UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PAVIA FACOLTÀ DI INGEGNERIA Dipartimento di Elettronica CIRCUITO INTEGRATO D’INTERFACCIA CMOS PER UN MICROFONO MEMS Relatore: Chiar.mo Prof. Piero MALCOVATI Correlatori: Ing. Luca PICOLLI Dott. Ing. Marco GRASSI Tesi di Laurea di Luca Rosson Anno Accademico 2006/2007 Indice Introduzione I – Introduzione 1 II – Struttura del lavoro di tesi 4 Capitolo 1 – La conversione analogico-digitale I – Introduzione 6 II – Il processo di conversione A/D 6 III – Campionamento del segnale 7 IV – Quantizzazione 9 V – Codifica 11 VI – Parametri fondamentali per la caratterizzazione dei convertitori 11 1. Risoluzione 12 2. Non linearità differenziale ed integrale 12 3. Offset 13 4. Errore di guadagno 13 5. Rapporto segnale/rumore 14 6. Spurius free dynamic range 14 VII – Sistemi sovracampionati 14 VIII – Noise shaping 15 IX – Modulazione Delta 16 X – Modulazione Sigma/Delta 19 XI – Cenni su modulatori di ordine superiore 22 Indice Capitolo 2 – Modello ideale del circuito di front-end e simulazioni in ambiente Simulink I – Introduzione 24 II – Struttura generale del sistema 24 III – Buffer-amp 26 IV – Modulatore del II ordine 26 V – Modulatore digitale del IV ordine 29 VI – Simulazioni Simulink 30 Capitolo 3 - Progettazione circuitale del convertitore I – Introduzione 35 II – Struttura completa del sistema 35 III – Buffer-amp 36 IV – Modulatore del II ordine 39 1. Struttura a switche- capacitor 39 2. Integratore di Miller 40 3. Sommatore 41 4. Amplificatore operazionale 42 5. Quantizzatore ad 11 livelli 45 6. Il DAC 47 7. Logica anti-bolle 50 V – Modulatore del IV ordine 51 VI – Interruttori 52 Capitolo 4 – Risultati di simulazione e conclusioni I – Introduzione 55 II – Simulazioni con il Buffer-amp 55 III – Amplificatore operazionale 61 Indice IV – Simulazioni del comparatore 65 V – Simulazioni dell’intero sistema 68 VI – Conclusioni 73 Appendice A.1 – Codice Verilog del convertitore one-hot/binario complemento a 2 75 A.2 – Codice Verilog del Modulatore Σ∆ del IV ordine 76 A.3 – Codice Matlab per il calcolo del SNR 78 A.4 – Codice Matlab per l’acquisizione dati e per il plot dei grafici 79 Bibliografia 82 Introduzione I. Introduzione Il microfono è un trasduttore elettro-meccanico in grado di convertire un suono in segnale elettrico, che può essere poi opportunamente amplificato e ritrasmesso. Il suono, o pressione sonora, è una variazione di pressione, intorno alla condizione di riposo, in un mezzo. Gli spostamenti dalla posizione di equilibrio sono delle oscillazioni delle particelle del mezzo che provocano zone di compressione e rarefazione nello stesso. La compressione corrisponderà ad un massimo nel segnale elettrico trasdotto dal microfono mentre la rarefazione corrisponderà ad un minimo. È da precisare che l’onda sonora ha quindi bisogno di un mezzo elastico per propagarsi, proprio a causa della sua natura fisica. Principalmente, in elettronica, il metodo più utilizzato per trasdurre un suono in un segnale elettrico consiste nel trasformare il gradiente di pressione sonora in una forza attraverso l’uso di diaframmi, accoppiati ad appositi trasduttori elettrici, che vengono messi in movimento e producono quindi il segnale elettrico richiesto. Con questo principio di base vengono realizzati grossomodo tutti i microfoni appartenenti alle varie tipologie: dinamici, piezoelettrici, a condensatore, ecc. In particolare la famiglia dei microfoni a condensatore rappresenta quella di maggior interesse per l’impiego nella realizzazione di sensori e microfoni integrati, in virtù di alcune peculiarità che la contraddistinguono e della relativa semplicità con cui possono essere integrati su silicio. Questi microfoni si basano su una variazione capacitiva e sono, quindi, realizzati in linea di principio come condensatori a facce piane parallele, in cui una delle due piastre della struttura è in realtà un diaframma in sospensione, come mostrato in Figura I.1 1 Introduzione Sound pressure V+ d d VFigura I.1 Esempio strutturale di microfono a condensatore Ovviamente le forme con cui il diaframma può essere realizzato sono molteplici e variano in funzione dell’impiego e del metodo utilizzato per la realizzazione. Qui si fa riferimento ad un esempio del tutto generico in cui le due piastre del condensatore sono tenute ad una differenza di potenziale costante. La pressione sonora, deformando il diaframma, modifica la distanza tra i piani e, di conseguenza, il valore di carica immagazzinata secondo la relazione: Q = C ⋅V ⇒ C= A d dove Q è la carica espressa in Coulomb, C la capacità in Farad, V il potenziale in Volt, A e d rispettivamente l’area e la distanza tra le piastre. Come si vede la carica varia in maniera inversamente proporzionale rispetto alla distanza. Ciò significa che, se la struttura è ben progettata, il segnale elettrico in uscita dal dispositivo risulterà proporzionale all’onda acustica incidente. Da ciò derivano le principali caratteristiche che contraddistinguono il microfono a condensatore: una risposta in frequenza estremamente piatta ed un elevata sensibilità regolabili in funzione delle caratteristiche meccaniche con cui viene realizzato il diaframma. Inoltre, vista la relativa semplicità con cui, attraverso gli odierni processi di integrazione su silicio, è possibile realizzare condensatori precisi si può intuire il perché del loro successo nel campo dei trasduttori. Perché si è resa necessaria integrazione di microfoni su silicio? Negli ultimi anni, con una diffusione sempre maggiore di: telefonia mobile, sistemi wireless, dispositivi di riconoscimento vocale, registratori/lettori portatili, camere digitali, ecc. si è fatta sempre più pressante l’esigenza di realizzare dispositivi che incorporassero sullo stesso chip: sensori e unità di elaborazione (pre-amplificatore, convertitore A/D, logica, ecc.) al fine di ottimizzare l’impiego di area, i costi, i consumi ed i tempi di produzione. In quest’ambito, si è assistito ad una sempre crescente diffusione dei sistemi MEMS (Micro Electro-Mechanical Systems) in 2 Introduzione grado di coniugare le proprietà elettriche del silicio con quelle opto-meccaniche. In particolare la nascita di microfoni MEMS ha dato la possibilità di realizzare sensori acustici ad elevate prestazioni con ridotte dimensioni e consumi, in cui il sensore e tutta l’elettronica ad esso dedicata fossero sullo stesso chip o nello stesso package, risparmiando area, riducendo il rumore e gli effetti parassiti. Un esempio tipico esempio di questo tipo di trasduttore, che ha avuto un notevole impiego in questi anni, è la struttura del microfono MEMS a condensatore piatto mostrato in Figura I.2, la cui membrana è realizzata in polisilicio. Figura I.2 Esempi di microfoni MEMS realizzati con membrane in polisilicio e piano forato Come si vede il microfono è costituito da un piano rigido di silicio in cui sono stati praticati dei fori per permettere la fuoriuscita dell’aria sotto la pressione sonora incidente. In questo modo il fine diaframma in polisilicio è libero di vibrare liberamente nel gap che e stato formato, variando la capacità del sistema. Le due differenti immagini mostrano due diverse possibilità di realizzare la membrana verso l’interno o l’esterno del chip. Senza entrare nel dettaglio dello studio meccanico del dispositivo, possiamo affermare che la sua caratterizzazione si basa sulla regolazione dello stress della membrane. Gli studi specifici dimostrano che agendo opportunamente sullo spessore, l’area ed il materiale del diaframma, contemporaneamente con il dimensionamento del gap tra le due superfici, è possibile ottenere microfoni MEMS con caratteristiche di: a) Basso ingombro e peso b) Elevata sensibilità 3 Introduzione c) Basso rumore e consumo d) Risposta in frequenza piatta e) Ampio segnale d’uscita a dispetto delle pur ridotte dimensioni. Inoltre, un non trascurabile vantaggio di utilizzare le tecniche CMOS è la grande capacità di replicare strutture identiche con un buon matching tra loro. È quindi possibile utilizzando questo sistema realizzare interi array di microfoni per sensori insieme all’elettronica per la conversione A/D, assicurando nel contempo un matching molto preciso tra gli stessi elementi del sistema. II. Struttura del lavoro ti tesi Oggetto di questo lavoro di tesi è proprio la progettazione di un circuito di front-end di un microfono MEMS per realizzare un sensore acustico che integri a bordo dello stesso core: trasduttore, preamplificatore e convertitore A/D. Figura I.3 Struttura generale del sistema La Figura I.3 mostra complessivamente il sistema che verrà realizzato in questo lavoro di tesi. Il microfono MEMS sarà trattato come carico capacitivo per l’ingresso. Il sistema verrà diviso in 2 parti: uno stadio di pre-amplificazione connesso direttamente al microfono MEMS ed un convertitore A/D realizzato con architettura Σ∆. Il sistema sarà progettato per funzionare con un’alimentazione di 3.3 V ed una frequenza di campionamento del convertitore pari a 2.048 MHz. Particolare attenzione verrà rivolta al pre-amplificatore 4 Introduzione (BufferAmp) che dovrà presentare un basso livello di rumore riferito all’ingresso ed un basso valore di capacità d’ingresso. Nel dettaglio il lavoro di tesi si articola nel seguente modo: Cap.1 La conversione analogico-digitale Brevi cenni sulla conversione A/D, sui parametri caratteristici di un convertitore e sulla teoria della conversione sigma delta. Cap.2 Modello ideale del circuito di front-end e simulazioni in ambiente Simulink Viene descritto il modello teorico adottato per realizzare l’intero sistema e vengono presentate, una ad una, tutte le componenti per realizzarlo in ambiente Simulink. Si presentano inoltre, alcune simulazioni Matlab che permettono di stimare prestazioni e i limiti teorici del sistema. Cap.3 Progettazione circuitale del convertitore Si illustra la realizzazione a livello transistor del modello teorico proposto nel capitolo due. Si presenteranno le principali scelte fatte per realizzare questo dispositivo con un’architettura del tipo switched-capacitor. Cap.4 Risultati delle simulazioni in ambiente Cadence e conclusioni Si esporranno i risultati delle simulazioni, realizzate in ambiente Cadence, eseguite sui singoli blocchi del sistema. Si analizzeranno quindi le prestazioni generali del sistema in termini di linearità ed infine attraverso simulazioni Montecarlo, si cercherà di stimare la solidità di questo progetto, tenendo conto dei difetti che possono essere introdotti dal processo d’integrazione. 5 Capitolo 1 La conversione analogico-digitale I Introduzione In questo capitolo si illustrerà il processo di conversione analogico digitale (A/D), le caratteristiche che un convertitore A/D deve possedere per effettuare una corretta conversione ed i parametri che lo caratterizzano. Si presenteranno inoltre i principi di base per la conversione sigma-delta. II Il processo di conversione A/D La conversione analogico digitale è il procedimento che interfaccia il nostro mondo, ovvero quello analogico, con il mondo digitale dei computer. Tramite un convertitore A/D, il segnale d’ingresso analogico viene convertito, ad istanti prefissati, in parole ad N bit che ne rappresentano il valore nel dominio digitale. Come mostrato in Figura 1.1, la catena di conversione può essere scomposta in una sequenza di quattro operazioni fondamentali : Filtraggio anti-aliasing Campionamento del segnale analogico Discretizzazione delle ampiezze del segnale campionato o quantizzazione Codifica 6 Cap1 – La conversione analogico-digitale digital out analog in Sampler Anti-aliasing Filter Quantizer Codifier Figura 1.1 Schema a blocchi di un convertitore A/D III Campionamento del segnale Attraverso il campionamento, il segnale d’ingresso analogico viene letto in determinati istanti prefissati, determinati da una frequenza detta di campionamento, così da creare una sequenza di campioni separati tra loro da intervalli di tempo pari a TS = 1/FS, dove FS è la frequenza di campionamento. Il campionamento ideale può essere descritto come: +∞ x(t) = x(nT) = ∑ x(t) ⋅(t − nT) (1.1) −∞ Come si può vedere l’operazione di campionamento consiste nella moltiplicazione del segnale d’ingresso per un pettine di Dirac. Questo produce il segnale campionato, mostrato in Figura 1.2, composto da un pettine di Dirac di passo pari a 1/FS, in cui l’ampiezza di ogni singola delta è pesata dal valore del segnale nell’istante di campionamento. Questa operazione è di natura non lineare. Analog signal Sampled signal x(n) xa(t) original analog signal 0 t 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 n Figura 1.2 Esempio grafico del campionamento di segnale Applicando ora la trasformata di Laplace per passare nel dominio delle frequenze la sequenza infinita di delta può essere scritta come: +∞ +∞ −∞ −∞ L ∑ δ (t − nT ) = ∑ e − nsT La (1.2) può essere riscritta come: 7 (1.2) Cap1 – La conversione analogico-digitale +∞ +∞ −∞ −∞ L[ x(nT )] = ∑ X ( s − jnω ) = ∑ x(nT )e nsT (1.3) La Figura 1.3a mostra lo spettro di un segnale analogico periodico di banda B, mentre la Figura 1.3b mostra lo spettro dello stesso segnale di banda B campionato, che risulta composto dalle repliche infinite dello spettro del segnale x(t) distanziate tra loro di nω = 2πn/T = Fs. Amplitude a) B f [Hz] Amplitude n= - 1 b) n=1 n=0 - fs fs n=2 f [Hz] Figura 1.3 a) Spettro del segnale a banda limitata x(t) b) Spettro del segnale campionato x(nT) Come si può osservare in questa figura non vi sono sovrapposizioni tra spettro base e repliche spettrali. Questa condizione non è però data a priori, ossia per una qualsiasi frequenza di campionamento, bensì è determinata dal teorema di Shannon/Nyquist che fissa la frequenza minima di campionamento, per evitare sovrapposizioni spettrali nella banda B d’interesse, al doppio della banda del segnale. In particolare l’enunciato del teorema dice: “un segnale f (t ) a banda limitata da f M può essere univocamente ricostruito dai campioni f (n∆t ) n ∈ N presi a frequenza FS = 1 , se FS ≥ 2 f M ”. ∆t In caso contrario assisteremmo ad un fenomeno dell’aliasing. 