6 Primo piano Sabato 12 novembre 2011 Operazione Braking Primo piano 7 Sabato 12 novembre 2011 I RILIEVI In azione la Stradale di Cosenza Il gip: «Sodalizio criminoso» Una “frenata” alle revisioni Nella foto grande a sinistra un’auto durante la revisione sospetta e registrata dalle telecamere; qui sopra due delle officine sequestrate Controlli falsificati su centinaia di autovetture Sequestrati sette centri e indagate ventuno persone di ROBERTO GRANDINETTI Il comandante «Ne abbiamo davvero viste di tutti i colori» vano effettuate su veicoli diversi, e ovviamente nuovi, allo scopo di ingannare il sistema informatico denominato Mctc-net. In altri casi ancora i veicoli non venivano nemmeno condotti presso il centro di revisione. «L’operazione “Braking”- ha spiegato ieri durante la conferenza stampa il neo comandante della Sottosezione di Cosenza Nord, Angelo Straface - ha preso spunto dalla segnalazione delle nostre pattuglie distribuite su tutto il territorio provinciale, le quali hanno avuto modo di constatare durante i controlli su strada che numerosi veicoli di non recente immatricolazione e in cattive condizioni di uso e manutenzione risultavano essere stati sottoposti a visita di revisione con esito regolare, sebbene gli stessi erano da considerarsi dei veri e propri rottami. Ne abbiamo davvero viste di tutti i colori». Da qui la segnalazione alla Procura di Cosenza, col procuratore capo Dario Granieri che ha affidato il fascicolo al pm Tridico. «Veicoli palesemente inefficienti ha aggiunto sempre ieri il comandante della Polizia Stradale Antonio Provenzano - comparivano sulla carta regolari. Il fenomeno è rilevante e soprattutto preoccupante, in quanto hanno a che fare con la sicurezza delle persone. Molti incidenti stradali sono causa proprio di queste revisioni fatte con leggerezza». Per quanto riguarda le strutture poste sotto sequestro Provenzano ha aggiunto che «in molti si rivolgevano a queste strutture perchè sapevano che avrebbero passato la revisione. Anche queste persone possono essere perseguite. In questa vicenda - ha poi spiegato - ci ha guadagnato il cittadino, che non ha dovuto spendere soldi per mettere a posto l’auto, e i centri di revisione ora sotto accusa, che hanno guadagnato clienti. Come a dire: la quantità crea profitto». Lamezia. Gaspare Pastore si è presentato ieri mattina a Reggio Calabria per la notifica degli arresti domiciliari “Isola Felice”, partono gli interrogatori di garanzia di PASQUALINO RETTURA A sinistra la conferenza stampa di “Braking” a Cosenza (foto Mario Tosti) LAMEZIA TERME - Avranno più di qualcosa dachiarireal gipdiLamezianel corsodegliinterrogatori di garanzia, che inizieranno oggi, le otto persone finite agli arresti domiciliari e le nove per le quali è stato disposto l’obbligo di dimora, tutti coinvolti nell’operazione “Isola felice” della polizia stradale di Lamezia e Catanzaro. Patenti facili e certificato Adr per l’abilitazione alla guida di mezzi di trasporto di merci pericolose che venivano conseguite senza sostenere nessun esame e con documenti falsi. Un’operazione che ha fatto finire nei guai l'attuale direttore della Motorizzazione civile di Reggio Calabria, Gaspare Pastore; il direttore facente funzione della Motorizzazione di Catanzaro, Gaetano De Salvo; Vincenzo De Sensi, titolare di una scuola guida di Lamezia; Achille Amendola, collaboratore di De Sensi; Carmelo Tripodi, ex esaminatore; Roberto Arca- dia, ingegnere; Sebastiano Fruci, titolare di una scuola guida a Curinga e Luigi Zullo . Le accuse sono a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, all’abuso d’ufficio, al falso edalla truffa ai danni dello Stato. Oltre alle 17 persone colpite dalle misure cautelari, ben 144 sono inoltre gli indagati. Ora però saranno chiamati a difendersi chi è finito agli arresti domiciliari, fra cui Gaspare Pastore di Reggio Calabria che stamattina, accompagnato dal suo legale di fiducia, l’avvocato Alfredo Foti, sarà sottoposto all’interrogatorio di garanzia dal gip di Reggio Calabria per rogatoria. A tal proposito, il legale di Pastore, precisa che il suo assistito, non rintracciato al momento della notifica del provvedimento di arresti domiciliari, «in realtà, il Pastore, trovandosi, il 10 novembre, in Roma per motivi familiari, non appena appreso della applicazione nei I particolari dell’inchiesta nell’ordinanza firmata dal giudice Cristofano, del tribunale bruzio Cosenza. La scoperta dei vigili urbani intervenuti per i rilievi dopo l’incidente in centro città Ecco cosa succedeva all’interno delle officine Investe una donna, l’assicurazione è falsa Chiamati in causa anche meccanici compiacenti che poi si rivolgevano direttamente alle strutture degli attuali indiziati Qui sopra il pubblico ministero Antonio Bruno Tridico I sigilli alle apparecchiature delle officine che attestavano false revisioni (fotoservizio di Mario Tosti) RELATIVAMENTE alle indagini di “Braking”il gip Livio Cristofano nella sua ordinanza ricorda che «è stata condotta una specifica attività di osservazione, consistente in operazioni di videosorveglianza e di registrazione dall’esterno dei centri di revisione, con strumentazione posizionata all’esterno delle officine gestite dagli indagati, in modo tale da riprendere tutte le operazioni di revisione poste in essere all’interno della singola azienda. L’esito di tale attività tecnica consentiva di verificare che, nell’arco di tempo preso in esame, solo in pochissimi casi gli indagati, al cospetto dei relativi proprietari, procedevano effettivamente a eseguire l’attività di verifica tecnica sulle autovetture, mentre, nella maggior parte dei casi, le autovetture, in relazione alle quali venivano rilasciati gli attestati di avvenuta revisione, non risultavano essere mai materialmente posizionate sull’appa- recchiatura tecnica indispensabile per procedere all’attività di controllo meccanico (trattandosi in molti casi di veicoli neppure posti sulle pedane collocate all’interno delle officine, al fine di verificare lo stato strutturale e meccanico del mezzo da sottoporre alla revisione». Nello specifico il gip nella sua ordinanza ricorda che nei centri di revisione ora sequestrati «o si provvedeva (per quanto riguarda i 1133 casi contestati agli indagati, ndr) direttamente a farsi consegnare dai clienti unicamente i libretti di circolazione delle autovetture, le quali non venivano materialmente neanche condotte in azienda, adoperandosi, dopo qualche giorno, ad apporre l’attestato di avvenuta revisione con esito regolare, oppure ci si avvaleva di meccanici compiacenti che si facevano consegnare dai clienti esclusivamente il documento di circolazione, provvedendo successivamente a curare l’attività di revisione presso la struttura facente capo agliindagatio,infine,non sieffettuavanotutteleoperazioni tecniche necessarie per la revisione del veicolo all’insaputa degli ignari proprietari. In particolare scrive sempre il gip nella sua ordinanza - quest’ultimo è risultato il metodo maggiormente utilizzato dagli indagati». Aproposito degliignari proprietari,secondo ilcomandante della Sottosezione di Cosenza Nord, Straface, possiamo parlare di una percentuale prossima all’20%. Una percentuale bassa e che porta, per quanto riguarda il restante 80%, a nuove ipotesi investigative. Le indagini, dunque, non sono da considerarsi chiuse. Quelle di “Braking” sono state condotte e portate a termine dall’unità di polizia giudiziaria della Polizia Stradale di Cosenza Nord, ossia dall’ispettore capo Bonifacio Venuto, dagli assistenti capo Gianluca Marrelli, Mario Lorenzi, Gianluca Guzzi e Antonio Giovanni Palermo, coordinata dall’ispettore capo Angelo Straface. E’la stessa unità che negli ultimi anni ha portato a termine operazioni di un certo spessore, quali “King Road”, “All included”, “Number one”, “Ippocrate” e “Recycled”. A loro sono andati i complimenti del comandante Provenzano, il quale hatenutoasottolineareche aCosenzaeprovinciaesistono comunque centri di revisione al cui interno lavorano professionisti seri e minuziosi. L’altra faccia, in positivo, della medaglia. r. gr. di MARIA F. FORTUNATO che aveva investito la donna. L’uomo alla guida, un cittadino di nazionalità romena di poco COSENZA - Sono saliti a cinque i pedoni inve- più di 30 anni, si è fermato subito dopo l’impatstiti a Cosenza nell’arco di una settimana. to ed è stato interrogato dai vigili urbani della squadra infortunistica, che L’ultimo caso si è verificato iehanno poi condotto ulteriori ri, a pochi giorni (e anche meaccertamenti. tri) di distanza dal tragico inciCon l’utilizzo di strumenti dente che ha visto lunedì la particolari, come la luce di morte di un’anziana travolta Wood, che permettono di verida un tir. ficare l’originalità delle bancoAd essere investita su viale note e in generale di documenti della Repubblica, mentre atmediante la filigrana, e attratraversava la strada sulle striverso un controllo presso la sce pedonali, è stata una doncompagnia assicurativa, i vigina. Le sue condizioni per forli urbani hanno verificato che tuna non sono parse gravi: per il contrassegno era stato falsilei 15 giorni di prognosi. Il parabrezza rotto (Tosti) ficato. L’auto, quindi, non era Tuttavia le indagini sull’incidente hanno avuto comunque un significa- assicurata. I vigili hanno identificato il cittativo sviluppo investigativo. La polizia munici- dino romeno, posto l’auto sotto sequestro e pale, coordinata dal comandante Giampiero trasmesso l’informativa al magistrato di turScaramuzzo, ha notato durante i rilievi qual- no. La vicenda avrà innanzitutto conseguenze cosa di sospetto nel contrassegno dell’assicurazione esposto sul parabrezza rotto dell’auto sul piano amministrativo: al romeno è stata subito ritirata la patente e, per la certificazione falsa, rischia fino ad un anno di sospensione. Poi ci sarà il livello penale con la prevedibile apertura di un’inchiesta per la falsificazione dell’assicurazione: già in passato la Polizia stradale di Cosenza, su direttive della Procura, mise a segno un’importante operazione su un giro di false assicurazioni. E in queste settimane i vigili urbani stanno intensificando i controlli sui documenti di guida. Ovviamente a carico del romeno potrebbe esserci poi la querela da parte della donna investita. Per quanto riguarda la dinamica dell’incidente, al momento sembra che l’uomo non procedesse a velocità elevata. Probabilmente è stato distratto da un altro veicolo che attraversava l’incrocio. Il romeno si è spostato sull’altra corsia per evitare l’auto e non ha visto la donna che, come detto, stava attraversando la strada sulle strisce pedonali. Sul posto, oltre ai vigili, è intervenuto il 118 che ha trasferito la donna presso l’ospedale dell’Annunziata. suoi confronti di una misura custodiale, è immediatamente rientrato a Reggio Calabria, ove, nella mattinata di ieri 11 novembre, si è recato, accompagnato dal sottoscritto difensore, presso gli Uffici della Pg delegata ad eseguire la misura suddetta». Tra oggi e lunedì prossimo quindi dovranno comparire davanti al gip almeno le otto persone finite agli arresti domiciliari al termine di indagini durate quattro anni. A tal proposito, il gip di Lamezia, Carlo Fontanazza, che ha emesso le misure cautelari, scrive nell’ordinanza che dai «riscontri documentali e di verbali di interrogatori, nonchè dalle intercettazioni di conversazioni, emerge l’esistenza di plurime condotte di falso, finalizzate al conseguimento di patenti di guida ed altri benefici, in assenza dei requisiti di legge e tramite la fraudolente predisposizione di documentazione anch’essa falsa, nonchè di condotte di concussione». Secondo il gip, inoltre, «come accertato dagli atti d’indagine, i candidati promossi o non sono in grado di comprendere la lingua italiana, il che esclude la possibilità che abbiano sostenuto effettivamente l’esame (nell’inchiesta infatti sono indagati diversi cinesi) o non potevano essere presenti alla seduta d’esame perchè presenti altrove per lavoro, o non avevano firmato il verbale d’esame o comunque, come indicato dalla Pg, riscontrato in atti e specificatamente contestato nei singoli capi d’imputazione, non avevano i requisiti per il conseguimento della patente o del certificato di idoneità alla guida». E secondo il gip «appare corretta l’indicazione del pm dell’attribuibilità del fatto ai candidati ed agli esaminatori, ma anche ai titolari delle autoscuole che presentarono i candidati al Pastore Gaspare, che appare, nella complessiva attività d’indagine, soggetto che dirige le singole e plurime condotte». E insede diindagine enel sequestrodi appuntia casa di Zullo, di manoscritti di Arcadia, di un elenco di ditte da «avvicinare» per le pratiche di allestimento e trasformazione di veicoli, unitamente alle dichiarazioni dei responsabili delle officine e di due ingegneri, per il gip «provano che gli indagati, in concorso, sfruttando la qualità di pubblico ufficiale dell’Arcadia, hanno costretto gli interessati, con la minaccia di un esito negativo delle richieste di approvazione dei veicoli trasformati o allestiti, a richiedere la collaborazione di Zullo Luigi, retribuendo lo stesso». E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro COSENZA - Sette centri autorizzati alla revisione dei veicoli sotto sequestro e ventuno persone indagate a piede libero per falso. Sono i numeri dell'operazione “Braking”, ossia “Frenata”, eseguita ieri mattina, e dopo otto mesi di indagini, dalla Polizia Stradale di Cosenza Nord, su direttive del pubblico ministero Antonio Bruno Tridico, della Procura bruzia. L'illecito nuovamente venuto a galla a Cosenza e provincia (evidentemente l’ultima operazione, risalente a un paio di anni fa circa, non ha avuto lo sperato effetto dissuasivo) è quello delle false revisioni, con più di mille auto (1133 per la precisione, certe davvero ridotte male) che avrebbero passato i controlli senza averne i requisiti. Alcune, anzi, sarebbero state più adatte per lo sfasciacarrozze che per la circolazione. Nel corso dell'operazione sono state anche poste sotto sequestro 1500 carte di circolazione contenenti l'attestazione di avvenuta revisione, secondo l'accusa ottenuta un modo fraudolento mediante l'alterazione dei dati da trasmettere on line a Roma. I centri di revisione posti sotto sequestro sono “Tiano Revisioni” di Cosenza, “Socel snc” di Cosenza, “Autocentro di Rende e Capone” di Montalto Uffugo (Cs), “Mattia srl” di Torano Castello (Cs), “Lappano Bruno srl”di Rende (Cs), “Besidiae”di Bisignano (Cs) e il “Centro di revisioni Carrozzino Daniele” di Castiglione Cosentino. Gli indagati sono i rispettivi titolari, responsabili tecnici e amministratori. Si tratta di Luciano Tiano, 59 anni di Mendicino (Cs), Francesco Gaudio, 33 di Mendicino (Cs), Angelo Gabriele, 52 di Montalto Uffugo (Cs), Gian Carlo Gallo, 45 di Montalto, Giovanni Gabriele, 24 di Cosenza, Eugenio Miceli, 23 di Cosenza, Giuseppe Roccamatisi, 32 di Rende, Bruno Lappano, 59 di Castiglione Cosentino (Cs), Pasquale Anelli, 29 di Rose (Cs), Roberto Mattia, 41 di Torano Castello (Cs), Natale Ritacco, 24 di Bisignano (Cs), Stefano Mattia, 26 di Torano Castello, Daniele Carrozzino, 39 di Belvedere Marittimo (Cs), Angelo Ferraro, 31 di Rende, Pietro Rende,57di MontaltoUffugo,Luigi Capone, 29 di Montalto Uffugo, Eugenio Bria, 36 anni di Rose, Fabio Rende, 24 di Montalto Uffugo, Mario Falco, 55 di Bisignano, Gianfranco Meringolo, 36 di Bisignano, e di Antonio Maiuri, 32 di Montalto Uffugo. Secondo il gip Livio Cristofano, del tribunale di Cosenza, che ha firmato la relativa ordinanza di sequestro preventivo, abbiamo a che fare con un vero e proprio sodalizio criminoso, specializzato appunto nella falsificazione delle revisioni. Durante le indagini i centri posti sotto sequestro sono stati controllati mediante l'installazione di numerose telecamere di videosorveglianza. I relativi video hanno permesso agli investigatori della Stradale di accertare che i vari addetti alle operazioni di revisioni non hanno portato a compimento tutte le rituali e obbligatorie operazioni previste dalla vigente normativa per emettere l’attestazione di avvenuta revisione con esito “regolare”. Inoltre gli agenti della Polizia stradale cosentina hanno accertato che in centinaia di casi le operazionidi revisione(soprattutto quelle relative all’impianto di frenatura e dell’emissione di gas) veni- Italia / Mondo Sabato 12 novembre 2011 Per il capogruppo alla Camera Massimo Donadi i soldi pubblici non vanno sprecati Ponte, Idv annuncia denunce Il dirigente del partito: «Se vanno avanti presenteremo un esposto alla Procura» di GIUSEPPE BALDESSARRO REGGIO CALABRIA - Il Ponte sullo Stretto non piace a Italia dei Valori. E’ uno spreco inutile e in quanto tale l’operazione va fermata immediatamente. Un’iter, quello attivato per la realizzazione stabile tra Calabria e Sicilia, che peraltro a questo punto potrebbe essere «al di fuori della legalità». La posizione del partito di Antonio Di Pietro è emersa giovedì sera nel corso di un convegno a cui ha preso parte il capogruppo alla Camera Massimo Donadi il quale, alla presenza dei consiglieri regionali Mimmo Talarico e Giuseppe Giordano, non ha escluso la possibilità di denunce formali alla Corte dei Conti e alla procura della REpubblica. «Italia dei valori crede che la conferenza dei servizi apertasi a Roma sulla questione del Ponte sullo Stretto, si sia mossa al di fuori della legalità - ha affermato - il Parlamento ha già detto che l’opera non si deve fare, il Governo che l’ha stabilita non esiste più, i finanziamenti europei, non esistono più». Quanto basta per far dire al capogruppo di Idv che la partita, fino a indicazione diversa da parte del parlamento stesso, è se non chiusa quantomeno sospesa. «Italia dei Valori – ha aggiunto - vigilerà e presenteremo nei prossimi giorni un esposto alla Procura della Repubblica perchè a nostro avviso, gli amministratori che continuano ad investire denaro pubblico in un’opera che non si fa più di sicuro, stanno commettendo un abuso erariale, stanno dissipando denaro pubblico e a nostro avviso potrebbero es- serci anche gli estremi di un reato. Per questo, diciamo a tutti di fare molta attenzione perchè non c’è più possibilità di scherzare con i soldi pubblici». Un vero e proprio avvertimento, rivolto soprattutto alla Stretto di Messina che invece ha già annunciato la volontà di andare avanti. «Il Ponte sullo Stretto è sempre stata solo una favola - ha detto ancora Donadi a Villa San Giovanni - una colossale bufala che Berlusconi ha raccontato agli italiani». Secondo il parlamentare di Italia dei Valori, «è servito soltanto a sprecare fino a qui centinaia di milioni di euro finiti non si sa come, non si sa dove per un ponte che non si sarebbe mai fatto. Italia dei Valori con l’approvazione della sua mozione ha fatto almeno chiarezza. Quest’opera, lo ha detto anche il Governo, non si farà più ed è meglio destinare i soldi che non hanno ancora sprecato e sperperato per fare davvero le cose che servono alla gente e migliorare la qualità della vita quotidiana e quindi il trasporto pubblico locale e la messa in sicurezza del territorio dal rischio idrogeologico. Queste per noi sono le priorità». Una posizione quella dei dipietristi che, tra l’altro, in una fase di recessione e di crisi economica come quella italiana fa presa. E la fa ancor di più tra i cittadini dell’area dello Stretto dove le perplessità per le ragioni stesse dell’opera sono tante. «A Villa - ha chiuso Donati - il Ponte non piace per ragioni ambientali e sociali. A queste noi aggiungiamo quell economiche. Il Ponte non si farà perchè non ha alcun senso». Il Parlamento e il Governo si sono già pronunciati Il patron del Palermo: «Aiutiamo chi non può pagare» Equitalia, contro le vessazioni Zamparini fonda un movimento Domani adunata generale a Fiano Romano per conoscere i propri seguaci. Ma se saranno pochi lascerà perdere di ADOLFO FANTACCINI PALERMO – Un altro presidente di un’altra squadra di calcio scese in campo verso la fine del 1993: anche lui fondò un movimento «per la gente», e alla fine prese in mano l’Italia. La sua squadra di calcio era il Milan, il movimento Forza Italia. Oggi tocca a un altro esponente di primo piano del variegato mondo del pallone: Maurizio Zamparini, presidente del Palermo. Anche lui, come l’illustre predecessore e collega (di calcio), scende in campo per «cambiare», sempre «nell’interesse della gente». I suoi colori non saranno azzurri ma rossi, «come il cuore». Zamparini ha dato appuntamento a Fiano Romano, domani, dalle 11 alle 18, per un raduno durante il quale «conoscerà» i propri seguaci. Assieme a lui ci saranno l’avvocato Alberto Goffi, di estrazione Udc, e Radio radio, l’emittente nella quale si parla di calcio e non solo. L’obiettivo di Zamparini è quello di sconfiggere le «vessazioni di Equitalia», l’agenzia che si occupa del recupero dei crediti per conto dello Stato. «Noi non vogliamo tutelare gli evasori, ma la gente che non riesce a pagare per la crisi – spiega il proprio progetto il patron del Palermo -. Prendendo spunto da questa situazione, la gente ha deciso di scendere in campo». Di politica Zamparini non vuole sentir parlare. «Non ci collochiamo in nessuna area, perchè non facciamo politica, ma un movimento per la gente – ci tiene a precisare -. Qualsiasi politico, che sia di sinistra, di destra, di sopra o di sotto, può affiancarsi a noi, purchè sostenga la gente. La politica è sfociata nella partitocrazia e non si è occupata, come avrebbe dovuto, dei problemi dei cittadini. Noi vi- gileremo contro chi vuole portare avanti certi discorsi. Il Paese ha bisogno di normalizzarsi dal punto di vista fiscale, visto che il signor Tremonti massacra il ceto produttivo con la scusa dell’evasione fiscale. Occorrono investimenti, invece di depauperare le risorse del Paese. Quando parlo di sviluppo parlo di posti di lavoro veri, non riconducibili a organismi statali». Il programma di Zamparini è molto ambizioso ed è naturale che sfoci in una rappresentanza politica. «A noi – rileva - interessa la base che dobbiamo rappresentare, in modo da esercitare una forte pressione». Domenica, a Fiano Romano, il battesimo di fuoco del movimento (al quale avrebbe garantito la propria adesione perfino Maradona, che allo Stato italiano deve molti soldi) e i primi verdetti. «Quello di domenica è un esperimento: se ci sarà tanta gente, bene; altrimenti ci tireremo indietro – taglia corto Zamparini -. Candidati? Noi siamo come un neonato, siamo quella gente silenziosa che lavora e non tira fuori i cartelli, ma adesso dice 'basta': scendiamo in campo con amore, tranquillità, per dire che bisogna cambiare rotta e pensare ai nostri figli, ai posti di lavoro e al nostro domani. È un impegno sociale che ho preso a 70 anni perché amo l'Italia e la gente». «Le misure anticrisi del governo, per me, sono tutte balle gonfiate –conclude Zamparini -. Il problema del Paese non è la borsa o il debito finanziario, ma cambiare, così come è cambiata la finanza in tutto il mondo. Non c'è destra nè sinistra, bisogna sedersi attorno a un tavolo e capire come si può guarire. Il segreto è indicare la strada alla gente per vivere bene, perchè anche il più disgraziato abbia il diritto di vivere bene». Maurizio Zamparini Il deputato Pdl avrebbe portato via un pc non suo Bpm, sul caso Ponzellini ci casca anche l’on. Laboccetta di IGOR GREGANTI MILANO – Un «caso senza precedenti», un «oltraggio all’operato della magistratura». Così in ambienti giudiziari ed investigativi viene descritto ciò che è successo giovedì, in quell'appartamento a Roma, quando il deputato del Pdl, Amedeo Laboccetta, ha preso e portato via un computer, mentre era in corso una perquisizione per l’affaire Atlantis, che vede indagato l’ex presidente della Bpm Massimo Ponzellini e il suo 'braccio destro' Antonio Cannalire. Gli inquirenti, che ritengono che il parlamentare possa aver fatto 'sparire' un elemento probatorio, quando avranno letto la relazione della Gdf su quanto accaduto, che arriverà in Procura lunedì, potrebbero iscrivere Laboccetta nel registro degli indagati e poi chiedere alla Camera dei Deputati l'autorizzazione a procedere per effettuare sequestri o perquisizioni a suo carico, proprio alla ricerca di quel pc. Intanto le indagini dei pm di Milano Mauro Clerici e Roberto Pellicano si concentrano anche su alcuni finanziamenti erogati da Bpm a Sisal, la storica concessionaria dello Stato per la gestione dei giochi, e puntano ad accertare se Ponzellini, forse attraverso 'triangolazioni' off-shore, abbia ottenuto soldi illeciti 'perorando la causa' del finanziamento ad Atlantis. Ieri Laboccetta ha ribadito: «Quel pc è mio e se qualcuno afferma il contrario se ne assumerà la responsabilità». Da una prima ricostruzione degli investigatori, però, è emerso che Francesco Corallo, il titolare effettivo di Atlantis e 'bersaglio' della perquisizione, all’arrivo dei finanzieri, e ben prima che arrivasse il parlamentare, avrebbe affermato che il portatile era di una sudamericana, presente in quel momento nella sua casa-ufficio. Un dettaglio che fa presumere agli inquirenti che il pc non sia affatto del deputato. Per un quadro preciso bisognerà aspettare, comunque, quando verrà messa 'nero su bianco' la relazione dei finanzieri. Da quanto si è saputo, i reati astrattamente configurabili nei confronti del deputato possono essere quelli di favoreggiamento, resistenza a pubblico ufficiale, minacce e sottrazione di un presunto corpo di reato. Ponzellini, difeso dall’avvocato Angelo Giarda, e Cannalire, indagati per associazione per delinquere e ostacolo alla vigilanza, vorrebbero intanto essere ascoltati dai magistrati, anche se ancora non hanno preso contatti diretti con la Procura. Tuttavia, da quanto si è saputo, in questa fase dell’inchiesta per gli inquirenti sarebbe prematuro. Nel frattempo i pm aspettano di analizzare il materiale sequestrato nelle perquisizioni di giovedì, effettuate dal Nucleo di polizia tributaria, soprattutto alla ricerca di tracce contabili o documentali su possibili 'tornaconti' illeciti per l'ex presidente della Bpm. L’ipotesi degli inquirenti, infatti, è che parte dei ricavi di Atlantis, con sede alle Antille Olandesi, siano finiti anche a Ponzellini, per 'ringraziarlo' del finanziamento da 148 milioni. Oltre al 'filone' Atlantis, accertamenti sono in corso anche su crediti concessi a Sisal. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 10 Economia 24 ore Sabato 12 novembre 2011 Concluse le indagini patrimoniali a carico dei reggini Demetrio Franco e Giuseppe Speranza Doppio sequestro della Dia Bloccati patrimoni aziendali e quote societarie per un milione e 600mila euro SIDERNO - Beni per un milione e seicentomila euro sono stati sequestrati dalla Direzione investigativa antimafia di Reggio Calabria a due imprenditori, Demetrio Franco, di 34 anni, di Melito Porto Salvo, attualmente agli arresti domiciliari, e Giuseppe Speranza di 60 anni di Gioia Tauro, detenuto in carcere. Demetrio Franco è stato arrestato nell'ambito dell'inchiesta sul traffico di stupefacenti “Chalo Nera” condotta dai Carabinieri e condannato in primo grado a 15 anni e successivamente per rideterminazione della pena a 14 anni. Giuseppe Speranza è stato arrestato nell'ambito dell'inchiesta denominata “Maestro” che ha permesso di individuare un'associazione mafiosa dedita al contrabbando e alla contraffazione di merci provenienti dalla Cina. In particolare Speranza è individuato come elemento di raccordo con la cosca Molè di Gioia Tauro. La Dia di Reggio Calabria, diretta dal capo centro Gianfranco Ardizzone, ha dato inizio a due distinte attività di indagine patrimoniale volte a verificare le modalità di acquisizione dei patrimoni societari e personali riconducibili agli imprenditori, in rapporto con le entrate ufficiali. Le indagini si sono concentrate, in particolare, sulle capacità reddituali di Franco e Speranza. Dalle dichiarazioni dei redditi sarebbe emersa una sproporzione evidente con le reali capacità economiche dei due. Gli esiti delle attività hanno dato luogo a due proposte di misura di prevenzione personale e patrimoniale la prima a firma del direttore della Dia e la seconda da parte del Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone che sono state recepite dal Tribunale reggino che ha emesso i provvedimenti. Il sequestro ha interessato i seguenti beni: il patrimonio aziendale della ditta individuale Demetrio Franco, esercente l'attività di “somministrazione al pubblico di alimenti e bevande”; il patrimonio della ditta individuale Roberto Mirandoli, specializzata “vendita al dettaglio di carburanti”, riconducibile a Demetrio Franco; la quota di capitale sociale intestata a Demetrio Franco della ditta “Lido Sogno s.a.s”. di Paolo Franco; la quota di capitale sociale di proprietà di Demetrio Franco della società cooperativa a responsabilità limitata “Fratelli Group - Società Cooperativa Agricola”; le quote sociali nella titolarità di Giuseppe Speranza e corrispondente parte del patrimonio aziendale della “Società edilizia s.r.l.”, con sede a Gioia Tauro; il patrimonio aziendale dell'impresa individuale “Speranza Rossella”; le quote sociali e il patrimonio aziendale della società in accomandita semplice “Mas di Spreanza Rossella”; il patrimonio aziendale dell'impresa agricola “Speranza Carmelina”. Gli uomini della Dia, infine, hanno posto i sigilli ad alcuni terreni siti nella provincia di Reggio Calabria dell'estensione totale di circa due ettari ed hanno bloccato diversi conti correnti e disponibilità finanziarie e un'autovettura. gio.ve. OMICIDIO FAVASULI Domenico Giorgi condannato a 18 anni SIDERNO - Condannato a 18 anni Domenico Giorgi di San Luca per l'omicidio di Salvatore Favasuli. La sentenza pronunciata dal Gup di Locri Lauro dopo la richiesta del pm Rosanna Sgueglia a 30 anni di reclusione. Giorgi, difeso durante il dibattimento dall'avvocato PierMassimo Marrapodi, venne arrestato a Rivalta, nel Torinese, dopo diverso tempo trascorso in latitanza. Salvatore Favasuli, venne assassinato il giorno dell'Epifania del 2005 in contrada “Palazzi” di Casignana. Le prime risultanze investigative, soprattutto, in relazione ai legami esistenti tra la vittima e i primi soggetti attenzionati, hanno evidenziato che il movente dell'oIl colonnello Ardizzone micidio potesse essere costituito dalla possibile “vendetta” di Domenico Giorgi per questioni sentimentali. Una tesi avvalorata dal delitto di Antonio Giorgi fratello di Domenico, nell'ottobre sempre del 2005. Il giovane condannato, classe '82, venne arrestato nel novembre del 2010 a Rivalta vicino Torino dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria. Ieri, dopo un processo in rito abbreviato, il Gup di Locri, a fronte di una richiesta di 30 anni, ha condannato Domenico Giorgi a 18 anni di carcere. Non luogo a procedere per l'altro imputato Zoccoli per cui è stato chiesto di ritrasmettere gli atti al pm. p.v. Pronti i curricula «Ikea apre a Catanzaro» Ma arriva la smentita di AMALIA FEROLETO CATANZARO - Ikea Italia, la famosa azienda multinazionale specializzata nella vendita di mobili, complementi di arredo e oggettistica per la casa non aprirà alcuna filiale a Catanzaro e nemmeno in Calabria. La smentita ufficiale dell’azienda svedese con sede nei Paesi Bassi è stata pubblicata ieri sul sito online di La Repubblica.it e fa seguito al tam tam di annunci di lavoro apparsi su diversi siti, tra cui lo stesso sito di Repubblica, in cui si affermava che l’azienda cercava personale da selezionare per la prossima apertura di un negozio proprio nella città dei Tre colli. Una notizia che era stata salutata da molti con piacere nel capoluogo di regione, non solo dai possibili clienti dal momento che l’azienda ha un’offerta variegata di mobili che sono di qualità, pratici e non costano un botto, ma anche dai tanti giovani disoccupati che affollano la regione. Questo l’annuncio di smentita pubblicato ieri: «In relazione alla pubblicazione di una serie di annunci all'interno di diversi siti di inserzioni gratuite, Ikea Italia dichiara chenon sonoattualmente previste aperture di Ikea in Calabria e non è stata avviata alcuna iniziativa relativa alla ricerca di personale per l'apertura di un negozio su Catanzaro. Tutte le notizie in tal senso sono dunque destituite di fondamento». Eppure nelle passate settimane erano stati diversi i giovani disoccupati calabresi che allettati dalla proposta di lavoro, avevano inviato i curricula alla ditta ed erano in paziente attesa di risposta, con la recondita speranza di poter trovare un lavoro e per di più in un’azienda così quotata: 258 centri di vendita in 37 Paesi, gran parte dei quali in Europa. Gli altri centri di vendita si trovano negli Usa, in Canada, in Asia e in Australia. Il gruppo Ikea ha 127.800 collaboratori, inoltre realizza l'82% del suo fatturato in Europa. E non si esclude che dietro questi falsi annunci ci possa essere lo zampino del “made in China” che a quanto pare come ha raccontato sempre dalle colonne di Repubblica, Giampaolo Visetti, Apple e Ikea sarebbero le nuove frontiere del tarocco. Non più,. dunque, solo abiti, accessori e quant’altro ma ora i cinesi avrebbero avuto l’idea di clonare anche i due colossi internazionali con tanto di negozi taroccati a Pechino. Che abbiano in mente di esportare il tutto anche in Europa? E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 16 Calabria Sport ZAC SI QUALIFICA ROMA – Il Giappone di Alberto Zaccheroni si qualifica ai prossimi Mondiali del 2014 con due turni di anticipo. I Samurai Blu vincono per 4-0 sul campo del Tajikistan. Eliminata invece la Cina allenata dallo spagnolo Camacho. Sabato 12 novembre 2011 IL TRAP DILAGA IN ESTONIA 38 NEGLI spareggi europei la Croazia vince 3-0 in Turchia. Pareggio a reti inviolate tra Bosnia e Portogallo. Vittoria della Repubblica Ceca sul Montenegro per 2-0 e vittoria dell’Eire del Trap in Estonia con un netto 4-0. Ritorno martedì prossimo. REDAZIONE: via Rossini, 2 - 87040 Castrolibero (CS) - Tel. (0984) 852828 - Fax (0984) 853893 - E-mail: [email protected] L’amichevole. Prima vittoria in Polonia degli azzurri. Buffon para un calcio di rigore L’INIZIATIVA/1 L’INIZIATIVA/2 “Dai un calcio al pizzo il pizzo è una palla al piede” Sopralluogo di Raffa al campo assieme al viceprefetto Gallo CATANZARO – “Dai un calcio al pizzo - Il pizzo è una palla al piede”. È il messaggio riportato su un pallone da calcio che la presidenza del Consiglio regionale e la Commissione regionale contro la ’ndrangheta della Calabria, presieduta da Salvatore Magarò, hanno realizzato per consegnarlo, domani, agli azzurri. REGGIO CALABRIA – Giuseppe Raffa, presidente dell’Amministrazione provinciale di Reggio Calabria, ha incontrato, nel Municipio di Rizziconi, la terna Commissariale coordinata dal viceprefetto Fabrizio Gallo. Svolto un sopralluogo congiunto tra i rappresentanti dei due Enti sull’impianto che ospiterà la Nazionale. Intervista al ct sull’iniziativa di Libera e Federcalcio contro la ’ndrangheta Balotelli e Pazzini Super Italia «La criminalità va battuta gioca una partita truccata» Prandelli a Rizziconi: «Su quel campo devono giocarci i bambini» di GIANNI CERASUOLO 0 2 POLONIA (4-2-3-1): Szczesny; Piszczek, Perquis (24' st Wasilewski), Glowacki, Wawrzyniak; Murawski (35' st Dudka), Polanski (20' st Matuszczyk); Blaszczykowski, Obraniak (11' st Brozec), Peszko (20' st Mierzejewski); Lewandowski. In panchina: Fabianski, Jodlowiec, Komorowski, Wojtowiak, Gol, Rybus. Allenatore: Zmuda. ITALIA (4-3-1-2): Buffon; Abate, Ranocchia, Chiellini, Criscito (32' st Ogbonna); De Rossi (1' st Thiago Motta), Pirlo (1' st Pepe), Marchisio (17' st Nocerino); Montolivo (17' st Aquilani); Balotelli, Pazzini (17' st Matri). In panchina: Sirigu, De Sanctis, Maggio, Balzaretti, Osvaldo. Allenatore: Prandelli. ARBITRO: Duhamel (Francia) MARCATORI: 30' pt Balotelli; 15' st Pazzini NOTE: Serata fredda, terreno in ottime condizioni. Spettatori: 40.000 circa. Al 40' st Buffon para il rigore calciato da Blaszczykowski. Ammoniti: Polanski, Ogbonna. Angoli: 5-3 per la Polonia. Recupero: 0'; 3'. WROCLAW (POLONIA) – Balotelli si prende l’Italia. Primo gol in azzurro, assist per Pazzini e tanta sostanza nella sua prestazione in Polonia che profuma di campionato Europeo. È "Supermario» che trascina la Nazionale di Prandelli alla vittoria nell’amichevole di Wroclaw contro la squadra allenata da Zmuda. Un’Italia che conferma una buona solidità difensiva e trova una nuova coppia-gol: proprio quello che cercava il ct. Inizia a Wroclaw il dopo Cassano-Rossi, Prandelli riparte dal talento di Balotelli e da Pazzini, un tandem diverso, meno tecnico, ma più potente e con il genio di «Supermario» a dare quel pizzico di fantasia che non guasta. Tra i pali Buffon (a -1 dal mito Zoff nelle presenze), in difesa debutta Abate, in mezzo c'è la coppia Ranocchia-Chiellini, a sinistra Criscito, poi Pirlo, De Rossi e Marchisio a centrocampo, con Montolivo vertice alto. La Polonia parte forte e la difesa azzurra sbanda un pò. Un’occasione per Peszko (largo il destro), una per Lewandowski (male Buffon sul corner), in mezzo due ripartenze non sfruttate da Pazzini e De Rossi. Bene l’esordiente Abate, benissimo Balotelli che al 30' trova un gran gol dai 25 metri, il primo in Nazionale. Nella ripresa dentro Thiago Motta e Pepe, azzurri col 4-3-3 e al 7' vicini al raddoppio ancora con un colpo di testa di Balotelli. Gara vera, anche nervosa e dura, la Polonia non ci sta e Polanski va vicino al pari, ma Balotelli è ispirato e dopo aver impegnato Szczesny su punizione, al 15' mette in mezzo un pallone insidioso che Pazzini devia beffando il portiere polacco: 2-0 Italia. Tanti cambi, un’occasione clamorosa per Matri (questa volta bravo Szczesny), poi ancora Balotelli pericoloso. C'è spazio per il debutto di Ogbonna e gloria per Buffon che, al 40', para il rigore calciato da Blaszczykowski, concesso per un fallo di Ranocchia su Lewandowski. Vince l’Italia, era solo un test, ma l’amichevole di Wroclaw consegna a Prandelli il miglior Balotelli di sempre in Nazionale e dà al ct quelle risposte che cercava. PRANDELLI, come è nata questa iniziativa di portare la nazionale ad allenarsi sul campo di Rizziconi? «Da un invito dell’Associazione “Libera” rivoltoci duranteunevento pubblicoaBologna, a giugno. La Federcalcio ha sposato il progetto e, compatibilmente con i numerosi impegni sportivi, siamo riusciti ad inserirlo in programma». Conosce la storia del campetto costruito su un terreno confiscato alla 'n- Rino Gattuso drangheta e continuamente devastato da atti vandalici? «Ho letto qualcosa, e qualcosa mi è stato raccontato. Èuna vicenda che ha dell’incredibile. Andiamo sul campo di Rizziconi perché su un campo di calcio si dovrebbero vedere i bambini che giocano». Aveva già avuto modo di lavorare per le iniziative di don Ciotti e come potete continuare ad aiutarlo nella sua battaglia contro le mafie? «Conosco le sue iniziative e il suo percorso, ma non ci sono stati precedenti. Questo può essere l’inizio di una collaborazione. Possiamo testimoniargli la nostra vicinanza e la condivisione per ciò che compie con profondo senso civico e altrettanto coraggio. La nostra adesione vuole essere un messaggio di solidarietà e un invito a far sì che questi fenomeniemergano in tutta la loro drammatica evidenza». Dovesse indicare con un aggettivo o una frase, il gesto della nazionalecome lo definirebbe: coraggioso, doveroso, un buon esempio arrivato un po’ in ritardo, un fatto isolato…? «I gesti vanno compiuti da chi vive tali situazioni sul proprio terri- torio. Noi abbiamo accolto l’invito con piacere e con la speranza che ciò possa contribuire a dare un segnale». Che idea lei ha di ’ndrangheta, camorra, mafia, insomma della delinquenza organizzata, questa cappa insopportabile che grava sulle regioni meridionali del nostro Paese? «La criminalità organizzata gioca una partita truccata, che non tiene conto delle regole del giocostabilite dal diritto. Per uno sportivo questo è inaccettabile. Mi piace ricordare sempre magistrati, imprenditori e cittadini che hanno lottato e stanno lottando contro queste associazioni a delinquere. Al loro sacrificio ed esempio possiamo fare riferimento». Ha letto Gomorra? O ha visto il film di Garrone con Toni Servillo? «Ho letto il libro: uno spaccato inquietante sulle tante sfaccettature e la complessità di questo fenomeno». È preoccupato o «Presto in Calabria altre iniziative internazionali» Balotelli in azione durante la sfida con la Polonia; a sinistra l’esultanza di Pazzini dopo il 2-0 Sull’area confiscata LA GIORNATA Alle 14 l’allenamento sul campo di Rizziconi Si realizzeranno un polo sportivo e un parco giochi di ANGELO GIOVINAZZO RIZZICONI – Domani la Nazionale sbarcherà a Rizziconi per sostenere un allenamento sul campo di calcetto di zona Acquedotto. L’allenamento che avrà la durata di un’ora e mezza, inizierà verso le ore 14. Far rimbalzare il pallone a Montolivo, De Rossi e Pirlo sul piccolo rettangolo, affollato con l’entusiasmo dei ragazzi è stata un’idea di don Luigi Ciotti, presidente dell’associazione Libera che promuove l’impegno civile contro le mafie a sostegno della legalità. L’iniziativa arriva dopo la disponibilità espressa dal presidente della Figc, Giancarlo Abete e dallo stesso Ct Prandelli a don Ciotti, cui ha fatto seguito, a luglio scorso, il sopralluogo tecnico-organizzativo degli emissari della Figc. L’ingresso alla struttura sportiva di zona Acquedotto è off limits. Possono accedervi solo coloro i quali sono provvisti di pass. Affolleranno le tribune del campetto, oltre ai ragazzi delle scuole, anche le autorità istituzionali ed ecclesiastiche. Sarà presente Rino Gattuso che nonostante il problema all’occhio sinistro, ha accolto con entusiasmo l’in- Bambini giocano sul campo di Rizziconi vito del presidente della Figc Abete, di testimoniare, qui nella sua Calabria, l’impegno di tutti contro la criminalità organizzata. La presenza della Nazionale a Rizziconi e più in generale in Calabria, è un grande evento che non capita tutti i giorni viverlo. L’ultima volta che la Nazionale di calcio è stata in Calabria, si riferisce al 2003, al “Granillo” di Reggio Calabria, per una gara di qualificazione all’Europeo del Portogallo. La partitella in famiglia sul nuovo tappetino verde del campetto sarà sostenuta dagli Azzurri, di ritorno dalla Polonia, dove ieri se- ra sono stati impegnati in un’amichevole. Subito dopo il termine della partitella in famiglia, raggiungeranno in aereo Roma, dove il giorno 15, all’Olimpico, affronteranno l’Uruguay. Sulle tribune del campetto, oltre ai ragazzi delle scuole cittadine, saranno presenti molte autorità istituzionali ed ecclesiali. I ragazzi della “Don Milani” di Gioiosa Jonica. Ancora i ragazzi della scuola calcio del paese, circa 100, tra i 6 e i 14 anni, diretta da Renato Naso e che utilizza il campetto per gli allenamenti. Ci saranno anche i giocatori delle locali squadre: Nuova Rizziconese e Stella Azzurra. Una veduta dell’area dove sorge il campo CATANZARO – Nel comune di Rizziconi, su una parte dell’area confiscata alla ’ndrangheta, il Pon sicurezza interviene con un progetto che prevede la realizzazione di un polo sportivo e di un parco giochi. L’intervento, proposto dall’Amministrazione comunale e approvato dal Comitato di valutazione presieduto dall’autorità di gestione, prefetto Nicola Izzo è stato finanziato dal Programma operativo nazionale “Sicurezza per lo sviluppo - Obiettivo Convergenza 2007-2013” con 240mila euro. In particolare, è prevista la sistemazione di un’area di 10 mila metri quadrati con percorsi pedonali e pista ciclabile, a cui saranno affiancati un parcheggio e un fabbricato in cemento armato da destinare a punto di ristoro. Nell’area verranno installati impianti di illuminazione e irrigazione e attrezzature ludiche con arredi per un parco giochi. Il progetto, sostenuto dal Programma gestito dal Ministero dell’Interno e cofinanziato dall’Unione Europea, completerà il recupero di una vasta area confiscata su cui è già stato realizzato un campo di calcetto. GLI OSPITI I ragazzini dell’Atletico Zen di Palermo partiranno all’alba con Rachid Berradi PALERMO – Partiranno da Palermo all’alba di domenica, con un pullmino con destinazione la Piana di Gioia Tauro. Dieci ragazzini dell’Atletico Zen, la squadra di calcio a 5 guidata da Rachid Berradi, ex atleta azzurro e primatista italiano di mezza maratona, si uniranno ai ragazzi della scuola calcio di Rizziconi, il piccolo paese della provincia di Reggio Calabria, in occasione della seduta d’allenamento della Nazionale italiana, in programma domeni, in vista dell’amichevole contro l’Uruguay di martedì 15 a Roma. I “piccoli calciatori antimafia“in erba del quartiere Zen di Palermo, con le magliette a strisce rosse e bianche, saranno protagonisti della festa organizzata per l’arrivo della Nazionale che è stata invitata da Libera di don Luigi Ciotti, insieme ai mille ragazzi delle scuole elementari e medie, presenti sulle tribune del campo di di Rizziconi, dove il ct azzurro Cesare Prandelli organizzerà un piccolo torneo, dividendo gli azzurri in quattro squadre. Il campo di Rizziconi è costruito su un terreno che la magistratura ha confiscato nel 2003 nel quadro di una larga inchiesta contro la ’ndrangheta nella zona di Gioia Tauro. Su quell'impianto, grazie all’impegno del Comune e di don Pino de Masi, animatore di Libera sul territorio, è nata un scuola calcio frequentata oggi da oltre 100 ragazzi tra i 6 e i 14 anni. «Sarà un’esperienza entusiasmante ed educativa - ha commentato Berradi che da anni collabora con Libera - un’occasione per incontrare e vedere da vicino i loro idoli, ma soprattutto un’altra tappa per costruire con quei ragazzi un percorso che vede lo sport come strumento per farli stare insieme e tirarli fuori dallo Zen. Una trasferta dal sapore particolare - conclude Berradi - per vincere l’esclusione sociale di uno dei quartieri più disagiati d’Italia e dove mancano spazio per allenarsi». Ed ecco che, dopo la trasferta a Rizziconi, per Rachid Berradi e i suoi calciatori in cantiere un nuova partita ancora tutta da giocare: riuscire a comprare un pullmino per potersi spostare e allenarsi tutti i giorni. Cesare Prandelli meravigliato che il potere mafioso abbia allargato i suoi interessi anche nel Nord dell’Italia, invadendo territori e zone insospettabili, infiltrandosi nell’economia e disponendo, come al Sud, di connivenze di politici e imprenditori? «Non sono meravigliato, la criminalità si infiltra proprio in quei tessuti economici dove maggiori sono le opportunità di ampliare il proprio campo di azione e riciclare i proventi dei propri traffici. Non credo che sia un fenomeno limi- Don Luigi Ciotti tato all’Italia». Pensa che le mafie possano condizionare anche certi ambienti calcistici, e non soltanto quelli dei campionati minori...? Teme che possano scoppiare altri casi di calcioscommesse? Insomma, che anche il grande calcio possa essere inquinato e condizionato dalla malavita? «La Uefa ha compiuto un deciso passo in avanti nella lotta a questo fenomeno e con l’aiuto delle istituzioni politiche il calcio si sta dotando di strumenti di contrasto che potranno dimostrarsi efficaci. Guai però ad abbassare la guardia». Lei ha imposto una immagine positiva della nazionale azzurra, dai comportamenti individuali dei giocatori ad iniziative come queste che ricevono il plauso di tutti… «Abbiamo un privilegio che nello stesso tempo rappresenta anche una grande responsabilità: quello di poter trasferire dei messaggi con sincerità e immedia- tezza». È convinto che un gesto fatto dapersonaggi famosie popolari possa giovare per certe battaglie? E che possa avere un peso sugli appassionati più giovani? «Assolutamente sì. Non penso che possa avere un’influenza specifica, ma che rappresenti un’occasione in più per far riflettere le persone sulla realtà che ci circonda». Che rapporto ha con il Sud dell’Italia? Come allenatore lei ha allenato a Lecce per poco tempo. Poi non è sceso più giù di Roma. Le piacerebbe vivere e lavorare in Calabria o in Puglia o in Sicilia? «Adoro il Sud e la sua gente, il modo passionale e sincero che hanno di affrontare la vita. Mi sento un cittadino del mondo, sono lombardo, ma ho trovato la mia dimensione a Firenze e trascorso le ultime vacanze in Sicilia. Nella vita mai dire mai, non ho preclusioni di sorta». Ottima iniziativa questa di Rizziconi, forse sarebbe stata ancor più apprezzata se gli azzurri si fossero fermati un po’di più in Calabria compatibilmente con gli impegni della squadra. Così sembra un po’ una bella toccata e fuga… È successo anche con la Juve a Cosenza lo scorso anno: arrivo, partita e subito via. «Credo che i tifosi calabresi invece apprezzeranno lo sforzo di tutta la squadra nel venire a sostenere questa iniziativa, alla vigilia di una partita così prestigiosa come quella contro l’Uruguay. Il calendario e il tempo sono tiranni: è importante riuscire ad apprezzare dei gesti apparentemente piccoli ma che in sé nascondono grandi motivazioni. Ci auguriamo di poter disputare prossimamente degli incontri internazionali qui in Calabria, se le strutture sportive lo consentiranno lo faremo volentieri». «Adoro il Sud e la sua gente E in futuro...» E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro POLONIA ITALIA Sport 39 Calcio Sabato 12 novembre 2011 20 Sabato 12 novembre 2011 REDAZIONE: via Cavour, 30 - 89100 Reggio Calabria - Tel. 0965.818768 - Fax 0965.817687 E-mail: [email protected] Bagnara Motta San Giovanni Norme sulla pesca Ecco il ricorso al Tar a pagina 29 Reti da pesca Dimensionamento Si costituisce il direttore Scatta la protesta Bimbi verso la scuola Pastore a pagina 30 Buco di bilancio. Lettera del sindaco per sollecitare «osservazioni giustificative» Dirigenti, l’ora della verità Dopo la relazione degli ispettori in arrivo le relazioni dei capisettore di GIUSEPPE BALDESSARRO L’AMMINISTRAZIONE comunale ha chiesto ai dirigenti di Palazzo San Giorgio una relazione nella quale inserire le rispettive «osservazioni giustificative» rispetto alla relazione degli ispettori ministeriali che nei mesi scorsi hanno rilevato un buco di bilancio di 170 milioni di euro. In altri termini, il sindaco Demetrio Arena, con una lettera a firma del suo capo di gabinetto Antonio Barrile, ha deciso di chiedere conto - «osservazioni giustificative» le definisce - della voragine che esiste nelle casse del comune. E di farlo chiamando in causa i dirigenti, del passato e del presente, che potrebbero avere avuto un ruolo nella vicenda. La missiva è stata inviata ad un ventina di dirigenti giovedì scorso e pone come termine ultimo per presentare le relazioni dieci giorni. Ora cosa si aspetti Arena dalle relazioni non è chiaro, di certo però c’è che il sindaco vuole sentire la campane dei tecnici, soprattutto rispetto ad eventuali irregolarità contabili. «Irregolarità», d’altra parte è la parola più ricorrente, nella relazione degli ispettori del Ministero dell’Economia che segnalarono una serie di anomalie. Giovanni Logoteto e Vito Tatò la usano una trentina di volte, per descrivere la voragine accumulata dall’amministrazione comunale reggina negli an- ni che vanno dal 2006 al 2010. Un disavanzo stimato, spiegano nella loro relazione «approssimativamente per difetto». In poco più di un mese, infatti, non è stato possibile verificare tutto in maniera puntuale, e restano da chiarire alcune poste di Bilancio. Nessuna valutazione politica, ovviamente, l’analisi e fatta sui numeri. E la denuncia di come i dati fossero stati nascosti nelle maglie di un documento contabile, il Bilancio, che non andava bene. «Per ciò che riguarda la situazione contabile dell’ente scrissero gli ispettori ministeriali - sono state rilevate pesanti irregolarità, consistenti nella mancata imputazionedi oneriagli esercizi di competenza e nella conservazione tra i residui attivi di crediti non supportati da titolo giuridico». Per giustificare il tutto «sono stati adottati artifici contabili al fine di occultare la reale situazione finanziaria dell’ente». Non solo, quindi, un cattivo Bilancio, ma anche un Bilancio falsificato. «Tali irregolarità - hanno comportato l’esposizione di un risultato di amministrazione nettamente migliore di quello reale, celando, in realtà, un disavanzo di amministrazione, che il 31 dicembre del 2009 era superiore ai 140 milioni di euro». Situazione finanziaria dell’ente che «nel 2010 è ulteriormente peggiorata, portando il disavanzo ad oltre 160 milioni di euro». La missiva a firma di Barrile Palazzo San Giorgio Parla l’assessore Stagione e live al Cilea Morisani: «Non sono un mafioso» Fossati: prevendita al palo «NON sono un mafioso né appartengo a gruppi di potere. E non ho mai favorito nessuno». L’assessore Pasquale Morisani replica alla richiesta di dimissioni formulata dal centrosinistra comunale. SI lavora, e alacremente, alla stagione del Cilea. Ma da palazzo San Giorgio si apprende che «Ñessun contratto è stato chiuso». E per Fossati ancora zero prevendita. Ecco perchè. a pag. 21 Pasquale Morisani a pag. 26 «Abbiamo fatto tutto il possibile» di MARIATERESA ORLANDO Il teatro Cilea BREVI IL CASO SI È tenuto ieri mattina l’interrogatorio di unodegli imputati al processo “Umbaca”. Il medico Pasquale Baccellieri, ginecologo e responsabile dell’unità operativa di ostetricia e ginecologia del “Tiberio Evoli”, ha fornito la propria versione dei fatti, specificando passaggi importanti legati alla fase pre e post parto della signora Umbaca, mamma del piccolo Nicolas nato il 12 ottobre del 2004 all’ospedale melitese. Assistito dall’avvocato Loris Maria Nisi, il medico anche con toni accesi ha risposto a tutte le domande che le varie Il medico Baccellieri si difende in aula sulla vicenda del piccolo Nicolas parti ed il Giudice Scortecci hanno inteso sottoporgli, difendendo il suo operato e quello degli altri colleghi presenti in sala al momento del parto della madre del piccolo Nicolas. Nella sua lunga disamina, circa tre ore di interrogatorio, il medico ha cercato di spiegare quali siano stati i meccanismi del travaglio e le motivazioni che lo hanno indotto ad optare per il parto cesareo. Ha chiarito che non ha ritenuto esservi alcun elemento dal quale de- PATENTI FACILI sumere una sofferenza fetale, e che, la decisione di effettuare il cesareo, era dipesa solo dalla mancata progressione del feto e non da altri fattori. Queste dunque le risposte fornite dal ginecologo, il quale ha peraltro offerto elementi di valutazione anche rispetto alla consulenza disposta dal Giudice, evidenziando quelli che, a suo parere, erano punti discordanti. La deposizione ha assunto toni di rammarico, allorquando il medico ha evi- denziato, pur comprendendo e rispettando il dolore della famiglia Umbaca, che anche lui «da oltre sei anni pensa continuamente a quanto accaduto e cerca di trovare una spiegazione che possa giustificare quello che è successo», ma tuttavia di non essere riuscito a trovarla. Quanto accaduto, come dichiarato in sede di udienza dallo stesso Baccellieri «non può essere ricollegato al suo operato o a quello degli altri sanitari che hanno dato assistenza al parto». L’udienza è stata aggiornata a lunedì 14 novembre per l’esame dell’altro imputato, il ginecologo Giuseppe Santoro. FURTO AGGRAVATO Tre arresti dei carabinieri I CARABINIERI delle radiomobili di Reggio Calabria, hanno arresto in flagranza di reato per furto B.C., 37 anni; R.A., 44 anni; S.P., 21 anni. ESECUZIONI In carcere perché deve scontare 2 anni I CARABINIERI di Modena, hanno dato esecuzione ad un ordine di carcerazione nei confronti di A.A., 27 anni, per espiazione pena di 2 anni per furto aggravato. di PASQUALINO RETTURA AVRANNO più di qualcosa da chiarire al gip di Lamezia terme nel corso degli interrogatori di garanzia, che inizieranno oggi, le otto persone finite agli arresti domiciliari e le nove per le quali è stato disposto l’obbligo di dimora, tutti coinvolti nell’operazione “Isola felice” della polizia stradale di Lamezia e Catanzaro. Patenti facili e certificato Adr per l’abilitazione alla guida di mezzi di trasporto di merci pericolose che venivano conseguite senza sostenere nessun esame e con documenti falsi. Un’operazione che ha fatto finire nei guai l’attuale direttore della Motorizzazione civile di Reggio Calabria, Gaspare Pastore; il direttore facente funzione della Motorizzazione di Catanzaro, Gaetano De Salvo; Vincenzo De Sensi, titolare di una scuola guida di Lamezia; Achille Amendola, collaboratore di De Sensi; Carmelo Tripodi, ex esaminatore; Roberto Arcadia, ingegnere; Sebastiano Fruci, titolare di una scuola guida a Curinga e Luigi Zullo . Le accuse sono a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, all’abuso d’ufficio, al falso ed alla truffa ai danni dello Stato. Oltre alle 17 persone colpite dalle misure cautelari, ben 144 sono inoltre gli indagati. Ora però saranno chiamati a difendersi chi è finito agli arresti domiciliari, fra cui Gaspare Pastore di Reggio Calabria che stamattina, accompagnato dal suo legale di fiducia, l’avvocato Alfredo Foti, sarà sottoposto all’interrogatorio di garanzia dal gip di Reggio Calabria per rogatoria. A tal proposito, il legale di Pastore, precisa che il suo assistito, non rintracciato al momento della notifica del provvedimento di arresti domiciliari, «in realtà, il Pastore, trovandosi, il 10 novembre, in Roma per motivi familiari, non appena appreso della applicazione nei suoi confronti di una misura custodiale, è immediatamente rientrato a Reggio Calabria, ove, nella mattinata di ieri 11 novembre, si è recato, accompagnato dal sottoscritto difensore, presso gli Uffici della Pg delegata ad eseguire la misura suddetta». Tra oggi e lunedì prossimo quindi dovranno comparire davanti al gip almeno le otto persone finite agli arresti domiciliari al termine di indagini durate quattro anni. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Reggio L’assessore ai Lavori pubblici, Pasquale Morisani, replica all’opposizione che ne chiese le dimissioni «Non ho fatto favori ai mafiosi» Il politico respinge le accuse e chiede di essere giudicato soltanto sui fatti di GIUSEPPE BALDESSARRO «NON sono un mafioso ne’ appartengo a gruppi di potere. E non ho mai favorito nessuno. Ho sempre agito lealmente e nel rispetto della legalità e degli elettori. Detto questo, sfido chiunque a dimostrare il contrario. Se così fosse non esiterei a dimettermi immediatamente». E’ questo, in buona sostanza, quanto sostiene l’assessore comunale ai Lavori pubblici, Pasquale Morisani, che ieri è intervenuto per rispondere al centrosinistra cittadino che solo poche ora prima aveva chiesto le sue dimissioni. Dimissioni sollecitate all’indomani dell’operazione “Sistema”, dalla quale è emerso che Morisani, per le amministraive del 2007, era stato sostenuto elettoralmente da Santo Crucitti, indicato dalla Dda come il boss del quartiere di Condera. L’assessore Morisani ricorda di non essere neppure indagato nel procedimento, «per valutazione sia del Gip che del Pm, a conferma della non rilevanza penale del mio operato, da sempre improntato all’affermazione di una azione politica ed amministrativa tracciata nel segno della legalità e della trasparenza». «Ho atteso – spiega Morisani – che la sovraesposizione mediatica, purtroppo speculativa e strumentale, raggiungesse il massimo elucubratorio, sovrapposta a quella di alcuni avversari politici, digiuni di stile così come di consensi, capaci soltanto di demonizzare e presumere sino allo spregio della persona ritenendo la violenza dello scontro politico l’unico metodo per conquistare l’elettorato che fino ad oggi li ha bocciati nelle urne. Ma di tutto questo si occuperanno i miei legali». «Appartengo - afferma l’assessore comunale - alla nobile stirpe del militanti politici avendo aderito, tredicenne, al Fronte della Gioventù l’organizzazione degli studenti e dei giovani lavoratori che si identificavano nella Destra Missina: una destra sociale e solidale che allora come ora mi appartiene per dottrina politica, per ideologia e per carattere». «A quei tempi non era facile – e neppure conveniente – militare a Destra; oggi, che la Santo Crucitti mia Destra Sociale governa la mia Città consentendomi di avere ruolo in un progetto politico difficile ma ambizioso, mi torna alla mente quando, adolescente, crescevo nel rione Condera, ove la mia famiglia risiede da cinque generazioni mantenendo rapporti di buon vicinato con tutti, comprese le citate ed oggi definite “famiglie”. Nell’anno 2007 – dopo essere stato battuto proprio coi voti di Condera alla Presidenza della IV Circoscrizione - decisi di candidarmi al Consiglio Comunale della mia città ottenendo 46 modesti voti a Condera ed 8 a Pietrastorta, consensi che comprendevano quelli dei miei familiari, di alcuni ex giovani missini come me e, certamente, di altri cittadini incensurati, come quelli che incontrai nel corso di una delle tante visite elettorali, in uso tra i candidati, nell’ufficio aperto al pubblico ove il Crucitti si intratteneva. Oggi, dopo che con le elezioni del maggio 2011, suffragate dal consenso di circa 1200 reggini, di cui ancora soltanto 56 riconducibili al rione Condera, sono l’assessore ai Lavori Pubblici, ai Contratti ed agli Appalti della Città Metropolitana – che Scopelliti volle ed Arena persegue – coltivo gli stessi ideali che da ragazzino mi spinsero a lasciare il pallone a Condera per fare politica». Da qui per affermare: «Non appartengo a mafie nè a centri di potere, mi identifico nel mio popolo e nelle mie idee. È questa la mia storia, la realtà dei miei rapporti politici, delle mie conoscenze con l’indagato, delle mie chiacchiere, del 2004, col Romeo che conosco da sempre. Credo che oggi, nell’era dei processi mediatici e del clima di sfiducia ed attacco alle Istituzioni rappresentative, sia necessario dar seguito alle parole con i fatti, con l’impegno quotidiano e la consapevolezza che sia tempo di etica pubblica e di responsabilità politica da testimoniare «Sfido chiunque a dimostrare che ho mai “sostenuto” qualcuno» attraverso scelte inequivocabili segnate dall’interesse collettivo e non da quello partigiano o di pochi privilegiati». «Del mio fare - conclude infine l’assessore ai Lavori Pubblici - v’è traccia negli anni e sfido chiunque alla prova di un favoritismo o anche di un solo intento illecito, perpetrato o sostenuto nell’interesse di questi o altri signori. Se di tale agire vi fosse un qualsivoglia riscontro, senza sollecitazione alcuna, rimetterei nelle mani del Sindaco la mia delega assessorile. Null’altro vi è da aggiungere se non che il mio impegno per questa città continua e si rinnova, sempre più determinato, affrontando ogni giorno le difficoltà e continuando a lavorare, convinto del valore di questa battaglia per l’emancipazione socio-economica della nostra Comunità e che, alla lunga, ciò non potrà non incidere positivamente anche su chi, oggi, intende la Politica come un gioco al massacro. E che Iddio mi dia sempre la forza di esser libero da qualsivoglia bisogno e da ogni compromesso». Fin qui la replica di Morisani, nella quale l’assessore spiega le ragioni per le quali non intende dare seguito alle sollecitazioni dei partiti del centrosinistra. L’opposizione in questo senso aveva chiesto che rimettesse le deleghe dopo che nell’inchiesta erano stati registrati una serie di incontri tra l’esponente politico del centrodestra e alcuni indagati in indagini di mafia. Persone che Morisani non nega di conoscere, ma con i quali sottolinea - non ha mai avuto alcun rapporto di natura illecita (cosa peraltro sottolineata anche dalla magistratura). Ed è quindi questa la ragione che lo sollecita a respincere le accuse dell minoranza e a rinnovare il proprio impegno nella giunta Arena. L’assessore Pasquale Morisani La solidarietà della Uil dopo l’intimidazione a Velardi «Più sicurezza per gli operatori del settore giustizia reggino» DI GIUSEPPE CILIONE «ABBIAMO l’esigenza, in un territorio particolare come il nostro, di avvertire in maniera più incisiva la presenza dello Stato e di garantire la sicurezza a coloro i quali operano in tutti i settori della Giustizia e che spesso sono vessati, come è accaduto al Dirigente della Procura Generale, dove la realtà lavorativa è quella di agire purtroppo, in una situazione di “emergenza continua” senza mezzi, senza risorse finanziarie e umane». Non solo parole di solidarietà ma anche un grido d’allarme. E’ questo ciò che emerge dal documento redatto congiuntamente da: Antonino Nasone, Segretario generale della Uilpa Giustizia, Patrizia Foti, Segretario Provinciale della Uilpa e da Bruno Fortugno, Segretario Provinciale Uilpa Penitenziari dopo il vile atto intimidatorio perpetrato ai danni di Sandro Maria Velardi. Nella notte tra mercoledì e giovedì scorso, infatti, un incendio dolo- sohadistrutto l’autovettura di proprietà del Primo Dirigente dell’ufficio giudiziario già noto per l’attentato del 6 gennaio 2010. Esprimendo solidarietà e vicinanza a Velardi, i sindacalisti della Uilpa, si dicono «convinti, conoscendo l’onestà del Dirigente della Procura Generale, la sua rettitudine e il suo modo cristallino nell’affrontare il suo lavoro giornaliero, che questo vile atto intimidatorio, non intaccherà minimamente l’impegno lavorativo svolto quotidianamente, di cui ben conosciamo la serietà e la professionalità che lo contraddistingue». «Non sarà sicuramente quest’atto codardo – proseguono Nasone, Foti e Fortugno - a cambiare il modo di essere del Dirigente della Procura, che quotidianamente è impegnato con zelo in compiti d’istituto, al servizio della gente e delle Istituzioni». Clima, dunque, sempre più rovente per gli operatori del settore giustizia in città. Numerosi, nei mesi scorsi, gli atti intimidatori ai danni di magistrati, poliziotti penitenziari ed avvocati. Oggi, si aggiunge il rogo doloso sull’autovettura di proprietà del primo dirigente della Procura Generale, un gesto che contribuiscead innalzarelatensione fracoloro i quali, ogni giorno, cercano di svolgere con coraggio, zelo e professionalità il proprio lavoro in un contesto ambientale difficile e nell’atavica carenza di risorse umane e materiali. I sindacalisti, quindi, concludono con un appello accorato agli organi competenti. «In ogni caso –termina il documento – sensibilizziamo le Istituzioni preposte, affinché si attivino a mantenere alta la soglia d’attenzione, versoquestiattidi violenza che hanno come finalità di destabilizzare i principi democratici dettati dalla nostra Costituzione». La sede della Procura Generale dove ha l’ufficio Sandro Velardi Tragedia sfiorata. Il rogo di natura accidentale è avvenuto sotto il cavalcavia Un’aula di polizia In fiamme una Smart a Pentimele I VIGILI del fuoco di REggio Calabria sono intervenuti per domare l’incendio di un’auto a Pentimele. La squadra che è intervenuta intorno alle 15 di ieri, per un incendio di autovettura sotto il cavalcavia che porta dal Pala Calafiore di Pentimele alla SS18, avvistando la densa nube di fumo in lontananza, si aspettava di trovare uno scenario ben più inquietante. Sfatata subito la preoccupazione, quando giungendo sul posto, in mezzo alle fiamme ed al fumo si intravedeva una Smart, ormai completamente avvolta dalle fiamme. Il proprietario della piccola utilitaria, apprestandosi a metterla in moto, aveva sentito uno strano rumore proveniente dal vano motore ed è per questo che sarebbe riuscito a mettersi in sal- L’incendio sotto il ponte di Pentimele vo, prima che l’auto fosse completamente avvolta dalle fiamme, propagatesi con maggiore velocità, anche a causa del materiale plastico che forma la scocca. L’intervento dei pompieri ha scongiurato danni alla struttura sovrastante, che ospita la linea ferrata ed ai cavi telefonici cablati fuori trincea L’incendio è da ritenersi di natura accidentale ed ha comunque destato una certa preoccupazione. per ricordare Buompane SI TERRÀ martedì prossimo, alle ore 10.00, presso il XII° Reparto Mobile di Reggio Calabria, verrà celebrata la cerimonia di intitolazione dell’Aula Magna al Sovrintendente della Polizia di Stato Marcellino Buompane, morto il 29 Maggio del 2007, in un incidente stradale avvenuto sulla Strada Statale 106, nei pressi di Isola di Capo Rizzuto (KR). L’uomo morì tragicamente mentre il Sovrintendente viaggiava, unitamente ad altri Agenti, su di un mezzo di Polizia, dopo aver finito il turno di servizio di vigilanza al Centro di Prima Accoglienza di Sant’Anna di Isola di Capo Rizzuto. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Reggio 21 Sabato 12 novembre 2011 Locride Sabato 12 novembre 2011 La società che ha vinto l’appalto per la raccolta dei rifiuti a Siderno potrà iniziare il lavoro solo a gennaio “Congelata” la Geo Ambiente La prassi burocratica della Suap ha creato rallentamenti nella pratica di affido di PINO ALBANESE SIDERNO - E' ancora in lista di attesa. E, prima dell'inizio del nuovo anno, non prenderà servizio. La Geo Ambiente, la società siciliana, che ha vinto la gara di appalto del servizio di raccolta rifiuti, nella città di Siderno, dovrà attendere, gennaio dell'anno prossimo, prima di iniziare l'incarico. La richiesta della Stazione unica appaltante della provincia (Suap), alla Prefettura di Reggio Calabria, è stata verificata solo in parte, e sono, ancora, in corso aggiuntivi approfondimenti previsti dalla normativa vigente. Così l'ente di piazza Vittorio Veneto ha dovuto prorogare il servizio raccolta del pattume alla Locride Ambiente, l'azienda a capitale misto pubblico e privato, che ha la concessione. Va detto, infatti, che il protocollo d'intesa, sottoscritto dal comune di Siderno con la Suap prevede, per l'aggiudicazione definitiva e la conseguente stipula del contratto con l'azienda assegnataria del servizio, l'obbligo di acquisizione, sulla ditta aggiudicataria, dell'informativa ex ar- Il Municipio di Siderno ticolo 10 comma 7 del Decreto numero 225 del 1998. Ciò consente all'ente appaltante, in caso di mancato riscontro, nel termine di 45 giorni, di avvalersi della clausola attinente l'articolo 11 dello stesso Decreto. Condotto a termine l'iter procedurale, l'ente cittadino stipulerà il contratto di affidamento formale del servi- zio alla Geo Ambiente. Tenendo conto che, ormai, siamo a metà novembre, mentre dicembre, ha festività importanti che riducono gli spazi lavorativi, l'attribuzione del servizio si tradurrà in pratica, il prossimo anno. La Geoambiente, che ha vinto il bando annuale di Siderno per il prezzo complessivo di 835.564,68 euro oltre Iva di cui 821.457,74 per lavori a base al netto del ribasso del 3,92 ed oneri di sicurezza non soggetti a ribasso, e di Locri per un importo annuale di oltre 500 mila euro, è una azienda siciliana con sede a Belpasso, cittadina in provincia di Catania. Costituita nel 2004, dichiara di poter assicurare una protezione elevata dell'ambiente. E' un'impresa che ha l'autorizzazione di raccolta dei rifiuti dei comuni di Trecastagni, Valverde, Viagrande, Acicatena e Aci Sant'Antonio, tutti della provincia di Catania, e poi di Scicli e Pozzallo della provincia di Ragusa, di Sortino e di Carlentini in provincia di Siracusa. In Calabria oggi raccoglie, o ha raccolto in passato, l'immondizia di Belvedere Marittimo, Buonvicino, Orsomarso, Maierà, Papasidero, Santa Domenica Talao, San Nicola Arcella, Aieta e Scalea, in provincia di Cosenza. Montepaone, Borgia, comuni della provincia di Catanzaro. L'azienda ha dichiarato di possedere 30 autocompattatori di nuova generazione, ovverosia, i veicoli per la raccolta dei rifiuti attrezzati per compattarli al suo interno, provvisto di un sistema di aggancio cassonetti posteriore, anteriore o laterale. 51 mezzi tipo gasoloni, 15 motoapi, 4 spazzatrici, 2 camion scarrabili attrezzati con grù fissa, 2 lavacassonetti ad acqua calda. 20 casse scarrabili, 1000 cassonetti per raccolta dei rifiuti soldi urbani e 200 cassonetti per raccolta differenziata. L’iniziativa è stata promossa dal gruppo “Per il cambiamento” guidato da Nensi Spatari Raccolta firme per la provinciale 5 C’è sinergia con il movimento “Rinascita per Cinquefrondi” di Michele Conia MAMMOLA - E' partita la raccolta delle firme per la messa in sicurezza della strada provinciale 5 Mammola-Cinquefrondi. Promotori dell'iniziativa, il gruppo politico e culturale di Mammola “Per il cambiamento” creato da Nensi Spatri candidata a sindaco di Mammola alle ultime elezioni, e Rinascita per Cinquefrondi” una lista civica e politica della cittadina della Piana che come leader Michele Conia. Per illustrare l'iniziativa si è tenuto un incontro nella sala consiliare di Palazzo Ferrari di Mammola, alla presenza di un folto numero di intervenuti. Hanno esposto le ragioni della raccolta la leader della compagine civica di Mammola, Nensi Spatari, sostenuta dai dirigenti del movimento Domenico Sità, Daniela Larosa e Antonio Larosa, mentre da Cinquefrondi sono arrivati il l'ideatore della compagine politica cinquefrondese Michele Conia, Flavio Loria e Giuseppe Longo, consigliere provinciale, del gruppo. Non sono mancati i momenti di analisi della questione, che interessa un vasto territorio, e su cui tanti cittadini di Mammola, di Cinquefrondi e del comprensorio, hanno mostrato particolare interesse per un progetto mirato alla comunità. “Il nostro movimento - afferma Nensi Spatari - ha veramente a cuore le problematiche della comunità mammolese e per questo motivo presentiamo iniziative di grande interesse. Abbiamo individuato - aggiunge - nei ragazzi di “Rinascita per Cinquefrondi”, un movimento che presenta delle forti analogie con il nostro gruppo specialmente nel modo di interpretare I gruppo “Per il cambiamento” e “Rinascita per Cinquefrondi” in assemblea la politica, un percorso comune che ha come punto fondamentale il dialogo continuo con i cittadini. Assieme vogliamo individuare pochi punti concreti che possano portare un minimo di risveglio socio-culturale per le nostre zone montane. La raccolta firme per la messa in sicurezza di una arteria essenziale per la collettività - continua soddisfatta Nensi Spatari sta già riscuotendo notevole successo presso la popolazione mammolese che voglio ringraziare per il so- stegno”. Antonio Larosa ha sottolineato l'importanza della iniziativa, rilevando come debba essere valorizzata “non solo la strada come linea di fuga in caso di chiusura della strada Jonio - Tirreno, ma anche come strada di accesso alla montagna”. Ha poi sollecitato i due gruppi a continuare la battaglia anche per la risoluzione della problematica dell'ostello della gioventù della Limina. Il Consigliere provinciale Longo ha affermato che si farà portavoce della firme raccolte presso l'amministrazione provinciale, mentre Daniela Larosa e Flavio Loria hanno sottolineato l'importanza della politica che chiama i cittadini ad un impegno costante su ogni questione. re.lo. A Grotteria La Femia confermata segretaria del Pdci di NICODEMO BARILLARO MAMMOLA - Il comitato direttivo della sezione PdCI "Pepè Bruzzese" di Grotteria, riunitosi nei giorniscorsi, hariconfermato all'unanimità segretaria di sezione la compagna Rosanna Femia. I compagni e le compagne del direttivo della locale sezione dei Comunisti Italiani hanno evidenziato, nei lori interventi, la necessità di rilanciare, con forza, una battaglia contro le scelte miopi, nefaste e dannose varate dalla Giunta Regionale guidata da Giuseppe Scopelliti, a partire dalla chiusura e dal depotenziamento di importanti presidi medici ed ospedalieri nella locride. Inoltre, i componenti del direttivo del PdCI di Grotteria hanno voluto rimarcare l'impegno dei Comunisti Italiani perle prossimeelezioni locali nel creare un ampio fronte comune e unitario con le altre forze politiche comuniste e di centro-sinistra, per portare a Grotteria una nuova e rinnovata stagione amministrativa, che sia in grado di affrontare e risolvere gli annosi problemi di questo importante centro della Vallata del Torbido. In conclusione, il comitato direttivo ha espresso unanime soddisfazione per la scelta compiuta dal congresso nazionale del PdCI, che si è tenuto a Rimini l'ultima settimana di ottobre, che ha eletto la compagna Rosanna Femia nel Comitato Centrale del Partito dei Comunisti Italiani. A coadiuvare nel lavoro politico la segretaria Rosanna Femia, un comitato direttivo composto da: Salvatore Zavaglia, Giuseppina Siciliano, Sergio Luglio, Mario Mesiti, e Agostino Ortensio. Riunione operativa tra i sindaci e gli imprenditori sui Pisl La Locride punta sul turismo SIDERNO - Un piano di sviluppo comprensoriale. Un progetto, finalizzato, alla valorizzazione delle risorse endogene, con l'obiettivo di costruire un “marchio”territoriale turistico, suscettibile di sviluppo e capace di attrarre operatori economici. Ieri, i sindaci dei comuni che hanno aderito al bando dei Progetti integrati di sviluppo locale (Psil), si sono riuniti nella sala della del consiglio comunale di Siderno, ed hanno dato una nuova spinta propulsiva al piano di sviluppo integrato del territorio in ambito locale che, per ottenere i finanziamenti, dovrà essere presentato entro il 12 dicembre. L'iniziativa dei primi cittadini e del gruppo di lavoro ideatore dell'elaborato, si sviluppa attraverso la stesura e l'esecuzione di piani di sviluppo con progetti pubblici e privati, rappresentativi della realtà istituzionale, sociale ed economica locale per riqualificare ed estendere un territorio, partendo dalle caratteristiche specifiche. Il piano, che stanno elaborando i sindaci della Locride, è finalizzato a riorganizzare il sistema dell'offerta territoriale favorendo lo sviluppo di partnership locali tra comunità, soggetti pubblici e privati, al fine di attivare processi che valorizzino le risorse locali attraverso la vocazione turistica che possiede il territorio come ha specificato Caterina Errigo di Locride Sviluppo, l'agenzia per lo sviluppo locale. L'obiettivo è la crescita dell'intero territorio attraverso una maggiore consapevolezza da parte della sua popolazione delle proprie ricchezze. Gli Un momento della riunione di Siderno amministratori locali puntano sul Pisl per avere una ricaduta economica bene- smo. Il Progetto del gruppo associativo vuole fica nel settore produttivo, turistico e culturale, mettere, in evidenza l'importanza del patrimocon particolare attenzione al nuovo turismo di nio artistico, culturale, archeologico facendo emergere i vantaggi economici per la comunità. emigrazione di terza generazione. All'assise hanno partecipato tante associazio- Tra lunedì e martedi un nuovo appuntamento ni tra cui “Calabria Positiva”presieduta da Fran- per definire gli interventi. co Simonetti che ha preparato un Pisl sul turip. a. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 32 Reggio 34 Ufficio di Corrispondenza: Piazzetta 21 Marzo, 9 - 89024 Polistena Tel/Fax 0966.935320 E-mail: [email protected] Operazione Meta. Ricostruito il ruolo del giovane di Rosarno Truffa alla 488 Per il figlio morto Inchiesta Principessa chiuse le indagini I genitori di Scutellà chiedono giustizia di GIOVANNI VERDUCI di VIVIANA MINASI di TULLIA MORABITO POLISTENA - Era il punto di contatto fra l’organizzazione criminale italiana ed i narcos sudamericani. Nicola Certo, il giovane rosarnese finito dentro l’inchiesta “Meta”: il blitz contro il narcotraffico portato a compimento dai carabinieri di Roma, per i magistrati capitolini sarebbe stato il «soggetto incaricato dal sodalizio di prendere contatti Giuseppe Pugliese, Vincenzo ed Alessandro, (con il quale ultimo si incontra personalmente in Colombia ), al fine di definire le importazioni di sostanza stupefacente». Gli investigatori dellArma, passando al setaccio la vita di Nicola Certo, sarebbero riusciti anche a capire quali fossero i sistemi del gruppo per effettuare, senza problemi con le forze dell’ordine, le importazioni di droga dalla Colombia verso l’Italia. In particolare intercettando le mail del giovane rosarnese, i militari dell’Arma di Roma avrebbero stabilito che il modus operandi dell’organizzazione che «prevedeva che dovesse essere clonato il sigillo in piombo utilizzato per la chiusura ermetica del container che, una volta giunto nel porto di destinazione, sarebbe stato aperto, svuotato del contenuto illecito e richiuso onde eludere eventuali investigazioni da parte degli organi doganali». Seguendo le mosse di Nicola Certo, poi, gli uomini del Nucleo investigativo dei carabinieri sarebbero riusciti a decifrare il sistema usato per il pagamento delle partite di droga. «Dopo una serie di conversazioni intercorse con i componenti della famiglia Pugliese, Nicola Certo nella giornata del 28 gennaio 2011 partiva per la Colombia ove era stato inviato dal Barbieri - si legge nelle carte dell’inchiesta “Meta” oltrechè per relazionarsi in merito all'organizzazione di PALMI - Il 15 giugno scorso, a seguito di una lunga indagine condotta brillantemente dagli uomini della Guardia di Finanza di Palmi e Taurianova, coordinata dalla Procura della Repubblica di Palmi, il giudice per le indagini preliminari Paolo Ramondino, emetteva un decreto di sequestro per otto imprese operanti nel settore oleario e turistico, riconducibili almeno in parte, se non totalmente, alla famiglia Giovinazzo di Cittanova. E ieri mattina, dopo cinque mesi di indagini serrate, il sostituto procuratore della Repubblica di Palmi Salvatore Dolce, ha depositato presso la cancelleria il documento in cui dichiara chiuse le indagini sul caso, che in fase di processo, qualora gli imputati saranno rinviati a giudizio, serviranno a far luce sulla ipotizzata maxitruffa commessa avvalendosi dei fondi stanziati dall'Unione Europea attraverso la legge 488 del '92, con la quale si vogliono incentivare le zone depresse del Mezzogiorno. Lunedì si potrebbe già sapere se e quando saranno formalizzate le richieste di rinvio a giudizio delle persone coinvolte, membri dell'associazione alla cui guida c'erano i cugini Jimmy e Antonio Giovinazzo, proprietari dell'impero economico smantellato. “Principessa”è il nome dato dagli uomini della Guardia di Finanza alla complessa operazione, che è anche il nome di una delle società nelle disponibilità dei presunti truffatori. Secondo quanto sostenuto dalla Guardia di Finanza, sarebbe di circa 15 milioni di euro la somma sottratta all'erario in soli 8 anni, vere e proprie cifre da capogiro con cui la famiglia di imprenditori di Cittanova avrebbe costruito un impero economico potente, sorto grazie ad un meccanismo particolare. SCIDO - A distanza di quattro anniesatti dallamortedovuta a un presunto caso di mala sanità, del quattordicenne di Santa Giorgia di Scido, Flavio Scutellà, che a gennaio avrebbe compiuto 17 anni, si è conclusa nei giorni scorsi al tribunale di Reggio la fase dibattimentale del processo che vede indagati per omicidio colposo e concorso in omicidio undici persone tra medici e infermieri. E nell'ultima udienza gli avvocati degli imputati hanno richiesto un' ulteriore perizia, richiesta a cui il giudice Angelina Bandiera si è riservata di dare risposta l'11 gennaio, quando il processo riprenderà. «E' l'ennesima farsa» è il commento aspro e inequivocabile di Alfonso Scutellà, padre di Flavio, che dall'inizio del processo circa tre anni fa, insieme alla moglie Maria, ha seguito tutte le udienze, perdendo però ogni giorno di più la fiducia nel sistema giudiziario. «E' stato un procedimentocombattuto findasubito - sostiene Scutellà - per i tanti intoppi succedutisi: processo iniziato a Reggio, trasferito a Palmi e poi nuovamente nel capoluogo, dove effettivamente Flavio è morto, all'ospedale “Riuniti”; quattro cambi di giudici; udienze andate a vuoto per difetti di notifica; riserve giacenti da oltre un anno, mentre la risposta si attendeva entro i 30 giorni». È un fiume in piena Scutellà che chiede sia fatta giustizia per la morte del figlio e che le persone che hanno sbagliato paghino per i loro errori, «perché - prosegue - c'è il rischio che continuino a sbagliare. La sanità in Calabria va riscritta e legalizzata: non è ammesso che i dirigenti generali volontariamente - conclude - ignorino quanto scritto nella relazione della Commissione nazionale Serra-Riccio, ovvero che loro avrebbero potuto e dovuto prendere quei provvedimenti ai sensi dell'art. 36, cioè il licenziamento». Sulle mail di Nicola Certo i trucchi per far arrivare la coca in Italia Un container pieno di cocaina al porto di Gioia Tauro un'illecita importazione , anche per consentire a Alessandro Pugliese di acquisire somme di denaro attraverso un sistema che, sostituendo il trasferimento di valuta attraverso i canali della Western Union, avrebbe permesso di eludere eventuali attività di indagine in corso». I canali della Western union erano quelli privilegiati, ma il gruppo aveva studiato anche il pagamento attraverso il trasporto di diverse carte di credito dall’Italia in Sud America per prelevare il denaro necessario a pagare i narcos colombiani. «In tale contesto emergeva l'espediente ideato da Giuseppe e Vincenzo Pugliese - scrivono infine i magistrati della Dda romana consistente nella consegna in occasione dei suoi viaggi in Colombia di alcune carte di credito da parte di Nicola Certo, facilmente occultabili sulla sua persona, che Alessandro Pugliese avrebbe dovuto utilizzare per prelevare il denaro da consegnare ai fornitori colombiani». Decisione assunta dal tribunale collegiale di Palmi Processo “Maestro”, la sentenza sarà letta venerdì prossimo POLISTENA - Sarà emessa il 18 novembre prossimo la sentenza del processo «Maestro», procedimento che trae origini da una indagine della Dda di Reggio Calabria sulla cosca Molè di Gioia Tauro, nel Reggino. Così ha deciso il collegio del Tribunale di Palmi, dove si sta celebrando il processo in ordinario, nella mattinata di ieri, dopo le ultime arringhe difensive dei legali degli 8 imputati. I tre giudici togati si ritireranno in camera di consiglio il giorno prima della sentenza, vale a dire il 17 novembre. Pesanti le richieste del sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, Roberto di Palma Taurianova. Condannato nel processo sul “Venerdì nero” che, al termine della sua requisitoria, ha chiesto condanne dai 15 anni di reclusione per i presunti vertici della 'ndrina fino ai 5 anni per l'ex direttore della Dogana di Gioia Tauro. Il processo è composto da due tronconi d'indagine, quello relativo a un presunto contrabbando di merce contraffatta al porto di Gioia Tauro, dietro il quale ci sarebbero stati l'ex boss di Gioia Tauro Rocco Molè e il collaboratore di giustizia Cosimo Virgiglio; la seconda tranche riguarda invece il tentativo di acquisto da parte di Rocco Molè di un complesso alberghiero ubicato in un palazzo del XVI secolo a Monte Porzio Catone, in provincia di Roma. Indagano i carabinieri Il Tribunale del riesame si è espresso Sconto di pena per Fazzalari Rosarno, algerino ferito alla gola durante una rissa Romeo ai domiciliari formulato, nella stessa sede, altro coimputato ed anche per la sua posizione l'organo dell'accusa aveva dissentito ritenendo che la loro posizione, e quella di tutti gli altri che avevano chiesto il rito alternativo, necessitasse del vaglio dibattimentale. L'avvocato Antonino Napoli nel richiedere l'applicazione del predetto principio anche per il proprio assistito ha osservato che il riconoscimento della diminuente nei confronti del coimputato, operato in sede di legittimità, in relazione all'istanza formulata all'udienza preliminare ed il mancato accesso al rito alternativo richiesto per dissenso da parte del Pubblico Ministero, espresso cumulativamente per coloro che ne avevano fatto richiesta, configura certamente una situazione comune al Fazzalari ed all'altro coimputato che di quella riduzione aveva usufruito all'esito del giudizio in Cassazione. La Corte di Assise di Appello di Reggio Calabria, in sede di esecuzione, accogliendo l'istanza dell'avvocato Antonino Napoli ha ridotto la pena a 5 anni e 4 mesi ed ha così stabilito il principio della concedibilità della riduzione per il giudizio abbreviato richiesto e non ammesso per opposizione del Pubblico ministero. ROSARNO - È stato accoltellato alla gola, probabilmente durante una rissa tra connazionali il giovane R.I., 30 anni, bracciante agricolo con regolare contratto e permesso di soggiorno, di origini algerine. Intorno alle 22 una segnalazione ai Carabinieri chiedeva un intervento degli stessi in via Sandulli, per tentare si sedare una rissa che si stava sviluppando tra extracomunitari. Alloroarrivo, però,iMilitari dell'Arma della tenenza di Rosarno trovavano solo il ragazzo con una profonda ferita alla gola, sanguinante. Immediato l'intervento del 118 sul posto, con il conseguente trasferimento di R.I. al Pronto Soccorso dell'Ospedale di Polistena per le cure necessario. Allo stato attuale l'algerino non si troverebbe in pericolo di vita, ma comunque i medici mantengono il massimo riserbo sulla prognosi. Nel frattempo i Carabinieri hanno avviato l'attività d'indagine. POLISTENA - Il Tribunale del Riesame, presieduto da Filippo Leonardo e composto da Antonino Foti ed Eugenio Aliquò, accogliendo l'appello degli avvocati Antonio Managò e Salvatore Barreca, difensori di Antonio Romeo, ha disposto nei confronti di quest'ultimo la revoca dell'ordinanza di custodia cautelare e la sostituzione con gli arresti domiciliari. Antonino Romeo, detenuto dal 15 marzo scorso perchè tratto in arresto nell'ambito dell'operazione “Scacco Matto” condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, aveva proposto appello contro la decisione del Gip distrettuale con cui, il 13 luglio scorso, era stata rigettata la propria richiesta di revoca della misura carceraria per incompatibilità tra le proprie condizioni TAURIANOVA - La corte di assise di appello di reggio calabria riduce la condanna per associazione mafiosa al taurianovese Salvatore Fazzalari. La Corte di Assise di Appello ha accolto la richiesta formulata dall'avvocato Antonino Napoli nell'interesse del taurianovese Salvatore Fazzalari di riduzione della pena di un terzo, per il rito abbreviato, non ammesso a causa dell'opposizione del Pubblico Ministero. Fazzalari era stato condannato ad 8 anni di reclusione per associazione a delinquere di stampo mafioso nell'ambito del processo Viola Marcello + 24 che ha trattato il cosiddetto “Venerdì nero” ove in un solo giorno furono uccisi Pasquale Sorrento, Grimaldi Giuseppe (la cui testa mozzata fu fatta oggetto di un macabro tiro al bersaglio) e Giovanni e Rocco La Ficara. Il taurianovese aveva formulato, all'udienza preliminare del 9 marzo 1993, istanza di definizione del procedimento nelle forme del rito abbreviato cui però non si è dato corso per dissenso del Pubblico ministero. Analoga richiesta aveva Accolta la tesi difensiva dell’avvocato Napoli di salute e la detenzione in carcere. Per come rilevato dal Tribunale del Riesame, invece, tali condizioni di salute apparivano del tutto incompatibili con lo stato di detenzione, comportando, la patologia di cui Antonino Romeo è affetto, il costante ricorso alle cure sanitarie ed a terapie ed accertamenti diagnostici che il sistema carcerario non può garantire con le modalità richieste dalle condizioni cliniche dell'interessato. Per tali motivi, rilevando che la misura degli arresti domiciliari sia la più appropriata a garantire il monitoraggio e il trattamento della patologia del Romeo anche in quanto non pregiudizievole per l'attività d'indagine in corso, il Tribunale della Libertà ne ha disposto la scarcerazione. p. cat. Arrestato nell’inchiesta “Scacco matto” E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Piana Sabato 12 novembre 2011 20 Sabato 12 novembre 2011 REDAZIONE: via Rossini, 2 - 87040 Castrolibero (CS) - Tel. (0984) 852828 - Fax (0984) 853893 - E-mail: [email protected] Fuscaldo Luzzi Comunali, il Pdl chiede un “armistizio” Ricorso al Tar contro il dissesto comunale a pagina 32 Il Tar a pagina 30 Il Comune di Luzzi Controlli rafforzati su tutto il territorio e incontri con le associazioni di categoria Disposto un piano antiracket Summit in prefettura tra forze dell’ordine e la Procura della Repubblica di ANTONIO MORCAVALLO UN MAGGIORE e capillare controllo del territorio e la sensibilizzazione dei commercianti con il coinvolgimento delle associazioni di categorie. Con una costante attenzione da parte dell’autorità giudiziaria. Sono queste alcune delle decisioni arrivate al termine dell’incontro tenuto ieri in prefettura tra forze dell’ordine e i rappresentanti della Procura di Cosenza. Un summit resosi necessario alla luce degli ultimi episodi legati al racket delle estorsioni che si sono registrati in città. Intimidazioni a suon di colpi di pistola e auto bruciate che farebbero pensare, secondo le forze dell’ordine, a una recrudescenza delle attività estorsive. Alla riunione organizzata dal prefetto Raffaele Cannizzaro hanno preso parte il questore di Cosenza Alfredo Anzalone, il colonnello dei carabinieri Vincenzo Franzese, il comandante provinciale della Guardia di Finanza, il comandante della Polizia provinciale, Giuseppe Colaiacovo, il procuratore capo Dario Granieri e il procuratore aggiunto presso la Procura della Repubblica di Cosenza, Domenico Airoma. Durante la riunione del Coordinamento delle Forze di Polizia, presieduta dal prefetto Cannizzaro, sono stati esaminati gli ultimi episodi in danno di commercianti cosentini che sembrano essere riconducibili, come detto, al fenomeno del racket del pizzo. Nel corso della riunione, il procuratore bruzio Dario Granieri ha informato della «massima e continua attenzione» che il proprio Ufficio giudiziario riserva al fenomeno delle estorsioni. Sono state inoltre decise ulteriori incontri con i rappresentanti delle altre procure della provincia di Cosenza. Al termine dell’incontro, i partecipanti hanno convenuto di “rafforzare l’attività di prevenzione e di controllo del territorio che sarà ulteriormente perfezionato con l’imminente modifica del Piano di Controllo Coordinato del territorio». Il Piano di controllo verrà messo in atto dalle forze di Polizia tradizionali con il coinvolgimento della Polizia provinciale, una decisione presa, spiega la Prefettura, «nell’ottica dell’affermazione del principio di polizia partecipata». Magistrati e forze dell’ordine, inoltre, hanno concordato di organizzare una serie di incontri con tutte le associazioni imprenditoriali e di categoria, coordinati dal prefetto Cannizzaro, al fine di «concretizzare strategie tese a frenare il fenomeno del racket». E questo con una sensibilizzazione dei commercianti e, magari, con una serie di iniziative miranti a sostenere chi denuncia le richieste di pizzo. Ma non si ferma qui l’azione della Prefettura cosentina nell’ambito della lotta al racket delle estorsioni. A chiusura del vertice sull’emergenza estorsioni nella città dei Bruzi, il prefetto ha infine annunciato che «altre iniziative saranno assunte previo esame del Comitato provinciale Ordine e Sicurezza pubblica, con la partecipazione del presidente dell’amministrazione provinciale, Mario Oliverio, e del primo cittadino di Cosenza, Mario Occhiuto». La guerra al pizzo è lanciata. Sarà coinvolta anche la polizia provinciale SORICAL Greco: «Il taglio è opportuno per i Comuni morosi» Un momento del vertice tenutosi in prefettura Case Il ponte “sospeso” Prezzi in calo Calatrava, ancora nessuna traccia PER quanto riguarda il mercato immobiliare nella nostra provincia i prezzi sono calati del 17%. Sono i dati comunicati da Tecnocasa. Nello specifico in città siamo al -7.1%. Il decremento più forte (-15%) è a Scalea, a Castrolibero siamo al -10%. Il centro storico e Corso Mazzini soffrono. DEL PONTE di Calatrava ancora nessuna traccia. Ancora una volta, infatti, niente di fatto. Ieri alla terza riunione della Commissione Lavori pubblici del Comune, i dirigenti invitati a presentare lo stato della realizzazione dell’opera, non si sono fatti vivi. a pag. 26 Un palazzo del centro a pag. 25 Il cartello dei lavori COLPO DA MILLE EURO In due rapinano la Tamoil UNA AZIONE lampo che ha fruttato 1.000 euro. E’ la rapina messa a segno ieri intorno alle 12 alla stazione di servizio Tamoil di viale Cosmai. Il colpo è stato realizzato da due persone armate di pistola che, intascati i soldi si sono date alla fuga a piedi. La rapina si è consumata poco prima di mezzogiorno. Due ragazzi, con il volto travisato da un passamontagna e dal cappuccio di una felpa scura si sono presentati al distributore a piedi. Senza che il gestore si accorgesse di nulla. I due malviventi con una rapida mossa hanno bloccato l’anziano titolare mentre questi si stava avvicinando al gabiotto dove ha l’ufficio. I rapinatori lo hanno spinto all’inter- La Tamoil rapinata no del box e lo hanno minacciato con la pistola. Neanche il tempo di chiedere la consegna dei soldi, che i due hanno aperto da soli il cassetto in cui era custodito l’incasso. Una rapida mossa, per in- tascare i 1.000 euro e poi la fuga. I due rapinatori si sono allontanati sempre a piedi in direzione del parco Green. Immediato l’allarme del gestore della Tamoil che ha allertato le forze dell’ordine. Sul posto dopo pochi minuti è arrivata una pattuglia della Squadra Volante, diretta dal vicequestore Pietro Gerace e gli investigatori della Sezione Antirapina della Mobile. I poliziotti hanno provveduto ai rilievi del caso e alle ricerche dei due rapinatori. Ricerche che non hanno dato, però, esiti. Non è stato possibile, inoltre, acquisire i filmati delle telecamere a circuito chiuso. L’impianto, infatti, non era in funzione. a.mor. «LA DECISIONE della Sorical di procedere a un primo taglio di erogazione dell’acqua nei confronti dei Comuni in situazione di morosità è da considerarsi una scelta necessaria e assolutamente opportuna». Lo afferma Orlandino Greco, sindaco di Castrolibero. «Venendo poi allo specifico della posizione del Comune da me amministrato continua il primo cittadino Greco - ho il dovere di precisare che Castrolibero ha già provveduto a chiudere una transazione con la Società Acque Potabili, impegnatasi a pagare quanto dovuto al Comune, in favore di Sorical Sp.a , entro il 31 dicembre di questo anno. La situazione di morosità nei confronti della Sorical è, pertanto, da imputarsi non a questo Ente, ma alla Società Acque potabili, attualmente soggetto gestore del servizio pubblico di distribuzione sul nostro territorio. In qualità di sindaco – precisa ancora Orlandino Greco - ho ritenuto opportuno intervenire prontamente, e i numerosi solleciti alla Società di Gestione delle acque potabili lo testimoniano, allo scopo di evitare il pericoloso aggravarsi di una vicenda delicata che ha portato altre amministrazioni ad accumulare debiti pesanti». «E’ inimmaginabile continua il primo cittadino di Castrolibero giustificare o peggio avallare atteggiamenti di noncuranza e trascuratezza. Il nostro Comune - ha concluso - ha lavorato per evitarlo nell’interesse dei cittadini. Sono convinto che, d’intesa con la Sorical e la Società delle acque potabili, l’erogazione del servizio non sarà , pertanto, in alcun modo inficiata». r. c. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Cosenza Operazione “Braking”. I titolari della Socel si difendono: «Abbiamo sempre rispettato la legge» «Auto solo in teoria controllate» La tesi del gip che ha firmato l’ordinanza di sequestro dei centri di revisione di ROBERTO GRANDINETTI L’OPERAZIONE “Braking”di ieri ha portato nuovamente alla luce il fenomeno delle revisioni auto, eseguite, ipotizza l’accusa, con assoluta leggerezza. Già qualche anno fa, infatti, furono sequestrati, sempre a Cosenza e provincia, alcuni centri di revisioni e indagati i rispettivi proprietari. «Di rilevante importanza - si legge negli atti stessi di “Braking” - è da segnalare che pochi anni addietro un titolare di un centro di revisione oggi attenzionato veniva tratto in arresto per fatti analoghi». Secondo l’accusa il metodo maggiormente utilizzato dagli indagati (ventuno in tutto per, come riferito nelle pagine di Primo piano, sette centri posti sotto sequestro) è stato quello di aver posizionato sulle pedane dei macchinari preposti all’attività di controllo tecnico, «in luogo di quelle da revisionare, altre vetture rientranti per i più svariati motivi - si legge nell’ordinanza firmata dal gip Cristofano - nella disponibilità delle officine facenti capo agli indagati. In tal modo - e sempre secondo l’accusa - i centri autorizzati di revisione potevano acquisire, elettronicamente, l’adesivo di avvenuta revisione da apporre, successivamente, sul veicolo solo in teoria controllato e ispezionato». Sempre a detta dell’accusa tale escamotage venuto a galla a seguito delle indagini eseguite dalla Polizia Stradale di Cosenza Nord permetteva, da un lato, «di acquisire un certificato di revisione sempre con esito positivo e, dall’altro, garantiva ai gestori dell’officina di rilasciare un numero considerevole di certificati di revisione in tempi molto più rapidi e con un significativo risparmio di energie umane». Gli episodi contestati sono in tutto 1133. Tante le auto che avrebbero superato le revisioni in maniera illecita. Da qui l’accusa di falso agli attuali indagati, ventuno in tutto. E tra questi c’è già chi ha inteso prendere la parola, dichiarandosi innocente. Si tratta di Angelo Gabriele e Gian Carlo Gallo, titolari della società “Socel” di Cosenza, interessata dal provvedimento di sequestro preventivo firmato dal gip Cristofano. I due, difesi dall’avvocato Roberto Le Pera, ricordano che la “Socel”, «nel corso della pluriennale attività svolta ininterrottamente nel centro urbano di Cosenza, mai ha subito, da parte del ministero dei Trasporti, revoche o richiami di sorta, contraddistinguendosi, in verità, per la precisa e perentoria osservanza delle norme che disciplinano la particolare materia delle revisioni automobilistiche. Le autorizzazioni conferite alla “Socel” dalla Provincia di Cosenza previo nulla osta della Motorizzazione civile di Cosenza - continuano Gabriele e Gallo - costituiscono la riprova di un’attività, quella della “Socel”, esercitata sempre nel rigore della legge». I titolari del centro specializzato nella revisione delle auto ripongono così «piena fiducia nei propri legali e nella stessa magistratura cosentina affinchè la vicenda giudiziaria in corso possa essere accertata in tempi brevi, così da consentire a un operatore commerciale quale la “Socel”, che quotidianamente fornisce servizi a centinaia di utenti e occupa decine di dipendenti, di continuare a essere una risorsa imprenditoriale in questo triste territorio caratterizzato da economia emergenziale». «Certificati in tempi rapidi» L’INCIDENTE SULLA 107 Processo per la morte di Mattia Il gip ha deciso per il rinvio a giudizio dell’uomo che guidava l’altra automobile di TIZIANA ACETO IL processo per la morte di Mattia Scrivano, avvenuta il 24 novembre del 2010 a causa di un incidente sulla 107, si farà. Lo ha deciso il gip Livio Cristofano del tribunale di Cosenza che ha rigettato la richiesta di archi- viazione del pm Donato. Il gip ha accolta la richiesta degli avvocati Francesco Parise e Francesca Funari che rappresentano la famiglia Scrivano e ha chiesto al pm di formulare il capo di accusa per il rinvio a giudizio. Il pubblico ministero avrà dieci giorni di tempo per formulare il capo di imputazione. Il dibattimento servirà a fare chiarezza circa le modalità in cui è avvenuto l’incidente nei pressi del bivio di fago del soldato quando si sono scontrate la Bmw di Mattia e la Volvo di Saverio P.. Il gip nell’ordinanza osserva come vi siano le due consulenze (quelle del perito del pm e quella invece del perito dei congiunti della persona offesa) giungano a conclusioni discrepanti su alcuni essenziali passaggi della ricostruzione della dinamica dell’incidente automobilistico. Nel particolare il consulente di parte ha indivi- La parte anteriore dell’auto di Scrivano dopo l’incidente Una donna è stata investita mentre attraversava sulle strisce pedonali «Su questa strada servono dossi» Allarme tra i commercianti di viale della Repubblica dopo l’incidente di MATTIA GALLO IN PIENO giorno, un colpo dal suono forte: così è stato avvertito da cittadini e commercianti che si trovavano nell’incrocio tra via della Repubblica e piazza Giovanni ventitreesimo, l’incidente che ha visto coinvolta una signora e l’auto, una station wagon bianca, che l’ha investita (leggi articolo a pag. 7). Subito a soccorrere la signora, sono state presenti in zona decine di persone. Molti i residenti accorsi a prestare aiuto, o ad osservare e commentare l’accaduto. Tra questi diversi esercenti della zona. In tanti parlano di una vera e propria “botta”, con la scena della signora ritrovatasi, in seguito all’urto con l’autovettura, tra due macchine parcheggiate. La signora camminava sulle strisce pedonali. Maurizio ha un’attività commerciale in zona, ha cercato a più riprese di richiamare l’attenzione sulla mancanza di manutenzione e cura di questo tratto iniziale di via della Repubblica: «E’ una zona della città abbandonata, la sera si ha maggiormente questa situazione. L’impianto d’illuminazione infatti è vecchio, le luci sono fioche. Ci sono stati diversi atti di vandalismo, con forzature di serrande di negozi, o come nel mio caso, ho continuamente visto la mia piantina messa fuori dal negozio di- L’auto che ha investito la donna strutta». Maurizio indica anche un albero della villetta. Su un ramo posto in alto, c’è una lastra di eternit abbastanza grande da mettere in pericolo l’incolumità di un passante in caso di caduta. E poi afferma, «le macchine percorrono questo tratto di strada con troppa velocità, quello di oggi (ieri) non è stato il primo incidente che si è registrato in zona. L’ultimo si è verificato ad aprile, proprio vicino al luogo dell’incidente che ha visto coinvolta la signora, tra una moto ed una macchina». A questo proposito, sono diverse le persone residenti in zona che invocano la costruzione dei dossi sul tratto di strada d’inizio di Via della Repubblica. I vigili sequestrano una piattaforma in cemento OPERAZIONE della squadra edilizia dei vigili urbani di Cosenza che ieri hanno sequestrato un’ampia platea di cemento all’ultimo lotto di via Popilia. Una costruzione abusiva che probabilmente serviva da base per la realizzazione di un edificio, naturalmente non autorizzato. La piattaforma faceva bella mostra di sè al centro di uno degli insediamenti popolari. L’intervento della Polizia municipale è partito dopouna segnalazioneaivigili urbanidaparte dicittadini.Gli agentiagli ordinidel comandanteGiampiero Scaramuzzo hanno fatto le verifiche del caso e posto i sigilli. duato una condotta colposa dell’indagato con la violazione dell’art. 143 del codice della strada che dispone la posizione della vettura nella carreggiata, tale opinione però si ritrova anche nella consulenza del pm nel grafico che posiziona la vettura di Saverio P. nell’immediata prossimità dello scontro proprio a ridosso della linea di mezzadria. E ancora nell’ordinanza si evince un’altra difformità tra le perizia che riguarda la velocità calcolata per la Bmw guidata da Mattia Scrivano (e precisamente 58 km orari per il consulente di parte e 89 km orari per il consulente del pm). Il gip non dispone una nuova perizia che però potrebbe essere disposta nel corso del dibattimento che servirà a valutare meglio le conclusioni dei due periti. Gli elementi per procedere a un dibattimento per il gip Cristofano sono sufficienti per valutare una eventuale responsabilità nella causa dell’incidente e ordina al pm di formulare l’imputazione nei confronti dell’indagato. «Il giudice ha accolto le nostre richieste - ha detto l’avvocato Francesco Parise - adesso ci auguriamo che il dibattimento faccia luce su quello che è realmente avvenuto. Anche la famiglia di Mattia Scrivano ha accolto con soddisfazione la decisione del gip che è arrivata dopo solo due giorni l’udienza camerale». La piattaforma sequestrata Stipendi in arretrato da 7 mesi “Madonna della Catena” Sit-in all’Asp COSENZA- Malcontento, tanto. Aria pesante, carica di tensione, quella che si respira alle prime luci del giorno, d’avanti la direzione generale dell’Asp. Venti, i dipendenti, ieri, in presidio, tra personale paramedico, ausiliario e operatorisanitari. Questavolta,apretendere rispostei lavoratori della clinica Madonna della Catena di Laurignano. Sette i mesi, non ancora corrisposti, a chi, seppure a malincuore deve continuare a lavorare: «Mi spiace dirlo, perché il mio lavoro lo amo, ma molti di noi, hanno perso la motivazione. Non possiamo non lavorare, giacchè offriamo un servizio alla persona, ma allo stesso tempo, sentendoci sfruttati, lo facciamo per dovere e non più con piacere. Da infermiere sono costretto a “riciclarmi” anche ai lavori più umili, come provvedere all’igiene intima dei pazienti, e non me vergogno. Mi vergogno invece di non avere più la possibilità di permettermi una pizza con gli amici», spiega Nicola. Nella sua voce, e in quella dei suoi colleghi, la disperazione di chi, non riesce più a “sbancare il lunario”. «Sono imbarazzata, sul serio, ma non ho più i soldi per mandare mio figlio a scuola. Ormai è arrivato l’inverno, quando smobilitiamo il presidio, passo dalla chiesa, chissà avessero qualche vestito pesante per il bambino», commenta una lavoratrice. «Abbiamo appena esposto le nostre istanze al commissario Scarpelli, che ci garantisce di aver mandato in pagamento un mandato, e che all’inizio della prossima settimana ne manderà un altro», afferma Tiziana del Comitato dei lavoratori. Da soli, i dipendenti, si sentono «completamente abbandonati dalle istituzioni. Dove sono quando abbiamo bisogno di loro? Dov’è il governatore Scopelliti? Dove sono i sindacati?», queste, le tante domande che si pongono. Domande erichieste, chehannoportatodinanzi alprefetto Raffaele Cannizzaro, che si è messo in contatto con uno dei responsabili della “Madonna della Catena”. f. p. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Cosenza 21 Sabato 12 novembre 2011 20 Sabato 12 novembre 2011 REDAZIONE: Piazza Serravalle, 9 - 88100 Catanzaro - Tel. 0961.792164 E-mail: [email protected] Eolico e mafia. Rocco Mungo resta in carcere; la difesa attende e spera nella Cassazione Strumbo libero e sotto processo Il pm Capomolla scarcera l’imprenditore di Girifalco, ma fissa il rito immediato di STEFANIA PAPALEO L'IMPRENDITORE di Girifalco Domenico Strumbo lascia la cella del carcere di Siano nella quale si trovava rinchiuso dallo scorso mese di aprile. E lo fa su disposizione dello stesso magistrato che lo accusa di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso consumata, ai danni di Gianluigi Montorsi, amministratore della “Brulli energia”, a maggio del 2009, ovvero all'epoca in cui la società era impegnata nei lavori di realizzazione del parco eolico di Girifalco. Scaduto il termine di custodia cautelare preventiva, infatti, il sostituto procuratore della Dda, Vincenzo Capomolla, ha rimesso l'imprenditore in libertà, chiedendone, contestualmente, il rito immediato ai giudici del Tribunale. La prima udienza è stata già fissata per il prossimo 16 dicembre, data in cui a scendere in campo contro la tesi accusatoria della Procura sarà l'avvocato Salvatore Staiano, chiamato a dimostrare l'estraneità del proprio assistito a quel presunto episodio criminoso costato, peraltro, lo scorso 3 novembre, l'arresto ad un altro imprenditore edile, il cinquantaduenne Rocco Mungo, di Vallefiorita, a carico del quale una prima richiesta di misura cautelare in carcere avanzata dalla Procura era stata rigettata dal gip, Antonio Rizzuti. La cui decisione era stata subito impugnata dalla Procura, con un atto di appello accolto dalla Seconda sezione del Tribunale di Catanzaro, che, la settimana scorsa, ha spedito i carabinieri della Compagnia di Girifalco, al comando di Vito Antonio Sisto, ad ammanettare Mungo per portarlo in carcere. Inutile il tentativo della difesa, rappresentata dall'avvocato Antonio Bova, di chiedere ai giudici del Tribunale del riesame la scarcerazione dell'imprenditore, in attesa che la Corte di Cassazione si pronunci sul ricorso che era stato presentato in tempo utile contro quella ordinanza di arresto eseguita dai militari. Ieri i giudici hanno sciolto la riserva e lasciato l'indagato in cella. L'ACCUSA. Contro i due imprenditori, nello specifico, pende l'accusa di aver preso parte ad un tentativo di estorsione perpetrato ai danni di Gianluigi Montorsi, l'amministratore della “Brulli energia”, in concorso con un collega che, nelle more, è rimasto vittima di una faida che ha già lasciato sul campo decine di morti ammazzati. In particolare, stando alla ricostruzione dei fatti, sarebbe stato Mungo ad accompagnare con il proprio fuoristrada l'amico, caduto a maggio sotto i colpi del braccio armato delle cosche locali, ad un appuntamento fissato con la presunta vittima sul terreno di Strumbo, ubicato sulla strada provinciale che porta ad Amaroni,a pochimetridaGirifalco, dovea Montorsi sarebbe stata richiesta di una mazzetta di circa 2000 euro, quale prezzo per garantire la tranquillità sui cantieri della società, anzi, per la precisione, a titolo di «contributo per aiutare il territorio», con la prospettiva, in caso dimancato pagamento, del rischio di subìre danneggiamenti sui cantieri. Ipotesi di reato, rispetto alle quali, tuttavia, Mungo aveva già tentato nella prima fase dell'indagine di tirarsi fuori, sostenendo davanti al magistrato che, in occasione dell'incontro “incriminato”, si sarebbe limitato ad accompagnare l'amico ad un appuntamento, ignorando i veri motivi dell'incontro che, su sua stessa richiesta, era stato fissato con Montorsi sul terreno di Strumbo. Circostanza che quest'ultimo aveva, a sua volta, L’accusa è tentata estorsione alla Brulli confermato agli inquirenti, aggiungendo, poi, che l'appuntamento richiesto gli era stato motivato da Mungo con la necessità di capire se realmente la “Brulli energia” fosse interessata a realizzare il parco eolico a Girifalco. Inoltre, giunti sul posto, così come già sostenuto ad ottobre da Mungo, Strumbo aveva raccontato che entrambi sarebbero rimasti in disparte, lasciando Montorsi a parlare da solo con il collega deceduto. E quando il rappresentante della “Brulli energia” avrebbe raccontato a Strumbo della richiesta di tangente ricevuta, quest'ultimo gli avrebbe detto di non saperne e di non volerne sapere nulla, così prendendo le distanze da un episodio rispetto al quale, adesso, la parola passa ai giudici. Sarà solo al termine del processo fissato per dicembre in Tribunale, infatti, che si potrà mettere la parola fine almeno ad un primo capitolo della delicata vicenda che ha travolto i due imprenditori, peraltro molto conosciuti nella zona. San Martino Festival canoro all’auditorium FESTIVAL canoro all’auditorium per dare il benvenuto all’estate di San Martino. a pag. 24 Il pm della Dda Vincenzo Capomolla La replica alle accuse della Cgil dopo l’inchiesta su 9 assunzioni ai Consorzi Manno a Valentino: «Io ho fatto denuncia trovando il coraggio che altri non hanno» IL presidente del consorzio di Bonifica Alli-Punta di Copanello, indagato nell’ambito di una inchiesta della Procura della Repubblica di Catanzaro su presunte irregolarità nell’assunzionedi alcuni dipendenti del consorzio, replica alla Cgil, che ieri aveva commentato la vicenda con una nota del segretario Giuseppe Valentino. «Non mi piace polemizzare, ma chiarire si. La posizione di Valentino - scrive Manno in una nota – non mi turba più di tanto, nè mi meraviglia. D’altronde, in passato, Valentino ha dimostrato, con motivazioni «nobili», di essere più dalla parte di Astaldi che in difesa della Diga sul Melito. È sempre «sfuggito» alle nostre concrete battaglie di legalità – dice – dimenticando che, io per primo, mi sono recato in Procura denunciando fatti specifici intorno e sulla Diga del Melito. Un coraggio che, di questi tempi, altri non hanno avuto». Il processo Abusi su bimbe Chiesti 9 anni LA REQUISITORIA del pm a carico di un cinquantaduenne magrebino. a pag.26 Botricello L’amaro sfogo del presidente dell’associazione “Anima randagia” Troppi silenzi sul randagismo di FRANCESCA CONSOLE* IN SEGUITO alle vicende che hanno visto protagonisti noi volontari della nascente associazione protezionistica “Anima Randagia Calabria”, in seguito alle continue segnalazioni che quotidianamente tutte le associazioni animaliste presenti su territorio catanzarese ricevono da parte di privati cittadini, vista la continua assenza e il palese menefreghismo da parte degli organi preposti, siamo giunti alla conclusione che la nostra richiesta di “aiuto”, la nostra espressa volontà di ampia collaborazione e soprattutto le continue proteste e paure da parte dei cittadini che si rivolgono alla nostra associazione tutti, siano state accantonate dalla reggente Amministrazione Comunale. L'associazione “Anima Randagia” ha già presentato una seconda richiesta di incontro, regolarmente protocollata presso l'ufficio competente, con l'attuale primo cittadino Michele Traversa per discutere del problema randagismo all’interno della nostra città di Catanzaro e offrire una ampia disponibilità di collaborazione insieme all'attuazione di progetti e protocolli di intesa già sperimentati e funzionanti presso altre Regioni La piccola cagnolina Noa italiane. Sicuramente quanto stanno facendo su territorio tutti i volontari delle esistenti associazioni in maniera completamente gratuita, trascurando famiglia, amici, lavoro non ha valenza per i nostri politici. A questo punto, con l'angoscia nel cuore e la rabbia nell'anima, l'associazione Anima Randagia Calabria che aveva momentaneamente accantonato l'ipotesi di una regolare e legittima denuncia in merito a quanto accaduto lo scorso 19 settembre presso il Canile Mu- nicipale Oasi San Floro durante il recupero della cagnolina Noà con prolasso vaginale, mangiata dai vermi, in condizioni di salute precaria vista la magrezza, procederà per vie legali contro i Responsabili di tale scempio con tanto di documentazione fotografica, video e relazione veterinaria di degenza e intervento chirurgico rilasciata dalla struttura che l'ha ospitata per un mese. Siamo veramente stanchi di essere presi in giro, stanchi di sostituirci alle Istituzioni preposte e competenti e stanchi di "osservare" in silenzio come una società evoluta continui a considerare non urgente tali problematiche di salute, sicurezza pubblica e non in ultimo ambientale. La piccola cagnolina Noà oggi sta bene, per lei sono stati spesi circa 730 euro ancora da saldare tra degenza, terapie e interventi di ricostruzione vaginale e sterilizzazione, tutti a carico di noi volontari! Non vogliamo assolutamente soldi, non vogliamo gloria, vogliamo e pretendiamo l'attuazione delle leggi in materia di tutela animale, la punizione di chi maltratta animali, la possibilità di rendere migliore il canile di un capoluogo di regione, la possibilità vera di operare in sicurezza per dare maggiori risposte ai cittadini ormai stanchi. Le polemiche sono di certo e assolutamente sterili lo sappiamo benissimo e fino in fondo, siamo petulanti e assillanti, ma siamo anche volenterosi di cambiare la nostra realtà e lo faremo, lo faremo per il bene dell'immagine della nostra Regione, lo faremo principalmente per i nostri amici a 4 zampe. *Presidente associazione “Anima randagia” per la tutela degli animali in Calabria Consiglio comunale in 8 MOLTE le assenze nell’ultima seduta di consiglio comunale. a pag. 27 Montepaone Tentata rapina in gioielleria UN FALSO carabiniere tenta di rapinare una gioielleria e poi brucia il furgone. a pag. 29 E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Catanzaro L’intervento alla cerimonia per la firma del protocollo su legalità e sviluppo promosso da ViboVale «Per Vibo il modello Caserta» Il sottosegretario Mantovano traccia la sua formula contro la criminalità di STEFANO MANDARANO NEL suo ultimo giorno da sottosegretario agli Interni del governo Berlusconi, Alfredo Mantovano ha scelto Vibo Valentia per chiudere un'esperienza che lo ha visto spesso protagonista sul fronte del contrasto alla criminalità. Lo ha fatto con una serie d'incontri che, anche se non porterà a provvedimenti concreti stante la fine anticipata del suo incarico, è servita comunque a tracciare una linea condivisibile da chi, tra qualche ora, siederà al Viminale. C'è da augurarselo visto che Mantovano, forse perché non più pressato dal ruolo, s'è spinto a immaginare per Vibo l'applicazione del cosiddetto “Modello Caserta”. Il tour del sottosegretario ha avuto inizio nel primo pomeriggio con l'intervento alla riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza, convocato in Prefettura alla presenza delle massime autorità civili, militari e giudiziarie, per affrontare le tante urgenze in materia di criminalità e ordine del territorio. A seguito della riunione, riflettori puntati sull'auditorium della Scuola allievi agenti di polizia dove, per iniziativa dell'associazione di comuni “Vibo Vale” guidata dall’assessore di Palazzo Luigi Razza Nicolino La Gamba, si è proceduto alla firma di un Protocollo d'intesa per “l'attivazione di una programmazione nell'ambito dell'obiettivo Sviluppo, Legalità e Si- Alfredo Mantovano alla Scuola di polizia curezza nel distretto di Vibo Valentia” sottoscritto dalla stessa associazione, dalla Prefettura e dall'Azienda Calabria Lavoro. In sala i sindaci dei 15 comuni aderenti, i massimi vertici delle forze dell'ordine, il vescovo Luigi Renzo, il Procuratore della Repubblica Mario Spagnuolo e numerosi addetti ai lavori. Al tavolo dei relatori, insieme a Mantovano e all'assessore La Gamba, anche il sindaco di Vibo Nicola D'Agostino, il presidente della Provincia Francesco De Nisi, il prefetto Luisa Latella e il commissario di Calabria Lavoro, Pasquale Melissari. Mantovano, che ha controfirmato il documento, ha subito chiarito che «i protocolli sono uno strumento importante a condizione che il momento della sottoscrizione rappresenti l'avvio di un percorso e non la sua conclusione. Questa è una provincia difficile - ha aggiunto - e, peraltro, la firma di quest'atto cade a poche ore di distanza da un episodio che ha in sé una particolare carica di odiosità, non solo per il danno materiale ma anche per il suo valore simbolico». Il riferimento è alla barbara distruzione di un uliveto di mille piante a Sant'Onofrio ai danni di un imprenditore e della cooperativa sociale di cui lo stesso è socio. «Per vincere questo braccio di ferro - ha spiegato - serve una risposta duplice sia in termini di repressione (e non ho dubbi che questa ci sarà) che di reazione civile che mostri da quale parte stanno i più». Poi il cuore dell'intervento: «Se io avessi di fronte il tempo necessario ha affermato Mantovano - non avrei difficoltà a immaginare per Vibo, una modalità simile a quelle messe in atto nella provincia di Caserta e nel Gargano, dove sono stati introdotti moduli operativi nuovi, si sono individuati obiettivi precisi come la cattura dei latitanti, il sequestro e la confisca dei beni, la liberazione del territorio. E ci si sono dati tempi certi per il loro perseguimento, individuando i mezzi necessari. Questo sistema ha permesso di conseguire importanti risultati. Mi auguro - ha aggiunto - che prevalga il principio della continuità istituzionale. Chiederò alle istituzioni, che restano nonostante il cambio di governo, di prendere in considerazione questo tipo d'intervento per questa provincia e sono fiducioso che questo avverrà perché la strada ormai è tracciata. Spero - ha concluso che tutto questo contribuisca ad animare anche la reazione da parte della società civile e che un gesto come la riconquista di Polsi (uno dei ricordi più belli della mia esperienza di governo) serva da esempio a tutta la Calabria e a Vibo, dove già comincia ad essere preso in seria considerazione». Al 501 Hotel incontro con i vertici provinciali del Popolo della Libertà Da Mantovano invito alla coesione L’intervento del sottosegretario agli Interni Mantovano ieri al 501 Hotel e, a lato, la platea presente all’incontro promosso dai vertici provinciali del Pdl di DAVIDE MIRABELLO LA GIORNATA vibonese del sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano si è conclusa ieri nel tardo pomeriggio all'Hotel 501, dove si è svolto un incontro con i vertici del Pdl provinciale. Presenti, tra gli altri, il coordinatore provinciale del partito Valerio Grillo, il presidente della commissione regionale alle attività sanitarie, Nazareno Salerno, il coordinatore cittadino del Pdl Giuseppe Scianò, il vice coordinatore Giuseppe Patania e il sindaco del capoluogo Nicola D'Agostino. Il bisogno e la voglia di coesione sono stati gli elementi maggiormente sottolineati da Mantovano durante l'incontro. «In questo momento nel Pdl non c'è un capo che richiama tutti all'attenzione - ha affermato il sottosegretario - ma c'è un partito nel quale si discute». Ma tutto questo, secondo il sottosegretario, «non è un fatto negativo, anzi in un partito serio è giusto e utile discutere». I motivi di discussione nel Pdl sono chiaramente dovuti all'attuale situazione politica italiana, nella quale il Popolo della Libertà deve decidere cosa ha intenzione di fare, e come si deve schierare in vista del Governo tecnico. Perciò in questi giorni - ha «In questi giorni è necessario essere molto compatti e fare il bene del partito» puntualizzato in merito Mantovano - «ci saranno delle riunioni interne per decidere quali soluzioni e decisioni attuare. Potrebbero esserci delle posizioni opposte, o anche intermedie, ma la cosa necessaria è che si abbia la voglia di essere compatti e di fare il bene del partito». Ma in una situazione economica molto complicata è necessario fare il bene del Paese, e quindi mettere le questioni politiche in secondo piano. Però Mantovano ha più volte sottolineato come «una cosa importante dev'essere quella di non affidare a un Governo tecnico la legge elettorale». Quindi, quale sarebbe la cosa più giusta da fare in questo caso? «Prima che venga fatto il giuramento del nuovo Governo - ha risposto l’interessato - sarà necessario mettersi d'accordo sulla legge elettorale. E' giusto che si cambi una legge che è poco rappresentativa, vogliamo un Governo di eletti, però cerchiamo di capire cosa dobbiamo fare per poterla attuare correttamente». Ad esempio, Mantovano ha fatto notare come «non sia da trascurare il premio di maggioranza», o altri particolari che si devono discutere «prima che il nuovo Governo giuri». E parlando di un Governo che viene Mantovano non si è dimenticato di parlare anche del Governo che se ne sta andando. «La cosa importante - ha affermato ancora Mantovano- è ricordare quello che di positivo è stato fatto, e che in futuro dovrà essere preservato. Per quanto riguarda la legalità ci siamo impegnati molto, e anche per quanto riguarda la situazione di Vibo sottoporrò all'attenzione dei rappresentanti del Pdl che andranno al Parlamento tutto quello di cui ha bisogno questa città, per la quale si potrebbero attua- re provvedimenti simili a quelli fatti per città come Caserta, dove si è svolta un'ampia azione di repressione della criminalità». Tornando poi a parlare brevemente della situazione generale dell'Italia, Mantovano si è soffermato su una questione in particolare, ovvero «i risparmi degli italiani, che devono essere preservati e valorizzati. E' giusto che la nostra nazione, che al di là del debito da risanare si sta comportando in maniera virtuosa si ritrovi alla fine della crisi con qualcosa in mano. Inoltre- ha proseguito il sottosegretario - il patrimonio immobiliare italiano è una garanzia di crescita e di fondi». In chiusura il sottosegretario agli Interni ha ricordato a tutti gli appartenenti al Pdl come «in questo momento così delicato è importante comportarsi come un partito vero, dove è giusto confrontarsi, e chi non vuole farlo e ha intenzione di andarsene che se ne vada, perchè ora c'è solo bisogno di persone volenterose che credano in un progetto e nel Pdl». E sotto questo punto di vista la speranza di Mantovano è rappresentata «da tutte le persone che sono presenti oggi qui a Vibo per quest'incontro. La presenza di gente volenterosa - ha concluso l’uomo di Governo - è un buon segno». VIBO MARINA Filiera nautica Nasce «Calabria marine network” NATO, su iniziativa della Consulta economica portuale Santa Venere, "Calabria marine network", «primo passo sulla strada che porterà alla creazione di un Polo per la filiera nautica calabrese». "Calabria marine network" è quindi il nome voluto dalla costituenda "Associazione temporanea di scopo" che unisce al suo interno trenta aziende aventi sede in quattro province calabresi che a vario titolo sono coinvolte nella nautica. Non riguarderà, dunque, solo i cantieri nautici, ma anche aziende gravitanti intorno alla nautica da diporto, le aziende commerciali e quelle che si occupano di servizi integrati o di artigianato settoriale. «Grazie a questa iniziativa - fanno sapere dall'associazione - sarà possibile presentare progetti e farli valere sull'avviso pubblico emanato dalla Regione Calabria sotto il titolo "Manifestazione d’interesse nautica-Distretti Produttivi Innovativi"». Possibilità resa concreta grazie al «dipartimento alle Attività produttive, diretto dall’assessore Antonio Caridi, che ha infatti voluto dare una grande opportunità al settore nautico creando i presupposti per avviare un percorso di aggregazione e per il sostegno a reti di imprese attraverso il finanziamento di programmi integrati d’investimento». Alla Consulta è stato affidato dunque quanto compete al distretto di Vibo Marina, in cui ricade, hanno proseguito i membri del sodalizio, «la principale e più qualificata struttura portuale del settore esistente in Calabria. Inoltre - hanno continuato - il progetto della Regioneinterviene prioritariamente per sostenere in maniera stabile la competitività delle imprese della filiera nautica attraverso quattro direttrici d’intervento: qualificare e potenziare le infrastrutture produttive; favorire l'attrazione di investimenti dall’esterno e il miglioramento delle capacità di esportazione delle imprese facenti parte della rete; migliorare le condizioni di accesso al credito e avviare strumenti dicomunicazione e marketing». Il risultato finale che "Calabria marine network" intende perseguire è, ancora, «la proposizione di progetti di qualificazione e valorizzazione del comparto della nautica in un'ottica di integrazione tra imprese, socialità e territorio, che mira alla valorizzazione dell'identità culturale di quest'ultimo. L'iniziativa messa in campo si prefigge, infatti, la ricerca di collaborazione su temi specifici con altri sistemi, come ad esempio il turismo e l'agricoltura, al fine di migliorare il sistema economico e occupazionale», chiudono dal sodalizio. z. b. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Vibo 21 Sabato 12 novembre 2011 L'ORDINANZA del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Vibo Valentia, Gabriella Lupoli, delinea nitidamente i ruoli assunti da tutte le persone destinatarie dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere o ai domiciliari nell'ambito dell'inchiesta “Business Cars” condotta in sinergia da Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza, comando provinciale dei Carabinieri e personale della polizia giudiziaria della Procura. Dieci, come reso noto nell’edizione di ieri, gli individui nei confronti dei quali il gip di Vibo ha ritenuto necessaria la misura restrittiva (uno di questi si è reso irreperibile) mentre altri 12 sono stati formalmente indagate. Per tutti, a vario titolo, sono contestati i reati di usura, minacce ed altro. A finire nella rete degli investigatori coordinati dal procuratore capo di Vibo, Mario Spagnuolo sono stati: Maurizio Camera, 36 anni, nato a Melito Porto Salvo (Rc) ma residente ad Ardore (Rc); Carmine Franco, 35 anni, di Catanzaro; Luciano Latella, 48 anni, di Ardore; Adriano Sesto, 37 anni, di Lamezia Terme; Giovanni Battista Tassone, 56 anni di Soriano, nel Vibonese (Alias “Cappuccino”); suo figlio Nazzareno Francesco, 21 anni; Nazzareno Pugliese, 62 anni di San Costantino Calabro (VV); Luigi Caré, 47 anni di Serra San Bruno (VV); e Girolamo Macrì, 33 anni si Soriano Calabro. È riuscito a sfuggire alla cattura Massimo Zappia, 35 anni, nato a Bovalino ma domiciliato in Benestare (RC). Come già riportato nell'edizione di ieri, le vittime, due titolari di autosaloni e un commerciante, tutti del Vibonese, dovevano sottostare ai voleri di due articolazioni: da un lato un gruppo composto da vibonesi; dall'altro formato da reggini e catanzaresi. Al vertice dei primi viene indicato Giovanni Battista Tassone, mente alla testa dei secondi Maurizio Camera. Questi i ruoli dei singoli indagati. Giovanni Battista Tassone. «Può individuarsi come vertice dell'associazione», scrive il gip Lupoli, il quale aggiunge che il suo ruolo emerge da tutta una serie di risultanze probatorie. Ed in particolare, il magistrato fa riferimento alle dichiarazioni rese dalle vittime dell'usura che ricostruiscono in termini precisi e circostanziati i suoi rapporti con il gruppo. «Da quelle dichiarazioni è stato possibile ricostruire i reati fine dell'associazione, le cui modalità, come già evidenziato, sono sintomatiche dell'esistenza del sodalizio criminale. Le intercettazioni telefoniche, poi, consentono di cristallizzare i rapporti all'interno del gruppo associativo e di focalizzare il ruolo di comando assunto dal Tassone. In più, i documenti sequestrati nel corso dell'attività di Polizia giudiziaria, nella disponibilità dell'indagato, «che inequivocamente dimostrano i non occasionali ma anzi stabili e coordinati collegamenti con gli altri sodali». Luigi Caré. Per come emerge dall'attività intercettiva, è il tramite, nonché esattore e garante, fra l'imprenditore Giuseppe Mariano Iennarella, Tassone e Pugliese. Conosce già la vittima ed «apparentemente, cerca di aiutarlo facendo in realtà il gioco degli usurai dai quali (in particolare Tassone), come emerge inequivocabilmente dalle esaminate intercettazioni, prende disposizioni subito dopo aver parlato con Iennarella rivelan- Sabato 12 novembre 2011 La conferenza stampa relativa all’operazione “Business Cars” L’operazione antiusura condotta da Arma e GdF Business Cars, il gip evidenzia i ruoli dei singoli indagati di GIANLUCA PRESTIA Giovanni Battista Tassone al vertice del gruppo Francesco Tassone braccio destro e delegato del padre cora il gip Lupoli, «si è avuto modo di apprezzare Tassone Giovanni Battista in posizione più defilata e circospetta, tanto ciò vero che i rapporti con Iennarella non avvengono più telefonicamente, ma tenta di organizzare incontri diretti cui destina gli altri sodali, fra cui - appunto - il figlio che si recava in Goito al fine di effettuare un sopralluogo sulla proprietà immobiliare riconducibile ai coniugi Iennarella; allo stesso tempo provvede a consegnare alla vittima della presunta usura l'originale dell'atto di proprietà dell'immobile sito in Goito, per come sopra indicato». Il 3 maggio del 2010, la Guardia di Finanza aveva sequestrato due assegni di 10.500 euro cadauno, riconducibili all'imprenditore, «nella disponibilità di Giovanni Battista Tassone. Costui, preoccupato dall'attività di Polizia giudiziaria in corso e non volendosi esporre personalmente, ha dato incarico al figlio di contattare Luigi Carè Luigi il quale avrebbe dovuto intimare alla vittima di fornire una versione di comodo agli investigatori se interrogato sugli assegni in questione». Nella sostanza, Iennarella avrebbe dovuto dire che si trattava di assegni smarriti ovvero relativi ad una regolare transazione commerciale. Nazzareno Pugliese. Nell'inchiesta viene indicato come il finanziatore di parte delle somme prestate a Iennarella per il tramite di Tassone, nonché personalmente del prestito di 5.000 euro. La sua partecipazione al gruppo «è dimostrata, peraltro, dalla vicenda dell'assegno dei 6.000 euro». Dalle indagini emerge che il vertice dell'articolazione indica proprio «Pugliese e Girolamo Macrì come finanziatori dell'attività usuraria portata avanti». In più, «si occupa attivamente della vendita dell'immobile di Goito che Iennarella è costretto da costoro a mettere in vendita per appianare i debiti; proprietà che «doveva giungere nella disponibilità di Tassone e Pugliese, i quali l'avrebbero pagata 400.000 euro laddove il valore di mercato era di 1.200.000 euro. E proprio per questa trattativa Pugliese, l'8 dicembre del 2009 si era recato a Goito con Tassone Figlio e Iennarella al fine di visionare la proprietà della moglie di quest'ultimo. Girolamo Macrì. Anche lui, come visto, viene considerato dagli inquirenti come uno dei finanziatori dell'usura e ciò trova conferma anche nell'accertato ulteriore finanziamento usurario in danno di Domenico Bellissimo (altro presunto usurato, ndr). «La sua adesione organica al programma criminoso - scrive il magistrato - è poi confermata dall'attività investigativa del 3 maggio 2010, allorquando veniva sequestrato, nella disponibilità del Tassone un contratto di locazione in originale datato 27/06/2008, debitamente registrato, stipulato tra lui, in qualità di conduttore, e Domenico Bellissimo, quale locatario, avente ad oggetto l'affitto di un magazzino, che risultava intestato a vari eredi tra cui proprio Bellissimo». Le indagini avevano consentito di acclarare che tale locazione rientrava nell'ambito del rapporto usurario gestito da Macrì ai danni della vittima. «Solo nella logica associativa - conclude il gip - è spiegabile la disponibilità di quel documento originale da parte del Tassone che, sebbene in questa vicenda non compaia, è chiaro che funge da collettore e gerente finale di tutti i rapporti usurari». Girolamo Macrì e Luigi Caré erano gli esattori Giovanni Battista Tassone Francesco Tassone dosi perciò perfettamente cosciente di contribuire fattivamente alla condotta usuraria di Tassone ai danni dello Iennarella». Mantiene, inoltre, i rapporti anche successivamente con quest'ultimo, «l fine di consentire a Tassone di monetizzare il rapporto usurario come ricavabile da alcuni frangenti che il gip Lupoli riporta. Nel caso della proprietà immobi- Gerardo Macrì liare di Goito (nel Mantovano), restituisce a Iennarella l'atto di proprietà che gli era stato consegnato da Francesco Tassone, figlio di Giovanni Battista. La vittima era stata costretta a consegnare tale documento in originale a Tassone padre; costui, intendeva appropriarsi dei proventi della vendita di tale proprietà che, nel suo progetto, doveva essere alienata formalmente a terze persone, comunque riconducibili a sé medesimo e a Nazzareno Pugliese, ad un prezzo inferiore al valore di mercato. Tuttavia le perquisizioni effettuate dalla Guardia di Finanza, avevano allarmato il gruppo, per cui Giovanni Battista Tassone aveva deciso di restituire quel documento a Iennarella: Ciò avveniva lo stesso giorno delle perquisizioni, dopo che Luigi Caré avrebbe minacciato di morte ed inseguito il debitore che si era subito dato alla fuga. In più, sempre secondo il gip, avrebbe ricoperto il compito di esattore: «Emerge, infatti, che il Carè, alla scadenza degli obblighi usurari dello Iennarella, si presentava da costui, ovvero dalla moglie, pretendendo, per conto del Tassone, anche con minacce, l'adempimento dell'obbligazioNazzareno Pugliese ne usuraria». Nella vicenda ai danni di un queste erano iniziate, tanto che la PG aveva trovato, nell'auto- altro usurato, Rocco Antonio vettura del Tassone, copia del- Mannella, Caré si sarebbe occul'atto. Caré avrebbe, inoltre, re- pato, sempre per conto di Tassostituito sempre a Iennarella l'as- ne, di formalizzare il trasferisegno di 6.000 euro, oggetto del mento dell'autovettura Bmw in prestito usurario concesso da favore di un prestanome e di neTassone padre e Nazzareno Pu- goziare un assegno del 23 giugliese; in un’altra circostanza si gno 2008 privo di beneficiario, sarebbe reso protagonista del- di 7500 euro a firma di una terza l'episodio del 23 luglio del 2010 persona. Francesco Tassone. Il figlio (di cui abbiamo riferito nell'edizione di ieri) quando sempre di Giovanni Battista «è emissaTassone aveva necessità di in- rio del padre di cui esegue tutte contrare Iennarella «per inti- le direttive, con un ruolo che va morirlo e costringerlo ad adem- sempre più intensificandosi piere alle sue pretese usurarie». viavia che, in seguito ai controlIl titolare dell'autosalone di li di polizia giudiziaria, la posiSerra, però, aveva rifiutato l'in- zione paterna diviene sempre contro e, a questo punto, Carè, più compromettente e pericolod'accordo con Tassone, l'aveva sa, imponendo maggiori pretratto in inganno prospettando- cauzioni e sostanzialmente la gli un incontro con un credito- sostituzione da parte del fire. Ma sul posto si presentò pro- glio». In tali circostanze, scrive anprio Giovanni Battista che Nazzareno Pugliese finanziava le somme prestate E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 24 Vibo TEMEVA per la sua vita Ambrogio Sansone, una delle 30 persone arrestate dai carabinieri nell'operazione “Meta” relativa ad un presunto narcotraffico tra Colombia e Italia gestito per lo più da persone legate alle 'ndrine calabresi e, nello specifico, vibonesi. Aveva paura di essere eliminato in quanto il carico di cocaina dal Sudamerica non era arrivato e i soldi dell'acconto dati dall'organizzazione con a capo il defunto broker della droga Vincenzo Barbieri, circa 200.000 euro si erano volatilizzati e riteneva che il gruppo pensasse che fosse stato lui ad intascarseli. Il carico sarebbe dovuto arrivare in Italia tramite cargo aereo sulla rotta Colombia-Spagna-Milano Malpensa. Si parlava in codice di libri ed infatti lo stupefacente sarebbe dovuto essere occultato in una libreria. Dell'intera spedizione si sarebbe occupato Calogero Nicosia, il quale era in diretto contatto con i narcos colombiani i quali volevano rifarsi dopo il sequestro di 400 kg di cocaina avvenuto a Bogotà, che aveva avuto da Barbieri il placet per inviare i «prodotti». Nella telefonata intercorsa con Antonio Melis poco prima della partenza (il 2 ottobre del 2010), Sansone dalla Colombia annunciava che gli avrebbe spedito un messaggio tramite Facebook per comunicargli l'indirizzo dove mandare a “prendere i libri” . Affermava anche che “entro il giorno 6 dovresti essere abbastanza benestante” facendo evidentemente riferimento al compenso previsto per la sua illecita attività. Le comunicazioni tra Santone e Nicosia, per il tramite di Francesco Li Vigni avvenivano in email. In una di queste il primo forniva a quest'ultimo le risposte attese precisando che la società elvetica None Sagl si sarebbe occupata dell'importazione del materiale di copertura (anche se in effetti il legno veniva acquistato dalla società Marni srl, con sede a Milano) e che comunque si sarebbe occupato lui stesso del trasporto dall'aeroporto di Malpensa «all'officina». Specificava anche che «i soldi venivano normalmente consegnati a casa del padre di Alessandro “Pupetto” Pugliese (ovvero Giuseppe Pugliese) in località Sciconi di Briatico ib Calabria e poi trasferiti in Colombia attraverso una signora spagnola oppure tramite un cambista di Santa Barbara (città colombiana)». Allo stesso tempo riferiva che Barbieri (alias “lo zio”) aveva allestito un laboratorio per verificare la purezza della droga che sarebbe giunta in Italia. Tutto sembrava andare per il meglio ma ad un tratto l'intoppo che pregiudica la spedizione ritenuta «di vitale importanza». L'aereo cargo della compagnia Iberia giungeva a Milano Malpensa il 9 ottobre 2010 e risultava trasportare effettivamente un carico di legno (librerie) inviato dalla società Manos Latina Sa Agroplan e destinato però non alla None Sagl srl, bensì alla società Marni srl. Il carico veniva controllato dalla Guardia di Finanza in quanto proveniente da un paese a rischio ma i finanzieri non avrebbero trovato traccia di sostanza stupefacente. La cocaina, infatti, non era stata imbarcata e questo l'organizzazione non lo sapeva. Ed è qui che la situazione di Sansone inizia a precipitare. Lui prende tempo con gli altri componenti: con Michele Lassandro, con Giuseppe Topia, con Barbie- Vincenzo Barbieri diede il placet per trasportare la droga Il corriere «Non ci sarò domani, non ci sarò più alle tre e mezza» Sabato 12 novembre 2011 Meta. Temeva di essere ucciso dall’organizzazione Quel carico di coca mai arrivato e la paura di Ambrogio Sansone di GIANLUCA PRESTIA ri e Melis. Adduceva a problemi di ordine burocratico per il ritiro della merce e, nel frattempo cercava disperatamente di mettersi in contatto con Nicosia che era sparito. Li Vigni, parlando con Sansone, affermava che “allora le ipotesi sono due, o non c'è un cazzo, l'altra si sta divertendo” ipotizzando che Nicosia avesse deciso di trasmettere i dati utili per lo sdoganamento nei giorni successivi per una sorta di ritorsione. Sansone, dal canto suo, era estremamente preoccupato in quanto “come la prendono questi è un casino”. Lo stato di agitazione di quest'ultimo emergeva in modo evidente dalla email che lo stesso aveva inviato l'11 ottobre sempre a Li Vigni con la quale gli comunicava di non aver «più vie d'uscita; almeno non avessi garantito, promesso una consegna… Volevo salutarti e, allo stesso tempo, scusarmi di qualche mia mancanza nei tuoi confronti». Quasi un commiato. Successivamente sosteneva che «loro sono convinti che li ho truffati, se manco gli consegno capirai come cazzo… !». La conversazione proseguiva con Li Vigni che gli diceva di inventarsi «qualcosa; ma non ti buttare per terra, inventati qualcosa!... Trova una cosa, trova qualcosa, qualsiasi cosa. Domani ci vediamo alle tre e mezza», e Sansone che replicava: «Non ci sarò domani non ci sarò...non ci sarò più alle tre e mezza...», e terminava con il primo che affermava: «Se ci ammazzano ci ammazzano a tutti e due!...Almeno...(inc.)…non è che possiamo fare…o sennò scappa vattene in Sicilia...». A sentir parlare Sansone con il fratello Fabrizio, Nicosia aveva truffato l'organizzazione: «l'Agenzia l'ho trovata è chiusa… (…) …ma no, ma che centra l'Agenzia era di questo qua era di questo Jerry Nico- sia, è sparito...