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I / 2013
Commentaria de Cantu Gregoriano, Musica antiqua,
Musica sacra et Historia liturgica
International Journal of Gregorian Chant, Early Music,
Sacred Music & Liturgical History
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VOX ANTIQUA
Commentaria de Cantu Gregoriano, Musica antiqua, Musica sacra et Historia liturgica
International Journal of Gregorian Chant, Early Music, Sacred Music & Liturgical History
Journal of the / Organo di
CANTUS GREGORIANI HELVETICI CULTORES
Società svizzera studi di Canto gregoriano
In memoriam
Luigi Agustoni (1917-2004)
in partnership with / in collaborazione con
A.I.S.C.Gre. - Associazione Internazionale Studi di Canto Gregoriano
Cantar di Pietre - Festival Internazionale di Musica e Cultura Medievale e Rinascimentale
Schola Gregoriana Ticinensis
Periodicity / Periodicità
Six-monthly / Semestrale
Editorial Office / Redazione
VOX ANTIQUA
Cantus Gregoriani Helvetici Cultores
Via B. Bertoni, 15
CH 6900 Lugano – Switzerland
Tel e Fax +41 (0)91 9674010
[email protected]
Editor / Direttore
Giovanni Conti
ViceEditor/ Vicedirettore
Marco Ferrero
Editorial assistants / Assistenti alla redazione
Alessandro De Lillo - Riccardo Zoia
Administration / Amministrazione e Segreteria
Luisa Bucher
Graphics / Ideazione grafica e impaginazione
Scriptorium, Vicenza, Italy
Info
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© QUILISMA PRESS, LUGANO - IL PRATO PUBLISHING HOUSE, SAONARA (PD)
ISBN 978-88-6336-189-6
All right reserved - Tutti i diritti riservati
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Scientific Committee / Comitato scientifico
Juan Carlos ASENSIO PALACIO, Escola Superior de Música de Catalunya, Barcelona - E
Giacomo BAROFFIO, Università di Pavia - I
Mariusz BIAŁKOWSKI, Akademia Muzyczna, Poznan - PL
Inos BIFFI, Istituto per la Storia della Teologia medievale, Milano - I
Inga BEHRENDT, Eberhard Karls Universität Tübingen, Hochschule für Kirchenmusik Rottenburg - D
Francis BIGGI, Haute École de Musique de Genève - CH
Glauco Maria CANTARELLA, Università di Bologna - I
Giuseppe CLERICETTI, RSI Radiotelevisione Svizzera, Lugano - CH
Giovanni CONTI, Scuola Universitaria di Musica della Svizzera Italiana, Lugano - CH
Marco FERRERO, Centro Studi Medievali Ponzio di Cluny, Vicenza - I
Cassian FOLSOM OSB, Pontificio Ateneo di S. Anselmo, Roma - SCV
Johannes Berchmans GÖSCHL, A.I.S.C.Gre. International, Kiel/Cremona - D/I
Francesco LUISI, Università di Parma - I
Walter MARZILLI, Pontificio Istituto di Musica Sacra, Roma - SCV
Guido MILANESE, Università Cattolica, Milano - I
Valentino MISERACHS-GRAU, Pontificia Cappella Musicale Liberiana, Roma - SCV
Franz Karl PRASSL - Kunstuniversität Graz - A / PIMS, Roma - SCV
Heinrich RUMPHORST, A.I.S.C.Gre. International, Berlin/Cremona - D/I
Cesarino RUINI, Università di Bologna - I
Angelo RUSCONI, Fondazione Ezio Franceschini, Firenze - I
Ján VELBACKÝ, Katolícka Univerzita, Ružomberok – SK
Nicola ZANINI, Facoltà di Teologia, Lugano - CH
Philipp ZIMMERMANN, Schola Cantorum Basiliensis, Basel - CH
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ndice
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Editoriale
Giovanni Conti
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La Semiologia gregoriana e Eugène Cardine
Luigi Agustoni
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Unity in Diversity. Fundamentals of the Interpretation of Gregorian Chant
Johannes Berchmans Göschl
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L’ipermetria strofica negli inni ambrosiani:
confronto tra fonti, analisi semiologica e valutazioni interpretative
Riccardo Zoia
71
Le strutture melodiche di Alfonso X el Sabio nelle Cantigas de Santa Maria
Maria Incoronata Colantuono
93
La ballata italiana nel manoscritto Oxford, Bodleian Library, Canon. misc. 213
Lorenza Donadini
115
Lo sviluppo liturgico-musicale del canto dell’Offertorium
Ján Velbacky
137
Notitiæ
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Giovanni Conti
Editoriale
Il Maestro e il Discepolo
In questo numero il ricordo di Eugène Cardine a 25 anni dalla scomparsa e il nostro omaggio
agli 80 anni di Nino Albarosa, l’uomo e lo studioso che ha aperto alla Comunità scientifica italiana le porte della Semiologia Gregoriana.
