Ricerca e sperimentazione VITICOLTURA Come gestire il vigneto con il metodo biologico Gli aspetti principali della conduzione e gli esiti di una sperimentazione poliennale a Tebano (RA) su piante di Sangiovese. S sciplinata da una specifica normativa: per questo bisogna fare riferimento agli elenchi delle varietà ammesse alla coltivazione in una determinata area. La forma di allevamento ed il sesto di impianto devono essere stabiliti in relazione al livello di fertilità dell’area di interesse. È importante ottenere, sin dal principio della stagione vegetativa, una vigoria contenuta per ottimizzare l’intercettazione dell’energia radiante e la circolazione dell’aria all’interno della chioma. Gli interventi in verde (scacchiatura, cimatura, spollonatura) vanno effettuati in modo accurato e tempestivo, per evitare affastellamenti della vegetazione che possono favorire lo sviluppo di patogeni e creare difficoltà nella penetrazione dei prodotti per la difesa della vite. Le esperienze condotte dimostrano come la gestione della chioma contribuisca significativamente a prevenire attacchi fungini e, nel caso della botrite, gli interventi in verde (defogliazione) presentano un’efficacia superiore rispetto ai trattamenti con prodotti ammessi per la difesa. Sfalcio di essenze da sovescio ritardato sino alla fioritura della vite. DCA Università di Bologna econdo il rapporto Sinab 2010, la superficie totale italiana coltivata ad uva da vino col metodo biologico (Regg. Ce 834/2007 e 889/2008), è di 50.563 ettari, di cui 21.214 sono in conversione, mentre 29.349 ettari hanno già completato tale processo. Dal primo agosto 2012, in virtù del Reg. Ce 203/2012 sarà possibile utilizzare in etichetta la dicitura “vino biologico”. La conduzione del vigneto biologico esige un sistema articolato, in cui gli aspetti produttivi, improntati al miglioramento della qualità, siano pienamente ecocompatibili e garantiscano un’adeguata redditività agli agricoltori. In particolare, la scelta del portainnesto, oltre a consentire l’adattamento alle più diverse condizioni pedoclimatiche, contribuisce a definire l’equilibrio vegeto-produttivo, idrico e nutrizionale della vite. In zone siccitose, l’impiego di portainnesti quali 140 Ruggeri, 110 Richter e 1103 Paulsen aiuta a migliorare la tolleranza allo stress idrico. La scelta varietale in viticoltura biologica non è di- PAOLA TESSARIN, EMANUELE INGROSSO, luiz cavallet, ADAMO DOMENICO ROMBOLÀ Dipartimento Colture Arboree, Sezione Viticola del CRIVE, Università di Bologna GIOVANNI NIGRO Centro Ricerche Produzioni Vegetali, Tebano (RA) GIUGNO 2012 69 Ricerca e sperimentazione VITICOLTURA La fertilità del suolo Ricerche in campo Il Dipartimento di Colture arboree dell’Università di Bologna partecipa ad un progetto di durata poliennale, coordinato da Crpv e da Prober, per valutare gli effetti dei metodi di coltivazione biologico e biodinamico. Sotto osservazione fertilità del suolo, comportamento vegeto-produttivo delle viti, suscettibilità ai patogeni, qualità chimico-fisica e sensoriale delle uve e del vino. DCA Università di Bologna Lo sfalcio ritardato di essenze da sovescio nel vigneto ha contenuto il vigore vegetativo e ha determinato lo sviluppo di grappoli spargoli e sani. Il metodo biologico dovrebbe contribuire a mantenere e a potenziare la fertilità del suolo, migliorandone le caratteristiche chimico - fisiche, aumentando il contenuto di sostanza organica e assicurando una buona attività biologica. Nella gestione biologica del vigneto, la fertilizzazione si propone di incrementare la frazione di elementi nutritivi legati alla sostanza organica, migliorandone la mineralizzazione, in funzione delle esigenze della vite. Si può apportare materiale organico sotto forma di ammendanti in quantità tale da compensare le perdite annuali di carbonio organico dal suolo, variando la tipologia di materiale e l’impiego di fertilizzanti organici. In un esperimento condotto in un vigneto sottoposto ad inerbimento totale, l’applicazione di un formulato a base di sangue animale ha determinato un significativo incremento del contenuto di clorofilla fogliare, riconducibile in parte all’apporto di elementi nutritivi (tabella 1). In condizioni eco-pedologiche favorevoli, l’inerbimento controllato del vigneto rappresenta attualmente una pratica colturale in grado di incrementare il tenore di sostanza organica e la presenza di funghi micorrizzici. La fertilità e l’attività biologica del suolo sono mantenute e potenziate anche con la semina di colture da sovescio. Queste ultime contribuiscono ad incrementare la frazione dei nutrienti del suolo legati alla sostanza organica; le leguminose in particolare aumentano il contenuto di azoto nel terreno. 