è sparito lui l'agenzia... Loro sono convinti che è tutto un imbroglio… (…) …che è tutta una truffa...che ho fatto io, ed adesso sono inguaiato senza soldi ed è finita la storia, come al solito, è finita, ma ieri lui che ti aveva detto». Prima che la conversazione avesse termine, Ambrogio commentava che l'organizzazione fornitrice colombiana e quella acquirente calabrese lo ritenevano responsabile del sequestro dei 400 kg avvenuto nel mese di settembre in territorio colombiano: «No... questi di qui non... questi del paese non... non vogliono perché c'è stato quel problema l'altra volta e stanno giustificarsi dicendo che Jerry Nicosia fino a tre settimane prima era ritenuto dalla “famiglia” una persona perbene ma, ora che era “sparito”, stavano incolpando lui. Lassandro replicava che Nicosia era un personaggio che aveva trovato lui e gli intimava di dire una parola definitiva sulla presenza o meno dello stupefacente «perché sennò qua succede una guerra», affermando alla fine che «oggi o domani ci si incontrerà in qualsiasi parte del mondo». Il 20 di ottobre Sansone faceva ritorno in Italia e Lassandro lo invitava a fissare in tempi brevi un incontro con Barbieri: (“mi ha chiamato proprio in questo istante per sapere se eri arrivato o meno… (…) …quando vieni fammi sapere…perché bisogna fissare un appuntamento su…e veloce”). L'autorevolezza di Lassandro si evince quando, nel corso di una conversazione intercorsa con Topia, dettava al Barbieri l'atteggiamento che avrebbe dovuto tenere durante l'incontro con Sansone: «Eh...niente...ti volevo dire...se poi lo senti al direttore... (Barbieri Vincenzo) ...se mi può chiamare domani mattina...che fra poco sto a casa...perché non voglio parlare...domani mattina mi chiamasse che gli dico come comportarsi e basta...». In un'altra conversazione sempre con Sansone, Michele Lassandro, alludendo all'esborso di 200.000 euro sostenuto dal sodalizio, versati verosimilmente a titolo di anticipo per l'acquisto del narcotico, avvisava il suo interlocutore che, appurato il mancato arrivo della merce, avrebbe certamente dovuto chiarire la destinazione del denaro direttamente al Bar- Sono attualmente cinque i vibonesi resisi irreperibili: Giuseppe Pugliese, Francesco Paolì, Antonio Della Rocca Antonio Franzé e Giuseppe Topia ancora cercando qua... nò...? L'altra volta ci fu il problema, no, non è che è finita in cavalleria così quella…». Nel corso di una successiva conversazione intercorsa in quella stessa giornata (era il 12 ottobre del 2010) con Lassandro, Ambrogio Sansone, alle insistenze da parte del suo interlocutore sulla destinazione della merce, si mostrava dapprima terrorizzato (“se sto qua un altro po' mi succede un guaio qua.. torno là (in Italia, ndr) mi succede un guaio là…” ) e poi tentava di Il sequestro dei 400 kg di cocaina a Bogotà a settembre 2009. A lato Vincenzo Barbieri bieri: «Non è questo il problema... dei conti oggi vogliono sapere esattamente che cazzo è successo sta storia... (…) …quello dei soldi per capire effettivamente dove cazzo sono andati a finire tutti sti soldi e la cosa principale è quel fatto che ti dicevo ieri quando hai pagato sti famosi 200... sulla base di che cosa…(…) …non è che uno dice paghiamo e senza che non è entrato neanche uno spillo...ma dove stiamo...in un altro mondo qua…?». Al termine dell'incontro con il Barbieri, Lassandro contattava Sansone il quale gli riferiva dell'irritazione di Barbieri nei suoi confronti per non aver detto «le cose come stavano fin dall'inizio» e della sua disponibilità a recapitargli la documentazione contabile richiesta dallo stesso Barbieri L'esito dell'incontro veniva comunicato da Sansone a Li Vigni in questi termini: «La buona notizia è che a parte una carrettata di improperi ed insulti un po' la situazione è migliorata, non c'è il dubbio che mi sia fottuto io le cose». Si mostrava altresì fiducioso di poter ottenere nuovi incarichi dal sodalizio calabrese (“con il prossimo appuntamento lunedì per vedere se continuiamo a lavorare, che credo che sarà possibile, credo onestamente che sarà possibile”) e rappresentava, infine, che si sarebbe dovuto recare a Bari per recapitare a Lassandro la documentazione inerente le spese sostenute nel corso della trasferta in Colombia. Anche Barbieri, nel corso di una conversazione del 22 ottobre, riferiva l'esito dell'incontro al Lassandro rappresentando che aveva messo Sansone in difficoltà dicendogli: «Hai sbagliato persona, nella mia vita mai nessuno si è permesso ciò che hai fatto tu», ma quando l'interlocutore gli chiedeva quale atteggiamento avrebbe dovuto tenere il giorno seguente in occasione dell'incontro fissato per esaminare i conti relativi alle spese sostenute dal Sansone in Colombia, lo “zio” raccomandava: «Non lo spaventare troppo…. Non sappiamo qualche reazione negativa», facendo riferimento al timore che Ambrogio potesse fare una soffiata alle forze dell'ordine. Infine, sempre parlando con Li Vigni, prospettava due possibilità, o quella di rientrare a far parte organicamente del sodalizio oppure di essere ucciso: «O mi scannano o mi fanno lavorare», mentre al fratello Fabrizio riferiva che l’incontro era andato «non bene e, alle domande del fratello, così spiegava: «Mah... perché... non credono ad un cazzo di quello che dico io perché... perchè... i conti, perché in effetti dai conti che ho fatto c'è una differenza di quaranta... e quindi... ora vedeva cosa poteva fare abbastanza incazzato, gli ho detto... lavoro gratis andiamo a pari... dice non vogliono nemmeno sentirti nominare... giustamente, e quindi... così sto tornando indietro, e ci sentiamo lunedì con lui». Gli irreperibili. Per quanto riguarda la fase puramente operativa dell’inchiesta Meta, risultano attualmente cinque i vibonesi che si sono resi irreperibili. Sono, quindi, riusciti a non cadere nella rete degli investigatori romani, guidati dal maggiore Antonino Minutoli e del Nucleo operativo dei carabinieri di Vibo Valentia, comandato dal maggiore Vittorio Carrara, Giuseppe Pugliese, Francesco Paolì, Antonio Della Rocca, Antonio Franzé e Giuseppe Topia. Il broker: «Hai sbagliato persona Nessuno si è permesso di fare ciò che hai fatto tu» Lo stupefacente doveva essere occultato in una libreria all’interno di un aereo cargo E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 22 Vibo Tropea. La solidarietà all’imprenditore Mamone da parte del presidente di Confindustria Vibo In fiamme l’auto di un albergatore L’ennesimo episodio criminoso nella città tirrenica avvenuto nella notte di ALESSANDRO STELLA TROPEA - Un nuovo episodio di cronaca nera si è verificato la notte tra giovedì e venerdì in riva al Tirreno. La Ford Fiesta di un albergatore, Antonio Mamone 43 anni del luogo, è stata incendiata mentre era parcheggiata davanti al palazzo che ospita l’appartamento della vittima, in Viale Tondo. L’episodio, avvenuto intorno alle due di ieri mattina, ha visto, in prima battuta, l’intervento dei Carabinieri della Compagnia di Tropea, accorsi in attesa dell’apporto dei Vigili del Fuoco. Le Fiamme Rosse hanno domato l’incendio che avvolgeva il mezzo, scongiurando altri pericoli per gli altri veicoli e per le abitazioni circostanti. Sull’accaduto indaga la Benemerita della stazione locale, guidata dal Capitano Francesco Di Pinto. Ai militari, quindi, spetterà il compito di individuare i responsabili dell’esecrabile gesto. Nel frattempo, tra la popolazione tropeana inizia a serpeggiare la paura. La lista di atti vandalici e raid violenti e malavitosi si allunga quotidianamente, spiazzando gli inquirenti per la varietà di vittime coinvolte. Nei giorni scorsi si era anche paventata l’ipotesi di un piromane, intento a colpire automobili e locali senza un vero filo conduttore. L’unica certezza è la perdita di tranquillità, minata da episodi violenti che vanno a cozzare con il messaggio di grande civiltà lanciato in questi giorni dalla popolazione loca- le in merito alla questione ospedale. «Ancora una volta siamo costretti a registrare un atto intimidatorio ai danni di una impresa associata. Questa volta nel mirino dei “criminali senza nome”è finita La Cunacea sas di Tropea, azienda della famiglia Mamone, che opera nel settore turismo distinguendosi per la serietà e la professionalità che da generazioni ne contraddistingue l’attività». E’ quanto dichiarato, appena appresa la notizia, dal presidente di Confindustria della Provincia di Vibo Valentia Domenico Arena. Il massimo rappresentante degli industriali vibonesi ha, quindi L’incendio domato dai vigili del fuoco aggiunto: «È l’ennesima triste azione che richiama la nostra attenzione su come e quanto le aziende di questo territorio siano obiettivi “facili” di una arrogante e premeditata cultura di sopraffazione, dove l’unica legge che beffardamente si prende gioco del mondo produttivo, sembra essere quella dell’illegalità e della tracotanza». Arena ha voluto, infine esprimere ferma condanna dell’intimidazione che ha avuto come vittima una famiglia di onesti operatori turistici. «Al socio Mamone - ha concluso il presidente Domenico Arena -va tutta la vicinanza e la sincera solidarietà di Confindustria Vibo Valentia, che in questa battaglia contro la criminalità non abbasserà mai la guardia». Sant’Onofrio Coldiretti solidale con Lopreiato Un camion di Vigili del fuoco Ricadi. Politici, istituzioni e imprenditori a confronto per il rilancio del territorio La Calabria polo di attrazione turistico RICADI – La Calabria come grande attrattore turistico e culturale nel cuore del Mediterraneo è il tema che al centro del forum della politica e degli operatori turistici organizzato dal gruppo regionale del Pd. I lavori, è scritto in una nota, sono stati introdotti dal consigliere regionale Bruno Censore per il quale vi è «la necessità di superare le criticità che rallentano il decollo di un settore che in Calabria sta subendo una forte crisi nonostante il territorio abbia potenzialità vero punto di forza dell’offerta turistica». All’incontro evidenziate le priorità del territorio Gli stimoli alla discussione sono venuti anche dal sindaco Pino Giuliano che auspica «una maggiore attenzione del territorio compreso tra Tropea e Capo Vaticano come leader di una vasta area di interesse dalla quale si può irradiare un turismo che coinvolge le aree interne». Presente all’incontro anche l’assessore provinciale Michelino Mirabello che ha evidenziato «le criticità strutturali da superare per realizzare un vero turismo di qualità che dia opportunità dilavoro amigliaia digiovani». «Taglienti – prosegue la nota – gli appunti degli operatori Roberto Villella, (Meeting Point Calabria), e Giovanni Imparato, (Hispanitalia Hotels) che hanno focalizzato i loro interventi sulle difficoltà derivate dalla scarsezza di servizi che i turisti sono costretti a notare una volta giunti in Calabria». Presente il capogruppo Pdl in Consiglio regionale Luigi Fedele che ha evidenziato «il successo dell’approvazione del piano regionale di sviluppo turistico sostenibile che è un documento perfettibile ma un punto di inizio di una programmazione che mancava». A chiudere i lavori il capogruppo Pd in Consiglio regionale, Sandro Principe, che ha sottolineato «come il ruolo dell’opposizione sia di incalzare sui problemi per cercare di migliorare i provvedimenti a favore dei calabresi. Quando si programma occorre sentire gli operatori per raggiungere una concezione di pianificazione». c. f. SANT’ONOFRIO - Piena solidarietà all’azienda dell'imprenditore agricolo Pietro Loprejato che ha subito il taglio di mille alberidiulivo simbolodipace ma con profonde tradizioni e di grande valenza economica e ambientale per la nostra regione. Ad esprimerla la Coldiretti Calabria diretta da Pietro Molinaro e da quella vibonese diretta da Onofrio Casuscelli. «Dobbiamo tenere desta l’attenzione - affermano i dirigenti coldiretti perché chi commette questi atti tenta di farci vivere nell’egoismo, nella chiusura alla generosità del cuore e delle mani e tenta di innalzare muri tetri e invalicabili. La diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea attraverso don Piero Fruci direttore della Pastorale del Lavoro, ha richiamato il messaggio della Giornata del Ringraziamento che si celebra liturgicamente domenica prossima "solo con Dio c'è futuro nelle nostre campagne", questi uomini malvagi che hanno commesso questo gravissimo gesto sono senza Dio perché tolgono pane a chi lavora e offendono la dignità di una intera regione». E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Vibo 29 Provincia Sabato 12 novembre 2011 Sabato 12 Novembre 2011 Gazzetta del Sud 8 Calabria . Sequestrati dalla Dia beni per un valore complessivo di 1 milione 600 mila euro riconducibili a Demetrio Franco di Lazzaro e Giuseppe Speranza di Gioia Tauro Reggio, sigilli ai patrimoni di 2 imprenditori Coinvolti nelle operazioni “Chalo nera” e “Maestro” si trovano uno ai domiciliari e l’altro in carcere Paolo Toscano REGGIO CALABRIA Sigilli ad altri due patrimoni in odore di mafia. Li hanno apposti gli uomini del centro operativo della Dia in esecuzione dei provvedimenti emessi dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio accogliendo le proposte di applicazione di misura di prevenzione personale e patrimoniale, la prima formulata dal direttore della Dia, la seconda dal Procuratore Giuseppe Pignatone. Sotto sequestro soni finiti beni mobili e immobili riconducibili a due imprenditori: Demetrio Franco, 34 anni, reggino, attualmente agli arresti domiciliari; Giuseppe, Speranza, 60 anni, di Gioia Tauro, allo stato detenuto. I due patrimoni ammontano complessivamente a 1 milione e 600 mila euro. Demetrio Franco era stato raggiunto da ordinanza di custodia cautelare nell’ambito dell’inchiesta dei Carabinieri sfociata l’8 gennaio 2007 nell’operazione “Chalo nera”. Le indagini, coordinate della Direzione distrettuale antimafia, avevano consentito di individuare un gruppo di persone, strutturalmente organizzato, dedito in maniera stabile al traffico di sostanze stupefacenti. Il gruppo, come emerso dalle indagini, aveva capacità di approvvigionamento anche all’estero. Ben inserito nel contesto del narcotraffico, Demetrio Franco, a conclusione del processo di primo grado, con sentenza del 3 aprile 2008, era stato condannato a 15 anni di reclusione per associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Nel processo d’appello la pena era stata ridotta a 14 anni di reclusione. Giuseppe Speranza era finito in carcere a seguito di un’ordinanza di custodia cautelare emessa in data 19 dicembre 2009 dal gip di Reggio Calabria, nell’ambito dell’attività investigativa svolta, sempre dall’Arma dei Carabinieri, denominata “Maestro”. Le indagini avevano ricostruito le attività di un’associazione mafiosa, ben strutturata, dedita al contrabbando e alla contraffazione di merci provenienti dalla Cina. In particolare Speranza veniva indicato quale elemento di raccordo tra il sodalizio che si occupava di far arrivare la merce contraffatta e la ’ndrina facente capo alla famiglia Molè di Gioia Tauro. Essendo Demetrio Franco e Giuseppe Speranza interessati alla conduzione e partecipazione di varie aziende operanti nel reggino, il centro operativo della Dia aveva dato inizio a due distinte attività di indagine, volte a verificare le modalità di acquisizione dei patrimoni societari e personali riconducibili agli imprenditori, in rapporto con le entrate ufficiali. Gli esiti delle attività svolte dagli uomini del colonnello Gianfranco Ardizzione sono stati riepilogati nelle proposte di misura di prevenzione personale e patrimoniale e recepite dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale. Sono stati, così, emessi ai sensi della normativa antimafia due provvedimenti di sequestro beni, ritenendo sussistente una evidente sproporzione tra il valore dei beni posseduti e i redditi dichiarati, oltre al fondato pericolo di sottrazione o dispersione dei patrimoni. Il sequestro ha interessato: patrimonio aziendale della ditta “Franco Demetrio”, con sede a Reggio, esercente l’attività di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande; patrimonio aziendale della ditta “Mirandoli Roberto”, con sede a Reggio, attività di vendita al dettaglio di carburanti, riconducibile a Demetrio Franco; quota di capitale sociale intestata a Demetrio Franco della ditta “Lido sogno sas" di Paolo Franco, con sede a Motta San Giovanni, esercente l’attività di ristorazione e gastronomia, mediante la gestione di ristoranti; quota di capitale sociale di proprietà di Demetrio Franco della cooperativa agricola “Fratelli Group”, con sede a Reggio; quote sociali nella titolarità di Giuseppe Speranza e corrispondente a parte del patrimonio aziendale della “Società edilizia srl”, con sede a Gioia Tauro, esercente il commercio all’ingrosso e al minuto di materiale per l’edilizia; patrimonio aziendale dell’impresa “Speranza Rossella”, con sede a Gioia Tauro, esercente l’attività di colture frutticole, coltivazione prodotti per bevande e spezie; quote sociali e patrimonio aziendale della “M.A.S. di Speranza Rossella”, con sede a Gioia Tauro, esercente l’attività di coltivazioni agricole associate; patrimonio aziendale dell’impresa di colture agrumicole “Speranza Carmelina”. I sigilli sono stati, infine, apposti a terreni siti in diverse località della provincia e dell’estensione complessiva di circa due ettari, conti correnti e disponibilità finanziarie e un'autovettura. In un terreno confiscato alla ‘ndrangheta ROSARNO Giovedì sera l’immigrato forse vittima di una rissa Ferito da una coltellata alla gola giovane algerino in gravi condizioni Gioacchino Saccà GIOIA TAURO La sede del Centro operativo della Dia reggina Un immigrato algerino, I.R., 30 anni, è stato gravemente ferito a Rosarno con una coltellata al collo e che ha in parte interessato anche la gola nella tarda serata di giovedì. Sul grave episodio conducono indagini i carabinieri della locale Tenenza e dei reparti operativi della Compagnia di Gioia Tauro. Teatro del ferimento la via Sandulli, una strada della periferia est del centro della Piana, dove i carabinieri sono intervenuti intorno alle ore 22, dopo una segnalazione rimbalzata alla sala operativa attraverso una telefonata al 112 con la quale veniva riferito che in strada, in una pozza di sangue, si trovava un giovane ferito. I militari giunti sul posto, do- po aver prestato all’immigrato i primi soccorsi, hanno chiesto l’intervento di un’ambulanza del servizio 118 con la quale I.R. è stato trasportato all’ospedale Santa Maria degli Ungheresi di Polistena. In pronto soccorso allo stesso è stata riscontrata una profonda ferita da arma da taglio, presumibilmente un coltello a serramanico, sul lato destro del collo e interessante anche la gola. Le condizioni sono state giudicate dai sanitari piuttosto gravi anche per il fatto che I.R. aveva perso molto sangue. Secondo una prima ricostruzione l’immigrato, che lavora come bracciante in una azienda agricola e che è regolarmente munito di permesso di soggiorno, potrebbe essere rimasto coinvolto in una rissa che si è verificata in prossimità della propria abitazione, nella zona di via Sandulli, dove appunto lo stesso è stato trovato a terra sanguinante. Non ci sono testimonianze e i militari operanti agli ordini del tenente Stefano Santuccio non hanno perso tempo prima a setacciare in lungo e in largo il centro di Rosarno e poi a procedere ad un controllo accurato, andato avanti fino all’alba, nelle comunità e presso singole abitazioni nelle le quali vivono numerosi immigrati. A quanto pare I.R. non sarebbe nelle condizioni di parlare e questo rende ancora più complicato il lavoro investigativo che dovrebbe chiarire la dinamica di un altro grave episodio che si registra in pieno centro a Rosarno, a pochissimi giorni dal ferimento di Giovanni Nocera. Quest’ultimo ferimento a Rosarno aggiunge nuovo inquietudine in una comunità bersagliata da episodi criminali. MESORACA Un solo italiano fra le persone raggiunte dalla Gdf su ordine della magistratura di Brindisi Sei arresti per un traffico d’armi con la Bulgaria Carmelo Colosimo MESORACA Sgominata dalle Fiamme Gialle un’organizzazione dedita all’illecita introduzione di armi che operava tra la Bulgaria, la Puglia e la Calabria. Sei gli arrestati, che sono accusati di aver trafficato, detenuto e portato armi tra la Bulgaria, la Puglia e la Calabria. Nelle prime ore di ieri mattina, militari della Guardia di Finanza della Compagnia di Brindisi e della Compagnia di Crotone, hanno eseguito sei ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dall’autorità giudiziaria di Brindisi nei confronti di altrettante persone, frale quali c’è un solo cittadino italiano: si tratta di Francesco Le Rose, 58 anni, di Mesoraca, mentre gli altri cinque, di nazionalità bulgara (di cui 4 donne), sono Simeonov Lui, Atanas Iliev Simeonov, Vaska Ilieva Dancheva, Rositsa Ilieva Atanasova, Donka Ilieva Simeonova. Tutti e sei gli arrestati sono domiciliati a Mesoraca. Per questo motiovo so- no state eseguite ieri mattina diverse perquisizioni domiciliari, con l’ausilio di unità cinofile del Corpo. Le persone arrestate saranno tutte difese dall’avvocato Walter Parise, il quale precisa che nessuna arma, nel corso delle perquisizioni effettuate nelle abitazioni dei suoi assistiti, è stata rinvenuta. L’attenzione dei militari delle Fiamme Gialle si è concentrata maggiormente nell’abitazione e nel laboratorio di carrozzeria del Le Rose, nei pressi del ponte Reazio. I reati contestati (illegale introduzione nello Stato, detenzione e porto d’armi), sono stati commessi da un sodalizio criminale dedito al reperimento di armi e munizioni da introdurre illecitamente dalla Bulgaria nel territorio italiano attraverso i canali di ingresso dei porti pugliesi di Brindisi e Bari. In particolare, l’operazione di ieri, denominata “Vratsa”, trae origine da un intervento della Guardia di Finanza il 3 luglio 2010, allorquando, all’interno Il col. Vincenzo Mangia del locale scalo marittimo di Brindisi, durante i quotidiani controlli doganali del traffico di passeggeri ed automezzi provenienti dalla Grecia, i militari della Guardia di Finanza sequestrarono 5 pistole, 6 caricatori,2 silenziatori, 90 cartucce. In quell’occasione, vennero tratti in arresto tre soggetti, un italiano e due bulgari. Gli ulteriori sviluppi investigativi, hanno consentito alla Guardia di Finanza di Bari di operare, nel mese di ottobre dell’anno scorso, un altro sequestro presso il porto barese di 7 pistole, 6 silenziatori, 94 cartucce. Nell’occasione, tre soggetti di nazionalità bulgara furono tratti in arresto. Lungo questa questa pista, secondo gli investigatori, sarebbe Francesco Lerose, che avrebbe provveduto a recuperare le armi e le munizioni nascoste nelle gomme di scorta delle auto dei bulgari, come nel caso di Brindisi, o nelle intercapedini della scocca, come nel caso di Bari. Pistole tutte particolari. Non a caso otto su tredici di queste semiautomatiche di fabbricazione turca, (il costruttore è Atak), sequestrate nei due porti pugliesi erano accompagnate da silenziatori, e una buona parte era nei calibri 6,35 e 7,65, quindi esemplari facilmente occultabili e adatti ad un impiego molto ravvicinato. Nel corso di una conferenza stampa tenuta ieri a Brindisi dal colonnello della Guardia di Finanza Vincenzo Mangia e dal capitano Giovanni Andriani, è stato spiegato come è stato sfruttato quel punto di partenza individuato il 3 luglio 2010 a Costa Morena, allo sbarco di un traghetto dalla Grecia con la perquisizione di una Honda Civic sospetta, con a bordo un personaggio di Ottaviano e una coppia bulgara che risultava entrata altre volte in Italia. In quella circostanza saltò fuori così quella ruota di scorta imbottita di pistole “Zoraki” completa di caricatori e silenziatori. La meta finale non era la camorra napoletana, come si poteva pensare stante la presenza di quell’italiano, ma sempre la Calabria. La pista partiva dalla città bulgara di Vratsa (che ha dato anche il nome all’operazione di ieri) e finiva a Mesoraca, dove risiede Lerose e la famiglia Simeonov, alcuni dei quali lavorano nei campi a Petilia Policastro. LAMEZIA TERME Si è costituito alla polizia l’ex direttore della Motorizzazione di Reggio, Gaspare Pastore A Rizziconi nascerà Patenti facili, lunedì gli imputati davanti al gip un nuovo polo sportivo Giuseppe Natrella RIZZICONI. Un nuovo interventi pro legalità a Rizziconi. Su una una parte dell’area confiscata alla 'ndrangheta dove domani nazionale italiana di calcio si allenerà, il Pon Sicurezza interviene con un progetto che prevede la realizzazione di un polo sportivo e di un parco giochi. L'intervento, proposto dall’amministrazione comunale e approvato dal Comitato di Valutazione presieduto dall’Autorità di Gestione, prefetto Nicola Izzo è stato finanziato dal Programma Operativo Nazionale «Sicurezza per lo sviluppo - Obiettivo Convergenza 2007-2013» con 240mila euro. In particolare, è prevista la sistemazione di un’area di 10mila mq con percorsi pe- donali e pista ciclabile, a cui saranno affiancati un parcheggio e un fabbricato in cemento armato da destinare a punto di ristoro. Nell’area verranno installati impianti di illuminazione e irrigazione e attrezzature ludiche con arredi per un parco giochi. Il progetto sostenuto dal Programma gestito dal Ministero dell’Interno e cofinanziato dall’Unione Europea completerà il recupero di una vasta area confiscata nel comune in provincia di Reggio Calabria su cui è già stato realizzato un campo di calcetto. È qui che gli Azzurri domenica prossima si alleneranno per lanciare un messaggio di solidarietà e impegno civile nella lotta alla criminalità organizzata. LAMEZIA TERME Il gip Carlo Fontanazza Compariranno davanti al giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Lamezia Terme, Carlo Fontanazza, le persone coinvolte nell’operazione "Isola felice" portata a termine, dopo quattro anni d'indagini, dalla polizia stradale lametina, in collaborazione con la squadra di polizia giudiziaria del compartimento stradale di Catanzaro, ed eseguita tra Catanzaro, Reggio e Cosenza. Un’operazione che ha permesso di scoprire un’organizzazione specializzata nel “taroccare” patenti di guida e altri benefici violando la legge. Le persone poste agli arresti domiciliari e quelle a cui è stato imposto l’obbligo di dimora, lunedì compariranno davanti al magistrato che ha emesso nei loro confronti il provvedimento restituivo per essere sottoposti al cosiddetto interrogatorio di garanzia. Le persone destinatarie del provvedimento, assistite dai loro difensori, potranno scegliere se rispondere o meno alle domande del magistrato che dovrà poi decidere se mantenere il provvedimento emesso nei loro confronti. In particolare, diciassette sono le persone raggiunte dal provvedimento del gip Fontanazza che, nell'accogliere la richiesta del sostituto procuratore Domenico Galletta, non ha applicato a otto dei 17 indagati gli arresti in carcere, ma i domiciliari. I destinatari dei provvedimenti sono il direttore facente funzioni della Motorizzazione civile di Catanzaro Gaetano De Salvo, 51 anni, di Messina; l'ingegnere Roberto Arcadia, 46 an- ni, di Catanzaro, funzionario della stessa Motorizzazione; Carmelo Tripodi, 65 anni di Siderno; Vincenzo De Sensi, 49 anni, titolare di una scuola guida di Lamezia; Achille Amendola, 40 anni, collaboratore di De Sensi; Sebastiano Fruci, 58 anni, titolare di un'autoscuola a Curinga; Luigi Zullo, 65 anni, pensionato di Catanzaro, definito dagli inquirenti il "faccendiere", e l'ex direttore della Motorizzazione di Reggio Gaspare Pastore. Gli indagati sottoposti all'obbligo di dimora sono Francesco Laudadio, 62 anni di Catanzaro, dipendente della Motorizzazione, ed alcuni titolari di autoscuola. Si tratta di Giulio Marino, 57 anni, di Tortora (Cs); Nicola Oliverio, 56 anni, di Saracena (Cs); Andrea Cristini, 21 anni, di Catanzaro; Andrea Scalzo, 32 anni, di Catanzaro; Nicola Sola, 45 an- ni, di Mormanno; Antonio Iozzo, 40 anni di Chiaravalle; Gennaro Vecchi, 37 anni, di Lamezia Terme; Rosina Sgrò, 41 anni, di Lamezia Terme. Le accuse sono, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, all'abuso d'ufficio, al falso ed alla truffa ai danni dello Stato, in questo caso il ministero delle Infrastrutture e trasporti. In tutto le persone coinvolte nell’inchiesta sono 161. Intanto ieri si è costituito alla polizia stradale il direttore della Motorizzazione civile di Reggio Calabria, Gaspare Pastore. L'attuale direttore della Motorizzazione di Reggio ha riferito alla Polizia stradale che si trovava fuori Reggio Calabria e di avere appreso soltanto ieri mattina di essere coinvolto nell’inchiesta. Gazzetta del Sud Sabato 12 Novembre 2011 35 Cronaca di Reggio Via Diana, 3 - Cap 89123 Tel. 0965.897161 / Fax 0965.897223 [email protected] Incontro del Rotary sul paesaggio Alle 9.30 al Consiglio regionale si terrà il convegno sullo sviluppo sostenibile e il territorio. Concessionaria: Publikompass S.p.A. Via Diana, 3 - Cap 89123 Tel. 0965.24478 / Fax 0965.20516 [email protected] . L’assessore ai Lavori pubblici, il cui nome è apparso nelle intercettazioni dell’inchiesta “Sistema”, spiega la sua vicenda personale e politica Morisani: resto perché ho la coscienza pulita «Non appartengo a mafie e centri di potere, continuerò a dedicarmi con grande impegno alla mia città» Tonio Licordari Pasquale Morisani contesta il... sistema. Minuscolo perché l’assessore al Lavori pubblici non si riferisce all’inchiesta di qualche giorno fa che ha portato agli arresti del clan Crucitti di Condera-Pietrastorta, nella quale pur non essendo indagato il suo nome compare nell’ordinanza per contatti e intercettazioni che risalgono al 2007 ma contesta «il sistema barbaro di fare politica, demonizzando l’avversario». E così, come aveva promesso subito dopo gli arresti, ha preso carta e penna per dire la sua sulla questione, per difendersi da quella che lui definisce «sopraesposizione mediatica» nei suoi confronti e dalla speculazione degli avversari politici «digiuni di stile così come di consensi, capaci solo di demonizzare». L'assessore non ha alcuna intenzione di dimettersi o di restituire la delega perché «la sua azione politica e amministrativa è stata sempre tracciata nel segno della trasparenza e della legalità». Ribadisce che è cresciuto a Condera dove la sua famiglia vive da cinque generazioni e che proprio nella sua zona i suoi risultati elettorali non sono stati mai eccessivi, anzi Condera e Pietrastorta gli sono stati fatali quando si candidò alla presidenza della IV circoscrizione. I suoi discorsi con uno degli indagati, Romeo? «Chiacchere con una persona che conosco da sempre». A spingerlo ad andare avanti «nell’era dei processi mediatici» il suo passato di amministratore («sfido chiunque alla prova di un favoritismo o anche di un solo intento illecito»). La sua storia politica? «Appartengo – dice Morisani – alla nobile stirpe del militanti politici avendo aderito, tredicenne, al Fronte della Gioventù, l’organizzazione degli studenti e dei giovani lavoratori che si identificavano nella destra missina: «I voti che ho preso nel 2007 a Condera e Pietrastorta sono stati in tutto 54» L’indagine Martedì scorso sono state arrestate otto personale presunte appartenenti al clan Crucitti, nell’ambito dell’inchiesta “Sistema”. Nell’ordinanza firmata dal gip Domenico Santoro c’erano pagine di intercettazioni in cui appariva il nome di Pasquale Morisani. Il riferimento riguardava le elezioni amministrative del 2007. Il clan, che ha influenza a Condera e Pietrastorta, prometteva di sostenere Morisani. L’assessore comunale nella sua nota non solo si difende ma cita dati: in quelle elezioni aveva preso 46 preferenze a Condera e 8 a Pietrastorta. Condera è la frazione dove è cresciuto e dopo la sua famiglia vive da cinque generazioni. Non solo, ma in precedenza era stato sconfitto alle elezioni per la presidenza della IV circoscrizione proprio i bassi voti presi a Condera. Dal Ministero Conservatorio “F. Cilea”, Lucio Dattola commissario Lucio Dattola , presidente della Camera di Commercio di Reggio è il commissario straordinario del Conservatorio “Francesco Cilea”. Individuato come figura di grande prestigio dal ministro della P.I. Maristella Gelmini, Dattola approda all’istituto dopo che il Tar ha disposto per Cettina Nicolosi la sospensione dall’incarico di presidente su ricorso del suo predecessore Franco Palumbo. Raggiunto al telefono Lucio Dattola, è molto soddisfatto. «Sono orgoglioso dell’attenzione che il ministro mi ha riservato – dice – ma sono ancora più contento della stima che mi ha confermato il sottosegretario Pino Galati, segnalandomi al ministro come persona fra le più qualificate che potessero assumere l’ incarico». Morisani , come ha chiarito il Gip (e anche il pm) non risulta neanche indagato perché la sua posizione è stata ritenuta penalmente irrilevante. Pasquale Morisani, assessore ai Lavori pubblici, ha spiegato in una nota la sua posizione in merito all’indagine “Sistema” una destra sociale e solidale che allora come ora mi appartiene per dottrina politica, per ideologia e per carattere. A quei tempi non era facile e neppure conveniente militare a destra; oggi, che la mia destra sociale governa la mia città consentendomi di avere ruolo in un progetto politico difficile ma ambizioso, mi torna alla mente quando, adolescente, crescevo nel rione Condera, dove la mia famiglia risiede da cinque generazioni mantenendo rapporti di buon vicinato con tutti, comprese le citate ed oggi definite «famiglie». Racconta dei suoi risultati elettorali proprio nella sua zona, partendo dalla bocciatura a presidente della IV circoscrizio- ne. Nel 2007 si candidata a consigliere comunale, «ottenendo 46 modesti voti a Condera e 8 a Pietrastorta, consensi che comprendevano quelli dei miei familiari, di alcuni ex giovani missini come me e, certamente, di altri cittadini incensurati, come quelli che incontrai nel corso di una delle tante visite elettorali, in uso tra i candidati, nell’ufficio aperto al pubblico dove il Crucitti si intratteneva». «Oggi – prosegue – dopo che con le elezioni del maggio 2011, suffragate dal consenso di circa 1200 reggini, di cui ancora soltanto 56 riconducibili al rione Condera, sono l’assessore ai Lavori Pubblici, ai Contratti ed agli Appalti della Città Metro- politana, che Scopelliti volle ed Arena persegue, coltivo gli stessi ideali che da ragazzino mi spinsero a lasciare il pallone a Condera per fare politica». A questo punto Morisani lancia la sua sfida contro coloro che lo denigrano: «Non appartengo – rimarca – a mafie né a centri di potere, mi identifico nel mio popolo e nelle mie idee. È questa la mia storia, la realtà dei miei rapporti politici, delle mie conoscenze con l'indagato, delle mie chiacchiere, del 2004, col Romeo che conosco da sempre. Credo che oggi, nell’era dei processi mediatici e del clima di sfiducia ed attacco alle istituzioni rappresentative, sia necessario dar seguito alle parole con i fat- ti, con l’impegno quotidiano e la consapevolezza che sia tempo di etica pubblica e di responsabilità politica da testimoniare attraverso scelte inequivocabili segnate dall’interesse collettivo e non da quello partigiano o di pochi privilegiati». L’assessore sembra mettersi la mano sulla coscienza quando sostiene: «Del mio fare v'è traccia negli anni e sfido chiunque alla prova di un favoritismo o anche di un solo intento illecito, perpetrato o sostenuto nell’interesse di questi o altri signori; se di tale agire vi fosse un qualsivoglia riscontro, senza sollecitazione alcuna, rimetterei nelle mani del Sindaco la mia delega assessorile». Resterà, quindi, al suo posto ribadendo a conclusione di questo suo chiarimento il suo impegno «per questa Città, sempre più determinato, affrontando ogni giorno le difficoltà e continuando a lavorare, convinto del valore di questa battaglia per l’emancipazione socio-economica della nostra Comunità e che, alla lunga, ciò non potrà non incidere positivamente anche su chi, oggi, intende la Politica come un gioco al massacro. E che Iddio mi dia sempre la forza di esser libero da qualsivoglia bisogno e da ogni compromesso». Questo il pensiero di Morisani, ai cittadini ogni valutazione. Lucio Dattola Sabato 12 Novembre 2011 Gazzetta del Sud 40 Cronaca di Reggio . PROCESSO META Il col. Giardina ha ricordato in aula i personaggi vicini al boss durante la latitanza Tutti gli uomini di Pasquale Condello Il ruolo di Alfredo Ionetti e Ugo Marino. I documenti trovati dopo la cattura Paolo Toscano Anni di duro lavoro dando la caccia a Pasquale Condello, “primula rossa” della ’ndrangheta catturata il 18 febbraio 2008 a Pellaro, in un’anonima abitazione di contrada Filici II. Anni vissuti dal colonnello Valerio Giardina a capo del Ros provinciale, impegnato nella difficile missione di porre fine alla lunghissima latitanza del boss dei boss, del capo dello schieramento uscito vincitore dalla seconda guerra di ’ndrangheta. Per la terza udienza consecutiva l’esame dell’alto ufficiale dell’Arma ha caratterizzato il processo “Meta”, in corso di celebrazione nell’aula bunker di viale Calabria, davanti al Tribunale (Silvana Grasso presidente), contro presunti affiliati alle cosche della ’ndrangheta cittadina. Svelati tutti i retroscena della cattura nelle precedenti udienze, ieri, Giardina, rispondendo alle domande del pm Giuseppe Lombardo, ha parlato dei preziosi risultati delle perquisizioni successive al momento in cui erano scattate le manette ai polsi dell’uomo che era stato inserito ai vertici della classifica di pericolosità. Ha ricordato i documenti sequestrati nell’abitazione dov’era stato trovato il boss: fotocopie, scontrini di supermercati, quotidiani e riviste. Ma anche libri come “La rabbia e l’orgoglio” di Oriana Fallaci. Ha poi parlato delle perquisizioni a casa della moglie e della sorella di Condello, Maria Morabito e Il boss Pasquale Condello era stato catturato nel febbraio del 2008; il colonnello Valerio Giardina Giuseppa Condello. A casa della moglie erano state trovate 21 foto scattate in occasione del compleanno della figlia Angela quando, presente il boss, per evitare sguardi indiscreti, le tapparelle dell’abitazione dove era in atto il festeggiamento risultavano completamente abbassate. Gli investigatori del Ros avevano localizzato l’appartamento in un’area collinare di Catona, a poca distanza dalla discoteca “Limoneto”. Curiosità aveva suscitato il ritrovamento di volumi di Pagine Bianche e Pagine Gialle di Napo- li che gli inquirenti avevano inquadrato come il segnale di uno spostamento temporaneo del boss all’ombra del Vesuvio. Il colonnello Giardina ha parlato anche del matrimonio della figlia di Pasquale Condello ricordando che nell’occasione fu letto un messaggio augurale del Papa. Si è, quindi, soffermato sui ruoli di personaggi come Andrea Vazzana, nipote del boss, e Alfredo Ionetti, definito dall’ufficiale come «storico amico dei Condello». Ionetti aveva fatto parecchia strada seguendo il boss: «Da fruttivendolo – ha commentato Giardina – era diventato il gestore dei beni della cosca Condello, con un patrimonio stimato in 65 milioni di euro». Abituato ad affrontare anche le situazioni più complicate, Ionetti in un’intercettazione ambientale, conversando con il figlio Daniele diceva: «Non ti sposare ora che abbiamo tutto sotto sequestro, se aspetti faremo le cose in grande». L’ex comandante del Ros provinciale si è poi soffermato sulla figura di Francesco Vazzana titolare di un patrimonio da paperone che si era giustificato soste- nendo di aver vinto due miliardi a un lotteria acquistanto un biglietto in una ricevitoria di Campo Calabro. Il colonnello Giardina ha trattato a lungo la figura di un altro personaggio, l’imprenditore Ugo Marino. E a proposito di Marino ha ricordato l’inaugurazione in grande stila, la sera del 13 maggio 2007, di un negozio “Paciotti” a Taormina, presenti politici, magistrati, imprenditori e personaggi del mondo dello spettacolo. Le immagini della cena erano state immortalate dalle telecamere piazzate dal Ros. Giardina ha definito l’imprenditore Ugo Marino come soggetto vicino alla cosca Condello. Alla famosa cena, che si tenne presso il lussuoso ristorante “Baronessa” di Taormina, oltre ai personaggi istituzionali e del jet set, avrebbe partecipato anche «tutta la ’ndrangheta dei Condello», espressione usata – come ricordato dall’ufficiale dell’Arma – proprio da Marino in una conversazione intercettata. Il colonnello Giardina ha aggiunto che Marino è indicato dai collaboratori di giustizia, in particolare Paolo Iannò, Giovanni Riggio e Antonino Gullì come personaggio vicino alla famiglia del “Supremo”. La figura di Marino ha assorbito la seconda parte della deposizione che ha visto il colonnello Giardina impegnato davanti ai giudici del Tribunale. L’esame del più importante teste inserito nella lista dell’accusa continuerà anche nella prossima udienza, in programma venerdì 25 novembre. La Cassazione conferma le pene di due anni al padre, quattro mesi al figlio e 17mila euro di risarcimento Sparatoria di Mortara, definitive le condanne Definitive le condanne per la sparatoria di Mortara. L’episodio si era registrato il 2 maggio 2008 e aveva avuto per protagonisti Demetrio Antonio Neri, 53 anni, e il figlio Pasquale, 28 anni. Secondo l’accusa il padre aveva esploso nove colpi di pistola all’indirizzo di Giacinto Ferro, suo vicino di casa, al culmine di una lite per futili motivi (il cagnolino della vittima aveva inseguito la figlia dello sparatore in transito in sella a uno scooter). Nella vicenda c’era stato il coinvolgimento del figlio di Demetrio Antonio Neri. I colpi esplosi erano andati a vuoto. Secondo l’impostazione accusatoria Giacinto Ferro era riuscito, con un movimento repentino, a schivare due colpi indirizzati al bersaglio grosso. Padre e figlio si erano presentati davanti al gup Santo Melidona per essere giudicati con il rito abbreviato. Il giudice aveva derubricato il reato di tentato omicidio in violenza privata e, con sentenza del 26 novembre Il processo per la sparatoria di Mortara è stato definito in Cassazione; avvocato Carolina Musicò 2008, aveva condannato Demetrio Antonio Neri a 2 anni di reclusione e 600 euro di multa, mentre Pasquale Neri aveva avuto una condanna a 4 mesi di reclusione con pena sospesa. Nel corso dell’udienza celebrata in un’aula del Cedir, il pubblico ministero Francesco Tripodi aveva sostenuto la responsabilità di Demetrio Antonio Neri in ordine all’accusa di tentato omicidio e aveva chiesto la condanna 6 anni di reclusione. Per Pasquale Neri, invece, aveva sostenuto la responsa- bilità in ordine ai reati di lesioni, percosse e minacce e aveva chiesto la condanna a un anno di reclusione. A rappresentare la parte civile c’era l’avvocato Carolina Musicò che aveva chiesto la condanna dei due imputati per tutti Intervento dei Vigili del fuoco per domare l’incendio che ha avvolto una Smart i reati contestati e al risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali, ottenendolo sin dal primo grado con 17 mila euro, oltre al rimborso delle spese legali. Nella discussione era intervenuto l’avvocato Giuseppe Putortì che aveva contestato la versione dei fatti fornita dalla parte offesa, sostenendo che non c’era stata alcuna volontà omicida. Putortì aveva concluso chiedendo la derubricazione del tentato omicidio in violenza privata. La tesi del difensore era stata accolta dal gup Melidona che aveva anche disposto la revoca della misura degli arresti domiciliari e il il ritorno in liberto di Demetrio Antonio Neri. La Corte d’appello, con sentenza del 5 ottobre 2010, aveva confermato integralmente quanto deciso dal giudice dell’udienza preliminare. Adesso è arrivata la decisione della Cassazione che ha dichiarato inammissibili i ricorsi degli imputati. Le condanne sono, così, diventate definitive. Salvatore Arena e Antonio Eroi durante l’incontro alla Provincia Eroi riceve il responsabile recapito Arena Nasce la sintonia tra la Provincia e Poste Italiane Il presidente del Consigio provinciale Antonio Eroi ha ricevuto Salvatore Arena, responsabile Recapito di Poste Italiane in Calabria. Un incontro la cui genesi è spiegata da Eroi: «È doveroso evidenziare che la liberalizzazione dei servizi postali ha comportato l’ingresso nel mercato anche di altri operatori privati per il recapito, pertanto alcuni eventuali ritardi non possono e non devono essere addebitati solamente a Poste Italiane. Ciò nonostante, di fronte alle numerose segnalazioni ricevute, soprattutto dai cittadini residenti nella zona sud della città, siamo stati anche noi i primi a rivolgerci direttamente a Poste Italiane. A tal proposito abbiamo chiesto ed ottenuto rassicurazioni sulla puntualità del servizio e nello stesso tempo, però – prosegue Eroi – abbiamo anche chiesto come Ente Provincia cosa possiamo fare noi per Poste Italiane. La risposta è stata: incontriamoci». Da questa premessa «abbiamo avvertito l’esigenza di dare vita ad una prima riunione operativa ufficiale». Dopo le sollecitazioni della settimana scorsa, «con il responsabile regionale del Recapito si è fatto il punto della situazione in merito al servizio, evidenziando i primi risultati di una proficua e sinergica collaborazione». Ed è subito stata sintonia ra Poste Italiane e Provincia. Alle rassicurazioni fornite è seguita la comunicazione del completamento della copertura dell’organico degli addetti al recapito in città e in provincia, a partire dal 3 novembre. Per partecipare alle selezioni chiunque può inviare il proprio curriculum tramite il sito web di Poste Italiane (www.poste.it) nella sezione “lavora con Noi”. Dall’ultima selezione, sono stati 32 gli operatori assunti a tempo determinato, di cui 8 operatori addetti al recapito destinati a coprire il servizio per la zona Sud, a cui si aggiungono altri tre per la zona Nord, esattamente come anticipato nelle settimane scorse. «La presenza di Poste Italiane arriva ovunque – sottolinea Eroi – . La capillare distribuzione dei suoi sportelli sul territorio ed il lavoro quotidianamente svolto da tutti gli operatori addetti al recapito rappresentano dei punti di forza su cui costruire collaborazioni importanti. Come Ufficio di presidenza del Consiglio, in sintonia con il presidente Raffa, favoriremo nel tempo una partnership preziosa in cui crediamo quale momento di eccellenza e di crescita per il territorio». Nel corso della riunione, Arena ha evidenziato come per garantire un corretto recapito della corrispondenza alla popolazione sia importante che tutti i Comuni forniscano in modo puntuale ogni aggiornamento utile di carattere to- «Adesso – auspica Eroi – dobbiamo organizzare occasioni d’incontro con i Comuni» ponomastico. «È evidente – ha sottolineato il responsabile del recapito – che una corretta distribuzione della posta dipende anche da una serie di importanti fattori esterni, quali un’adeguata toponomastica, un corretto indirizzo (via e numero civico) e la presenza all’esterno delle abitazioni di cassette postali accessibili ai portalettere, sulle quali devono essere indicati i potenziali destinatari della corrispondenza che vi sono domiciliati». In questa direzione il presidente Eroi ha auspicato l’organizzazione di nuove occasioni di incontro tra Poste Italiane e tutti i rappresentanti dei Comuni, in modo che questi possano fornire, in modo diretto, informazioni sulla qualità del servizio reso dall’Azienda sul territorio, e al tempo stesso, conoscere i nuovi servizi offerti ai cittadini e alle Pubbliche Amministrazioni. TERRAZZAMENTO Precisazione dei difensori di Maurilia Ziino Colanino A Pentimele auto in fiamme sotto il cavalcavia «Semplice trasporto di inerti» La colonna di fumo ha alimentato la preoccupazione e allertato l’intervento dei Vigili del fuoco. Si trattava dello spettacolare incendio di una vettura a Pentimele zona nord della città. La squadra che è intervenuta intorno alle 15 di ieri sotto il cavalcavia che porta dal Pala Calafiore di Pentimele alla SS18, avvistando la densa nube di fumo in lontananza, si aspettava di trovare uno scenario ben più inquietante. Sfatata subito la preoccupazione, infatti la squadra giungendo sul posto, in mezzo alle fiamme ed al fumo ha intravisto una Smart, ormai completamente avvolta dalle fiamme. Il proprietario della piccola utilitaria, apprestandosi a metterla in moto, udiva uno strano rumore proveniente dal vano motore e riusciva a mettersi in salvo, prima che l’auto fosse completamente avvolta dalle fiamme, propagatesi con maggiore velocità, anche a causa del materiale plastico che forma la scocca. L’intervento dei pompieri ha scongiurato danni alla struttura sovrastante, che ospita la linea ferrata ed ai cavi telefonici cablati fuori trincea. I vigili del fuoco durante l’intervento di ieri pomeriggio Dagli avvocati Paolo Venezia e Giuseppe Renato Milasi riceviamo e pubblichiamo: «Quali difensori di fiducia della signora Ziino Colanino Maurilia, amministratore unico della Ge.Cos. srl Costruzioni Generali, nel procedimento in corso di discussione avanti al gup presso il Tribunale di Reggio, nell’operazione denominata “Terrazzamento”, della quale avete dato notizia nella copia in edicola il 10 novembre 2011, nell’articolo intitolato “Arena: Morisani risponderà alla città”, rilevato che dalla lettura dell’articolo il lettore può essere indotto a credere che la nostra assistita sia imputata del reato di formazione e gestione di discarica abusiva “a Bovetto in un terreno destinato ad un polmone di verde”, riteniamo necessario precisare e chiediamo che sia portato a conoscenza dei lettori della Gazzetta del Sud che alla signora Ziino Colanino, nella sua qualità, non è contestato il suddetto reato, ma semplicemente ed esclusivamente di “avere effettuato un’attività di trasporto illecito di rifiuti speciali non pericolosi del tipo inerti di demolizione in assenza della prevista iscrizione all’Albo Nazionale Gestori Ambientali, quale titolo autorizzativo al trasporto dei predetti rifiuti”. In sostanza, l’unico fatto che si imputa all’impresa, e quindi alla sua legale rappresentante, è di non essersi dotata di una previa autorizzazione amministrativa al trasporto, che, secondo l’Ufficio di Procura procedente, sarebbe stata necessaria al fine di conferire regolarità puramente formale all’invio dei residuati, per il resto perfettamente legittimo. Tesi questa che è stata già contestata dai sottoscritti difensori e che deve essere ancora vagliata dal giudice dell’udienza preliminare». Sabato 12 Novembre 2011 Gazzetta del Sud 42 Reggio Tirrenica . BAGNARA-SCILLA L’ennesimo cedimento poco prima della cava di Musella. Poi un nuovo allarme: s’ingrossa pericolosamente il torrente Mancuso Maltempo. E la Statale ricomincia a venire giù Miracolosamente illeso il conducente di un’auto sommersa dalla frana. La “18” chiusa tutta la notte Giusy Caminiti VILLA SAN GIOVANNI Circolazione interrotta sulla strada statale tra i comuni di Scilla e Bagnara, a causa di una frana che nel pomeriggio di ieri è venuta giù dal costone che sovrasta a poche centinaia di metri l’ingresso del comune bagnarese. Erano le 17,15 circa quando una parte della montagna è caduta, spinta dalla forza dell’acqua, abbattendosi su un’auto in transito, al chilometro 505.600, poco prima della cava di Musella. Grande panico per il conducente dell’autovettura colpita, che comunque è riuscito a scendere dall’abitacolo e solo per un caso fortuito è rimasto illeso. Immediato l’intervento dei vigili urbani di Bagnara, dei militari della locale stazione dei carabinieri e degli uomini dei vigili del fuoco. Il sindaco Cesare Zappia ha investito del problema anche l’Anas, che cura la manutenzione della strada, i cui mezzi meccanici (interessate dall’Anas due ditte) sono giunti sul posto già poco prima delle 18. Lo stato di allerta meteo ancora persistente sulla regione, soprattutto nella fascia meridionale, e il buio della serata non hanno permesso di verificare nell’immediatezza del fatto la pericolosità del costone franato, per cui il primo cittadino, in via cautelare, ha comunque emanato un’ordinanza di chiusura della strada statale e di interdizione completa della circolazione. I detriti che hanno invasato le carreggiate in entrambi i sensi di marcia sono stati rimossi in poche ore, ma resta l’allarme per una situazione che potrà essere verificata Anche il sindaco Zappia (in fondo) con i tecnici e i i vigili sul luogo della frana soltanto con le prime luci dell’alba. La giornata di oggi, dunque, sarà interamente dedicata all’analisi delle cause che hanno portato alla frana di ieri, ma soprattutto all’individuazione degli interventi per la messa in sicurezza dl costone. Un costone purtroppo non nuovo a questo tipo di cedimenti se è vero, come è vero, che proprio tutto il tratto di statale compreso tra la frazione di Favazzina (Scilla) e il comune di Bagnara cede ad ogni temporale. Talvolta va bene, perché cadono solo piccoli detriti, in altre circostanze (ed anche troppe per la verità!) viene giù una parte consistente della montagna friabile, a dispetto di muri e reti di sicurez- VILLA S. G. In sinergia tra Comune e scuola Infanzia, contro ogni abuso la campagna Fiocco giallo Maria Ponente VILLA SAN GIOVANNI Conferenza stampa di presentazione della campagna del “fiocco giallo” intitolata “Io proteggo i bambini... e tu?” organizzata dalla commissione Pari opportunità del Comune e dalla scuola. A prendervi parte, la presidente della commissione Maria Grazia Richichi, il vicesindaco Antonio Messina, il dirigente scolastico Graziella Trecroci e Albino Rizzuto, presidente del consiglio di circolo. «Interloquire, condividere, collaborare per creare un percorso di ritorno ai valori, primo fra tutti quello dell’infanzia e del rispetto del bambino», è il messaggio dell’iniziativa di sensibilizza- zione contro i maltrattamenti e gli abusi, attraverso cui si vuole evidenziare che le forme di violenza non sono solo quelle di prevaricazione psicologica o fisica, ma oggi possono essere ben altre, meno evidenti ma molto più pericolose, che finiscono per creare una situazione di egocentrismo nel bambino che perviene al centro di un universo in cui esercita non i suoi diritti ma i capricci, non riuscendo poi ad orientarsi. Ecco dunque la necessità di rete tra i diversi mondi a cui il piccolo appartiene: famiglia, scuola, chiesa, luoghi anche nei quali – evidenzia Richichi – «occorre dire basta alla violenza». Dalla collaborazione con tali mondi, la Commissione ha potuto realizza- Scuole chiuse Il maltempo non concede davvero tregua nella zona di Bagnara. In serata il sindaco Cesare Zappia, che si è tenuto costantemente in contatto con i tecnici e gli esperti della Protezione civile, visto che sino alle 13 di oggi è prevista una situazione di “allerta 3” (ovvero grave) legata alle avverse condizioni metereologiche, ha deciso di chiudere tutte le scuole di ogni ordine e grado per motivi di sicurezza. Si torna regolarmente in aula lunedì. re la campagna “fiocco giallo”, una interessante settimana ricca di iniziative dedicate ai più piccini con laboratori e percorsi creativi con il contributo gratuito di alcune associazioni come la Bottega dei Talenti, l’Agesci, la Diocesi, grazie alle quali i bambini avranno a disposizione diverse attività di supporto a quelle della scuola, che rimarrà ogni giorno aperta fino alle 20 mettendo tra l’altro a disposizione un numero, 0965/882882, per offrire consulenza gratuita di natura psicologica e legale. Questa – ha evidenziato Messina – è solo una delle tante iniziative in cantiere, tra le quali ha ricordato un importante progetto per la creazione di “micro-nidi aziendali”, o la campagna che verrà presto lanciata di “Rispetto e tutela del territorio”. A concludere l’incontro, Rizzuto, che ha evidenziato l’instancabile lavoro che la scuola da sempre svolge e che rende tale iniziativa non fine a sé stessa. za. Non resta che aspettare i sopralluoghi odierni per capire l’entità dell’intervento che l’Anas dovrà porre in essere per la messa in sicurezza e per scongiurare altre cadute di massi. E mentre il sindaco Zappia era sul luogo della frana assieme a tutto il personale che stava intervenendo, è scattato un altro allarme derivante da una situazione di rischio idrogeologico. Zappia è praticamente “volato via” per un diverso sopralluogo, quello del torrente Mancuso, sempre in territorio bagnarese, poco distante da dove è caduta la frana, sempre nei pressi della cava di Musella. Nel tardo pomeriggio il torrente si è riempito e ha cominciato a portare giù davvero di tutto, compreso materiale di risulta. È stato quindi necessario chiudere la Statale da Favazzina sino a Bagnara. E torna di attualità il problema della regimentazione delle acque dei torrenti, da tenere sotto controllo maggiormente in zone in cui il corso del torrente si trova tra rocce friabili quali quelle della Costa Viola. Tra montagne che si sgretolano e corsi d’acqua che alle prime piogge destabilizzano la sicurezza delle comunità e creano seri pericoli, le amministrazioni vivono uno stato di continua allerta e di grande assunzione di responsabilità. Non bastano le segnalazioni; non sono sufficienti gli interventi preliminari; non lo sono neppure i monitoraggi postumi agli eventi. Servono interventi radicali e risolutori, quali speriamo possano essere quelli che già oggi a Bagnara si deciderà di attuare.