6 Primo piano
Sabato 12 novembre 2011
Operazione Braking
Primo piano 7
Sabato 12 novembre 2011
I RILIEVI
In azione la Stradale di Cosenza
Il gip: «Sodalizio criminoso»
Una “frenata”
alle revisioni
Nella foto grande a sinistra un’auto durante la revisione sospetta e registrata dalle telecamere; qui sopra due delle officine sequestrate
Controlli falsificati su centinaia di autovetture
Sequestrati sette centri e indagate ventuno persone
di ROBERTO GRANDINETTI
Il comandante
«Ne abbiamo
davvero viste
di tutti i colori»
vano effettuate su veicoli diversi, e
ovviamente nuovi, allo scopo di ingannare il sistema informatico denominato Mctc-net. In altri casi ancora i veicoli non venivano nemmeno condotti presso il centro di revisione.
«L’operazione “Braking”- ha spiegato ieri durante la conferenza
stampa il neo comandante della Sottosezione di Cosenza Nord, Angelo
Straface - ha preso spunto dalla segnalazione delle nostre pattuglie distribuite su tutto il territorio provinciale, le quali hanno avuto modo di
constatare durante i controlli su
strada che numerosi veicoli di non
recente immatricolazione e in cattive condizioni di uso e manutenzione
risultavano essere stati sottoposti a
visita di revisione con esito regolare,
sebbene gli stessi erano da considerarsi dei veri e propri rottami. Ne abbiamo davvero viste di tutti i colori».
Da qui la segnalazione alla Procura
di Cosenza, col procuratore capo Dario Granieri che ha affidato il fascicolo al pm Tridico.
«Veicoli palesemente inefficienti ha aggiunto sempre ieri il comandante della Polizia Stradale Antonio
Provenzano - comparivano sulla carta regolari. Il fenomeno è rilevante e
soprattutto preoccupante, in quanto hanno a che fare con la sicurezza
delle persone. Molti incidenti stradali sono causa proprio di queste revisioni fatte con leggerezza». Per
quanto riguarda le strutture poste
sotto sequestro Provenzano ha aggiunto che «in molti si rivolgevano a
queste strutture perchè sapevano
che avrebbero passato la revisione.
Anche queste persone possono essere perseguite. In questa vicenda - ha
poi spiegato - ci ha guadagnato il cittadino, che non ha dovuto spendere
soldi per mettere a posto l’auto, e i
centri di revisione ora sotto accusa,
che hanno guadagnato clienti. Come a dire: la quantità crea profitto».
Lamezia. Gaspare Pastore si è presentato ieri mattina a Reggio Calabria per la notifica degli arresti domiciliari
“Isola Felice”, partono gli interrogatori di garanzia
di PASQUALINO RETTURA
A sinistra la
conferenza
stampa di
“Braking”
a Cosenza
(foto Mario
Tosti)
LAMEZIA TERME - Avranno più di qualcosa
dachiarireal gipdiLamezianel corsodegliinterrogatori di garanzia, che inizieranno oggi,
le otto persone finite agli arresti domiciliari e
le nove per le quali è stato disposto l’obbligo di
dimora, tutti coinvolti nell’operazione “Isola
felice” della polizia stradale di Lamezia e Catanzaro. Patenti facili e certificato Adr per
l’abilitazione alla guida di mezzi di trasporto di
merci pericolose che venivano conseguite senza sostenere nessun esame e con documenti
falsi. Un’operazione che ha fatto finire nei guai
l'attuale direttore della Motorizzazione civile
di Reggio Calabria, Gaspare Pastore; il direttore facente funzione della Motorizzazione di Catanzaro, Gaetano De Salvo; Vincenzo De Sensi,
titolare di una scuola guida di Lamezia; Achille Amendola, collaboratore di De Sensi; Carmelo Tripodi, ex esaminatore; Roberto Arca-
dia, ingegnere; Sebastiano Fruci, titolare di
una scuola guida a Curinga e Luigi Zullo .
Le accuse sono a vario titolo di associazione
per delinquere finalizzata alla corruzione,
all’abuso d’ufficio, al falso edalla truffa ai danni dello Stato. Oltre alle 17 persone colpite dalle misure cautelari, ben 144 sono inoltre gli indagati.
Ora però saranno chiamati a difendersi chi è
finito agli arresti domiciliari, fra cui Gaspare
Pastore di Reggio Calabria che stamattina, accompagnato dal suo legale di fiducia, l’avvocato Alfredo Foti, sarà sottoposto all’interrogatorio di garanzia dal gip di Reggio Calabria per
rogatoria.
A tal proposito, il legale di Pastore, precisa
che il suo assistito, non rintracciato al momento della notifica del provvedimento di arresti
domiciliari, «in realtà, il Pastore, trovandosi,
il 10 novembre, in Roma per motivi familiari,
non appena appreso della applicazione nei
I particolari dell’inchiesta nell’ordinanza firmata dal giudice Cristofano, del tribunale bruzio
Cosenza. La scoperta dei vigili urbani intervenuti per i rilievi dopo l’incidente in centro città
Ecco cosa succedeva all’interno delle officine
Investe una donna, l’assicurazione è falsa
Chiamati in causa anche meccanici compiacenti che poi
si rivolgevano direttamente alle strutture degli attuali indiziati
Qui sopra il
pubblico
ministero
Antonio
Bruno Tridico
I sigilli alle apparecchiature delle officine che attestavano false revisioni (fotoservizio di Mario Tosti)
RELATIVAMENTE alle indagini di
“Braking”il gip Livio Cristofano nella
sua ordinanza ricorda che «è stata
condotta una specifica attività di osservazione, consistente in operazioni
di videosorveglianza e di registrazione dall’esterno dei centri di revisione,
con strumentazione posizionata
all’esterno delle officine gestite dagli
indagati, in modo tale da riprendere tutte le operazioni di
revisione poste in essere all’interno della singola azienda. L’esito di tale attività tecnica consentiva di verificare
che, nell’arco di tempo preso in esame, solo in pochissimi
casi gli indagati, al cospetto dei relativi proprietari, procedevano effettivamente a eseguire l’attività di verifica
tecnica sulle autovetture, mentre, nella maggior parte
dei casi, le autovetture, in relazione alle quali venivano
rilasciati gli attestati di avvenuta revisione, non risultavano essere mai materialmente posizionate sull’appa-
recchiatura tecnica indispensabile per procedere all’attività di controllo meccanico (trattandosi in molti casi di
veicoli neppure posti sulle pedane collocate all’interno
delle officine, al fine di verificare lo stato strutturale e
meccanico del mezzo da sottoporre alla revisione».
Nello specifico il gip nella sua ordinanza ricorda che
nei centri di revisione ora sequestrati «o si provvedeva
(per quanto riguarda i 1133 casi contestati agli indagati,
ndr) direttamente a farsi consegnare dai clienti unicamente i libretti di circolazione delle autovetture, le quali
non venivano materialmente neanche condotte in azienda, adoperandosi, dopo qualche giorno, ad apporre l’attestato di avvenuta revisione con esito regolare, oppure
ci si avvaleva di meccanici compiacenti che si facevano
consegnare dai clienti esclusivamente il documento di
circolazione, provvedendo successivamente a curare
l’attività di revisione presso la struttura facente capo
agliindagatio,infine,non sieffettuavanotutteleoperazioni tecniche necessarie per la revisione del veicolo
all’insaputa degli ignari proprietari. In particolare scrive sempre il gip nella sua ordinanza - quest’ultimo è
risultato il metodo maggiormente utilizzato dagli indagati». Aproposito degliignari proprietari,secondo ilcomandante della Sottosezione di Cosenza Nord, Straface,
possiamo parlare di una percentuale prossima all’20%.
Una percentuale bassa e che porta, per quanto riguarda
il restante 80%, a nuove ipotesi investigative. Le indagini, dunque, non sono da considerarsi chiuse. Quelle di
“Braking” sono state condotte e portate a termine
dall’unità di polizia giudiziaria della Polizia Stradale di
Cosenza Nord, ossia dall’ispettore capo Bonifacio Venuto, dagli assistenti capo Gianluca Marrelli, Mario Lorenzi, Gianluca Guzzi e Antonio Giovanni Palermo, coordinata dall’ispettore capo Angelo Straface. E’la stessa unità che negli ultimi anni ha portato a termine operazioni
di un certo spessore, quali “King Road”, “All included”,
“Number one”, “Ippocrate” e “Recycled”. A loro sono andati i complimenti del comandante Provenzano, il quale
hatenutoasottolineareche aCosenzaeprovinciaesistono comunque centri di revisione al cui interno lavorano
professionisti seri e minuziosi. L’altra faccia, in positivo,
della medaglia.
r. gr.
di MARIA F. FORTUNATO
che aveva investito la donna. L’uomo alla guida, un cittadino di nazionalità romena di poco
COSENZA - Sono saliti a cinque i pedoni inve- più di 30 anni, si è fermato subito dopo l’impatstiti a Cosenza nell’arco di una settimana. to ed è stato interrogato dai vigili urbani della
squadra infortunistica, che
L’ultimo caso si è verificato iehanno poi condotto ulteriori
ri, a pochi giorni (e anche meaccertamenti.
tri) di distanza dal tragico inciCon l’utilizzo di strumenti
dente che ha visto lunedì la
particolari, come la luce di
morte di un’anziana travolta
Wood, che permettono di verida un tir.
ficare l’originalità delle bancoAd essere investita su viale
note e in generale di documenti
della Repubblica, mentre atmediante la filigrana, e attratraversava la strada sulle striverso un controllo presso la
sce pedonali, è stata una doncompagnia assicurativa, i vigina. Le sue condizioni per forli urbani hanno verificato che
tuna non sono parse gravi: per
il contrassegno era stato falsilei 15 giorni di prognosi.
Il parabrezza rotto (Tosti)
ficato. L’auto, quindi, non era
Tuttavia le indagini sull’incidente hanno avuto comunque un significa- assicurata. I vigili hanno identificato il cittativo sviluppo investigativo. La polizia munici- dino romeno, posto l’auto sotto sequestro e
pale, coordinata dal comandante Giampiero trasmesso l’informativa al magistrato di turScaramuzzo, ha notato durante i rilievi qual- no.
La vicenda avrà innanzitutto conseguenze
cosa di sospetto nel contrassegno dell’assicurazione esposto sul parabrezza rotto dell’auto sul piano amministrativo: al romeno è stata
subito ritirata la patente e, per la certificazione falsa, rischia fino ad un anno di sospensione.
Poi ci sarà il livello penale con la prevedibile
apertura di un’inchiesta per la falsificazione
dell’assicurazione: già in passato la Polizia
stradale di Cosenza, su direttive della Procura, mise a segno un’importante operazione su
un giro di false assicurazioni. E in queste settimane i vigili urbani stanno intensificando i
controlli sui documenti di guida.
Ovviamente a carico del romeno potrebbe
esserci poi la querela da parte della donna investita.
Per quanto riguarda la dinamica dell’incidente, al momento sembra che l’uomo non
procedesse a velocità elevata. Probabilmente è
stato distratto da un altro veicolo che attraversava l’incrocio. Il romeno si è spostato sull’altra corsia per evitare l’auto e non ha visto la
donna che, come detto, stava attraversando la
strada sulle strisce pedonali. Sul posto, oltre
ai vigili, è intervenuto il 118 che ha trasferito
la donna presso l’ospedale dell’Annunziata.
suoi confronti di una misura custodiale, è immediatamente rientrato a Reggio Calabria,
ove, nella mattinata di ieri 11 novembre, si è recato, accompagnato dal sottoscritto difensore, presso gli Uffici della Pg delegata ad eseguire la misura suddetta».
Tra oggi e lunedì prossimo quindi dovranno
comparire davanti al gip almeno le otto persone finite agli arresti domiciliari al termine di
indagini durate quattro anni. A tal proposito,
il gip di Lamezia, Carlo Fontanazza, che ha
emesso le misure cautelari, scrive nell’ordinanza che dai «riscontri documentali e di verbali di interrogatori, nonchè dalle intercettazioni di conversazioni, emerge l’esistenza di
plurime condotte di falso, finalizzate al conseguimento di patenti di guida ed altri benefici,
in assenza dei requisiti di legge e tramite la
fraudolente predisposizione di documentazione anch’essa falsa, nonchè di condotte di
concussione».
Secondo il gip, inoltre, «come accertato dagli atti d’indagine, i candidati promossi o non
sono in grado di comprendere la lingua italiana, il che esclude la possibilità che abbiano sostenuto effettivamente l’esame (nell’inchiesta
infatti sono indagati diversi cinesi) o non potevano essere presenti alla seduta d’esame perchè presenti altrove per lavoro, o non avevano
firmato il verbale d’esame o comunque, come
indicato dalla Pg, riscontrato in atti e specificatamente contestato nei singoli capi d’imputazione, non avevano i requisiti per il conseguimento della patente o del certificato di idoneità alla guida». E secondo il gip «appare corretta l’indicazione del pm dell’attribuibilità del
fatto ai candidati ed agli esaminatori, ma anche ai titolari delle autoscuole che presentarono i candidati al Pastore Gaspare, che appare,
nella complessiva attività d’indagine, soggetto che dirige le singole e plurime condotte». E
insede diindagine enel sequestrodi appuntia
casa di Zullo, di manoscritti di Arcadia, di un
elenco di ditte da «avvicinare» per le pratiche di
allestimento e trasformazione di veicoli, unitamente alle dichiarazioni dei responsabili
delle officine e di due ingegneri, per il gip «provano che gli indagati, in concorso, sfruttando
la qualità di pubblico ufficiale dell’Arcadia,
hanno costretto gli interessati, con la minaccia di un esito negativo delle richieste di approvazione dei veicoli trasformati o allestiti, a richiedere la collaborazione di Zullo Luigi, retribuendo lo stesso».
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COSENZA - Sette centri autorizzati
alla revisione dei veicoli sotto sequestro e ventuno persone indagate a
piede libero per falso. Sono i numeri
dell'operazione “Braking”, ossia
“Frenata”, eseguita ieri mattina, e
dopo otto mesi di indagini, dalla Polizia Stradale di Cosenza Nord, su direttive del pubblico ministero Antonio Bruno Tridico, della Procura
bruzia.
L'illecito nuovamente venuto a
galla a Cosenza e provincia (evidentemente l’ultima operazione, risalente a un paio di anni fa circa, non ha
avuto lo sperato effetto
dissuasivo) è quello delle
false revisioni, con più di
mille auto (1133 per la
precisione, certe davvero ridotte male) che
avrebbero passato i controlli senza averne i requisiti. Alcune, anzi, sarebbero state più adatte
per lo sfasciacarrozze
che per la circolazione.
Nel corso dell'operazione sono state anche poste sotto sequestro 1500 carte di circolazione
contenenti l'attestazione di avvenuta revisione, secondo l'accusa ottenuta un modo fraudolento mediante
l'alterazione dei dati da trasmettere
on line a Roma.
I centri di revisione posti sotto sequestro sono “Tiano Revisioni” di
Cosenza, “Socel snc” di Cosenza,
“Autocentro di Rende e Capone” di
Montalto Uffugo (Cs), “Mattia srl” di
Torano Castello (Cs), “Lappano Bruno srl”di Rende (Cs), “Besidiae”di Bisignano (Cs) e il “Centro di revisioni
Carrozzino Daniele” di Castiglione
Cosentino.
Gli indagati sono i rispettivi titolari, responsabili tecnici e amministratori. Si tratta di Luciano Tiano,
59 anni di Mendicino (Cs), Francesco
Gaudio, 33 di Mendicino (Cs), Angelo Gabriele, 52 di Montalto Uffugo
(Cs), Gian Carlo Gallo, 45 di Montalto, Giovanni Gabriele, 24 di Cosenza,
Eugenio Miceli, 23 di Cosenza, Giuseppe Roccamatisi, 32 di Rende,
Bruno Lappano, 59 di Castiglione
Cosentino (Cs), Pasquale Anelli, 29
di Rose (Cs), Roberto Mattia, 41 di Torano Castello (Cs), Natale Ritacco, 24
di Bisignano (Cs), Stefano Mattia, 26
di Torano Castello, Daniele Carrozzino, 39 di Belvedere Marittimo (Cs),
Angelo Ferraro, 31 di Rende, Pietro
Rende,57di MontaltoUffugo,Luigi
Capone, 29 di Montalto Uffugo, Eugenio Bria, 36 anni di Rose, Fabio
Rende, 24 di Montalto
Uffugo, Mario Falco, 55
di Bisignano, Gianfranco Meringolo, 36 di Bisignano, e di Antonio
Maiuri, 32 di Montalto
Uffugo.
Secondo il gip Livio
Cristofano, del tribunale di Cosenza, che ha firmato la relativa ordinanza di sequestro preventivo, abbiamo a che
fare con un vero e proprio sodalizio
criminoso, specializzato appunto
nella falsificazione delle revisioni.
Durante le indagini i centri posti
sotto sequestro sono stati controllati
mediante l'installazione di numerose telecamere di videosorveglianza. I
relativi video hanno permesso agli
investigatori della Stradale di accertare che i vari addetti alle operazioni
di revisioni non hanno portato a
compimento tutte le rituali e obbligatorie operazioni previste dalla vigente normativa per emettere l’attestazione di avvenuta revisione con
esito “regolare”. Inoltre gli agenti
della Polizia stradale cosentina hanno accertato che in centinaia di casi
le operazionidi revisione(soprattutto quelle relative all’impianto di frenatura e dell’emissione di gas) veni-
Italia / Mondo
Sabato 12 novembre 2011
Per il capogruppo alla Camera Massimo Donadi i soldi pubblici non vanno sprecati
Ponte, Idv annuncia denunce
Il dirigente del partito: «Se vanno avanti presenteremo un esposto alla Procura»
di GIUSEPPE BALDESSARRO
REGGIO CALABRIA - Il
Ponte sullo Stretto non piace
a Italia dei Valori. E’ uno
spreco inutile e in quanto tale l’operazione va fermata
immediatamente. Un’iter,
quello attivato per la realizzazione stabile tra Calabria e
Sicilia, che peraltro a questo
punto potrebbe essere «al di
fuori della legalità».
La posizione del partito di
Antonio Di Pietro è emersa
giovedì sera nel corso di un
convegno a cui ha preso parte il capogruppo alla Camera
Massimo Donadi il quale, alla presenza dei consiglieri
regionali Mimmo Talarico e
Giuseppe Giordano, non ha
escluso la possibilità di denunce formali
alla Corte dei
Conti e alla procura della REpubblica.
«Italia dei valori crede che la
conferenza dei
servizi apertasi
a Roma sulla
questione
del
Ponte
sullo
Stretto, si sia mossa al di fuori della legalità - ha affermato - il Parlamento ha già detto che l’opera non si deve fare, il Governo che l’ha stabilita non esiste più, i finanziamenti europei, non esistono
più».
Quanto basta per far dire
al capogruppo di Idv che la
partita, fino a indicazione diversa da parte del parlamento stesso, è se non chiusa
quantomeno sospesa.
«Italia dei Valori – ha aggiunto - vigilerà e presenteremo nei prossimi giorni un
esposto alla Procura della
Repubblica perchè a nostro
avviso, gli amministratori
che continuano ad investire
denaro pubblico in un’opera
che non si fa più di sicuro,
stanno commettendo un
abuso erariale, stanno dissipando denaro pubblico e a
nostro avviso potrebbero es-
serci anche gli estremi di un
reato. Per questo, diciamo a
tutti di fare molta attenzione
perchè non c’è più possibilità di scherzare con i soldi
pubblici».
Un vero e proprio avvertimento, rivolto soprattutto
alla Stretto di Messina che
invece ha già annunciato la
volontà di andare avanti.
«Il Ponte sullo Stretto è
sempre stata solo una favola
- ha detto ancora Donadi a
Villa San Giovanni - una colossale bufala che Berlusconi ha raccontato agli italiani».
Secondo il parlamentare
di Italia dei Valori, «è servito
soltanto a sprecare fino a qui
centinaia di milioni di euro
finiti non si sa come, non si
sa dove per un
ponte che non si
sarebbe mai fatto. Italia dei Valori con l’approvazione della sua
mozione ha fatto
almeno chiarezza. Quest’opera,
lo ha detto anche
il Governo, non si
farà più ed è meglio destinare i soldi che non
hanno ancora sprecato e
sperperato per fare davvero
le cose che servono alla gente e migliorare la qualità della vita quotidiana e quindi il
trasporto pubblico locale e la
messa in sicurezza del territorio dal rischio idrogeologico. Queste per noi sono le
priorità».
Una posizione quella dei
dipietristi che, tra l’altro, in
una fase di recessione e di
crisi economica come quella
italiana fa presa. E la fa ancor di più tra i cittadini
dell’area dello Stretto dove le
perplessità per le ragioni
stesse dell’opera sono tante.
«A Villa - ha chiuso Donati
- il Ponte non piace per ragioni ambientali e sociali. A
queste noi aggiungiamo
quell economiche. Il Ponte
non si farà perchè non ha alcun senso».
Il Parlamento
e il Governo
si sono già
pronunciati
Il patron del Palermo: «Aiutiamo chi non può pagare»
Equitalia, contro le vessazioni
Zamparini fonda un movimento
Domani adunata generale a Fiano Romano per conoscere
i propri seguaci. Ma se saranno pochi lascerà perdere
di ADOLFO FANTACCINI
PALERMO – Un altro presidente di
un’altra squadra di calcio scese in
campo verso la fine del 1993: anche
lui fondò un movimento «per la
gente», e alla fine prese in mano
l’Italia. La sua squadra di calcio era
il Milan, il movimento Forza Italia.
Oggi tocca a un altro esponente di
primo piano del variegato mondo
del pallone: Maurizio Zamparini,
presidente del Palermo. Anche lui,
come l’illustre predecessore e collega (di calcio), scende in campo per
«cambiare», sempre «nell’interesse
della gente». I suoi colori non saranno azzurri ma rossi, «come il
cuore».
Zamparini ha dato appuntamento a Fiano Romano, domani, dalle
11 alle 18, per un raduno durante il
quale «conoscerà» i propri seguaci.
Assieme a lui ci saranno l’avvocato
Alberto Goffi, di estrazione Udc, e
Radio radio, l’emittente nella quale
si parla di calcio e non solo. L’obiettivo di Zamparini è quello di sconfiggere le «vessazioni di Equitalia»,
l’agenzia che si occupa del recupero
dei crediti per conto dello Stato.
«Noi non vogliamo tutelare gli evasori, ma la gente che
non riesce a pagare
per la crisi – spiega il
proprio progetto il
patron del Palermo -.
Prendendo spunto
da questa situazione,
la gente ha deciso di
scendere in campo».
Di politica Zamparini non vuole sentir
parlare. «Non ci collochiamo in nessuna
area, perchè non facciamo politica, ma un
movimento per la
gente – ci tiene a precisare -. Qualsiasi politico, che sia di sinistra, di destra, di sopra o di sotto, può affiancarsi a noi, purchè sostenga la gente. La politica è sfociata nella partitocrazia e non si è occupata, come avrebbe
dovuto, dei problemi
dei cittadini. Noi vi-
gileremo contro chi vuole portare
avanti certi discorsi. Il Paese ha bisogno di normalizzarsi dal punto di
vista fiscale, visto che il signor Tremonti massacra il ceto produttivo
con la scusa dell’evasione fiscale.
Occorrono investimenti, invece di
depauperare le risorse del Paese.
Quando parlo di sviluppo parlo di
posti di lavoro veri, non riconducibili a organismi statali».
Il programma di Zamparini è
molto ambizioso ed è naturale che
sfoci in una rappresentanza politica. «A noi – rileva - interessa la base
che dobbiamo rappresentare, in
modo da esercitare una forte pressione». Domenica, a Fiano Romano, il battesimo di fuoco del movimento (al quale avrebbe garantito
la propria adesione perfino Maradona, che allo Stato italiano deve
molti soldi) e i primi verdetti.
«Quello di domenica è un esperimento: se ci sarà tanta gente, bene;
altrimenti ci tireremo indietro – taglia corto Zamparini -. Candidati?
Noi siamo come un neonato, siamo
quella gente silenziosa che lavora e
non tira fuori i cartelli, ma adesso
dice 'basta': scendiamo in campo
con amore, tranquillità, per dire
che bisogna cambiare rotta e pensare ai nostri figli, ai posti di lavoro e
al nostro domani. È un impegno sociale che ho preso a 70 anni perché
amo l'Italia e la gente». «Le misure
anticrisi del governo, per me, sono
tutte balle gonfiate –conclude Zamparini -. Il problema del Paese non è
la borsa o il debito finanziario, ma
cambiare, così come è cambiata la finanza in tutto il mondo. Non c'è destra nè sinistra, bisogna sedersi attorno a un tavolo e capire come si
può guarire. Il segreto è indicare la
strada alla gente per vivere bene,
perchè anche il più disgraziato abbia il diritto di vivere bene».
Maurizio Zamparini
Il deputato Pdl avrebbe portato via un pc non suo
Bpm, sul caso Ponzellini
ci casca anche l’on. Laboccetta
di IGOR GREGANTI
MILANO – Un «caso senza precedenti», un
«oltraggio all’operato della magistratura».
Così in ambienti giudiziari ed investigativi
viene descritto ciò che è successo giovedì, in
quell'appartamento a Roma, quando il deputato del Pdl, Amedeo Laboccetta, ha preso e
portato via un computer, mentre era in corso
una perquisizione per l’affaire Atlantis, che
vede indagato l’ex presidente della Bpm
Massimo Ponzellini e il suo 'braccio destro'
Antonio Cannalire.
Gli inquirenti, che ritengono che il parlamentare possa aver fatto 'sparire' un elemento probatorio, quando avranno letto la relazione della Gdf su quanto accaduto, che arriverà in Procura lunedì, potrebbero iscrivere
Laboccetta nel registro degli indagati e poi
chiedere alla Camera dei Deputati l'autorizzazione a procedere per effettuare sequestri
o perquisizioni a suo carico, proprio alla ricerca di quel pc.
Intanto le indagini dei pm di Milano Mauro Clerici e Roberto Pellicano si concentrano
anche su alcuni finanziamenti erogati da
Bpm a Sisal, la storica concessionaria dello
Stato per la gestione dei giochi, e puntano ad
accertare se Ponzellini, forse attraverso
'triangolazioni' off-shore, abbia ottenuto soldi illeciti 'perorando la causa' del finanziamento ad Atlantis. Ieri Laboccetta ha ribadito: «Quel pc è mio e se qualcuno afferma il
contrario se ne assumerà la responsabilità».
Da una prima ricostruzione degli investigatori, però, è emerso che Francesco Corallo, il
titolare effettivo di Atlantis e 'bersaglio' della
perquisizione, all’arrivo dei finanzieri, e ben
prima che arrivasse il parlamentare, avrebbe affermato che il portatile era di una sudamericana, presente in quel momento nella
sua casa-ufficio. Un dettaglio che fa presumere agli inquirenti che il pc non sia affatto
del deputato. Per un quadro preciso bisognerà aspettare, comunque, quando verrà messa 'nero su bianco' la relazione dei finanzieri.
Da quanto si è saputo, i reati astrattamente
configurabili nei confronti del deputato possono essere quelli di favoreggiamento, resistenza a pubblico ufficiale, minacce e sottrazione di un presunto corpo di reato.
Ponzellini, difeso dall’avvocato Angelo
Giarda, e Cannalire, indagati per associazione per delinquere e ostacolo alla vigilanza,
vorrebbero intanto essere ascoltati dai magistrati, anche se ancora non hanno preso contatti diretti con la Procura. Tuttavia, da
quanto si è saputo, in questa fase dell’inchiesta per gli inquirenti sarebbe prematuro.
Nel frattempo i pm aspettano di analizzare il
materiale sequestrato nelle perquisizioni di
giovedì, effettuate dal Nucleo di polizia tributaria, soprattutto alla ricerca di tracce
contabili o documentali su possibili 'tornaconti' illeciti per l'ex presidente della Bpm.
L’ipotesi degli inquirenti, infatti, è che parte
dei ricavi di Atlantis, con sede alle Antille
Olandesi, siano finiti anche a Ponzellini, per
'ringraziarlo' del finanziamento da 148 milioni. Oltre al 'filone' Atlantis, accertamenti
sono in corso anche su crediti concessi a Sisal.
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10 Economia
24 ore
Sabato 12 novembre 2011
Concluse le indagini patrimoniali a carico dei reggini Demetrio Franco e Giuseppe Speranza
Doppio sequestro della Dia
Bloccati patrimoni aziendali e quote societarie per un milione e 600mila euro
SIDERNO - Beni per un milione e seicentomila euro sono stati sequestrati dalla Direzione investigativa antimafia di Reggio Calabria a
due imprenditori, Demetrio
Franco, di 34 anni, di Melito
Porto Salvo, attualmente
agli arresti domiciliari, e
Giuseppe Speranza di 60
anni di Gioia Tauro, detenuto in carcere. Demetrio
Franco è stato arrestato nell'ambito dell'inchiesta sul
traffico di stupefacenti
“Chalo Nera” condotta dai
Carabinieri e condannato in
primo grado a 15 anni e successivamente per rideterminazione della pena a 14
anni.
Giuseppe Speranza è stato arrestato nell'ambito dell'inchiesta
denominata
“Maestro” che ha permesso
di individuare un'associazione mafiosa dedita al contrabbando e alla contraffazione di merci provenienti
dalla Cina.
In particolare Speranza è
individuato come elemento
di raccordo con la cosca Molè di Gioia Tauro. La Dia di
Reggio Calabria, diretta dal
capo centro Gianfranco Ardizzone, ha dato inizio a due
distinte attività di indagine
patrimoniale volte a verificare le modalità di acquisizione dei patrimoni societari e personali riconducibili
agli imprenditori, in rapporto con le entrate ufficiali.
Le indagini si sono concentrate, in particolare, sulle capacità reddituali di
Franco e Speranza. Dalle dichiarazioni dei redditi sarebbe emersa una sproporzione evidente con le reali
capacità economiche dei
due. Gli esiti delle attività
hanno dato luogo a due proposte di misura di prevenzione personale e patrimoniale la prima a firma del direttore della Dia e la seconda
da parte del Procuratore
della Repubblica di Reggio
Calabria, Giuseppe Pignatone che sono state recepite
dal Tribunale reggino che
ha emesso i provvedimenti.
Il sequestro ha interessato i seguenti beni: il patrimonio aziendale della ditta
individuale Demetrio Franco, esercente l'attività di
“somministrazione al pubblico di alimenti e bevande”;
il patrimonio della ditta individuale Roberto Mirandoli, specializzata “vendita al
dettaglio di carburanti”, riconducibile a Demetrio
Franco; la quota di capitale
sociale intestata a Demetrio
Franco della ditta “Lido Sogno s.a.s”. di Paolo Franco;
la quota di capitale sociale di
proprietà di Demetrio Franco della società cooperativa
a responsabilità limitata
“Fratelli Group - Società
Cooperativa Agricola”; le
quote sociali nella titolarità
di Giuseppe Speranza e corrispondente parte del patrimonio aziendale della “Società edilizia s.r.l.”, con sede
a Gioia Tauro; il patrimonio
aziendale dell'impresa individuale “Speranza Rossella”; le quote sociali e il patrimonio aziendale della società in accomandita semplice
“Mas di Spreanza Rossella”;
il patrimonio aziendale dell'impresa agricola “Speranza Carmelina”.
Gli uomini della Dia, infine, hanno posto i sigilli ad
alcuni terreni siti nella provincia di Reggio Calabria
dell'estensione totale di circa due ettari ed hanno bloccato diversi conti correnti e
disponibilità finanziarie e
un'autovettura.
gio.ve.
OMICIDIO FAVASULI
Domenico Giorgi condannato a 18 anni
SIDERNO - Condannato a 18 anni Domenico Giorgi di San Luca per l'omicidio di Salvatore Favasuli. La sentenza
pronunciata dal Gup di Locri Lauro dopo la richiesta del pm Rosanna Sgueglia a 30 anni di reclusione. Giorgi, difeso durante il dibattimento dall'avvocato PierMassimo Marrapodi, venne
arrestato a Rivalta, nel Torinese, dopo
diverso tempo trascorso in latitanza.
Salvatore Favasuli, venne assassinato
il giorno dell'Epifania del 2005 in contrada “Palazzi” di Casignana. Le prime
risultanze investigative, soprattutto,
in relazione ai legami esistenti tra la vittima e i primi soggetti attenzionati,
hanno evidenziato che il movente dell'oIl colonnello Ardizzone
micidio potesse essere costituito dalla
possibile “vendetta” di Domenico Giorgi per questioni sentimentali. Una tesi
avvalorata dal delitto di Antonio Giorgi
fratello di Domenico, nell'ottobre sempre del 2005. Il giovane condannato,
classe '82, venne arrestato nel novembre del 2010 a Rivalta vicino Torino dal
Comando Provinciale dei Carabinieri di
Reggio Calabria. Ieri, dopo un processo
in rito abbreviato, il Gup di Locri, a
fronte di una richiesta di 30 anni, ha
condannato Domenico Giorgi a 18 anni
di carcere. Non luogo a procedere per
l'altro imputato Zoccoli per cui è stato
chiesto di ritrasmettere gli atti al pm.
p.v.
Pronti i curricula
«Ikea apre
a Catanzaro»
Ma arriva
la smentita
di AMALIA FEROLETO
CATANZARO - Ikea Italia, la famosa azienda
multinazionale specializzata nella vendita di mobili, complementi di arredo
e oggettistica per la casa
non aprirà alcuna filiale a
Catanzaro e nemmeno in
Calabria.
La smentita ufficiale
dell’azienda svedese con
sede nei Paesi Bassi è stata
pubblicata ieri sul sito
online di La Repubblica.it
e fa seguito al tam tam di
annunci di lavoro apparsi
su diversi siti, tra cui lo
stesso sito di Repubblica,
in cui si affermava che
l’azienda cercava personale da selezionare per la
prossima apertura di un
negozio proprio nella città dei Tre colli.
Una notizia che era stata salutata da molti con
piacere nel capoluogo di
regione, non solo dai possibili clienti dal momento
che l’azienda ha un’offerta variegata di mobili che
sono di qualità, pratici e
non costano un botto, ma
anche dai tanti giovani disoccupati che affollano la
regione.
Questo l’annuncio di
smentita pubblicato ieri:
«In relazione alla pubblicazione di una serie di
annunci all'interno di diversi siti di inserzioni gratuite, Ikea Italia dichiara
chenon sonoattualmente
previste aperture di Ikea
in Calabria e non è stata
avviata alcuna iniziativa
relativa alla ricerca di personale per l'apertura di
un negozio su Catanzaro.
Tutte le notizie in tal senso
sono dunque destituite di
fondamento».
Eppure nelle passate
settimane erano stati diversi i giovani disoccupati calabresi che allettati
dalla proposta di lavoro,
avevano inviato i curricula alla ditta ed erano in paziente attesa di risposta,
con la recondita speranza
di poter trovare un lavoro
e per di più in un’azienda
così quotata: 258 centri di
vendita in 37 Paesi, gran
parte dei quali in Europa.
Gli altri centri di vendita
si trovano negli Usa, in
Canada, in Asia e in Australia. Il gruppo Ikea ha
127.800 collaboratori,
inoltre realizza l'82% del
suo fatturato in Europa.
E non si esclude che dietro questi falsi annunci ci
possa essere lo zampino
del “made in China” che a
quanto pare come ha raccontato sempre dalle colonne di Repubblica,
Giampaolo Visetti, Apple
e Ikea sarebbero le nuove
frontiere del tarocco. Non
più,. dunque, solo abiti,
accessori e quant’altro
ma ora i cinesi avrebbero
avuto l’idea di clonare anche i due colossi internazionali con tanto di negozi
taroccati a Pechino.
Che abbiano in mente di
esportare il tutto anche in
Europa?
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16 Calabria
Sport
ZAC SI QUALIFICA
ROMA – Il Giappone di Alberto
Zaccheroni si qualifica ai prossimi Mondiali del 2014 con due
turni di anticipo. I Samurai Blu
vincono per 4-0 sul campo del
Tajikistan. Eliminata invece la
Cina allenata dallo spagnolo
Camacho.
Sabato 12 novembre 2011
IL TRAP DILAGA IN ESTONIA
38
NEGLI spareggi europei la
Croazia vince 3-0 in Turchia. Pareggio a reti inviolate tra Bosnia e
Portogallo. Vittoria della Repubblica Ceca sul Montenegro per
2-0 e vittoria dell’Eire del Trap in
Estonia con un netto 4-0. Ritorno
martedì prossimo.
REDAZIONE: via Rossini, 2 - 87040 Castrolibero (CS) - Tel. (0984) 852828 - Fax (0984) 853893 - E-mail: [email protected]
L’amichevole. Prima vittoria in Polonia degli azzurri. Buffon para un calcio di rigore
L’INIZIATIVA/1
L’INIZIATIVA/2
“Dai un calcio al pizzo
il pizzo è una palla al piede”
Sopralluogo di Raffa al campo
assieme al viceprefetto Gallo
CATANZARO – “Dai un calcio al pizzo - Il pizzo
è una palla al piede”. È il messaggio riportato su
un pallone da calcio che la presidenza del Consiglio regionale e la Commissione regionale
contro la ’ndrangheta della Calabria, presieduta
da Salvatore Magarò, hanno realizzato per
consegnarlo, domani, agli azzurri.
REGGIO CALABRIA – Giuseppe Raffa, presidente dell’Amministrazione provinciale di Reggio Calabria, ha incontrato, nel Municipio di Rizziconi, la terna Commissariale coordinata dal
viceprefetto Fabrizio Gallo. Svolto un sopralluogo congiunto tra i rappresentanti dei due Enti
sull’impianto che ospiterà la Nazionale.
Intervista al ct sull’iniziativa di Libera e Federcalcio contro la ’ndrangheta
Balotelli
e Pazzini
Super Italia
«La criminalità va battuta
gioca una partita truccata»
Prandelli a Rizziconi: «Su quel campo devono giocarci i bambini»
di GIANNI CERASUOLO
0
2
POLONIA (4-2-3-1): Szczesny; Piszczek,
Perquis (24' st Wasilewski), Glowacki,
Wawrzyniak; Murawski (35' st Dudka),
Polanski (20' st Matuszczyk); Blaszczykowski, Obraniak (11' st Brozec), Peszko (20'
st Mierzejewski); Lewandowski. In panchina: Fabianski, Jodlowiec, Komorowski, Wojtowiak, Gol, Rybus. Allenatore:
Zmuda.
ITALIA (4-3-1-2): Buffon; Abate, Ranocchia, Chiellini, Criscito (32' st Ogbonna);
De Rossi (1' st Thiago Motta), Pirlo (1' st
Pepe), Marchisio (17' st Nocerino); Montolivo (17' st Aquilani); Balotelli, Pazzini (17'
st Matri). In panchina: Sirigu, De Sanctis,
Maggio, Balzaretti, Osvaldo. Allenatore:
Prandelli.
ARBITRO: Duhamel (Francia)
MARCATORI: 30' pt Balotelli; 15' st Pazzini
NOTE: Serata fredda, terreno in ottime
condizioni. Spettatori: 40.000 circa. Al 40'
st Buffon para il rigore calciato da Blaszczykowski. Ammoniti: Polanski, Ogbonna. Angoli: 5-3 per la Polonia. Recupero:
0'; 3'.
WROCLAW (POLONIA) – Balotelli si prende l’Italia. Primo gol in azzurro, assist per
Pazzini e tanta sostanza nella sua prestazione in Polonia che profuma di campionato Europeo. È "Supermario» che trascina
la Nazionale di Prandelli alla vittoria
nell’amichevole di Wroclaw contro la
squadra allenata da Zmuda. Un’Italia che
conferma una buona solidità difensiva e
trova una nuova coppia-gol: proprio quello che cercava il ct. Inizia a Wroclaw il dopo
Cassano-Rossi, Prandelli riparte dal talento di Balotelli e da Pazzini, un tandem diverso, meno tecnico, ma più potente e con
il genio di «Supermario» a dare quel pizzico di fantasia che non guasta. Tra i pali
Buffon (a -1 dal mito Zoff nelle presenze),
in difesa debutta Abate, in mezzo c'è la coppia Ranocchia-Chiellini, a sinistra Criscito, poi Pirlo, De Rossi e Marchisio a centrocampo, con Montolivo vertice alto. La Polonia parte forte e la difesa azzurra sbanda
un pò. Un’occasione per Peszko (largo il
destro), una per Lewandowski (male Buffon sul corner), in mezzo due ripartenze
non sfruttate da Pazzini e De Rossi. Bene
l’esordiente Abate, benissimo Balotelli che
al 30' trova un gran gol dai 25 metri, il primo in Nazionale. Nella ripresa dentro
Thiago Motta e Pepe, azzurri col 4-3-3 e al
7' vicini al raddoppio ancora con un colpo
di testa di Balotelli. Gara vera, anche nervosa e dura, la Polonia non ci sta e Polanski va vicino al pari, ma Balotelli è ispirato
e dopo aver impegnato Szczesny su punizione, al 15' mette in mezzo un pallone insidioso che Pazzini devia beffando il portiere polacco: 2-0 Italia. Tanti cambi,
un’occasione clamorosa per Matri (questa
volta bravo Szczesny), poi ancora Balotelli
pericoloso. C'è spazio per il debutto di Ogbonna e gloria per Buffon che, al 40', para
il rigore calciato da Blaszczykowski, concesso per un fallo di Ranocchia su Lewandowski. Vince l’Italia, era solo un test, ma
l’amichevole di Wroclaw consegna a Prandelli il miglior Balotelli di sempre in Nazionale e dà al ct quelle risposte che cercava.
PRANDELLI, come è nata
questa iniziativa di portare
la nazionale ad allenarsi sul
campo di Rizziconi?
«Da un invito dell’Associazione “Libera” rivoltoci duranteunevento pubblicoaBologna, a giugno. La Federcalcio ha sposato il progetto
e, compatibilmente con i numerosi impegni sportivi,
siamo riusciti
ad inserirlo in
programma».
Conosce la
storia
del
campetto costruito su un
terreno confiscato alla 'n- Rino Gattuso
drangheta e
continuamente devastato
da atti vandalici?
«Ho
letto
qualcosa,
e
qualcosa mi è
stato raccontato. Èuna vicenda che ha dell’incredibile. Andiamo sul campo di Rizziconi
perché su un campo di calcio si
dovrebbero vedere i bambini
che giocano».
Aveva già avuto modo di
lavorare per le iniziative di
don Ciotti e come potete continuare ad aiutarlo nella
sua battaglia contro le mafie?
«Conosco le sue iniziative
e il suo percorso, ma non ci
sono stati precedenti. Questo può essere l’inizio di una
collaborazione. Possiamo testimoniargli la nostra vicinanza e la condivisione per ciò
che compie con profondo senso civico e altrettanto coraggio. La nostra adesione vuole
essere un messaggio di solidarietà e un invito a far sì che
questi fenomeniemergano in
tutta la loro drammatica evidenza».
Dovesse indicare
con un aggettivo o
una frase, il gesto
della nazionalecome lo definirebbe:
coraggioso, doveroso, un buon esempio
arrivato un po’ in ritardo, un fatto isolato…?
«I gesti vanno compiuti da chi vive tali situazioni sul proprio terri-
torio. Noi abbiamo accolto l’invito con piacere e con la speranza che ciò possa contribuire a dare un segnale».
Che idea lei ha di ’ndrangheta, camorra, mafia, insomma della delinquenza
organizzata, questa cappa
insopportabile che grava
sulle regioni
meridionali
del
nostro
Paese?
«La criminalità organizzata gioca
una partita
truccata, che
non tiene conto delle regole
del giocostabilite dal diritto.
Per uno sportivo questo è
inaccettabile.
Mi piace ricordare sempre
magistrati,
imprenditori
e cittadini che
hanno lottato
e stanno lottando contro
queste associazioni a delinquere. Al
loro sacrificio ed esempio possiamo fare riferimento».
Ha letto Gomorra? O ha visto il film di Garrone con Toni Servillo?
«Ho letto il libro: uno spaccato inquietante sulle tante
sfaccettature e la
complessità
di questo
fenomeno».
È
preoccupato
o
«Presto in Calabria
altre iniziative
internazionali»
Balotelli in azione durante la sfida con la Polonia; a sinistra l’esultanza di Pazzini dopo il 2-0
Sull’area confiscata
LA GIORNATA
Alle 14 l’allenamento
sul campo di Rizziconi
Si realizzeranno
un polo sportivo
e un parco giochi
di ANGELO GIOVINAZZO
RIZZICONI – Domani la
Nazionale sbarcherà a
Rizziconi per sostenere un
allenamento sul campo di
calcetto di zona Acquedotto. L’allenamento che avrà
la durata di un’ora e mezza, inizierà verso le ore 14.
Far rimbalzare il pallone a
Montolivo, De Rossi e Pirlo sul piccolo rettangolo,
affollato con l’entusiasmo
dei ragazzi è stata un’idea
di don Luigi Ciotti, presidente dell’associazione Libera che promuove l’impegno civile contro le mafie a
sostegno della legalità.
L’iniziativa arriva dopo la
disponibilità espressa dal
presidente della Figc,
Giancarlo Abete e dallo
stesso Ct Prandelli a don
Ciotti, cui ha fatto seguito,
a luglio scorso, il sopralluogo tecnico-organizzativo degli emissari della
Figc.
L’ingresso alla struttura sportiva di zona Acquedotto è off limits. Possono
accedervi solo coloro i quali sono provvisti di pass.
Affolleranno le tribune
del campetto, oltre ai ragazzi delle scuole, anche le
autorità istituzionali ed
ecclesiastiche. Sarà presente Rino Gattuso che nonostante il problema
all’occhio sinistro, ha accolto con entusiasmo l’in-
Bambini giocano sul campo di Rizziconi
vito del presidente della
Figc Abete, di testimoniare, qui nella sua Calabria,
l’impegno di tutti contro
la criminalità organizzata.
La presenza della Nazionale a Rizziconi e più in generale in Calabria, è un
grande evento che non capita tutti i giorni viverlo.
L’ultima volta che la Nazionale di calcio è stata in
Calabria, si riferisce al
2003, al “Granillo” di Reggio Calabria, per una gara
di qualificazione all’Europeo del Portogallo. La partitella in famiglia sul nuovo tappetino verde del
campetto sarà sostenuta
dagli Azzurri, di ritorno
dalla Polonia, dove ieri se-
ra sono stati impegnati in
un’amichevole. Subito dopo il termine della partitella in famiglia, raggiungeranno in aereo Roma, dove
il giorno 15, all’Olimpico,
affronteranno l’Uruguay.
Sulle tribune del campetto, oltre ai ragazzi delle
scuole cittadine, saranno
presenti molte autorità
istituzionali ed ecclesiali. I
ragazzi della “Don Milani”
di Gioiosa Jonica. Ancora i
ragazzi della scuola calcio
del paese, circa 100, tra i 6
e i 14 anni, diretta da Renato Naso e che utilizza il
campetto per gli allenamenti. Ci saranno anche i
giocatori delle locali squadre: Nuova Rizziconese e
Stella Azzurra.
Una veduta dell’area dove sorge il campo
CATANZARO – Nel comune di Rizziconi, su
una parte dell’area confiscata alla ’ndrangheta, il Pon sicurezza interviene con un progetto che prevede la realizzazione di un polo
sportivo e di un parco giochi. L’intervento,
proposto dall’Amministrazione comunale e
approvato dal Comitato di valutazione presieduto dall’autorità di gestione, prefetto Nicola Izzo è stato finanziato dal Programma
operativo nazionale “Sicurezza per lo sviluppo - Obiettivo Convergenza 2007-2013” con
240mila euro. In particolare, è prevista la sistemazione di un’area di 10 mila metri quadrati con percorsi pedonali e pista ciclabile, a
cui saranno affiancati un parcheggio e un
fabbricato in cemento armato da destinare a
punto di ristoro. Nell’area verranno installati impianti di illuminazione e irrigazione e
attrezzature ludiche con arredi per un parco
giochi. Il progetto, sostenuto dal Programma gestito dal Ministero dell’Interno e cofinanziato dall’Unione Europea, completerà il
recupero di una vasta area confiscata su cui è
già stato realizzato un campo di calcetto.
GLI OSPITI
I ragazzini dell’Atletico Zen
di Palermo partiranno
all’alba con Rachid Berradi
PALERMO – Partiranno
da Palermo all’alba di domenica, con un pullmino
con destinazione la Piana di Gioia Tauro. Dieci
ragazzini dell’Atletico
Zen, la squadra di calcio
a 5 guidata da Rachid
Berradi, ex atleta azzurro e primatista italiano
di mezza maratona, si
uniranno ai ragazzi della scuola calcio di Rizziconi, il piccolo paese della provincia di Reggio
Calabria, in occasione
della seduta d’allenamento della Nazionale
italiana, in programma
domeni,
in
vista
dell’amichevole contro
l’Uruguay di martedì 15
a Roma.
I “piccoli calciatori antimafia“in erba del quartiere Zen di Palermo, con
le magliette a strisce rosse e bianche, saranno
protagonisti della festa
organizzata per l’arrivo
della Nazionale che è stata invitata da Libera di
don Luigi Ciotti, insieme
ai mille ragazzi delle
scuole elementari e medie, presenti sulle tribune del campo di di Rizziconi, dove il ct azzurro
Cesare Prandelli organizzerà un piccolo torneo, dividendo gli azzurri in quattro squadre. Il
campo di Rizziconi è costruito su un terreno che
la magistratura ha confiscato nel 2003 nel quadro di una larga inchiesta contro la ’ndrangheta nella zona di Gioia
Tauro. Su quell'impianto, grazie all’impegno
del Comune e di don Pino
de Masi, animatore di Libera sul territorio, è nata
un scuola calcio frequentata oggi da oltre 100 ragazzi tra i 6 e i 14 anni.
«Sarà un’esperienza
entusiasmante ed educativa - ha commentato
Berradi che da anni collabora con Libera - un’occasione per incontrare e
vedere da vicino i loro
idoli, ma soprattutto
un’altra tappa per costruire con quei ragazzi
un percorso che vede lo
sport come strumento
per farli stare insieme e
tirarli fuori dallo Zen.
Una trasferta dal sapore
particolare - conclude
Berradi - per vincere
l’esclusione sociale di
uno dei quartieri più disagiati d’Italia e dove
mancano spazio per allenarsi».
Ed ecco che, dopo la
trasferta a Rizziconi, per
Rachid Berradi e i suoi
calciatori in cantiere un
nuova partita ancora
tutta da giocare: riuscire
a comprare un pullmino
per potersi spostare e allenarsi tutti i giorni.
Cesare Prandelli
meravigliato che il potere
mafioso abbia allargato i
suoi interessi anche nel
Nord dell’Italia, invadendo
territori e zone insospettabili, infiltrandosi nell’economia e disponendo, come al
Sud, di connivenze di politici
e imprenditori?
«Non sono
meravigliato,
la criminalità
si infiltra proprio in quei
tessuti economici dove maggiori sono le
opportunità di
ampliare
il
proprio campo
di azione e riciclare i proventi
dei propri traffici. Non credo
che sia un fenomeno limi- Don Luigi Ciotti
tato all’Italia».
Pensa che le
mafie possano
condizionare
anche
certi
ambienti calcistici, e non
soltanto quelli dei campionati minori...?
Teme che possano scoppiare
altri casi di calcioscommesse? Insomma, che anche il
grande calcio possa essere
inquinato e condizionato
dalla malavita?
«La Uefa ha compiuto un deciso passo in avanti nella lotta
a questo fenomeno e con l’aiuto delle istituzioni politiche il
calcio si sta dotando di strumenti di contrasto che potranno dimostrarsi efficaci. Guai
però ad abbassare la guardia».
Lei ha imposto una immagine positiva della nazionale azzurra, dai comportamenti individuali dei giocatori ad iniziative come
queste che ricevono il
plauso di tutti…
«Abbiamo un privilegio che nello stesso tempo rappresenta anche una
grande responsabilità: quello
di poter trasferire dei
messaggi
con sincerità e
immedia-
tezza».
È convinto che un gesto
fatto dapersonaggi famosie
popolari possa giovare per
certe battaglie? E che possa
avere un peso sugli appassionati più giovani?
«Assolutamente sì. Non
penso che possa avere un’influenza specifica, ma che
rappresenti
un’occasione
in più per far
riflettere
le
persone sulla
realtà che ci
circonda».
Che rapporto ha con il
Sud dell’Italia? Come allenatore lei
ha allenato a
Lecce per poco
tempo.
Poi
non è sceso
più giù di Roma. Le piacerebbe vivere
e lavorare in
Calabria o in
Puglia o in Sicilia?
«Adoro il
Sud e la sua
gente, il modo passionale e
sincero che hanno di affrontare la vita. Mi sento un cittadino del mondo, sono lombardo,
ma ho trovato la mia dimensione a Firenze e trascorso le
ultime vacanze in Sicilia. Nella vita mai dire mai, non ho
preclusioni di sorta».
Ottima iniziativa questa
di Rizziconi, forse sarebbe
stata ancor più apprezzata
se gli azzurri si fossero fermati un po’di più in Calabria
compatibilmente con gli impegni della squadra. Così
sembra un po’ una bella toccata e fuga… È successo anche con la Juve a Cosenza lo
scorso anno: arrivo, partita e
subito via.
«Credo che i tifosi calabresi
invece apprezzeranno lo sforzo di tutta la squadra nel venire a sostenere questa iniziativa, alla vigilia di una partita
così prestigiosa come quella
contro l’Uruguay. Il calendario e il tempo sono tiranni: è
importante riuscire ad apprezzare dei gesti apparentemente piccoli ma che in sé nascondono grandi motivazioni. Ci auguriamo di poter disputare prossimamente degli
incontri internazionali qui in
Calabria, se le strutture sportive lo consentiranno lo faremo volentieri».
«Adoro il Sud
e la sua gente
E in futuro...»
