della ricerca pubblica”. Knowledge Management e Competitività a cura di E. Bartezzaghi, M. Raffa e A. Romano, ETAS Libri (2003). 2. P. Vercesi, “Le applicazioni come prodotto: il marketing delle tecnologie”. Sistemi & Impresa Vol. 1 (2004) 3. B. Bastani, E. Mintarno, J. Akers, D. Fernandez, “Technology Transfer in Nanotechnology: Licensing Intellectual Property From Universities to Industry”. Nanotechnology Law & Business Vol. 1, 2 (2004) 4. A. Hullman, “Who is winning the global nanorace”. Nature Nanotechnology, Vol. 1 (2006) 5. B. Mouttet, “Nanotechnology and U.S. patents: a statistical analysis”. Nanotechnology Law & Business Vol. 3, 3 (2006) 6. A. Gruppi, A. Piras, E. Boaretto, E. Pianese, L. Nardone, F. Tomasi, “Spin Off: percorsi di impresa a confronto”. Imprenderò – Programma di Cultura e Formazione Imprenditoriale del Friuli Venezia Giulia (2006) 7. M. Brenner, “Technology Intelligence at Air Products: leveraging analysis and collection tecniques”. SCIP Newsletter Vol. 8, 3 (2005) 8. C. R. Goforth, R. R. Goforth, “Technology due diligence - the need for and benefits of technology assessment in connection with investment in high-tech companies”. http://www.beta-rubicon.com/TB0501.pdf (2001) 9. Lux Research and Foley and Lardner, ”The Nanotech Intellectual Property Landscape” (2005). 10. R. Kneller, “Technology Transfer: A Review for Biomedical Researchers”. Clinical Cancer Research, Vol. 7, 761 (2001) 11. A. Gambardella, P. Giuri, A. Luzzi, “The Market for Patents in Europe”. LEM Papers Series 4 (2006) Contatti Alessandro Piras NANTO srl, Nanotechnology Transfer Organization Via San Nicolo’, 11, 34121 Trieste, Italia Tel.: +39 040 06 40 351, fax: +39 040 46 06 9250 [email protected] - www.nanto.org R I C ER C A & S VN I OT L U I PZ PI OE tT Notizie in breve Master in Tecnologie per la Micro e Nanoelettronica Università di Roma “La Sapienza” Il Master “Tecnologie per la micro e nanoelettronica” mira alla formazione di figure professionali in grado di gestire agilmente flussi di processo per l’elettronica integrata su scala nanometrica, nonchè problematiche economiche e di mercato legate all’alto contenuto innovativo dei prodotti in ambienti industriali ad alto livello competitivo su scala mondiale. Un obiettivo di così ampio respiro richiede le competenze dell’Accademia e l’esperienza sul campo dell’Industria. La sinergia tra questi due mondi permette al Master di avvalersi di docenti di eccellenza provenienti da dodici Università italiane e da una olandese, da Micron Technology Italia (principale sponsor finanziario del Master, attraverso la Fondazione Micron) e da altre sette aziende internazionali leader nel settore.. Sostengono l’iniziativa, a livello di docenza, le seguenti aziende: Micron Technology (leader mondiale nei semiconduttori, prima nel fatturato di sensori di immagini CMOS integrati); MEMC, AP&S, SMC, ASML, PALL, ALCO, Applied Materials (Aziende che fabbricano strumentazione, impianti e sistemi in vuoto per le tecnologie e i processi elettronici); Silvaco (software per la simulazione di dispositivi a semiconduttore). Dal mondo accademico la partecipazione a livello di docenza è ampia e di eccellenza: intervengono le Università di ChietiPescara, Bologna e Rotterdam (per la parte di Economia); il Consorzio IU.NET (Università di Roma “La Sapienza, Bologna, Padova, Udine, Pisa, Modena-Reggio Emilia, Ferrara e Politecnico di Milano) , Perugia, L’Aquila e Siena (per la parte di Dispositivi e Sistemi Micro e Nanoelettronici). Il Master si articolerà in 6 moduli per un impegno complessivo di 60 crediti: 1.Processi tecnologici 2.Dispositivi micro e nanoelettronici 3.Statistica ed affidabilità 4.Caratterizzazione e testing 5.Gestione dell’innovazione 6.Tirocinio formativo in azienda al conseguimento dei quali l’Università “La Sapienza” rilascerà il titolo. Durante il corso è previsto un Tour di qualche giorno presso due delle aziende coinvolte nei processi tecnologici, uno stage di alcuni mesi presso i laboratori delle aziende (spesso all’estero), una giornata di simulazioni di dispositivo e processi tecnologici a cura di una delle pochissime ditte al mondo che vende software avanzato per i semiconduttori. Al Master sono ammessi 20 partecipanti, è requisito di ammissione il possesso di una delle seguenti Lauree: Ingegneria dei settori dell’Informazione o Industriale oppure laureati in Fisica. Sono ritenute valide ai fini delle ammissione le Lauree quinquiennali o quadriennali del Vecchio Ordinamento, e le Lauree Specialistiche.. Il corso avrà una durata annuale per un totale di circa 600 ore tra lezioni frontali ed esercitazioni, ed includerà uno stage in azienda della durata di 3 mesi. La prima edizione del corso avrà inizio a settembre 2007, con un bando aperto tra giugno e luglio e selezioni ai primi di settembre. Direttore del master: Fernanda Irrera Università di Roma “La Sapienza” Contatti [email protected], [email protected] Consorzio Nazionale Interuniversitario per la Nanoelettronica In risposta alla crescente necessità di adattarsi alle nuove regole della competizione internazionale in settori strategici della ricerca scientifica, alcuni gruppi di ricerca accademici italiani hanno dato vita al “Consorzio Nazionale Inter-universitario per la NanoElettronica”. Il Consorzio, denominato IU.NET (Italian University Nano-Electronics Team), aggrega unità di ricerca del GE - Gruppo Elettronica - delle Università di Bologna, Ferrara, Modena-Reggio Emilia, Padova, Pisa, Roma “La Sapienza”, Udine, del Politecnico di Milano. L’iniziativa si inserisce nel percorso di una avventura scientifica che nasce negli anni ‘70. Fu allora che la microelettronica iniziò a diventare un’area di sviluppo strategico della ricerca scientifica d’avanguardia. Su queste tematiche, nel corso degli anni, il nostro Paese è riuscito a investire molte risorse. Sono stati costituiti laboratori tecnologici e strumentali e sono state formate presso le principali accademie nazionali generazioni di ricercatori che continuano a essere molto apprezzati a livello internazionale. Tuttavia, le mutate condizioni del finanziamento della ricerca e il progresso delle tecnologie nella fabbricazione di dispositivi di dimensioni sempre più ridotte, inducono oggi a modificare i modelli organizzativi e ad aggiornare i contenuti della ricerca scientifica. È ormai indispensabile che i singoli laboratori universitari e gli istituti di ricerca agiscano in modo integrato e coordinato per raggiungere le dimensioni necessarie a essere