torino magazine il viaggio Nuova Caledonia,
benvenuti a Pandora
La Baia d’Oro Ouvea
di GUIDO BAROSIO
foto MARCO CARULLI
e GUIDO BAROSIO
162
G
randi alberi magici, una
popolazione millenaria
che vive in stretta simbiosi con la natura, riti
antichissimi persistenti
nella foresta, un confronto serrato con la
modernità non sempre
facile da armonizzare,
centinaia di specie ani-
mali e vegetali rarissime o autoctone, una lontananza geografica dall’Europa (e un po’ da tutto…) che sembra trasportare verso un altro pianeta, una flora particolarissima che rimanda ad un mondo favoloso, dove passato
e presente si incrociano come in nessuna altra località:
la Nuova Caledonia è questo (oltre a tanto altro), ma proprio il suo scenario non può che rimandare alle atmosfere di Avatar, ai suoi messaggi, al fatato mondo di Pandora. In più – è non è certo poco – vanno aggiunte prospettive oceaniche con sabbie fini e candide come il boro-
talco, fondali e onde che impegnano una tavolozza infinita di blu e di azzurri, una biodiversità acquatica dalla
ineguagliabile ricchezza. Così il confronto è davvero completo, visto che Avatar 2 avrà il mare come ambientazione primaria. Ma, senza nulla togliere al talento di Cameron, ogni parallelismo termina qui; perché il Caillou
(nome affettuoso che significa ‘sasso’ ed è usato confidenzialmente da ogni abitante) non è finzione, parabola in 3D, epopea cinematografica, ma vera realtà umana ed ambientale. Questa è un arcipelago ‘prossimo al
paradiso’ per la sua bellezza che ha stregato generazio-
Un viaggio
dall’altra parte
del mondo,
nell’arcipelago
dove le donne
hanno sempre
un fiore tra i
capelli, dove
un italiano ha
concepito
il capolavoro
dell’architettura
contemporanea,
dove si ammira
il più grande
atollo del mondo
e la natura
conserva i pini
della preistoria.
Nei Mari
del Sud,
a venticinque
ore di volo,
per respirare
emozioni senza
confini
ni di viaggiatori, ma è anche una terra dalla storia difficile e complessa, ricca e benedetta per le sue risorse
naturali, francese di passaporto ma tribale nei costumi
di una componente etnica melanesiana che solo negli
ultimi vent’anni ha trovato pieno riconoscimento e dignità. Tutto iniziò oltre 3500 anni orsono, quando sulle sue
coste approdarono i Lapita: audaci navigatori provenienti dalle Isole Bismarck dei quali sappiamo poco o nulla,
se non che solcarono l’oceano su rudimentali piroghe per
diventare i primi abitanti del ‘paradiso’ ed i progenitori
degli odierni Kanak. Dopo di loro – tra l’XI e il XVIII seco163
il viaggio torino magazine
Il centro culturale Tijbaou
progettato da Renzo Piano
torino magazine il viaggio lo – l’arcipelago fu interessato da una nuova ondata migratoria proveniente dalla Polinesia. Buoni ultimi arrivarono
gli europei. La Grande Terre venne ‘scoperta’ (termine
ovviamente improprio) da James Cook, e fu lui a battezzarla Nuova Caledonia perché il territorio gli ricordava le
Highlands scozzesi. I primi ad organizzarsi per un possesso stabile dell’arcipelago furono i francesi, che rivendicarono ufficialmente la colonia, era il 1854. Nei trent’anni a seguire la storia prese una piega curiosa, e le isole furono essenzialmente impiegate come penitenziario,
luogo di detenzione per prigionieri politici, anarchici e ribelli. Il sito era ritenuto ideale, talmente lontano da impedire qualsiasi rientro dei detenuti una volta scontata la pena.
