Project Cycle
Management PCM
Goal Oriented Project Planning
GOPP
Fonte Avviso Equal 2004
PCM



si basa sull’analisi dei problemi, da cui poi
scaturisce la logica dell’intervento;
si fonda sulla relazione di causa-effetto tra i
problemi e quindi tra gli obiettivi;
non è una procedura da seguire “a tavolino”;
essa è veramente utile se si coinvolgono nella
fase di progettazione i soggetti che a livello locale
sono interessati ai problemi individuati (primi fra
tutti i beneficiari cui il progetto è rivolto).
Analisi del contesto

analisi dei problemi

analisi degli obiettivi

identificazione degli ambiti
d’intervento
Definizione del progetto di
massima


scelta degli ambiti d’intervento
definizione del progetto di massima
con il Quadro Logico
1. ANALISI DEL CONTESTO
Ogni progetto deve proporsi di trovare
risposte adeguate ai reali problemi di
esclusione individuati.
Il primo passo consiste, pertanto, in
una dettagliata analisi dei problemi
dei beneficiari. Per condurre una
corretta analisi è necessario interpellare
direttamente i beneficiari circa i
problemi che sentono maggiormente e che
vivono con particolare disagio.
Perché condurre l’analisi del
contesto?
Una corretta ed approfondita analisi del
contesto:
 fornisce una descrizione completa della
realtà in cui si vuole intervenire con
riferimento alle condizioni di vita dei
beneficiari;
 stabilisce i nessi causali prima nell’ambito
dei problemi e degli obiettivi;
 “fotografa” la situazione problematica
nella quale i diversi soggetti interessati
(stakeholder) si possono riconoscere e
identificare.
La descrizione del contesto include
i seguenti passi:



l’analisi dei problemi;
l’analisi degli obiettivi
(trasformazione dei problemi in
obiettivi);
l’identificazione degli ambiti di
intervento (clustering).
1.1 Analisi dei problemi
Il primo passo della progettazione consiste
nell’identificazione dei problemi che esistono
relativamente a un contesto o una situazione.
Il problema è una condizione negativa esistente
nella realtà oggetto dell’analisi.
In questa prima fase è opportuno identificare,
con l’aiuto di tutti i partner e dei beneficiari, i
problemi legati alla condizione di discriminazione
che si vuole affrontare. Può essere utile
identificare soprattutto le cause che determinano
lo specifico problema di discriminazione o
difficoltà che è alla base dell’idea progettuale.
Attenzione

Evitare di formulare i problemi in termini
di “mancanza” – la cosiddetta “soluzione
assente”- (ad esempio, “mancanza di
strutture di orientamento e
assistenza...”): in questo modo non si
identifica il vero problema dei beneficiari
dell’intervento, vale a dire che cosa essi
non possono o non sono in grado di fare,
ma si delinea già una delle possibili
soluzioni al problema (“le strutture di
orientamento e assistenza”, per
l’appunto).
continua

Attenzione
Descrivere il problema in modo
diretto, senza ricorrere ad una
terminologia specialistica: un
problema descritto in maniera
esplicita (es. “gli immigrati non
hanno alloggi”) aiuta l’analisi delle
possibili cause ed effetti e favorisce
l’individuazione del conseguente
obiettivo.
continua


