STORIA DELLE RELAZIONI
INTERNAZIONALI
DAL SISTEMA EUROPEO AL SISTEMA
MONDIALE DEGLI STATI
DEFINIZIONI
Politica internazionale: cronaca dei fatti contingenti considerati nel momento in cui
accadono, nelle loro immediate premesse e nelle conseguenze che ne derivano
Storia internazionale: studio di ciò che non riguarda la realtà interna dello Stato in cui
si opera
Storia dei trattati: è prevalente l’aspetto giuridico dello studio del procedimento
mediante il quale furono elaborate le norme contenute nei trattati e delle disposizioni
convenute nei trattati stessi
Storia diplomatica: storia della politica estera degli Stati
Storia delle relazioni internazionali: studio dei rapporti tra Stati, ruolo delle
organizzazioni internazionali e delle ONG, dinamiche economiche, sociali, ambientali,
influenza dei media, dell’opinione pubblica, delle ideologie, funzione della società civile,
peso delle imprese multinazionali, fattori geografici, demografici ecc.
GLOSSARIO I

STATO MODERNO

RAGION DI STATO
sicurezza e stabilità dello Stato sono obiettivi prioritari cui va
subordinata ogni altra considerazione di natura etica, religiosa, politica,
economica o giuridica

ANARCHIA INTERNAZIONALE
politica internazionale = lotta per il potere, politica di potenza

GERARCHIA TRA STATI E PRINCIPIO DI EQUILIBRIO

SISTEMA INTERNAZIONALE
complesso di interrelazioni tra soggetti distinti in cui il comportamento di ciascuno
influenza le scelte degli altri
GLOSSARIO II

SISTEMI DI STATO BIPOLARI E SISTEMI DI STATO MULTIPOLARI

SISTEMI OMOGENEI O VALORI DIVERSI

STATI INSULARI E STATI CONTINENTALI

RICCHEZZA E POTENZA
ATTORI E FATTORI
Attori: coloro che agiscono nel campo delle relazioni internazionali (individui,
enti, organizzazioni). Uno degli attori più importante (e per secoli quasi
esclusivo) è lo Stato, oggi affiancato da altri soggetti che influenzano le relazioni
internazionali (organizzazioni internazionali, ONG, imprese multinazionali, lobby,
organizzazioni terroristiche, organizzazioni criminali, opinione pubblica ecc.).
Fattori: elementi di varia natura che influiscono sull’andamento delle relazioni
internazionali (geografia e territorio, popolazione e curva demografica, sistema
economico, strutture politiche e sociali, ideologia, potenza militare, ambiente,
sviluppo scientifico e tecnologico ecc.).
PERIODIZZAZIONE

1494
grandi potenze
crisi del sistema italiano degli Stati. Spagna e Francia

1521 - 1659 tentativi egemonici asburgici. I Paesi Bassi grande potenza

1661 - 1815 tentativi egemonici francesi. Ascesa dell’Inghilterra, di
Prussia, Austria e Russia

1815 - 1914 pace dei cent’anni. Egemonia britannica. Ascesa di Stati
Uniti e Giappone

1914 - 1945 tentativi egemonici tedeschi. Crollo del sistema
europeo degli Stati

1945 - 1991 sistema mondiale bipolare. Integrazione europea

post 1991
ricerca di un nuovo ordine internazionale: anarchia,
unipolarismo, multipolarismo?
L’Europa nell’800
L’impero di Carlo Magno nell’anno 814
La divisione dell’impero di Carlo Magno
L’Europa nel 900
L’Europa nel 1000
L’Europa nel 1100
L’Europa nel 1200
L’Europa nel 1300
DAL SISTEMA ITALIANO AL SISTEMA EUROPEO
DEGLI STATI

Il sistema italiano degli Stati
•
•
•
•
Anticipa due caratteristiche del sistema europeo:
il principio dell’equilibrio e la presenza di uno Stato insulare
Cinque grandi potenze regionali e molte medie e piccole potenze
La pace di Lodi del 1454
Lorenzo il Magnifico
 La crisi del sistema italiano degli Stati
•
La calata di Carlo VIII di Francia e l’inizio delle guerre per l’egemonia in
Italia
 L’emergere di grandi potenze europee
•
•
•
•
Regno di Spagna, Regno di Francia, Regno d’Inghilterra
Italia e Germania
L’Europa orientale e la Russia
L’impero ottomano
Il sistema italiano degli Stati 1454
Il sistema italiano degli Stati 1494
L’EUROPA NELL’ETA’ MODERNA
I secoli XV e XVI sono caratterizzati da due fattori di lungo periodo, destinati a
segnare la storia europea nei secoli successivi:
•
•
l’espansione europea nel mondo ad opera delle monarchie territoriali della costa
atlantica (iberiche, francese, inglese);
il conflitto fra le potenze europee per la supremazia sul vecchio continente e per la
spartizione delle aree di influenza coloniali.
Il primo fenomeno evidenzia la necessità di leggere la costruzione dell’identità
europea in termini di alterità e di conflitto: gli europei civilizzati rispetto ai
“selvaggi” americani (totalmente diversi e attraverso i quali, per confronto e
differenza, è possibile vedere la propria identità); il “dispotismo” degli asiatici,
come sostiene Machiavelli, rispetto alla libertà europea.
Il secondo fenomeno rappresenta il filo logico interpretativo della storia europea
nell’età moderna e contemporanea: la creazione del sistema europeo degli Stati,
caratterizzato dalla compresenza conflittuale di una pluralità di Stati in precario
equilibrio fra loro e dal tentativo ripetuto (e sempre fallito, anche grazie al ruolo
anti-egemonico giocato da potenze periferiche quali la Gran Bretagna, l’impero
turco e la Russia) di alcuni di essi di imporre con la forza la propria egemonia sul
continente, nella prospettiva della costruzione di un impero unitario.
L’Europa nel 1400
L’Europa nel 1500
ECONOMIA, MERCATI, COMMERCI, RAPPORTI
SOCIALI NEL CINQUECENTO
 Scoperte geografiche ed espansione coloniale. Sviluppo della navigazione. Il
miracolo europeo: la frammentazione politica favorisce pluralismo, libertà
intellettuale, antagonismo competitivo, innovazione che impediscono
l’affermarsi di un potere centralizzato. Nessuna potenza raggiunge il margine
di vantaggio determinante. Rivoluzione militare. Svilupppo della stampa. La
tecnica
 Le nuove correnti del traffico internazionale. Le rotte intercontinentali e
internazionalizzazione degli scambi. Sviluppo demografico e rivoluzione
dei prezzi
 L’economia capitalistica, artigianato e industria, concentrazione dei
capitali e finanza
 Gruppi e rapporti sociali: clero, nobiltà, borghesia, contadini e salariati.
Ascesa di nuovi strati legati alle nuove attività economiche: finanzieri,
imprenditori, mercanti, tipografi, tecnici, ingegneri e artigiani impegnati
nelle produzioni d’avanguardia
 Spirito capitalistico: calcolo razionale. Etica capitalistica e calvinismo
I PRINCIPALI CENTRI DI POTERE MONDIALI NEI
SECOLI XV-XVI
 Europa occidentale (assenza di un’autorità centrale e uniformizzante)
 Impero ottomano
 Moscovia
 Persia
 Impero Moghul
 Cina
 Giappone
I TENTATIVI EGEMONICI DEGLI ASBURGO
1521 - 1659
 CARLO V D’ASBURGO 1519 - 1556
 FILIPPO II DI SPAGNA 1556- 1598
 LA GUERRA DEI TRENT’ANNI 1618 - 1648
Genealogia di Carlo V d’Asburgo
CARLO V d’ASBURGO
1519 - 1556
La Riforma protestante e la spaccatura religiosa e politica determinano in
Germania un particolarismo che ostacola per secoli la formazione dello Stato
unitario.
I domini ereditari (Austria, Borgogna, Paesi Bassi, Castiglia, Aragona, Napoli,
Sicilia, Sardegna, colonie americane) e la corona imperiale.
Direttrici della politica estera:
•
•
•
Egemonia del potere imperiale. Asservimento dell’Italia. Le guerre contro la
Francia terminate per sfinimento dei contendenti
Difesa del cattolicesimo e lotta al protestantesimo. La pace di Augusta, 1555:
cuius regio eius religio
Il difficile contenimento dell’impero turco
La divisione dei suoi domini: l’impero è troppo vasto ed eterogeneo. Filippo II re
di Spagna (1556) e mantiene Paesi Bassi, Franca contea, Italia e le colonie
Americane. Ferdinando I i domini austriaci e orientali, dal 1558 imperatore.
Spagna e Austria rimarranno separate per sempre.
La pace di Cateau-Cambrésis 1559; egemonia spagnola sull’Italia.
Carlo V d’Asburgo
imperatore del Sacro Romano Impero (1519-1556)
Gand, 1500 - Yuste (Estremadura), 1558
Spagna e Austria nel 1558
FILIPPO II DI SPAGNA
1556 - 1598
La Spagna di Filippo II:
religione (unione monarchia-cattolicesimo);
economia (primato della rendita sul profitto borghese-capitalistico);
centralizzazione assolutistica; militarismo; colonialismo;
la politica matrimoniale.
Le direttrici della politica estera:
•
•
•
la guerra contro i Turchi. Lepanto
la rivoluzione dei Paesi Bassi
scontro tra due mondi; prima grande rivoluzione dei tempi moderni;
tolleranza religiosa; dinamismo economico; pluralismo sociale
l’Inghilterra
a. ascesa della potenza internazionale dell’Inghilterra
b. fallimento dell’espansionismo spagnolo e della riconquista cattolica
dell’Inghilterra
c. effetti decisivi sulla rivoluzione dei Paesi Bassi
Filippo II d’Asburgo
il Re prudente, re di Spagna (1556-1598)
Valladolid, 1527 - Escorial (Madrid), 1598
L’espansione dell’impero ottomano
La ribellione dei Paesi Bassi 1555
La ribellione dei Paesi Bassi 1609
L’ASCESA DELL’INGHILTERRA ELISABETTIANA
Strutture politiche
Il Parlamento rappresenta le antiche classi dirigenti, ma anche i nuovi
ceti sociali in ascesa e diventa la voce politica della società; ruolo
fondamentale nell’approvazione ripartizione del carico fiscale.
Ascesa economica
Gentry e yeoman agiscono secondo mentalità razionalistico-capitalistica.
Le strutture commerciali internazionali, fulcro della potenza economica.
Commercio e guerra di corsa. 1566: borsa di Londra. 1600: Compagnia
delle Indie orientali. Avvio dell’espansione coloniale. Formazione di grandi
centri urbani commerciali e industriali. Dinamismo economico.
Presenza di ceti medi. Possibilità di ascesa sociale. Sviluppo della società
civile. Il potere politico non si contrappone, ma si integra con il capitalismo, a
differenza della monarchia spagnola militare-burocratica che contrasta le forme
dell’economia moderna.
Elisabetta I Tudor
regina d’Inghilterra (1558-1603)
Greenwich, 1533 - Richmond (Surrey), 1603
LA FRANCIA E LE GUERRE DI RELIGIONE
ENRICO IV
Le guerre civili 1562-1598
Incapacità di dare una risposta alla convivenza tra cattolicesimo e
protestantesimo; indebolimento dell’autorità della corona; impoverimento
economico.
Filippo II finanzia i Guisa.
Enrico IV di Borbone re di Francia.
Editto di Nantes:
•
•
•
libertà di culto agli ugonotti in certi luoghi (calvinismo religione tollerata)
eguaglianza dei diritti civili per i riformati (accesso alle cariche pubbliche)
possesso di fortezze armate per gli ugonotti
L’Europa nel 1600 I
L’Europa nel 1600 II
LA GUERRA DEI TRENT’ANNI I
1618 - 1648
Le cause:
•
rinnovato tentativo degli Asburgo, difensori della controriforma, di stabilire
l’egemonia sull’Europa e quindi tentativo di distruzione della forza politica
del protestantesimo come mezzo per affermare il proprio dominio politico e
assoggettare l’impero
•
problema religioso. Diffusione del calvinismo, non contemplato dalla pace
di Augusta del 1555
•
ascesa della Svezia e disegno egemonico nel Baltico
•
ripresa della Francia e rinnovata volontà di opposizione antiasburgica
LA GUERRA DEI TRENT’ANNI II
La carta geopolitica d’Europa allo scoppio della guerra:









Spagna
Austria
Francia
Inghilterra
Province Unite
Danimarca
Svezia
Polonia
Russia
LA GUERRA DEI TRENT’ANNI III
Sono coinvolti tutti i paesi europei eccetto Russia, impero ottomano,
Inghilterra.
Le fasi della guerra:
1.
2.
3.
4.
la fase boema (defenestrazione di Praga, 1618; battaglia della Montagna Bianca,
1620)
la fase danese (editto di restituzione)
la fase svedese (Gustavo Adolfo)
la fase francese (Richelieu, ristabilita all’interno del regno l’autorità della corona,
fa entrare direttamente in campo la Francia per contrastare il piano egemonico
degli Asburgo. Vittoria francese a Rocroi, 1643)
Armand-Jean du Plessis, duca di Richelieu
castello di Richelieu (Poitou), 1585 - Parigi, 1642
LE PACI DI VESTFALIA I
Le paci di Vestfalia 1648
Due trattati (le conferenze di pace iniziano nel 1642 e si protraggono fino
al 1648):
•
•
Münster tra l’impero e la Francia
Osnabrück tra l’impero e la Svezia
 Riconoscimento da parte della Spagna dell’indipendenza delle Province Unite
con una pace separata
 Riconoscimento del possesso francese di Metz, Toul, Verdun, parte
dell’Alsazia, Pinerolo
 È confermata la frammentazione della Germania in 350 Stati e micro-Stati
sovrani che ottengono la sovranità in politica estera
 La Svezia si espande nella Germania settentrionale e sul mar Baltico
 I cantoni svizzeri sono riconosciuti come entità sovrane
 La pacificazione di Augusta è estesa al calvinismo
Le conseguenze
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Trionfo della politica francese di divisione della Germania
Crollo della potenza spagnola; pace dei Pirenei 1659
La Francia diventa la prima potenza europea per effetto della decadenza
spagnola, della frantumazione politica della Germania, del fallimento delle
ambizioni egemoniche degli Asburgo
La Svezia, grande potenza europea; egemonia svedese nell’area del Baltico
Fallimento del piano controriformistico e di riconquista cattolica della Germania;
riconoscimento del calvinismo
Fine di due visioni del mondo contrapposte per secoli:
- imperiale (potere politico universale)
- papale (disciplina del mondo fondata su principi e sanzioni religiose)
L’unificazione tedesca, come quella italiana, è ritardata di 200 anni
Gli Asburgo, preclusa l’espansione verso l’Europa centro-occidentale,
indirizzano i loro disegni espansionistici verso la regione danubiana
Egemonia commerciale olandese
Disastro per la società e l’economia europee (carestie, epidemie, saccheggi)
Il modello Vestfalia delle relazioni internazionali: Stati non più sottoposti alla
potestà imperiale, di varia grandezza, ma giuridicamente eguali (superiorem non
reconoscentes), eppure diversi dal punto di vista della politica di potenza.
Affermazione del principio d’equilibrio (iustum potentiarum aequilibrium)
Le paci di Westphalia: il trattato di Münster
24 ottobre 1648
L’Europa nel 1648 I
L’Europa nel 1648 II
IL FALLIMENTO DEI TENTATIVI EGEMONICI DEGLI
ASBURGO
Le cause del fallimento:
•
aumento dei costi della guerra. Aumentano le entrate (introiti da miniere
americane da 200.000 a 2 milioni di ducati annui), ma ancora di più le uscite
(10 milioni di ducati solo per l’Invencible Armada del 1588). Nel 1598 il debito è
di 100 milioni di ducati e il pagamento degli interessi è pari ai 2/3 di tutte le
entrate
•
dispersione strategica. Troppi obiettivi, troppi nemici, troppi fronti dove
combattere. Mancanza di una chiara visione delle priorità difensive (la guerra
nei Paesi Bassi costa 218 milioni di ducati contro 121 arrivati nello stesso
periodo dalle miniere americane)
•
irrazionalità e inefficienza gestionale dei domini asburgici, difficoltà a
concentrare e ottimizzare le risorse
L’ASCESA DELLA FRANCIA
•
Mazzarino porta a compimento l’opera di Richelieu. Sconfitta della
fronda parlamentare e della fronda dei principi
•
Sconfitta della Spagna e pace dei Pirenei, 1659
•
Matrimonio tra Luigi XIV di Francia e Maria Teresa d’Asburgo
Giulio Mazarino
Pescina (L’Aquila), 1602 - Vincennes (Parigi), 1661
L’EUROPA A METÀ SEICENTO I
Assolutismo e parlamentarismo
Il modello assolutistico-centralistico: persiste in Spagna e si consolida in Francia.
Inghilterra e Paesi Bassi, dove i ceti emergenti sono molto forti, rompono con tale
modello e affermano il regime parlamentare e attraversano un impetuoso sviluppo
capitalistico. Fra parlamentarismo e capitalismo si instaura un nesso organico. La
borghesia conquista un proprio ruolo nella gestione dello Stato e il potere politico
rispecchia la pluralità degli interessi dei diversi ceti sociali. Vocazione marittima di
entrambi i paesi. Il confronto degli interessi economici si riflette sul piano culturale e
religioso; l’apertura all’innovazione economica diventa accettazione dei valori della
diversità culturale, ideologica e religiosa (in Inghilterra in maniera contraddittoria). La
diversità, combattuta in Spagna, assume un valore positivo. Fra Stato e società civile si
crea un equilibrio dinamico.
Capitalismo e borghesia
Olanda Inghilterra Francia: ceti borghesi, in pieno sviluppo e ascesa sociale, agenti
storici dello sviluppo capitalistico. Elementi della modernizzazione: aumento peso
economico e sociale della borghesia, forza militare dello Stato, incremento demografico.
Spagna Portogallo: borghesia rachitica; polarizzazione sociale tra nobiltà parassitaria e
consumistica e clero pletorico e contadini, pastori, piccoli artigiani.
Francia
Ascesa grazie a decadenza spagnola, frammentazione politica della Germania,
fallimento delle ambizioni politiche austriache. Scontro tra la corona, che vuole
consolidare la sua autorità, e le forze centrifughe (nobiltà, parlamenti, ugonotti) che
contrastano il progetto centralistico. A differenza della Spagna, prosegue il processo di
modernizzazione economica e sociale. Modello della monarchia assoluta; lo Stato
afferma il suo primato sulla società civile.
Inghilterra
Scontro tra assolutismo e forze antiassolutistiche, come in Francia, ma con esito
opposto. A differenza della Francia (dove l’antiassolutismo è rappresentato dalla grande
nobiltà che nutre pretese di autonomia di matrice feudale), le forze antiassolutistiche
hanno un contenuto politico e sociale diverso: sono i ceti economicamente e
socialmente emergenti, portavoce di esigenze di libertà politica moderna, che vogliono
contare, tramite il parlamento, nel governo del paese. Modello della monarchia
parlamentare; la corona rispetta il sistema delle libertà politiche e civili.
La rivoluzione inglese. Cromwell.
L’atto di navigazione (1651) e la prima guerra anglo-olandese (1652-1654). Seconda
(1664-1667) e terza (1672-1674) guerra anglo-olandese.
La gloriosa rivoluzione: la realtà politica, sociale, culturale, religiosa in contrasto con
l’assolutismo degli Stuart. Il Bill of rights, 1689; creazione della Banca d’Inghilterra,
1694.
Paesi Bassi
Grande potenza economica e coloniale; la borghesia è il ceto dominante (primo caso
nella storia europea); libertà politica, culturale, religiosa. Etica economica; pluralismo;
laicizzazione di valori e comportamenti; libertà e tolleranza; spirito scientifico; arte;
espansione coloniale (Compagnia delle Indie orientali, 1602).
Italia
Le nuove rotte marittime, la potenza ottomana, l’ascesa olandese e inglese le fanno
perdere il ruolo di ponte nel Mediterraneo fra Oriente ed Europa. La decadenza, anche
se rimangono centri commerciali importanti (Genova e Venezia porti di rilievo regionale).
La controriforma soffoca l’umanesimo rinascimentale. Marginalizzazione economicosociale e culturale. Caduta della mobilità sociale, spagnolismo (non solo nei domini
spagnoli), contrazione della borghesia, divaricazione tra Nord e Sud destinata ad
approfondirsi, consolidamento dello spirito regionalistico di fronte all’esperienza
nazionale in crescente rafforzamento vissuta da Francia, Spagna, Inghilterra, Olanda.
Spagna
La decadenza. Sollevazioni in Biscaglia, Galizia, Catalogna, Portogallo, Napoli, Sicilia
tra il 1637 e il 1652.
Europa orientale
Potere sociale nelle mani della nobiltà, contadini poveri, debole sviluppo della borghesia.
La monarchia in Polonia è debole, in Russia soggioga la nobiltà e instaura un potere
assoluto, centralizzato e dispotico.
LA FRANCIA DI LUIGI XIV I
1643 - 1715
L’organizzazione statale
Il ruolo della borghesia. Colbert e il colbertismo (manifatture nazionali, lotta alla
concorrenza olandese e inglese, sviluppo della flotta, creazione delle compagnie
commerciali).
Le Tellier e la costruzione del grande esercito (da 40.00 a 450.000 uomini; Vauban
e la creazione del corpo del genio).
Le istituzioni culturali e la formazione del consenso; la celebrazione della gloria del
re.
La politica religiosa: revoca dell’editto di Nantes, 1685; il gallicanesimo.
Il militarismo, possibile grazie a: modernizzazione della società francese,
accentramento del potere, efficienza dell’amministrazione statale, assoggettamento
della società civile allo Stato, mobilitazione delle risorse economiche.
LA FRANCIA DI LUIGI XIV II
Il progetto egemonico e il suo fallimento
Il disegno antispagnolo e la guerra di devoluzione.
Il disegno antiolandese: obiettivi espansionistici e politica economica.
Le Camere di riunione. L’Europa contro la Francia: la guerra della lega di Augusta
(1688-1697).
La guerra di successione spagnola, 1702-1713. La religione non è più componente
essenziale della guerra, legata a problemi economici e politici. Voltafaccia di Savoia e
Portogallo.
I trattati di Utrecht, 1713 e Rastatt, 1714. Principio dell’equilibrio, perseguito
dall’Inghilterra, cardine della sua politica estera fino alla II guerra mondiale.
La Francia rimane grande potenza, conserva Strasburgo; Filippo V di Borbone rimane
re di Spagna.
La Spagna mantiene i domini coloniali, ma perde quelli europei: Paesi Bassi, Milano,
Mantova, Napoli e Sardegna all’Austria (egemonia austriaca in Italia).
I Paesi Bassi s’ingrandiscono nelle Fiandre, ma perdono egemonia economica. Vittorio
Amedeo II ottiene il titolo di re, la Sicilia e possedimenti in Piemonte. Federico I di