Gli ‘indesiderati’ – dopo aver pagato il loro debito con
l’Impero – divennero così coloni: la consistente base locale di una popolazione (che comprendeva anche i carcerieri) autonoma per tutto, ma non per le donne… Il governo di Parigi pose rimedio al problema inviando una nave
carica di orfane, che approdò in quella che ancora oggi
si chiama Baie de l’Orphelinat. Con il crescere della comunità aumentarono gli scontri coi nativi, costretti a riparare verso nord e all’interno delle foreste. La lotta tra francesi e Kanak prese la forma di una guerriglia più volte
accesa e mai completamente risolta dal punto di vista
militare. Un conflitto ancora vivo alla fine degli anni
Ottanta, con la recrudescenza negli scontri che portò agli
‘événements’ (letterariamente ‘accadimenti’, ma in realtà sinonimo di disordini, turbolenze), ai tragici fatti di Ouvea
(con l’uccisione di 19 kanak da parte dei militari francesi) e all’assassinio (compiuto dagli indipendentisti radi-
cali) di Jean-Marie Tjibaou e Yeiwene Yeiwene, i leader
nazionalisti più illuminati e autorevoli. Gli accordi di Matignon (1988) e di Noumea (1998) hanno risolto buona parte dei contenziosi assicurando alla maggioranza Kanak
una forte autonomia e il pieno rispetto della propria identità. Oggi il governo della Nuova Caledonia è improntato ai principi del ‘destino comune’ e della ‘reciproca comprensione’ ed è previsto un referendum per la piena indipendenza che si terrà nei prossimi due anni. In realtà,
attualmente, le componenti umane più influenti nell’arcipelago sono tre, perché ai nativi e ai discendenti dei
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primi coloni (chiamati caldoche) è andato ad aggiungersi un crescente numero di francesi metropolitani attratti dalle buone condizioni economiche generali, dalla
dolcezza del clima e dalla straordinaria cornice naturalistica. I ‘metrò’ (più ironicamente ribattezzati ‘zoreille’ –
orecchie – per la difficoltà nel comprendere idiomi e dialetti locali) sono concentrati nei ‘quartieri bene’ di Nomea
e particolarmente attivi sul fronte dello sviluppo turistico
locale. Se la storia umana dell’arcipelago si racconta come
una saga quella geologica non è meno sorprendente, ed
è fondamentale per comprendere una bellezza quasi alie-
In alto: il litorale dell’Isola dei Pini
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il viaggio torino magazine
torino magazine il viaggio re e vento. Lasciata Nomea per il nord le cose cambiano: i villaggi diventano piccole oasi tra brughiere e campi, montagne e foreste, cascate e mangrovie, spiagge
e rocce modellate dal vento e dalla geologia. Sulla strada spesso si incontrano le ‘botteghe del tutto’ che
offrono bibite e articoli per la casa, birra e tessuti, shampoo ed attrezzi per il giardinaggio, cd e l’unico giornale
del posto (Les Nouvelles Caledoniennes), alimentari e giocattoli… La gente è poca, semplice e pratico trovare tutto nel medesimo posto. Ai lati della strada le borgate
‘moderne’, più nel profondo, tra sentieri e saliscendi, gli
appartati luoghi delle tribù. Due le meraviglie da non perdere risalendo verso nord: sulla costa occidentale le formazioni rocciose ‘Le Bonhomme’ e ‘La Roche Perchée’
che incorniciano, in uno scenario primordiale, la baia delle tartarughe con le Araucariaceae scosse dal vento; nella costa orientale Hienghène con i suoi rilievi a picco sul
mare, dove ammirare aguzze ed imponenti isole di pietra disposte ad anfiteatro. Chi ama lo snorkelling potrà
esplorare i fondali incontaminati dell’isola Hienga grazie
alla maestria del team ‘Babou Cote Océan’ di Thierry
Baboulene, ideatore di un percorso sottomarino dove
abbiamo avuto l’emozione di nuotare con la grande tartaruga marina. Da Grand Terre la rotta di ogni viaggiatore porta verso le Isole della Lealtà, dove Ouvea è la per-
Isola dei Pini: la piscina naturale
La moneta Kanak
Isola dei Pini: la Baia d’Oro
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na, dove le suggestioni tropicali si confrontano con l’alba dei tempi. In queste isole vivono 2500 delle 3400 piante presenti sul pianeta. Un esempio eclatante sono le
Araucariaceae (progenitrici di tutti gli alberi e sopratutto
dei pini), su 19 specie conosciute ben 16 crescono in
Nuova Caledonia. Sono alberi molto simili ai loro antenati del Giurassico, e vantano una carta d’identità dove
la data di nascita è ferma a 195 milioni di anni fa. Le loro
forme eleganti e verticali svettavano già nei frammenti alla
Isola dei Pini: la baia di Saint-Maurice
Sotto: Ouvea, il ponte sulla laguna
deriva dell'antico supercontinente Gondwana, quando
costituivano immense foreste. Le Araucariaceae, tra
cui i celebri pini dell’isola omonima, hanno un aspetto
arcaico ed evocano paesaggi scomparsi, ideali per
ospitare animali mesozoici. Ma come è possibile tutto ciò?
