Trends Snapshot Gennaio 2009 Sintesi Con i mercati nella morsa della crisi, gli investitori tornano alle origini. Gli investimenti liquidi, locali e semplici sono all’ordine del giorno. Le differenze sostanziali nelle politiche e nei tempi d’intervento creano contesti d’investimento diversi. Gli interventi pubblici proseguiranno probabilmente più a lungo di quanto sarebbe desiderabile. Commodity: non c’è motivo di vendere ai livelli di prezzo attuali. Azioni: riteniamo che il rally di mercato ribassista di cui abbiamo parlato sia solo agli inizi. Obbligazioni: il mercato si concentrerà sulle diverse prospettive di titoli di Stato ed emissioni societarie. Poiché la crisi continua a travolgere economie e settori, gli operatori stanno tornando al modello d’investimento di base come misura di sicurezza. Che cosa è cambiato nello scorso decennio nel modo di pensare e nel comportamento degli investitori? Sotto molti punti di vista oggi è come essere tornati indietro di undici anni, quando entrai in Credit Suisse. Una decina d’anni fa, il posizionamento della maggior parte dei clienti era chiaro e semplice. I loro portafogli erano costituiti esclusivamente da un insieme di azioni e strumenti a reddito fisso. Inoltre, i loro patrimoni erano in gran parte investiti sul mercato locale e un’esposizione estera superiore al 30% rappresentava una rara eccezione. In seguito, molti hanno iniziato a diversificare, distanziandosi da questo mix di investimenti tradizionale. Il primo passo, compiuto forse alla fine dello scorso decennio, è stato quello di muoversi al di fuori dei propri mercati nazionali; tre anni dopo, gli operatori si sono cautamente avvicinati alle asset class alternative, in modo particolare agli immobili. Negli ultimi anni, quando la gestione patrimoniale è diventata sempre più sofisticata e ha cominciato a offrire tali prodotti a un numero sempre maggiore di clienti, si è assistito a uno spostamento su larga scala verso le attività illiquide (private equity, hedge fund ecc.). In pratica, gli investitori scambiavano la liquidità con la performance, spesso tramite strutture più o meno complicate e a più livelli. Infine, negli scorsi dodici mesi, questa tendenza si è generalmente invertita. Alla luce della crisi in corso, gli operatori stanno tornando alle origini, ovvero agli investimenti liquidi che conoscono e di cui si fidano, che il più delle volte altro non sono che titoli di singole società quotati sul mercato locale. Ciò comporta alcune implicazioni sia per l’attività di gestione patrimoniale sia per i rendimenti che i clienti si possono realisticamente attendere. Trends Snapshot L’aspetto interessante è che analizzando i mercati alla ricerca degli investimenti più convenienti e interessanti troviamo valore nella liquidità e viceversa. Esiste una reale differenza tra regioni e Paesi per quanto riguarda l’impatto della crisi? È una questione di preparazione o di risposta politica? Anche all’interno dell’Ue stiamo assistendo a reazioni molto diverse, che hanno senz’altro un certo peso. Da un lato, Francia e Regno Unito intendono chiaramente muoversi in modo proattivo e vogliono mostrare di agire rapidamente, concentrandosi sui problemi attuali. In Germania, al contrario, le autorità hanno optato per un approccio più lento ma forse più ponderato, che tiene conto di più fattori. Considerando che siamo in un territorio inesplorato, dove sia i problemi sia le misure proposte sono spesso senza precedenti, questo orientamento cerca di mitigare l’inevitabile rischio operativo. Quali sono le differenze sino a questo momento? Negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in altri Paesi sono stati e saranno soprattutto i consumatori a fare le spese della crisi, mentre in Germania è stata l’industria a subire sinora le maggiori ripercussioni. Sfortunatamente, nella maggior parte dei Paesi sviluppati l’esito sarà lo stesso: la recessione. Una risposta quasi universale consiste nell’eccezionale livello d’influenza dello Stato in settori tradizionalmente di dominio privato. È uno sviluppo da temere? E quando la situazione si sarà normalizzata, i governi sapranno ritirarsi in modo disciplinato? È quasi impossibile dirlo. Certamente, il desiderio di un economista sarebbe che lo Stato prendesse le misure necessarie a stabilizzare l’economia e riconoscesse anche quando è il momento di lasciare che le forze di mercato tornino a operare più liberamente, ovvero quando si attenuerà la dinamica negativa. L’esperienza, sfortunatamente, ci induce ad attenderci uno scenario diverso. Durante la crisi petrolifera di qualche decennio fa, i governi intervennero massicciamente al fine di allentare le immediate pressioni su aziende e consumatori. Ancora oggi stiamo soffrendo in qualche misura a causa del debito assunto allora. Ciò indica che i provvedimenti che vengono presi oggi potrebbero essere abbastanza duraturi. Questi timori fanno da sfondo agli scenari di disinflazione a breve termine e inflazione molto elevata a medio termine attualmente contemplati