IJPH - Year 8, Volume 7, Number 4, Suppl. 2, 2010 ITALIAN JOURNAL OF PUBLIC HEALTH L’approccio diagnostico-terapeutico alle candidosi Antonella Venditti, Maria Rosaria Gualano, Nicola Nicolotti, Giuseppe La Torre, Walter Ricciardi Introduzione Negli ultimi anni le infezioni fungine si stanno configurando come un problema rilevante. Esse rappresentano un’importante causa di morbilità e mortalità soprattutto nei pazienti gravemente immunocompromessi in cui si verificano il 70-80% di tutti i casi di micosi sistemiche opportunistiche [1]. Diverse specialità antifungine sono oggi disponibili sul mercato. Alcune, ormai usate da diversi anni - come l’amfotericina desossicolato e il fluconazolo (FLU) - sono però caratterizzate rispettivamente da una maggiore probabilità di sviluppo di eventi avversi e di resistenza; i nuovi agenti antifungini messi a disposizione dalla ricerca farmaceutica presentano invece migliori profili di tollerabilità e specificità d’azione (amfotericina B (AmB) lipidica e liposomiale, voriconazolo (VOR), caspofungin (CASP) e micafungin (MFG)). Fino alla fine degli anni ’90 gli azoli erano i farmaci più impiegati per trattare i pazienti con candidosi sistemica, ma l’introduzione dell’ultima generazione di azoli e delle echinocandine nei primi anni del 21esimo secolo segnano una svolta nella terapia antifungina [2-4]. La scelta del tipo di farmaco dipende principalmente dal contesto epidemiologico e dai fattori di rischio individuale del paziente [5]. La mortalità conseguente alle infezioni fungine rimane comunque elevata, a causa della difficoltà di effettuare, da parte del clinico, una rapida diagnosi di certezza [6]. L’approccio terapeutico alla candidosi invasiva può essere di tipo profilattico, empirico, preemptive e curativo. La terapia profilattica copre tutte quelle situazioni in cui il paziente non sia infetto e siano assenti i segni e i sintomi di infezione. La terapia empirica viene invece utilizzata negli individui con sintomi di infezione (ad esempio febbre), basandosi quindi sul solo sospetto clinico. La terapia pre-emptive può essere considerata una empirica un po’ più “mirata”, infatti la decisione è basata su una valutazione dei fattori di rischio del paziente e si attua in presenza di positività dei marker di infezione fungina. Infine, l’impiego della terapia curativa si basa sulla presenza di una documentazione microbiologica del patogeno [7]. S16 Percorso diagnostico delle infezioni fungine invasive La European Organization for Research in the Treatment of Cancer (EORTC) ha proposto e aggiornato nel tempo un possibile approccio diagnostico-terapeutico che tiene in considerazione diversi aspetti clinici e diagnostici. Secondo l’EORTC l’infezione fungina invasiva può essere classificata come certa, probabile ovvero possibile [8]. Per la diagnosi di infezione certa è indispensabile l’isolamento dell’agente micotico nei tessuti dell’ospite (analisi microscopica o colturale di campioni ottenuti da agoaspirazione o biopsia o da analisi sierologica solo in particolari condizioni). L’infezione probabile è caratterizzata dalla presenza di un fattore dell’ospite, di un criterio clinico e di uno microbiologico. L’infezione possibile prevede infine la presenza di un fattore dell’ospite e di un criterio clinico anche in assenza di quello microbiologico (perché negativo o non eseguito). Di seguito sono elencati i criteri necessari per effettuare una diagnosi probabile o possibile di infezione fungina invasiva. ■ Fattori dell’ospite: •recente storia di neutropenia (<500 neutrofili/ mm3 per > 10 giorni) temporalmente correlata con l’inizio della infezione fungina; • riceventi trapianto allogenico di cellule staminali; •prolungato uso di corticosteroidi (esclusi pazienti con aspergillosi broncopolmonare allergica) a dosaggio minimo di 0,3 mg/ Kg/die prednisone equivalente per oltre 3 settimane; •trattamento con altri immunosoppressori delle cellule T come ciclosporina, inibitori del TNF alfa, specifici anticorpi monoclonali (es. alemtuzumab) o analoghi nucleosidici durante gli ultimi 90 giorni; •severa immunodeficienza (es. malattia granulomatosa cronica, AIDS). ■ Criteri clinici: •Infezione fungina delle basse vie aeree respiratorie: - Presenza di uno dei seguenti tre segni alla TAC: •lesione/i densa/e, ben circoscritta/e con o senza “Halo sign”; CAPITOLO 2 IJPH - Year 8, Volume 7, Number 4, Suppl. 2, 2010 ITALIAN JOURNAL •air crescent; •immagine cavitaria. •Tracheobronchite: - Ulcerazioni tracheobronchiali, noduli, pseudomembrane, placche o escare osservate in broncoscopia. •Infezioni dei seni paranasali: - Imaging di sinusite più almeno uno dei seguenti tre segni clinici: •Dolore acuto localizzato (incluso dolore irradiato a livello oculare); •ulcere nasali con escare nere; •estensione dai seni paranasali oltre la barriera ossea inclusa l’infiltrazione della cavità orbitaria. •Infezioni del sistema nervoso centrale: - Almeno uno dei seguenti due aspetti: •imaging di lesioni focali; •enhancement delle meningi all’osservazione con TAC o RMN; •Candidosi disseminata: - Almeno uno dei due seguenti segni ritrovati dopo un episodio di candidemia nelle 2 settimane precedenti: •piccoli ascessi (lesioni ad occhio di bue) nel fegato o nella milza; •progressivi