A tutti gli effetti la Nuova Caledonia è un’insieme di schegge che Gondwana lasciò andare alla deriva nell’oceano
primordiale. In quelle condizioni questa antica terra era
la sola emersa in un grande mare dove rimase in perfetto isolamento per milioni di anni, custode di una flora e di una fauna che non subì mai grandi mutamenti.
Perciò il viaggiatore che oggi sceglie la Nuova Caledonia si trova di fronte ad un luogo dove la modernità confina direttamente con la preistoria. Il respiro del contrasto si avverte già a pochi chilometri da Nomea, nel paradiso naturalistico della punta sud; mentre l’anima del
popolo Kanak è conservata nel più sorprendente e affascinante complesso di edifici dell’architettura contemporanea, il centro culturale Tijbaou di Renzo Piano. Qui, chiusa tra acque e foreste, si alza verso il cielo una corona
di eleganti strutture in legno che esaltano il concetto e
le forme delle ‘case’ Kanak, le antiche abitazioni degli
antenati. Un diadema arcaico e modernissimo, un ponte tra quattromila anni di storia, un’autorevolezza armonica, elegante e primordiale che trasmette il senso del
bello a prima vista; così semplice da incantare un bambino, così colta e profonda da meritare rispetto prima
ancora che stupore, così in armonia con le forze naturali da sfruttarne i tre elementi fondamentali: sole, calo167
il viaggio torino magazine
Ouvea: il mausoleo dei martiri Kanak
Grande Terre: la baia delle tartarughe
Grande Terre: La Roche Perchée
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la impossibile tra trascurare. Nei suoi 132 chilometri quadrati di superficie si trova un litorale di sabbia bianca lungo 25 chilometri e, proprio di fronte, si apre un atollo di
97.700 ettari, la più grande laguna del mondo, patrimonio mondiale dell’Unesco dal 2008; nei suoi fondali trovano l’ambiente ideale 500 delle 600 specie di coralli
conosciute e 675 varietà di pesci, 48 dei quali esclusivamente neocaledoniani. Mare incontaminato, sabbia di
un candore abbagliante, palme piegate dal vento, ma
anche il santuario dell’orgoglio Kanak, con la tomba dei
19 martiri del 1998 a due passi dalla spiaggia e dalle onde,
ricolorata periodicamente dalla devozione popolare con
scampoli di pareo e fiori tropicali. Se non avete troppo
tempo e dovete scegliere un’altra isola dell’arcipelago il
dubbio non si pone, l’Ile des Pins è il vostro approdo: 152
chilometri quadrati di pura meraviglia, dove ogni angolo di costa sembra rispondere al progetto di un sogno
tropicale che miscela mistero e paesaggio, devozione e
panorami di bellezza quasi irreale, giochi di acque e di
suoni scanditi dal riff e dalle maree. Se il cammino che
porta dalla Baia d’Oro ai riflessi turchini della piscina naturale si compie in un silenzio quasi mistico, perché l’unico suono che può accompagnare un tale incanto è solo
il ruggire lontano delle onde contro la barriera, la fede –
trasversale e parallela – che anima i nativi si tocca con
mano nella baia di Saint-Maurice. In questo intimo
