Co
by
ig
pyr ht
Q
za
Not for Publication
Raffaele Vinci*, Federico Mandelli*, Giuliana Cremaschini*, Gabriele Gori*,
ui
nt
Enrico F. Gherlone*
essen
abstract
Calcolosi delle ghiandole
salivari. Caso clinico
e revisione della Letteratura
La calcolosi delle ghiandole salivari è una patologia descritta in Letteratura a partire dalla fine
dell’ottocento. Sebbene la comprensione esatta
della patogenesi dei calcoli salivari resti ancora
sconosciuta, diversi Autori concordano sul fatto che intervengano alterazioni a carico della
composizione della saliva, della funzionalità
delle ghiandole salivari o dei dotti escretori. Gli
esami diagnostici per l’individuazione dei calcoli
sono rappresentati da radiografie convenzionali, esami tomografici computerizzati, risonanze
magnetiche ed ecografie. Si presenta alla nostra
osservazione un paziente di 55 anni lamentando
sensazione di ingombro a livello del pavimento
orale. L’esame radiografico evidenzia due aree
radiopache con margini definiti. Si rimuovono
chirurgicamente due calcoli a livello del dotto escretore della ghiandola sottomandibolare
destra.
Parole chiave: Ghiandole salivari, Calcoli, Parologia
orale, Trattamento.
Introduzione
I primi dati letterari delle patologie
ostruttive delle ghiandole salivari risalgono
al 1896 con il lavoro di Küttner1 che descrive pazienti affetti da un gonfiore cronico
a livello delle logge sottomandibolari inquadrato erroneamente come segno di
neoplasia maligna. L’Autore ipotizzò che il
gonfiore fosse causato da un’infiammazione
cronica associata a fibrosi: la diagnosi venne
confermata dal ritrovamento di un calcolo
all’interno del parenchima ghiandolare. Nel
corso del secolo seguente le ricerche di diversi Autori vennero focalizzate sulla comprensione dell’eziologia e della patogenesi.
La fisiopatologia della sciaoadenite e della
scialolitiasi progredisce dall’infiammazione
all’atrofia e fibrosi tissutale. Alcuni Autori2,3,
in uno studio su cadavere, repertarono la
presenza di scialomicroliti con segni di scialoadeniti ostruttive focali a livello di tutte
le ghiandole sottomandibolari analizzate.
Scialomicroliti si definiscono concrezioni,
quasi sempre calcificate, intraparenchimali,
che possono essere rilevabili con un esame
* IRCCS Ospedale San Raffaele, Università Vita Salute, Clinica Odontoiatrica,
Direttore Prof. Enrico F. Gherlone.
Indirizzo per la corrispondenza:
Federico Mandelli
Via Leonardo da Vinci, 31
20063 Cernusco sul Naviglio (MI)
Tel. 3389391414
E-mail: [email protected]
Copyright by QUINTESSENZA EDIZIONI s.r.l. Tutti i diritti sono riservati in ogni sua parte è sono ad uso strettamente personale.
È severamente vietata ogni tipo di riproduzione, copia, duplicazione, traduzione e trasmissione elettronica.
ANNO 27 • NUMERO 3 • LUGLIO-SETTEMBRE 2011
61
ig
pyr ht
by
Co
Chirurgia
Q
ui
microscopico, mentre per scialoliti si intendono formazioni visibili a occhio nudo4,5:
presentano un nucleo di sostanze organiche
e inorganiche come tappi mucosi, colonie
batteriche, cellule epiteliali esfoliate, corpi
estranei6 circondato da strati di fosfati di
calcio7,8. Studi con raggi x e analisi al diffrattometro hanno evidenziato come siano 4 i
fosfati di calcio maggiormente rappresentati: idrossiapatite [Ca10(PO4)6(OH)2], bruscite
[CaHPO4-2H2O], whitlokite [beta-Ca3(PO4)2],
ottacalcio fosfato [Ca8H2(PO4)6-5H2O]9,10.
Sebbene la comprensione esatta della
formazione dei calcoli salivari sia tutt’ora
sconosciuta11-14, le cause identificate per lo
sviluppo di scialoadeniti ostruttive croniche e scialolitiasi possono essere suddivise
schematicamente in quattro gruppi (Fig. 1):
1.Ostruzione causata da infiammazione:
l’inattività secretoria di una ghiandola
normale porta all’accumulo di scialomicroliti e alla possibile risalita di microbi
lungo il dotto escretore della ghiandola stessa. L’accumulo dei calcoli porta a
un’atrofia ostruttiva focale e facilita la
proliferazione batterica che causa infiammazione. Si determina una progres-
siva ostruzione e dilatazione del dotto
con ristagno di materiale ricco di calcio
che può precipitare e formare un calcolo.