visibili sia per concorrere ai finanziamenti della Comunità Europea che per incrementare i rapporti con le aziende multinazionali del settore. Consapevoli che in un regime di autonomia universitaria anche la formazione di nuove aggregazioni è largamente demandata alla responsabilità delle singole istituzioni accademiche, le università suddette si sono adoperate per dar vita a IU.NET con lo scopo di rappresentare un’offerta scientifica e tecnologica coordinata nel settore della nanoelettronica e in particolare nell’ambito della simulazione, progetto, caratterizzazione, modellistica e affidabilità N e w s l e t t e r N an o t e c i t 35 T N OT I Z I E di dispositivi elettronici a dimensione nanometrica, mesoscopici e a singolo elettrone. All’atto della costituzione, avvenuta dinanzi al rettore dell’Alma Mater Studiorum di Bologna, è stato eletto direttore il professor Enrico Sangiorgi. Il Consorzio, che ha sede legale presso il Centro di Ricerca sui Sistemi Elettronici per l’Ingegneria dell’Informazione e delle Telecomunicazioni “Ercole De Castro” (ARCES) dell’Università di Bologna, opera integrando “in rete” i singoli laboratori attivi nelle diverse università consorziate. Nel primo anno di vita, IU.NET è entrato a far parte della compagine consortile di due importanti progetti europei del VI Programma Quadro: il Progetto PULLNANO sulle logiche CMOS da 32 nanometri e il Progetto EMMA sulle memorie non volatili innovative, e di un progetto FIRB sulle memorie, per un budget complessivo di circa due milioni di Euro. Nell’immediato futuro IU.NET intende presentarsi come un soggetto capace di fornire soluzioni integrate nell’ambito della simulazione, progetto, caratterizzazione, modellistica e affidabilità di dispositivi elettronici e quindi in grado di intercettare l’interesse delle aziende multinazionali del settore e di concorrere con successo ai finanziamenti della Comunità Europea e delle autorità pubbliche nazionali. Riferimenti www.iunet.eu Primo Certificato di valutazione su prodotti nanotecnologici E’ stato sviluppato da una società svizzera in collaborazione con un importante ente di certificazione tedesco il primo sistema al mondo di “certificazione del rischio” di prodotti che fanno uso di nanotecnologie. Il sistema prevede una valutazione dei rischi legati a salute, ambiente e sicurezza dei prodotti considerati mediante il confronto con le conoscenze ad oggi note in materia. Non si tratta quindi di una usuale certificazione che verifica la corrispondenza con standards universalmente riconosciuti, perche tali standards ancora non sono stati sviluppati per la maggior parte dei prodotti “nanotecnologici”, ma invece di un confronto dettagliato con lo “stato dell’arte” delle attuali conoscenze in termini di rischio per queste tecnologie e di una valutazione della loro applicabilità al prodotto in questione. La società rilascia un certificato che, ovviamente, viene aggiornato periodicamente, considerando le nuove e continue scoperte in materia. Riferimenti www.innovationsgesellschaft.ch/images/publikationen/Factsheet_CENARIOS_ english_arial2.pdf Rapporto del Parlamento Europeo sui nanomateriali E’ stato da poco pubblicato dal “European Parliament’s Committee on the Environment, Public Health and Food Safety” uno studio (“Nanomaterials in consumer products - availability on the 36 N e w s l e t t e r N an o t e c i t European market and adequacy of the regulatory framework”) sull’uso dei nanomateriali nei prodotti in commercio e sulla adeguatezza dell’attuale sistema di regolamentazione in relazione al potenziale rischio per la salute e l’ambiente di tali materiali. Riferimenti www.europarl.europa.eu/EST/studyList.do?lastStudies=true Governance delle nanotecnologie in UK E’ stato pubblicato a Marzo dal “Council for Science and Technology” inglese il rapporto “Nanosciences and Nanotechnologies: A Review of Government’s Progress on its Policy Commitments” Il documento è stato realizzato con l’obiettivo di verificare lo stato di avanzamento delle azioni che il Governo britannico aveva pianificato riguardo alla “governance” dello sviluppo delle nanotecnologie, in risposta alle osservazioni e richieste emerse dallo studio della Royal Society - Royal Academy of Engineering “Nanoscience and Nanotechnologies: opportunities and uncertainities” pubblicato nel 2004. Riferimenti www2.cst.gov.uk/cst/business/files/nano_review.pdf R I C ER C A & S VN I OT L U I PZ PI OE tT Seminari&Convegni Eventi passati Nanotech 2007 NSTI International Conference 20/05/2007 - 24/05/2007; Santa Clara (USA) Nanotech 2007, decima edizione della Conferenza annuale del NanoScience and Technology Institute (NSTI), si è svolta dal 20 al 24 Maggio 2007 a Santa Clara (California). Questa edizione di Nanotech-NSTI ha mostrato una partecipazione ancora superiore a quella dello scorso anno con oltre 4.000 partecipanti, oltre 400 espositori, più di 1700 articoli, presentazioni e poster. Anche quest’anno la partecipazione italiana è stata notevole presso lo stand allestito dall’ICE, Istituto nazionale per il Commercio Estero, Silver Sponsor dell’evento, nell’ambito della fiera. Erano rappresentate Finmeccanica (con le aziende Alenia Aeronautica, SELEX Sistemi Integrati, SELEX Communications, e le compartecipate Elettronica S.p.A e CSM), il Centro Ricerche Fiat, STMicroelectronics, Pirelli Labs, Colorobbia, Mavi Sud, Tethis, ITP Invest in Turin and Piedmont, Politecnico di Torino (CHI-LAB/ LATEMAR), Veneto Nanotech, AIRI Nanotec IT. Una panoramica generale della situazione italiana nell’area nanotecnologie ed una descrizione dettagliata delle attivita’ delle singole aziende compaiono nella brochure, Italy at Nanotech, edita dall’ICE e consegnata a tutti i partecipanti a Nanotech 2007 al momento della registrazione. Lunedì 21 Maggio ha avuto luogo il “networking event” denominato “Tiny Technology ... Brings People Together in a Big World”, organizzato dal nostro ICE ed a cui hanno partecipato, oltre al Console Generale Falaschi e all’Addetto Scientifico dell’Istituto Italiano di Cultura di San Francisco Scapolla, molti importanti rappresentanti del mondo scientifico ed imprenditoriale USA, che ha consentito un proficuo scambio di informazioni e di stabilire/rafforzare utili contatti. Il 23 maggio è stata anche effettuata una visita alla Nanofabrication Facility dell’Università di Stanford (sempre organizzata da ICE). AIRI Nanotec IT, come già per l’edizione 2006 della Conferenza, ha collaborato con ICE per organizzare la presenza della