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POLONIA
ITALIA
Sport 39
Calcio
Sabato 12 novembre 2011
20
Sabato 12 novembre 2011
REDAZIONE: via Cavour, 30 - 89100 Reggio Calabria - Tel. 0965.818768 - Fax 0965.817687 E-mail: [email protected]
Bagnara
Motta San Giovanni
Norme sulla pesca
Ecco il ricorso al Tar
a pagina 29
Reti da pesca
Dimensionamento Si costituisce
il direttore
Scatta la protesta
Bimbi verso la scuola
Pastore
a pagina 30
Buco di bilancio. Lettera del sindaco per sollecitare «osservazioni giustificative»
Dirigenti, l’ora della verità
Dopo la relazione degli ispettori in arrivo le relazioni dei capisettore
di GIUSEPPE BALDESSARRO
L’AMMINISTRAZIONE comunale ha chiesto ai dirigenti di Palazzo San Giorgio una
relazione nella quale inserire le rispettive «osservazioni
giustificative» rispetto alla
relazione degli ispettori ministeriali che nei mesi scorsi
hanno rilevato un buco di bilancio di 170 milioni di euro.
In altri termini, il sindaco Demetrio Arena, con una lettera a firma del suo capo di gabinetto Antonio Barrile, ha
deciso di chiedere conto - «osservazioni giustificative» le
definisce - della voragine che
esiste nelle casse
del comune. E di
farlo chiamando
in causa i dirigenti, del passato
e del presente,
che potrebbero
avere avuto un
ruolo nella vicenda. La missiva è
stata inviata ad un ventina di
dirigenti giovedì scorso e pone come termine ultimo per
presentare le relazioni dieci
giorni. Ora cosa si aspetti
Arena dalle relazioni non è
chiaro, di certo però c’è che il
sindaco vuole sentire la campane dei tecnici, soprattutto
rispetto ad eventuali irregolarità contabili.
«Irregolarità», d’altra parte è la parola più ricorrente,
nella relazione degli ispettori del Ministero dell’Economia che segnalarono una serie di anomalie. Giovanni Logoteto e Vito Tatò la usano
una trentina di volte, per descrivere la voragine accumulata dall’amministrazione
comunale reggina negli an-
ni che vanno dal 2006 al
2010. Un disavanzo stimato,
spiegano nella loro relazione
«approssimativamente per
difetto». In poco più di un mese, infatti, non è stato possibile verificare tutto in maniera
puntuale, e restano da chiarire alcune poste di Bilancio.
Nessuna valutazione politica, ovviamente, l’analisi e
fatta sui numeri. E la denuncia di come i dati fossero stati
nascosti nelle maglie di un
documento contabile, il Bilancio, che non andava bene.
«Per ciò che riguarda la situazione contabile dell’ente scrissero gli ispettori ministeriali - sono state rilevate pesanti
irregolarità, consistenti
nella
mancata imputazionedi oneriagli
esercizi di competenza e nella conservazione tra i
residui attivi di
crediti non supportati da titolo giuridico». Per giustificare il tutto «sono stati adottati artifici contabili al fine di
occultare la reale situazione
finanziaria dell’ente». Non
solo, quindi, un cattivo Bilancio, ma anche un Bilancio
falsificato. «Tali irregolarità
- hanno comportato l’esposizione di un risultato di amministrazione nettamente migliore di quello reale, celando, in realtà, un disavanzo di
amministrazione, che il 31
dicembre del 2009 era superiore ai 140 milioni di euro».
Situazione
finanziaria
dell’ente che «nel 2010 è ulteriormente peggiorata, portando il disavanzo ad oltre
160 milioni di euro».
La missiva
a firma
di Barrile
Palazzo San Giorgio
Parla l’assessore
Stagione e live al Cilea
Morisani: «Non sono
un mafioso»
Fossati: prevendita
al palo
«NON sono un mafioso né appartengo a
gruppi di potere. E non
ho mai favorito nessuno». L’assessore Pasquale Morisani replica
alla richiesta di dimissioni formulata dal centrosinistra comunale.
SI lavora, e alacremente, alla stagione
del Cilea. Ma da palazzo San Giorgio si
apprende che «Ñessun contratto è stato
chiuso». E per Fossati
ancora zero prevendita. Ecco perchè.
a pag. 21
Pasquale Morisani
a pag. 26
«Abbiamo fatto tutto il possibile»
di MARIATERESA ORLANDO
Il teatro Cilea
BREVI
IL CASO
SI È tenuto ieri mattina l’interrogatorio di unodegli imputati al processo “Umbaca”. Il medico Pasquale Baccellieri, ginecologo e responsabile dell’unità operativa di
ostetricia e ginecologia del
“Tiberio Evoli”, ha fornito la
propria versione dei fatti,
specificando passaggi importanti legati alla fase pre e
post parto della signora Umbaca, mamma del piccolo Nicolas nato il 12 ottobre del
2004 all’ospedale melitese.
Assistito dall’avvocato Loris
Maria Nisi, il medico anche
con toni accesi ha risposto a
tutte le domande che le varie
Il medico Baccellieri si difende in aula
sulla vicenda del piccolo Nicolas
parti ed il Giudice Scortecci
hanno inteso sottoporgli, difendendo il suo operato e
quello degli altri colleghi
presenti in sala al momento
del parto della madre del piccolo Nicolas. Nella sua lunga
disamina, circa tre ore di interrogatorio, il medico ha
cercato di spiegare quali siano stati i meccanismi del travaglio e le motivazioni che lo
hanno indotto ad optare per
il parto cesareo. Ha chiarito
che non ha ritenuto esservi
alcun elemento dal quale de-
PATENTI FACILI
sumere una sofferenza fetale, e che, la decisione di effettuare il cesareo, era dipesa
solo dalla mancata progressione del feto e non da altri
fattori. Queste dunque le risposte fornite dal ginecologo, il quale ha peraltro offerto elementi di valutazione
anche rispetto alla consulenza disposta dal Giudice,
evidenziando quelli che, a
suo parere, erano punti discordanti. La deposizione ha
assunto toni di rammarico,
allorquando il medico ha evi-
denziato, pur comprendendo e rispettando il dolore della famiglia Umbaca, che anche lui «da oltre sei anni pensa continuamente a quanto
accaduto e cerca di trovare
una spiegazione che possa
giustificare quello che è successo», ma tuttavia di non essere riuscito a trovarla.
Quanto accaduto, come dichiarato in sede di udienza
dallo stesso Baccellieri «non
può essere ricollegato al suo
operato o a quello degli altri
sanitari che hanno dato assistenza al parto». L’udienza è
stata aggiornata a lunedì 14
novembre
per
l’esame
dell’altro imputato, il ginecologo Giuseppe Santoro.
FURTO AGGRAVATO
Tre arresti
dei carabinieri
I CARABINIERI delle radiomobili di Reggio Calabria, hanno arresto in flagranza di reato per furto
B.C., 37 anni; R.A., 44 anni; S.P., 21 anni.
ESECUZIONI
In carcere perché
deve scontare 2 anni
I CARABINIERI di Modena, hanno dato esecuzione ad un ordine di carcerazione nei confronti di
A.A., 27 anni, per espiazione pena di 2 anni per
furto aggravato.
di PASQUALINO RETTURA
AVRANNO più di qualcosa da chiarire al gip di
Lamezia terme nel corso
degli interrogatori di
garanzia, che inizieranno oggi, le otto persone
finite agli arresti domiciliari e le nove per le
quali è stato disposto
l’obbligo di dimora, tutti
coinvolti nell’operazione “Isola felice” della polizia stradale di Lamezia
e Catanzaro.
Patenti facili e certificato Adr per l’abilitazione alla guida di mezzi di
trasporto di merci pericolose che venivano conseguite senza sostenere
nessun esame e con documenti falsi.
Un’operazione che ha
fatto finire nei guai l’attuale direttore della Motorizzazione civile di
Reggio Calabria, Gaspare Pastore; il direttore
facente funzione della
Motorizzazione di Catanzaro, Gaetano De
Salvo; Vincenzo De Sensi, titolare di una scuola
guida di Lamezia; Achille Amendola, collaboratore di De Sensi; Carmelo Tripodi, ex esaminatore; Roberto Arcadia,
ingegnere; Sebastiano
Fruci, titolare di una
scuola guida a Curinga
e Luigi Zullo .
Le accuse sono a vario
titolo di associazione
per delinquere finalizzata alla corruzione,
all’abuso d’ufficio, al falso ed alla truffa ai danni
dello Stato. Oltre alle 17
persone colpite dalle misure cautelari, ben 144
sono inoltre gli indagati.
Ora però saranno
chiamati a difendersi
chi è finito agli arresti
domiciliari, fra cui Gaspare Pastore di Reggio
Calabria che stamattina, accompagnato dal
suo legale di fiducia,
l’avvocato Alfredo Foti,
sarà sottoposto all’interrogatorio di garanzia dal gip di Reggio Calabria per rogatoria.
A tal proposito, il legale di Pastore, precisa che
il suo assistito, non rintracciato al momento
della notifica del provvedimento di arresti domiciliari, «in realtà, il Pastore, trovandosi, il 10
novembre, in Roma per
motivi familiari, non appena appreso della applicazione nei suoi confronti di una misura custodiale, è immediatamente rientrato a Reggio Calabria, ove, nella
mattinata di ieri 11 novembre, si è recato, accompagnato dal sottoscritto difensore, presso
gli Uffici della Pg delegata ad eseguire la misura suddetta».
Tra oggi e lunedì prossimo quindi dovranno
comparire davanti al
gip almeno le otto persone finite agli arresti domiciliari al termine di
indagini durate quattro
anni.
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Reggio
L’assessore ai Lavori pubblici, Pasquale Morisani, replica all’opposizione che ne chiese le dimissioni
«Non ho fatto favori ai mafiosi»
Il politico respinge le accuse e chiede di essere giudicato soltanto sui fatti
di GIUSEPPE BALDESSARRO
«NON sono un mafioso ne’ appartengo a
gruppi di potere. E non ho mai favorito
nessuno. Ho sempre agito lealmente e
nel rispetto della legalità e degli elettori.
Detto questo, sfido chiunque a dimostrare il contrario. Se così fosse non esiterei a
dimettermi immediatamente». E’ questo, in buona sostanza, quanto sostiene
l’assessore comunale ai Lavori pubblici,
Pasquale Morisani, che ieri è intervenuto per rispondere al centrosinistra cittadino che solo poche ora prima aveva chiesto le sue dimissioni. Dimissioni sollecitate all’indomani dell’operazione “Sistema”, dalla quale è emerso che Morisani,
per le amministraive del 2007, era stato
sostenuto elettoralmente da Santo Crucitti, indicato dalla Dda come il boss del
quartiere di Condera.
L’assessore Morisani ricorda di non essere neppure indagato nel procedimento, «per valutazione sia del Gip che del
Pm, a conferma della non rilevanza penale del mio operato, da sempre improntato
all’affermazione di una azione politica ed
amministrativa tracciata nel segno della
legalità e della trasparenza».
«Ho atteso – spiega Morisani – che la sovraesposizione mediatica, purtroppo
speculativa e strumentale, raggiungesse il massimo elucubratorio, sovrapposta a quella di alcuni avversari politici,
digiuni di stile così come di consensi, capaci soltanto di demonizzare e presumere sino allo spregio della persona ritenendo la
violenza dello scontro
politico l’unico metodo
per conquistare l’elettorato che fino ad oggi
li ha bocciati nelle urne. Ma di tutto questo
si occuperanno i miei
legali».
«Appartengo - afferma l’assessore comunale - alla nobile stirpe
del militanti politici
avendo aderito, tredicenne, al Fronte della
Gioventù l’organizzazione degli studenti e
dei giovani lavoratori
che si identificavano
nella Destra Missina:
una destra sociale e solidale che allora come
ora mi appartiene per
dottrina politica, per
ideologia e per carattere».
«A quei tempi non
era facile – e neppure
conveniente – militare
a Destra; oggi, che la
Santo Crucitti
mia Destra Sociale governa la mia Città consentendomi di avere ruolo in un progetto politico difficile
ma ambizioso, mi torna alla mente quando, adolescente, crescevo nel rione Condera, ove la mia famiglia risiede da cinque generazioni mantenendo rapporti di
buon vicinato con tutti, comprese le citate ed oggi definite “famiglie”. Nell’anno
2007 – dopo essere stato battuto proprio
coi voti di Condera alla Presidenza della
IV Circoscrizione - decisi di candidarmi
al Consiglio Comunale della mia città ottenendo 46 modesti voti a Condera ed 8 a
Pietrastorta, consensi che comprendevano quelli dei miei familiari, di alcuni ex
giovani missini come me e, certamente,
di altri cittadini incensurati, come quelli
che incontrai nel corso di una delle tante
visite elettorali, in uso tra i candidati,
nell’ufficio aperto al pubblico ove il Crucitti si intratteneva. Oggi, dopo che con le
elezioni del maggio 2011, suffragate dal
consenso di circa 1200 reggini, di cui ancora soltanto 56 riconducibili al rione
Condera, sono l’assessore ai Lavori Pubblici, ai Contratti ed agli Appalti della Città Metropolitana – che Scopelliti volle ed
Arena persegue – coltivo gli stessi ideali
che da ragazzino mi spinsero a lasciare il
pallone a Condera per fare politica».
Da qui per affermare: «Non appartengo a mafie nè a centri di potere, mi identifico nel mio popolo e nelle mie idee. È
questa la mia storia, la realtà dei miei
rapporti politici, delle mie conoscenze
con l’indagato, delle mie chiacchiere, del
2004, col Romeo che conosco da sempre.
Credo che oggi, nell’era dei processi mediatici e del clima di sfiducia ed attacco alle Istituzioni rappresentative, sia necessario dar seguito alle parole con i fatti,
con l’impegno quotidiano e la consapevolezza che sia tempo di etica pubblica e di
responsabilità politica da testimoniare
«Sfido chiunque
a dimostrare
che ho mai
“sostenuto”
qualcuno»
attraverso scelte inequivocabili segnate
dall’interesse collettivo e non da quello
partigiano o di pochi privilegiati».
«Del mio fare - conclude infine l’assessore ai Lavori Pubblici - v’è traccia negli
anni e sfido chiunque alla prova di un favoritismo o anche di un solo intento illecito, perpetrato o sostenuto nell’interesse di questi o altri signori. Se di tale agire
vi fosse un qualsivoglia riscontro, senza
sollecitazione alcuna, rimetterei nelle
mani del Sindaco la mia delega assessorile. Null’altro vi è da aggiungere se non
che il mio impegno per questa città continua e si rinnova, sempre più determinato, affrontando ogni giorno le difficoltà e continuando a lavorare, convinto del
valore di questa battaglia per l’emancipazione socio-economica della nostra Comunità e che, alla lunga, ciò non potrà
non incidere positivamente anche su chi,
oggi, intende la Politica come un gioco al
massacro. E che Iddio mi dia sempre la
forza di esser libero da qualsivoglia bisogno e da ogni compromesso».
Fin qui la replica di Morisani, nella
quale l’assessore spiega le ragioni per le
quali non intende dare seguito alle sollecitazioni dei partiti del centrosinistra.
L’opposizione in questo senso aveva chiesto che rimettesse le deleghe dopo che
nell’inchiesta erano stati registrati una
serie di incontri tra l’esponente politico
del centrodestra e alcuni indagati in indagini di mafia. Persone che Morisani
non nega di conoscere, ma con i quali sottolinea - non ha mai avuto alcun rapporto di natura illecita (cosa peraltro sottolineata anche dalla magistratura). Ed è
quindi questa la ragione che lo sollecita a
respincere le accuse dell minoranza e a
rinnovare il proprio impegno nella giunta Arena.
L’assessore Pasquale Morisani
La solidarietà della Uil dopo l’intimidazione a Velardi
«Più sicurezza per gli operatori
del settore giustizia reggino»
DI GIUSEPPE CILIONE
«ABBIAMO l’esigenza, in un territorio
particolare come il nostro, di avvertire in
maniera più incisiva la presenza dello
Stato e di garantire la sicurezza a coloro i
quali operano in tutti i settori della Giustizia e che spesso sono vessati, come è accaduto al Dirigente della Procura Generale, dove la realtà lavorativa è quella di
agire purtroppo, in una situazione di
“emergenza continua” senza mezzi, senza risorse finanziarie e umane». Non solo
parole di solidarietà ma anche un grido
d’allarme. E’ questo ciò che emerge dal
documento redatto congiuntamente da:
Antonino Nasone, Segretario generale
della Uilpa Giustizia, Patrizia Foti, Segretario Provinciale della Uilpa e da Bruno Fortugno, Segretario Provinciale Uilpa Penitenziari dopo il vile atto intimidatorio perpetrato ai danni di Sandro Maria Velardi. Nella notte tra mercoledì e
giovedì scorso, infatti, un incendio dolo-
sohadistrutto l’autovettura di proprietà
del Primo Dirigente dell’ufficio giudiziario già noto per l’attentato del 6 gennaio
2010. Esprimendo solidarietà e vicinanza a Velardi, i sindacalisti della Uilpa, si
dicono «convinti, conoscendo l’onestà
del Dirigente della Procura Generale, la
sua rettitudine e il suo modo cristallino
nell’affrontare il suo lavoro giornaliero,
che questo vile atto intimidatorio, non intaccherà minimamente l’impegno lavorativo svolto quotidianamente, di cui ben
conosciamo la serietà e la professionalità
che lo contraddistingue».
«Non sarà sicuramente quest’atto codardo – proseguono Nasone, Foti e Fortugno - a cambiare il modo di essere del
Dirigente della Procura, che quotidianamente è impegnato con zelo in compiti
d’istituto, al servizio della gente e delle
Istituzioni».
Clima, dunque, sempre più rovente
per gli operatori del settore giustizia in
città. Numerosi, nei mesi scorsi, gli atti
intimidatori ai danni di magistrati, poliziotti penitenziari
ed avvocati. Oggi, si
aggiunge il rogo doloso sull’autovettura di proprietà del
primo dirigente della Procura Generale, un gesto che contribuiscead innalzarelatensione fracoloro
i quali, ogni giorno, cercano di svolgere
con coraggio, zelo e professionalità il
proprio lavoro in un contesto ambientale
difficile e nell’atavica carenza di risorse
umane e materiali.
I sindacalisti, quindi, concludono con
un appello accorato agli organi competenti. «In ogni caso –termina il documento – sensibilizziamo le Istituzioni preposte, affinché si attivino a mantenere alta
la soglia d’attenzione, versoquestiattidi
violenza che hanno come finalità di destabilizzare i principi democratici dettati
dalla nostra Costituzione».
La sede
della
Procura
Generale
dove
ha l’ufficio
Sandro
Velardi
Tragedia sfiorata. Il rogo di natura accidentale è avvenuto sotto il cavalcavia Un’aula di polizia
In fiamme una Smart a Pentimele
I VIGILI del fuoco di REggio Calabria sono intervenuti per domare l’incendio di un’auto a Pentimele. La squadra che è intervenuta intorno alle 15 di ieri, per
un incendio di autovettura sotto
il cavalcavia che porta dal Pala
Calafiore di Pentimele alla SS18,
avvistando la densa nube di fumo in lontananza, si aspettava di
trovare uno scenario ben più inquietante. Sfatata subito la
preoccupazione, quando giungendo sul posto, in mezzo alle
fiamme ed al fumo si intravedeva
una Smart, ormai completamente avvolta dalle fiamme.
Il proprietario della piccola
utilitaria, apprestandosi a metterla in moto, aveva sentito uno
strano rumore proveniente dal
vano motore ed è per questo che
sarebbe riuscito a mettersi in sal-
L’incendio
sotto
il ponte
di Pentimele
vo, prima che l’auto fosse completamente avvolta dalle fiamme, propagatesi con maggiore
velocità, anche a causa del materiale plastico che forma la scocca.
L’intervento dei pompieri ha
scongiurato danni alla struttura sovrastante, che ospita la linea ferrata ed ai cavi telefonici
cablati fuori trincea L’incendio è
da ritenersi di natura accidentale ed ha comunque destato una
certa preoccupazione.
per ricordare
Buompane
SI TERRÀ martedì prossimo, alle ore 10.00, presso il
XII° Reparto Mobile di Reggio Calabria, verrà celebrata la cerimonia di intitolazione dell’Aula Magna al
Sovrintendente della Polizia di Stato Marcellino
Buompane, morto il 29
Maggio del 2007, in un incidente stradale avvenuto
sulla Strada Statale 106,
nei pressi di Isola di Capo
Rizzuto (KR). L’uomo morì
tragicamente mentre il Sovrintendente viaggiava,
unitamente ad altri Agenti, su di un mezzo di Polizia,
dopo aver finito il turno di
servizio di vigilanza al Centro di Prima Accoglienza di
Sant’Anna di Isola di Capo
Rizzuto.
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Reggio 21
Sabato 12 novembre 2011
Locride
Sabato 12 novembre 2011
La società che ha vinto l’appalto per la raccolta dei rifiuti a Siderno potrà iniziare il lavoro solo a gennaio
“Congelata” la Geo Ambiente
La prassi burocratica della Suap ha creato rallentamenti nella pratica di affido
di PINO ALBANESE
SIDERNO - E' ancora in lista
di attesa. E, prima dell'inizio
del nuovo anno, non prenderà servizio.
La Geo Ambiente, la società siciliana, che ha vinto la
gara di appalto del servizio
di raccolta rifiuti, nella città
di Siderno, dovrà attendere,
gennaio dell'anno prossimo, prima di iniziare l'incarico. La richiesta della Stazione unica appaltante della
provincia (Suap), alla Prefettura di Reggio Calabria, è
stata verificata solo in parte,
e sono, ancora, in corso aggiuntivi approfondimenti
previsti dalla normativa vigente.
Così l'ente di piazza Vittorio Veneto ha dovuto prorogare il servizio raccolta del
pattume alla Locride Ambiente, l'azienda a capitale
misto pubblico e privato, che
ha la concessione. Va detto,
infatti, che il protocollo d'intesa, sottoscritto dal comune di Siderno con la Suap
prevede, per l'aggiudicazione definitiva e la conseguente stipula del contratto con
l'azienda assegnataria del
servizio, l'obbligo di acquisizione, sulla ditta aggiudicataria, dell'informativa ex ar-
Il Municipio di Siderno
ticolo 10 comma 7 del Decreto numero 225 del 1998. Ciò
consente all'ente appaltante, in caso di mancato riscontro, nel termine di 45 giorni,
di avvalersi della clausola attinente l'articolo 11 dello
stesso Decreto.
Condotto a termine l'iter
procedurale, l'ente cittadino
stipulerà il contratto di affidamento formale del servi-
zio alla Geo Ambiente. Tenendo conto che, ormai, siamo a metà novembre, mentre dicembre, ha festività importanti che riducono gli
spazi lavorativi, l'attribuzione del servizio si tradurrà in
pratica, il prossimo anno.
La Geoambiente, che ha
vinto il bando annuale di Siderno per il prezzo complessivo di 835.564,68 euro oltre
Iva di cui 821.457,74 per lavori a base al netto del ribasso del 3,92 ed oneri di sicurezza non soggetti a ribasso,
e di Locri per un importo annuale di oltre 500 mila euro,
è una azienda siciliana con
sede a Belpasso, cittadina in
provincia di Catania. Costituita nel 2004, dichiara di
poter assicurare una protezione elevata dell'ambiente.
E' un'impresa che ha l'autorizzazione di raccolta dei rifiuti dei comuni di Trecastagni, Valverde, Viagrande,
Acicatena e Aci Sant'Antonio, tutti della provincia di
Catania, e poi di Scicli e Pozzallo della provincia di Ragusa, di Sortino e di Carlentini in provincia di Siracusa.
In Calabria oggi raccoglie, o
ha raccolto in passato, l'immondizia di Belvedere Marittimo, Buonvicino, Orsomarso, Maierà, Papasidero,
Santa Domenica Talao, San
Nicola Arcella, Aieta e Scalea, in provincia di Cosenza.
Montepaone, Borgia, comuni della provincia di Catanzaro.
L'azienda ha dichiarato di
possedere 30 autocompattatori di nuova generazione,
ovverosia, i veicoli per la raccolta dei rifiuti attrezzati per
compattarli al suo interno,
provvisto di un sistema di
aggancio cassonetti posteriore, anteriore o laterale. 51
mezzi tipo gasoloni, 15 motoapi, 4 spazzatrici, 2 camion scarrabili attrezzati
con grù fissa, 2 lavacassonetti ad acqua calda. 20 casse scarrabili, 1000 cassonetti per raccolta dei rifiuti soldi urbani e 200 cassonetti
per raccolta differenziata.
L’iniziativa è stata promossa dal gruppo “Per il cambiamento” guidato da Nensi Spatari
Raccolta firme per la provinciale 5
C’è sinergia con il movimento “Rinascita per Cinquefrondi” di Michele Conia
MAMMOLA - E' partita la
raccolta delle firme per la
messa in sicurezza della
strada provinciale 5 Mammola-Cinquefrondi.
Promotori dell'iniziativa, il gruppo politico e culturale di Mammola “Per il
cambiamento” creato da
Nensi Spatri candidata a
sindaco di Mammola alle
ultime elezioni, e Rinascita
per Cinquefrondi” una lista civica e politica della cittadina della Piana che come leader Michele Conia.
Per illustrare l'iniziativa si
è tenuto un incontro nella
sala consiliare di Palazzo
Ferrari di Mammola, alla
presenza di un folto numero di intervenuti.
Hanno esposto le ragioni
della raccolta la leader della compagine civica di
Mammola, Nensi Spatari,
sostenuta dai dirigenti del
movimento Domenico Sità,
Daniela Larosa e Antonio
Larosa, mentre da Cinquefrondi sono arrivati il l'ideatore della compagine
politica
cinquefrondese
Michele Conia, Flavio Loria e Giuseppe Longo, consigliere provinciale, del
gruppo. Non sono mancati
i momenti di analisi della
questione, che interessa
un vasto territorio, e su cui
tanti cittadini di Mammola, di Cinquefrondi e del
comprensorio, hanno mostrato particolare interesse per un progetto mirato
alla comunità.
“Il nostro movimento - afferma Nensi Spatari - ha veramente a cuore le problematiche della comunità
mammolese e per questo
motivo presentiamo iniziative di grande interesse.
Abbiamo individuato - aggiunge - nei ragazzi di “Rinascita per Cinquefrondi”,
un movimento che presenta delle forti analogie con il
nostro gruppo specialmente nel modo di interpretare
I gruppo “Per il cambiamento” e “Rinascita per Cinquefrondi” in assemblea
la politica, un percorso comune che ha come punto
fondamentale il dialogo
continuo con i cittadini.
Assieme vogliamo individuare pochi punti concreti
che possano portare un minimo di risveglio socio-culturale per le nostre zone
montane. La raccolta firme
per la messa in sicurezza di
una arteria essenziale per
la collettività - continua
soddisfatta Nensi Spatari sta già riscuotendo notevole successo presso la popolazione mammolese che voglio ringraziare per il so-
stegno”. Antonio Larosa
ha sottolineato l'importanza della iniziativa, rilevando come debba essere valorizzata “non solo la strada
come linea di fuga in caso
di chiusura della strada Jonio - Tirreno, ma anche come strada di accesso alla
montagna”.
Ha poi sollecitato i due
gruppi a continuare la battaglia anche per la risoluzione della problematica
dell'ostello della gioventù
della Limina. Il Consigliere
provinciale Longo ha affermato che si farà portavoce
della firme raccolte presso
l'amministrazione provinciale, mentre Daniela Larosa e Flavio Loria hanno sottolineato l'importanza della politica che chiama i cittadini ad un impegno costante su ogni questione.
re.lo.
A Grotteria
La Femia
confermata
segretaria
del Pdci
di NICODEMO BARILLARO
MAMMOLA - Il comitato
direttivo della sezione
PdCI "Pepè Bruzzese" di
Grotteria, riunitosi nei
giorniscorsi, hariconfermato all'unanimità segretaria di sezione la compagna Rosanna Femia.
I compagni e le compagne del direttivo della locale sezione dei Comunisti Italiani hanno evidenziato, nei lori interventi,
la necessità di rilanciare,
con forza, una battaglia
contro le scelte miopi, nefaste e dannose varate dalla Giunta Regionale guidata da Giuseppe Scopelliti, a partire dalla chiusura e dal depotenziamento
di importanti presidi medici ed ospedalieri nella
locride. Inoltre, i componenti del direttivo del
PdCI di Grotteria hanno
voluto rimarcare l'impegno dei Comunisti Italiani perle prossimeelezioni
locali nel creare un ampio
fronte comune e unitario
con le altre forze politiche
comuniste e di centro-sinistra, per portare a Grotteria una nuova e rinnovata stagione amministrativa, che sia in grado
di affrontare e risolvere
gli annosi problemi di
questo importante centro
della Vallata del Torbido.
In conclusione, il comitato direttivo ha espresso
unanime soddisfazione
per la scelta compiuta dal
congresso nazionale del
PdCI, che si è tenuto a Rimini l'ultima settimana di
ottobre, che ha eletto la
compagna Rosanna Femia nel Comitato Centrale del Partito dei Comunisti Italiani. A coadiuvare
nel lavoro politico la segretaria Rosanna Femia,
un comitato direttivo
composto da: Salvatore
Zavaglia, Giuseppina Siciliano, Sergio Luglio,
Mario Mesiti, e Agostino
Ortensio.
Riunione operativa tra i sindaci e gli imprenditori sui Pisl
La Locride punta sul turismo
SIDERNO - Un piano di sviluppo comprensoriale. Un progetto, finalizzato, alla valorizzazione
delle risorse endogene, con l'obiettivo di costruire un “marchio”territoriale turistico, suscettibile di sviluppo e capace di attrarre operatori economici. Ieri, i sindaci dei comuni che hanno aderito al bando dei Progetti integrati di sviluppo locale (Psil), si sono riuniti nella sala della del consiglio comunale di Siderno, ed hanno dato una
nuova spinta propulsiva al piano di sviluppo integrato del territorio in ambito locale che, per ottenere i finanziamenti, dovrà essere presentato
entro il 12 dicembre. L'iniziativa dei primi cittadini e del gruppo di lavoro ideatore dell'elaborato, si sviluppa attraverso la stesura e l'esecuzione di piani di sviluppo con progetti pubblici e privati, rappresentativi della realtà istituzionale,
sociale ed economica locale per riqualificare ed
estendere un territorio, partendo dalle caratteristiche specifiche.
Il piano, che stanno elaborando i sindaci della
Locride, è finalizzato a riorganizzare il sistema
dell'offerta territoriale favorendo
lo sviluppo di partnership locali
tra comunità, soggetti pubblici e
privati, al fine di attivare processi
che valorizzino le risorse locali attraverso la vocazione turistica
che possiede il territorio come ha
specificato Caterina Errigo di Locride Sviluppo, l'agenzia per lo
sviluppo locale. L'obiettivo è la
crescita dell'intero territorio attraverso una maggiore consapevolezza da parte della sua popolazione delle proprie ricchezze. Gli Un momento della riunione di Siderno
amministratori locali puntano
sul Pisl per avere una ricaduta economica bene- smo. Il Progetto del gruppo associativo vuole
fica nel settore produttivo, turistico e culturale, mettere, in evidenza l'importanza del patrimocon particolare attenzione al nuovo turismo di nio artistico, culturale, archeologico facendo
emergere i vantaggi economici per la comunità.
emigrazione di terza generazione.
All'assise hanno partecipato tante associazio- Tra lunedì e martedi un nuovo appuntamento
ni tra cui “Calabria Positiva”presieduta da Fran- per definire gli interventi.
co Simonetti che ha preparato un Pisl sul turip. a.
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32 Reggio
34
Ufficio di Corrispondenza: Piazzetta 21 Marzo, 9 - 89024 Polistena Tel/Fax 0966.935320 E-mail: [email protected]
Operazione Meta. Ricostruito il ruolo del giovane di Rosarno
Truffa alla 488
Per il figlio morto
Inchiesta
Principessa
chiuse
le indagini
I genitori
di Scutellà
chiedono
giustizia
di GIOVANNI VERDUCI
di VIVIANA MINASI
di TULLIA MORABITO
POLISTENA - Era il punto di
contatto fra l’organizzazione criminale italiana ed i
narcos sudamericani. Nicola Certo, il giovane rosarnese finito dentro l’inchiesta
“Meta”: il blitz contro il narcotraffico portato a compimento dai carabinieri di Roma, per i magistrati capitolini sarebbe stato il «soggetto
incaricato dal sodalizio di
prendere contatti Giuseppe
Pugliese, Vincenzo ed Alessandro, (con il quale ultimo
si incontra personalmente
in Colombia ), al fine di definire le importazioni di sostanza stupefacente».
Gli investigatori dellArma, passando al setaccio la
vita di Nicola Certo, sarebbero riusciti anche a capire
quali fossero i sistemi del
gruppo per effettuare, senza
problemi con le forze dell’ordine, le importazioni di droga dalla Colombia verso l’Italia. In particolare intercettando le mail del giovane rosarnese, i militari dell’Arma
di Roma avrebbero stabilito
che il modus operandi
dell’organizzazione
che
«prevedeva che dovesse essere clonato il sigillo in
piombo utilizzato per la
chiusura ermetica del container che, una volta giunto
nel porto di destinazione, sarebbe stato aperto, svuotato
del contenuto illecito e richiuso onde eludere eventuali investigazioni da parte
degli organi doganali».
Seguendo le mosse di Nicola Certo, poi, gli uomini
del Nucleo investigativo dei
carabinieri sarebbero riusciti a decifrare il sistema
usato per il pagamento delle
partite di droga. «Dopo una
serie di conversazioni intercorse con i componenti della
famiglia Pugliese, Nicola
Certo nella giornata del 28
gennaio 2011 partiva per la
Colombia ove era stato inviato dal Barbieri - si legge nelle
carte dell’inchiesta “Meta” oltrechè per relazionarsi in
merito all'organizzazione di
PALMI - Il 15 giugno scorso,
a seguito di una lunga indagine condotta brillantemente dagli uomini della Guardia di Finanza di Palmi e
Taurianova, coordinata dalla Procura della Repubblica
di Palmi, il giudice per le indagini preliminari Paolo
Ramondino, emetteva un
decreto di sequestro per otto
imprese operanti nel settore
oleario e turistico, riconducibili almeno in parte, se non
totalmente, alla famiglia
Giovinazzo di Cittanova.
E ieri mattina, dopo cinque mesi di indagini serrate,
il sostituto procuratore della Repubblica di Palmi Salvatore Dolce, ha depositato
presso la cancelleria il documento in cui dichiara chiuse
le indagini sul caso, che in
fase di processo, qualora gli
imputati saranno rinviati a
giudizio, serviranno a far luce sulla ipotizzata maxitruffa commessa avvalendosi
dei fondi stanziati dall'Unione Europea attraverso la
legge 488 del '92, con la quale si vogliono incentivare le
zone depresse del Mezzogiorno. Lunedì si potrebbe
già sapere se e quando saranno formalizzate le richieste di rinvio a giudizio delle
persone coinvolte, membri
dell'associazione alla cui
guida c'erano i cugini Jimmy e Antonio Giovinazzo,
proprietari dell'impero economico smantellato.
“Principessa”è il nome dato dagli uomini della Guardia di Finanza alla complessa operazione, che è anche il
nome di una delle società
nelle disponibilità dei presunti truffatori. Secondo
quanto sostenuto dalla
Guardia di Finanza, sarebbe
di circa 15 milioni di euro la
somma sottratta all'erario
in soli 8 anni, vere e proprie
cifre da capogiro con cui la
famiglia di imprenditori di
Cittanova avrebbe costruito
un impero economico potente, sorto grazie ad un meccanismo particolare.
SCIDO - A distanza di quattro
anniesatti dallamortedovuta
a un presunto caso di mala sanità, del quattordicenne di
Santa Giorgia di Scido, Flavio
Scutellà, che a gennaio avrebbe compiuto 17 anni, si è conclusa nei giorni scorsi al tribunale di Reggio la fase dibattimentale del processo che vede indagati per omicidio colposo e concorso in omicidio
undici persone tra medici e infermieri.
E nell'ultima udienza gli avvocati degli imputati hanno
richiesto un' ulteriore perizia,
richiesta a cui il giudice Angelina Bandiera si è riservata di
dare risposta l'11 gennaio,
quando il processo riprenderà. «E' l'ennesima farsa» è il
commento aspro e inequivocabile di Alfonso Scutellà, padre di Flavio, che dall'inizio
del processo circa tre anni fa,
insieme alla moglie Maria, ha
seguito tutte le udienze, perdendo però ogni giorno di più
la fiducia nel sistema giudiziario. «E' stato un procedimentocombattuto findasubito - sostiene Scutellà - per i tanti intoppi succedutisi: processo iniziato a Reggio, trasferito
a Palmi e poi nuovamente nel
capoluogo, dove effettivamente Flavio è morto, all'ospedale “Riuniti”; quattro cambi
di giudici; udienze andate a
vuoto per difetti di notifica; riserve giacenti da oltre un anno, mentre la risposta si attendeva entro i 30 giorni».
È un fiume in piena Scutellà
che chiede sia fatta giustizia
per la morte del figlio e che le
persone che hanno sbagliato
paghino per i loro errori, «perché - prosegue - c'è il rischio
che continuino a sbagliare. La
sanità in Calabria va riscritta
e legalizzata: non è ammesso
che i dirigenti generali volontariamente - conclude - ignorino quanto scritto nella relazione della Commissione nazionale Serra-Riccio, ovvero
che loro avrebbero potuto e dovuto prendere quei provvedimenti ai sensi dell'art. 36, cioè
il licenziamento».
Sulle mail di Nicola Certo i trucchi
per far arrivare la coca in Italia
Un container pieno di cocaina al porto di Gioia Tauro
un'illecita importazione ,
anche per consentire a Alessandro Pugliese di acquisire
somme di denaro attraverso
un sistema che, sostituendo
il trasferimento di valuta attraverso i canali della Western Union, avrebbe permesso di eludere eventuali
attività di indagine in corso».
I canali della Western
union erano quelli privilegiati, ma il gruppo aveva
studiato anche il pagamento
attraverso il trasporto di diverse carte di credito
dall’Italia in Sud America
per prelevare il denaro necessario a pagare i narcos
colombiani.
«In tale contesto emergeva l'espediente ideato da
Giuseppe e Vincenzo Pugliese - scrivono infine i magistrati della Dda romana consistente nella consegna
in occasione dei suoi viaggi
in Colombia di alcune carte
di credito da parte di Nicola
Certo, facilmente occultabili
sulla sua persona, che Alessandro Pugliese avrebbe dovuto utilizzare per prelevare
il denaro da consegnare ai
fornitori colombiani».
Decisione assunta dal tribunale collegiale di Palmi
Processo “Maestro”, la sentenza
sarà letta venerdì prossimo
POLISTENA - Sarà emessa il 18 novembre prossimo la sentenza del processo «Maestro», procedimento che trae origini da
una indagine della Dda di
Reggio Calabria sulla cosca Molè di Gioia Tauro,
nel Reggino.
Così ha deciso il collegio
del Tribunale di Palmi,
dove si sta celebrando il
processo in ordinario,
nella mattinata di ieri, dopo le ultime arringhe difensive dei legali degli 8
imputati.
I tre giudici togati si ritireranno in camera di
consiglio il giorno prima
della sentenza, vale a dire
il 17 novembre.
Pesanti le richieste del
sostituto procuratore della Direzione distrettuale
antimafia di Reggio Calabria, Roberto di Palma
Taurianova. Condannato nel processo sul “Venerdì nero”
che, al termine della sua
requisitoria, ha chiesto
condanne dai 15 anni di
reclusione per i presunti
vertici della 'ndrina fino
ai 5 anni per l'ex direttore
della Dogana di Gioia
Tauro.
Il processo è composto
da due tronconi d'indagine, quello relativo a un
presunto contrabbando
di merce contraffatta al
porto di Gioia Tauro, dietro il quale ci sarebbero
stati l'ex boss di Gioia
Tauro Rocco Molè e il collaboratore di giustizia Cosimo Virgiglio; la seconda tranche riguarda invece il tentativo di acquisto
da parte di Rocco Molè di
un complesso alberghiero ubicato in un palazzo
del XVI secolo a Monte
Porzio Catone, in provincia di Roma.
Indagano i carabinieri
Il Tribunale del riesame si è espresso
Sconto di pena per Fazzalari
Rosarno, algerino
ferito alla gola
durante una rissa
Romeo ai domiciliari
formulato, nella stessa sede, altro coimputato ed anche per la sua posizione l'organo dell'accusa aveva dissentito ritenendo che la loro posizione, e quella di
tutti gli altri che avevano chiesto il rito
alternativo, necessitasse del vaglio dibattimentale.
L'avvocato Antonino Napoli nel richiedere l'applicazione del predetto
principio anche per il proprio assistito
ha osservato che il riconoscimento della
diminuente nei confronti del coimputato, operato in sede di legittimità, in relazione all'istanza formulata all'udienza
preliminare ed il mancato accesso al rito
alternativo richiesto per dissenso da
parte del Pubblico Ministero, espresso
cumulativamente per coloro che ne avevano fatto richiesta, configura certamente una situazione comune al Fazzalari ed all'altro coimputato che di quella
riduzione aveva usufruito all'esito del
giudizio in Cassazione.
La Corte di Assise di Appello di Reggio
Calabria, in sede di esecuzione, accogliendo l'istanza dell'avvocato Antonino Napoli ha ridotto la pena a 5 anni e 4
mesi ed ha così stabilito il principio della
concedibilità della riduzione per il giudizio abbreviato richiesto e non ammesso per opposizione del Pubblico ministero.
ROSARNO - È stato accoltellato alla gola, probabilmente
durante una rissa tra connazionali il giovane R.I., 30 anni,
bracciante agricolo con regolare contratto e permesso di
soggiorno, di origini algerine. Intorno alle 22 una segnalazione ai Carabinieri chiedeva un intervento degli stessi
in via Sandulli, per tentare si
sedare una rissa che si stava
sviluppando tra extracomunitari.
Alloroarrivo, però,iMilitari dell'Arma della tenenza di
Rosarno trovavano solo il ragazzo con una profonda ferita
alla gola, sanguinante. Immediato l'intervento del 118 sul
posto, con il conseguente trasferimento di R.I. al Pronto
Soccorso dell'Ospedale di Polistena per le cure necessario.
Allo stato attuale l'algerino
non si troverebbe in pericolo
di vita, ma comunque i medici
mantengono il massimo riserbo sulla prognosi.
Nel frattempo i Carabinieri
hanno avviato l'attività d'indagine.
POLISTENA - Il Tribunale
del Riesame, presieduto da
Filippo Leonardo e composto da Antonino Foti ed Eugenio Aliquò, accogliendo
l'appello degli avvocati Antonio Managò e Salvatore
Barreca, difensori di Antonio Romeo, ha disposto nei
confronti di quest'ultimo la
revoca dell'ordinanza di custodia cautelare
e la sostituzione
con gli arresti
domiciliari.
Antonino Romeo, detenuto
dal 15 marzo
scorso perchè
tratto in arresto
nell'ambito dell'operazione “Scacco Matto”
condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, aveva proposto
appello contro la decisione
del Gip distrettuale con cui,
il 13 luglio scorso, era stata
rigettata la propria richiesta di revoca della misura
carceraria per incompatibilità tra le proprie condizioni
TAURIANOVA - La corte di assise di appello di reggio calabria riduce la condanna per associazione mafiosa al taurianovese Salvatore Fazzalari. La Corte
di Assise di Appello ha accolto la richiesta formulata dall'avvocato Antonino
Napoli nell'interesse del taurianovese
Salvatore Fazzalari di riduzione della
pena di un terzo, per il rito abbreviato,
non ammesso a causa dell'opposizione
del Pubblico Ministero.
Fazzalari era stato condannato ad 8
anni di reclusione per associazione a delinquere di stampo mafioso nell'ambito
del processo Viola Marcello + 24 che ha
trattato il cosiddetto “Venerdì nero” ove
in un solo giorno furono uccisi Pasquale
Sorrento, Grimaldi Giuseppe (la cui testa mozzata fu fatta oggetto di un macabro tiro
al bersaglio) e Giovanni
e Rocco La Ficara.
Il taurianovese aveva
formulato, all'udienza
preliminare del 9 marzo
1993, istanza di definizione del procedimento
nelle forme del rito abbreviato cui però non si è
dato corso per dissenso
del Pubblico ministero.
Analoga richiesta aveva
Accolta
la tesi
difensiva
dell’avvocato
Napoli
di salute e la detenzione in
carcere.
Per come rilevato dal Tribunale del Riesame, invece,
tali condizioni di salute apparivano del tutto incompatibili con lo stato di detenzione, comportando, la patologia di cui Antonino Romeo è
affetto, il costante ricorso alle cure sanitarie ed a terapie
ed accertamenti
diagnostici che il
sistema carcerario non può garantire con le modalità richieste
dalle condizioni
cliniche dell'interessato. Per tali
motivi, rilevando
che la misura degli arresti
domiciliari sia la più appropriata a garantire il monitoraggio e il trattamento della
patologia del Romeo anche
in quanto non pregiudizievole per l'attività d'indagine
in corso, il Tribunale della
Libertà ne ha disposto la
scarcerazione.
p. cat.
Arrestato
nell’inchiesta
“Scacco matto”
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Piana
Sabato 12 novembre 2011
20
Sabato 12 novembre 2011
REDAZIONE: via Rossini, 2 - 87040 Castrolibero (CS) - Tel. (0984) 852828 - Fax (0984) 853893 - E-mail: [email protected]
Fuscaldo
Luzzi
Comunali, il Pdl
chiede un “armistizio”
Ricorso al Tar contro
il dissesto comunale
a pagina 32
Il Tar
a pagina 30
Il Comune di Luzzi
Controlli rafforzati su tutto il territorio e incontri con le associazioni di categoria
Disposto un piano antiracket
Summit in prefettura tra forze dell’ordine e la Procura della Repubblica
di ANTONIO MORCAVALLO
UN MAGGIORE e capillare controllo del
territorio e la sensibilizzazione dei commercianti con il coinvolgimento delle associazioni di categorie. Con una costante
attenzione da parte dell’autorità giudiziaria.
Sono queste alcune delle decisioni arrivate al termine dell’incontro tenuto ieri in
prefettura tra forze dell’ordine e i rappresentanti della Procura di Cosenza. Un
summit resosi necessario alla luce degli
ultimi episodi legati al racket delle estorsioni che si sono registrati in città. Intimidazioni a suon di colpi di pistola e auto bruciate che farebbero pensare, secondo le forze dell’ordine, a una recrudescenza delle
attività estorsive. Alla riunione organizzata dal prefetto Raffaele Cannizzaro hanno preso parte il questore di Cosenza Alfredo Anzalone, il colonnello dei carabinieri
Vincenzo Franzese, il comandante provinciale della Guardia di Finanza, il comandante della Polizia provinciale, Giuseppe
Colaiacovo, il procuratore capo Dario Granieri e il procuratore aggiunto presso la
Procura della Repubblica di Cosenza, Domenico Airoma.
Durante la riunione del Coordinamento
delle Forze di Polizia, presieduta dal prefetto Cannizzaro, sono stati esaminati gli
ultimi episodi in danno di commercianti
cosentini che sembrano essere riconducibili,
come detto, al fenomeno del racket del pizzo.
Nel corso della riunione, il procuratore bruzio Dario Granieri ha
informato della «massima e continua attenzione» che il proprio Ufficio giudiziario riserva
al fenomeno delle estorsioni.
Sono state inoltre decise ulteriori incontri
con i rappresentanti delle altre procure
della provincia di Cosenza.
Al termine dell’incontro, i partecipanti
hanno convenuto di “rafforzare l’attività
di prevenzione e di controllo del territorio
che sarà ulteriormente perfezionato con
l’imminente modifica del Piano di Controllo Coordinato del territorio».
Il Piano di controllo verrà messo in atto
dalle forze di Polizia tradizionali con il
coinvolgimento della Polizia provinciale,
una decisione presa, spiega la Prefettura,
«nell’ottica dell’affermazione del principio di polizia partecipata». Magistrati e
forze dell’ordine, inoltre, hanno concordato di organizzare una serie di incontri con
tutte le associazioni imprenditoriali e di
categoria, coordinati dal prefetto Cannizzaro, al fine di «concretizzare strategie tese a frenare il fenomeno del racket». E questo con una sensibilizzazione dei commercianti e, magari, con una serie di iniziative
miranti a sostenere chi denuncia le richieste di pizzo. Ma non si ferma qui l’azione
della Prefettura cosentina nell’ambito della lotta al racket delle estorsioni.
A chiusura del vertice sull’emergenza
estorsioni nella città dei Bruzi, il prefetto
ha infine annunciato che «altre iniziative
saranno assunte previo esame del Comitato provinciale Ordine e Sicurezza pubblica, con la partecipazione del presidente
dell’amministrazione provinciale, Mario
Oliverio, e del primo cittadino di Cosenza,
Mario Occhiuto». La guerra al pizzo è lanciata.
Sarà
coinvolta
anche
la polizia
provinciale
SORICAL
Greco: «Il taglio
è opportuno
per i Comuni
morosi»
Un momento del vertice tenutosi in prefettura
Case
Il ponte “sospeso”
Prezzi in calo
Calatrava, ancora nessuna traccia
PER quanto riguarda il
mercato immobiliare nella
nostra provincia i prezzi sono calati del 17%. Sono i
dati comunicati da Tecnocasa. Nello specifico in città siamo al -7.1%. Il decremento più forte (-15%) è a
Scalea, a Castrolibero siamo al -10%. Il centro storico
e Corso Mazzini soffrono.
DEL PONTE di Calatrava
ancora nessuna traccia.
Ancora una volta, infatti,
niente di fatto. Ieri alla terza riunione della Commissione Lavori pubblici
del Comune, i dirigenti invitati a presentare lo stato
della
realizzazione
dell’opera, non si sono
fatti vivi.
a pag. 26
Un palazzo del centro
a pag. 25
Il cartello dei lavori
COLPO DA MILLE EURO
In due rapinano la Tamoil
UNA AZIONE lampo che ha fruttato 1.000 euro. E’ la rapina messa a segno ieri intorno alle 12 alla
stazione di servizio Tamoil di viale Cosmai.
Il colpo è stato realizzato da due
persone armate di pistola che, intascati i soldi si sono date alla fuga a piedi. La rapina si è consumata poco prima di mezzogiorno. Due ragazzi, con il volto travisato da un passamontagna e dal
cappuccio di una felpa scura si
sono presentati al distributore a
piedi. Senza che il gestore si accorgesse di nulla. I due malviventi con una rapida mossa hanno
bloccato l’anziano titolare mentre questi si stava avvicinando al
gabiotto dove ha l’ufficio. I rapinatori lo hanno spinto all’inter-
La Tamoil rapinata
no del box e lo hanno minacciato
con la pistola. Neanche il tempo
di chiedere la consegna dei soldi,
che i due hanno aperto da soli il
cassetto in cui era custodito l’incasso. Una rapida mossa, per in-
tascare i 1.000 euro e poi la fuga. I
due rapinatori si sono allontanati sempre a piedi in direzione del
parco Green. Immediato l’allarme del gestore della Tamoil che
ha allertato le forze dell’ordine.
Sul posto dopo pochi minuti è
arrivata una pattuglia della
Squadra Volante, diretta dal vicequestore Pietro Gerace e gli investigatori della Sezione Antirapina della Mobile. I poliziotti hanno provveduto ai rilievi del caso e
alle ricerche dei due rapinatori.
Ricerche che non hanno dato, però, esiti. Non è stato possibile,
inoltre, acquisire i filmati delle
telecamere a circuito chiuso.
L’impianto, infatti, non era in
funzione.
a.mor.
«LA DECISIONE della
Sorical di procedere a un
primo taglio di erogazione dell’acqua nei confronti dei Comuni in situazione di morosità è
da considerarsi una
scelta necessaria e assolutamente opportuna».
Lo afferma Orlandino
Greco, sindaco di Castrolibero.
«Venendo
poi allo specifico della
posizione del Comune
da me amministrato continua il primo cittadino Greco - ho il dovere
di precisare che Castrolibero ha già provveduto
a chiudere una transazione con la Società Acque Potabili, impegnatasi a pagare quanto dovuto al Comune, in favore di Sorical Sp.a , entro
il 31 dicembre di questo
anno.
La situazione di morosità nei confronti della
Sorical è, pertanto, da
imputarsi non a questo
Ente, ma alla Società Acque potabili, attualmente soggetto gestore del
servizio pubblico di distribuzione sul nostro
territorio.
In qualità di sindaco –
precisa ancora Orlandino Greco - ho ritenuto
opportuno intervenire
prontamente, e i numerosi solleciti alla Società
di Gestione delle acque
potabili lo testimoniano, allo scopo di evitare
il pericoloso aggravarsi
di una vicenda delicata
che ha portato altre amministrazioni ad accumulare debiti pesanti».
«E’ inimmaginabile continua il primo cittadino di Castrolibero giustificare o peggio
avallare atteggiamenti
di noncuranza e trascuratezza. Il nostro Comune - ha concluso - ha lavorato per evitarlo
nell’interesse dei cittadini. Sono convinto che,
d’intesa con la Sorical e
la Società delle acque potabili, l’erogazione del
servizio non sarà , pertanto, in alcun modo inficiata».
r. c.
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Cosenza
Operazione “Braking”. I titolari della Socel si difendono: «Abbiamo sempre rispettato la legge»
«Auto solo in teoria controllate»
La tesi del gip che ha firmato l’ordinanza di sequestro dei centri di revisione
di ROBERTO GRANDINETTI
L’OPERAZIONE “Braking”di ieri ha portato nuovamente alla luce il fenomeno delle revisioni auto, eseguite, ipotizza l’accusa,
con assoluta leggerezza. Già
qualche anno fa, infatti, furono
sequestrati, sempre a Cosenza e
provincia, alcuni centri di revisioni e indagati i rispettivi proprietari. «Di rilevante importanza - si legge negli atti stessi di
“Braking” - è da segnalare che
pochi anni addietro un titolare di
un centro di revisione oggi attenzionato veniva tratto in arresto
per fatti analoghi».
Secondo l’accusa il metodo
maggiormente utilizzato dagli
indagati (ventuno in
tutto per, come riferito nelle pagine di Primo piano, sette centri
posti sotto sequestro)
è stato quello di aver
posizionato sulle pedane dei macchinari
preposti all’attività di
controllo tecnico, «in
luogo di quelle da revisionare, altre vetture rientranti per i più
svariati motivi - si legge nell’ordinanza firmata dal gip Cristofano - nella disponibilità delle officine facenti capo agli indagati.
In tal modo - e sempre secondo
l’accusa - i centri autorizzati di
revisione potevano acquisire,
elettronicamente, l’adesivo di avvenuta revisione da apporre,
successivamente, sul veicolo solo in teoria controllato e ispezionato».