Attenzione
Astenersi dalle valutazioni personali (es.
“l’Ente X è incompetente”; in questo caso
il problema può essere invece “l’Ente X
non è in grado di svolgere questa
attività”).
Evitare le affermazioni generiche (es.
“cultura insufficiente”); in questo caso è
opportuno specificare meglio il problema,
formulandolo ad esempio come “alto tasso
di abbandono scolastico”.
Una volta identificato un numero
ampio di problemi, è possibile
costruire l’albero dei problemi, vale a
dire un diagramma che illustri, in
senso verticale dal basso verso l’alto,
i legami causa-effetto tra i problemi
identificati.
Fig. 1 - Albero dei problemi (sulla base
dell’esempio “Ex detenuti e mondo del lavoro”).
Aumento della
criminalità
Ex-detenuti esclusi
dal mondo del
lavoro
Ex-detenuti non
posseggono adeguate
competenze prof.li
Corsi di
formazione
obsoleti
I detenuti
non sanno
come e dove
cercare
lavoro
Ex-detenuti
disinformati
sulla domanda
di lavoro
Ex-detenuti non
in possesso di
capacità
linguistiche di
base
Gli ex-detenuti
non riescono a
costituire imprese
autonome
Crediti
troppo
onerosi
Le imprese non
offrono posti agli exdetenuti
Parcelle dei
consulenti
troppo
gravose
Mentalità
diffidente da
parte di
imprenditori e
colleghi
Pratiche burocratiche
rilasciate con lentezza
Costo del
neo
assunto
troppo
elevato
Uffici pubblici
scarsamente
automatizzati
È utile controllare accuratamente i legami causa-effetto tra i diversi
problemi in quanto costituiscono la base della futura progettazione.
1.2 Analisi degli obiettivi
In seguito alla costruzione dell’albero dei
problemi, occorre trasformare tutti i
problemi in possibili obiettivi da
raggiungere, riformulando in positivo la
situazione negativa precedentemente
individuata. L’obiettivo, così inteso,
rappresenta una condizione positiva da
raggiungere. L’albero dei problemi
diventa, così, un albero degli obiettivi (v.
fig. 2).
Fig. 2 - Albero degli obiettivi (sulla base
dell’esempio “Ex detenuti e mondo del lavoro”).
Sicurezza dei
cittadini
aumentata
Ex-detenuti
inseriti nel mondo
del lavoro
Ex-detenuti in
possesso di
adeguate
competenze prof.li
Corsi di
formazione
aggiornati
Ex-detenuti
capaci di
cercare lavoro
Ex-detenuti
informati sulla
domanda di
lavoro
Ex-detenuti in
possesso di
capacità
linguistiche di base
Ex-detenuti in
grado di costituire
imprese autonome
Crediti
accessibili
Parcelle
dei
consulenti
accessibili
Posti di lavoro
disponibili per
gli ex-detenuti
Mentalità
aperta di
imprenditori
e colleghi
Costo del
neo
assunto
ridotto
Pratiche
burocratiche
rilasciate
velocemente
Uffici pubblici
automatizzati
È consigliabile esprimere l’obiettivo generale e lo
scopo usando il participio passato (es. “sicurezza
dei cittadini aumentata”, “occupazione ex
detenuti aumentata”), perché, in tal modo, si
esprime una condizione positiva effettivamente
raggiunta, mentre usare un verbo all’infinito (es.
“aumentare la sicurezza dei cittadini”,
“accrescere l’occupazione”) o un sostantivo (es.
“aumento dell’occupazione”), indica un’azione che
è in divenire, che può essere, quindi, all’inizio o
in un punto qualsiasi di un suo percorso, più
simile, pertanto, ad un’attività che ad un
obiettivo (inteso come condizione positiva
raggiunta).
Attenzione
Riformulare una condizione negativa
(problema) in una condizione positiva
(obiettivo) non significa identificare la
soluzione o l’azione che risolve il problema
stesso.
Esempio: se il problema è "Impiegati
comunali non a conoscenza della
normativa X", l’obiettivo è "Impiegati
comunali informati sulla normativa X"
anziché "Corsi di aggiornamento per gli
impiegati comunali sulla normativa X".
1.3 Identificazione degli ambiti
d’intervento
Costruito l’albero degli obiettivi, è
opportuno raggruppare questi ultimi
secondo ambiti di intervento omogenei.
Ciò significa includere nello stesso ambito
quegli obiettivi per raggiungere i quali è
necessario mettere in campo competenze
tecniche e istituzionali sostanzialmente
simili. Il grafico che segue fornisce un
esempio di come individuare tali ambiti di
intervento (definiti anche cluster).
Fig. 3 – Identificazione degli ambiti di intervento
(sulla base dell’esempio “Ex detenuti e mondo del
lavoro”).
Sicurezza dei
cittadini
aumentata
Ex-detenuti
inseriti nel mondo
del lavoro
Ex-detenuti in
possesso di
adeguate
competenze prof.li
Corsi di
formazione
aggiornati
FORMAZIONE
Ex-detenuti
capaci di
cercare lavoro
Ex-detenuti
informati sulla
domanda di
lavoro
Ex-detenuti in
possesso di
capacità
linguistiche di base
ORIENTAMENTO
Ex-detenuti in
grado di costituire
imprese autonome
Crediti
accessibili
Parcelle
dei
consulenti
accessibili
IMPRENDITORIA
Posti di lavoro
disponibili per
gli ex-detenuti
Mentalità
aperta di
imprenditori
e colleghi
Costo del
neo
assunto
ridotto
POLITICA INDUSTRIALE
Pratiche
burocratiche
rilasciate
velocemente
Uffici pubblici
automatizzati
SERVIZI PUBBLICI
Check list
1. Raccolta dati e informazioni



