CAMPI ELETTROMAGNETICI CAMPI ELETTROMAGNETICI CANCEROGENI: 1. Agenti chimici 2. Agenti biologici 3. Radiazioni ionizzanti 4. Radiazioni non-ionizzanti 5. Traumi meccanici e termici A tutt’oggi l’intero capitolo relativo alle radiazioni non-ionizzanti è in fase di approfondimento scientifico CAMPI ELETTROMAGNETICI È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 9 dell' 11 gennaio 2008 D. Lgs. 19 novembre 2007, n. 257 "Attuazione della direttiva 2004/40/CE sulle prescrizioni minime di sicurezza e di salute relative all'esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti dagli agenti fisici (campi elettromagnetici) " Il contesto L’espressione “inquinamento elettromagnetico” non trae origine dalla letteratura scientifica, pur essendo entrata nel linguaggio corrente; così è per il termine “elettrosmog”. Entrambi indicano l’insieme di campi elettromagnetici prodotti artificialmente, la cui presenza nell’ambiente è indesiderata, e tali definizioni contengono in sé un significato negativo che determina implicitamente l’inserimento dei campi elettromagnetici tra le moderne fonti di inquinamento. Il contesto Vi sono anche altri elementi che contribuiscono a creare una percezione distorta del “rischio elettromagnetico”: per esempio il campo elettromagnetico non può essere percepito sensorialmente e l’impossibilità di avvertire sensorialmente l’esposizione genera in molti un senso di disagio ed insicurezza. Inoltre, pur riconoscendo i vantaggi sociali delle applicazioni dei campi elettromagnetici, i soggetti esposti osservano a questi benefici collettivi non corrisponde una distribuzione uniforme del rischio. Il contesto Al di là delle ansie più o meno giustificate, ci sono almeno tre ordini di motivi oggettivi che suggeriscono di tenere sotto controllo la presenza nell’ambiente di campi elettromagnetici di origine antropica: 1. innanzi tutto campi molto intensi (ampiamente al di sopra degli standard di sicurezza) possono risultare sicuramente pericolosi per le persone esposte; 2. campi di intensità anche limitata possono compromettere il funzionamento di apparati elettronici delicati, provocando disagio o situazioni di rischio; 3. vi sono sospetti, non confermati, che esposizioni prolungate a livelli inferiori a quelli considerati di sicurezza possano aumentare il rischio di contrarre gravi patologie (è significativo in tal senso il sospetto di una relazione tra leucemia infantile ed esposizione al campo magnetico a frequenza industriale). Sorgenti di campi elettromagnetici negli ambienti di vita e di lavoro Le applicazione dei campi elettromagnetici e le altre tecnologie che comunque portano a disperdere onde elettromagnetiche nell’ambiente sono oggi numerosissime. Sostanzialmente possono essere così suddivise in modo sommario: 1. In ambito industriale 2. In ambito sanitario 3. Negli ambienti domestici e di ufficio 4. Nell’ambiente esterno In ambito industriale In ambito industriale: sono molti i processi produttivi che si avvalgono del riscaldamento rapido ed efficiente indotto dai campi magnetici (lavorazioni del metallo, saldatura materie plastiche, incollaggio del legno, essicazione di materiali, cottura di alimenti, ecc.); inoltre tra le applicazioni non basate sul riscaldamento ricordiamo i varchi magnetici utilizzati per i sistemi antifurto e per la rilevazione del transito, l’impiego di tecniche radar e le indagini non-distruttive nell’analisi dei materiali. In ambito sanitario In ambito sanitario: la marconiterapia e la radarterapia sono tra le più note applicazioni terapeutiche basate sul riscaldamento indotto dai campi elettromagnetici. Tra le applicazioni non termiche ricordiamo le tecniche diagnostiche basate su imaging a Risonanza Magnetica o di altro tipo. f Negli ambienti domestici e di ufficio Negli ambienti domestici e ufficio: sono assai diffuse le sorgenti campi elettrici e