COMUNE DI COLOGNE
(Provincia di Brescia)
Elaborato Tecnico “Rischi di Incidenti Rilevanti (RIR)”
ai sensi del Decreto Ministeriale 09/05/2001
Emissione: 01
Data:
Maggio 2003
INDICE
1 INTRODUZIONE .................................................................................... 4
1.1
1.2
1.3
1.4
1.5
DEFINIZIONI ...........................................................................................................4
SCOPO DEL LAVORO ...............................................................................................4
CAMPO DI APPLICAZIONE ......................................................................................6
NORMATIVA DI RIFERIMENTO ...............................................................................6
GRUPPO DI ELABORAZIONE DEL DOCUMENTO ......................................................9
2 ASPETTI METODOLOGICI ............................................................... 10
2.1
2.2
2.3
2.4
2.5
2.6
INDIVIDUAZIONE DEGLI ELEMENTI TERRITORIALI VULNERABILI......................10
INDIVIDUAZIONE DEGLI ELEMENTI AMBIENTALI VULNERABILI.........................13
DETERMINAZIONE DELLE AREE DI DANNO ..........................................................14
INFORMAZIONI FORNITE DAL GESTORE..............................................................16
CRITERI PER LA VALUTAZIONE DELLA COMPATIBILITÀ AMBIENTALE ..............17
CRITERI PER LA VALUTAZIONE DELLA COMPATIBILITÀ TERRITORIALE ...........18
3 ANALISI CONOSCITIVA DEL DEPOSITO ..................................... 22
3.1
3.2
3.2.1
GENERALITÀ ........................................................................................................22
SINTESI DEGLI EFFETTI INCIDENTALI..................................................................24
SCENARI IPOTIZZATI PER IL DEPOSITO CON INDICAZIONE DELLE AREE DI
DANNO ...................................................................................................................24
3.2.2 RISULTATI DEL METODO AD INDICI CON ELENCO DELLE UNITÀ E DEI VALORI
OTTENUTI...............................................................................................................27
3.2.3 CLASSE DI PROBABILITÀ DEGLI SCENARI IPOTIZZATI .............................................27
3.2.4 INDIVIDUAZIONE AREE DI DANNO ..........................................................................29
4 INQUADRAMENTO AMBIENTALE E TERRITORIALE............... 30
4.1
4.1.1
4.1.2
4.1.3
4.2
INQUADRAMENTO AMBIENTALE ..........................................................................30
CARATTERISTICHE GEOLOGICHE E GEOMORFOLOGICHE ........................................30
SITUAZIONE IDROGRAFICA ....................................................................................32
SITUAZIONE IDROGEOLOGICA ................................................................................33
INQUADRAMENTO TERRITORIALE .......................................................................36
5 VALUTAZIONE DI COMPATIBILITÀ TERRITORIALE E
AMBIENTALE....................................................................................... 37
5.1
5.2
5.2.1
5.2.2
VALUTAZIONE DELLA COMPATIBILITÀ AMBIENTALE .......................................37
VALUTAZIONE DELLA COMPATIBILITÀ TERRITORIALE ....................................38
VALUTAZIONI DI COMPATIBILITÀ TERRITORIALE ...................................................38
EFFETTI DOMINO....................................................................................................39
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6 CONCLUSIONI ..................................................................................... 40
INDICE DELLE TABELLE
Tabella 1 - Categorie territoriali ................................................................................................12
Tabella 2 - Valori di soglia.........................................................................................................15
Tabella 3 - Categorie di danno ambientale ............................................................................18
Tabella 4 - Categorie territoriali compatibili in presenza di variante urbanistica ..............19
Tabella 5 - Categorie territoriali compatibili in assenza variante urbanistica ....................20
Tabella 6 - Categorie territoriali compatibili per depositi esistenti.......................................21
Tabella 7 - Categorie territoriali compatibili per depositi nuovi............................................21
ALLEGATI
1. Tavole di valutazione della compatibilità territoriale:
1.1. Tavola di zonizzazione intero territorio comunale (scala 1:10.000)
1.2. Carta dei beni naturalistici e storico - culturali (scala 1:5.000)
2. Tavola di valutazione degli effetti domino
3. Documentazione trasmessa dal Gestore:
3.1. Copia della planimetria di individuazione delle aree di danno (scala
1:2.000)
3.2. Copia della planimetria di individuazione delle unità logiche (scala 1:500)
3.3. Copia della notifica ai sensi art. 6 D.Lgs. 334/99
3.4. Copia della Scheda di informazione ai sensi Allegato V D.Lgs. 334/99
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1
INTRODUZIONE
1.1
Definizioni
Si riportano di seguito le definizioni utilizzate nel presente documento:
-
“Comune”: il Comune di Cologne (Provincia di Brescia);
-
“Deposito”: Il deposito di G.P.L. di proprietà della Lunikgas S.p.A., sito in
Cologne, via Brescia n. 42;
-
“Gestore”: la persona fisica o giuridica che gestisce o detiene il Deposito;
-
“Stabilimento”: tutta l'area sottoposta al controllo del Gestore, nella quale
sono presenti sostanze pericolose all'interno di uno o più impianti,
comprese le infrastrutture o le attività comuni o connesse;
-
"incidente rilevante", un evento quale un'emissione, un incendio o
un'esplosione di grande entità, dovuto a sviluppi incontrollati che si
verificano durante l'attività di uno stabilimento (in questo caso il Deposito),
e che dia luogo ad un pericolo grave, immediato o differito, per la salute
umana o per l'ambiente, all'interno o all'esterno dello stabilimento, e in cui
intervengano una o più sostanze pericolose;
-
“Elaborato Tecnico” o “Documento”: l’Elaborato Tecnico "Rischio di
incidenti rilevanti (RIR)" relativo al controllo dell'urbanizzazione, di cui
all’art. 4 del D.M. 09/05/01.
1.2
Scopo del lavoro
Scopo del presente Documento è adempiere a quanto disposto dall’art. 4 del D.M.
09/05/01 “Requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione urbanistica e
territoriale per le zone interessate da stabilimenti a rischio di incidente rilevante”,
di recepimento dell’art. 14 (“Controllo dell’urbanizzazione”) del D.Lgs 17/08/99 n.
334.
Il Documento, predisposto secondo quanto stabilito nell’Allegato del D.M.
09/05/01, rappresenta l’Elaborato Tecnico “Rischi di Incidenti Rilevanti (RIR)”
relativo al controllo dell’urbanizzazione, ricompreso nello strumento urbanistico
del Comune di Cologne al fine di individuare e disciplinare, anche in relazione ai
contenuti del Piano Territoriale di Coordinamento ai sensi dell’art. 20 D.Lgs.
18/8/00 n. 267, le aree da sottoporre a specifica regolamentazione, tenuto tra
l’altro conto di tutte le problematiche territoriali e infrastrutturali relative all’area
vasta.
In particolare, il Documento:
-
persegue l’obiettivo di integrazione tra le scelte della pianificazione
territoriale e urbanistica e la normativa vigente in materia di prevenzione
dei rischi di incidenti rilevanti, qual’è quella relativa agli stabilimenti
soggetti all’applicazione del D.Lgs. 334/99 di recepimento della direttiva
comunitaria 96/82/CE “Seveso II”;
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Elaborato Tecnico RIR – Pagina 4 di 41
-
si riferisce in particolare alla presenza sul territorio comunale del Deposito,
soggetto agli obblighi degli artt. 6 e 7 del D.Lgs. 334/99, a causa della
presenza di sostanze pericolose di cui all’Allegato I parte I del D.Lgs.
334/99 in quantità superiore ai limiti di soglia previsti nella parte I colonna
2 e inferiore ai limiti di soglia previsti nella parte I colonna 3 del citato
Allegato I.
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1.3
Campo di applicazione
Il D.M. 09/05/01 interessa, ai fini dell’applicazione della disciplina in materia di
integrazione fra gli obiettivi di pianificazione urbanistica e il controllo dei rischi di
incidenti rilevanti, i Comuni sul cui territorio siano presenti aziende che rientrano
nel campo di applicazione degli artt. 6, 7 e 8 del D.Lgs. 334/99.
Risultano essere interessati anche:
-
le Province (e le città metropolitane), alle quali, nell'ambito delle
attribuzioni del D.Lgs. 18/08/00 n.267, spettano le funzioni di pianificazione
di area vasta, per indicare gli indirizzi generali di assetto del territorio;
-
le Regioni, competenti nella materia urbanistica ai sensi dell'art.117 della
Costituzione e delle successive modifiche ed integrazioni, che assicurano
il coordinamento delle norme in materia.
L’applicazione del D.M. 09/05/01 è prevista nei casi di:
-
insediamenti di stabilimenti nuovi;
-
modifiche degli stabilimenti di cui all'art. 10, comma 1, del D.Lgs. 334/99;
-
nuovi insediamenti o infrastrutture attorno agli stabilimenti esistenti, quali
ad esempio, vie di comunicazione, luoghi frequentati dal pubblico, zone
residenziali, qualora l'ubicazione o l'insediamento o l'infrastruttura possano
aggravare il rischio o le conseguenze di un incidente rilevante;
-
variazione degli strumenti urbanistici vigenti conseguenti all'approvazione
di progetti di opere di interesse statale di cui al D.P.R. 18/04/94 n.383 e
all'approvazione di opere, interventi o programmi di intervento di cui all'art.
34 del D.Lgs. 267/00.
Le prime due fattispecie hanno origine da una proposta o comunque da un
intervento posto in essere dal gestore. In tal caso, l'Amministrazione comunale
deve:
-
verificare, attraverso i metodi e i criteri esposti nel presente allegato e con
l'apporto dei soggetti coinvolti, la compatibilità territoriale e ambientale del
nuovo stabilimento o della modifica dello stabilimento esistente rispetto
alla strumentazione urbanistica vigente;
-
promuovere la variante urbanistica, qualora tale compatibilità non sia
verificata, nel rispetto dei criteri minimi di sicurezza per il controllo
dell'urbanizzazione.
Le altre due fattispecie, viceversa, presuppongono un processo inverso. In tal
caso, infatti, l'Amministrazione comunale deve:
-
conoscere preventivamente, attraverso i metodi e i criteri esposti nel
presente allegato e con l'apporto dei soggetti coinvolti, la situazione di
rischio dello stabilimento esistente;
-
considerare, nelle ipotesi di sviluppo e di localizzazione delle infrastrutture
e delle attività rubricate al punto c) del comma 1 dell'art.14 del D.Lgs.
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334/99, la situazione di rischio presente e la possibilità o meno di rendere
compatibile la predetta iniziativa.
Il presente Elaborato Tecnico viene sviluppato in modo che:
-
si valuti la compatibilità territoriale dell’unica attività a rischio di incidente
rilevante presente alla data di redazione della presente emissione del
Documento nel territorio del Comune, qual è quella costituita dal Deposito,
a fronte degli scenari incidentali di riferimento, valutati e comunicati dal
Gestore;
-
se ne utilizzino i contenuti in ipotesi di definizione dei progetti di intervento
per le aree limitrofe al Deposito, valutando la compatibilità di tali progetti
rispetto alla presenza del Deposito stesso.
Le informazioni contenute nell'Elaborato Tecnico sono trasmesse agli altri Enti
Locali territoriali eventualmente interessati dagli scenari incidentali, perché
possano a loro volta attivare le procedure di adeguamento degli strumenti di
pianificazione urbanistica e territoriale di loro competenza.
In sede di formazione degli strumenti urbanistici nonché di rilascio delle
concessioni e autorizzazioni edilizie si deve in ogni caso tenere conto, secondo
principi di cautela, degli elementi territoriali e ambientali vulnerabili esistenti e di
quelli previsti.
Le concessioni e le autorizzazioni edilizie, qualora non sia stata adottata la
variante urbanistica, sono soggette al parere tecnico dell'autorità competente di
cui all’art. 21 del D.Lgs. 334/99, formulato sulla base delle informazioni fornite dai
gestori degli stabilimenti soggetti agli articoli 6, 7 e 8 del predetto decreto
legislativo. Per gli stabilimenti soggetti agli articoli 6 e 7 del D.Lgs. 34/99 può
essere richiesto un parere consultivo a tale autorità competente, ai fini della
predisposizione della variante urbanistica.