da molti economisti. Guardiamo ora concretamente agli investimenti o almeno alle asset class. Dopo gli ultimi drammatici dodici mesi, è arrivato il momento di tornare a considerare il petrolio e le altre commodity? Certamente ai livelli attuali gli operatori di mercato pensano inevitabilmente a una posizione lunga. Tuttavia, considerata la situazione di estremo contango (premio del 40–50% sul future a 24 mesi), è difficile stabilire come muoversi da un punto di vista tecnico. Detto ciò, riteniamo che la strozzatura di dodici mesi fa si riproporrà verso la fine del 2009, a fronte della lenta riaccelerazione dell’economia. L’area meno attraente nel settore delle materie prime è quella dei metalli industriali e la più appetibile è quella dell’oro fisico, sempre per una questione di fiducia, ma anche petrolio e commodity agricole appaiono interessanti. Trends Snapshot Philipp Vorndran, Senior Investment Strategist Figura 1: prezzo del petrolio 160 140 120 100 80 60 40 Prezzo del petrolio Gen 08 Gen 06 Gen 04 Gen 02 Gen 00 Gen 98 Gen 96 Gen 94 Gen 92 0 Gen 90 20 Fonte: Credit Suisse, Bloomberg Ha parlato di riaccelerazione dell’economia. Quando ciò avverrà, assisteremo anche alla conclusione del trend ribassista del mercato azionario? È da qualche tempo che ci aspettiamo un rally di mercato ribassista e ci siamo posizionati di conseguenza. Riteniamo che tale recupero, per quanto un po’ disordinato, sia ora nella sua fase iniziale e che i listini continueranno a guadagnare terreno nei prossimi due mesi. Le cattive notizie sul fronte economico e degli utili potrebbero tuttavia provocare un altro crollo in seguito. A livello di tempistica, ci aspettiamo che il mercato azionario tocchi il suo minimo ciclico nel secondo trimestre 2009, avviandosi poi nuovamente verso un prolungato trend positivo. Tali previsioni sono basate sul presupposto che il flusso di notizie sfavorevole sul fronte congiunturale cominci a esaurirsi nel corso della seconda metà del 2009 e come di consueto i listini azionari precedano di un paio di mesi l’economia. Naturalmente, ciò dipende a sua volta dalla correttezza delle nostre ipotesi di lavoro di base e previsioni sulla situazione economica. Ci aspettiamo un’acuta e profonda recessione che si protrarrà per i prossimi dodici mesi. In uno scenario di depressione, che a nostro avviso ha il 10–15% di probabilità di verificarsi, le piazze azionarie saranno penalizzate più pesantemente e per un periodo più prolungato. «Solo gli sciocchi comprano le obbligazioni», recita un antico detto. Oggi questa affermazione è corretta? E lo è sia per le emissioni governative sia per quelle societarie? Al momento la differenza tra titoli di Stato e obbligazioni societarie è notevole e incide considerevolmente su fiducia e liquidità, i due fattori di cui abbiamo parlato in precedenza. Tuttavia, alcune aree dei mercati delle emissioni societarie rimangono liquide e presentano valutazioni interessanti. Stiamo pertanto cercando di identificarle Trends Snapshot e consigliamo di effettuare investimenti equilibrati nelle obbligazioni con buone valutazioni, anche se di qualità marginalmente inferiore. Figura 2: differenziali tra obbligazioni societarie e titoli di Stato – Stati Uniti 7,0% 6,0% 5,0% 4,0% 3,0% 2,0% 1,0% 0% Gen 97 Gen 99 Gen 01 Gen 03 Gen 05 Gen 07 Spread: obbligazioni societarie BAA – Treasury Spread: obbligazioni societarie AAA – Treasury Fonte: Credit Suisse, Datastream Detto ciò, il segmento lungo della curva dei tassi d’interesse presenta chiare anomalie di prezzo, a causa di due fattori: la continua fuga verso la qualità e, fattore più importante, la politica delle banche centrali. Le autorità monetarie cercano di ridurre i tassi sui mutui ipotecari e appiattire la curva dei rendimenti e continueranno a farlo sino a quando le notizie provenienti dall’economia rimarranno negative. In base al nostro scenario di recessione, ciò significherebbe più o meno fino all’estate o all’autunno 2009. Rimaniamo dell’avviso che il rendimento delle obbligazioni a lunga scadenza (dieci anni o più) aumenterà nei prossimi dodici mesi. Scadenza editoriale: 12.12.2008 Il presente documento non è il risultato di un’approfondita ricerca o analisi finanziaria e non costituisce una ricerca d’investimento o una raccomandazione di ricerca ai sensi delle norme dell’Associazione svizzera dei banchieri. Pertanto non è soggetto alle «Direttive sull’indipendenza della ricerca finanziaria» pubblicate dall’Associazione svizzera dei banchieri. Le informazioni e le opinioni espresse nel presente documento sono state elaborate da Credit Suisse alla data della redazione e sono soggette a modifica senza preavviso. Il presente documento viene realizzato esclusivamente a scopo informativo. Sebbene le informazioni siano state ottenute da, e basate su, fonti che Credit Suisse reputa affidabili, non se ne garantisce la correttezza o la completezza. Le performance del passato non sono indicative dei rendimenti futuri. 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