Sempre a detta dell’accusa tale
escamotage venuto a galla a seguito delle indagini eseguite dalla Polizia Stradale di Cosenza
Nord permetteva, da un lato, «di
acquisire un certificato di revisione sempre con esito positivo e,
dall’altro, garantiva ai gestori
dell’officina di rilasciare un numero considerevole di certificati
di revisione in tempi molto più
rapidi e con un significativo risparmio di energie umane». Gli
episodi contestati sono in tutto
1133. Tante le auto che avrebbero superato le revisioni in maniera illecita. Da qui l’accusa di falso
agli attuali indagati, ventuno in
tutto. E tra questi c’è già chi ha
inteso prendere la parola, dichiarandosi innocente. Si tratta di
Angelo Gabriele e Gian Carlo
Gallo, titolari della società “Socel” di Cosenza, interessata dal
provvedimento di sequestro preventivo firmato dal gip Cristofano. I due, difesi dall’avvocato Roberto Le Pera, ricordano che la
“Socel”, «nel corso della pluriennale attività svolta ininterrottamente nel centro urbano di Cosenza, mai ha subito,
da parte del ministero
dei Trasporti, revoche
o richiami di sorta,
contraddistinguendosi, in verità, per la
precisa e perentoria
osservanza delle norme che disciplinano la
particolare materia
delle revisioni automobilistiche.
Le autorizzazioni conferite alla
“Socel” dalla Provincia di Cosenza previo nulla osta della Motorizzazione civile di Cosenza - continuano Gabriele e Gallo - costituiscono la riprova di un’attività,
quella della “Socel”, esercitata
sempre nel rigore della legge».
I titolari del centro specializzato nella revisione delle auto ripongono così «piena fiducia nei
propri legali e nella stessa magistratura cosentina affinchè la vicenda giudiziaria in corso possa
essere accertata in tempi brevi,
così da consentire a un operatore
commerciale quale la “Socel”,
che quotidianamente fornisce
servizi a centinaia di utenti e occupa decine di dipendenti, di
continuare a essere una risorsa
imprenditoriale in questo triste
territorio caratterizzato da economia emergenziale».
«Certificati
in tempi
rapidi»
L’INCIDENTE SULLA 107
Processo per la morte di Mattia
Il gip ha deciso per il rinvio a giudizio
dell’uomo che guidava l’altra automobile
di TIZIANA ACETO
IL processo per la morte di Mattia Scrivano, avvenuta il 24 novembre del 2010 a causa di un
incidente sulla 107, si farà. Lo
ha deciso il gip Livio Cristofano
del tribunale di Cosenza che ha
rigettato la richiesta di archi-
viazione del pm Donato. Il gip
ha accolta la richiesta degli avvocati Francesco Parise e Francesca Funari che rappresentano la famiglia Scrivano e ha
chiesto al pm di formulare il capo di accusa per il rinvio a giudizio. Il pubblico ministero avrà
dieci giorni di tempo per formulare il capo di imputazione. Il dibattimento servirà a fare
chiarezza circa le
modalità in cui è avvenuto l’incidente
nei pressi del bivio di
fago del soldato
quando si sono scontrate la Bmw di Mattia e la Volvo di Saverio P..
Il gip nell’ordinanza osserva come vi
siano le due consulenze (quelle del perito del pm e quella invece del perito dei
congiunti della persona offesa) giungano a conclusioni discrepanti su alcuni
essenziali passaggi
della ricostruzione
della
dinamica
dell’incidente automobilistico. Nel particolare il consulente
di parte ha indivi-
La parte anteriore dell’auto di Scrivano dopo l’incidente
Una donna è stata investita mentre attraversava sulle strisce pedonali
«Su questa strada servono dossi»
Allarme tra i commercianti di viale della Repubblica dopo l’incidente
di MATTIA GALLO
IN PIENO giorno, un colpo dal
suono forte: così è stato avvertito da cittadini e commercianti
che si trovavano nell’incrocio
tra via della Repubblica e piazza Giovanni ventitreesimo,
l’incidente che ha visto coinvolta una signora e l’auto, una station wagon bianca, che l’ha investita (leggi articolo a pag.
7).
Subito a soccorrere la signora, sono state presenti in zona
decine di persone. Molti i residenti accorsi a prestare aiuto, o
ad osservare e commentare
l’accaduto. Tra questi diversi
esercenti della zona. In tanti
parlano di una vera e propria
“botta”, con la scena della signora ritrovatasi, in seguito
all’urto con l’autovettura, tra
due macchine parcheggiate.
La signora camminava sulle
strisce pedonali.
Maurizio ha un’attività commerciale in zona, ha cercato a
più riprese di richiamare l’attenzione sulla mancanza di
manutenzione e cura di questo
tratto iniziale di via della Repubblica: «E’ una zona della città abbandonata, la sera si ha
maggiormente questa situazione. L’impianto d’illuminazione infatti è vecchio, le luci
sono fioche. Ci sono stati diversi atti di vandalismo, con forzature di serrande di negozi, o come nel mio caso, ho continuamente visto la mia piantina
messa fuori dal negozio di-
L’auto che ha investito la donna
strutta». Maurizio indica anche un albero della villetta. Su
un ramo posto in alto, c’è una
lastra di eternit abbastanza
grande da mettere in pericolo
l’incolumità di un passante in
caso di caduta. E poi afferma,
«le macchine percorrono questo tratto di strada con troppa
velocità, quello di oggi (ieri)
non è stato il primo incidente
che si è registrato in zona. L’ultimo si è verificato ad aprile,
proprio vicino al luogo dell’incidente che ha visto coinvolta la
signora, tra una moto ed una
macchina».
A questo proposito, sono diverse le persone residenti in zona che invocano la costruzione
dei dossi sul tratto di strada
d’inizio di Via della Repubblica.
I vigili sequestrano una piattaforma in cemento
OPERAZIONE della squadra edilizia dei vigili urbani di Cosenza che ieri hanno sequestrato un’ampia
platea di cemento all’ultimo lotto di via Popilia. Una
costruzione abusiva che probabilmente serviva da
base per la realizzazione di un edificio, naturalmente
non autorizzato.
La piattaforma faceva bella mostra di sè al centro
di uno degli insediamenti popolari.
L’intervento della Polizia municipale è partito dopouna segnalazioneaivigili urbanidaparte dicittadini.Gli agentiagli ordinidel comandanteGiampiero Scaramuzzo hanno fatto le verifiche del caso e posto i sigilli.
duato una condotta colposa
dell’indagato con la violazione
dell’art. 143 del codice della
strada che dispone la posizione
della vettura nella carreggiata,
tale opinione però si ritrova anche nella consulenza del pm nel
grafico che posiziona la vettura
di Saverio P. nell’immediata
prossimità dello scontro proprio a ridosso della linea di mezzadria. E ancora nell’ordinanza
si evince un’altra difformità tra
le perizia che riguarda la velocità calcolata per la Bmw guidata
da Mattia Scrivano (e precisamente 58 km orari per il consulente di parte e 89 km orari per
il consulente del pm). Il gip non
dispone una nuova perizia che
però potrebbe essere disposta
nel corso del dibattimento che
servirà a valutare meglio le
conclusioni dei due periti. Gli
elementi per procedere a un dibattimento per il gip Cristofano
sono sufficienti per valutare
una eventuale responsabilità
nella causa dell’incidente e ordina al pm di formulare l’imputazione nei confronti dell’indagato.
«Il giudice ha accolto le nostre richieste - ha detto l’avvocato Francesco Parise - adesso ci
auguriamo che il dibattimento
faccia luce su quello che è realmente avvenuto. Anche la famiglia di Mattia Scrivano ha accolto con soddisfazione la decisione del gip che è arrivata dopo
solo due giorni l’udienza camerale».
La piattaforma sequestrata
Stipendi in arretrato da 7 mesi
“Madonna
della Catena”
Sit-in all’Asp
COSENZA- Malcontento, tanto. Aria pesante,
carica di tensione, quella che si respira alle prime luci del giorno, d’avanti la direzione generale dell’Asp. Venti, i dipendenti, ieri, in presidio,
tra personale paramedico, ausiliario e operatorisanitari. Questavolta,apretendere rispostei
lavoratori della clinica Madonna della Catena
di Laurignano.
Sette i mesi, non ancora corrisposti, a chi,
seppure a malincuore deve continuare a lavorare: «Mi spiace dirlo, perché il mio lavoro lo amo,
ma molti di noi, hanno perso la motivazione.
Non possiamo non lavorare, giacchè offriamo
un servizio alla persona, ma allo stesso tempo,
sentendoci sfruttati, lo facciamo per dovere e
non più con piacere. Da infermiere sono costretto a “riciclarmi” anche ai lavori più umili,
come provvedere all’igiene intima dei pazienti,
e non me vergogno. Mi vergogno invece di non
avere più la possibilità di permettermi una pizza con gli amici», spiega Nicola. Nella sua voce,
e in quella dei suoi colleghi, la disperazione di
chi, non riesce più a “sbancare il lunario”. «Sono
imbarazzata, sul serio, ma non ho più i soldi per
mandare mio figlio a scuola. Ormai è arrivato
l’inverno, quando smobilitiamo il presidio, passo dalla chiesa, chissà avessero qualche vestito
pesante per il bambino», commenta una lavoratrice. «Abbiamo appena esposto le nostre istanze al commissario Scarpelli, che ci garantisce di
aver mandato in pagamento un mandato, e che
all’inizio della prossima settimana ne manderà
un altro», afferma Tiziana del Comitato dei lavoratori.
Da soli, i dipendenti, si sentono «completamente abbandonati dalle istituzioni. Dove sono
quando abbiamo bisogno di loro? Dov’è il governatore Scopelliti? Dove sono i sindacati?», queste, le tante domande che si pongono. Domande
erichieste, chehannoportatodinanzi alprefetto Raffaele Cannizzaro, che si è messo in contatto con uno dei responsabili della “Madonna della Catena”.
f. p.
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Cosenza 21
Sabato 12 novembre 2011
20
Sabato 12 novembre 2011
REDAZIONE: Piazza Serravalle, 9 - 88100 Catanzaro - Tel. 0961.792164 E-mail: [email protected]
Eolico e mafia. Rocco Mungo resta in carcere; la difesa attende e spera nella Cassazione
Strumbo libero e sotto processo
Il pm Capomolla scarcera l’imprenditore di Girifalco, ma fissa il rito immediato
di STEFANIA PAPALEO
L'IMPRENDITORE di Girifalco Domenico Strumbo lascia la cella del carcere di Siano nella quale si trovava rinchiuso dallo scorso mese di aprile. E lo
fa su disposizione dello stesso magistrato che lo accusa di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso
consumata, ai danni di Gianluigi
Montorsi, amministratore della
“Brulli energia”, a maggio del 2009,
ovvero all'epoca in cui la società era
impegnata nei lavori di realizzazione
del parco eolico di Girifalco. Scaduto il
termine di custodia cautelare preventiva, infatti, il sostituto procuratore della
Dda, Vincenzo Capomolla,
ha rimesso l'imprenditore in
libertà, chiedendone, contestualmente, il rito immediato ai giudici del Tribunale.
La prima udienza è stata già
fissata per il prossimo 16 dicembre, data in cui a scendere in campo contro la tesi accusatoria della Procura sarà l'avvocato Salvatore Staiano, chiamato a dimostrare l'estraneità del proprio assistito a quel presunto episodio criminoso costato, peraltro, lo scorso 3 novembre, l'arresto ad un altro imprenditore edile, il cinquantaduenne Rocco Mungo, di Vallefiorita, a carico del
quale una prima richiesta di misura
cautelare in carcere avanzata dalla
Procura era stata rigettata dal gip,
Antonio Rizzuti. La cui decisione era
stata subito impugnata dalla Procura, con un atto di appello accolto dalla
Seconda sezione del Tribunale di Catanzaro, che, la settimana scorsa, ha
spedito i carabinieri della Compagnia
di Girifalco, al comando di Vito Antonio Sisto, ad ammanettare Mungo per
portarlo in carcere.
Inutile il tentativo della difesa, rappresentata dall'avvocato Antonio Bova, di chiedere ai giudici del Tribunale
del riesame la scarcerazione dell'imprenditore, in attesa che la Corte di
Cassazione si pronunci sul ricorso
che era stato presentato in tempo utile
contro quella ordinanza di arresto
eseguita dai militari. Ieri i giudici
hanno sciolto la riserva e lasciato l'indagato in cella.
L'ACCUSA. Contro i due imprenditori, nello specifico, pende l'accusa di
aver preso parte ad un tentativo di
estorsione perpetrato ai danni di Gianluigi Montorsi, l'amministratore
della “Brulli energia”, in concorso con
un collega che, nelle more, è rimasto
vittima di una faida che ha
già lasciato sul campo decine di morti ammazzati. In
particolare, stando alla ricostruzione dei fatti, sarebbe
stato Mungo ad accompagnare con il proprio fuoristrada l'amico, caduto a
maggio sotto i colpi del braccio armato delle cosche locali, ad un appuntamento fissato con la presunta vittima
sul terreno di Strumbo, ubicato sulla
strada provinciale che porta ad Amaroni,a pochimetridaGirifalco, dovea
Montorsi sarebbe stata richiesta di
una mazzetta di circa 2000 euro, quale prezzo per garantire la tranquillità
sui cantieri della società, anzi, per la
precisione, a titolo di «contributo per
aiutare il territorio», con la prospettiva, in caso dimancato pagamento, del
rischio di subìre danneggiamenti sui
cantieri. Ipotesi di reato, rispetto alle
quali, tuttavia, Mungo aveva già tentato nella prima fase dell'indagine di
tirarsi fuori, sostenendo davanti al
magistrato che, in occasione dell'incontro “incriminato”, si sarebbe limitato ad accompagnare l'amico ad un
appuntamento, ignorando i veri motivi dell'incontro che, su sua stessa richiesta, era stato fissato con Montorsi
sul terreno di Strumbo. Circostanza
che quest'ultimo aveva, a sua volta,
L’accusa
è tentata
estorsione
alla Brulli
confermato agli inquirenti, aggiungendo, poi, che l'appuntamento richiesto gli era stato motivato da Mungo con la necessità di capire se realmente la “Brulli energia” fosse interessata a realizzare il parco eolico a Girifalco. Inoltre, giunti sul posto, così
come già sostenuto ad ottobre da
Mungo, Strumbo aveva raccontato
che entrambi sarebbero rimasti in disparte, lasciando Montorsi a parlare
da solo con il collega deceduto. E
quando il rappresentante della “Brulli energia” avrebbe raccontato a
Strumbo della richiesta di tangente
ricevuta, quest'ultimo gli avrebbe detto di non saperne e di non volerne sapere nulla, così prendendo le distanze
da un episodio rispetto al quale, adesso, la parola passa ai giudici. Sarà solo
al termine del processo fissato per dicembre in Tribunale, infatti, che si potrà mettere la parola fine almeno ad
un primo capitolo della delicata vicenda che ha travolto i due imprenditori,
peraltro molto conosciuti nella zona.
San Martino
Festival canoro
all’auditorium
FESTIVAL canoro all’auditorium per dare il benvenuto
all’estate di San Martino.
a pag. 24
Il pm della Dda Vincenzo Capomolla
La replica alle accuse della Cgil dopo l’inchiesta su 9 assunzioni ai Consorzi
Manno a Valentino: «Io ho fatto denuncia
trovando il coraggio che altri non hanno»
IL presidente del consorzio di Bonifica Alli-Punta di Copanello,
indagato nell’ambito di una inchiesta della Procura della Repubblica di Catanzaro su presunte irregolarità nell’assunzionedi
alcuni dipendenti del consorzio,
replica alla Cgil, che ieri aveva
commentato la vicenda con una
nota del segretario Giuseppe Valentino.
«Non mi piace polemizzare, ma
chiarire si. La posizione di Valentino - scrive Manno in una nota –
non mi turba più di tanto, nè mi
meraviglia. D’altronde, in passato, Valentino ha dimostrato, con
motivazioni «nobili», di essere
più dalla parte di Astaldi che in
difesa della Diga sul Melito.
È sempre «sfuggito» alle nostre concrete battaglie di legalità
– dice – dimenticando che, io per
primo, mi sono recato in Procura
denunciando fatti specifici intorno e sulla Diga del Melito. Un coraggio che, di questi tempi, altri
non hanno avuto».
Il processo
Abusi su bimbe
Chiesti 9 anni
LA REQUISITORIA del pm a
carico di un cinquantaduenne magrebino.
a pag.26
Botricello
L’amaro sfogo del presidente dell’associazione “Anima randagia”
Troppi silenzi sul randagismo
di FRANCESCA CONSOLE*
IN SEGUITO alle vicende che hanno visto protagonisti noi volontari
della nascente associazione protezionistica “Anima Randagia Calabria”, in seguito alle continue segnalazioni che quotidianamente
tutte le associazioni animaliste
presenti su territorio catanzarese
ricevono da parte di privati cittadini, vista la continua assenza e il palese menefreghismo da parte degli
organi preposti, siamo giunti alla
conclusione che la nostra richiesta
di “aiuto”, la nostra espressa volontà di ampia collaborazione e soprattutto le continue proteste e
paure da parte dei cittadini che si
rivolgono alla nostra associazione
tutti, siano state accantonate dalla
reggente Amministrazione Comunale.
L'associazione “Anima Randagia” ha già presentato una seconda richiesta di incontro, regolarmente protocollata presso l'ufficio
competente, con l'attuale primo
cittadino Michele Traversa per discutere del problema randagismo
all’interno della nostra città di Catanzaro e offrire una ampia disponibilità di collaborazione insieme
all'attuazione di progetti e protocolli di intesa già sperimentati e
funzionanti presso altre Regioni
La piccola cagnolina Noa
italiane.
Sicuramente quanto stanno facendo su territorio tutti i volontari
delle esistenti associazioni in maniera completamente gratuita,
trascurando famiglia, amici, lavoro non ha valenza per i nostri politici.
A questo punto, con l'angoscia
nel cuore e la rabbia nell'anima,
l'associazione Anima Randagia
Calabria che aveva momentaneamente accantonato l'ipotesi di una
regolare e legittima denuncia in
merito a quanto accaduto lo scorso
19 settembre presso il Canile Mu-
nicipale Oasi San Floro durante il
recupero della cagnolina Noà con
prolasso vaginale, mangiata dai
vermi, in condizioni di salute precaria vista la magrezza, procederà
per vie legali contro i Responsabili
di tale scempio con tanto di documentazione fotografica, video e relazione veterinaria di degenza e intervento chirurgico rilasciata dalla struttura che l'ha ospitata per
un mese.
Siamo veramente stanchi di essere presi in giro, stanchi di sostituirci alle Istituzioni preposte e
competenti e stanchi di "osservare"
in silenzio come una società evoluta continui a considerare non urgente tali problematiche di salute,
sicurezza pubblica e non in ultimo
ambientale.
La piccola cagnolina Noà oggi
sta bene, per lei sono stati spesi circa 730 euro ancora da saldare tra
degenza, terapie e interventi di ricostruzione vaginale e sterilizzazione, tutti a carico di noi volontari!
Non vogliamo assolutamente
soldi, non vogliamo gloria, vogliamo e pretendiamo l'attuazione delle leggi in materia di tutela animale, la punizione di chi maltratta
animali, la possibilità di rendere
migliore il canile di un capoluogo
di regione, la possibilità vera di
operare in sicurezza per dare maggiori risposte ai cittadini ormai
stanchi.
Le polemiche sono di certo e assolutamente sterili lo sappiamo
benissimo e fino in fondo, siamo
petulanti e assillanti, ma siamo anche volenterosi di cambiare la nostra realtà e lo faremo, lo faremo
per il bene dell'immagine della nostra Regione, lo faremo principalmente per i nostri amici a 4 zampe.
*Presidente associazione “Anima randagia” per la tutela degli
animali in Calabria
Consiglio
comunale in 8
MOLTE le assenze nell’ultima seduta di consiglio comunale.
a pag. 27
Montepaone
Tentata rapina
in gioielleria
UN FALSO carabiniere tenta
di rapinare una gioielleria e
poi brucia il furgone.
a pag. 29
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Catanzaro
L’intervento alla cerimonia per la firma del protocollo su legalità e sviluppo promosso da ViboVale
«Per Vibo il modello Caserta»
Il sottosegretario Mantovano traccia la sua formula contro la criminalità
di STEFANO MANDARANO
NEL suo ultimo giorno da sottosegretario agli Interni del governo Berlusconi, Alfredo Mantovano ha scelto
Vibo Valentia per chiudere un'esperienza che lo ha visto spesso protagonista sul fronte del contrasto alla criminalità.
Lo ha fatto con una serie d'incontri
che, anche se non porterà a provvedimenti concreti stante la fine anticipata del suo incarico, è servita comunque a tracciare una linea condivisibile da chi, tra qualche ora, siederà al
Viminale. C'è da augurarselo visto
che Mantovano, forse perché non più
pressato dal ruolo, s'è spinto a immaginare per Vibo l'applicazione del cosiddetto “Modello Caserta”. Il tour del
sottosegretario ha avuto inizio nel
primo pomeriggio con l'intervento
alla riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza, convocato in Prefettura alla presenza delle
massime autorità civili, militari e
giudiziarie, per affrontare le tante
urgenze in materia di criminalità e
ordine del territorio.
A seguito della riunione, riflettori
puntati sull'auditorium della Scuola
allievi agenti di polizia dove, per iniziativa dell'associazione di comuni
“Vibo Vale” guidata dall’assessore di
Palazzo Luigi Razza Nicolino La
Gamba, si è proceduto alla firma di un
Protocollo d'intesa per “l'attivazione
di una programmazione nell'ambito
dell'obiettivo Sviluppo, Legalità e Si-
Alfredo Mantovano alla Scuola di polizia
curezza nel distretto di Vibo Valentia” sottoscritto dalla stessa associazione, dalla Prefettura e dall'Azienda
Calabria Lavoro. In sala i sindaci dei
15 comuni aderenti, i massimi vertici
delle forze dell'ordine, il vescovo Luigi Renzo, il Procuratore della Repubblica Mario Spagnuolo e numerosi
addetti ai lavori. Al tavolo dei relatori,
insieme a Mantovano e all'assessore
La Gamba, anche il sindaco di Vibo
Nicola D'Agostino, il presidente della
Provincia Francesco De Nisi, il prefetto Luisa Latella e il commissario di
Calabria Lavoro, Pasquale Melissari.
Mantovano, che ha controfirmato
il documento, ha subito chiarito che
«i protocolli sono uno strumento importante a condizione che il momento
della sottoscrizione rappresenti l'avvio di un percorso e non la sua conclusione. Questa è una provincia difficile - ha aggiunto - e, peraltro, la firma
di quest'atto cade a poche ore di distanza da un episodio che ha in sé una
particolare carica di odiosità, non solo per il danno materiale ma anche
per il suo valore simbolico».
Il riferimento è alla barbara distruzione di un uliveto di mille piante a
Sant'Onofrio ai danni di un imprenditore e della cooperativa sociale di
cui lo stesso è socio. «Per vincere questo braccio di ferro - ha spiegato - serve una risposta duplice sia in termini
di repressione (e non ho dubbi che
questa ci sarà) che di reazione civile
che mostri da quale parte stanno i
più».
Poi il cuore dell'intervento: «Se io
avessi di fronte il tempo necessario ha affermato Mantovano - non avrei
difficoltà a immaginare per Vibo, una
modalità simile a quelle messe in atto
nella provincia di Caserta e nel Gargano, dove sono stati introdotti moduli operativi nuovi, si sono individuati obiettivi precisi come la cattura
dei latitanti, il sequestro e la confisca
dei beni, la liberazione del territorio.
E ci si sono dati tempi certi per il loro
perseguimento, individuando i mezzi necessari. Questo sistema ha permesso di conseguire importanti risultati. Mi auguro - ha aggiunto - che
prevalga il principio della continuità
istituzionale. Chiederò alle istituzioni, che restano nonostante il cambio
di governo, di prendere in considerazione questo tipo d'intervento per
questa provincia e sono fiducioso che
questo avverrà perché la strada ormai è tracciata. Spero - ha concluso che tutto questo contribuisca ad animare anche la reazione da parte della
società civile e che un gesto come la riconquista di Polsi (uno dei ricordi più
belli della mia esperienza di governo)
serva da esempio a tutta la Calabria e a
Vibo, dove già comincia ad essere preso in seria considerazione».
Al 501 Hotel incontro con i vertici provinciali del Popolo della Libertà
Da Mantovano invito alla coesione
L’intervento del sottosegretario agli Interni Mantovano ieri al 501 Hotel e, a lato, la platea presente all’incontro promosso dai vertici provinciali del Pdl
di DAVIDE MIRABELLO
LA GIORNATA vibonese del sottosegretario all'Interno Alfredo
Mantovano si è conclusa ieri nel
tardo pomeriggio all'Hotel 501, dove si è svolto un incontro con i vertici del Pdl provinciale. Presenti,
tra gli altri, il coordinatore provinciale del partito Valerio Grillo, il
presidente della commissione regionale alle attività sanitarie, Nazareno Salerno, il coordinatore cittadino del Pdl Giuseppe Scianò, il
vice coordinatore Giuseppe Patania e il sindaco del capoluogo Nicola D'Agostino. Il bisogno e la voglia
di coesione sono stati gli elementi
maggiormente sottolineati da
Mantovano durante l'incontro.
«In questo momento nel Pdl non
c'è un capo che richiama tutti all'attenzione - ha affermato il sottosegretario - ma c'è un partito nel quale si discute».
Ma tutto questo, secondo il sottosegretario, «non è un fatto negativo, anzi in un partito serio è giusto
e utile discutere». I motivi di discussione nel Pdl sono chiaramente dovuti all'attuale situazione politica italiana, nella quale il Popolo
della Libertà deve decidere cosa ha
intenzione di fare, e come si deve
schierare in vista del Governo tecnico. Perciò in questi giorni - ha
«In questi giorni è necessario
essere molto compatti
e fare il bene del partito»
puntualizzato in merito Mantovano - «ci saranno delle riunioni interne per decidere quali soluzioni e
decisioni attuare. Potrebbero esserci delle posizioni opposte, o anche intermedie, ma la cosa necessaria è che si abbia la voglia di essere
compatti e di fare il bene del partito».
Ma in una situazione economica
molto complicata è necessario fare
il bene del Paese, e quindi mettere le
questioni politiche in secondo piano. Però Mantovano ha più volte
sottolineato come «una cosa importante dev'essere quella di non affidare a un Governo tecnico la legge
elettorale».
Quindi, quale sarebbe la cosa più
giusta da fare in questo caso? «Prima che venga fatto il giuramento
del nuovo Governo - ha risposto
l’interessato - sarà necessario mettersi d'accordo sulla legge elettorale. E' giusto che si cambi una legge
che è poco rappresentativa, vogliamo un Governo di eletti, però cerchiamo di capire cosa dobbiamo fare per poterla attuare correttamente». Ad esempio, Mantovano ha fatto notare come «non sia da trascurare il premio di maggioranza», o
altri particolari che si devono discutere «prima che il nuovo Governo giuri». E parlando di un Governo che viene Mantovano non si è dimenticato di parlare anche del Governo che se ne sta andando.
«La cosa importante - ha affermato ancora Mantovano- è ricordare quello che di positivo è stato fatto, e che in futuro dovrà essere preservato. Per quanto riguarda la legalità ci siamo impegnati molto, e
anche per quanto riguarda la situazione di Vibo sottoporrò all'attenzione dei rappresentanti del Pdl
che andranno al Parlamento tutto
quello di cui ha bisogno questa città, per la quale si potrebbero attua-
re provvedimenti simili a quelli fatti per città come Caserta, dove si è
svolta un'ampia azione di repressione della criminalità». Tornando
poi a parlare brevemente della situazione generale dell'Italia, Mantovano si è soffermato su una questione in particolare, ovvero «i risparmi degli italiani, che devono
essere preservati e valorizzati. E'
giusto che la nostra nazione, che al
di là del debito da risanare si sta
comportando in maniera virtuosa
si ritrovi alla fine della crisi con
qualcosa in mano. Inoltre- ha proseguito il sottosegretario - il patrimonio immobiliare italiano è una
garanzia di crescita e di fondi».
In chiusura il sottosegretario
agli Interni ha ricordato a tutti gli
appartenenti al Pdl come «in questo momento così delicato è importante comportarsi come un partito
vero, dove è giusto confrontarsi, e
chi non vuole farlo e ha intenzione
di andarsene che se ne vada, perchè
ora c'è solo bisogno di persone volenterose che credano in un progetto e nel Pdl».
E sotto questo punto di vista la
speranza di Mantovano è rappresentata «da tutte le persone che sono presenti oggi qui a Vibo per quest'incontro. La presenza di gente
volenterosa - ha concluso l’uomo di
Governo - è un buon segno».
VIBO MARINA
Filiera nautica
Nasce
«Calabria
marine
network”
NATO, su iniziativa della
Consulta economica portuale Santa Venere, "Calabria marine network",
«primo passo sulla strada
che porterà alla creazione
di un Polo per la filiera nautica calabrese».
"Calabria marine network" è quindi il nome voluto dalla costituenda "Associazione temporanea di
scopo" che unisce al suo interno trenta aziende aventi
sede in quattro province
calabresi che a vario titolo
sono coinvolte nella nautica. Non riguarderà, dunque, solo i cantieri nautici,
ma anche aziende gravitanti intorno alla nautica
da diporto, le aziende commerciali e quelle che si occupano di servizi integrati
o di artigianato settoriale.
«Grazie a questa iniziativa - fanno sapere dall'associazione - sarà possibile
presentare progetti e farli
valere sull'avviso pubblico
emanato dalla Regione Calabria sotto il titolo "Manifestazione d’interesse nautica-Distretti Produttivi
Innovativi"». Possibilità
resa concreta grazie al «dipartimento alle Attività
produttive, diretto dall’assessore Antonio Caridi,
che ha infatti voluto dare
una grande opportunità al
settore nautico creando i
presupposti per avviare un
percorso di aggregazione
e per il sostegno a reti di imprese attraverso il finanziamento di programmi
integrati d’investimento».
Alla Consulta è stato affidato dunque quanto compete al distretto di Vibo Marina, in cui ricade, hanno
proseguito i membri del sodalizio, «la principale e più
qualificata struttura portuale del settore esistente
in Calabria. Inoltre - hanno
continuato - il progetto della Regioneinterviene prioritariamente per sostenere in maniera stabile la
competitività delle imprese della filiera nautica attraverso quattro direttrici
d’intervento: qualificare e
potenziare le infrastrutture produttive; favorire l'attrazione di investimenti
dall’esterno e il miglioramento delle capacità di
esportazione delle imprese
facenti parte della rete; migliorare le condizioni di accesso al credito e avviare
strumenti dicomunicazione e marketing».
Il risultato finale che
"Calabria marine network"
intende perseguire è, ancora, «la proposizione di
progetti di qualificazione e
valorizzazione del comparto della nautica in un'ottica
di integrazione tra imprese, socialità e territorio,
che mira alla valorizzazione dell'identità culturale di
quest'ultimo. L'iniziativa
messa in campo si prefigge, infatti, la ricerca di collaborazione su temi specifici con altri sistemi, come
ad esempio il turismo e l'agricoltura, al fine di migliorare il sistema economico e occupazionale»,
chiudono dal sodalizio.
z. b.
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Vibo 21
Sabato 12 novembre 2011
L'ORDINANZA del giudice per
le indagini preliminari del tribunale di Vibo Valentia, Gabriella Lupoli, delinea nitidamente i ruoli assunti da tutte le
persone destinatarie dall’ordinanza di custodia cautelare in
carcere o ai domiciliari nell'ambito dell'inchiesta “Business
Cars” condotta in sinergia da
Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza, comando
provinciale dei Carabinieri e
personale della polizia giudiziaria della Procura.
Dieci, come reso noto nell’edizione di ieri, gli individui nei
confronti dei quali il gip di Vibo
ha ritenuto necessaria la misura restrittiva (uno di questi si è
reso irreperibile) mentre altri
12 sono stati formalmente indagate. Per tutti, a vario titolo, sono contestati i reati di usura, minacce ed altro.
A finire nella rete degli investigatori coordinati dal procuratore capo di Vibo, Mario Spagnuolo sono stati: Maurizio Camera, 36 anni, nato a Melito
Porto Salvo (Rc) ma residente ad
Ardore (Rc); Carmine Franco,
35 anni, di Catanzaro; Luciano
Latella, 48 anni, di Ardore;
Adriano Sesto, 37 anni, di Lamezia Terme; Giovanni Battista
Tassone, 56 anni di Soriano, nel
Vibonese (Alias “Cappuccino”);
suo figlio Nazzareno Francesco, 21 anni; Nazzareno Pugliese, 62 anni di San Costantino Calabro (VV); Luigi Caré, 47 anni
di Serra San Bruno (VV); e Girolamo Macrì, 33 anni si Soriano
Calabro. È riuscito a sfuggire
alla cattura Massimo Zappia, 35
anni, nato a Bovalino ma domiciliato in Benestare (RC).
Come già riportato nell'edizione di ieri, le
vittime, due titolari di autosaloni e un commerciante, tutti
del Vibonese,
dovevano sottostare ai voleri di
due articolazioni: da un lato un
gruppo composto da vibonesi;
dall'altro formato da reggini e catanzaresi.
Al vertice dei primi viene indicato Giovanni Battista Tassone,
mente alla testa dei secondi
Maurizio Camera.
Questi i ruoli dei singoli indagati.
Giovanni Battista Tassone.
«Può individuarsi come vertice
dell'associazione», scrive il gip
Lupoli, il quale aggiunge che il
suo ruolo emerge da tutta una
serie di risultanze probatorie.
Ed in particolare, il magistrato
fa riferimento alle dichiarazioni rese dalle vittime dell'usura
che ricostruiscono in termini
precisi e circostanziati i suoi
rapporti con il gruppo. «Da
quelle dichiarazioni è stato possibile ricostruire i reati fine dell'associazione, le cui modalità,
come già evidenziato, sono sintomatiche dell'esistenza del sodalizio criminale. Le intercettazioni telefoniche, poi, consentono di cristallizzare i rapporti all'interno
del gruppo associativo e di focalizzare il ruolo di comando
assunto
dal
Tassone. In più,
i documenti sequestrati
nel
corso dell'attività di Polizia giudiziaria, nella disponibilità dell'indagato, «che inequivocamente dimostrano i non occasionali ma anzi stabili e coordinati collegamenti con gli altri
sodali».
Luigi Caré. Per come emerge
dall'attività intercettiva, è il tramite, nonché esattore e garante,
fra l'imprenditore Giuseppe
Mariano Iennarella, Tassone e
Pugliese. Conosce già la vittima
ed «apparentemente, cerca di
aiutarlo facendo in realtà il gioco degli usurai dai quali (in particolare Tassone), come emerge
inequivocabilmente dalle esaminate intercettazioni, prende
disposizioni subito dopo aver
parlato con Iennarella rivelan-
Sabato 12 novembre 2011
La conferenza stampa relativa all’operazione “Business Cars”
L’operazione antiusura condotta da Arma e GdF
Business Cars, il gip evidenzia
i ruoli dei singoli indagati
di GIANLUCA PRESTIA
Giovanni
Battista
Tassone
al vertice
del gruppo
Francesco
Tassone
braccio destro
e delegato
del padre
cora il gip Lupoli, «si è avuto modo di apprezzare Tassone Giovanni Battista in posizione più
defilata e circospetta, tanto ciò
vero che i rapporti con Iennarella non avvengono più telefonicamente, ma tenta di organizzare incontri diretti cui destina gli
altri sodali, fra cui - appunto - il
figlio che si recava in Goito al fine di effettuare un sopralluogo
sulla proprietà immobiliare riconducibile ai coniugi Iennarella; allo stesso tempo provvede a
consegnare alla vittima della
presunta usura l'originale dell'atto di proprietà dell'immobile
sito in Goito, per come sopra indicato». Il 3 maggio del 2010, la
Guardia di Finanza aveva sequestrato due assegni di 10.500
euro cadauno, riconducibili all'imprenditore, «nella disponibilità di Giovanni Battista Tassone.
Costui, preoccupato dall'attività di Polizia giudiziaria in corso e non volendosi esporre personalmente, ha dato incarico al
figlio di contattare Luigi Carè
Luigi il quale avrebbe dovuto intimare alla vittima di fornire
una versione di comodo agli investigatori se interrogato sugli
assegni in questione».
Nella sostanza, Iennarella
avrebbe dovuto dire che si trattava di assegni smarriti ovvero
relativi ad una regolare transazione commerciale.
Nazzareno Pugliese. Nell'inchiesta viene indicato come il finanziatore di parte delle somme
prestate a Iennarella per il tramite di Tassone, nonché personalmente del prestito di 5.000
euro. La sua partecipazione al
gruppo «è dimostrata, peraltro,
dalla vicenda dell'assegno
dei
6.000 euro». Dalle indagini emerge che il vertice
dell'articolazione indica proprio
«Pugliese e Girolamo Macrì come
finanziatori dell'attività usuraria portata avanti». In più, «si occupa attivamente della vendita
dell'immobile di Goito che Iennarella è costretto da costoro a
mettere in vendita per appianare i debiti; proprietà che «doveva
giungere nella disponibilità di
Tassone e Pugliese, i quali l'avrebbero pagata 400.000 euro
laddove il valore di mercato era
di 1.200.000 euro. E proprio per
questa trattativa Pugliese, l'8
dicembre del 2009 si era recato a
Goito con Tassone Figlio e Iennarella al fine di visionare la
proprietà della moglie di quest'ultimo.
Girolamo Macrì. Anche lui,
come visto, viene considerato
dagli inquirenti come uno dei finanziatori dell'usura e ciò trova
conferma anche nell'accertato
ulteriore finanziamento usurario in danno di Domenico Bellissimo (altro presunto usurato,
ndr).
«La sua adesione organica al
programma criminoso - scrive il
magistrato - è poi
confermata dall'attività investigativa del 3 maggio 2010, allorquando veniva
sequestrato, nella disponibilità
del Tassone un
contratto di locazione in originale
datato
27/06/2008, debitamente registrato, stipulato
tra lui, in qualità di conduttore,
e Domenico Bellissimo, quale locatario, avente ad oggetto l'affitto di un magazzino, che risultava intestato a vari eredi tra cui
proprio Bellissimo». Le indagini avevano consentito di acclarare che tale locazione rientrava
nell'ambito del rapporto usurario gestito da Macrì ai danni della vittima. «Solo nella logica associativa - conclude il gip - è spiegabile la disponibilità di quel documento originale da parte del
Tassone che, sebbene in questa
vicenda non compaia, è chiaro
che funge da collettore e gerente finale di tutti i rapporti usurari».
Girolamo
Macrì
e Luigi Caré
erano
gli esattori
Giovanni Battista Tassone
Francesco Tassone
dosi perciò perfettamente cosciente
di contribuire fattivamente
alla
condotta usuraria
di Tassone ai danni dello Iennarella».
Mantiene,
inoltre, i rapporti
anche successivamente con quest'ultimo, «l fine di
consentire a Tassone di monetizzare il rapporto usurario come ricavabile da alcuni
frangenti che il
gip Lupoli riporta.
Nel caso della
proprietà immobi- Gerardo Macrì
liare di Goito (nel
Mantovano), restituisce a Iennarella l'atto di proprietà che gli
era stato consegnato da Francesco Tassone, figlio di Giovanni
Battista.
La vittima era stata costretta a
consegnare tale documento in
originale a Tassone padre; costui, intendeva appropriarsi dei
proventi della vendita di tale
proprietà che, nel suo progetto,
doveva essere alienata formalmente a terze persone, comunque riconducibili a sé medesimo
e a Nazzareno Pugliese, ad un
prezzo inferiore al valore di
mercato.
Tuttavia le perquisizioni effettuate dalla Guardia di Finanza, avevano allarmato il gruppo, per cui Giovanni Battista
Tassone aveva deciso di restituire quel documento a Iennarella:
Ciò avveniva lo stesso giorno
delle perquisizioni, dopo che
Luigi Caré
avrebbe minacciato di morte ed inseguito il debitore
che si era subito
dato alla fuga. In
più, sempre secondo il gip,
avrebbe ricoperto
il compito di esattore: «Emerge, infatti, che il Carè,
alla scadenza degli obblighi usurari dello Iennarella, si presentava da costui, ovvero dalla moglie,
pretendendo, per
conto del Tassone,
anche con minacce, l'adempimento dell'obbligazioNazzareno Pugliese
ne usuraria».
Nella vicenda ai danni di un
queste erano iniziate, tanto che
la PG aveva trovato, nell'auto- altro usurato, Rocco Antonio
vettura del Tassone, copia del- Mannella, Caré si sarebbe occul'atto. Caré avrebbe, inoltre, re- pato, sempre per conto di Tassostituito sempre a Iennarella l'as- ne, di formalizzare il trasferisegno di 6.000 euro, oggetto del mento dell'autovettura Bmw in
prestito usurario concesso da favore di un prestanome e di neTassone padre e Nazzareno Pu- goziare un assegno del 23 giugliese; in un’altra circostanza si gno 2008 privo di beneficiario,
sarebbe reso protagonista del- di 7500 euro a firma di una terza
l'episodio del 23 luglio del 2010 persona.
Francesco Tassone. Il figlio
(di cui abbiamo riferito nell'edizione di ieri) quando sempre di Giovanni Battista «è emissaTassone aveva necessità di in- rio del padre di cui esegue tutte
contrare Iennarella «per inti- le direttive, con un ruolo che va
morirlo e costringerlo ad adem- sempre più intensificandosi
piere alle sue pretese usurarie». viavia che, in seguito ai controlIl titolare dell'autosalone di li di polizia giudiziaria, la posiSerra, però, aveva rifiutato l'in- zione paterna diviene sempre
contro e, a questo punto, Carè, più compromettente e pericolod'accordo con Tassone, l'aveva sa, imponendo maggiori pretratto in inganno prospettando- cauzioni e sostanzialmente la
gli un incontro con un credito- sostituzione da parte del fire. Ma sul posto si presentò pro- glio».
In tali circostanze, scrive anprio Giovanni Battista che
Nazzareno
Pugliese
finanziava
le somme
prestate
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24 Vibo
TEMEVA per la sua vita Ambrogio Sansone, una delle 30 persone arrestate dai carabinieri nell'operazione “Meta” relativa ad
un presunto narcotraffico tra
Colombia e Italia gestito per lo
più da persone legate alle 'ndrine
calabresi e, nello specifico, vibonesi. Aveva paura di essere eliminato in quanto il carico di cocaina dal Sudamerica non era arrivato e i soldi dell'acconto dati dall'organizzazione con a capo il defunto broker della droga Vincenzo Barbieri, circa 200.000 euro si
erano volatilizzati e riteneva che
il gruppo pensasse che fosse stato lui ad intascarseli.
Il carico sarebbe dovuto arrivare in Italia tramite cargo aereo
sulla rotta Colombia-Spagna-Milano Malpensa. Si parlava in codice di libri ed infatti lo stupefacente sarebbe dovuto essere occultato in una libreria. Dell'intera spedizione si sarebbe occupato Calogero Nicosia, il quale era
in diretto contatto con i narcos
colombiani i quali volevano rifarsi dopo il sequestro di 400 kg
di cocaina avvenuto a Bogotà,
che aveva avuto da Barbieri il placet per inviare i «prodotti». Nella
telefonata intercorsa con Antonio Melis poco prima della partenza (il 2 ottobre del 2010), Sansone dalla Colombia annunciava
che gli avrebbe spedito un messaggio tramite Facebook per comunicargli l'indirizzo dove
mandare a “prendere i libri” . Affermava anche che “entro il giorno 6 dovresti essere abbastanza
benestante” facendo evidentemente riferimento al compenso
previsto per la sua illecita attività.
Le comunicazioni tra Santone
e Nicosia, per il tramite di Francesco Li Vigni avvenivano in
email. In una di queste il primo
forniva a quest'ultimo le risposte
attese precisando che la società
elvetica None Sagl si sarebbe occupata dell'importazione del materiale di copertura (anche se in
effetti il legno veniva acquistato
dalla società Marni srl, con sede a
Milano) e che comunque si sarebbe occupato lui stesso del trasporto dall'aeroporto
di Malpensa «all'officina». Specificava anche che «i
soldi venivano normalmente
consegnati
a casa del
padre
di
Alessandro “Pupetto” Pugliese (ovvero Giuseppe
Pugliese) in località Sciconi di
Briatico ib Calabria e poi trasferiti in Colombia attraverso una signora spagnola oppure tramite
un cambista di Santa Barbara
(città colombiana)». Allo stesso
tempo riferiva che Barbieri (alias
“lo zio”) aveva allestito un laboratorio per verificare la purezza
della droga che sarebbe giunta in
Italia.
Tutto sembrava andare per il
meglio ma
ad un tratto
l'intoppo
che pregiudica la spedizione ritenuta «di vitale importanza».
L'aereo cargo
della
compagnia
Iberia giungeva a Milano Malpensa il 9 ottobre 2010 e risultava
trasportare effettivamente un
carico di legno (librerie) inviato
dalla società Manos Latina Sa
Agroplan e destinato però non
alla None Sagl srl, bensì alla società Marni srl. Il carico veniva
controllato dalla Guardia di Finanza in quanto proveniente da
un paese a rischio ma i finanzieri
non avrebbero trovato traccia di
sostanza stupefacente. La cocaina, infatti, non era stata imbarcata e questo l'organizzazione
non lo sapeva.
Ed è qui che la situazione di
Sansone inizia a precipitare. Lui
prende tempo con gli altri componenti: con Michele Lassandro,
con Giuseppe Topia, con Barbie-
Vincenzo
Barbieri
diede il placet
per trasportare
la droga
Il corriere
«Non ci sarò
domani, non
ci sarò più
alle tre e mezza»
Sabato 12 novembre 2011
Meta. Temeva di essere ucciso dall’organizzazione
Quel carico di coca mai arrivato
e la paura di Ambrogio Sansone
di GIANLUCA PRESTIA
ri e Melis. Adduceva a problemi
di ordine burocratico per il ritiro
della merce e, nel frattempo cercava disperatamente di mettersi
in contatto con Nicosia che era
sparito. Li Vigni, parlando con
Sansone, affermava che “allora
le ipotesi sono due, o non c'è un
cazzo, l'altra si sta divertendo”
ipotizzando che Nicosia avesse
deciso di trasmettere i dati utili
per lo sdoganamento nei giorni
successivi per una sorta di ritorsione. Sansone, dal canto suo,
era estremamente preoccupato
in quanto “come la prendono
questi è un casino”. Lo stato di
agitazione di quest'ultimo emergeva in modo evidente dalla email che lo stesso
aveva inviato l'11
ottobre sempre a
Li Vigni con la
quale gli comunicava di non aver
«più vie d'uscita;
almeno non avessi garantito, promesso una consegna… Volevo salutarti e, allo stesso tempo, scusarmi di qualche mia
mancanza nei tuoi confronti».
Quasi un commiato. Successivamente sosteneva che «loro sono
convinti che li ho truffati, se
manco gli consegno capirai come cazzo… !». La conversazione
proseguiva con Li Vigni che gli
diceva di inventarsi «qualcosa;
ma non ti buttare per terra, inventati qualcosa!... Trova una
cosa, trova qualcosa, qualsiasi
cosa. Domani ci vediamo alle tre
e mezza», e Sansone che replicava: «Non ci sarò domani non ci
sarò...non ci sarò più alle tre e
mezza...», e terminava con il primo che affermava:
«Se ci ammazzano ci
ammazzano a tutti e
due!...Almeno...(inc.)…non
è
che possiamo fare…o sennò scappa
vattene in Sicilia...».
A sentir parlare
Sansone con il fratello Fabrizio, Nicosia aveva truffato
l'organizzazione:
«l'Agenzia l'ho trovata è chiusa… (…)
…ma no, ma che
centra l'Agenzia era
di questo qua era di
questo Jerry Nico-
sia, è sparito...è sparito lui l'agenzia... Loro sono convinti che
è tutto un imbroglio… (…) …che
è tutta una truffa...che ho fatto
io, ed adesso sono inguaiato senza soldi ed è finita la storia, come
al solito, è finita, ma ieri lui che ti
aveva detto». Prima che la conversazione avesse termine, Ambrogio commentava che l'organizzazione fornitrice colombiana e quella acquirente calabrese
lo ritenevano responsabile del sequestro dei 400 kg avvenuto nel
mese di settembre in territorio
colombiano: «No... questi di qui
non... questi del paese non... non
vogliono perché c'è stato quel
problema l'altra volta e stanno
giustificarsi dicendo che Jerry
Nicosia fino a tre settimane prima era ritenuto dalla “famiglia”
una persona perbene ma, ora che
era “sparito”, stavano incolpando lui. Lassandro replicava che
Nicosia era un personaggio che
aveva trovato lui e gli intimava di
dire una parola definitiva sulla
presenza o meno dello stupefacente «perché sennò qua succede
una guerra», affermando alla fine che «oggi o domani ci si incontrerà in qualsiasi parte del mondo».
Il 20 di ottobre Sansone faceva
ritorno in Italia e Lassandro lo
invitava a fissare in tempi brevi
un incontro con Barbieri: (“mi ha
chiamato proprio in
questo istante per
sapere se eri arrivato o meno… (…)
…quando vieni fammi sapere…perché
bisogna fissare un
appuntamento
su…e veloce”). L'autorevolezza di Lassandro si evince
quando, nel corso di
una conversazione
intercorsa con Topia, dettava al Barbieri l'atteggiamento che avrebbe dovuto tenere durante l'incontro con Sansone: «Eh...niente...ti volevo dire...se poi lo senti al direttore...
(Barbieri Vincenzo) ...se mi può
chiamare domani mattina...che
fra poco sto a casa...perché non
voglio parlare...domani mattina
mi chiamasse che gli dico come
comportarsi e basta...». In un'altra conversazione sempre con
Sansone, Michele Lassandro, alludendo all'esborso di 200.000
euro sostenuto dal sodalizio, versati verosimilmente a titolo di
anticipo per l'acquisto del narcotico, avvisava il suo interlocutore che, appurato il mancato arrivo
della merce, avrebbe certamente dovuto chiarire la destinazione del denaro
direttamente al Bar-
Sono attualmente cinque i vibonesi
resisi irreperibili: Giuseppe Pugliese,
Francesco Paolì, Antonio Della Rocca
Antonio Franzé e Giuseppe Topia
ancora cercando qua... nò...?
L'altra volta ci fu il problema, no,
non è che è finita in cavalleria così quella…».
Nel corso di una successiva
conversazione intercorsa in
quella stessa giornata (era il 12
ottobre del 2010) con Lassandro,
Ambrogio Sansone, alle insistenze da parte del suo interlocutore sulla destinazione della
merce, si mostrava dapprima
terrorizzato (“se sto qua un altro
po' mi succede un guaio qua..
torno là (in Italia, ndr) mi succede un guaio là…” ) e poi tentava di
Il sequestro dei 400
kg di cocaina a
Bogotà a settembre
2009. A lato
Vincenzo Barbieri
bieri: «Non è questo il problema... dei conti oggi vogliono sapere esattamente che cazzo è successo sta storia... (…) …quello
dei soldi per capire effettivamente dove cazzo sono andati a finire
tutti sti soldi e la cosa principale
è quel fatto che ti dicevo ieri
quando hai pagato sti famosi
200... sulla base di che cosa…(…)
…non è che uno dice paghiamo e
senza che non è entrato neanche
uno spillo...ma dove stiamo...in
un altro mondo qua…?».
Al termine dell'incontro con il
Barbieri, Lassandro contattava
Sansone il quale gli riferiva dell'irritazione di Barbieri nei suoi
confronti per non aver detto «le
cose come stavano fin dall'inizio» e della sua disponibilità a recapitargli la documentazione
contabile richiesta dallo stesso
Barbieri L'esito dell'incontro veniva comunicato da Sansone a Li
Vigni in questi termini: «La buona notizia è che a parte una carrettata di improperi ed insulti un
po' la situazione è migliorata,
non c'è il dubbio che mi sia fottuto io le cose». Si mostrava altresì
fiducioso di poter ottenere nuovi
incarichi dal sodalizio calabrese
(“con il prossimo appuntamento
lunedì per vedere se continuiamo a lavorare, che credo che sarà
possibile, credo onestamente
che sarà possibile”) e rappresentava, infine, che si sarebbe dovuto recare a Bari per recapitare a
Lassandro la documentazione
inerente le spese sostenute nel
corso della trasferta in Colombia. Anche Barbieri, nel corso di
una conversazione del 22 ottobre, riferiva l'esito dell'incontro
al Lassandro rappresentando
che aveva messo Sansone in difficoltà dicendogli: «Hai sbagliato persona, nella mia vita mai
nessuno si è permesso ciò che hai
fatto tu», ma quando l'interlocutore gli chiedeva quale atteggiamento avrebbe dovuto tenere il
giorno seguente in occasione
dell'incontro fissato per esaminare i conti relativi alle spese sostenute dal Sansone in Colombia, lo “zio” raccomandava: «Non
lo spaventare troppo…. Non sappiamo
qualche
reazione
negativa»,
facendo riferimento
al timore
che
Ambrogio potesse fare
una soffiata alle forze
dell'ordine. Infine,
sempre
parlando con Li Vigni, prospettava due possibilità, o quella di
rientrare a far parte organicamente del sodalizio oppure di essere ucciso: «O mi scannano o mi
fanno lavorare», mentre al fratello Fabrizio riferiva che l’incontro era andato «non bene e, alle domande del fratello, così spiegava: «Mah... perché... non credono ad un cazzo di quello che dico io perché... perchè... i conti,
perché in effetti dai conti che ho
fatto
c'è
una differenza di
quaranta... e quindi... ora vedeva cosa
poteva fare
abbastanza incazzato, gli ho
detto... lavoro gratis
andiamo a
pari... dice
non vogliono nemmeno sentirti
nominare... giustamente, e
quindi... così sto tornando indietro, e ci sentiamo lunedì con
lui».
Gli irreperibili. Per quanto riguarda la fase puramente operativa dell’inchiesta Meta, risultano attualmente cinque i vibonesi
che si sono resi irreperibili. Sono, quindi, riusciti a non cadere
nella rete degli investigatori romani, guidati dal maggiore Antonino Minutoli e del Nucleo operativo dei carabinieri di Vibo Valentia, comandato dal maggiore
Vittorio Carrara, Giuseppe Pugliese, Francesco Paolì, Antonio
Della Rocca, Antonio Franzé e
Giuseppe Topia.
