Impianto frenante: primo dimensionamento 9.0 aggiornato 18-6-2015 La dispensa è una guida per le scelte di base riguardanti l’impianto frenante e la sua interazione con il comportamento dinamico della vettura. Non vengono però trattati aspetti fondamentali come il dimensionamento termico/energetico delle masse frenanti ed il relativo raffreddamento, la presenza di dispositivi di servoassistenza e di controllo della ripartizione di frenata (attivi o passivi). Anche per i sistemi attivi antibloccaggio (ABS) si rimanda al testo Drivingsafety systems di Bosch-SAE, dal quale sono anche tratte le immagini 2 e 3. La prima parte è liberamente ripresa dal capitolo 4 del testo di Massimo Guiggiani The Science of Vehicle Dynamics (2014) al quale si rimanda per una trattazione completa. Viene poi presentato l’impianto frenante tipico di una vettura da competizione come “case study” propedeutico ai progetti di Formula Student. Definizioni m= hCG = l a, b S Iy ax , g R, R% RMAX FZA, FZP FZAs, FZPs Fz FXA, FXP FXA_LIM, FXP_LIM FXA_MAX, FXP_MAX r FPILOTA FBIL p bBIL c, d FMC_A, FMC_P PA, PP AMC_A, AMC_P APISTON FPAD PAD MDISC reff massa vettura altezza baricentro vettura da terra passo semipassi scorrimento longitudinale dello pneumatico coeff. di attrito statico tra pneumatico e fondo stradale momento d’inerzia del corpo vettura a beccheggio accelerazione longitudinale e di gravità ripartizione di frenata, ripartizione percentuale ripartizione ottima carichi verticali a terra ant. e post. carichi verticali statici trasferimento di carico longitudinale forze longitudinali di frenata forze longitudinali di frenata al limite di aderenza idem, ma con ripartizione ottima RMAX raggio ruota forza applicata dal pilota sul pedale del freno forza scambiata tra pedale freno e bilanciere lunghezza utile del pedale freno braccio di FBIL bracci delle pompe freno sul bilanciere forze esercitate dal bilanciere sulle pompe freno pressioni nei circuiti frenanti ant. e post. aree delle pompe freno ant. e post. area totale dei pistoni in un singolo lato pinza freno forza normale scambiata tra disco e singola pastiglia coeff. di attrito dinamico disco/pastiglia coppia frenante agente sul singolo disco raggio efficace della pastiglia Frenata: obiettivi Non è superfluo ricordare che l’impianto frenante deve mettere in grado chi guida di rallentare o arrestare la marcia garantendo feedback intuitivo e comfort, e in caso di emergenza deve arrestare la vettura nel minore spazio possibile (panic stop), sempre garantendo stabilità e guidabilità della vettura. Dal punto http://automotive.ing.unibs.it 1 [email protected] di vista dello pneumatico ciò significa generare uno scorrimento che massimizzi le forze longitudinali, ovvero S 0.1 0.2 che in genere corrisponde ad un coefficiente di attrito globale statico (come spiegato nelle lezioni sulla meccanica dello pneumatico) nel range: FX / FZ 0.9 1.2 Fino ad un massimo di 1.8 ca. per pneumatici da competizione. Frenare generando scorrimenti più elevati va evitato per i seguenti motivi: le forze longitudinali si riducono al crescere dello scorrimento a causa del fenomeno di saturazione e gli spazi di frenata si allungano, come si intuisce dalla tipica curva Fx vs S; in combinato e con scorrimenti elevati, gli pneumatici possono generare solo forze laterali ridotte e con angoli di deriva particolarmente elevati. Di fatto, il bloccaggio delle ruote in frenata (S = -1) provoca perdita di di direzionalità (se anteriore) e perdita di stabilità (se posteriore), fenomeno particolarmente grave per la sicurezza di marcia. infine, il bloccaggio sposta la dissipazione di energia dai freni (area di contatto disco-pastiglia) agli pneumatici (impronta a terra) con conseguente danno permanente del battistrada. Forza longitudinale come funzione dello scorrimento e caso combinato Figg. 2 e 3: andamento del coefficiente d’attrito longitudinale in funzione del tipo di fondo stradale e in combinato con angolo di deriva fisso http://automotive.ing.unibs.it 2 [email protected] Frenata in rettilineo: equilibrio vettura Riprendendo la parte iniziale della dispensa sugli effetti “anti”, e con riferimento all’immagine qui sotto, le equazioni di equilibrio della vettura nel piano laterale sono: traslazione longitudinale m a x Fx traslazione verticale m a z Fz rotaz. attorno al punto a terra posteriore (beccheggio φ) I y M y ovvero: m a x FXA FXP mg FZA FZP I y m a x hCG mg b FZA l (A) Ove in direzione longitudinale le forze di frenata hanno verso considerato positivo, mentre resistenza aerodinamica e di rotolamento sono considerate trascurabili. Inizialmente ci si pone in condizione di velocità costante per calcolare i carichi verticali statici: ax 0 e 0 da cui per le tre equazioni si ha FXA FXP 0 (ovvero, azioni frenanti nulle) mg FZAs FZPs mg b FZAs l 0 I carichi verticali statici sono dunque FZAs mg b l e FZPs mg FZAs mg a l Ci si pone poi in una condizione di frenata steady-state ovvero con decelerazione costante, al termine del transitorio di beccheggio, che in ogni caso viene considerato di entità trascurabile, come in assenza di sospensioni: a x kost e 0 La terza equazione si può scrivere come: m a x hCG mg b FZA l 0 da cui il carico verticale anteriore: FZA mg b m a x hCG l l http://automotive.ing.unibs.it 3 [email protected] Ecco quindi identificato il trasferimento di carico (vedi equazione (E) nella dispensa sugli effetti “anti”), che in frenata va a caricare l’asse anteriore sommandosi al carico statico, e a scaricare quello posteriore in egual misura: FZ m a x hCG l con FZA FZAs FZ FZP FZPs FZ e Frenata al limite di aderenza Ipotizzando una condizione di attrito statico Coulombiano tra impronta a terra degli pneumatici e fondo stradale, la decelerazione massima ottenibile con un veicolo sprovvisto di carico aerodinamico sarà legata al coefficiente di attrito e al peso: da cui a xMAX g m a xMAX F XA _ MAX F XP _ MAX mg Pneumatici per autovettura in buone condizioni su asfalto asciutto offrono in genere un coefficiente d’attrito da cui a xMAX 1g (B) 1 Condizione antiribaltamento Il sollevamento delle ruote posteriori in frenata (e, in caso estremo, il ribaltamento in avanti) va preso in considerazione per veicoli che abbiano un passo corto rispetto alla quota del baricentro; tipicamente, le moto. La ruota posteriore si solleva quando il trasferimento di carico è tale da annullare il carico statico. Per evitare questa situazione di pericolo va quindi rispettata la condizione: FZP FZPs FZ 0 anche e soprattutto in caso di frenata al limite, ovvero mg a m a xMAX hCG l l a xMAX g con la condizione quindi diventa a hCG a 1 hCG e in base alle considerazioni in (B) Frenata al limite di aderenza: ripartizione ottima e grafico FXP vs FXA È possibile ottenere la condizione di frenata al limite solo quando entrambi gli assi frenano al limite di aderenza disponibile, come visto sopra: m a xMAX F XA _ MAX F XP _ MAX mg con F XA _ MAX FZA _ MAX ( FZAs FZ _ MAX ) F XP _ MAX FZP _ MAX ( FZPs FZ _ MAX ) e la ripartizione ottima R MAX FXP _ MAX / FXA _ MAX corrisponde alla pendenza della retta FXP RMAX FXA che lega le forze generate dai due assali. Come si vedrà in seguito, l’entità delle forze frenanti dipende dalla forza applicata al pedale del freno da chi guida, dalla geometria