Nell’occasione dei 25 anni dalla scomparsa di Eugène Cardine, colui che - convinti
dalla Semiologia gregoriana - consideriamo come un Padre, e nel compimento
dell’ottantesimo anno di età del prof. Nino Albarosa, la nostra Rivista non poteva
che sottolineare entrambi gli anniversari. Rubando le parole a un gregorianista ben
più eminente di chi scrive queste righe, potremmo dire che: «lI movimento religioso culturale della restaurazione gregoriana è sostenuto da una costellazione di ricercatori e operatori. Voler
ignorare l’apporto dei singoli e innumerevoli collaboratori alla complessa e vasta realizzazione, non
solo sarebbe far torto a chi nell’ombra e spesso nell’anonimia ha costituito degli ingranaggi indispensabili perché il movimento camminasse, ma sarebbe altrettanto far torto all’opera della restaurazione
gregoriana considerata nella sua globalità, perché se ne sminuirebbe l’immensa portata». È quindi
con immenso piacere e con senso di responsabilità che - onorando gli aspetti celebrativi legati all’enorme portato di affettività che queste esemplari figure hanno saputo catalizzare sulle loro persone nel corso delle pluridecennali attività - abbiamo
deciso di dedicare questo numero ad entrambi: Cardine e Albarosa.
Non si tratta né di un volume celebrativo, né monografico, ma certamente è
segno tangibile dei sentimenti che ci nascono in animo. E a chi meglio di colui
che condivise negli anni le ansie e le preoccupazioni per lo svilupparsi della
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scienza semiologica, avremmo potuto affidare il ricordo di Eugène Cardine. Eccoci dunque a proporre, tra gli articoli di questo numero, un testo ormai di difficile reperimento che Luigi Agustoni pronunciò in occasione del Congresso che
celebrava gli 75 anni del monaco francese al quale, tra le altre cose, si rivolgeva
dicendo: «come nella costellazione celeste vi sono degli astri enormemente più grandi e luminosi
o particolarmente influenti, tanto da aver ricevuto un nome evocatore di alcune loro qualità o caratteristiche preminenti o eccelse, così anche nella costellazione degli studiosi e degli operatori nella
restaurazione gregoriana vi sono astri particolarmente luminosi o influenti, che sono entrati nella
storia con il loro nome. Non per iperbole, né per forzatura occasionale, tenendo presente tutta l’evoluzione degli studi gregoriani con le conoscenze odierne, uno dei più prestanti nomi è certamente
Eugène Cardine, rilevando come egli fece scaturire la sorgente della semiologia gregoriana, con la
quale è stata fecondata tutta una catena di indagini e studi specifici in materia». Il lettore ritroverà parole a ragione ben più lusinghiere nell’articolo agustoniano che inaugura una serie di scritti del grande gregorianista svizzero, articoli che abbiamo
deciso di far comparire sui prossimi numeri di Vox Antiqua, costituendo materiale
prezioso soprattutto per le nuove generazioni di studenti ai quali rischia di sfuggire la portata dell’epoca ‘pionieristica’ della ricerca, di cui Agustoni e Cardine furono assoluti protagonisti.
Nel numero che presentiamo, in coerenza con la vocazione della nostra Rivista,
ospitiamo alcuni contributi nel filone della ricerca in campo gregoriano e comunque del canto sacro monodico. Ci onora la versione internazionale firmata da Johannes Berchmans Göschl della sua pregnante riflessione il cui titolo è una sorta
di manifesto: Unity in Diversity. Fuldamentals of the Interpretation of Gregorian Chant. Nelle
righe dello studioso tedesco ritroveremo tutto lo spirito del pensiero cardiniano e
agustoniano che Göschl pone come premessa irrinunciabile a un importante ed
altrettanto irrinunciabile percorso evolutivo, di cui egli stesso è stato ed è indiscusso protagonista. Di notevole impatto è poi uno studio nel campo del Canto
Ambrosiano, paradossalmente sempre meno indagato dopo qualche decennio di
infiammati entusiasmi. Riccardo Zoia si sofferma sull’Ipermetria strofica degli inni ambrosiani mettendo in atto un confronto che unisce l’analisi delle fonti e uno sguardo
alla luce della semiologia per approdare ad una serie di inattese e per certi versi
singolari valutazioni a supporto del momento esecutivo e quindi interpretativo.