Il broker: «Hai
sbagliato persona
Nessuno si è
permesso di fare
ciò che hai fatto tu»
Lo stupefacente
doveva essere
occultato in una
libreria all’interno
di un aereo cargo
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22 Vibo
Tropea. La solidarietà all’imprenditore Mamone da parte del presidente di Confindustria Vibo
In fiamme l’auto di un albergatore
L’ennesimo episodio criminoso nella città tirrenica avvenuto nella notte
di ALESSANDRO STELLA
TROPEA - Un nuovo episodio
di cronaca nera si è verificato
la notte tra giovedì e venerdì
in riva al Tirreno. La Ford Fiesta di un albergatore, Antonio Mamone 43
anni del luogo, è
stata incendiata
mentre era parcheggiata davanti al palazzo che
ospita l’appartamento della vittima, in Viale Tondo. L’episodio, avvenuto intorno alle due di ieri
mattina, ha visto, in prima
battuta, l’intervento dei Carabinieri della Compagnia di
Tropea, accorsi in attesa
dell’apporto dei Vigili del
Fuoco.
Le Fiamme Rosse hanno
domato l’incendio che avvolgeva il mezzo, scongiurando
altri pericoli per gli altri veicoli e per le abitazioni circostanti. Sull’accaduto indaga
la Benemerita della stazione
locale, guidata dal Capitano
Francesco Di Pinto. Ai militari, quindi, spetterà il compito
di individuare i responsabili
dell’esecrabile gesto.
Nel frattempo, tra la popolazione tropeana inizia a serpeggiare la paura. La lista di
atti vandalici e raid violenti e
malavitosi si allunga quotidianamente, spiazzando gli
inquirenti per la varietà di
vittime coinvolte. Nei giorni
scorsi si era anche paventata
l’ipotesi di un piromane, intento a colpire automobili e locali senza un vero filo conduttore.
L’unica certezza è la perdita
di tranquillità, minata da episodi violenti che vanno a cozzare con il messaggio di grande civiltà lanciato in questi
giorni dalla popolazione loca-
le in merito alla questione
ospedale. «Ancora una volta
siamo costretti a registrare
un atto intimidatorio ai danni
di una impresa associata.
Questa volta nel mirino dei
“criminali senza nome”è finita La Cunacea sas
di Tropea, azienda della famiglia
Mamone,
che
opera nel settore
turismo distinguendosi per la
serietà e la professionalità che
da generazioni
ne contraddistingue l’attività». E’ quanto dichiarato, appena appresa la notizia, dal
presidente di Confindustria
della Provincia di Vibo Valentia Domenico Arena. Il massimo rappresentante degli industriali vibonesi ha, quindi
L’incendio
domato dai vigili
del fuoco
aggiunto: «È l’ennesima triste azione che richiama la nostra attenzione su come e
quanto le aziende di questo
territorio siano obiettivi “facili” di una arrogante e premeditata cultura di sopraffazione, dove l’unica legge che
beffardamente si prende gioco del mondo produttivo,
sembra essere quella dell’illegalità e della tracotanza».
Arena ha voluto, infine esprimere ferma condanna dell’intimidazione che ha avuto come vittima una famiglia di
onesti operatori turistici.
«Al socio Mamone - ha concluso il presidente Domenico
Arena -va tutta la vicinanza e
la sincera solidarietà di Confindustria Vibo Valentia, che
in questa battaglia contro la
criminalità non abbasserà
mai la guardia».
Sant’Onofrio
Coldiretti
solidale
con
Lopreiato
Un camion di Vigili del fuoco
Ricadi. Politici, istituzioni e imprenditori a confronto per il rilancio del territorio
La Calabria polo di attrazione turistico
RICADI – La Calabria come grande attrattore turistico e culturale nel cuore
del Mediterraneo è il tema che al centro
del forum della politica e degli operatori turistici organizzato dal gruppo regionale del Pd. I lavori, è scritto in una
nota, sono stati introdotti dal consigliere regionale Bruno Censore per il quale vi è «la necessità di
superare le criticità
che rallentano il decollo di un settore che
in Calabria sta subendo una forte crisi nonostante il territorio
abbia potenzialità vero punto di forza
dell’offerta turistica».
All’incontro
evidenziate
le priorità
del territorio
Gli stimoli alla discussione sono venuti anche dal sindaco Pino Giuliano che
auspica «una maggiore attenzione del
territorio compreso tra Tropea e Capo
Vaticano come leader di una vasta area
di interesse dalla quale si può irradiare
un turismo che coinvolge le aree interne». Presente all’incontro anche l’assessore provinciale Michelino Mirabello che ha evidenziato «le criticità
strutturali da superare per realizzare
un vero turismo di qualità che dia opportunità dilavoro amigliaia digiovani». «Taglienti – prosegue la nota – gli
appunti degli operatori Roberto Villella, (Meeting Point Calabria), e Giovanni Imparato, (Hispanitalia Hotels) che
hanno focalizzato i loro interventi sulle difficoltà derivate dalla scarsezza di
servizi che i turisti sono costretti a notare una volta giunti in Calabria». Presente il capogruppo Pdl in Consiglio
regionale Luigi Fedele che ha evidenziato «il successo dell’approvazione
del piano regionale di sviluppo turistico sostenibile che è un documento perfettibile ma un punto di inizio di una
programmazione che mancava». A
chiudere i lavori il capogruppo Pd in
Consiglio regionale, Sandro Principe,
che ha sottolineato «come il ruolo
dell’opposizione sia di incalzare sui
problemi per cercare di migliorare i
provvedimenti a favore dei calabresi.
Quando si programma occorre sentire
gli operatori per raggiungere una
concezione di pianificazione».
c. f.
SANT’ONOFRIO - Piena
solidarietà
all’azienda
dell'imprenditore agricolo Pietro Loprejato che ha
subito il taglio di mille alberidiulivo simbolodipace ma con profonde tradizioni e di grande valenza
economica e ambientale
per la nostra regione. Ad
esprimerla la Coldiretti
Calabria diretta da Pietro
Molinaro e da quella vibonese diretta da Onofrio
Casuscelli.
«Dobbiamo tenere desta l’attenzione - affermano i dirigenti coldiretti perché chi commette questi atti tenta di farci vivere
nell’egoismo, nella chiusura alla generosità del
cuore e delle mani e tenta
di innalzare muri tetri e
invalicabili. La diocesi di
Mileto-Nicotera-Tropea
attraverso don Piero Fruci direttore della Pastorale del Lavoro, ha richiamato il messaggio della
Giornata del Ringraziamento che si celebra liturgicamente
domenica
prossima "solo con Dio c'è
futuro nelle nostre campagne", questi uomini
malvagi che hanno commesso questo gravissimo
gesto sono senza Dio perché tolgono pane a chi lavora e offendono la dignità di una intera regione».
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Vibo 29
Provincia
Sabato 12 novembre 2011
Sabato 12 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
8
Calabria
.
Sequestrati dalla Dia beni per un valore complessivo di 1 milione 600 mila euro riconducibili a Demetrio Franco di Lazzaro e Giuseppe Speranza di Gioia Tauro
Reggio, sigilli ai patrimoni di 2 imprenditori
Coinvolti nelle operazioni “Chalo nera” e “Maestro” si trovano uno ai domiciliari e l’altro in carcere
Paolo Toscano
REGGIO CALABRIA
Sigilli ad altri due patrimoni in
odore di mafia. Li hanno apposti gli uomini del centro operativo della Dia in esecuzione dei
provvedimenti emessi dalla sezione misure di prevenzione del
Tribunale di Reggio accogliendo le proposte di applicazione
di misura di prevenzione personale e patrimoniale, la prima
formulata dal direttore della
Dia, la seconda dal Procuratore
Giuseppe Pignatone.
Sotto sequestro soni finiti beni mobili e immobili riconducibili a due imprenditori: Demetrio Franco, 34 anni, reggino,
attualmente agli arresti domiciliari; Giuseppe, Speranza, 60
anni, di Gioia Tauro, allo stato
detenuto. I due patrimoni ammontano complessivamente a 1
milione e 600 mila euro.
Demetrio Franco era stato
raggiunto da ordinanza di custodia cautelare nell’ambito
dell’inchiesta dei Carabinieri
sfociata l’8 gennaio 2007
nell’operazione “Chalo nera”.
Le indagini, coordinate della
Direzione distrettuale antimafia, avevano consentito di individuare un gruppo di persone,
strutturalmente organizzato,
dedito in maniera stabile al traffico di sostanze stupefacenti. Il
gruppo, come emerso dalle indagini, aveva capacità di approvvigionamento
anche
all’estero. Ben inserito nel contesto del narcotraffico, Demetrio Franco, a conclusione del
processo di primo grado, con
sentenza del 3 aprile 2008, era
stato condannato a 15 anni di
reclusione per associazione finalizzata al traffico di sostanze
stupefacenti. Nel processo d’appello la pena era stata ridotta a
14 anni di reclusione.
Giuseppe Speranza era finito
in carcere a seguito di un’ordinanza di custodia cautelare
emessa in data 19 dicembre
2009 dal gip di Reggio Calabria,
nell’ambito dell’attività investigativa svolta, sempre dall’Arma
dei Carabinieri, denominata
“Maestro”. Le indagini avevano
ricostruito le attività di un’associazione mafiosa, ben strutturata, dedita al contrabbando e alla contraffazione di merci provenienti dalla Cina. In particolare Speranza veniva indicato
quale elemento di raccordo tra
il sodalizio che si occupava di
far arrivare la merce contraffatta e la ’ndrina facente capo alla
famiglia Molè di Gioia Tauro.
Essendo Demetrio Franco e
Giuseppe Speranza interessati
alla conduzione e partecipazione di varie aziende operanti nel
reggino, il centro operativo della Dia aveva dato inizio a due distinte attività di indagine, volte
a verificare le modalità di acquisizione dei patrimoni societari e
personali riconducibili agli imprenditori, in rapporto con le
entrate ufficiali. Gli esiti delle
attività svolte dagli uomini del
colonnello Gianfranco Ardizzione sono stati riepilogati nelle
proposte di misura di prevenzione personale e patrimoniale
e recepite dalla sezione misure
di prevenzione del Tribunale.
Sono stati, così, emessi ai
sensi della normativa antimafia
due provvedimenti di sequestro
beni, ritenendo sussistente una
evidente sproporzione tra il valore dei beni posseduti e i redditi dichiarati, oltre al fondato pericolo di sottrazione o dispersione dei patrimoni. Il sequestro ha interessato: patrimonio
aziendale della ditta “Franco
Demetrio”, con sede a Reggio,
esercente l’attività di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande; patrimonio aziendale della ditta “Mirandoli Roberto”, con sede a Reggio, attività di vendita al dettaglio di
carburanti, riconducibile a Demetrio Franco; quota di capitale
sociale intestata a Demetrio
Franco della ditta “Lido sogno
sas" di Paolo Franco, con sede a
Motta San Giovanni, esercente
l’attività di ristorazione e gastronomia, mediante la gestione di ristoranti; quota di capitale sociale di proprietà di Demetrio Franco della cooperativa
agricola “Fratelli Group”, con
sede a Reggio; quote sociali nella titolarità di Giuseppe Speranza e corrispondente a parte del
patrimonio aziendale della “Società edilizia srl”, con sede a
Gioia Tauro, esercente il commercio all’ingrosso e al minuto
di materiale per l’edilizia; patrimonio aziendale dell’impresa
“Speranza Rossella”, con sede a
Gioia Tauro, esercente l’attività
di colture frutticole, coltivazione prodotti per bevande e spezie; quote sociali e patrimonio
aziendale della “M.A.S. di Speranza Rossella”, con sede a
Gioia Tauro, esercente l’attività
di coltivazioni agricole associate;
patrimonio
aziendale
dell’impresa di colture agrumicole “Speranza Carmelina”. I sigilli sono stati, infine, apposti a
terreni siti in diverse località
della provincia e dell’estensione complessiva di circa due ettari, conti correnti e disponibilità finanziarie e un'autovettura.
In un terreno confiscato alla ‘ndrangheta
ROSARNO Giovedì sera l’immigrato forse vittima di una rissa
Ferito da una coltellata alla gola
giovane algerino in gravi condizioni
Gioacchino Saccà
GIOIA TAURO
La sede del Centro operativo della Dia reggina
Un immigrato algerino, I.R., 30
anni, è stato gravemente ferito
a Rosarno con una coltellata al
collo e che ha in parte interessato anche la gola nella tarda serata di giovedì.
Sul grave episodio conducono indagini i carabinieri della
locale Tenenza e dei reparti
operativi della Compagnia di
Gioia Tauro.
Teatro del ferimento la via
Sandulli, una strada della periferia est del centro della Piana,
dove i carabinieri sono intervenuti intorno alle ore 22, dopo
una segnalazione rimbalzata
alla sala operativa attraverso
una telefonata al 112 con la
quale veniva riferito che in strada, in una pozza di sangue, si
trovava un giovane ferito.
I militari giunti sul posto, do-
po aver prestato all’immigrato i
primi soccorsi, hanno chiesto
l’intervento di un’ambulanza
del servizio 118 con la quale I.R.
è stato trasportato all’ospedale
Santa Maria degli Ungheresi di
Polistena.
In pronto soccorso allo stesso
è stata riscontrata una profonda
ferita da arma da taglio, presumibilmente un coltello a serramanico, sul lato destro del collo
e interessante anche la gola. Le
condizioni sono state giudicate
dai sanitari piuttosto gravi anche per il fatto che I.R. aveva
perso molto sangue.
Secondo una prima ricostruzione l’immigrato, che lavora
come bracciante in una azienda
agricola e che è regolarmente
munito di permesso di soggiorno, potrebbe essere rimasto
coinvolto in una rissa che si è verificata in prossimità della propria abitazione, nella zona di
via Sandulli, dove appunto lo
stesso è stato trovato a terra
sanguinante. Non ci sono testimonianze e i militari operanti
agli ordini del tenente Stefano
Santuccio non hanno perso
tempo prima a setacciare in lungo e in largo il centro di Rosarno
e poi a procedere ad un controllo accurato, andato avanti fino
all’alba, nelle comunità e presso
singole abitazioni nelle le quali
vivono numerosi immigrati.
A quanto pare I.R. non sarebbe nelle condizioni di parlare e
questo rende ancora più complicato il lavoro investigativo
che dovrebbe chiarire la dinamica di un altro grave episodio
che si registra in pieno centro a
Rosarno, a pochissimi giorni dal
ferimento di Giovanni Nocera.
Quest’ultimo ferimento a Rosarno aggiunge nuovo inquietudine in una comunità bersagliata da episodi criminali.
MESORACA Un solo italiano fra le persone raggiunte dalla Gdf su ordine della magistratura di Brindisi
Sei arresti per un traffico d’armi con la Bulgaria
Carmelo Colosimo
MESORACA
Sgominata dalle Fiamme Gialle
un’organizzazione dedita all’illecita introduzione di armi che operava tra la Bulgaria, la Puglia e la
Calabria. Sei gli arrestati, che sono accusati di aver trafficato, detenuto e portato armi tra la Bulgaria, la Puglia e la Calabria. Nelle prime ore di ieri mattina, militari della Guardia di Finanza della Compagnia di Brindisi e della
Compagnia di Crotone, hanno
eseguito sei ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse
dall’autorità giudiziaria di Brindisi nei confronti di altrettante
persone, frale quali c’è un solo cittadino italiano: si tratta di Francesco Le Rose, 58 anni, di Mesoraca, mentre gli altri cinque, di
nazionalità bulgara (di cui 4 donne), sono Simeonov Lui, Atanas
Iliev Simeonov, Vaska Ilieva Dancheva, Rositsa Ilieva Atanasova,
Donka Ilieva Simeonova. Tutti e
sei gli arrestati sono domiciliati a
Mesoraca. Per questo motiovo so-
no state eseguite ieri mattina diverse perquisizioni domiciliari,
con l’ausilio di unità cinofile del
Corpo.
Le persone arrestate saranno
tutte difese dall’avvocato Walter
Parise, il quale precisa che nessuna arma, nel corso delle perquisizioni effettuate nelle abitazioni
dei suoi assistiti, è stata rinvenuta. L’attenzione dei militari delle
Fiamme Gialle si è concentrata
maggiormente nell’abitazione e
nel laboratorio di carrozzeria del
Le Rose, nei pressi del ponte Reazio. I reati contestati (illegale introduzione nello Stato, detenzione e porto d’armi), sono stati
commessi da un sodalizio criminale dedito al reperimento di armi e munizioni da introdurre illecitamente dalla Bulgaria nel territorio italiano attraverso i canali
di ingresso dei porti pugliesi di
Brindisi e Bari.
In particolare, l’operazione di
ieri, denominata “Vratsa”, trae
origine da un intervento della
Guardia di Finanza il 3 luglio
2010, allorquando, all’interno
Il col. Vincenzo Mangia
del locale scalo marittimo di Brindisi, durante i quotidiani controlli doganali del traffico di passeggeri ed automezzi provenienti
dalla Grecia, i militari della Guardia di Finanza sequestrarono 5
pistole, 6 caricatori,2 silenziatori,
90 cartucce. In quell’occasione,
vennero tratti in arresto tre soggetti, un italiano e due bulgari.
Gli ulteriori sviluppi investigativi, hanno consentito alla Guardia di Finanza di Bari di operare,
nel mese di ottobre dell’anno
scorso, un altro sequestro presso
il porto barese di 7 pistole, 6 silenziatori, 94 cartucce. Nell’occasione, tre soggetti di nazionalità bulgara furono tratti in arresto. Lungo questa questa pista, secondo
gli investigatori, sarebbe Francesco Lerose, che avrebbe provveduto a recuperare le armi e le munizioni nascoste nelle gomme di
scorta delle auto dei bulgari, come nel caso di Brindisi, o nelle intercapedini della scocca, come
nel caso di Bari. Pistole tutte particolari. Non a caso otto su tredici
di queste semiautomatiche di
fabbricazione turca, (il costruttore è Atak), sequestrate nei due
porti pugliesi erano accompagnate da silenziatori, e una buona
parte era nei calibri 6,35 e 7,65,
quindi esemplari facilmente occultabili e adatti ad un impiego
molto ravvicinato.
Nel corso di una conferenza
stampa tenuta ieri a Brindisi dal
colonnello della Guardia di Finanza Vincenzo Mangia e dal capitano Giovanni Andriani, è stato
spiegato come è stato sfruttato
quel punto di partenza individuato il 3 luglio 2010 a Costa Morena, allo sbarco di un traghetto
dalla Grecia con la perquisizione
di una Honda Civic sospetta, con
a bordo un personaggio di Ottaviano e una coppia bulgara che risultava entrata altre volte in Italia. In quella circostanza saltò
fuori così quella ruota di scorta
imbottita di pistole “Zoraki” completa di caricatori e silenziatori.
La meta finale non era la camorra
napoletana, come si poteva pensare stante la presenza di
quell’italiano, ma sempre la Calabria. La pista partiva dalla città
bulgara di Vratsa (che ha dato anche il nome all’operazione di ieri)
e finiva a Mesoraca, dove risiede
Lerose e la famiglia Simeonov, alcuni dei quali lavorano nei campi
a Petilia Policastro.
LAMEZIA TERME Si è costituito alla polizia l’ex direttore della Motorizzazione di Reggio, Gaspare Pastore
A Rizziconi nascerà
Patenti facili, lunedì gli imputati davanti al gip
un nuovo polo sportivo
Giuseppe Natrella
RIZZICONI. Un nuovo interventi
pro legalità a Rizziconi. Su una
una parte dell’area confiscata
alla 'ndrangheta dove domani
nazionale italiana di calcio si
allenerà, il Pon Sicurezza interviene con un progetto che prevede la realizzazione di un polo sportivo e di un parco giochi.
L'intervento,
proposto
dall’amministrazione comunale e approvato dal Comitato di
Valutazione
presieduto
dall’Autorità di Gestione, prefetto Nicola Izzo è stato finanziato dal Programma Operativo Nazionale «Sicurezza per lo
sviluppo - Obiettivo Convergenza 2007-2013» con 240mila euro. In particolare, è prevista la sistemazione di un’area
di 10mila mq con percorsi pe-
donali e pista ciclabile, a cui saranno affiancati un parcheggio
e un fabbricato in cemento armato da destinare a punto di ristoro. Nell’area verranno installati impianti di illuminazione e irrigazione e attrezzature
ludiche con arredi per un parco
giochi.
Il progetto sostenuto dal
Programma gestito dal Ministero dell’Interno e cofinanziato dall’Unione Europea completerà il recupero di una vasta
area confiscata nel comune in
provincia di Reggio Calabria su
cui è già stato realizzato un
campo di calcetto. È qui che gli
Azzurri domenica prossima si
alleneranno per lanciare un
messaggio di solidarietà e impegno civile nella lotta alla criminalità organizzata.
LAMEZIA TERME
Il gip Carlo Fontanazza
Compariranno davanti al giudice delle indagini preliminari del
Tribunale di Lamezia Terme,
Carlo Fontanazza, le persone
coinvolte nell’operazione "Isola
felice" portata a termine, dopo
quattro anni d'indagini, dalla
polizia stradale lametina, in collaborazione con la squadra di
polizia giudiziaria del compartimento stradale di Catanzaro, ed
eseguita tra Catanzaro, Reggio e
Cosenza. Un’operazione che ha
permesso di scoprire un’organizzazione specializzata nel “taroccare” patenti di guida e altri
benefici violando la legge. Le
persone poste agli arresti domiciliari e quelle a cui è stato imposto l’obbligo di dimora, lunedì
compariranno davanti al magistrato che ha emesso nei loro
confronti il provvedimento restituivo per essere sottoposti al
cosiddetto interrogatorio di garanzia. Le persone destinatarie
del provvedimento, assistite dai
loro difensori, potranno scegliere se rispondere o meno alle domande del magistrato che dovrà
poi decidere se mantenere il
provvedimento emesso nei loro
confronti.
In particolare, diciassette sono le persone raggiunte dal
provvedimento del gip Fontanazza che, nell'accogliere la richiesta del sostituto procuratore
Domenico Galletta, non ha applicato a otto dei 17 indagati gli
arresti in carcere, ma i domiciliari. I destinatari dei provvedimenti sono il direttore facente
funzioni della Motorizzazione
civile di Catanzaro Gaetano De
Salvo, 51 anni, di Messina; l'ingegnere Roberto Arcadia, 46 an-
ni, di Catanzaro, funzionario
della stessa Motorizzazione;
Carmelo Tripodi, 65 anni di Siderno; Vincenzo De Sensi, 49
anni, titolare di una scuola guida
di Lamezia; Achille Amendola,
40 anni, collaboratore di De Sensi; Sebastiano Fruci, 58 anni, titolare di un'autoscuola a Curinga; Luigi Zullo, 65 anni, pensionato di Catanzaro, definito dagli
inquirenti il "faccendiere", e l'ex
direttore della Motorizzazione
di Reggio Gaspare Pastore.
Gli indagati sottoposti all'obbligo di dimora sono Francesco
Laudadio, 62 anni di Catanzaro,
dipendente della Motorizzazione, ed alcuni titolari di autoscuola. Si tratta di Giulio Marino, 57
anni, di Tortora (Cs); Nicola Oliverio, 56 anni, di Saracena (Cs);
Andrea Cristini, 21 anni, di Catanzaro; Andrea Scalzo, 32 anni,
di Catanzaro; Nicola Sola, 45 an-
ni, di Mormanno; Antonio Iozzo, 40 anni di Chiaravalle; Gennaro Vecchi, 37 anni, di Lamezia
Terme; Rosina Sgrò, 41 anni, di
Lamezia Terme.
Le accuse sono, a vario titolo,
di associazione per delinquere
finalizzata alla corruzione, all'abuso d'ufficio, al falso ed alla
truffa ai danni dello Stato, in
questo caso il ministero delle Infrastrutture e trasporti. In tutto
le persone coinvolte nell’inchiesta sono 161.
Intanto ieri si è costituito alla
polizia stradale il direttore della
Motorizzazione civile di Reggio
Calabria, Gaspare Pastore. L'attuale direttore della Motorizzazione di Reggio ha riferito alla
Polizia stradale che si trovava
fuori Reggio Calabria e di avere
appreso soltanto ieri mattina di
essere coinvolto nell’inchiesta.
Gazzetta del Sud Sabato 12 Novembre 2011
35
Cronaca di Reggio
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L’assessore ai Lavori pubblici, il cui nome è apparso nelle intercettazioni dell’inchiesta “Sistema”, spiega la sua vicenda personale e politica
Morisani: resto perché ho la coscienza pulita
«Non appartengo a mafie e centri di potere, continuerò a dedicarmi con grande impegno alla mia città»
Tonio Licordari
Pasquale Morisani contesta il...
sistema. Minuscolo perché l’assessore al Lavori pubblici non si
riferisce all’inchiesta di qualche
giorno fa che ha portato agli arresti del clan Crucitti di Condera-Pietrastorta, nella quale pur
non essendo indagato il suo nome compare nell’ordinanza per
contatti e intercettazioni che risalgono al 2007 ma contesta «il
sistema barbaro di fare politica,
demonizzando l’avversario». E
così, come aveva promesso subito dopo gli arresti, ha preso
carta e penna per dire la sua sulla questione, per difendersi da
quella che lui definisce «sopraesposizione mediatica» nei suoi
confronti e dalla speculazione
degli avversari politici «digiuni
di stile così come di consensi,
capaci solo di demonizzare».
L'assessore non ha alcuna intenzione di dimettersi o di restituire la delega perché «la sua
azione politica e amministrativa è stata sempre tracciata nel
segno della trasparenza e della
legalità». Ribadisce che è cresciuto a Condera dove la sua famiglia vive da cinque generazioni e che proprio nella sua zona i suoi risultati elettorali non
sono stati mai eccessivi, anzi
Condera e Pietrastorta gli sono
stati fatali quando si candidò alla presidenza della IV circoscrizione. I suoi discorsi con uno
degli indagati, Romeo? «Chiacchere con una persona che conosco da sempre». A spingerlo
ad andare avanti «nell’era dei
processi mediatici» il suo passato di amministratore («sfido
chiunque alla prova di un favoritismo o anche di un solo intento illecito»).
La sua storia politica? «Appartengo – dice Morisani – alla
nobile stirpe del militanti politici avendo aderito, tredicenne,
al Fronte della Gioventù, l’organizzazione degli studenti e dei
giovani lavoratori che si identificavano nella destra missina:
«I voti che ho preso
nel 2007 a Condera
e Pietrastorta sono
stati in tutto 54»
L’indagine
Martedì scorso sono state
arrestate otto personale
presunte appartenenti al
clan Crucitti, nell’ambito
dell’inchiesta “Sistema”.
Nell’ordinanza firmata dal
gip Domenico Santoro
c’erano pagine di intercettazioni in cui appariva il
nome di Pasquale Morisani. Il riferimento riguardava le elezioni amministrative del 2007. Il clan, che
ha influenza a Condera e
Pietrastorta, prometteva di
sostenere Morisani.
L’assessore comunale nella
sua nota non solo si difende ma cita dati: in quelle
elezioni aveva preso 46
preferenze a Condera e 8 a
Pietrastorta. Condera è la
frazione dove è cresciuto e
dopo la sua famiglia vive
da cinque generazioni. Non
solo, ma in precedenza era
stato sconfitto alle elezioni
per la presidenza della IV
circoscrizione proprio i
bassi voti presi a Condera.
Dal Ministero
Conservatorio
“F. Cilea”,
Lucio Dattola
commissario
Lucio Dattola , presidente della
Camera di Commercio di Reggio è il commissario straordinario del Conservatorio “Francesco Cilea”. Individuato come
figura di grande prestigio dal
ministro della P.I. Maristella
Gelmini, Dattola approda
all’istituto dopo che il Tar ha
disposto per Cettina Nicolosi la
sospensione dall’incarico di
presidente su ricorso del suo
predecessore Franco Palumbo.
Raggiunto al telefono Lucio
Dattola, è molto soddisfatto.
«Sono orgoglioso dell’attenzione che il ministro mi ha riservato – dice – ma sono ancora
più contento della stima che mi
ha confermato il sottosegretario Pino Galati, segnalandomi
al ministro come persona fra le
più qualificate che potessero
assumere l’ incarico».
Morisani , come ha chiarito
il Gip (e anche il pm) non
risulta neanche indagato
perché la sua posizione è
stata ritenuta penalmente
irrilevante.
Pasquale Morisani, assessore ai Lavori pubblici, ha spiegato in una nota la sua posizione in merito all’indagine “Sistema”
una destra sociale e solidale che
allora come ora mi appartiene
per dottrina politica, per ideologia e per carattere. A quei tempi
non era facile e neppure conveniente militare a destra; oggi,
che la mia destra sociale governa la mia città consentendomi
di avere ruolo in un progetto politico difficile ma ambizioso, mi
torna alla mente quando, adolescente, crescevo nel rione Condera, dove la mia famiglia risiede da cinque generazioni mantenendo rapporti di buon vicinato con tutti, comprese le citate ed oggi definite «famiglie».
Racconta dei suoi risultati
elettorali proprio nella sua zona, partendo dalla bocciatura a
presidente della IV circoscrizio-
ne. Nel 2007 si candidata a consigliere comunale, «ottenendo
46 modesti voti a Condera e 8 a
Pietrastorta, consensi che comprendevano quelli dei miei familiari, di alcuni ex giovani missini come me e, certamente, di
altri cittadini incensurati, come
quelli che incontrai nel corso di
una delle tante visite elettorali,
in uso tra i candidati, nell’ufficio aperto al pubblico dove il
Crucitti si intratteneva». «Oggi
– prosegue – dopo che con le
elezioni del maggio 2011, suffragate dal consenso di circa
1200 reggini, di cui ancora soltanto 56 riconducibili al rione
Condera, sono l’assessore ai Lavori Pubblici, ai Contratti ed
agli Appalti della Città Metro-
politana, che Scopelliti volle ed
Arena persegue, coltivo gli stessi ideali che da ragazzino mi
spinsero a lasciare il pallone a
Condera per fare politica».
A questo punto Morisani lancia la sua sfida contro coloro che
lo denigrano: «Non appartengo
– rimarca – a mafie né a centri di
potere, mi identifico nel mio popolo e nelle mie idee. È questa la
mia storia, la realtà dei miei
rapporti politici, delle mie conoscenze con l'indagato, delle
mie chiacchiere, del 2004, col
Romeo che conosco da sempre.
Credo che oggi, nell’era dei processi mediatici e del clima di sfiducia ed attacco alle istituzioni
rappresentative, sia necessario
dar seguito alle parole con i fat-
ti, con l’impegno quotidiano e la
consapevolezza che sia tempo
di etica pubblica e di responsabilità politica da testimoniare
attraverso scelte inequivocabili
segnate dall’interesse collettivo
e non da quello partigiano o di
pochi privilegiati».
L’assessore sembra mettersi
la mano sulla coscienza quando
sostiene: «Del mio fare v'è traccia negli anni e sfido chiunque
alla prova di un favoritismo o
anche di un solo intento illecito,
perpetrato o sostenuto nell’interesse di questi o altri signori;
se di tale agire vi fosse un qualsivoglia riscontro, senza sollecitazione alcuna, rimetterei nelle
mani del Sindaco la mia delega
assessorile».
Resterà, quindi, al suo posto
ribadendo a conclusione di questo suo chiarimento il suo impegno «per questa Città, sempre
più determinato, affrontando
ogni giorno le difficoltà e continuando a lavorare, convinto del
valore di questa battaglia per
l’emancipazione socio-economica della nostra Comunità e
che, alla lunga, ciò non potrà
non incidere positivamente anche su chi, oggi, intende la Politica come un gioco al massacro.
E che Iddio mi dia sempre la forza di esser libero da qualsivoglia bisogno e da ogni compromesso».
Questo il pensiero di Morisani, ai cittadini ogni valutazione.
Lucio Dattola
Sabato 12 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
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Cronaca di Reggio
.
PROCESSO META Il col. Giardina ha ricordato in aula i personaggi vicini al boss durante la latitanza
Tutti gli uomini di Pasquale Condello
Il ruolo di Alfredo Ionetti e Ugo Marino. I documenti trovati dopo la cattura
Paolo Toscano
Anni di duro lavoro dando la caccia a Pasquale Condello, “primula rossa” della ’ndrangheta catturata il 18 febbraio 2008 a Pellaro, in un’anonima abitazione
di contrada Filici II. Anni vissuti
dal colonnello Valerio Giardina
a capo del Ros provinciale, impegnato nella difficile missione di
porre fine alla lunghissima latitanza del boss dei boss, del capo
dello schieramento uscito vincitore dalla seconda guerra di
’ndrangheta.
Per la terza udienza consecutiva l’esame dell’alto ufficiale
dell’Arma ha caratterizzato il
processo “Meta”, in corso di celebrazione nell’aula bunker di viale Calabria, davanti al Tribunale
(Silvana Grasso presidente),
contro presunti affiliati alle cosche della ’ndrangheta cittadina. Svelati tutti i retroscena della
cattura nelle precedenti udienze, ieri, Giardina, rispondendo
alle domande del pm Giuseppe
Lombardo, ha parlato dei preziosi risultati delle perquisizioni
successive al momento in cui
erano scattate le manette ai polsi
dell’uomo che era stato inserito
ai vertici della classifica di pericolosità. Ha ricordato i documenti sequestrati nell’abitazione dov’era stato trovato il boss:
fotocopie, scontrini di supermercati, quotidiani e riviste. Ma
anche libri come “La rabbia e
l’orgoglio” di Oriana Fallaci. Ha
poi parlato delle perquisizioni a
casa della moglie e della sorella
di Condello, Maria Morabito e
Il boss Pasquale Condello era stato catturato nel febbraio del 2008; il colonnello Valerio Giardina
Giuseppa Condello. A casa della
moglie erano state trovate 21 foto scattate in occasione del compleanno della figlia Angela
quando, presente il boss, per evitare sguardi indiscreti, le tapparelle dell’abitazione dove era in
atto il festeggiamento risultavano completamente abbassate.
Gli investigatori del Ros avevano
localizzato l’appartamento in
un’area collinare di Catona, a
poca distanza dalla discoteca
“Limoneto”.
Curiosità aveva suscitato il ritrovamento di volumi di Pagine
Bianche e Pagine Gialle di Napo-
li che gli inquirenti avevano inquadrato come il segnale di uno
spostamento temporaneo del
boss all’ombra del Vesuvio.
Il colonnello Giardina ha parlato anche del matrimonio della
figlia di Pasquale Condello ricordando che nell’occasione fu letto
un messaggio augurale del Papa.
Si è, quindi, soffermato sui ruoli
di personaggi come Andrea Vazzana, nipote del boss, e Alfredo
Ionetti, definito dall’ufficiale come «storico amico dei Condello». Ionetti aveva fatto parecchia
strada seguendo il boss: «Da
fruttivendolo – ha commentato
Giardina – era diventato il gestore dei beni della cosca Condello,
con un patrimonio stimato in 65
milioni di euro».
Abituato ad affrontare anche
le situazioni più complicate, Ionetti in un’intercettazione ambientale, conversando con il figlio Daniele diceva: «Non ti sposare ora che abbiamo tutto sotto
sequestro, se aspetti faremo le
cose in grande».
L’ex comandante del Ros provinciale si è poi soffermato sulla
figura di Francesco Vazzana titolare di un patrimonio da paperone che si era giustificato soste-
nendo di aver vinto due miliardi
a un lotteria acquistanto un biglietto in una ricevitoria di Campo Calabro. Il colonnello Giardina ha trattato a lungo la figura di
un altro personaggio, l’imprenditore Ugo Marino. E a proposito
di Marino ha ricordato l’inaugurazione in grande stila, la sera
del 13 maggio 2007, di un negozio “Paciotti” a Taormina, presenti politici, magistrati, imprenditori e personaggi del
mondo dello spettacolo. Le immagini della cena erano state
immortalate dalle telecamere
piazzate dal Ros. Giardina ha definito l’imprenditore Ugo Marino come soggetto vicino alla cosca Condello. Alla famosa cena,
che si tenne presso il lussuoso ristorante “Baronessa” di Taormina, oltre ai personaggi istituzionali e del jet set, avrebbe partecipato anche «tutta la ’ndrangheta
dei Condello», espressione usata
– come ricordato dall’ufficiale
dell’Arma – proprio da Marino in
una conversazione intercettata.
Il colonnello Giardina ha aggiunto che Marino è indicato dai
collaboratori di giustizia, in particolare Paolo Iannò, Giovanni
Riggio e Antonino Gullì come
personaggio vicino alla famiglia
del “Supremo”. La figura di Marino ha assorbito la seconda parte della deposizione che ha visto
il colonnello Giardina impegnato davanti ai giudici del Tribunale. L’esame del più importante
teste inserito nella lista dell’accusa continuerà anche nella
prossima udienza, in programma venerdì 25 novembre.
La Cassazione conferma le pene di due anni al padre, quattro mesi al figlio e 17mila euro di risarcimento
Sparatoria di Mortara, definitive le condanne
Definitive le condanne per la
sparatoria di Mortara. L’episodio si era registrato il 2 maggio
2008 e aveva avuto per protagonisti Demetrio Antonio Neri,
53 anni, e il figlio Pasquale, 28
anni. Secondo l’accusa il padre
aveva esploso nove colpi di pistola all’indirizzo di Giacinto
Ferro, suo vicino di casa, al culmine di una lite per futili motivi
(il cagnolino della vittima aveva inseguito la figlia dello sparatore in transito in sella a uno
scooter). Nella vicenda c’era
stato il coinvolgimento del figlio di Demetrio Antonio Neri.
I colpi esplosi erano andati a
vuoto. Secondo l’impostazione
accusatoria Giacinto Ferro era
riuscito, con un movimento repentino, a schivare due colpi indirizzati al bersaglio grosso. Padre e figlio si erano presentati
davanti al gup Santo Melidona
per essere giudicati con il rito
abbreviato. Il giudice aveva derubricato il reato di tentato omicidio in violenza privata e, con
sentenza del 26 novembre
Il processo per la sparatoria di Mortara è stato definito in Cassazione; avvocato Carolina Musicò
2008, aveva condannato Demetrio Antonio Neri a 2 anni di reclusione e 600 euro di multa,
mentre Pasquale Neri aveva
avuto una condanna a 4 mesi di
reclusione con pena sospesa.
Nel corso dell’udienza celebrata in un’aula del Cedir, il
pubblico ministero Francesco
Tripodi aveva sostenuto la responsabilità di Demetrio Antonio Neri in ordine all’accusa di
tentato omicidio e aveva chiesto la condanna 6 anni di reclusione. Per Pasquale Neri, invece, aveva sostenuto la responsa-
bilità in ordine ai reati di lesioni, percosse e minacce e aveva
chiesto la condanna a un anno
di reclusione.
A rappresentare la parte civile c’era l’avvocato Carolina Musicò che aveva chiesto la condanna dei due imputati per tutti
Intervento dei Vigili del fuoco per domare l’incendio che ha avvolto una Smart
i reati contestati e al risarcimento dei danni patrimoniali e non
patrimoniali, ottenendolo sin
dal primo grado con 17 mila euro, oltre al rimborso delle spese
legali. Nella discussione era intervenuto l’avvocato Giuseppe
Putortì che aveva contestato la
versione dei fatti fornita dalla
parte offesa, sostenendo che
non c’era stata alcuna volontà
omicida. Putortì aveva concluso
chiedendo la derubricazione
del tentato omicidio in violenza
privata. La tesi del difensore era
stata accolta dal gup Melidona
che aveva anche disposto la revoca della misura degli arresti
domiciliari e il il ritorno in liberto di Demetrio Antonio Neri.
La Corte d’appello, con sentenza del 5 ottobre 2010, aveva
confermato
integralmente
quanto deciso dal giudice
dell’udienza preliminare. Adesso è arrivata la decisione della
Cassazione che ha dichiarato
inammissibili i ricorsi degli imputati. Le condanne sono, così,
diventate definitive.
Salvatore Arena e Antonio Eroi durante l’incontro alla Provincia
Eroi riceve il responsabile recapito Arena
Nasce la sintonia
tra la Provincia
e Poste Italiane
Il presidente del Consigio provinciale Antonio Eroi ha ricevuto Salvatore Arena, responsabile Recapito di Poste Italiane in Calabria. Un incontro la
cui genesi è spiegata da Eroi:
«È doveroso evidenziare che la
liberalizzazione dei servizi postali ha comportato l’ingresso
nel mercato anche di altri operatori privati per il recapito,
pertanto alcuni eventuali ritardi non possono e non devono essere addebitati solamente a Poste Italiane. Ciò nonostante, di fronte alle numerose
segnalazioni ricevute, soprattutto dai cittadini residenti
nella zona sud della città, siamo stati anche noi i primi a rivolgerci direttamente a Poste
Italiane. A tal proposito abbiamo chiesto ed ottenuto rassicurazioni sulla puntualità del
servizio e nello stesso tempo,
però – prosegue Eroi – abbiamo anche chiesto come Ente
Provincia cosa possiamo fare
noi per Poste Italiane. La risposta è stata: incontriamoci».
Da questa premessa «abbiamo
avvertito l’esigenza di dare vita ad una prima riunione operativa ufficiale». Dopo le sollecitazioni della settimana scorsa, «con il responsabile regionale del Recapito si è fatto il
punto della situazione in merito al servizio, evidenziando i
primi risultati di una proficua
e sinergica collaborazione».
Ed è subito stata sintonia ra
Poste Italiane e Provincia. Alle
rassicurazioni fornite è seguita la comunicazione del completamento della copertura
dell’organico degli addetti al
recapito in città e in provincia,
a partire dal 3 novembre. Per
partecipare alle selezioni
chiunque può inviare il proprio curriculum tramite il sito
web
di
Poste
Italiane
(www.poste.it) nella sezione
“lavora con Noi”. Dall’ultima
selezione, sono stati 32 gli
operatori assunti a tempo determinato, di cui 8 operatori
addetti al recapito destinati a
coprire il servizio per la zona
Sud, a cui si aggiungono altri
tre per la zona Nord, esattamente come anticipato nelle
settimane scorse. «La presenza di Poste Italiane arriva
ovunque – sottolinea Eroi – .
La capillare distribuzione dei
suoi sportelli sul territorio ed
il lavoro quotidianamente
svolto da tutti gli operatori addetti al recapito rappresentano dei punti di forza su cui costruire collaborazioni importanti. Come Ufficio di presidenza del Consiglio, in sintonia con il presidente Raffa, favoriremo nel tempo una partnership preziosa in cui crediamo quale momento di eccellenza e di crescita per il territorio».
Nel corso della riunione,
Arena ha evidenziato come
per garantire un corretto recapito della corrispondenza alla
popolazione sia importante
che tutti i Comuni forniscano
in modo puntuale ogni aggiornamento utile di carattere to-
«Adesso – auspica
Eroi – dobbiamo
organizzare
occasioni d’incontro
con i Comuni»
ponomastico. «È evidente – ha
sottolineato il responsabile
del recapito – che una corretta
distribuzione della posta dipende anche da una serie di
importanti fattori esterni, quali un’adeguata toponomastica,
un corretto indirizzo (via e numero civico) e la presenza
all’esterno delle abitazioni di
cassette postali accessibili ai
portalettere, sulle quali devono essere indicati i potenziali
destinatari della corrispondenza che vi sono domiciliati».
In questa direzione il presidente Eroi ha auspicato l’organizzazione di nuove occasioni
di incontro tra Poste Italiane e
tutti i rappresentanti dei Comuni, in modo che questi possano fornire, in modo diretto,
informazioni sulla qualità del
servizio reso dall’Azienda sul
territorio, e al tempo stesso,
conoscere i nuovi servizi offerti ai cittadini e alle Pubbliche
Amministrazioni. TERRAZZAMENTO Precisazione dei difensori di Maurilia Ziino Colanino
A Pentimele auto in fiamme sotto il cavalcavia «Semplice trasporto di inerti»
La colonna di fumo ha alimentato la preoccupazione e allertato l’intervento dei Vigili del
fuoco. Si trattava dello spettacolare incendio di una vettura a
Pentimele zona nord della città.
La squadra che è intervenuta intorno alle 15 di ieri sotto il cavalcavia che porta dal Pala Calafiore di Pentimele alla SS18,
avvistando la densa nube di fumo in lontananza, si aspettava
di trovare uno scenario ben più
inquietante.
Sfatata subito la preoccupazione, infatti la squadra giungendo sul posto, in mezzo alle
fiamme ed al fumo ha intravisto
una Smart, ormai completamente avvolta dalle fiamme.
Il proprietario della piccola
utilitaria, apprestandosi a metterla in moto, udiva uno strano
rumore proveniente dal vano
motore e riusciva a mettersi in
salvo, prima che l’auto fosse
completamente avvolta dalle
fiamme, propagatesi con maggiore velocità, anche a causa del
materiale plastico che forma la
scocca.
L’intervento dei pompieri ha
scongiurato danni alla struttura
sovrastante, che ospita la linea
ferrata ed ai cavi telefonici cablati fuori trincea.
I vigili del fuoco durante l’intervento di ieri pomeriggio
Dagli avvocati Paolo Venezia e
Giuseppe Renato Milasi riceviamo e pubblichiamo: «Quali difensori di fiducia della signora
Ziino Colanino Maurilia, amministratore unico della Ge.Cos. srl
Costruzioni Generali, nel procedimento in corso di discussione
avanti al gup presso il Tribunale
di Reggio, nell’operazione denominata
“Terrazzamento”,
della quale avete dato notizia
nella copia in edicola il 10 novembre 2011, nell’articolo intitolato “Arena: Morisani risponderà alla città”, rilevato che dalla lettura dell’articolo il lettore
può essere indotto a credere che
la nostra assistita sia imputata
del reato di formazione e gestione di discarica abusiva “a Bovetto in un terreno destinato ad un
polmone di verde”, riteniamo
necessario precisare e chiediamo che sia portato a conoscenza
dei lettori della Gazzetta del Sud
che alla signora Ziino Colanino,
nella sua qualità, non è contestato il suddetto reato, ma semplicemente ed esclusivamente di
“avere effettuato un’attività di
trasporto illecito di rifiuti speciali non pericolosi del tipo inerti di demolizione in assenza della prevista iscrizione all’Albo
Nazionale Gestori Ambientali,
quale titolo autorizzativo al trasporto dei predetti rifiuti”.
In sostanza, l’unico fatto che
si imputa all’impresa, e quindi
alla sua legale rappresentante, è
di non essersi dotata di una previa autorizzazione amministrativa al trasporto, che, secondo
l’Ufficio di Procura procedente,
sarebbe stata necessaria al fine
di conferire regolarità puramente formale all’invio dei residuati,
per il resto perfettamente legittimo. Tesi questa che è stata già
contestata dai sottoscritti difensori e che deve essere ancora vagliata dal giudice dell’udienza
preliminare».
Sabato 12 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
42
Reggio Tirrenica
.
BAGNARA-SCILLA L’ennesimo cedimento poco prima della cava di Musella. Poi un nuovo allarme: s’ingrossa pericolosamente il torrente Mancuso
Maltempo. E la Statale ricomincia a venire giù
Miracolosamente illeso il conducente di un’auto sommersa dalla frana. La “18” chiusa tutta la notte
Giusy Caminiti
VILLA SAN GIOVANNI
Circolazione interrotta sulla
strada statale tra i comuni di
Scilla e Bagnara, a causa di una
frana che nel pomeriggio di ieri
è venuta giù dal costone che sovrasta a poche centinaia di metri l’ingresso del comune bagnarese. Erano le 17,15 circa
quando una parte della montagna è caduta, spinta dalla forza
dell’acqua, abbattendosi su
un’auto in transito, al chilometro 505.600, poco prima della
cava di Musella. Grande panico
per il conducente dell’autovettura colpita, che comunque è
riuscito a scendere dall’abitacolo e solo per un caso fortuito è
rimasto illeso. Immediato l’intervento dei vigili urbani di Bagnara, dei militari della locale
stazione dei carabinieri e degli
uomini dei vigili del fuoco. Il
sindaco Cesare Zappia ha investito del problema anche
l’Anas, che cura la manutenzione della strada, i cui mezzi
meccanici
(interessate
dall’Anas due ditte) sono giunti
sul posto già poco prima delle
18.
Lo stato di allerta meteo ancora persistente sulla regione,
soprattutto nella fascia meridionale, e il buio della serata
non hanno permesso di verificare nell’immediatezza del fatto la pericolosità del costone
franato, per cui il primo cittadino, in via cautelare, ha comunque emanato un’ordinanza di
chiusura della strada statale e
di interdizione completa della
circolazione. I detriti che hanno invasato le carreggiate in
entrambi i sensi di marcia sono
stati rimossi in poche ore, ma
resta l’allarme per una situazione che potrà essere verificata
Anche il sindaco Zappia (in fondo) con i tecnici e i i vigili sul luogo della frana
soltanto con le prime luci
dell’alba.
La giornata di oggi, dunque,
sarà interamente dedicata
all’analisi delle cause che hanno portato alla frana di ieri, ma
soprattutto all’individuazione
degli interventi per la messa in
sicurezza dl costone. Un costone purtroppo non nuovo a questo tipo di cedimenti se è vero,
come è vero, che proprio tutto
il tratto di statale compreso tra
la frazione di Favazzina (Scilla)
e il comune di Bagnara cede ad
ogni temporale. Talvolta va bene, perché cadono solo piccoli
detriti, in altre circostanze (ed
anche troppe per la verità!) viene giù una parte consistente
della montagna friabile, a dispetto di muri e reti di sicurez-
VILLA S. G. In sinergia tra Comune e scuola
Infanzia, contro ogni abuso
la campagna Fiocco giallo
Maria Ponente
VILLA SAN GIOVANNI
Conferenza stampa di presentazione della campagna del “fiocco
giallo” intitolata “Io proteggo i
bambini... e tu?” organizzata dalla commissione Pari opportunità
del Comune e dalla scuola. A
prendervi parte, la presidente
della commissione Maria Grazia
Richichi, il vicesindaco Antonio
Messina, il dirigente scolastico
Graziella Trecroci e Albino Rizzuto, presidente del consiglio di circolo. «Interloquire, condividere,
collaborare per creare un percorso di ritorno ai valori, primo fra
tutti quello dell’infanzia e del rispetto del bambino», è il messaggio dell’iniziativa di sensibilizza-
zione contro i maltrattamenti e
gli abusi, attraverso cui si vuole
evidenziare che le forme di violenza non sono solo quelle di prevaricazione psicologica o fisica,
ma oggi possono essere ben altre,
meno evidenti ma molto più pericolose, che finiscono per creare
una situazione di egocentrismo
nel bambino che perviene al centro di un universo in cui esercita
non i suoi diritti ma i capricci, non
riuscendo poi ad orientarsi.
Ecco dunque la necessità di rete tra i diversi mondi a cui il piccolo appartiene: famiglia, scuola,
chiesa, luoghi anche nei quali –
evidenzia Richichi – «occorre dire
basta alla violenza». Dalla collaborazione con tali mondi, la
Commissione ha potuto realizza-
Scuole chiuse
Il maltempo non concede
davvero tregua nella zona
di Bagnara. In serata il
sindaco Cesare Zappia,
che si è tenuto costantemente in contatto con i
tecnici e gli esperti della
Protezione civile, visto che
sino alle 13 di oggi è prevista una situazione di “allerta 3” (ovvero grave) legata alle avverse condizioni metereologiche, ha deciso di chiudere tutte le
scuole di ogni ordine e
grado per motivi di sicurezza. Si torna regolarmente in aula lunedì.
re la campagna “fiocco giallo”,
una interessante settimana ricca
di iniziative dedicate ai più piccini con laboratori e percorsi creativi con il contributo gratuito di alcune associazioni come la Bottega dei Talenti, l’Agesci, la Diocesi, grazie alle quali i bambini
avranno a disposizione diverse
attività di supporto a quelle della
scuola, che rimarrà ogni giorno
aperta fino alle 20 mettendo tra
l’altro a disposizione un numero,
0965/882882, per offrire consulenza gratuita di natura psicologica e legale. Questa – ha evidenziato Messina – è solo una delle
tante iniziative in cantiere, tra le
quali ha ricordato un importante
progetto per la creazione di “micro-nidi aziendali”, o la campagna che verrà presto lanciata di
“Rispetto e tutela del territorio”.
A concludere l’incontro, Rizzuto,
che ha evidenziato l’instancabile
lavoro che la scuola da sempre
svolge e che rende tale iniziativa
non fine a sé stessa.
za. Non resta che aspettare i sopralluoghi odierni per capire
l’entità dell’intervento che
l’Anas dovrà porre in essere per
la messa in sicurezza e per
scongiurare altre cadute di
massi.
E mentre il sindaco Zappia
era sul luogo della frana assieme a tutto il personale che stava intervenendo, è scattato un
altro allarme derivante da una
situazione di rischio idrogeologico. Zappia è praticamente
“volato via” per un diverso sopralluogo, quello del torrente
Mancuso, sempre in territorio
bagnarese, poco distante da dove è caduta la frana, sempre nei
pressi della cava di Musella.
Nel tardo pomeriggio il torrente si è riempito e ha cominciato
a portare giù davvero di tutto,
compreso materiale di risulta.
È stato quindi necessario chiudere la Statale da Favazzina sino a Bagnara.
E torna di attualità il problema della regimentazione delle
acque dei torrenti, da tenere
sotto controllo maggiormente
in zone in cui il corso del torrente si trova tra rocce friabili
quali quelle della Costa Viola.
Tra montagne che si sgretolano
e corsi d’acqua che alle prime
piogge destabilizzano la sicurezza delle comunità e creano
seri pericoli, le amministrazioni vivono uno stato di continua
allerta e di grande assunzione
di responsabilità. Non bastano
le segnalazioni; non sono sufficienti gli interventi preliminari;
non lo sono neppure i monitoraggi postumi agli eventi. Servono interventi radicali e risolutori, quali speriamo possano
essere quelli che già oggi a Bagnara si deciderà di attuare.(ha collaborato Roberta
Macrì)
VILLA Il gruppo consiliare lamenta il mancato coinvolgimento
Ponte, il Pd contro il sindaco La Valle
«Così non si fa il bene della comunità»
VILLA SAN GIOVANNI. Il contrac-
colpo non è mancato dopo la partecipazione del sindaco Rocco La
Valle alla conferenza dei servizi
convocata a Roma giovedì dal
ministero delle Infrastrutture
per un confronto tra tutti gli enti
territoriali e interferenti sul progetto del Ponte sullo Stretto. “Informazione e volontà di dialogo
democratico” è il titolo dato dal
circolo villese del Partito democratico a un comunicato che porta la data di ieri e in cui si lamenta
la mancanza di rapporto con la
minoranza da parte dell’Amministrazione e della sua guida, nel
senso di una mancata comunicazione e conseguente determinazione in merito del Consiglio.