(ha collaborato Roberta Macrì) VILLA Il gruppo consiliare lamenta il mancato coinvolgimento Ponte, il Pd contro il sindaco La Valle «Così non si fa il bene della comunità» VILLA SAN GIOVANNI. Il contrac- colpo non è mancato dopo la partecipazione del sindaco Rocco La Valle alla conferenza dei servizi convocata a Roma giovedì dal ministero delle Infrastrutture per un confronto tra tutti gli enti territoriali e interferenti sul progetto del Ponte sullo Stretto. “Informazione e volontà di dialogo democratico” è il titolo dato dal circolo villese del Partito democratico a un comunicato che porta la data di ieri e in cui si lamenta la mancanza di rapporto con la minoranza da parte dell’Amministrazione e della sua guida, nel senso di una mancata comunicazione e conseguente determinazione in merito del Consiglio. «Il gruppo del Pd nel consiglio comunale – si legge – apprende da comunicati, apparsi sulla stampa locale, che il sindaco Rocco La Valle, insieme agli altri rappresentanti istituzionali, ha partecipato alla conferenza dei servizi, svoltasi a Roma, per dare il via libera alla procedura per la dichiarazione di pubblica utilità da parte del Cipe in merito alla costruzione del Ponte sullo Stretto. Il Gruppo Pd prende atto, ancora una volta e con rammarico, che il sindaco e l’amministrazione di centrodestra della città intendono procedere sull’argomento, così importante per il futuro della comunità, senza il naturale coinvolgimento del consiglio comunale, privandolo di una corretta e puntuale informazione sull’evoluzione della situa- Il capogruppo Pd in Consiglio, Calabrò zione e sulle iniziative intraprese o da intraprendere». Una situazione, secondo i democratici villesi, in controtendenza rispetto al dato nazionale: «Il contesto e gli scenari politici italiani stanno rapidamente e tumultuosamente cambiando; le dimissioni del governo Berlusconi e le nuove soluzioni politiche che si stanno determinando a livello nazionale, dovrebbero rappresentare una forte motivazione a soprassedere, anche in sede locale, nella effettuazione di scelte e decisioni che potrebbero avere per la nostra cittadina conseguenze e ripercussioni molto negative, comunque imprevedibili, ma fatalmente irreversibili». Dopo la richiesta di qualche giorno fa, sempre a mezzo stam- pa, con cui il gruppo Pd invitava La Valle «a riprendere il dialogo con la città e le forze politiche in essa rappresentate, recuperando in positivo lo spirito che aveva contraddistinto e animato i lavori della Commissione consiliare Ponte piano strategico», oggi lo stesso gruppo «riscontra che il dialogo e lo scambio continuo di informazioni che sembra contraddistinguere l’attuale fase della politica nazionale (quella seria) in nome del perseguimento del bene comune, a Villa San Giovanni, non pare trovi cittadinanza, visti i comportamenti unilaterali del sindaco e della sua giunta. Forse si preferisce mantenere relazioni e rapporti con neo-movimenti, non meglio identificati, anziché costruire e consolidare una corretta dialettica democratica, anche con le forze di opposizione presenti in consiglio comunale per legittima volontà degli elettori villesi». In un preciso affondo finale il Pd assicura massima attenzione ed allerta, scrivendo: “Il gruppo Pd, nel ribadire la propria ferma volontà di mantenere alta l’attenzione sui gravi problemi che incombono su Villa San Giovanni, non mancherà di fare sentire le proprie ragioni (con proposte ed iniziative) volte a contrastare gli effetti negativi di una politica sbagliata che non favorisce un armonico sviluppo della città, purtroppo patrocinata da questo sindaco e dalla sua giunta».(g.c.) BAGNARA Nuova riunione dei Comuni al Dipartimento urbanistica della Regione Il Piano strutturale alle battute finali Roberta Macrì BAGNARA Piano strutturale associato: battute finali. Riunione dei comuni al dipartimento urbanistica della Regione. Nei mesi scorsi era stata annunciata la redazione del nuovo piano e la costituzione dell’associazione dei comuni (ne fanno parte Bagnara, capofila, Scilla, S. Eufemia d’A., Sant’Alessio, S. Stefano e Sinopoli). Si tratta di uno strumento che consentirà la riorganizzazione urbanistica del territorio dei comuni coinvolti, con l’obiettivo di riuscire a stilare un piano partecipato che risponda alle esigenze dei territori. Al riguardo l’arch. Saverio Putortì, direttore generale del dipartimento urbanistica della Regio- Il vicesindaco Giuseppe Spoleti ne, ha convocato i Comuni associati per tracciare un primo bilancio sullo stato del piano e sollecitare lo studio di valutazione ambientale strategica in modo da predisporre iniziative mirate allo sviluppo, attraverso il potenziamento di attività produttive, sociali, tenendo conto della viabilità e delle sue criticità. Il vicesindaco Giuseppe Spoleti, con delega all’Urbanistica, ha spiegato: «Insieme al sindaco Zappia abbiamo messo in evidenza le esigenze dettate dal territorio e la stesura di un piano partecipato è fondamentale per dare al paese un atto di indirizzo. Questo strumento dovrebbe rispondere alla vocazione turistica del nostro territorio e puntare al potenziamento delle attività produttive e dei servizi senza tralasciare la tutela e salvaguardia del territorio». In particolare a Bagnara non può più essere esclusa l’area portuale, sia per l’importanza della marineria lo- cale sia per l’investimento realizzato sul porto cittadino, trasformato in porto turistico. «Il porto – ha ribadito Spoleti – rappresenta un volano di sviluppo per il nostro territorio: è risaputo che la pesca è una delle principali risorse della cittadina, motore dell’economia locale». Piano strutturale significa anche dare respiro alla viabilità. «Il problema della viabilità è fondamentale per lo sviluppo turistico di ogni territorio: in particolare concorderemo l’aspetto della gestione e pianificazione della viabilità insieme ai comuni limitrofi. Questo strumento avrà un ruolo decisivo soprattutto alla luce della costituzione della città metropolitana e dell’Area metropolitana dello Stretto». BAGNARA Ucciso nel 1982 dalla mafia Presentata al Comune la prima edizione della gara podistica organizzata con l’Asd running di Palmi Gerbera gialla in memoria dell’ing. Gennaro Musella Rosarno domani corre “per restare insieme” BAGNARA. Sarà presentato lune- dì alle 10,30 al Grand Hotel Victoria il percorso “Gerbera gialla oltre la memoria” nel ricordo di Gennaro Musella. L’evento è stato promosso da Adriana Musella presidente dell’associazione Riferimenti, coordinamento nazionale antimafia, in collaborazione con l’associazione Olimpia di Bagnara, e patrocinato dalla Regione Calabria e dal Comune. Alla manifestazione interverranno il sindaco Cesare Zappia, i presidenti di Provincia (Raffa) e Consiglio regionale (Talarico), la stes- sa Musella, don Rosario Pietropaolo, il dirigente scolastico Angela Maria Palazzolo, il giornalista Domenico Nunnari, lo scrittore Ulisse di Palma, il rappresentante dell’Olimpia Francesco Iermito, il prof. Stefano Monterosso. Il progetto avviato da Adriana Musella, figlia dell’ingegnere ucciso dalla mafia a Reggio Calabria il 3 maggio 1982, per aver denunciato gli illeciti nell’appalto dei lavori per la realizzazione del Porto di Bagnara, nasce dalla necessità di non archiviare la memoria, e ribadire il diritto alla vita.(r.m.) Carmen Lacquaniti ROSARNO È stata presentata nella sala riunioni del Comune la prima edizione della gara podistica “Corrirosarno” organizzata dall’amministrazione comunale e l’Asd running di Palmi. La gara, che si svolgerà domani, è inserita nel calendario della Federazione Italiana di Atletica leggera (Fidal. All’incontro, presieduto dal sindaco Elisabetta Tripodi e dall’assessore alle Politiche giovanili Francesco Bonelli, ha partecipato an- Il presidente Francesco Solano che il vicesindaco, Carmelo Cannatà, e gli assessori Michele Brilli e Michele Fabrizio. Il primo cittadino si è detta entusiasta dell’organizzazione di un tale evento che «mira a creare aggregazione e coesione sociale. Il nostro intento è quello di creare momenti di aggregazione e il mio augurio è che vi partecipino numerose famiglie». Il sindaco ha inoltre ringraziato l'associazione Asd running di Palmi e i molti sponsor che hanno affiancato l’amministrazione nell’organizzazione di tutte le attività previste. L'assessore Bonelli, nell’illustrare l’iniziativa, ha ricordato che è la prima volta che a Rosarno viene organizzato un evento del genere. «Le gare si svolgeranno su un circuito di circa 3 chilometri che attraverserà le vie principali della città. Bambini, ragazzi, adulti (amatori e professionisti), si cimenteranno in percorsi che vanno da 1 a 9 chilometri». Francesco Solano, presidente dell’Asd running, ha affermato che «è importante diffondere un’idea positiva dello sport per avvicinare le giovani generazioni a questa pratica positiva. Le associazioni sportive sono molto importanti per la vita sociale di un paese ed è molto importante che le amministrazioni facciano la loro parte, proprio come sta avvenendo a Rosarno». Un plauso per l’organizzazione di questa inziaitiva è venuto anche da Salvatore Auddino, della società Mileto Marathon, che vede nell’organizzazione di simili giornate l’opportunità di far emergere quanto di più bello ha da offrire il nostro territorio. Gazzetta del Sud Sabato 12 Novembre 2011 43 Reggio Tirrenica . LA TESTIMONIANZA A Palermo il procuratore aggiunto Prestipino ha ripercorso storie emblematiche GIOIA La Provincia minimizza il blocco Sicurezza del Budello, se la ditta non incassa Suicidio di Maria Cacciola, svolta di Giuseppina Pesce, lettera di Annarita Molè i cantieri non ripartono Donne che hanno ripudiato i clan REGGIO. «Spero che ogni donna sia protagonista di un cambiamento in nome della legalità: in Calabria sono loro l’ago della bilancia, è grazie alle donne che la mafia può essere battuta». È l'auspicio lanciato dal procuratore aggiunto Michele Prestipino, della Dda di Reggio Calabria, dalla bottega di Libera, a Palermo, durante un seminario sulle donne di mafia analizzate nel monografico della rivista Meridiana dedicato, appunto, alle protagoniste di Cosa nostra, 'Ndrangheta, Sacra corona unita e Camorra. Il magistrato ha ricostruito le differenze tra le organizzazioni criminali siciliane e calabresi, a partire dalle cifre: «A Bagheria negli anni d’oro della latitanza di Bernardo Provenzano, il libro mastro custodito dal geometra Giuseppe Di Fiore contava un elenco di 27 persone su 50mila residenti. A Rosarno, comune di 15mila abitanti, ci sono quattro potentissime cosche, quattro famiglie fiancheggiatrici con 500 organici. C'è un rapporto di densità criminale triplo rispetto alla Sicilia, come avviene anche in altri comuni della Calabria». Più laceranti e complesse le storie delle donne calabresi che hanno provato a ribellarsi e che raccontano un territorio dove l’omertà è ancora opprimente. A partire dalla storia di Maria Concetta Cacciola, figlia di Michele Cacciola, cognato del boss Gregorio Bellocco, capo dell’omonima cosca di Rosarno, e che a 31 anni si è suicidata ingerendo acido muriatico, dopo aver deciso di collaborare con i magistrati. La Cacciola era cugina di un’altra pentita, Giuseppina Pesce, che dopo essere stata costretta dalla famiglia a ritrattare ha ripreso a collaborare. È tragica un’altra storia proveniente da Vibo Valentia, che racconta la fine di Santina Buccafusca, suicida a 38 anni dopo aver deciso di parlare ai magistrati. E poi c'è Lea Garofalo, collaboratrice di giustizia dal 2002, scomparsa nel 2009 a Milano, compagna del potente affiliato Carlo Cosco. «È stata rapita, torturata, uccisa con un colpo di pistola e il suo corpo fatto sparire grazie ai 50 litri di acido trasportati su un furgone noleggiato a Milano», racconta Enza Rando, dell’ufficio legale di Libera che oggi difende la figlia di Lea, Denise. «Di fronte al mancato ritrovamento del corpo è stato detto che Lea Garofalo non è morta, ma ha abbandonato la figlia per andare in vacanza – prosegue l’avvocato – ma il cinismo del padre si è spinto oltre: ha fatto conoscere alla figlia un coetaneo calabrese che ha frequentato fino a innamorarsene, salvo poi scoprire che si trattava del carnefice della madre. Pensate con quale coraggio e con quanta lacerazione Denise sta affrontando il processo contro il padre. Lo fa LAUREANA Strade interrotte e frane I piccoli Comuni in balia della pioggia Michelangelo Monea LAUREANA DI BORRELLO Nella zona del laureanese, una zona che comprende i territori di diversi comuni tra cui Candidoni, Serrata, Feroleto della Chiesa e San Pietro di Caridà e poi più giù Galatro, Giffone e via via tutti gli altri fino alle zone interne della provincia di Reggio Calabria, ogni volta che piove si ripropongono gli stessi problemi: le frane, gli allagamenti di terreni coltivati, le interruzioni stradali di vie di comunicazione tra i paesi, delle strade comunali, provinciali ecc.ecc. In questo periodo, insomma, l’allarme è continuo. Non solo come avviene per i paesi che insistono in prossimità di corsi d’acqua, ma anche in tutti gli altri centri collegati da una delle peggiori strade della provincia reggina: la strada prov. 4 ex 536 che congiunge dal tempo dei Borbone Taurianova (al centro della Piana di Gioia Tauro) ad Acquaro in provincia di Vibo Valentia. È una strada impervia la ex 536, in specie negli ultimi venti chilometri, con sali-scendi continui piena di curve quasi tutte pericolose e La strada franata l’anno scorso in località Mantegna a Laureana di Borrello Maria Concetta Cacciola Giuseppina Pesce per raccontare la storia di sua madre, una donna ribelle che in tutti modi si è aggrappata alla vita. Da quella morte io voglio rinascere, mi ha detto Denise, ora 19enne». Ma la strada è ancora in salita, perchè a Carlo Cosco, che ha dichiarato un reddito inferiore agli 11mila euro, è stato pure concesso il gratuito patrocinio, una decisione contro cui l'avvocato Rando si è opposta. Ed è un’altra figlia calabrese a spesso rimpicciolita per frane non rimosse o per smottamenti mai messi in sicurezza. In tutte le stagioni, poi, si ripropongono le grandi preoccupazioni per i difficili collegamenti con i centri ospedalieri, con gli uffici ormai centralizzati e con le scuole pubbliche di ogni ordine e grado. Anche le importanti vie di collegamento dei centri abitati con le campagne non ripristinate, attraverso strade comunali o intercomunali come la strada San Giovanni Talania tra Candidoni e Laureana o la “Muritundina” di Laureana o quella della vecchia Borrello da anni inagibile (l’unica che in caso di interruzione, facile peraltro, della Provinciale 4, consentirebbe a Serrata di comunicare con il resto del mondo), producono enormi danni alla già asfittica economia agricola, per la difficile coltivazione dei terreni. A tutto questo vanno aggiunti due fattori: penuria di risorse e indifferenza politica. Annarita Molè raccontare il percorso accidentato della legalità nelle terre della 'Ndrangheta: Annarita Molè, vincitrice al liceo scientifico di Rosarno di un premio per la legalità consegnato davanti al magistrato Michele Prestipino lo scorso anno. Figlia di un capoclan ucciso a Gioia Tauro nel 2008, la ragazza ha scritto nel suo componimento, letto dal Pm Prestipino alla bottega di Libera, di aver amato molto il padre, «Ma era un uomo che ha sbagliato e ha pagato con la vita. Attraverso la sua vita rocambolesca e gli effetti dell’illegalità ho capito cosa vuol dire legalità. Il potere, il facile guadagno senza sudore e senza conquista, disintegrano i valori, annullano la persona, distruggono l’esistenza e l’anima di chi ti sta accanto. Per questo voglio studiare e diventare una persona rispettata per il bene che fa e non per il suo cognome».(ansa) GIOIA TAURO. Ci sarebbe finalmente una schiarita nel problema della sospensione dei lavori per la messa in sicurezza del fiume Budello appaltati dalla Provincia all’impresa Cafissi Alvaro per un importo di oltre cinquecentomila euro e virtualmente fermi, salvo qualche sporadico intervento di natura tecnica, da circa due settimane. L'attività di cantiere potrebbe riprendere regolarmente, è stato assicurato, lunedì prossimo e già ieri nel tratto interessato ai lavori dell’intervento previsto per la sistemazione e la realizzazione delle paratie di contenimento sugli argini si sono viste all’opera squadre di operai impegnate soprattutto alla rimozione di materiale, la cui presenza è stata considerata pericolosa in caso di piogge insistenti. La sospensione è stata provocata da motivi di natura economica. Ovvero la Provincia, ente appaltante, non avrebbe saldato, come previsto, le anticipazioni dovute all’impresa per mancanza di fondi. È questo è il nodo e se l’impresa non avrà i fondi i lavori rimarranno bloccati. Ma a monte ci sarebbe un altro problema: alla Provincia, si afferma, non sarebbe ancora arrivato il finanziamento messo a disposizione ad hoc dalla Regione e promesso da tempo e grazie al quale è stato possibile procedere alla gara di appalto vinta appunto dall’im- presa Cafissi Alvaro. Lo stop ai lavori nei giorni scorsi era stato oggetto di una segnalazione-denuncia all’Ufficio tecnico della stessa Provincia fatta partire dal Comune di Gioia Tauro, a firma del sindaco avv. Renato Bellofiore e del dirigente l’Ufficio tecnico, ing. Angela Nicoletta, con la quale venivano chiesti lumi sullo stop dei lavori e ribadita l’esigenza improcrastinabile di una immediata ripresa. Da Reggio pare sia rimbalzata la giustificazione ma è stata fornita anche ampia assicurazione di una immediata ripresa dei lavori per il completamento dell’intervento programmato e previsto per la messa in sicurezza. Assicurazione, però, che senza moneta sonante non servirà a nulla. I lavori - prima dello stop stavano procedendo con un certo anticipo rispetto alle previsione riguardante i tempi tecnici. È stato anche garantito che saranno conclusi nel giro di qualche settimana - fondi permettendo - ovvero entro e non oltre il corrente mese di novembre. Lo stop ha creato non poca preoccupazione tra i cittadini direttamente interessati, ovvero nelle famiglie che vivono soprattutto nella zona che gravita sull'argine sinistro del Budello e considerata fortemente a rischio per i problemi a tutti noti e che si sono acuiti dopo la famosa esondazione del due novembre dello scorso anno.(g.s) ROSARNO Presentato il progetto per l’imprenditoria giovanile LAUREANA L’assessore regionale Caridi: 30 milioni alle aziende del porto Cortocircuito, fiamme e panico in piazza Giuseppe Lacquaniti ROSARNO Presentato presso l’Hotel Vittoria dall’assessore regionale alle attività produttive, Antonio Caridi, il “Progetto integrato a sostegno dell’imprenditoria giovanile”. Ad introdurre i lavori, seguiti da un pubblico numeroso e partecipe, sono stati il consigliere provinciale Giovanni Arruzzolo, che ha definito il progetto «uno spunto in più per dare ossigeno alla nostra economia fortemente martoriata», e il presidente della “Città degli Ulivi”, Giuseppe Zampogna, secondo cui la proposta dell’assessore Caridi è altamente innovativa, poiché offre ai giovani l’opportunità di realizzare i loro sogni nella propria regione, senza essere costretti a trasferirsi altrove. I contenuti del progetto, che prevede un impegno di spesa di ben 21 milioni di euro ed è indirizzato ai giovani tra i 18 e i 40 anni, sono stati illustrati da Caterina Nano, responsabile della Field Calabria, e dal commercialista Francesco Terranova, esperto in materia di finanza agevolata. Per l’assessore Caridi la Regione deve fare di tutto per mettere in campo azioni a favore dei giovani, che devono creare imprenditorialità, sviluppo ed economia. Per quanto riguarda il porto di Gioia Tauro l’assessore Caridi ha fatto presente di avere pronta una misura da mettere in atto per 30 milioni di euro da destinare ad incentivi per le imprese sane, «non quelle che hanno in questi anni rapinato le risorse e poi sono andate via». È un fondo consistente a beneficio dell’area, «per cui vogliamo confrontarci con le istituzioni locali, che ben conoscono la realtà territoriale, trattandosi di una scommessa che dobbiamo vincere insieme». LAUREANA DI BORRELLO. Nella centrale piazza Carmine di Laureana di Borrello un violento corto circuito elettrico ha provocato tanto panico e fortunatamente nessun danno alle persone. Le fiamme hanno generato un fuggi fuggi di moltissimi cittadini che a quell’ora, ore 17 circa di ieri, affollavano, come di consueto, sia il Corso Umberto nonché il ben noto viale Margherita solitamente il luogo preferito per la passeggiata serale egli studenti. Le fiamme ed il denso fumo nero sprigionato dal solito groviglio di fili elettrici e telefonici legati sui palazzi (come nei primordi e come ancora avviene nelle contrade africane) hanno rapidamente invaso sia il bar del corso sottostante nonché la parte superiore del vecchio palazzo Marzano ora adibito a casa di riposo. L’allarme , immediato, lanciato dal vice Sindaco Prof. Paolo Alvaro, presente sul posto, ha fatto intervenire prima i Carabinieri della stazione di Laureana che hanno provveduto ad evitare pericoli per la gente, quindi i Vigili del Fuoco e infine il pronto intervento dell’Enel si è adoperato fino a tardi a ripristinare la corrente elettrica in tutta quella parte del centro abitato rimasta senza corrente fino a notte. Ora bisognerà darsi da fare per scongiurare simili rischi. Questa volta non ci sono state conseguenza, ma è “diabolico” sfidare il destino.(m.m) 45 Gazzetta del Sud Sabato 12 Novembre 2011 Reggio Ionica . LOCRI L’assassinio a Casignana del giovane parrucchiere africese Salvatore Favasuli CONDOFURI Inflitti 18 anni a Domenico Giorgi uccise il presunto rivale in amore Armi e droga: bracciante in manette, denunciata la madre Il gup ha escluso l’aggravante della premeditazione. Assolto Zoccali Rocco Muscari LOCRI Condannato a 18 anni di reclusione e 3 di liberta vigilata a sentenza espiata, Domenico Giorgi, ritenuto l’esecutore materiale dell’omicidio di Salvatore Favasuli, il pomeriggio del 6 gennaio 2005 nelle campagne di Casignana. La sentenza è stata pronunciata dal gup di Locri, giudice Davide Lauro, che ha escluso le aggravanti della premeditazione e dei futili e abietti motivi, riconoscendogli la recidiva per i precedenti penali che gravano sul 29enne di San Luca. L’esclusione delle aggravanti ha inciso notevolmente sul verdetto, rispetto alla richiesta del pm Rosanna Sgueglia, che la termine della requisitoria aveva chiesto 30 anni di carcere, partendo dalla sanzione base dell’ergastolo ridotta per la scelta del rito abbreviato. La decisione del giudice accoglie una delle ipotesi della difesa Giorgi, composta dagli avvocati Piermassimo Marrapodi e Francesco Gambardella, che in sede di discussione hanno sostenuto l’assoluta mancanza di indizi riconducibili all’asserita organizzazione dell’agguato da parte del proprio assistito. Secondo i legali, infatti, le risultanze investigative sono frammentarie, in quanto la tesi di un presunto appuntamento fissato la mattina dell’agguato non è stato provato, in quanto manca ogni riferimento a captazioni telefoniche o ambientali che possano reggere l’ipotesi. L’avv. Marrapodi ha rilevato che il giudizio si conforma in parte a quanto affermato in sede di arringa, relativamente a Il sanluchese Giorgi il giorno dell’arresto Domenico Giorgi Salvatore Favasuli, la vittima CASSAZIONE Accolto il ricorso per il sidernese Antonio Scarfò Mafia e droga: le due “associazioni” vanno dimostrate separatamente LOCRI. La sesta sezione penale della Cassazione, in parziale accoglimento del ricorso presentato dall’avv. Leone Fonte a favore di Antonio Scarfò, ha annullato con rinvio per un nuovo esame al TdL di Reggio l’ordinanza confermativa della misura carceraria per associazione a delinquere di tipo mafioso. Scarfò, 47 anni, di Siderno, con altre 53 persone era stato tratto in arresto nell’ambito dell’operazione “Recupero”, con l’accusa di aver fatto parte di una associazione mafiosa e finalizzata al traffico di stupefacenti. In particolare, secondo la Dda reggina, l’indagato avrebbe fatto parte della ‘ndrina di contrada Lamia di Siderno a sua volta affiliata al L’avv. Leone Fonte clan Commisso. A fondamento dell’impianto accusatorio vi erano intercettazioni telefoniche e ambientali. E sul contenuto di queste ultime l’accusa aveva tratto una serie di indizi gravi a carico del 47enne. Secondo la Distrettuale tutto faceva parte del programma criminale a cui tutti gli indagati avevano aderito nell’ambito dell’associazione mafiosa. Da tale impostazione accusatoria ne discendeva l’appartenenza dello Scarfò sia all’associazione dedita al traffico di droga sia a quella di tipo mafioso. Il TdL condividendo la gravità indiziaria prospettata dall’accusa, confermava l’ordinanza applicativa della custodia carceraria. Avverso ta- un quadro probatorio «labile e lacunoso» per un processo definito «indiziario», per il quale attende di conoscere le motivazioni per avanzare appello. Il gup Lauro ha invece prosciolto dall’accusa di favoreggiamento personale, nei confronti di Giorgi, Saverio Zoccali, per il quale l’accusa aveva chiesto 2 anni di reclusione, dichiarando il non doversi procedere e, al contempo, inviando gli atti alla Procura per verificare se sussistano gli elementi per la riqualificazione del reato in false informazioni rese al pubblico ministero, some anche sostenuto e chiesto in sede di arringa dall’avv. Marco Tullio Martino. Secondo la tesi sostenuta del pm Rosanna Sgueglia, che si è richiamata alle risultanze investigative, Domenico Giorgi, ritenuto dagli inquirenti vicino alla omonima famiglia di San Luca “Boviciani", ha ucciso il 21enne parrucchiere per vendicare una presunta relazione tra la vittima e l’allora fidanzata del condannato, che all’epoca si trovava recluso. Negli atti del processo in abbreviato sono entrate anche alcune dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Rocco Varacalli, che ha rivelato agli inquirenti di aver appreso da Giuseppe Gioffré di San Luca, (ucciso a Bovalino nel dicembre 2009), che Favasuli sarebbe stato ucciso dal fratello maggiore di Antonio Giorgi, a sua volta rimasto vittima di un agguato il 31 ottobre del 2005 ad Africo Nuovo. Per l’assassionio di Antonio Giorgi i presunti responsabili, prossimi congiunti del giovane parrucchiere, sono stati condannati nel processo “Bellezza”. le decisione proponeva ricorso per Cassazione l’avv. Leone Fonte evidenziando che, se pur vero che le due associazioni possono coesistere e quindi essere contestate a uno stesso indagato, è altrettanto vero che vi deve essere una gravità indiziaria in ordine alla autonoma partecipazione nelle due associazioni, e ciò deve essere provato dall’accusa, secondo quanto stabilito dalla giurisprudenza a sezione unite della Cassazione. Questo importante principio veniva ribadito dalla difesa anche nel corso dell’udienza dinnanzi alla Suprema Corte, nella quale l’avv. Fonte ha evidenziato che non vi era alcun indizio a carico del 47enne in relazione alla partecipazione nell’associazione mafiosa. Condividendo, quanto rilevato dall’avv. Fonte, la Cassazione accoglieva il ricorso in relazione all’insussistenza del reato di associazione mafiosa, con rinvio per un nuovo esame.(r.m.) BOVA MARINA Dura nota di Caridi (Pd), Zavettieri (Socialisti) e Crupi (minoranza) MELITO Timori anche per l’occupazione Ospedale, la Uilp-Fpl contro l’atto aziendale: «Mortifica la realtà» Giuseppe Toscano MELITO Gli strali della Uilp-Fpl si abbattono sull’atto di riorganizzazione sanitaria dell’Asp 5. In una nota, il segretario aziendale, Domenico Scambia, parla di iniziativa che mira «ad impoverire, mortificare e ulteriormente disarticolare un presidio ospedaliere che, posto in un’area dalle tante difficoltà, nonostante tutto riusciva a dare risposte sanitarie pregevoli». Il sindacato parte dalla considerazione che al “T. Evoli” «ingiustamente vengono soppressi i servizi di anatomia patologica, cardiologia, centro trasfusionale, ecografia, farmacia, oculistica, odontostomatologia, orl, urologia, oncologia, gastroenterologia, postazione del 118, allergologia e persino la dermatologia, quest’ultima riconosciuta come centro d’eccellenza per la cura della psoriasi», tutti servizi «che curano migliaia di persone l’anno». Il responsabile aziendale della Uil-Fpl si ferma quindi a riflettere «sul punto dell’atto aziendale che mira a garantire il bisogno e la tutela di salute delle persone», in linea con le direttive nazionali e regionali. «Come si vuole – si chiede Scambia – garantire ciò? Chiudendo servizi vitali per il territo- rio, che nessun risparmio portano all’azienda ma creano disagio e spese ai pazienti, costretti dai paesini interni a spostarsi sulla Statale 106 fino a Reggio per avere assistenza?». Un altro tasto dolente battuto con insistenza dal sindacato «che non si rassegna alla chiusura» è quello del Punto nascita. «Anche in questo caso – sottolinea Scambia – ci chiediamo se non ci sia stato un certo disinteresse per l’ospedale di Melito. Altrimenti come riuscire a spiegare che ci sono aree del Nord-Est Italia con ospedali con meno di 500 parti l’anno che hanno ancora aperto il Punto nascite?». Più che pensare a tagliare in maniera indiscriminata occorre, sempre secondo Scambia, affrontare i problemi in maniera più attenta: «Ad esempio, c’è da affrontare con la massima urgenza l’istituzione dei servizi necessari per l’assistenza sul territorio, in atto molto carente. Ci preoccupa anche la salvaguardia dei posti di lavoro ed in prospettiva pure all’occupazione di tanti medici ed infermieri costretti ad emigrare». Infine, la “svista” in un certo senso “sospetta” di considerare autonomo il “T. Evoli”, che invece a breve sarà accorpato all’azienda Bianchi-Melacrino-Morelli CASSAZIONE Istanza dell’avv. Speziale SIDERNO Canapa, pena ridotta al sidernese Carlino «Figliomeni non è sottoposto al 41-bis» LOCRI. La Cassazione, in accoglimento dei motivi di ricorso proposti dall’avv. Antonio Speziale, nell’interesse di Saverio Carlino, ha annullato senza rinvio, riducendo a 4 anni e 4 mesi, la pena già rideterminata dalla Corte di appello di Reggio Calabria a seguito della prima impugnazione. Carlino, originario di Siderno, arrestato a seguito di un’operazione di polizia del 2009, finalizzata alla repressione di coltivazione di canapa indiana, veniva condannato, in abbreviato, in primo grado a 9 anni e 4 mesi. Pena ridotta dalla Corte di appello di Reggio a 5 anni. Il difensore proponeva ricorso per Cassazione deducen- do che tanto il gup quanto la Corte fossero incorsi nell’erronea applicazione della legge penale, ritenendo corretta la contestazione all’imputato di due distinte ipotesi delittuose, quella di coltivazione di canapa indiana e quello dell’aggravante dell’ingente quantità. La difesa deduceva tanto l’erronea applicazione della norma incriminatrice, quanto il difetto di motivazione che comunque doveva essere del tutto autonomo per entrambe le ipotesi di reato Tesi difensiva fatta propria dalla Cassazione, che ha accolto i motivi di ricorso proposti dall’avv. Antonio Speziale.(r.m.) MONASTERACE Doppio appuntamento «L’ex sindaco e la maggioranza irresponsabili» Finanze degli Enti locali Domenico Pangallo BOVA MARINA «Il nostro comune subisce l’ennesima amara e cocente sconfitta. Gli interessi generali del paese nuovamente umiliati». Lo affermano Carmelo Caridi e Domenico Zavettieri, rispettivamente segretari del Pd e dei Socialisti Uniti, e Vincenzo Crupi , ex consigliere comunale di minoranza, che tornano a puntare il dito contro l’ex sindaco e la sua maggioranza. «Dopo le clamorose sconfitte – si legge nella – piombate sul nostro paese relative alla bocciatura del finanziamento del Piano struttu- rale comunale e della raccolta differenziata, per futili e banali motivi, una nuova e più impressionante disfatta rende chiara, chiarissima, che la responsabilità pubblica dell’ex sindaco, dell’ex giunta e dell’ex maggioranza, era merce rara, anzi, rarissima. A rendere impressionante questa disfatta, non è solo il fatto che il paese sia stato escluso anche dal finanziamento regionale per la realizzazione ed il potenziamento dei centri di aggregazione giovanile, da parte del dipartimento turismo, ma che questa gravissima debacle sia avvenuta per il ritardo con cui il Comune ha risposto all’avviso della Regione». «Infatti, il motivo dell’esclusione – prosegue la nota – è che la domanda è stata presentata in ritardo. Un altro schiaffo politico-amministrativo si abbatte così sulla faccia dell’ex sindaco, che diventa, purtroppo, una frustata sulle spalle oramai piagate e innocenti dei cittadini di Bova Marina. Possibile che quando si tratta di seguire le richieste dei contributi regionali del Comune l’impegno dell’ex sindaco e degli ex assessori sia così superficiale? Possibile che nessuno senta sul proprio viso il segno provvidenziale di questa vergogna? Aver tirato a campare in uno scenario di emergenza – concludono Caridi, Zavettieri e Crupi – nel quale è stato cacciato il paese, è un equilibrismo venato di grande irresponsabilità politica e personale. Non possiamo dimenticare che l’ultimo consiglio comunale sia stato un autentico sconquasso istituzionale. Non dimenticheremo niente, compreso il fatto che sono stati ampiamente votati. Appunteremo tutto nel nostro “cahier de doléances”. Bocceremo alle urne chi, oltre a scaldare la sedia, nulla ha fatto per il rispetto del bene comune, ridando dignità alle istituzioni e credibilità ai loro rappresentanti». CONDOFURI. La “roba” sull’autovettura e un fucile a casa. La doppia scoperta operata dai carabinieri è costata l’arresto ad un bracciante agricolo di Condofuri. Con l’accusa di detenzione illegale di sostanze stupefacenti, è finito in manette Rosaio Francesco Foti, 29 anni. Nei confronti del giovane è inoltre scattato il deferimento a piede libero (provvedimento esteso anche alla madre), per detenzione abusiva di arma comune da sparo. L’arresto è avvenuto giovedì ad opera dei militari della stazione di San Carlo. Poco prima delle 12,30, la Volkswagen Golf su cui si trovava Rosario Francesco Foti è stata fermata ad un posto di controllo. Alla vista dei militari, il bracciante avrebbe dato evidenti segni di nervosismo che non sono passati inosservati. Immediata è scattata una doppia perquisizione: personale e sull’autovettura. La “sorpresa” è saltata fuori quando è stato ispezionato il bagagliaio. Chiuse in un sacco di tela c’erano due buste di plastica che contenevano marijuana. In tutto 938 grammi. Dopo una perquisizione domiciliare, occultato in fondo ad un forno a legna è stato trovato un borsone contenente un fucile calibro 9, modello Flobert, con matricola illeggibile e quarantaquattro cartucce calibro 9, illegalmente detenute. L’operazione eseguita dai carabinieri si è quindi conclusa con l’arresto di Foti, personaggio già noto alle forze dell’ordine, e con il deferimento dello stesso e della madre.(g.t.) convegno e Consiglio MONASTERACE. Si discuterà di Tributi e federalismo fiscale, oggi al convegno organizzato dal Comune: aprirà i lavori l’assessore al Bilancio, Teodoro Bucchino, mentre la prof. Daniela Rupo, docente all’Università di Messina di tributi degli Enti Locali. Interverrà, inoltre, Vincenzo Iennaro, consulente Kibernetes srl. Nell’inedita veste di moderatrice, il sindaco Maria Carmela Lanzetta, sempre più preoccupata per la situazione critica in cui versa il Comune, già in sofferenza per una condizio- ne finanziaria che presenta ataviche criticità a causa dei debiti esosi ereditati dalle precedenti amministrazioni. Per fare fronte alle emergenze quotidiane, al momento della sua elezione, Lanzetta aveva anche rinunciato all’indennità di carica. Poco, tuttavia, per una situazione finanziaria, aggravata, dai tagli indiscrimintati nei trasferimenti. Tanto che i consiglieri di minoranza hanno chiesto la convocazione del Consiglio per discutere proprio su questo tema: se ne parlerà mercoledì.(i.d.) Dall’avvocato Michele Vaira riceviamo e pubblichiamo: «Quale difensore di fiducia del signor Alessandro Figliomeni, in relazione all’articolo di stampa pubblicato ieri (11 novembre, ndr), avente ad oggetto il procedimento penale cd. Recupero, le comunico quanto segue. «Contrariamente a quanto riportato in detto articolo, il mio assistito non è sottoposto al regime detentivo previsto dall’art. 41 bis L. 354/1976. «Solo per inciso, il signor Alessandro Figliomeni, incensurato e stimatissimo uomo politico, ha dichiarato la sua totale estraneità ai reati contestati (fondati su elementi del tutto inconsistenti) e attende, fiducioso e rispettoso nei confronti della magistratura, la celebrazione del processo». Alessandro Figliomeni 51 Gazzetta del Sud Sabato 12 Novembre 2011 Cronaca di Vibo . IL FATTO Il processo è pendente davanti alla Corte d’Assise di Catanzaro. Alla sbarra un romeno che aveva spesso manifestato tanta gelosia Monica Alexandrescu, tante ombre sul delitto Le frequentazioni della ragazza con un noto imprenditore e altri professionisti alimentano il “giallo” Nicola Lopreiato Il processo è già in atto davanti alla Corte d’Assise di Catanzaro, ma l’omicidio di Monica Alexandrescu si presenta con molte ombre e poche luci. Le indagini che hanno portato all’arresto di Stefan Petru Valea, 39 anni, operaio da circa dieci anni in Italia, unico imputato per l’orrendo delitto offrono uno spaccato piuttosto complesso che sembra lasciare aperte tante altre piste. IL RINVENIMENTO. Il cadavere carbonizzato di Monica, rumena di 31 anni, è stato trovato la sera del 14 settembre 2008 in località Ponte tre luci di San Gregorio d’Ippona. Una telefonata alla stazione dei carabinieri informava che in quel posto era stata abbandonata un’auto rubata. Un modo come un altro per spingere i carabinieri ad andare nel luogo indicato dalla telefonata anonima: buio, pioggia battente, zona isolata, alla quale si poteva accedere da una stradina secondaria, e un’auto bruciata a ridosso di un torrente. Lo spettacolo che quella sera si è presentato sotto gli occhi dei militari è stato orrendo. All’interno di quella carcassa (una Fiat Brava) nella parte posteriore, un cadavere carbonizzato. Non è stato semplice per il medico legale arrivare all’identificazione della persona che era stata prima uccisa a colpi di pistola e poi data alle fiamme dentro l’autovettura. I SOSPETTI. Un crimine orrendo tutto a carico di Stefan Petru Valea, arrestato a distanza di un anno e otto mesi dal rinvenimento del cadavere, connazionale di Monica Alexandrescu, innamorato della donna. Un delitto efferato che, per le modalità con cui è stato compiuto, potrebbe – ipotizzarono in quel momento gli investigatori – avere visto coinvolte altre persone. Ma le indagini in tal senso non approdarono a nulla lasciando di fatto non poche zone d’ombra alimentate ancora di più dalle frequentazioni che Monica aveva in tutto il vibonese. La ragazza di origine rumena, era formalmente sposata con una persona di Vazzano, ma di fatto il suo mondo era un altro, quello “parallelo”, fatto di vita mondana, regali e auto. Comportamenti che Valea non condivideva, forse per quella gelosia che il giovane si portava dentro e che non perdeva occasione di manifestare. L’IMPRENDITORE. Il giorno dopo il rinvenimento del cadavere carbonizzato (il particolare è stato riferito dal capitano Spadaro all’epoca dei fatti comando del Nucleo investigativo presso il comando provinciale) si è presentato spontaneamente un noto imprenditore vibonese perché, appresa la notizia della morte di Monica Alexandrescu, voleva riferire notizie in ordine alla scomparsa della ragazza, che lui conosceva benissimo per via di una relazione extraconiugale, per come confidenzialmente riferito dallo stesso imprenditore nel corso di quel colloquio. Per questo motivo lo stesso imprenditore aveva invitato l’allora ten. Spadaro a non redigere alcun verbale sulle informazioni che gli erano state fornite. A distanza di pochi giorni l’imprenditore e altri professionisti della città che avevano avuto rapporti con Monica Alexandrescu sono stati assunti a sommarie informazioni. E nel corso di questi colloqui è saltato fuori il nome di Stefan Petru Valea. Su di lui nel giro di poco tempo si sono concentrate le indagini, la sua abitazione, e quella di nessun altro, fu passata ai “raggi x”. A distanza di tempo l’uomo venne arrestato per omicidio aggravato. In breve LUNEDÌ AL MUNICIPIO Giornata del diabete Screening gratuiti Lunedì appuntamento con la Giornata mondiale del diabete in piazza Martiri d’Ungheria (piazza Municipio) dove l’Asp con l’Unità operativa di Diabetologia ed endocrinologia allestirà uno stand, dalle 9 alle 13, per effettuare uno screening gratuito a tutti i cittadini che affluiranno. Monica Alexandrescu Stefan Petru Valea Gli inquirenti durante la conferenza stampa tenuta dopo l’arresto di Stefan Petru Valea Avrebbe partecipato insieme alla mamma all’aggressione di una donna di S. Onofrio SCIOPERO GENERALE Lesioni, si presenta alla pg Angela Galati Forestali, i sindacati chiamano a raccolta Si è presentata alla polizia giudiziaria presso la Procura della Repubblica, Angela Galati, 31 anni di Sant’Onofrio, accompagna dal suo legale, l’avv. Francesco Rombolà. La donna è stata identificata e rimandata a casa. Insieme alla mamma Lucrezia Schiavone era accusata, in un primo momento, di tentato omicidio nei confronti di Antonia Cugliari di Sant’Onofrio. Un’aggressione avvenuta mercoledì mattina in via U. Maddalena nel corso della quale la donna è stata colpita alle spalle con un coltellino. Lucrezia Schiavone venne subito arrestata, mentre la figlia si rese irreperibile. Nel corso dell’udienza di convalida la Schiavone venne subiro rimessa in libertà e il capo d’imputazione derubricato in lesioni aggravate. Pertanto ieri mattina quando Angela Galati si è presentata alla polizia giudiziaria è stata solo identificata, nei suoi confronti non vi era alcun provvedimento, es- sendo ormai trascorsa la fragranza del reato. Angela Galati ha, tuttavia, potuto spiegare agli uomini della pg di essersi allontana solo per recarsi a Paola, dove aveva un voto al santuario di San Francesco. Inoltre la donna ha riferito che non sapeva di essere ricercata. Angela Galati, tuttavia, rimane indagata con lo stesso campo d’imputazione contestato alla mamma: lesioni aggravate ai danni di Antonia Cugliari. Sciopero generale dei lavoratori forestali venerdì 18 novembre a Catanzaro. Ad annunciare l’adesione della categoria del Vibonese, le segreterie provinciali di Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil che ribadiscono l’indignazione dei lavoratori e la necessità che venga varata una riforma della forestazione regionale. ORDINE DEI FARMACISTI L’avv. Francesco Rombolà BUSINESS CARS Iniziati gli interrogatori di garanzia. Carè, Pugliese e Tassone si dichiarano estranei e chiariscono le loro posizioni Usura, gli indagati si difendono davanti al gip Marialucia Conistabile Sono iniziati ieri, davanti al gip Gabriella Lupoli, gli interrogatori di garanzia delle persone coinvolte nell’operazione antiusura denominata “Business cars”. In particolare a rispondere alle domande del giudice sono stati Luigi Carè, 47 anni di Serra San Bruno (difeso dagli avvocati Bruno Ganino e Giuseppe Ritrovato), Nazzareno Pugliese, 62 anni di San Costantino Calabro (avv. Giuseppe Di Renzo) e Francesco Tassone, 21 anni di Soriano (avv. Diego Brancia). Sia Carè, sia Pugliese che Tassone hanno dichiarato la loro estraneità ai fatti contestati e fornito al giudice spiegazioni su de- Luigi Carè Nazzareno Pugliese Francesco Tassone terminati comportamenti. Carè avrebbe chiarito la sua posizione evidenziando che sarebbe sempre stata dalla parte, o meglio a vantaggio, del commerciante, vittima dell’usura, e non di chi lo vessava. Lo stesso inoltre avrebbe ribadito di essere legato al commerciante da una vecchia amicizia che gli avrebbe impedito di agire a discapito dell’amico. Da parte sua anche Pugliese ha contestato tutti gli addebiti che gli vengono mossi e, nel chiarire di non aver mai conosciuto il commerciante avendolo incontrato soltanto una volta in provincia di Mantova, ha sottolineato di essere un pensionato e di non aver accumulato redditi tali da consentirgli di fornire i capita- li da investire nei prestiti usurai. Ha risposto a tutte le domande del giudice anche Francesco Tassone il quale, così come gli altri indagati, si sarebbe dichiarato estraneo e non coinvolto nelle vicende oggetto dell’indagine. Il giovane, che si trova ai domiciliari, è figlio di Giovanni Battista Tassone (avv. Brancia) indicato dagli inquirenti come il promotore e l’organizzatore, nonché coordinatore delle attività, di un’associazione dedita all’usura e con collegamenti con un analogo gruppo operante nella zona jonica reggina. Lunedì sono in programma gli interrogatori di garanzia di Giovanni Battista Tassone e di Girolamo Macrì (avv. Francesco Muzzopappa). ULIVETO DISTRUTTO Al fine di contrastare adeguatamente la ‘ndrangheta. All’imprenditore Lopreiato la solidarietà di Coldiretti Limido (La Destra) invoca lo stato di emergenza L’intimidazione all’imprenditore agricolo Pietro Lopreiato, socio e punto di forza della cooperativa sociale Talità Kum, continua a suscitare indignazione in tutta la Calabria. A manifestare la propria solidarietà all’imprenditore vibonese, che in una notte si è visto radere al suolo a colpi di motosega un uliveto di mille piante, sono il segretario regionale de “La Destra” Gabriele Limido e la Coldiretti Calabria. Il segretario Limido, preoccupato per quanto sta accadendo afferma: «È inammissibile che gli imprenditori in Calabria non riescano a svolgere il proprio lavoro perchè sopraffatti dalle intimidazioni mafiose. Lo Stato e le istituzioni devono reagire con il pugno di ferro. Non si capisce perchè, in queste ore nei palazzi del potere, la democrazia e la sovranità popolare di una Nazione vengono congelate con il benestare delle massime istituzioni e in Calabria – aggiunge – non si possono “congelare” le garanzie costituzionali per dichiarare lo Stato di emergenza con la conseguente formulazione di una legi- Carabinieri nell’uliveto di località Vajoti raso al suolo slazione speciale, durissima, per sconfiggere la ‘ndrangheta. L’Italia onesta non può più sopportare che esistano zone franche per la criminalità organizzata. Lo sviluppo economico del Sud e della Calabria passa dalla lotta dura alla mafia. Un invito a passare alle maniere forti, come Destra, lo avevamo proposto con vigore, già nei giorni scorsi, dopo le ripetute intimidazioni ‘ndranghetiste a danno di aziende della nostra regione». Un invito a rialzarsi ed andare avanti all’imprenditore Lopreia- to e alla cooperativa Talità Kum arriva dalla Coldiretti Calabria. «Allora rialziamoci – affermano i presidenti regionale e provinciale della Coldiretti Pietro Molinaro e Onofrio Calabrese – e continuiamo a camminare. Dobbiamo tenere desta l’attenzione perchè chi commette questi atti tenta di farci vivere nell’egoismo nella chiusura alla generosità del cuore e delle mani e tenta di innalzare muri tetri e invalicabili. Questi uomini malvagi che hanno commesso questo delitto ambientale sono senza Dio».(l.f.) Massimo De Fina eletto presidente Riconfermato alla guida dell’Ordine provinciale dei farmacisti Massimo De Fina (nella foto) che manterrà la carica per il triennio 2012-2014. Insieme a De Fina sono stati eletti: Vincenzo Bartone, Giuseppa Gemelli, Rocco Cordiano, Maurizio Monteleone, Giuseppe Borello e Marina Prestia Lamberti. CONTROLLI AGLI ALIMENTI Sequestrati 20 kg di prodotti ittici Venti chili di prodotti ittici sono stati sequestrati dai carabinieri della motovedetta “Miccoli” in un supermercato della città, in quanto erano messi in vendita senza la documentazione obbligatoria per attestarne la tracciabilità. Sanzioni per mille e 100 euro sono state elevate alla società proprietaria dell’attività. VIALE ACCADEMIE VIBONESI Madonna di Lourdes stasera una messa Celebrazione di una santa Messa stasera (ore 17.30) su viale Accademie vibonesi quarta traversa, dedicata alla Madonna di Lourdes che sarà celebrata dal parroco di Maierato don Danilo D’Alessandro. Una celebrazione molto sentita alla quale il parroco invita la cittadinanza e tutti i fedeli. Sabato 12 Novembre 2011 Gazzetta del Sud 40 Catanzaro - Provincia . GIRIFALCO Il Tribunale del Riesame deposita la decisione sull’appello presentato dal legale del 52enne Tentata estorsione, Mungo in carcere Nel mirino l'esecuzione dei lavori di realizzazione del parco eolico CATANZARO. Resta in carcere Rocco Mungo, 52 anni, imprenditore edile di Vallefiorita, nei giorni scorsi raggiunto da un provvedimento di custodia cautelare con l’accusa di aver tentato un’estorsione aggravata, assieme ad altre due persone, nei confronti della società “Brulli energia Spa”, impegnata nella realizzazione del parco eolico di Girifalco. Il tribunale del riesame di Catanzaro ha infatti respinto il ricorso del difensore dell’uomo, l’avvocato Arturo Bova, che a questo punto ricorrerà alla Corte di Cassazione. Il provvedimento restrittivo scaturisce, come detto, dalle indagini svolte in relazione alla tentata estorsione alla “Brulli Energia Spa” durante l'esecuzione dei lavori di realizzazione del parco eolico di Girifalco. Secondo il mosaico ricostruito dai carabinieri con paziente impegno e professionalità - i militari sono stati coordinati dal sostituto procuratore della Dda Vincenzo Capomolla - a maggio 2009 il rappresentate della “Brulli” sarebbe stato avvicinato da tale Giovanni Bruno (assassinato a Vallefiorita nel maggio 2010), il quale avrebbe chiesto alla ditta emiliana un esborso di denaro con lo scopo «di agevolare la crescita del territorio», nonostante né lui né alcuno dei suoi familiari fossero in possesso di terreni nell'agro di Girifalco e, pertanto, non legati al territorio. Il tutto, ovviamente, per evitare che accadessero “cose strane” all'interno dei cantieri. A favorire questo incontro sarebbe stato per l'appunto il Mungo, unitamente a un altro imprenditore di Girifalco, Do- Le due bimbe all’epoca dei fatti avevano solo 7 e 3 anni MIGLIERINA Per un marocchino 52enne Violenza su due bimbe L’accusa chiede nove anni di galera CATANZARO. Una condanna a I carabinieri hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip menico Strumbo, già arrestato per lo stesso motivo lo scorso 17 maggio e tutt’ora in carcere. Le due richieste di misura cautelare avanzate dal sostituto procuratore distrettuale antimafia Capomolla, sebbene avanzate nel medesimo momento hanno avuto strade distinte poiché in un primo momento il gip aveva concesso solo il provvedimento restrittivo ai danni di Strumbo, rigettando per l'appunto la misura a carico di Mungo. Tuttavia la Procura ha inter- posto un atto di appello, sostenendo ancora una volta la piena validità dell'impianto accusatorio. Così la Seconda Sezione del Tribunale di Catanzaro ha accolto l'impugnazione sostenendo che il quadro indiziario raccolto oltre ad essere grave e concordante, consente ampiamente l'adozione di tale misura. Il quadro di indizi basato su indagini sul campo svolte in maniera accurata, ha consentito di ottenere un risultato operativo ampiamente soddisfacente. I due coindagati dovranno ora rispondere di Rocco Mungo aver concorso nel compimento di una tentata estorsione aggravata dalla metodologia mafiosa. Lunedì scorso Rocco Mungo, assistito dal suo legale, è comparso per l’interrogatorio di garanzia davanti al gip Antonio Rizzuti il quale ha emesso a suo carico l’ordinanza cautelare su richiesta della Dda, che sta coordinando le indagini dei carabinieri della Compagnia di Girifalco. L’uomo, però, si è avvalso della facoltà di non rispondere.