8 Cap1 – La conversione analogico-digitale Fs Nyquist rate Amplitude a) n= - 1 n=1 n=0 - fs fs Amplitude b) n= - 2 - 2fs n=2 n= - 1 - fs f [Hz] Fs undersampled n=1 n=0 fs /2 fs n=2 2fs n=3 3fs f [Hz] Figura 1.4 a) Spettro segnale campionato a frequenza di Nyquist b) Spettro segnale campionato a frequenza inferiore a quella di Nyquist con sovrapposizioni spettrali La Figura 1.4 mostra chiaramente che qualora non si rispetti il teorema di Shannon/Nyquist le repliche vanno a sovrapporsi producendo distorsione nella banda B del segnale. Questo fenomeno di distorsione lineare è denominato con il termine di aliasing e rappresenta un aspetto critico nella progettazione di un convertitore. Per evitare questo fenomeno si filtra il segnale d’ingresso con un filtro anti-aliasing con una banda prefissata (B). In questo modo siamo sicuri che il segnale da convertire abbia una banda B e possiamo fissare la frequenza di campionamento FS tale da non produrre aliasing. In questo modo si ottiene anche l’effetto di rendere immune la conversione da disturbi in alta frequenza che, a causa del campionamento, sarebbero visibili nella banda del segnale. Idealmente ci vorrebbe un filtro a banda passante solo sul segnale d’ingresso e banda nulla appena fuori. Ciò non è fisicamente realizzabile, quindi si dovrà optare per un compromesso tra una certa distorsione dovuta alla banda di transizione del filtro non nulla e una particolare scelta per la frequenza di campionamento. IV Quantizzazione Il maggior vantaggio nell’impiego di un segnale digitale risiede nella sua pressoché totale immunità al rumore, dovuta al fatto che esso è rappresentato elettricamente da soli due valori: acceso/spento, alto/basso, ecc. Questa rappresentazione risulta molto più immune ai disturbi elettrici di un segnale analogico i cui valori ammessi sono infiniti. Tuttavia questo rappresenta contemporaneamente anche il limite più significativo di un sistema digitale. 9 Cap1 – La conversione analogico-digitale In un sistema tempo-continuo, infatti, il segnale analogico può assumere un qualsiasi valore all’interno di un certo range dinamico. Al contrario, in un sistema tempo-discreto campionato e quantizzato un segnale può assumere solo certi valori fissi corrispondenti ai relativi intervalli di quantizzazione. In particolare se si rappresentando i simboli con parole binarie di lunghezza N si potranno avere al massimo in maniera non ambigua M livelli rappresentabili secondo la relazione: M = 2N (1.4) Il quantizzatore è un sistema non lineare la cui caratteristica di trasferimento è rappresentata in Figura 1.5. Figura 1.5 Caratteristica ingresso/uscita del quantizzatore Nel grafico di Figura 1.5 le variabili sull’asse x ed y rappresentano rispettivamente l’ingresso e l’uscita del quantizzatore. I punti, S1, S2, S3, ecc, sull’asse X, sono le soglie di decisione mentre le loro rispettive distanze sono il passo di quantizzazione (Q). Se un campione ha un ampiezza compresa tra S3 ed S4, ad esempio, l’uscita assumerà sempre il valore 4 introducendo un errore più o meno piccolo in funzione della distanza dalla soglia di decisione. Il processo di quantizzazione introduce quindi un errore per tutti i segnali d’ingresso ad eccezione di quei valori che cadono proprio sulla soglia. Questo errore viene denominato appunto errore di quantizzazione e ha un valore massimo pari a: e max = Q /2 10 (1.5) Cap1 – La conversione analogico-digitale dove Q è appunto il passo di quantizzazione. Se osserviamo ora la Figura 1.6, che mostra l’errore di quantizzazione in funzione del segnale d’ingresso, possiamo renderci conto che esso è periodico e a media nulla. Sotto certe ipotesi, esso può quindi essere trattato come una variabile aleatoria sovrapposta al segnale d’ingresso. Figura 1.6 Errore di quantizzazione Si può, quindi, considerando la quantizzazione uniforme, trattare l’errore di quantizzazione come fosse un rumore, rappresentabile attraverso il suo valor quadratico medio, e valore efficace, dati rispettivamente da v n2 = Q 2 Q2 1 2 d ε ε = Q −∫Q 12 (1.6) 2 e v neff = v n2 = Q 2 3 (1.7) V Codifica Nell’ultima parte del processo di conversione analogico-digitale si attribuisce ad ogni stato quantizzato una codifica, ossia un valore numerico rappresentante un intervallo di valori digitali. La codifica è una rappresentazione simbolica, che può essere: codice binario, Gray o complemento a due oppure una qualsiasi altra codifica che possa risultare utile per il sistema in cui verrà collocato il convertitore. VI Parametri fondamentali per la caratterizzazione dei convertitori. Facciamo un rapido richiamo dei parametri fondamentali con cui si caratterizza un convertitore A/D, qualsiasi sia la sua architettura. 11 Cap1 – La conversione analogico-digitale 1. Risoluzione La risoluzione descrive la minima variazione del segnale di ingresso percepibile dal convertitore A/D, affinché il codice digitale di uscita incrementi il proprio valore di una unità logica. Per le proprietà del sistema binario, una codifica ad N bit prevede una quantizzazione in 2N livelli. Maggiore è il numero di soglie, e quindi di bit di codifica, e migliore risulterà l’accuratezza con cui è convertito il segnale di ingresso. Si indica con LSB l’ampiezza minima discriminabile nel processo di quantizzazione. Qualora il passo di campionamento fosse uniforme, il più piccolo intervallo percepibile e codificabile risulta: LSB = Vref 2N −1 (1.8) dove Vref è la dinamica del segnale d’ingresso. L’effetto dell’errore di quantizzazione è riconducibile al comportamento di un segnale di rumore a patto che: Il segnale mediamente venga approssimato con uguale probabilità da tutti i livelli di quantizzazione disponibili al sistema Il passo di quantizzazione definito sia costante su tutta la dinamica a disposizione L’errore di quantizzazione non sia correlato al segnale di ingresso Venga utilizzato un numero molto elevato di livelli di quantizzazione 2. Non linearità differenziale( DNL ) ed integrale ( INL ) Figura 1.7 Esempio grafico sulla funzione di trasferimento del quantizzatore di DNL ed INL 12 Cap1 – La conversione analogico-digitale Indici di non idealità di un convertitore sono INL e DNL, definiti rispettivamente non linearità integrale e differenziale e mostrate in Figura 1.7. La INL è definita come la massima deviazione della caratteristica di trasferimento reale del convertitore da quella ideale. Considerando l'i-esimo intervallo di quantizzazione: INL = (V i , real − Vi ,ideal ) Q (1.9) dove Vi,ideal = (Vfs/2N), i rappresenta l'i-esimo intervallo di soglia analogica e Q è l’ampiezza dell’intervallo di quantizzazione. Viene invece definito DNL il rapporto tra la differenza di larghezza (espressa in frazioni del passo di quantizzazione o least significant bit, LSB) di un "gradino" dato dall'andamento reale del convertitore e quella ottenuta nel caso ideale. In condizioni ideali questa differenza è nulla poichè tutti i "gradini" sono uguali tra loro e di larghezza pari a quella ideale. Affinché la gradinata risulti sempre crescente e non vengano saltati dei livelli, è necessario che tale differenza risulti inferiore o uguale a ½ LSB, ovvero compresa fra ±0.5 LSB. La DNL è definita come: DNL = VLSB ,real − VLSB ,ideal VLSB ,ideal (1.10) dove VLSB,real rappresenta l'effettiva larghezza del gradino, mentre quella teoricamente prevista è rappresentata da VLSB,ideal. 3. Offset L’offset viene misurato ponendo a zero il segnale di ingresso, e verificando la codifica digitale prodotta. In condizioni di offset nullo tale codifica deve corrispondere a zero, ma, spesso, a causa di non idealità del sistema, si ottiene una codifica diversa. Esistono delle tecniche di calibrazione (automatica e non) per la cancellazione parziale dell’offset. Inoltre un layout accurato può limitare l’insorgere di tale fenomeno. 4. Errore di guadagno Quando tutte le uscite di un convertitore A/D si trovano a livello 1, la tensione d’ingresso dovrebbe risultare pari a: Vin = Vref − 13 1 LSB 2 (1.11) Cap1 – La conversione analogico-digitale Se ciò non accade la differenza tra il valore d’ingresso, quando tutte le uscite del convertitore A/D sono a livello 1, rispetto al valore teorico, dopo che è stato annullato l’errore di offset, prende il nome di errore di guadagno. 5. Rapporto segnale-rumore Il rapporto segnale-rumore, più comunemente definito come SNR dall’acronimo inglese di Signal-to-Noise Ratio, rappresenta il rapporto tra l’ampiezza del segnale e quella del massimo valore dell’errore di quantizzazione, integrata sulla banda di campionamento. Attraverso questa definizione il calcolo del rapporto segnale-rumore risulta essere: SNRdB = 6.02 ⋅ N + 1.76 (1.12) La (1.12) si riferisce ad un convertitore ideale Nyquist rate con risoluzione di N bit. È possibile inoltre, esprimere direttamente in bit la reale risoluzione del convertitore attraverso il parametro ENOB (Effective Number ff Bits) definito come: ENOB = SNR − 1.76 6.02 (1.13) In questo caso nel SNR vengono anche incluse le armoniche eventualmente prodotte dal convertitore A/D, ottenendo così il numero effettivo di bit del convertitore stesso. 6. Spurius free dynamic range Lo Spurious Free Dynamic Range (SFDR) indica la differenza tra la potenza associata al tono fondamentale e quella della massima tra le armoniche presenti, normalmente espresso in decibel. VII Sistemi sovracampionati Come detto in precedenza, secondo il teorema di Shannon/Nyquist, per poter ricostruire correttamente un segnale analogico campionato basta che la frequenza di campionamento non sia inferiore al doppio della massima frequenza presente nel segnale d’ingresso. Nell’ipotesi ora di voler lavorare non alla frequenza di Nyquist, ma con una frequenza K volte superiore, l’intervallo di tempo tra i singoli impulsi di campionamento risulterà K volte più piccolo e di conseguenza la banda del convertitore risulterà K volte più grande, portandoci alla situazione spettrale esemplificata in Figura 1.8. 14 Cap1 – La conversione analogico-digitale PQ(f ) [dB] campionamento alla frequenza di Nyquist F s Sovracampionamento a frequenza F s > F s B fS/2 fOS/2 freq [Hz] Figura 1.8 Distribuzione della potenza di rumore di quantizzazione campionando a Nyquist rate e sovracampionando Tenendo presente che il rumore di quantizzazione è bianco e la sua potenza dipende solo dal numero di livelli di quantizzazione, possiamo osservare come il grafico mostri l’effetto del sovracampionamento nell’abbassare la densità spettrale di potenza di rumore nella banda del segnale. In pratica, la potenza complessiva di rumore presente a causa della conversione rimane invariata, ma viene distribuita su di una banda più ampia. A questo punto, attraverso l’opportuno filtraggio della sola banda d’interesse, si ottiene un effettivo aumento del SNR (e di conseguenza dell’ENOB) del convertitore senza aumentarne il numero di livelli d’uscita del quantizzatore. Per un sistema di questo tipo in condizioni ideali può essere quindi scritta la relazione: ENOBosr = N bit + 0.5 ⋅ log 2 OSR (1.14) Il sovracampionamento ha però un costo in termini di prestazioni dovuto all’aumento della frequenza di lavoro del sistema, che comporta un aumento dei consumi di corrente. In generale si definisce OSR (over sampling ratio) il rapporto: OSR = Fov F = ov FNyq 2Fmax (1.15) dove Fov è la frequenza cui si sovracampiona il segnale mentre FNyq è la frequenza di Nyquist e Fmax è la massima frequenza del segnale. VIII Noise shaping Con il sovracampionamento ad ogni raddoppio della frequenza di clock il SNR del sistema aumenta di 3dB o 1/2 bit equivalente. Di conseguenza, per ottenere un solo bit di risoluzione in più, è necessario aumentare di ben 4 volte la frequenza di campionamento. Questo fa sì che il solo sovracampionamento non risulti molto conveniente come tecnica per l’incremento della risoluzione. Il noise shaping, invece, permette, insieme al sovracampionamento, di migliorare in modo più sostanziale il rapporto segnale rumore e quindi la risoluzione del convertitore. 