angolo di costa un Gesù cattolico ci appare solennemente circondato dai totem melanesiani, quasi una Stonehenge del mare, un tempio multireligioso per propiziarsi la benevolenza dell’oceano quando si esce tra i flutti
in cerca di buona pesca. «Ogni pietra porta un nome,
ogni albero una storia, quella dei nostri padri», in questa frase si concentrano alcuni dei fondamenti di un popolo che ha saputo resistere e preservare, tramandare ed
organizzarsi, affrontare la modernità senza rimanerne sot-
tomesso. Christian Karembeu – atleta simbolo dello sport
caledoniano, centrocampista di Samp e Real Madrid,
campione del mondo con la Francia nel ’98 – ha recentemente dichiarato a Geo: «Noi Kanak siamo stati degli
ecologisti prima del tempo. Per me toccare un albero,
camminare nell’acqua, vivere a stretto contatto con la
foresta ed il mare, sono sensazioni indispensabili. Noi sappiamo che l’uomo è più debole della natura, quindi serve un atteggiamento umile nei rapporti tra il mondo visibile e quello invisibile. Noi raccogliamo l’energia dalla terra e dagli elementi e viviamo in stretta simbiosi con gli
spiriti e le anime. In occidente si è convinti di essere al
centro del mondo, e quindi si parla di mondializzazione;
noi, invece, come tutti i popoli naturali, viviamo alle estremità di questo concetto». A tutt’oggi il popolo Kanak, dove
l’organizzazione sociale è basata sul culto della parentela, è composto da non meno di trecento clan che si
esprimono in circa trenta lingue diverse. Molte volte nella stessa famiglia coesistono cinque generazioni: bisnonno, nonno, capofamiglia, figlio e nipoti. La donna segue
sempre il marito per comporre il nuovo nucleo, e può
anche essere ‘bianca’, ma non avviene mai il contrario.
Le parentele – vecchie e nuove – vanno a comporre una
complessa ed organizzata mappa degli individui, così –
quando ci si presenta, o si fa visita – i Kanak sanno sempre chi hanno di fronte e da dove viene. La più comune
delle considerazioni, quando si raffronta il loro mondo col
nostro, suona così: «Voi sapete sempre molto poco degli
altri, di quelli con cui lavorate, di chi incontrate e anche
dei vicini di casa…». Altro elemento fondamentale della cultura Kanak è il ‘coutume’: un concetto che va ben
oltre il nostro termine ‘costume’. Coutume è un insieme
di gesti che vogliano dire ‘comportamento’, ‘cerimoniale’, ‘omaggio’, ‘parola’, ‘gesto’: tutti atteggiamenti indispensabili per farsi accettare, per entrare in relazione, per
Le Meridien all’Isola dei Pini
NUOVA
CALEDONIA,
CARTA D’IDENTITA’
La Nuova Caledonia, arcipelago
di 18.575 chilometri quadrati,
con 240mila abitanti,
amministrativamente è un
Territorio d’Oltremare della
Repubblica francese.
L’agglomerato urbano di
Noumea, il capoluogo, conta
circa 150mila abitanti. Le isole
principali sono Grande Terre
(16.561 kmq), Ouvea, Lifou e
Maré; la località di maggiore
attrazione turistica è la piccola
Isola dei Pini, situata a pochi
chilometri dalla punta
meridionale di Grande Terre.