magnetici frequenza industriale: • lo stesso impianto elettrico, • gli elettrodomestici, • le macchine da ufficio • i videoterminali e non mancano alcune tipologie sorgenti a radiofrequenza • i telefoni cordless, • i sistemi antifurto di di a di Nell’ambiente esterno Nell’ambiente esterno sono numerosissime le sorgenti: • elettrodotti • stazioni elettriche, • stazioni radio per la telefonia cellulare, • impianti per la diffusione radiofonica e televisiva, • apparati per il supporto ed il controllo del traffico aereo, • ponti radio e reti di telecomunicazione. IL SOLE Non va dimenticato che le onde elettromagnetiche più potenti che entrano nelle nostre case sono quelle luminose e che l’energia portata dal Sole, sotto questa forma, rende possibile la vita sulla Terra. Concetti fisici di base Il campo elettrico è la grandezza fisica attraverso la quale descriviamo una regione di spazio le cui proprietà sono perturbate dalla presenza di una distribuzione di carica elettrica. Attraverso il concetto di campo magnetico descriviamo la perturbazione delle proprietà dello spazio determinata dalla presenza di una distribuzione di corrente elettrica, perturbazione che si manifesta con una forza che agisce su ogni altra corrente elettrica presente nel campo. Carica elettrica e corrente elettrica sono dunque le sorgenti materiali rispettivamente del campo elettrico e del campo magnetico. Concetti fisici di base Un campo elettrico può essere generato, oltre che da una distribuzione di carica elettrica, anche da un campo magnetico variabile nel tempo; analogamente un campo magnetico può essere generato, oltre che da una corrente elettrica, anche da un campo elettrico variabile nel tempo. In altre parole quando si è in un regime variabile nel tempo, campo elettrico e campo magnetico divengono uno la sorgente dell’altro. Considerata la stretta relazione esistente tra campo elettrico e campo magnetico è possibile parlare in questo caso di campo elettromagnetico. In molti casi le ampiezze dei campi radiativi variano in modo sinusoidale tanto nel tempo quanto nello spazio e si parla allora di onde elettromagnetiche. Concetti fisici di base Le onde elettromagnetiche costituiscono una delle modalità più comuni ed importanti di propagazione del campo elettromagnetico. Esse sono caratterizzate dalla intensità (legata all’ampiezza dell’onda), dalla frequenza (numero di cicli d’onda completi che si susseguono nell’unità di tempo) e dalla lunghezza d’onda (distanza nello spazio tra due successive creste d’onda). La frequenza è il parametro principale che influenza la modalità d’interazione del campo elettromagnetico con un sistema biologico e quindi ne condiziona gli effetti, al punto che un campo elettromagnetico, a pari intensità, può essere pressochè insignificante o assai pericoloso a seconda della sua frequenza . Generalmente la frequenza considerata è quella tra 0 Hz e 300 Hz: in questo spettro di frequenze si collocano gran parte delle applicazioni e tecnologie che contribuiscono alle esposizioni. Introduzione agli effetti biologici. Quando un organismo biologico (per esempio una persona) si trova immerso in un campo elettromagnetico ha inevitabilmente luogo una interazione tra le forze del campo e le cariche e le correnti elettriche presenti nei tessuti dell’organismo. Il risultato dell’interazione è sempre una perturbazione intesa come deviazione delle condizioni di equilibrio elettrico a livello molecolare; per poter parlare propriamente di effetto biologico si deve però verificare una variazione (morfologica o funzionale) in strutture di livello superiore (tessuti, organi, sistemi). Un effetto biologico non costituisce necessariamente un danno; perché questo si verifichi occorre che l’effetto superi la capacità di compensazione di cui dispone l’organismo. Introduzione agli effetti biologici. Col termine di rischio