delegazione italiana al padiglione suddetto, il networking event del 21 e la visita alla Nanofabrication Facility, per preparare il materiale informativo distribuito In generale la Conferenza ha confermato il ruolo di assoluto rilievo che le nanotecnologie hanno nel panorama mondiale della ricerca e della innovazione; ciò è testimoniato dai “numeri” 2006 con investimenti worldwide che superano i 12.000 B$ ed oltre 10.000 brevetti. Gli USA si confermano “nano-leader” con investimenti per R&S nelle nanotecnologie che si avvicinano 4.000 B$ (2007), 7000 brevetti e circa 700 aziende private (grandi e PMI) attive nel settore. Rispetto alla scorsa edizione la partecipazione governativa USA è risultata invece meno evidente. Presente, ma a basso profilo, il governo americano è passato dal ruolo iniziale di facilitatore a quello di osservatore, pur continuando a sostenere la ricerca con finanziamenti mirati attraverso la National Nanotechnology Iniziative (NNI), che veicola tutti i finanziamenti federali per le nanotecnologie attraverso le varie Agenzie Governative. Per esempio, tutta la ricerca biochimica svolta negli USA riceve finanziamenti da DARPA per progetti riferiti al contesto NBC. Basso profilo anche tra gli end-user e i venture capitalist. Presenza attenta, ma molto discreta, di Lockeed Martin, Boeing, Thales, Halliburton, Nokia e di altri player internazionali. Questo fa pensare che i giochi, quelli importanti, siano in gran parte già stati fatti e che dalla ricerca, ovviamente molto pubblicizzata, si stia passando a una massiccia industrializzazione, che, come è logico aspettarsi, è coperta per la maggior parte dal segreto. A conferma di questa ipotesi, due fatti importanti: primo, la microelettronica (memorie, processori, ecc.) è la grande assente di questa edizione di Nanotech; secondo, il turn-over degli sponsor della manifestazione è elevato: molti sponsor degli anni passati non si ritrovano quest’anno. Avranno già raggiunto i loro scopi? A questa domanda è strategicamente necessario dare una risposta. Segnali importanti dovranno essere cercati in altri importanti congressi tematici, come ad esempio NanoTX’07 denominato “The Promise of Tomorrow-The Business of Nanotechnology” che si terrà a Dallas dal 2 al 4 ottobre e dove è prevista la partecipazione di NASA, Lockheed Martin, BAE Systems, Raytheon, Raymor Industries, Nomadics, Authentix, DARPA, NIST, US Naval Research Lab. Oppure in Conferenze di altro tipo quali IMS (International Microwave Symposium), per verificare la presenza delle nanotecnogie. Se l’elettronica è quasi assente da Nanotech 2007, la fotonica, invece, la fa da padrona e quando è associata al “bio” diventa addirittura una “star”. Di sensori bio-fotonici se ne sono visti, infatti, per tutti i gusti, o meglio ancora, di tutti i colori! Ovviamente l’interfacciamento tra mondo bio e fotonica è tuttaltro che banale e passa necessariamente per la chimica. Molti lavori espongono idee su come realizzare soluzioni in quest’ambito. Mentre il Trade Show dell’anno scorso è stato caratterizzato dalla novità del boom dei distretti tecnologici, testimoniata da un vero e proprio affollamento di rappresentanze di Contee, Regioni e di Stati federali (Scozia, Belgio Vallone, Quebec, Massachusetts, N e w s l e t t e r N an o t e c i t 37 T N OT I Z I E distretti statunitensi) quest’anno i distretti non si sono visti e le rappresentanze nazionali presenti (Svizzera, Australia, Giappone, Corea, Cina, la stessa Italia) sono state ben poche. Taiwan, che a Nanotech 2005 si era presentata in forze e che però già a Nanotech 2006 aveva dato segni di minore interesse, a questa edizione non c’era. campo delle nanotecnologie non è affatto banale. Da molte parti si avverte la necessità di stabilire, esattamente come è già avvenuto per le biotecnologie e per l’ingegneria genetica, oltre che degli standard tecnologici, anche – e soprattutto - degli standard deontologici di elevato livello ed un atteggiamento proattivo per uno sviluppo responsabile di queste tecnologie. Chi però ha partecipato all’analogo evento Nanotech organizzato dai giapponesi a Tokyo a febbraio riporta un’esperienza radicalmente opposta: la Germania che si presenta con uno spazio di oltre 200 mq e molte altre rappresentanze nazionali molto aggressive. Che il fulcro delle nanotecnologie si stia spostando tutto ad Est? Questo è un punto necessariamente da verificare. Come fatto politico da segnalare – questo davvero di assoluta rilevanza – c’è stato il keynote speech di apertura del congresso tenuto da Mr. John Hofmaister, Presidente della Shell statunitense, che ha parlato di fonti rinnovabili di energia, di eolico e di fotovoltaico richiamando l’attenzione degli scienziati sulle applicazioni delle nanotecnologie per migliorare l’efficienza dei processi di generazione, stoccaggio e impiego dell’energia oltreché, in generale, proteggere l’ambiente. Quello che più stupisce è che questo potentissimo direttore centrale, ex responsabile HR di tutto il gruppo Shell, ha parlato con lo stesso linguaggio dei “Verdi”. Dello stesso tenore sono le dichiarazioni del Governatore della California Mr. Schwarzenegger riportate in un cartellone di benvenuto ai partecipanti a Nanotech 2007 affisso nella hall del congresso. Opportunismo? Radicale inversione di tendenza? Oppure solo una doverosa lungimiranza? Ai posteri, l’ardua sentenza. Di certo il binomio ambiente-energia condizionerà e piloterà le scelte, gli investimenti, le ricerche e gli sviluppi del futuro. Non a caso Cleantech, da iper-settoriale “salone delle camere bianche” che era, diventa “super-conferenza globale sull’energia pulita” e ruba nettamente, per i non addetti ai lavori, la scena a Nanotech. Questo a dimostrare da una parte che il mercato delle nanotecnologie è sempre più orientato alle applicazioni e dall’altra che le nanotecnologie sono indicate sempre più come “soluzione per problemi quasi impossibili”. In altre parole, al crescere delle aspettativa della Società cresce l’interesse dei politici e dei media sulle nanotecnologie come possibile soluzione di problematiche ad elevato impatto socio-politico e anche geo-politico: i problemi posti dall’ambiente e dalla dipendenza energetica degli USA e dell’intero occidente sono ormai evidenti. Sono disponibili, nella scia di quanto era stato già notato l’anno scorso, parecchi studi oggettivi di carattere tossicologico, prevalentemente di origine USA ed UK, relativi agli effetti delle nanoparticelle. È interessante osservare