15 Cap1 – La conversione analogico-digitale Esso consiste nel modellare lo spettro del rumore di quantizzazione e, a parità di potenza, ridurne la concentrazione all’interno della banda del segnale, spingendolo verso frequenze più alte, che vengono successivamente filtrate. La Figura 1.9 mostra un esempio di questa tecnica. [dB] band of interest Noise fCK/2 OVERSAMPLING 2fCK fCK freq [Hz] [dB] Noise band of interest NOISE SHAPING fCK freq [Hz] Figura 1.9 Spettro del rumore con il solo sovracampionamento e con noise shaping Il noise shaping è implementato nella struttura Σ∆ che verrà spiegata di seguito partendo dalla modulazione delta IX Modulazione delta L’idea che sta alla base della modulazione delta è quella di quantizzare e codificare non i campioni del segnale, ma la variazione di livello tra un campione e il successivo. Figura 1.10 a) Schema modulatore delta b) Ingresso ed uscita con modulazione delta 16 Cap1 – La conversione analogico-digitale Se si sovracampiona il segnale analogico con un elevato OSR, lo scarto in termini di livello, tra due campioni consecutivi è molto piccolo e, pertanto, esso può essere rappresentato con due soli livelli, ossia codificato con un bit. Il modulatore delta codifica la differenza tra i campioni temporalmente consecutivi. È, quindi, necessaria una sorta di stima del campione successivo, per esempio sfruttando l’interpolazione lineare. Dato che la frequenza di campionamento è decisamente superiore a quella del segnale, si può approssimare l’andamento cercato nell’intervallo di interesse con quello della sua derivata. Figura 1.11 Approssimazione dell'andamento del segnale tramite la sua derivata La variazione di livello tra due campioni consecutivi si può scrivere come x(t + Ts ) = x(t ) + ∆x(t ) (1.16) Per ottenere la stima del campione successivo a quello relativo all’istante considerato è sufficiente integrare gli impulsi in uscita del modulatore (linea rossa in Figura 1.10). L’impulso in uscita al quantizzatore a due livelli all’istante t viene usato per generare la stima del campione del segnale analogico all’istante t + Ts. Quindi, la differenza tra x(t + Ts) e x(t) viene usata per produrre un impulso +∆δ(t* - (t + Ts)) con il quale sarà generata la stima di x all’istante t + 2Ts. L’uscita del modulatore è un treno di impulsi di ampiezza +∆ distanti temporalmente di una quantità pari al periodo di campionamento Ts. Il modulatore delta presenta alcune limitazioni che riguardano il funzionamento con certi tipi di segnali. Ad esempio, un problema che si presenta in qualunque tipo di modulatore delta è quello noto come start-up. Si tratta della generazione di un rumore transitorio dovuto essenzialmente alla struttura del modulatore, il quale fa uso della retroazione, che come tale 17 Cap1 – La conversione analogico-digitale necessita di un certo tempo per raggiungere la condizione di regime. In Figura 1.12 è mostrato il settling di un modulatore delta con ingresso costante (ts è il tempo di settling del sistema). Figura 1.12 Settling del modulatore ∆ con ingresso costante Dalla figura risulta evidente che fino al tempo ts-up (tempo di start-up) l’errore è rilevante, dopo tale tempo esso si riduce al valore nominale. Sempre dalla figura si può vedere che per t > ts-up l’uscita del modulatore è un onda quadra di frequenza pari a quella di campionamento dotata di una componente continua pari al valore di x(t). Normalmente lo start-up dura pochi periodi di campionamento, per questo motivo tale disturbo non è importante per segnali di lunga durata, ma lo è per segnali impulsivi, in cui l’uscita non ha il tempo necessario per inseguire l’ingresso con conseguente generazione di parecchio rumore. Un altro fenomeno che si verifica nei modulatori delta è lo slope overload. Si tratta di un fenomeno dovuto alla pendenza troppo elevata del segnale analogico d’ingresso, in relazione a quella del segnale all’uscita dell’integratore. Figura 1.13 Esempio di slope-overload 18 Cap1 – La conversione analogico-digitale In Figura 1.13 il segnale all’uscita del modulatore ha una pendenza maggiore di ∆/Ts, che rappresenta la massima pendenza del segnale digitale a valle dell’integrazione. Questo avviene perchè il modulatore tende ad approssimare il segnale x(t) con una sequenza di impulsi a distanza Ts e di ampiezza ∆. Se il segnale ha una pendenza molto alta risulterà sempre un impulso alto, ossia di ampiezza +∆. Mentre per il fenomeno dello start-up non esiste una soluzione definitiva, per lo slope-overload si può limitare il danno scegliendo opportunamente la frequenza di campionamento e il passo del DAC. X Modulazione sigma-delta La modulazione che è utilizzata dal convertitore oggetto di questa tesi è descritta in questo paragrafo e costituisce una miglioria della modulazione delta. Dal momento che un segnale continuo d’ingresso non produce variazioni significative all’uscita del modulatore delta, possiamo affermare che la risposta del sistema è di tipo passaalto. Se ora si sposta l’integratore di Figura 1.10a nella posizione mostrata in Figura 1.14a e si aggiunge un blocco di derivazione sul cammino d'ingresso del segnale, si ottiene la medesima funzione di trasferimento. La naturale evoluzione di questo sistema, mostrata in Figura 1.14b, è quella di rimuovere il blocco di derivazione all’ingresso, ottenendo così che l’integratore lavori, non più sul valore stimato del segnale, bensì sull’errore. In questo modo la risposta del modulatore si trasforma da passa alto a passa basso. Figura 1.14 (a) modello equivalente di modulatore delta b) modulatore sigma-delta Come mostrato in Figura 1.14b la struttura è quella di un integratore (sigma Σ) pilotato da una differenza (delta ∆) da cui nasce appunto il nome di modulazione Σ∆. In Figura 1.15 viene quindi presentato lo schema a blocchi del modulatore sigma-delta del I ordine. 19 Cap1 – La conversione analogico-digitale N(s): quantization noise integration X(s) + + 1 --- Σ s - + Σ Y(s) Figura 1.15 Modulatore Σ∆ del I ordine con un solo integratore L’equazione che descrive il circuito presentato in Figura 1.15 è: 1 Y ( s ) = [ X ( s ) − Y ( s )] ⋅ + N ( s ) s (1.17) da cui si ottiene la funzione di trasferimento per il modulatore: Y ( s) = X ( s) ⋅ 1 s + N (s) ⋅ s +1 s +1 (1.18) Scomponendo ora la (1.18) in: funzione di trasferimento del segnale (STF acronimo di Signal Transfer Function) e del rumore (NTF Noise Transfer Function) si osserva il comportamento illustrato in Figura 1.16 1 STF = ------------ X(s) : lowpass filter s - N(s) NTF = ----------- : highpass filter s+1 s+1 Figura 1.16 Confronto STF vs NTF del modulatore Spostando, quindi, l’integratore prima del modulatore delta si può dire che il sistema si comporta come un filtro passa-basso nei confronti del segnale analogico e come un filtro passa-alto nei confronti del rumore di quantizzazione. L’attenuazione del rumore di quantizzazione in bassa frequenza è una cosa positiva, perchè consente di ridurre la potenza del rumore nella banda del segnale a parità di passo di quantizzazione ∆ e di frequenza di campionamento Fs. Dal momento che la potenza complessiva del rumore rimane invariata, ma 20 Cap1 – La conversione analogico-digitale viene concentrata maggiormente alle alte frequenze, se in fase di demodulazione non viene eseguito un opportuno filtraggio il rumore ridiventerà bianco ritornando ad occupare anche la banda del segnale. La demodulazione viene quindi effettuata mediante un filtro passa basso progettato in modo da separare l’informazione utile dalle componenti di rumore in alta frequenza, come illustrato in Figura 1.17. Figura 1.17 Segnale e rumore in ingresso e funzioni di trasferimneto in uscita L’introduzione dell’integratore all’ingresso del modulatore ha inoltre assicurato un’ulteriore protezione contro il fenomeno dello slope overload, togliendo le componenti in alta frequenza. Alcune caratteristiche del modulatore possono anche essere interpretate in maniera intuitiva osservando che: l’uscita dell’integratore risulta limitata a patto che il suo ingresso sia mediamente nullo. Quindi, la sottrazione tra segnale d’ingresso ed uscita dovrà avere media zero e di conseguenza l’uscita del DAC seguirà l’ingresso. Visto che l’uscita del DAC è un segnale quantizzato, il tracking ingresso-uscita avviene con una precisione di ampiezza proporzionale all’errore di quantizzazione. Inoltre, poiché la potenza di rumore dipende solo dal numero dei livelli di quantizzazione, l’attenuazione delle componenti spettrali del rumore in bassa frequenza dovrà essere accompagnata ad una amplificazione delle stesse in alta frequenza in modo tale che la potenza complessiva di rumore rimanga inalterata. Il modulatore sigma-delta modella lo spettro di rumore facendogli assumere la forma voluta. Il modellamento del rumore di quantizzazione, detto noise shaping, si traduce in una riduzione della densità di potenza del rumore nella banda del segnale come mostrato in Figura 1.18. 21 Cap1 – La conversione analogico-digitale Figura 1.18 Spettro del rumore in ingresso ed in uscita al modulatore Oltre al modellamento dello spettro di rumore, la retroazione consente di rendere il convertitore alquanto insensibile alle variazioni di guadagno dell’integratore e questo è il motivo per cui il convertitore sigma-delta esibisce una apprezzabile robustezza di funzionamento. Il sistema proposto in Figura 1.15 è in grado, grazie alla retroazione, di modellare lo spettro del rumore con un filtraggio di tipo passa-alto del prim’ordine, come mostrato dalla NTF. Con opportuni accorgimenti, è possibile anche realizzare modulatori di ordini superiori che presentino uno shaping del rumore ancora più marcato rispetto a quello del prim’ordine. XI Cenni sui modulatori di ordine superiore Il modulatore oggetto di questo lavoro di tesi appartengono alla categoria cui si fa cenno in questo paragrafo. L’idea fondamentale per ottenere modulatori di ordine superiore al primo è quella di mettere in cascata più integratori nell’architettura fin ora proposta. Sul piano teorico questo approccio porta a modulatori di ordine superiore al primo, ma i sistemi così ottenuti risultano molto più inclini all’instabilità. Per la realizzazione pratica di questi modulatori si applica quindi una configurazione nota nella teoria dei sistemi come polesplitting (spostamento del polo). Gli integratori successivi al primo non vengono inseriti in cascata, ma vengono collocati in differenti anelli di retroazione, così da spostare i poli del sistema dall’origine verso le alte frequenze, garantendo la stabilità. Un esempio di questo tipo di architettura può essere rappresentato dal modello Σ∆ del II ordine proposto in Figura 1.19. 