Nei casi previsti dal D.M. 09/05/01, gli Enti Territoriali competenti possono
promuovere, anche su richiesta del Gestore, un programma integrato di intervento
o altro strumento equivalente per definire un insieme coordinato di interventi
concordati tra il Gestore ed i soggetti pubblici e privati coinvolti, finalizzato al
conseguimento di migliori livelli di sicurezza.
1.4
Normativa di riferimento
Si riportano di seguito i principali riferimenti legislativi applicabili alla pianificazione
ambientale e territoriale nell’ambito della normativa vigente in materia di rischi di
incidenti rilevanti.
-
L. 17/08/42 n.1150 e successive modifiche;
-
D.P.R. 24/07/77 n.616 “Attuazione della delega di cui all'art. 1 della L.
22/07/75 n. 382 “Norme sull'ordinamento regionale e sulla organizzazione
della pubblica amministrazione”;
-
D.P.R. 18/04/94 n.383, “Regolamento recante disciplina dei procedimenti
di localizzazione delle opere di interesse statale”;
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-
Legge Delega al Governo per il conferimento di funzioni e compiti alle
regioni ed enti locali, per la riforma della Pubblica Amministrazione e per la
semplificazione amministrativa del 15/03/97 n.59, di cui al decreto
attuativo 31/03/98 n.112;
-
D.P.R. 20/10/98 n. 447 “Regolamento recante norme di semplificazione
dei procedimenti di autorizzazione per la realizzazione, l'ampliamento, la
ristrutturazione e la riconversione di impianti produttivi, per l'esecuzione di
opere interne ai fabbricati, nonché per la determinazione delle aree
destinate agli insediamenti produttivi, a norma dell'articolo 20, comma 8,
della L. 15/03/97 n. 59”;
-
D.Lgs. 18/08/00 n. 267 “Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti
locali”;
-
D.Lgs. 17/08/99 n.334, “Attuazione della direttiva 96/82/CE relativa al
controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate
sostanze pericolose”.
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1.5
Gruppo di elaborazione del documento
Il gruppo di lavoro che ha predisposto il presente Documento di valutazione è così
costituito:
Responsabile di Procedimento:
-
Arch. Monica Raineri – Responsabile Ufficio Tecnico Comune di Cologne
Consulenza Tecnica:
-
GRC S.r.l. – Bergamo
-
Ing. Giuseppina Mariaclaudia Vignola (Theos S.r.l. – Lodi)
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2
ASPETTI METODOLOGICI
2.1
Individuazione degli elementi territoriali vulnerabili
La valutazione della vulnerabilità del territorio attorno ad uno stabilimento va effettuata
mediante una categorizzazione delle aree circostanti in base al valore dell'indice di
edificazione e all'individuazione degli specifici elementi vulnerabili di natura puntuale in
esse presenti, secondo quanto indicato nella successiva Tabella 1.
Occorre inoltre tenere conto delle infrastrutture di trasporto e tecnologiche lineari e
puntuali. Qualora tali infrastrutture rientrino nelle aree di danno individuate, dovranno
essere predisposti idonei interventi, da stabilire puntualmente, sia di protezione che
gestionali, atti a ridurre l'entità delle conseguenze (ad esempio: elevazione del muro di
cinta prospiciente l'infrastruttura, efficace coordinamento tra lo stabilimento e l'ente
gestore dell'infrastruttura finalizzato alla, rapida intercettazione del traffico, ecc.).
Un analogo approccio va adottato nei confronti dei beni culturali individuati in base alla
normativa nazionale (D.Lgs. 29/10/99 n. 490) e regionale o in base alle disposizioni di
tutela e salvaguardia contenute nella pianificazione territoriale, urbanistica e di settore.
La categorizzazione del territorio esposta nella Tabella 1 tiene conto di alcune
valutazione dei possibili scenari incidentali, e in particolare dei seguenti criteri:
-
la difficoltà di evacuare soggetti deboli e bisognosi di aiuto, quali bambini,
anziani e malati, e il personale che li assiste;
-
la difficoltà di evacuare i soggetti residenti in edifici a più di cinque piani e
grandi aggregazioni di persone in luoghi pubblici; per tali soggetti, anche se
abili di muoversi autonomamente, la fuga sarebbe condizionata dalla minore
facilità di accesso alle uscite di emergenza o agli idonei rifugi;
-
la minore difficoltà di evacuare i soggetti residenti in edifici bassi o isolati, con
vie di fuga accessibili e una migliore autogestione dei dispositivi di sicurezza;
-
la minore vulnerabilità delle attività caratterizzate da una bassa permanenza
temporale di persone, cioè di una minore esposizione al rischio, rispetto alle
analoghe attività più frequentate;
-
la generale maggiore vulnerabilità delle attività all'aperto rispetto a quelle al
chiuso.
Sulla base di tali criteri, integrati dalle valutazioni che riguardano i singoli casi specifici,
vengono ricondotti alle categorie della Tabella 1 tutti gli elementi territoriali
eventualmente presenti e non esplicitamente in essa previsti.
Le Regioni, nell'ambito della definizione della disciplina regionale attuativa del presente
decreto, potranno integrare i contenuti della Tabella 1, in rapporto alle specifiche
normative regionali in materia urbanistica e ambientale.
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Il territorio viene suddiviso in Categorie da A (area densamente abitata) a F (area entro
i confini dello stabilimento) in funzione di:
-
indice di edificazione esistente;
-
presenza di luoghi di concentrazione di persone con limitata capacità di
mobilità, di locali di pubblico spettacolo, mercati, centri commerciali, stazioni
ferroviarie, aree con insediamenti industriali, artigianali ed agricoli.
Per le categorie E ed F si deve tenere conto di quanto previsto dagli articoli 12 e 13 del
D.Lgs. 334/99, ove applicabili.
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Categorie territoriali
“A”
ƒ Aree con destinazione prevalentemente residenziale, per le quali l'indice fondiario di edificazione
3
2
sia superiore a 4,5 m /m .
ƒ Luoghi di concentrazione di persone con limitata capacità di mobilità - ad esempio ospedali, case
di cura, ospizi, asili, scuole inferiori, ecc. (oltre 25 posti letto o 100 persone presenti).
ƒ Luoghi soggetti ad affollamento rilevante all'aperto - ad esempio mercati stabili o altre
destinazioni commerciali, ecc. (oltre 500 persone presenti).
“B”
ƒ Aree con destinazione prevalentemente residenziale, per le quali l'indice fondiario di edificazione
3
2
sia compreso tra 4,5 e 1,5 m /m .
ƒ Luoghi di concentrazione di persone con limitata capacità di mobilità - ad esempio ospedali, case
di cura, ospizi, asili, scuole inferiori, ecc. (fino a 25 posti letto o 100 persone presenti).
ƒ Luoghi soggetti ad affollamento rilevante all'aperto - ad esempio mercati stabili o altre
destinazioni commerciali, ecc. (fino a 500 persone presenti).
ƒ Luoghi soggetti ad affollamento rilevante al chiuso - ad esempio centri commerciali, terziari e
direzionali, per servizi, strutture ricettive, scuole superiori, università, ecc. (oltre 500 persone
presenti).
ƒ Luoghi soggetti ad affollamento rilevante con limitati periodi di esposizione al rischio - ad
esempio luoghi di pubblico spettacolo, destinati ad attività ricreative, sportive, culturali, religiose,
ecc. (oltre 100 persone presenti se si tratta di luogo all'aperto, oltre 1000 al chiuso).
ƒ Stazioni ferroviarie ed altri nodi di trasporto (movimento passeggeri superiore a 1000
persone/giorno).
“C”
ƒ Aree con destinazione prevalentemente residenziale, per le quali l'indice fondiario di edificazione
3
2
sia compreso tra 1,5 e 1 m /m .
ƒ Luoghi soggetti ad affollamento rilevante al chiuso - ad esempio centri commerciali, terziari e
direzionali, per servizi, strutture ricettive, scuole superiori, università, ecc. (fino a 500 persone
presenti).
ƒ Luoghi soggetti ad affollamento rilevante con limitati periodi di esposizione al rischio - ad
esempio luoghi di pubblico spettacolo, destinati ad attività ricreative, sportive, culturali, religiose,
ecc. (fino a 100 persone presenti se si tratta di luogo all'aperto, fino a 1000 al chiuso; di
qualunque dimensione se la frequentazione è al massimo settimanale).
ƒ Stazioni ferroviarie ed altri nodi di trasporto (movimento passeggeri fino a 1000 persone/giorno).
“D”
ƒ Aree con destinazione prevalentemente residenziale, per le quali l'indice fondiario di edificazione
3
2
sia compreso tra 1 e 0,5 m /m .
ƒ Luoghi soggetti ad affollamento rilevante, con frequentazione al massimo mensile - ad esempio
fiere, mercatini o altri eventi periodici, cimiteri, ecc..
”E”
ƒ Aree con destinazione prevalentemente residenziale, per le quali l'indice fondiario di edificazione
3
2
sia inferiore a 0,5 m /m .
ƒ Insediamenti industriali, artigianali, agricoli, e zootecnici.
“F”
ƒ Area entro i confini dello stabilimento.
ƒ Area limitrofa allo stabilimento, entro la quale non sono presenti manufatti o strutture in cui sia
prevista l'ordinaria presenza di gruppi di persone.
Tabella 1 - Categorie territoriali
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2.2
Individuazione degli elementi ambientali vulnerabili
Con particolare riferimento al pericolo per l'ambiente potenzialmente causato dal
rilascio incidentale di sostanze pericolose, si considerano gli elementi ambientali
secondo la seguente suddivisione tematica delle diverse matrici ambientali vulnerabili
potenzialmente interessate dal rilascio incidentale di sostanze pericolose per
l'ambiente:
-
Beni paesaggistici e ambientali (D.Lgs. 490/99);
-
Aree naturali protette (ad es.: parchi e altre aree definite in base a disposizioni
normative);
-
Risorse idriche superficiali (ad es.: acquifero superficiale; idrografia primaria e
secondaria; corpi d'acqua estesi in relazione al tempo di ricambio ed al volume
del bacino);
-
Risorse idriche profonde (ad es.: pozzi di captazione ad uso potabile o irriguo;
acquifero profondo non protetto o protetto; zona di ricarica della falda
acquifera);
-
Uso del suolo (ad es.: aree coltivate di pregio, aree boscate).
La vulnerabilità di ognuno degli elementi considerati viene valutata in relazione alla
fenomenologia incidentale cui ci si riferisce. Su tale base, in via generale e a solo titolo
di esempio, si potrà considerare trascurabile l'effetto prodotto da fenomeni energetici
come l'esplosione e l'incendio nei confronti dell'acqua e del sottosuolo.
In tutti gli altri casi, la valutazione della vulnerabilità dovrà tenere conto del danno
specifico che può essere arrecato all'elemento ambientale, della rilevanza sociale ed
ambientale della risorsa considerata, della possibilità di mettere in atto interventi di
ripristino susseguentemente ad un eventuale rilascio.
In sede di pianificazione territoriale e urbanistica, verrà effettuata una ricognizione della
presenza degli elementi ambientali vulnerabili, come individuabili in base a specifiche
declaratorie di tutela, ove esistenti, ovvero in base alla tutelabilità di legge, oppure,
infine, in base alla individuazione e disciplina di specifici elementi ambientali da parte di
piani territoriali, urbanistici e di settore.
Le autorità preposte, nell'ambito delle rispettive attribuzioni, tengono conto degli
elementi e delle situazioni che possono aggravare le conseguenze sulle persone e sul
territorio del rilascio dell'inquinante per l'ambiente.
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2.3
Determinazione delle aree di danno
Il danno a persone o strutture è correlabile all'effetto fisico di un evento incidentale
mediante modelli di vulnerabilità più o meno complessi.