infine si vuole in genere indicare la probabilità di subire un danno: in linea di principio le norme di sicurezza dovrebbero mirare proprio a proteggere gli individui dal rischio di subire un danno a causa dell’esposizione ad un campo elettromagnetico, il che significa fissare dei valori limite di esposizione che siano sufficientemente al di sotto dei livelli che provocano effetti biologici dannosi accertati. Introduzione agli effetti biologici. L’O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità) nel suo promemoria n. 182 (Campi elettromagnetici e salute pubblica. Proprietà fisiche ed effetti sui sistemi biologici) precisa: 1. Un effetto biologico si verifica quando l’esposizione alle onde elettromagnetiche provoca qualche variazione fisiologica rilevabile, ancorchè non dannosa, in un sistema biologico. 2. Un effetto sanitario (danno alla salute) si verifica quando l’effetto biologico è al di fuori dell’intervallo in cui l’organismo può normalmente compensarlo, e ciò porta qualche effetto patologico. Classificazione degli effetti. Effetti acuti, immediati ed oggettivi, sperimentabili su soggetti volontari al di là di ogni possibile dubbio: 1. A bassa frequenza gli effetti consistono in una “interferenza” delle correnti indotte con i meccanismi fisiologici della percezione sensoriale (visiva con percezione di lampi luminosi e colorati “fosfeni”e tattile con sensazione di pizzicore) e della attivazione muscolare (contrazioni muscolari involontarie, extrasistolia cardiaca e fibrillazione ventricolare). 2. A frequenza superiori ad un centinaio di Hz circa, gli effetti acuti sono invece riconducibili al riscaldamento locale dei tessuti. Classificazione degli effetti. Effetti cronici, ovvero sanitari a lungo termine, in cui è difficile accertare il rapporto causa effetto (si indagano con metodi epidemiologici): 1. Con sintomi più o meno soggettivi (affaticamento, irritabilità, difficoltà di concentrazione, diminuzione della libido, cefalea, insonnia, impotenza, ecc.) 2. Con sintomi oggettivi ed in genere gravissimi (tumori, malattie degenerative). D.L. numero 257 del 19/novembre/2007 Il presente titolo determina i requisiti minimi per la protezione dei lavoratori contro i rischi per la salute e la sicurezza derivanti dall'esposizione ai campi elettromagnetici (da 0 Hz a 300 GHz), durante il lavoro. Le disposizioni riguardano la protezione dai rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori dovuti agli effetti nocivi a breve termine conosciuti nel corpo umano derivanti dalla circolazione di correnti indotte e dall'assorbimento di energia, nonche' da correnti di contatto; non disciplina invece la protezione da eventuali effetti a lungo termine e non riguarda i rischi risultanti dal contatto con i conduttori in tensione. Nell'ambito della valutazione dei rischi di cui all'articolo 4, il datore di lavoro valuta e, quando necessario, misura o calcola i livelli dei campi elettromagnetici ai quali sono esposti i lavoratori. Rapporto tra campi elettromagnetici e tumori L’ESPOSIZIONE DELLA POPOLAZIONE nella società attuale AI CAMPI ELETTROMAGNETICI ha reso sempre più attuali gli studi intesi a confermare le ipotesi su un loro intervento nello sviluppo di forme neoplastiche. Sistema immunitario La maggior parte degli studi fino ad ora condotti ha riportato l’evidenza di una mancanza di effetti dei campi elettromagnetici per le aberrazioni cromosomiche. Un possibile meccanismo di azione cancerogenetica indotta dai campi elettromagnetici potrebbe essere quello mediato attraverso un’influenza sul sistema immunitario. Sistema immunitario In effetti un meccanismo d’azione possibile sull’oncogenesi dei campi elettromagnetici (ammesso che esista questa correlazione causale) può essere mediato da alterazioni indotte sul sistema immunitario. Secondo questa ipotesi (che resta però ancora da dimostrare) le onde