Si sono adeguatamente intervistati i beneficiari?
Si è chiesto loro: - quali sono i problemi intesi
come stati di disagio/difficoltà? - sono disposti a
partecipare attivamente alla progettazione?
Si sono individuati gli attori che potrebbero
assumere un ruolo attivo in merito alle aree
problematiche del progetto?
Sono state considerate tutte le fonti statistiche
rilevanti?
continua
Check list
2. Formulazione dei problemi

Si sono formulati i problemi in termini di
“cosa i beneficiari non possono o non sono
in grado di fare”?

Si sono formulati i problemi in maniera
chiara e precisa?

Si sono formulati i problemi in modo
negativo e oggettivo?
continua
Check list
3. Connessione logica tra problemi e tra
obiettivi


Sono stati ricontrollati i legami causaeffetto dell’albero dei problemi?
Sono stati ricontrollati i legami causaeffetto dell’albero degli obiettivi?
2. DEFINIZIONE DEL PROGETTO
DI MASSIMA
A partire dall’albero degli obiettivi
riportato in fig. 3, si tratta ora di
definire con precisione l’intervento
progettuale.
2.1 Scelta degli ambiti
d’intervento
Dopo aver identificato i diversi ambiti
di intervento, è necessario scegliere
quali tra questi possono essere
affrontati dal progetto.
Formazione
Orientamento
Imprenditoria
Politica
industriale
Servizi
pubblici
La partnership potrà decidere che il
progetto prenderà in considerazione gli
ambiti formazione, orientamento e
imprenditoria, mentre non potrà operare
negli ambiti politica industriale e servizi
pubblici. Questo perché gli obiettivi
compresi negli ambiti formazione
orientamento e imprenditoria sono
raggiungibili grazie alle competenze
tecniche e istituzionali espresse dalla PS.
I restanti ambiti di intervento - politica
industriale e servizi pubblici - su cui il
progetto non interverrà possono non
essere, tuttavia, esclusi in via definitiva.
2.2 Presentazione del Quadro
Logico – versione modificata per Equal
Il Quadro Logico (Logical Framework)
è una matrice di progettazione –
ampiamente utilizzata nei programmi
promossi dalla Commissione europea
e da altri organismi internazionali utile per definire in maniera chiara i
diversi elementi di un intervento
progettuale e per visualizzarli in
modo efficace.
Il Quadro Logico (vedi fig. 4) è
articolato in tre colonne:



la prima, la logica di intervento, descrive gli elementi
fondamentali del progetto secondo una logica di causaeffetto dal basso verso l’alto. Ciò significa che le
attività portano ai risultati, i risultati conducono al
raggiungimento dello scopo del progetto e lo scopo
contribuisce al raggiungimento degli obiettivi generali;
la seconda presenta gli indicatori oggettivamente
verificabili: un indicatore è ciò che si può oggettivamente
osservare quando un risultato o un obiettivo è raggiunto;
la terza descrive le condizioni esterne, vale a dire quei
fattori esterni al progetto che però condizionano il
raggiungimento degli obiettivi progettuali.
Fig. 4 - Il Quadro Logico
LOGICA DI
INTERVENTO
INDICATORI
CONDIZIONI
ESTERNE
Obiettivi
generali
Scopo del
progetto
Risultati
Attività
Precondizioni
Logica di intervento
Obiettivi Generali
Rappresentano i miglioramenti e i
cambiamenti di cui le strutture, i
sistemi e gli operatori potranno
giovarsi grazie alla riuscita e alla
diffusione del modello innovativo
proposto.
Logica di intervento
Scopo del progetto (anche definito
obiettivo specifico)
Definisce il miglioramento della vita dei beneficiari finali o di un
aspetto importante della loro vita. Di norma esso è la
trasposizione in positivo del problema di discriminazione alla base
del progetto. È consigliabile identificare con precisione uno o due
al massimo di questi miglioramenti dal momento che è difficile
che progetti, sebbene complessi, producano più di uno o due
effettivi miglioramenti.
E’ importante che il progetto prenda in considerazione, già nella
fase di ideazione, tutti quegli elementi che possono favorire la
durata nel tempo di questo beneficio. Molto spesso infatti, il
miglioramento ottenuto viene meno dopo un certo periodo proprio
perché non si è tenuto conto di fattori importanti quali la capacità
imprenditoriale dei beneficiari stessi o la mentalità degli altri attori
sociali, ecc.. Questo aspetto della durata nel tempo del beneficio è
ciò che nell’approccio PCM si chiama sostenibilità.
Logica di intervento
Risultati attesi (anche definiti
obiettivi)
Definiscono cosa i beneficiari finali
saranno in grado di sapere, fare, o
essere grazie alle attività del
progetto. I risultati non si riferiscono
alle infrastrutture realizzate ma ai
servizi offerti nell’ambito di tali
infrastrutture.
Logica di intervento
Attività
Sono le azioni che saranno realizzate
nell’ambito del progetto per
raggiungere i risultati previsti.
In sintesi, le attività conducono ai
risultati, che a loro volta portano allo
scopo del progetto, e lo scopo del
progetto contribuisce a raggiungere
gli obiettivi generali.
Indicatori
È’ necessario dimostrare l’efficacia delle
innovazioni che si intendono introdurre.
Un indicatore è ciò che si può osservare
nella realtà nel momento in cui si
raggiunge un obiettivo (o un risultato).
Esso, di norma, è costituito dai seguenti
elementi:
 una variabile
 un target-group
 un tempo di osservazione
 un valore di riferimento.
continua
Indicatori
Ad esempio, l’indicatore dell’obiettivo “Immigrati
extracomunitari inseriti nel mondo del lavoro”
potrà essere: aumento dal 40 al 50% (valore di
riferimento) del tasso di occupazione (variabile)
degli immigrati residenti nel Comune X (gruppo
di riferimento) entro 3 anni dalla fine del progetto
(tempo di riferimento). È possibile definire
indicatori per tutti e quattro i livelli del Quadro
Logico, tuttavia è importante, soprattutto ai fini
del monitoraggio e della valutazione intermedia,
definirli per lo scopo e i risultati.
Condizioni esterne
Gli interventi progettuali, a causa di risorse o competenze
limitate, non possono operare in più settori allo stesso
tempo. Questo fa sì che per raggiungere certi obiettivi, il
progetto debba ipotizzare che si verifichino altre condizioni
esterne e indipendenti dal progetto.
Ad esempio: i progetti formativi per i disoccupati sono
finalizzati ad aumentarne l’occupazione, eppure, affinché
questo obiettivo sia raggiunto, tali progetti fanno
implicitamente affidamento sul fatto che altre condizioni (ad
es. aumentata richiesta di manodopera da parte delle
imprese, ecc.) si verifichino in modo del tutto indipendente
dal progetto di formazione. Questo rapporto tra elementi
interni al progetto e condizioni esterne è ben visibile nella
fig. 6. Le precondizioni sono quelle condizioni che devono
pre-esistere per rendere fisicamente fattibili le attività.
Fig. 6 - Le condizioni esterne nel
Quadro Logico
Obiettivi
generali
Scopo
del progetto
+
Condizioni
esterne
Risultati
+
Condizioni
esterne
Attività
+
Condizioni
esterne
Precondizioni
2.3 Definizione del progetto di
massima con il Quadro Logico