(g.m.) nove anni di reclusione ed alle relative pene accessorie è stata chiesta oggi nei confronti di A. L., 52 anni, di nazionalità marocchina, imputato per violenza sessuale aggravata ai danni di due parti offese che, all’epoca dei fatti, avevano meno di dieci anni. Dopo aver ricostruito le presunte gravissime violenze subite molti anni fa dalle due sorelline, anch’esse marocchine, il pubblico ministero Paolo Petrolo ha concluso la requisitoria con la propria richiesta di condanna, cui è seguita la discussione degli avvocati di parte civile - Salvatore Sacco e Nicoletta Politelli - che rappresentano la famiglia delle presunte vittime. I legali hanno insistito con i giudici perché venga riconosciuta la penale responsabilità dell’imputato e gli venga inflitta la maggiore pena possibile, oltre a chiedere il risarcimento dei danni. Prima della requisitoria del pubblico ministero davanti ai giudici del Tribunale collegiale di Catanzaro (presidente Antonio Battaglia, a latere Adriana Pezzo e Giovanna Mastroianni) erano sfilati gli ulti- mi testimoni, tra cui il padre delle due parti offese, che avevano risposto alle domande dei togati presenti in aula. Infine il tribunale collegiale ha rinviato all’udienza del 21 novembre per l’arringa del difensore dell’imputato, l’avvocato Anselmo Torchia, e la sentenza. I gravissimi fatti di cui è chiamato a rispondere A. L. risalirebbero al 1999 e sarebbero avvenuti a Miglierina. Le indagini dei poliziotti della Sezione minori della Questura, però, partirono solo sette anni dopo, nel 2006, quando cioè le vittime riuscirono finalmente a raccontare gli abusi subìti. Violenze sessuali gravissime e reiterate che l’imputato, sempre secondo l’impianto accusatorio della Procura, avrebbe potuto perpetrare indisturbato in quanto amico del padre delle due piccine, che quindi godeva della sua fiducia. Proprio per questo motivo, sempre secondo l'accusa, le due bimbe, che all'epoca dei fatti avevano solo 7 e 3 anni, sarebbero state avvicinate dall'uomo che avrebbe compiuto loro le violenze sessuali.(g.m.) SQUILLACE Belgacem Elamri dovrà risiedere in una casa diversa da quella familiare GIMIGLIANO SELLIA MARINA Rimarrà in carcere Tenta di strangolare la moglie, ai domiciliari Parte oggi tra polemiche la festa di S. Martino Maltrattamenti e lesioni personali Romeno in manette Saverio Artirio Rosario Stanizzi GIMIGLIANO SELLIA MARINA Tutto pronto per la terza edizione della Festa di S. Martino in programma per oggi. Manifestazione ideata dall’associazione “Iniziativa Socio-Culturale” di Gimigliano che ha inteso promuovere una delle tradizioni tipiche locali. La manifestazione, che quest’anno gode del patrocinio della Provincia, assessorato all’Agricoltura, si presenta con una novità rispetto alle precedenti edizioni. La località scelta per lo svolgimento del programma non è piazza Vittorio Emanuele 3 ma corso America. Una decisione, quella del direttivo del sodalizio, che ha suscitato qualche malcontento in considerazione del fatto che la scelta non è stata supportata da soddisfacenti motivazioni. Una iniziativa, quindi, itinerante che finisce per perdere la sua originalità spesso caratterizzata proprio dal luogo dove si svolge. Ne è un esempio “La Giornata della castagna”, iniziativa nata nei primi anni ’80 che, una volta trasformata in manifestazione mobile negli ultimi anni, non ha avuto più seguito. Il programma prevede alle 17 l’apertura degli stand delle aziende che esporranno prodotti tipici locali. Prevista anche l’esposizione di prodotti dell’artigianato locale. Alle 18 verranno aperti gli stand gastronomici. Violenza sessuale aggravata, lesioni personali aggravate, maltrattamenti in famiglia, sequestro di persona e minacce: con queste accuse i carabinieri della stazione di Sellia Marina hanno tratto in arresto un giovane cittadino romeno, Ion Florin Rus, 30 anni, residente nelle cittadina ionica catanzarese. L'uomo alcuni mesi fa si era reso responsabile di questi reati in particolar modo nei confronti della moglie. Il trentenne era colpito da un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice delle indagini del tribunale di Tivoli (Roma), Elvira Tamburelli. Le indagini erano partite dalle denunce e dichiarazioni della moglie del romeno che hanno mostrato, sostengono gli inquirenti, un grave ed univoco quadro indiziario a carico dell'uomo circa la commissione delle condotte di maltrattamenti e lesioni in danno della moglie e della figlia, oltre che di violenze sessuali ai danni della moglie. Tutto questo davanti agli occhi della figlia piccola. Le esigenze cautelari evidenziate nel provvedimento sono il pericolo di fuga e la possibilità di reiterazione del reato. La prima si è, infatti, concretizzata con il trasferimento CATANZARO. È stato mandato agli arresti domiciliari in un luogo diverso da dove vive sua moglie. Si tratta di Belgacem Elamri, 43 anni, di nazionalità marocchina, arrestato nei giorni scorsi a Squillace dopo aver aggredito la consorte. Il gip di Catanzaro. Assunta Maiore (cancelliere Lucia Senese), ha convalidato l’arresto dell’uomo e poi lo ha scarcerato, concedendogli la detenzione domiciliare in attesa della definizione del procedimento a suo carico. L'uomo è difeso dall’avvocato Stefania Valia. Maltrattamenti in famiglia la contestazione che viene mossa all’operaio marocchino il quale, sempre secondo quanto denunciato dalla moglie 32enne ai carabinieri, martedì, nel corso di un litigio per futili motivi, avrebbe tentato di strangolarla. La donna, secondo quanto si è appreso, si sarebbe recata nella caserma dei carabinieri per denunciare l’accaduto. I militari hanno subito notato che la donna recava sul proprio corpo gli ultimi segni di una presunta aggressione: vistosi lividi al collo che dimostravano un tentativo di strangolamento. Violenze, sfuriate e percosse che, anche in passato, la stessa avrebbe dovuto subire dal marito violento, senza alcun motivo. Vicende che C. A. (queste le iniziali della signora) si sarebbe tenuta dentro, senza parlarne con nessuno. Poi, però, ha trovato il coraggio di recarsi in caserma, che si trova a poche decine di metri dalla sua abitazione, nel centro SELLIA MARINA A 4 mesi e 20 giorni Belgacem Elamri storico di Squillace, per liberarsi di questo peso e denunciare l'uomo, anche per tutelare i tre figli. I carabinieri, sentito il racconto, si sono messi immediatamente alla ricerca di Elamri, che poi hanno rintracciato nella sua abitazione. L'uomo avrebbe accolto i militari in evidente stato di agitazione, non nascondendo propositi minacciosi. Questi hanno subito bloccato l'extracomunitario e lo hanno condotto in caserma per ulteriori accertamenti. È stata ricostruita con precisione la vicenda ed è stato rilevato che già in passato l'uomo aveva avuto comportamenti violenti, sia contro la moglie che contro altri cittadini di Squillace. Così sono scattate le manette ai polsi di Elamri.(g.m.) BORGIA Non ha commesso il fatto Resistenza e lesioni ai Cc Danneggiamento e furto Condannato un 39enne Assolto dal giudice CATANZARO. È stato condannato a quattro mesi e 20 giorni, col beneficio della pena sospesa, il trentanovenne Giuseppe Borelli, residente a Sellia Marina, accusato di violenza, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale e arrestato nel mese di agosto dai carabinieri. La sentenza è stata emessa dal giudice monocratico del Tribunale di Catanzaro Assunta Maiore (cancelliere Alfonso Laborioso). Forse in preda ai fumi dell'alcool l’uomo, secondo la ricostruzione dell’accusa, ha iniziato a litigare con gli avventori di una struttura balneare. Sono state le persone presenti nella struttura, sul lungomare della cittadina ionica, ad allertare i militari dell'Arma della locale Compagnia che sono intervenuti sul posto, ma hanno dovuto fare i conti con la reazione dell'uomo che è stato bloccato e condotto nella camera di sicurezza della Compagnia. In seguito al giudizio direttissimo il giudice del tribunale di Catanzaro aveva convalidato l'arresto, disponendo per l'uomo l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.(g.m.) CATANZARO. Il giudice mono- cratico del Tribunale di Catanzaro, Graziella Costantino, ha assolto con formula ampia per non aver commesso il fatto il trentanovenne Giuseppe Migliazza di Borgia. L’uomo, accusato di furto e danneggiamento, è stato difeso dall’avvocato Emilio Vitaliano. I fatti oggetto di causa risalgo a oltre due anni fa quando fu commesso un furto con relativo danneggiamento ai danni di G.M.. Secondo la tesi accusatoria il materiale sarebbe stato prelevato da Migliazza assieme a Gaetano Lapiana, che poi è stato trovato morto ammazzato a bordo della sua auto in località Muro Rotto in agro di Girifalco. I due per il furto e il danneggiamento sarebbero stati solamente denunciati a piede libero. L’avvocato Vitaliano, nella sua arringa difensiva, avrebbe dimostrato l’estraneità del suo assistito ai fatti contestati dall’accusa. Da qui l’assoluzione con formula piena.(g.m.) Florin Ion Rus del cittadini romeno da Tivoli a Sellia Marina, dove è stato rintracciato dai militari della locale stazione. Nelle mattinata di ieri il giovane è comparso in Tribunale, a Catanzaro, davanti al gip Assunta Maiore, assistito dall’avvocato Piero Funaro. Il romeno, dopo essere stato informato che avrebbe potuto avvalersi della facoltà di non rispondere, avrebbe invece risposto alle domande del giudice negando ogni addebito. Dopo l’interrogatorio il giudice ha convalidato l’arresto ed ha deciso per la custodia cautelare in carcere. L’avvocato Funaro ha annunciato che presenterà ricorso al Tribunale del riesame. Espletate tutte le formalità di legge, quindi, Ion Florin Rus è stato rinchiuso nel carcere di Siano, a Catanzaro. Gazzetta del Sud Sabato 12 Novembre 2011 43 Cronaca di Lamezia Nuovo terminal all’aeroporto Oggi nell’aeroporto alle 11.30 inaugurazione del nuovo terminal col presidente dell’Enac Corso Nicotera 215, - Cap 88046 Tel. e Fax 0968.448193 [email protected] . Prima uscita pubblica della d’Ippolito in occasione dell’avvio del corso di politica per i giovani con Buttiglione Stupro di gruppo: nominati i periti Il boss Fiarè in aula La difesa non crede Talarico: nel 2008 ci davano per spacciati, oggi siamo punto di riferimento alla donna violentata Il consigliere Ruberto passa all’Udc Luigina Pileggi Prima uscita pubblica di Ida D’Ippolito nell’Udc. Ma anche l’ufficializzazione del passaggio del consigliere comunale Francesco Ruberto dal Pdl allo Scudocrociato. È successo tutto ieri mattina, alla presenza del presidente nazionale del partito di Casini, Rocco Buttiglione, che ha tenuto a “battesimo” i due ultimi arrivi nello Scudocrociato cittadino. L’occasione è stata l’apertura del corso di formazione politica promosso dai Giovani dell’Udc e che ha preso il via proprio ieri con un incontro che si è tenuto nella sala del consiglio comunale su corso Numistrano. Accanto all’esponente nazionale del partito, anche il deputato Mario Tassone, il presidente del Consiglio regionale Franco Talarico, il segretario cittadino Giancarlo Nicotera, il presidente Massimo Sdanganelli, la presidente della commissione pari opportunità Graziella Astorino, il segretario dei Giovani dell’Udc Simone Cicco e il capogruppo in consiglio comunale Massimo Cristiano. Una presenza, quella di Ruberto, che si è notata subito, così come non sono sfuggite neanche quelle di Elvira Falvo (Api) e Mario Benincasa (Mpa): come dire, prove tecniche di Terzo polo. Con Ruberto comunque il dato importante è un altro: sale infatti a tre il numero dei consiglieri che negli ultimi mesi sono passati dal Pdl allo Scudocrociato. Nei mesi scorsi infatti Francesco De Biase e Francesco Chirillo avevano abbandonato il gruppo pidiellino per passare a quello dell’Udc. Niente di fatto invece per altri due consiglieri, Raffaele Mazzei e Teresa Benincasa, che in molti vedevano già nella casa degli uddiccini Giuseppe Natrella È tornato di nuovo nel palazzo di giustizia Rosario Fiarè, indicato come il capo dell'omonima cosca di San Gregorio d'Ippona, arrestato dal nucleo operativo dei carabinieri con Francesco Pannace e Saverio Ferrise nell’ambito dell’operazione “Bocca di Rosa”. Questa volta Fiarè ha partecipato davanti al Gup Carlo Fontanazza all’incidente probatorio fissato su richiesta dell’avvocato difensore Giancarlo Pittelli. Nell’aula l’avvocato Teresa Bilotta per l’imputato Ferrise, e il legale Luca Scaramuzzino in rappresentanza della parte offesa “Simona”, la donna lametina oggetto delle attenzioni sessuali di Fiarè, che poi sarebbe stata violentata da Francesco Pannace. L’incidente probatorio era Tassone, Talarico, Buttiglione e Nicotera e che invece, almeno per il momento, rimarranno nel partito che li ha eletti. «Questo per me è un giorno importante – ha detto emozionandosi un pò Ida d’Ippolito – prendo la parola in un luogo che mi ha visto protagonista di una grande battaglia qualche mese fa, per la candidatura a sindaco. Io sono una cattolica convinta e leale. Il mio passato è cattolico, essendo stata in una Democrazia cristiana basata su valori reali. Valori che hanno caratterizzato la mia vita e la mia lunga carriera politica in Forza Italia». La deputata si lascia andare poi a uno sfogo: «Sento parlare a vanvera e con molto superficialità di traditori – ha stigmatizzato – ma i veri traditori sono quelli che usano la politica per fini personali». Unanime il coro di accoglienza dello Scudocrociato alla d’Ippolito. In particolare Buttiglione che l’ha definita «una rondine che annuncia la primavera». Il riferimento è al fatto che si sta già pensando al dopo Berlusconi, con la creazione del Partito popolare europeo dove confluiranno tutti i centristi, insieme a quel che resta del Pdl e parte del Pd. Buttiglione ha poi catturato l’attenzione dei presenti per oltre un’ora, nel corso della quale ha ripercorso la storia della Democrazia cristiana dal dopoguerra ai giorni nostri, raccontando aneddoti su De Gaspari e Aldo Moro. «La storia della politica è fatta di periodi normali e periodi eccezionali – ha spiegato il presidente dell’Udc – e nelle fasi stato richiesto per valutare l’attendibilità del racconto della presunta persona offesa. La testimonianza della donna, infatti, viene ritenuta inattendibile dalla difesa a causa della patologia di cui soffre. Il Gup ha disposto una perizia nominando Pietro Scardamaglia. La difesa si avvarrà del suo perito Vittoria Palazzo. I due esperti cominceranno lunedì 21. Fiarè, Pannace e Ferrise sono indagati a vario titolo per violenza sessuale di gruppo aggravata, induzione alla prostituzione, tentata violenza privata e violazione degli obblighi imposti della sorveglianza speciale. Vittime dei tre arrestati giovani donne italiane, bulgara e maghrebine che Ferrise, secondo gli inquirenti, procurava a Fiaré e Pannace in cambio di soldi. Buttiglione, d’Ippolito e Ruberto di crisi chi trova le parole nuove riesce poi a dettare legge. Cosa che fece De Gasperi prima, poi Moro negli anni ‘70 e Berlusconi negli anni ‘90. Oggi stiamo vivendo un’altra fase eccezionale, per questo dobbiamo far sentire la nostra voce e proporre la nostra alternativa. Nel 2008 in molti ci davano per spacciati. Oggi invece noi siamo più forti di loro». Nel suo intervento Mario Tassone ha esortato tutti affinchè «il messaggio che il Papa ha lanciato quando è venuto in Calabria non rimanga senza voce, ma venga accolto e attuato dai calabresi». Il presidente Talarico ha invece ripercorso il cammino svolto dall’Udc dal 2008 a oggi: «Ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo lavorato per far crescere il partito, puntando soprattutto alla crescita della classe dirigente». Sul ruolo dell’Udc ha parlato anche Nicotera che ha spiegato come «grazie ai timonieri Talarico e Tassone nel 2008 la barca non è affondata né è andata alla deriva; l’Udc si è svenduto, non ha scelto le scorciatoie né la via più facile. E oggi siamo stati ripagati». Anche Cicco ha sottolineato l’impegno dei giovani cattolici in politica,in particolare in questo momento di crisi, non solo economica ma soprattutto di valori. Sdanganelli ha ricordato come il simbolo della Scudocrociato sia l’unico rimasto in tutti questi anni, mentre gli altri si sono persi, mentre Astorino ha ripercorso quanto realizzato dal comitato pari opportunità in appena un anno. Presa di mira una Punto all’aeroporto Volevano rubare un’auto Due giovani in manette Provano a rubare una Fiat Punto nel parcheggio dell’aeroporto ma vengono bloccati grazie all’intervento dei Baschi verdi. Si tratta del lametino Giuseppe De Fazio, 42 anni e del 20enne novarese Giovanni Mazzucchelli. I due che sono stati processati per direttissima, e il giudice Angelina Silvestri ha deciso gli arresti domiciliari per De Fazio e l’obbligo di firma per il complice. I finanzieri si sono insospet- titi nel vedere due persone armeggiare sul motore della Fiat Punto. Da qui la decisione di fermarsi per un controllo. I due avevano forzato la portiere, manomesso il bloccasterzo, e stavano cercando con gli arnesi del mestiere di mettere in moto il veicolo con una centralina sostitutiva. Inevitabile per i due l’arresto dei finanzieri in flagranza di reato con l'accusa di tentato furto.(g.n.) 50 Sabato 12 Novembre 2011 Gazzetta del Sud Cronaca di Vibo Via M.T. Cicerone, 15 - Cap 89900 Tel. 0963.44034-472005 / Fax 0963.44192 [email protected] Rifiuti, conferenza della Computer house Presentazione dei nuovi macchinari per il riciclo dei rifiuti oggi (ore 10.30) alla piattaforma della Computer house. Concessionaria: Publikompass S.p.A. Via M.T. Cicerone, 15 - Cap 89900 Tel./Fax 0963.45551 [email protected] . Il sottosegretario all’Interno Mantovano rilancia la lotta alla ‘ndrangheta e assicura il potenziamento degli organici delle forze dell’ordine Il modello Caserta per sconfiggere le cosche L’imprenditore agricolo Lopreiato e il sacerdote don Santaguida invitati a proseguire l’attività Lino Fresca «Per sconfiggere la ‘ndrangheta occorre applicare sul fronte repressivo il “Modello Caserta”». Sono le parole che tutti si aspettavano dal sottosegretario al Ministero dell’Interno Alfredo Mantovano intervenuto, ieri pomeriggio, per la firma di un protocollo d’intesa nell’ambito dell’obiettivo: Sviluppo, legalità e sicurezza”. Il sottosegretario, di fronte ad una criminalità organizzata spietata ed arrogante, il cui unico obiettivo è quello di affermare con la forza persuasiva dell’intimidazione, il suo potere, è stato categorico. «Per bonificare – ha sostenuto – questo territorio, difficile, ad alta densità mafiosa bisogna cambiare passo intensificando l’azione di contrasto con il potenziamento di uomini e mezzi delle forze dell’ordine. Quello che si sta facendo sta dando ottimi risultati. Non sono però sufficienti. Lo dimostrano le diverse intimidazioni nei confronti degli imprenditori. L’ultima, quella del taglio degli ulivi, è la più odiosa di tutte perchè la ‘ndrangheta con l’arroganza di sempre ci ha voluto mettere la firma per ribadire il suo potere incontrastato sul territorio. Di fronte a questi uomini “cattivi e spietati” l’unica arma vincente è il 41 bis. Non ci sono altre scelte». Scendendo nello specifico, di fronte alla richiesta di sicurezza che viene dal territorio, ha aggiunto: «Il “Modello Caserta” va applicato alla lettera. Potenziamento degli organici, nuovi e moderni strumenti di lotta e obiettivi precisi da raggiungere in tempi brevi. Infine incontri mensili, alla presenza di magistrati e vertici delle forze dell’ordine, per verificare se gli obiettivi prefissati sono stati raggiunti. Arresti dei latitanti e confisca dei beni in circa tre anni ci hanno permesso di bonificare il casertano, regno incontrastato dei casalesi. La stessa cosa si può fare nella provincia vibonese dove la ndrangheta non è meno pericolosa della camorra. Rispetterò gli impegni presi – ha ribadito – anche se il governo di cui faccio parte è al capolinea. Quelli che verranno dopo sapranno che c’è un’emergenza criminalità nella provincia di Vibo Valentia. Anche se cambieranno ministro e sottosegretario gli impegni restano anche perchè la lotta alla criminalità organizzata non ha colore politico». Prima della firma del protocollo d’intesa l’on. Mantovano ha presieduto il comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza. L’incontro, svoltosi nella scuola allievi agenti di polizia, è stato incentrato sugli ultimi fatti di cronaca le cui vittime sacrificali all’arroganza mafiosa sono stati alcuni imprenditori. Particolare attenzione è stata data all’intimidazione nei confronti dell’imprenditore agricolo Pietro Lopreiato, socio IL PUNTO Ora si cerca una soluzione a tutti i costi Il prefetto Luisa Latella, il sottosegretario Alfredo Mantovano e il direttore della scuola di Polizia Salvatore Barillaro e punto di forza della cooperativa sociale Talità Kum con la quale aveva avviato un importante progetto di riscatto sociale con la produzione, l’imbottigliamento e la commercializzazione di un olio di oliva di ottima qualità prodotto con il metodo biologico. Il taglio delle piante di ulivo, avvenuto in contrada “Vajoti” di Don Salvatore Santaguida ricevuto dal sottosegretario Mantovano Sant’Onofrio, ha colpito così tanto il sottosegretario Mantovano che ha invitato le istituzioni locali a fare quadrato attorno all’imprenditore agricolo Lo Preiato e alla cooperativa sociale Talità Kum di cui i fondatori sono stati i parroci di Stefanaconi e San Nicola Da Crissa, don Salvatore Santaguida e don Domenico Muscari. Al termine della riunione, l’uomo di governo, ha incontrato in una saletta della scuola di polizia alla presenza del prefetto Luisa Latella, il sacerdote don Santaguida e l’imprenditore agricolo Lopreiato ai quali ha assicurato il suo perso- nale impegno per fare luce su quanto accaduto. «Il sottosegretario – ha commentato don Santaguida – ci ha spronati a proseguire il progetto aprendoci soprattutto al territorio. Inoltre ci ha garantito la vicinanza delle forze dell’ordine che stanno lavorando con grande impegno per identificare gli autori del grave gesto». La tappa vibonese del sottosegretario al Ministero dell’Interno si è conclusa con la firma di un protocollo d’intesa, promosso dall’associazione “ViboVale”, presieduta dall’assessore agli Affari costituzionali Nicolino La Gamba, dalla Prefettura e dalla Regione. Gli impegni sono stati sottoscritti dal sottosegretario Mantovano, dal prefetto Latella, dall’assessore La Gamba e dal commissario Melissari. Presenti, tra gli altri, il vescovo mons. Luigi Renzo, il sindaco Nicola D’Agostino, il presidente della Provincia, Francesco De Nisi, il presidente del Tribunale, Roberto Lucisano, il procuratore Mario Spagnuolo, il questore Giuseppe Cucchiara, il ten. col. Daniele Scardecchia, il col. Paolo Valle. Preghiera di riparazione stamane (11,30) in località Vajoti di Sant’Onofrio Il sottosegretario Mantovano ha rievocato il “Modello Caserta” quale deterrente per arginare e sconfiggere le cosche della ‘ndrangheta. Alla luce dei risultati che carabinieri e polizia hanno ottenuto nella lotta alla camorra, effettivamente l’idea è apprezzabile. È altrettanto importante sottolineare che anche uomini del Vibonese hanno contribuito a mettere in piedi il “Modello Caserta”. Il vice questore Rodolfo Ruperti, già capo della Mobile di Vibo, di quel modello è stato uno dei perni centrali. Prima ancora di Caserta aveva sferrato colpi pesantissimi contro le cosche più potenti della ‘ndrangheta (clan Mancuso). È andato via e per molti è stata una liberazione. Nel frattempo hanno cambiato strada, forse a malincuore, anche magistrati coraggiosi della Dda che hanno lottato la ‘ndrangheta con passione e tanti sacrifici. La primavera vibonese si è così spenta. Oggi, per fortuna, qualcuno comincia a ripensarci. Speriamo non sia troppo tardi.(n.l.) In breve I consiglieri del Pd soddisfatti: congelata anche la liquidazione Interrogazione al sindaco D’Agostino Indennità a Luzzo, la dirigente Teti chiede la revoca della determina Russo (Pd) sollecita la messa in sicurezza delle zone a rischio Stefania Marasco Un primo passo è stato compiuto. Ma attende il Consiglio comunale il gruppo del Pd prima di alzare la “bandiera”. Intanto, comunque, a segnare il passo è l’evoluzione del caso Luzzo. In questo senso, dal Pd fanno sapere che «la vicenda sembra essersi sbloccata» con la missiva del 3 novembre della dirigente Adriana Teti – che mette uno stop alla vicenda dell’indennità ad personam conferita al membro dello staff del sindaco, al quale si riconosceva «la somma di 170mila euro pari all’1% dell’importo dei Pisu» – la quale «si è dovuta affrettare – scrivono i consiglieri – a scrivere al suo omologo dirigente del settore tecnico Scalamogna ove testualmente “... visto che il suddetto professionista non è stato inquadrato nella categoria D1 per problemi di copertura finanziaria, considerato che la suddetta indennità ad personam è strettamente collegata al trattamento giuridico ed economico fondamentale tutto premesso, si invita la S.V. a voler revocare la suddetta determina in attesa dell’inquadramento economico D1”». Insomma, questa l’evoluzione a cui si aggiunge, «il congelamento del pagamento per come disposto dall’ing. Scalamogna che in via di autotutela, facendo seguito alla lettera della Teti ha sospeso la I tranches di liquidazione pari a 17mila euro». Ergo, la questione morale sollevata e non solo, per il Pd, si inizia ad indirizzare sul giusto binario, dopo «le continue – spiegano – richieste di accesso agli atti amministrativi, le interrogazioni for- SERATA DI INCONTRO LUNEDÌ FRA LA COMUNITÀ LOCALE E ROMENA La chiesa che fa “integrare” Collaborazione e integrazione, questo l’impegno del parroco di S. Giuseppe don Bruno Cannatelli che con la parrocchia Romena S. Anna organizza per lunedì (ore 17.30) la serata di incontro fra le due comunità nella chiesa di San Michele (foto). La dirigente del settore Affari generali del Comune Adriana Teti mulate dai battaglieri consiglieri del Pd». Interventi, che sono riusciti a far superare gli ostacoli incontrati a palazzo “Luigi Razza”. Però, i dubbi non si sciolgono, e dal Pd si vuole sapere: «Ma il dott. Pasquale Luzzo, professionista di indubbia caratura, grande umanità e indiscutibile pregio sia come persona che come tecnico, non fa parte di quello staff del sindaco che era a costo zero? Ma il sindaco – incalzano – può nominare con una propria ordinanza un membro dello staff conferendogli la categoria D1?». E ancora: «Ma i Pisu non erano stati già progettati ed approvati con la precedente amministrazione Sammarco? Ma non erano altri professionisti, peraltro dipendenti dell’Ente, ad essersi occupati dei Pisu e pertanto ad avere diritto alle relative indennità?». E, in ultimo: «Ma perchè non utilizzare le professionalità dei dipendenti comunali per i progetti anzichè “regalarli” a professionisti esterni?». Queste le domande da parte di chi svolge il ruolo «di garanzia e controllo». Ci tengono a ricordarlo questo dall’opposizione anche per rispondere a quanti «ci chiedono – chiosano – di essere più elastici». Oggi, però, la soddisfazione non la nascondono. Perchè oltre alla questione morale dal Pd si rimarcano «i dubbi di legittimità avanzati sulla determina». E, in questo senso, si guarda avanti, iniziando dalla delibera sull’approvazione della proposta Telecom fino alla determina con cui si liquidavano all’assessore Modafferi i pagamenti dovuti alla cassa professionale di appartenenza. Questioni all’ordine del giorno del prossimo consiglio con l’auspicio che la maggioranza «non diserti». COMUNE PROVINCIA Rifiuti, il Codacons chiede chiarezza Il Banco alimentare a palazzo Vangeli Presentata dal Codacons una richiesta di accesso agli atti al Comune per avere risposte sulla situazione inerente la questione ambientale e i rifiuti e affinchè venga fatta chiarezza sulla gestione del servizio di raccolta. Nuova sede per il Banco alimentare all’interno di palazzo Vangeli, dove la Provincia ha concesso l’uso dei locali alla fondazione. Promotori dell’iniziativa l’assessore Valenzisi in sinergia con il presidente De Nisi. COMUNE SAN COSTANTINO CALABRO Il Valentianum si apre al laboratorio teatrale Littorina, la tragedia dopo sessant’anni Appuntamento con la presentazione dello studio del laboratorio di improvvisazione teatrale e tecniche dell’attore stasera (ore 21) al Valentianum nella sala teatro. A promuovere l’iniziativa gli assessorati comunali alla Cultura e alle Politiche giovanili. “17 novembre 1951. La tragedia della Littorina” il tema dell’incontro promosso dall’associazione culturale “L’essenza” per sabato 26 novembre (ore 17,30) nella Casa del popolo “Enotrio Pugliese” a San Costantino. A relazionare Imperio Assisi e Giuseppe Bulzomì. Con l’arrivo delle piogge bisogna fare in fretta. Per questo motivo il consigliere comunale Giovanni Russo (Pd) chiede di sapere a che punto si trova lo stato di avanzamento dell’appalto per l’affidamento della progettazione preliminare definitiva esecutiva dei lavori di messa in sicurezza dei versanti Affaccio, Cancello Rosso, Piscopio, Triparni ed ex tracciato Ferrovie Calabro Lucane e Longobardi. «Il consigliere comunale – si legge nell’interrogazione indirizzata al sindaco D’Agostino e all’assessore ai Lavori pubblici Modafferi – esprime una certa preoccupazione perchè nonostante le copiose precipitazioni e i numerosi sopralluoghi da parte delle autorità competenti (Protezione civile e autorità di bacino), non sono stati fatti grossi passi in avanti in direzione della messa in sicurezza delle zone interessate». Il consigliere del Partito democratico, facendosi interprete delle preoccupazioni dei cittadini aggiunge: «Siccome è diffusa nella popolazione, a seguito degli avversi eventi metereologici registratisi nello scorso inverno e degli eventi alluvionali che stanno interessando gran parte del nostro Paese e il timore che analoghi fenomeni possano a breve presentarsi con ulteriori danni ed evidente rischio per la pubblica incolumità, allo stato attuale non risultano che siano stati effettuati i necessari lavori tendenti ad eliminare i rischi». Russo, visto che il 13 aprile Giovanni Russo scorso è stato pubblicato il bando per l’affidamento della progettazione preliminare definitiva esecutiva dei lavori di messa in sicurezza dei versanti a rischio di dissesto idrogeologico, chiede di sapere «quali sono i motivi di tali gravi ritardi che stanno causando la non messa in sicurezza dei luoghi, di chi sono le responsabilità e se l’amministrazione ritiene di continuare sulla via della procedura ordinaria o, se è opportuno accelerare attraverso una procedura di protezione civile per effettuare in tempi più brevi gli interventi tendenti a eliminare il rischio idrogeologico che interessa i versanti Affaccio, Cancello rosso, Piscopio, Triparni ex tracciato Ferrovie Calabro Lucane e Longobardi». Sabato 12 Novembre 2011 Gazzetta del Sud 52 Cronaca di Vibo . OPERAZIONE META 2010 L’inchiesta passa alla Dda di Reggio BARBUTO (IDV) Narcotraffico, il ruolo dei vibonesi nel vorticoso giro di cocaina Villa Gagliardi e comunale, quelle storie di ordinario abbandono Irreperibili Giuseppe Topia, Antonio Franzè, Antonio Della Rocca, Filippo Paolì e Giuseppe Pugliese Giuseppe Baglivo È stata trasferita alla Dda di Reggio Calabria per competenza territoriale l’inchiesta “Meta 2010” che ha fatto luce su una ramificata organizzazione dedita al traffico internazionale di cocaina. Il gip di Roma ha, infatti, stabilito che l’importazione di stupefacente è stata «certamente consumata nel porto di Gioia Tauro» anche se, ravvisando «l’urgenza di soddisfare le esigenze cautelari stante la perdurante operatività del sodalizio criminoso impegnato nella definizione di altra transazione illecita» ha emesso ugualmente i provvedimenti restrittivi. Allo stato risultano irreperibili i vibonesi: Giuseppe Topia, Antonio Franzè, Antonio Della Rocca, Filippo Paolì e Giuseppe Pugliese. La richiesta di arresto della Dda è del 26 giugno scorso ed è pervenuta al gip il 25 agosto. L’inchiesta è quindi recentissima ed è nata da altro procedimento dove la polizia inglese era sulle tracce di un carico di cocaina che dalla Colombia doveva arrivare il 28 settembre 2010 nel porto di Gioia Tauro. Poichè il container era destinato ad Ambrogio Sansone e Mi- chele Lissandro, il primo di Palermo ma residente in Svizzera, il secondo di Santeramo in Colle (Ba) e «principale referente di Barbieri» – entrambi raggiunti ora da custodia cautelare in carcere – venivano autorizzate una serie di intercettazioni. All’interno del container non veniva trovata la cocaina, ma un’anomalia nella disposizione di un carico di banane induceva gli investigatori ad ipotizzare che l’operazione fosse stata annullata all’ultimo momento a seguito del sequestro di altra partita di droga proveniente dalla Colombia. In tale contesto, gli investigatori si concentravano sull’organizzazione di Vincenzo Barbieri, che si sarebbe occupata dell’importazione di cocaina anche se poi l’immissione dello droga sul mercato, per mancanza di una rete distributiva gestita dall’associazione, sarebbe stata lasciata ad altre organizVincenzo Barbieri era ritenuto dagli investigatori uno dei personaggi al vertice del narcotraffico zazioni. Al vertice della presunta associazione vibonese ci sarebbe stato Giuseppe Topia, di Vibo, «anch’egli storicamente legato ai Mancuso e in diretto contatto con Barbieri, recandosi in numerose occasioni a Vibo e a Bologna per incontrarlo personalmente e conferire con lo stesso in ordine a tutte le transazioni illecite in corso». Topia, per gli inquirenti, avrebbe sovrainteso alle operazioni di recupero di tutti i carichi di stupefacente importati in Italia, vedendosi affidate «le somme di denaro necessarie all’organizzazione». Giuseppe Topia avrebbe, inoltre, partecipato a tutti gli incontri strategici «con altri organizzatori del sodalizio» come Giuseppe Pugliese ed i figli Vincenzo e Alessandro, tutti di Cessaniti. Alessandro Pugliese, detto “Pupetto”, stabilitosi in Colombia nella zona di Meta (da qui il nome dell’operazione) sarebbe stato invece «l’addetto ai rapporti con i fornitori sudamericani». In diretto contatto con Barbieri anche Antonio Franzè, di Vibo, con un ruolo simile a quello di Topia, «sovraintendendo alle importazioni di cocaina» che in un’occasione doveva es- Sul sito del Comune compare un’ordinanza di divieto a Vena Dai rubinetti scorre acqua marrone Denuncia dei cittadini di via Affaccio Stefania Marasco Acqua? No grazie. Non siamo al bar e l’offerta non arriva dopo un caffè... Perchè per chi si fosse perso qualche capitolo la vicenda è quella dell’acqua potabile in città. Partita il 15 agosto dello scorso anno, presentata a tratti fra ordinanze di divieto d’uso e conseguenti revoche, susseguitasi con un divieto che ha toccato i 106 giorni e, poi, risolta... Ma come dire, risolta ma con “riserva”. Così come accade in viale Affaccio dove Giuseppe Mazza ha voluto farsi portavoce di una situazione che non pare, almeno dal “colore”, essere stata risolta. E, infatti, spiega Mazza «da più di un anno dai rubinetti delle nostre abitazioni scorre acqua color ruggine per cui siamo costretti ad utilizzare l’acqua in bottiglia». Insomma, se il 19 aprile scorso in tanti pensavano di avere tirato un sospiro di sollievo con la revoca dell’ordinanza dopo 106 giorni di divieto, beh, non in tutte le case l’acqua potabile pare si sia sintonizzata. E la denuncia di Mazza è chiara: «Non parliamo per essere sgravati dal pagamento della bolletta ma perchè vorremmo essere rassicurati sulla potabilità dell’acqua». Si chiedono garanzie di fronte «ad una situazione di precarietà che si trascina da più tempo, che provoca grandi disagi anche igienici e che non siamo più L’autobotte in piazza nei mesi scorsi Un carico di cocaina bloccato nel porto di Gioia Tauro dai carabinieri del Ros sere occultata in librerie di legno. Franzè sarebbe stato inoltre inviato dall’organizzazione, unitamente ad Antonio Della Rocca, anche lui di Vibo, direttamente in Colombia per rapportarsi con Alessandro Pugliese. A conferma dell’appartenenza all’associazione di Franzè e Della Rocca, gli inquirenti fanno notare come in occasione del loro arresto avvenuto il 10 dicembre 2010 per il ferimento a colpi d’arma da fuoco a Vibo di Pietro Amerato, il narcotrafficante Vincenzo Barbieri «si attivava immediatamente per assicurare loro un’adeguata difesa, manifestando evidente interesse e preoccupazione per i suoi seguaci». Anche Filippo Paolì, di Vibo, sarebbe stato intraneo all’orga- nizzazione, accompagnandosi a Topia e a Della Rocca, e consegnando «denaro a Lassandro Michele per la prosecuzione delle attività di narcotraffico» il 3 gennaio ed il 27 aprile 2011, mentre in altre occasioni avrebbe dovuto consegnare il denaro per conto di Antonio Franzè e del genero di Barbieri, vale a dire Giorgio Galiano. Quest’ultimo, dopo l’omicidio a San Calogero di Barbieri dinanzi al tabacchino di Biagio Milano (cugino del narcotrafficante ucciso e fra gli indagati per i quali il gip ha rigettato la misura restrittiva), sarebbe subentrato «nella direzione dell’organizzazione» curando, unitamente a Lassandro e Topia «la logistica relativa alle importazioni in corso». Per Giuseppe Bonavita, detto disponibili a tollerare». Per questo la decisione di scrivere al Sindaco affinchè intervenga. Una richiesta che di rimando arriva anche nelle frazioni di Vena Media e Inferiore, dove con l’ordinanza n.92 del 27 ottobre 2011 il Sindaco vieta l’utilizzo «per uso potabile dell’acqua della rete idrica comunale sino a quando nuovi accertamenti non confermino la potabilità». Ordinanza predisposta dal settore 6 che fa riferimento ad una nota dell’Asp che «ha comunicato che l’esame batteriologico dei prelievi d’acqua eseguito nella frazione di Vena Meda e Inferiore, è risultato non rientrante nei limiti di potabilità previsti dal d.lgs n. 31». Cautela, insomma, che grazie all’accessibilità del sito del Comune si è potuto leggere. Scorrendo delibere e varie. Perchè di altre novità nessuno ne sapeva nulla. Come a Vibo Marina dove il divieto vige da 5 mesi. O forse è stato revocato ma su internet non si trova... MARIA CRISTINA Riorganizzazione all’interno della sezione dell’Ens che punta a radicarsi sul territorio Una nuova pagina per ascoltare la “voce” dei sordi Si riorganizza la Sezione provinciale dell’Ente nazionale per la protezione e l’assistenza dei sordi pronto ad aprire una nuova pagina a stretto contatto con il territorio grazie al nuovo organigramma che vede scendere in campo accanto al commissario straordinario Antonio Mirijello, i due vice commissario Giuseppe Liberto e Caterina Lipari, Aurelio Miriello (segretario), Daniele Lettieri (collaboratore del commissario straordinario); Domenicoantonio Natale (responsabile sportello consulenza legale), Francesco D’Ascoli (responsabile informatico), Vito Rizzuto (responsabile circolo ricreativo culturale) e come collaboratori del circolo ricreativo culturale, Domenico Longo, Giuseppina Cirillo e Vincenzo Mancuso. Professionalità che, insomma, puntano a «fornire – ha spiegato il commissario straordinario – ai soci vibonesi l’assistenza ed il sostengo di cui hanno bisogno cercando, inoltre, di coinvolgere anche le Istituzioni e di sensibilizzare ad ascoltare la “voce dei sordi” con lo scopo di trovare insieme soluzioni alle problematiche che non rappresentano altro che una barriera all’integrazione delle persone disabili nella società».(s.m.) Il nuovo direttivo dell’Ente nazionale per la protezione e l’assistenza dei sordi Il garante per l’infanzia incontra i cittadini L’associazione Maria Cristina di Savoia incontrerà il garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione, Marilina Intrieri. La riunione si svolgerà nei locali di palazzo Santa Chiara lunedì prossimo alle ore 16,30. «Il garante dei diritti dell’infanzia – spiega la presidente dell’associazione Maria Cristina di Savoia Maria Giovanna Irene Fusca – è presente nella maggior parte dei Paesi europei. In Italia è presente nel Veneto, Lazio, Campania, Calabria, Marche, Molise e la provincia autonoma di Bolzano». La presidente Fusca, inoltre ricorda che «il garante ha il compito primario di ricordare ai genitori, agli insegnanti, alla società che il bambino è un essere attivo e creativo che ci dice continuamente “Aiutami a fare da me”. Occorre, perciò, realizzare nelle scuole con l’ausilio di studenti ed insegnanti, periodici interventi sul tema dei diritti ed i minori onde evitare da subito il ripetersi di fenomeni raccapriccianti, quali, ad esempio: “S’impicca a 14 anni per paura della vita”. Occorre che gli insegnanti sappiano la differenza che passa tra bullismo e criminalità minorile: l’ignoranza di questa distinzione fa assumere agli stessi atteggiamenti di colpevole permissivismo a tutto danno delle povere vittime». “Pino”, di Briatico, il gip ha invece rigettato l’arresto perché in seguito alle intercettazioni «non può argomentarsi in termini di certezza che si sia attivato per risolvere le difficoltà insorte in una transazione illecita, nè che la successiva partenza di Franzè e Della Rocca nell’ottobre 2010 in Colombia sia da collegarsi ad un suo intervento», come invece prospettava la Dda basandosi su un’intercettazione fra Giuseppe e Vincenzo Pugliese. Fra gli arrestati anche Giuseppe Galati di San Calogero «uomo di fiducia di Barbieri e che ha curato i contatti con gli acquirenti dello stupefacente», mentre l’arresto è stato rigettato per Aurelio Grillo, di Vibo, che avrebbe fatto da autista a Galiano negli spostamenti. Una chiamata a destarsi. Un cantico del Gallo silvestre del nuovo secolo. Perchè la villa comunale è tante cose, ma soprattutto è un’area verde che scrive le note di una storia gloriosa che la città conserva. Il suo è un appello alla comunità, agli Amministratori, a quanti questa città la vivono. A loro scrive Sergio Barbuto, dirigente provinciale di Italia dei valori all’indomani della chiusura del grande parco verde dove si corso Umberto I l’Amministrazione comunale ha fatto mettere i lucchetti per mancanza di fondi per la manutenzione e dopo aver verificato l’abbandono in cui è stata lasciata Villa Gagliardi. Barbuto pensa al patrimonio custodito in quell’angolo di città, a quelle passeggiate nel centro storico, «zone che s’inerpicano su per la collina e che si raccordano tanto da segnare i percorsi da effettuare». Sono impressi nella sua mente «la vivacità dei materiali, le luci, la stratigrafia che marca il susseguirsi dei periodi e che fanno della città capoluogo un simbolo storico culturale della Calabria e del Meridione». In questo senso, per Barbuto dimenticarsi di queste zone è «inimmaginabile» e per questo il monito è rivolto al Comune «che sta lasciando morire uno dei posti più incantevoli della città». Si chiede di intervenire, di rivitalizzare gli spazi, di provvedere alla manutenzione. Da qui, l’appello «a riprenderci ciò che l’incuria, l’insolenza, l’indisponenza e l’indifferenza di chi è preposto alla tutela dei beni comuni, ci sta sottraendo indebitamente».(s.m.) Agenda telefonica cittadina FARMACIA DI TURNO FARMACIA MONTORO - Via Luigi Razza, 58/66 - Tel. 096341551 FARMACIA NOTTURNA FARMACIA MARCELLINI - Via Toscana, 26 - Vibo Marina - Tel. 0963572034 GUARDIA MEDICA Orario: prefestivi: dalle ore 10 alle ore 20; festivi: dalle ore 8 alle ore 20; notturni: dalle 20 alle 8 all’Ufficio sanitario, tel. 93808 e Vibo Marina tel. 572621 ACQUARO tel. 353289 ARENA tel. 355312 BRIATICO tel. 391946 CAPISTRANO tel. 325548 CESSANITI tel. 501005 DINAMI tel. 0966/904478 DRAPIA (Brattirò) tel. 68455 FABRIZIA tel. 314156 FILADELFIA tel. 0968/724425 GEROCARNE (Ciano) tel. 356314 JOPPOLO tel. 883336 LIMBADI tel. 85990 MAIERATO tel. 253399 MILETO tel. 336303 MONGIANA tel. 311214 MONTEROSSO CALABRO, 325557 NARDODIPACE tel. 313135 NICOTERA tel. 886222 PIZZO tel. 534102 PIZZONI tel. 358688 POLIA tel. 321157 RICADI tel. 663818 ROMBIOLO tel. 366011 SAN CALOGERO tel. 361092 SAN COSTANTINO CAL., 331574 SAN GREGORIO D’IPPONA 261483 SAN NICOLA DA CRISSA, 73013 SANT’ONOFRIO tel. 267214 SERRA SAN BRUNO tel. 71354 SIMBARIO-SPADOLA tel. 74776 SORIANO CALABRO tel. 351433 SPILINGA tel. 65500 STEFANACONI tel. 508637 TROPEA tel. 61366 VIBO VALENTIA tel. 41774 VIBO VALENTIA MARINA tel. 572621 ZAMBRONE tel. 392450 ZUNGRI tel. 664404 ITALGAS Ufficio guasti tel. 800 900 999 POLIZIA MUNICIPALE Tel. 0963/599606 TELEFONO AZZURRO Linea di emergenza tel. 19696 (gratuito) Linea istituzionale tel. 051/481048 EMERGENZA INFANZIA tel. 114 (24 ore su 24) sulla salute psico-fisica di bambini e adolescenti in pericolo immediato. VIGILI DEL FUOCO Chiamata di soccorso 115 Sala operativa tel. 0963/9969 Uffici tel. 0963591648 Distaccamento portuale 0963572900 BENZINAIO NOTTURNO Self-Serv. TAMOIL Mesiano di Filandari OSPEDALE CIVILE DI PIZZO Centralino - Tel. 0963/962983 OSPEDALE CIVILE DI SORIANO Centralino - Tel. 0963/962700 OSPEDALE CIVILE DI SERRA SAN BRUNO Centralino - Tel. 0963/777111 OSPEDALE CIVILE DI TROPEA Centralino - Tel. 0963/962800 CARABINIERI Via Pellicanò, 19 tel. 0963/592404 Pronto intervento, 112 QUESTURA Via S. Aloe, tel. 0963/965111 Pronto intervento, 113 Ufficio stranieri tel. 0963/965515 Ufficio Relazione Pubb., 0963/965549 POLSTRADA Via Manzoni, tel. 0963/996611 AMBULANZE Croce Rossa italiana tel. 43843. Mimmo Polistena Onlus, 0963/94420 SCUOLA ALLIEVI AGENTI Piazza D. Taverna, tel. 0963479111 «118» Servizio d’emergenza sanitaria. GUARDIA DI FINANZA Comando provinciale Via Emilia, 11 - Vibo Marina tel. 0963/573707 Pronto intervento: 117 Roan: tel. 0963/572082 OSPEDALE CIVILE Centralino tel. 9621 Pronto soccorso tel. 962352 CARITAS - CENTRO SERVIZI Piazza Luigi Razza, 10 (Santa Maria del socc.) tel. 0963/471750 COMUNE Tel. 0963/599111 CONSULTORIO FAMILIARE Viale Matteotti - Tel. 0963 42014-472105 CHIAMATA TAXI Tel. 41490 IGIENE PUBBLICA Tel. 0963 962541-962537 NUCLEO DI PT E COMPAGNIA Corso Umberto I, 152 tel. 0963/42160 CAPITANERIA DI PORTO Vibo Marina, tel. 0963/5739201 Soccorso in mare, 1530 CORPO FORESTALE DELLO STATO Via Roma, 30 Mongiana tel. 0963/311022 Pronto intervento, 1515 ADMO Via ipponio, 10 tel. e fax 0963/43075. 