essudati retinici all’esame oftalmologico. ■ Criteri micologici: •Metodi diretti (citologia, microscopia diretta o coltura): - elementi ifali in espettorato, BAL, “brush” bronchiali o campioni di aspirato sinusale. •Metodi indiretti (ricerca di antigeni o costituenti della parete cellulare soprattutto per aspergillosi e candidosi): - Aspergillosi: •Antigene Galattomannano nel plasma, siero, BAL o liquido cerebrospinale; - Patologia fungina invasiva diversa da criptococcosi o zigomicosi: •β-D-glucano nel siero. Un sistema utilizzato per discriminare tra semplice colonizzazione da Candida e vera e propria candidosi invasiva in pazienti critici nonneutropenici è il Candida Score (CS). Il CS si ottiene prendendo in considerazione la presenza di fattori come la nutrizione parenterale totale (NPT), l’essere stato sottoposto ad intervento chirurgico, la presenza di una colonizzazione multifocale da Candida e la presenza di sintomi clinici di sepsi severa. Un Candida Score >3 comporta un elevato rischio di presenza di infezione fungina e permette dunque di selezionare accuratamente i pazienti che gioverebbero di un trattamento antimicotico precoce di tipo empirico [9]. OF PUBLIC HEALTH Revisione dei principali trattamenti disponibili ad oggi per la candidosi invasiva I farmaci antifungini sistemici che hanno dimostrato di essere efficaci nel trattamento della candidosi invasiva sono compresi in 4 grandi categorie: 1.Polieni: AmB; 2.Flucitosina; 3.Triazoli: FLU, itraconazolo (ITRA), VOR e posaconazolo (POS); 4.Echinocandine: MFG, CASP e anidulafungin (ANI). I polieni: AmB I macrolidopolieni (macrolide: contiene un grosso anello lattonico di 12 o più atomi; poliene: contiene molti doppi legami) presentano carattere amfotero (da cui deriva il nome di uno di essi, l’AmB) ossia sono caratterizzati dalla contemporanea presenza di parti idrofobiche e idrofiliche. Il meccanismo d’azione di questi antifungini è caratterizzato dal legame con l’ergosterolo della cellula fungina: l’amfotericina si dispone nel doppio strato lipidico delle membrane legandosi, con la porzione idrofoba, a una molecola di ergosterolo e interagisce con la parte idrofila con la sezione, sempre idrofila, di una seconda molecola di amfotericina, legata ad un’altra molecola di ergosterolo. Tra le due molecole di AmB si forma un canale idrofilo che consente la fuoriuscita di potassio e di altri componenti intracellulari dal micete, causando così la morte della cellula fungina. L’AmB è un antifungino ottenuto dallo Streptomyces nodosus e possiede un largo spettro d’azione: presenta, infatti, attività antimicotica contro Candida albicans, Cryptococcus neoformans, Histoplasma capsulatum, Blastomyces dermatitidis, Coccidioides immitis, Aspergillus fumigatus e Mucor [10]. Dal punto di vista della farmacocinetica, l’AmB è scarsamente assorbita dal tratto gastrointestinale (meno del 5% di biodisponibilità), pertanto in somministrazione orale risulterebbe non efficace nel trattamento di micosi sistemiche. È necessario quindi somministrarla per via endovenosa, per assicurare un’adeguata concentrazione nel siero [11]. Esiste anche una possibile via di somministrazione intratecale, nei casi di meningiti micotiche, anche se oggi è sempre meno impiegata – solo quando non vi è risposta ad altri farmaci – per la scarsa tollerabilità e le difficoltà di mantenere l’accesso al liquido cerebrospinale. L’AmB è praticamente insolubile in acqua, dunque ha necessità di essere preparata come sospensione colloidale, associata con desossicolato CAPITOLO 2 S17 IJPH - Year 8, Volume 7, Number 4, Suppl. 2, 2010 ITALIAN JOURNAL sodico. L’impiego di AmB desossicolato è però limitato fortemente da una provata tossicità renale e da effetti collaterali peri-infusionali [12]. Oltre alla formulazione con desossicolato, ne sono state sviluppate altre. È stato dimostrato che, incapsulando l’AmB in vescicole liposomali o unendola a carrier lipidici, si riduce la tossicità del farmaco, pur aumentandone il costo. Sono stati quindi sviluppati tre composti industriali derivati: amfotericina B liposomiale (L-AmB), amfotericina B complesso lipidico (ABLC) e amfotericina B colloidale a dispersione (ABCD): tutti e tre hanno in comune una considerevole riduzione della nefrotossicità [13,14] a fronte di una pari efficacia [15]. Per trattare le candidosi invasive, l’amfotericina B desossicolato (AmB-d) viene somministrata per infusione lenta endovenosa ad una dose di 0,50,7 mg/Kg/die, ma per alcune specie di Candida come la C. glabrata e C. krusei si arriva a 1 mg/ kg/die. Il dosaggio per L-Amfotericina B, in quanto maggiormente tollerata, è invece più elevato: 3-5 mg/kg/die [16,17]. Da due studi retrospettivi condotti in pazienti neutropenici, è emersa un’efficacia di amfotericina B-D (AmB-d) pari al 64%, equivalente a quella di FLU, ma inferiore a quella di pazienti trattati con caspofungina (68%) [18,19]. In Tabella 1 sono confrontate le diverse formulazioni di AmB. I risultati di due recenti trial indicano che i profili di efficacia di L-Amfotericina B e delle echinocandine sembrano essere sovrapponibili, sebbene AmB abbia una maggiore frequenza di eventi avversi (3,8% di eventi avversi che portano a interruzioni della terapia in pazienti pediatrici che