Anche un malfunzionamento dei muscoli
che circondano i dotti secretori della parotide e della ghiandola sottomandibolare può portare ad un ristagno di fluidi
che facilita lo svilupparsi di un’infezione
retrograda. Raramente si trovano calcoli
a livello delle ghiandole salivari minori.
2.Ostruzione non causata da infiammazione: si
riscontra in presenza di anse e invaginazioni
duttali, polipi duttali e altre anomalie strutturali. In alcuni casi è stata riscontrata un’ostruzione dovuta all’ipertono dei muscoli scheletrici adiacenti ai dotti escretori15,16.
3.Autoimmunità: sono rare, ma possibili,
le scialoadeniti e scialolitiasi dovute a
malattie autoimmuni correlate a IgG4.
4.Correlazione con altre patologie: i pazienti
affetti da scialolitiasi soffrono più frequentemente di calcoli renali rispetto al resto della
popolazione e i pazienti affetti da iperparatiroidismo soffrono più frequentemente
di scialolitiasi. Questo riscontro indica che
l’ipercalcemia può essere un fattore predisponente allo sviluppo di calcoli salivari.
Fig. 1
Copyright by QUINTESSENZA EDIZIONI s.r.l. Tutti i diritti sono riservati in ogni sua parte è sono ad uso strettamente personale.
È severamente vietata ogni tipo di riproduzione, copia, duplicazione, traduzione e trasmissione elettronica.
62
ANNO 27 • NUMERO 3 • LUGLIO-SETTEMBRE 2011
za
Not for Publication
ntessen
Calcolosi delle ghiandole salivari. Caso clinico e revisione della Letteratura
by
Co
ig
pyr ht
Q
ui
za
Not for Publication
ntessen
Esami diagnostici
I segni e i sintomi delle calcolosi possono variare. Se il calcolo, anche di grandi dimensioni, non occlude completamente il
dotto escretore della ghiandola coinvolta,
il paziente spesso non manifesta sintomatologia algica. Può riscontrare tumefazione intermittente ai pasti per l’aumentata
produzione di saliva con deflusso rallentato oppure una sensazione di ingombro
quando il calcolo è voluminoso. Se il dotto intra- o extra parenchimale è ostruito
completamente di frequente si verifica un
quadro algico (colica salivare): talvolta è
esacerbato dall’assunzione di cibi mentre
talvolta persiste anche lontano dai pasti.
Le scialografie convenzionali sono state
descritte fin dal 1904 e, anche se i materiali
e i fluidi di contrasto sono cambiati da allora, la tecnica in sè è rimasta grossomodo
invariata: si identifica l’orifizio duttale che
viene successivamente dilatato e incannulato. L’infusione di liquido di contrasto
prevede una fase duttale e una acinare:
generalmente per una parotide vengono
iniettati circa 1-2 mL di liquido mentre per
una ghiandola sottomandibolare si iniettano 3-5 mL. Tale pratica ad oggi è pressoché scomparsa a causa dell’introduzione
di mezzi diagnostici più sensibili e meno
invasivi (possibilità di reazioni allergiche
al mezzo di contrasto). L’introduzione di
scansioni assiali ha permesso una miglior
definizione delle immagini diagnostiche.
L’individuazione di calcoli è più frequente
a livello del dotto di Warthon perché la
saliva della ghiandola sottomandibolare ha
un pH più elevato, una maggiore concentrazione di calcio, fosfati e mucine. L’anatomia e il decorso del dotto di Warthon
rende ragione del fatto che la zona più
colpita sia quella del lobo profondo della
sottomandibolare. È infatti presente una
curva a circa 90° del dotto che favorisce
la stasi salivare. Una tomografia computerizzata fornisce dati più precisi riguardo le
dimensioni dei calcoli ed è uno degli esami
di prima scelta per la valutazione del pa-
renchima ghiandolare. Ostruzioni dovute
a calcoli sono evidenziabili come masse
iperdense che presentano una densità
in unità Hounsfield simile a quella delle
strutture ossee. È frequente osservare una
dilatazione del dotto associata.