Ai fini del controllo dell'urbanizzazione, è da ritenere sufficientemente accurata una
trattazione semplificata, basata sul superamento di un valore di soglia, al di sotto del
quale si ritiene convenzionalmente che il danno non accada, al di sopra del quale
viceversa si ritiene che il danno possa accadere.
In particolare, per le valutazioni in oggetto, la possibilità di danni a persone o a strutture
è definita sulla base del superamento dei valori di soglia espressi nella seguente
Tabella 2.
Per la corretta applicazione dei criteri di valutazione della compatibilità territoriale, il
Gestore qualifica le aree di danno con riferimento ai valori di soglia di Tabella 2.
In generale, gli effetti fisici derivati dagli scenari incidentali ipotizzabili possono
determinare danni a persone o strutture; in funzione della specifica tipologia, della loro
intensità e della durata.
Il danno ambientale, con riferimento agli elementi vulnerabili indicati al punto 2.2 è
invece correlato alla dispersione di sostanze pericolose i cui effetti sull'ambiente sono
difficilmente determinabili a priori mediante l'uso di modelli di vulnerabilità.
L'attuale stato dell'arte in merito alla valutazione dei rischi per l'ambiente derivanti da
incidenti rilevanti non permette infatti l'adozione di un approccio analitico efficace che
conduca a risultati esenti da cospicue incertezze.
Tali valori sono congruenti con quelli definiti nelle Linee Guida di pianificazione di
emergenza esterna del Dipartimento della Protezione Civile e inoltre con quelli definiti
nei seguenti disposti normativi:
-
D.M. 15/05/96 "Criteri di analisi e valutazione dei rapporti di sicurezza relativi ai
depositi di gas di petrolio liquefatto (GPL)", applicabile al Deposito in
argomento;
-
D.M. 20/10/98 "Criteri di analisi e valutazione dei rapporti di sicurezza relativi ai
depositi di liquidi facilmente infiammabili e/o tossici".
Sulla base del citato D.M. 15/05/96, le tipologie di effetti fisici da considerare rispetto
agli scenari incidentali valutati dal Gestore per il Deposito sono quelle di seguito
descritte.
ƒ
Radiazione termica stazionaria (POOL FIRE, JET FIRE)
I valori di soglia sono in questo caso espressi come potenza termica incidente per unità di
2
superficie esposta (kW/m ). I valori numerici si riferiscono alla possibilità di danno a persone
prive di specifica protezione individuale, inizialmente situate all'aperto, in zona visibile alle
fiamme, e tengono conto della possibilità dell'individuo, in circostanze non sfavorevoli, di
allontanarsi spontaneamente dal campo di irraggiamento. Il valore di soglia indicato per i
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possibili danni alle strutture rappresenta un limite minimo, applicabile ad obiettivi
particolarmente vulnerabili, quali serbatoi atmosferici, pannellature in laminato plastico, ecc. e
per esposizioni di lunga durata. Per obiettivi meno vulnerabili potrà essere necessario riferirsi a
valori più appropriati alla situazione specifica, tenendo conto anche della effettiva possibile
durata dell'esposizione.
ƒ
Radiazione termica variabile (BLEVE/Fireball)
Il fenomeno, tipico dei recipienti e serbatoi di materiale infiammabile pressurizzato, è
caratterizzato da una radiazione termica variabile nel tempo e della durata dell'ordine di 10-40
secondi, dipendentemente dalla quantità coinvolta. Poiché in questo caso la durata, a parità di
intensità di irraggiamento, ha un'influenza notevole sul danno atteso, è necessario esprimere
2
l'effetto fisico in termini di dose termica assorbita (kJ/m ).
Nel caso in cui l'analisi effettuata dal fabbricante si esprima in termini di intensità di
irraggiamento e di durata del FIREBALL, si potrà risalire alla distanza a cui si determina il valore
prefissato della dose termica, ricercando, eventualmente per estrapolazione, quella distanza a
cui si ha:
2
2
Intensità di irraggiamento (kW/m ) = Dose termica prefissata (kJ/m )/Durata (sec)
Ai fini del possibile effetto domino, vengono considerate le distanze massime per la proiezione
di frammenti di dimensioni significative, riscontrate nel caso tipico del GPL.
ƒ
Radiazione termica istantanea (FLASH-FIRE)
Considerata la breve durata dell'esposizione ad un irraggiamento significativo (1-3 secondi,
corrispondente al passaggio su di un obiettivo predeterminato del fronte fiamma che transita
all'interno della nube), si considera che effetti letali possano presentarsi solo entro i limiti di
infiammabilità della nube (LFL). Eventi occasionali di letalità possono presentarsi in
concomitanza con eventuali sacche isolate e locali di fiamma, eventualmente presenti anche
oltre il limite inferiore di infiammabilità, a causa di possibili difformità della nube; a tal fine si può
ritenere cautelativamente che la zona di inizio letalità si possa estendere fino al limite
rappresentato da 1/2 LFL.
Pertanto la possibilità di danni a persone o a strutture è definita pertanto sulla base del
superamento dei valori di soglia quantitativamente espressi nella tabella seguente (Appendice
III D.M. 15/05/96):
Valori di soglia
Scenario
incidentale
Incendio di
pozza
(Radiazione
termica
stazionaria)
BLEVE /
Fireball
(radiazione
termica variabile)
Nube di vapori
infiammabili/
FLASH-FIRE
Elevata letalità
2
Inizio
Letalità
Lesioni
irreversibili
2
12,5 kW/m
7 kW/m
Raggio
fireball
350 kJ/m
LFL
1/2 LFL
2
2
5 kW/m
200 kJ/m
2
Danni Strutture
Effetto domino
Lesioni
reversibili
2
2
3 kW/m
125 kJ/m
2
12,5 kW/m
100 m da pacco bombole
600 m da stoccaggio in sfere
800 m da stoccaggio in cilindri
Tabella 2 - Valori di soglia
COMUNE DI COLOGNE (Provincia di Brescia)
Elaborato Tecnico RIR – Pagina 15 di 41
Le aree di danno vengono determinate sulla base dei livelli di soglia indicate in Tabella
2, con le seguenti modalità:
-
per gli stabilimenti soggetti alla presentazione del Rapporto di Sicurezza ai
sensi art. 8 D.Lgs. 334/99, la determinazione delle aree di danno viene
effettuata nei termini analitici richiesti per la stesura del documento ed
eventualmente rivalutata a seguito delle conclusioni dell'istruttoria per la
valutazione del Rapporto di sicurezza;
-
per gli altri stabilimenti (compreso il Deposito) vengono prese in considerazione
le informazioni e gli elementi tecnici forniti dai gestori in riferimento al Sistema
di Gestione Sicurezza di cui all’allegato III D.Lgs. 334/99 e art. 7 D.M.
09/08/2000 (riportato in allegato) conformemente alle definizioni ed alle soglie
indicate in Tabella 2.
Il Gestore deve indicare, per ognuna delle ipotesi incidentali significative individuate, la
classe di probabilità degli eventi secondo la suddivisione indicata nelle Tabella 4 e
Tabella 5.
2.4
ƒ
Informazioni fornite dal Gestore
Stabilimenti esistenti
I gestori degli stabilimenti soggetti agli obblighi di cui all’art. 8 del D.Lgs. 334/99
trasmettono, su richiesta del Comune o delle Autorità competenti, le seguenti
informazioni:
-
inviluppo delle aree di danno per ciascuna delle quattro categorie di effetti e
secondo i valori di soglia di cui al paragrafo precedente, ognuna misurata
dall'effettiva localizzazione della relativa fonte di pericolo, su base cartografica
tecnica e catastale aggiornate;
-
per i depositi di GPL e per i depositi di liquidi infiammabili e/o tossici, la
categoria di deposito ricavata dall'applicazione del metodo indicizzato di cui ai
rispettivi D.M. 15/05/96 e D.M. 20/10/98;
-
per tutti gli stabilimenti, la classe di probabilità di ogni singolo evento;
-
per il pericolo di danno ambientale, le categorie di danno attese in relazione agli
eventi incidentali che possono interessare gli elementi ambientali vulnerabili.
Per detti stabilimenti, l'autorità di cui all'art. 21 D.Lgs. 334/99, contestualmente all'atto
che conclude l'istruttoria tecnica, trasmette agli organi competenti per la pianificazione
territoriale e urbanistica per il rilascio delle concessioni e autorizzazioni edilizie:
-
le informazioni che il gestore è tenuto a riportare nel rapporto di sicurezza o nel
rapporto preliminare ai sensi dell'art. 8, comma 3 del suddetto decreto;
-
le eventuali variazioni intervenute in relazione alla stima delle aree di danno,
alla classe di appartenenza dei depositi, alla categoria di frequenza degli eventi
ipotizzati, rispetto alle informazioni trasmesse inizialmente dal Gestore;
COMUNE DI COLOGNE (Provincia di Brescia)
Elaborato Tecnico RIR – Pagina 16 di 41
-
gli elementi che debbono essere presi in considerazione per un più completo e
corretto giudizio di compatibilità territoriale e ambientale, valutati, tra l'altro, sulla
base di: presenza di specifiche misure di carattere gestionale; adozione di
particolari ed efficaci tecnologie o sistemi innovativi; disponibilità di strutture di
pronto intervento e soccorso nell'area; adozione di particolari misure di
allertamento e protezione per gli insediamenti civili; adozione da parte del
gestore delle misure tecniche complementari ai sensi dell'art. 14 comma 6, del
D.Lgs. 334/99.
Per gli stabilimenti esistenti soggetti ai soli obblighi di cui agli artt. 6 e 7 del D.Lgs.
334/99, il gestore trasmette alle stesse autorità le suddette informazioni, ricavate dalle
valutazioni effettuate nell'ambito del proprio Sistema di Gestione della Sicurezza come
indicato dall'allegato III del predetto decreto legislativo e dall'art. 7 del D.M. 09/08/00,
nel solo caso in cui siano individuate aree di danno esterne all'area dello stabilimento.
ƒ
Nuovi Stabilimenti
Per i nuovi stabilimenti sono trasmesse alle medesime autorità dal gestore le stesse
informazioni all'atto della presentazione del rapporto preliminare di sicurezza
all'autorità competente per il rilascio del nullaosta di fattibilità di cui all’art. 9 D.Lgs.
334/99 o, per gli stabilimenti soggetti agli obblighi dei soli articoli 6 e 7 dello stesso
decreto, all'atto della richiesta di concessioni e autorizzazioni edilizie.
2.5
Criteri per la valutazione della compatibilità ambientale
Al fine di valutare la compatibilità ambientale, dovranno essere presi in esame,
secondo principi precauzionali, anche i fattori che possono influire negativamente sugli
scenari incidentali, ad esempio la presenza di zone sismiche o di aree a rischio
idrogeologico individuate in base alla normativa nazionale e regionale o da parte di
strumenti di pianificazione territoriale, urbanistica e di settore.
Per definire una categoria di danno ambientale, si tiene conto dei possibili rilasci
incidentali di sostanze pericolose. La definizione della categoria di danno avviene, per
gli elementi ambientali vulnerabili, a seguito di valutazione, effettuata dal gestore, sulla
base delle quantità e delle caratteristiche delle sostanze, nonché delle specifiche
misure tecniche adottate per ridurre o mitigare gli impatti ambientali dello scenario
incidentale.
Le categorie di danno ambientale sono definite come riportato nella seguente Tabella
3.
COMUNE DI COLOGNE (Provincia di Brescia)
Elaborato Tecnico RIR – Pagina 17 di 41
Danno significativo danno per il quale gli interventi di bonifica e di ripristino
ambientale dei siti inquinati, a seguito dell'evento incidentale,
possono essere portati a conclusione presumibilmente nell'arco di
due anni dall'inizio degli interventi stessi;
Danno grave
danno per il quale gli interventi di bonifica e di ripristino
ambientale dei siti inquinati, a seguito dell'evento incidentale,
possono essere portati a conclusione presumibilmente in un
periodo superiore a due anni dall'inizio degli interventi stessi
Tabella 3 - Categorie di danno ambientale
Al fine di valutare la compatibilità ambientale, nei casi previsti dal presente decreto, è
da ritenere non compatibile l'ipotesi di danno grave. Nei casi di incompatibilità
ambientale (danno grave) di stabilimenti esistenti con gli elementi vulnerabili di cui al
punto 2.1, il Comune può procedere ai sensi dell'articolo 14, comma 6 del D.Lgs.