12 SABATO 12 novembre 2011 D A L P O L L I N O A L L O calabria ora S T R E T T O Meta, Giardina parla dei politici Il colonnello dell’Arma racconta i legami e i contatti eccellenti con i Condello REGGIO CALABRIA «Dalle intercettazioni e dagli accertamenti sono emersi contatti con ambienti politici, forze di polizia e magistrati». È un fiume in piena il colonnello Valerio Giardina nella sua terza giornata di deposizione nel processo “Meta”. Personaggio centrale dell’udienza di ieri è stato Ugo Marino, commerciante e titolare dell’esercizio commerciale “After fashion” su corso Garibaldi a Reggio Calabria. Serve sottolineare che, nonostante un corposo materiale a suo carico a livello d’informativa, la Dda reggina non ha inteso iscrivere Marino nel registro degli indagati in quanto gli elementi raccolti non sono stati ritenuti sufficienti per incriminare il commerciante. E proprio l’inaugurazione di un Il colonnello Valerio Giardina nuovo punto vendita “Paciotti”, il 13 maggio del 2007, a collegato alla cosca Condello. Taormina e ripreso dalle tele- Si parla di personalità politiche che, dopo camere degli uomini del Le intercettazioni l’inaugurafurono Ros, all’epoca rivelano contatti zione anche a cena guidati da Giardina, ha tra il boss e una in uno dei lopiù esclupermesso di serie di esponenti cali sivi di Taorcapire quali delle istituzioni mina, il “Bapersone parronessa”, coteciparono a quell’evento organizzato da me l’attuale sottosegretario un soggetto che gli investiga- regionale Alberto Sarra, il vitori ritengono pienamente cesindaco di Messina, il sin- il processo Operazione Maestro Sentenza attesa venerdì PALMI (RC) Sarà emessa il 18 novembre prossimo la sentenza del processo “Maestro”, procedimento che trae origini da una complessa indagine della Dda di Reggio Calabria sulla cosca Molè di Gioia Tauro. Così ha deciso il collegio del Tribunale di Palmi, dove si sta celebrando il processo in ordinario, nella mattinata di ieri, dopo le ultime arringhe difensive dei legali degli 8 imputati. I tre giudici togati si ritireranno in camera di consiglio il giorno prima della sentenza, vale a dire il 17 novembre. Nella giornata di ieri si è chiusa la tre giorni di arringhe dei difensori Magherini, Raschi, Iaria, Calabrese, Milicia e Alvaro. Pesanti le richieste del sostituto procuratore della Dda Roberto di Palma che, al termine della sua requisitoria, ha chiesto condanne dai 15 anni di reclusione per i presunti vertici della ‘ndrina fino ai 5 anni per l'ex direttore della Dogana di Gioia Tauro Alfonso Fracchetti. Il processo è composto da due complessi tronconi d'indagine, quello relativo a un presunto contrabbando di merce contraffatta al porto di Gioia Tauro, dietro il quale ci sarebbero stati l'ex boss di Gioia Tauro Rocco Molè (ucciso l’1 febbraio 2008) e il collaboratore di giustizia Cosimo Virgiglio, pentitosi due mesi dopo gli arresti del dicembre 2009; la seconda tranche riguarda invece il tentativo di acquisto da parte di Rocco Molè di un complesso alberghiero ubicato in un palazzo del XVI secolo, Villa Vecchia, a Monte Porzio Catone, in provincia di Roma. frala daco di Locri e l’avvocato Enzo Caccavari, candidato alle elezioni del 2007 nelle liste di Forza Italia; ma anche di magistrati, ed il riferimento non può che essere all’ex sostituto procuratore generale Santi Cutroneo, di recente trasferito ad altra sede dalla Cassazione, proprio per la vicenda relativa all’inaugurazione del negozio di Marino. Secondo il racconto dell’ex capo dei Ros, a quell’appuntamento partecipò an- che il presidente della Reggina Calcio, Lillo Foti, nonché una nota personalità dello spettacolo come Sabrina Ferilli. A ciò andrebbero aggiunti anche degli esponenti delle forze dell’ordine. Peccato che all’evento vi era anche, per bocca dello stesso Marino, la ’ndrina dei Condello. E non si parla solo di affiliati, ma proprio dei figli del Supremo che arrivarono nella perla turistica messinese. Di questo Marino era par- ticolarmente contento, tanto merciante, però, s’impegna, che ne parlava anche con altri chiedendo in cambio un favosoggetti e con ciò, afferma re che era già stato chiesto a Giardina, «dimostrava la sua Matacena, ma che questi non soddisfazione per quel senso aveva realizzato e cioè l’assund’appartenenza ai Condello». zione del nipote di Marino, diMa Marino era anche sogget- soccupato. In un’altra converto a cui ci si rivolgeva per otte- sazione, l’uomo, parlando con nere appogMatacena, gio elettorale. Incontri eccellenti spiega di doincontraCome fece a Taormina per ver re l’allora sinEnzo Caccavari che si rel’inaugurazione daco Giuseppe Scopelliti cò dal comdi un punto per risolvere merciante vendita Paciotti delle pastoie per chiedere i burocratiche voti alle elezioni comunali del 2007, dopo relative alla ristrutturazione di un appuntamento preso da un un suo negozio su corso Garialtro politico di primo piano, baldi. Così, dopo aver delineato come l’ex parlamentare Amedeo Matacena. Fu lui a met- anche la figura di Alfredo Ioterli in comunicazione. Mata- netti, ritenuto il “ragioniere” cena, come si ricorderà, fu del clan Condello, Giardina ha raggiunto da un provvedi- rivelato come all’interno del mento dell’autorità giudizia- covo del “Supremo” vi fosse ria con l’accusa di concorso in un santino elettorale relativo associazione mafiosa, venen- al candidato Michele Polimedo poi assolto anche se, dopo ni, nonché una quantità indul’annullamento della Cassa- striale di giornali, tra cui spiczione, si attende ora un nuovo ca il cospicuo numero di copie giudizio. Marino rispose a di “Calabria Ora”, ma anche di Caccavari di aver soltanto a di- periodici di approfondimento sposizione i voti dei propri fa- e libri, oltre alle pagine bianmiliari, perché già impegnato che e gialle di Napoli. Che per altri candidati, in quanto Condello sia stato per qualche Demetrio Condello aveva pre- tempo anche nella città parteso impegni «con Archi», in- nopea? A quanto pare è qualtendendo con ciò le altre fami- cosa più di un sospetto. glie di ‘ndrangheta come i De CONSOLATO MINNITI Stefano ed i Tegano. Il [email protected] Sequestrati i beni di Speranza Sotto scacco l’imprenditore ritenuto vicino alla cosca dei Molé GIOIA TAURO (RC) Un provvedimento di sequestro che arriva proprio nei giorni in cui si sta concludendo il processo, davanti al collegio giudicante del Tribunale di Palmi, che dovrà decidere delle sorti del maxi procedimento “Maestro”: un provvedimento, quello disposto dal Tribunale reggino su input della direzione investigativa antimafia di Reggio Calabria, che riguarda Giuseppe Speranza, uno degli indagati finiti nella rete tessuta dalla distrettuale antimafia di Reggio nell’ambito dell’operazione che scoperchiò un vasto giro di contrabbando e contraffazione di merci provenienti dalla Repubblica popolare cinese. Un giro d’affari importante quello tirato su all’ombra delle banchine del porto di Gioia Tauro, grazie al beneplacito delle cosche della Piana che erano entrate nell’affare. Giuseppe Speranza è accu- Il tribiunale di Palmi. Nel riquadro, Giuseppe sato di essere uno degli elementi di raccordo tra l’associazione a delinquere che Tribunale di Reggio Calabria alla disposi occupava dell’importazione illegale di sizione di sequestro ritenendo «sussimerce all’interno dello scalo gioiese e il stente il fondato pericolo di sottrazione o dispersione degli stessi clan dei Molè. Un’indabeni» a cui i militari hangine lunga e meticolosa È accusato di no posto i sigilli nei giorquella ha portato al seessere l’uomo ni scorsi. Nel mirino dequestro di beni nella digli inquirenti sono finiti sponibilità di Speranza: di raccordo con diversi beni che la Proindagine partita dalle veil clan per gli cura ipotizza essere nelrifiche sulle modalità di affari portuali la disponibilità di Speacquisizione dei patriranza: beni che vanno da moni societari e personali riconducibili all’imprenditore. Dati che una società, con sede a Gioia Tauro, che una volta raffrontati con le entrate “uffi- si occupa di commercio di materiali per ciali” denunciate dall’imprenditore gio- il mercato dell’edilizia, nonché il patriiese hanno messo in evidenza una serie di monio aziendale dell’impresa individuastranezze contabili che hanno convinto il le “Speranza Rossella” - impresa che si Speranza occupa della coltivazione di prodotti agricoli destinati al mercato delle bevande e delle spezie - parte delle quote societarie e il patrimonio aziendale della Mas (azienda che si occupa di coltivazione di prodotti agricoli). E proprio le attività agricole erano quelle che più interessavano l’imprenditore gioiese visto che nel mirino degli inquirenti ci è finito anche il patrimonio aziendale della ditta Speranza Carmelina (che si occupa di attività agricole e coltivazioni agrumicole) e diversi terreni, per un totale di circa due ettari, sparpagliati nella provincia di Reggio. Sotto sequestro infine sono anche alcuni conti correnti e un’autovettura. r. p. 13 SABATO 12 novembre 2011 D A L SAN LUCIDO (CS) P O L L I N O A L L O calabria Chi ha ucciso Mihaela? Un delitto senza colpevoli Ieri mattina la Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro ha assolto il trentunenne sanlucidano Francesco Franzese, condannato in primo grado a trent’anni di carcere per l’omicidio volontario di Mihaela Mahu Patronela, romena di 28 anni arsa viva nel nullata la condanna di primo giugno del 2008 nel paesino grado a carico di Francesco tirrenico di San Lucido. La Franzese, assolvendolo per donna, secondo gli atti di in- non aver commesso il fatto. dagine, sarebbe stata uccisa Il giudice ha in sostanza per motivi passionali in condiviso in pieno le argoquanto pare intrattenesse mentazioni difensive degli rapporti sentimentali con avvocati Giuseppe Bruno e due uomini coniugati di San Sergio Rotundo, i quali hanLucido. no smontato in ogni punto Franzese è stato accusato e l’impalcatura accusatoria. Le condannato, in primo grado, motivazioni della sentenza quale esecutore materiale del saranno depositate il 9 febdelitto, menbraio 2012. tre i coimpuIl 30 giutati Giuseppe gno del un’accusa Sansoni e 2010, all’esiBarbara to della sensmantellata Franzese tenza di priIn primo grado vennero già mo grado per il tribunale aveva assolti dai rito abbreprimi giudici inflitto a Francesco viato, venivaper non aver no invece reFranzese una commesso il gistrati una fatto. Altre condanna a pena a trent’anni cinque pertrent’anni di di carcere sone erano carcere e due state invece assoluzioni, rinviate a ma anche giudizio per diverse altre ipo- cinque rinvii a giudizio per tesi di reato che vanno dal fa- varie altre ipotesi di reato. Il voreggiamento alle false di- riferimento è per Doina Mochiarazioni al pubblico mini- rosan e Alina Onofrei, accustero. Ma procediamo con or- sate di false dichiarazioni al dine. Ieri mattina è stata an- pm, nonché per Francesco Assolto in appello l’uomo accusato di averla bruciata viva Mihaela Mahu Patronela Puntillo, Ernesto Puntillo e Patrizia Filippo, accusati di favoreggiamento, mentre Barbara Franzese, Francesco Franzese e Giuseppe Sansoni erano accusati di omicidio, ora S T R E T T O incendio e minacce. La donna sarebbe stata uccisa per futili motivi. Nonostante fosse sposata, infatti, pare intrattenesse due relazioni sentimentali, in paese, con al- Nuove accuse contro i Pesce Rosa Ferraro guarda tutte le foto e indica gli affiliati alla cosca PALMI (RC) Ci sono tre nuovi verbali firmati dalla testimone di giustizia Rosa Ferraro. La notizia è trapelata nella giornata di ieri e darebbe una spiegazione alla richiesta, accolta dal Tribunale di Palmi nelle scorse settimane, di sentire la donna in rapporti di parentela con Salvatore Pesce in un luogo protetto, nelle prossime tre udienze del processo “All inside”, procedimento intentato dalla Distrettuale antimafia di Reggio Calabria contro la potente cosca Pesce di Rosarno. I tre nuovi documenti sarebbero il frutto di altrettanti interrogatori che la Ferraro avrebbe reso al sostituto procuratore della Dda reggina Alessandra Cerreti, intorno alla metà di ottobre scorso. Nuove accuse, quindi, quelle della testimone di giustizia, che si vanno a aggiungere alle precedenti datate La conferenza stampa dell’operazione All Inside 2006, quando l’allora procuratore aggiunto della procura di Palmi, Bruno Giordano te davanti al collegio del tribunale di Pal- le quali sarebbero state riconfermate an(oggi procuratore capo a Paola) aveva rac- mi. Nessuna indiscrezione, invece, sul con- che le dichiarazioni rese nel 2006 al procolto in alcuni verbali le dichiarazioni del- tenuto dei verbali vergati dalla Ferraro, curatore Giordano. La richiesta di tenere le l’allora collaboratrice di giustizia che ave- tranne quello che riguarda un book foto- udienze lontano dal Tribunale di Palmi era va parlato di intestazioni fittizie di molti grafico che è sottoposto alla donna per il ri- stata avanzata dalla Cerreti, per le presunbeni riconducibili alla faconoscimento di membri te minacce di morte di cui la Ferraro sarebdel clan o di accoliti della be stata oggetto, non solo in passato quanmiglia di Salvatore Pesce, Le dichiarazioni potente famiglia di Ro- do aveva intrapreso la collaboraziuone, ma con il quale è parente perdella donna sarno, e che saranno sot- anche nell’ultimo periodo. A questo riché è prima cugina della toposto alla testimone guardo, il sostituto procuratore per corromoglie, e di alcuni traffici in tre verbali di droga. nella prima udienza utile borare la sua tesi aveva portato in aula una sottoscritti Da quelle dichiarazioni in cui verrà sentita. La te- intercettazione carceraria nella quale ala metà ottobre presero spunto gli inquistimonianza nel processo cuni degli odierni imputati avrebbero mirenti per dare avvio aldella Ferraro, richiesto nacciato la Ferraro. Per poter fare seguire il processo anche l’odierno procedimento, giunto a conclu- dal pm Cerreti, sarà diluita in tre udienze sione nella primavera scorsa, quando in che si terranno in un luogo protetto e se- a chi non intende raggiungere il luogo proun imponente blitz delle forze dell’ordine, greto i prossimi 24, 25 e 26 novembre. Da- tetto, verrà assicurato un video collegacoordinate dall’antimafia di Reggio Cala- te in cui il collegio del Tribunale di Palmi, mento nell’aula bunker del Tribunale di bria, finirono in manette più di 70 perso- il magistrato e gli avvocati si trasferiranno Palmi. ne,13 delle quali già condannate in abbre- per poter sentire dalla viva voce della testiFRANCESCO ALTOMONTE viato dal gup reggino, e le restanti imputa- mone di giustizia le nuove rivelazioni, [email protected] trettanti uomini coniugati. Da qui il raid punitivo per il delitto. «… questo giudice - si legge nelle motivazioni della sentenza - ritiene che quanto acquisito agli atti del processo sostiene con certezza, al di là di ogni ragionevole dubbio, l’affermazione della penale responsabilità di Franzese Francesco per il reato di omicidio volontario, aggravato da futili motivi e dall’aver agito con crudeltà, ai danni di Mahu Mihaela Petronela, poiché in questi termini l’ipotesi accusatoria a carico del Franzese trova inequivocabile conferma. Non è altrettanto certa - continua il giudice - la responsabilità degli imputati Sansoni e Franzese Barbara per il concorso loro ascritto nel delitto omicidiario». In via di preliminare sintesi: «La notte tra il 13 e il 14 giugno 2008 alle ore 01,45 2,15 circa, Franzese Francesco… munito di una tanica di benzina e di una canna di bambù ha appiccato il fuoco al portone di ingresso dell’abitazione della donna, e, una volta uscita quest’ultima di casa per sfuggire alle fiam- me, dopo averle strappato via la coperta con la quale ella si riparava, le ha gettato ulteriore benzina direttamente addosso. Così la donna… riportava ustioni sulla maggior parte del corpo e, a causa di esse, dopo un periodo di degenza ospedaliera, moriva il 1° luglio 2008 presso l’ospedale specialistico di Brindisi». Il giudice, pertanto, «ritiene dimostrato che Mahu Mihaela ebbe modo di vedere in volto chi le gettò addosso la benzina, appena uscita di casa ovvero di riconoscere precisamente “il figlio di Franzese Ernesto”, l’odierno imputato: nel corso della degenza ospedaliera la vittima confidò alla propria madre questa verità». Quest’ultima, «Albotica Dumitrina, depositaria della confidenza, attesi i tempi dell’autopsia, trasportata la salma di Mihaela in Romania per celebrare il rito funebre ortodosso, attenuato il timore che altre spaventose azioni omicidiarie e violente, analoghe a quella subita dalla figlia, potessero essere subite anche dal figlio e dal genero (messi al riparo in Romania) e reperita l’assistenza di un difensore, in data 12/9/2008 si presentò spontaneamente al magistrato del pm in sede e riferì quanto appreso de relato dalla defunta figlia». Ieri è però giunta l’assoluzione. GUIDO SCARPINO [email protected] guerra di ’ndrangheta Assassinio del barbiere Rinviati a giudizio in tre CATANZARO La prova è evidente, anche per il gip Tiziana Macrì che, accogliendo la richiesta formulata dal pm Giampaolo Boninsegna, ha disposto il giudizio immediato per i presunti autori dell’omicidio volontario aggravato di Placido Scaramuzzino, il parrucchiere 43enne scomparso da Acquaro il 28 settembre del 1993, il cui cadavere non fu mai ritrovato. Il 14 dicembre prossimo, davanti ai giudici della prima sezione della Corte d’assise di Catanzaro, saranno chiamati Antonio Altamura, 65 anni di Gerocarne, ritenuto figura di spicco della ’ndrangheta delle Preserre vibonesi, AntoIl suo cadavere nio Gallace, 56 anni, e VinTaverniti detto “Cenzo non venne mai più cenzo d’Ariola”, 52 anni. I tre - diferitrovato. Secondo si dagli avvocati Giovanni Salvatore Staiano i pentiti fu sepolto Marafioti, e Vincenzo Cicino - erano staancora in vita ti raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa su richiesta del pm Boninsegna che aveva ottimizzato le informative redatte dalla Squadra mobile di Catanzaro guidata dal vicequestore aggiunto Rodolfo Ruperti in seguito alle dichiarazioni rese all’autorità giudiziaria e agli organi inquirenti dai collaboratori di giustizia Enzo Taverniti detto “il Cinghiale” e Francesco Loielo. I collaboratori di giustizia riferirono circostanze fondamentali per ricostruire una delle pagine più cruente della scia di sangue che negli ultimi trent’anni ha bagnato le Preserre. Placido Scaramozzino - secondo la prospettazione accusatoria - fu ucciso sulla scorta di meri sospetti a causa della sua frequentazione con Antonio Maiolo, boss locale antagonista del gruppo capeggiato da Altamura. Sarebbe stato sepolto vivo in una buca appositamente scavata per lui, dopo essere stato sequestrato, seviziato e tramortito a colpi di zappa alla testa ed al torace. Agli imputati viene contestato oltre che l’omicidio aggravato dai motivi abbietti e futili, dalla crudeltà e dalle finalità mafiose, anche l’occultamento del cadavere i cui resti, a distanza di diciotto anni dal delitto e nonostante lunghe ricerche, non sono mai stati ritrovati. p.com. 13 SABATO 12 novembre 2011 D A L SAN LUCIDO (CS) P O L L I N O A L L O calabria Chi ha ucciso Mihaela? Un delitto senza colpevoli Ieri mattina la Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro ha assolto il trentunenne sanlucidano Francesco Franzese, condannato in primo grado a trent’anni di carcere per l’omicidio volontario di Mihaela Mahu Patronela, romena di 28 anni arsa viva nel nullata la condanna di primo giugno del 2008 nel paesino grado a carico di Francesco tirrenico di San Lucido. La Franzese, assolvendolo per donna, secondo gli atti di in- non aver commesso il fatto. dagine, sarebbe stata uccisa Il giudice ha in sostanza per motivi passionali in condiviso in pieno le argoquanto pare intrattenesse mentazioni difensive degli rapporti sentimentali con avvocati Giuseppe Bruno e due uomini coniugati di San Sergio Rotundo, i quali hanLucido. no smontato in ogni punto Franzese è stato accusato e l’impalcatura accusatoria. Le condannato, in primo grado, motivazioni della sentenza quale esecutore materiale del saranno depositate il 9 febdelitto, menbraio 2012. tre i coimpuIl 30 giutati Giuseppe gno del un’accusa Sansoni e 2010, all’esiBarbara to della sensmantellata Franzese tenza di priIn primo grado vennero già mo grado per il tribunale aveva assolti dai rito abbreprimi giudici inflitto a Francesco viato, venivaper non aver no invece reFranzese una commesso il gistrati una fatto. Altre condanna a pena a trent’anni cinque pertrent’anni di di carcere sone erano carcere e due state invece assoluzioni, rinviate a ma anche giudizio per diverse altre ipo- cinque rinvii a giudizio per tesi di reato che vanno dal fa- varie altre ipotesi di reato. Il voreggiamento alle false di- riferimento è per Doina Mochiarazioni al pubblico mini- rosan e Alina Onofrei, accustero. Ma procediamo con or- sate di false dichiarazioni al dine. Ieri mattina è stata an- pm, nonché per Francesco Assolto in appello l’uomo accusato di averla bruciata viva Mihaela Mahu Patronela Puntillo, Ernesto Puntillo e Patrizia Filippo, accusati di favoreggiamento, mentre Barbara Franzese, Francesco Franzese e Giuseppe Sansoni erano accusati di omicidio, ora S T R E T T O incendio e minacce. La donna sarebbe stata uccisa per futili motivi. Nonostante fosse sposata, infatti, pare intrattenesse due relazioni sentimentali, in paese, con al- Nuove accuse contro i Pesce Rosa Ferraro guarda tutte le foto e indica gli affiliati alla cosca PALMI (RC) Ci sono tre nuovi verbali firmati dalla testimone di giustizia Rosa Ferraro. La notizia è trapelata nella giornata di ieri e darebbe una spiegazione alla richiesta, accolta dal Tribunale di Palmi nelle scorse settimane, di sentire la donna in rapporti di parentela con Salvatore Pesce in un luogo protetto, nelle prossime tre udienze del processo “All inside”, procedimento intentato dalla Distrettuale antimafia di Reggio Calabria contro la potente cosca Pesce di Rosarno. I tre nuovi documenti sarebbero il frutto di altrettanti interrogatori che la Ferraro avrebbe reso al sostituto procuratore della Dda reggina Alessandra Cerreti, intorno alla metà di ottobre scorso. Nuove accuse, quindi, quelle della testimone di giustizia, che si vanno a aggiungere alle precedenti datate La conferenza stampa dell’operazione All Inside 2006, quando l’allora procuratore aggiunto della procura di Palmi, Bruno Giordano te davanti al collegio del tribunale di Pal- le quali sarebbero state riconfermate an(oggi procuratore capo a Paola) aveva rac- mi. Nessuna indiscrezione, invece, sul con- che le dichiarazioni rese nel 2006 al procolto in alcuni verbali le dichiarazioni del- tenuto dei verbali vergati dalla Ferraro, curatore Giordano. La richiesta di tenere le l’allora collaboratrice di giustizia che ave- tranne quello che riguarda un book foto- udienze lontano dal Tribunale di Palmi era va parlato di intestazioni fittizie di molti grafico che è sottoposto alla donna per il ri- stata avanzata dalla Cerreti, per le presunbeni riconducibili alla faconoscimento di membri te minacce di morte di cui la Ferraro sarebdel clan o di accoliti della be stata oggetto, non solo in passato quanmiglia di Salvatore Pesce, Le dichiarazioni potente famiglia di Ro- do aveva intrapreso la collaboraziuone, ma con il quale è parente perdella donna sarno, e che saranno sot- anche nell’ultimo periodo. A questo riché è prima cugina della toposto alla testimone guardo, il sostituto procuratore per corromoglie, e di alcuni traffici in tre verbali di droga. nella prima udienza utile borare la sua tesi aveva portato in aula una sottoscritti Da quelle dichiarazioni in cui verrà sentita. La te- intercettazione carceraria nella quale ala metà ottobre presero spunto gli inquistimonianza nel processo cuni degli odierni imputati avrebbero mirenti per dare avvio aldella Ferraro, richiesto nacciato la Ferraro. Per poter fare seguire il processo anche l’odierno procedimento, giunto a conclu- dal pm Cerreti, sarà diluita in tre udienze sione nella primavera scorsa, quando in che si terranno in un luogo protetto e se- a chi non intende raggiungere il luogo proun imponente blitz delle forze dell’ordine, greto i prossimi 24, 25 e 26 novembre. Da- tetto, verrà assicurato un video collegacoordinate dall’antimafia di Reggio Cala- te in cui il collegio del Tribunale di Palmi, mento nell’aula bunker del Tribunale di bria, finirono in manette più di 70 perso- il magistrato e gli avvocati si trasferiranno Palmi. ne,13 delle quali già condannate in abbre- per poter sentire dalla viva voce della testiFRANCESCO ALTOMONTE viato dal gup reggino, e le restanti imputa- mone di giustizia le nuove rivelazioni, [email protected] trettanti uomini coniugati. Da qui il raid punitivo per il delitto. «… questo giudice - si legge nelle motivazioni della sentenza - ritiene che quanto acquisito agli atti del processo sostiene con certezza, al di là di ogni ragionevole dubbio, l’affermazione della penale responsabilità di Franzese Francesco per il reato di omicidio volontario, aggravato da futili motivi e dall’aver agito con crudeltà, ai danni di Mahu Mihaela Petronela, poiché in questi termini l’ipotesi accusatoria a carico del Franzese trova inequivocabile conferma. Non è altrettanto certa - continua il giudice - la responsabilità degli imputati Sansoni e Franzese Barbara per il concorso loro ascritto nel delitto omicidiario». In via di preliminare sintesi: «La notte tra il 13 e il 14 giugno 2008 alle ore 01,45 2,15 circa, Franzese Francesco… munito di una tanica di benzina e di una canna di bambù ha appiccato il fuoco al portone di ingresso dell’abitazione della donna, e, una volta uscita quest’ultima di casa per sfuggire alle fiam- me, dopo averle strappato via la coperta con la quale ella si riparava, le ha gettato ulteriore benzina direttamente addosso. Così la donna… riportava ustioni sulla maggior parte del corpo e, a causa di esse, dopo un periodo di degenza ospedaliera, moriva il 1° luglio 2008 presso l’ospedale specialistico di Brindisi». Il giudice, pertanto, «ritiene dimostrato che Mahu Mihaela ebbe modo di vedere in volto chi le gettò addosso la benzina, appena uscita di casa ovvero di riconoscere precisamente “il figlio di Franzese Ernesto”, l’odierno imputato: nel corso della degenza ospedaliera la vittima confidò alla propria madre questa verità». Quest’ultima, «Albotica Dumitrina, depositaria della confidenza, attesi i tempi dell’autopsia, trasportata la salma di Mihaela in Romania per celebrare il rito funebre ortodosso, attenuato il timore che altre spaventose azioni omicidiarie e violente, analoghe a quella subita dalla figlia, potessero essere subite anche dal figlio e dal genero (messi al riparo in Romania) e reperita l’assistenza di un difensore, in data 12/9/2008 si presentò spontaneamente al magistrato del pm in sede e riferì quanto appreso de relato dalla defunta figlia». Ieri è però giunta l’assoluzione. GUIDO SCARPINO [email protected] guerra di ’ndrangheta Assassinio del barbiere Rinviati a giudizio in tre CATANZARO La prova è evidente, anche per il gip Tiziana Macrì che, accogliendo la richiesta formulata dal pm Giampaolo Boninsegna, ha disposto il giudizio immediato per i presunti autori dell’omicidio volontario aggravato di Placido Scaramuzzino, il parrucchiere 43enne scomparso da Acquaro il 28 settembre del 1993, il cui cadavere non fu mai ritrovato. Il 14 dicembre prossimo, davanti ai giudici della prima sezione della Corte d’assise di Catanzaro, saranno chiamati Antonio Altamura, 65 anni di Gerocarne, ritenuto figura di spicco della ’ndrangheta delle Preserre vibonesi, AntoIl suo cadavere nio Gallace, 56 anni, e VinTaverniti detto “Cenzo non venne mai più cenzo d’Ariola”, 52 anni. I tre - diferitrovato. Secondo si dagli avvocati Giovanni Salvatore Staiano i pentiti fu sepolto Marafioti, e Vincenzo Cicino - erano staancora in vita ti raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa su richiesta del pm Boninsegna che aveva ottimizzato le informative redatte dalla Squadra mobile di Catanzaro guidata dal vicequestore aggiunto Rodolfo Ruperti in seguito alle dichiarazioni rese all’autorità giudiziaria e agli organi inquirenti dai collaboratori di giustizia Enzo Taverniti detto “il Cinghiale” e Francesco Loielo. I collaboratori di giustizia riferirono circostanze fondamentali per ricostruire una delle pagine più cruente della scia di sangue che negli ultimi trent’anni ha bagnato le Preserre. Placido Scaramozzino - secondo la prospettazione accusatoria - fu ucciso sulla scorta di meri sospetti a causa della sua frequentazione con Antonio Maiolo, boss locale antagonista del gruppo capeggiato da Altamura. Sarebbe stato sepolto vivo in una buca appositamente scavata per lui, dopo essere stato sequestrato, seviziato e tramortito a colpi di zappa alla testa ed al torace. Agli imputati viene contestato oltre che l’omicidio aggravato dai motivi abbietti e futili, dalla crudeltà e dalle finalità mafiose, anche l’occultamento del cadavere i cui resti, a distanza di diciotto anni dal delitto e nonostante lunghe ricerche, non sono mai stati ritrovati. p.com. 13 SABATO 12 novembre 2011 D A L SAN LUCIDO (CS) P O L L I N O A L L O calabria Chi ha ucciso Mihaela? Un delitto senza colpevoli Ieri mattina la Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro ha assolto il trentunenne sanlucidano Francesco Franzese, condannato in primo grado a trent’anni di carcere per l’omicidio volontario di Mihaela Mahu Patronela, romena di 28 anni arsa viva nel nullata la condanna di primo giugno del 2008 nel paesino grado a carico di Francesco tirrenico di San Lucido. La Franzese, assolvendolo per donna, secondo gli atti di in- non aver commesso il fatto. dagine, sarebbe stata uccisa Il giudice ha in sostanza per motivi passionali in condiviso in pieno le argoquanto pare intrattenesse mentazioni difensive degli rapporti sentimentali con avvocati Giuseppe Bruno e due uomini coniugati di San Sergio Rotundo, i quali hanLucido. no smontato in ogni punto Franzese è stato accusato e l’impalcatura accusatoria. Le condannato, in primo grado, motivazioni della sentenza quale esecutore materiale del saranno depositate il 9 febdelitto, menbraio 2012. tre i coimpuIl 30 giutati Giuseppe gno del un’accusa Sansoni e 2010, all’esiBarbara to della sensmantellata Franzese tenza di priIn primo grado vennero già mo grado per il tribunale aveva assolti dai rito abbreprimi giudici inflitto a Francesco viato, venivaper non aver no invece reFranzese una commesso il gistrati una fatto. Altre condanna a pena a trent’anni cinque pertrent’anni di di carcere sone erano carcere e due state invece assoluzioni, rinviate a ma anche giudizio per diverse altre ipo- cinque rinvii a giudizio per tesi di reato che vanno dal fa- varie altre ipotesi di reato. Il voreggiamento alle false di- riferimento è per Doina Mochiarazioni al pubblico mini- rosan e Alina Onofrei, accustero. Ma procediamo con or- sate di false dichiarazioni al dine. Ieri mattina è stata an- pm, nonché per Francesco Assolto in appello l’uomo accusato di averla bruciata viva Mihaela Mahu Patronela Puntillo, Ernesto Puntillo e Patrizia Filippo, accusati di favoreggiamento, mentre Barbara Franzese, Francesco Franzese e Giuseppe Sansoni erano accusati di omicidio, ora S T R E T T O incendio e minacce. La donna sarebbe stata uccisa per futili motivi. Nonostante fosse sposata, infatti, pare intrattenesse due relazioni sentimentali, in paese, con al- Nuove accuse contro i Pesce Rosa Ferraro guarda tutte le foto e indica gli affiliati alla cosca PALMI (RC) Ci sono tre nuovi verbali firmati dalla testimone di giustizia Rosa Ferraro. La notizia è trapelata nella giornata di ieri e darebbe una spiegazione alla richiesta, accolta dal Tribunale di Palmi nelle scorse settimane, di sentire la donna in rapporti di parentela con Salvatore Pesce in un luogo protetto, nelle prossime tre udienze del processo “All inside”, procedimento intentato dalla Distrettuale antimafia di Reggio Calabria contro la potente cosca Pesce di Rosarno. I tre nuovi documenti sarebbero il frutto di altrettanti interrogatori che la Ferraro avrebbe reso al sostituto procuratore della Dda reggina Alessandra Cerreti, intorno alla metà di ottobre scorso. Nuove accuse, quindi, quelle della testimone di giustizia, che si vanno a aggiungere alle precedenti datate La conferenza stampa dell’operazione All Inside 2006, quando l’allora procuratore aggiunto della procura di Palmi, Bruno Giordano te davanti al collegio del tribunale di Pal- le quali sarebbero state riconfermate an(oggi procuratore capo a Paola) aveva rac- mi. Nessuna indiscrezione, invece, sul con- che le dichiarazioni rese nel 2006 al procolto in alcuni verbali le dichiarazioni del- tenuto dei verbali vergati dalla Ferraro, curatore Giordano. La richiesta di tenere le l’allora collaboratrice di giustizia che ave- tranne quello che riguarda un book foto- udienze lontano dal Tribunale di Palmi era va parlato di intestazioni fittizie di molti grafico che è sottoposto alla donna per il ri- stata avanzata dalla Cerreti, per le presunbeni riconducibili alla faconoscimento di membri te minacce di morte di cui la Ferraro sarebdel clan o di accoliti della be stata oggetto, non solo in passato quanmiglia di Salvatore Pesce, Le dichiarazioni potente famiglia di Ro- do aveva intrapreso la collaboraziuone, ma con il quale è parente perdella donna sarno, e che saranno sot- anche nell’ultimo periodo. A questo riché è prima cugina della toposto alla testimone guardo, il sostituto procuratore per corromoglie, e di alcuni traffici in tre verbali di droga. nella prima udienza utile borare la sua tesi aveva portato in aula una sottoscritti Da quelle dichiarazioni in cui verrà sentita. La te- intercettazione carceraria nella quale ala metà ottobre presero spunto gli inquistimonianza nel processo cuni degli odierni imputati avrebbero mirenti per dare avvio aldella Ferraro, richiesto nacciato la Ferraro. Per poter fare seguire il processo anche l’odierno procedimento, giunto a conclu- dal pm Cerreti, sarà diluita in tre udienze sione nella primavera scorsa, quando in che si terranno in un luogo protetto e se- a chi non intende raggiungere il luogo proun imponente blitz delle forze dell’ordine, greto i prossimi 24, 25 e 26 novembre. Da- tetto, verrà assicurato un video collegacoordinate dall’antimafia di Reggio Cala- te in cui il collegio del Tribunale di Palmi, mento nell’aula bunker del Tribunale di bria, finirono in manette più di 70 perso- il magistrato e gli avvocati si trasferiranno Palmi. ne,13 delle quali già condannate in abbre- per poter sentire dalla viva voce della testiFRANCESCO ALTOMONTE viato dal gup reggino, e le restanti imputa- mone di giustizia le nuove rivelazioni, [email protected] trettanti uomini coniugati. Da qui il raid punitivo per il delitto. «… questo giudice - si legge nelle motivazioni della sentenza - ritiene che quanto acquisito agli atti del processo sostiene con certezza, al di là di ogni ragionevole dubbio, l’affermazione della penale responsabilità di Franzese Francesco per il reato di omicidio volontario, aggravato da futili motivi e dall’aver agito con crudeltà, ai danni di Mahu Mihaela Petronela, poiché in questi termini l’ipotesi accusatoria a carico del Franzese trova inequivocabile conferma. Non è altrettanto certa - continua il giudice - la responsabilità degli imputati Sansoni e Franzese Barbara per il concorso loro ascritto nel delitto omicidiario». In via di preliminare sintesi: «La notte tra il 13 e il 14 giugno 2008 alle ore 01,45 2,15 circa, Franzese Francesco… munito di una tanica di benzina e di una canna di bambù ha appiccato il fuoco al portone di ingresso dell’abitazione della donna, e, una volta uscita quest’ultima di casa per sfuggire alle fiam- me, dopo averle strappato via la coperta con la quale ella si riparava, le ha gettato ulteriore benzina direttamente addosso. Così la donna… riportava ustioni sulla maggior parte del corpo e, a causa di esse, dopo un periodo di degenza ospedaliera, moriva il 1° luglio 2008 presso l’ospedale specialistico di Brindisi». Il giudice, pertanto, «ritiene dimostrato che Mahu Mihaela ebbe modo di vedere in volto chi le gettò addosso la benzina, appena uscita di casa ovvero di riconoscere precisamente “il figlio di Franzese Ernesto”, l’odierno imputato: nel corso della degenza ospedaliera la vittima confidò alla propria madre questa verità». Quest’ultima, «Albotica Dumitrina, depositaria della confidenza, attesi i tempi dell’autopsia, trasportata la salma di Mihaela in Romania per celebrare il rito funebre ortodosso, attenuato il timore che altre spaventose azioni omicidiarie e violente, analoghe a quella subita dalla figlia, potessero essere subite anche dal figlio e dal genero (messi al riparo in Romania) e reperita l’assistenza di un difensore, in data 12/9/2008 si presentò spontaneamente al magistrato del pm in sede e riferì quanto appreso de relato dalla defunta figlia». Ieri è però giunta l’assoluzione. GUIDO SCARPINO [email protected] guerra di ’ndrangheta Assassinio del barbiere Rinviati a giudizio in tre CATANZARO La prova è evidente, anche per il gip Tiziana Macrì che, accogliendo la richiesta formulata dal pm Giampaolo Boninsegna, ha disposto il giudizio immediato per i presunti autori dell’omicidio volontario aggravato di Placido Scaramuzzino, il parrucchiere 43enne scomparso da Acquaro il 28 settembre del 1993, il cui cadavere non fu mai ritrovato. Il 14 dicembre prossimo, davanti ai giudici della prima sezione della Corte d’assise di Catanzaro, saranno chiamati Antonio Altamura, 65 anni di Gerocarne, ritenuto figura di spicco della ’ndrangheta delle Preserre vibonesi, AntoIl suo cadavere nio Gallace, 56 anni, e VinTaverniti detto “Cenzo non venne mai più cenzo d’Ariola”, 52 anni. I tre - diferitrovato. Secondo si dagli avvocati Giovanni Salvatore Staiano i pentiti fu sepolto Marafioti, e Vincenzo Cicino - erano staancora in vita ti raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa su richiesta del pm Boninsegna che aveva ottimizzato le informative redatte dalla Squadra mobile di Catanzaro guidata dal vicequestore aggiunto Rodolfo Ruperti in seguito alle dichiarazioni rese all’autorità giudiziaria e agli organi inquirenti dai collaboratori di giustizia Enzo Taverniti detto “il Cinghiale” e Francesco Loielo. I collaboratori di giustizia riferirono circostanze fondamentali per ricostruire una delle pagine più cruente della scia di sangue che negli ultimi trent’anni ha bagnato le Preserre. Placido Scaramozzino - secondo la prospettazione accusatoria - fu ucciso sulla scorta di meri sospetti a causa della sua frequentazione con Antonio Maiolo, boss locale antagonista del gruppo capeggiato da Altamura. Sarebbe stato sepolto vivo in una buca appositamente scavata per lui, dopo essere stato sequestrato, seviziato e tramortito a colpi di zappa alla testa ed al torace. Agli imputati viene contestato oltre che l’omicidio aggravato dai motivi abbietti e futili, dalla crudeltà e dalle finalità mafiose, anche l’occultamento del cadavere i cui resti, a distanza di diciotto anni dal delitto e nonostante lunghe ricerche, non sono mai stati ritrovati. p.com. SABATO 12 novembre 2011 PAGINA 17 l’ora di Reggio tel. 0965 324336-814947 - fax 0965 300790 - mail [email protected] - indirizzo via Nino Bixio, 34 CONDOFURI BAGNARA Beccato con un chilo d’erba in auto Nuova frana sulla Statale 18 Strada chiusa > pagina 24 «Ho atteso qualche giorno per intervenire su di una vicenda giudiziaria in cui non sono indagato per valutazione sia del GIP che del PM, a conferma della non rilevanza penale del mio operato, da sempre improntato all’affermazione di una azione politica ed amministrativa tracciata nel segno della legalità e della trasparenza. Ho atteso che la sovraesposizione mediatica, purtroppo speculativa e strumentale, raggiungesse il massimo elucubratorio, sovrapposta a quella di alcuni avversari politici, digiuni di stile così come di consensi, capaci soltanto di demonizzare e presumere sino allo spregio della persona ritenendo la violenza dello scontro politico l’unico metodo per conquistare l’elettorato che fino ad oggi li ha bocciati nelle urne; ma di tutto questo si occuperanno i miei Legali». Così l’assessore ai Lavori Pubblici, Pasquale Morisani, tirato in ballo nell’operazione “Sistema” per i suoi frequenti contatti con il boss, Santo Crucitti, capo della presunta cosca di riferimento del rione Condera. Una lunga dichiarazione che sostanzialmente serve a comunicare la sua ferma intenzione di non dimettersi dall’incarico, come invece chiesto dagli avversari politici. «Il mio impegno per questa Città continua e si rinnova, sempre più determinato, affrontando ogni giorno le difficoltà e continuando a lavorare, convinto del valore di questa battaglia per l’emancipazione socioeconomica della nostra Comunità e che, alla lunga, ciò non potrà non incidere positivamente anche su chi, oggi, intende la Politica come un gio- COMUNITÀ MONTANA LOCRIDE Fondi Piar: 350mila euro per 7 comuni > pagina 25 Per il Sistema turistico, ok al partenariato > pagina 26 > pagina 33 Morisani rompe il silenzio: «Il mio impegno continua» L’assessore:«Sfido chiunque alla prova di un favoritismo» co al massacro. E che Iddio mi dia sempre la forza di esser libero da qualsivoglia bisogno e da ogni compromesso. Del mio fare v’ è traccia negli anni e sfido chiunque alla prova di un favoritismo o anche di un solo intento illecito, perpetrato o sostenuto nell’interesse di questi o altri signori; se di tale agire vi fosse un qualsivoglia riscontro, senza sollecitazione alcuna, rimetterei nelle mani del Sindaco la mia delega assessorile». Morisani fa un pas- so indietro solo nel raccontare la sua carriera politica («Appartengo alla nobile stirpe del militanti politici avendo aderito, tredicenne, al Fronte della Gioventù l’organizzazione degli studenti e dei giovani lavoratori che si identificavano nella Destra Missina) sostenendo che «a quei tempi non era facile – e neppure conveniente – militare a Destra; oggi, che la mia Destra Sociale governa la mia Città consentendomi di avere ruolo in un progetto po- litico difficile ma ambizioso, mi torna alla mente quando, adolescente, crescevo nel rione Condera, ove la mia famiglia risiede da cinque generazioni mantenendo rapporti di buon vicinato con tutti, comprese le citate ed oggi definite “famiglie”». «Nell’anno 2007 – dopo essere stato battuto proprio coi voti di Condera alla Presidenza della IV Circoscrizione– decisi di candidarmi al Consiglio Comunale della mia Città ot- tenendo 46 modesti voti a Condera ed 8 a Pietrastorta, consensi che comprendevano quelli dei miei familiari, di alcuni ex giovani missini come me e, certamente, di altri cittadini incensurati, come quelli che incontrai nel corso di una delle tante visite elettorali, in uso tra i candidati, nell’ufficio aperto al pubblico ove il Crucitti si intratteneva. Oggi, dopo che con le elezioni del maggio 2011, suffragate dal consenso di circa 1200 reggini, di cui an- cora soltanto 56 riconducibili al rione Condera, sono l’assessore ai Lavori Pubblici, ai Contratti ed agli Appalti della Città Metropolitana – che Scopelliti volle ed Arena persegue – coltivo gli stessi ideali che da ragazzino mi spinsero a lasciare il pallone a Condera per fare politica; non appartengo a mafie nè a centri di potere, mi identifico nel mio popolo e nelle mie idee. E’ questa la mia storia, la realtà dei miei rapporti politici, delle mie conoscenze con l’indagato, delle mie chiacchiere, del 2004, col Romeo che conosco da sempre». Infine per l’assessore ai Lavori Pubblici «nell’era dei processi mediatici e del clima di sfiducia ed attacco alle Istituzioni rappresentative, sia necessario dar seguito alle parole con i fatti, con l’impegno quotidiano e la consapevolezza che sia tempo di etica pubblica e di responsabilità politica da testimoniare attraverso scelte inequivocabili segnate dall’ interesse collettivo e non da quello partigiano o di pochi privilegiati». dopo l’ispezione ministeriale Non è certo un periodo felice quello che sta attraversando l’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Demi Arena. Anzi, sin dal principio, non lo è mai stato. D’altra parte, vincere le elezioni con un punto interrogativo grande così sui diversi capitoli di Bilancio di Palazzo San Giorgio, ha reso la sindacatura di Arena una sorta di grande sfida per la sopravvivenza. In più, le inchieste portate avanti dalla Dda e dalla Procura reggina, non consentono di diradare le nubi su palazzo di città. Tra una settimana, sarà passato esattamente un mese dall’arrivo di quella relazione ministeriale, che apparve ai più come un pugno nello stomaco ad una città messa già in ginocchio da diversi indicatori economico – sociali. Ventidue rilievi, quelli proposti dal duo Logoteto e Tatò, dirigenti ispettivi di Finanza pubblica, che evidenziavano irregolarità e carenze nella composizione del Bilancio comunale. Furono giorni nerissimi per il Comune, che dopo appena 48 ore si vide recapitare la relazione disposta dalla Procura della Repubbli- Arena avvia le verifiche Adesso tocca ai dirigenti ca, ma questa volta nell’ambito del procedimento aperto sulla morte/suicidio della dirigente del settore Orsola Fallara. In tanti chiesero nell’immediato delle risposte al primo cittadino, accusando la “classe dirigente” che governa la città di attendismo. Anche il Prefetto, Luigi Varratta, nel giro di una settimana scrisse al sindaco chiedendo quali fossero i provvedimenti assunti e le iniziative intraprese volte all’eliminazione delle criticità rilevate. Nello stesso giorno, cioè il 26 ottobre, Demi Arena, scrisse al Capo di gabinetto Antonio Barrile, invitandolo ad «attivare ogni possibile iniziativa tendente ad arginare e a prevenire eventuali profili di irregola- rità nella gestione delle attività nel rispetto del buon andamento della macchina amministrativa». Così lo scorso 10 novembre il Capo di gabinetto e il segretario generale, Pietro Emilio, hanno scritto a tutti i dirigenti (vecchi e nuovi) invitandoli «entro e non oltre dieci giorni a voler presentare alla responsabile dell’Ufficio staff del sindaco le proprie osservazioni giustificative in ordine alle criticità rappresentate…» In precedenza lo stesso Capo di gabinetto intimò, scrivendo ai dirigenti al segretario generale e al vice segretario generale, la temporanea sospensione dell’erogazione di somme derivanti da progetti. In particolare «alla luce delle risultanze della relazione stilata dagli ispettori ministeriali che, tra i tanti argomenti hanno esaminato anche gli aspetti contrattuali di somme erogate al personale dirigente ed ai dipendenti inseriti nei progetti obiettivo e di qualsivoglia altro tipo, paventando, i relatori, eventuali profili di irregolarità, si invita in via prudenziale, a sospendere, temporaneamente, eventuali pagamenti ai dipendenti per somme dovute o debende di analoga natura». Insieme a questo il Comune ha pensato bene di cautelarsi rispetto ai compensi incentivanti la progettazione interna. Richiamando al rigoroso rispetto delle norme che disciplinano la materia, il capo di gabinetto rammenta che a decorrere dal 24/11/2010 è stato ripristinato l’incentivo nella misura massima del 2% da corrispondere ai dipendenti che partecipano ad attività di progettazione interna e che l’incentivo va corrisposto nella misura prevista dalle norme in vigore al momento dello svolgimento dell’attività, indipendentemente dal momento della liquidazione. cl. la. 19 SABATO 12 novembre 2011 calabria ora R E G G I O Gli affari dei Condello in Emilia “Meta”, Giardina delinea la figura di Ionetti e il “sistema lotterie” È una figura che già nel processo “Vertice” è stata ampiamente delineata. Ma adesso vi sono delle novità che il colonnello Giardina non può tacere nel corso della sua deposizione al procedimento “Meta”. Il riferimento è ad Alfredo Ionetti, colui che avrebbe rivestito il ruolo di contabile della cosca Condello. È un lungo capitolo quello che viene dedicato a Ionetti. Tutto parte da una lettera trovata nei pantaloni di Giandomenico Condello, al momento dell’arresto del “Supremo” nel suo covo di Pellaro. Giardina passa in rassegna i rapporti che Ionetti aveva sia con Pasquale Condello, che con Giuseppe Morabito (cognato del boss) e Francesco Vazzana; relazioni già acclarate con “Vertice” e che trovano nuova linfa nel processo “Meta”. Secondo la ricostruzione di Giardina vi sarebbe stato un impegno preciso, da parte di Ionetti, nella distribuzione di somme di denaro a componenti del gruppo Condello al fine di riciclare il patrimonio illecitamente accumulato. «Ionetti – spiega il colonnello dell’Arma – si è ritrovato da fruttivendolo a gestore di un impero da 65 milioni di euro». E qui arriva un primo episodio Il covo di Pasquale Condello che, nel narrato di Giardina, dovrebbe rappresentare un formidabile riscontro a quanto sostenuto sino a quel momento. Il luogo teatro del fatto è Cesena. Ionetti fa il giro di due banche, salvo poi entrare in un istituto di credito con un borsone ed uscirvi senza. Questo particolare non sfugge agli uomini del Ros che nel successivo sequestro della cassetta di sicurezza scoprono un elemento non indifferente: il valore contenuto in quella cassetta è di circa un miliardo delle vecchie lire. Ebbene, il direttore di banca viene interrogato e non fa alcuna fatica ad ammettere che Ionetti non è un cliente qualunque, ma uno di quelli al massimo livello, per il quale si poteva arrivare anche a tanto, e cioè a far tenere qual- cosa senza che fosse registrata. Ma il colonnello dei carabinieri non si ferma al solo ruolo di contabile di Ionetti, andando anche oltre e spiegando come il rapporto con Condello sia di tipo strettamente personale e parentale. «Alfredo Ionetti – incalza Giardina – è legato in modo diretto a Pasquale Condello perché il figlio di Ionetti, Daniele, era prima fidanzato ed oggi è sposato con la figlia di Pasquale, Caterina. Il matrimonio è avvenuto nel 2009 e da alcune ambientali in carcere si è capito che Ionetti cercava di ritardare quanto più possibile la celebrazione delle nozze poiché si attendeva la decisione del tribunale sul sequestro dei beni. Una volta arrivata tale decisione i due si sposarono e tale matri- monio balzò all’onore della cronaca per la benedizione papale che gli sposi ebbero dal papa, per il tramite dell’arcivescovato reggino». Lasciato per un momento da parte il capitolo Ionetti, Giardina affronta un episodio curioso ma che svela un retroscena che dovrà ancora essere esplorato nel processo e cioè quello delle lotterie. Il colonnello racconta come Vazzana, nipote di Condello, vinse due miliardi alla lotteria. «Non è difficile – spiega Giardina non senza delle precise allusioni – per un affiliato venire a conoscenza dell’esistenza di un biglietto vincente in zona. In questo caso si tratta di Campo Calabro, territorio che ricade ancora sotto l’influenza di Condello. Vi è infatti la famiglia Garonfolo che è alleata della consorteria condelliana». «E’ a conoscenza del sistema delle lotterie?», chiede il pm Giuseppe Lombardo e la risposta di Giardina è eloquente: «Certo, ne parla Paolo Iannò». Un capitolo che dovrà essere sviscerato durante l’audizione del collaboratore di giustizia, ex braccio destro di Pasquale Condello. CONSOLATO MINNITI [email protected] Beni sequestrati ai Franco Nel mirino della Dia anche le quote del noto locale “Lido sogno” Nelle ultime 48 ore la Direzione investigativa antimafia di Reggio Calabria – a seguito di due proposte di applicazione di misura di prevenzione personale e patrimoniale formulate: la prima dal Direttore della Dia, e la seconda d’iniziativa dal Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone - ha dato esecuzione a due decreti di sequestro beni emessi dal Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione, nei confronti di Demetrio Franco, 34enne nativo di Melito P.S., in atto agli arresti domiciliari in Reggio Calabria, e Giuseppe Speranza, 60enne di Gioia Tauro, allo stato ristretto in carcere. Per quel che riguarda l’aspetto strettamente reggino, Demetrio Franco risulta essere stato sottoposto ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa in data nel 2007 dal Gip di Reggio Calabria, a seguito dell’operazione “Chalonero”. Le indagini hanno permesso di individuare un gruppo di persone, strutturalmente organizzato, dedito in maniera stabile al traffico di sostanze stupefacenti, con capacità di approvvigionamento anche all’estero. Franco, ben inserito in tale contesto, è stato condanna- to in primo grado, nel 2008 a quindici anni di reclusione per il reato associativo di cui all’art. 74 Dpr. 309/90. Successivamente, in secondo grado, la pena è stata rideterminata in quattordici anni di reclusione. Il sequestro eseguito per Franco e Speranza, per un ammontare quantificato di circa 1,6 milioni di euro, ha interessato i seguenti beni riconducibili a Franco: patrimonio aziendale della ditta individuale Franco Demetrio, con sede a Reggio Calabria, esercente l’attività di “somministrazione al pubblico di alimenti e bevande”; patrimonio aziendale della ditta indi- viduale Mirandoli Roberto, con sede a Reggio Calabria, esercente l’attività di “vendita al dettaglio di carburanti”, riconducibile a Franco Demetrio; quota di capitale sociale intestata a Franco Demetrio della ditta “Lido sogno s.a.s. di Paolo Franco, con sede a Motta San Giovanni, esercente l’attività di “ristorazione e gastronomia, mediante la gestione di ristoranti”; quota di capitale sociale di proprietà di Franco Demetrio della società cooperativa a responsabilità limita tata “Fratelli Group – Società Cooperativa Agricola”, con sede a Reggio Calabria, esercente l’attività di “impresa agricola”. IN BREVE Furto, tre arresti in flagranza I carabinieri del nucleo radiomobile hanno arresto in flagranza di reato per furto aggravato B.C., 37 anni; R.A., 44 anni; S.P., 21 anni. Residuo di pena Preso 27enne I carabinieri hanno preso A.A., 27 anni, per redisuo pena di anni 2 per il reato di furto. vigili del fuoco in azione Smart prende fuoco vicino al PalaCalafiore Attimi di panico ieri a Pentimele dove, intorno alle 15, una Smart ha preso fuoco all’improvviso. Il proprietario dell’auto, dopo averla messa in moto, ha udito un rumore strano che ben presto ha originato le fiamme. L’uomo è riuscito ad abbandonare la vettura che in pochi attimi è stata avvolta dal fuoco. L’intervento immediato dei vigili del fuoco ha scongiurato il peggio, visto che la piccola auto (distrutta subito anche per il materiale plastico di cui è fatta) si trovava sotto il cavalcavia che ospita la linea ferrata ed i cavi telefonici cablati fuori trincea. meta/2 Libri, appalti in Comune e controllo delle “miste” «Gli affari più importanti si gestiscono in comune». È’ il 22 febbraio del 2002, quando a Prato, Mico Libri, storico capomafia dell’omonima famiglia di Cannavò parla con Matteo Alampi, anch’egli ritenuto