Hohenzollern re di Prussia.
Inghilterra: consolida l’equilibrio in Europa, ottiene Gibilterra (1704) e Minorca,
influenza sul Portogallo, colonie francesi in Nord America (baia di Hudson, Nuova
Scozia, Terranova), privilegi economici in quelle spagnole. Act of settlement e atto di
unione.
Luigi XIV e le Fiandre
La Francia di Luigi XIV
Luigi XIV di Borbone
il Re Sole, re di Francia (1643-1715)
Saint-Germain-en-Laye, 1638 - Versailles, 1715
IL COLONIALISMO NEL SEICENTO
 Cinquecento: predominio coloniale spagnolo e portoghese
Seicento: ascesa coloniale di Paesi Bassi, Inghilterra, Francia
 Spagna e Portogallo, dove non decolla il capitalismo, decadono; si
esauriscono le miniere di metalli preziosi, l’economia, strutturalmente debole,
non alimenta un legame vitale con le colonie e non produce forme innovative
di produzione e commercio
 L’impero coloniale non è più legato allo sfruttamento di metalli preziosi e al
commercio di spezie e merci rare, ma alla produzione su vasta scala di
cotone (per l’industria tessile di massa), tè, caffè, tabacco, mais la cui cultura
richiede forti investimenti, organizzazione del commercio internazionale,
industria di trasformazione nella madrepatria, adeguati canali di
commercializzazione, disponibilità di capitali
GLI IMPERI COLONIALI SPAGNOLO E
PORTOGHESE
Portogallo
Ridimensionato dagli attacchi olandesi, inglesi e arabi, in grande decadenza.
Asia: Goa e Diu in India; parte di Timor nell’arcipelago della Sonda, Macao in Cina
Africa: Angola, Mozambico, Guinea Bissau, Guinea equatoriale
America: Brasile
Spagna
Nonostante la decadenza, rimaneva il maggior impero coloniale. La decadenza
della madrepatria aveva favorito l’autonomia delle autorità locali e la formazione di
una classe dirigente indigena, i creoli. Cessato la sfruttamento delle miniere,
aumenta la produzione di zucchero, cacao, frutti tropicali, allevamento del bestiame.
In assenza di sbocchi sul mercato spagnolo, proprietari spagnoli e creoli alimentano
il contrabbando con inglesi, olandesi e francesi.
America: Florida, California, quasi tutta l’America centrale, America meridionale
eccetto Brasile
Asia: Filippine
Gli imperi coloniali spagnolo e portoghese
L’IMPERO COLONIALE OLANDESE
Tipo di colonialismo laico e capitalistico finalizzato al profitto, diverso da quello
portoghese e spagnolo. L’impero è realizzato a spese di Portogallo e Spagna.
Asia: Molucche, Cochin, Ceylon, Malacca, Indonesia (centro del loro enorme
impero dove introdussero piantagioni di canna da zucchero, caffè, pepe).
Africa: basi nell’Africa occidentale cacciando i portoghesi, Sud Africa (boeri e
ugonotti francesi).
America: Piccole Antille (zucchero, tabacco, rum); America del Nord (Nuova
Amsterdam, dal 1664 dopo la vittoria inglese New York); Guyana olandese.
Australia: Tasmania e Nuova Zelanda, poi abbandonate.
Le rotte commerciali olandesi nel 1650
L’IMPERO COLONIALE INGLESE
America centrale: Bermuda 1612, Barbados, Giamaica 1659 (zucchero),
Honduras, Bahama.
America del Nord: Virginia, Maryland, Carolina; New England (Massachusetts
1620) con tratti diversi da quelle meridionali, padri pellegrini. Colonie fondate da
dissidenti religiosi, dotati di capacità culturali e economiche, decisi a stabilirsi
nel nuovo mondo, animati da spirito di libertà e intraprendenza, desiderosi di
creare una nuova società. Con la pace di Utrecht 1713 la Francia cede baia di
Hudson, Acadia (Nuova Scozia), Terranova. Presenza di europei evoluti, società
e economia borghese capitalistica. Non sono colonie centralizzate e
burocratico-militari come quelle spagnole, ma c’è una certa autonomia e vita
politica locale.
India: Madras, Bombay, Calcutta.
Persia: isole dello stretto di Ormuz.
Sant’Elena 1651.
L’IMPERO COLONIALE FRANCESE
La politica coloniale francese fu diversa da quella olandese e inglese.
Olanda e Inghilterra: espansione coloniale extra-europea è componente
fondamentale della loro politica estera e di sviluppo economico.
Francia: è assorbita dal consolidamento dello Stato all’interno e dall’espansione dei
confini in Europa contro Austria, Spagna e Olanda. Tuttavia inizia espansione
coloniale con Enrico IV, Richelieu e Colbert.
A differenza del colonialismo inglese basato su un certo rispetto delle autonomie, la
Francia pone le colonie sotto l’autorità diretta della corona trasformandole in
provincia francese, parti di una più grande Francia (self government vs.
assimilazione).
Asia: Pondicherry 1674, Chandernagore
Antille: Guadalupa e Martinica 1635 (zucchero, caffè, spezie); Caienna (Guyana
francese) 1637
America del Nord: Nuova Francia, Québec 1608, Acadia, Montréal 1642,
Louisiana 1682.
Gli imperi coloniali all’inizio del Settecento I
Gli imperi coloniali all’inizio del Settecento II
L’espansione europea in America
LA TRASFORMAZIONE EUROPEA I
Tra fine Cinquecento e inizio Settecento l’Europa consolidò la centralità nel mondo
rimasta caratteristica principale fino al Novecento e conquistò un primato indiscusso.
L’impero ottomano iniziò la decadenza, l’impero cinese rimase povero di vitalità,
preoccupato di conservare la passata grandezza. L’Europa acquistò dinamismo
divenendo centro in espansione del potere mondiale, contraddistinta da trasformazioni
economiche sociali politiche e culturali in cui innovazione e mutamento, fonte del
progresso, rivestirono un ruolo crescente vs. immobilismo e staticità.
In Europa si formò una frattura tra la parte sviluppata e quelle meno sviluppate destinata
a caratterizzare il continente per secoli. Il triangolo dello sviluppo comprendeva Olanda,
Inghilterra e Francia con appendici in Italia settentrionale e in Germania. La borghesia
divenne fattore di progresso e la cultura scientifica diede origine alla scienza moderna.
Intorno a questo polo di progresso si collocavano le zone della decadenza: Portogallo,
Spagna, maggior parte dell’Italia, l’Europa orientale.
In economia l’innovazione fu non tanto nella produzione industriale, quanto nella
commercializzazione, finanza, assicurazioni, intervento pubblico nei rapporti economici.
Forza economica, militare e statale si saldarono determinando l’ascesa di grandi
potenze e l’emarginazione di quelle piccole (Olanda) e di quelle regionali (Venezia).
LA TRASFORMAZIONE EUROPEA II
Inghilterra
Prese il posto dell’Olanda. Espansione commerciale determinata dallo sforzo
combinato dell’imprenditorialità privata e della politica statale che favorì
militarmente e economicamente le Compagnie commerciali. Formazione del più
grande mercato interno unificato nel 1707, libero e dinamico, senza più i vincoli
delle corporazioni medievali. Mobilità della manodopera. Penetrazione capitalistica
nelle campagne, accanto alla tradizionale proprietà nobiliare avanzò quella
borghese che introdusse nello sfruttamento della terra la mentalità imprenditoriale
capitalistica commerciale e manifatturiera. Interconnessione di interessi dello Stato
e dei privati portò allo sviluppo delle banche come mezzo di deposito e credito.
Creazione nel 1694 la Banca d’Inghilterra da parte della borghesia commerciale,
industriale e agraria per sostenere il regime sorto dalla rivoluzione del 1688.
Nascita dei Lloyd di Londra. Aumento dell’importanza delle colonie come
componente organica del commercio inglese, soprattutto americane, la cui
popolazione era in crescita, che importavano manufatti e esportavano materie
prime.
LA TRASFORMAZIONE EUROPEA III
Francia
Con Inghilterra, in grande ascesa nel Seicento. Consistente intervento dello Stato
in economia, ma in una situazione di rapporti sociali più arretrata. Nonostante
centralismo amministrativo e burocratico, i rapporti di proprietà, i rapporti sociali e
i comportamenti collettivi erano meno moderni. Gli antichi privilegi feudali
mantenevano una tenuta sconosciuta all’Inghilterra. In Inghilterra la borghesia si
amalgamò con la nobiltà e divenne classe politicamente potente in grado di
affermare le sue esigenze sullo Stato. In Francia Chiesa e nobiltà mantennero gli
antichi privilegi e la borghesia, pur sostenendo la monarchia, in quanto classe
sociale rimase politicamente subalterna nel quadro dello Stato assoluto. Non si
riuscì a unificare il mercato che conservò dogane interne e vincoli alla
circolazione delle merci. Clero e nobiltà erano ceti privilegiati parassitari che
concepivano la terra come fonte di rendita senza preoccuparsi di realizzare
moderna politica di investimenti e commercializzazione.
LA TRASFORMAZIONE EUROPEA IV
Europa orientale
Inferiorità rispetto alla parte occidentale per la mancata modernizzazione, scarsa
presenza della borghesia, del capitalismo industriale e commerciale. Mobilità sociale
limitata. Il potere dominante era quello della nobiltà terriera, prevalenza del latifondo,
contadini legati alla terra.
Rivolgimento nella distribuzione del potere e processi di modernizzazione dall’alto:
Sacro Romano Impero è svuotato; Svezia divenne potenza marginale; Polonia cedette
agli attacchi congiunti dei tre grandi vicini; Impero ottomano fu bloccato e respinto;
Austria si trasformò in impero multinazionale centrato nella regione danubiana; Prussia
divenne lo Stato politicamente e militarmente più dinamico della Germania; Russia entrò
nella scena europea.
Accentuato ruolo dello Stato e della corona secondo concezione assolutistica; solida
burocrazia accentrata; modernizzazione apparati militari, connubio assolutismo e
militarismo; nobiltà fornì i quadri del governo, amministrazione e esercito e mantenne i
privilegi.
Modernizzazione fu un fatto statale e militare. Mobilità sociale, anima del capitalismo
occidentale, sviluppo dei ceti medi, ascesa di contadini e lavoratori urbani verso
condizione di uomini liberi, nuova cultura scientifica che favoriva ricerca e innovazione
rimasero estranei a Europa orientale. Dispotismo e rigidità strutture politiche sociali
economiche approfondirono frattura tra Europa occidentale e orientale.
LA MODERNIZZAZIONE IN AUSTRIA
Germania priva di una comune identità politica. Dopo Vestfalia era sotto influenza