«Il gruppo del Pd nel consiglio
comunale – si legge – apprende
da comunicati, apparsi sulla
stampa locale, che il sindaco
Rocco La Valle, insieme agli altri
rappresentanti istituzionali, ha
partecipato alla conferenza dei
servizi, svoltasi a Roma, per dare
il via libera alla procedura per la
dichiarazione di pubblica utilità
da parte del Cipe in merito alla
costruzione del Ponte sullo Stretto. Il Gruppo Pd prende atto, ancora una volta e con rammarico,
che il sindaco e l’amministrazione di centrodestra della città intendono procedere sull’argomento, così importante per il futuro della comunità, senza il naturale coinvolgimento del consiglio comunale, privandolo di
una corretta e puntuale informazione sull’evoluzione della situa-
Il capogruppo Pd in Consiglio, Calabrò
zione e sulle iniziative intraprese
o da intraprendere».
Una situazione, secondo i democratici villesi, in controtendenza rispetto al dato nazionale:
«Il contesto e gli scenari politici
italiani stanno rapidamente e tumultuosamente cambiando; le
dimissioni del governo Berlusconi e le nuove soluzioni politiche
che si stanno determinando a livello nazionale, dovrebbero rappresentare una forte motivazione a soprassedere, anche in sede
locale, nella effettuazione di
scelte e decisioni che potrebbero
avere per la nostra cittadina conseguenze e ripercussioni molto
negative, comunque imprevedibili, ma fatalmente irreversibili».
Dopo la richiesta di qualche
giorno fa, sempre a mezzo stam-
pa, con cui il gruppo Pd invitava
La Valle «a riprendere il dialogo
con la città e le forze politiche in
essa rappresentate, recuperando
in positivo lo spirito che aveva
contraddistinto e animato i lavori della Commissione consiliare
Ponte piano strategico», oggi lo
stesso gruppo «riscontra che il
dialogo e lo scambio continuo di
informazioni che sembra contraddistinguere l’attuale fase
della politica nazionale (quella
seria) in nome del perseguimento del bene comune, a Villa San
Giovanni, non pare trovi cittadinanza, visti i comportamenti
unilaterali del sindaco e della sua
giunta. Forse si preferisce mantenere relazioni e rapporti con
neo-movimenti, non meglio
identificati, anziché costruire e
consolidare una corretta dialettica democratica, anche con le forze di opposizione presenti in
consiglio comunale per legittima
volontà degli elettori villesi».
In un preciso affondo finale il
Pd assicura massima attenzione
ed allerta, scrivendo: “Il gruppo
Pd, nel ribadire la propria ferma
volontà di mantenere alta l’attenzione sui gravi problemi che
incombono su Villa San Giovanni, non mancherà di fare sentire
le proprie ragioni (con proposte
ed iniziative) volte a contrastare
gli effetti negativi di una politica
sbagliata che non favorisce un
armonico sviluppo della città,
purtroppo patrocinata da questo
sindaco e dalla sua giunta».(g.c.)
BAGNARA Nuova riunione dei Comuni al Dipartimento urbanistica della Regione
Il Piano strutturale alle battute finali
Roberta Macrì
BAGNARA
Piano strutturale associato: battute finali. Riunione dei comuni
al dipartimento urbanistica della
Regione. Nei mesi scorsi era stata
annunciata la redazione del nuovo piano e la costituzione dell’associazione dei comuni (ne fanno
parte Bagnara, capofila, Scilla, S.
Eufemia d’A., Sant’Alessio, S.
Stefano e Sinopoli). Si tratta di
uno strumento che consentirà la
riorganizzazione urbanistica del
territorio dei comuni coinvolti,
con l’obiettivo di riuscire a stilare
un piano partecipato che risponda alle esigenze dei territori. Al
riguardo l’arch. Saverio Putortì,
direttore generale del dipartimento urbanistica della Regio-
Il vicesindaco Giuseppe Spoleti
ne, ha convocato i Comuni associati per tracciare un primo bilancio sullo stato del piano e sollecitare lo studio di valutazione
ambientale strategica in modo
da predisporre iniziative mirate
allo sviluppo, attraverso il potenziamento di attività produttive,
sociali, tenendo conto della viabilità e delle sue criticità.
Il vicesindaco Giuseppe Spoleti, con delega all’Urbanistica,
ha spiegato: «Insieme al sindaco
Zappia abbiamo messo in evidenza le esigenze dettate dal territorio e la stesura di un piano
partecipato è fondamentale per
dare al paese un atto di indirizzo.
Questo strumento dovrebbe rispondere alla vocazione turistica
del nostro territorio e puntare al
potenziamento delle attività
produttive e dei servizi senza tralasciare la tutela e salvaguardia
del territorio». In particolare a
Bagnara non può più essere
esclusa l’area portuale, sia per
l’importanza della marineria lo-
cale sia per l’investimento realizzato sul porto cittadino, trasformato in porto turistico. «Il porto
– ha ribadito Spoleti – rappresenta un volano di sviluppo per il nostro territorio: è risaputo che la
pesca è una delle principali risorse della cittadina, motore
dell’economia locale».
Piano strutturale significa anche dare respiro alla viabilità. «Il
problema della viabilità è fondamentale per lo sviluppo turistico
di ogni territorio: in particolare
concorderemo l’aspetto della gestione e pianificazione della viabilità insieme ai comuni limitrofi. Questo strumento avrà un
ruolo decisivo soprattutto alla
luce della costituzione della città
metropolitana e dell’Area metropolitana dello Stretto».
BAGNARA Ucciso nel 1982 dalla mafia
Presentata al Comune la prima edizione della gara podistica organizzata con l’Asd running di Palmi
Gerbera gialla in memoria
dell’ing. Gennaro Musella
Rosarno domani corre “per restare insieme”
BAGNARA. Sarà presentato lune-
dì alle 10,30 al Grand Hotel Victoria il percorso “Gerbera gialla oltre la memoria” nel ricordo di
Gennaro Musella. L’evento è stato promosso da Adriana Musella
presidente dell’associazione Riferimenti, coordinamento nazionale antimafia, in collaborazione
con l’associazione Olimpia di Bagnara, e patrocinato dalla Regione Calabria e dal Comune. Alla
manifestazione interverranno il
sindaco Cesare Zappia, i presidenti di Provincia (Raffa) e Consiglio regionale (Talarico), la stes-
sa Musella, don Rosario Pietropaolo, il dirigente scolastico Angela Maria Palazzolo, il giornalista Domenico Nunnari, lo scrittore Ulisse di Palma, il rappresentante dell’Olimpia Francesco Iermito, il prof. Stefano Monterosso.
Il progetto avviato da Adriana
Musella, figlia dell’ingegnere ucciso dalla mafia a Reggio Calabria
il 3 maggio 1982, per aver denunciato gli illeciti nell’appalto dei lavori per la realizzazione del Porto
di Bagnara, nasce dalla necessità
di non archiviare la memoria, e ribadire il diritto alla vita.(r.m.)
Carmen Lacquaniti
ROSARNO
È stata presentata nella sala
riunioni del Comune la prima
edizione della gara podistica
“Corrirosarno”
organizzata
dall’amministrazione comunale e l’Asd running di Palmi. La
gara, che si svolgerà domani, è
inserita nel calendario della
Federazione Italiana di Atletica leggera (Fidal. All’incontro,
presieduto dal sindaco Elisabetta Tripodi e dall’assessore
alle Politiche giovanili Francesco Bonelli, ha partecipato an-
Il presidente Francesco Solano
che il vicesindaco, Carmelo
Cannatà, e gli assessori Michele Brilli e Michele Fabrizio.
Il primo cittadino si è detta
entusiasta dell’organizzazione
di un tale evento che «mira a
creare aggregazione e coesione sociale. Il nostro intento è
quello di creare momenti di aggregazione e il mio augurio è
che vi partecipino numerose
famiglie». Il sindaco ha inoltre
ringraziato l'associazione Asd
running di Palmi e i molti
sponsor che hanno affiancato
l’amministrazione nell’organizzazione di tutte le attività
previste. L'assessore Bonelli,
nell’illustrare l’iniziativa, ha ricordato che è la prima volta
che a Rosarno viene organizzato un evento del genere. «Le
gare si svolgeranno su un circuito di circa 3 chilometri che
attraverserà le vie principali
della città. Bambini, ragazzi,
adulti (amatori e professionisti), si cimenteranno in percorsi che vanno da 1 a 9 chilometri». Francesco Solano, presidente dell’Asd running, ha affermato che «è importante diffondere un’idea positiva dello
sport per avvicinare le giovani
generazioni a questa pratica
positiva. Le associazioni sportive sono molto importanti per
la vita sociale di un paese ed è
molto importante che le amministrazioni facciano la loro parte, proprio come sta avvenendo a Rosarno».
Un plauso per l’organizzazione di questa inziaitiva è venuto anche da Salvatore Auddino, della società Mileto Marathon, che vede nell’organizzazione di simili giornate l’opportunità di far emergere
quanto di più bello ha da offrire il nostro territorio.
Gazzetta del Sud Sabato 12 Novembre 2011
43
Reggio Tirrenica
.
LA TESTIMONIANZA A Palermo il procuratore aggiunto Prestipino ha ripercorso storie emblematiche
GIOIA La Provincia minimizza il blocco
Sicurezza del Budello,
se la ditta non incassa
Suicidio di Maria Cacciola, svolta di Giuseppina Pesce, lettera di Annarita Molè i cantieri non ripartono
Donne che hanno ripudiato i clan
REGGIO. «Spero che ogni donna
sia protagonista di un cambiamento in nome della legalità:
in Calabria sono loro l’ago della
bilancia, è grazie alle donne
che la mafia può essere battuta». È l'auspicio lanciato dal
procuratore aggiunto Michele
Prestipino, della Dda di Reggio
Calabria, dalla bottega di Libera, a Palermo, durante un seminario sulle donne di mafia analizzate nel monografico della
rivista Meridiana dedicato, appunto, alle protagoniste di Cosa nostra, 'Ndrangheta, Sacra
corona unita e Camorra.
Il magistrato ha ricostruito le
differenze tra le organizzazioni
criminali siciliane e calabresi, a
partire dalle cifre: «A Bagheria
negli anni d’oro della latitanza
di Bernardo Provenzano, il libro mastro custodito dal geometra Giuseppe Di Fiore contava un elenco di 27 persone su
50mila residenti.
A Rosarno, comune di 15mila abitanti, ci sono quattro potentissime cosche, quattro famiglie fiancheggiatrici con 500
organici. C'è un rapporto di
densità criminale triplo rispetto alla Sicilia, come avviene anche in altri comuni della Calabria».
Più laceranti e complesse le
storie delle donne calabresi che
hanno provato a ribellarsi e che
raccontano un territorio dove
l’omertà è ancora opprimente.
A partire dalla storia di Maria
Concetta Cacciola, figlia di Michele Cacciola, cognato del
boss Gregorio Bellocco, capo
dell’omonima cosca di Rosarno, e che a 31 anni si è suicidata
ingerendo acido muriatico, dopo aver deciso di collaborare
con i magistrati.
La Cacciola era cugina di
un’altra pentita, Giuseppina
Pesce, che dopo essere stata costretta dalla famiglia a ritrattare ha ripreso a collaborare. È
tragica un’altra storia proveniente da Vibo Valentia, che
racconta la fine di Santina Buccafusca, suicida a 38 anni dopo
aver deciso di parlare ai magistrati. E poi c'è Lea Garofalo,
collaboratrice di giustizia dal
2002, scomparsa nel 2009 a
Milano, compagna del potente
affiliato Carlo Cosco. «È stata
rapita, torturata, uccisa con un
colpo di pistola e il suo corpo
fatto sparire grazie ai 50 litri di
acido trasportati su un furgone
noleggiato a Milano», racconta
Enza Rando, dell’ufficio legale
di Libera che oggi difende la figlia di Lea, Denise. «Di fronte al
mancato ritrovamento del corpo è stato detto che Lea Garofalo non è morta, ma ha abbandonato la figlia per andare in
vacanza – prosegue l’avvocato
– ma il cinismo del padre si è
spinto oltre: ha fatto conoscere
alla figlia un coetaneo calabrese che ha frequentato fino a innamorarsene, salvo poi scoprire che si trattava del carnefice
della madre. Pensate con quale
coraggio e con quanta lacerazione Denise sta affrontando il
processo contro il padre. Lo fa
LAUREANA Strade interrotte e frane
I piccoli Comuni
in balia della pioggia
Michelangelo Monea
LAUREANA DI BORRELLO
Nella zona del laureanese, una
zona che comprende i territori di
diversi comuni tra cui Candidoni,
Serrata, Feroleto della Chiesa e
San Pietro di Caridà e poi più giù
Galatro, Giffone e via via tutti gli
altri fino alle zone interne della
provincia di Reggio Calabria,
ogni volta che piove si ripropongono gli stessi problemi: le frane,
gli allagamenti di terreni coltivati, le interruzioni stradali di vie di
comunicazione tra i paesi, delle
strade comunali, provinciali
ecc.ecc. In questo periodo, insomma, l’allarme è continuo.
Non solo come avviene per i paesi
che insistono in prossimità di corsi d’acqua, ma anche in tutti gli altri centri collegati da una delle
peggiori strade della provincia
reggina: la strada prov. 4 ex 536
che congiunge dal tempo dei Borbone Taurianova (al centro della
Piana di Gioia Tauro) ad Acquaro
in provincia di Vibo Valentia. È
una strada impervia la ex 536, in
specie negli ultimi venti chilometri, con sali-scendi continui piena
di curve quasi tutte pericolose e
La strada franata
l’anno scorso in
località Mantegna
a Laureana
di Borrello
Maria Concetta Cacciola
Giuseppina Pesce
per raccontare la storia di sua
madre, una donna ribelle che
in tutti modi si è aggrappata alla vita. Da quella morte io voglio rinascere, mi ha detto Denise, ora 19enne».
Ma la strada è ancora in salita, perchè a Carlo Cosco, che
ha dichiarato un reddito inferiore agli 11mila euro, è stato
pure concesso il gratuito patrocinio, una decisione contro cui
l'avvocato Rando si è opposta.
Ed è un’altra figlia calabrese a
spesso rimpicciolita per frane
non rimosse o per smottamenti
mai messi in sicurezza.
In tutte le stagioni, poi, si ripropongono le grandi preoccupazioni per i difficili collegamenti con i centri ospedalieri, con gli
uffici ormai centralizzati e con le
scuole pubbliche di ogni ordine e
grado. Anche le importanti vie di
collegamento dei centri abitati
con le campagne non ripristinate, attraverso strade comunali o
intercomunali come la strada
San Giovanni Talania tra Candidoni e Laureana o la “Muritundina” di Laureana o quella della
vecchia Borrello da anni inagibile
(l’unica che in caso di interruzione, facile peraltro, della Provinciale 4, consentirebbe a Serrata
di comunicare con il resto del
mondo), producono enormi danni alla già asfittica economia agricola, per la difficile coltivazione
dei terreni. A tutto questo vanno
aggiunti due fattori: penuria di
risorse e indifferenza politica.
Annarita Molè
raccontare il percorso accidentato della legalità nelle terre
della 'Ndrangheta: Annarita
Molè, vincitrice al liceo scientifico di Rosarno di un premio
per la legalità consegnato davanti al magistrato Michele
Prestipino lo scorso anno. Figlia di un capoclan ucciso a
Gioia Tauro nel 2008, la ragazza ha scritto nel suo componimento, letto dal Pm Prestipino
alla bottega di Libera, di aver
amato molto il padre, «Ma era
un uomo che ha sbagliato e ha
pagato con la vita. Attraverso la
sua vita rocambolesca e gli effetti dell’illegalità ho capito cosa vuol dire legalità. Il potere, il
facile guadagno senza sudore e
senza conquista, disintegrano i
valori, annullano la persona,
distruggono l’esistenza e l’anima di chi ti sta accanto. Per
questo voglio studiare e diventare una persona rispettata per
il bene che fa e non per il suo
cognome».(ansa)
GIOIA TAURO. Ci sarebbe finalmente una schiarita nel problema della sospensione dei lavori
per la messa in sicurezza del
fiume Budello appaltati dalla
Provincia all’impresa Cafissi
Alvaro per un importo di oltre
cinquecentomila euro e virtualmente fermi, salvo qualche
sporadico intervento di natura
tecnica, da circa due settimane.
L'attività di cantiere potrebbe riprendere regolarmente, è
stato assicurato, lunedì prossimo e già ieri nel tratto interessato ai lavori dell’intervento
previsto per la sistemazione e la
realizzazione delle paratie di
contenimento sugli argini si sono viste all’opera squadre di
operai impegnate soprattutto
alla rimozione di materiale, la
cui presenza è stata considerata pericolosa in caso di piogge
insistenti.
La sospensione è stata provocata da motivi di natura economica. Ovvero la Provincia,
ente appaltante, non avrebbe
saldato, come previsto, le anticipazioni dovute all’impresa
per mancanza di fondi. È questo è il nodo e se l’impresa non
avrà i fondi i lavori rimarranno
bloccati. Ma a monte ci sarebbe
un altro problema: alla Provincia, si afferma, non sarebbe ancora arrivato il finanziamento
messo a disposizione ad hoc
dalla Regione e promesso da
tempo e grazie al quale è stato
possibile procedere alla gara di
appalto vinta appunto dall’im-
presa Cafissi Alvaro. Lo stop ai
lavori nei giorni scorsi era stato
oggetto di una segnalazione-denuncia all’Ufficio tecnico
della stessa Provincia fatta partire dal Comune di Gioia Tauro,
a firma del sindaco avv. Renato
Bellofiore e del dirigente l’Ufficio tecnico, ing. Angela Nicoletta, con la quale venivano chiesti
lumi sullo stop dei lavori e ribadita l’esigenza improcrastinabile di una immediata ripresa.
Da Reggio pare sia rimbalzata la giustificazione ma è stata
fornita anche ampia assicurazione di una immediata ripresa
dei lavori per il completamento
dell’intervento programmato e
previsto per la messa in sicurezza. Assicurazione, però, che
senza moneta sonante non servirà a nulla.
I lavori - prima dello stop stavano procedendo con un
certo anticipo rispetto alle previsione riguardante i tempi tecnici. È stato anche garantito che
saranno conclusi nel giro di
qualche settimana - fondi permettendo - ovvero entro e non
oltre il corrente mese di novembre. Lo stop ha creato non poca
preoccupazione tra i cittadini
direttamente interessati, ovvero nelle famiglie che vivono soprattutto nella zona che gravita
sull'argine sinistro del Budello
e considerata fortemente a rischio per i problemi a tutti noti
e che si sono acuiti dopo la famosa esondazione del due novembre dello scorso anno.(g.s)
ROSARNO Presentato il progetto per l’imprenditoria giovanile
LAUREANA
L’assessore regionale Caridi:
30 milioni alle aziende del porto
Cortocircuito,
fiamme
e panico
in piazza
Giuseppe Lacquaniti
ROSARNO
Presentato presso l’Hotel Vittoria dall’assessore regionale
alle attività produttive, Antonio Caridi, il “Progetto integrato a sostegno dell’imprenditoria giovanile”. Ad introdurre i lavori, seguiti da un
pubblico numeroso e partecipe, sono stati il consigliere
provinciale Giovanni Arruzzolo, che ha definito il progetto «uno spunto in più per
dare ossigeno alla nostra economia fortemente martoriata», e il presidente della “Città degli Ulivi”, Giuseppe
Zampogna, secondo cui la
proposta dell’assessore Caridi è altamente innovativa,
poiché offre ai giovani l’opportunità di realizzare i loro
sogni nella propria regione,
senza essere costretti a trasferirsi altrove. I contenuti
del progetto, che prevede un
impegno di spesa di ben 21
milioni di euro ed è indirizzato ai giovani tra i 18 e i 40 anni, sono stati illustrati da Caterina Nano, responsabile
della Field Calabria, e dal
commercialista
Francesco
Terranova, esperto in materia di finanza agevolata. Per
l’assessore Caridi la Regione
deve fare di tutto per mettere
in campo azioni a favore dei
giovani, che devono creare
imprenditorialità, sviluppo
ed economia. Per quanto riguarda il porto di Gioia Tauro
l’assessore Caridi ha fatto
presente di avere pronta una
misura da mettere in atto per
30 milioni di euro da destinare ad incentivi per le imprese
sane, «non quelle che hanno
in questi anni rapinato le risorse e poi sono andate via».
È un fondo consistente a beneficio dell’area, «per cui vogliamo confrontarci con le
istituzioni locali, che ben conoscono la realtà territoriale,
trattandosi di una scommessa che dobbiamo vincere insieme».
LAUREANA DI BORRELLO.
Nella centrale piazza Carmine di Laureana di Borrello un violento corto circuito
elettrico ha provocato tanto
panico e fortunatamente
nessun danno alle persone.
Le fiamme hanno generato
un fuggi fuggi di moltissimi
cittadini che a quell’ora, ore
17 circa di ieri, affollavano,
come di consueto, sia il Corso Umberto nonché il ben
noto viale Margherita solitamente il luogo preferito
per la passeggiata serale
egli studenti.
Le fiamme ed il denso fumo nero sprigionato dal solito groviglio di fili elettrici
e telefonici legati sui palazzi (come nei primordi e come ancora avviene nelle
contrade africane) hanno
rapidamente invaso sia il
bar del corso sottostante
nonché la parte superiore
del vecchio palazzo Marzano ora adibito a casa di riposo.
L’allarme , immediato,
lanciato dal vice Sindaco
Prof. Paolo Alvaro, presente
sul posto, ha fatto intervenire prima i Carabinieri della
stazione di Laureana che
hanno provveduto ad evitare pericoli per la gente,
quindi i Vigili del Fuoco e
infine il pronto intervento
dell’Enel si è adoperato fino
a tardi a ripristinare la corrente elettrica in tutta quella parte del centro abitato
rimasta senza corrente fino
a notte.
Ora bisognerà darsi da
fare per scongiurare simili
rischi. Questa volta non ci
sono state conseguenza, ma
è “diabolico” sfidare il destino.(m.m)
45
Gazzetta del Sud Sabato 12 Novembre 2011
Reggio Ionica
.
LOCRI L’assassinio a Casignana del giovane parrucchiere africese Salvatore Favasuli
CONDOFURI
Inflitti 18 anni a Domenico Giorgi
uccise il presunto rivale in amore
Armi e droga:
bracciante
in manette,
denunciata
la madre
Il gup ha escluso l’aggravante della premeditazione. Assolto Zoccali
Rocco Muscari
LOCRI
Condannato a 18 anni di reclusione e 3 di liberta vigilata a
sentenza espiata, Domenico
Giorgi, ritenuto l’esecutore materiale dell’omicidio di Salvatore Favasuli, il pomeriggio del 6
gennaio 2005 nelle campagne
di Casignana. La sentenza è stata pronunciata dal gup di Locri,
giudice Davide Lauro, che ha
escluso le aggravanti della premeditazione e dei futili e abietti
motivi, riconoscendogli la recidiva per i precedenti penali che
gravano sul 29enne di San Luca. L’esclusione delle aggravanti ha inciso notevolmente sul
verdetto, rispetto alla richiesta
del pm Rosanna Sgueglia, che
la termine della requisitoria
aveva chiesto 30 anni di carcere, partendo dalla sanzione base dell’ergastolo ridotta per la
scelta del rito abbreviato.
La decisione del giudice accoglie una delle ipotesi della difesa Giorgi, composta dagli avvocati Piermassimo Marrapodi
e Francesco Gambardella, che
in sede di discussione hanno sostenuto l’assoluta mancanza di
indizi riconducibili all’asserita
organizzazione dell’agguato da
parte del proprio assistito. Secondo i legali, infatti, le risultanze investigative sono frammentarie, in quanto la tesi di un
presunto appuntamento fissato
la mattina dell’agguato non è
stato provato, in quanto manca
ogni riferimento a captazioni
telefoniche o ambientali che
possano reggere l’ipotesi.
L’avv. Marrapodi ha rilevato
che il giudizio si conforma in
parte a quanto affermato in sede di arringa, relativamente a
Il sanluchese Giorgi il giorno dell’arresto
Domenico Giorgi
Salvatore Favasuli, la vittima
CASSAZIONE Accolto il ricorso per il sidernese Antonio Scarfò
Mafia e droga: le due “associazioni”
vanno dimostrate separatamente
LOCRI. La sesta sezione penale
della Cassazione, in parziale accoglimento del ricorso presentato
dall’avv. Leone Fonte a favore di
Antonio Scarfò, ha annullato con
rinvio per un nuovo esame al TdL
di Reggio l’ordinanza confermativa della misura carceraria per associazione a delinquere di tipo
mafioso. Scarfò, 47 anni, di Siderno, con altre 53 persone era stato
tratto in arresto nell’ambito
dell’operazione “Recupero”, con
l’accusa di aver fatto parte di una
associazione mafiosa e finalizzata al traffico di stupefacenti. In
particolare, secondo la Dda reggina, l’indagato avrebbe fatto parte
della ‘ndrina di contrada Lamia di
Siderno a sua volta affiliata al
L’avv. Leone Fonte
clan Commisso. A fondamento
dell’impianto accusatorio vi erano intercettazioni telefoniche e
ambientali. E sul contenuto di
queste ultime l’accusa aveva tratto una serie di indizi gravi a carico
del 47enne. Secondo la Distrettuale tutto faceva parte del programma criminale a cui tutti gli
indagati avevano aderito nell’ambito dell’associazione mafiosa.
Da tale impostazione accusatoria ne discendeva l’appartenenza dello Scarfò sia all’associazione dedita al traffico di droga sia a
quella di tipo mafioso. Il TdL condividendo la gravità indiziaria
prospettata dall’accusa, confermava l’ordinanza applicativa della custodia carceraria. Avverso ta-
un quadro probatorio «labile e
lacunoso» per un processo definito «indiziario», per il quale attende di conoscere le motivazioni per avanzare appello.
Il gup Lauro ha invece prosciolto dall’accusa di favoreggiamento personale, nei confronti di Giorgi, Saverio Zoccali,
per il quale l’accusa aveva chiesto 2 anni di reclusione, dichiarando il non doversi procedere
e, al contempo, inviando gli atti
alla Procura per verificare se
sussistano gli elementi per la riqualificazione del reato in false
informazioni rese al pubblico
ministero, some anche sostenuto e chiesto in sede di arringa
dall’avv. Marco Tullio Martino.
Secondo la tesi sostenuta del
pm Rosanna Sgueglia, che si è
richiamata alle risultanze investigative, Domenico Giorgi, ritenuto dagli inquirenti vicino
alla omonima famiglia di San
Luca “Boviciani", ha ucciso il
21enne parrucchiere per vendicare una presunta relazione tra
la vittima e l’allora fidanzata del
condannato, che all’epoca si
trovava recluso. Negli atti del
processo in abbreviato sono entrate anche alcune dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Rocco Varacalli, che ha rivelato agli inquirenti di aver appreso da Giuseppe Gioffré di
San Luca, (ucciso a Bovalino nel
dicembre 2009), che Favasuli
sarebbe stato ucciso dal fratello
maggiore di Antonio Giorgi, a
sua volta rimasto vittima di un
agguato il 31 ottobre del 2005
ad Africo Nuovo. Per l’assassionio di Antonio Giorgi i presunti
responsabili, prossimi congiunti del giovane parrucchiere, sono stati condannati nel processo “Bellezza”.
le decisione proponeva ricorso
per Cassazione l’avv. Leone Fonte
evidenziando che, se pur vero che
le due associazioni possono coesistere e quindi essere contestate a
uno stesso indagato, è altrettanto
vero che vi deve essere una gravità indiziaria in ordine alla autonoma partecipazione nelle due
associazioni, e ciò deve essere
provato dall’accusa, secondo
quanto stabilito dalla giurisprudenza a sezione unite della Cassazione.
Questo importante principio
veniva ribadito dalla difesa anche
nel corso dell’udienza dinnanzi
alla Suprema Corte, nella quale
l’avv. Fonte ha evidenziato che
non vi era alcun indizio a carico
del 47enne in relazione alla partecipazione nell’associazione mafiosa. Condividendo, quanto rilevato dall’avv. Fonte, la Cassazione accoglieva il ricorso in relazione all’insussistenza del reato di
associazione mafiosa, con rinvio
per un nuovo esame.(r.m.)
BOVA MARINA Dura nota di Caridi (Pd), Zavettieri (Socialisti) e Crupi (minoranza)
MELITO Timori anche per l’occupazione
Ospedale, la Uilp-Fpl
contro l’atto aziendale:
«Mortifica la realtà»
Giuseppe Toscano
MELITO
Gli strali della Uilp-Fpl si abbattono sull’atto di riorganizzazione sanitaria dell’Asp 5. In una
nota, il segretario aziendale, Domenico Scambia, parla di iniziativa che mira «ad impoverire,
mortificare e ulteriormente disarticolare un presidio ospedaliere che, posto in un’area dalle
tante difficoltà, nonostante tutto riusciva a dare risposte sanitarie pregevoli». Il sindacato parte
dalla considerazione che al “T.
Evoli” «ingiustamente vengono
soppressi i servizi di anatomia
patologica, cardiologia, centro
trasfusionale, ecografia, farmacia, oculistica, odontostomatologia, orl, urologia, oncologia,
gastroenterologia, postazione
del 118, allergologia e persino la
dermatologia, quest’ultima riconosciuta come centro d’eccellenza per la cura della psoriasi»,
tutti servizi «che curano migliaia
di persone l’anno». Il responsabile aziendale della Uil-Fpl si ferma quindi a riflettere «sul punto
dell’atto aziendale che mira a
garantire il bisogno e la tutela di
salute delle persone», in linea
con le direttive nazionali e regionali. «Come si vuole – si chiede
Scambia – garantire ciò? Chiudendo servizi vitali per il territo-
rio, che nessun risparmio portano all’azienda ma creano disagio e spese ai pazienti, costretti
dai paesini interni a spostarsi
sulla Statale 106 fino a Reggio
per avere assistenza?».
Un altro tasto dolente battuto
con insistenza dal sindacato
«che non si rassegna alla chiusura» è quello del Punto nascita.
«Anche in questo caso – sottolinea Scambia – ci chiediamo se
non ci sia stato un certo disinteresse per l’ospedale di Melito.
Altrimenti come riuscire a spiegare che ci sono aree del
Nord-Est Italia con ospedali con
meno di 500 parti l’anno che
hanno ancora aperto il Punto
nascite?». Più che pensare a tagliare in maniera indiscriminata
occorre, sempre secondo Scambia, affrontare i problemi in maniera più attenta: «Ad esempio,
c’è da affrontare con la massima
urgenza l’istituzione dei servizi
necessari per l’assistenza sul territorio, in atto molto carente. Ci
preoccupa anche la salvaguardia dei posti di lavoro ed in prospettiva pure all’occupazione di
tanti medici ed infermieri costretti ad emigrare». Infine, la
“svista” in un certo senso “sospetta” di considerare autonomo il “T. Evoli”, che invece a breve sarà accorpato all’azienda
Bianchi-Melacrino-Morelli
CASSAZIONE Istanza dell’avv. Speziale
SIDERNO
Canapa, pena ridotta
al sidernese Carlino
«Figliomeni
non è
sottoposto
al 41-bis»
LOCRI. La Cassazione, in accoglimento dei motivi di ricorso
proposti dall’avv. Antonio Speziale, nell’interesse di Saverio
Carlino, ha annullato senza rinvio, riducendo a 4 anni e 4 mesi,
la pena già rideterminata dalla
Corte di appello di Reggio Calabria a seguito della prima impugnazione. Carlino, originario di
Siderno, arrestato a seguito di
un’operazione di polizia del
2009, finalizzata alla repressione di coltivazione di canapa
indiana, veniva condannato, in
abbreviato, in primo grado a 9
anni e 4 mesi. Pena ridotta dalla
Corte di appello di Reggio a 5
anni. Il difensore proponeva ricorso per Cassazione deducen-
do che tanto il gup quanto la
Corte fossero incorsi nell’erronea applicazione della legge
penale, ritenendo corretta la
contestazione all’imputato di
due distinte ipotesi delittuose,
quella di coltivazione di canapa
indiana e quello dell’aggravante dell’ingente quantità. La difesa deduceva tanto l’erronea
applicazione della norma incriminatrice, quanto il difetto di
motivazione che comunque doveva essere del tutto autonomo
per entrambe le ipotesi di reato
Tesi difensiva fatta propria dalla Cassazione, che ha accolto i
motivi di ricorso proposti
dall’avv. Antonio Speziale.(r.m.)
MONASTERACE Doppio appuntamento
«L’ex sindaco e la maggioranza irresponsabili» Finanze degli Enti locali
Domenico Pangallo
BOVA MARINA
«Il nostro comune subisce l’ennesima amara e cocente sconfitta.
Gli interessi generali del paese
nuovamente umiliati». Lo affermano Carmelo Caridi e Domenico
Zavettieri, rispettivamente segretari del Pd e dei Socialisti Uniti, e
Vincenzo Crupi , ex consigliere
comunale di minoranza, che tornano a puntare il dito contro l’ex
sindaco e la sua maggioranza.
«Dopo le clamorose sconfitte – si
legge nella – piombate sul nostro
paese relative alla bocciatura del
finanziamento del Piano struttu-
rale comunale e della raccolta differenziata, per futili e banali motivi, una nuova e più impressionante disfatta rende chiara, chiarissima, che la responsabilità
pubblica dell’ex sindaco, dell’ex
giunta e dell’ex maggioranza, era
merce rara, anzi, rarissima. A rendere impressionante questa disfatta, non è solo il fatto che il paese sia stato escluso anche dal finanziamento regionale per la realizzazione ed il potenziamento
dei centri di aggregazione giovanile, da parte del dipartimento turismo, ma che questa gravissima
debacle sia avvenuta per il ritardo
con cui il Comune ha risposto
all’avviso della Regione».
«Infatti, il motivo dell’esclusione – prosegue la nota – è che la domanda è stata presentata in ritardo. Un altro schiaffo politico-amministrativo si abbatte così sulla
faccia dell’ex sindaco, che diventa, purtroppo, una frustata sulle
spalle oramai piagate e innocenti
dei cittadini di Bova Marina. Possibile che quando si tratta di seguire le richieste dei contributi regionali del Comune l’impegno
dell’ex sindaco e degli ex assessori
sia così superficiale? Possibile che
nessuno senta sul proprio viso il
segno provvidenziale di questa
vergogna? Aver tirato a campare
in uno scenario di emergenza –
concludono Caridi, Zavettieri e
Crupi – nel quale è stato cacciato il
paese, è un equilibrismo venato di
grande irresponsabilità politica e
personale. Non possiamo dimenticare che l’ultimo consiglio comunale sia stato un autentico
sconquasso istituzionale. Non dimenticheremo niente, compreso
il fatto che sono stati ampiamente
votati. Appunteremo tutto nel nostro “cahier de doléances”. Bocceremo alle urne chi, oltre a scaldare la sedia, nulla ha fatto per il rispetto del bene comune, ridando
dignità alle istituzioni e credibilità ai loro rappresentanti».
CONDOFURI. La “roba” sull’autovettura e un fucile a casa. La
doppia scoperta operata dai
carabinieri è costata l’arresto
ad un bracciante agricolo di
Condofuri. Con l’accusa di detenzione illegale di sostanze
stupefacenti, è finito in manette Rosaio Francesco Foti,
29 anni. Nei confronti del giovane è inoltre scattato il deferimento a piede libero (provvedimento esteso anche alla
madre), per detenzione abusiva di arma comune da sparo.
L’arresto è avvenuto giovedì
ad opera dei militari della stazione di San Carlo. Poco prima
delle 12,30, la Volkswagen
Golf su cui si trovava Rosario
Francesco Foti è stata fermata
ad un posto di controllo.
Alla vista dei militari, il
bracciante avrebbe dato evidenti segni di nervosismo che
non sono passati inosservati.
Immediata è scattata una doppia perquisizione: personale e
sull’autovettura. La “sorpresa” è saltata fuori quando è
stato ispezionato il bagagliaio. Chiuse in un sacco di tela c’erano due buste di plastica
che contenevano marijuana.
In tutto 938 grammi. Dopo
una perquisizione domiciliare, occultato in fondo ad un
forno a legna è stato trovato
un borsone contenente un fucile calibro 9, modello Flobert, con matricola illeggibile
e quarantaquattro cartucce
calibro 9, illegalmente detenute. L’operazione eseguita
dai carabinieri si è quindi conclusa con l’arresto di Foti, personaggio già noto alle forze
dell’ordine, e con il deferimento dello stesso e della madre.(g.t.)
convegno e Consiglio
MONASTERACE. Si discuterà di
Tributi e federalismo fiscale, oggi al convegno organizzato dal
Comune: aprirà i lavori l’assessore al Bilancio, Teodoro Bucchino, mentre la prof. Daniela
Rupo, docente all’Università di
Messina di tributi degli Enti Locali. Interverrà, inoltre, Vincenzo Iennaro, consulente Kibernetes srl. Nell’inedita veste di moderatrice, il sindaco Maria Carmela Lanzetta, sempre più
preoccupata per la situazione
critica in cui versa il Comune, già
in sofferenza per una condizio-
ne finanziaria che presenta ataviche criticità a causa dei debiti
esosi ereditati dalle precedenti
amministrazioni. Per fare fronte
alle emergenze quotidiane, al
momento della sua elezione,
Lanzetta aveva anche rinunciato all’indennità di carica. Poco,
tuttavia, per una situazione finanziaria, aggravata, dai tagli
indiscrimintati nei trasferimenti. Tanto che i consiglieri di minoranza hanno chiesto la convocazione del Consiglio per discutere proprio su questo tema: se
ne parlerà mercoledì.(i.d.)
Dall’avvocato
Michele
Vaira riceviamo e pubblichiamo:
«Quale difensore di fiducia del signor Alessandro
Figliomeni, in relazione
all’articolo di stampa pubblicato ieri (11 novembre,
ndr), avente ad oggetto il
procedimento penale cd.
Recupero, le comunico
quanto segue.
«Contrariamente a quanto riportato in detto articolo, il mio assistito non è sottoposto al regime detentivo
previsto dall’art. 41 bis L.
354/1976.
«Solo per inciso, il signor
Alessandro Figliomeni, incensurato e stimatissimo
uomo politico, ha dichiarato la sua totale estraneità ai
reati contestati (fondati su
elementi del tutto inconsistenti) e attende, fiducioso
e rispettoso nei confronti
della magistratura, la celebrazione del processo».
Alessandro Figliomeni
51
Gazzetta del Sud Sabato 12 Novembre 2011
Cronaca di Vibo
.
IL FATTO Il processo è pendente davanti alla Corte d’Assise di Catanzaro. Alla sbarra un romeno che aveva spesso manifestato tanta gelosia
Monica Alexandrescu, tante ombre sul delitto
Le frequentazioni della ragazza con un noto imprenditore e altri professionisti alimentano il “giallo”
Nicola Lopreiato
Il processo è già in atto davanti alla Corte d’Assise di Catanzaro, ma
l’omicidio di Monica Alexandrescu si presenta con molte ombre e
poche luci. Le indagini che hanno
portato all’arresto di Stefan Petru
Valea, 39 anni, operaio da circa
dieci anni in Italia, unico imputato per l’orrendo delitto offrono
uno spaccato piuttosto complesso che sembra lasciare aperte tante altre piste.
IL RINVENIMENTO. Il cadavere
carbonizzato di Monica, rumena
di 31 anni, è stato trovato la sera
del 14 settembre 2008 in località
Ponte tre luci di San Gregorio
d’Ippona. Una telefonata alla stazione dei carabinieri informava
che in quel posto era stata abbandonata un’auto rubata. Un modo
come un altro per spingere i carabinieri ad andare nel luogo indicato dalla telefonata anonima:
buio, pioggia battente, zona isolata, alla quale si poteva accedere
da una stradina secondaria, e
un’auto bruciata a ridosso di un
torrente. Lo spettacolo che quella
sera si è presentato sotto gli occhi
dei militari è stato orrendo. All’interno di quella carcassa (una Fiat
Brava) nella parte posteriore, un
cadavere carbonizzato. Non è stato semplice per il medico legale
arrivare all’identificazione della
persona che era stata prima uccisa a colpi di pistola e poi data alle
fiamme dentro l’autovettura.
I SOSPETTI. Un crimine orrendo
tutto a carico di Stefan Petru Valea, arrestato a distanza di un anno e otto mesi dal rinvenimento
del cadavere, connazionale di
Monica Alexandrescu, innamorato della donna. Un delitto efferato
che, per le modalità con cui è stato compiuto, potrebbe – ipotizzarono in quel momento gli investigatori – avere visto coinvolte altre
persone. Ma le indagini in tal senso non approdarono a nulla lasciando di fatto non poche zone
d’ombra alimentate ancora di più
dalle frequentazioni che Monica
aveva in tutto il vibonese. La ragazza di origine rumena, era formalmente sposata con una persona di Vazzano, ma di fatto il suo
mondo era un altro, quello “parallelo”, fatto di vita mondana, regali e auto. Comportamenti che
Valea non condivideva, forse per
quella gelosia che il giovane si
portava dentro e che non perdeva
occasione di manifestare.
L’IMPRENDITORE. Il giorno dopo
il rinvenimento del cadavere carbonizzato (il particolare è stato riferito dal capitano Spadaro
all’epoca dei fatti comando del
Nucleo investigativo presso il comando provinciale) si è presentato spontaneamente un noto imprenditore vibonese perché, appresa la notizia della morte di Monica Alexandrescu, voleva riferire
notizie in ordine alla scomparsa
della ragazza, che lui conosceva
benissimo per via di una relazione extraconiugale, per come confidenzialmente riferito dallo stesso imprenditore nel corso di quel
colloquio. Per questo motivo lo
stesso imprenditore aveva invitato l’allora ten. Spadaro a non redigere alcun verbale sulle informazioni che gli erano state fornite.
A distanza di pochi giorni l’imprenditore e altri professionisti
della città che avevano avuto rapporti con Monica Alexandrescu
sono stati assunti a sommarie informazioni. E nel corso di questi
colloqui è saltato fuori il nome di
Stefan Petru Valea. Su di lui nel
giro di poco tempo si sono concentrate le indagini, la sua abitazione, e quella di nessun altro, fu
passata ai “raggi x”. A distanza di
tempo l’uomo venne arrestato
per omicidio aggravato.
In breve
LUNEDÌ AL MUNICIPIO
Giornata del diabete
Screening gratuiti
Lunedì appuntamento con
la Giornata mondiale del
diabete in piazza Martiri
d’Ungheria (piazza Municipio) dove l’Asp con l’Unità
operativa di Diabetologia ed
endocrinologia allestirà uno
stand, dalle 9 alle 13, per
effettuare uno screening
gratuito a tutti i cittadini
che affluiranno.
Monica Alexandrescu
Stefan Petru Valea
Gli inquirenti durante la conferenza stampa tenuta dopo l’arresto di Stefan Petru Valea
Avrebbe partecipato insieme alla mamma all’aggressione di una donna di S. Onofrio
SCIOPERO GENERALE
Lesioni, si presenta alla pg Angela Galati
Forestali, i sindacati
chiamano a raccolta
Si è presentata alla polizia giudiziaria presso la Procura della
Repubblica, Angela Galati, 31
anni di Sant’Onofrio, accompagna dal suo legale, l’avv. Francesco Rombolà. La donna è stata identificata e rimandata a
casa. Insieme alla mamma Lucrezia Schiavone era accusata,
in un primo momento, di tentato omicidio nei confronti di Antonia Cugliari di Sant’Onofrio.
Un’aggressione avvenuta mercoledì mattina in via U. Maddalena nel corso della quale la
donna è stata colpita alle spalle
con un coltellino. Lucrezia
Schiavone venne subito arrestata, mentre la figlia si rese irreperibile.
Nel corso dell’udienza di
convalida la Schiavone venne
subiro rimessa in libertà e il capo d’imputazione derubricato
in lesioni aggravate. Pertanto
ieri mattina quando Angela Galati si è presentata alla polizia
giudiziaria è stata solo identificata, nei suoi confronti non vi
era alcun provvedimento, es-
sendo ormai trascorsa la fragranza del reato.
Angela Galati ha, tuttavia,
potuto spiegare agli uomini
della pg di essersi allontana solo per recarsi a Paola, dove aveva un voto al santuario di San
Francesco. Inoltre la donna ha
riferito che non sapeva di essere ricercata. Angela Galati, tuttavia, rimane indagata con lo
stesso campo d’imputazione
contestato alla mamma: lesioni
aggravate ai danni di Antonia
Cugliari.
Sciopero generale dei lavoratori forestali venerdì 18 novembre a Catanzaro. Ad annunciare l’adesione della categoria del Vibonese, le segreterie provinciali di Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil che
ribadiscono l’indignazione
dei lavoratori e la necessità
che venga varata una riforma
della forestazione regionale.
ORDINE DEI FARMACISTI
L’avv. Francesco Rombolà
BUSINESS CARS Iniziati gli interrogatori di garanzia. Carè, Pugliese e Tassone si dichiarano estranei e chiariscono le loro posizioni
Usura, gli indagati si difendono davanti al gip
Marialucia Conistabile
Sono iniziati ieri, davanti al gip
Gabriella Lupoli, gli interrogatori di garanzia delle persone coinvolte nell’operazione antiusura
denominata “Business cars”.
In particolare a rispondere alle
domande del giudice sono stati
Luigi Carè, 47 anni di Serra San
Bruno (difeso dagli avvocati Bruno Ganino e Giuseppe Ritrovato), Nazzareno Pugliese, 62 anni
di San Costantino Calabro (avv.
Giuseppe Di Renzo) e Francesco
Tassone, 21 anni di Soriano (avv.
Diego Brancia).
Sia Carè, sia Pugliese che Tassone hanno dichiarato la loro
estraneità ai fatti contestati e fornito al giudice spiegazioni su de-
Luigi Carè
Nazzareno Pugliese
Francesco Tassone
terminati comportamenti. Carè
avrebbe chiarito la sua posizione
evidenziando che sarebbe sempre stata dalla parte, o meglio a
vantaggio, del commerciante,
vittima dell’usura, e non di chi lo
vessava. Lo stesso inoltre avrebbe ribadito di essere legato al
commerciante da una vecchia
amicizia che gli avrebbe impedito di agire a discapito dell’amico.
Da parte sua anche Pugliese ha
contestato tutti gli addebiti che
gli vengono mossi e, nel chiarire
di non aver mai conosciuto il
commerciante avendolo incontrato soltanto una volta in provincia di Mantova, ha sottolineato di essere un pensionato e di
non aver accumulato redditi tali
da consentirgli di fornire i capita-
li da investire nei prestiti usurai.
Ha risposto a tutte le domande
del giudice anche Francesco Tassone il quale, così come gli altri
indagati, si sarebbe dichiarato
estraneo e non coinvolto nelle vicende oggetto dell’indagine. Il
giovane, che si trova ai domiciliari, è figlio di Giovanni Battista
Tassone (avv. Brancia) indicato
dagli inquirenti come il promotore e l’organizzatore, nonché
coordinatore delle attività, di
un’associazione dedita all’usura
e con collegamenti con un analogo gruppo operante nella zona jonica reggina. Lunedì sono in programma gli interrogatori di garanzia di Giovanni Battista Tassone e di Girolamo Macrì (avv.
Francesco Muzzopappa). ULIVETO DISTRUTTO Al fine di contrastare adeguatamente la ‘ndrangheta. All’imprenditore Lopreiato la solidarietà di Coldiretti
Limido (La Destra) invoca lo stato di emergenza
L’intimidazione all’imprenditore agricolo Pietro Lopreiato, socio e punto di forza della cooperativa sociale Talità Kum, continua a suscitare indignazione in
tutta la Calabria. A manifestare
la propria solidarietà all’imprenditore vibonese, che in una notte
si è visto radere al suolo a colpi di
motosega un uliveto di mille
piante, sono il segretario regionale de “La Destra” Gabriele Limido e la Coldiretti Calabria.
Il segretario Limido, preoccupato per quanto sta accadendo
afferma: «È inammissibile che gli
imprenditori in Calabria non riescano a svolgere il proprio lavoro
perchè sopraffatti dalle intimidazioni mafiose. Lo Stato e le
istituzioni devono reagire con il
pugno di ferro. Non si capisce
perchè, in queste ore nei palazzi
del potere, la democrazia e la sovranità popolare di una Nazione
vengono congelate con il benestare delle massime istituzioni e
in Calabria – aggiunge – non si
possono “congelare” le garanzie
costituzionali per dichiarare lo
Stato di emergenza con la conseguente formulazione di una legi-
Carabinieri nell’uliveto di località Vajoti raso al suolo
slazione speciale, durissima, per
sconfiggere la ‘ndrangheta.
L’Italia onesta non può più sopportare che esistano zone franche per la criminalità organizzata. Lo sviluppo economico del
Sud e della Calabria passa dalla
lotta dura alla mafia. Un invito a
passare alle maniere forti, come
Destra, lo avevamo proposto con
vigore, già nei giorni scorsi, dopo
le ripetute intimidazioni ‘ndranghetiste a danno di aziende della
nostra regione».
Un invito a rialzarsi ed andare
avanti all’imprenditore Lopreia-
to e alla cooperativa Talità Kum
arriva dalla Coldiretti Calabria.
«Allora rialziamoci – affermano i
presidenti regionale e provinciale della Coldiretti Pietro Molinaro e Onofrio Calabrese – e continuiamo a camminare. Dobbiamo tenere desta l’attenzione perchè chi commette questi atti tenta di farci vivere nell’egoismo
nella chiusura alla generosità del
cuore e delle mani e tenta di innalzare muri tetri e invalicabili.
Questi uomini malvagi che hanno commesso questo delitto ambientale sono senza Dio».(l.f.)
Massimo De Fina
eletto presidente
Riconfermato alla guida
dell’Ordine provinciale dei
farmacisti Massimo De Fina
(nella foto) che manterrà la
carica per il triennio
2012-2014. Insieme a De Fina sono stati eletti: Vincenzo
Bartone, Giuseppa Gemelli,
Rocco Cordiano, Maurizio
Monteleone, Giuseppe Borello e Marina Prestia Lamberti.
CONTROLLI AGLI ALIMENTI
Sequestrati 20 kg
di prodotti ittici
Venti chili di prodotti ittici
sono stati sequestrati dai carabinieri della motovedetta
“Miccoli” in un supermercato
della città, in quanto erano
messi in vendita senza la documentazione obbligatoria
per attestarne la tracciabilità.
Sanzioni per mille e 100 euro
sono state elevate alla società
proprietaria dell’attività.
VIALE ACCADEMIE VIBONESI
Madonna di Lourdes
stasera una messa
Celebrazione di una santa
Messa stasera (ore 17.30)
su viale Accademie vibonesi
quarta traversa, dedicata alla Madonna di Lourdes che
sarà celebrata dal parroco
di Maierato don Danilo
D’Alessandro. Una celebrazione molto sentita alla
quale il parroco invita la cittadinanza e tutti i fedeli.
Sabato 12 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
40
Catanzaro - Provincia
.
GIRIFALCO Il Tribunale del Riesame deposita la decisione sull’appello presentato dal legale del 52enne
Tentata estorsione, Mungo in carcere
Nel mirino l'esecuzione dei lavori di realizzazione del parco eolico
CATANZARO. Resta in carcere
Rocco Mungo, 52 anni, imprenditore edile di Vallefiorita, nei giorni scorsi raggiunto
da un provvedimento di custodia cautelare con l’accusa
di aver tentato un’estorsione
aggravata, assieme ad altre
due persone, nei confronti
della società “Brulli energia
Spa”, impegnata nella realizzazione del parco eolico di Girifalco.
Il tribunale del riesame di
Catanzaro ha infatti respinto
il ricorso del difensore dell’uomo, l’avvocato Arturo Bova,
che a questo punto ricorrerà
alla Corte di Cassazione.
Il provvedimento restrittivo
scaturisce, come detto, dalle
indagini svolte in relazione alla tentata estorsione alla
“Brulli Energia Spa” durante
l'esecuzione dei lavori di realizzazione del parco eolico di
Girifalco. Secondo il mosaico
ricostruito dai carabinieri con
paziente impegno e professionalità - i militari sono stati
coordinati dal sostituto procuratore della Dda Vincenzo Capomolla - a maggio 2009 il
rappresentate della “Brulli”
sarebbe stato avvicinato da tale Giovanni Bruno (assassinato a Vallefiorita nel maggio
2010), il quale avrebbe chiesto alla ditta emiliana un
esborso di denaro con lo scopo
«di agevolare la crescita del
territorio», nonostante né lui
né alcuno dei suoi familiari
fossero in possesso di terreni
nell'agro di Girifalco e, pertanto, non legati al territorio.
Il tutto, ovviamente, per evitare che accadessero “cose strane” all'interno dei cantieri. A
favorire questo incontro sarebbe stato per l'appunto il
Mungo, unitamente a un altro
imprenditore di Girifalco, Do-
Le due bimbe all’epoca dei fatti avevano solo 7 e 3 anni
MIGLIERINA Per un marocchino 52enne
Violenza su due bimbe
L’accusa chiede
nove anni di galera
CATANZARO. Una condanna a
I carabinieri hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip
menico Strumbo, già arrestato
per lo stesso motivo lo scorso
17 maggio e tutt’ora in carcere.
Le due richieste di misura
cautelare avanzate dal sostituto procuratore distrettuale
antimafia Capomolla, sebbene avanzate nel medesimo
momento hanno avuto strade
distinte poiché in un primo
momento il gip aveva concesso solo il provvedimento restrittivo ai danni di Strumbo,
rigettando per l'appunto la
misura a carico di Mungo.
Tuttavia la Procura ha inter-
posto un atto di appello, sostenendo ancora una volta la piena validità dell'impianto accusatorio. Così la Seconda Sezione del Tribunale di Catanzaro
ha accolto l'impugnazione sostenendo che il quadro indiziario raccolto oltre ad essere
grave e concordante, consente
ampiamente l'adozione di tale
misura. Il quadro di indizi basato su indagini sul campo
svolte in maniera accurata, ha
consentito di ottenere un risultato operativo ampiamente
soddisfacente. I due coindagati dovranno ora rispondere di
Rocco Mungo
aver concorso nel compimento di una tentata estorsione
aggravata dalla metodologia
mafiosa.