assumono MFG rispetto al 16,7% dei pazienti in terapia con L-AmB; p=0,05) [21,22]. OF PUBLIC HEALTH Una revisione, condotta da Moen et al. nel 2009, ha riportato i risultati di alcuni trial che confrontavano i dati di tollerabilità di L-AmB con le echinocandine CASP e MFG: nei pazienti adulti la prima risulta essere correlata con una maggiore frequenza di eventi avversi (nefrotossicità e correlati alla somministrazione ev), mentre sembrano non esserci differenze significative tra i pazienti pediatrici, anche se la frequenza è maggiore nei pazienti trattati con amfotericina, queste ultime probabilmente attribuibili alla scarsa numerosità del campione studiato [23]. Flucitosina La flucitosina è un analogo piridinico idrosolubile e viene trasportata nelle cellule fungine dove viene deaminata dalla citosina deaminasi in 5-fluorouracile (5-FC). Ha uno spettro d’azione estremamente più ristretto rispetto all’AmB, ma la sua attività antifungina copre quasi tutte le specie di Candida, ad eccezione della C. krusei. Generalmente è somministrata al dosaggio di 25 mg/kg (4 volte/die) in pazienti con normale funzionalità renale [24]. La modalità di assunzione è orale, in quanto possiede un elevato profilo di biodisponibilità dopo tale uso (fino al 90%) [25]. È solitamente utilizzata in associazione con AmB o con i triazoli, in quanto è frequente il riscontro di ceppi resistenti se impiegata singolarmente [26]. Derivati azolici I derivati azolici, con attività antifungina, sono distinguibili in imidazolici (due atomi di azoto nell’anello azoico) e triazolici (tre atomi di azoto). Tutti gli azoli agiscono inibendo gli enzimi del citocromo P450 a vari livelli [24]. Il loro principale meccanismo d’azione è attribuibile all’interruzione della conversione del lanosterolo Tabella 1. Caratteristiche delle formulazioni di Amfotericina B disponibili. Parametri Dose (mg/kg per day) Tossicità infusione relata‡ Anemia Amfotericina B desossicolato Amfotericina B complesso lipidico Amfotericina B liposomiale 0,5–1,5 5 3–5 Alta (50%–60%) Moderata (20%–40%) Blanda (10%–20%) ++++ + + ++++ (fino a 80%) + (15%–25%) + (10%–20%) Diminuzione potassio sierico ++++ ++ ++ Prevenzione tossicità infusione relata § Richiesta Richiesta Generalmente non richiesta Nefrotossicità ‡ Include febbre, cefalea, brividi, dolore muscolare e articolare e ipotensione. Prima della terapia è raccomandata l’esecuzione di un test per individuare i pazienti in cui possono verificarsi gravi reazioni infusione relate. § Comprende usualmente antipiretici, antiemetici e antiistaminici. Modificata da: Chen 2007 [20]. S18 CAPITOLO 2 IJPH - Year 8, Volume 7, Number 4, Suppl. 2, 2010 ITALIAN JOURNAL in ergosterolo mediante inibizione dell’enzima 14-alfa-steroldemetilasi (P450 dipendente, caratteristica da considerare al momento della loro somministrazione per la possibile interazione con altri farmaci). Conseguenza diretta di tali trattamenti è la perdita di fluidità della membrana cellulare fungina a seguito della deplezione di ergosterolo e accumulo di suoi precursori con conseguente lisi cellulare. Il grande limite degli imidazoli attualmente disponibili è che essi interferiscono con il metabolismo del colesterolo e degli ormoni steroidei dell’essere umano oltre che con gli steroli fungini. Inoltre possono essere impiegati solo per uso topico a causa della loro struttura fortemente idrofobica e del loro rapido metabolismo se somministrati per via parenterale. I triazoli sono, invece, caratterizzati da una maggiore affinità per i soli enzimi fungini e sembrano svolgere anche un’attività antibatterica nei confronti di alcuni cocchi, bacilli Grampositivi (Nocardia spp. e Actinomyces) e protozoi (Trichomonas vaginalis, Naegleria spp. e Acanthamoeba) [24]. L’uso prolungato degli azoli antifungini può comportare lo sviluppo di resistenza crociata [27-30]. I principali triazoli che saranno trattati in questo capitolo sono rappresentati da: FLU, ITRA, VOR e POS. Essi hanno dimostrato di avere una simile attività biologica verso la maggior parte delle Candide spp [31,32]. Fluconazolo Il FLU è attualmente utilizzato per la cura sia delle infezioni fungine invasive sia per uso topico. Esso è leggermente solubile in acqua e in soluzione salina ed è ben assorbito per via orale, indipendentemente dal valore del pH gastrico, con una biodisponibilità di oltre il 90% rispetto alla somministrazione intravenosa [33]. Raggiunge il circolo ematico dove presenta un’emivita plasmatica di circa 30 ore (Min-Max: 20-50) e mantiene nei tessuti periferici concentrazioni simili a quelle plasmatiche. Per tale motivo trova indicazione anche per la terapia delle infezioni fungine cutanee. I dati di farmacocinetica hanno evidenziato anche una buona biodisponibilità a livello del liquido cefalorachidiano e del corpo vitreo dandogli così un importante ruolo nel trattamento della meningite da Cryptococcus neoformans (pazienti affetti da AIDS) e delle infezioni da Candida intraoculari [34]. Poiché raggiunge inoltre buone concentrazioni anche nella saliva e nelle secrezioni vaginali, è oggi d’uso comune anche per la terapia delle candidosi orofaringee, esofagee e vaginali [35,36]. Relativamente alle candidemie, il FLU si è OF PUBLIC HEALTH dimostrato paragonabile in termini