francese, dopo Utrecht riemerse quella austriaca e si affermò quella prussiana.
Stati più importanti erano Brandeburgo e Austria.
Riassestamento della monarchia austriaca e spostamento del baricentro dal
mondo germanico alla regione danubiana. Gli Asburgo abbandonarono il disegno
di riconquista cattolica della Germania e di formazione di uno Stato centralizzato
tedesco e ogni legame con la Spagna. L’impero era un agglomerato di Stati
diversi: Austria, Tirolo, Stiria, Carinzia (tedeschi); Boemia e Moravia (slavi), Slesia
(tedeschi), già domini della corona di San Venceslao; Ungheria, Transilvania,
Croazia,unite nella corona di Santo Stefano (magiari, romeni, slavi), dopo che
Eugenio di Savoia, modernizzato l’esercito, ebbe definitivamente respinto i Turchi
e imposto la pace di Carlowitz, 1699. Inoltre, dopo Utrecht, l’impero controllava i
Paesi Bassi e l’Italia. Impero multinazionale il cui problema era il controllo politico
di tanta diversità, da cui centralizzazione amministrativa e controllo militare.
LA MODERNIZZAZIONE IN PRUSSIA
Composta da Prussia, Brandeburgo e Cleve (nella regione renana), regno dal
1701. Discontinuità territoriale e povertà. Federico Guglielmo (1640-1688)
avvia la modernizzazione dall’alto secondo i principi del riformismo
assolutistico:
rafforzamento dello Stato e dell’amministrazione, secondo il modello
centralistico, e dell’esercito; affermazione dell’autorità della corona sulla
nobiltà e sulle assemblee provinciali; formazione di un’efficiente burocrazia;
sviluppo dell’economia. Tale modello di modernizzazione è l’opposto di
quello inglese basato sul dinamismo della società civile e sull’iniziativa dei
ceti borghesi.
•
•
•
•
Politica fiscale
Modernizzazione politica e amministrativa
Politica economica
Modernizzazione dell’esercito
Prussia emerse come Stato più forte della Germania, assoluto, militarista,
protestante, di fronte a Austria cattolica la cui influenza sul mondo tedesco
iniziava a declinare.
LA MODERNIZZAZIONE IN RUSSIA
La condizione di chiusura comincia a modificarsi nella prima metà del Seicento a seguito
delle relazioni commerciali con svedesi, danesi, olandesi e inglesi. Necessità di apertura
all’Occidente per la modernizzazione.
Pietro e il dispotismo modernizzatore: culto per il progresso tecnico e la competenza al
posto di quello per la tradizione russa. Imparare dall’Occidente, ma respingendo il suo
contesto civile e politico; lotta tra vecchio e nuovo agli antipodi di quella in Inghilterra e
Olanda dove mondo moderno rivendica libertà e limiti allo Stato. Ricerca degli sbocchi
sul Baltico (contro gli svedesi) e sul Mar Nero (contro i Turchi) per spezzare l’isolamento
russo causa della storica arretratezza. Accentuazione dello sfruttamento dei contadini
per reperire le risorse necessarie alla modernizzazione, soprattutto dell’esercito e della
flotta. Eliminazione di ogni opposizione alla sua politica. Relatività dell’occidentalismo di
Pietro limitato al sapere tecnologico indispensabile per la modernizzazione.
Sconfitta degli svedesi a Poltava, 1709. Fondazione di Pietroburgo, la nuova capitale,
sulle foci della Neva, simbolo dell’apertura della Russia all’Occidente.
Riforma militare, industrializzazione degli Urali, opere pubbliche realizzate con il lavoro
forzato.
Anima europea e asiatica della Russia.
Trasformazione della Russia in potenza militare, inserimento nello scacchiere europeo,
relativa europeizzazione delle élite, soggezione della Chiesa allo Stato; ma fallimento
nella creazione di ceto borghese socialmente e economicamente vitale, contadini servi
della gleba.
Pietro I Romanov
il Grande, zar di Russia (1682-1725)
Kolomenskoe (Mosca), 1672 - Pietroburgo, 1725
L’espansione dell’impero russo
La Russia sotto Pietro
L’Europa nel 1700
L’Europa nel 1715
LE RELAZIONI INTERNAZIONALI NEL SETTECENTO
Il principio di equilibrio.
Scompaiono le controversie legate allo scontro cattolicesimo-protestantesimo, i
problemi di nazionalità ancora ignorati, i conflitti internazionali sono legati alla
politica dinastica dei vari Stati: regioni e popoli spartiti come proprietà terriera.
Inghilterra non ambisce a ingrandimenti territoriali sul continente, ma al
consolidamento dell’impero coloniale, scontrandosi con la Francia, e vigila
affinché nessuno Stato riprenda il disegno egemonico degli Asburgo e di Luigi
XIV.
Emergere della potenza prussiana e russa, declino di quella olandese, svedese,
polacca, ottomana. Grandi potenze rimangono Francia e Austria, il cui conflitto
di interessi rimane l’asse centrale della politica internazionale, e Inghilterra.
GUERRA DI SUCCESSIONE POLACCA
1733 - 1738
Polonia oggetto di interesse di Russia, Prussia, Austria e Francia. Ciascuno voleva che
restasse debole e oggetto della propria influenza, le prime tre per impedirle di divenire
una grande potenza, l’ultima per farne un propria pedina nell’Europa orientale. Altro
punto caldo è l’Italia, oggetto delle mire di Francia e Austria.
La guerra si aprì per la successione al trono di Polonia tra Federico Augusto di Sassonia
appoggiato da prussiani, russi e austriaci, e Stanislao Leszczynski, suocero di Luigi XV
di Francia, sostenuto da Francia, Spagna e Sardegna.
Pace di Vienna, 1738. La Francia vittoriosa è indotta alla pace con l’Austria dal timore
dell’entrata in guerra dell’Inghilterra, preoccupata delle vittorie francesi.
Re di Polonia, Federico Augusto. Leszczynski duca di Lorena, alla condizione che alla
sua morte la Lorena sarebbe passata alla Francia, che consolida il confine sul Reno. Il
regno di Napoli allo spagnolo Carlo di Borbone, che cede all’Austria il ducato di Parma.
Francesco di Lorena, genero dell’imperatore Carlo VI d’Asburgo, granduca di Toscana
(dove nel 1737 si era estinta la dinastia dei Medici) che entra così sotto l’influenza
austriaca. Carlo Emanuele III di Savoia ottiene territori nel Piemonte orientale.
Successo di Francia e Spagna, ridimensionamento influenza austriaca in Italia, che
conserva però Lombardia, Parma e il controllo della Toscana.
GUERRA DI SUCESSIONE AUSTRIACA
1740 - 1748
Cause
Contrasti coloniali tra Inghilterra, Francia e Spagna.
La successione femminile (Maria Teresa) nell’impero, prevista da Carlo VI con la
Prammatica sanzione, non fu accettata da Federico II di Prussia e rappresentò il
pretesto per l’inizio della guerra.
Aggressività della Prussia contro l’Austria che porta nel 1740 all’occupazione della
Slesia da parte della Prussia.
Austria, Inghilterra, Paesi Bassi e Piemonte contro Prussia, Francia, Spagna e
Baviera.
Pace di Aquisgrana, 1748
Slesia alla Prussia, che divenne una grande potenza europea, nuovo allargamento
dei Savoia nel Piemonte orientale.
La pace lasciava insoluto il conflitto tra Austria e Prussia e i contrasti coloniali tra
Inghilterra e Francia. La conquista della Slesia raddoppiò le risorse demografiche e
economiche della Prussia e mutò i rapporti di forza nel mondo germanico. La
Russia cominciava a temere un’eccessiva espansione della potenza prussiana.
GUERRA DEI SETTE ANNI
1756 - 1763
Due guerre distinte: Inghilterra contro Francia e Spagna per le colonie (produzione di
zucchero delle Antille), Prussia contro Austria e Russia nell’Europa orientale.
Austria contava sull’alleanza della Russia, ostile all’espansionismo prussiano, per
riprendere la Slesia.
Il rovesciamento delle alleanze (rivoluzione diplomatica): Austria mirava a staccare
Francia da Prussia e accostare Asburgo e Borbone, rivoluzionando l’equilibrio europeo
che poggiava sulla contrapposizione franco-austriaca, contando sul contrasto coloniale
franco-inglese.
La Prussia in difficoltà salvata dalla morte di Elisabetta (1762), cui successe Pietro
favorevole ai prussiani.
Conseguenze: consolidamento della potenza prussiana e formazione dello spirito
prussiano; supremazia inglese in campo coloniale e crollo del colonialismo francese in
Nord America (Canada passò agli inglesi).
Pace di Hubertusburg, 1763, tra Prussia e Austria: Slesia rimane alla Prussia.
Pace di Parigi, 1763, tra Inghilterra e Francia e Spagna: ridisegnò la mappa del potere
coloniale. L’Inghilterra vincitrice lasciò alla Francia parte delle Antille (Guadalupa e
Martinica), ma s’impossessò delle altre isole, distrusse l’impero coloniale francese in
Nord America (Canada) e impose un compromesso in India, ma con supremazia inglese
(scioglimento della Compagnia francese delle Indie orientali). L’Inghilterra emise il
Quebec Act 1774 che garantì diritti ai coloni.
PRIMA SPARTIZIONE DELLA POLONIA
La guerra dei Sette anni si risolse in perdita d’influenza della Francia nell’Europa
orientale che ebbe conseguenze sulla sorte della Polonia a vantaggio di Austria,
Prussia e Russia.
La crisi polacca s’intrecciò con la guerra russo-turca (1768-1774): la Russia
s’impossessò di Azov e parte della Crimea (la cui occupazione fu portata a
termine da Caterina II nel 1783), fu riconosciuta protettrice dei cristiani ortodossi
della Turchia, ottenne il diritto di navigazione commerciale nel mar Nero e
Dardanelli. Il rafforzamento russo preoccupò austriaci e prussiani, che trovarono
compensazioni a spese della debole Polonia.
Prima spartizione della Polonia, trattato di San Pietroburgo, 1772: la Polonia
perse circa un terzo del territorio e della popolazione. La Russia prese parte della
Russia bianca; l’Austria la Galizia; la Prussia la Pomerania polacca.
Le spartizioni della Polonia I
Le spartizioni della Polonia II
L’espansione della Prussia nel Settecento
L’AMPLIARSI DELLE DIMENSIONI DEL MONDO NEL
SETTECENTO
Imperi coloniali: spagnolo, portoghese, inglese, francese, olandese.
L’Inghilterra aveva la maggiore flotta d’Europa, dominava i mari, aveva sviluppato
un’efficiente organizzazione finanziaria e commerciale e, con la Francia, era il
paese più forte ed economicamente e socialmente sviluppato.
I maggiori centri del traffico coloniale erano le Americhe e i possedimenti
dell’oceano indiano. Il patto coloniale e il contrabbando. Il traffico degli schiavi
neri.
Nuove esplorazioni, le società scientifiche, il mito del buon selvaggio.