334/99, invitando il gestore a trasmettere all'autorità competente di cui all'articolo 21,
comma 1 dello stesso decreto legislativo le misure complementari atte a ridurre il
rischio di danno ambientale.
Nel caso di potenziali impatti sugli elementi ambientali vulnerabili (danno significativo)
devono essere introdotte nello strumento urbanistico prescrizioni edilizie e urbanistiche
ovvero misure di prevenzione e di mitigazione con particolari accorgimenti e interventi
di tipo territoriale, infrastrutturale e gestionale, per la protezione dell'ambiente
circostante, definite in funzione delle fattibilità e delle caratteristiche dei siti e degli
impianti e finalizzate alla riduzione della categoria di danno.
Per valutare gli interventi di bonifica e ripristino ambientale dei siti inquinati, a seguito
dell'evento incidentale, si deve fare riferimento, attualmente, al D.M. 25/10/99 n. 471,
"Regolamento recante criteri, procedure e modalità per la messa in sicurezza, la
bonifica e il ripristino ambientale dei siti inquinati, ai sensi dell’art.17 del D. Lgs. 5
febbraio 1997, n.22, e successive modificazioni e integrazioni", nonché del D.Lgs.
11/05/99 n.152 "Disposizioni sulla tutela delle acque dall'inquinamento e recepimento
della direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane e della
direttiva 91/676/CEE relativa alla protezione delle acque dall'inquinamento provocata
dai nitrati provenienti da fonte agricola".
Si precisa che, per gli stabilimenti esistenti, il Comune può invitare il gestore a
trasmettere all'autorità competente le misure complementari atte a ridurre il rischio di
danno ambientale.
2.6
Criteri per la valutazione della compatibilità territoriale
Per la formulazione dell’Elaborato Tecnico, nell’ambito di un approccio basato sulla
valutazione del rischio, nel quale vengono effettuate delle valutazioni di compatibilità
tra lo stabilimento e gli elementi territoriali effettivamente presenti, sulla base del rischio
COMUNE DI COLOGNE (Provincia di Brescia)
Elaborato Tecnico RIR – Pagina 18 di 41
associato agli scenari incidentali specifici dello stabilimento in esame, si utilizza una
metodologia che, pur semplificata e parametrizzata, conduce ad una rappresentazione
sufficientemente precisa e ripetibile del livello di rischio rappresentato dalla specifica
realtà stabilimento/territorio.
La valutazione della compatibilità da parte delle autorità competenti, in sede di
pianificazione territoriale e urbanistica, deve essere formulata sulla base delle
informazioni acquisite dal gestore e, ove previsto, sulla base delle valutazioni
dell'autorità competente di cui all'articolo 21 del D.Lgs. 334/99, opportunamente
rielaborate ed integrate con altre informazioni pertinenti.
Gli elementi tecnici, così determinati, non vanno interpretati in termini rigidi e compiuti,
bensì utilizzati nell'ambito del processo di valutazione, che deve necessariamente
essere articolato, prendendo in considerazione anche i possibili impatti diretti o indiretti
connessi all'esercizio dello stabilimento industriale o allo specifico uso del territorio.
Il processo di valutazione tiene conto dell'eventuale impegno del gestore ad adottare
misure tecniche complementari, ai sensi dell'articolo 14, comma 6, del D.Lgs. 334/99.
Gli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica potranno prevedere opportuni
accorgimenti ambientali o edilizi che, in base allo specifico scenario incidentale
ipotizzato, riducano la vulnerabilità delle costruzioni ammesse nelle diverse aree di
pianificazione interessate dalle aree di danno.
In base alle definizioni date, la compatibilità dello stabilimento con il territorio
circostante va valutata in relazione alla sovrapposizione delle tipologie di insediamento,
categorizzate in termini di vulnerabilità in Tabella 1, con l'inviluppo delle aree di danno,
come evidenziato dalle successive Tabella 4 e Tabella 5.
Le aree di danno corrispondenti alle categorie di effetti considerate individuano quindi
le distanze misurate dal centro di pericolo interno allo stabilimento, entro le quali sono
ammessi gli elementi territoriali vulnerabili appartenenti alle categorie risultanti
dall'incrocio delle righe e delle colonne rispettivamente considerate.
Categorie territoriali compatibili con gli stabilimenti
Categoria di effetti
Classe di probabilità
degli eventi
Elevata letalità
Inizio letalità
Lesioni irreversibili
Lesioni reversibili
< 10-6
DEF
CDEF
BCDEF
ABCDEF
10-4 - 10-6
EF
DEF
CDEF
BCDEF
10-3 - 10-4
F
EF
DEF
CDEF
> 10-3
F
F
EF
DEF
Tabella 4 - Categorie territoriali compatibili in presenza di variante urbanistica
COMUNE DI COLOGNE (Provincia di Brescia)
Elaborato Tecnico RIR – Pagina 19 di 41
Categorie territoriali compatibili con gli stabilimenti
(per il rilascio di concessioni e autorizzazioni edilizie in assenza di variante urbanistica)
Classe di probabilità degli
eventi
Categoria di effetti
Elevata letalità
Inizio letalità
Lesioni
irreversibili
Lesioni
reversibili
< 10-6
EF
DEF
CDEF
BCDEF
10-4 - 10-6
F
EF
DEF
CDEF
10-3 - 10-4
F
F
EF
DEF
> 10-3
F
F
F
EF
Tabella 5 - Categorie territoriali compatibili in assenza variante urbanistica
Le lettere indicate nelle caselle delle Tabella 4 e Tabella 5 fanno riferimento alle
categorie territoriali descritte nella Tabella 1, mentre le categorie di effetti sono quelle
valutate in base a quanto sopra descritto.
Per la predisposizione degli strumenti di pianificazione urbanistica, le categorie
territoriali compatibili con gli stabilimenti sono definite dalla Tabella 4.
Per il rilascio delle concessioni e autorizzazioni edilizie in assenza della variante
urbanistica si utilizza la Tabella 5.
Ad integrazione dei criteri sopra evidenziati, le autorità preposte alla pianificazione
territoriale e urbanistica, nell'ambito delle rispettive attribuzioni, tengono conto della
presenza o della previsione di elementi aventi particolare rilevanza sotto il profilo
sociale, economico, culturale e storico tra cui, a titolo di esempio, reti tecnologiche,
infrastrutture di trasporto, beni culturali storico - architettonici.
Anche in questo caso, sulla base delle informazioni fornite dal gestore, è possibile
stabilire se l'elemento considerato sia interessato dall'evento incidentale ipotizzato.
La Tabella 2 alla quinta colonna, definisce infatti le tipologie di scenario ed i valori di
soglia relativi, per i quali ci si deve attendere un danno grave alle strutture.
Nelle aree di danno individuate dal gestore sulla base di tali valori di soglia, ove in tali
aree siano presenti i suddetti elementi, si introducono negli strumenti di pianificazione
territoriale e urbanistica prescrizioni per la realizzazione dell'opera ovvero per la
protezione dell'elemento.
Nelle aree ad elevata concentrazione di stabilimenti, di cui all'articolo 13 del D.Lgs.
334/99, le interazioni tra stabilimenti diversi e tra questi e certi elementi territoriali può
essere particolarmente significativa. Di conseguenza il D.M. 09/05/01 indica che, per la
compiutezza delle valutazioni, risulta opportuno fare riferimento anche agli esiti dello
studio integrato dell'area, necessariamente basato sulla ricomposizione dei rischi
ingenerati dai vari soggetti e, quindi, su di un approccio più estesamente probabilistico.
Nel caso di depositi di GPL e depositi di liquidi infiammabili e/o tossici soggetti
all'articolo 8 del D.Lgs. 334/99 ci si avvale dei criteri di valutazione della compatibilità
COMUNE DI COLOGNE (Provincia di Brescia)
Elaborato Tecnico RIR – Pagina 20 di 41
territoriale definiti nell'ambito della normativa vigente e delle eventuali successive
modifiche (D.M. 15/05/96, D.M. 20/10/98).
L’approccio in questo caso è prettamente deterministico, si basa sulla definizione della
migliore tecnologia costruttiva dei depositi (quattro classi da I a IV in modo decrescente
dal punto di vista dello standard tecnologico), e viene calcolato con un metodo
indicizzato definito negli specifici decreti.
Le tabelle di compatibilità territoriale sono di seguito riportate.
Categorie territoriali compatibili per depositi esistenti
Classe del
Deposito
Categoria di effetti
Elevata Letalità
Inizio Letalità
Lesioni irreversibili
Lesioni
reversibili
I
DEF
CDEF
BCDEF
ABCDEF
II
EF
DEF
CDEF
BCDEF
III
F
EF
DEF
CDEF
IV
F
F
EF
DEF
Tabella 6 - Categorie territoriali compatibili per depositi esistenti
Categorie territoriali compatibili per depositi nuovi
Classe del
Deposito
Categoria di effetti
Elevata Letalità
Inizio Letalità
Lesioni irreversibili
Lesioni reversibili
I
EF
DEF
CDEF
ABCDEF
II
F
EF
DEF
BCDEF
III
F
F
EF
CDEF
Tabella 7 - Categorie territoriali compatibili per depositi nuovi
Si sottolinea che, per il caso in argomento nel presente Elaborato Tecnico, le
informazioni fornite dal Gestore (applicazione del metodo indicizzato di cui al D.M.
15/05/96 per la categorizzazione delle unità logiche del Deposito) consentono di
avvalersi di tali criteri di valutazione pur non ricadendo il Deposito nell’ambito di
applicabilità dell’art. 8 del D.Lgs. 334/99.
Tale impostazione viene utilizzata per la valutazione riportata nel seguito del
Documento in quanto ritenuta più restrittiva rispetto alla categorizzazione di tipo
probabilistico proposta dal D.M. 09/05/01 per gli stabilimenti soggetti ai soli obblighi di
cui agli artt. 6 e 7 del D.Lgs. 334/99.
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Elaborato Tecnico RIR – Pagina 21 di 41
3
ANALISI CONOSCITIVA DEL DEPOSITO
3.1
Generalità
Le attività svolte nel Deposito riguardano:
-
il ricevimento, messa a stoccaggio, imbottigliamento e spedizione di gas di
petrolio liquefatti (propano), ad uso combustione (sfuso) e come miscela
domestica (imbottigliato);
-
il ricevimento, messa a stoccaggio e spedizione di oli minerali (olio combustibile
e gasolio ad uso riscaldamento ed autotrazione).
Le strutture del Deposito impiegate per
imbottigliamento del GPL sono le seguenti:
lo
stoccaggio,
movimentazione
e
-
n. 1 locale di imbottigliamento, con capacità di riempimento massima (per
mezzo di n. 2 dosatori) pari a n. 100 bidoni da 25 kg all’ora;
-
n.1 sala pompe e compressori di trasferimento;
-
n.2 serbatoi cilindrici fuori terra ad asse orizzontale in lamiera d’acciaio,
poggianti su selle di cemento armato (ed ancorati ad una sola estremità, per
consentire le dilatazioni termiche), di capacità 300 e 100 m3.
I serbatoi per lo stoccaggio del GPL sono muniti dei seguenti dispositivi:
-
indicatori di livello percentuali e ad asta;
-
manometro e termometro;
-
valvole di sicurezza per lo scarico in candela in caso di sovrapressione,
montate su dispositivo a Y.
I compressori e le pompe utilizzati per il trasferimento sono azionati da motori elettrici
di tipo antideflagrante a norma ADPE e sono muniti di comando a distanza per
l’arresto.
I bracci di carico per il travaso del GPL da/a autobotte sono dotati di valvole di non
ritorno, valvole di eccesso di flusso, valvole di intercettazione.