22 Cap1 – La conversione analogico-digitale Figura 1.19 Modulatore del II ordine tempo discreto Lo schema fa riferimento al modello tempo-discreto realizzato per mezzo della trasformata Z, in cui i blocchi con l’espressione H ( z) = z −1 1 − z −1 (1.19) rappresentano la funzione di trasferimento tempo discreta che realizza l’integrazione. Utilizzando il medesimo principio si possono realizzare tutti gli ordini superiori anche se il problema della stabilità diviene sempre più critico man mano che l’ordine di modulazione sale. In linea generale lo shaping del rumore di quantizzazione, per i modulatori di ordine superiore al primo è mostrato in Figura 1.20. [dB] Third Order Σ∆ Modulator Nyquist Sampler (1 bit) Second Order Σ∆ Modulator First Order Σ∆ Modulator Oversampler fB Frequency [Hz] FS/2 Figura 1.20 Esempio di shaping del rumore per i primi 3 ordini di modulazione 23 Capitolo 2 Modello ideale del circuito di front-end e simulazioni in ambiente Simulink I Introduzione In questo capitolo si illustrerà la struttura del progetto, oggetto di questo lavoro di tesi, a partire dal suo modello teorico. Quest’ultimo è stato realizzato nell’ambiente di simulazione Simulink di Matlab. Si descriverà la struttura nel suo insieme, si mostreranno alcuni accorgimenti teorici ottenuti studiando le funzioni di trasferimento dell’architettura ed infine si presenteranno alcuni risultati ottenuti con simulazioni Simulink, tenendo conto anche di possibili non idealità del sistema. I risultati ottenuti da questo modello, serviranno per una più precisa progettazione a livello transistor del sistema. II Struttura generale del sistema Il sistema che interfaccia il microfono MEMS oggetto di questa tesi è mostrato in Figura 2.1. Figura 2.1 Schema a blocchi del circuito di front-end 24 Cap2 – Modello ideale del circuito di front-end e simulazioni in ambiente simulink Il segnale, proporzionale alla pressione sonora, generato dal microfono viene passato ad un pre-amplificatore (buffer-amp) a guadagno unitario, la cui peculiarità è il basso rumore. Il blocco buffer-amp si interfaccia con il convertitore A/D realizzato con architettura sigmadelta. Quest’ultima è composta da due stadi: il primo stadio è un modulatore del second’ordine con quantizzatore a 11 livelli, che lavora ad una frequenza di campionamento pari a 2.048 MHz, al fine di ottenere una risoluzione non inferiore ad 86 dB nella banda audio (questa risoluzione non può essere ottenuta con un solo bit in uscita in un modulatore del II ordine, a meno di non utilizzare una frequenza di campionamento più elevata). Il secondo stadio è costituito da un modulatore del quart’ordine digitale, che non prevede un ulteriore incremento della risoluzione complessiva del convertitore, ma ha come obiettivo quello di ridurre ad uno il numero di bit in uscita, introducendo uno shaping del quart’ordine del rumore di quantizzazione aggiuntivo. Questa operazione è necessaria perché tipicamente gli elaboratori DSP per i microfoni prevedono un solo bit in ingresso. Nella Tabella 2.1 e nella Tabella 2.2 sono riassunte le principali specifiche richieste per il buffer-amp e per il convertitore. Tabella 2.1 Specifiche del buffer-amp Parametro Min Max Unità 0.95 0.98 V/V Output noise 5 uVRMS Input capacitance 0.25 pF Bufferamp Gain Input resistance 1000 G Ohm Tabella 2.2 Specifiche del convertitore ADC Parametro Σ∆ ADC Min Max Unità Freq. response 20 20k Hz -90 dBFS SFDR SNRdB 86 Vbias 0 Fck 2.048 25 dB 3.3 V MHz Cap2 – Modello ideale del circuito di front-end e simulazioni in ambiente simulink III Buffer-amp Il modello Simulink del blocco buffer-amp non è stato necessario poiché il suo comportamento è quello di un inseguitore di tensione che, in prima approssimazione, ripropone il segnale d’ingresso alla propria uscita. La sua funzione di trasferimento risulta quindi unitaria e l’inserimento di un blocco a guadagno 1 sull’ingresso non avrebbe alcuna influenza sul sistema. L’unica specifica richiesta è la linearità dell’uscita che verrà simulata ampiamente a livello transistor. In sua vece, quindi, nello schema Simulink è stato inserito un generatore di onda sinusoidale, che rappresenta il segnale d’ingresso al sistema così come dovrà essere riportato dal buffer-amp, con l’aggiunta di una sorgente additiva di rumore che simulerà le eventuali non idealità di questo dispositivo. IV Modulatore del II ordine Per soddisfare le specifiche di progetto si è scelta una struttura sigma-delta del II ordine con doppio integratore rappresentata in Figura 2.2. X Sine Wave1 z-1 1-z-1 P Y z-1 1-z-1 REAL Integrator1 REAL Integrator 2 Gain Algorithmic ADC-DAC1 Algorithmic ADC-DAC Figura 2.2 Schema generale del modulatore sigma delta del II ordine Come si può notare lo schema, pur basandosi sul concetto teorico proposto nel capitolo precedente, è differente poiché presenta due cammini di feed-forward che vanno a sommarsi direttamente all’uscita del secondo integratore. Uno di essi presenta anche un blocco aggiuntivo di guadagno 2. La scelta di questo tipo di architettura permette di godere di alcuni vantaggi, tra cui una decisa riduzione della dinamica d’uscita degli integratori. Prima di 26 Cap2 – Modello ideale del circuito di front-end e simulazioni in ambiente simulink spiegare il funzionamento di questa particolare architettura è, però, importante esporre le motivazioni per cui è necessario ottimizzare la dinamica di funzionamento del dispositivo. Riprendiamo la Figura 1.15 del capitolo precedente. Analizzando per ispezione il sistema, si osserva che in generale la variazione della tensione d’uscita degli integratori dipende dall’ampiezza del segnale d’ingresso e dal rumore di quantizzazione introdotto. Per questo motivo la dinamica di funzionamento deve essere maggiore della tensione di riferimento utilizzata dal ADC. La saturazione della tensione d’uscita può verificarsi in qualsiasi dei componenti del modulatore e può essere modellizata come rumore aggiuntivo attraverso variabili casuali dipendenti dall'ingresso con un ampiezza proporzionale alla probabilità di saturazione di ogni singolo blocco. Nel caso del modulatore del second’ordine, la situazione può essere definita come in Figura 2.3. Figura 2.3 Modulatore del secondo ordine con modello di inserzione del rumore di saturazione Le fonti di rumore (ε1 ε2 ε3) sono tra loro non correlate e subiscono shaping diversi in base al loro punto di inserzione all’interno dell’architettura. Studiando quindi i relativi contributi in potenza, risulta che il blocco più critico è il primo integratore, mentre la problematicità diminuisce dal secondo integratore in avanti. Per ottimizzare questa situazione esistono diversi approcci come, ad esempio, ridurre il guadagno del primo integratore aumentando contemporaneamente quello del secondo, così da migliorare la dinamica e mantenere la STF unitaria. Nel nostro caso invece si è optato per l’utilizzo dell’architettura feed-forward che risulta molto efficace per l’ottimizzazione della dinamica nelle strutture multi-livello. Partendo dalla funzione di trasferimento del modulatore del second’ordine così come presentato fin ora: Y = X z −2 + ε q (1 − z −1 ) 2 (2.1) ed andando a studiare l’espressione dell’uscita P del primo integratore, otteniamo un’equazione di questo tipo: 27 Cap2 – Modello ideale del circuito di front-end e simulazioni in ambiente simulink P = X ⋅ z −1 (1 + z −1 ) + eq ⋅ z −1 (1 − z −1 ) (2.2) Utilizzando un quantizzatore multi livello il primo termine della (2.2) risulta dominante, poiché il contributo di eq e conseguentemente il secondo termine della (2.2) viene ridotto. Il principio del feed-forward consiste nell’inserire cammini aggiuntivi che portano avanti il segnale d’ingresso come nell’esempio proposto in Figura 2.4. Figura 2.4 Esempio di modulatore del 2° ordine con cammino di feed forward Studiando nuovamente la funzione di trasferimento del segnale (STF) di questa struttura, si ottiene: STF = z −2 + (1 − z −1 ) (2.3) A differenza della (2.1), la (2.3) presenta un termine aggiuntivo (1-z-1). Ciò significa che X passa attraverso un filtro passa alto, il quale dà luogo ad un’attenuazione nella banda del segnale, riducendone la dinamica. Intuitivamente, è anche possibile stimare l’ampiezza dell’uscita P. Partendo dal concetto che l’uscita del secondo integratore è limitata solo a patto che il suo ingresso sia mediamente nullo ed in questo caso l’ingresso è composto da tre termini, è lecito assumere: −Y + P + X ≈ 0 (2.4) P ≈Y − X (2.5) Da cui Ora, poiché l’uscita del sistema segue l’ingresso con uno scarto nell’ordine dell’errore di quantizzazione, è lecito ipotizzare che anche P sia dello stesso ordine di grandezza e di conseguenza la sua ampiezza risulta decisamente piccola. Seguendo questa linea di principio si può ora capire come l’architettura del modulatore, mostrata in Figura 2.2, rappresenti un’ulteriore evoluzione rispetto a quelle trattate fin ora. In essa vi sono infatti 2 cammini di feed-forward che vanno a confluire direttamente sull’uscita 28 Cap2 – Modello ideale del circuito di front-end e simulazioni in ambiente simulink del sistema. Per capire il funzionamento di questo nuovo approccio si deve analizzare la funzione di trasferimento del modulatore: Y = X + ε q (1 − z −1 ) 2 (2.6) L’aggiunta dei cammini di feed-forward all’uscita del secondo integratore permette di avere una STF priva del ritardo z-2, mentre lo shaping del secondo ordine sul rumore εq rimane lo stesso, come dimostra la NTF che rimane uguale a quella della (2.1). Andiamo ora ad analizzare nuovamente l’uscita del primo integratore che, come in precedenza, convenzionalmente chiameremo P: z −1 1 − z −1 (2.7) P = −ε q z −1 (1 − z −1 ) (2.8) P = (X −Y) ⋅ da cui: Come si può notare dalla (2.8), non vi è più il contributo del segnale d’ingresso al sistema (X). Questo significa che, non solo l’uscita dell’integratore è sicuramente nell’ordine di grandezza dell’errore di quantizzazione come si era visto nell’esempio precedente, ma addirittura dipende unicamente da quest’ultimo. Il primo integratore in questo caso non rappresenta più la parte critica del sistema, poiché tutte le eventuali non idealità che dovessero intervenire in questo blocco influirebbero su di un segnale proporzionale all’errore che verrà poi sottoposto a noise shaping e filtrato in uscita. In questo modo, questa architettura si presenta ancora più solida dal punto di vista della progettazione, poiché eventuali difetti nella realizzazione o nel funzionamento degli amplificatori operazionali andranno ad influire solo sulla NTF venendo quindi attenuati nell’operazione di filtraggio in uscita al sistema. V Modulatore digitale del IV ordine Il bit-stream in uscita dal modulatore del II ordine (a 4 bit) è processato da un modulatore Σ∆ del IV ordine digitale. Lo scopo è quello di ridurre ad un solo bit la lunghezza di parola in uscita, senza con questo degradare le prestazioni del circuito di front-end. La struttura di questo blocco è presentata in Figura 2.5. 29 Cap2 – Modello ideale del circuito di front-end e simulazioni in ambiente simulink Figura 2.5 Schema del IV ordine digitale La funzione di trasferimento del modulatore è data da: YIVord = X + ε q (1 − z −1 ) 4 (2.9) Come si può vedere la struttura si presenta come un sistema tempo discreto ricorsivo costituito da quattro blocchi di integrazione, sommatori ed appositi coefficienti moltiplicativi che permettono di implementare la funzione del modulatore riportata dalla (2.9). I valori in ingresso sono espressi in complemento a due per permettere di eseguire anche l’operazione di differenza, mentre l’uscita è un singolo bit. La frequenza di lavoro rimane inalterata rispetto al blocco precedente ovvero Fs=2.048MHz. VI Simulazioni Simulink Nella trattazione seguente si mostrerà il comportamento del sistema in simulazione eseguita con lo strumento Simulink di Matlab. Per prima cosa si procederà ad illustrare il comportamento del dispositivo in condizioni ideali, in seguito verranno quindi inserite non idealità atte a modellizare un comportamento più realistico del sistema. 30 Cap2 – Modello ideale del circuito di front-end e simulazioni in ambiente simulink [V]x10-3 [V]x10-3 [V]x10-3 0 0 0 [s]x10 -3 [s]x10 -3 [s]x10 -3 Figura 2.6 (a) ingresso (b) uscita 1°integratore (c) uscita 2° integratore La Figura 2.6 mostra il segnale d’ingresso e le uscite del primo e del secondo integratore. I grafici sono stati ricavati in condizioni del tutto ideali, quindi senza contributi di rumore aggiuntivi e senza inserire parametri di funzionamento reali per gli integratori. Come si vede, l’uscita degli integratori è effettivamente composta dal solo rumore di quantizzazione e, quindi, rispetta la teoria precedentemente esposta. Andando ora ad eseguire un analisi spettrale dell’uscita digitale del sistema con l’ausilio della FFT si ottengono i grafici di Figura 2.8 e Figura 2.8. PSD of 2th-Order Σ∆ Modulator before digital modulation 0 SNR = 94.0dB -20 Rbit = 15.33 bits -40 PSD [dB] -60 -80 -100 -120 -140 -160 2 10 3 10 4 10 Frequency [Hz] 5 10 Figura 2.7 Spettro d'uscita del modulatore del II ordine 31 6 10 Cap2 – Modello ideale del circuito di front-end e simulazioni in ambiente simulink PSD of the whole system 0 SNR = 93.0dB -20 Rbit = 15.16 bits -40 PSD [dB] -60 -80 -100 -120 -140 -160 2 10 3 10 4 10 Frequency [Hz] 5 10 6 10 Figura 2.8 Spettro d'uscita dell'intero sistema Il primo grafico si riferisce all’uscita del solo modulatore del II ordine, mentre il secondo riporta lo spettro dell’intero sistema, mostrando quindi l’effetto di entrambi i modulatori. I risultati riportati in Figura 2.8 e Figura 2.8 confermano quanto detto fin ora. Si può osservare un valore di risoluzione decisamente elevato già all’uscita del modulatore del II ordine mentre, analizzando l’uscita dell’intero sistema, si vede il deciso effetto del modulatore del IV ordine nel modellare il rumore di quantizzazione aggiuntivo dato dal troncamento dell’ingresso ad 1 bit, senza incrementare ulteriormente l’effettiva risoluzione del sistema. A questo punto per stabilire che caratteristiche debbano avere i blocchi che si realizzeranno a livello transistor sono state inserite una serie di non-idealità nel modello. Per fare questo si sono sfruttati gli appositi blocchi Simulink degli integratori che prevedono l’impostazione di parametri caratteristici dell’amplificatore operazionale, quali tra gli altri: prodotto banda guadagno (GBW), guadagno ad anello aperto e slew-rate. Sono inoltre state inserite apposite fonti di rumore atte a simulare, nelle varie parti del circuito, il contributo di ogni singolo blocco. Il sistema dopo queste ulteriori modifiche si presenta come illustrato in Figura 2.9. 