L’Hotel Paradis di Ouvea
La popolazione è costituita per
il 45% da melanesiani, per il
34% da europei (francesi), per l’11% da polinesiani e per il restante da gruppi etnici minoritari. Un
quarto delle risorse mondiali di nichel vengono estratte in loco, e l’industria mineraria costituisce la
principale fonte di ricchezza del territorio. La Nuova Caledonia dista 20mila chilometri da Parigi ed è
raggiungibile con circa 25 ore di volo. La tratta più comoda dall’Italia prevede un volo Fly Emirates per
Dubai, a seguire Dubai/Sidney ed infine Sidney/Noumea effettuato dalla compagnia di bandiera
caledoniana Air Calin. Per la Nuova Caledonia ‘fai da te’ prevedete un soggiorno minimo di 7/10 giorni,
più le 4 giornate (2 più 2) necessarie a raggiungere e lasciare la destinazione. Gli standard delle
strutture recettive sono di ottimo livello, le strade sostanzialmente buone (indispensabile un auto a nolo
per gli spostamenti) ed i prezzi in loco allineati con quelli delle maggiori località turistiche francesi. Tra
gli hotel migliori ricordiamo Le Meridien all’Isola dei Pini, proprio di fronte alla Baia d’Oro, e il Paradis
d’Ouvea nell’isola omonima, coi suoi cottage affacciati sulla sabbia bianca decorata da migliaia di
conchiglie. La valuta è il franco dell’Oceano Pacifico. Il fuso orario è più 9 rispetto all’Italia; i cellulari
Tim e Vodafone coprono bene buona parte del territorio, però non funzionano con le schede ricarcabili.
Il periodo ideale per un viaggio è l’autunno. Tra i migliori tour operator che coprono la destinazione
suggeriamo Australia World, con l’interessante pacchetto ‘panorama caledoniano’: 13 giorni 10 notti
che permettono di visitare Noumea, Ouvea, Maré, Lifou e l’Isola dei Pini. I prezzi, comprensivi della
prima colazione ma non dei pasti, variano, a seconda della stagione, dai 3.760 euro – tasse incluse – ai
4.050; per chi non vola da Milano o Roma vanno aggiunti altri 100 euro. Ogni ulteriore informazione in
italiano è disponibile al sito www.nuovacaledoniaturismo.it.
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il viaggio torino magazine
torino magazine il viaggio Per la collaborazione
al reportage di Torino Magazine
si ringrazia la struttura:
RESIDENCE PER ANZIANI
IL GLICINE
Immerso nella quiete di Piossasco,
da dove si può ammirare il panorama della vallata torinese fino a
Superga, il residence per anziani
‘Il Glicine’ prende il nome da
un’antica pianta che, coi suoi rami
fioriti, dona profumo e frescura a
tutti gli ospiti. Il Glicine – convenzionato con il servizio sanitario
nazionale – offre i propri servizi ad
anziani autosufficienti e non (di
tipo Raf).
Il capo della tribù Wadrilà a Ouvea
Aircalin (Air Calédonie International) –
specializzata nei collegamenti da e per la
Nuova Caledonia – è una compagnia
privata a capitale francese che ha
iniziato le proprie operazioni nel 1983.
Attualmente serve 10 destinazioni
internazionali nell’area del Sud Pacifico.
Dalla sua base di Noumea ogni
settimana il vettore opera voli diretti per
Tokyo, Osaka, Seul, Auckland, Brisbane,
Nadi, Papeete, Port Vila, Sydney e Wallis
Island. Aircalin è membro del programma
frequent flyer ‘Flying Blue’. In questo
modo è possibile accumulare
(e spendere) miglia sui voli operati dalla
compagnia della Nuova Caledonia, come
pure su tutti i collegamenti
di Air France/KLM e degli altri
vettori SkyTeam.