di efficacia alla L-Amfotericina B [37,38]. È escreto nel latte materno e pertanto non è ne è raccomandato l’utilizzo durante l’allattamento. Il FLU rimane ancora la terapia standard per specifici pazienti con candidemia, questo grazie alla presenza in letteratura di forti evidenze di efficacia [37-40] in particolare nei pazienti non neutropenici. In un primo studio multicentrico randomizzato del 1994, Rex et al. [37] hanno confrontato il trattamento con AmB versus FLU in pazienti con candidemia e con una conta neutrofilica superiore ai 500/mm3. I due trattamenti si sono dimostrati equivalenti con una minore frequenza di effetti collaterali nel gruppo trattato con FLU. Sempre Rex et al., nel 2003 [38], hanno voluto confrontare l’effetto del trattamento con il solo FLU ad alte dosi versus FLU più AmB. La combinazione è risultata più efficace e ha consentito di eliminare più rapidamente la Candida dal sangue. Gli studi condotti sui triazoli volti ad indagarne l’efficacia e la sicurezza in condizioni di febbre e neutropenia sono tutti stati condotti tramite confronto con l’AmB-d [41-43] o L-Amfotericina B [44]. In particolare due studi comparavano l’uso di 400 mg di FLU al giorno con 0.5 mg/kg al giorno di AmB [42,43]. I risultati di questi ultimi studi hanno dimostrato pari efficacia tra gli agenti farmacologici sotto studio. Gli effetti collaterali sembravano essere più frequenti nel gruppo trattato con AmB ma non c’erano particolari differenze nella frequenza di manifestazione di disfunzione epatica. Pochi studi sono stati condotti in popolazioni con patologie ematologiche. Itraconazolo L’ITRA è impiegato soprattutto per il trattamento di pazienti affetti da infezioni mucosali da Candida spp [45]. Non esistono in letteratura sufficienti dati relativi al trattamento delle infezioni fungine invasive con ITRA [24]. L’ITRA ha uno spettro d’azione simile al FLU ma è attivo anche verso Aspergillus spp. L’assunzione deve avvenire in corrispondenza dei pasti, in presenza di massima acidità gastrica, per favorirne un assorbimento ottimale. Gli inibitori di pompa o gli antagonisti del recettore dell’istamina ne riducono l’assorbimento gastrointestinale, mentre i drink leggermente acidi lo migliorano [46]. Generalmente si è notato che la somministrazione delle capsule è meglio assorbita in associazione con i pasti, mentre le soluzioni orali sono meglio assorbite a stomaco vuoto [47]. Il farmaco è metabolizzato essenzialmente a livello epatico. Nei pazienti cirrotici, è consigliabile pertanto monitorare le concentrazioni plasmatiche di ITRA e, ove necessario, correggere il dosaggio [48]. CAPITOLO 2 S19 IJPH - Year 8, Volume 7, Number 4, Suppl. 2, 2010 ITALIAN JOURNAL Uno studio del 2001 [41], ha voluto investigare le differenze, in termini di efficacia e sicurezza, tra ITRA e AmB. Un livello inferiore di tossicità, compresa la nefrotossicità, è stato osservato nel braccio dell’ITRA nonostante i due farmaci si sono dimostrati di pari efficacia. Voriconazolo Il VOR è un triazolo con un ampio spettro d’azione ed è utilizzabile sia per le infezioni mucosali che invasive. È indicato soprattutto per il trattamento dell’aspergillosi invasiva, ma è anche utilizzabile per pazienti con infezioni da C. krusei e FLU resistenti e C. glabrata VORsensibile. Presenta comunque attività fungicida nei confronti di molti altri ceppi fungini [24]. È somministrabile sia per via orale (meglio a stomaco vuoto) che parenterale [49]. Per via orale ha mostrato un ottimo profilo di biodisponibilità (maggiore del 90%) e una elevata e rapida diffusione nell’organismo, compreso il sistema nervoso centrale e il corpo vitreo. È metabolizzato soprattutto a livello epatico, per questo le sue dosi devono essere ben calibrate dal clinico in presenza di insufficienza epatica. Non è raccomandato nei bambini al di sotto dei 2 anni di età [24]. Anche il VOR come il FLU si è dimostrato efficace per il trattamento di pazienti non neutropenici [39]. Il più ampio studio sull’efficacia di VOR utilizzato a scopo preventivo è stato condotto nel 2002 da Walsh et al. [44]. In questo lavoro gli autori confrontavano il VOR con l’LAmB nel trattamento di pazienti febbrili con neutropenia per la prevenzione delle infezioni invasive. Lo studio (837 pazienti di almeno 12 anni, sottoposti a chemioterapia per leucemia, linfoma o altre neoplasie o sottoposti a trapianto di cellule ematopoietiche), randomizzato, in aperto, ha esitato in insufficienti risultati per stabilire una probabile equivalenza tra VOR e AmB. Si sono comunque verificate minori infezioni intercorrenti nei pazienti trattati con VOR (p=0,02), minori reazioni serie correlate all’infusione (p<0,01) e minore nefrotossicità (p<0,001), ma maggiori episodi transitori di modificazioni della vista (p<0,001) e allucinazioni (p<0,001). L’efficacia del VOR nel trattamento della candidosi esofagea, in pazienti immunocompromessi, è stata valutata tramite confronto con il FLU. Gli eventi avversi correlati al trattamento sono risultati più frequenti nel gruppo trattato con VOR (30%) rispetto al FLU (14%) nonostante i due farmaci si siano dimostrati di pari efficacia [50]. S20 OF PUBLIC HEALTH Posaconazolo Il POS non è indicato per il trattamento della candidosi invasiva poiché i dati