L’introduzione della risonanza magnetica nei primi anni ’80 ha migliorato la capacità diagnostica dei disordini delle ghiandole salivari perché fornisce un contrasto
migliore dei tessuti e un’eccellente discriminazione tra le strutture parenchimali e
duttali; è possibile ottenere una scialografia non invasiva utilizzando sequenze pulsate sensibili ai fluidi. L’esame dirimente
per la diagnosi di scialolitiasi è rappresentato dall’ecografia. Gli ultrasuoni forniscono una diagnosi immediata permettendo
di distinguere tra patologia infiammatoria
acuta e cronica delle ghiandole salivari
ed è possibile individuare scialoliti fino a
0,4 mm di diametro. È inoltre un esame
semplice, non invasivo e ben tollerato, anche dai bambini.
L’attuale incidenza annua della scialolitiasi è di circa il 12%7,8. Di questi casi l’8095% sono a carico delle ghiandole sottomandibolari, il 5-20% a carico delle parotidi e raramente (1-2%) vengono coinvolte
le ghiandole salivari minori17. I pazienti più
colpiti risultano essere di sesso maschile tra la terza e la sesta decade di età. I
pazienti in età pediatrica sono raramente
colpiti da questa patologia perché è probabile che l’elevato flusso salivare tenda a
dislocare calcoli in formazione18. Grases19
ha dimostrato come, nei pazienti affetti da
calcolosi, la concentrazione di calcio nella
saliva fosse significativamente maggiore
rispetto ai valori dei pazienti sani. Sebbene non siano state proposte classificazioni
sistematiche, alcuni Autori affermano che
mediamente vengano repertati scialoliti
di 5-10 mm, misura oltre la quale si può
parlare di dimensioni non comuni. Ad oggi
solo 16 casi in Letteratura riguardano formazioni di oltre 35 mm, tutte in pazienti di
sesso maschile20,21.
Copyright by QUINTESSENZA EDIZIONI s.r.l. Tutti i diritti sono riservati in ogni sua parte è sono ad uso strettamente personale.
È severamente vietata ogni tipo di riproduzione, copia, duplicazione, traduzione e trasmissione elettronica.
ANNO 27 • NUMERO 3 • LUGLIO-SETTEMBRE 2011
63
ig
pyr ht
by
Co
Chirurgia
Q
ui
Mentre il 20-30% dei calcoli di piccole dimensioni può essere radiotrasparente22, gli scialoliti di grandi dimensioni sono
quasi sempre radiopachi perché il lungo
periodo di formazione ne permette la calcificazione completa: è per questo motivo
che degli esami radiografici di primo livello come l’ortopantomografia sono quasi
sempre sufficienti per diagnosticare tale
patologia7,23. Solo in rari casi in cui abbiano
una morfologia particolare, come riportato da Boffano9, possono essere inizialmente misdiagnosticati come elementi dentari
inclusi. La calcolosi delle ghiandole salivari minori viene spesso misdiagnosticata:
quando non è possibile porre diagnosi tramite un esame tomografico o ecografico,
è indicata l’escissione chirurgica per poi
eseguire una diagnosi24. Questa patologia
deve essere inclusa nella diagnosi differenziale tutte le volte che si nota un gonfiore
dei tessuti orali.
Report di un caso
Un paziente di 55 anni si presentava alla
nostra attenzione per una visita di controllo odontoiatrica generica.
L’esame radiografico ortopantomografico mostrava un’area radiopaca ben definita localizzata all’emiarcata inferiore di
destra, parzialmente sovrapposta al profilo del corpo mandibolare (Fig. 2). La formazione sembrava composta da due segmenti adiacenti. Indagando alla ricerca di dati
anamnestici di rilievo, riferiva di avvertire
una “sensazione di ingombro sotto la lingua” e di non avere sintomatologia algica.
All’esame obiettivo il colore della mucosa
del pavimento orale appariva fisiologico e
lievemente rilevato a livello del decorso
del dotto escretore destro (Fig. 3).
Diagnosticata la presenza di un calcolo a carico del dotto di Warthon, con il
consenso del paziente, si decideva di procedere con la rimozione chirurgica della
Fig. 2 Ortopantomografia iniziale: ben visibile un’area
radiopaca a livello del corpo mandibolare destro.