32 Cap2 – Modello ideale del circuito di front-end e simulazioni in ambiente simulink g b in kT/C g b Jitter Sine Wave1 in kT/C Sampling Jitter g OpNoise z-1 z-1 1-z-1 1-z-1 REAL Integrator g g REAL Integrator1 OpNoise 2 kT/C OpNoise g b Gain Jitter in Sampling Jitter1 6 Zero-Order Hold2 Algorithmic ADC-DAC1 Vref Algorithmic ADC-DAC Gain1 In1 Out1 Gain2 ySIGMA3 To Workspace5 quart'ordine digitale -0.5 Figura 2.9 Modello Simulink con fonti di rumore I nuovi blocchi inseriti riguardano la sola parte di elettronica analogica poiché quella digitale non presenta non-idealità significative. I blocchi OpNoise rappresentano il rumore termico additivo di ognuno degli amplificatori operazionali, mentre i blocchi kT/C considerano il rumore introdotto dai rami switched-capacitor presenti negli integratori. I risultati ottenuti con questa nuova struttura sono stati ottenuti svolgendo la stessa analisi spettrale fatta precedentemente. Per rispettare le specifiche di progetto le non idealità aggiunte hanno i limiti riportati in Tabella 2.3. Tabella 2.3 Parametri delle non-idealità del sistema 33 Cap2 – Modello ideale del circuito di front-end e simulazioni in ambiente simulink Description Value GBW of OPamps 4 MHz Slew rate 5.33e6 V/s CF firts’integrator capacitor 6 pF Op-Amp finite gain 0.975 1st integrator noise 1 for random generator 21e-6 (Kelvin*Ω) 1st integrator noise 2 for random generator 50e-6 1st integrator noise 3 for random generator 32e-6 Temperature 300° Kelvin PSD of 2th-Order Σ∆ Modulator before digital modulation 0 -20 SNR = 89.3dB Rbit = 14.53 bits -40 PSD [dB] -60 -80 -100 -120 -140 -160 2 10 10 3 4 10 Frequency [Hz] 10 5 6 10 Figura 2.10 Spettro d'uscita del modulatore del II ordine con elementi non ideali 34 Cap2 – Modello ideale del circuito di front-end e simulazioni in ambiente simulink PSD of the whole system 0 -20 SNR = 88.7dB Rbit = 14.45 bits -40 PSD [dB] -60 -80 -100 -120 -140 -160 2 10 3 10 4 10 Frequency [Hz] 5 10 6 10 Figura 2.11 Spettro d'uscita dell'intero sistema con elementi non ideali La Figura 2.10 e la Figura 2.11 mostrano ancora i due spettri riferiti all’uscita del modulatore Σ∆ del secondo ordine e all’uscita del modulatore Σ∆ digitale del quart’ordine, con valori delle non-idealità nei limiti dati dalla Tabella 2.3. Il risultato proposto va inteso come frutto di un’ottimizzazione dei nuovi parametri inseriti. Come si vede la risoluzione è calata di circa 4 dB, ma sostanzialmente il sistema è ancora decisamente performante. Come dimostrato dalla tabella, il principale vantaggio della architettura feed-forward, rispetto a quelle classiche adottate per i modulatori sigma delta, è la ridotta criticità ai parametri degli integratori che risultano coinvolti direttamente solo nella NTF del sistema. 35 Capitolo 3 Progettazione circuitale del convertitore I Introduzione In questo capitolo si illustrerà il sistema realizzato a livello transistor per implementare praticamente il modello Simulink proposto nel precedente capitolo. Per prima cosa si presenterà la struttura nella sua interezza, elencando i vari blocchi in cui essa è stata scomposta. Si procederà quindi alla descrizione di ogni singola unità. In particolare ci si soffermerà sul modulatore Σ∆ del II ordine realizzato con una struttura a capacità commutate (SC acronimo di switched-capacitor), in quanto il modulatore Σ∆ del IV ordine è stato realizzato tramite sintesi dal verilog e, quindi, completamente con porte logiche. II Struttura completa del sistema Lo schema a blocchi complessivo del sistema proposto è riportato in Figura 3.1. Figura 3.1 Schema a blocchi dell’implementazione circuitale 35 Cap3 – Progettazione circuitale del convertitore Come si può notare sono state introdotte alcune variazioni alla struttura rispetto allo schema di Figura 2.1, per quanto riguarda il modulatore Σ∆ del II ordine. In particolare il blocco del II ordine risulta ora diviso in 5 sottoblocchi che svolgono ognuno una funzione particolare: il primo blocco contiene i 2 integratori necessari per implementare la funzione di trasferimento del II ordine; il secondo blocco è l’implementazione del sommatore che somma i segnali dei cammini di feed-forward; il terzo blocco è il quantizzatore multilivello; il quarto blocco realizza la logica anti-bolle che elimina eventuali bolle nella parola termometrica in uscita dal quantizzatore; il quinto blocco trasforma il segnale in uscita dalla logica anti-bolle in parola digitale in complemento a 2 per lo stadio digitale successivo. Non vi sono invece variazioni, per l’amplificatore d’ingresso e per il modulatore d’uscita rispetto alla Figura 2.1. Bisogna inoltre aggiungere che il sistema, a livello transistor, è stato realizzato con strutture fully differential; tuttavia per facilitare la comprensione delle figure, nella trattazione di questo capitolo, esse verranno proposte in forma single-ended. III Buffer amp Come detto in precedenza il microfono a condensatore MEMS è visto come un carico puramente capacitivo per l’ingresso della struttura. Per questa ragione il pre-amplificatore buffer amp dovrà avere, come richiesto dalla specifica di progetto: una capacità d’ingresso pari ad almeno la metà di quella del microfono; una resistenza d’ingresso elevata; una resistenza d’uscita relativamente bassa. Per soddisfare queste esigenze si è utilizzato un transistor PMOS in configurazione drain comune, mostrata in Figura 3.2. 36 Cap3 – Progettazione circuitale del convertitore Figura 3.2 (a) Configurazione a drain comune con carico attivo (b) Circuito equivalente di piccolo segnale M0 è il transitor d’ingresso, mentre M1 è lo specchio di corrente che polarizza lo stadio. La resistenza d’ingresso risulta decisamente elevata perché è la resistenza di gate del transistor, mentre la capacità d’ingresso risulta pari alla somma della capacità di gate e di quelle parassite ad esso connesse. Il guadagno ad anello aperto è pari a: Avo = r0 r0 + 1 (3.1) gm dove gm è la transconduttanza del transistor, mentre r0 rappresenta la resistenza che tiene conto dell’effetto Early. Visto che tipicamente questa resistenza è di valore elevato (r0>>1/gm) il guadagno risulta circa unitario ed è per questa ragione che la configurazione prende il nome di source follower. Infine la resistenza d’uscita ha un espressione data da: ROut = r0 // 1 gm (3.2) Sempre utilizzando la precedente approssimazione (r0>>1/gm), si capisce che il valore della resistenza d’uscita non è molto elevato, poiché è pari all’incirca ad 1/gm. In Figura 3.3 è illustrato lo schematico completo del pre-amplificatore. 37 Cap3 – Progettazione circuitale del convertitore Figura 3.3 Schematico del buffer-amp Come si può notare esso è costituito da due stadi source follower completamente indipendenti. Questo è stato fatto per mantenere la simmetria all’interno del sistema che è fully-differential. Il transistor M0 è connesso al microfono MEMS, mentre M1 è polarizzato con una tensione continua. Questo porterà l’intero sistema a lavorare con un ingresso singleended di ampiezza doppia, a parità di dinamica, rispetto ad un ingresso differenziale, come illustrato in Figura 3.4. Figura 3.4 confronto tra configurazione single-ended e differenziale I transistor M2 ed M3 sono gli specchi di corrente che polarizzano i due rami della struttura. Il motivo per cui si è scelto di non progettare un blocco che trasformasse il segnale da single ended a differenziale, utilizzando ad esempio un amplificatore operazionale, è stato per il fatto di non voler aggiungere altri elementi attivi che aumentassero ulteriormente il 38 Cap3 – Progettazione circuitale del convertitore consumo di corrente del sistema. Le dimensioni dei transistor adottati sono riportati in Tabella 3.1. Tabella 3.1 Dimensioni dei transistor del buffer amp Transistor W/L (µm/ µm) M0 M1 12/0.35 M2 M3 6/5 IV Modulatore del II ordine 1. Struttura switched-capacitor Come accennato nel precedente paragrafo, il modulatore del II ordine è stato realizzato con una struttura a capacità commutate. In Figura 3.5 viene mostrato il modulatore realizzato, diviso nelle sue componenti di base (in figura la struttura è rappresentata single-ended per una maggior chiarezza). Figura 3.5 Schema completo del modulatore con mappa delle fasi Per semplicità questo schema fa riferimento ad una struttura con quantizzazione a singolo bit, dove Vfb rappresenta la tensione in uscita dal DAC che va a chiudere il feedback del sistema. Le fasi Φ1 Φ2 mostrate in Figura 3.5 sono non-sovrapposte. Per ottenere un corretto funzionamento del circuito, i ritardi del segnale nei vari cammini devono rispettare la temporizzazione del modello in Matlab. Infatti, come si può notare dalla Figura 3.5, il 39 Cap3 – Progettazione circuitale del convertitore cammino che collega direttamente l’ingresso all’uscita del sommatore non ha ritardi, poiché il segnale raggiunge l’uscita già in fase 1. L’uscita del I integratore arriva al sommatore dopo un colpo di clock mentre l’uscita del II integratore arriva al sommatore con 2 periodi di clock di ritardo, proprio come avveniva nel modello Simulink descritto dalla (2.3) del precedente capitolo. 2. Integratore di Miller La Figura 3.6 mostra due possibili realizzazioni dell’integratore di Miller. In particolare in Figura 3.6a è mostrato l’integratore di Miller tempo continuo, mentre in Figura 3.6b l’integratore di Miller a capacità commutate (SC) tempo-discreto. L’approccio SC permette di approssimare il comportamento di una resistenza con una capacità, a patto che questa venga commutata a velocità sufficientemente alta dagli interruttori posti ai suoi capi. Figura 3.6 Trasformazione a SC dell'integratore di Miller Questo tipo di approccio garantisce migliori prestazioni, considerando che le caratteristiche dell’integratore sono dato da C1 , ovvero dal rapporto di due capacità e non dal prodotto RC, C2 come nell’integratore tempo-continuo (la precisione nella realizzazione di un rapporto tra capacità è ordini di grandezza migliore della precisione nella realizzazione di un prodotto RC). Inoltre, agendo solo sulle fasi degli interruttori è possibile ottenere configurazioni invertenti o non-invertenti senza modificare il nodo d’ingresso dell’amplificatore operazionale. Vediamo ora, in Figura 3.7, il I integratore del modulatore del II ordine. 40 Cap3 – Progettazione circuitale del convertitore Figura 3.7 Spostamento di carica nelle varie fasi di commutazione I valori di capacità C1 e C2 sono uguali tra loro per avere un guadagno ad anello chiuso pari a uno come richiesto dalla funzione di trasferimento. Durante la fase 1 il valore del segnale d’ingresso viene campionato sulla capacità C1 mentre durante la fase 2 ad esso viene sottratto il valore di Vfb riportato dall’uscita e viene eseguita l’integrazione della carica restante sulla capacità di feedback. Così facendo, si è eseguita la sottrazione del segnale di feedback proveniente dal DAC, senza bisogno di ulteriori dispositivi. Il II integratore è identico al I, come si vede dalla Figura 3.4. Esso è stato temporizzato tenendo conto dei ritardi richiesti per il corretto funzionamento del sistema. Come si può vedere le configurazioni come quella in Figura 3.7 invertono il segno del segnale. Questa inversione può essere compensata sfruttando l’architettura fully-differential del sistema. Essa permette, infatti, scambiando opportunamente i cammini invertenti e noninvertenti all’interno della struttura, di invertire ulteriormente il segnale, annullando così la prima inversione. 3. Sommatore Il blocco sommatore deve sommare i segnali provenienti dai due cammini di feedforward e quello proveniente dal II integratore. Esso è stato realizzato come un sommatore pesato per i diversi cammini d’ingresso. Come si può vedere in Figura 3.8, due dei cammini d’ingresso presentano una capacità uguale a quella di reazione, mentre il cammino in arrivo dal I integratore ha una capacità doppia, al fine di realizzare la moltiplicazione per due necessaria per realizzare correttamente la funzione di trasferimento. 