Nel Deposito sono inoltre presenti le seguenti strutture adibite allo stoccaggio e
movimentazione di olio combustibile e gasolio:
-
n. 4 serbatoi cilindrici fuori terra con asse verticale, di cui due per il gasolio
(capacità complessiva 600 m3) e due per l’olio combustibile (capacità
complessiva 200 m3);
-
n. 3 serbatoi cilindrici interrati ad asse orizzontale, di cui due per il gasolio
(capacità complessiva 120 m3) e uno per l’olio combustibile (capacità 30 m3);
COMUNE DI COLOGNE (Provincia di Brescia)
Elaborato Tecnico RIR – Pagina 22 di 41
-
n. 2 serbatoi di gasolio ad uso privato, di capacità complessiva inferiore a 50
m3;
-
n. 2 sale pompe;
-
n. 2 pensiline di carico.
Il Deposito è l’unica attività a rischio di incidente rilevante presente sul territorio del
Comune e ricade nel campo di applicazione degli artt. 6 e 7 del D.Lgs.334/99, in
quanto detiene sostanze pericolose di cui all’Allegato I parte I del D.Lgs. 334/99 in
quantità superiore ai limiti di soglia previsti nella parte I colonna 2 e inferiore ai limiti di
soglia previsti nella parte I colonna 3 del citato Allegato I.
Nome
Classificazione
Codice
Gas di Petrolio Liquefatto
F+
All. I, parte1
Limite di soglia (t)
art.6
art.8
50
200
Q.max presente (t)
176,4
In ottemperanza a quanto previsto dall’art.6 del D.Lgs. 334/99, il Gestore ha
provveduto ad inviare, entro i termini previsti:
-
la Notifica, sottoscritta nelle forme dell’autocertificazione, a Ministero
dell’Ambiente, Regione, Provincia, Comune, Prefetto e Comitato Tecnico
Regionale;
-
la “Scheda di informazione sui rischi di incidente rilevante per i cittadini ed i
lavoratori” secondo l’Allegato V del D.Lgs. 334/99 (rettificata con lettera datata
12/04/01) a Ministero dell’Ambiente, Regione, Comune e Prefetto.
Da tale documentazione e inoltre dal documento denominato ”Aggiornamento della
dichiarazione ex art. 8 DPR 175/88” trasmesso dal Deposito alla Regione (e in copia al
Comune) in data dicembre 1999 e dalla conseguente planimetria di individuazione
delle aree di danno (riportata in allegato 3.1), che corrispondono, secondo quanto
dichiarato dal Gestore, alla situazione esistente nel Deposito, è stato possibile ricavare
le seguenti informazioni, come richiesto al punto 7 dell’Allegato al D.M. 09/05/01:
-
l’inviluppo delle aree di danno per ciascuna delle quattro categorie di effetti e
secondo i valori di soglia di cui al D.M. 15/05/96, appendice III, ognuna
misurata dall’effettiva localizzazione della relativa fonte di pericolo, su base
cartografica tecnica e catastale;
-
la categoria di deposito ricavata dall’applicazione del metodo indicizzato di cui
al D.M. 15/05/96;
-
la classe di probabilità degli eventi incidentali valutati.
COMUNE DI COLOGNE (Provincia di Brescia)
Elaborato Tecnico RIR – Pagina 23 di 41
3.2
Sintesi degli effetti incidentali
3.2.1
Scenari ipotizzati per il Deposito con indicazione delle aree di danno
Nella pagina seguente si riporta una tabella riassuntiva degli scenari incidentali
ipotizzati per il Deposito, con specifica caratterizzazione di ciascuno di essi.
COMUNE DI COLOGNE (Provincia di Brescia)
Elaborato Tecnico RIR – Pagina 24 di 41
TABELLA RIEPILOGATIVA DEGLI EFFETTI INCIDENTALI IPOTIZZATI: informazioni fornite dal Gestore (*)
CAUSE
INIZIATRICI
S10
Difetti di tenuta in
corrispondenza di giunti,
flange, flange cieche organi
di intercettazione.
S13
Rottura di tubazione che
convoglia la fase liquida
durante le operazioni di
travaso.
S19a
Fuoriuscita totale del
contenuto del serbatoio per
incendio esterno.
(*)
EVENTI FINALI IN
PRESENZA DI
INNESCO
POOL FIRE
Q = 390 kg
tinterc = 30 s
FLASH-FIRE
Q = 390 kg
tinterc = 30 s
Cat. F Vento 2 m/s
Cat. D Vento 5 m/s
POOL FIRE
Q = 2040 kg
tinterc = 30 s
FLASH-FIRE
Q = 2040 kg
tinterc = 30 s
Cat. F Vento 2 m/s
Cat. D Vento 5 m/s
BLEVE
Q = 78624 kg
tinterc = 16 s
FREQUENZA
(occ/anno)
DISPERSIONE
Distanze (m) alle
quali si ottengono
le concentrazioni
LFL
1/2LFL
-5
5,00 · 10
CONSEGUENZE
INCENDI
Distanze (m) delle soglie di
irraggiamento (kW/m²)
BLEVE
Distanze a cui arrivano le
radiazioni termiche (kJ/ m²)
12,5
7,0
5,0
3,0
Rfir.
350
200
125
6
11
16
21
17
28
41
58
126
303
375
473
-5
5,00 · 10
75
75
125
100
-8
9,00 · 10
-8
9,00 · 10
175
100
325
150
-7
4,00 · 10
informazioni tratte dall’Aggiornamento della dichiarazione ex art. 8 DPR 175/88 del dicembre 1999.
COMUNE DI COLOGNE (Provincia di Brescia)
Elaborato Tecnico RIR – Pagina 25 di 41
CAUSE
INIZIATRICI
S20
Fuoriuscita totale del
contenuto di una bombola
per difetto di tenuta.
S22
Rottura della manichetta
flessibile per il
convogliamento della fase
liquida durante le operazioni
di imbottigliamento.
S23
Rottura catastrofica della
pompa durante le operazioni
di imbottigliamento e travaso.
EVENTI FINALI IN
PRESENZA DI
INNESCO
FLASH-FIRE
Q = 25 kg
tinterc = 14 min
Cat. F Vento 2 m/s
Cat. D Vento 5 m/s
POOL FIRE
Q = 108 kg
tinterc = 120 s
JET FIRE
Q = 108 kg
tinterc = 60 s
FLASH-FIRE
Q = 108 kg
tinterc = 120 s
Cat. F Vento 2 m/s
Cat. D Vento 5 m/s
POOL FIRE
Q = 330 kg
tinterc = 30 s
FLASH-FIRE
Q = 330 kg
tinterc = 30 s
Cat. F Vento 2 m/s
Cat. D Vento 5 m/s
FREQUENZA
(occ/anno)
DISPERSIONE
Distanze (m) alle
quali si ottengono
le concentrazioni
LFL
1/2LFL
CONSEGUENZE
INCENDI
Distanze (m) delle soglie di
irraggiamento (kW/m²)
BLEVE
Distanze a cui arrivano le
radiazioni termiche (kJ/ m²)
12,5
7,0
5,0
3,0
Rfire
7
12
17
22
11
14
17
23
11
18
27
36
0
1,25 · 10
7
2
---
-5
1,7 · 10
-5
1,7 · 10
-5
1,7 · 10
75
--
100
--
-4
1,00 · 10
-4
1,00 · 10
75
75
125
100
COMUNE DI COLOGNE (Provincia di Brescia)
Elaborato Tecnico RIR – Pagina 26 di 41
350
200
125
3.2.2
Risultati del metodo ad indici con elenco delle unità e dei valori
ottenuti
Nel presente paragrafo si riporta la sintesi dell'analisi preliminare che è stata
condotta mediante il metodo indicizzato proposto nell'Allegato II del D.P.C.M. 31
marzo 1989, integrato con il metodo proposto dal D.M. 15/5/96 “Criteri di analisi e
valutazione dei rapporti di sicurezza relativi ai depositi di gas e petrolio liquefatto
(G.P.L.)”. All’interno del Deposito sono state individuate le seguenti unità logiche
(riportate nella tavola di cui all’allegato 3.2):
1)
2)
3)
4)
5)
carico/scarico vettori stradali (TRAVASO);
stoccaggio in serbatoi fissi (STOCCAGGIO);
stoccaggio in recipienti mobili (BOMBOLE);
imbottigliamento (IMBOTTIGLIAMENTO);
pompaggio per movimentazione G.P.L. (SALA POMPE E COMPRESSORI).
Per ciascuna delle unità logiche individuate è riportato l’indice di rischio generale
"G" calcolato una prima volta a valle della attribuzione dei parametri di
penalizzazione ed una seconda volta dopo l'attribuzione dei fattori compensativi.
Nell’aggiornamento della Dichiarazione ex art. 8 DPR 175/88 del dicembre 2000
la Lunikgas afferma che il Deposito rientra nella Classe II, in quanto sono presenti
due unità logiche rientranti nella categoria B (una di esse con indice di rischio
generale compensato G’ superiore a 500).
Nella tabella seguente si riepilogano gli indici risultanti, calcolati per le unità sopra
considerate.
RIEPILOGO DEI RISULTATI PER LE UNITÀ CONSIDERATE
Unità
TRAVASO
STOCCAGGIO
BOMBOLE
IMBOTTIGLIAMENTO
SALA POMPE
3.2.3
Indice G Categoria
Indice G’
Categoria
intrinseco
compensato
10825,6
C
125,5
B
12178,6
C
744,5
B
361,6
B
55,8
A
369,8
B
54,2
A
671,6
B
98,4
A
Classe di probabilità degli scenari ipotizzati
Di seguito si riporta l’elenco di tutti gli eventi incidentali ipotizzati per il Deposito.
Per ciascuno di essi si riporta la frequenza di accadimento desunta dalla
documentazione inviata.
Al fine di ottenere una migliore caratterizzazione del rischio connesso agli eventi
ipotizzati, poiché le frequenze di accadimento vengono espresse in occasioni per
anno, alla frequenza è stata successivamente associata dallo scrivente una
“classe di probabilità”, attribuita secondo quanto indicato nella tabella seguente,
COMUNE DI COLOGNE (Provincia di Brescia)
Elaborato Tecnico RIR – Pagina 27 di 41
tratta da “General Guidance on Emergency Planning within the CIMAH regulation
for Chlorine installations CIA”.
n. di
TOP
S2
Unità
interessata
Descrizione
-7
S3
Rottura netta o distacco del braccio di carico per il
trasferimento della fase liquida durante le operazioni di travaso
S4
S5
S6
S7
S8
Travaso
S9b
S10
S11
S13
S14
Rottura netta o distacco del braccio di carico per il
trasferimento della fase gassosa durante le operazioni di
travaso
Rilascio istantaneo contenuto mezzo mobile per incendio
esterno
Rilascio contenuto mezzo mobile presso l’Unità di travaso
Stoccaggio
S19a
S19b
S20
S21
S22
S23
S24
S19
S20
-9
Estr. Improb.
-5
Improbabile
Bombole
Imbottigliamento
3,5 · 10
-7
2,4 · 10
-7
4,00 · 10
-8
1,00 · 10
-5
5,00 · 10
-7
3,50 · 10
Rottura di tubazione che convoglia la fase liquida durante le
operazioni di travaso
9,0 · 10
-10
6,0 · 10
-8
9,0 · 10
-10
6,0 · 10
-12
6,0 · 10
S16
S18
Estr. Improb.
Difetti di tenuta in corrispondenza di giunti, flange, flange
cieche organi di intercettazione
S15
Apertura della valvola di sicurezza su serbatoio fisso per
incendio esterno
Fuoriuscita totale del contenuto del serbatoio per incendio
esterno BLEVE
Fuoriuscita totale del contenuto del serbatoio per rottura
mantello
Fuoriuscita totale del contenuto di una bombola per difetto di
tenuta (o cattiva chiusura della valvola di un recipiente mobile)
Rottura della manichetta flessibile per il convogliamento della
fase liquida durante le operazioni di imbottigliamento
Rottura catastrofica della pompa durante le operazioni di
Sala pompe imbottigliamento o travaso
e
compressori Rottura catastrofica compressore durante le operazioni di
travaso
COMUNE DI COLOGNE (Provincia di Brescia)
Elaborato Tecnico RIR – Pagina 28 di 41
Classe di
probabilità
3,5 · 10
-9
2,4 · 10
-7
3,5 · 10
-9
2,4 · 10
3,5 · 10
S9a
S17
Frequenza
(occ/anno)
-8
-5
1,00 · 10
-7
4,00 · 10
-8
1,00 · 10
0
1,25 · 10
-3
2,5 · 10
-5
1,7 · 10
-4
1,00 · 10
-7
6,90 · 10
-4
1,00 · 10
-7
6,90 · 10
Estr. Improb.