presenti in letteratura ne limitano l’utilizzo al trattamento della candidosi orofaringea [24]. È presente in commercio come sospensione orale e i cibi grassi ne aumentano l’assorbimento [51]; presenta inoltre meno interazioni farmacologiche rispetto gli altri azoli. Generalmente è ben tollerato dai pazienti e attivo verso diversi agenti fungini. Due recenti trial ne hanno evidenziato la superiorità rispetto al FLU e all’ITRA nella prevenzione delle infezioni fungine invasive in pazienti ad alto rischio migliorandone anche la sopravvivenza globale [52,53]. Echinocandine Le echinocandine rappresentano la più recente classe di farmaci antifungini approvati per il trattamento delle infezioni fungine invasive [54,55] (Tabella 2). Questi composti sono lipopeptidi semi-sintetici derivati dal metabolismo secondario di varie specie di funghi. Tutte le echinocandine sono caratterizzate da una struttura centrale a cicloesapeptide [56]. CASP è stata la prima echinocandina a ricevere l’approvazione da parte dell’FDA americana e dall’EMEA nel 2001. Successivamente è stato approvato il MFG in Giappone nel 2002 e negli USA nel 2005, e per ultima l’ANI, introdotta negli USA nel 2006. Queste ultime sono state approvate dall’EMEA: l’ANI nel settembre 2007 e il MFG nel maggio 2008 [55]. Questi composti inibiscono la sintesi dell’1,3-β-D-glucano, un componente chiave presente nella parete della cellula fungina ma non in quella di mammifero, attraverso l’inibizione dell’1,3-β-D-glucano sintetasi, un enzima con due subunità, Fksp e Rho1p. Fksp viene codificato da tre geni, FKS1, FKS2 e FKS3. Le echinocandine dimostrano una potente attività in vitro e in vivo contro tutte le specie di Candida (attività fungicida), di Aspergillus (attività fungistatica) e contro patogeni fungini meno comuni, come Paecilomyces e Penicillium [53]. Sono invece inefficaci verso Cryptococcus spp, Trichosporon spp, Dematiaceae e Fusarium spp, a causa della scarsità o della mancanza dell’1,3-β-D-glucano nella loro parete cellulare [57,58]. Questi farmaci possono essere usati in monoterapia oppure possono essere utilizzati in combinazione con altri farmaci antifungini in caso di infezioni particolarmente gravi [54]. Caspofungin CASP è un composto sintetico lipopeptidico indicato per il trattamento di adulti, adolescenti e CAPITOLO 2 IJPH - Year 8, Volume 7, Number 4, Suppl. 2, 2010 ITALIAN JOURNAL OF PUBLIC HEALTH Tabella 2. Caratteristiche delle echinocandine. Micafungin Caspofungin Anidulafungin Posologia Trattamento di candidosi invasive: 100 mg/al giorno (o 2 mg/kg/al giorno nei pazienti con peso ≤ 40 kg) Trattamento per candidosi esofagee: 150 mg/al giorno (3 mg/kg/al giorno) Profilassi contro infezioni da Candida: 50 mg/al giorno (1 mg/kg/al giorno) Dose da carico di 70 mg il 1° giorno seguita da una dose di mantenimento di 50 mg/die. Pazienti >80 kg dovrebbero ricevere una dose di mantenimento di 70 mg Dose da carico di 200 mg poi 100 mg/die Indicazioni Adulti, adolescenti ≥ 16 anni di età e anziani: • Trattamento della candidosi invasiva. • Trattamento della candidosi esofagea in pazienti per i quali sia appropriata una terapia endovenosa. • Profilassi delle infezioni da Candida in pazienti sottoposti a trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche o in pazienti che si prevede possano manifestare neutropenia per 10 o più giorni. Bambini (inclusi neonati) e adolescenti < 16 anni di età: • Trattamento della candidosi invasiva. • Profilassi dell’infezione da Candida in pazienti sottoposti a trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche o in pazienti che si prevede possano manifestare neutropenia per 10 o più giorni. • Trattamento della candidosi invasiva, in pazienti adulti o pediatrici. • Trattamento dell’aspergillosi invasiva in pazienti adulti o pediatrici refrattari o intolleranti alla terapia con amfotericina B, formulazioni lipidiche di amfotericina B e/o itraconazolo*. Terapia empirica di infezioni fungine presunte (come Candida o Aspergillus) in pazienti adulti o pediatrici neutropenici con febbre. Trattamento delle candidosi invasive in pazienti adulti non neutropenici. Dati di sicurezza: eventi indesiderati Comune: Leucopenia, neutropenia, anemia, ipopotassiemia, ipomagnesiemia, ipocalcemia, cefalea, flebiti, nausea, diarrea, vomito, dolore addominale, iperbilirubinemia, anomalie nei test sanguigni (inclusi aumenti dei valori dei test di funzionalità epatica), eruzioni cutanee, febbre, brividi Comune: Febbre, ipopotassiemia, cefalea, flebiti,dispnea,dolore addominale, nausea, diarrea, vomito, brividi, rush, prurito, eritema, iperidrosi, artralgia, prurito nella sede di infusione venosa, anomalie nei test sanguigni (aumento dei valori dei test di funzionalità epatica), diminuzione emoglobinemia, diminuzione ematocrito e diminuzione conta dei leucociti Comune: Coagulopatia, convulsioni, cefalea, diarrea, nausea, vomito, aumento della creatininemia, eruzioni cutanee, prurito, ipopotassiemia, anomalie nei test sanguigni (aumento dei valori dei test di funzionalità epatica) Interazioni segnalate Interazioni minori con: • Nifedipina • Sirolimus • Itraconazolo Ciclosporina A Nessuna interazione clinicamente Tacrolimus significativa Rifampicina (e altri induttori enzimatici quali efavirenz, nevirapina, dasametasone, fenitoina, carbamazepina) Ridotta funzionalità epatica Nessuna modifica del dosaggio per insufficienza epatica lievemoderata. Poco studiata nelle forme gravi, per cui se ne sconsiglia l’uso. Diminuire la dose a 35 mg/ al giorno nel danno epatico moderato; non vi sono dati nel danno epatico grave. Nessuna modifica del dosaggio * Vengono definiti refrattari alla terapia i pazienti con infezioni che progrediscono o non migliorano dopo un periodo minimo di 7 giorni di trattamento con dosi terapeutiche di terapia antifungina efficace. CAPITOLO 2 S21 IJPH - Year 8, Volume 7, Number 4, Suppl. 