41 Cap3 – Progettazione circuitale del convertitore Figura 3.8 Spostamento di carica nei vari rami del sommatore durante le due fasi Durante la fase 1 la carica immagazzinata precedentemente sulle capacità di ingresso viene sommata attraverso la capacità di feedback e portata all’uscita. Durante la fase 2 il dato viene immagazzinato nelle varie capacità d’ingresso, mentre la capacità di feedback viene scaricata. 4. Amplificatore operazionale Per realizzare tutti gli amplificatori operazionali nei vari blocchi del sistema è stata utilizzata l’architettura folded cascode, mostrata in Figura 3.9. 42 Cap3 – Progettazione circuitale del convertitore Figura 3.9 Amplificatore operazionale folded cascode La particolarità di questo tipo di amplificatore operazionale è la possibilità di fissare in maniera completamente indipendente la corrente presente nei rami d’ingresso ed uscita agendo sulla copia di transistor M3, M4 e contemporaneamente su Mb. La relazione che lega queste correnti è I M1 = I Mb ; 2 IM9 = IM3 − I Mb 2 (3.3) Questo grado di libertà aggiuntivo consente di progettare liberamente la transconduttanza della coppia d’ingresso e la resistenza d’uscita. L’unico vincolo critico è rappresentato dalla tensione di polarizzazione Vb3 che deve garantire che i transistor M5 ed M6 siano in saturazione, anche in presenza di un elevato valore positivo del segnale d’uscita e contemporaneamente mantenere in saturazione la copia di transistor M3, M4. 43 Cap3 – Progettazione circuitale del convertitore Poiché nel sistema considerato l’amplificatore è utilizzato in configurazione fullydifferential, i due terminali d’ingresso sono entrambi utilizzati per realizzare una retroazione e, di conseguenza, il circuito non ha più una connessione diretta con la massa analogica come avviene sull’ingresso non invertente in configurazione single-ended. Per fissare quindi la tensione di modo-comune desiderata in uscita, occorre inserire un feedback di modo-comune che, applicato sul nodo appropriato nell’amplificatore permette di fissare tale tensione. In questo caso la reazione di modo-comune agisce sulla tensione Vcm di polarizzazione della coppia di transistor M9, M10 alla base dello stadio d’uscita. Visto che l’intero modulatore è tempo-discreto, anche per la reazione di modo-comune è stata realizzata una struttura a capacità commutate. Lo schematico della reazione di modo-comune è rappresentato in Figura 3.10. Figura 3.10 Schema della reazione di modo-comune La tensione Vbias è la tensione Vb1 in Figura 3.9, utilizzata per polarizzare il transistor alla base dello stadio d’ingresso dell’amplificatore, Vcm è la tensione che pilota i transistor alla base dello stadio d’uscita, mentre Agnd rappresenta la massa analogica voluta. Il funzionamento è il seguente: durante la fase 1, le due capacità uguali C1 vengono caricate al valore della tensione d’uscita dell’amplificatore operazionale. Durante la fase 2, viene sottratta carica in funzione della tensione di massa analogica che si vuol raggiungere, in modo da generare una tensione differenza Vcm che, pilotando lo stadio d’uscita, riporta la tensione di modo-comune d’uscita al valore desiderato. Le due capacità C2 sono invece state inserite per creare un cammino ad alta frequenza per la reazione di modo-comune attraverso un accoppiamento diretto tra Vout+, Vout- e la tensione Vcm. 44 Cap3 – Progettazione circuitale del convertitore 5. Quantizzatore a 11 livelli Il quantizzatore, o flash ADC, è mostrato in Figura 3.11. Esso è composto da 11 comparatori fully-differential identici (in figura è mostrata la versione single-ended per semplicità) ed un partitore resistivo che crea le 11 tensioni di soglia richieste, generando una parola a 11 bit in codifica termometrica. Le resistenze adottate hanno un valore di 2kΩ e sono state realizzate con Rpolyh, ossia utilizzando le resistenze che risultano avere il minimo mismatch. Figura 3.11 Schema del quantizzatore ad 11 livelli La Figura 3.12 mostra lo stadio d’ingresso di ogni singolo comparatore. Anche in questo caso la struttura mostrata è single ended per maggior chiarezza. 45 Cap3 – Progettazione circuitale del convertitore Figura 3.12 Stadio d'ingresso e struttura SC del comparatore L’ingresso, uguale per tutti i comparatori, viene campionato su di una capacità durante la fase 1. In fase 2, connettendo opportunamente la capacità al relativo valore di tensione di soglia viene effettuata la sottrazione ed attivato il latch. Essendo il latch un circuito bistabile, se il valore di tensione al suo ingresso supera la soglia di commutazione, esso si porta al valore logico alto, viceversa, se il segnale d’ingresso non raggiunge la soglia di commutazione, il latch non commuta. Le soglie sono state inserite in maniera crescente nei vari comparatori e, quindi, per un dato valore del segnale di ingresso, solo alcuni latch si portano al valore logico alto. L’uscita così prodotta risulta complessivamente una parola termometrica composta da 11 segnali digitali. Ogni singolo comparatore è stato realizzato con l’architettura mostrata in Figura 3.13. 46 Cap3 – Progettazione circuitale del convertitore Figura 3.13 Schematico del singolo comparatore Essa è costituita da uno stadio di pre-amplificazione ed uno di latch in reazione positiva, che quindi ha un’uscita digitale. Il segnale CK è la fase di latch del comparatore. Quando essa è alta, i transistor P, M11 ed M12 sono spenti e l’uscita viene pilotata dalla coppia di transistor N M5 ed M8, i quali portano la tensione d’uscita al valore Vss. Viceversa, con la tensione CK bassa, i transistor dei rami d’uscita risultano tutti accesi ed il doppio loop positivo fa sì che il segnale differenziale d’ingresso venga amplificato, ottenendo così la decisione del comparatore. Inoltre le due uscite del dispositivo, Out_p ed Out-n, sono state connesse ad un flip-flop per mantenere il valore del dato in uscita anche durante la fase di reset del latch. 6. Il DAC Lo schema mostrato in Figura 3.5 faceva riferimento ad un modulatore il cui quantizzatore era a singolo bit. Questo permetteva di utilizzare come DAC una sola capacità 47 Cap3 – Progettazione circuitale del convertitore connessa alternativamente o a Vref+ o a Vref-. Nel caso considerato, tuttavia, il quantizzatore è ad 11 livelli e non è, quindi, possibile usare una sola capacità. La configurazione del DAC a 12 livelli usato è mostrata in Figura 3.14. Figura 3.14 Capacità d'ingresso del I integratore con DAC La capacità C1 di Figura 3.7 viene scomposta in 12 condensatori in parallelo di ugual valore. Il primo e l’ultimo sono presi singolarmente, mentre gli altri sono posti in parallelo a coppie. Questo viene fatto affinché le due capacità agli estremi, lavorando per somma e sottrazione di carica, possano descrivere anche gli offset di ½ LSB che sono necessari per la corretta rappresentazione della tensione di feedback. Il parallelo a coppie delle restanti capacità C1/12 è stato invece fatto per garantire un buon matching. La Figura 3.15 mostra la caratteristica di trasferimento del circuito, evidenziando l’offset di ½ LSB. 48 Cap3 – Progettazione circuitale del convertitore Figura 3.15 Funzione di trasferimento del DAC che agisce sul feedback del modulatore Sempre facendo rifererimento alla Figura 3.14 consideriamo ora la temporizzazione. Durante la fase 1 il segnale d’ingresso carica ognuno dei condensatori. Durante la fase 2, invece, ogni capacità viene connessa a un valore di tensione differente, trasferendo, quindi, in C2 una differente quantità di carica in funzione di quale interruttore è attivo. Gli interruttori, pilotati da un’apposita logica, possono connettere a Vref+, Vref- o massa analogica ciascun condensatore, in base al valore d’uscita del quantizzatore. Pertanto, per sovrapposizione degli effetti, sulla capacità C2 verrà integrato il valore di tensione Vfb desiderato. La logica di controllo è stata inserita subito dopo il convertitore termometrico-binario, così che il segnale termometrico, convertito in parola binaria, venga associato univocamente all’attivazione di una determinata combinazione di interruttori, i quali, a loro volta, genereranno una delle 12 tensioni Vfb. In Figura 3.16 è mostrato lo schema della logica di controllo. 49 Cap3 – Progettazione circuitale del convertitore Figura 3.16 Logica di controllo del feedback Si tratta di porte logiche che producono un solo segnale logico alto alla volta (one-hot), in base alla decodifica fatta della parola binaria all’ingresso. Particolarmente importante è osservare che il controllo si attiva solo se il segnale di clock CK è alto, altrimenti gli interruttori rimangono connessi a massa analogica. 7. Logica anti-bolle Come detto in precedenza l’uscita del quantizzatore è costituita da un codice termometrico. Si possono però verificare errori nella codifica come mostrato in Tabella 3.2. Tabella 3.2 Esempio di errore a bolla Termometrico corretto Errore di tipo bolla 11111100000 11111011000 Per evitare questo tipo di problema, che comunemente viene denominato bolla, si è inserita una opportuna logica, che ha la duplice funzione di eliminare eventuali bolle e 50 Cap3 – Progettazione circuitale del convertitore contemporaneamente rendere più semplice la creazione delle parole binarie tramite il controllo di una ROM. La sua struttura, realizzata con porte logiche, è mostrata in Figura 3.17. Figura 3.17 Logica anti-bolle Qui la figura mostra effettivamente il circuito fully-differential: con In_p si intende il bit, mentre con In_n si intende il bit negato. Il segnale termometrico in ingresso viene inserito in una serie di porte NOR appositamente connesse in modo tale da generare un valore logico alto, su di un solo segnale d’uscita per volta, solo in caso di presenza di una coppia di zeri consecutivi. Così facendo un solo zero tra gli uni è ignorato dall’uscita, eliminando quindi la bolla. Attraverso questa logica il circuito viene anche trasformato da differenziale a single-ended. Dalla logica anti-bolle esce un segnale one-hot che comanda una ROM per la generazione della codifica binaria. V Modulatore del IV ordine Il modulatore del IV ordine digitale è stato realizzato tramite verilog, per poi essere direttamente sintetizzato dagli appositi tool. La struttura di questo blocco è riportata in Figura 3.18. 51 Cap3 – Progettazione circuitale del convertitore Figura 3.18 Schema a blocchi del modulatore del IV ordine Come accennato nel capitolo precedente il modulatore Σ∆ del IV ordine è digitale e necessita in ingresso di parole binarie codificate in complemento a due. Per ottenere tale codifica, è stato realizzato un opportuno blocco digitale descritto in verilog. Il codice è riportato in appendice insieme al codice verilog utilizzato per la descrizione del modulatore del IV ordine. VI Interruttori In questo paragrafo si presenteranno i vari interruttori utilizzati in tutto il circuito. Essi sono tutti stati realizzati con MOS complementari, come mostrato in Figura 3.19. Figura 3.19 Interuttore CMOS I transistor così collegati consentono di mantere sufficientemente costante la resistenza on su tutta la dinamica del segnale di ingresso. Nel caso in cui gli interruttori vengano collocati in prossimità di nodi ad alta impedenza, possono verificarsi dei problemi di iniezione di carica. Per questa ragione, sono stati realizzati anche degli interruttori con l’aggiunta di transistor dummy comandati da fasi opposte per assorbire la carica iniettata dai transistor principali durante lo spegnimento. 52 Cap3 – Progettazione circuitale del convertitore Figura 3.20 (a) Switch con dummy asimmetrico (b) Switch con dummy simmetrico La Figura 3.20 mostra i due tipi di interruttore con transistor dummy, di dimensioni pari a circa la metà dei transistor principali. La scelta tra le due tipologie è stata fatta in funzione del punto di inserzione nel circuito. Ad esempio, in Figura 3.20a, quando il transistor M1 si spegne, M2 si accende, formando il proprio canale, e assorbe buona parte degli elettroni iniettati da M1 verso il nodo ad alta impedenza (In). La stessa cosa avviene in maniera simmetrica verso In ed Out nel circuito di Figura 3.20b. In realtà, il sistema trattato in questa tesi ha il vantaggio di lavorare con capacità relativamente grandi e, quindi, non è eccessivamente soggetto al fenomeno dell’iniezione di carica. L’inserimento di interruttori con transistor dummy si è, quindi, reso necessario solo nel sommatore che presenta tre cammini connessi contemporaneamente ad un unico nodo ad alta impedenza. In esso sono stati inseriti interruttori di entrambi i tipi visti in Figura 3.20, come evidenziato in Figura 3.21. Figura 3.21 Sommatore con punti di inserzione degli interruttori con dummy 53 Cap3 – Progettazione circuitale del convertitore Gli interruttori evidenziati in blu sono stati realizzati con una sola coppia di transitor dummy posti verso il nodo della capacità d’integrazione, mentre quelli evidenziati in rosso hanno transistor dummy simmetrici, poiché sono posti tra due nodi ad alta impedenza. 