come proprio dall’Australia, che a Nanotech 2005 aveva grandemente pubblicizzato le proprie creme solari a biossido di Titanio nanostrutturato, provengono alcuni preoccupanti risultati relativi all’assorbimento delle nanoparticelle a livello cutaneo. E quest’anno, in attesa di chiarire definitivamente la questione, creme solari australiane non se ne sono viste. La sensibilizzazione circa l’impatto delle nanotecnologie dell’opinione pubblica non va però di pari passo con le aspettative dei politici. Cresce presso i decision maker l’esigenza di gestire correttamente l’informazione per presentare un quadro esauriente ed attendibile alla società civile. In altre parole, per un capitano d’industria o per un amministratore pubblico il passaggio da essere un decision maker a diventare altresì un opinion maker nel 38 N e w s l e t t e r N an o t e c i t In parallelo con la produzione su grandi numeri – e non poteva essere altrimenti – è partito il treno degli standard. Tra standard de facto e standard de iure si contendono la leadership su chi detterà legge IEEE, ITU e ISO. Dal punto di vista tecnico ci sono da segnalare molte novità rispetto alle edizioni precedenti. Innanzitutto, quest’anno si sono visti molti nano-materiali (nanotubi, nanofili, nanopolveri, fullereni e nano-diamanti) prodotti industrialmente in volumi altissimi e dunque diventati commodities. La Cina, da sola, ne produce a tonnellate e di ciò ha dato ampia dimostrazione regalando nel suo stand anche più bustine da 5 e 10 grammi di nano-materiali di grande purezza a chiunque ne facesse richiesta, mentre finora i costi di produzione molto alti hanno reso di fatto impraticabile l’utilizzo dei nanomateriali nel miglioramento, assolutamente fattibile, di importanti caratteristiche dei materiali tradizionali. È da evidenziare la grande presenza e disponibilità di strumentazione e macchinari: praticamente è rappresentata e disponibile tutta la filiera produttiva del nano-chimico con particolare rilevanza per quanto riguarda i trattamenti superficiali. In questo campo, le roadmap indicano in tre anni da adesso la disponibilità di una scelta vastissima di materiali e di soluzioni. S’è notata una presenza massiccia di software di simulazione. Questo stimola una riflessione: stiamo passando dalla fase “alchemica”, caratterizzata da un forte empirismo, a una fase scientifica caratterizzata dall’uso di modelli basati su leggi fisiche, oppure il proliferare di modelli – ciascuno basato su un proprio paradigma – rivela una incertezza fondamentale su alcune proprietà di base dei nanomateriali? Probabilmente sono vere entrambe le cose. Un fatto è certo: nel mondo “nano” fare esperimenti costa caro e il software di simulazione se usato bene può, nelle fasi preliminari, generale notevoli risparmi. R I C ER C A Le parole chiave di questa edizione sono state: nanotubi, fotonica, MEMS, microfluidica, nanosensori e micro-cantilever. I messaggi guida sono stati i seguenti: senza la chimica non si va da nessuna parte ed importanti sono la meccanica ed i processi-tecnologie messe a punto nel Silicio. Serve però integrazione tra chimica, meccanica e tecnologie. L’integrazione e l’approccio Multiscala, che sono tipicamente industriali, diventano tema di ricerca e di molte presentazioni. Questo non deve stupire più di tanto, visto che quello che si vuole è scoprire – e sfruttare - un nuovo mondo dove le leggi non paiono essere quelle che sino ad ora hanno regolato i vari ambiti. È interessante vedere e va evidenziato come negli USA la chimica sia oggetto di una rivalutazione enorme, specialmente in chiave “nano” e soprattutto “clean”. Ce ne accorgeremo anche in Italia? (Alessandro Garibbo, Selex Communications) Contatti Alessandro Garibbo e mail [email protected] www.nsti.org/Nanotech2007/ Convegno-Scuola Materiali Polimerici Ibridi e Nanostrutturati e l’Associazione Italiana Scienza e Tecnologia delle Macromolecole. 30/4/07 – 4/5/07; Gargnano (BS) L’Associazione Italiana di Scienza e Tecnologia delle Macromolecole (AIM) è un’associazione senza scopo di lucro che nasce nel 1975. Tra le missioni che si proposero i fondatori, fu messa a statuto la promozione della ricerca e lo studio dei materiali polimerici nei suoi vari aspetti scientifici e tecnico-applicativi. Per raggiungere questo obiettivo, precorrendo i tempi, fu stabilito che fosse necessaria una rete fra mondo accademico e industriale, per creare un’interconnessione tra la ricerca applicata e quella fondamentale e per favorire la diffusione delle conoscenze tra i ricercatori, i produttori, i trasformatori e gli utilizzatori dei materiali polimerici. Il successo dell’iniziativa è testimoniato dal fatto che in questi trent’anni di vita gli iscritti AIM (attualmente circa 700) sono provenuti in eguale misura dal mondo accademico (Università e CNR) ed industriale (compresa la piccola e media industria). Si può dire senza temere smentita che AIM sia diventato un naturale punto d’incontro e luogo di dialogo tra industria e università, che, pur coltivando interessi comuni, sono spesso caratterizzati da esperienze, culture, esigenze e prospettive diverse. Per sottolineare questo ruolo di interfaccia, il Presidente è generalmente scelto alternativamente tra accademici e industriali e il Direttivo è composto in modo paritetico da soci eletti provenienti da atenei italiani, istituti del CNR e realtà industriali piccole o grandi. Nel rispetto dell’impostazione ‘interculturale’ scelta, l’associazione svolge un’attività scientifica e divulgativa con diversi approcci. Tra le iniziative si possono ricordare Convegni scientifici nazionali e internazionali, ad esempio a Gargnano dal 27 Maggio al 1 Giugno From Polymer Structure and Rheology to Process Modeling (www.dcci.unipi.it/eupoc2007) e a Catania dal 10 al 15 Settembre, dove si svolgerà il Convegno biennale dell’Associa- & S VN I OT L U I PZ PI OE tT zione (www.ictmp.ct.cnr.it/aim2007). Di grande interesse anche le “Giornate Tecnologiche”. Della durata generalmente di un solo giorno, le giornate sono dedicate ad argomenti di interesse pratico e applicativo e risultano quindi principalmente dedicate ai ricercatori e tecnici industriali che operano nello specifico settore. Alcune delle tematiche affrontate negli ultimi anni : Miscelazione e compound, materiali polimerici in agricoltura, colore e fibre, Polimeri da fonti rinnovabili, Polimeri ed energia, Riciclo, Nanomateriali polimerici per Imballaggio. Per il 2007 sono previsti incontri in diverse sedi italiane su : Polimeri nell’industria della concia, Automazione e analisi on-line nella caratterizzazione dei polimeri, Riciclo dei materiali plastici. Un’altra iniziativa periodica importante è il Convegno-Scuola Mario Farina, dedicato di volta in volta a temi diversi, ma di grande respiro e di generale interesse, tanto da essere ormai un punto di riferimento nell’educazione e nella formazione di giovani ricercatori del settore dei polimeri. In una settimana di maggio o giugno, nella cornice di Villa Feltrinelli sul Garda, i partecipanti alla scuola possono seguire, a tempo pieno, lezioni tenute dai maggiori esperti italiani e internazionali su tematiche generali di grande interesse nel settore. Negli ultimi anni i temi trattati sono stati produzione industriale di polimeri, degradazione e stabilizzazione di materiali polimerici, polimeri in medicina, i polimeri espansi, caratterizzazione termica e meccanica dei materiali polimerici, leghe polimeriche, elastomeri. Con quest’anno si è arrivati alla XXVIII edizione: Materiali Polimerici Ibridi e Nanostrutturati. La scuola ha preso in esame sia i polimeri nanostrutturati ottenuti per aggiunta di cariche inorganiche (approccio top-down) sia gli ibridi polimerici in cui la fase inorganica è creata in situ all’interno della matrice organica (approcci bottom-up). Per affrontare il primo argomento è stata prevista una sessione dedicata ai materiali inorganici più utilizzati (solidi lamellari, silici, nanotubi), seguita da lezioni sulla preparazione dei nanocompositi e su casi specifici di interesse applicativo. Al secondo argomento è stata dedicata la mattinata del secondo giorno, con seminari sulla preparazione delle nanostrutture tramite la chimica sol-gel, le applicazioni attuali dei polimeri ibridi e le prospettive future. Nei giorni seguenti, si è parlato delle tecniche sperimentali idonee a caratterizzare i nuovi materiali ed individuarne le nanostrutture, del ruolo della modellistica nella comprensione dei fenomeni di nanostrutturazione e delle problematiche riguardanti la sicurezza. Secondo la tradizione di AIM, i docenti intervenuti sono stati ricercatori industriali o accademici italiani attivamente impegnati sui temi della Scuola. Ad essi si è affiancato un ricercatore americano di spicco (il Prof. Pinnavaia). Per l’anno venturo l’argomento scelto è il riciclo dei materiali polimerici. (Roberta Bongiovanni) Contatti Roberta Bongiovanni, Associate Professor Department of Materials Science & Chemical Engineering Politecnico di Torino e-mail [email protected] www.aim.it N e w s l e t t e r N an o t e c i t 39 T N OT I Z I E 1st Italian workshop on carbon nanotubes for electronic applications (ICNTE2007) 24/05/2007 - 25/05/2007; Bologna The ‘1st Italian workshop on carbon nanotubes for electronic applications’ (ICNTE2007) has been held in Bologna (Italy) from Thursday 24 May to Friday 25 May 2007. The workshop highlighted the state of art on carbon nanotubes research activities for electronic applications and the perspectives of the Italian research groups active in such area. The required multidisciplinary approach pushes to define a shared strategy dealing with future challenging opportunities associated with the use of CNT in this prominent field of application. In this framework, the workshop offered the opportunity to identify synergies and to promote a more robust cooperation and coordination among the different research groups. In this context, the just started 7th Framework Program could be a fundamental driving force for implementing the strategy, giving opportunities to the Italian research community to present new ideas, new cooperating initiatives both at National and at International levels. The workshop topics have been: - Synthesis techniques - Electrical transport - Electrical and opto-electronic characterizations Electronic applications (sensors, field emission and nanoelectronic devices, radiation detectors, electron sources, vacuum tubes, interconnections and thermal management��� ). Invited speakers have been called for scientific presentations able to give a comprehensive overview of the state-of-art and perspectives of fundamental topics related to carbon nanotubes for electronic applications: • V. Vinciguerra (STMicroelectronics, Singapore) Carbon nanotube technology: industrial requirements and viable applications; M. Rudan (University of Bologna) Modeling of carrier transport in CNT FETs; • I. Boscolo (University of Milano & INFN) Field emission; • J. Robertson ( Cambridge University, UK) Growth and role of carbon nanotubes for electronics; • P. Lugli (Technical University, Munich, Germany) Electrooptical properties of carbon nanotubes and their applications to Optoelectronics. 68 registered partecipants coming from 24 Departments of 19 different Universities, 6 Industrial Companies, 12 Institutes of 3 Research Institutions. Considering the strong correlation existing among state-of-art instrumentation and nanotechnology, the workshop constituted also an excellent platform for the 8 companies that sponsored the workshop. The workshop has been closed by a roundtable on ‘Carbon nanotubes perspectives and future actions’ . Scientific Committee Maria Letizia Terranova, Chair, Univ. di Roma ‘Tor Vergata’ ([email protected]) Renato Angelucci, CNR-IMM Bologna ([email protected]) Ilario Boscolo, Università di Milano ([email protected]) Marco Cuffiani, Università di Bologna ([email protected]) Fabrizio Odorici, INFN Bologna ([email protected]) Rita Rizzoli, CNR-IMM Bologna ([email protected]) Marco Rossi, Università di Roma ‘Sapienza’ ([email protected]) Riferimenti www.icnte.org Workshop AIRI/Nanotec IT a Research to Business 2007 4/5/2007, Bologna All’interno della manifestazione Research to Business (R2B), dedicata all’incontro tra ricerca e impresa, AIRI/Nanotec IT ha organizzato il workshop “Nanotecnologie: una opportunità per l’industria italiana” volto ad illustrare le potenzialità delle nanotecnologie per promuovere la competitività del sistema industriale nazionale.. Dopo una presentazione del panorama Italiano delle nanotecnologie, alcune delle realtà più attive in Italia in questo campo, private e pubbliche, hanno illustrato competenze, capacità e risultati della ricerca, applicazioni, prodotti che queste organizzazioni sono in grado di offrire alle PMI interessate allo sviluppo e sfruttamento di queste tecnologie. Riferimenti http://www.nanotec.it/documenti/WorkshopR2BProgramma.pdf Workshop EPISTEP The workshop program included