Lunedì scorso Rocco Mungo, assistito dal suo legale, è
comparso per l’interrogatorio
di garanzia davanti al gip Antonio Rizzuti il quale ha emesso a suo carico l’ordinanza
cautelare su richiesta della
Dda, che sta coordinando le
indagini dei carabinieri della
Compagnia di Girifalco. L’uomo, però, si è avvalso della facoltà di non rispondere.(g.m.)
nove anni di reclusione ed alle
relative pene accessorie è stata
chiesta oggi nei confronti di A.
L., 52 anni, di nazionalità marocchina, imputato per violenza sessuale aggravata ai danni
di due parti offese che, all’epoca dei fatti, avevano meno di
dieci anni.
Dopo aver ricostruito le presunte gravissime violenze subite molti anni fa dalle due sorelline, anch’esse marocchine,
il pubblico ministero Paolo Petrolo ha concluso la requisitoria con la propria richiesta di
condanna, cui è seguita la discussione degli avvocati di
parte civile - Salvatore Sacco e
Nicoletta Politelli - che rappresentano la famiglia delle presunte vittime. I legali hanno
insistito con i giudici perché
venga riconosciuta la penale
responsabilità dell’imputato e
gli venga inflitta la maggiore
pena possibile, oltre a chiedere il risarcimento dei danni.
Prima della requisitoria del
pubblico ministero davanti ai
giudici del Tribunale collegiale di Catanzaro (presidente
Antonio Battaglia, a latere
Adriana Pezzo e Giovanna Mastroianni) erano sfilati gli ulti-
mi testimoni, tra cui il padre
delle due parti offese, che avevano risposto alle domande
dei togati presenti in aula.
Infine il tribunale collegiale
ha rinviato all’udienza del 21
novembre per l’arringa del difensore dell’imputato, l’avvocato Anselmo Torchia, e la
sentenza.
I gravissimi fatti di cui è
chiamato a rispondere A. L. risalirebbero al 1999 e sarebbero avvenuti a Miglierina. Le indagini dei poliziotti della Sezione minori della Questura,
però, partirono solo sette anni
dopo, nel 2006, quando cioè le
vittime riuscirono finalmente
a raccontare gli abusi subìti.
Violenze sessuali gravissime e reiterate che l’imputato,
sempre secondo l’impianto accusatorio
della
Procura,
avrebbe potuto perpetrare indisturbato in quanto amico del
padre delle due piccine, che
quindi godeva della sua fiducia. Proprio per questo motivo,
sempre secondo l'accusa, le
due bimbe, che all'epoca dei
fatti avevano solo 7 e 3 anni,
sarebbero state avvicinate dall'uomo che avrebbe compiuto
loro le violenze sessuali.(g.m.)
SQUILLACE Belgacem Elamri dovrà risiedere in una casa diversa da quella familiare
GIMIGLIANO
SELLIA MARINA Rimarrà in carcere
Tenta di strangolare la moglie, ai domiciliari
Parte oggi
tra polemiche
la festa
di S. Martino
Maltrattamenti
e lesioni personali
Romeno in manette
Saverio Artirio
Rosario Stanizzi
GIMIGLIANO
SELLIA MARINA
Tutto pronto per la terza edizione della Festa di S. Martino
in programma per oggi. Manifestazione ideata dall’associazione “Iniziativa Socio-Culturale” di Gimigliano che ha inteso promuovere una delle tradizioni tipiche locali.
La manifestazione, che quest’anno gode del patrocinio
della Provincia, assessorato
all’Agricoltura, si presenta con
una novità rispetto alle precedenti edizioni. La località scelta per lo svolgimento del programma non è piazza Vittorio
Emanuele 3 ma corso America.
Una decisione, quella del direttivo del sodalizio, che ha suscitato qualche malcontento in
considerazione del fatto che la
scelta non è stata supportata
da soddisfacenti motivazioni.
Una iniziativa, quindi, itinerante che finisce per perdere la
sua originalità spesso caratterizzata proprio dal luogo dove
si svolge. Ne è un esempio “La
Giornata della castagna”, iniziativa nata nei primi anni ’80
che, una volta trasformata in
manifestazione mobile negli
ultimi anni, non ha avuto più
seguito. Il programma prevede alle 17 l’apertura degli
stand delle aziende che esporranno prodotti tipici locali.
Prevista anche l’esposizione di
prodotti dell’artigianato locale. Alle 18 verranno aperti gli
stand gastronomici.
Violenza sessuale aggravata,
lesioni personali aggravate,
maltrattamenti in famiglia, sequestro di persona e minacce:
con queste accuse i carabinieri
della stazione di Sellia Marina
hanno tratto in arresto un giovane cittadino romeno, Ion
Florin Rus, 30 anni, residente
nelle cittadina ionica catanzarese.
L'uomo alcuni mesi fa si era
reso responsabile di questi
reati in particolar modo nei
confronti della moglie. Il trentenne era colpito da un'ordinanza di custodia cautelare
emessa dal giudice delle indagini del tribunale di Tivoli (Roma), Elvira Tamburelli.
Le indagini erano partite
dalle denunce e dichiarazioni
della moglie del romeno che
hanno mostrato, sostengono
gli inquirenti, un grave ed univoco quadro indiziario a carico dell'uomo circa la commissione delle condotte di maltrattamenti e lesioni in danno
della moglie e della figlia, oltre
che di violenze sessuali ai danni della moglie. Tutto questo
davanti agli occhi della figlia
piccola.
Le esigenze cautelari evidenziate nel provvedimento
sono il pericolo di fuga e la
possibilità di reiterazione del
reato.
La prima si è, infatti, concretizzata con il trasferimento
CATANZARO. È stato mandato
agli arresti domiciliari in un luogo diverso da dove vive sua moglie. Si tratta di Belgacem Elamri, 43 anni, di nazionalità marocchina, arrestato nei giorni
scorsi a Squillace dopo aver aggredito la consorte. Il gip di Catanzaro. Assunta Maiore (cancelliere Lucia Senese), ha convalidato l’arresto dell’uomo e
poi lo ha scarcerato, concedendogli la detenzione domiciliare
in attesa della definizione del
procedimento a suo carico.
L'uomo è difeso dall’avvocato
Stefania Valia.
Maltrattamenti in famiglia la
contestazione che viene mossa
all’operaio marocchino il quale,
sempre secondo quanto denunciato dalla moglie 32enne ai carabinieri, martedì, nel corso di
un litigio per futili motivi,
avrebbe tentato di strangolarla.
La donna, secondo quanto si
è appreso, si sarebbe recata nella caserma dei carabinieri per
denunciare l’accaduto. I militari hanno subito notato che la
donna recava sul proprio corpo
gli ultimi segni di una presunta
aggressione: vistosi lividi al collo che dimostravano un tentativo di strangolamento. Violenze,
sfuriate e percosse che, anche in
passato, la stessa avrebbe dovuto subire dal marito violento,
senza alcun motivo. Vicende
che C. A. (queste le iniziali della
signora) si sarebbe tenuta dentro, senza parlarne con nessuno. Poi, però, ha trovato il coraggio di recarsi in caserma, che
si trova a poche decine di metri
dalla sua abitazione, nel centro
SELLIA MARINA A 4 mesi e 20 giorni
Belgacem Elamri
storico di Squillace, per liberarsi di questo peso e denunciare
l'uomo, anche per tutelare i tre
figli. I carabinieri, sentito il racconto, si sono messi immediatamente alla ricerca di Elamri, che
poi hanno rintracciato nella sua
abitazione. L'uomo avrebbe accolto i militari in evidente stato
di agitazione, non nascondendo propositi minacciosi. Questi
hanno subito bloccato l'extracomunitario e lo hanno condotto
in caserma per ulteriori accertamenti. È stata ricostruita con
precisione la vicenda ed è stato
rilevato che già in passato l'uomo aveva avuto comportamenti
violenti, sia contro la moglie
che contro altri cittadini di
Squillace. Così sono scattate le
manette ai polsi di Elamri.(g.m.)
BORGIA Non ha commesso il fatto
Resistenza e lesioni ai Cc Danneggiamento e furto
Condannato un 39enne
Assolto dal giudice
CATANZARO. È stato condannato
a quattro mesi e 20 giorni, col beneficio della pena sospesa, il trentanovenne Giuseppe Borelli, residente a Sellia Marina, accusato di
violenza, resistenza e lesioni a
pubblico ufficiale e arrestato nel
mese di agosto dai carabinieri. La
sentenza è stata emessa dal giudice monocratico del Tribunale di
Catanzaro Assunta Maiore (cancelliere Alfonso Laborioso).
Forse in preda ai fumi dell'alcool l’uomo, secondo la ricostruzione dell’accusa, ha iniziato a litigare con gli avventori di una
struttura balneare. Sono state le
persone presenti nella struttura,
sul lungomare della cittadina ionica, ad allertare i militari dell'Arma della locale Compagnia che
sono intervenuti sul posto, ma
hanno dovuto fare i conti con la
reazione dell'uomo che è stato
bloccato e condotto nella camera
di sicurezza della Compagnia.
In seguito al giudizio direttissimo il giudice del tribunale di Catanzaro aveva convalidato l'arresto, disponendo per l'uomo l'obbligo di presentazione alla polizia
giudiziaria.(g.m.)
CATANZARO. Il giudice mono-
cratico del Tribunale di Catanzaro, Graziella Costantino, ha
assolto con formula ampia per
non aver commesso il fatto il
trentanovenne Giuseppe Migliazza di Borgia. L’uomo, accusato di furto e danneggiamento, è stato difeso dall’avvocato Emilio Vitaliano.
I fatti oggetto di causa risalgo a oltre due anni fa quando
fu commesso un furto con relativo danneggiamento ai danni
di G.M.. Secondo la tesi accusatoria il materiale sarebbe
stato prelevato da Migliazza
assieme a Gaetano Lapiana,
che poi è stato trovato morto
ammazzato a bordo della sua
auto in località Muro Rotto in
agro di Girifalco. I due per il
furto e il danneggiamento sarebbero stati solamente denunciati a piede libero.
L’avvocato Vitaliano, nella
sua arringa difensiva, avrebbe
dimostrato l’estraneità del suo
assistito ai fatti contestati
dall’accusa. Da qui l’assoluzione
con
formula
piena.(g.m.)
Florin Ion Rus
del cittadini romeno da Tivoli
a Sellia Marina, dove è stato
rintracciato dai militari della
locale stazione.
Nelle mattinata di ieri il giovane è comparso in Tribunale,
a Catanzaro, davanti al gip Assunta Maiore, assistito dall’avvocato Piero Funaro. Il romeno, dopo essere stato informato che avrebbe potuto avvalersi della facoltà di non rispondere, avrebbe invece risposto
alle domande del giudice negando ogni addebito. Dopo
l’interrogatorio il giudice ha
convalidato l’arresto ed ha deciso per la custodia cautelare
in carcere.
L’avvocato Funaro ha annunciato che presenterà ricorso al Tribunale del riesame.
Espletate tutte le formalità di
legge, quindi, Ion Florin Rus è
stato rinchiuso nel carcere di
Siano, a Catanzaro.
Gazzetta del Sud Sabato 12 Novembre 2011
43
Cronaca di Lamezia
Nuovo terminal
all’aeroporto
Oggi nell’aeroporto
alle 11.30
inaugurazione del
nuovo terminal col
presidente dell’Enac
Corso Nicotera 215, - Cap 88046
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.
Prima uscita pubblica della d’Ippolito in occasione dell’avvio del corso di politica per i giovani con Buttiglione
Stupro di gruppo: nominati i periti
Il boss Fiarè in aula
La difesa non crede
Talarico: nel 2008 ci davano per spacciati, oggi siamo punto di riferimento
alla donna violentata
Il consigliere Ruberto passa all’Udc
Luigina Pileggi
Prima uscita pubblica di Ida D’Ippolito nell’Udc. Ma anche l’ufficializzazione del passaggio del
consigliere comunale Francesco
Ruberto dal Pdl allo Scudocrociato. È successo tutto ieri mattina,
alla presenza del presidente nazionale del partito di Casini, Rocco Buttiglione, che ha tenuto a
“battesimo” i due ultimi arrivi nello Scudocrociato cittadino. L’occasione è stata l’apertura del corso di formazione politica promosso dai Giovani dell’Udc e che ha
preso il via proprio ieri con un incontro che si è tenuto nella sala
del consiglio comunale su corso
Numistrano. Accanto all’esponente nazionale del partito, anche il deputato Mario Tassone, il
presidente del Consiglio regionale Franco Talarico, il segretario
cittadino Giancarlo Nicotera, il
presidente Massimo Sdanganelli,
la presidente della commissione
pari opportunità Graziella Astorino, il segretario dei Giovani
dell’Udc Simone Cicco e il capogruppo in consiglio comunale
Massimo Cristiano.
Una presenza, quella di Ruberto, che si è notata subito, così come non sono sfuggite neanche
quelle di Elvira Falvo (Api) e Mario Benincasa (Mpa): come dire,
prove tecniche di Terzo polo. Con
Ruberto comunque il dato importante è un altro: sale infatti a tre il
numero dei consiglieri che negli
ultimi mesi sono passati dal Pdl
allo Scudocrociato. Nei mesi scorsi infatti Francesco De Biase e
Francesco Chirillo avevano abbandonato il gruppo pidiellino
per passare a quello dell’Udc.
Niente di fatto invece per altri due
consiglieri, Raffaele Mazzei e Teresa Benincasa, che in molti vedevano già nella casa degli uddiccini
Giuseppe Natrella
È tornato di nuovo nel palazzo
di giustizia Rosario Fiarè, indicato come il capo dell'omonima
cosca di San Gregorio d'Ippona,
arrestato dal nucleo operativo
dei carabinieri con Francesco
Pannace e Saverio Ferrise
nell’ambito
dell’operazione
“Bocca di Rosa”. Questa volta
Fiarè ha partecipato davanti al
Gup Carlo Fontanazza all’incidente probatorio fissato su richiesta dell’avvocato difensore
Giancarlo Pittelli. Nell’aula l’avvocato Teresa Bilotta per l’imputato Ferrise, e il legale Luca
Scaramuzzino in rappresentanza della parte offesa “Simona”,
la donna lametina oggetto delle
attenzioni sessuali di Fiarè, che
poi sarebbe stata violentata da
Francesco Pannace.
L’incidente probatorio era
Tassone, Talarico, Buttiglione e Nicotera
e che invece, almeno per il momento, rimarranno nel partito
che li ha eletti.
«Questo per me è un giorno importante – ha detto emozionandosi un pò Ida d’Ippolito – prendo
la parola in un luogo che mi ha visto protagonista di una grande
battaglia qualche mese fa, per la
candidatura a sindaco. Io sono
una cattolica convinta e leale. Il
mio passato è cattolico, essendo
stata in una Democrazia cristiana
basata su valori reali. Valori che
hanno caratterizzato la mia vita e
la mia lunga carriera politica in
Forza Italia». La deputata si lascia
andare poi a uno sfogo: «Sento
parlare a vanvera e con molto superficialità di traditori – ha stigmatizzato – ma i veri traditori sono quelli che usano la politica per
fini personali».
Unanime il coro di accoglienza
dello Scudocrociato alla d’Ippolito. In particolare Buttiglione che
l’ha definita «una rondine che annuncia la primavera». Il riferimento è al fatto che si sta già pensando al dopo Berlusconi, con la
creazione del Partito popolare europeo dove confluiranno tutti i
centristi, insieme a quel che resta
del Pdl e parte del Pd. Buttiglione
ha poi catturato l’attenzione dei
presenti per oltre un’ora, nel corso della quale ha ripercorso la storia della Democrazia cristiana dal
dopoguerra ai giorni nostri, raccontando aneddoti su De Gaspari
e Aldo Moro. «La storia della politica è fatta di periodi normali e periodi eccezionali – ha spiegato il
presidente dell’Udc – e nelle fasi
stato richiesto per valutare l’attendibilità del racconto della
presunta persona offesa. La testimonianza della donna, infatti, viene ritenuta inattendibile
dalla difesa a causa della patologia di cui soffre.
Il Gup ha disposto una perizia nominando Pietro Scardamaglia. La difesa si avvarrà del
suo perito Vittoria Palazzo. I
due esperti cominceranno lunedì 21.
Fiarè, Pannace e Ferrise sono
indagati a vario titolo per violenza sessuale di gruppo aggravata, induzione alla prostituzione, tentata violenza privata e
violazione degli obblighi imposti della sorveglianza speciale.
Vittime dei tre arrestati giovani
donne italiane, bulgara e maghrebine che Ferrise, secondo
gli inquirenti, procurava a Fiaré
e Pannace in cambio di soldi.
Buttiglione, d’Ippolito e Ruberto
di crisi chi trova le parole nuove
riesce poi a dettare legge. Cosa
che fece De Gasperi prima, poi
Moro negli anni ‘70 e Berlusconi
negli anni ‘90. Oggi stiamo vivendo un’altra fase eccezionale, per
questo dobbiamo far sentire la
nostra voce e proporre la nostra
alternativa. Nel 2008 in molti ci
davano per spacciati. Oggi invece
noi siamo più forti di loro».
Nel suo intervento Mario Tassone ha esortato tutti affinchè «il
messaggio che il Papa ha lanciato
quando è venuto in Calabria non
rimanga senza voce, ma venga accolto e attuato dai calabresi». Il
presidente Talarico ha invece ripercorso il cammino svolto
dall’Udc dal 2008 a oggi: «Ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo lavorato per far crescere il
partito, puntando soprattutto alla
crescita della classe dirigente».
Sul ruolo dell’Udc ha parlato
anche Nicotera che ha spiegato
come «grazie ai timonieri Talarico e Tassone nel 2008 la barca
non è affondata né è andata alla
deriva; l’Udc si è svenduto, non ha
scelto le scorciatoie né la via più
facile. E oggi siamo stati ripagati».
Anche Cicco ha sottolineato l’impegno dei giovani cattolici in politica,in particolare in questo momento di crisi, non solo economica ma soprattutto di valori. Sdanganelli ha ricordato come il simbolo della Scudocrociato sia l’unico rimasto in tutti questi anni,
mentre gli altri si sono persi, mentre Astorino ha ripercorso quanto
realizzato dal comitato pari opportunità in appena un anno.
Presa di mira una Punto all’aeroporto
Volevano rubare un’auto
Due giovani in manette
Provano a rubare una Fiat
Punto nel parcheggio dell’aeroporto ma vengono bloccati
grazie all’intervento dei Baschi verdi. Si tratta del lametino Giuseppe De Fazio, 42 anni
e del 20enne novarese Giovanni Mazzucchelli. I due che
sono stati processati per direttissima, e il giudice Angelina
Silvestri ha deciso gli arresti
domiciliari per De Fazio e l’obbligo di firma per il complice.
I finanzieri si sono insospet-
titi nel vedere due persone armeggiare sul motore della Fiat
Punto. Da qui la decisione di
fermarsi per un controllo. I
due avevano forzato la portiere, manomesso il bloccasterzo, e stavano cercando con gli
arnesi del mestiere di mettere
in moto il veicolo con una centralina sostitutiva. Inevitabile
per i due l’arresto dei finanzieri in flagranza di reato con
l'accusa di tentato furto.(g.n.)
50
Sabato 12 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
Cronaca di Vibo
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Il sottosegretario all’Interno Mantovano rilancia la lotta alla ‘ndrangheta e assicura il potenziamento degli organici delle forze dell’ordine
Il modello Caserta per sconfiggere le cosche
L’imprenditore agricolo Lopreiato e il sacerdote don Santaguida invitati a proseguire l’attività
Lino Fresca
«Per sconfiggere la ‘ndrangheta
occorre applicare sul fronte repressivo il “Modello Caserta”».
Sono le parole che tutti si aspettavano dal sottosegretario al Ministero dell’Interno Alfredo Mantovano intervenuto, ieri pomeriggio, per la firma di un protocollo
d’intesa nell’ambito dell’obiettivo: Sviluppo, legalità e sicurezza”.
Il sottosegretario, di fronte ad
una criminalità organizzata spietata ed arrogante, il cui unico
obiettivo è quello di affermare
con la forza persuasiva dell’intimidazione, il suo potere, è stato
categorico. «Per bonificare – ha
sostenuto – questo territorio, difficile, ad alta densità mafiosa bisogna cambiare passo intensificando l’azione di contrasto con il
potenziamento di uomini e mezzi
delle forze dell’ordine. Quello che
si sta facendo sta dando ottimi risultati. Non sono però sufficienti.
Lo dimostrano le diverse intimidazioni nei confronti degli imprenditori. L’ultima, quella del taglio degli ulivi, è la più odiosa di
tutte perchè la ‘ndrangheta con
l’arroganza di sempre ci ha voluto
mettere la firma per ribadire il suo
potere incontrastato sul territorio. Di fronte a questi uomini “cattivi e spietati” l’unica arma vincente è il 41 bis. Non ci sono altre
scelte».
Scendendo nello specifico, di
fronte alla richiesta di sicurezza
che viene dal territorio, ha aggiunto: «Il “Modello Caserta” va
applicato alla lettera. Potenziamento degli organici, nuovi e moderni strumenti di lotta e obiettivi
precisi da raggiungere in tempi
brevi. Infine incontri mensili, alla
presenza di magistrati e vertici
delle forze dell’ordine, per verificare se gli obiettivi prefissati sono
stati raggiunti. Arresti dei latitanti e confisca dei beni in circa tre
anni ci hanno permesso di bonificare il casertano, regno incontrastato dei casalesi. La stessa cosa si
può fare nella provincia vibonese
dove la ndrangheta non è meno
pericolosa della camorra. Rispetterò gli impegni presi – ha ribadito – anche se il governo di cui faccio parte è al capolinea. Quelli che
verranno dopo sapranno che c’è
un’emergenza criminalità nella
provincia di Vibo Valentia. Anche
se cambieranno ministro e sottosegretario gli impegni restano anche perchè la lotta alla criminalità
organizzata non ha colore politico».
Prima della firma del protocollo d’intesa l’on. Mantovano ha
presieduto il comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza. L’incontro, svoltosi nella scuola allievi agenti di polizia, è stato incentrato sugli ultimi fatti di cronaca
le cui vittime sacrificali all’arroganza mafiosa sono stati alcuni
imprenditori. Particolare attenzione è stata data all’intimidazione nei confronti dell’imprenditore agricolo Pietro Lopreiato, socio
IL PUNTO
Ora si cerca
una soluzione
a tutti i costi
Il prefetto Luisa Latella, il sottosegretario Alfredo Mantovano e il direttore della scuola di Polizia Salvatore Barillaro
e punto di forza della cooperativa
sociale Talità Kum con la quale
aveva avviato un importante progetto di riscatto sociale con la produzione, l’imbottigliamento e la
commercializzazione di un olio di
oliva di ottima qualità prodotto
con il metodo biologico.
Il taglio delle piante di ulivo,
avvenuto in contrada “Vajoti” di
Don Salvatore
Santaguida
ricevuto
dal sottosegretario
Mantovano
Sant’Onofrio, ha colpito così tanto il sottosegretario Mantovano
che ha invitato le istituzioni locali
a fare quadrato attorno all’imprenditore agricolo Lo Preiato e
alla cooperativa sociale Talità
Kum di cui i fondatori sono stati i
parroci di Stefanaconi e San Nicola Da Crissa, don Salvatore Santaguida e don Domenico Muscari.
Al termine della riunione, l’uomo
di governo, ha incontrato in una
saletta della scuola di polizia alla
presenza del prefetto Luisa Latella, il sacerdote don Santaguida e
l’imprenditore agricolo Lopreiato
ai quali ha assicurato il suo perso-
nale impegno per fare luce su
quanto accaduto. «Il sottosegretario – ha commentato don Santaguida – ci ha spronati a proseguire
il progetto aprendoci soprattutto
al territorio. Inoltre ci ha garantito la vicinanza delle forze dell’ordine che stanno lavorando con
grande impegno per identificare
gli autori del grave gesto».
La tappa vibonese del sottosegretario al Ministero dell’Interno
si è conclusa con la firma di un
protocollo d’intesa, promosso
dall’associazione
“ViboVale”,
presieduta dall’assessore agli Affari costituzionali Nicolino La
Gamba, dalla Prefettura e dalla
Regione. Gli impegni sono stati
sottoscritti dal sottosegretario
Mantovano, dal prefetto Latella,
dall’assessore La Gamba e dal
commissario Melissari. Presenti,
tra gli altri, il vescovo mons. Luigi
Renzo, il sindaco Nicola D’Agostino, il presidente della Provincia,
Francesco De Nisi, il presidente
del Tribunale, Roberto Lucisano,
il procuratore Mario Spagnuolo,
il questore Giuseppe Cucchiara, il
ten. col. Daniele Scardecchia, il
col. Paolo Valle. Preghiera di riparazione stamane (11,30) in località Vajoti di Sant’Onofrio
Il sottosegretario Mantovano ha
rievocato il “Modello Caserta”
quale deterrente per arginare e
sconfiggere le cosche della
‘ndrangheta. Alla luce dei risultati che carabinieri e polizia hanno
ottenuto nella lotta alla camorra,
effettivamente l’idea è apprezzabile. È altrettanto importante sottolineare che anche uomini del
Vibonese hanno contribuito a
mettere in piedi il “Modello Caserta”. Il vice questore Rodolfo
Ruperti, già capo della Mobile di
Vibo, di quel modello è stato uno
dei perni centrali. Prima ancora
di Caserta aveva sferrato colpi pesantissimi contro le cosche più
potenti della ‘ndrangheta (clan
Mancuso). È andato via e per
molti è stata una liberazione. Nel
frattempo hanno cambiato strada, forse a malincuore, anche
magistrati coraggiosi della Dda
che hanno lottato la ‘ndrangheta
con passione e tanti sacrifici. La
primavera vibonese si è così spenta. Oggi, per fortuna, qualcuno
comincia a ripensarci. Speriamo
non sia troppo tardi.(n.l.)
In breve
I consiglieri del Pd soddisfatti: congelata anche la liquidazione
Interrogazione al sindaco D’Agostino
Indennità a Luzzo, la dirigente Teti
chiede la revoca della determina
Russo (Pd) sollecita
la messa in sicurezza
delle zone a rischio
Stefania Marasco
Un primo passo è stato compiuto.
Ma attende il Consiglio comunale
il gruppo del Pd prima di alzare la
“bandiera”. Intanto, comunque, a
segnare il passo è l’evoluzione del
caso Luzzo. In questo senso, dal
Pd fanno sapere che «la vicenda
sembra essersi sbloccata» con la
missiva del 3 novembre della dirigente Adriana Teti – che mette
uno stop alla vicenda dell’indennità ad personam conferita al
membro dello staff del sindaco, al
quale si riconosceva «la somma di
170mila euro pari all’1% dell’importo dei Pisu» – la quale «si è dovuta affrettare – scrivono i consiglieri – a scrivere al suo omologo
dirigente del settore tecnico Scalamogna ove testualmente “... visto che il suddetto professionista
non è stato inquadrato nella categoria D1 per problemi di copertura finanziaria, considerato che la
suddetta indennità ad personam
è strettamente collegata al trattamento giuridico ed economico
fondamentale tutto premesso, si
invita la S.V. a voler revocare la
suddetta determina in attesa
dell’inquadramento economico
D1”». Insomma, questa l’evoluzione a cui si aggiunge, «il congelamento del pagamento per come
disposto dall’ing. Scalamogna
che in via di autotutela, facendo
seguito alla lettera della Teti ha
sospeso la I tranches di liquidazione pari a 17mila euro».
Ergo, la questione morale sollevata e non solo, per il Pd, si inizia ad indirizzare sul giusto binario, dopo «le continue – spiegano
– richieste di accesso agli atti amministrativi, le interrogazioni for-
SERATA DI INCONTRO LUNEDÌ FRA LA COMUNITÀ LOCALE E ROMENA
La chiesa che fa “integrare”
Collaborazione e integrazione, questo l’impegno del parroco di
S. Giuseppe don Bruno Cannatelli che con la parrocchia Romena S. Anna organizza per lunedì (ore 17.30) la serata di
incontro fra le due comunità nella chiesa di San Michele (foto).
La dirigente del settore Affari generali del Comune Adriana Teti
mulate dai battaglieri consiglieri
del Pd». Interventi, che sono riusciti a far superare gli ostacoli incontrati a palazzo “Luigi Razza”.
Però, i dubbi non si sciolgono, e
dal Pd si vuole sapere: «Ma il dott.
Pasquale Luzzo, professionista di
indubbia caratura, grande umanità e indiscutibile pregio sia come persona che come tecnico,
non fa parte di quello staff del sindaco che era a costo zero? Ma il
sindaco – incalzano – può nominare con una propria ordinanza
un membro dello staff conferendogli la categoria D1?».
E ancora: «Ma i Pisu non erano
stati già progettati ed approvati
con la precedente amministrazione Sammarco? Ma non erano altri
professionisti, peraltro dipendenti dell’Ente, ad essersi occupati
dei Pisu e pertanto ad avere diritto alle relative indennità?». E, in
ultimo: «Ma perchè non utilizzare
le professionalità dei dipendenti
comunali per i progetti anzichè
“regalarli” a professionisti esterni?». Queste le domande da parte
di chi svolge il ruolo «di garanzia e
controllo». Ci tengono a ricordarlo questo dall’opposizione anche
per rispondere a quanti «ci chiedono – chiosano – di essere più
elastici». Oggi, però, la soddisfazione non la nascondono.
Perchè oltre alla questione morale dal Pd si rimarcano «i dubbi di
legittimità avanzati sulla determina». E, in questo senso, si guarda avanti, iniziando dalla delibera sull’approvazione della proposta Telecom fino alla determina
con cui si liquidavano all’assessore Modafferi i pagamenti dovuti
alla cassa professionale di appartenenza. Questioni all’ordine del
giorno del prossimo consiglio con
l’auspicio che la maggioranza
«non diserti».
COMUNE
PROVINCIA
Rifiuti, il Codacons
chiede chiarezza
Il Banco alimentare
a palazzo Vangeli
Presentata dal Codacons una
richiesta di accesso agli atti
al Comune per avere risposte sulla situazione inerente
la questione ambientale e i
rifiuti e affinchè venga fatta
chiarezza sulla gestione del
servizio di raccolta.
Nuova sede per il Banco alimentare all’interno di palazzo Vangeli, dove la Provincia ha concesso l’uso dei locali alla fondazione. Promotori dell’iniziativa l’assessore Valenzisi in sinergia con
il presidente De Nisi.
COMUNE
SAN COSTANTINO CALABRO
Il Valentianum si apre
al laboratorio teatrale
Littorina, la tragedia
dopo sessant’anni
Appuntamento con la presentazione dello studio del
laboratorio di improvvisazione teatrale e tecniche
dell’attore stasera (ore 21)
al Valentianum nella sala
teatro. A promuovere l’iniziativa gli assessorati comunali alla Cultura e alle Politiche giovanili.
“17 novembre 1951. La tragedia della Littorina” il tema
dell’incontro promosso
dall’associazione culturale
“L’essenza” per sabato 26 novembre (ore 17,30) nella Casa del popolo “Enotrio Pugliese” a San Costantino. A
relazionare Imperio Assisi e
Giuseppe Bulzomì.
Con l’arrivo delle piogge bisogna
fare in fretta. Per questo motivo il
consigliere comunale Giovanni
Russo (Pd) chiede di sapere a che
punto si trova lo stato di avanzamento dell’appalto per l’affidamento della progettazione preliminare definitiva esecutiva dei
lavori di messa in sicurezza dei
versanti Affaccio, Cancello Rosso, Piscopio, Triparni ed ex tracciato Ferrovie Calabro Lucane e
Longobardi.
«Il consigliere comunale – si
legge nell’interrogazione indirizzata al sindaco D’Agostino e
all’assessore ai Lavori pubblici
Modafferi – esprime una certa
preoccupazione perchè nonostante le copiose precipitazioni e i
numerosi sopralluoghi da parte
delle autorità competenti (Protezione civile e autorità di bacino),
non sono stati fatti grossi passi in
avanti in direzione della messa in
sicurezza delle zone interessate».
Il consigliere del Partito democratico, facendosi interprete delle preoccupazioni dei cittadini
aggiunge: «Siccome è diffusa nella popolazione, a seguito degli
avversi eventi metereologici registratisi nello scorso inverno e degli eventi alluvionali che stanno
interessando gran parte del nostro Paese e il timore che analoghi
fenomeni possano a breve presentarsi con ulteriori danni ed
evidente rischio per la pubblica
incolumità, allo stato attuale non
risultano che siano stati effettuati
i necessari lavori tendenti ad eliminare i rischi».
Russo, visto che il 13 aprile
Giovanni Russo
scorso è stato pubblicato il bando
per l’affidamento della progettazione preliminare definitiva esecutiva dei lavori di messa in sicurezza dei versanti a rischio di dissesto idrogeologico, chiede di sapere «quali sono i motivi di tali
gravi ritardi che stanno causando
la non messa in sicurezza dei luoghi, di chi sono le responsabilità e
se l’amministrazione ritiene di
continuare sulla via della procedura ordinaria o, se è opportuno
accelerare attraverso una procedura di protezione civile per effettuare in tempi più brevi gli interventi tendenti a eliminare il rischio idrogeologico che interessa
i versanti Affaccio, Cancello rosso, Piscopio, Triparni ex tracciato
Ferrovie Calabro Lucane e Longobardi».
Sabato 12 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
52
Cronaca di Vibo
.
OPERAZIONE META 2010 L’inchiesta passa alla Dda di Reggio
BARBUTO (IDV)
Narcotraffico,
il ruolo dei vibonesi
nel vorticoso
giro di cocaina
Villa Gagliardi
e comunale,
quelle storie
di ordinario
abbandono
Irreperibili Giuseppe Topia, Antonio Franzè, Antonio
Della Rocca, Filippo Paolì e Giuseppe Pugliese
Giuseppe Baglivo
È stata trasferita alla Dda di
Reggio Calabria per competenza territoriale l’inchiesta “Meta
2010” che ha fatto luce su una
ramificata organizzazione dedita al traffico internazionale di
cocaina. Il gip di Roma ha, infatti, stabilito che l’importazione
di stupefacente è stata «certamente consumata nel porto di
Gioia Tauro» anche se, ravvisando «l’urgenza di soddisfare
le esigenze cautelari stante la
perdurante operatività del sodalizio criminoso impegnato
nella definizione di altra transazione illecita» ha emesso ugualmente i provvedimenti restrittivi.
Allo stato risultano irreperibili i vibonesi: Giuseppe Topia,
Antonio Franzè, Antonio Della
Rocca, Filippo Paolì e Giuseppe
Pugliese. La richiesta di arresto
della Dda è del 26 giugno scorso
ed è pervenuta al gip il 25 agosto. L’inchiesta è quindi recentissima ed è nata da altro procedimento dove la polizia inglese
era sulle tracce di un carico di
cocaina che dalla Colombia doveva arrivare il 28 settembre
2010 nel porto di Gioia Tauro.
Poichè il container era destinato ad Ambrogio Sansone e Mi-
chele Lissandro, il primo di Palermo ma residente in Svizzera,
il secondo di Santeramo in Colle (Ba) e «principale referente
di Barbieri» – entrambi raggiunti ora da custodia cautelare in
carcere – venivano autorizzate
una serie di intercettazioni.
All’interno del container non
veniva trovata la cocaina, ma
un’anomalia nella disposizione
di un carico di banane induceva
gli investigatori ad ipotizzare
che l’operazione fosse stata annullata all’ultimo momento a
seguito del sequestro di altra
partita di droga proveniente
dalla Colombia.
In tale contesto, gli investigatori si concentravano sull’organizzazione di Vincenzo Barbieri, che si sarebbe occupata
dell’importazione di cocaina
anche se poi l’immissione dello
droga sul mercato, per mancanza di una rete distributiva gestita dall’associazione, sarebbe
stata lasciata ad altre organizVincenzo Barbieri
era ritenuto
dagli investigatori
uno dei
personaggi
al vertice
del narcotraffico
zazioni.
Al vertice della presunta associazione vibonese ci sarebbe
stato Giuseppe Topia, di Vibo,
«anch’egli storicamente legato
ai Mancuso e in diretto contatto
con Barbieri, recandosi in numerose occasioni a Vibo e a Bologna per incontrarlo personalmente e conferire con lo stesso
in ordine a tutte le transazioni
illecite in corso». Topia, per gli
inquirenti, avrebbe sovrainteso
alle operazioni di recupero di
tutti i carichi di stupefacente
importati in Italia, vedendosi
affidate «le somme di denaro
necessarie all’organizzazione».
Giuseppe Topia avrebbe, inoltre, partecipato a tutti gli incontri strategici «con altri organizzatori del sodalizio» come Giuseppe Pugliese ed i figli Vincenzo e Alessandro, tutti di Cessaniti.
Alessandro Pugliese, detto
“Pupetto”, stabilitosi in Colombia nella zona di Meta (da qui il
nome dell’operazione) sarebbe
stato invece «l’addetto ai rapporti con i fornitori sudamericani». In diretto contatto con Barbieri anche Antonio Franzè, di
Vibo, con un ruolo simile a quello di Topia, «sovraintendendo
alle importazioni di cocaina»
che in un’occasione doveva es-
Sul sito del Comune compare un’ordinanza di divieto a Vena
Dai rubinetti scorre acqua marrone
Denuncia dei cittadini di via Affaccio
Stefania Marasco
Acqua? No grazie. Non siamo al
bar e l’offerta non arriva dopo un
caffè... Perchè per chi si fosse perso qualche capitolo la vicenda è
quella dell’acqua potabile in città.
Partita il 15 agosto dello scorso
anno, presentata a tratti fra ordinanze di divieto d’uso e conseguenti revoche, susseguitasi con
un divieto che ha toccato i 106
giorni e, poi, risolta...
Ma come dire, risolta ma con
“riserva”. Così come accade in
viale Affaccio dove Giuseppe
Mazza ha voluto farsi portavoce
di una situazione che non pare, almeno dal “colore”, essere stata risolta. E, infatti, spiega Mazza «da
più di un anno dai rubinetti delle
nostre abitazioni scorre acqua color ruggine per cui siamo costretti
ad utilizzare l’acqua in bottiglia».
Insomma, se il 19 aprile scorso in
tanti pensavano di avere tirato un
sospiro di sollievo con la revoca
dell’ordinanza dopo 106 giorni di
divieto, beh, non in tutte le case
l’acqua potabile pare si sia sintonizzata. E la denuncia di Mazza è
chiara: «Non parliamo per essere
sgravati dal pagamento della bolletta ma perchè vorremmo essere
rassicurati sulla potabilità dell’acqua». Si chiedono garanzie di
fronte «ad una situazione di precarietà che si trascina da più tempo, che provoca grandi disagi anche igienici e che non siamo più
L’autobotte in piazza nei mesi scorsi
Un carico di cocaina bloccato nel porto di Gioia Tauro dai carabinieri del Ros
sere occultata in librerie di legno. Franzè sarebbe stato inoltre inviato dall’organizzazione,
unitamente ad Antonio Della
Rocca, anche lui di Vibo, direttamente in Colombia per rapportarsi con Alessandro Pugliese. A conferma dell’appartenenza all’associazione di Franzè e
Della Rocca, gli inquirenti fanno notare come in occasione del
loro arresto avvenuto il 10 dicembre 2010 per il ferimento a
colpi d’arma da fuoco a Vibo di
Pietro Amerato, il narcotrafficante Vincenzo Barbieri «si attivava immediatamente per assicurare loro un’adeguata difesa,
manifestando evidente interesse e preoccupazione per i suoi
seguaci».
Anche Filippo Paolì, di Vibo,
sarebbe stato intraneo all’orga-
nizzazione, accompagnandosi
a Topia e a Della Rocca, e consegnando «denaro a Lassandro
Michele per la prosecuzione
delle attività di narcotraffico» il
3 gennaio ed il 27 aprile 2011,
mentre in altre occasioni avrebbe dovuto consegnare il denaro
per conto di Antonio Franzè e
del genero di Barbieri, vale a dire Giorgio Galiano. Quest’ultimo, dopo l’omicidio a San Calogero di Barbieri dinanzi al tabacchino di Biagio Milano (cugino del narcotrafficante ucciso
e fra gli indagati per i quali il gip
ha rigettato la misura restrittiva), sarebbe subentrato «nella
direzione dell’organizzazione»
curando, unitamente a Lassandro e Topia «la logistica relativa
alle importazioni in corso».
Per Giuseppe Bonavita, detto
disponibili a tollerare». Per questo la decisione di scrivere al Sindaco affinchè intervenga.
Una richiesta che di rimando
arriva anche nelle frazioni di Vena Media e Inferiore, dove con
l’ordinanza n.92 del 27 ottobre
2011 il Sindaco vieta l’utilizzo
«per uso potabile dell’acqua della
rete idrica comunale sino a quando nuovi accertamenti non confermino la potabilità». Ordinanza
predisposta dal settore 6 che fa riferimento ad una nota dell’Asp
che «ha comunicato che l’esame
batteriologico dei prelievi d’acqua eseguito nella frazione di Vena Meda e Inferiore, è risultato
non rientrante nei limiti di potabilità previsti dal d.lgs n. 31». Cautela, insomma, che grazie all’accessibilità del sito del Comune si è
potuto leggere. Scorrendo delibere e varie. Perchè di altre novità
nessuno ne sapeva nulla. Come a
Vibo Marina dove il divieto vige
da 5 mesi. O forse è stato revocato
ma su internet non si trova...
MARIA CRISTINA
Riorganizzazione all’interno della sezione dell’Ens che punta a radicarsi sul territorio
Una nuova pagina per ascoltare la “voce” dei sordi
Si riorganizza la Sezione provinciale dell’Ente nazionale per la
protezione e l’assistenza dei sordi
pronto ad aprire una nuova pagina a stretto contatto con il territorio grazie al nuovo organigramma che vede scendere in campo
accanto al commissario straordinario Antonio Mirijello, i due vice
commissario Giuseppe Liberto e
Caterina Lipari, Aurelio Miriello
(segretario), Daniele Lettieri
(collaboratore del commissario
straordinario); Domenicoantonio Natale (responsabile sportello consulenza legale), Francesco
D’Ascoli (responsabile informatico), Vito Rizzuto (responsabile
circolo ricreativo culturale) e come collaboratori del circolo ricreativo culturale, Domenico
Longo, Giuseppina Cirillo e Vincenzo Mancuso. Professionalità
che, insomma, puntano a «fornire
– ha spiegato il commissario
straordinario – ai soci vibonesi
l’assistenza ed il sostengo di cui
hanno bisogno cercando, inoltre,
di coinvolgere anche le Istituzioni
e di sensibilizzare ad ascoltare la
“voce dei sordi” con lo scopo di
trovare insieme soluzioni alle
problematiche che non rappresentano altro che una barriera
all’integrazione delle persone disabili nella società».(s.m.)
Il nuovo direttivo dell’Ente nazionale per la protezione e l’assistenza dei sordi
Il garante
per l’infanzia
incontra
i cittadini
L’associazione Maria Cristina
di Savoia incontrerà il garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione, Marilina Intrieri. La riunione si svolgerà
nei locali di palazzo Santa
Chiara lunedì prossimo alle
ore 16,30. «Il garante dei diritti dell’infanzia – spiega la
presidente dell’associazione
Maria Cristina di Savoia Maria Giovanna Irene Fusca – è
presente nella maggior parte
dei Paesi europei. In Italia è
presente nel Veneto, Lazio,
Campania, Calabria, Marche, Molise e la provincia autonoma di Bolzano».
La presidente Fusca, inoltre ricorda che «il garante ha
il compito primario di ricordare ai genitori, agli insegnanti, alla società che il
bambino è un essere attivo e
creativo che ci dice continuamente “Aiutami a fare da
me”. Occorre, perciò, realizzare nelle scuole con l’ausilio
di studenti ed insegnanti, periodici interventi sul tema dei
diritti ed i minori onde evitare da subito il ripetersi di fenomeni raccapriccianti, quali, ad esempio: “S’impicca a
14 anni per paura della vita”.
Occorre che gli insegnanti
sappiano la differenza che
passa tra bullismo e criminalità minorile: l’ignoranza di
questa distinzione fa assumere agli stessi atteggiamenti di colpevole permissivismo
a tutto danno delle povere
vittime».
“Pino”, di Briatico, il gip ha invece rigettato l’arresto perché
in seguito alle intercettazioni
«non può argomentarsi in termini di certezza che si sia attivato per risolvere le difficoltà insorte in una transazione illecita,
nè che la successiva partenza di
Franzè e Della Rocca nell’ottobre 2010 in Colombia sia da collegarsi ad un suo intervento»,
come invece prospettava la Dda
basandosi su un’intercettazione
fra Giuseppe e Vincenzo Pugliese. Fra gli arrestati anche Giuseppe Galati di San Calogero
«uomo di fiducia di Barbieri e
che ha curato i contatti con gli
acquirenti dello stupefacente»,
mentre l’arresto è stato rigettato per Aurelio Grillo, di Vibo,
che avrebbe fatto da autista a
Galiano negli spostamenti.
Una chiamata a destarsi. Un
cantico del Gallo silvestre del
nuovo secolo. Perchè la villa
comunale è tante cose, ma soprattutto è un’area verde che
scrive le note di una storia gloriosa che la città conserva. Il
suo è un appello alla comunità,
agli Amministratori, a quanti
questa città la vivono. A loro
scrive Sergio Barbuto, dirigente provinciale di Italia dei valori all’indomani della chiusura
del grande parco verde dove si
corso Umberto I l’Amministrazione comunale ha fatto mettere i lucchetti per mancanza
di fondi per la manutenzione e
dopo aver verificato l’abbandono in cui è stata lasciata Villa
Gagliardi. Barbuto pensa al
patrimonio
custodito
in
quell’angolo di città, a quelle
passeggiate nel centro storico,
«zone che s’inerpicano su per
la collina e che si raccordano
tanto da segnare i percorsi da
effettuare». Sono impressi nella sua mente «la vivacità dei
materiali, le luci, la stratigrafia
che marca il susseguirsi dei periodi e che fanno della città capoluogo un simbolo storico
culturale della Calabria e del
Meridione». In questo senso,
per Barbuto dimenticarsi di
queste zone è «inimmaginabile» e per questo il monito è rivolto al Comune «che sta lasciando morire uno dei posti
più incantevoli della città». Si
chiede di intervenire, di rivitalizzare gli spazi, di provvedere
alla manutenzione. Da qui,
l’appello «a riprenderci ciò che
l’incuria, l’insolenza, l’indisponenza e l’indifferenza di
chi è preposto alla tutela dei
beni comuni, ci sta sottraendo
indebitamente».(s.m.)
Agenda telefonica cittadina
FARMACIA DI TURNO
FARMACIA MONTORO - Via Luigi Razza,
58/66 - Tel. 096341551
FARMACIA NOTTURNA
FARMACIA MARCELLINI - Via Toscana,
26 - Vibo Marina - Tel. 0963572034
GUARDIA MEDICA
Orario: prefestivi: dalle ore 10 alle ore
20; festivi: dalle ore 8 alle ore 20; notturni: dalle 20 alle 8 all’Ufficio sanitario,
tel. 93808 e Vibo Marina tel. 572621
ACQUARO tel. 353289
ARENA tel. 355312
BRIATICO tel. 391946
CAPISTRANO tel. 325548
CESSANITI tel. 501005
DINAMI tel. 0966/904478
DRAPIA (Brattirò) tel. 68455
FABRIZIA tel. 314156
FILADELFIA tel. 0968/724425
GEROCARNE (Ciano) tel. 356314
JOPPOLO tel. 883336
LIMBADI tel. 85990
MAIERATO tel. 253399
MILETO tel. 336303
MONGIANA tel. 311214
MONTEROSSO CALABRO, 325557
NARDODIPACE tel. 313135
NICOTERA tel. 886222
PIZZO tel. 534102
PIZZONI tel. 358688
POLIA tel. 321157
RICADI tel. 663818
ROMBIOLO tel. 366011
SAN CALOGERO tel. 361092
SAN COSTANTINO CAL., 331574
SAN GREGORIO D’IPPONA 261483
SAN NICOLA DA CRISSA, 73013
SANT’ONOFRIO tel. 267214
SERRA SAN BRUNO tel. 71354
SIMBARIO-SPADOLA tel. 74776
SORIANO CALABRO tel. 351433
SPILINGA tel. 65500
STEFANACONI tel. 508637
TROPEA tel. 61366
VIBO VALENTIA tel. 41774
VIBO VALENTIA MARINA tel. 572621
ZAMBRONE tel. 392450
ZUNGRI tel. 664404
ITALGAS
Ufficio guasti tel. 800 900 999
POLIZIA MUNICIPALE
Tel. 0963/599606
TELEFONO AZZURRO
Linea di emergenza tel. 19696 (gratuito)
Linea istituzionale tel. 051/481048
EMERGENZA INFANZIA
tel. 114 (24 ore su 24) sulla salute psico-fisica di bambini e adolescenti in pericolo immediato.
VIGILI DEL FUOCO
Chiamata di soccorso 115
Sala operativa tel. 0963/9969
Uffici tel. 0963591648
Distaccamento portuale 0963572900
BENZINAIO NOTTURNO
Self-Serv. TAMOIL Mesiano di Filandari
OSPEDALE CIVILE DI PIZZO
Centralino - Tel. 0963/962983
OSPEDALE CIVILE DI SORIANO
Centralino - Tel. 0963/962700
OSPEDALE CIVILE
DI SERRA SAN BRUNO
Centralino - Tel. 0963/777111
OSPEDALE CIVILE DI TROPEA
Centralino - Tel. 0963/962800
CARABINIERI
Via Pellicanò, 19 tel. 0963/592404
Pronto intervento, 112
QUESTURA
Via S. Aloe, tel. 0963/965111
Pronto intervento, 113
Ufficio stranieri tel. 0963/965515
Ufficio Relazione Pubb., 0963/965549
POLSTRADA
Via Manzoni, tel. 0963/996611
AMBULANZE
Croce Rossa italiana tel. 43843.
Mimmo Polistena Onlus, 0963/94420
SCUOLA ALLIEVI AGENTI
Piazza D. Taverna, tel. 0963479111
«118»
Servizio d’emergenza sanitaria.
GUARDIA DI FINANZA
Comando provinciale Via Emilia, 11 - Vibo Marina tel. 0963/573707
Pronto intervento: 117
Roan: tel. 0963/572082
OSPEDALE CIVILE
Centralino tel. 9621
Pronto soccorso tel. 962352
CARITAS - CENTRO SERVIZI
Piazza Luigi Razza, 10 (Santa Maria del
socc.) tel. 0963/471750
COMUNE
Tel. 0963/599111
CONSULTORIO FAMILIARE
Viale Matteotti - Tel. 0963
42014-472105
CHIAMATA TAXI
Tel. 41490
IGIENE PUBBLICA
Tel. 0963 962541-962537
NUCLEO DI PT E COMPAGNIA
Corso Umberto I, 152 tel. 0963/42160
CAPITANERIA DI PORTO
Vibo Marina, tel. 0963/5739201
Soccorso in mare, 1530
CORPO FORESTALE
DELLO STATO
Via Roma, 30 Mongiana tel.
0963/311022
Pronto intervento, 1515
ADMO
Via ipponio, 10 tel. e fax 0963/43075.
12
SABATO 12 novembre 2011
D A L
P O L L I N O
A L L O
calabria
ora
S T R E T T O
Meta, Giardina parla dei politici
Il colonnello dell’Arma racconta i legami e i contatti eccellenti con i Condello
REGGIO CALABRIA
«Dalle intercettazioni e dagli accertamenti sono emersi
contatti con ambienti politici,
forze di polizia e magistrati».
È un fiume in piena il colonnello Valerio Giardina nella
sua terza giornata di deposizione nel processo “Meta”.
Personaggio centrale dell’udienza di ieri è stato Ugo
Marino, commerciante e titolare dell’esercizio commerciale “After fashion” su corso Garibaldi a Reggio Calabria. Serve sottolineare che, nonostante un corposo materiale a suo
carico a livello d’informativa,
la Dda reggina non ha inteso
iscrivere Marino nel registro
degli indagati in quanto gli
elementi raccolti non sono
stati ritenuti sufficienti per incriminare il commerciante. E
proprio l’inaugurazione di un Il colonnello Valerio Giardina
nuovo punto vendita “Paciotti”, il 13 maggio del 2007, a collegato alla cosca Condello.
Taormina e ripreso dalle tele- Si parla di personalità politiche che, dopo
camere degli
uomini del
Le intercettazioni l’inaugurafurono
Ros, all’epoca
rivelano contatti zione
anche a cena
guidati da
Giardina, ha
tra il boss e una in uno dei lopiù esclupermesso di
serie di esponenti cali
sivi di Taorcapire quali
delle istituzioni
mina, il “Bapersone parronessa”, coteciparono a
quell’evento organizzato da me l’attuale sottosegretario
un soggetto che gli investiga- regionale Alberto Sarra, il vitori ritengono pienamente cesindaco di Messina, il sin-
il processo
Operazione Maestro
Sentenza attesa venerdì
PALMI (RC) Sarà emessa il 18 novembre prossimo la
sentenza del processo “Maestro”, procedimento che trae origini da una complessa indagine della Dda di Reggio Calabria
sulla cosca Molè di Gioia Tauro. Così ha deciso il collegio del
Tribunale di Palmi, dove si sta celebrando il processo in ordinario, nella mattinata di ieri, dopo le ultime arringhe difensive dei legali degli 8 imputati. I tre giudici togati si ritireranno in camera di consiglio il giorno prima della sentenza, vale a dire il 17 novembre. Nella giornata di ieri si è chiusa la tre
giorni di arringhe dei difensori Magherini, Raschi, Iaria, Calabrese, Milicia e Alvaro.