INGHILTERRA E FRANCIA NEL SETTECENTO
Potenze economicamente e socialmente più sviluppate.
Inghilterra
Consolidamento del regime di monarchia parlamentare; sottomissione dello Stato agli
interessi economici; affermazione delle forze che miravano a fare dell’impero la base
della prosperità nazionale. Da cui politica estera fondata su due principi complementari:
mantenere sul continente europeo l’equilibrio per evitare il rafforzamento eccessivo di
una sola potenza e assicurarsi il predominio sui mari come presupposto del primato
coloniale. Sviluppo della stampa.
Francia
Indebolimento progressivo dell’assolutismo creato da Luigi XIV. La società, sviluppata
economicamente e culturalmente, vide l’affermazione di una pluralità di interessi, che
cozzarono contro il sistema assolutistico, ma troppo diversificati per darsi un
orientamento coerente capace di provocare un’efficace opera di riforma. Nobiltà, alto
clero, Parlamenti; borghesia industriale, finanziaria, commerciale, culturale colpita da
istituzioni che non rispondevano alle loro necessità.
Crisi: fallimento della riforma fiscale (rapporto di circa 2 a 1 tra uscite e entrate);
incapacità del sistema politico di dare risposta istituzionale alla pluralità di interessi
economici, sociali, politici e culturali che emergevano nella società più sviluppata del
continente.
Incapacità della monarchia di porsi come punto di innovazione riformatrice di fronte alle
diverse forze che squilibravano il sistema politico e sociale.
AUSTRIA, PRUSSIA E RUSSIA NEL SETTECENTO
Modello opposto a quello inglese e olandese. Dispotismo illuminato che attuò un
riformismo dall’alto che consolidò il potere della monarchia e dello Stato. Ceto
dominante è nobiltà di matrice feudale; ceto borghese scarsamente sviluppato con
influenza politica ridotta o nulla.
Austria. Necessità del consolidamento dell’unità interna. Moderno centralismo
burocratico; riforme amministrative, militari, educative. Giuseppe II.
Prussia. Lo Stato caserma e il re sergente. L’esercito specchio della società.
Politica economica tesa ad accrescere la ricchezza nazionale (regolamentazione
statale e mercantilismo); immigrazione di contadini e artigiani protestanti; abolizione
del servaggio; miglioramento dell’istruzione elementare (resa obbligatoria) e
universitaria; nazionalizzazione e professionalizzazione dell’esercito (paese più
militarizzato del continente). Federico II.
Russia. Occidentalizzazione esteriore della nobiltà (nello stile di vita, importazione
di generi di lusso, non dello spirito scientifico e dell’innovazione) che manteneva i
suoi privilegi grazie all’arretratezza del paese e al servaggio dei contadini. Caterina
II.
Tra il modello inglese e quello centro-orientale (che dimostrarono forte stabilità)
stava la Francia, dove l’istituzione monarchica subì un processo di crescente
delegittimazione.
ASIA E AFRICA
Gli europei avevano stabilito basi limitate lungo le coste di importante valore
strategico; o stretto rapporti di natura commerciale e diplomatica con Stati
indipendenti; o proceduto a occupazione di grandi territori. Immensa superiorità
militare, scientifica e tecnologica.
Americhe. Occupazione e distruzione delle forme politiche precedenti.
Africa. Settentrionale e orientale sottoposta a impero ottomano. Colonialismo
europeo massiccio solo nell’Ottocento.
Asia. Indonesia olandese, Filippine spagnole, India inglese. Influenza europea
trovò limiti invalicabili nella presenza di Stati sovrani come Cina, Giappone, Persia
in grado di difendere propria identità e dotati di capacità militari e coesione interna
per far fronte alla minaccia straniera.
Cina. Cultura dominante confuciana, atteggiamento parassitario e conservatore,
commercio e attività imprenditoriali considerate inferiori; immobilismo e
isolazionismo. La superiorità scientifica e tecnologica rispetto all’Europa,
conservata fino al Cinquecento, era in netta decadenza.
Giappone. Cacciata degli europei e chiusura verso il mondo esterno considerato
una minaccia all’identità del paese, vietate le importazioni, potere shogunale fino a
metà Ottocento, isolazionismo.
India. Formazione impero moghul; consumo parassitario della ricchezza e
mancanza di investimenti. Disfacimento dell’impero e assoggettazione alla
Compagnia inglese delle Indie orientali.
LA RIVOLUZIONE AMERICANA I
Premesse
Originalità delle colonie nord-americane. Non sfruttamento del lavoro indigeno
(pellerossi emarginati dal sistema sociale coloniale), ma sviluppo di rigogliosa
società civile con formazione di èlite culturali e politiche, classe dirigente
autonoma che si considerava componente del mondo britannico. Mentre le
colonie maturavano consapevolezza dei propri interessi e aspiravano a superare
la subordinazione per giungere a integrazione con la madrepatria, l’Inghilterra le
considerava importanti, ma subordinate ai propri interessi, intendeva meglio
inquadrarle dentro l’impero e aumentare il carico fiscale per pagare i costi della
guerra.
La vittoria del 1763 liberò i coloni dal bisogno di protezione contro i francesi e i
coloni si convinsero di poter condurre un’esistenza più autonoma. Il conflitto,
scoppiato per la richiesta dei coloni di essere considerati più inglesi, finì con il
distacco totale.
Inferiorità militare iniziale dei coloni capovolta da:
•
disponibilità di risorse mobilitabili per la guerra;
•
coscienza dei propri interessi tale da cementare l’unione contro i nemici interni e gli
inglesi;
•
presenza di classe dirigente capace di dirigere la rivoluzione politicamente,
militarmente e diplomaticamente;
•
simpatie e sostegno diretto internazionale;
•
vantaggio di condurre la guerra sul proprio territorio;
•
appoggio militare e finanziario della Francia e della Spagna.
LA RIVOLUZIONE AMERICANA II
Caratteristiche della società americana
Unico polo extraeuropeo non arretrato. Società non gravata dall’eredità feudale e
aristocratica, ma nata borghese, che si diede la prima costituzione liberale scritta della
storia e creò istituzioni e cultura politica originali. La classe dirigente che guidò la guerra
assunse il potere nel nuovo Stato federale. Le basi sociali e i rapporti di proprietà non
vennero modificati.
Colonie del Nord (Nuova Inghilterra: New Hampshire, Massachusetts, Rhode Island,
Connecticut): economia differenziata (industria cantieristica, commercio); religione
puritana; istituzioni educative.
Colonie del Centro (New York, New Jersey, Pennsylvania, Delaware): maggiore varietà
di immigrati e religiosa, tolleranza; produzione agricola, commercio.
Colonie del Sud (Maryland, Virginia, Carolina del Nord e Sud): economia schiavistica,
piantagioni (cotone, tabacco); religione anglicana; scarsa presenza di centri urbani.
Sviluppo dei pamphlet sui diritti naturali dei coloni. Le tensioni fiscali e lo scoppio del
conflitto: consenso e rappresentanza di chi deve pagare le tasse (principio della
rivoluzione inglese). La dichiarazione d’indipendenza. Simpatie internazionali e ingresso
in guerra della Francia.
Trattato di Versailles, 1783: indipendenza americana, la Francia ottenne la restituzione
di alcune colonie, ma vide frustrato il proposito di rovesciare la pace del 1763, finanze
disastrate; l’Inghilterra rimase massima potenza coloniale e marittima.
GLI STATI UNITI D’AMERICA
Il nuovo Stato americano: gli Articoli di confederazione e lo Stato federale.
Northwest ordinance, 1787.
Il formarsi dell’identità americana. Separazione dall’Europa e isolazionismo. La
contrapposizione tra le due rivoluzioni. Diversità dalla società inglese, aristocratica
e classista vs. mobilità sociale fortissima e senso dell’eguaglianza. Mancanza di
nobiltà di sangue e di masse povere e oppresse, quindi dei presupposti della lotta
fra aristocrazia, borghesia e plebe e quindi della dialettica rivoluzione moderatismo
controrivoluzione. Sviluppo basato sul primato della legge costituzionale contro i
continui perturbamenti europei generati dalla contrapposizione degli opposti
radicalismi.
Primato dello spirito capitalistico-borghese, valori liberaldemocratici, apprezzamento
delle capacità individuali, mobilità sociale.
La politica estera.
Convinzione di svolgere un ruolo unico nella storia. Aspetto religioso
dell’immigrazione del Seicento creò un mito e una missione: compiere un divino
esperimento di creazione di una nuova società; ritornare in futuro a rigenerare il
corrotto vecchio mondo. Entrambe posero le premesse ideologiche delle due
direttive della politica estera americana: l’isolazionismo e l’internazionalismo.
Il fondamento dell’isolazionismo: il messaggio d’addio di Washington, 1796.
L’Europa nel 1789
LA RIVOLUZIONE FRANCESE I
Premesse
A differenza di Austria e Prussia dove la corona affermò la propria autorità su
aristocrazia e borghesia (meno sviluppata che in Francia, così l’arretratezza della
società civile giocò a favore dell’autorità della corona), in Francia l’autorità formale
non si esprimeva come autorità sostanziale; la monarchia aveva di fronte a sé una
società molto articolata. L’assolutismo fu incapace di assicurare le riforme
necessarie e quindi perse la capacità di comando. La monarchia non ebbe
determinazione politica e forza materiale per imporre le riforme alle opposizioni.
Scontentò i conservatori (che si opponevano alle riforme in nome della difesa dei
privilegi) e i progressisti (che volevano la modernizzazione dei rapporti sociali e
strumenti amministrativi coerenti con la modernizzazione in atto). La cultura
illuministica delegittimò l’assolutismo, i valori religiosi, le istituzioni aristocratiche e
ecclesiastiche.
LA RIVOLUZIONE FRANCESE II
L’egemonia girondina
La dichiarazione di guerra all’Austria, 1792. Il primo terrore, la leva del 1792 e Valmy.
L’universalizzazione della rivoluzione: erano in discussione principi e realtà non solo
francesi, ma di tutti gli Stati. Alla ricerca di legittimazione, la rivoluzione parlava a nome
dell’umanità. La rivoluzione, per difendere se stessa e affermare i suoi principi e