54 Capitolo 4 Risultati di simulazione e conclusioni I Introduzione I questo capitolo si illustreranno i risultati ottenuti dalle simulazioni a livello transistor in ambiente Cadence. Si procederà, innanzitutto, facendo un quadro completo delle prestazioni dei singoli componenti del sistema quali buffer-amp, amplificatore operazionale e comparatore. Quindi si presenteranno i risultati delle simulazioni dell’intero convertitore in termini di linearità e SNR. Inoltre, attraverso l’utilizzo di alcune simulazioni Montecarlo e di Corner, si è cercherà di stimare come potrebbero variare le prestazioni di ognuno dei componenti del sistema, tenendo conto di eventuali non-idealità introdotte dal processo d’integrazione. Infine, anche per il convertitore nel suo complesso verrà presentato il risultato di una simulazione Montecarlo. II Simulazioni con il buffer amp Per il pre-amplificatore sono stati eseguiti diversi tipi di simulazioni, al fine di verificarne le proprietà di risposta in frequenza, le caratteristiche di linearità in transitorio ed il contributo di rumore. Presentiamo in Figura 4.1 il diagramma di Bode riferito alla simulazione AC del solo pre-amplificatore. 55 Cap4 - Risultati di simulazione e conclusioni Figura 4.1 Diagramma di Bode in modulo e fase del pre-amplificatore Come si può vedere il source-follower funziona correttamente, poiché il suo guadagno, indicato nel grafico del modulo, ha un valore costante che si attesta su 0 dB circa su di una banda ampia circa 1.63 GHz. Ciò significa che l’uscita risulta essere ampia circa il 97.7% dell’ingresso. Dalla simulazione di transitorio è stato stimato, calcolando il rapporto segnale rumore con lo strumento della FFT, il comportamento del circuito in termini di linearità, come si può vedere in Figura 4.2. 56 Cap4 - Risultati di simulazione e conclusioni PSD 60 40 20 0 PSD [dB] −20 −40 −60 SNRdB = 64.2dB −80 −100 −120 −140 −160 4 5 10 10 6 10 Frequency [Hz] Figura 4.2 FFT dell'uscita in transitorio del preamplificatore Infine la simulazione di rumore ha portato alla densità spettrale di rumore riportata in Figura 4.3. Figura 4.3 Densità spettrale di rumore del pre-amplificatore 57 Cap4 - Risultati di simulazione e conclusioni La Tabella 4.1 (per maggior chiarezza, in Figura 4.4 si riporta nuovamente lo schema di Figura 3.3) riporta il noise report completo di questa simulazione. L’ultima riga, evidenziata in grassetto, presenta il valore del rumore riferito all’ingresso integrato sulla banda audio (20 Hz-20 kHz). Figura 4.4 Schematico del buffer-amp Tabella 4.1 Noise report completo della simulazione di rumore Transistor Parametro % sul totale M0 Fl 37.76 M1 Fl 37.76 M0 Th 8.04 M1 Th 8.04 M2 Fl 2.53 M3 Fl 2.53 M2 Th 1.65 M3 Th 1.65 Rumore integrato sulla banda 20Hz-20kHz Rumore totale = 4.16358e-6 V Rumore totale riferito all’ingresso = 4.29086e-6 V La Tabella 4.1 mostra inoltre i contributi percentuali dei vari transistor al rumore complessivo del circuito. I transistor indicati con la sigla M0 ed M1 sono quelli d’ingresso e rappresentano gli elementi con maggior contributo al rumore. Per una semplice lettura della tabella riportiamo qui di seguito una legenda dei parametri utilizzati: 58 Cap4 - Risultati di simulazione e conclusioni Fl = flicker noise (rumore legato al meccanismo di formazione e ricombinazione dei portatori di carica. È un rumore “colorato” il cui spettro di potenza ha uno andamento molto simile a 1/f. Il suo valore è inversamente proporzionale alla capacità di ossido e all’area del gate). Th = thermal noise (rumore legato allo spostamento dei portatori di carica nel canale dovuto all’agitazione termica. Ha uno spettro bianco. Il suo valore è inversamente proporzionale alla transconduttanza del transistor). Prima di passare alle simulazioni Montecarlo riassumiamo in Tabella 4.2 tutti i principali risultati ottenuti sul pre-amplificatore, compresi i valori di resistenza, capacità (d’ingresso ed uscita) e consumo di corrente. Tabella 4.2 Riassunto dei risultati ottenuti sul pre-amplificatore Parametro Richiesto Ottenuto Guadagno 0.95-0.98 [V/V] 0.977 [V/V] Rumore 5 uV RMS A-weighted 4.29 µV not weighted Cin < 0.25p F 30 f F Rin > 100 GOhm 236 TOhm Rout 4-8 kOhm 4.463 kOhm Corrente consumata 35.05 µA Per dare una stima più realistica delle prestazioni di questo dispositivo, tenendo conto dei mismatch e di eventuali errori introdotti dal processo di integrazione, si è ricorso alla simulazione Montecarlo. Con questo termine si definiscono una serie di simulazioni, svolte in ambiente Cadence, ottenute variando, tramite model statistiche ottenute da misure su wafer differenti, parametri tipici della tecnologia quali ad esempio: soglia, mobilità, ecc. 59 Cap4 - Risultati di simulazione e conclusioni (a) (b) (c) Figura 4.5 Istogramma del guadagno del pre-amplificatore in simulazioni Montecarlo svolte ad (a) -20° C (b) 27° C (c) 80° C 60 Cap4 - Risultati di simulazione e conclusioni Come mostrato nella Figura 4.5 il pre amplificatore è stato oggetto di una serie di 100 simulazioni in AC, per tre diversi valori di temperatura. Da queste è stato ricavato un istogramma che presenta in relazione al numero di simulazioni (asse y) il valore di guadagno ottenuto (asse x). Ognuna delle figure mostra inoltre il valor medio del guadagno e la deviazione standard (sd) dello stesso. Come si può notare, il guadagno del pre-amplificatore varia molto poco nelle diverse condizioni di simulazione, non uscendo mai dalla specifica di progetto, come confermato dalla deviazione standard dei 3 grafici che si attesta a circa 41e-3 dB. III Simulazioni dell’amplificatore operazionale L’amplificatore operazionale, utilizzato per realizzare sia gli integratori, sia il sommatore, è stato sottoposto a simulazioni in AC per calcolarne guadagno, banda e margine di fase, nonché a simulazioni di transitorio, per verificarne il comportamento nel dominio del tempo. La Figura 4.6 mostra il diagramma di Bode del modulo dell’uscita differenziale dell’amplificatore, ottenuto con una simulazione AC in configurazione ad anello aperto. Dc Gain = 65.21 Bw = 61.2 MHz CL = 1 pF Figura 4.6 Diagramma di Bode del modulo dell'amplificatore operazionale con architettura folded cascode Esso indica che l’amplificatore operazionale raggiunge un guadagno ad anello aperto pari a circa 65 dB ed una banda di 61 MHz. Poiché esso, quando impiegato negli integratori, 61 Cap4 - Risultati di simulazione e conclusioni verrà chiuso in retroazione negativa con guadagno unitario ne è stato verificato il margine di fase a 0 dB di guadagno come mostrato in Figura 4.7. Bw = 61 MHz Fase = -95.25° Margine = 84.75 Figura 4.7 Diagramma di Bode della fase dell'OPA con architettura folded cascode Il marker A, posto sulla frequenza di guadagno unitario del dispositivo, indica che lo sfasamento in quel punto è pari a -95.25 gradi. Il margine di fase è, quindi, pari ad 84.75 gradi. Poiché di norma si richiede un margine di fase maggiore o uguale a 45 gradi, possiamo affermare che questo amplificatore operazionale risulta adeguatamente stabile. Per verificare quindi che l’amplificatore operazionale realizzato fosse in grado di caricare correttamente le capacità ad esso connesse con la precisione voluta, è stato riportato in Figura 4.8 un esempio di simulazione di settling convertitore. 62 ottenuta in transitorio sull’intero Cap4 - Risultati di simulazione e conclusioni Figura 4.8 Settling dell'uscita del I integratore Come si può vedere nel punto indicato dal marker A la carica della capacità è stata completata nel tempo disponibile ed il dato si presenta stabile prima del colpo di clock successivo. Infine, presentiamo in Figura 4.9 gli istogrammi relativi al guadagno ottenuti dalle simulazioni Montecarlo. 63 Cap4 - Risultati di simulazione e conclusioni (a) (b) (c) Figura 4.9 Istogramma del guadagno dell’amplificatore operazionale in simulazioni Montecarlo svolte ad (a) -20° C (b) 27° C (c) 80° C 64 Cap4 - Risultati di simulazione e conclusioni Come si può notare il guadagno presenta una deviazione standard maggiore di quella del pre-amplificatore, vista la maggior complessità circuitale ed il guadagno elevato. Tuttavia su un totale di 100 simulazioni, una deviazione standard di circa 2.2 dB è un dato soddisfacente, confrontato con i limiti di Tabella 2.3 dei vari blocchi Simulink. Per completezza sono state anche eseguite alcune simulazioni sul dispositivo in vari corner di processo e di temperatura, per verificare quanto variasse il guadagno dell’amplificatore. I risultati sono riportati in Tabella 4.3 e, come si può osservare, la variazione standard sale a 2.46 dB in queste condizioni. Tabella 4.3 Riassunto delle simulazioni dei vari corners Corners Model Model Model Temperatura Vdd Guadagno transistor resistenze capacità [C] [V] Corner 1 Wp Wp Wp 80° 3.0 58.88 Corner 2 Wp Wp Wp 0° 3.6 59.95 Corner 3 Wp Wp Wp 80 3.3 59.35 Corner 4 Ws Ws Ws 80 3.0 64.24 Corner 5 Ws Ws Ws 0 3.6 65.54 Per una semplice lettura della tabella riportiamo qui di seguito la legenda dei termini utilizzati: Ws = worst speed (le model dei transistor hanno una soglia più alta del caso nominale, le capacità parassite sono maggiori, le resistenze hanno valore più elevato, ovvero si simula un processo di fabbricazione in cui tutte le caratteristiche del circuito sono tali da rallentarne la risposta in termini di velocità). Wp = worst power (le model dei transistor hanno una soglia più bassa del caso nominale, le capacità parassite sono minori, le resistenze hanno valore più basso, ovvero le caratteristiche circuitali sono tali da peggiorare il consumo di potenza). IV Simulazioni del comparatore Sul comparatore sono state eseguite simulazioni di transitorio con una rampa come segnale d’ingresso. In questo modo si è potuto verificare l’istante di commutazione del latch ed il suo ritardo di commutazione rispetto al fronte di salita del clock. In Figura 4.10 65 Cap4 - Risultati di simulazione e conclusioni presentiamo il risultato di una simulazione di questo tipo con una rampa molto lenta all’ingresso (400 µV / 1 µs). La rampa si incrementa di 189 µV ogni colpo di clock. Figura 4.10 Dettaglio della commutazione del comparatore La figura mette in evidenza l’istante di commutazione del clock (marker A) e l’istante in cui il latch cambia stato (marker B). Come si può vedere il ritardo tra i due fronti è molto piccolo, circa 2 ns. Il comparatore è molto veloce in relazione al periodo di clock che è di 488.28 ns e quindi non causerà glicth nella codifica del DAC. Inoltre, per verificare l’efficacia del circuito anche in situazioni più critiche, sono state eseguite anche sul comparatore una serie di simulazioni nei vari corner di processo, temperatura ed alimentazione. Le impostazioni di queste simulazioni sono riportate in Tabella 4.4, interpretabile attraverso la stessa legenda proposta nel paragrafo precedente. 66 Cap4 - Risultati di simulazione e conclusioni Tabella 4.4 Simulazioni del comparatore nei vari corner Corners Model Model Model Temperatura Vdd transistor resistenze capacità Corner 1 Wp Wp Wp 80° 3.0 Corner 2 Wp Wp Wp 0° 3.6 Corner 3 Wp Wp Wp 80° 3.3 Corner 4 Wp Wp Wp 27° 3.3 Corner 5 Ws Ws Ws 80° 3.0 Corner 6 Ws Ws Ws 0° 3.6 Corner 7 Ws Ws Ws 80° 3.3 Corner 8 Ws Ws Ws 27° 3.3 Come si può vedere dalla Tabella 4.4, in questo caso sono stati considerati più corner, poiché si è voluto verificare che l’istante di commutazione del latch non variasse eccessivamente anche nel caso in cui l’alimentazione subisse una variazione pari a ±10% rispetto al valore nominale. Figura 4.11 Commutazione del comparatore nei vari corner di simulazione La Figura 4.11 mostra l’istante di commutazione del comparatore per ognuna delle simulazioni elencate in Tabella 4.4. Sono stati collocati 2 markers sui fronti maggiormente distanti, in maniera da stimare il massimo errore di commutazione del comparatore. La differenza tra le posizioni dei markers è di 12.69 us, pari a 26 colpi di clock. In questo 67 Cap4 - Risultati di simulazione e conclusioni intervallo di tempo il segnale d’ingresso a rampa utilizzato per la simulazione varia di circa 5 mV. Il LSB nel quantizzatore a 11 livelli implementato nel convertitore è pari a 33 mV. Quindi possiamo affermare che il comparatore, nelle condizioni più critiche, ha una risposta diversa rispetto al caso nominale, ma riesce comunque a non saltare nessuna codifica di conversione. È da tenere in conto che le capacità e gli interrutori connessi all’ingresso del comparatore sono soggetti a mismatch. Pertanto, anche per questo dispositivo, sono state svolte una serie di 50 simulazioni Montecarlo per valutare quanto variasse l’istante di commutazione a causa di mismatch ed errori di processo, lasciando le condizioni di temperatura ed alimentazione invariate. Figura 4.12 Istogramma della variazione dell'istante di commutazione in simulazione Montecarlo a 27° centigradi La Figura 4.12 riporta l’istogramma con la variazione dell’istante di decisione del comparatore a temperatura ambiente. Anche in questo caso le irregolarità di processo e gli eventuali mismatch simulati hanno portato solo ad una piccola variazione dell’istante commutazione, come dimostrato dalla deviazione standard pari 1.38 us, ovvero di 0.4 mV. V Simulazioni dell’intero sistema Dopo aver verificato il corretto funzionamento di tutte le componenti basilari del sistema si presentano ora i risultati di simulazione in transitorio dell’intero dispositivo, per verificarne la linearità e le prestazioni in termini di rapporto segnale rumore. 