Rimanendo in ambito monodico, uno studio ad ampio raggio è quello firmato
dallo studioso slovacco Ján Velbacky che propone un’analisi dettagliata dello Sviluppo liturgico-musicale del canto dell’Offertorium intesa come forma propria.
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Editoriale
Giovanni Conti
Al pieno Medioevo sono poi da relazionare due articoli che abbiamo particolare piacere di ospitare: Il primo è della musicologa italiana, da alcuni anni docente in terra spagnola, Maria Incoronata Colantuono, che ritorna sulla questione
riguardante Alfonso X detto El Sabio quale autore e di alcune delle celebri Cantigas
che portano il suo nome, offrendo nuovi elementi a sostegno della tesi che vorrebbe individuate nella composizione melodica tracce che suggeriscono l’azione
diretta del “monarca saggio” nel processo di creazione musicale. Il secondo della
ricercatrice e musicista svizzera Lorenza Donadini che, con un lavoro elaborato
negli ambienti dell’Università di Basilea, si sofferma sulla Ballata italiana, prendendo in esame il materiale contenuto nel manoscritto Oxford, Bodleian Library,
Canon. misc. 213, un manoscritto importante per essere l’unica fonte che abbia
tramandato l’opera di compositori italiani, buona parte dei quali minori, presenti
apparentemente senza una ragione specifica all’interno del manoscritto dedicato
alla musica d’oltralpe e in particolare a Guillaume Dufay e Gilles Binchois.
Un panorama variegato, quindi, quello della nostra proposta, che non ci impedisce di pensare, come detto, questo volume quale omaggio al ricordo di Cardine e agli 80 anni di Nino Albarosa la cui figura – anche come diretto discepolo
di Cardine - ci rende possibile l’avviare una breve riflessione sulle radici, sulle funzioni e sull’attualità dell’approccio semiologico al Canto gregoriano.
Riconoscere, infatti, la centralità della riflessione albarosiana nell’ambito del
contributo italiano a tale disciplina equivale a riconoscere a questo studioso il merito di aver sottratto il metodo semiologico ai rischi di un’incontrollata soggettività
in cui rischiava di perdersi quando, scomparso E. Cardine, la giovane scienza era
in effetti ancora impegnata nelle riflessioni intorno a principi e metodi.
Come è stato già sottolineato in passato1, Nino Albarosa, tra gli studiosi italiani, ha saputo affermare con forza la scientificità del metodo semiologico conducendolo sul solido piano della fedeltà al compito storico che gli era stato
assegnato fin dalle sue origini – quello di un rinnovamento documentato e consapevole del Canto gregoriano – ribadendo con convinzione che la lettura e l’analisi
1
“Se il canto gregoriano ha potuto godere nel tempo di un approccio più scientifico che rituale,
certamente lo si deve anche a Nino Albarosa il quale, ampliando e facendo propria una tradizione
di indagine sino ad allora poco praticata da studiosi laici, ha avuto, tra gli altri, il merito di far
approdare ai grandi organi di diffusione scientifico-musicologica i risultati di ricerche italiane e
non, svolte in ambito accademico”, G. Conti, Premessa, in Signum sapientiae, Sapientia Signi, Lugano
2005, pp. 7-8.
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delle fonti paleografiche investivano ogni studioso di una grande funzione e responsabilità in ordine ai principi di coscienza e memoria, coerenza e innovazione,
creando in tal modo le premesse perché nuove generazioni di studiosi e interpreti
potessero riconoscersi in una salda e condivisa identità culturale. Sul piano del
metodo si è trattato, a ben vedere, non solo della semplice dichiarazione di appartenenza a una tradizione di studi, quella cardiniana, e della mera applicazione di
stilemi interpretativi – giacché in quest’ottica il presente sarebbe stato vissuto solo
come emergenza del passato – ma del riconoscimento del fatto che il nesso permanente e attivo con i maestri possiede un carattere evolutivo, che la consonanza
delle posizioni non deve condurre a un sapere irrigidito e che una sintesi storica
può, e deve, inserirsi nello spazio d’ordine in cui conoscenze e teorie condivise si
configurano come strutturalmente aperte a molteplicità di vedute.