Il primo passo per la definizione del
progetto di massima è l’identificazione
dello scopo del progetto.
Di norma, lo scopo è situato, nell’albero,
al livello gerarchico immediatamente
superiore al più alto (o ai più alti) dei
risultati/obiettivi compresi negli ambiti di
intervento prescelti ed esprime un
beneficio per i beneficiari finali.
continua
2.3 Definizione del progetto di massima
con il Quadro Logico



Stabilito lo scopo del progetto, si possono
identificare gli obiettivi generali, i quali di
norma si trovano, nell’albero degli obiettivi, ad un
livello superiore rispetto allo scopo.
I risultati (obiettivi), di norma, occupano
nell’albero degli obiettivi, il livello inferiore allo
scopo del progetto.
Per ciascun risultato si devono individuare le
attività necessarie per conseguirlo.
Check list
1. Ambiti di intervento

Gli ambiti di intervento scelti corrispondono effettivamente
alle possibilità di intervento della PS?
2. Definizione del progetto di massima con il Quadro Logico

Lo scopo del progetto esprime effettivamente il
miglioramento della condizione sociale o lavorativa dei
beneficiari finali coinvolti?

Si è tenuto conto di tutti quegli aspetti che garantiscono la
durata nel tempo di questo miglioramento?

I risultati sono formulati in termini di nuove competenze,
atteggiamenti, acquisiti dai beneficiari finali?

Questi nuovi atteggiamenti e competenze sono sufficienti
per garantire il miglioramento della condizione sociale o
lavorativa dei beneficiari finali coinvolti?

Esistono altri fattori, esterni al progetto, che contribuiscono
al miglioramento della condizione sociale o lavorativa dei
beneficiari finali coinvolti?

Le attività previste sono effettivamente innovative?

Si è verificato che gli indicatori scelti mostrino aspetti
tangibili e misurabili?
3.1 Le tappe per la preparazione
di una proposta progettuale
1.
Chiara identificazione del problema di discriminazione
2.
Identificazione dei problemi dei beneficiari e del contesto
3.
4.
5.
6.
Collocazione dei problemi individuati in un diagramma di
causa-effetto (albero dei problemi)
Trasformazione dei problemi (condizione negativa
attuale) in obiettivi (condizione positiva futura)
Identificazione di aree di obiettivi omogenei (ambiti di
intervento)
Scelta degli ambiti di intervento su cui il progetto
interverrà
continua 3.1 Le tappe per la preparazione di una
proposta progettuale
7.
8.
9.
10.
Definizione dello scopo del progetto (inteso come
beneficio per i beneficiari)
Definizione degli obiettivi generali (impatto su strutture e
sistemi)
Definizione dei risultati (che cosa i beneficiari saranno in
grado di sapere, fare, o essere grazie alle attività del
progetto?)
Definizione delle attività (attività innovative per
raggiungere i risultati)
11.
Identificazione delle condizioni esterne
12.
Definizione degli indicatori
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