68 Cap4 - Risultati di simulazione e conclusioni Per prima cosa mostriamo, come era stato fatto in Figura 2.6 per il modello Simulink, l’andamento della tensione di ingresso del sistema (Figura 4.13c) e dell’uscita del I (Figura 4.13b) e del II integratore (Figura 4.13a) del modulatore Σ∆ del second’ordine. uscita II int. (a) uscita I int. (b) uscita buffer-amp (c) Figura 4.13 Grafico della simulazione in transitorio delle uscite di: (a) II integratore (b) I integratore (c) buffer-amp Le uscite del I e del II integratore, come si può osservare, risultano composte quasi unicamente da rumore, come era stato previsto dalla teoria per un architettura feed-forward di questo tipo. 69 Cap4 - Risultati di simulazione e conclusioni Figura 4.14 Confronto tra i grafici in transitorio dei tre cammini di feedforward del modulatore Σ∆ del II ordine La Figura 4.14 mostra i tre grafici di Figura 4.13 sovrapposti. Si può notare come la dinamica delle uscite dei due integratori risulti limitata. Andiamo ora ad analizzare, con l’ausilio della FFT calcolata in ambiente Matlab, lo spettro dell’uscita del sistema per valutarne il SNR. 70 Cap4 - Risultati di simulazione e conclusioni PSD del modulatore Sigma-Delta del II ordine prima della modulazione digitale 40 20 0 −20 PSD [dB] −40 −60 SNRdB = 90.2dB Rbit = 14.69 bits −80 −100 −120 −140 −160 10 4 10 5 Frequency [Hz] PSD dell’intero sistema 40 20 0 PSD [dB] −20 −40 −60 SNRdB = 89.1dB Rbit = 14.51 bits −80 −100 −120 −140 −160 10 4 10 Frequency [Hz] 5 10 6 Figura 4.15 (a) Spettro d’uscita del modulatore Σ∆ del II ordine (b) Spettro d’uscita dell’intero sistema 71 Cap4 - Risultati di simulazione e conclusioni Gli spettri sono stati ricavati utilizzando 1024 punti di simulazione. La Figura 4.15 mostra lo spettro d’uscita del solo modulatore Σ∆ del II ordine (curva in rosso) e lo spettro dell’intero sistema (curva in blu). Come si può osservare dal valore SNRdB presentato su entrambi i grafici, il sistema rientra nella specifica di progetto che richiedeva un SNR pari ad almeno 86 dB. Il codice Matlab utilizzato per eseguire il calcolo del SNR ed ottenere tali risultati è riportato in appendice. Vediamo ora i risultati della simulazione Montecarlo eseguita sull’intero sistema ed impostata per verificare sia gli errori dovuti ai mismatch sia quelli dovuti al processo d’integrazione. Poiché questo modulatore Σ∆ ha il massimo picco del rapporto segnalerumore a -1.2 dBFS queste simulazioni sono state effettuate con un segnale d’ingresso pari a -6 dBFS, in modo da lavorare in condizioni ottimali anche in presenza di mismatch. In questo modo ci si è assicurati che le non idealità introdotte dalla simulazione Montecarlo non portassero ad eccedere il valore massimo dell’uscita, causando così valori inesatti del SNR. L’ampiezza del segnale d’ingresso utilizzato è pari a Vref/2 mentre il valore nominale del rapporto segnale/rumore atteso in queste condizioni è pari a circa 80 dB. Istogramma delle simulazioni Montecarlo sull’intero sistema 4 Mean = 81.9 dB Std = 2.73 dB N = 14 3.5 3 Num.Simulazioni 2.5 2 1.5 1 0.5 0 76 77 78 79 80 81 82 Risoluzione [dB] 83 84 85 Figura 4.16 istogramma del SNR del sistema da simulazione Montecarlo 72 86 Cap4 - Risultati di simulazione e conclusioni Il grafico di Figura 4.16 mostra l’istogramma ricavato dal calcolo del rapporto segnale/rumore eseguito su ognuna delle simulazioni Montecarlo alla temperatura ambientale di 27° C. Il campione è basato su sole 14 simulazioni poiché, vista la maggior complessità circuitale, i tempi per eseguire un numero maggiore di simulazioni sarebbero stati eccessivi. Come si può vedere dai valori riportati in Figura 4.16 il sistema ha un valor medio di SNR che si attesta intorno ad 81 dB, perfettamente in linea con quanto atteso. La deviazione standard ha un valore pari a 2.73 dB e quindi possiamo affermare che con molta probabilità questo sistema, integrato su silicio, avrà un funzionamento corretto a meno di una variazione di risoluzione pari a circa ±3 dB. VI Conclusioni L’obbiettivo di questo lavoro di tesi era la realizzazione di un’interfaccia in tecnologia CMOS per un microfono MEMS che contenesse un pre-amplificatore ed un convertitore A/D. L’obiettivo è stato raggiunto per mezzo di un convertitore realizzato con una coppia di modulatori Σ∆ del II e del IV ordine. In Tabella 4.5 riassumiamo le principali caratteristiche del sistema realizzato. Tabella 4.5 Riassunto delle caratteristiche del sistema realizzato Parametro Valore Buffer-amp. Guadagno 0.97 Ampiezza di banda (-3 dB) 1.7 GHz Rumore riferito all’ingresso 4.29 µV Sigma Delta ADC SNR 89.1 dB Banda di segnale 20 Hz-20 kHz FOM 0.84 pJ/conv Frequenza di clock 2.048 MHz Full System Tensione di alimentazione 3.3 V Consumo di corrente 236 µA Consumo di potenza 778.8 µW 73 Cap4 - Risultati di simulazione e conclusioni Per maggior completezza riportiamo anche la Tabella 4.6 che riassume tutti i contributi delle varie componeti del sistema al consumo di potenza del dispositivo. Tabella 4.6 Dettaglio dei consumi di corrente nel sistema Blocco Consumo di corrente Buffer-Amp 35.05 µA I & II Integratore 88.38 µA Sommatore 44.19 µA Flash ADC 57.35 µA Porte logiche 10.15 µA 74 Appendice A.1- Codice Verilog del convertitore one hot/binario complemento a due // Verilog HDL for "mic_preamp", "TERM_COMP" "functional" module TERM_COMP_bubble (ph1,Bn,RESET, Bit, Bit_s); input ph1, RESET; input [11:0] Bn; output [3:0] Bit; output [3:0] Bit_s; reg [3:0] Bit_s; reg [3:0] Bit; ///////////////////////////////////////// ///// combinational always @(Bn) casex ({Bn}) 12'b1000_0000_0000: begin Bit<=4'b0101; end 12'b0100_0000_0000: begin Bit<=4'b0100; end 12'b0010_0000_0000: begin Bit<=4'b0011; end 12'b0001_0000_0000: begin Bit<=4'b0010; end 12'b000_01000_0000: begin Bit<=4'b0001; end 12'b000_00100_0000: begin Bit<=4'b0000; end 12'b0000_0010_0000: begin Bit<=4'b1111; end 12'b0000_0001_0000: begin Bit<=4'b1110; end 75 Appendice 12'b0000_0000_1000: begin Bit<=4'b1101; end 12'b0000_0000_0100: begin Bit<=4'b1100; end 12'b0000_0000_0010: begin Bit<=4'b1011; end 12'b0000_0000_0001: begin Bit<=4'b1010; end default: begin Bit<=4'b0000; end endcase ///////////////////////////////////////// ////// SEQUENTIAL always @(posedge(ph1) or posedge(RESET)) begin if (RESET) begin Bit_s <= 0; end else begin Bit_s <= Bit; end end endmodule A.2- Codice Verilog del Modulatore Σ∆ del IV ordine // Verilog HDL for "MISARC", "SIGMA_DELTA" "functional" module SIGMA_DELTA9 (T,CLK,OUT,RESET);//,OF_1,OF_2,OF_3,OF_4,OF_5 output OUT; // ,OF_1,OF_2,OF_3,OF_4,OF_5 input CLK; input RESET; input [3:0] T; 76 Appendice reg reg reg reg reg reg [6:0] X1;// 10 [9:0] X2;// 11 [14:0] X3;// 15 [15:0] X4; // 16 [5:0] X5;// 17 OUT; // ,OF_1,OF_2,OF_3,OF_4,OF_5 always @ (posedge(CLK) or posedge (RESET)) if (RESET) begin X1<=0; // OF_1<=0; end else begin // OF_1<=X1[6]^X1[5]; X1 <=({T[3],T[3],T[3],T})+({~X5[5],~X5[5],~X5[5],X5[5],~X5[5],~X5 [5],1'b1})+X1; end always @ (posedge(CLK) or posedge (RESET)) if (RESET) begin // X2<=0; OF_2<=0; end else begin // OF_2<=X2[9]^X2[8]; X2 <=({T[3],T[3],T[3],T,3'D0})+({~X5[5],~X5[5],~X5[5],X5[5],~X5[5 ],~X5[5],1'b1,3'D0})+{X1[6],X1[6],X1[6],X1}+X2; ///T>>4X5[5],X5[5],X5[5],~X5[5],~X5[5],1'b1>>4+X1+X2; end always @ (posedge(CLK) or posedge (RESET)) if (RESET) begin // X3<=0; OF_3<=0; end else begin // OF_3<=X3[14]^X3[13]; 77 Appendice X3<=({T[3],T[3],T[3],T,8'D0})+({T[3],T[3],T[3],T[3],T,7'D0})+{ X2[9],X2[9],X2,3'b0}+({~X5[5],~X5[5],~X5[5],X5[5],~X5[5],~X5[5 ],1'b1,8'D0})+({~X5[5],~X5[5],~X5[5],~X5[5],X5[5],~X5[5],~X5[5 ],1'b1,7'D0})+X3+(~{X4[15],X4[15],X4[15],X4[15],X4[15],X4[15], X4[15],X4[15],X4[15],X4[15],X4[15:9]}+1); //({X4[3],X4[3],X4[3],X4[3],X4[3],X4[3],X4[3],X4[3],X4[3],X4[3:2 ]}) end always @ (posedge(CLK) or posedge (RESET)) if (RESET) begin // X4<=0; OF_4<=0; end else begin // OF_4<=X4[15]^X4[14]; X4<=({T[3],T[3],T[3],T,9'D0})+({T[3],T[3],T[3],T[3],T,8'D0})+{ X3[14],X3}+({~X5[5],~X5[5],~X5[5],X5[5],~X5[5],~X5[5],1'b1,9'D 0})+({~X5[5],~X5[5],~X5[5],~X5[5],X5[5],~X5[5],~X5[5],1'b1,8'D 0})+X4; end always @ (negedge(CLK) or posedge (RESET)) if (RESET) begin X5<=6'b000000; // OF_5<=0; OUT<=0; end else begin // OF_5<=X5[5]^X5[4]; X5 <=X4[15:10]+({T[3],T[3],T}); OUT <=X5[5]; end endmodule A.3 Codice Matlab per il calcolo del SNR function [snrdB,ptotdB,psigdB,pnoisedB] = calcSNR(vout,f,fB,w,N) % SNR calculation in the time domain (P. Malcovati, S. Brigati) 78 Appendice % function [snrdB,ptotdB,psigdB,pnoisedB] = calcSNR(vout,f,fB,w,N) % vout: Sigma-Delta bit-stream taken at the modulator output % f: Normalized signal frequency (fs -> 1) % fB: Base-band frequency bins % w: windowing vector % N: samples number % % snrdB: SNR in dB % ptotdB: Bit-stream power spectral density (vector) % psigdB: Extracted signal power spectral density (vector) % pnoisedB: Noise power spectral density (vector) % fB=ceil(fB); signal=(N/sum(w))*sinusx(vout(1:N).*w,f,N); % Extracts sinusoidal signal noise=vout(1:N)-signal; % Extracts noise components stot=((abs(fft((vout(1:N).*w)'))).^2); % Bit-stream PSD ssignal=(abs(fft((signal(1:N).*w)'))).^2; % Signal PSD snoise=(abs(fft((noise(1:N).*w)'))).^2; % Noise PSD pwsignal=sum(ssignal(1:fB)); % Signal power pwnoise=sum(snoise(1:fB)); % Noise power snr=pwsignal/pwnoise; snrdB=dbp(snr); norm=sum(stot)/sum(vout(1:N).^2)*N; % PSD normalization if nargout > 1 ptot=stot/norm; ptotdB=dbp(ptot); end if nargout > 2 psig=ssignal/norm; psigdB=dbp(psig); end if nargout > 3 pnoise=snoise/norm; pnoisedB=dbp(pnoise); end A.4 Codice Matlab per l’acquisizione dei dati e per il plot dei grafici proposti. %clear load matlab.mat yy1=spettro(1:1025);%yy1=(yy1/7.5); yy1=yy1-mean(yy1); 79 Appendice % ************************************************************** **** % Global variables % ************************************************************** **** R=1; in_lvl = 0; %input in dB Fs=2048e3; %400e06; %Fs=1/16.5e-9; % Oversampling frequency bw=Fs/R; Ts=1/Fs; %N=1024*4; % Samples number N=length(yy1); %Vref=1; Tstop=Ts*(N+300); %nper=N/3+2; %Fin=11.1328125e06; %Fin=198.828125e06; Fin=5.78125e3;%99.4140625e06; Ntransient=1; % ************************************************************** **** % Calculates SNR and PSD of the bit-stream and of the signal % ************************************************************** **** w=hann(N); % windowing function %f=Fin; f=Fin/Fs;% Normalized signal frequency %fB=(round((bw/Fs)))/2; fB=round(N*(bw/Fs)); % Base-band frequency bins [snrdB,ptotdB,psigdB,pnoisedB]=calcSNR(yy1(1:N),f,fB,w',N); Rbit=(snrdB-1.76)/6.02; % Equivalent resolution in bits % ************************************************************** **** % Graphic Output % ************************************************************** **** figure(1); plot(linspace(0,Fs/2,N/2), ptotdB(1:N/2), 'r'); grid on; title('PSD') xlabel('Frequency [Hz]') ylabel('PSD [dB]') axis([0 Fs/2 -160 60]); 80 Appendice s1=sprintf(' fBL=%1.3f, fBH=%1.3f,', fBL, fBH); s2=sprintf(' In_level=%1.3f, SNR(dB)=%1.3f, Rbit=%1.3f', in_lvl, snrdB, Rbit); s2=sprintf(' Rbit=%1.3f', Rbit); disp(s2) 81 Bibliografia Adel S.Sedra, Kennet C.Smith “Circuiti per la microelettronica” Franco Maloberti “Analog design for CMOS-VLSI system” Franco Maloberti “Data Converters” B.B.Bauer “A century of microphones” Karen W.Marcus, Kaigham J.Gabriel “MEMS: the systems function revolution” 82 A conclusione di questo lavoro di tesi è mio desiderio ringraziare il prof. Piero Malcovati per la disponibilità e per avermi dato la possibilità di svolgere questo interessante progetto. Vorrei inoltre rivolgere un ringraziamento particolare all’ Ing. Luca Picolli ed ai membri del Laboratorio di Microsistemi Integrati per l’aiuto e per l’enorme disponibilità che mi hanno dato durante tutto questo periodo di lavoro.