interessi, dovette espandersi al di fuori della Francia e esportare propria cultura politica
e istituzioni divenendo fattore di sovversione internazionale. La rivoluzione spaccava
l’Europa.
Dall’internazionalismo (cittadinanza onoraria e guerra ideologica) alla politica di potenza
tradizionale (annessioni: Nizza, Savoia, Belgio, Renania). Le vittorie francesi
sconvolsero gli equilibri europei e i rapporti di potenza. La minaccia all’Olanda e la
guerra tra Inghilterra e Francia (interessi economici e fattori di potenza internazionale).
La dittatura giacobina
La prima coalizione (1793) e le sconfitte militari. La Vandea; crisi della Gironda, il Terrore
e Robespierre. Riconquista e annessione del Belgio, occupazione dell’Olanda (poi
trasformata in repubblica batava) e della riva sx del Reno.
La reazione termidoriana e il Direttorio
Carnot e l’attacco all’Austria: Napoleone e la campagna d’Italia.
Colpire l’Inghilterra attraverso l’Egitto.
La seconda coalizione (1799). Il 18 brumaio, il colpo di Stato e il Consolato.
NAPOLEONE BONAPARTE I
1804 - 1814 e 1815
Dal consolato all’impero
Le vittorie in Italia (Marengo) e la pace di Lunéville con Austria (1801): Austria
conservava Venezia, ma riconosceva l’annessione francese di Belgio, riva sx del
Reno, Piemonte e la creazione delle repubbliche batava, elvetica, cisalpina. Pace
di Amiens (1802) con Inghilterra che restituì alla Francia le colonie occupate
durante la guerra, ma non quelle spagnole e olandesi, Egitto restituito alla Turchia,
Malta ai cavalieri gerosolimitani.
Dal consolato a vita all’impero: pace all’esterno e pacificazione all’interno.
Napoleone è convinto della necessità di dover dare una base politica stabile alla
società francese tramite potere centralizzato e esecutivo forte in grado di guidare
dall’alto la società.
Necessità di impedire il ritorno all’antico regime, difendere i trapassi di proprietà e il
nuovo ordine sociale. Le riforme, il codice civile modellato sugli interessi della
borghesia protetta sulla dx dal ritorno dell’antico regime, sulla sx dalla democrazia
sociale.
L’Europa nel 1800
NAPOLEONE BONAPARTE II
L’impero
La ripresa della guerra, la terza coalizione (1805), Trafalgar; Austerlitz, la sconfitta
dell’Austria e la fine del Sacro Romano Impero; la pace di Presburgo con l’Austria:
egemonia francese sull’Europa continentale, evoluzione degli Stati vassalli
sull’esempio francese (da repubblica a impero), Confederazione del Reno. La
quarta coalizione (1806), Jena e la sconfitta della Prussia. Tilsit (1807) e l’accordo
con la Russia.
La guerra dimostrò che:
Inghilterra aveva piccolo esercito, ma superiorità sui mari e incontrastato sviluppo
economico, industriale, commerciale, finanziario; Russia era stata sconfitta, ma
rimaneva l’avversario più pericoloso sul continente; crollo del modello prussiano
(contrasto tra due tipi di esercito e due mondi sociali e politici: soldato-cittadino vs.
soldato-mercenario e soldato-macchina).
Il blocco continentale (1806). La crisi spagnola. La quinta coalizione (1809) e
Wagram. Crisi nei rapporti con la Russia; il matrimonio austriaco; fallimento del
blocco continentale; l’invasione della Russia e la sesta coalizione (1812).
I nazionalismi contro l’impero napoleonico: i democratici, i nazionalismi in Spagna,
Prussia e Russia.
Seconda (1793) e terza (1795) spartizione polacca.
L’impero napoleonico 1812 I
L’impero napoleonico 1812 II
IL MONDO LIBERALE ANGLOSASSONE
Il significato e limiti dell’alleanza tra Inghilterra e Russia. Gli obiettivi di guerra
dell’Inghilterra e delle monarchie assolutistiche.
Il mondo liberale anglosassone: sviluppo senza rivoluzione e dispotismo, la
continuità costituzionale su base liberale, primato di una legge comune, senza
rivoluzione e controrivoluzione, scontro di classi, incompatibilità degli interessi,
opposizione tra valori etici e culture politiche, rifiuto della legge come legge del più
forte, violenza come anima della storia e del mutamento sociale e politico.
Usa: consolidamento del primato borghese e liberale, inizio della trasformazione del
liberalismo in democrazia politica.
Uk: consolidamento e allargamento del primato imperiale nel mondo, inizio della
trasformazione sociale e politica indotta dalla rivoluzione industriale, potenza
economica mondiale, predominio industriale e finanziario.
Usa e Uk consolidano i propri modelli politici e istituzionali contrapposti a quelli
rivoluzionari, alla dittatura napoleonica, alle monarchie controrivoluzionarie.
NAPOLEONE BONAPARTE III
Il crollo
Difficile situazione spagnola e disastro russo rappresentarono la fine
dell’espansionismo napoleonico. In Francia emersero due tendenze opposte.
Napoleone aveva dato all’ordine sociale dei notabili grande stabilità; questi
aspiravano alla tranquillità all’interno dell’impero per consolidare i loro interessi e
privilegi e maturavano opposizione alle guerre eccessive, pericolose e turbative
dell’economia. D’altra parte Napoleone credeva che il nuovo ordine richiedesse la
superiorità militare della Francia, quindi espansionismo permanente e
militarizzazione della società. Si sviluppava quindi opposizione al militarismo
napoleonico e sgretolamento del consenso.
Settima coalizione (1813). Crollo in Spagna, Lipsia e crollo dell’impero,
l’abdicazione e l’esilio all’Elba, restaurazione di Luigi XVIII e costituzione ottriata.
I cento giorni e Waterloo.
Napoleone I Bonaparte
imperatore dei francesi (1804-1814 e 1815)
Ajaccio, 1769 - isola di Sant’Elena, 1821
L’EREDITA’ DELLA RIVOLUZIONE E DEL
BONAPARTISMO
Il mondo nuovo nato dalla rivoluzione. I vincitori, sconfitto Napoleone, dovevano fare i
conti con le innovazioni introdotte dalla Francia (strutture economiche e istituzioni
politiche) che non potevano essere cancellate perché corrispondevano a bisogni
insopprimibili del mondo contemporaneo. L’espansionismo francese aveva carattere
tradizionale di lotta tra Stati per vantaggi economici e ingrandimenti territoriali, la
borghesia francese mirava all’egemonia sul continente in concorrenza con quella
britannica e perseguiva interessi economici nazionali, ma il modello francese
(rinnovamento giuridico e burocratico, modernizzazione economica, istituzionale,
giuridica e civile, codice civile, centralismo amministrativo, efficiente burocrazia,
apparato poliziesco) aveva portata razionalizzatrice e innovatrice per le borghesie degli
altri paesi evoluti e dovette essere imitato e adattato.
La mobilitazione spirituale e la mobilitazione di massa, le idee-forza, i partiti politici.
Nuovi modelli politici: monarchia costituzionale, repubblica democratica radicale,
repubblica moderata borghese, bonapartismo.
Nuove ideologie: liberalismo moderato, democraticismo sociale radicale, socialismo
babuvista, cesarismo.
L’eredità della rivoluzione era ineliminabile: razionalizzazione delle frontiere,
eliminazione del feudalesimo, mutamento nei rapporti fra gruppi sociali.
IL CONGRESSO DI VIENNA I
Il contesto
 Uk e Francia poli del rinnovamento economico e sociale in Europa
 Le innovazioni istituzionale e civili introdotte dalla Francia non potevano
essere cancellate, ma adattate
 L’alleanza tra Uk e monarchie assolutistiche aveva limiti precisi
 L’eredità politica e ideologica della rivoluzione poteva essere combattuta, ma non
eliminata perché corrispondeva alle necessità di processi sociali reali
Uk: potenza finanziaria, industriale, finanziaria mirante a creare in Europa i
presupposti per moderno sviluppo capitalistico.
Russia: forte potenza di terra mirante a congelare lo sviluppo sociale e politico
per assicurare il predominio politico dell’assolutismo aristocratico.
Austria e Prussia: potenze di secondo rango.
Gli obiettivi
•
Definire le condizioni di pace per la Francia
•
Spartizione delle sfere d’influenza
•
Definizione dell’assetto politico-istituzionale degli Stati minori
•
Ricerca dei presupposti ideologici per giustificare giuridicamente e culturalmente
l’opera della restaurazione
IL CONGRESSO DI VIENNA II
I principi
•
Principio di equilibrio
•
Principio di legittimità
La carta geopolitica d’Europa
•
Francia
•
Prussia
•
Austria
•
Confederazione germanica
•
Russia
•
Regno Unito
•
Spagna
•
Portogallo
•
Confederazione svizzera
•
Danimarca
•
Svezia
•
L’Italia e l’egemonia austriaca
Il sistema delle alleanze
•
la Santa Alleanza (Russia, Austria, Prussia) e il principio d’intervento
•
la Quadruplice Alleanza: Inghilterra, Russia, Austria, Prussia
L’ITALIA E L’EGEMONIA AUSTRIACA
Austria potenza egemone della penisola e garante dell’ordine restaurato.
• Regno del Lombardo-Veneto all’Austria
• Ducato di Parma e Piacenza a Maria Luisa d’Asburgo (alla sua morte ai
Borbone di Parma)
• Ducato di Modena e Reggio a Francesco IV d’Asburgo-Este
• Granducato di Toscana ritorna a Ferdinando III d’Asburgo-Lorena
• Stato pontificio a Pio VII sotto il controllo dell’Austria che tiene presidi
militari a Ferarra e Comacchio
• Regno delle Due Sicilie ritorna a Ferdinando IV di Borbone, I delle Due
Sicilie, con trattato di alleanza con l’Austria
• Regno di Sardegna, ritorna a Vittorio Emanuele I di Savoia, l’unico che
mantiene una relativa autonomia rispetto all’Austria
L’Europa nel 1815
Il congresso di Vienna
Vienna, 1° novembre 1814 - 8 giugno 1815
Klemens W. L., principe di Metternich-Winneburg
Coblenza, 1773 - Vienna, 1859
I MOTI DEL 1820 - 1821
Classi dirigenti della Restaurazione divise in due correnti: una reazionaria
(negazione del passato e restaurazione dell’ancien régime); l’altra, più forte e
realistica, decisa a utilizzare gli effetti della razionalizzazione, specie
amministrativa, introdotti dalla rivoluzione.
Alleanza politico-spirituale fra trono e altare.
Progetto della Restaurazione moderata: società organica dominata politicamente
dalla nobiltà e spiritualmente dalle Chiese, con borghesia dedicata agli affari
senza pretese politiche.
Congresso di Aquisgrana, 1818: fine dell’occupazione militare della Francia, sua
reintegrazione nel consesso delle potenze e ingresso nella Santa Alleanza.
I moti