also a presentation given by S. de Haan (Wicht Technologie Consulting, Munich, Germany) dealing with the CNT roadmap and highlighting the actual industrial interest on CNT. Furthermore, info on rules of participation, funding scheme and on submission/selection procedures to the 7th Framework Program have been also introduced by A.Borgatti (ASTER,Bologna). Three poster thematic sessions (Growth and nanofabrication; Theoretical modelling and electrical and optoelectronic characterization; Electronic applications) have been devoted to present the individual contributes received from the 40 N e w s l e t t e r N an o t e c i t 28/2/2007, Roma Il progetto EPISTEP, finanziato nell’ambito della tematica “Research and Innovation” nel 6º Programma Quadro ha come obiettivo la promozione della partecipazione delle PMI alle Piattaforme Tecnologiche Europee (ETP- European Technology Platform) durante il 6º ed il 7º PQ. In particolare il coinvolgimento in EPISTEP permette di avere informazioni sulle opportunità di finanziamento offerte dai PQ, su come trovare partners per la partecipazione a progetti europei, e su come essere coinvolti nei lavori delle ETPs più vicine al proprio business. R I C ER C A Le ETPs considerate dal progetto sono: ENIAC (Nanoelectronics), eMobility (Mobile Communication), ARTEMIS (Embedded Systems). Nell’ambito delle attività del progetto, Apre (Agenzia per la Promozione della Ricerca Europea) ed EBA (European Business Associates Srl), con la collaborazione di Confindustria, hanno organizzato il workshop “Piattaforme Tecnologiche Europee ICT nel Settimo Programma Quadro” rivolto a imprese ed enti di ricerca, con l’obiettivo di fornire informazioni sulle opportunità offerte dal nuovo Programma Quadro dell’unione Europea e dalle Piattaforme Tecnologiche Europee (ETP). Durante la giornata sono state presentate le Piattaforme Tecnologiche Europee ENIAC, ARTEMIS ed eMobility, attive nei settori della nano-elettronica, dei sistemi embedded e della comunicazione mobile. Accanto agli interventi a cura delle Piattaforme Tecnologiche di riferimento sono sono intervenuti il Dott. Aldo Mascioli, esperto nazionale per la priorità di ricerca ICT nel VII Programma Quadro di Ricerca e Sviluppo Tecnologico, la Dott.ssa Annalisa Ceccarelli per descrivere il ruolo degli NCP a supporto della partecipazione delle PMI ai progetti di ricerca del VII Programma Quadro. Contatti www.epistep.org , www.epistep.org/italy/default.php#eventi Nanoforum 2006: l’ultrapiccolo diventa grande 27/9/2006 - 28/9/2006; Milano La seconda edizione dell’evento dedicato alle micro e nanotecnologie, tenutasi il 27-28 settembre presso la sede Bovisa del Politecnico di Milano, ha fatto registrare un notevole progresso rispetto al 2005. Grazie alla collaborazione del Politecnico di Milano, della Camera di Commercio di Milano, di Promos (Azienda speciale della Camera di Commercio di Milano) e di sei Camere di Commercio Italiane all’estero (Houston, coordinatrice dell’iniziativa e capofila del progetto, Miami, Lione, Tel Aviv, Monaco di Baviera e San Paolo), nanoforum ha costituito un importante momento di incontro e di dibattito attorno ad un tema sempre più importante e determinante per la competitività del nostro Paese. Da una prima analisi, i numeri risultano più che raddoppiati rispetto alla precedente edizione: più di 650 i partecipanti, per un totale di 815 presenze nel corso dei due giorni, 55 aziende ed enti di ricerca coinvolti, 16 sessioni specializzate, oltre 100 relatori, 58 incontri 1to1 tra 13 imprese estere e 17 imprese italiane (realizzati in collaborazione con Euro Info Center). & S VN I OT L U I PZ PI OE tT In seguito ad un’edizione così positiva l’organizzazione è già al lavoro per nanoforum 2007. Tutti gli aggiornamenti in merito saranno pubblicati su www.nanoforum.it. Contatti Stefano Foresti ITER-Nanoforum e-mail: [email protected] Eventi futuri IV Simposio Segredifesa 21/06/07 – 22/06/07; Roma Il V Reparto Ricerca Tecnologia di SEGREDIFESA del Ministero della Difesa, ha indetto il “IV Simposio sulle Tecnologie Avanzate: Nuovi Orizzonti Teorici e Applicativi”. Il Simposio è organizzato in collaborazione con la Scuola di Ingegneria Aerospaziale e l’AIDAA (Associazione Italiana di Aeronautica e Astronautica). L’iniziativa ha lo scopo di riunire tutte le maggiori realtà accademiche e industriali nazionali che operano nel settore delle Tecnologie Avanzate. Il Simposio, che si terrà a Roma nei giorni 21 e 22 giugno del 2007 presso la Scuola Trasporti e Materiali delle Cecchignola, si colloca tra gli eventi scientifici più importanti nel panorama nazionale in quanto coniuga sia gli aspetti puramente teorici della ricerca di base che quelli applicativi. I lavori saranno divisi in tre sessioni: “MATERIALI E STRUTTURE”, “ELETTRONICA/SENSORISTICA”, “BIOTECNOLOGIE”. Le memorie che verranno illustrate nel corso del Simposio costituiranno un punto di riferimento per tutti coloro che operano attivamente nel settore della ricerca avanzata. Particolare importanza verrà data alla presentazione di dimostratori e prototipi inerenti le tematiche del Simposio. Inoltre, il Simposio costituisce un’ottima occasione per tutti i giovani studenti che intendono avvicinarsi al mondo della Ricerca avanzata. L’evento è Sponsorizzato da: Alcatel Alenia Space, Galileo Avionica, Gambetti, RS, SELEX SI Contatti Ten. Col. Giovanni Petronio V Reparto Ricerca Tecnologia di SEGREDIFESA del Ministero della Difesa Tel. 06 4735 3389 e-mail [email protected] Nanochallenge 2007 e Polymerchallenge Ottimi riscontri in termini di partecipazione e soddisfazione anche per le successive sessioni di convegno, che hanno animato una due giorni di lavoro tanto intenso quanto qualificato: in particolare, sono state molto apprezzate le sessioni di nanotecnologie per la medicina, sensori, micro e nanodispositivi. Grande successo anche per gli eventi paralleli MATE.O.D Project e Jobadvisor career focus. 