elemento di spicco della consorteria mafia operante a Trunca. Libri anticipa quelli che saranno le risultanze investigative di “Meta” e lo fa con una precisione assoluta. Il boss spiega come, dopo la pace arrivata nel 1991, vi è un sostanziale equilibrio tra Pasquale Condello, lo stesso Libri, Giuseppe De Stefano e Giovanni Tegano e tale struttura gestisce in modo equo le attività criminali di tutta l’area reggina. Ma non manca una regola: per le attività più importanti gli appalti devono essere gestiti di comune accordo. Per le cose di minore valore, invece, rimane invaria- ta l’autonomia dei singoli clan che operano sul territorio. «Un equilibrio che siamo riusciti a dimostrare con l’operazione “Meta”. Ma la parte più interessante Libri la riserva nel colloquio con Alampi, con riferimento alle società miste del Comune di Reggio Calabria. Come è ormai noto gli appetiti delle cosche sono forti, molto forti. I settori di principale interesse sono due: manutenzione e rifiuti. E proprio da qui prenderà il nome dell’operazione che ha colpito la cosca Alampi qualche anno fa. Insomma, secondo don Mico Libri, e questa è ormai storia giudiziaria, Condello fu il più agguerrito nemico, ma poi divenne il più fidato “socio” negli affari. Tutto questo in nome del potere e dei soldi, da sempre unico vero interesse delle cosche reggine. c. m. meta/3 Il Supremo catturato Marino: «Siamo rovinati» «Era il responsabile del- un affronto che Marino la riscossione delle mazzet- non può sopportare e per te sul corso Garibaldi». questo si rivolge a DemeNon usa mezzi termini il trio Condello e chiede colonnello Giardina per espressamente che questi definire Ugo Marino, com- vengano puniti perché non merciante titolare del ne- hanno capito chi è Ugo gozio “After fashion” sul Marino. Uno di questi imcorso Garibaldi. Un sog- prenditori è Michele Suragetto che dal pentito Rig- ce, titolare del “Bingo”. Ed gio viene addirittura defi- è proprio qui che avviene nito come fornitore ufficia- l’incontro chiarificatore di le delle ‘ndrine e da inqua- Condello che riprende l’imprendrare nella ditore anfamiglia Quando che se non “destefail commerciante nei modi niana”. Ma che Mariè una dichiese no aveva stinzione una lezione per preteso. che non ha Ma a testipiù troppa due imprenditori monianza importanza alla luce dell’unitarietà della conoscenza del fenodella ‘ndrangheta, come di- meno ‘ndranghetistico nei mostrato da “Meta”. Mari- suoi dettagli più segreti, il no, però, è tipo che si fa for- colonnello Giardina ricorte di questa appartenenza da come Marino, parlando “condelliana” e la esercita con una persona dell’arreanche quando accade un sto di Condello, afferma episodio non troppo im- che è stata una «batosta», portante, ma che dimostra con ciò esaltando la caratutta la volontà di farsi sen- tura criminale e la capacità tire sul territorio. La figlia del Supremo, di saper di Marino deve pagare un mantenere degli equilibri appartamento comperato tra le varie consorterie mada due imprenditori. Uno fiose della città. «Siamo a di questi incontra la donna mare, non hai visto niente, e la riprende per non aver saremo colpiti pure noi» riancora saldato il pagamen- ferisce Marino al suo interto, facendola piangere. È locutore. (c.m.) 30 SABATO 12 novembre 2011 calabria ora P I A N A Centro migranti, la Suap dà il via libera all’appalto Visita al Giordano la Provincia pensa al restyling GIOIA TAURO I tecnici del settore 16, “Edilizia e Impiantistica Sportiva” della Provincia di Reggio Calabria hanno effettuato alcuni sopralluoghi a Gioai Tauro durante la giornata di ieri, ai quali ha partecipato anche il consigliere provinciale Rocco Sciarrone (nella foto). A renderlo noto è un comunicato, diramato dalla segreteria Gruppo Consiliare Provincia del Partito repubblicano. Le ispezioni hanno riguardato il piazzale situato in via Veneto, tra l’altro di proprietà della Provincia, e lo storico campo sportivo "Giordano". Conseguentemente al sopralluogo si è tenuto un incontro al comune di Gioia che ha visto come protagonisti oltre allo stesso Sciarrone, anche l’architetto Criaco e Gaetano Condello, assessore allo Sport. «Durante la visita, - si legge nella nota i tecnici del comune, diretti dall’architetto Pasquale Calfapietra, hanno presentato maggiori informazioni circa i siti sopra citati. Per quanto concerne l'area di via Veneto – prosegue il comunicato - si è pensato ad un nuovo palazzetto attrezzato con un campo specifico per la pallavolo. Una ristrutturazione degli spalti, del terreno di gioco (da fare eventualmente in erba sintetica) e degli spogliatoi è prevista invece per il "C. Giordano"». I tecnici sperano di poter inserire l’iniziativa nel piano triennale delle infrastrutture 2011/2013, in modo da iniziare i lavori entro pochi mesi. «Gli interventi, conclude - andrebbero a riqualificare due importanti quartieri del centro metaurino. Centro che da anni sembra "abbandonato" dalle istituzioni, soprattutto per quanto concerne le infrastrutture”. e.sa. DOMENICO MAMMOLA [email protected] ISABELLA GALIMI [email protected] ACCOGLIENZA La struttura dove sorgerà il centro migranti to quale consorziata esecutrice dei lavori l’impresa Impresig s.r.l. con sede sempre a Roma – aggiudicatario dell’appalto. Un passo importante per la città, dunque, che in questi giorni sta ritrovando, in misura assai minore rispetto agli anni scorsi, la presenza dei migranti. E’ molto probabile che venga riattivato il campo provvisorio nell’area Asi di contrada Testa dell’acqua – a spese della regione – per arginare le difficoltà di alloggio degli africani. In più tra circa un biennio dovrebbero essere pronti gli alloggi popolari costruiti ad hoc dalla regione per l’ospitalità ai miranti. Mai più ghetti, dunque, anche se in questi giorni continua ad esserci un “Africa MELICUCCO hotel” estremamente precario in una zona periferica della città. Il centro dell’ex Beton Medma, quindi, potrebbe essere costruito entro la campagna autunnale del 2013, rispondendo a due esigenze, diverse ma concatenate, l’accoglienza e la formazione. Ci saranno alloggi, ancorché temporanei, ma soprattutto saranno avviati corsi professionali per i migranti, per inserirli nel mondo del lavoro e saranno messi in comunicazione diretta con i datori di lavoro, uscendo così anche dal seminato pericoloso del caporalato e dello sfruttamento. Un altro passo, dunque, verso la Rosarno accogliente, normale ed efficiente. ROSARNO Il centro per i migranti di Rosarno inizia a vedere la luce. La Stazione appaltante reggina ha dato il via libera all’affidamento dell’appalto, dopo una serie lunghissima di procedure burocratiche. L’appalto, che ammonta complessivamente a 2 milioni di euro – di cui 1,4 milioni per strutture ed il resto come somme a disposizione dell’amministrazione – rappresenta l’atto formale di riscatto della città rispetto alla complessa questione dei migranti. E’ utile ricordare, infatti, che il nascituro centro di accoglienza e di formazione per i migranti per l’inserimento sociale e lavorativo sarà realizzato su un terreno confiscato alla mafia: la Beton Medma di contrada Alimastro. Il plafond di cui si alimenta tutto il progetto è quello del Pon sicurezza del ministero dell’Interno, e risale alla fase appena successiva della rivolta dei migranti di gennaio 2010, quando il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha garantito che avrebbe stanziato somme per la realizzazione di strutture per attenuare il gravissimo disagio in cu versano i migranti senza tetto. La procedura di gara, estremamente farraginosa, è arrivata a termine, e la commissione giudicatrice ha individuato il Consorzio Stabile Aedars con sede a Roma – che a sua volta che ha indica- Querelle fotovoltaico, Nasso: «Sellaro ignora le delibere» Continua il botta e risposta tra l’amministrazione comunale e l’opposizione del comune di Melicucco. Ancora al centro del dibattito, la questione della costruzione dal campo fotovoltaico in località Pezzullo, dove, su circa 18 ettari a terreno, verrà presto messo in funzione un impianto solare con una potenza di 5 megawatt. A rispondere alle critiche del capogruppo della minoranza consiliare “Libertà e partecipazione” Gigi Sellaro, è ora il vice sindaco Francesco Nasso. «Conosco Sellaro da moltissimi anni e lo reputo un’ottima persona, ma politicamente non è in grado di tracciare un cerchio con un bicchiere - ha detto Nasso , rispondendo punto per punto alle questioni evidenziate dal consigliere -. Il dato della sua incapacità politica, Sellaro lo aveva d’altronde già ricevuto dal risultato delle urne in fase di elezioni, mi chiedo ora quale sia la preoccupazione del consigliere in merito all’impatto ambientale provocato dal campo, quando, anni fa, quando era in dubbio la realizzazione di una centrale proprio nel nostro comune che avrebbe prodotto 800 mila megawatt, come mai , allora, Sellaro, non firmò le petizione per il no?». Ma il vice sindaco non si ferma e DURO Il vicesindaco Nasso definisce il consigliere come un “politico poco informato”, avendo accusato l’amministrazione comunale di non aver riattivato il centro di aggregazione comunale. «Invito il consigliere a non aprire la bocca solo per emettere del fiato, ma di informarsi, e ritengo un atteggiamento abbastanza grave, quello di un capogruppo consiliare, di non essere a conoscenza dei servizi che vengono attivati nel comune: da lunedì sono infatti riprese le attività del centro aggregazione, che sollecito affinchè visioni di persona, vista la sua errata informazione». All’osservazione di Sellaro, che aveva evidenziato come una sola unità nel reparto dei vigili urbani fosse un numero troppo esiguo per il monitoraggio del territorio, Nasso risponde: «il consigliere ha chiamato allo scandalo in fase pre elettorale il fatto che una vigilessa lavorasse anche tre ore come part time all’interno di un ufficio comunale, non è stato lo stesso percorso effettuato da consigliere, quello di passare da ruolo di vigile a quello di impiegato all’anagrafe, dov’era allora il suo interesse per il monitoraggio del territorio, e dove lo scandalo?». Risposte da parte dall’amministrazione anche sul servizio mensa, il vice sindaco ha detto che «finita la fase di valutazione delle domande pervenute dalle ditte, si passerà al ripristino del servizio per gli studenti». Rosarno, per l’ex Beton Medma disponibili 2 milioni di euro GIOIA/SCUOLA MELICUCCO GIOIA/ASSOCIAZIONISMO Alaga, ecco l’impegno per i minori a rischio L’associazione gioiese lavora al recupero e al reiserimento dei ragazzi “difficili” ATTIVI La presidente di “Alaga” Graziella Carbone durante un’iniziativa dell’associazione di volontari gioiesi che collabora con il tribunale dei minorenni di Reggio Calabriia per il recupero dei ragazzi problematici GIOIA TAURO L’Alaga, (associazione laici amici Santa Giovanna Antida), è conosciuta nella città del porto e non solo, per la sua valida attività di volontariato e di integrazione sociale. L’associazione gioiese, presente sul territorio già da alcuni anni ha ricevuto da circa un anno e mezzo, un’importante funzione dal Tribunale dei minori di Reggio Calabria. Il Tribunale ha infatti affidato all’Alaga l’incarico di messa alla prova dei minorenni che hanno commesso dei reati e che, per scelta del giudice, possono essere sottoposti ad attività di recupero proprio all’interno dell’associazione, individuata dunque come realtà positiva in grado di assolvere tale mansione. «In tal senso, - ha spiegato la presidente Graziella Carbone – dal 22 marzo 2010 si è attivata una stretta collaborazione con i servizi sociali del dipartimento di giustizia mino- rile, tra l’Alaga, la responsabile dei servizi Giuseppina Garreffa, e le assistenti sociali Anita Griso e Rosa Campisi». In parole povere, il giudice insieme agli assistenti sociali decide per il minore, anziché la detenzione in carcere, il recupero attraverso la messa in prova, che chiaramente dispone di un protocollo che dev’essere seguito alla lettera. «L’Alaga ha fatto la scelta di accogliere un minore alla volta, - ha aggiunto la Carbone – in modo da offrire le possibili attività di recupero e attenzione alla persona. Finora abbiamo avuto qui con noi tre minori, che per un periodo di tempo che va dai sei mesi a un anno, per tre o quattro volte a settimana hanno svolto attività di servizio all’associa- zione. Alcuni sono stati impegnati al servizio mensa, altri, se in possesso del titolo adeguato, hanno svolto il servizio educativo con i bambini italiani e stranieri che frequentano il doposcuola». Da circa un anno inoltre, il Ministero della Giustizia, attraverso l’Uepe, (ufficio di esecuzione penale esterna), ha anche affidato all’Alaga, un adulto che è impegnato in un’attività risarcitoria nei confronti della società. «Tutto ciò rappresenta per noi un incentivo a continuare sulla strada del contrasto verso tutte le forme di povertà, ha concluso la presidente - soprattutto quando il recupero è globale e consente al minore il reintegro nella società civile. Avendo il sogno di essere un credibile punto di riferimento non solo per Gioia Tauro, ma per tutta la Piana, l’Alaga si impegna attraverso i suoi volontari, a realizzare questo servizio con amore, competenza, trasparenza e visibilità. L’augurio è anche che l’associazione venga ad essere destinataria di una sede più adeguata per lo svolgimento delle numerose ed impegnative attività». EVA SALTALAMACCHIA [email protected] 32 SABATO 12 novembre 2011 P I A N A calabria ora S P O R T speciale nazionale Rizziconi, l’attesa sta per finire Domani finalmente gli Azzurri di Prandelli in visita al campo di calcetto via Santa Maria a Via Carignano, via Nuova Circonvallazione, via Santa Maria Inferiore; da via Santa Maria a via Leone XIII, via Capito, da via Garibaldi al viale Vittorio Emanuele III. RIZZICONI Ormai l’attesa è quasi finita. Manca solamente un giorno all’arrivo della Nazionale Italiana di calcio di Cesare Prandelli e la popolazione rizziconese è in fermento. Ma non tutti perché sono 820 gli invitati che potranno ammirare Balotelli e compagni nel campo di calcetto costruito su un terreno conquistato alla ndrangheta. E a qualcuno, questo fatto, non è andato giù. I lavori In tutto questo comunque sono diversi i lavori che sono stati fatto al campo di calcetto ma anche negli spogliatoi del comunale dove gli azzurri si cambieranno e faranno la doccia alla fine dell’allenamento. Sono stati pitturati i muri, messe le porte nuove e, per ogni doccia c’è uno scaldino. All’interno degli spogliatoi sono stati installati anche dei condizionatori e rifatto completamente l’impianto idrico e la rete fognaria. È stato costruito il muro di recinzione caduto dopo l’alluvione dell’anno scorso e asfaltata la strada d’accesso al campo. Al campetto di calcetto invece è stato messo a nuovo il manto erboso in sintetico. Il comune ha anche affittato una tribuna Il programma L’arrivo della squadra a Rizziconi è previsto alle 12:30. Mezz’ora dopo ci sarà l’ingresso della stessa sul campo, e il cerimoniale di presentazione delle autorità locali e la consegna di un ricordo ai calciatori e alla Figc da parte del Comune di Rizziconi. Alle 13.30 l’inizio dell’allenamento che terminerà alle 15. A seguire l’incontro con la stampa e trasferimento in bus all’aeroporto di Lamezia Terme RINNOVATO il campo di calcetto sul quale si esiberà in un’ora e mezza di allenamento la Nazionale di Cesare Prandelli già pronta per essere utilizzata dai presenti domani. I costi La spesa che l’Ente rizziconese ha sostenuto per mettere a puntino tutto si aggira intorno ai 200 mila euro per quanto riguarda i lavori. Per la logistica dell’imponente evento sono stati finanziati intorno ai 20 mila euro. In parte, questi soldi, verranno ammortizzati dal comune di Rizziconi gra- commenti della vigilia Buffon e Prandelli sono i più attesi in città RIZZICONI Ieri il commissario del comune Fabrizio Gallo sembrava tranquillo. Ormai il più è stato fatto e manca solamente che la Nazionale arrivi per poi rilassarsi qualche giorno. «Per mia indole – ha detto – tendo a preoccuparmi molto prima di un evento. Credo e spero che sarà una grande festa per tutta la popolazione visto che la Nazionale molto probabilmente da queste parti non la rivedremo mai più». Oltre alle parole del commissario anche nei cittadini che saranno presenti c’è attesa. Ma molti sono quelli scontenti che, per vari motivi, non potranno assistere all’allenamento degli azzurri e sanno che molto probabilmente questa occasione non ricapiterà più. All’interno della scuola calcio comunque l’attesa è fremente. «Non vediamo l’ora di vedere Buffon» dice qualche ragazzino. Altri, quelli interisti, aspettano con ansia Pazzini e Thiago Motta. Ma la curiosità è tantissima anche per Balotelli e Gattuso, che sarà presente come ospite invitato dalla federazione. I più gettonati sono Pirlo, De Rossi e Osvaldo. Ma anche Prandelli attira molta attenzione. Per quanto riguarda invece gli scontenti, che sono molti, è l’occasione per spiegare che «la nazionale arriva a Rizziconi ma noi rizziconesi non la possiamo nemmeno vedere». Secondo alcuni «sarebbe stato giusto che gli azzurri, prima o dopo l’allenamento, venissero in piazza per salutare l’intera popolazione. Ma purtroppo non sarà così e noi rimarremo fuori senza nemmeno essere presenti in un posto della nostra cittadina». In questo caso comunque Rizziconi sarebbe stata invasa non solo dai cittadini della Piana ma dall’intera Provincia. Forse non sarebbe stato nemmeno possibile far arrivare tutta quella gente nella cittadina. Quindi la decisione è stata presa in questo modo, facendo degli inviti e privilegiando in qualche modo le scuole ed i ragazzini che vanno alla scuola calcio. g. m. zie alla Regione Calabria, allo stesso Consiglio ed alla Provincia. Per questo Ente ieri mattina ero atteso al comune il presidente Giuseppe Raffa. I doni Il comune dovrebbe regalare a Buffon, a Ciotti ed al presidente Abete alcuni ricordi del comune di Rizziconi. Stessa cosa la scuola calcio, la Giovanile Rizziconese, che ha preparato dei gagliardetti da do- nare alle autorità presenti, che, alla fine, dovrebbero essere ottanta persone. Servizio d’ordine Il questore di Reggio Calabria – a quanto fatto sapere dal commissario Fabrizio Gallo – ha previsto un piano imponente di servizio d’ordine che sarà formato da tutti vari reparti delle forze armate. Il comune di Rizziconi gestirà l’entrata in campo con la Pro- i numeri tezione Civile guidata da Nino Gerace che sarà coadiuvata da qualche esponente di quella di Camini. Al campo si arriverà attraverso delle navette che partiranno dalla piazza Municipio domani mattina intorno alle dieci. Sarà presente anche la polizia municipale. In un’ordinanza dei giorni scorsi inoltre è stata vietata la circolazione e la sosta nelle seguenti vie: viale Umberto I°, via Meridiana, via Garibaldi, da Accrediti La Figc ha richiesto intorno ai 150 accrediti stampa per le tv e le varie testate giornalistiche. Ma non crediamo che ci sarà disponibilità per tutti. Oltre ai quotidiani regionali infatti, molte testate online hanno fatto domanda al comune ed alla federazione. Ci saranno tutti i giornali italiani e anche qualche giornalista internazionale. Per un evento che non ha precedenti in tutto il Sud Italia. GIUSEPPE MUSTICA [email protected] il futuro Spesi più di 200mila euro per 900 invitati in totale Sì al nuovo investimento per riqualificare l’area RIZZICONI Ottocentoventi invitati più ottanta autorità, per un totale di novecento persone. Una scuola. Una scuola calcio, entrambe di Rizziconi. E circa 25 associazioni della stessa cittadina. Oltre 100 persone di servizio d’ordine. Quattro o cinque autobus che faranno da navetta per portare gli invitati al campo da calcetto. Tutti posti a sedere sistemati sui due lati esterni del campo. Circa settanta giornalisti accreditati, compresi quelli nazionali con l’evento che sarà trasmesso anche in diretta. Sono 6 le docce funzionanti per ognuno degli spogliatoi, forniti anche di climatizzatore. Sono 108,84 gli euro stanziati per la fornitura temporanea a carattere straordinario di energia elettrica mentre saranno 7 i bagni chimici presi a noleggio(da un’azienda di Lamezia Terme) da parte del comune di Rizziconi per un importo di 1276,43 euro . Sono questi i numeri, i più importanti, che muoverà l’arrivo della nazionale di domani. La stessa, secondo quanto si apprende dal sito della Figc, arriverà a Rizziconi intorno alle 12:30 e inizierà l’allenamento un’ora dopo. Prima dell’entrata in campo ci sarà la presentazione dell’evento da parte di don Ciotti, presidente di Libera, che spiegherà ai presenti il perché la nazionale è arrivata a Rizziconi. Alla fine i giornalisti, in una specie di zona mista, potranno fare delle domande ai calciatori ed al commissario tecnico Cesare Prandelli. All’interno del comunale di Rizziconi ci sarà anche un buffet per le autorità e per i presidenti delle varie associazioni che domani saranno presenti. In totale, la spesa, si aggirerà intorno ai 220 mila euro che, come detto nel pezzo di apertura della pagina, il comune ammortizzerà con dei finanziamenti che arriveranno da altri enti. Numeri da capogiro per un paese, Rizziconi, che conta circa 8000 anime e che ricorderà per sempre questo evento che verrà immortalato da ogni angolo dalle varie telecamere presenti e che comunque permetterà alle squadre calcistiche cittadine di usufruire di campi e spogliatoi rinnovati. g. m. RIZZICONI Ci sono 240mila euro messi a diposizione dal Ministro dell’Interno per la riqualificazione del terreno confiscato alla ‘ndrangheta che diventerà un polo sportivo e un parco giochi. E’ questa la notizia che giunge a due giorni dall’arrivo della Nazionale di Cersare Prandelli a Rizziconi, per allenarsi su un campo sottratto alla ‘ndrangheta. «Nel comune di Rizziconi – si legge in una nota diramata dal Ministero - su una parte dell’area confiscata alla ’ndrangheta dove domenica 13 novembre la Nazionale italiana di calcio si allenerà, il Pon Sicurezza interIl Ministero con un progetto che stanzia 240mila viene prevede la realizzazione di un euro per un polo polo sportivo e di un parco giochi. L’intervento, proposto sportivo e dall’amministrazione comuun parco giochi nale e approvato dal Comitato di Valutazione presieduto dall’Autorità di Gestione, prefetto Nicola Izzo è stato finanziato dal Programma Operativo Nazionale "Sicurezza per lo sviluppo - Obiettivo Convergenza 2007-2013" con 240mila euro». In particolare, è prevista la sistemazione di un’area di 10mila metri quadri, con percorsi pedonali e pista ciclabile, a cui saranno affiancati un parcheggio e un fabbricato in cemento armato da destinare a punto di ristoro. Nell’area verranno installati impianti di illuminazione e irrigazione e attrezzature ludiche con arredi per un parco giochi. «Il progetto – conclude la nota - sostenuto dal Programma gestito dal Ministero dell’Interno e cofinanziato dall’Unione Europea completerà il recupero di una vasta area confiscata nel comune in provincia di Reggio Calabria su cui è già stato realizzato un campo di calcetto. E’ qui che gli Azzurri domenica prossima si alleneranno per lanciare un messaggio di solidarietà e impegno civile nella lotta alla criminalità organizzata». 36 SABATO 12 novembre 2011 L O C R I D E calabria ora S P O R T l’incontro Don Milani e Libera insieme per Gioiosa Presentato ieri un progetto di partenariato con il Csi dilettantistica, in partenariato con l'associazione Don Milani - Onlus e con l'assoLa scuola etica e libera di educazione ciazione Libera nasce dalla consapevoallo sport è stato il nuovo progetto pre- lezza che lo sport aiuta a crescere come sentato ieri pomeriggio a Gioiosa Ionica individui, cittadini ed atleti attraverso lo presso il centro sportivo Don Milani sito sviluppo e la diffusione di una corretta fiin via Diaz con la presenza di Luca Giu- losofia etica, educativa e sportiva con proseppe Ritorto, presigetti di miglioramento del dente associazione settore giovanile. Tutti i Una possibilità sporting e di Francesco soggetti coinvolti rapprenuova Rigitano, presidente sentano, nell'ambito in dell’associazione Don cui operano, dei forti rifeed originale Milani. Ad inaugurare rimenti territoriali e naper il territorio l'evento la partecipaziozionali, impegnati da anni della Locride ne del giornalista del nel campo dello sport, dei quotidiano Avvenire minori e dell'educazione Toni Mira, Gabriella Stramaccioni dell’ alle regole. La capacità di vivere il piaceufficio presidenza nazionale Libera e Pao- re del gioco, valorizzare l'attività motoria lo Cicciù, Presidente Provinciale Csi. La nei suoi aspetti morali ed educativi con scuola affiliata al centro sportivo italiano particolare attenzione a valori quali il riattraverso un progetto promosso dallo spetto delle regole, della collaborazione Sporting Gioiosa - associazione sportiva reciproca, della solidarietà e della lealtà GIOIOSA JONICA intesi come condotta di vita e non limitati alla competizione saranno gli obiettivi primari di tale progetto. Si tratta, dunque, di una doppia sfida per la scuola etica e libera di educazione allo sport, da una parte rappresenta una possibilità nuova ed originale per il territorio della Locride, uno strumento formidabile di aggregazione dei giovani (e delle loro famiglie) su valori positivi da contrapporre a quei valori negativi che spesso pervadono la vita quotidiana della comunità calabrese e dall'altra intende ridefinire il senso di fare sport alla ricerca della sua vera essenza slegandolo dal mito del business trasmessoci dai mass-media e particolare attuandolo per (e con) i giovani. Una scuola, quindi, che si rivelerà una palestra efficace ed efficiente per lo sviluppo psicofisico, di crescita personale e sociale. Cinzia Totino Due immagini del centro sportivo intitolato a Don Milani di Gioiosa Jonica. seconda categoria calcio amatoriale I “Giovanotti” di Siderno pronti a scendere in campo SIDERNO “Puntiamo a vincere la coppa Disciplina”. Con questo proclama la squadra di calcio dei “Giovanotti” di Siderno è pronta ad affrontare la sua sesta stagione all’insegna di alcune sostanziali novità, ma anche del consueto entusiasmo e dello spirito di aggregazione che da sempre contraddistingue questa realtà dello sport sidernese. Immutati i quadri societari, il cui operato è incentrato verso una gestione orizzontale e senza distacco tra vertici e base, le principali novità riguardano lo staff tecnico. Carlo Romeo, infatti, dopo essere stato l’infaticabile condottiero della squadra nelle ultime stagioni, lascia il ruolo di allenatore per sopravvenuti impegni professionali, rimanendo nella rosa, però, come giocatore e dirigente. Gli subentra un tecnico esperto e molto amato negli ambienti sportivi cittadini come Mimmo Congiusta, che sarà coadiuvato dal suo vice Peppe Pedullà, da sempre una delle colonne dei Giovanotti. Qualche innesto di prestigio, inoltre, si registra nel parco giocatori, laddove ai veterani Staibano, Scarano, Commisso, Lamonaca, Mazzone, Correale, Baggetta ecc., si è aggiunto un gruppo di nuovi innesti, capitanati dal brillante Massimo Diano, autentico mattatore della serata di presentazione tenutasi in un noto locale cittadino. E così, al di là dei risultati che si otterranno sul campo, l’obiettivo dichiarato della società è quello di tornare subito un esempio per tutti, offrendo un calcio pulito e didascalico per molti. (gi. alb.) Tegola Bivongi, Apicella ko Per l’estremo difensore sospetto interessamento dei legamenti BIVONGI Lontano dal “Murdolo” tentenna. E non poco. Nel girone F della Seconda categoria calabrese il Bivongi-Pazzano dimostra di avere qualche pecca di troppo in trasferta, stando almeno alle risultanze di queste primo scorcio di stagione, con la formazione allenata da mister Leotta che non sa vincere, almeno per ora, quando si tratta di andare a far visita alle squadre avversarie: alla seconda di campionato la cocente sconfitta al “Mesiti” di Stilo nell’accesissimo derby contro la Stilese, perso proprio all’ultimo secondo, stavolta, in piena zona-Cesarini è arrivato il sospirato pari, per quello che è stato l’1-1 finale, contro un’Andreolese di cui ci si sarebbe potuti sbarazzare con una certa facilità «Ma, purtroppo, abbiamo ancora una volta peccato di eccessiva superficialità sotto porta». Vittorio Leotta, trainer dei biancazzurri, manifesta non poca amarezza per il primo tempo «In cui abbiamo espresso delle ottime trame da giuoco, ci siamo fatti valere su un terreno su cui comunque non era facile poter imporre la propria perso- nalità – riprende il tecnico del Bivongi/Pazzano – ci siamo comunque riusciti, sebbene ci abbia fatto molto difetto la precisione davanti al portiere e, come si sa, nel calcio vale sempre l’antico motto “Chi sbaglia, paga”, e noi abbiamo pagato un prezzo anche fin troppo salato visto che non solo abbiamo subìto la rete dei nostri avversari ma abbiamo pure patito l’infortunio di Api- cella. Pare infatti che l’estremo difensore abbia subìto un grave infortunio al ginocchio con interessamento dei legamenti, essendo ricaduto male a terra con la gamba d’appoggio che gli ha procurato il doloroso crac che, dalla diagnosi formulata a margine dell’accaduto, dovrebbe tenerlo ai box per un periodo abbastanza lungo; ad ogni buon conto c’è da considerare che comunque l’andamento generale della squadra si appalesa un po’ al di sotto delle reali possibilità se è vero, com’è vero, che soltanto nei minuti immediatamente precedenti il triplice fischio di chiusura del direttore di gara, Ugo Riggio ha tirato fuori dal cilindro il classico colpo del campione che ha fatto la differenza. Antonio Baldari seconda categoria Stilese, un successo con dedica speciale I gialloblu in campo per ricordare la mamma del bomber Commodaro, scomparsa a 64 anni STILO Un successo con dedica. È quello meritatamente realizzato dalla Stilese “A. Tassone” domenica scorsa al “Guido Mesiti”, rivolgendo il proprio commosso pensiero alla “supertifosa” Maria Tirotta, madre dell’attaccante stilese Enzo Commodaro, prematuramente scomparsa nei giorni scorsi all’età di 64 anni: osservato un minuto di silenzio decretato dal direttore di gara, il signor Rotella da Catanzaro, al termine del quale uno scrosciante applauso dei circa quattrocento presenti sugli spalti dell’im- pianto sportivo della “Città del Sole” ha fatto da apripista ad un mazzo di fiori portato dal capitano, il portiere Gianluca Franco, che lo ha adagiato laddove soleva prendere posto la signora Maria per sostenere i colori della sua squadra del cuore. Insomma una donna sinceramente legata al calcio della “Città del Sole”, che le ha tributato il giusto omaggio per avere dato così tanto a questa squadra. E con l’emozione nel cuore la Stilese non si è comunque distratta, non dimenticando soprattutto di essere la battistrada della classifica del girone F per la Seconda categoria ca- labrese, disputando una prova maiuscola innanzi ad un San Sostene assai volenteroso ma che non è riuscito ad opporre resistenza alcuna né davanti né dietro: soltanto nella prima frazione di giuoco, l’undici di casa ha macinato trame in quantità industriale, e collezionando ben dodici occasioni da rete, di cui due splendidamente spedite in fondo al sacco rispettivamente con Lioi prima e Ferruccio Gallo dopo, in entrambi i casi ispirati dall’ottimo Domenico Minervino, del tutto irresistibile in cabina di regìa. Ma lo score avrebbe potuto essere un po’ più pingue se UNITI Il minuto di raccoglim ento in campo soltanto gli avanti gialloblu fossero stati un po’ più precisi sottoporta, particolarmente Domenico Papandrea, già entrato nel cuore degli aficionados più incalliti, che si è letteralmente divorato almeno quattrocinque occasioni da rete, facendo a sportellate con i difensori avversari, salvo realizzarne due nella ripresa e così fissando il risultato finale sul 40 che consolida il primato della formazione dello Stilaro, sponda gialloblu, a quota dieci dopo quattro partite. Che fa ben sperare in prospettiva futura. an. ba. 19 SABATO 12 novembre 2011 calabria ora C O S E N Z A viale cosmai Mancano due minuti a mezzogiorno quando i rapinatori entrano in azione. E la location scelta per la rapina è sempre quella. Nella mattinata di ieri, infatti, i malviventi hanno compiuto un blitz nella stazione di servizio della Tamoil di viale Cosmai portandosi via un bottino da mille euro. Il titolare della pompa di benzina stava rientrando nel gabbiotto dove sono collocati gli uffici quando, all'improvviso, due uomini, con il volto coperto dal passamontagna, lo hanno sorpreso alle spalle. Entrambi armati, hanno intimato al proprietario della stazione di benzina di consegnare loro tutto l'incasso della mattinata. Metà era nella sua tasca, il resto era Nuova rapina alla stazione Tamoil Malviventi armati costringono il titolare a consegnare loro l’incasso di mille euro custodito in un cassetto. In totale mille euro. I due, dopo aver arraffato il bottino sono fuggiti a piedi percorrendo viale Cosmai e dirigendosi poi verso via Popilia. Così facendo, sono riusciti a far perdere le proprie tracce. Almeno per ora. Sul posto sono poi giunti gli agenti della polizia che hanno sequestrato i filmati delle telecamere di videosorveglianza. La speranza è che quelle registrazioni forniscano qualche elemento utile per risalire all’identità dei banditi. Una stazio- La stazione di servizio della Tamoil di viale Cosmai ne di rifornimento “sfortunata” quella di viale Cosmai. L’esercizio era stato preso di mira proprio di recente, con un’altra rapina. Come se non bastasse, infatti, alcune settimane fa, l'attività subì un’ulteriore incursione delinquenziale, durante la quale vennero sparati due colpi in terra, proprio vicino a un dipendente che aveva tentato di opporre resistenza ai rapinatori che, in quella occasione, si erano dileguati a bordo di uno scooter. Ora, il nuovo colpo che richiama le istituzioni e le forze dell’ordine a vigilare con rinnovata attenzione su una parte di città particolarmente bersagliata. Deborah Furlano «Lanzino non voleva la guerra» Il pentito Bevilacqua parla degli eventi che anticiparono i delitti Bruni e Sena Ettore Lanzino tentò fino al- Negli anni successivi, Sena paviale della repubblica l’ultimo di evitare il conflitto gò l'ascesa dell'emergente con il neonato gruppo Bruni- Franco Pino. Mantenne coSena. A sostenerlo è stato ieri il munque un ruolo di vertice pentito Franco Bevilacqua, al nell'organizzazione, ma solo secolo Franchino ’i Mafarda, ex come “feticcio”, finendo di fatcapo della cosca nomade di Co- to ai margini della malavita. Il senza che dal 2001 collabora suo nome, però, continuò a escon la giustizia. Al 1999 invece, sere rispettato anche fuori dalInvestita in pieno centro i giorni di prognosi) anche se risale l’omicidio di Francesco la provincia di Cosenza e, in cittadino, ma per fortuna è ancora in prognosi riservaquel maggio Bruni alias con conseguenze non gravis- ta all'ospedale Annunziata di del 2000, U “Bella bella” sime . E’capitato ieri mattina Cosenza trasportata lì dai saIl processo zianu sperava seguito, un a una donna, mentre passeg- nitari del 118 giunti subito Terminator III di rientrare anno più tardi giava in viale della Repubbli- dopo sul posto insieme agli dall’eliminaca nei pressi della villetta co- agenti della polizia municiriprenderà ora nel gioco, sfruttando la zione del vecdi piazza Papa Gio- pale dei settori infortunistica con l’audizione santa alleanza Castrolibero, 12 maggio 2000, pochi minuti dopo il delitto Sena munale chio padrino vanni XXIII. Per motivi an- e giudiziaria. Si è scoperto di Dedato con Bruni e Nel riquadro, il presunto boss Ettore Lanzino Antonio Sena. cora in via d’accertamento, che l’uomo aveva un'’assicuPortoraro. Entrambi i cala donna è stata investita da razione falsa e per questo si sono ora tema del processo «Andammo da lui - spiega De- honorem”. Ma lui rispose che si d'accordo con i reduci di Peruna Fiat Marea station wa- motivo è stato denunciato “Terminator III” che, ieri mat- dato - e in nome della vecchia attorno a lui si era costituito un na per formare un'unica famigon bianca alla cui guida per falsificazione di atti. Tra tina, ha fatto registrare proprio amicizia gli dissi: “Tonì, lascia gruppo numeroso e affiatato e glia». Un errore di valutazione c’era un rumeno di 29 anni. gli altri provvedimenti presi l’intervento di Bevilacqua. Ma- perdere, non immischiarti con che con loro, sarebbe tornato a che l'anziano padrino pagò con Nonostante l’impatto, la si- a suo carico: il ritiro della pafarda si è sottoposto al controe- quelli là. Vai in pensione e con- contare qualcosa. Ignorava la vita. gnora fortunatamente non tente per un anno e il sequesame degli avvocati dopo aver, tinuerai a essere onorato e ri- che, nel frattempo, noi del vecha riportato gravi traumi (15 stro del mezzo. (d. furl.) MARCO CRIBARI in un due udienze precedenti, spettato. Sarai il nostro capo ad chio clan Pino ci eravamo [email protected] risposto alle domande della pubblica accusa. E tra le altre cose, è tornato a parlare prol’inchiesta prio dei giorni immediatamente successivi a quella stagione di piombo quando, secondo gli inquirenti, i vecchi gruppi cosentini stroncarono sul nascere le velleità di un nuovo clan che stava per affacciarsi sulla scena criminale locale. In tutto questo, però, Lanzino, latitante da circa tre anni e consideraha inteso non procedere perché ha procedere al dibattimento procesto a capo dell’omonima cosca, decretato che non vi fossero suffi- suale per meglio chiarire le dinaavrebbe tentato di percorrere cienti elementi per portare l’uomo miche. Anche perché il gip non IUSTITIA vie più diplomatiche, vanificaa processo. Questo perché la peri- può disporre una ulteriore perizia Il tribunale di te poi dal precipitare degli zia disposta dal pm non aveva fat- sull’incidente di un anno fa. Gli eleCosenza e nel eventi. Bevilacqua ne aveva to emergere elementi di responsa- menti e le dinamiche dunque doriquadro, Mattia parlato già nel corso di una prebilità da parte del conducente del vranno essere discusse in un proScrivano, cedente udienza e, al ritorno in fuoristrada. Tuttavia sulla vicenda cesso in modo che si possano ricomorto all’età aula (previsto il 15 novembre) struire tutti i moesiste un’altra pedi 30 anni lo stesso argomento potrebbe menti di questa rizia disposta dalRespinta in un incidente essere ripreso da Vincenzo Dedrammatica vila parte civile la richiesta stradale dato, un altro “big” transitato cenda. In quella composta dalla faavvenuto dalla scena criminale all’abserata di un anno miglia di Mattia di archiviazione sulla Ss 107 braccio con la Legge. In quei fa, Scrivano, poco Scrivano di diffeper il conducente giorni, infatti, proprio lui sodopo le 19,30, rente avviso. Da dell’altro veicolo stiene di essere stato inviato da qui la richiesta di usciva con la sua Sena, quale emissario di Lanziopposizione, da auto dalla galleria no, per convincerlo a desistere Il processo per la morte di Mat- tenne Scrivano ha impattato il 24 parte dei legali dei familiari del gio- sulla statale 107, diretto dalla Sila dal proposito di aderire alla tia Scrivano si farà. A deciderlo è novembre 2010 sulla statale 107 vane deceduto, di opporsi alla ri- verso Cosenza, nei pressi dello nuova alleanza con Bruni e stato il gip del tribunale di Cosen- poco primo dello svincolo di San chiesta di archiviazione richiesta svincolo di San Pietro quando ha Portoraro. Una scelta non caza Livio Cristofaro che ha respinto Pietro in Guarano. Nell’incidente dal pubblico ministero. Dopo al- impattato contro il fuoristrada suale quella di Dedato, dal mola richiesta di archiviazione, avan- il giovane ha perso la vita e l’uomo cuni giorni di Camera di consiglio proveniente dalla città capoluogo mento che quest’ultimo, aveva zata dal pubblico ministero, dispo- venne accusato di omicidio colpo- il gip Cristofaro, proprio riscon- diretto verso le montagne. E’ da iniziato la sua carriera proprio nendo così l’imputazione coatta so, reato per il quale il conducente trando le discrasie fra le due peri- chiarire se l’auto dello Scrivano sia nelle vesti di autista di don Anper l’automobilista del fuoristrada dell’altro veicolo è stato da subito zie e valutando altri elementi mes- sbandata o meno o se ci siano retonio. Ma si era allora nel 1977. Volvo con il quale la Bmw del tren- indagato. La procura di Cosenza si a sua disposizione, ha deciso di sponsabilità altrui. Investe una donna e gli ritirano la patente Incidente mortale, il processo si farà Un anno fa Mattia Scrivano restò ucciso in uno scontro tra auto sulla 107 SABATO 12 novembre 2011 PAGINA 25 l’ora di Corigliano Redazione di Corigliano-Alto Jonio-Tel. 0983 290604-Fax 0983 292220 - Mail: [email protected] SANITÀ&FARMACIE ospedale civile pronto soccorso guardia medica consultorio familiare farmacia de florio farmacia favaro farmacia rizzo FARMACIE tel. 0983/8801 tel. 0983/880236 tel. 0983/880218 tel. 0983/888266 tel. 0983\887837 tel. 0983\87042 tel. 0983\885302 farmacia romanelli tel. 0983\886297 farmacia romano tel. 0983\81023 farmacia russo tel. 0983\81119 farmacia san francesco tel. 0983\82043 farmacia scarcella tel. 0983\80017 farmacia taverna tel. 0983\87513 EMERGENZA carabinieri polizia stradale polizia stradale polizia municipale guardia di finanza corpo forestale vigili del fuoco tel. 0983\889703 tel. 0983\511122 tel. 0981\550011 tel. 0983\82879 tel. 0983\851350-60 tel. 0983\886000 tel. 0983\520555 COMUNE centralino segreteria sindaco polizia municipale ufficio beni culturali servizio taxi tel. 0983/83851 tel. 0983/82145 tel. 0983/81834 tel.0983/82879 tel. 0983/81823 tel. 0983/82260 tel. 334/8926687 tel. 345/5065965 Il ruolo dei fratelli Straface Santa Tecla, per gli inquirenti sono imprenditori di riferimento della mala L’operazione Santa Tecla nel cercare di disegnare i nuovi scenari della criminalità organizzata coriglianese, e non solo, si occupa anche di un aspetto che, come vedremo, avrà una rilevanza molto importante anche sul destino politico-amministrativo della città ausonica: qual è il ruolo avuto dai fratelli Franco e Mario Straface all’interno del “locale” coriglianese della ‘ndrangheta? A leggere la relazione del sostituto procuratore antimafia, Vincenzo Luberto, con la quale ha chiesto al gip Emma Sonni di applicare nei confronti dei due la misura dell’arresto, si capisce come per il magistrato antimafia gli Straface abbiano assunto nel corso degli anni un ruolo di primo piano nell’ambito della organizzazione malavitosa. E questa sua convinzione è stata maggiormente corroborata dalla richiesta, poi accolta dal ministro di grazia e giusti- Mario Straface zia, Angelino Alfano, di applicazione nei confronti di Franco e Mario Straface della misura del carcere duro del 41 bis, poi successivamente revocata. Ecco cosa scrive il pm Luberto nella richiesta di arresto per ciò che attiene la posizione dei fratelli Straface: «Maurizio Barilari, in nome e per conto dell’onorata società coriglianese, si è ingerito in ampi e facoltosi settori imprenditoriali. Le ingerenze ndranghetistiche sono devastanti nel settore delle costruzioni pubbliche e private. La cosca coriglianese ha cooptato i fratelli Mario e Franco Straface che, attraverso la carica di intimidazione degli ndranghetisti coriglianesi, hanno aumentato, in modo esponenziale, il proprio portafogli clienti, pubblici e privati. Alle imprese degli Straface sono collegate una serie di imprese satelliti che assumono la veste di subappaltatori, fatturano per operazioni inesistenti e quindi procurano fondi neri che finiscono nella bacinella coriglianese. Le investigazioni hanno dimostrato l’intraneità alla cosca coriglianese delle imprese riconducibili a Cosimo Meligeni ed a Vincenzo Grisolia. I fratelli Strafa- politica «La città vive una forte crisi» Preoccupati i socialisti «Corigliano sta vivendo una crisi politica e sociale come mai era accaduto prima». I Socialisti sono fortemente preoccupati per il momento socio-economico-politico-culturale che sta vivendo la città all’indomani dello scioglimento del consiglio comunale. «I Socialisti – sostiene il presidente Franco De Luca - sono convinti che per superare questo momento così drammatico occorre che ciascuno dia il suo contributo, al di là della propria appartenenza politica. Bene stanno facendo i Commissari prefettizi ad incontrare le forze politiche, perché esse possono dare suggerimenti e idee. Siamo stati interpellati dalla segreteria del comune, abbiamo dato la nostra disponibilità ad un incontro di cui attendiamo la convocazione. Ascoltiamo continuamente le la- mentele dei cittadini per i disagi che s’incontrano quotidianamente: strade dissestate, nettezza urbana scadente, scarsa funzionalità di alcuni uffici comunali, un degrado palpabile sotto ogni aspetto. Pur conoscendo le precarie condizioni finanziarie del nostro comune, riteniamo che occorre comunque intervenire in questi settori, perché a volte siamo proprio ai limiti della sopportabilità. La Commissione prefettizia, gli uffici comunali, soprattutto i responsabili dei vari settori, si devono far carico delle tante incombenze che gravano sulla città, per un dignitoso vivere civile. Accanto a queste problematiche, non bisogna dimenticare quelle di portata più ampia, per cui bisogna impegnarsi senza rimandare il tutto alla nuova Amministrazione». body building Al palazzetto “Mr e Miss Universe 2011” Domenica 4 dicembre 2011, a partire dalle ore 10.30, si terrà presso il palazzetto dello sport “Città di Corigliano Calabro” Mr. e Miss Universe 2011, manifestazione di cultura fisica agonistica che vede la partecipazione di numerosi atleti provenienti da tutta Italia, organizzata dalla Palestra “Stallone in the word” di Corigliano di Fernando Mollo e Giuseppe Carlucci, in collaborazione con la Nbbui. (ente sportivo che raccoglie i body builder italiani) nell'ambito del circuito nazionale di Body Building e del grande slam open. La gara è patrocinata dalla Regione Calabria, Nbbui, Ibff, Bnff, Nac e Wff. Alla manifestazione sarà presente, tra gli altri, il presidente nazionale della Nbbui, Pierluigi Borgia. Un'importante occasione per assistere ad uno spettacolo di forte impatto sportivo e grande effetto scenico per poter condividere la passione per lo sport e l'agonismo e quanti apprezzano il Body Building come una fra le discipline più complete per lo sviluppo psico-fisico della persona. ce sono imprenditori da sempre legati alla cosca coriglianese. Il dato si evince, innanzitutto, dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia storici quali Tommaso Russo, Giovanni e Antonio Cimino e Giorgio Basile». Leggiamo il racconto che questi collaboratori di giustizia fanno, di volta in volta, sulla conoscenza e sul ruolo che i fratelli Straface avrebbero avuto all’interno dell’organizzazione malavitosa coriglianese. Iniziamo con Tommaso Russo, il primo pentito coriglianese in ordine di tempo. Russo riferisce dei fratelli Straface in più verbali. Nel corso dell’interrogatorio del primo novembre 1997, elenca coloro che ritiene in grado di compiere ritorsioni in danno dei componenti il proprio gruppo familiare fra i quali inserisce i fratelli Straface. GIACINTO DE PASQUALE [email protected] Rischio idrogeologico Situazione allarmante La situazione idrogeologica del territorio coriglianese è stata al centro di un incontro ttra una delegazione dei Giovani democratici e Massimo Paldino, geologo, esperto sull’argomento. «I recenti fatti di Genova e il maltempo che imperversa per tutta la penisola – si legge nella nota dei Giovani democratici - destano ancora gravi preoccupazioni. È impossibile non pensare al nostro territorio qualora abbondanti piogge dovessero arrivare anche nella nostra città. Il geologo Paldino nel corso dell’incontro ha illustrato la situazione attuale del territorio coriglianese. Moltissime sono le criticità emerse, tanto più che il tecnico, in seguito a degli studi effettuati sul territorio, ha potuto illustrare in maniera chiara e definita quella che è la situazione attuale dei fiumi e dei torrenti che hanno corso nel territorio coriglianese e gli eventuali rischi qualora la nostra zona dovesse essere investita da forti piogge. Un’analisi ben dettagliata ha dipinto un quadro a dir poco preoccupante. Dal fiume Crati al Coriglianeto, senza tralasciare il Leccalardo, il Malfrancato e il Muzzolino, Paldino ha illustrato quella che è la situazione degli alvei e degli argini dei corsi d’acqua che risultano tutti estremamente pericolosi per l’intervento dell’uomo, sia in termini di urbanizzazione selvaggia sia per i numerosi ettari che sono stati usurpati ai fiumi ed adibiti nel corso degli anni ad agrumeti. Il progetto che i Gd si prefiggono è quello di attirare l’attenzione dei commissari e di tutti gli enti locali e nazionali su queste emergenze». (gdp) zona industriale A fine mese inizia la fiera di Natale Con lo slogan “Corigliano Fiere ti aiuta a creare la giusta atmosfera del Natale”, si stanno mettendo a punto gli ultimi dettagli della 5^ edizione della Fiera di Natale in programma dal 26 novembre al 4 dicembre prossimo presso il Polo Fieristico Banca dei Due Mari di Calabria zona industriale di Corigliano. «Forti del successo conseguito poco più di un mese fa con la Fiera Jonica con oltre 100.000 presenze e 230 aziende espositrici – si legge in una nota stampa - Corigliano Fiere attraverso la 5^ edizione della Fiera di Natale punta ad ottenere grandi risultati anche con questa manifestazione settoriale». Una occasione questa sicuramente imperdibile per i visitatori. Infatti in un'atmosfera gioiosa, si potranno vedere, sentire, gustare le emozioni del Natale, occasione unica per respirare un’ atmosfera magica con allestimenti, musica e animazioni a tema per la gioia di adulti e bambini. Addobbi natalizi, articoli da regalo belli e singolari, prodotti genuini e caratteristici, ricchi di sapori e profumi offerti in degustazione, artigianato artistico, giocattoli ed hobbistica, e tanto altro ancora. A due settimane dal via della manifestazione va detto che l’interesse degli espositori va aumentando nei confronti di un appuntamento che ormai incomincia a ritagliarsi una propria dimensione nell’ambito dell’iniziative settoriali. Infatti inizialmente gli organizzatori avevano previsto l’apertura del solo Padiglione B, ma le tante richieste di partecipazione li hanno costretti ad aprire anche il padiglione C. «Questa circostanza – afferma il direttore commerciale di Corigliano Fiere, Enzo Meringolo (foto) – non è assolutamente marginale, anzi da l’esatta dimensione dell’interesse che la Fiera di Natale riscuote anno dopo anno, non solo tra gli espositori, ma soprattutto tra i visitatori. Ed a proposito di questi ultimi è importante sottolineare come l’allestimento di due padiglioni fieristici consentirà ai visitatori di poter ammirare i prodotti esposti nella massima tranquillità e comodità». g.d.p.