meccanica/idraulica http://automotive.ing.unibs.it 4 [email protected] del sistema, dall’interazione tra disco e pastiglia in termini di coefficiente d’attrito e dall’eventuale “boost” ottenuto mediante il servofreno. Vitale sarà poi lo sviluppo di forze longitudinali adeguate da parte degli pneumatici, a loro volta legate agli scorrimenti. In questa dispensa si procede però con l’ipotesi di attrito statico Coulombiano (dunque indipendente dallo scorrimento) tra impronta a terra degli pneumatici e fondo stradale. Il grafico delle forze longitudinali di frenata FXP vs FXA consente una visione sintetica del problema. Viene presa in considerazione una vettura con le caratteristiche seguenti: massa m = 1400 kg al 58% sull’anteriore, passo l = 2600 mm, altezza baricentro hCG = 450 mm Le tratteggiate a 45° sono i luoghi dei punti corrispondenti alla decelerazione massima: FXA FXP m a xMAX mg per valori di pari a 1, 0.8 e 0.6. Per = 1 la ripartizione ottima vale RMAX = 0.33 (75.3% anteriore), che è la pendenza della retta R_MAX(1). P grafico 1 Zona delle ripartizioni ammissibili È possibile ottenere la condizione di frenata al limite solo quando entrambi gli assi frenano al limite di aderenza, ad esempio nel punto P del grafico 1, che però è ottenibile solo nelle ipotesi fatte. Qualora cambino le condizioni di aderenza, oppure la ripartizione dei pesi e la quota del baricentro (ad esempio con il veicolo a pieno carico), le condizioni “ottime” non sono più verificate. Si traccia dunque la zona delle ripartizioni ammissibili per indagare i casi più generici. Si esprime la forza longitudinale posteriore come funzione di quella anteriore: FXP FZP ( FZPs FZ ) ( FZPs dalla (A) a x m a x hCG ) l FXA FXP m sostituendo e raccogliendo FXP a sinistra si ha http://automotive.ing.unibs.it 5 [email protected] h FZPs CG FXA l FXP FXP _ LIM f FXA hCG 1 l che esprime la forza di frenata posteriore al limite di aderenza in funzione della forza di frenata anteriore oltre che del coefficiente di attrito. Nel punto P sul grafico si ha FXA FXA _ MAX FXP _ LIM FXA _ MAX FXP _ MAX Mentre frenando solo con l’asse posteriore si ottiene il punto B nel grafico 2: FXA 0 F ZPs FXP _ LIM 0 1 hCG l B P A grafico 2 La retta BP è dunque il limite superiore della zona delle ripartizioni ammissibili, intersecando la quale si avrebbe bloccaggio delle ruote posteriori, con conseguente perdita di stabilità. In modo analogo è possibile esprimere la forza longitudinale anteriore in funzione di quella posteriore: h FZAs CG FXP l FXA FXA _ LIM f FXP hCG 1 l Nel punto P si ha FXP FXP _ MAX FXA _ LIM FXP _ MAX FXA _ MAX Mentre frenando solo con l’asse anteriore si ottiene il punto A nel grafico 2: http://automotive.ing.unibs.it 6 [email protected] FXP 0 F ZAs FXA _ LIM 0 hCG 1 l La retta AP chiude la zona delle ripartizioni ammissibili. Intersecandola si avrebbe bloccaggio delle ruote anteriori, con conseguente perdita di direzionalità, situazione da evitare ma -come già scritto- considerata meno grave della perdita di stabilità. Effetto del carico Ipotizzando di caricare 300 kg di bagaglio interamente sull’asse posteriore della vettura la ripartizione della massa passa da 58% a 44%. La ripartizione ottima RMAX passa da 0.33 (75.3% anteriore) a 0.62 (61.7% anteriore), e la zona delle ripartizioni ammissibili cambia come in grafico 3: grafico 3 grafico 4 http://automotive.ing.unibs.it 7 [email protected] Effetto del coefficiente di aderenza Ripartizione ottima e zona delle ripartizioni ammissibili dipendono fortemente anche dal livello di aderenza o grip. Un coefficiente di attrito inferiore riduce la decelerazione massima ottenibile in