Fig. 3 Visione intraorale preoperatoria.
Fig. 4 Incisione del pavimento orale ed isolamento
del calcolo.
Fig. 5 Enucleazione del frammento superficiale.
Copyright by QUINTESSENZA EDIZIONI s.r.l. Tutti i diritti sono riservati in ogni sua parte è sono ad uso strettamente personale.
È severamente vietata ogni tipo di riproduzione, copia, duplicazione, traduzione e trasmissione elettronica.
64
ANNO 27 • NUMERO 3 • LUGLIO-SETTEMBRE 2011
za
Not for Publication
ntessen
Calcolosi delle ghiandole salivari. Caso clinico e revisione della Letteratura
by
Co
ig
pyr ht
Q
ui
za
Not for Publication
ntessen
formazione. Dopo infiltrazione plessica
di una soluzione anestetica (articaina 4%
vc 1:100000) si eseguiva un’incisione della mucosa a livello del pavimento orale
sovrastante la “neoformazione”. In prossimità dello sbocco del dotto di Warthon
il calcolo risultava molto superficiale e di
facile isolamento; per ottenere un migliore accesso alla neoformazione veniva ampliato l’accesso con forbice smussa in direzione postero-caudale (Figg. 4, 5). Si rimuoveva un primo frammento di dimensioni
maggiori e, successivamente, un secondo
frammento più piccolo (Figg. 6, 7). Verifi-
cata la pervietà del dotto, questo veniva
suturato con punti staccati, mantenendo
la porzione anteriore aperta per permettere il deflusso salivare (Fig. 9). L’esame
macroscopico clinico evidenziava un rapporto simile ad una pseudo artrosi tra le
due componenti del calcolo che misurava
30 mm circa di asse maggiore (Fig. 8).
Al paziente veniva prescritta una terapia antalgica (Naprossene sodico 550mg
due volte al giorno) e antibiotica.
A distanza di 7 giorni dall’intervento, il
paziente non riferiva alcun tipo di fastidio
né segni o sintomi di xerostomia (Fig. 10).
Fig. 6 Visione del secondo frammento.
Fig. 7 Enucleazione del secondo frammento.
Fig. 8 Visione d’insieme del calcolo.
Fig. 9 Sutura con filo riassorbibile Vicryl 4/0.
Fig. 10 Guarigione della ferita a 15 giorni dall’intervento.
Copyright by QUINTESSENZA EDIZIONI s.r.l. Tutti i diritti sono riservati in ogni sua parte è sono ad uso strettamente personale.
È severamente vietata ogni tipo di riproduzione, copia, duplicazione, traduzione e trasmissione elettronica.
ANNO 27 • NUMERO 3 • LUGLIO-SETTEMBRE 2011
65
ig
pyr ht
by
Co
Chirurgia
Q
ui
Bibliografia
ntessen
18. Chung MK, Jeong HS, Ko MH, et al. Pediatric sialolithiasis: What is different from adult sialolithiasis? Int
J Pediatr Otorhi- nolaryngol 2007;71:787.
1. Kuttner H. Ueber entzu¨ndliche Tumoren Der
Submaxillar-Speicheldru¨se [On the inflammatory tumors of the submandibular salivary gland]. Beitra¨ge
zur klinischen Chirurgie 1896;15:815-282.
2. Scott J. The incidence of focal chronic inflammatory changes in human submandibular salivary glands. J
Oral Pathol 1976;5:334-46.
3. Epivatianos A, Harrison JD. The presence of microcalculi in normal human submandibular and parotid
salivary glands. Arch Oral Biol 1989;34(4):261-5.
4. Harrison JD. Natural history of chronic sialadenitis and
sialolithiasis. In: Nahlieli O, Iro H, McGurk M, editors.
Modern management preserving the salivary glands.
Herzeliya: Isradon; 2007;93-135.
19. Grases F, Santiago C, Simonet BM, et al. Sialolithiasis:
Mecha- nism of calculi formation and etiologic factors. Clin Chim Acta 2003;334:131.
20. Rai M, Burman R. Giant submandibular sialolith of remarkable size in the comma area of Wharton’s duct: a case
report. J Oral Maxillofac Surg. 2009Jun;67(6):1329-32.
21. Batori M, Mariotta G, Chatelou H, Casella G, Casella MC. Diagnostic and surgical management of submandibular gland sialolithiasis: report of a stone of
unusual size. Eur Rev Med Pharmacol Sci. 2005 JanFeb;9(1):67-8.