elettromagnetiche interferendo con le difese immunitarie dell’organismo verso le “cellule mutate” e quindi potenzialmente cancerogene. Melatonina Negli ultimi anni si sono svolti anche molti studi sul rapporto fra melatonina e campi elettromagnetici a bassa frequenza. La melatonina è una molecola di natura ormonale, prodotta dalla ghiandola pineale e anche da altre sedi (retina, ecc.) che ha la capacità di ostacolare la produzione di radicali liberi (02) durante il cosiddetto stress ossidativo e quindi di agire sul danno al DNA come protettore. In generale si può affermare che più è alto il livello di melatonina, più è bassa la possibilità di danno ossidativo al DNA e di conseguenza più è bassa la probabilità che si formino cellule neoplastiche. Molti dei lavori prodotti negli ultimi anni hanno evidenziato che il ivello endogeno di melatonina in animali o in o persone può essere ridotto da esposizione a campi elettromagnetici. Melatonina Per quanto concerne i possibili quadri patologici attribuibili all’alterata produzione di melatonina è stato ipotizzato che essi possano essere ricondotti essenzialmente a: 1. Aumentato rischio di sviluppare soprattutto alcuni tipi di tumore ormono-dipendenti (prostata e mammella) 2. Aumentato rischio di sviluppare forme depressive 3. Aumentato rischio di sviluppare gravidanze patologiche Ornitina-decarbossilasi Un altro filone della ricerca riguarda gli studi sulla ornitina-decarbossilasi, un enzima coinvolto nella sintesi del DNA e quindi nell’attività di crescita e di proliferazione cellulare. Alcuni autori hanno segnalato un aumento di questo enzima dopo esposizioni a campi elettromagnetici sia ad alta che a bassa frequenza. Cancerogenetici non genotossici (o promotori) Con i dati sperimentali ottenuti e con gli studi effettuati fino ad oggi i campi elettromagnetici non possono essere considerati agenti iniziatori del processo carcinogenetico a livello cellulare (genotossici o epigenetici). Si può invece forse ipotizzare un ruolo dei campi elettromagnetici come agenti promotori o copromotori (non genotossici o promotori). Convegno: Linee elettriche ad alta tensione Al Convegno”Linee elettriche ad alta tensione: effetti biologici ed ipotesi da campi elettromagnetici” svoltosi nel 1991 sono stati presentati numerosi studi epidemiologici inerenti il rischio cancerogeno da campi elettromagnetici a bassissima frequenza, desunti dalla letteratura internazionale. L’analisi di questi studi ha permesso di descrivere un’associazione fra esposizione a campi elettromagnetici ed insorgenza di alcuni tipi di neoplasia, ma non è tuttavia possibile, almeno per ora, attribuire un ruolo ed un significato eziologico a tale associazione. Leucemia infantile Circa il rapporto tra campi elettromagnetici e leucemia, da più fonti rilevata, si ritiene effettivamente credibile un’interpretazione causale dell’associazione tra leucemia infantile ed esposizione a campi magnetici a 50/60 Hz, anche se permangono problemi interpretativi legati sia alle dimensioni numeriche del campione che alle possibili variabili di confondimento degli studi fino ad ora condotti. Leucemia infantile Nel 1997 il National Cancer Institute ha effettuato uno studio epidemiologico sulla base del quale ha escluso la possibilità di una leucemia infantile da esposizione a campi elettromagnetici. Comitato NIEHS Il comitato NIEHS ha adottato i criteri di cancerogenicità della IARC (International Agency for Research on Cancer) ed ha votato a maggioranza classificando le onde elettromagnetiche come “possibili cancerogeni per l’uomo” con “limitata evidenza di cancerogenicità per l’uomo” Riscaldamento dei sistemi biologici Resta invece dimostrato che i campi elettromagnetici determinano un aumento della temperatura dei sistemi biologici, ma ciò non dà assolutamente una spiegazione dell’eventuale meccanismo carcinogenetico.