Spagna, Portogallo

Grecia 1821-1829: crisi dell’impero ottomano e questione d’Oriente. L’insurrezione
nazionale. L’intervento di Russia, Inghilterra e Francia. L’indipendenza.
Italia: Napoli, Torino
Francia
La reazione delle potenze e l’intervento militare
•
Congresso di Troppau (1820)
•
Congresso di Lubiana (1821) e l’intervento austriaco in Italia
•
Congresso di Verona (1822) e l’intervento francese in Spagna
L’INDIPENDENZA DELL’AMERICA LATINA
Le cause
•
Incapacità delle potenze coloniali di risolvere i problemi dello sviluppo economico e
sociale ostacolato dal patto coloniale
•
Opposizione dei creoli esclusi dal potere politico
•
Appoggio dell’Inghilterra (per favorire la propria penetrazione economica) e degli
Stati Uniti
•
Diffondersi dell’Illuminismo e l’esempio delle rivoluzioni americana (possibilità di
conquistare l’indipendenza contro una grande potenza coloniale) e francese
(possibilità per la borghesia di conquistare il potere e porre fine alla soggezione
politica imposta dagli aristocratici privilegiati)
L’indipendenza
Crollo dell’impero coloniale spagnolo in America Latina, salvo Portorico e Cuba. I
problemi economici e sociali. Il dominio dell’oligarchia creola commerciale e
latifondistica. Fallimento del progetto di Simon Bolivar di realizzare un
rinnovamento costituzionale e liberale e una forte confederazione
latino-americana. Vittoria della tendenza scissionistica e formazione di un gran
numero di Stati, favorita da Inghilterra e Usa. Ruolo delle forze armate.
Gli interessi economici dell’Inghilterra e la presenza politica ed economica degli
Usa, che si oppongono all’intervento della Santa Alleanza e bloccano il progetto
di una spedizione franco-spagnola.
LA DOTTRINA MONROE
1823
L’avvio dell’espansione degli Usa nel continente nord-americano. Acquisto
della Louisiana dalla Francia e della Florida dalla Spagna. Il tentativo di
acquisizione del Canada. L’avanzata verso l’ovest e il mito della frontiera.
Industrializzazione e protezionismo.
Gli obiettivi
Bloccare ogni velleità d’intervento delle potenze della Santa Alleanza in
America Latina e della Russia per allargare la sua influenza dall’Alaska verso
sud-est.
I principi
•
Gli Usa riconoscevano le attuali colonie europee in America, ma non
avrebbero tollerato nuove conquiste
•
Gli Usa non sarebbero intervenuti negli affari europei e non avrebbero
accettato interventi di potenze europee in America
•
Gli Usa si sarebbero opposti all’esportazione del sistema politico europeo in
America
La dottrina Monroe
2 dicembre 1823
James Monroe
presidente degli Stati Uniti (1817-1825)
contea di Westmoreland (Virginia), 1758 - New York 1831
LE RIVOLUZIONI DEL 1830 - 1831
Divisione fra modello liberale-borghese (variante francese e inglese) e modello
conservatore-aristocratico (mondo germanico e Russia) ostile al costituzionalismo
liberale. Dopo il 1830-31 nell’Europa liberale, dove trionfò definitivamente la borghesia,
la questione decisiva diventò il rapporto tra sistema politico e sviluppo economicosociale. Nell’Europa centro-orientale e in Italia il ritardo nella formazione di una moderna
economia, la supremazia politica dell’aristocrazia, l’importanza della questione nazionale
orientarono il conflitto governanti-governati sui temi del liberalismo e della liberazione
delle nazionalità.
Dove vince la borghesia, fine del tentativo aristocratico di tenere la borghesia in stato di
minorità politica. Equilibrio tra aristocrazia e borghesia si spostò a favore della seconda.
Il suffragio ristretto garantiva le classi superiori dai pericoli della democrazia. Dopo il
1830 la borghesia vide sorgere le correnti radicali e democratiche (suffragio universale e
talora repubblica) e le correnti socialiste. Il problema della borghesia liberale era
divenuto ora l’atteggiamento verso i democratici e le masse popolari che l’avevano
spalleggiata contro l’aristocrazia.
Francia: dalla restaurazione alla monarchia liberale
Belgio: nascita del Regno del Belgio neutrale e con costituzione liberale. Opposizione
anglo-francese all’intervento dell’Austria e crisi della Santa Alleanza
Polonia: la repressione russa e mancato aiuto francese ai rivoluzionari
Italia: la repressione austriaca e mancato aiuto francese ai rivoluzionari
Spagna e Portogallo: le costituzioni liberali
Svizzera: la svolta liberale Germania: l’aristocrazia blocca ogni tentativo liberale
Inghilterra: riforma elettorale del 1832, diritto di voto alla piccola borghesia
L’ESPANSIONE EUROPEA NEL MONDO
Nuova spinta espansionistica di Inghilterra, Francia e Russia:
•
Conquista di nuove colonie
•
Modernizzazione del sistema amministrativo di quelle esistenti
•
Crescente controllo su paesi di antica indipendenza, ma sempre più deboli per
opporsi alla pressione delle potenze europee
Salto di qualità nella politica coloniale dell’Ottocento, anticipata dall’Inghilterra
nella prima metà del secolo. Finiva l’era in cui l’impero doveva fornire punti di
approdo per le flotte commerciali, fonte limitata di materia prime, basi
strategiche militari. Gli effetti della rivoluzione industriale e la creazione di una
grande industria in costante sviluppo richiedeva di legare, direttamente tramite
nuove colonie o indirettamente tramite pressioni economiche e militari, zone
crescenti del mondo extra-europeo al fine di assicurare un flusso crescente di
materie prime. L’emigrazione, in particolare inglese verso gli Stati Uniti, fattore
di stabilizzazione per l’eccesso di popolazione.
La Francia, a differenza dell’Inghilterra, fu spinta né da problemi demografici né
dagli effetti dell’industrializzazione, che non raggiungeva l’intensità
dell’Inghilterra, ma da una combinazione di elementi tradizionali politico-militari e
da interessi economici crescenti.
La Russia iniziò l’espansione nei territori asiatici.
Arretratezza del resto del mondo di fronte a un’Europa in piena rivoluzione
industriale. Senso di superiorità dell’Europa e “diritto” alla dominazione.
LA POLITICA COLONIALE INGLESE E FRANCESE
Inghilterra
Trasformazione del regime coloniale in India. Scioglimento della Compagnia delle
Indie (1858) e avvio di riforme tese a intaccare la società tradizionale indiana.
La guerra dell’oppio con la Cina e il trattato di Nanchino (1842), il primo dei trattati
ineguali.
L’evoluzione del Canada verso un regime parlamentare (1840); dominion dal 1867.
Colonizzazione dell’Australia, della Nuova Zelanda e del Sud Africa.
Francia
La ripresa dell’espansione coloniale e la conquista dell’Algeria (1830).
La penetrazione in Africa (Somalia per il controllo del mar Rosso; Senegal; Centro
Africa), nella penisola indocinese (1858-68), nell’oceano Pacifico (Nuova
Caledonia). Il fallimento della spedizione in Messico.
LE RIVOLUZIONI DEL 1848
Coinvolsero tutta l’Europa, eccetto l’Inghilterra (i liberali al potere) e la Russia
(autocrazia non minacciata grazie all’arretratezza), con l’intervento della borghesia e del
proletariato, ma con caratteristiche diverse.
In Francia, dove non esisteva il problema nazionale e lo sviluppo capitalistico era in
piena espansione, si assistette allo scontro tra borghesia e proletariato e fece la sua
comparsa il socialismo. In Germania, nell’impero asburgico e in Italia, politicamente e
socialmente più arretrate, le masse intervennero ma sotto l’egemonia della borghesia
liberale nel quadro della lotta per la soluzione del nodo nazionale e per la
liberalizzazione del sistema politico. Principio di nazionalità e liberalismo, non la
questione sociale, furono al centro del conflitto.
La rivoluzione in Francia e l’impero di Napoleone III.
La rivoluzione in Italia e la prima guerra d’indipendenza.
La rivoluzione in Ungheria, in Austria, in Germania, in Polonia, in Boemia.
Il fallimento delle rivoluzioni segnò la sconfitta del programma della rottura tra borghesia
e aristocrazia per spostare l’equilibrio politico-sociale in direzione di una rinnovata
iniziativa borghese verso i lavoratori per allargare, tramite l’estensione del suffragio, le
basi istituzionali dello Stato. Il liberalismo non si aprì alla democrazia promuovendo
riforme politiche e sociali. La borghesia, temendo il socialismo dietro la democrazia, si
rinserrò dietro le istituzioni monarchiche, rafforzando l’alleanza con l’aristocrazia e
riconsiderando la Chiesa un utile strumento di condizionamento spirituale e
conservazione sociale (come l’aristocrazia dopo la rivoluzione francese).
LA I GUERRA D’INDIPENDENZA I
Le cause della dichiarazione di guerra all’Austria (23 marzo 1848):
• dimostrazioni popolari nel regno che chiedevano l’intervento;
• sfruttare la situazione rivoluzionaria in Europa per liberare la penisola
dall’egemonia austriaca;
• aspirazione tradizionale di Casa Savoia alla formazione del Regno dell’Alta
Italia;
• convinzione che solo l’intervento dell’esercito sardo potesse bloccare
l’espansione a Milano delle correnti democratiche e repubblicane e una
eventuale richiesta d’intervento alla repubblica francese.
Giustificazioni contraddittorie della dichiarazione di guerra da parte di Carlo
Alberto:
• proclama ai lombardo-veneti, la guerra era fondata sul principio
rivoluzionario del diritto dei popoli all’indipendenza;
• nota alle cancellerie europee, con il richiamo ai principi conservatori e alla
necessità di combattere la repubblica e di difendere il regno dalla
minaccia dal contagio repubblicano del milanese.
LA I GUERRA D’INDIPENDENZA II
Carlo Alberto aspettò una formale richiesta d’intervento da parte dei moderati