Estr. Improb.
Estr. Improb.
Estr. Improb.
Estr. Improb.
Estr. Improb.
Improbabile
Estr. Improb.
Estr. Improb.
Estr. Improb.
Estr. Improb.
Estr. Improb.
Estr. Improb.
Improbabile
Estr. Improb.
Estr. Improb.
Probabile
Abbast. Improb.
Improbabile
Improbabile
Estr. Improb.
Improbabile
Estr. Improb.
3.2.4
Individuazione aree di danno
Nel presente paragrafo sono stati individuati gli eventi che a giudizio del Gestore,
costituiscono la base per la pianificazione territoriale. Le informazioni sono state
desunte dalla “Scheda di informazione sui rischi di incidente rilevante per i
cittadini ed i lavoratori” di cui all’Allegato V del D.Lgs.334/99 e dalla planimetria di
individuazione delle aree di danno (di cui all’all. 3.1).
EVENTI
FINALI IN
PRESENZA
DI INNESCO
CAUSE
INIZIATRICI
S22
Rottura della
manichetta flessibile per
il convogliamento della
fase liquida durante le
operazioni di
imbottigliamento.
S23
Rottura catastrofica
della pompa durante le
operazioni di
imbottigliamento e
travaso.
CAUSE
INIZIATRICI
S19a
Fuoriuscita totale del
contenuto del serbatoio
per incendio esterno.
JET FIRE
Q = 108 kg
tinterc = 60 s
POOL FIRE
Q = 330 kg
tinterc = 30 s
FLASH-FIRE
Q = 330 kg
tinterc = 30 s
Cat. D/5
EVENTI
FINALI IN
PRESENZA
DI INNESCO
BLEVE
Q = 26208
kg
tinterc = 12 s
CONSEGUENZE
DISPERSIONE
INCENDI
FREQUENZA
(occ/anno)
Distanze (m) alle
quali si ottengono
le concentrazioni
LFL
1/2LFL
-5
1,7 · 10
-4
1,00 · 10
Distanze (m) delle soglie
di irraggiamento (kW/m²)
12,5
7,0
5,0
3,0
11
14
17
23
11
18
27
36
-4
1,00 · 10
75
FREQUENZA
(occ/anno)
-7
4,00 · 10
100
BLEVE
Distanze a cui arrivano le radiazioni
termiche (kJ/ m²)
Rfireball
350
200
125
126
303
375
Da quanto sopra esposto, e considerando la posizione reciproca delle unità
logiche del Deposito, risulta che l’inviluppo delle aree di danno è costituito dalle
sole aree del Bleve, all’interno delle quali sono contenute tutte le altre.
Per quanto riguarda il Flash fire, inoltre, sono state indicate le distanze calcolate
ipotizzando la condizione di stabilità atmosferica “neutra” D e velocità del vento 5
m/s, condizioni ritenute verosimili nella fascia diurna in cui il Deposito è
effettivamente in attività.
La fascia notturna in cui le condizioni meteorologiche sono rappresentate dalla
combinazione F2 e che presenta aree di danno di maggiore estensione, non è
considerata a fronte dell’inattività del Deposito e pertanto della possibilità che si
verifichino incidenti.
COMUNE DI COLOGNE (Provincia di Brescia)
Elaborato Tecnico RIR – Pagina 29 di 41
473
4
Inquadramento Ambientale e Territoriale
4.1
Inquadramento ambientale
Il Comune di Cologne ha un'estensione di 13,83 km2 e si trova nella porzione
occidentale del territorio della provincia di Brescia, confinando con Erbusco (a
nord) Coccaglio (ad est), Chiari (a sud) e Palazzolo sull'Oglio (ad ovest).
L'altitudine massima è di 451,6 m s.l.m alla sommità del Monte Orfano mentre
quella minima pari a 162,3 m s.l.m. si trova al margine sud-occidentale del
territorio, nei pressi di Cascina San Zenino.
La morfologia monotona sub pianeggiante che caratterizza quasi integralmente il
territorio comunale, dove è sviluppato l'intero abitato, è interrotta dal rilievo
montuoso del Monte Orfano che si eleva isolato nella porzione nord-orientale del
Comune secondo una lunga e stretta dorsale disposta NO-SE. Questo elemento
rappresenta il limite meridionale della zona occidentale della Franciacorta.
La fascia a debole pendenza di raccordo tra i versanti e la piana antistante è
occupata nella parte centrale dal nucleo antico del paese mentre ai Iati sono
diffusi i caratteristici terrazzamenti per la coltura della vite del vino D.O.C.
Franciacorta.
4.1.1
Caratteristiche geologiche e geomorfologiche
Nel comune di Cologne sono riconoscibili due settori geologicamente ben distinti,
rappresentati dal rilievo del Monte Orfano, situato nella porzione settentrionale e
nord-orientale del comune, e dalla restante parte pianeggiante, appartenente
all'alta pianura bresciana, costituita da depositi quaternari di tipo fluvioglaciale.
La formazione geologica più antica presente nel territorio comunale è
rappresentata dal Conglomerato di Monte Orfano (Miocene sup.), affiorante sul
rilievo omonimo, costituita da puddinghe poligeniche ben cementate ad elementi
prevalentemente calcarei, con intercalazioni di livelli calcarenitici e marnosi.
I clasti che compongono la formazione appartengono per lo più a rocce
giurassico-cretaciche di natura calcarea, calcareo-marnosa, dolomitica e selcifera
(Corna, Medolo, Selcifero, Maiolica e Scaglia). Tali rocce sono presenti in
affioramento nella parte meridionale della conca sebina, nella bassa Val Trompia
e nella bassa valle del Garza; queste aree possono quindi costituire il bacino di
alimentazione dei clasti che formano il Conglomerato di Monte Orfano. Lo
spessore totale della formazione del Conglomerato di Monte Orfano è stimato
attorno agli 800 m.
AI piede dei versanti si trova una fascia di depositi detritico-colluviali costituiti da
frammenti rocciosi immersi in una matrice argilloso-limosa di colore rossastro, che
raggiungono uno spessore anche di 5 m. Questo materiale detritico deriva
dall'alterazione e dal disfacimento del substrato roccioso, eroso, trasportato per
gravità e rideposto al piede dei versanti dalle acque di ruscellamento.
Le falde detritico-colluviali di collegamento con la pianura sottostante sono
caratterizzate da pendenza variabile dal 5 al 30%, presentano suoli molto profondi
e sono prevalentemente coltivate a vigneto.
COMUNE DI COLOGNE (Provincia di Brescia)
Elaborato Tecnico RIR – Pagina 30 di 41
Tutta la restante parte del territorio comunale appartiene alla piana fluvioglaciale
del Pleistocene superiore che costituisce il livello fondamentale della pianura
legata ai depositi degli scaricatori fluvioglaciali dell'antico ghiacciaio sebino,
provenienti dalla zona di Paratico e Sarnico ed in parte da quella di Adro.
I depositi fluvioglaciali sono costituiti prevalentemente da ghiaie con ciottoli che
provengono dallo smantellamento delle cerchie moreniche più elevate o più
interne (quindi più recenti) ad opera dei corsi d'acqua di scioglimento dei
ghiacciai. Presentano una struttura a grosse lenti caratterizzate da differente
granulometria.
In profondità, già a partire da 15 metri dal p.c., sono presenti livelli conglomeratici
che intorno a 30 m passano a conglomerati compatti o fessurati, con intercalazioni
di lenti prevalentemente ghiaiose e più raramente argillose e limoso-argillose.
Dal punto di vista geomorfologico il territorio comunale di Cologne può essere
suddiviso in tre settori ben distinti.
-
Il rilievo del Monte Orfano, caratterizzato da versanti con pendenze
generalmente comprese tra il 30% ed il 70%;
-
La fascia pedecollinare di raccordo con la piana antistante, caratterizzata
da pendenze variabili, comprese tra il 30% e il 5%.
-
La vasta pianura fluvioglaciale che degrada in direzione sud e sud-est, a
morfologia debolmente ondulata (dell'ordine di qualche decimetro).
Le leggere ondulazioni riscontrabili in pianura sono dovute all'azione delle acque
degli scaricatori fluvioglaciali provenienti dall'anfiteatro morenico sebino. Si tratta
quindi di forme non più attive, riferibili a condizioni morfoclimatiche diverse dalle
attuali.
L'idrografia fossile è rappresentata da alcuni paleoalvei più o meno evidenti che
hanno delimitato zone leggermente più alte (dossi) rispetto alle adiacenti di poco
ribassate.
Nel settore occidentale del territorio, nei pressi del confine con il comune di
Palazzolo sull'Oglio, è presente un orlo di scarpata di erosione fluviale o
torrentizia. Questo elemento è riconoscibile in maniera relativamente continua a
partire da Cascina Conchetta fino a Cascina Selvatichetto, seguendo la strada
che collega le due località. La scarpata separa lo spigolo occidentale del territorio
(Iocalità San Zeno) dalla restante porzione di pianura; questo è caratterizzato da
una forte ondulazione della superficie con dislivelli anche di 1-2 m, prodotta dalle
acque degli scaricatori fluvioglaciali. Verso nord tra Cascina Conchetta e Cascina
Mirandoletta l'orlo di scarpata risulta meno evidente, costituendo un collegamento
in forte pendenza tra i terreni ad est e ad ovest dello stesso.
Stralcio dallo studio geologico, redatto per il Comune di Cologne dai geologi Ziliani e
Albini, parte integrante del PRG approvato dalla G.R. nel 2001
COMUNE DI COLOGNE (Provincia di Brescia)
Elaborato Tecnico RIR – Pagina 31 di 41
4.1.2
Situazione idrografica
Il sistema idrografico è caratterizzato dalla presenza della Seriola Fusia e delle
Rogge Miola e Mioletta. Da questi canali prende origine un sistema irriguo
caratterizzato da maglie prevalentemente rettangolari.
Seriola Fusia
Rappresenta un'importante derivazione delle acque dal Fiume Oglio; venne
realizzata a partire dal 1347, con l'obiettivo di irrigare le campagne di questo
settore di pianura. Serve complessivamente 4200 ettari di terreno circa, con una
disponibilità idrica che ammonta ad 8,5 m3/s. La bocca di presa della roggia è
posta a Paratico, da dove prende origine un canale che corre per circa 10 km
parallelamente al Fiume Oglio prima di ripartirsi, nei pressi del centro abitato di
Palazzolo, nelle tre derivazioni di Palazzolo, Chiari, e Rovato; quest'ultima
attraversa da ovest verso est il territorio comunale di Cologne.
La Seriola Fusia passa dalla località Mirandola e, dopo aver attraversato la linea
ferroviaria, costeggia la S.S. 573 entrando nel centro abitato. Qui, all'altezza
dell'incrocio tra la statale e la S.P. 17 per Chiari si divide in due rami, il primo dei
quali prosegue verso nord-est seguendo alla base il Monte Orfano ed entrando
poi in comune di Coccaglio. L'altro ramo si dirige verso sud, costeggiando la
strada provinciale fino all'ingresso nel territorio di Chiari. Nei pressi del Molino
Piantoni questo secondo ramo della Fusia si suddivide in ulteriori tre rami indicati
come "mattina", "mezzo" e "sera" in quanto si dirigono rispettivamente verso
Coccaglio, Chiari e Palazzolo.
La Seriola Fusia con andamento ovest-est è caratterizzata lungo tutto il suo corso
da alveo e sponde artificiali in calcestruzzo a cielo aperto con sezione di deflusso
molto ampia sia rettangolare che trapezia.