2, 2010 ITALIAN JOURNAL bambini affetti da: candidosi invasiva; aspergillosi invasiva, in soggetti che non rispondono o che sono intolleranti alla AmB o all’ITRA; infezioni fungine presunte in pazienti con febbre e neutropenici [3]. Un trial clinico randomizzato ha mostrato che CASP è efficace almeno quanto AmB-d nel trattamento della candidemia e della candidosi invasiva e presenta una minor frequenza di reazioni avverse (73,4% vs 61,7%) [59]. Ulteriori studi hanno confermato la significativa attività della molecola nel trattamento della candidosi invasiva (specialmente se sostenuta da specie non-albicans) anche in pazienti trattati precedentemente con altri farmaci antifungini [60]. È stato osservato che CASP è efficace quanto L-Amfotericina B ma meglio tollerata, con un tasso di mortalità globale, del 10,8% nel gruppo CASP e del 13,7% nel gruppo L-Amfotericina B [61]. In uno studio di Villanueva et al., condotto su 128 pazienti, CASP è stata confrontata con AmB-d per il trattamento della candidosi esofagea. CASP è risultata efficace quanto l’AmB-d, con una più alta incidenza di eventi avversi farmaco-correlati nei pazienti sottoposti a trattamento con AmB-d [62]. In un altro trial clinico condotto su 177 pazienti con esofagite da Candida, CASP è stata inoltre messa a confronto con FLU. Una risposta positiva alla terapia è stata riscontrata rispettivamente nell’81% e nell’85% dei pazienti trattati con CASP e FLU, rispettivamente [63]. Anidulafungin L’ANI ha attività fungicida nei confronti della specie Candida e fungistatica verso l’Aspergillus spp. È usata per trattare la candidosi invasiva, soltanto negli adulti non neutropenici [64]. Un trial multicentrico sul trattamento della candidosi invasiva con ANI vs FLU ha dimostrato che ANI non è inferiore al FLU in termini di persistenza della candidemia (rispettivamente, 6,3% vs 14,4%) [40]. Inoltre è stato dimostrato che ANI è statisticamente non inferiore al FLU nel trattamento della candidosi esofagea (tasso di successo del 97,2% e 98,8%, rispettivamente) con un profilo di sicurezza simile [65]. Micafungin MFG è un composto idrofilo derivato da Coleophoma empetri tramite scissione enzimatica dell’esapeptide FR901370 (un prodotto naturale del fungo) e l’aggiunta di una catena laterale di acido grasso che ne ha migliorato la potenza antifungina. MFG agisce in modo dose-dipendente, analogamente agli inibitori non competitivi della formazione dell’1,3 enzima β-D-glucano sintasi, un enzima S22 OF PUBLIC HEALTH necessario per la sintesi di 1,3-β-D glucano. MFG è stato approvato, in Europa, per il trattamento della candidosi invasiva nei neonati, nei bambini e negli adulti e della candidosi esofagea nei pazienti di oltre 16 anni di età idonei ad una terapia endovenosa. Inoltre è stato approvato per la profilassi dell’infezione da Candida nei pazienti in procinto di sottoporsi a trapianto di midollo osseo o che si prevede possano avere neutropenia per 10 o più giorni. Attualmente in Italia MFG è l’unica echinocandina il cui uso è stato approvato anche nei pazienti pediatrici di età compresa tra 0 e 12 mesi [66]. Tutti gli aspetti relativi alla biotecnologia e all’efficacia del farmaco sono stati analizzati nel dettaglio nel Capitolo 3, al quale si rimanda. Linee guida pratiche al trattamento della Candidosi della Infectious Diseases Society of America (IDSA) Le più recenti linee guida (LG) pratiche per il management della candidosi sono state pubblicate da Pappas et al. nel 2009 [24]. Nel loro lavoro gli Autori hanno aggiornato le linee guida di Slavin et al. del 2004 [67]. Le evidenze da cui derivano le loro raccomandazioni e la forza delle raccomandazioni stesse sono state definite sulla base di quanto illustrato nelle Tabelle 3 e 4. Nel presente capitolo si fa riferimento alle linee guida elaborate dall’IDSA [24], che, allo stato attuale, sono le linee guida più recenti e aggiornate disponibili. Secondo tali LG il trattamento della candidosi invasiva varia a seconda della tipologia dei pazienti considerati, della sede di infezione e della certezza della diagnosi. In Tabella 5 è riportato la sintesi delle raccomandazioni per il trattamento della candidosi invasiva con i relativi gradi di evidenza e forza delle raccomandazioni. Trattamento della candidosi invasiva nei neonati e nei bambini Le candidosi invasive rappresentano una causa significativa di morbilità e mortalità nei neonati e nei bambini [69]. La maggior parte dei bambini che sviluppano candidosi sono stati sottoposti a chemioterapia o hanno subito un trapianto di cellule staminali ematopoietiche o di organi solidi. L’incidenza di candidosi invasiva in questi gruppi, valutata da due survey durate rispettivamente per 5 e 11 anni, è tra il 5% e il 25% [70,71]. Una minoranza dei bambini che sviluppano candidosi invasiva hanno una immunodeficienza congenita o acquisita, come la malattia granulomatosa cronica o l’AIDS [72,73]. La mortalità è piuttosto CAPITOLO 2 IJPH - Year 8, Volume 7, Number 4, Suppl. 