29/11/07 – 30/11/07; Padova – 3/12/07; Napoli Veneto Nanotech, il Distretto Italiano per le Nanotecnologie, e IMAST, il Distretto Italiano tecnologico sull’ ingegneria dei materiali polimerici e compositi e strutture, danno il via alla terza edizione di Nanochallenge, la prima competizione internazionale sulle nanotecnologie con un Grand Prize di euro 300.000. Per la prima volta, Nanochallenge raddoppia la posta in gioco con N e w s l e t t e r N an o t e c i t 41 T N OT I Z I E Polymerchallenge, un ulteriore Grand Prize di euro 300.000 messo in palio da IMAST per il miglior progetto sui materiali polimerici e compositi. La business plan competition ha lo scopo di identificare e finanziare le aziende leader del domani nel settore delle nanotecnologie e dei materiali polimerici e compositi e di avviare nuove imprese tecnologiche in Italia. Il vincitore del Grand Prize per la categoria nanotecnologie riceverà € 300.000 da Veneto Nanotech per avviare la propria attività all’interno del distretto nazionale delle nanotecnologie nella Regione Veneto. Allo stesso modo, il vincitore del Grand Prize sui materiali polimerici e compositi riceverà € 300.000 da IMAST, per fondare una start-up all’interno del distretto campano tecnologico sull’ ingegneria dei materiali polimerici e compositi e strutture. I principali obiettivi dei due organizzatori, Veneto Nanotech e IMAST, sono quelli di promuovere la ricerca sulle nanotecnologie e sui materiali polimerici in Italia e di supportare la creazione di nuove start-up tecnologiche, attraendo i migliori talenti nazionali e internazionali nel campo della ricerca, dell’industria e della finanza. La competizione è aperta a tutti coloro che hanno un progetto innovativo che riguarda le nanotecnologie o i materiali polimerici. I team partecipanti avranno l’opportunità di presentare le loro idee di fronte a importanti finanziatori, venture capitalists, imprenditori, business angels e scienziati. Una giuria internazionale di elevato livello avrà il compito di selezionare i migliori progetti durante l’Evento Finale, in programma a Padova il 29 e 30 Novembre. Partners delle passate edizioni di Nanochallenge includono: Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Benet Group, CEI – Central European Iniziative, Intel Capital, Lux Capital, 3i Investments, Innogest, NanoDimension AG, Quantica Sgr, PriceWaterhouse Coopers. I team interessati a partecipare possono registrarsi da ora all’indirizzo www.nanochallenge.com/Registration Deadline per la Registrazione e l’invio degli Executive Summaries: 20 Luglio 2007 Evento Finale: Padova, 29 e 30 Novembre 2007 Evento speciale per il vincitore di Polymerchallenge; Napoli, 3 dicembre 2007 Contatti Elisabetta Talarico Veneto Nanotech s.c.p.a Via San Crispino, 106 - 35129 Padova-Italy Tel. :+39 049 7705526 . Fax: +39 049 7705555 [email protected], www.nanochallenge.com 42 N e w s l e t t e r N an o t e c i t NanoItalTex 2007 Novembre 2007; Milano A seguito del successo delle edizione del 2005 e 2006, AIRI/ NanotecIT e TexlubTec hanno deciso di realizzare la terza edizione del convegno “NanoItalTex: le nanotecnologie per il tessile italiano”, in programma per Novembre 2007 a Milano. Come hanno messo in evidenza le precedenti edizioni, le nanotecnologie rappresentano una importante opportunità per lo sviluppo innovativo dei settori del Tessile e dell’ Abbigliamento e l’Italia può contare su soggetti e competenze in grado di sostenere un impegno in tale direzione, sia a livello industriale che accademico. Obiettivo del convegno è quello di dare un quadro esauriente delle ricerche in corso e delle applicazioni più recenti delle nanotecnologie applicate ai settori del Tessile e dell’Abbigliamento, fornire un’occasione di scambio ed incontro tra i soggetti, pubblici e privati, operanti in questo ambito, e dare indicazioni circa le direttive, le opportunità e gli strumenti forniti dai programmi ed iniziative nazionali ed europee a supporto del settore. Notizie aggiornate sul convegno verranno riportate sui siti delle due associazioni Contatti www.nanotec.it, www.texclubtec.it R I C ER C A & S VN I OT L U I PZ PI OE tT Altri eventi Jun 19, Jun 21, 2007, Duesseldorf, Germany EuroNanoForum2007 Jun 27 - Jun 28, 2007, Paris Sofitel, France Nanotoxicity 2007 Jul 2 - Jul 6, Portoroz, Slovenia European Polymer Congress 2007 Aug 02 - Aug 05, 2007, Hong Kong IEEE-NANO 2007 Aug 05 - Aug 11, 2007, Torino 41st IUPAC - World Chemistry Congress Aug 29 - Aug 31, 2007, Korea NanoKOREA 2007 Sep 18 - Sep 19, 2007, Milano Nanoforum 2007 Sep 24 - Sep 25, 2007, London, UK Environmental Effects of Nanoparticles and Nanomaterials Oct 2 - Oct 4, Dallas, U.S.A. NanoTX ‘07 Oct 17 - Oct 18, Prague, Czech Republic Nano for the 3rd Millennium Oct 24 - Oct 25, London, UK Nanoparticles for European Industry II Nov 21 - Nov 23, Frankfurt, Germany Nanosolutions 2007 Nov 27 , London, UK UK Nanoforum 2007 Nov 28 - Nov 29, London, UK Investing in Medical Nanotechnologies II N e w s l e t t e r N an o t e c i t 43 AVVISO PER I LETTORI NUOVE MODALITà DI DISTRIBUZIONE DI NANOTEC IT NEWSLETTER Gentile lettore, Newsletter Nanotec IT fino ad ora è stata spedita in forma cartacea (e gratuita) ad un ampio indirizzario di persone direttamente coinvolte o interessate nelle nanotecnologie che Nanotec IT ha costruito nel corso delle sue attività, ed in particolare grazie al Censimento sulle nanotecnologie ed ai numerosi eventi organizzati. A partire da questo numero, è stato deciso di attivare la diffusione anche in formato elettronico (via e-mail) ed al contempo limitare la distribuzione in formato cartaceo, che sarà inviata ad un numero più selezionato di indirizzi. Continueranno a ricevere la copia cartacea le organizzazioni iscritte ad AIRI/Nanotec IT ed i soggetti che collaborano con l’Associazione per la realizzazione di pubblicazioni ed eventi, in particolare tutte le organizzazioni che hanno risposto al Censimento delle nanotecnologie. Oltre che una più rapida distribuzione, il formato elettronico permetterà una maggiore diffusione e circolazione della rivista, alzando l’attuale tiratura di 1000 copie, con il risultato di favorire cosi una più efficace promozione delle nanotecnologie e la conoscenza dell’attività in corso, in particolare quella in Italia. Oltre al formato elettronico, sarà comunque possibile richiedere eventuali copie su carta mediante il versamento di un contributo per spese di tecniche e di spedizione di 20 Euro all’anno (per dettagli: [email protected], www.nanotec.it). Nota importante: Nel caso lo riteniate opportuno o vogliate essere inseriti ex-novo nella mailing list della Newsletter vi preghiamo di comunicare il vostro attuale indirizzo e-mail a [email protected] o di contattare i nostri uffici. Pubblicazione notizie ed articoli sulle nanotecnologie: Nanotec IT è interessata a ricevere articoli, notizie ed informazioni in genere su attività di ricerca nel campo delle nanotecnologie da pubblicare sulla Newsletter. Quanti volessero sruttare tale opprtunità sono pregati di contattare la redazione entro il 5 di