Anche il ramo della Seriola Fusia che ha andamento nord-sud presenta
generalmente alveo e sponde (talora una sola) artificiali. Il corso d'acqua
localmente è coperto per pochi metri in corrispondenza dei passaggi al di sotto
della sede stradale oppure all'ingresso degli accessi carrai delle abitazioni, oppure
è intubato come ad esempio tra la stazione ferroviaria e la Cascina Mulini Rotti,
per un tratto di oltre 400 m.
Roggia Miola
E' presente nel settore nord occidentale di Cologne; proviene dal comune di
Erbusco, passa adiacente alle Cascine Rodenga e S. Maria con direzione nordsud e scorre parallela alla S.S. n. 573 immettendosi nella Seriola Fusia poco ad
est della santella di via J. F. Kennedy.
La roggia ha subito una rettifica del tracciato in località Predari, a nord del casello
ferroviario vicino al confine comunale di Palazzolo sull’Oglio, in seguito alla
realizzazione di un grosso svincolo stradale. La roggia Miola a partire dal punto di
rettifica è canalizzata con sponde e alveo artificiali di sezione trapezia,
rettangolare e semicircolare.
Il tracciato naturale della Roggia Miola proveniente dalla Cascina Colombarotto
fino a sud della Cascina S. Maria è caratterizzato da numerose e continue curve a
gomito.
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Elaborato Tecnico RIR – Pagina 32 di 41
Roggia Mioletta
Proviene dal Comune di Erbusco ed entra in Cologne in località Spina e prosegue
verso sud passando intubata in corrispondenza del cimitero e nell'ultimo tratto,
dopo l'attraversamento di via J.F. Kennedy, prima di immettersi nella Roggia Miola
appena a monte della sua confluenza nella Seriola Fusia.
Nel passaggio adiacente agli edifici della località Spina ha sponde e alveo
artificiali, mentre nella restante porzione l'alveo è naturale e scorre a cielo aperto.
Si tratta di un piccolo corso d'acqua irriguo caratterizzato nel tratto tra località
Spina e il cimitero da assenza di vegetazione lungo le sponde e da una sezione
molto ridotta dell'alveo.
Un ulteriore elemento della rete idrografica è rappresentato dallo scorrimento
delle acque di ruscellamento provenienti dal versante del Monte Orfano lungo le
strade poste perpendicolarmente allo stesso (via Indipendenza e le strade ad
essa parallele). Le acque che scendono dal monte infatti non sono incanalate o
raccolte alla base del versante e quindi si riversano lungo le strade che
rappresentano delle vie preferenziali di scorrimento. In corrispondenza dello
sbocco di queste vie secondarie nella strada che collega Cologne con Coccaglio
le acque di ruscellamento si immettono negli scarichi della rete fognaria.
4.1.3
Situazione idrogeologica
Le tre unità litologiche costituiscono altrettante unità idrogeologiche. Il
Conglomerato di Monte Orfano presenta una permeabilità medio-bassa per
porosità e fratturazione con circolazione idrica discontinua. Sul Monte non sono
presenti sorgenti; di conseguenza le acque meteoriche che si infiltrano nel
complesso roccioso vanno in profondità ad alimentare la falda di pianura.
L'area pianeggiante è caratterizzata dalla presenza di depositi prevalentemente
ghiaiosi, passanti in profondità a conglomerati, generalmente grossolani,
contenenti una percentuale variabile di materiali più fini, da sabbiosi fino ad
argillosi, e ciottoli, anche di notevoli dimensioni. Dal punto di vista geomorfologico
non sono stati rilevati nella zona elementi particolarmente significativi.
I depositi detritico-colluviali situati nella fascia pedecollinare presentano una
permeabilità per porosità piuttosto variabile in relazione alla granulometria dei
sedimenti. Il significato idrogeologico di questa unità è modesto a causa
dell'esiguo spessore e estensione dei depositi stessi.
I depositi fluvioglaciali, costituiti da ciottoli e ghiaia di diversa natura immersi in
una matrice sabbiosa e sabbioso-limosa presentano una permeabilità per porosità
generalmente alta.
Il Monte Orfano, costituito da rocce a medio-bassa permeabilità, all'interno dei
depositi fluvioglaciali altamente permeabili, determina indubbiamente un disturbo
nella circolazione idrica sotterranea e quindi influenza localmente la direzione di
flusso e la cadente piezometrica.
La presenza di orizzonti a minore permeabilità, costituiti da lenti a granulometria
fine o da conglomerati compatti, determina un deflusso preferenziale dell'acqua
nei litotipi più permeabili e di conseguenza una circolazione idrica in livelli
sovrapposti.
COMUNE DI COLOGNE (Provincia di Brescia)
Elaborato Tecnico RIR – Pagina 33 di 41
Si tratta in ogni caso di livelli tra loro intercomunicanti, in quanto gli orizzonti a
bassa permeabilità non sono estesi e potenti a tal punto da separare acquiferi
diversi. Di conseguenza i diversi livelli acquiferi possono essere ricondotti ad
un'unica circolazione idrica sotterranea.
La falda nel territorio comunale Cologne presenta una soggiacenza elevata con
valori compresi tra 40 e 50 m dal piano campagna.
Il dislivello è di circa 10m, andando dai 132 m s.l.m. nella zona nord-ovest al
confine con Palazzolo sull'Oglio, ai 123 m s.l.m. nella porzione sudorientale verso
Coccaglio, su una distanza di circa 4 km: la cadente piezometrica risultante ha un
valore pari a circa 0,25%.
Nella porzione settentrionale si ha un leggero aumento del valore della cadente
piezometrica dovuto probabilmente al fatto che ci si avvicina al settore apicale dei
conoidi fluvioglaciali, delimitato dal rilievo del Monte Orfano verso est e dal Fiume
Oglio verso ovest.
Il deflusso delle acque sotterranee è generalmente verso SE, in quanto le
isopieze sono orientate NE-SO. Verso ovest invece le isolinee della falda si
incurvano leggermente verso Q-NO per raccordarsi al Fiume Oglio.
I pozzi collegati con l'acquedotto comunale attualmente sono due:
1 . pozzo situato in via Repubblica
2 . pozzo situato in via Brescia
Le aree di salvaguardia circostanti i pozzi sono le seguenti:
Zona di tutela assoluta : si deve circondare la captazione con un'estensione di
raggio non inferiore a 10 m.
Zona di rispetto: corrisponde ad una superficie di raggio non inferiore a 200 metri
intorno alla captazione.
All'interno della zona di rispetto si applicano i vincoli previsti dall'art.6 del D.P.R.
236/88.
La vulnerabilità di un acquifero, intesa come la facilità di penetrazione e di
diffusione di un inquinante nelle acque sotterranee, dipende dalle caratteristiche
dei terreni e dalle condizioni idrogeologiche del sottosuolo. E' quindi legata
essenzialmente alle condizioni ambientali esistenti ed è indipendente dal tipo di
inquinante.
La valutazione del grado di vulnerabilità delle acque sotterranee è stata effettuata
relativamente al territorio di pianura, in quanto per il rilievo del Monte Orfano i dati
di tipo idrogeologico disponibili sono estremamente scarsi.
E’ in Classe 4a l’area di pertinenza dei corsi d'acqua principali (Seriola Fusia,
Roggia Miola e Roggia Mioletta), pari ad almeno 10 m dalla sommità della sponda
(fascia di rispetto).
All'interno di queste aree va vietata la realizzazione di nuovi edifici. Sono
consentiti:
-
interventi di difesa spondale e di sistemazione idraulica;
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Elaborato Tecnico RIR – Pagina 34 di 41
-
apertura di nuove strade e realizzazione di manufatti (ponti) in caso di
necessità;
-
ricostruzione e manutenzione straordinaria degli edifici esistenti, senza
ampliamenti in planimetria.
E’ in classe 4b la zona di tutela assoluta dei pozzi, prevista dal D.P.R. 236/88, che
deve circondare la captazione con un'estensione di raggio non inferiore a 10 m.
Sono in classe 3a le aree periodicamente allagate lungo i corsi d'acqua (rogge
Miola e Mioletta). In queste aree l'edificazione è subordinata all'adozione di
adeguati provvedimenti volti al miglioramento della situazione idraulica locale; tali
interventi dovranno essere preceduti da un'indagine idraulica.
Sono in classe 3b le zone di rispetto dei pozzi comunali che, come previsto dal
DPR 236/88 corrispondono ad una superficie di raggio non inferiore a 200 metri
intorno alla captazione. Al loro interno il DPR 236/88 prevede limitazioni e divieti
per l'inserimento di nuove attività. Le attività già esistenti potenzialmente
inquinanti devono essere controllate ed eventualmente regolamentate.
Rientrano in classe 3c i versanti del Monte Orfano caratterizzati da pendenze
generalmente comprese tra il 30% ed il 70%; i tratti di pendio più ripidi sono
ricoperti da boschi. In questa zona si riconoscono due tipi di limitazioni alla
modifica delle destinazioni d'uso dei terreni: una è legata al fatto che, data la
pendenza dei versanti, eventuali interventi potrebbero indurre fenomeni di
dissesto, l'altra è legata al valore naturalistico e più in generale ecologicopaesaggistico di questi versanti.
E' in classe 3d la fascia situata alla base del Monte Orfano, caratterizzata da
terrazzamenti agrari utilizzati prevalentemente a vigneto. In queste aree si
riconoscono limitazioni alla modifica delle destinazioni :d'uso dei terreni legate al
valore morfologico-paesaggistico e alla pendenza Idei terreni.
Sono in classe 2a le aree con suoli pregiati dal punto di vista agronomico (classi
di capacità d'uso I e Il) che ricoprono quasi interamente la zona pianeggiante del
territorio comunale.
Queste aree, caratterizzate da una fitta rete di drenaggio dei canali di irrigazione,
sono adibite prevalentemente a seminativi nella porzione pianeggiante e da
vigneto per la produzione del vino D.O.C. Franciacorta nella fascia tra la strada
statale n. 573 e la base del Monte Orfano. Se possibile, queste aree sarebbero da
destinare all'uso agricolo.
E’ in classe 1 l'intera area urbanizzata e i terreni situati in località San Zeno. Per
queste aree non sono emerse dallo studio specifiche controindicazioni di carattere
geologico alla fattibilità degli interventi, data la presenza di terreni (inferiormente
alla copertura pedologica) con caratteristiche geotecniche generalmente buone e
falda acquifera posta ad una profondità maggiore di 40 m.
COMUNE DI COLOGNE (Provincia di Brescia)
Elaborato Tecnico RIR – Pagina 35 di 41
4.2
Inquadramento territoriale
L’area in cui si trova ubicato il Deposito Lunikgas è considerata subpianeggiante
urbanizzata.
Il Deposito Lunikgas confina:
-
a Est, con un terreno agricolo definito Area di rispetto;
-
a Sud, con un distributore di carburanti per autotrazione e la S.S. n. 573;
-
a Ovest, con una vasta area urbanizzata ad uso prevalentemente
residenziale (l’area che confina ad Ovest è prevalentemente edificata ad
uso residenziale in classe 1 con caratteristiche geotecniche generalmente
buone);
-
a Nord, con la Roggia Seriola Fusia (soggetta a tutela come acqua
pubblica).
L’area occupata dal Deposito ha un’estensione di circa 9600 m2 (di cui circa 300
m2 destinati a verde piantumato.
Si individuano nel territorio del Comune, i seguenti elementi territoriali vulnerabili
potenzialmente interessabili da un evento incidentale:
-
Edifici scolastici: Scuola Materna statale, Scuola Materna S. Antonio,
Scuola Elementare, Scuola Media A. Mazzotti.
-
Infrastrutture di trasporto (ferrovie e strade ad alta densità di traffico):
Ferrovia F.S. Brescia-Bergamo-Lecco; Strada Statale 573 (Ogliese);
Strada Provinciale 17.
-
Luoghi soggetti ad affollamento rilevante con limitati periodi di esposizione
al rischio: chiesa di S. Eusebio, centro sportivo di via Croce, campo
sportivo di Via Don Antonelli, campo sportivo annesso alla Scuola Media
A. Mazzotti.
-
Elementi di possibile interesse storico o architettonico: Cascina Colombara
(immobile di antica formazione): area a destinazione ricettiva e museale.