70 GIUGNO 2012 Le ricerche, finanziate con il contributo della Regione nell’ambito della legge 28/88, si svolgono nei vigneti della società “Astra Innovazione e Sviluppo”, a Tebano (Faenza), nel cuore viticolo dell’Emilia-Romagna, su piante di Sangiovese innestate su portinnesto Kober 5BB e allevate a Cordone speronato. La gestione del suolo prevede l’inerbimento naturale totale, effettuando due sfalci durante il periodo primaverile-estivo. In alcune annate sono state seminate essenze da sovescio (ad esempio favino, Trifolium subterraneum, orzo, Brassica juncea), ritardando lo sfalcio sino alla fioritura della vite (vedi foto alle pagine 69 e 70), pratica che ha determinato un evidente effetto di contenimento del vigore vegetativo e lo sviluppo di grappoli spargoli e sani. La riduzione della vigoria e dello sviluppo di superficie fogliare fino alla pre-fioritura si rivela utile per limitare le perdite idriche da traspirazione nel periodo estivo. L’analisi degli elementi minerali presenti nelle foglie all’invaiatura (tabelle 2 e 3) ha evidenziato un soddisfacente stato nutrizionale al fine dell’ottenimento di uve Sangiovese di elevata qualità. La gestione della chioma ha visto un’attenta esecuzione degli interventi in verde (spollonatura, scacchiatura), la rimozione di alcune foglie basali in post - allegagione e una lieve cimatura nel mese di giugno. La produttività delle viti dal 2008 al 2010 si è attestata tra i 120 e i 215 quintali/ettaro. L’analisi delle temperature massime registrate in Emilia-Romagna durante la stagione vegetativa 2011, ha segnalato picchi termici particolarmente elevati nella seconda e nella terza decade di agosto, con precipitazioni sotto i valori medi nel semestre aprile-settembre, ad eccezione del mese di giugno. Questa situazione climatica ha avuto effetto sulla produttività, determinando un calo delle rese rispetto alle annate precedenti dovuto a fenomeni di disidratazione del grappolo. In una sperimentazione condotta nel corso della stagione vegetativa 2011, in un vigneto biologico, è stato osservato che l’irrorazione di caolino alla chioma ha causato una sensibile riduzione della percentuale di grappoli, con severi sintomi di disidratazione. La difesa: meglio prevenire Nonostante le avversità che interessano il vigneto siano molteplici, quelle che possono effettivamente provocare seri danni sono limitate. Nella gestione biologica la difesa, in particolare dalle crittogame, è ridotta ad un numero esiguo di GIUGNO 2012 principi attivi, la cui azione è di tipo preventivo. L’impiego di prodotti a base di rame per la difesa dalla peronospora può comportare problemi legati all’accumulo di questo elemento nel suolo, mentre l’applicazione di elevati quantitativi di zolfo per la lotta all’oidio può influenzare negativamente le caratteristiche organolettiche del vino. Di conseguenza, tutte le tecniche colturali per ottenere piante di vite equilibrate, con grappoli ben esposti alla luce, assumono un’importanza fondamentale, poiché aiutano a limitare le applicazioni dei prodotti fitosanitari. Contro le cocciniglie la difesa può essere effettuata con oli minerali consentiti, nella fase di ingrossamento delle gemme, dopo scortecciamento del fusto o tramite il controllo con antagonisti naturali, quali i coleotteri del genere Scymnus e l’imenottero encirtide Anagyrus pseudococci. Le ricerche sinora condotte sul metodo di produzione biologica hanno dimostrato come, in aree vocate, sia possibile ottenere ottimi risultati sui parametri vegeto-produttivi delle piante di vite, migliorando la salubrità del prodotto agricolo e la sostenibilità del processo di produzione, principi cardine per lo sviluppo della moderna viticoltura. Contenuto in clorofilla fogliare Controllo Testimone 24,6 Apporto di sangue animale fluido 28,3 Significatività * Note: Significatività: n.s.: non significativo; *significativo per P=0,05. Tab. 1 - Effetto dell’apporto di sangue animale in fertirrigazione sul contenuto in clorofilla fogliare in un vigneto della cultivar Sangiovese coltivato con il metodo biologico. Percentuale (%) in peso della sostanza secca N P K Ca Mg 1,72 0,19 1,06 3,15 0,40 Tab. 2 - Concentrazione di macroelementi fogliari, all’invaiatura, in un vigneto (cv. Sangiovese) coltivato con il metodo biologico. Nanogrammi per microgrammi di sostanza secca Fe Mn Cu Zn B Na 58 50 101 17 50 133 Tab. 3 - Concentrazione di microelementi fogliari, all’invaiatura, in un vigneto (cv. Sangiovese) coltivato con il metodo biologico. 71