filosabaudi, per non intervenire a favore di una Milano dominata dai democratici. Il
ritardo dell’intervento ebbe conseguenze negative militari (l’esercito austriaco ebbe
tempo di ripiegare nel quadrilatero) e politiche (l’intervento avvenne dopo la vittoria
dell’insurrezione di Milano, che dimostrò la possibilità dell’insurrezione popolare
giudicata irrealistica dai moderati, e i democratici lo giudicarono un atto interessato dei
conservatori per appropriarsi dei frutti di una lotta che non avevano né combattuto né
vinto.
Entusiasmo patriottico in tutta la penisola dopo l’insurrezione di Milano, la creazione
della repubblica a Venezia, l’intervento sabaudo e la crisi austriaca. Sotto la pressione
popolare e per paura del contagio democratico e repubblicano, Firenze Roma e Napoli
decidono d’intervenire. Ma le contraddizioni esplosero presto: nessuno di questi sovrani
intendeva favorire le mire espansionistiche dei Savoia; il papa poi combatteva contro
l’Austria cattolica.
Carlo Alberto alimentò le diffidenze dei democratici e dei sovrani; questi decisero il ritiro
dalla guerra.
Dopo la fase democratica con l’insurrezione milanese e veneta, dopo la guerra
federalista dei sovrani, iniziava la guerra sabauda. Sconfitta di Custoza. Dopo il crollo
del mito neoguelfo e della guerra federalista, era il crollo della poitica sabauda. I
democratici presero la guida del movimento nazionale (Venezia, Toscana, Roma) con la
guerra di popolo e il ricorso al volontariato.
Sconfitta di Novara e abdicazione di Carlo Alberto.
INGHILTERRA, FRANCIA E RUSSIA A META’
OTTOCENTO
Dopo la sconfitta di democratici e repubblicani nel 1848, in Germania e Italia l’unità
nazionale avvenne sotto l’egida delle forze socialmente e politicamente
conservatrici.
Trionfo della borghesia alla guida del progresso sotto il segno della scienza e
tecnica. Sviluppo dell’industrializzazione e arretramento del vecchio mondo della
produzione agricola. Nascita e sviluppo delle organizzazioni internazionali.
Inghilterra
Officina del mondo. Egemonia dei liberali. Supremazia economica, finanziaria,
industriale, navale. Libero commercio. Attenuazione dei conflitti sociali; il movimento
operaio non si pose obiettivi politici socialisti o eversivi.
Francia
Vittoria del partito dell’ordine nel 1849 e il secondo impero (1852). Lo sviluppo
industriale. Espansione dell’influenza francese evitando il formarsi del fronte anglorusso che aveva sconfitto Napoleone I.
Russia
Il gendarme d’Europa, campione della reazione e del legittimismo. L’espansione
coloniale in Asia: Siberia, Sakhalin, Vladivostock, Caucaso, Asia centrale.
LA GUERRA DI CRIMEA
1853 - 1856
La questione d’Oriente
Turchia, Russia, Austria, Inghilterra, Francia.
La guerra
Ripresa dell’offensiva russa in direzione dei Balcani e degli stretti. L’attacco alla Turchia
(1853). L’intervento in guerra di Inghilterra e Francia (1854) e del Piemonte (1855).
Austria neutrale.
Il congresso di Parigi (1856)
Ristabilimento dello statu quo ante; nessuna indennità, no al diritto esclusivo russo alla
protezione dei cristiani dell’impero ottomano; presa d’atto della buona volontà del
sultano di avviare riforme (mai attuate); riconoscimento della Porta come membro del
concerto europeo; autonomia dei principati di Moldavia e Valacchia (dal 1859 Romania)
e della Serbia, pur sotto sovranità formale turca; smilitarizzazione del mar Nero; integrità
e indipendenza della Turchia; libera navigazione sul Danubio.
Le conseguenze in Russia
Perdita di prestigio, inferiorità organizzativa e tecnica, avvio di riforme sociali (abolizione
servitù della gleba, 1861).
L’unificazione italiana 1870
L’unificazione tedesca 1870
Otto von Bismarck-Schönhausen
Schönhausen (Magdeburgo), 1815 - Friedrichsruh (Amburgo), 1898
L’impero britannico all’inizio del Novecento
L’espansione europea in Africa settentrionale e in
Medio Oriente all’inizio del XX secolo
L’espansione europea in Africa all’inizio del
Novecento
L’Europa nel 1900
L’Africa nel 1914
La colonizzazione in Africa 1914 II
L’espansione del Giappone
Le alleanza nel 1914 I
Il Piano Schlieffen
I 4 grandi
Thomas Woodrow Wilson
presidente degli Stati Uniti 1913 - 1921
Staunton (Virginia), 1856 - Washington, 1924
Smembramento dell’impero austro-ungarico
Formazione della Cecoslovacchia 1919 - 1920
Formazione dell’Ungheria 1919 - 1945
Formazione della Iugoslavia 1921
L’Europa nel 1919 II
L’Europa nel 1919 III
L’Europa nel 1919 IV
Il Medio Oriente dopo il trattato di Sévres
Il Medio Oriente tra le due guerre mondiali
L’espansione europea in Africa nel 1936
L’espansione europea in Asia nel 1935
Lo smembramento della Cecoslovacchia
Regimi politici in Europa 1939
Spartizione della Polonia 1939 - 1940
Regimi politici in Europa 1940
La divisione della Francia 1942
L’Europa nel 1942
La divisione della Germania nel 1945
L’Unione Sovietica nel 1945
LA POLITICA ESTERA ITALIANA 1943-1948 I
I difficili rapporti con gli alleati: il problema della dichiarazione di guerra alla Germania e
la cobelligeranza.
L’iniziativa di Renato Prunas e il riconoscimento diplomatico sovietico (strumentale) del
Regno del Sud. La svolta di Salerno.
Londra e Washington: l’invio di diplomatici col rango di ambasciatori.
Il governo Bonomi cercava di accrescere la partecipazione italiana alle operazioni
militare per alleviare le clausole armistiziali, ma il cambiamento di clima era determinato
dalle scelte di Roosevelt dovute a:
• elezioni del 1944 e necessità di assicurarsi l’appoggio dell’elettorato italoamericano insoddisfatto del trattamento riservato all’Italia;
• non più disposto ad assecondare i superati disegni imperiali di Churchill e
poco in sintonia con gli ideali democratici per cui gli USA erano entrati in
guerra. Riconoscimento diplomatico di USA e UK; Stettinius condanna
l’interferenza inglese.
L’Italia non era invitata alla conferenza di San Francisco.
Diffidenza degli alleati verso il CLNAI e proclama Alexander.
Il vento del Nord e il governo Parri.
Antifascismo collante comune: risposta sovrannazionale e internazionalista alla futura
collocazione del paese.
Internazionalismo e pacifismo:
• il PCI e l’internazionalismo (internazionalismo comunista);
• il PSIUP e la terza via (neutralismo socialista);
• la DC e l’internazionalismo cattolico (ecumenismo cattolico).
La crisi con la Francia per la Valle d’Aosta e con la Iugoslavia per la Venezia Giulia
(Zona A con Trieste sotto amministrazione alleata e Zona B con Pola e Fiume sotto
amministrazione iugoslava). La doppiezza di Togliatti.
Il trattato di pace:
• il problema delle colonie; Albania e Etiopia indipendenti, Rodi e Dodecaneso alla
Grecia; rinvio per le colonie prefasciste;
• le rivendicazioni austriache sul Sud Tirolo; l’accordo De Gasperi-Gruber;
• le riparazioni belliche (a URSS, Grecia, Iugoslavia e ex colonie);
• il problema giuliano. smembramento della Venezia Giulia: Gorizia e Monfalcone
all’Italia, l’Istria alla Iugoslavia, costituzione del TLT;
• il confine occidentale con la Francia;
• le clausole militari.
Il dibattito alla Costituente sulla ratifica del trattato di pace.
L’art. 11 della Costituzione: il ripudio della guerra e la rinuncia alla sovranità nazionale a
favore di organizzazioni internazionali.
Dottrina Truman e piano Marshall.
Il Patto di Bruxelles: rifiuto italiano di aderire per l’imminenza delle elezioni del 1948, nel
tentativo di rivedere le clausole militari e coloniali del trattato di pace (sopravvalutazione
delle proprie forze e convinzione di poter dettare condizioni), preferenza per accordi
bilaterali diretti con USA, desiderio di mantenere aperto il dialogo con l’URSS.
Nel rifiuto pre-elettorale di De Gasperi c’era un errato calcolo diplomatico e anche la
constatazione della presenza di forze pacifiste e neutraliste non solo nell’opposizione
socialcomunista, ma anche nella maggioranza quadripartita (Gronchi, Dossetti, mons.
Tardini).
I due blocchi 1955
I due blocchi 1956
La decolonizzazione
La decolonizzazione in Asia I
L’Europa nel 2000
BIBLIOGRAFIA I
Opere generali
• L. Bonanate, F. Armao, F. Tuccari, Le relazioni internazionali. Cinque secoli
di storia: 1521-1989, Milano, Bruno Mondadori,1997
• G. Giordano, Storia della politica internazionale 1870/1992, Milano, Angeli,
1994
• M. Salvadori, Storia dell’età moderna dal cinquecento all’età napoleonica,
Torino, Loerscher, 1990
• M. Salvadori, Storia dell’età contemporanea dalla restaurazione a oggi, Torino,
Loescher, 1990
BIBLIOGRAFIA II
La politica estera italiana
• R.J.B. Bosworth e S. Romano (a cura di), La politica estera italiana/18601985, Bologna, il Mulino, 1991
• P. Cacace, Venti anni di politica estera italiana (1943-1963), Roma, Bonacci,
1986
• V. Coralluzzo, La politica estera dell’Italia repubblicana (1946-1992). Modello
di analisi e studiuo di casi, Milano, Angeli, 2000
• L.V. Ferraris (a cura di), Manuale della politica estera italiana 1947-1993, Bari,
Laterza, 1996
• L. Graziano, La politica estera italiana nel dopoguerra, Padova, Marsilio, 1968
• G. Mammarella, P. Cacace, La politica estera dell’Italia. Dallo Stato unitario ai
giorni nostri, Bari, Laterza, 2006
• S. Romano, Guida alla politica estera italiana. Dal crollo del fascismo al crollo
del comunismo, Milano, Rizzoli, 1993
• L. Saiu, La politica estera italiana dall’unità a oggi, Bari, Laterza, 2005
• Carlo M. Santoro, La politica estera di una media potenza. L’Italia dall’Unità ad
oggi, Bologna, il Mulino, 1991
• A. Varsori, L’Italia nelle relazioni internazionali dal 1943 al 1992, Bari, Laterza,
1998
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