-
Elementi suscettibili di effetto domino: cabine di decompressione gas
metano di Via Chiari, angolo Via Pastore e Via Di Vittorio, Via Kennedy.
Sono inoltre presenti, nell’ambito del territorio comunale, numerosi piani di
recupero (P.R. “La fattoria”, “La Piazzetta”, “Piazza Garibaldi”, “Ex Sebino”, “Ex
Edera”, “Via San Pietro”, più altri nuclei ed edifici di antica formazione) e quattro
zone residenziali di espansione (piani di lottizzazione) che potrebbero essere
interessati da una ridefinizione delle volumetrie edificabili a seguito
dell’individuazione delle categorie territoriali competenti alle diverse fasce di
danno.
All’art. 51 delle Norme di attuazione del PRG (modificate a seguito
dell’accoglimento delle osservazioni e deliberate dal Consiglio Comunale il
26/01/2001) è stata definita un’area di protezione circostante l’insediamento a
rischio con un raggio di 200 m, entro la quale non potrà essere edificato alcun
insediamento che comporti permanenza o transito di persone.
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Elaborato Tecnico RIR – Pagina 36 di 41
5
Valutazione di Compatibilità Territoriale e
Ambientale
5.1
Valutazione della Compatibilità Ambientale
Valutando gli elementi ambientali vulnerabili, le caratteristiche geomorfologiche e
idrogeologiche del territorio, l’uso del suolo, della presenza di beni paesaggistici e
ambientali e di aree naturali protette, elementi questi analizzati in riferimento al
pericolo per l'ambiente e al danno potenziale che può essere causato da un
evento incidentale in cui sono coinvolte sostanze pericolose, e inoltre:
-
in considerazione del fatto che i serbatoi di gasolio presenti (capacità
complessiva 720 m3) risultano rientrare, anche se marginalmente, nella
fascia di rispetto i vincoli previsti dall'art.6 del D.P.R. 236/88 di 200 m
intorno alla captazione del pozzo situato in via Brescia (per il quale invece
resta esclusa fascia di rispetto di tutela assoluta che circonda la
captazione con un'estensione di raggio di 10 m);
-
in considerazione del fatto che l’andamento della falda è generalmente
verso SE in quanto le isopieze sono orientate NE-SO e profondità
maggiore di 40 m e che ha un grado di vulnerabilità mediamente alta
dovuta all'elevata permeabilità dei depositi che costituiscono sia il tratto
sopra-falda sia l'acquifero e che non assicurano un'adeguata protezione
alle risorse idriche presenti nel sottosuolo del territorio comunale;
-
in considerazione del fatto che al confine Nord della proprietà Lunikgas
scorre la roggia Seriola Fusia e che lungo i corsi d'acqua principali il PRG
prevede una fascia di rispetto pari a 10m dalla sommità della sponda, al
fine sia di lasciare al corso d'acqua un ambito di pertinenza all'interno del
quale si possano verificare fenomeni erosivi e di esondazione, ma che non
si evidenzia alcun fenomeno di esondazione o allagamento che coinvolga
questa area e che la Seriola Fusia con andamento ovest-est è
caratterizzata lungo tutto il suo corso da alveo e sponde artificiali in
calcestruzzo a cielo aperto con sezione di deflusso molto ampia sia
rettangolare che trapezia;
-
in considerazione del fatto che a Nord della Lunikgas oltre la Roggia
Seriosa Fusia è ubicato il Depuratore comunale circoscritto da una fascia
di rispetto di 100 m che coinvolge in parte l’area produttiva ma non i
serbatoi di gasolio;
si invita il Comune a verificare le misure tecniche di contenimento, in riferimento ai
serbatoi di stoccaggio gasolio, atte a ridurre il rischio di danno ambientale anche
in considerazione del fatto che rientrano in classe 3b le zone di rispetto dei pozzi
comunali e che al loro interno il DPR 236/88 prevede limitazioni e divieti per
l'inserimento di nuove attività.
Le attività già esistenti potenzialmente inquinanti devono essere controllate ed
eventualmente regolamentate.
Inoltre come previsto dal Piano Geologico del PRG si raccomanda che
l'inserimento nel territorio di attività potenzialmente idroinquinanti venga
subordinato ad una verifica della compatibilità delle stesse dal punto di vista
idrogeologico che indichi, se necessario, le modalità per il controllo e la gestione
da seguire per evitare il degrado delle acque sotterranee.
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Stante quanto sopra evidenziato, per la categorizzazione del danno ambientale
derivante dal rilascio di gasolio si può stimare un tempo di intervento di bonifica
inferiore ai due anni dall’inizio dell’intervento e pertanto il danno che ne deriva può
essere definito significativo ma non grave.
5.2
Valutazione della Compatibilità Territoriale
5.2.1
Valutazioni di compatibilità territoriale
La valutazione della vulnerabilità del territorio attorno allo stabilimento Lunikgas
va effettuata mediante la categorizzazione delle aree circostanti in base al valore
dell'indice di edificazione e all'individuazione degli specifici elementi vulnerabili di
natura puntuale in esse presenti, secondo quanto indicato nella Tabella 1.
Il calcolo dell’indice di edificabilità Ied si effettua considerando la sommatoria dei
volumi occupati dai fabbricati esistenti ad uso prevalentemente residenziale in
rapporto con la superficie coperta dalle aree di danno considerata depurata
all’area coperta dall’insediamento industriale, ovvero
1a zona
2a zona
3a zona
4a zona
Distanze di danno (m)
126
303
375
473
Categorie territoriali
(Tabella 1 - Categorie
EF
DEF
CDEF
BCDEF
Ied stimato
< 0,2 m3/m2
< 0,5 m3/m2
< 1 m3/m2
< 1 m3/m2
limiti
< 0,5 m3/m2
< 1 m3/m2
< 1,5 m3/m2
< 4,5 m3/m2
territoriali)
L’indice di edificabilità residenziale rispetto ai dati in nostro possesso e stimato
per deduzione sul territorio circostante rispetta i limiti imposti dalla classificazione
anche se una più precisa valutazione potrebbe essere fatta con dati effettivi anche
in relazione ai piani di lottizzazione in essere.
Come risulta dalle tavole di sintesi (riportate in allegato), è presente un vasto
piano di lottizzazione (indice fondiario massimo di edificazione ammesso nel
piano regolatore: 1 m3/m2) che è coinvolto dalla 2° e 3° zona di danno (ed è quindi
già di per sé compatibile rispetto ai limiti imposti dalla norma per la zona 3; è
inoltre compatibile per la zona 2, considerato l’indice globale di edificazione
stimato per la zona in questione) e un secondo piano che è coinvolto in parte dalla
4 area (e quindi, a maggior ragione compatibile con i limiti di indice fondiario
imposti dalla norma).
I casi sopra evidenziati restano esterni al vincolo di totale inedificabilità imposto
dall’art. 51 del PRG il quale, essendo più restrittivo, risulta congruente con i vincoli
imposti dalla classificazione territoriale.
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In riferimento agli elementi vulnerabili puntuali emerge che tra la 3° e la 4° fascia
di danno è presente un edificio scolastico con annesso campo sportivo; esso è da
considerarsi territorialmente compatibile.
In riferimento alle infrastrutture di trasporto è presente la linea ferroviaria
Bergamo-Brescia-Lecco che viene coinvolta dalla 3° e 4° fascia di danno ed una
notevole arteria di collegamento Brescia-Bergamo la SS 573 che costeggia il
confine Sud della Lunikgas che viene coinvolta da tutte le quattro fasce di danno.
In questo senso dovranno essere predisposti idonei interventi, da stabilire
puntualmente, sia di protezione che gestionali, atti a ridurre l'entità delle
conseguenze.
Si sottolinea, infine, che gli effetti della area di danno sono compresi
completamente nel territorio del Comune, e non vanno ad interessare le aree
comunali limitrofe.
5.2.2
Effetti domino
Tra la 1° e 2° fascia di danno si trova ubicato ad Est rispetto alla Lunikgas
nell’area di rispetto agricola, una cabina di decompressione del gas metano di
alimentazione della rete cittadina. A tale distanza, non essendoci edifici interposti,
non è escludibile un effetto domino indotto dal Bleve (che da letteratura può
raggiungere anche 800 m). Pur tenendo nel dovuto conto l’improbabilità di un tale
evento, sarebbe consigliabile tuttavia richiedere l’adozione di idonei sistemi di
contenimento (frapposizione di muri di schermo in c.a.) per evitare una possibile
evoluzione in tal senso dello scenario incidentale.
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6
CONCLUSIONI
Il programma integrato degli interventi per la riduzione delle aree di danno e la
limitazione degli effetti ha consentito di rivedere la compatibilità territoriale delle
aree circostanti il Deposito, unica azienda a rischio di incidente rilevante sul
territorio del Comune.
Sulla base degli elementi contenuti nella presente relazione è possibile definire
quanto nel seguito indicato con l’ausilio della planimetrie riportata in allegato 1.1 e
1.2.
In essa sono evidenziate le aree limitrofe al Deposito Lunikgas, vincolate dallo
scenario incidentale di BLEVE (corrispondente all’inviluppo totale delle aree di
danno).
Le aree all’interno del cerchio rosso consentono solo uno sviluppo del territorio in
cui siano previste opere che rispetto al D.M. 15/5/96 rientrano nelle categorie E ed
F:
1.
2.
Aree con insediamenti industriali, artigianali ed agricoli;
zone abitate con densità reale di edificazione esistente inferiore a 0,5 m3/m2.
Nell’area compresa tra il cerchio rosso ed il cerchio viola, è possibile realizzare
interventi che rientrano nelle categorie D, E ed F:
1.
2.
3.
Aree con insediamenti industriali, artigianali ed agricoli;
Zone abitate per le quali l'indice reale di edificazione esistente, esclusi gli
insediamenti a destinazione industriale, artigianale ed agricola, sia maggiore
o uguale a 0,5 m3/m2 e minore di 1 m3/m2;
edifici e aree soggetti ad affollamenti anche rilevanti ma limitatamente a
determinati periodi (per es. chiese, mercatini periodici, cimiteri, etc).
Nell’area compresa tra il cerchio viola ed il cerchio arancio, è possibile realizzare
interventi che rientrano nelle categorie C, D, E ed F:
1.
2.
3.
5.
8.
9.
Aree con insediamenti industriali, artigianali ed agricoli;
Zone abitate per le quali l'indice reale di edificazione esistente, esclusi gli
insediamenti a destinazione industriale, artigianale ed agricola, sia maggiore
o uguale a 1 m3/m2 e minore di 1,5 m3/m2;
edifici e aree soggetti ad affollamenti anche rilevanti al chiuso (fino a 500
persone presenti), locali di pubblico spettacolo all'aperto ad affollamento
medio/ basso, mercati stabili all'aperto ad affollamento medio/basso (fino a
100 persone presenti);
scuole medie-superiori ed istituti scolastici in genere (fino a 500 persone
presenti);
centri commerciali al coperto aventi superficie di esposizione e vendita fino a
1000 m2;
stazioni ferroviarie con un movimento passeggeri compreso tra 100 e 1000
persone/giorno.
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Nell’area compresa tra il cerchio arancio ed il cerchio giallo, è possibile
realizzare tutti i tipi di interventi, esclusi quelli che rientrano nella categoria A,
ossia:
1.
2.
3.
Aree con destinazione prevalentemente residenziale, per le quali l'indice
fondiario di edificazione sia superiore a 4,5 m3/m2.
Luoghi di concentrazione di persone con limitata capacità di mobilità - ad
esempio ospedali, case di cura, ospizi, asili, scuole inferiori, ecc. (oltre 25
posti letto o 100 persone presenti).
Luoghi soggetti ad affollamento rilevante all'aperto - ad esempio mercati
stabili o altre destinazioni commerciali, ecc. (oltre 500 persone presenti).
Sulla planimetria sono anche indicati, mediante differenti simbologie, gli elementi
territoriali vulnerabili e gli elementi ambientali vulnerabili.
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