22. Karengera D, Yousefpour A, Mir Mohammad H, et al.
Minor salivary gland lithiasis simulating a mucocele. Apropos of a case. Rev Stomatol Chir Maxillofac
5. Harrison JD, Epivatianos A, Bhatia SN. Role of microliths in the aetiology of chronic submandibular sialadenitis: a clinicopathological investigation of 154 cases.
Histopathology 1997;31:237-51.
1997;98:81.
23. Boffano P, Gallesio C. Surgical treatment of a giant
sialolith of the Wharton duct. J Craniofac Surg. 2010
Jan;21(1):134-5.
6. Lee LT, Wong YK. Pathogenesis and diverse histologic
findings of sialolithiasis in minor salivary glands. J Oral
Maxillofac Surg. 2010 Feb;68(2):465-70. Epub 2010 Jan 15.
24. Brown JE. Minimally invasive techniques for the treatment of benign salivary gland obstruction. Cardiovasc
Intervent Radiol. 2002 Sep-Oct;25(5):345-51.
7. Takeda Y, Oikawa Y, Satoh M, Nakamura S. Sialolith of
the submandibular gland with bone formation. Pathol
“Patologia delle ghiandole salivari” Cap. XXXVIII pag.
1071-1209, 1992 in “Trattato di clinica odontostomatologica” De Michelis, Modica, Re Ed Minerva Medica.
9. Mimura M, Tanaka N, Ichinose S, et al. Possible etiology of calculi formation in salivary glands: Biophysical
analysis of calculus. Med Mol Morphol 2005;38:189.
10. Sakae T, Yamamoto H, Hirai G: Mode of occurrence
of brushite and whitlockite in a sialolith. J Dent Res
1981;60:842.
11. Teymoortash A, Ramaswamy A, Werner JA. Is there
evidence of a sphincter system in Wharton’s duct?
Etiological factors re- lated to sialolith formation. J
Oral Sci 2003;45:233.
12. Teymoortash A, Buck P, Jepsen H, et al. Sialolith crystals localized intraglandularly and in the Wharton’s
duct of the human submandibular gland: An x-ray diffraction analysis. Arch Oral Biol 2003;48:233.
13. Hong KH, Yang YS: Sialolithiasis in the sublingual
gland. J Laryngol Otol 117:905, 200314 Bodner L: Parotid
abstract
Int. 2003 May;53(5):309-12.
8. Ferrari Parabita G, Derada GC, Vinci R, Zanetti U, Re G
Salivary glands sialolithiasis is a pathology described in literature since the last years of 1800.
Although an exact pathogenesis comprehension
of salivary calculi is still unknown, at present a
common agreement between authors exists on
main factors such as saliva composition, salivary
glands or secretory ducts function. Main diagnostic procedures to work out a glandular or
ductal calculus are plane x-rays, tomographic
images, ultrasounds and MRI sonography. A 55
years old man, was seen in our outpatient clinic,
complaining of an unpainful mouth floor swelling. Radiographic plane x-rays showed two well
defined radiopaque lesions. Two calculi were
surgically removed from the right submandibular
salivary gland’s duct.
Key Words: Salivary glands, Calculi, Oral pathol-
sialolithiasis. J Laryngol Otol 1999;113:266.
15. Bernkopf E, Colleselli P, Broia V, et al. Is recurrent parotitis in childhod still an enigma? A pilot experience.
Acta Paediatr 2008;97:478-82.
ogy, Treatment.
16. Triantafyllou A, Fletcher D, Scott J. Histochemical
phenotypes of von Ebner’s gland of ferret and their
functional implications. Histochem J 2001;33:173-81.
17. Anneroth G, Hansen LS: Minor salivary gland calculi.
A clinical and histopathological study of 49 cases. Int
J Oral Surg 1983;12:80.
Copyright by QUINTESSENZA EDIZIONI s.r.l. Tutti i diritti sono riservati in ogni sua parte è sono ad uso strettamente personale.
È severamente vietata ogni tipo di riproduzione, copia, duplicazione, traduzione e trasmissione elettronica.
66
ANNO 27 • NUMERO 3 • LUGLIO-SETTEMBRE 2011
za
Not for Publication
Scarica

Calcolosi delle ghiandole salivari. Caso clinico e