2, 2010 ITALIAN JOURNAL alta ed è influenzata dal tipo di fungo, dal sito primario della malattia e dalla presenza di immunosoppressione in corso [72,74]. L’AmB-d è un agente antimicotico ad ampio spettro che è stato il trattamento di prima scelta per la maggior parte delle candidosi invasive [75]. I triazoli (FLU, ITRA, VOR, POS) e le echinocandine (CASP, MFG e ANI) hanno aumentato il numero di farmaci a disposizione per il trattamento della candidosi invasiva nei neonati e nei bambini [69]. MFG è risultato essere efficace e sicuro nel trattamento dei neonati pretermine affetti da Candida [76]. Trattamento della candidosi invasiva negli adulti Nei pazienti non neutropenici il FLU o le echinocandine rappresentano il trattamento di prima scelta. Una echinocandina o l’L-AmB sono gli agenti di prima linea per il trattamento della candidosi invasiva negli adulti neutropenici [24]. Il FLU resta tuttavia il trattamento di prima scelta nei pazienti emodinamicamente stabili, che non siano stati precedentemente esposti ai triazoli. Il VOR è un efficace agente per la candidosi disseminata ma il suo uso è spesso limitato dalle interazioni tra farmaci [39]. Le echinocandine sono efficaci quanto l’AmB [59,77] e probabilmente superiori al FLU [40] nel trattamento della candidosi invasiva. Profilassi Negli ultimi anni diversi studi hanno sottolineato il crescente ruolo delle infezioni fungine come causa di mortalità e morbosità nei pazienti ospedalizzati. Per questa ragione la profilassi antifungina si impone come importante strumento per i pazienti a rischio (pazienti ricoverati in terapia intensiva e immunodepressi) [78]. OF PUBLIC HEALTH Le raccomandazioni contenute nelle linee guida di Pappas et al. [24] suggeriscono i seguenti schemi terapeutici: •Pazienti sottoposti a trapianto d’organo solido: FLU alla dose di 200-400 mg/die (3-6 mg/ Kg) o L-Amfotericina B a dosi di 1-2 mg/kg/die, ciascuno per almeno 7-14 giorni. La profilassi postoperatoria è raccomandata nei trapianti d’organo ad alto rischio: fegato (A-I), pancreas (B-II), e intestino tenue (B-III); •Pazienti in terapia intensiva: FLU alla dose di 400 mg/die (6 mg/Kg) (B-I); •Pazienti con neutropenia indotta da chemioterapia: FLU alla dose di 400 mg/die (6 mg/Kg) (A-I), POS alla dose di 200 mg 3 volte al giorno (A-I), oppure CASP alla dose di 50 mg/die (B-II) sono raccomandati durante la chemioterapia per tutta la durata della neutropenia. L’ITRA orale alla dose di 200 mg/ die è una valida alternativa (A-I) ma è tollerato di meno rispetto agli altri antifungini; • Pazienti sottoposti a trapianto di cellule staminali emopoietiche con neutropenia: FLU alla dose di 400 mg/die (6 mg/Kg), POS alla dose di 200 mg 3 volte al giorno, oppure MFG alla dose di 50 mg/die sono raccomandati durante il periodo a rischio di neutropenia (A-I). L’efficacia di MFG nella profilassi delle infezioni fungine invasive in pazienti sottoposti a trapianto di cellule staminali ematopoietiche è stata valutata in un trial multicentrico randomizzato, in doppio cieco, condotto su una popolazione di 882 pazienti adulti e pediatrici (questi ultimi rappresentavano circa il 9–10%). Il tasso di successo del trattamento con MFG è risultato superiore a quello con FLU (80,5% vs 73,5%) [79]. Tabella 3. Qualità delle evidenze. Adattata dalla Canadian Task Force on the Periodic Health Examination [68]. Qualità delle evidenze Definizione I Evidenze ottenute da almeno un Trial Clinico correttamente randomizzato II Evidenze ottenute da almeno uno studio controllato non randomizzato ben condotto; da studi di coorte o caso-controllo (preferibilmente multicentrici); da studi multipli “time-series”; o da risultati drammatici di studi sperimentali non controllati III Evidenze ottenute da opinioni di esperti Tabella 4. Forza delle raccomandazioni. Forza delle raccomandazioni Definizione A Buone evidenze per supportare una raccomandazione B Moderate evidenze per supportare una raccomandazione C Poche evidenze per supportare una raccomandazione CAPITOLO 2 S23 S24 LFAmfotericina B 3-5 mg/kg/die, caspofungina 70 mg come dose di carico, quindi 50 mg/die (A-I) oppure o voriconazolo 400 mg (6 mg/Kg) bid per 2 dosi, quindi 200 mg (3 mg/Kg) bid (B-I). Amfotericina B-d 1 mg/kg/die (A-II) oppure fluconazolo 12 mg/kg/die (B-II) per 3 settimane. Fluconazolo 200-400 mg (3-6 mg/kg) die (A-I); oppure un’ echinocandina oppure Amfotericina B-d 0.3-0.7 mg/kg/die (B-II) Pazienti neutropenici Candidosi neonatale Candidosi esofagea Alternativa CAPITOLO 2 La terapia di scelta è il fluconazolo. Per pazienti intolleranti alla somministrazione orale, si possono impiegare o fluconazolo IV, o un’echinocandina o Amfotericina B-d. i pazienti vanno trattati per 1421 giorni. Per pazienti con malattia refrattaria la terapia alternativa raccomandata prevede Amfotericina B-d o un’echinocandina. Tutti i neonati con sospetta candidosi invasiva dovrebbero