Pesanti le richieste del sostituto procuratore della Dda Roberto di Palma che, al termine della sua requisitoria, ha chiesto condanne dai 15 anni di reclusione per i presunti vertici
della ‘ndrina fino ai 5 anni per l'ex direttore della Dogana di
Gioia Tauro Alfonso Fracchetti. Il processo è composto da
due complessi tronconi d'indagine, quello relativo a un presunto contrabbando di merce contraffatta al porto di Gioia
Tauro, dietro il quale ci sarebbero stati l'ex boss di Gioia Tauro Rocco Molè (ucciso l’1 febbraio 2008) e il collaboratore di
giustizia Cosimo Virgiglio, pentitosi due mesi dopo gli arresti del dicembre 2009; la seconda tranche riguarda invece il
tentativo di acquisto da parte di Rocco Molè di un complesso alberghiero ubicato in un palazzo del XVI secolo, Villa
Vecchia, a Monte Porzio Catone, in provincia di Roma.
frala
daco di Locri e l’avvocato Enzo Caccavari, candidato alle
elezioni del 2007 nelle liste di
Forza Italia; ma anche di magistrati, ed il riferimento non
può che essere all’ex sostituto
procuratore generale Santi
Cutroneo, di recente trasferito
ad altra sede dalla Cassazione,
proprio per la vicenda relativa
all’inaugurazione del negozio
di Marino. Secondo il racconto dell’ex capo dei Ros, a quell’appuntamento partecipò an-
che il presidente della Reggina
Calcio, Lillo Foti, nonché una
nota personalità dello spettacolo come Sabrina Ferilli. A
ciò andrebbero aggiunti anche
degli esponenti delle forze dell’ordine. Peccato che all’evento vi era anche, per bocca dello stesso Marino, la ’ndrina dei
Condello. E non si parla solo
di affiliati, ma proprio dei figli
del Supremo che arrivarono
nella perla turistica messinese. Di questo Marino era par-
ticolarmente contento, tanto merciante, però, s’impegna,
che ne parlava anche con altri chiedendo in cambio un favosoggetti e con ciò, afferma re che era già stato chiesto a
Giardina, «dimostrava la sua Matacena, ma che questi non
soddisfazione per quel senso aveva realizzato e cioè l’assund’appartenenza ai Condello». zione del nipote di Marino, diMa Marino era anche sogget- soccupato. In un’altra converto a cui ci si rivolgeva per otte- sazione, l’uomo, parlando con
nere appogMatacena,
gio elettorale.
Incontri eccellenti spiega di doincontraCome fece
a Taormina per ver
re l’allora sinEnzo Caccavari che si rel’inaugurazione daco Giuseppe Scopelliti
cò dal comdi un punto
per risolvere
merciante
vendita Paciotti delle pastoie
per chiedere i
burocratiche
voti alle elezioni comunali del 2007, dopo relative alla ristrutturazione di
un appuntamento preso da un un suo negozio su corso Garialtro politico di primo piano, baldi.
Così, dopo aver delineato
come l’ex parlamentare Amedeo Matacena. Fu lui a met- anche la figura di Alfredo Ioterli in comunicazione. Mata- netti, ritenuto il “ragioniere”
cena, come si ricorderà, fu del clan Condello, Giardina ha
raggiunto da un provvedi- rivelato come all’interno del
mento dell’autorità giudizia- covo del “Supremo” vi fosse
ria con l’accusa di concorso in un santino elettorale relativo
associazione mafiosa, venen- al candidato Michele Polimedo poi assolto anche se, dopo ni, nonché una quantità indul’annullamento della Cassa- striale di giornali, tra cui spiczione, si attende ora un nuovo ca il cospicuo numero di copie
giudizio. Marino rispose a di “Calabria Ora”, ma anche di
Caccavari di aver soltanto a di- periodici di approfondimento
sposizione i voti dei propri fa- e libri, oltre alle pagine bianmiliari, perché già impegnato che e gialle di Napoli. Che
per altri candidati, in quanto Condello sia stato per qualche
Demetrio Condello aveva pre- tempo anche nella città parteso impegni «con Archi», in- nopea? A quanto pare è qualtendendo con ciò le altre fami- cosa più di un sospetto.
glie di ‘ndrangheta come i De
CONSOLATO MINNITI
Stefano ed i Tegano. Il [email protected]
Sequestrati i beni di Speranza
Sotto scacco l’imprenditore ritenuto vicino alla cosca dei Molé
GIOIA TAURO (RC) Un provvedimento di sequestro che arriva proprio nei
giorni in cui si sta concludendo il processo, davanti al collegio giudicante del Tribunale di Palmi, che dovrà decidere delle sorti del maxi procedimento “Maestro”: un provvedimento, quello disposto
dal Tribunale reggino su input della direzione investigativa antimafia di Reggio
Calabria, che riguarda Giuseppe Speranza, uno degli indagati finiti nella rete tessuta dalla distrettuale antimafia di Reggio nell’ambito dell’operazione che scoperchiò un vasto giro di contrabbando e
contraffazione di merci provenienti dalla Repubblica popolare cinese.
Un giro d’affari importante quello tirato su all’ombra delle banchine del porto di Gioia Tauro, grazie al beneplacito
delle cosche della Piana che erano entrate nell’affare. Giuseppe Speranza è accu- Il tribiunale di Palmi. Nel riquadro, Giuseppe
sato di essere uno degli elementi di raccordo tra l’associazione a delinquere che Tribunale di Reggio Calabria alla disposi occupava dell’importazione illegale di sizione di sequestro ritenendo «sussimerce all’interno dello scalo gioiese e il stente il fondato pericolo di sottrazione o
dispersione degli stessi
clan dei Molè. Un’indabeni» a cui i militari hangine lunga e meticolosa
È accusato di
no posto i sigilli nei giorquella ha portato al seessere l’uomo
ni scorsi. Nel mirino dequestro di beni nella digli inquirenti sono finiti
sponibilità di Speranza:
di raccordo con
diversi beni che la Proindagine partita dalle veil
clan
per
gli
cura ipotizza essere nelrifiche sulle modalità di
affari
portuali
la disponibilità di Speacquisizione dei patriranza: beni che vanno da
moni societari e personali riconducibili all’imprenditore. Dati che una società, con sede a Gioia Tauro, che
una volta raffrontati con le entrate “uffi- si occupa di commercio di materiali per
ciali” denunciate dall’imprenditore gio- il mercato dell’edilizia, nonché il patriiese hanno messo in evidenza una serie di monio aziendale dell’impresa individuastranezze contabili che hanno convinto il le “Speranza Rossella” - impresa che si
Speranza
occupa della coltivazione di prodotti agricoli destinati al mercato delle bevande e
delle spezie - parte delle quote societarie
e il patrimonio aziendale della Mas
(azienda che si occupa di coltivazione di
prodotti agricoli). E proprio le attività
agricole erano quelle che più interessavano l’imprenditore gioiese visto che nel
mirino degli inquirenti ci è finito anche il
patrimonio aziendale della ditta Speranza Carmelina (che si occupa di attività
agricole e coltivazioni agrumicole) e diversi terreni, per un totale di circa due ettari, sparpagliati nella provincia di Reggio. Sotto sequestro infine sono anche alcuni conti correnti e un’autovettura.
r. p.
13
SABATO 12 novembre 2011
D A L
SAN LUCIDO (CS)
P O L L I N O
A L L O
calabria
Chi ha ucciso Mihaela?
Un delitto senza colpevoli
Ieri mattina la Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro
ha assolto il trentunenne sanlucidano Francesco Franzese, condannato in primo grado a trent’anni di carcere per
l’omicidio volontario di Mihaela Mahu Patronela, romena di 28 anni arsa viva nel nullata la condanna di primo
giugno del 2008 nel paesino grado a carico di Francesco
tirrenico di San Lucido. La Franzese, assolvendolo per
donna, secondo gli atti di in- non aver commesso il fatto.
dagine, sarebbe stata uccisa
Il giudice ha in sostanza
per motivi passionali in condiviso in pieno le argoquanto pare intrattenesse mentazioni difensive degli
rapporti sentimentali con avvocati Giuseppe Bruno e
due uomini coniugati di San Sergio Rotundo, i quali hanLucido.
no smontato in ogni punto
Franzese è stato accusato e l’impalcatura accusatoria. Le
condannato, in primo grado, motivazioni della sentenza
quale esecutore materiale del saranno depositate il 9 febdelitto, menbraio 2012.
tre i coimpuIl 30 giutati Giuseppe
gno
del
un’accusa
Sansoni
e
2010, all’esiBarbara
to della sensmantellata
Franzese
tenza di priIn primo grado
vennero già
mo grado per
il
tribunale
aveva
assolti dai
rito abbreprimi giudici
inflitto a Francesco viato, venivaper non aver
no invece reFranzese una
commesso il
gistrati una
fatto. Altre
condanna a
pena a trent’anni
cinque pertrent’anni di
di
carcere
sone erano
carcere e due
state invece
assoluzioni,
rinviate
a
ma
anche
giudizio per diverse altre ipo- cinque rinvii a giudizio per
tesi di reato che vanno dal fa- varie altre ipotesi di reato. Il
voreggiamento alle false di- riferimento è per Doina Mochiarazioni al pubblico mini- rosan e Alina Onofrei, accustero. Ma procediamo con or- sate di false dichiarazioni al
dine. Ieri mattina è stata an- pm, nonché per Francesco
Assolto in appello l’uomo accusato di averla bruciata viva
Mihaela Mahu Patronela
Puntillo, Ernesto Puntillo e
Patrizia Filippo, accusati di
favoreggiamento, mentre
Barbara Franzese, Francesco
Franzese e Giuseppe Sansoni
erano accusati di omicidio,
ora
S T R E T T O
incendio e minacce. La donna sarebbe stata uccisa per
futili motivi. Nonostante fosse sposata, infatti, pare intrattenesse due relazioni sentimentali, in paese, con al-
Nuove accuse contro i Pesce
Rosa Ferraro guarda tutte le foto e indica gli affiliati alla cosca
PALMI (RC) Ci sono tre nuovi verbali firmati dalla testimone di giustizia Rosa
Ferraro. La notizia è trapelata nella giornata di ieri e darebbe una spiegazione alla richiesta, accolta dal Tribunale di Palmi nelle scorse settimane, di sentire la donna in
rapporti di parentela con Salvatore Pesce
in un luogo protetto, nelle prossime tre
udienze del processo “All inside”, procedimento intentato dalla Distrettuale antimafia di Reggio Calabria contro la potente cosca Pesce di Rosarno. I tre nuovi documenti sarebbero il frutto di altrettanti
interrogatori che la Ferraro avrebbe reso al
sostituto procuratore della Dda reggina
Alessandra Cerreti, intorno alla metà di
ottobre scorso. Nuove accuse, quindi,
quelle della testimone di giustizia, che si
vanno a aggiungere alle precedenti datate La conferenza stampa dell’operazione All Inside
2006, quando l’allora procuratore aggiunto della procura di Palmi, Bruno Giordano te davanti al collegio del tribunale di Pal- le quali sarebbero state riconfermate an(oggi procuratore capo a Paola) aveva rac- mi. Nessuna indiscrezione, invece, sul con- che le dichiarazioni rese nel 2006 al procolto in alcuni verbali le dichiarazioni del- tenuto dei verbali vergati dalla Ferraro, curatore Giordano. La richiesta di tenere le
l’allora collaboratrice di giustizia che ave- tranne quello che riguarda un book foto- udienze lontano dal Tribunale di Palmi era
va parlato di intestazioni fittizie di molti grafico che è sottoposto alla donna per il ri- stata avanzata dalla Cerreti, per le presunbeni riconducibili alla faconoscimento di membri te minacce di morte di cui la Ferraro sarebdel clan o di accoliti della be stata oggetto, non solo in passato quanmiglia di Salvatore Pesce,
Le dichiarazioni
potente famiglia di Ro- do aveva intrapreso la collaboraziuone, ma
con il quale è parente perdella
donna
sarno, e che saranno sot- anche nell’ultimo periodo. A questo riché è prima cugina della
toposto alla testimone guardo, il sostituto procuratore per corromoglie, e di alcuni traffici
in tre verbali
di droga.
nella prima udienza utile borare la sua tesi aveva portato in aula una
sottoscritti
Da quelle dichiarazioni
in cui verrà sentita. La te- intercettazione carceraria nella quale ala metà ottobre
presero spunto gli inquistimonianza nel processo cuni degli odierni imputati avrebbero mirenti per dare avvio aldella Ferraro, richiesto nacciato la Ferraro.
Per poter fare seguire il processo anche
l’odierno procedimento, giunto a conclu- dal pm Cerreti, sarà diluita in tre udienze
sione nella primavera scorsa, quando in che si terranno in un luogo protetto e se- a chi non intende raggiungere il luogo proun imponente blitz delle forze dell’ordine, greto i prossimi 24, 25 e 26 novembre. Da- tetto, verrà assicurato un video collegacoordinate dall’antimafia di Reggio Cala- te in cui il collegio del Tribunale di Palmi, mento nell’aula bunker del Tribunale di
bria, finirono in manette più di 70 perso- il magistrato e gli avvocati si trasferiranno Palmi.
ne,13 delle quali già condannate in abbre- per poter sentire dalla viva voce della testiFRANCESCO ALTOMONTE
viato dal gup reggino, e le restanti imputa- mone di giustizia le nuove rivelazioni, [email protected]
trettanti uomini coniugati.
Da qui il raid punitivo per il
delitto. «… questo giudice - si
legge nelle motivazioni della
sentenza - ritiene che quanto
acquisito agli atti del processo sostiene con certezza, al di
là di ogni ragionevole dubbio,
l’affermazione della penale
responsabilità di Franzese
Francesco per il reato di omicidio volontario, aggravato da
futili motivi e dall’aver agito
con crudeltà, ai danni di Mahu Mihaela Petronela, poiché
in questi termini l’ipotesi accusatoria a carico del Franzese trova inequivocabile conferma. Non è altrettanto certa - continua il giudice - la responsabilità degli imputati
Sansoni e Franzese Barbara
per il concorso loro ascritto
nel delitto omicidiario».
In via di preliminare sintesi: «La notte tra il 13 e il 14
giugno 2008 alle ore 01,45 2,15 circa, Franzese Francesco… munito di una tanica di
benzina e di una canna di
bambù ha appiccato il fuoco
al portone di ingresso dell’abitazione della donna, e,
una volta uscita quest’ultima
di casa per sfuggire alle fiam-
me, dopo averle strappato via
la coperta con la quale ella si
riparava, le ha gettato ulteriore benzina direttamente addosso. Così la donna… riportava ustioni sulla maggior
parte del corpo e, a causa di
esse, dopo un periodo di degenza ospedaliera, moriva il
1° luglio 2008 presso l’ospedale specialistico di Brindisi». Il giudice, pertanto, «ritiene dimostrato che Mahu
Mihaela ebbe modo di vedere in volto chi le gettò addosso la benzina, appena uscita
di casa ovvero di riconoscere
precisamente “il figlio di
Franzese Ernesto”, l’odierno
imputato: nel corso della degenza ospedaliera la vittima
confidò alla propria madre
questa verità». Quest’ultima,
«Albotica Dumitrina, depositaria della confidenza, attesi i
tempi dell’autopsia, trasportata la salma di Mihaela in
Romania per celebrare il rito
funebre ortodosso, attenuato
il timore che altre spaventose
azioni omicidiarie e violente,
analoghe a quella subita dalla figlia, potessero essere subite anche dal figlio e dal genero (messi al riparo in Romania) e reperita l’assistenza
di un difensore, in data
12/9/2008 si presentò spontaneamente al magistrato del
pm in sede e riferì quanto appreso de relato dalla defunta
figlia». Ieri è però giunta l’assoluzione.
GUIDO SCARPINO
[email protected]
guerra di ’ndrangheta
Assassinio del barbiere
Rinviati a giudizio in tre
CATANZARO La prova è evidente, anche per il gip Tiziana Macrì che, accogliendo la richiesta formulata dal
pm Giampaolo Boninsegna, ha disposto il giudizio immediato per i presunti autori dell’omicidio volontario aggravato di Placido Scaramuzzino, il parrucchiere 43enne
scomparso da Acquaro il 28 settembre del 1993, il cui cadavere non fu mai ritrovato. Il 14 dicembre prossimo, davanti ai giudici della prima sezione della Corte d’assise di
Catanzaro, saranno chiamati Antonio Altamura, 65 anni
di Gerocarne, ritenuto figura di spicco della ’ndrangheta
delle Preserre vibonesi, AntoIl suo cadavere nio Gallace, 56 anni, e VinTaverniti detto “Cenzo
non venne mai più cenzo
d’Ariola”, 52 anni. I tre - diferitrovato. Secondo si dagli avvocati Giovanni
Salvatore Staiano
i pentiti fu sepolto Marafioti,
e Vincenzo Cicino - erano staancora in vita
ti raggiunti da un’ordinanza
di custodia cautelare in carcere emessa su richiesta del pm Boninsegna che aveva ottimizzato le informative redatte dalla Squadra mobile di
Catanzaro guidata dal vicequestore aggiunto Rodolfo Ruperti in seguito alle dichiarazioni rese all’autorità giudiziaria e agli organi inquirenti dai collaboratori di giustizia Enzo Taverniti detto “il Cinghiale” e Francesco Loielo.
I collaboratori di giustizia riferirono circostanze fondamentali per ricostruire una delle pagine più cruente della scia di sangue che negli ultimi trent’anni ha bagnato le
Preserre. Placido Scaramozzino - secondo la prospettazione accusatoria - fu ucciso sulla scorta di meri sospetti a
causa della sua frequentazione con Antonio Maiolo, boss
locale antagonista del gruppo capeggiato da Altamura.
Sarebbe stato sepolto vivo in una buca appositamente
scavata per lui, dopo essere stato sequestrato, seviziato e
tramortito a colpi di zappa alla testa ed al torace. Agli imputati viene contestato oltre che l’omicidio aggravato dai
motivi abbietti e futili, dalla crudeltà e dalle finalità mafiose, anche l’occultamento del cadavere i cui resti, a distanza di diciotto anni dal delitto e nonostante lunghe ricerche, non sono mai stati ritrovati.
p.com.
13
SABATO 12 novembre 2011
D A L
SAN LUCIDO (CS)
P O L L I N O
A L L O
calabria
Chi ha ucciso Mihaela?
Un delitto senza colpevoli
Ieri mattina la Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro
ha assolto il trentunenne sanlucidano Francesco Franzese, condannato in primo grado a trent’anni di carcere per
l’omicidio volontario di Mihaela Mahu Patronela, romena di 28 anni arsa viva nel nullata la condanna di primo
giugno del 2008 nel paesino grado a carico di Francesco
tirrenico di San Lucido. La Franzese, assolvendolo per
donna, secondo gli atti di in- non aver commesso il fatto.
dagine, sarebbe stata uccisa
Il giudice ha in sostanza
per motivi passionali in condiviso in pieno le argoquanto pare intrattenesse mentazioni difensive degli
rapporti sentimentali con avvocati Giuseppe Bruno e
due uomini coniugati di San Sergio Rotundo, i quali hanLucido.
no smontato in ogni punto
Franzese è stato accusato e l’impalcatura accusatoria. Le
condannato, in primo grado, motivazioni della sentenza
quale esecutore materiale del saranno depositate il 9 febdelitto, menbraio 2012.
tre i coimpuIl 30 giutati Giuseppe
gno
del
un’accusa
Sansoni
e
2010, all’esiBarbara
to della sensmantellata
Franzese
tenza di priIn primo grado
vennero già
mo grado per
il
tribunale
aveva
assolti dai
rito abbreprimi giudici
inflitto a Francesco viato, venivaper non aver
no invece reFranzese una
commesso il
gistrati una
fatto. Altre
condanna a
pena a trent’anni
cinque pertrent’anni di
di
carcere
sone erano
carcere e due
state invece
assoluzioni,
rinviate
a
ma
anche
giudizio per diverse altre ipo- cinque rinvii a giudizio per
tesi di reato che vanno dal fa- varie altre ipotesi di reato. Il
voreggiamento alle false di- riferimento è per Doina Mochiarazioni al pubblico mini- rosan e Alina Onofrei, accustero. Ma procediamo con or- sate di false dichiarazioni al
dine. Ieri mattina è stata an- pm, nonché per Francesco
Assolto in appello l’uomo accusato di averla bruciata viva
Mihaela Mahu Patronela
Puntillo, Ernesto Puntillo e
Patrizia Filippo, accusati di
favoreggiamento, mentre
Barbara Franzese, Francesco
Franzese e Giuseppe Sansoni
erano accusati di omicidio,
ora
S T R E T T O
incendio e minacce. La donna sarebbe stata uccisa per
futili motivi. Nonostante fosse sposata, infatti, pare intrattenesse due relazioni sentimentali, in paese, con al-
Nuove accuse contro i Pesce
Rosa Ferraro guarda tutte le foto e indica gli affiliati alla cosca
PALMI (RC) Ci sono tre nuovi verbali firmati dalla testimone di giustizia Rosa
Ferraro. La notizia è trapelata nella giornata di ieri e darebbe una spiegazione alla richiesta, accolta dal Tribunale di Palmi nelle scorse settimane, di sentire la donna in
rapporti di parentela con Salvatore Pesce
in un luogo protetto, nelle prossime tre
udienze del processo “All inside”, procedimento intentato dalla Distrettuale antimafia di Reggio Calabria contro la potente cosca Pesce di Rosarno. I tre nuovi documenti sarebbero il frutto di altrettanti
interrogatori che la Ferraro avrebbe reso al
sostituto procuratore della Dda reggina
Alessandra Cerreti, intorno alla metà di
ottobre scorso. Nuove accuse, quindi,
quelle della testimone di giustizia, che si
vanno a aggiungere alle precedenti datate La conferenza stampa dell’operazione All Inside
2006, quando l’allora procuratore aggiunto della procura di Palmi, Bruno Giordano te davanti al collegio del tribunale di Pal- le quali sarebbero state riconfermate an(oggi procuratore capo a Paola) aveva rac- mi. Nessuna indiscrezione, invece, sul con- che le dichiarazioni rese nel 2006 al procolto in alcuni verbali le dichiarazioni del- tenuto dei verbali vergati dalla Ferraro, curatore Giordano. La richiesta di tenere le
l’allora collaboratrice di giustizia che ave- tranne quello che riguarda un book foto- udienze lontano dal Tribunale di Palmi era
va parlato di intestazioni fittizie di molti grafico che è sottoposto alla donna per il ri- stata avanzata dalla Cerreti, per le presunbeni riconducibili alla faconoscimento di membri te minacce di morte di cui la Ferraro sarebdel clan o di accoliti della be stata oggetto, non solo in passato quanmiglia di Salvatore Pesce,
Le dichiarazioni
potente famiglia di Ro- do aveva intrapreso la collaboraziuone, ma
con il quale è parente perdella
donna
sarno, e che saranno sot- anche nell’ultimo periodo. A questo riché è prima cugina della
toposto alla testimone guardo, il sostituto procuratore per corromoglie, e di alcuni traffici
in tre verbali
di droga.
nella prima udienza utile borare la sua tesi aveva portato in aula una
sottoscritti
Da quelle dichiarazioni
in cui verrà sentita. La te- intercettazione carceraria nella quale ala metà ottobre
presero spunto gli inquistimonianza nel processo cuni degli odierni imputati avrebbero mirenti per dare avvio aldella Ferraro, richiesto nacciato la Ferraro.
Per poter fare seguire il processo anche
l’odierno procedimento, giunto a conclu- dal pm Cerreti, sarà diluita in tre udienze
sione nella primavera scorsa, quando in che si terranno in un luogo protetto e se- a chi non intende raggiungere il luogo proun imponente blitz delle forze dell’ordine, greto i prossimi 24, 25 e 26 novembre. Da- tetto, verrà assicurato un video collegacoordinate dall’antimafia di Reggio Cala- te in cui il collegio del Tribunale di Palmi, mento nell’aula bunker del Tribunale di
bria, finirono in manette più di 70 perso- il magistrato e gli avvocati si trasferiranno Palmi.
ne,13 delle quali già condannate in abbre- per poter sentire dalla viva voce della testiFRANCESCO ALTOMONTE
viato dal gup reggino, e le restanti imputa- mone di giustizia le nuove rivelazioni, [email protected]
trettanti uomini coniugati.
Da qui il raid punitivo per il
delitto. «… questo giudice - si
legge nelle motivazioni della
sentenza - ritiene che quanto
acquisito agli atti del processo sostiene con certezza, al di
là di ogni ragionevole dubbio,
l’affermazione della penale
responsabilità di Franzese
Francesco per il reato di omicidio volontario, aggravato da
futili motivi e dall’aver agito
con crudeltà, ai danni di Mahu Mihaela Petronela, poiché
in questi termini l’ipotesi accusatoria a carico del Franzese trova inequivocabile conferma. Non è altrettanto certa - continua il giudice - la responsabilità degli imputati
Sansoni e Franzese Barbara
per il concorso loro ascritto
nel delitto omicidiario».
In via di preliminare sintesi: «La notte tra il 13 e il 14
giugno 2008 alle ore 01,45 2,15 circa, Franzese Francesco… munito di una tanica di
benzina e di una canna di
bambù ha appiccato il fuoco
al portone di ingresso dell’abitazione della donna, e,
una volta uscita quest’ultima
di casa per sfuggire alle fiam-
me, dopo averle strappato via
la coperta con la quale ella si
riparava, le ha gettato ulteriore benzina direttamente addosso. Così la donna… riportava ustioni sulla maggior
parte del corpo e, a causa di
esse, dopo un periodo di degenza ospedaliera, moriva il
1° luglio 2008 presso l’ospedale specialistico di Brindisi». Il giudice, pertanto, «ritiene dimostrato che Mahu
Mihaela ebbe modo di vedere in volto chi le gettò addosso la benzina, appena uscita
di casa ovvero di riconoscere
precisamente “il figlio di
Franzese Ernesto”, l’odierno
imputato: nel corso della degenza ospedaliera la vittima
confidò alla propria madre
questa verità». Quest’ultima,
«Albotica Dumitrina, depositaria della confidenza, attesi i
tempi dell’autopsia, trasportata la salma di Mihaela in
Romania per celebrare il rito
funebre ortodosso, attenuato
il timore che altre spaventose
azioni omicidiarie e violente,
analoghe a quella subita dalla figlia, potessero essere subite anche dal figlio e dal genero (messi al riparo in Romania) e reperita l’assistenza
di un difensore, in data
12/9/2008 si presentò spontaneamente al magistrato del
pm in sede e riferì quanto appreso de relato dalla defunta
figlia». Ieri è però giunta l’assoluzione.
GUIDO SCARPINO
[email protected]
guerra di ’ndrangheta
Assassinio del barbiere
Rinviati a giudizio in tre
CATANZARO La prova è evidente, anche per il gip Tiziana Macrì che, accogliendo la richiesta formulata dal
pm Giampaolo Boninsegna, ha disposto il giudizio immediato per i presunti autori dell’omicidio volontario aggravato di Placido Scaramuzzino, il parrucchiere 43enne
scomparso da Acquaro il 28 settembre del 1993, il cui cadavere non fu mai ritrovato. Il 14 dicembre prossimo, davanti ai giudici della prima sezione della Corte d’assise di
Catanzaro, saranno chiamati Antonio Altamura, 65 anni
di Gerocarne, ritenuto figura di spicco della ’ndrangheta
delle Preserre vibonesi, AntoIl suo cadavere nio Gallace, 56 anni, e VinTaverniti detto “Cenzo
non venne mai più cenzo
d’Ariola”, 52 anni. I tre - diferitrovato. Secondo si dagli avvocati Giovanni
Salvatore Staiano
i pentiti fu sepolto Marafioti,
e Vincenzo Cicino - erano staancora in vita
ti raggiunti da un’ordinanza
di custodia cautelare in carcere emessa su richiesta del pm Boninsegna che aveva ottimizzato le informative redatte dalla Squadra mobile di
Catanzaro guidata dal vicequestore aggiunto Rodolfo Ruperti in seguito alle dichiarazioni rese all’autorità giudiziaria e agli organi inquirenti dai collaboratori di giustizia Enzo Taverniti detto “il Cinghiale” e Francesco Loielo.
I collaboratori di giustizia riferirono circostanze fondamentali per ricostruire una delle pagine più cruente della scia di sangue che negli ultimi trent’anni ha bagnato le
Preserre. Placido Scaramozzino - secondo la prospettazione accusatoria - fu ucciso sulla scorta di meri sospetti a
causa della sua frequentazione con Antonio Maiolo, boss
locale antagonista del gruppo capeggiato da Altamura.
Sarebbe stato sepolto vivo in una buca appositamente
scavata per lui, dopo essere stato sequestrato, seviziato e
tramortito a colpi di zappa alla testa ed al torace. Agli imputati viene contestato oltre che l’omicidio aggravato dai
motivi abbietti e futili, dalla crudeltà e dalle finalità mafiose, anche l’occultamento del cadavere i cui resti, a distanza di diciotto anni dal delitto e nonostante lunghe ricerche, non sono mai stati ritrovati.
p.com.
13
SABATO 12 novembre 2011
D A L
SAN LUCIDO (CS)
P O L L I N O
A L L O
calabria
Chi ha ucciso Mihaela?
Un delitto senza colpevoli
Ieri mattina la Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro
ha assolto il trentunenne sanlucidano Francesco Franzese, condannato in primo grado a trent’anni di carcere per
l’omicidio volontario di Mihaela Mahu Patronela, romena di 28 anni arsa viva nel nullata la condanna di primo
giugno del 2008 nel paesino grado a carico di Francesco
tirrenico di San Lucido. La Franzese, assolvendolo per
donna, secondo gli atti di in- non aver commesso il fatto.
dagine, sarebbe stata uccisa
Il giudice ha in sostanza
per motivi passionali in condiviso in pieno le argoquanto pare intrattenesse mentazioni difensive degli
rapporti sentimentali con avvocati Giuseppe Bruno e
due uomini coniugati di San Sergio Rotundo, i quali hanLucido.
no smontato in ogni punto
Franzese è stato accusato e l’impalcatura accusatoria. Le
condannato, in primo grado, motivazioni della sentenza
quale esecutore materiale del saranno depositate il 9 febdelitto, menbraio 2012.
tre i coimpuIl 30 giutati Giuseppe
gno
del
un’accusa
Sansoni
e
2010, all’esiBarbara
to della sensmantellata
Franzese
tenza di priIn primo grado
vennero già
mo grado per
il
tribunale
aveva
assolti dai
rito abbreprimi giudici
inflitto a Francesco viato, venivaper non aver
no invece reFranzese una
commesso il
gistrati una
fatto. Altre
condanna a
pena a trent’anni
cinque pertrent’anni di
di
carcere
sone erano
carcere e due
state invece
assoluzioni,
rinviate
a
ma
anche
giudizio per diverse altre ipo- cinque rinvii a giudizio per
tesi di reato che vanno dal fa- varie altre ipotesi di reato. Il
voreggiamento alle false di- riferimento è per Doina Mochiarazioni al pubblico mini- rosan e Alina Onofrei, accustero. Ma procediamo con or- sate di false dichiarazioni al
dine. Ieri mattina è stata an- pm, nonché per Francesco
Assolto in appello l’uomo accusato di averla bruciata viva
Mihaela Mahu Patronela
Puntillo, Ernesto Puntillo e
Patrizia Filippo, accusati di
favoreggiamento, mentre
Barbara Franzese, Francesco
Franzese e Giuseppe Sansoni
erano accusati di omicidio,
ora
S T R E T T O
incendio e minacce. La donna sarebbe stata uccisa per
futili motivi. Nonostante fosse sposata, infatti, pare intrattenesse due relazioni sentimentali, in paese, con al-
Nuove accuse contro i Pesce
Rosa Ferraro guarda tutte le foto e indica gli affiliati alla cosca
PALMI (RC) Ci sono tre nuovi verbali firmati dalla testimone di giustizia Rosa
Ferraro. La notizia è trapelata nella giornata di ieri e darebbe una spiegazione alla richiesta, accolta dal Tribunale di Palmi nelle scorse settimane, di sentire la donna in
rapporti di parentela con Salvatore Pesce
in un luogo protetto, nelle prossime tre
udienze del processo “All inside”, procedimento intentato dalla Distrettuale antimafia di Reggio Calabria contro la potente cosca Pesce di Rosarno. I tre nuovi documenti sarebbero il frutto di altrettanti
interrogatori che la Ferraro avrebbe reso al
sostituto procuratore della Dda reggina
Alessandra Cerreti, intorno alla metà di
ottobre scorso. Nuove accuse, quindi,
quelle della testimone di giustizia, che si
vanno a aggiungere alle precedenti datate La conferenza stampa dell’operazione All Inside
2006, quando l’allora procuratore aggiunto della procura di Palmi, Bruno Giordano te davanti al collegio del tribunale di Pal- le quali sarebbero state riconfermate an(oggi procuratore capo a Paola) aveva rac- mi. Nessuna indiscrezione, invece, sul con- che le dichiarazioni rese nel 2006 al procolto in alcuni verbali le dichiarazioni del- tenuto dei verbali vergati dalla Ferraro, curatore Giordano. La richiesta di tenere le
l’allora collaboratrice di giustizia che ave- tranne quello che riguarda un book foto- udienze lontano dal Tribunale di Palmi era
va parlato di intestazioni fittizie di molti grafico che è sottoposto alla donna per il ri- stata avanzata dalla Cerreti, per le presunbeni riconducibili alla faconoscimento di membri te minacce di morte di cui la Ferraro sarebdel clan o di accoliti della be stata oggetto, non solo in passato quanmiglia di Salvatore Pesce,
Le dichiarazioni
potente famiglia di Ro- do aveva intrapreso la collaboraziuone, ma
con il quale è parente perdella
donna
sarno, e che saranno sot- anche nell’ultimo periodo. A questo riché è prima cugina della
toposto alla testimone guardo, il sostituto procuratore per corromoglie, e di alcuni traffici
in tre verbali
di droga.
nella prima udienza utile borare la sua tesi aveva portato in aula una
sottoscritti
Da quelle dichiarazioni
in cui verrà sentita. La te- intercettazione carceraria nella quale ala metà ottobre
presero spunto gli inquistimonianza nel processo cuni degli odierni imputati avrebbero mirenti per dare avvio aldella Ferraro, richiesto nacciato la Ferraro.
Per poter fare seguire il processo anche
l’odierno procedimento, giunto a conclu- dal pm Cerreti, sarà diluita in tre udienze
sione nella primavera scorsa, quando in che si terranno in un luogo protetto e se- a chi non intende raggiungere il luogo proun imponente blitz delle forze dell’ordine, greto i prossimi 24, 25 e 26 novembre. Da- tetto, verrà assicurato un video collegacoordinate dall’antimafia di Reggio Cala- te in cui il collegio del Tribunale di Palmi, mento nell’aula bunker del Tribunale di
bria, finirono in manette più di 70 perso- il magistrato e gli avvocati si trasferiranno Palmi.
ne,13 delle quali già condannate in abbre- per poter sentire dalla viva voce della testiFRANCESCO ALTOMONTE
viato dal gup reggino, e le restanti imputa- mone di giustizia le nuove rivelazioni, [email protected]
trettanti uomini coniugati.
Da qui il raid punitivo per il
delitto. «… questo giudice - si
legge nelle motivazioni della
sentenza - ritiene che quanto
acquisito agli atti del processo sostiene con certezza, al di
là di ogni ragionevole dubbio,
l’affermazione della penale
responsabilità di Franzese
Francesco per il reato di omicidio volontario, aggravato da
futili motivi e dall’aver agito
con crudeltà, ai danni di Mahu Mihaela Petronela, poiché
in questi termini l’ipotesi accusatoria a carico del Franzese trova inequivocabile conferma. Non è altrettanto certa - continua il giudice - la responsabilità degli imputati
Sansoni e Franzese Barbara
per il concorso loro ascritto
nel delitto omicidiario».
In via di preliminare sintesi: «La notte tra il 13 e il 14
giugno 2008 alle ore 01,45 2,15 circa, Franzese Francesco… munito di una tanica di
benzina e di una canna di
bambù ha appiccato il fuoco
al portone di ingresso dell’abitazione della donna, e,
una volta uscita quest’ultima
di casa per sfuggire alle fiam-
me, dopo averle strappato via
la coperta con la quale ella si
riparava, le ha gettato ulteriore benzina direttamente addosso. Così la donna… riportava ustioni sulla maggior
parte del corpo e, a causa di
esse, dopo un periodo di degenza ospedaliera, moriva il
1° luglio 2008 presso l’ospedale specialistico di Brindisi». Il giudice, pertanto, «ritiene dimostrato che Mahu
Mihaela ebbe modo di vedere in volto chi le gettò addosso la benzina, appena uscita
di casa ovvero di riconoscere
precisamente “il figlio di
Franzese Ernesto”, l’odierno
imputato: nel corso della degenza ospedaliera la vittima
confidò alla propria madre
questa verità». Quest’ultima,
«Albotica Dumitrina, depositaria della confidenza, attesi i
tempi dell’autopsia, trasportata la salma di Mihaela in
Romania per celebrare il rito
funebre ortodosso, attenuato
il timore che altre spaventose
azioni omicidiarie e violente,
analoghe a quella subita dalla figlia, potessero essere subite anche dal figlio e dal genero (messi al riparo in Romania) e reperita l’assistenza
di un difensore, in data
12/9/2008 si presentò spontaneamente al magistrato del
pm in sede e riferì quanto appreso de relato dalla defunta
figlia». Ieri è però giunta l’assoluzione.
GUIDO SCARPINO
[email protected]
guerra di ’ndrangheta
Assassinio del barbiere
Rinviati a giudizio in tre
CATANZARO La prova è evidente, anche per il gip Tiziana Macrì che, accogliendo la richiesta formulata dal
pm Giampaolo Boninsegna, ha disposto il giudizio immediato per i presunti autori dell’omicidio volontario aggravato di Placido Scaramuzzino, il parrucchiere 43enne
scomparso da Acquaro il 28 settembre del 1993, il cui cadavere non fu mai ritrovato. Il 14 dicembre prossimo, davanti ai giudici della prima sezione della Corte d’assise di
Catanzaro, saranno chiamati Antonio Altamura, 65 anni
di Gerocarne, ritenuto figura di spicco della ’ndrangheta
delle Preserre vibonesi, AntoIl suo cadavere nio Gallace, 56 anni, e VinTaverniti detto “Cenzo
non venne mai più cenzo
d’Ariola”, 52 anni. I tre - diferitrovato. Secondo si dagli avvocati Giovanni
Salvatore Staiano
i pentiti fu sepolto Marafioti,
e Vincenzo Cicino - erano staancora in vita
ti raggiunti da un’ordinanza
di custodia cautelare in carcere emessa su richiesta del pm Boninsegna che aveva ottimizzato le informative redatte dalla Squadra mobile di
Catanzaro guidata dal vicequestore aggiunto Rodolfo Ruperti in seguito alle dichiarazioni rese all’autorità giudiziaria e agli organi inquirenti dai collaboratori di giustizia Enzo Taverniti detto “il Cinghiale” e Francesco Loielo.
I collaboratori di giustizia riferirono circostanze fondamentali per ricostruire una delle pagine più cruente della scia di sangue che negli ultimi trent’anni ha bagnato le
Preserre. Placido Scaramozzino - secondo la prospettazione accusatoria - fu ucciso sulla scorta di meri sospetti a
causa della sua frequentazione con Antonio Maiolo, boss
locale antagonista del gruppo capeggiato da Altamura.
Sarebbe stato sepolto vivo in una buca appositamente
scavata per lui, dopo essere stato sequestrato, seviziato e
tramortito a colpi di zappa alla testa ed al torace. Agli imputati viene contestato oltre che l’omicidio aggravato dai
motivi abbietti e futili, dalla crudeltà e dalle finalità mafiose, anche l’occultamento del cadavere i cui resti, a distanza di diciotto anni dal delitto e nonostante lunghe ricerche, non sono mai stati ritrovati.
p.com.
SABATO 12 novembre 2011 PAGINA 17
l’ora di Reggio
tel. 0965 324336-814947 - fax 0965 300790 - mail [email protected] - indirizzo via Nino Bixio, 34
CONDOFURI
BAGNARA
Beccato
con un chilo
d’erba in auto
Nuova frana
sulla Statale 18
Strada chiusa
> pagina 24
«Ho atteso qualche giorno
per intervenire su di una vicenda giudiziaria in cui non
sono indagato per valutazione
sia del GIP che del PM, a conferma della non rilevanza penale del mio operato, da sempre improntato all’affermazione di una azione politica ed
amministrativa tracciata nel
segno della legalità e della trasparenza. Ho atteso che la sovraesposizione mediatica, purtroppo speculativa e strumentale, raggiungesse il massimo
elucubratorio, sovrapposta a
quella di alcuni avversari politici, digiuni di stile così come di
consensi, capaci soltanto di demonizzare e presumere sino
allo spregio della persona ritenendo la violenza dello scontro
politico l’unico metodo per
conquistare l’elettorato che fino ad oggi li ha bocciati nelle
urne; ma di tutto questo si occuperanno i miei Legali».
Così l’assessore ai Lavori
Pubblici, Pasquale Morisani,
tirato in ballo nell’operazione
“Sistema” per i suoi frequenti
contatti con il boss, Santo Crucitti, capo della presunta cosca
di riferimento del rione Condera. Una lunga dichiarazione
che sostanzialmente serve a
comunicare la sua ferma intenzione di non dimettersi dall’incarico, come invece chiesto
dagli avversari politici. «Il mio
impegno per questa Città continua e si rinnova, sempre più
determinato, affrontando ogni
giorno le difficoltà e continuando a lavorare, convinto
del valore di questa battaglia
per l’emancipazione socioeconomica della nostra Comunità e che, alla lunga, ciò non
potrà non incidere positivamente anche su chi, oggi, intende la Politica come un gio-
COMUNITÀ MONTANA
LOCRIDE
Fondi Piar:
350mila euro
per 7 comuni
> pagina 25
Per il Sistema
turistico, ok
al partenariato
> pagina 26
> pagina 33
Morisani rompe il silenzio:
«Il mio impegno continua»
L’assessore:«Sfido chiunque alla prova di un favoritismo»
co al massacro. E che Iddio mi
dia sempre la forza di esser libero da qualsivoglia bisogno e
da ogni compromesso. Del
mio fare v’ è traccia negli anni
e sfido chiunque alla prova di
un favoritismo o anche di un
solo intento illecito, perpetrato o sostenuto nell’interesse di
questi o altri signori; se di tale
agire vi fosse un qualsivoglia
riscontro, senza sollecitazione
alcuna, rimetterei nelle mani
del Sindaco la mia delega assessorile». Morisani fa un pas-
so indietro solo nel raccontare
la sua carriera politica («Appartengo alla nobile stirpe del
militanti politici avendo aderito, tredicenne, al Fronte della
Gioventù l’organizzazione degli studenti e dei giovani lavoratori che si identificavano nella Destra Missina) sostenendo
che «a quei tempi non era facile – e neppure conveniente
– militare a Destra; oggi, che la
mia Destra Sociale governa la
mia Città consentendomi di
avere ruolo in un progetto po-
litico difficile ma ambizioso,
mi torna alla mente quando,
adolescente, crescevo nel rione
Condera, ove la mia famiglia
risiede da cinque generazioni
mantenendo rapporti di buon
vicinato con tutti, comprese le
citate ed oggi definite “famiglie”».
«Nell’anno 2007 – dopo essere stato battuto proprio coi
voti di Condera alla Presidenza della IV Circoscrizione– decisi di candidarmi al Consiglio
Comunale della mia Città ot-
tenendo 46 modesti voti a
Condera ed 8 a Pietrastorta,
consensi che comprendevano
quelli dei miei familiari, di alcuni ex giovani missini come
me e, certamente, di altri cittadini incensurati, come quelli
che incontrai nel corso di una
delle tante visite elettorali, in
uso tra i candidati, nell’ufficio
aperto al pubblico ove il Crucitti si intratteneva. Oggi, dopo
che con le elezioni del maggio
2011, suffragate dal consenso
di circa 1200 reggini, di cui an-
cora soltanto 56 riconducibili
al rione Condera, sono l’assessore ai Lavori Pubblici, ai Contratti ed agli Appalti della Città Metropolitana – che Scopelliti volle ed Arena persegue –
coltivo gli stessi ideali che da
ragazzino mi spinsero a lasciare il pallone a Condera per fare politica; non appartengo a
mafie nè a centri di potere, mi
identifico nel mio popolo e nelle mie idee. E’ questa la mia
storia, la realtà dei miei rapporti politici, delle mie conoscenze con l’indagato, delle
mie chiacchiere, del 2004, col
Romeo che conosco da sempre». Infine per l’assessore ai
Lavori Pubblici «nell’era dei
processi mediatici e del clima
di sfiducia ed attacco alle Istituzioni rappresentative, sia necessario dar seguito alle parole con i fatti, con l’impegno
quotidiano e la consapevolezza che sia tempo di etica pubblica e di responsabilità politica da testimoniare attraverso
scelte inequivocabili segnate
dall’ interesse collettivo e non
da quello partigiano o di pochi
privilegiati».
dopo l’ispezione ministeriale
Non è certo un periodo felice quello che sta
attraversando l’Amministrazione comunale
guidata dal sindaco Demi Arena. Anzi, sin dal
principio, non lo è mai stato. D’altra parte, vincere le elezioni con un punto interrogativo
grande così sui diversi capitoli di Bilancio di
Palazzo San Giorgio, ha reso la sindacatura di
Arena una sorta di grande sfida per la sopravvivenza. In più, le inchieste portate avanti dalla Dda e dalla Procura reggina, non consentono di diradare le nubi su palazzo di città.
Tra una settimana, sarà passato esattamente un mese dall’arrivo di quella relazione ministeriale, che apparve ai più come un pugno
nello stomaco ad una città messa già in ginocchio da diversi indicatori economico – sociali. Ventidue rilievi, quelli proposti dal duo Logoteto e Tatò, dirigenti ispettivi di Finanza
pubblica, che evidenziavano irregolarità e carenze nella composizione del Bilancio comunale. Furono giorni nerissimi per il Comune,
che dopo appena 48 ore si vide recapitare la relazione disposta dalla Procura della Repubbli-
Arena avvia le verifiche
Adesso tocca ai dirigenti
ca, ma questa volta nell’ambito del procedimento aperto sulla morte/suicidio della dirigente del settore Orsola Fallara.
In tanti chiesero nell’immediato delle risposte al primo cittadino, accusando la “classe dirigente” che governa la città di attendismo.
Anche il Prefetto, Luigi Varratta, nel giro di
una settimana scrisse al sindaco chiedendo
quali fossero i provvedimenti assunti e le iniziative intraprese volte all’eliminazione delle
criticità rilevate. Nello stesso giorno, cioè il 26
ottobre, Demi Arena, scrisse al Capo di gabinetto Antonio Barrile, invitandolo ad «attivare ogni possibile iniziativa tendente ad arginare e a prevenire eventuali profili di irregola-
rità nella gestione delle attività nel rispetto del
buon andamento della macchina amministrativa». Così lo scorso 10 novembre il Capo di gabinetto e il segretario generale, Pietro Emilio,
hanno scritto a tutti i dirigenti (vecchi e nuovi) invitandoli «entro e non oltre dieci giorni a
voler presentare alla responsabile dell’Ufficio
staff del sindaco le proprie osservazioni giustificative in ordine alle criticità rappresentate…»
In precedenza lo stesso Capo di gabinetto intimò, scrivendo ai dirigenti al segretario generale e al vice segretario generale, la temporanea sospensione dell’erogazione di somme derivanti da progetti. In particolare «alla luce
delle risultanze della relazione stilata dagli
ispettori ministeriali che, tra i tanti argomenti hanno esaminato anche gli aspetti contrattuali di somme erogate al personale dirigente
ed ai dipendenti inseriti nei progetti obiettivo
e di qualsivoglia altro tipo, paventando, i relatori, eventuali profili di irregolarità, si invita
in via prudenziale, a sospendere, temporaneamente, eventuali pagamenti ai dipendenti per
somme dovute o debende di analoga natura».
Insieme a questo il Comune ha pensato bene
di cautelarsi rispetto ai compensi incentivanti la progettazione interna. Richiamando al rigoroso rispetto delle norme che disciplinano la
materia, il capo di gabinetto rammenta che a
decorrere dal 24/11/2010 è stato ripristinato
l’incentivo nella misura massima del 2% da
corrispondere ai dipendenti che partecipano
ad attività di progettazione interna e che l’incentivo va corrisposto nella misura prevista
dalle norme in vigore al momento dello svolgimento dell’attività, indipendentemente dal
momento della liquidazione.
cl. la.
19
SABATO 12 novembre 2011
calabria
ora
R E G G I O
Gli affari dei Condello in Emilia
“Meta”, Giardina delinea la figura di Ionetti e il “sistema lotterie”
È una figura che già nel processo “Vertice” è stata ampiamente delineata. Ma adesso vi
sono delle novità che il colonnello Giardina non può tacere
nel corso della sua deposizione
al procedimento “Meta”. Il riferimento è ad Alfredo Ionetti, colui che avrebbe rivestito il
ruolo di contabile della cosca
Condello. È un lungo capitolo
quello che viene dedicato a Ionetti. Tutto parte da una lettera trovata nei pantaloni di
Giandomenico Condello, al
momento dell’arresto del “Supremo” nel suo covo di Pellaro. Giardina passa in rassegna
i rapporti che Ionetti aveva sia
con Pasquale Condello, che
con Giuseppe Morabito (cognato del boss) e Francesco
Vazzana; relazioni già acclarate con “Vertice” e che trovano
nuova linfa nel processo “Meta”. Secondo la ricostruzione
di Giardina vi sarebbe stato un
impegno preciso, da parte di
Ionetti, nella distribuzione di
somme di denaro a componenti del gruppo Condello al
fine di riciclare il patrimonio
illecitamente accumulato. «Ionetti – spiega il colonnello dell’Arma – si è ritrovato da fruttivendolo a gestore di un impero da 65 milioni di euro». E
qui arriva un primo episodio
Il covo di Pasquale Condello
che, nel narrato di Giardina,
dovrebbe rappresentare un
formidabile riscontro a quanto sostenuto sino a quel momento. Il luogo teatro del fatto è Cesena. Ionetti fa il giro di
due banche, salvo poi entrare
in un istituto di credito con un
borsone ed uscirvi senza. Questo particolare non sfugge agli
uomini del Ros che nel successivo sequestro della cassetta di
sicurezza scoprono un elemento non indifferente: il valore contenuto in quella cassetta è di circa un miliardo delle vecchie lire. Ebbene, il direttore di banca viene interrogato e non fa alcuna fatica ad ammettere che Ionetti non è un
cliente qualunque, ma uno di
quelli al massimo livello, per il
quale si poteva arrivare anche
a tanto, e cioè a far tenere qual-
cosa senza che fosse registrata.
Ma il colonnello dei carabinieri non si ferma al solo ruolo di contabile di Ionetti, andando anche oltre e spiegando
come il rapporto con Condello sia di tipo strettamente personale e parentale. «Alfredo
Ionetti – incalza Giardina – è
legato in modo diretto a Pasquale Condello perché il figlio
di Ionetti, Daniele, era prima
fidanzato ed oggi è sposato con
la figlia di Pasquale, Caterina.
Il matrimonio è avvenuto nel
2009 e da alcune ambientali
in carcere si è capito che Ionetti cercava di ritardare quanto
più possibile la celebrazione
delle nozze poiché si attendeva la decisione del tribunale
sul sequestro dei beni. Una
volta arrivata tale decisione i
due si sposarono e tale matri-
monio balzò all’onore della
cronaca per la benedizione papale che gli sposi ebbero dal
papa, per il tramite dell’arcivescovato reggino».
Lasciato per un momento
da parte il capitolo Ionetti,
Giardina affronta un episodio
curioso ma che svela un retroscena che dovrà ancora essere
esplorato nel processo e cioè
quello delle lotterie. Il colonnello racconta come Vazzana,
nipote di Condello, vinse due
miliardi alla lotteria. «Non è
difficile – spiega Giardina non
senza delle precise allusioni –
per un affiliato venire a conoscenza dell’esistenza di un biglietto vincente in zona. In
questo caso si tratta di Campo
Calabro, territorio che ricade
ancora sotto l’influenza di
Condello. Vi è infatti la famiglia Garonfolo che è alleata
della consorteria condelliana». «E’ a conoscenza del sistema delle lotterie?», chiede il
pm Giuseppe Lombardo e la
risposta di Giardina è eloquente: «Certo, ne parla Paolo Iannò». Un capitolo che dovrà essere sviscerato durante l’audizione del collaboratore di giustizia, ex braccio destro di Pasquale Condello.
CONSOLATO MINNITI
[email protected]
Beni sequestrati ai Franco
Nel mirino della Dia anche le quote del noto locale “Lido sogno”
Nelle ultime 48 ore la Direzione investigativa antimafia
di Reggio Calabria – a seguito di due proposte di applicazione di misura di prevenzione personale e patrimoniale
formulate: la prima dal Direttore della Dia, e la seconda
d’iniziativa dal Procuratore
della Repubblica di Reggio
Calabria, Giuseppe Pignatone - ha dato esecuzione a due
decreti di sequestro beni
emessi dal Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione, nei confronti di Demetrio Franco,
34enne nativo di Melito P.S.,
in atto agli arresti domiciliari
in Reggio Calabria, e Giuseppe Speranza, 60enne di Gioia
Tauro, allo stato ristretto in
carcere.
Per quel che riguarda
l’aspetto strettamente reggino, Demetrio Franco risulta
essere stato sottoposto ad
un’ordinanza di custodia cautelare emessa in data nel
2007 dal Gip di Reggio Calabria, a seguito dell’operazione “Chalonero”. Le indagini
hanno permesso di individuare un gruppo di persone,
strutturalmente organizzato,
dedito in maniera stabile al
traffico di sostanze stupefacenti, con capacità di approvvigionamento anche all’estero. Franco, ben inserito in tale contesto, è stato condanna-
to in primo grado, nel 2008 a
quindici anni di reclusione
per il reato associativo di cui
all’art. 74 Dpr. 309/90. Successivamente, in secondo grado, la pena è stata rideterminata in quattordici anni di reclusione.
Il sequestro eseguito per
Franco e Speranza, per un
ammontare quantificato di
circa 1,6 milioni di euro, ha
interessato i seguenti beni riconducibili a Franco: patrimonio aziendale della ditta
individuale Franco Demetrio,
con sede a Reggio Calabria,
esercente l’attività di “somministrazione al pubblico di alimenti e bevande”; patrimonio aziendale della ditta indi-
viduale Mirandoli Roberto,
con sede a Reggio Calabria,
esercente l’attività di “vendita
al dettaglio di carburanti”, riconducibile a Franco Demetrio; quota di capitale sociale
intestata a Franco Demetrio
della ditta “Lido sogno s.a.s.
di Paolo Franco, con sede a
Motta San Giovanni, esercente l’attività di “ristorazione e
gastronomia, mediante la gestione di ristoranti”; quota di
capitale sociale di proprietà di
Franco Demetrio della società cooperativa a responsabilità limita tata “Fratelli Group
– Società Cooperativa Agricola”, con sede a Reggio Calabria, esercente l’attività di
“impresa agricola”.