proporzione, ma richiederebbe anche una RMAX spostata verso il posteriore, a causa del minor trasferimento di carico longitudinale FZ, vedere grafico 4. Ne consegue che la ripartizione di frenata va scelta in base alla ripartizione ottima in condizioni di vettura scarica grip elevato perché scostandosi da queste condizioni sarà l’asse anteriore ad arrivare prima al bloccaggio, allontanando il rischio di instabilità durante un panic stop o frenata al limite di aderenza. Chiaramente ciò si ottiene a spese della performance massima di frenata in condizioni non “ottime”. Case study: impianto frenante “racing” L’impianto frenante tipico di una vettura da competizione si contraddistingue per due caratteristiche principali: l’assenza di servofreno (pesante ed ingombrante) e la ripartizione di frenata regolabile da parte del pilota, cosa che rende possibile l’adattamento di R alle condizioni atmosferiche, allo stato degli pneumatici e più in generale alle condizioni di aderenza disponibile. Il pedale amplifica la forza impressa dal pilota grazie al braccio di leva, ed aziona due pompe freno (cilindri idraulici a stantuffo o master cylinders) tramite un bilanciere regolabile dal posto di guida con un sistema realizzato con un cavo Bowden a torsione ed una manopola. Le pompe comandano due circuiti separati, uno per l’asse anteriore ed uno per il posteriore. Spostando di fatto il bilanciere rispetto al proprio perno (che rimane solidale con il pedale) viene modificata la proporzione tra i bracci di leva agenti sulle pompe e dunque la ripartizione della forza. A valle di questo semplice sistema meccanico sarà poi l’idraulica a controllare la forza normale scambiata tra ciascun disco freno e le relative pastiglie. Nell’ordine: http://automotive.ing.unibs.it 8 [email protected] forza agente sul perno del bilanciere: FBIL FPILOTA forze sui master cylinders: FMC _ A FBIL pressioni nei circuiti ant. e post.: PA p bBIL d cd FMC _ P FBIL FMC _ A PP AMC _ A c cd FMC _ P AMC _ P Prendendo poi in considerazione il solo asse anteriore, la forza normale scambiata tra la singola pastiglia e il disco è FPAD PA APISTON _ A FMC _ A APISTON _ A AMC _ A Ove APISTON_A è la superficie totale del pistone o dei pistoni che premono sulla pastiglia in un lato della pinza freno anteriore. Il coefficiente di attrito dinamico all’interfaccia tra disco e pastigliaPAD dipende fortemente dalla temperatura e anche dalla velocità relativa, che a sua volta varia lungo il raggio della superficie di contatto. Per gli accoppiamenti tra disco freno inox di tipo motociclistico e pastiglia con mescola “racing” i produttori comunque dichiarano un coefficiente di attrito medio PAD 0.4 0.5 Il momento frenante esercitato dalla coppia di pastiglie sul disco sarà proporzionale alla forza tangenziale applicata al disco ed al raggio efficace di azione della pastiglia, spesso considerato pari al raggio medio della fascia frenante: M DISC 2 FPAD PAD reff Variazione della velocità relativa sulla fascia frenante e raggio efficace La forza frenante complessiva sull’assale sarà FXA 2 M DISC r Da cui è evidente che la ripartizione di frenata effettiva R FXP / FXA dipende dalla geometria del sistema, dal rapporto idraulico RHYDR APISTON AMC http://automotive.ing.unibs.it 9 [email protected] per ogni asse, dal coefficiente di attrito dinamico disco/pastiglia e infine dai bracci delle pompe freno c e d, dunque dalla posizione del bilanciere, in genere ampiamente regolabile dal pilota. Pinza anteriore con 4 pistoni 24 mm, vettura FSAE Brixia2 Master cylinder, in questo caso con sensore di corsa integrato http://automotive.ing.unibs.it 10 [email protected]