essere sottoposti a puntura lombare e esame della retina a pupilla dilatata. È strettamente raccomandato rimuovere tutti i cateteri intravascolari. La durata della terapia è di almeno 3 settimane. LFAmfotericina B si può impiegare solo nei casi senza coinvolgimento renale. Le echinocandine dovrebbero essere impiegate quando gli altri farmaci non possono essere usati. In molti pazienti neutropenici è appropriato iniziare la terapia empirica antifungina dopo 4 giorni di febbre persistente nonostante un trattamento antibiotico. Sono di utilità i test sierodiagnostici e imaging TAC radiologico. Non usare gli azoli in pazienti con procedente profilassi eseguita mediante somministrazione di azoli. Scegliere una echinocandina per patologia severe o moderatamente severe e per pazienti con una recente esposizione agli azoli. La selezione dei pazienti da trattare dovrebbe essere basata su fattori di rischio clinici, test sierologici e test colturali. La durata della terapia è incerta ma dovrebbe essere interrotta se le colture cellulari e/o i test sierosi agnostici risultano negativi. Una echinocandina o LFAmfotericina B è preferita per molti pazienti. Il Fluconazolo è raccomandato per i pazienti senza una recente esposizione agli azoli e che non presentano una patologia severa. Voriconazolo è raccomandato quando si desidera una eventuale ulteriore copertura verso le muffe. La rimozione dei cateteri intravascolari è raccomandata ma ancora controversa. PUBLIC Itraconazolo in soluzione orale 200 mg/die oppure posaconazolo 400 mg bid oppure voriconazolo 200 mg bid (A-III) LFAmfotericina B 3-5 mg/kg/ die (B-III) Commenti Scegliere una echinocandina per patologie severe o moderatamente severe e per pazienti con una recente esposizione agli azoli. Il passaggio al fluconazolo dopo una echinocandina iniziale è appropriato nella maggior parte dei casi. Rimuovere tutti i cateteri intravascolari, se possibile. Trattare per almeno 14 giorni dopo la prima negativizzazione delle colture ematiche o dopo la risoluzione dei segni e dei sintomi associati con la candidosi. Esame oftalmologico raccomandato per tutti i pazienti. OF Fluconazolo 800mg (12 mg/ Kg) come dose di carico, poi 400 mg (6mg/Kg) al giorno oppure itraconazolo 200 mg (3 mg/kg) bid (B-I). LFAmfotericina B 3-5 mg/kg/die o Amfotericina B-d 0.5-1 mg/kg die (B-III). Fluconazolo 800mg (12 mg/ Kg) come dose di carico, poi 400 mg (6mg/Kg) al giorno; voriconazolo 400 mg (6 mg/ Kg) bid per 2 dosi, quindi 200 mg (3 mg/Kg) bid (B-III). LFAmfotericina B 3-5 mg/kg/die o Amfotericina B-d 0.5-1 mg/kg/ die o voriconazolo 400 mg (6 mg/Kg) bid per 2 dosi, quindi 200 mg (3 mg/Kg) bid (A-I). JOURNAL NOTE. Amfotericina B, Amfotericina B; Amfotericina B-d, amfotericina B deossicolato; LFAmfotericina B, formulazione lipidica di amfotericina B; bid, 2 volte al giorno; qid, 4 volte al giorno. a Dosaggi delle echinocandine negli adulti: anidulafungin, 200 mg come dose di carico quindi 100 mg/die; caspofungina, 70 mg come dose di carico quindi 50 mg/die e micafungina, 100 mg/die. Trattato come indicato sopra per candidemia. Una echinocandina o fluconazolo è preferibile (B-III). Pazienti non neutropenici Una echinocandinaa o LFAmfotericina B 3-5 mg/kg/ die (A-II). Pazienti neutropenici Primaria Fluconazolo 800mg (12 mg/Kg) come dose di carico, poi 400 mg (6mg/Kg) al giorno o una echinocandinaa (A-I) Una echinocandinaa o LFAmfotericina B 3-5 mg/kg/ die (A-II). Trattato come indicato sopra per candidemia. Una echinocandina o fluconazolo è preferibile (B-III). LFAmfotericina B 3-5 mg/kg/die, caspofungina 70 mg come dose di carico, quindi 50 mg/die (A-I) oppure o voriconazolo 400 mg (6 mg/Kg) bid per 2 dosi, quindi 200 mg (3 mg/Kg) bid (B-I). Amfotericina B-d 1 mg/kg/die (A-II) oppure fluconazolo 12 mg/kg/die (B-II) per 3 settimane. Condizione Adulti non neutropenici ITALIAN Sospetta candidosi trattata con terapia antifungina empirica Candidosi IJPH - Year 8, Volume 7, Number 4, Suppl. 2, 2010 HEALTH Tabella 5. Terapie per il trattamento della candidosi. Adattata da Pappas et al. [24] IJPH - Year 8, Volume 7, Number 4, Suppl. 2, 2010 ITALIAN JOURNAL OF PUBLIC HEALTH Conclusioni Diverse specialità antifungine sono oggi disponibili sul mercato. Alcune, ormai usate da diversi anni - come l’amfotericina desossicolato e il FLU - sono però caratterizzate, rispettivamente, da una maggiore probabilità di sviluppo di eventi avversi e di resistenza. Negli ultimi anni sono stati introdotti nuovi agenti antifungini con migliori profili di tollerabilità e specificità d’azione (AmB lipidica e liposomiale, VOR, echinocandine). Nonostante i progressi ottenuti nel campo della terapia farmacologica, è comunque ancora difficile giungere in tempi rapidi e con certezza ad una diagnosi certa di infezione fungina invasiva. La European Organization for Research in the Treatment of Cancer ha sviluppato un approccio diagnostico-terapeutico che tiene in considerazione diversi aspetti clinici e diagnostici per la diagnosi di malattia e consiglia il trattamento da instaurare suddividendo le infezioni in certe, probabili o possibili. Le più recenti linee guida relative al trattamento delle infezioni fungine sono state aggiornate nel 2009. 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