IN BREVE
Furto, tre arresti
in flagranza
I carabinieri del nucleo radiomobile hanno arresto in
flagranza di reato per furto
aggravato B.C., 37 anni; R.A.,
44 anni; S.P., 21 anni.
Residuo di pena
Preso 27enne
I carabinieri hanno preso
A.A., 27 anni, per redisuo pena
di anni 2 per il reato di furto.
vigili del fuoco in azione
Smart prende fuoco vicino al PalaCalafiore
Attimi di panico ieri a Pentimele dove, intorno alle 15, una Smart ha preso fuoco all’improvviso. Il proprietario dell’auto, dopo averla messa in moto, ha udito un rumore strano che ben
presto ha originato le fiamme. L’uomo è riuscito ad abbandonare la vettura che in pochi attimi è stata avvolta dal fuoco. L’intervento immediato dei vigili del fuoco ha scongiurato il
peggio, visto che la piccola auto (distrutta subito anche per il materiale plastico di cui è fatta)
si trovava sotto il cavalcavia che ospita la linea
ferrata ed i cavi telefonici cablati fuori trincea.
meta/2
Libri, appalti in Comune
e controllo delle “miste”
«Gli affari più importanti si gestiscono in comune». È’ il 22 febbraio del
2002, quando a Prato, Mico Libri, storico capomafia
dell’omonima famiglia di
Cannavò parla con Matteo
Alampi, anch’egli ritenuto
elemento di spicco della
consorteria mafia operante
a Trunca. Libri anticipa
quelli che saranno le risultanze investigative di “Meta” e lo fa con una precisione assoluta. Il boss spiega
come, dopo la pace arrivata nel 1991, vi è un sostanziale equilibrio tra Pasquale Condello, lo stesso Libri,
Giuseppe De Stefano e Giovanni Tegano e tale struttura gestisce in modo equo
le attività criminali di tutta
l’area reggina. Ma non
manca una regola: per le
attività più importanti gli
appalti devono essere gestiti di comune accordo.
Per le cose di minore valore, invece, rimane invaria-
ta l’autonomia dei singoli
clan che operano sul territorio. «Un equilibrio che
siamo riusciti a dimostrare
con l’operazione “Meta”.
Ma la parte più interessante Libri la riserva nel colloquio con Alampi, con riferimento alle società miste
del Comune di Reggio Calabria. Come è ormai noto
gli appetiti delle cosche sono forti, molto forti. I settori di principale interesse
sono due: manutenzione e
rifiuti. E proprio da qui
prenderà il nome dell’operazione che ha colpito la
cosca Alampi qualche anno fa. Insomma, secondo
don Mico Libri, e questa è
ormai storia giudiziaria,
Condello fu il più agguerrito nemico, ma poi divenne
il più fidato “socio” negli affari. Tutto questo in nome
del potere e dei soldi, da
sempre unico vero interesse delle cosche reggine.
c. m.
meta/3
Il Supremo catturato
Marino: «Siamo rovinati»
«Era il responsabile del- un affronto che Marino
la riscossione delle mazzet- non può sopportare e per
te sul corso Garibaldi». questo si rivolge a DemeNon usa mezzi termini il trio Condello e chiede
colonnello Giardina per espressamente che questi
definire Ugo Marino, com- vengano puniti perché non
merciante titolare del ne- hanno capito chi è Ugo
gozio “After fashion” sul Marino. Uno di questi imcorso Garibaldi. Un sog- prenditori è Michele Suragetto che dal pentito Rig- ce, titolare del “Bingo”. Ed
gio viene addirittura defi- è proprio qui che avviene
nito come fornitore ufficia- l’incontro chiarificatore di
le delle ‘ndrine e da inqua- Condello che riprende
l’imprendrare nella
ditore anfamiglia
Quando
che se non
“destefail
commerciante
nei modi
niana”. Ma
che Mariè una dichiese
no aveva
stinzione
una lezione per
preteso.
che non ha
Ma a testipiù troppa due imprenditori
monianza
importanza alla luce dell’unitarietà della conoscenza del fenodella ‘ndrangheta, come di- meno ‘ndranghetistico nei
mostrato da “Meta”. Mari- suoi dettagli più segreti, il
no, però, è tipo che si fa for- colonnello Giardina ricorte di questa appartenenza da come Marino, parlando
“condelliana” e la esercita con una persona dell’arreanche quando accade un sto di Condello, afferma
episodio non troppo im- che è stata una «batosta»,
portante, ma che dimostra con ciò esaltando la caratutta la volontà di farsi sen- tura criminale e la capacità
tire sul territorio. La figlia del Supremo, di saper
di Marino deve pagare un mantenere degli equilibri
appartamento comperato tra le varie consorterie mada due imprenditori. Uno fiose della città. «Siamo a
di questi incontra la donna mare, non hai visto niente,
e la riprende per non aver saremo colpiti pure noi» riancora saldato il pagamen- ferisce Marino al suo interto, facendola piangere. È locutore. (c.m.)
30
SABATO 12 novembre 2011
calabria
ora
P I A N A
Centro migranti, la Suap
dà il via libera all’appalto
Visita al Giordano
la Provincia
pensa al restyling
GIOIA TAURO
I tecnici del settore 16,
“Edilizia e Impiantistica
Sportiva” della Provincia
di Reggio Calabria hanno
effettuato alcuni sopralluoghi a Gioai Tauro durante la giornata di ieri, ai
quali ha partecipato anche il consigliere provinciale Rocco Sciarrone
(nella foto). A renderlo
noto è un comunicato, diramato dalla segreteria
Gruppo Consiliare Provincia del Partito repubblicano. Le ispezioni hanno riguardato il piazzale
situato in via Veneto, tra
l’altro di proprietà della
Provincia, e lo storico
campo sportivo "Giordano". Conseguentemente
al sopralluogo si è tenuto
un incontro al comune di
Gioia che ha visto come
protagonisti oltre allo
stesso Sciarrone, anche
l’architetto Criaco e Gaetano Condello, assessore
allo Sport. «Durante la visita, - si legge nella nota i tecnici del comune, diretti dall’architetto Pasquale Calfapietra, hanno
presentato maggiori informazioni circa i siti sopra citati. Per quanto concerne l'area di via Veneto
– prosegue il comunicato
- si è pensato ad un nuovo
palazzetto attrezzato con
un campo specifico per la
pallavolo. Una ristrutturazione degli spalti, del terreno di gioco (da fare
eventualmente in erba
sintetica) e degli spogliatoi è prevista invece per il
"C. Giordano"». I tecnici
sperano di poter inserire
l’iniziativa nel piano triennale delle infrastrutture
2011/2013, in modo da
iniziare i lavori entro pochi mesi. «Gli interventi, conclude - andrebbero a
riqualificare due importanti quartieri del centro
metaurino. Centro che da
anni sembra "abbandonato" dalle istituzioni, soprattutto per quanto concerne le infrastrutture”.
e.sa.
DOMENICO MAMMOLA
[email protected]
ISABELLA GALIMI
[email protected]
ACCOGLIENZA La struttura dove sorgerà il centro migranti
to quale consorziata esecutrice dei lavori l’impresa Impresig s.r.l. con sede sempre
a Roma – aggiudicatario dell’appalto.
Un passo importante per
la città, dunque, che in questi giorni sta ritrovando, in
misura assai minore rispetto
agli anni scorsi, la presenza
dei migranti. E’ molto probabile che venga riattivato il
campo provvisorio nell’area
Asi di contrada Testa dell’acqua – a spese della regione
– per arginare le difficoltà di
alloggio degli africani. In più
tra circa un biennio dovrebbero essere pronti gli alloggi
popolari costruiti ad hoc dalla regione per l’ospitalità ai
miranti.
Mai più ghetti, dunque,
anche se in questi giorni continua ad esserci un “Africa
MELICUCCO
hotel” estremamente precario in una zona periferica
della città. Il centro dell’ex
Beton Medma, quindi, potrebbe essere costruito entro
la campagna autunnale del
2013, rispondendo a due esigenze, diverse ma concatenate, l’accoglienza e la formazione. Ci saranno alloggi,
ancorché temporanei, ma
soprattutto saranno avviati
corsi professionali per i migranti, per inserirli nel mondo del lavoro e saranno messi in comunicazione diretta
con i datori di lavoro, uscendo così anche dal seminato
pericoloso del caporalato e
dello sfruttamento.
Un altro passo, dunque,
verso la Rosarno accogliente,
normale ed efficiente.
ROSARNO
Il centro per i migranti di
Rosarno inizia a vedere la luce. La Stazione appaltante
reggina ha dato il via libera
all’affidamento dell’appalto,
dopo una serie lunghissima
di procedure burocratiche.
L’appalto, che ammonta
complessivamente a 2 milioni di euro – di cui 1,4 milioni per strutture ed il resto come somme a disposizione
dell’amministrazione – rappresenta l’atto formale di riscatto della città rispetto alla complessa questione dei
migranti.
E’ utile ricordare, infatti,
che il nascituro centro di accoglienza e di formazione
per i migranti per l’inserimento sociale e lavorativo
sarà realizzato su un terreno
confiscato alla mafia: la Beton Medma di contrada Alimastro.
Il plafond di cui si alimenta tutto il progetto è quello
del Pon sicurezza del ministero dell’Interno, e risale alla fase appena successiva
della rivolta dei migranti di
gennaio 2010, quando il ministro dell’Interno, Roberto
Maroni, ha garantito che
avrebbe stanziato somme
per la realizzazione di strutture per attenuare il gravissimo disagio in cu versano i
migranti senza tetto.
La procedura di gara,
estremamente farraginosa, è
arrivata a termine, e la commissione giudicatrice ha individuato il Consorzio Stabile Aedars con sede a Roma –
che a sua volta che ha indica-
Querelle fotovoltaico, Nasso:
«Sellaro ignora le delibere»
Continua il botta e risposta tra l’amministrazione comunale e l’opposizione del comune di Melicucco. Ancora al
centro del dibattito, la questione della costruzione dal campo fotovoltaico in località Pezzullo, dove, su circa 18 ettari
a terreno, verrà presto messo in funzione un impianto solare con una potenza di 5 megawatt. A rispondere alle critiche del capogruppo della minoranza consiliare “Libertà
e partecipazione” Gigi Sellaro, è ora il vice sindaco Francesco Nasso. «Conosco Sellaro da moltissimi anni e lo reputo un’ottima persona, ma politicamente non è in grado di
tracciare un cerchio con un bicchiere - ha detto Nasso , rispondendo punto per punto alle questioni evidenziate dal
consigliere -. Il dato della sua incapacità politica, Sellaro lo
aveva d’altronde già ricevuto dal risultato delle urne in fase di elezioni, mi chiedo
ora quale sia la preoccupazione del consigliere in
merito all’impatto ambientale provocato dal
campo, quando, anni fa,
quando era in dubbio la
realizzazione di una centrale proprio nel nostro
comune che avrebbe prodotto 800 mila megawatt, come mai , allora,
Sellaro, non firmò le petizione per il no?». Ma il vice sindaco non si ferma e DURO Il vicesindaco Nasso
definisce il consigliere come un “politico poco informato”, avendo accusato l’amministrazione comunale di non aver riattivato il centro di
aggregazione comunale. «Invito il consigliere a non aprire la bocca solo per emettere del fiato, ma di informarsi, e
ritengo un atteggiamento abbastanza grave, quello di un
capogruppo consiliare, di non essere a conoscenza dei servizi che vengono attivati nel comune: da lunedì sono infatti riprese le attività del centro aggregazione, che sollecito
affinchè visioni di persona, vista la sua errata informazione». All’osservazione di Sellaro, che aveva evidenziato come una sola unità nel reparto dei vigili urbani fosse un numero troppo esiguo per il monitoraggio del territorio, Nasso risponde: «il consigliere ha chiamato allo scandalo in fase pre elettorale il fatto che una vigilessa lavorasse anche
tre ore come part time all’interno di un ufficio comunale,
non è stato lo stesso percorso effettuato da consigliere,
quello di passare da ruolo di vigile a quello di impiegato all’anagrafe, dov’era allora il suo interesse per il monitoraggio del territorio, e dove lo scandalo?». Risposte da parte
dall’amministrazione anche sul servizio mensa, il vice sindaco ha detto che «finita la fase di valutazione delle domande pervenute dalle ditte, si passerà al ripristino del servizio per gli studenti».
Rosarno, per l’ex Beton Medma disponibili 2 milioni di euro
GIOIA/SCUOLA
MELICUCCO
GIOIA/ASSOCIAZIONISMO
Alaga, ecco l’impegno per i minori a rischio
L’associazione gioiese lavora al recupero e al reiserimento dei ragazzi “difficili”
ATTIVI
La presidente di
“Alaga” Graziella
Carbone durante
un’iniziativa
dell’associazione
di volontari
gioiesi che
collabora con il
tribunale dei
minorenni di
Reggio Calabriia
per il recupero
dei ragazzi
problematici
GIOIA TAURO
L’Alaga, (associazione laici amici
Santa Giovanna Antida), è conosciuta nella città del porto e non solo, per
la sua valida attività di volontariato
e di integrazione sociale.
L’associazione gioiese, presente
sul territorio già da alcuni anni ha
ricevuto da circa un anno e mezzo,
un’importante funzione dal Tribunale dei minori di Reggio Calabria. Il
Tribunale ha infatti affidato all’Alaga l’incarico di messa alla prova dei
minorenni che hanno commesso dei
reati e che, per scelta del giudice,
possono essere sottoposti ad attività di recupero proprio all’interno
dell’associazione, individuata dunque come realtà positiva in grado di
assolvere tale mansione.
«In tal senso, - ha spiegato la presidente Graziella Carbone – dal 22
marzo 2010 si è attivata una stretta
collaborazione con i servizi sociali
del dipartimento di giustizia mino-
rile, tra l’Alaga, la responsabile dei
servizi Giuseppina Garreffa, e le assistenti sociali Anita Griso e Rosa
Campisi». In parole povere, il giudice insieme agli assistenti sociali decide per il minore, anziché la detenzione in carcere, il recupero attraverso la messa in prova, che chiaramente dispone di un protocollo che
dev’essere seguito alla lettera.
«L’Alaga ha fatto la scelta di accogliere un minore alla volta, - ha aggiunto la Carbone – in modo da offrire le possibili attività di recupero
e attenzione alla persona. Finora abbiamo avuto qui con noi tre minori,
che per un periodo di tempo che va
dai sei mesi a un anno, per tre o
quattro volte a settimana hanno
svolto attività di servizio all’associa-
zione. Alcuni sono stati impegnati al
servizio mensa, altri, se in possesso
del titolo adeguato, hanno svolto il
servizio educativo con i bambini italiani e stranieri che frequentano il
doposcuola». Da circa un anno inoltre, il Ministero della Giustizia, attraverso l’Uepe, (ufficio di esecuzione penale esterna), ha anche affidato all’Alaga, un adulto che è impegnato in un’attività risarcitoria nei
confronti della società. «Tutto ciò
rappresenta per noi un incentivo a
continuare sulla strada del contrasto verso tutte le forme di povertà, ha concluso la presidente - soprattutto quando il recupero è globale e
consente al minore il reintegro nella società civile. Avendo il sogno di
essere un credibile punto di riferimento non solo per Gioia Tauro, ma
per tutta la Piana, l’Alaga si impegna attraverso i suoi volontari, a realizzare questo servizio con amore,
competenza, trasparenza e visibilità.
L’augurio è anche che l’associazione venga ad essere destinataria di
una sede più adeguata per lo svolgimento delle numerose ed impegnative attività».
EVA SALTALAMACCHIA
[email protected]
32
SABATO 12 novembre 2011
P I A N A
calabria
ora
S P O R T
speciale nazionale
Rizziconi, l’attesa sta per finire
Domani finalmente gli Azzurri di Prandelli in visita al campo di calcetto
via Santa Maria a Via Carignano, via Nuova Circonvallazione, via Santa Maria Inferiore;
da via Santa Maria a via Leone XIII, via Capito, da via Garibaldi al viale Vittorio Emanuele III.
RIZZICONI
Ormai l’attesa è quasi finita. Manca solamente un giorno all’arrivo della Nazionale
Italiana di calcio di Cesare
Prandelli e la popolazione rizziconese è in fermento. Ma
non tutti perché sono 820 gli
invitati che potranno ammirare Balotelli e compagni nel
campo di calcetto costruito su
un terreno conquistato alla
ndrangheta. E a qualcuno,
questo fatto, non è andato giù.
I lavori
In tutto questo comunque
sono diversi i lavori che sono
stati fatto al campo di calcetto
ma anche negli spogliatoi del
comunale dove gli azzurri si
cambieranno e faranno la doccia alla fine dell’allenamento.
Sono stati pitturati i muri,
messe le porte nuove e, per
ogni doccia c’è uno scaldino.
All’interno degli spogliatoi sono stati installati anche dei
condizionatori e rifatto completamente l’impianto idrico e
la rete fognaria. È stato costruito il muro di recinzione
caduto dopo l’alluvione dell’anno scorso e asfaltata la
strada d’accesso al campo. Al
campetto di calcetto invece è
stato messo a nuovo il manto
erboso in sintetico. Il comune
ha anche affittato una tribuna
Il programma
L’arrivo della squadra a Rizziconi è previsto alle 12:30.
Mezz’ora dopo ci sarà l’ingresso della stessa sul campo, e il
cerimoniale di presentazione
delle autorità locali e la consegna di un ricordo ai calciatori
e alla Figc da parte del Comune di Rizziconi. Alle 13.30 l’inizio dell’allenamento che terminerà alle 15. A seguire l’incontro con la stampa e trasferimento in bus all’aeroporto di
Lamezia Terme
RINNOVATO il campo di calcetto sul quale si esiberà in un’ora e mezza di allenamento la Nazionale di Cesare Prandelli
già pronta per essere utilizzata dai presenti domani.
I costi
La spesa che l’Ente rizziconese ha sostenuto per mettere
a puntino tutto si aggira intorno ai 200 mila euro per quanto riguarda i lavori. Per la logistica dell’imponente evento
sono stati finanziati intorno ai
20 mila euro. In parte, questi
soldi, verranno ammortizzati
dal comune di Rizziconi gra-
commenti della vigilia
Buffon e Prandelli
sono i più attesi in città
RIZZICONI Ieri il commissario del comune Fabrizio Gallo sembrava tranquillo. Ormai il più è stato fatto e manca solamente che la Nazionale arrivi per poi
rilassarsi qualche giorno. «Per mia indole – ha detto –
tendo a preoccuparmi molto prima di un evento. Credo e spero che sarà una grande festa per tutta la popolazione visto che la Nazionale molto probabilmente da
queste parti non la rivedremo mai più».
Oltre alle parole del commissario anche nei cittadini che saranno presenti c’è attesa. Ma molti sono quelli scontenti che, per vari motivi, non potranno assistere all’allenamento degli azzurri e sanno che molto probabilmente questa occasione non ricapiterà più. All’interno della scuola calcio comunque l’attesa è fremente.
«Non vediamo l’ora di vedere Buffon» dice qualche
ragazzino. Altri, quelli interisti, aspettano con ansia
Pazzini e Thiago Motta. Ma la curiosità è tantissima anche per Balotelli e Gattuso, che sarà presente come
ospite invitato dalla federazione. I più gettonati sono
Pirlo, De Rossi e Osvaldo. Ma anche Prandelli attira
molta attenzione. Per quanto riguarda invece gli scontenti, che sono molti, è l’occasione per spiegare che «la
nazionale arriva a Rizziconi ma noi rizziconesi non la
possiamo nemmeno vedere».
Secondo alcuni «sarebbe stato giusto che gli azzurri, prima o dopo l’allenamento, venissero in piazza per
salutare l’intera popolazione. Ma purtroppo non sarà
così e noi rimarremo fuori senza nemmeno essere presenti in un posto della nostra cittadina».
In questo caso comunque Rizziconi sarebbe stata invasa non solo dai cittadini della Piana ma dall’intera
Provincia. Forse non sarebbe stato nemmeno possibile far arrivare tutta quella gente nella cittadina. Quindi la decisione è stata presa in questo modo, facendo
degli inviti e privilegiando in qualche modo le scuole
ed i ragazzini che vanno alla scuola calcio.
g. m.
zie alla Regione Calabria, allo
stesso Consiglio ed alla Provincia. Per questo Ente ieri
mattina ero atteso al comune
il presidente Giuseppe Raffa.
I doni
Il comune dovrebbe regalare a Buffon, a Ciotti ed al presidente Abete alcuni ricordi
del comune di Rizziconi. Stessa cosa la scuola calcio, la Giovanile Rizziconese, che ha preparato dei gagliardetti da do-
nare alle autorità presenti, che,
alla fine, dovrebbero essere ottanta persone.
Servizio d’ordine
Il questore di Reggio Calabria – a quanto fatto sapere
dal commissario Fabrizio Gallo – ha previsto un piano imponente di servizio d’ordine
che sarà formato da tutti vari
reparti delle forze armate. Il
comune di Rizziconi gestirà
l’entrata in campo con la Pro-
i numeri
tezione Civile guidata da Nino
Gerace che sarà coadiuvata da
qualche esponente di quella di
Camini. Al campo si arriverà
attraverso delle navette che
partiranno dalla piazza Municipio domani mattina intorno
alle dieci. Sarà presente anche
la polizia municipale. In
un’ordinanza dei giorni scorsi
inoltre è stata vietata la circolazione e la sosta nelle seguenti vie: viale Umberto I°, via
Meridiana, via Garibaldi, da
Accrediti
La Figc ha richiesto intorno
ai 150 accrediti stampa per le
tv e le varie testate giornalistiche. Ma non crediamo che ci
sarà disponibilità per tutti. Oltre ai quotidiani regionali infatti, molte testate online hanno fatto domanda al comune
ed alla federazione. Ci saranno
tutti i giornali italiani e anche
qualche giornalista internazionale. Per un evento che non ha
precedenti in tutto il Sud Italia.
GIUSEPPE MUSTICA
[email protected]
il futuro
Spesi più di 200mila euro
per 900 invitati in totale
Sì al nuovo investimento
per riqualificare l’area
RIZZICONI Ottocentoventi invitati più ottanta autorità, per un totale di novecento persone. Una scuola. Una
scuola calcio, entrambe di Rizziconi. E circa 25 associazioni della stessa cittadina. Oltre 100 persone di servizio d’ordine. Quattro o cinque autobus che faranno da navetta per
portare gli invitati al campo da calcetto. Tutti posti a sedere sistemati sui due lati esterni del campo. Circa settanta
giornalisti accreditati, compresi quelli nazionali con l’evento che sarà trasmesso anche in diretta. Sono 6 le docce funzionanti per ognuno degli spogliatoi, forniti anche di climatizzatore. Sono 108,84 gli euro stanziati per la fornitura
temporanea a carattere straordinario di energia elettrica
mentre saranno 7 i bagni chimici presi a noleggio(da
un’azienda di Lamezia Terme) da parte del comune di Rizziconi per un importo di 1276,43 euro . Sono questi i numeri, i più importanti, che muoverà l’arrivo della nazionale di domani. La stessa, secondo quanto si apprende dal sito della Figc, arriverà a Rizziconi intorno alle 12:30 e inizierà l’allenamento un’ora dopo. Prima dell’entrata in campo ci sarà la presentazione dell’evento da parte di don Ciotti, presidente di Libera, che spiegherà ai presenti il perché
la nazionale è arrivata a Rizziconi. Alla fine i giornalisti, in
una specie di zona mista, potranno fare delle domande ai
calciatori ed al commissario tecnico Cesare Prandelli. All’interno del comunale di Rizziconi ci sarà anche un buffet
per le autorità e per i presidenti delle varie associazioni che
domani saranno presenti.
In totale, la spesa, si aggirerà intorno ai 220 mila euro
che, come detto nel pezzo di apertura della pagina, il comune ammortizzerà con dei finanziamenti che arriveranno da
altri enti.
Numeri da capogiro per un paese, Rizziconi, che conta
circa 8000 anime e che ricorderà per sempre questo evento che verrà immortalato da ogni angolo dalle varie telecamere presenti e che comunque permetterà alle squadre
calcistiche cittadine di usufruire di campi e spogliatoi rinnovati.
g. m.
RIZZICONI Ci sono 240mila euro messi a diposizione dal Ministro dell’Interno per la riqualificazione del
terreno confiscato alla ‘ndrangheta che diventerà un polo sportivo e un parco giochi. E’ questa la notizia che
giunge a due giorni dall’arrivo della Nazionale di Cersare Prandelli a Rizziconi, per allenarsi su un campo sottratto alla ‘ndrangheta.
«Nel comune di Rizziconi – si legge in una nota diramata dal Ministero - su una parte dell’area confiscata alla ’ndrangheta dove domenica 13 novembre la Nazionale italiana di calcio si allenerà, il Pon Sicurezza interIl Ministero
con un progetto che
stanzia 240mila viene
prevede la realizzazione di un
euro per un polo polo sportivo e di un parco
giochi. L’intervento, proposto
sportivo e
dall’amministrazione comuun parco giochi nale e approvato dal Comitato di Valutazione presieduto
dall’Autorità di Gestione, prefetto Nicola Izzo è stato finanziato dal Programma Operativo Nazionale "Sicurezza per lo sviluppo - Obiettivo Convergenza 2007-2013"
con 240mila euro».
In particolare, è prevista la sistemazione di un’area di
10mila metri quadri, con percorsi pedonali e pista ciclabile, a cui saranno affiancati un parcheggio e un fabbricato in cemento armato da destinare a punto di ristoro.
Nell’area verranno installati impianti di illuminazione e
irrigazione e attrezzature ludiche con arredi per un parco giochi.
«Il progetto – conclude la nota - sostenuto dal Programma gestito dal Ministero dell’Interno e cofinanziato dall’Unione Europea completerà il recupero di una vasta area confiscata nel comune in provincia di Reggio Calabria su cui è già stato realizzato un campo di calcetto.
E’ qui che gli Azzurri domenica prossima si alleneranno
per lanciare un messaggio di solidarietà e impegno civile nella lotta alla criminalità organizzata».
36
SABATO 12 novembre 2011
L O C R I D E
calabria
ora
S P O R T
l’incontro
Don Milani e Libera
insieme per Gioiosa
Presentato ieri un progetto di partenariato con il Csi
dilettantistica, in partenariato con l'associazione Don Milani - Onlus e con l'assoLa scuola etica e libera di educazione ciazione Libera nasce dalla consapevoallo sport è stato il nuovo progetto pre- lezza che lo sport aiuta a crescere come
sentato ieri pomeriggio a Gioiosa Ionica individui, cittadini ed atleti attraverso lo
presso il centro sportivo Don Milani sito sviluppo e la diffusione di una corretta fiin via Diaz con la presenza di Luca Giu- losofia etica, educativa e sportiva con proseppe Ritorto, presigetti di miglioramento del
dente
associazione
settore giovanile. Tutti i
Una possibilità
sporting e di Francesco
soggetti coinvolti rapprenuova
Rigitano, presidente
sentano, nell'ambito in
dell’associazione Don
cui operano, dei forti rifeed originale
Milani. Ad inaugurare
rimenti territoriali e naper
il
territorio
l'evento la partecipaziozionali, impegnati da anni
della Locride
ne del giornalista del
nel campo dello sport, dei
quotidiano Avvenire
minori e dell'educazione
Toni Mira, Gabriella Stramaccioni dell’ alle regole. La capacità di vivere il piaceufficio presidenza nazionale Libera e Pao- re del gioco, valorizzare l'attività motoria
lo Cicciù, Presidente Provinciale Csi. La nei suoi aspetti morali ed educativi con
scuola affiliata al centro sportivo italiano particolare attenzione a valori quali il riattraverso un progetto promosso dallo spetto delle regole, della collaborazione
Sporting Gioiosa - associazione sportiva reciproca, della solidarietà e della lealtà
GIOIOSA JONICA
intesi come condotta di vita e non limitati alla competizione saranno gli obiettivi
primari di tale progetto. Si tratta, dunque, di una doppia sfida per la scuola etica e libera di educazione allo sport, da
una parte rappresenta una possibilità
nuova ed originale per il territorio della
Locride, uno strumento formidabile di
aggregazione dei giovani (e delle loro famiglie) su valori positivi da contrapporre a quei valori negativi che spesso pervadono la vita quotidiana della comunità
calabrese e dall'altra intende ridefinire il
senso di fare sport alla ricerca della sua
vera essenza slegandolo dal mito del business trasmessoci dai mass-media e particolare attuandolo per (e con) i giovani.
Una scuola, quindi, che si rivelerà una
palestra efficace ed efficiente per lo sviluppo psicofisico, di crescita personale e
sociale.
Cinzia Totino
Due immagini del centro sportivo intitolato a Don Milani
di Gioiosa Jonica.
seconda categoria
calcio amatoriale
I “Giovanotti” di Siderno
pronti a scendere in campo
SIDERNO
“Puntiamo a vincere la coppa Disciplina”. Con questo proclama la squadra di calcio dei “Giovanotti” di Siderno è pronta ad affrontare la sua sesta stagione all’insegna di alcune sostanziali novità, ma anche del consueto entusiasmo e dello
spirito di aggregazione che da sempre contraddistingue questa realtà dello sport sidernese. Immutati i quadri societari,
il cui operato è incentrato verso una gestione orizzontale e
senza distacco tra vertici e base, le principali novità riguardano lo staff tecnico. Carlo Romeo, infatti, dopo essere stato l’infaticabile condottiero della squadra nelle ultime stagioni, lascia il ruolo di allenatore per sopravvenuti impegni
professionali, rimanendo nella rosa, però, come giocatore e
dirigente. Gli subentra un tecnico esperto e molto amato
negli ambienti sportivi cittadini come Mimmo Congiusta,
che sarà coadiuvato dal suo vice Peppe Pedullà, da sempre
una delle colonne dei Giovanotti. Qualche innesto di prestigio, inoltre, si registra nel parco giocatori, laddove ai veterani Staibano, Scarano, Commisso, Lamonaca, Mazzone,
Correale, Baggetta ecc., si è aggiunto un gruppo di nuovi innesti, capitanati dal brillante Massimo Diano, autentico mattatore della serata di presentazione tenutasi in un noto locale cittadino. E così, al di là dei risultati che si otterranno
sul campo, l’obiettivo dichiarato della società è quello di tornare subito un esempio per tutti, offrendo un calcio pulito
e didascalico per molti. (gi. alb.)
Tegola Bivongi, Apicella ko
Per l’estremo difensore sospetto interessamento dei legamenti
BIVONGI
Lontano dal “Murdolo”
tentenna. E non poco. Nel girone F della Seconda categoria calabrese il Bivongi-Pazzano dimostra di avere qualche
pecca di troppo in trasferta,
stando almeno alle risultanze
di queste primo scorcio di stagione, con la formazione allenata da mister Leotta che non
sa vincere, almeno per ora,
quando si tratta di andare a
far visita alle squadre avversarie: alla seconda di campionato la cocente sconfitta al
“Mesiti” di Stilo nell’accesissimo derby contro la Stilese,
perso proprio all’ultimo secondo, stavolta, in piena zona-Cesarini è arrivato il sospirato pari, per quello che è stato l’1-1 finale, contro un’Andreolese di cui ci si sarebbe
potuti sbarazzare con una certa facilità «Ma, purtroppo, abbiamo ancora una volta peccato di eccessiva superficialità
sotto porta». Vittorio Leotta,
trainer dei biancazzurri, manifesta non poca amarezza
per il primo tempo «In cui abbiamo espresso delle ottime
trame da giuoco, ci siamo fatti valere su un terreno su cui
comunque non era facile poter imporre la propria perso-
nalità – riprende il tecnico del
Bivongi/Pazzano – ci siamo
comunque riusciti, sebbene ci
abbia fatto molto difetto la
precisione davanti al portiere
e, come si sa, nel calcio vale
sempre l’antico motto “Chi
sbaglia, paga”, e noi abbiamo
pagato un prezzo anche fin
troppo salato visto che non solo abbiamo subìto la rete dei
nostri avversari ma abbiamo
pure patito l’infortunio di Api-
cella. Pare infatti che l’estremo difensore abbia subìto un
grave infortunio al ginocchio
con interessamento dei legamenti, essendo ricaduto male
a terra con la gamba d’appoggio che gli ha procurato il doloroso crac che, dalla diagnosi formulata a margine dell’accaduto, dovrebbe tenerlo ai
box per un periodo abbastanza lungo; ad ogni buon conto
c’è da considerare che comunque l’andamento generale
della squadra si appalesa un
po’ al di sotto delle reali possibilità se è vero, com’è vero,
che soltanto nei minuti immediatamente precedenti il triplice fischio di chiusura del direttore di gara, Ugo Riggio ha
tirato fuori dal cilindro il classico colpo del campione che
ha fatto la differenza.
Antonio Baldari
seconda categoria
Stilese, un successo con dedica speciale
I gialloblu in campo per ricordare la mamma del bomber Commodaro, scomparsa a 64 anni
STILO
Un successo con dedica. È quello
meritatamente realizzato dalla Stilese “A. Tassone” domenica scorsa al
“Guido Mesiti”, rivolgendo il proprio
commosso pensiero alla “supertifosa” Maria Tirotta, madre dell’attaccante stilese Enzo Commodaro, prematuramente scomparsa nei giorni
scorsi all’età di 64 anni: osservato un
minuto di silenzio decretato dal direttore di gara, il signor Rotella da
Catanzaro, al termine del quale uno
scrosciante applauso dei circa quattrocento presenti sugli spalti dell’im-
pianto sportivo della “Città del Sole”
ha fatto da apripista ad un mazzo di
fiori portato dal capitano, il portiere
Gianluca Franco, che lo ha adagiato
laddove soleva prendere posto la signora Maria per sostenere i colori
della sua squadra del cuore. Insomma una donna sinceramente legata
al calcio della “Città del Sole”, che le
ha tributato il giusto omaggio per
avere dato così tanto a questa squadra. E con l’emozione nel cuore la
Stilese non si è comunque distratta,
non dimenticando soprattutto di essere la battistrada della classifica del
girone F per la Seconda categoria ca-
labrese, disputando una prova maiuscola innanzi ad un San Sostene assai volenteroso ma che non è riuscito ad opporre resistenza alcuna né
davanti né dietro: soltanto nella prima frazione di giuoco, l’undici di casa ha macinato trame in quantità industriale, e collezionando ben dodici occasioni da rete, di cui due splendidamente spedite in fondo al sacco
rispettivamente con Lioi prima e
Ferruccio Gallo dopo, in entrambi i
casi ispirati dall’ottimo Domenico
Minervino, del tutto irresistibile in
cabina di regìa. Ma lo score avrebbe
potuto essere un po’ più pingue se
UNITI
Il minuto
di
raccoglim
ento in
campo
soltanto gli avanti gialloblu fossero
stati un po’ più precisi sottoporta,
particolarmente Domenico Papandrea, già entrato nel cuore degli aficionados più incalliti, che si è letteralmente divorato almeno quattrocinque occasioni da rete, facendo a
sportellate con i difensori avversari,
salvo realizzarne due nella ripresa e
così fissando il risultato finale sul 40 che consolida il primato della formazione dello Stilaro, sponda gialloblu, a quota dieci dopo quattro partite. Che fa ben sperare in prospettiva futura.
an. ba.
19
SABATO 12 novembre 2011
calabria
ora
C O S E N Z A
viale cosmai
Mancano due minuti a mezzogiorno quando i rapinatori entrano
in azione. E la location scelta per la
rapina è sempre quella. Nella mattinata di ieri, infatti, i malviventi
hanno compiuto un blitz nella stazione di servizio della Tamoil di
viale Cosmai portandosi via un bottino da mille euro. Il titolare della
pompa di benzina stava rientrando
nel gabbiotto dove sono collocati
gli uffici quando, all'improvviso,
due uomini, con il volto coperto dal
passamontagna, lo hanno sorpreso
alle spalle. Entrambi armati, hanno intimato al proprietario della
stazione di benzina di consegnare
loro tutto l'incasso della mattinata.
Metà era nella sua tasca, il resto era
Nuova rapina alla stazione Tamoil
Malviventi armati costringono il titolare a consegnare loro l’incasso di mille euro
custodito in un cassetto. In totale
mille euro. I due, dopo aver arraffato il bottino sono fuggiti a piedi
percorrendo viale Cosmai e dirigendosi poi verso via Popilia. Così
facendo, sono riusciti a far perdere
le proprie tracce. Almeno per ora.
Sul posto sono poi giunti gli agenti della polizia che hanno sequestrato i filmati delle telecamere di
videosorveglianza. La speranza è
che quelle registrazioni forniscano
qualche elemento utile per risalire
all’identità dei banditi. Una stazio-
La stazione di servizio della Tamoil di viale Cosmai
ne di rifornimento “sfortunata”
quella di viale Cosmai. L’esercizio
era stato preso di mira proprio di
recente, con un’altra rapina. Come
se non bastasse, infatti, alcune settimane fa, l'attività subì un’ulteriore incursione delinquenziale, durante la quale vennero sparati due
colpi in terra, proprio vicino a un
dipendente che aveva tentato di
opporre resistenza ai rapinatori
che, in quella occasione, si erano
dileguati a bordo di uno scooter.
Ora, il nuovo colpo che richiama le
istituzioni e le forze dell’ordine a vigilare con rinnovata attenzione su
una parte di città particolarmente
bersagliata.
Deborah Furlano
«Lanzino non voleva la guerra»
Il pentito Bevilacqua parla degli eventi che anticiparono i delitti Bruni e Sena
Ettore Lanzino tentò fino al- Negli anni successivi, Sena paviale della repubblica
l’ultimo di evitare il conflitto gò l'ascesa dell'emergente
con il neonato gruppo Bruni- Franco Pino. Mantenne coSena. A sostenerlo è stato ieri il munque un ruolo di vertice
pentito Franco Bevilacqua, al nell'organizzazione, ma solo
secolo Franchino ’i Mafarda, ex come “feticcio”, finendo di fatcapo della cosca nomade di Co- to ai margini della malavita. Il
senza che dal 2001 collabora suo nome, però, continuò a escon la giustizia. Al 1999 invece, sere rispettato anche fuori dalInvestita in pieno centro i giorni di prognosi) anche se
risale l’omicidio di Francesco la provincia di Cosenza e, in
cittadino, ma per fortuna è ancora in prognosi riservaquel maggio
Bruni alias
con conseguenze non gravis- ta all'ospedale Annunziata di
del 2000, U
“Bella bella”
sime . E’capitato ieri mattina Cosenza trasportata lì dai saIl processo
zianu sperava
seguito, un
a una donna, mentre passeg- nitari del 118 giunti subito
Terminator
III
di rientrare
anno più tardi
giava in viale della Repubbli- dopo sul posto insieme agli
dall’eliminaca nei pressi della villetta co- agenti della polizia municiriprenderà ora nel gioco,
sfruttando la
zione del vecdi piazza Papa Gio- pale dei settori infortunistica
con l’audizione santa alleanza Castrolibero, 12 maggio 2000, pochi minuti dopo il delitto Sena munale
chio padrino
vanni XXIII. Per motivi an- e giudiziaria. Si è scoperto
di Dedato
con Bruni e Nel riquadro, il presunto boss Ettore Lanzino
Antonio Sena.
cora in via d’accertamento, che l’uomo aveva un'’assicuPortoraro.
Entrambi i cala donna è stata investita da razione falsa e per questo
si sono ora tema del processo «Andammo da lui - spiega De- honorem”. Ma lui rispose che si d'accordo con i reduci di Peruna Fiat Marea station wa- motivo è stato denunciato
“Terminator III” che, ieri mat- dato - e in nome della vecchia attorno a lui si era costituito un na per formare un'unica famigon bianca alla cui guida per falsificazione di atti. Tra
tina, ha fatto registrare proprio amicizia gli dissi: “Tonì, lascia gruppo numeroso e affiatato e glia». Un errore di valutazione
c’era un rumeno di 29 anni. gli altri provvedimenti presi
l’intervento di Bevilacqua. Ma- perdere, non immischiarti con che con loro, sarebbe tornato a che l'anziano padrino pagò con
Nonostante l’impatto, la si- a suo carico: il ritiro della pafarda si è sottoposto al controe- quelli là. Vai in pensione e con- contare qualcosa. Ignorava la vita.
gnora fortunatamente non tente per un anno e il sequesame degli avvocati dopo aver, tinuerai a essere onorato e ri- che, nel frattempo, noi del vecha riportato gravi traumi (15 stro del mezzo. (d. furl.)
MARCO CRIBARI
in un due udienze precedenti, spettato. Sarai il nostro capo ad chio clan Pino ci eravamo [email protected]
risposto alle domande della
pubblica accusa. E tra le altre
cose, è tornato a parlare prol’inchiesta
prio dei giorni immediatamente successivi a quella stagione
di piombo quando, secondo gli
inquirenti, i vecchi gruppi cosentini stroncarono sul nascere le velleità di un nuovo clan
che stava per affacciarsi sulla
scena criminale locale. In tutto
questo, però, Lanzino, latitante da circa tre anni e consideraha inteso non procedere perché ha procedere al dibattimento procesto a capo dell’omonima cosca,
decretato che non vi fossero suffi- suale per meglio chiarire le dinaavrebbe tentato di percorrere
cienti elementi per portare l’uomo miche. Anche perché il gip non
IUSTITIA
vie più diplomatiche, vanificaa processo. Questo perché la peri- può disporre una ulteriore perizia
Il tribunale di
te poi dal precipitare degli
zia disposta dal pm non aveva fat- sull’incidente di un anno fa. Gli eleCosenza e nel
eventi. Bevilacqua ne aveva
to emergere elementi di responsa- menti e le dinamiche dunque doriquadro, Mattia
parlato già nel corso di una prebilità da parte del conducente del vranno essere discusse in un proScrivano,
cedente udienza e, al ritorno in
fuoristrada. Tuttavia sulla vicenda cesso in modo che si possano ricomorto
all’età
aula (previsto il 15 novembre)
struire tutti i moesiste un’altra pedi 30 anni
lo stesso argomento potrebbe
menti di questa
rizia disposta dalRespinta
in un incidente
essere ripreso da Vincenzo Dedrammatica vila parte civile
la
richiesta
stradale
dato, un altro “big” transitato
cenda. In quella
composta dalla faavvenuto
dalla scena criminale all’abserata di un anno
miglia di Mattia
di archiviazione
sulla Ss 107
braccio con la Legge. In quei
fa, Scrivano, poco
Scrivano di diffeper il conducente
giorni, infatti, proprio lui sodopo le 19,30,
rente avviso. Da
dell’altro veicolo
stiene di essere stato inviato da
qui la richiesta di
usciva con la sua
Sena, quale emissario di Lanziopposizione, da
auto dalla galleria
no, per convincerlo a desistere
Il processo per la morte di Mat- tenne Scrivano ha impattato il 24 parte dei legali dei familiari del gio- sulla statale 107, diretto dalla Sila
dal proposito di aderire alla
tia Scrivano si farà. A deciderlo è novembre 2010 sulla statale 107 vane deceduto, di opporsi alla ri- verso Cosenza, nei pressi dello
nuova alleanza con Bruni e
stato il gip del tribunale di Cosen- poco primo dello svincolo di San chiesta di archiviazione richiesta svincolo di San Pietro quando ha
Portoraro. Una scelta non caza Livio Cristofaro che ha respinto Pietro in Guarano. Nell’incidente dal pubblico ministero. Dopo al- impattato contro il fuoristrada
suale quella di Dedato, dal mola richiesta di archiviazione, avan- il giovane ha perso la vita e l’uomo cuni giorni di Camera di consiglio proveniente dalla città capoluogo
mento che quest’ultimo, aveva
zata dal pubblico ministero, dispo- venne accusato di omicidio colpo- il gip Cristofaro, proprio riscon- diretto verso le montagne. E’ da
iniziato la sua carriera proprio
nendo così l’imputazione coatta so, reato per il quale il conducente trando le discrasie fra le due peri- chiarire se l’auto dello Scrivano sia
nelle vesti di autista di don Anper l’automobilista del fuoristrada dell’altro veicolo è stato da subito zie e valutando altri elementi mes- sbandata o meno o se ci siano retonio. Ma si era allora nel 1977.
Volvo con il quale la Bmw del tren- indagato. La procura di Cosenza si a sua disposizione, ha deciso di sponsabilità altrui.
Investe una donna
e gli ritirano la patente
Incidente mortale, il processo si farà
Un anno fa Mattia Scrivano restò ucciso in uno scontro tra auto sulla 107
SABATO 12 novembre 2011 PAGINA 25
l’ora di Corigliano
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Il ruolo dei fratelli Straface
Santa Tecla, per gli inquirenti sono imprenditori di riferimento della mala
L’operazione Santa Tecla nel
cercare di disegnare i nuovi scenari della criminalità organizzata coriglianese, e non solo, si occupa anche di un aspetto che, come vedremo, avrà una rilevanza molto importante anche sul destino politico-amministrativo della città ausonica: qual è il ruolo avuto dai
fratelli Franco e Mario Straface all’interno del “locale” coriglianese
della ‘ndrangheta? A leggere la relazione del sostituto procuratore
antimafia, Vincenzo Luberto, con
la quale ha chiesto al gip Emma
Sonni di applicare nei confronti dei
due la misura dell’arresto, si capisce come per il magistrato antimafia gli Straface abbiano assunto nel
corso degli anni un ruolo di primo
piano nell’ambito della organizzazione malavitosa. E questa sua
convinzione è stata maggiormente
corroborata dalla richiesta, poi accolta dal ministro di grazia e giusti-
Mario Straface
zia, Angelino Alfano, di applicazione nei confronti di Franco e Mario
Straface della misura del carcere
duro del 41 bis, poi successivamente revocata. Ecco cosa scrive il pm
Luberto nella richiesta di arresto
per ciò che attiene la posizione dei
fratelli Straface: «Maurizio Barilari, in nome e per conto dell’onorata società coriglianese, si è ingerito in ampi e facoltosi settori imprenditoriali. Le ingerenze ndranghetistiche sono devastanti nel settore delle costruzioni pubbliche e
private. La cosca coriglianese ha
cooptato i fratelli Mario e Franco
Straface che, attraverso la carica di
intimidazione degli ndranghetisti
coriglianesi, hanno aumentato, in
modo esponenziale, il proprio portafogli clienti, pubblici e privati. Alle imprese degli Straface sono collegate una serie di imprese satelliti che assumono la veste di subappaltatori, fatturano per operazioni
inesistenti e quindi procurano fondi neri che finiscono nella bacinella coriglianese. Le investigazioni
hanno dimostrato l’intraneità alla
cosca coriglianese delle imprese riconducibili a Cosimo Meligeni ed a
Vincenzo Grisolia. I fratelli Strafa-
politica
«La città vive una forte crisi»
Preoccupati i socialisti
«Corigliano sta vivendo una crisi politica e
sociale come mai era accaduto prima». I Socialisti sono fortemente preoccupati per il momento socio-economico-politico-culturale che
sta vivendo la città all’indomani dello scioglimento del consiglio comunale. «I Socialisti –
sostiene il presidente Franco De Luca - sono
convinti che per superare questo momento
così drammatico occorre che ciascuno dia il
suo contributo, al di là della propria appartenenza politica. Bene stanno facendo i Commissari prefettizi ad incontrare le forze politiche, perché esse possono dare suggerimenti e
idee. Siamo stati interpellati dalla segreteria
del comune, abbiamo dato la nostra disponibilità ad un incontro di cui attendiamo la convocazione. Ascoltiamo continuamente le la-
mentele dei cittadini per i disagi che s’incontrano quotidianamente: strade dissestate, nettezza urbana scadente, scarsa funzionalità di
alcuni uffici comunali, un degrado palpabile
sotto ogni aspetto. Pur conoscendo le precarie
condizioni finanziarie del nostro comune, riteniamo che occorre comunque intervenire in
questi settori, perché a volte siamo proprio ai
limiti della sopportabilità. La Commissione
prefettizia, gli uffici comunali, soprattutto i responsabili dei vari settori, si devono far carico
delle tante incombenze che gravano sulla città, per un dignitoso vivere civile. Accanto a
queste problematiche, non bisogna dimenticare quelle di portata più ampia, per cui bisogna impegnarsi senza rimandare il tutto alla
nuova Amministrazione».
body building
Al palazzetto “Mr e Miss Universe 2011”
Domenica 4 dicembre 2011, a partire dalle
ore 10.30, si terrà presso il palazzetto dello
sport “Città di Corigliano Calabro” Mr. e Miss
Universe 2011, manifestazione di cultura fisica agonistica che vede la partecipazione di numerosi atleti provenienti da tutta Italia, organizzata dalla Palestra “Stallone in the word” di
Corigliano di Fernando Mollo e Giuseppe Carlucci, in collaborazione con la Nbbui. (ente
sportivo che raccoglie i body builder italiani)
nell'ambito del circuito nazionale di Body
Building e del grande slam open. La gara è patrocinata dalla Regione Calabria, Nbbui, Ibff,
Bnff, Nac e Wff. Alla manifestazione sarà presente, tra gli altri, il presidente nazionale della Nbbui, Pierluigi Borgia. Un'importante occasione per assistere ad uno spettacolo di forte impatto sportivo e grande effetto scenico
per poter condividere la passione per lo sport
e l'agonismo e quanti apprezzano il Body Building come una fra le discipline più complete
per lo sviluppo psico-fisico della persona.
ce sono imprenditori da sempre legati alla cosca coriglianese. Il dato
si evince, innanzitutto, dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia storici quali Tommaso Russo, Giovanni e Antonio Cimino e
Giorgio Basile». Leggiamo il racconto che questi collaboratori di
giustizia fanno, di volta in volta,
sulla conoscenza e sul ruolo che i
fratelli Straface avrebbero avuto all’interno dell’organizzazione malavitosa coriglianese. Iniziamo con
Tommaso Russo, il primo pentito
coriglianese in ordine di tempo.
Russo riferisce dei fratelli Straface
in più verbali. Nel corso dell’interrogatorio del primo novembre
1997, elenca coloro che ritiene in
grado di compiere ritorsioni in
danno dei componenti il proprio
gruppo familiare fra i quali inserisce i fratelli Straface.
GIACINTO DE PASQUALE
[email protected]
Rischio idrogeologico
Situazione allarmante
La situazione idrogeologica del territorio
coriglianese è stata al centro di un incontro
ttra una delegazione dei Giovani democratici e Massimo Paldino, geologo, esperto sull’argomento. «I recenti fatti di Genova e il
maltempo che imperversa per tutta la penisola – si legge nella nota dei Giovani democratici - destano ancora gravi preoccupazioni. È impossibile non pensare al nostro territorio qualora abbondanti piogge dovessero arrivare anche nella nostra città. Il geologo Paldino nel corso dell’incontro ha illustrato la situazione attuale del territorio
coriglianese. Moltissime sono le criticità
emerse, tanto più che il tecnico, in seguito a
degli studi effettuati sul territorio, ha potuto illustrare in maniera chiara e definita
quella che è la situazione attuale dei fiumi e
dei torrenti che hanno corso nel territorio
coriglianese e gli eventuali rischi qualora la
nostra zona dovesse essere investita da forti piogge. Un’analisi ben dettagliata ha dipinto un quadro a dir poco preoccupante.
Dal fiume Crati al Coriglianeto, senza tralasciare il Leccalardo, il Malfrancato e il Muzzolino, Paldino ha illustrato quella che è la
situazione degli alvei e degli argini dei corsi d’acqua che risultano tutti estremamente pericolosi per l’intervento dell’uomo, sia
in termini di urbanizzazione selvaggia sia
per i numerosi ettari che sono stati usurpati ai fiumi ed adibiti nel corso degli anni ad
agrumeti. Il progetto che i Gd si prefiggono
è quello di attirare l’attenzione dei commissari e di tutti gli enti locali e nazionali su
queste emergenze». (gdp)
zona industriale
A fine mese inizia
la fiera di Natale
Con lo slogan “Corigliano Fiere ti aiuta
a creare la giusta atmosfera del Natale”, si
stanno mettendo a punto gli ultimi dettagli della 5^ edizione della Fiera di Natale
in programma dal 26 novembre al 4 dicembre prossimo presso il Polo Fieristico
Banca dei Due Mari di Calabria zona industriale di Corigliano. «Forti del successo conseguito poco più di un mese fa con
la Fiera Jonica con oltre 100.000 presenze e 230 aziende espositrici – si legge in
una nota stampa - Corigliano Fiere attraverso la 5^ edizione della Fiera di Natale punta
ad ottenere grandi
risultati
anche con
questa
manifestazione settoriale».
Una occasione questa sicuramente imperdibile
per i visitatori. Infatti in un'atmosfera gioiosa, si
potranno vedere, sentire, gustare le emozioni del Natale, occasione unica per respirare un’ atmosfera magica con allestimenti, musica e animazioni a tema per la
gioia di adulti e bambini. Addobbi natalizi, articoli da regalo belli e singolari, prodotti genuini e caratteristici, ricchi di sapori e profumi offerti in degustazione, artigianato artistico, giocattoli ed hobbistica, e tanto altro ancora. A due settimane
dal via della manifestazione va detto che
l’interesse degli espositori va aumentando nei confronti di un appuntamento che
ormai incomincia a ritagliarsi una propria dimensione nell’ambito dell’iniziative settoriali. Infatti inizialmente gli organizzatori avevano previsto l’apertura del
solo Padiglione B, ma le tante richieste di
partecipazione li hanno costretti ad aprire anche il padiglione C. «Questa circostanza – afferma il direttore commerciale di Corigliano Fiere, Enzo Meringolo
(foto) – non è assolutamente marginale,
anzi da l’esatta dimensione dell’interesse
che la Fiera di Natale riscuote anno dopo
anno, non solo tra gli espositori, ma soprattutto tra i visitatori. Ed a proposito di
questi ultimi è importante sottolineare
come l’allestimento di due padiglioni fieristici consentirà ai visitatori di poter ammirare i prodotti esposti nella massima
tranquillità e comodità».
g.d.p.
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