ottobre per proposte relative ad articoli di R&S ed entro il 15 ottobre per notizie, informazioni ed eventi (uscita prossimo numero: novembre 2007). Per informazioni Andrea Porcari tel. 068848831, 068546662 - e-mail: [email protected] PUBBLICITà L is t ino pre z z i [ al ne t t o d i I V A 2 0 % ] è possibile inserire messaggi promozionali sia sulla newsletter che sul sito web www.nanotec.it 1. NANOTEC IT NEWSLETTER La Newsletter si propone essenzialmente come forum delle nanotecnologie in Italia e riporta risultati di ricerca ed applicazioni informazioni su eventi, corsi, iniziative di Nanotec IT e degli iscritti, politiche della ricerca, problematiche connesse alla diffusione delle nanotecnologie. Destinatari: ricercatori, pubblici e privati, industrie, istituti universitari, enti pubblici di ricerca, associazioni industriali e pubbliche amministrazioni. Tiratura: n. 1000 copie. Pubblicazione: giugno, novembre. Gli ordini devono pervenire a AIRI/Nanotec IT entro il 20 ottobre 2007 per il secondo numero. Gli iscritti ad AIRI / Nanotec IT usufruiscono di uno sconto del 30% sulla tariffe previste. II e III di copertina - per ogni numero 1 pagina cm 20x29 1/2 “ “ 20x14,5 1/3 “ “ 20x7 1/6 “ “ 10x7 ? ? ? ? IV di copertina - per ogni numero 1 pagina cm 20x29 1/2 “ “ 20x14,5 1/3 “ “ 20x7 1/6 “ “ 10x7 ? 1.000,00 ? 600,00 ? 400,00 ? 250,00 800,00 500,00 350,00 200,00 2. SITO WEB (www.nanotec.it) Il sito www.nanotec.it è il solo sito italiano totalmente dedicato alle nanotecnologie e con un’attenzione particolare per attività ed eventi in essere nel paese. Banner Dimensioni 150x50 pixel (o equivalenti), risoluzione 200 dpi. 12 mesi 3 mesi ? 1500,00 ? 500,00 HIHIHIHIHIHIHIHIHIHI MINISTERO DELLA DIFESA SEGRETARIATO GENERALE DELLA DIFESA E DIREZIONE NAZIONALE DEGLI ARMAMENTI V REPARTO RICERCA TECNOLOGICA - Roma – IV° SIMPOSIO SULLE TECNOLOGIE AVANZATE Nuovi Orizzonti Teorici e Applicativi Roma, 21-22 Giugno 2007 SCUOLA DI INGEGNERIA AEROSPAZIALE DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA AEROSPAZIALE E ASTRONAUTICA SEZIONE DI ROMA HIHIHIHIHIHIHIHIHIHI Il Simposio è sponsorizzato da: made in Italy Roma 21 giugno Consiglio Nazionale delle Ricerche nanotecnologie Aula Marconi ore 9:00 CONVEGNO MADE IN ITALY E NANOTECNOLOGIE tradizione e innovazione si incontrano È possibile coniugare la qualità e lo stile del Made in Italy con le nanotecnologie per aumentarne la competitività? L'impatto delle nanotecnologie sul tessuto industriale Italiano: testimonianze di successo. I SETTORI Tessile, Salute, Packaging, Elettrodomestici bianchi, Materiali per costruzione, Pneumatici, ecc. LE AZIENDE PIRELLI TYRE | ARTERRA BIOSCIENCE | GRADO ZERO ESPACE | MASCIONI | SOLOS / Indicam Centromarca | SAFE MARINE SIPA Zoppas Industries | GRUPPO GAMBARELLI | COLOROBBIA | ITALCEMENTI | FINCERAMICA | INDESIT | SAES GETTERS Con il patrocinio del Ministero dello Sviluppo Economico Nanotec IT è una struttura autonoma di AIRI creata nel 2003 con l’obiettivo primario di essere il punto di riferimento nazionale per le nanotecnologie e contribuire a rendere più efficace ed efficiente l’impegno del Paese nel settore. Attività del Centro: • Raccolta di informazioni sulle nanotecnologie sia a livello nazionale che internazionale • Diffusione capillare delle informazioni raccolte • Censimento dell’attività in Italia nelle nanotecnologie •Elaborazione di documenti volti a far emergere le necessità del settore per rendere più efficace ed efficiente l’impegno Nazionale nel settore. • Promozione di contatti e collaborazioni per R&S tra imprese e tra imprese e istituzioni di ricerca. • Organizzazione/promozione di convegni, seminari, iniziative di formazione legati alle nanotecnologie. • Partecipazione a progetti della UE e nazionali sulle nanotecnologie. • Supporto alle PMI per la partecipazione a progetti di R&S nazionali e internazionali, in particolare europei. Iscritti a Nanotec IT: • A.P.E. Research • BRACCO IMAGING • CHILAB - Politecnico di Torino • CNIS - Centro di Ricerca per le Nanotecnologie applicate all’Ingegneria della Sapienza • CNR - Dipartimento di Progettazione Molecolare • CNR - ISMAC (Istituto per lo studio delle macromolecole) • CNR - ISMN (Istituto per lo studio dei materiali nanostrutturati) • CNR - ISTM (Istituto di scienze e tecnologie molecolari) • CNR - ITIA (Istituto di Tecnologie Industriali e Automazione) • CRF - Centro Ricerche FIAT • CSM - Centro Sviluppo Materiali • CRIM - Scuola Superiore Sant’Anna (Centro di Ricerche in Microingegneria) • CTG - Centro Tecnico di Gruppo - Italcementi • DE NORA Tecnologie Elettrochimiche • HITECH 2000 Srl • INSTM (Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Scienza e Tecnologia dei Materiali) • ENEA - Dipartimento Materiali e Nuove Tecnologie • ENI • INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) • FONDAZIONE KESSLER/IRST • PIRELLI LABS • SAES GETTERS • SELEX SISTEMI INTEGRATI • SERVITEC • SINCROTRONE Trieste • STMICROELECTRONICS • TETHIS Srl • TEXCLUBTEC • VENETO NANOTECH L’iscrizione a Nanotec IT è aperta tutti coloro che sono impegnati nelle nanotecnologie, o contano di farlo, ma anche a coloro che sono interessati a mantenersi aggiornati circa gli sviluppi di questo settore. AIRI- Associazione Italiana per la Ricerca Industriale Nata nel 1974 per promuovere lo sviluppo della ricerca e dell’innovazione industriale e la collaborazione tra ricerca industriale e ricerca pubblica, AIRI (associazione senza scopo di lucro) rappresenta oggi non solo un essenziale punto di confluenza per più di 110 soci (aziende pubbliche e private, enti pubblici di ricerca, associazioni industriali ed istituti finanziari che si occupano di ricerca applicata), ma è soprattutto espressione diretta di circa 22.000 addetti alla R&S nelle imprese e di circa 13.000 addetti degli enti pubblici di ricerca. Molti eventi e pubblicazioni rappresentano il contributo che AIRI, dalla sua istituzione, ha fornito all’approfondimento di problemi di politica e gestione della ricerca , così come molte sono le analisi e le proposte per lo sviluppo della ricerca e dell’innovazione. Particolare attenzione è stata data da sempre alle problematiche delle PMI, anche per la introduzione di innovazioni tecnologiche e organizzative, per attivare le collaborazioni fra imprese e ricerca pubblica, per la partecipazione a programmi di ricerca nazionali e comunitari. AIRI/Nanotec IT | Viale Gorizia 25/c | 00198 Roma | tel. 068848831-068546662 | fax 068552949 [email protected] | www.nanotec.it | www.airi.it