chiedere ed ottenere. In una civiltà ‘orale’, che non si è
mai tramandata con la scrittura, gestualità e linguaggio
rappresentano la base delle relazioni sociali. Relazioni
sociali che per secoli non hanno contemplato il denaro
come elemento di scambio. Nei mercati e nelle tribù contava solo il baratto e l’unica moneta – la moneta Kanak
(una pergamena realizzata con filamenti di cocco e
contenente piccoli e rari oggetti rituali) – serviva solo per
stringere alleanze o matrimoni; aveva, ed ha tuttora, un
valore puramente simbolico che dipende dal tempo
necessario a realizzarla, almeno due giorni di lavoro… Nella cultura melanesiana la ‘morte è un rito di passaggio’, il
paradiso non è in cielo ma sotto l’oceano, e ‘gli antenati
camminano al nostro fianco per indicarci la strada’. Ogni
gesto, ogni oggetto, ogni pianta ha un suo preciso significato all’insegna di un animismo ortodosso e fantasioso:
non ci può essere un’abitazione moderna senza aver vicino una casa tradizionale (la ‘case’); le tombe, i luoghi interdetti ed i posti dove ci si reca a far visita sono ornati da un
lembo di pareo multicolore; le donne hanno sempre un fiore tra i capelli; tutti salutano tutti per la strada; la terra non
I totem e il Cristo della baia di Saint-Maurice
SI PRONUNCIA VA’A, SI LEGGE CANOA
POLINESIANA, SI PRATICA AD AVIGLIANA
si può vendere ma solo donare; ci sono alberi femmina, il
cocco, ed altri maschi, il pino; ci sono alberi magici, il Buynj,
ed altri imponenti, come il Bagnan, dove viene sepolto il
capo; gli antenati e gli dei sono membri a pieno titolo della società ed ogni manufatto ha un’anima, una vita propria e simbolica. Nel cuore dei mari del Sud un popolo ai
confini del mondo preserva il dono di una terra primitiva e
bellissima; sembra un sogno, forse un’utopia, ma quell’universo di riti e segreti piace al sole ed agli dei del mare che
ci permettono – dopo 25 ore di volo – un rispettoso affacciarci sull’ultima Pandora, la Nuova Caledonia. I
Il K2 open terminato quarto
Via Don Bosco 1
10045 Piossasco ( TO)
Tel. 011/9064021
Fax 011/9042699
www.ilglicinepiossasco.it
È probabilmente uno degli sport più antichi del mondo, l’evoluzione della specie collegata direttamente al mito dei leggendari navigatori che colonizzarono i Mari del Sud. Nel maggio 2010 i mondiali di questa disciplina si sono tenuti a Noumea ed hanno visto
la partecipazione di una nazionale italiana fortemente radicata nel
nostro territorio, visto che la maggior parte dei partecipanti si allena ad Avigliana col team Wananga (letterariamente ‘spirito della
conoscenza’, www.wananga.it, via Monginevro 26). In un mondo
dominato dagli atleti tahitiani, dove la ‘seconda forza’ è rappresentata dai maori neozelandesi, la spedizione tricolore si è distinta con
alcune buone prestazioni ed un significativo quarto posto nella gara
sperimentale 500 m K2 open, lo stesso giorno del trionfo di Tahiti nei due singoli più attesi con Mike Varney e Hinatea Bernadino.
Ma il consenso per la formazione azzurra targata Avigliana è andato oltre il risultato tecnico. Alla cerimonia di chiusura il video della
Bullphotos ‘Passion has no limits’ è stato il vero evento della serata, insieme all’haka dei neozelandesi e all’impeccabile hula che ha
visto protagoniste le atlete italiane. Un successo confermato dall’assoluto gradimento per la linea sportiva Paddlewear
(www.amapaddlewear.it) creata da Eliana Reggiori, anima sportiva e carismatica della spedizione italiana. «La nostra è stata un’esperienza fantastica – racconta Eliana – ci siamo confrontati con una realtà dove questa disciplina è un culto, uno stile di vita, come il calcio da noi e forse ancora di più. I risultati tecnici sono stati interessanti, ma siamo stati amati ed accolti per il nostro stile, per la nostra
voglia di comunicare e di conoscere. La moda italiana, con la linea Paddlewear, ha interpretato il Va’A con successo ed è stata una soddisfazione enorme. Adesso l’appuntamento è per i prossimi mondiali a Calgary, in Canada, ma torneremo nel Pacifico come ‘nazione
ospite’ già nel 2011. Vorrei che Torino diventasse la capitale italiana di questo sport ed invito tutti coloro che ci vogliano conoscere a
provare l’esperienza presso il nostro club di Avigliana. Ed è proprio al comune di Avigliana che va il mio ringraziamento: abbiamo condotto questa trasferta affrontando le spese in prima persona, ed il contributo della municipalità si è rivelato fondamentale».
L’haka del team neozelandese
Hinatea Bernadino
Per l’Italia: c/o Interplanet
Tel. 199.118855
www.interplanet-gsa.com
www.aircalin.com
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Nuova Caledonia, benvenuti a Pandora