“Unità nella molteplicità”, oltre ad essere titolo e convinto richiamo dell’ultimo Congresso Internazionale dell’ A.I.S.C.Gre.2, è anche il motto con cui riassumere idealmente l’apertura e l’impegno scientifico di Nino Albarosa, che ha
saputo declinare le esigenze della tradizione in forme progettuali e le convenzioni
in fonti di idee, riuscendo ad affiancare allo studioso autorevole l’interprete lucido e conseguente.
La specificità che ha segnato fin dalle sue origini l’opera del prof. Albarosa
consiste appunto nell’aver considerato il dato semiografico non come problema,
ma di averlo esperito come risorsa espressiva, collocandolo nella visione d’insieme non dogmatica di un razionalismo critico, aperto alla continua verifica delle
proprie istanze e alla continua attualizzazione, operante sul terreno dell’attività
didattica e della prassi esecutiva.
In tale prospettiva andrebbero collocate, ad esempio, le riflessioni albarosiane
su quella che è stata denominata Bewegungstendenz3 o sulla riconsiderazione
funzionale del movimento “al grave”4, contributi che, al netto delle inevitabili diversità di vedute emerse negli anni nell’ambito della comunità scientifica, hanno
avuto l’importante funzione di porre dinanzi al nostro sguardo alcune ineludibili
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Unità nella molteplicità: fondamenti dell'interpretazione del canto gregoriano, IX Congresso Internazionale di
Canto Gregoriano dell'AISCGre, Poznan, 30 maggio - 4 giugno 2011.
N. ALBAROSA, Per una nuova lettura degli elementi neumatici: la Bewegungstendenz nel canto gregoriano, in
«Studi Gregoriani», III (1987), pp. 31-57.
ID, Mensuralismo e ritmo gregoriano, in «Studi Gregoriani», XXVII (2011), pp. 45-56.
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Editoriale
Giovanni Conti
problematicità: la principale delle quali riguarda l’ossatura ritmica della melodia
e il suo continuo (ri)strutturarsi nello svolgimento dell’evento sonoro. In essa le
potenzialità espressive non si esauriscono nel contenuto intenzionale, quello graficamente espresso dal segno neumatico, ma possono essere individuate e sviluppate in conseguenza del lavoro svolto sul campo, quello interpretativo (che ha
sempre costituito il naturale e organico complemento dell’attività di Nino Albarosa) e verificate sul piano scientifico mediante la comparazione dei contesti.
Il reale valore culturale dei citati contributi albarosiani quindi non risiede
tanto nell’individuazione di “micro-articolazioni”, come una lettura semplicistica
potrebbe suggerire, quanto nell’aver saputo smarcare sapientemente gli studi semiologici da tentazioni deterministiche di causa-effetto (rischio sempre presente
in un approccio superficiale a tale disciplina) o, all’estremo opposto, da generalità e astrazioni, ponendo sul tavolo questioni interpretative senz’altro più in linea
con l’epoca di produzione dei più antichi manoscritti adiastematici, rispetto a uno
“scientismo” di stampo positivista – storicamente estraneo alla logica che informa il rapporto parola/neuma – in cui ancora oggi sembrano muoversi alcune
tendenze della ricerca.
Gli studi di Nino Albarosa, la sua attività didattica e l’innesto su di essi delle
istanze interpretative hanno finora mostrato come sia possibile l’elaborazione di
un sapere composito che, lungi dallo specchiarsi nelle proprie formulazioni, si
configura come esperienza conoscitiva che colloca il Canto Gregoriano nel suo radicamento storico e nell’attualità della prassi, fra la compiutezza della scienza e
l’ineffabilità dell’essenza.
Questa nostra modesta iniziativa giunga a Nino Albarosa come gesto di profonda riconoscenza e sincera gratitudine, a superamento di ogni incomprensione
che il confronto tra umani a volte pone dinnanzi. Certi di poter individuare nuove
e proficue occasioni di incontro, vadano a Lui i migliori auguri da parte del Comitato scientifico, della Redazione e di tutti noi.
Giovanni Conti
direttore di Vox Antiqua
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Nino Albarosa
Eugène Cardine* e Luigi Agustoni
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Eugène Cardine, Courseulles-sur-Mer, 11 aprile 1905 – Solesmes, 24 gennaio 1988.
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